rossi, ma di vergogna - Il Giornale D`Italia

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rossi, ma di vergogna - Il Giornale D`Italia
Anno III - Numero 267 - Domenica 16 novembre 2014
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Sovranità
Periferie
Immigrazione
Forza Italia chiama
i guru del no-euro
Roma si riprende
i suoi spazi
Troppi rifugiati,
il paese “chiude”
A pag. 2
A pag. 7
A pag. 10
A SINISTRA LA QUESTIONE MORALE NON È PIÙ ARGOMENTO DA TRATTARE
di Roberto Buonasorte
è un imbarazzo
incredibile a sinistra in queste
settimane, e non
parliamo solo
della questione che a pohi
giorni dalle primarie ha visto
coinvolti gli esponenti del
PD emiliano, la regione più
importante per gli eredi del
vecchio PCI.
Così come sorvoliamo, per
ora, sulle accuse che vengono mosse agli uomini più
vicini a Debora Serracchiani
nell'esercizio delle loro funzioni nella Regione Friuli Venezia Giulia.
No, ce ne sono altre e ben
più gravi.
Quelle che vedono coinvolti
gli uomini del Nazzareno, uomini di primo piano, divenuti
improvvisamente renziani
più per convenienza che per
convinzione, così come accadeva nella più tradizionale
delle giravolte registrate nella Prima Repubblica.
Questa domenica vogliamo
tentare, con le poche battute
a disposizione, di capire
cosa sta succedendo al sindaco di Roma Ignazio Marino, al deputato Marco Di
Stefano e al sindaco di Salerno Vincenzo De Luca e
del perché c'è tanto silenzio intorno
a queste vicende.
Cominciamo dall'ultimo citato: vorrebbe candidarsi alle primarie
per guidare la Regione Campania
che la prossima primavera andrà
al voto.
Peccato che proprio la settimana
scorsa sia stato rinviato a giudizio
C’
ero presidente della Commissione Urbanistica.
Senz'altro simpatico D'Annibale, carattere molto deciso
invece quello di Di Stefano,
ma mai avrei potuto immaginare di avere accanto uomini
del genere se le accuse che
emergeranno dalle indagini
dovessero risultare vere.
Poi c'è il primo cittadino
della Capitale.
Il paradosso è che mentre
De Luca e Di Stefano potrebbero rimanere impuniti ai
loro posti, chi rischia di saltare, e non per tangenti ma
per alcune multe non pagate,
sarebbe proprio Marino.
Il barbuto sindaco di Roma
ne ha combinate davvero di
tutti i colori: dalla celebrazione delle nozze gay alla
sistematica fuga dalla città
in tutti i momenti in cui scattava qualche emergenza.
Per non parlare poi della
pazzia di dedicarsi più alla
pedonalizzazione del Centro
storico che alla cura delle
periferie che nel frattempo
scoppiavano.
Marino è la stessa persona
che ha nominato assessore
la deputata Marta Leonori,
che dimettendosi ha consentito a Di Stefano di entrare
in Parlamento che così, oltre
a ricevere l'indennità ha avuto anche l'immunità.
E Marino tace, così come tace tutto
il PD (ma anche il centrodestra, ad
eccezione di Storace).
Non solo, ad eccezione di Libero
anche tutti i giornaloni sembrano
già aver dimenticato la vicenda dei
due palazzoni affittati a peso d'oro.
Tutti muti. Rossi, ma di vergogna...
ROSSI, MA DI VERGOGNA
Marino, Di Stefano, De Luca,
affari e gaffes nel silenzio della grande stampa
con le accuse di falso ideologico,
abuso d’ufficio e lottizzazione abusiva nell’ambito delle indagini
sulle presunte irregolarità nella
realizzazione del Crescent, il complesso urbanistico a forma di mezzaluna progettato dall’architetto
catalano Riccardo Bofill.
Vincenzo De Luca comparirà davanti
ai giudici il prossimo 23 dicembre.
Nel Lazio invece c'è sicuramente la
situazione più grave.
Da una parte è scoppiato il caso
del deputato PD Marco Di Stefano
che gli inquirenti individuano come
il probabile destinatario di una
maxi tangente da due milioni di
euro nell'affare di due palazzi af-
fittati dalla regione a peso d'oro e
che vedrebbe il coinvolgimento
di un altro uomo del PD, Tonino
D'Annibale che era il Direttore generale della società regionale conduttore dell'immobile.
Ho avuto modo di conoscere entrambi, eravamo colleghi in consiglio regionale nel periodo in cui
LA NUOVA PERTURBAZIONE HA GETTATO NEL PANICO IL NORD. UN DISPERSO IN LIGURIA, ESONDAZIONI E FRANE
Liguria, Piemonte e Milano in ginocchio
di Barbara Fruch
poco più di un mese dalla terribile alluvione che ha devastato Genova e a
meno di una settimana dal violento nubifragio che ha allagato Chiavari, provocando
due morti, la Liguria è nuovamente messa in
ginocchio per il maltempo. Le piogge torrenziali
hanno flagellato soprattutto il capoluogo ligure
e il ponente della regione, provocando l’esondazione di decine di rivi e torrenti e centinaia
di frane che hanno isolato molte piccole frazioni
e mandato letteralmente in tilt la circolazione
stradale e ferroviaria. Ritardi e cancellazioni
anche all’aeroporto di Genova. In questo quadro anche il bilancio delle vittime potrebbe
aggravarsi: Luciano Balestrero, 67 anni, risulta
infatti dispersa dopo che la sua auto è stata
travolta dal torrente Riccò. A dare l’allarme è
stata una donna che si trovava nell’auto ed è
riuscita a mettersi in salvo L’uomo, commesso
comunale in pensione, è residente a Genova
Voltri ma risulta domiciliato a Serra Riccò. A
Voltri, a causa di una frana, si è verificato il
parziale crollo di una casa, le persone che si
trovavano in casa sono uscite subito in strada.
La Protezione Civile della Regione ha deciso
A
di prorogare l'Allerta 2 fino a stamane.
Situazione sempre più problematica in Piemonte. Dopo l'Orba, il rio Lovassina e il Grue,
in provincia di Alessandria esonda anche il
Lemme a causa delle forti piogge. Preoccupa
anche il Bormida: il fiume ha superato di oltre
due metri la soglia di pericolo. Tre persone
sono state salvate dai vigili del fuoco quando
l’acqua stava per sommergere l’auto in cui si
trovavano, tra Villa del Foro e Oviglio, alle
porte di Alessandria. Per soccorrerle lungo la
strada ormai allagata, i vigili del fuoco sono
intervenuti con un mezzo anfibio.
Disagi anche a Milano dove sono esondati il
fiume Seveso, all’altezza di Niguarda e il Lambro,
nella zona di via Camaldoli, invadendo le strade
del capoluogo lombardo e provocando la chiusura delle alcune stazioni metro. Preoccupazione
anche nella provincia di Monza e Brianza: il
Lambro è straripato in zona San Rocco e anche
nell’area vicino a via Filzi, mentre ci sono stati
numerosi black out elettrici in varie zone della
Brianza. Nel varesotto è scattata l’emergenza
laghi, con il Lago Maggiore, esondato nei giorni
scorsi, che è tornato a salire.
A Mantova e a Cremona si teme un nuovo
rialzo delle acque del Po, ma la piena preoccupa anche in Emilia Romagna, dove il sindaco
di Ferrara ha ordinato ad alcune persone che
abitano in zone a rischio di lasciare la propria
abitazione.
Oggi il maltempo si allenterà e concederà
una relativa tregua. Tempo ancora instabile
ed ombrelli a portata di mano su Nord Est e
Tirreniche, al mattino anche su Levante Ligure
e Lombardia. Meglio al Sud e al Nord Ovest,
salvo fenomeni sulla Puglia. Peggiora su Campania e Nord Calabria con temporali. Domani
arriverà l'ennesima perturbazione che porterà
un altro carico di piogge ancora una volta al
Nord e sulle Tirreniche.
2
Domenica 16 novembre 2014
Attualità
MERCOLEDÌ A ROMA UN CONVEGNO CON I MASSIMI ECONOMISTI TRA I CRITICI DELLA DIVISA UNICA
Uscire dall’euro? Per Forza Italia non è tabù
Raffaele Fitto chiama a raccolta i guru anti-Ue. Il professor Antonio Rinaldi: “C’è da costruire
una classe dirigente che sappia gestire il caos che deriverà dall’implosione dell’area monetaria”
di Robert Vignola
guru del no all’euro chiamati
a raccolta da Forza Italia:
sembra proprio essere questo
uno dei primi e significativi
effetti della “pax” firmata tra
Berlusconi e Raffaele Fitto, con
quest’ultimo che potrebbe quindi
aver avuto carta bianca per incoraggiare un dibattito senza tabù e
condizionamenti sulle scelte non
solo economiche, ma finanche di
politica monetaria grazie alle quali
uscire dalla crisi. La notizia nuda
e cruda dice che mercoledì prossimo, alla Sala del Refettorio in
Palazzo San Macuto, a Roma,
dalle 14.45 alle 18 si terrà il dibattito:
“Oltre questa Europa. Sì al sogno europeo, no alla gabbia dell’austerità. Verso
un nuovo Trattato?”. Il titolo, manco a
dirlo, è ambizioso. Ad organizzarlo è
proprio Fitto, che in poche righe di presentazione della sua iniziativa tratteggia
gli ampi margini del tema: “Sarà l’occa-
I
sione per mettere in discussione un sistema di vincoli e di regole che hanno
contribuito a bloccare l’economia europea, e rischiano di inchiodare un Continente intero alla non-crescita ancora
per molti anni”. È quando il programma
va a chi terrà le relazioni introduttive
che balza agli occhi il livello dell’iniziativa:
saranno nell’ordine Luciano Barra
Caracciolo (Presidente di Sezione
del Consiglio di Stato) , Antonio
Rinaldi (Docente di Programmazione economica e finanziaria, Economia internazionale, Finanza
aziendale) e Paolo Savona (Professore emerito di Politica economica e Presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi,
già Ministro dell'Industria) a introdurre l’argomento.
È proprio Antonio Rinaldi a confermare la sua stessa sorpresa.
“Ci hanno chiamato per dire la nostra, pur sapendo che tutti e tre
abbiamo posizioni piuttosto nette.
Mi sono meravigliato, d’altronde
l’unica tessera che ho avuto in vita mia
è quella del Club Amici del Toscano…”
Sicuramente non amici dell’euro…
“No, assolutamente: in questi ultimi
giorni l’ho ribadito sia a Verona, dove
mi hanno chiamato a far da contraltare
a un professore prodiano, che a L’Aquila,
dove ho spiegato come i vincoli europei
DIETROLOGI SCATENATI SULLO SCAMBIO DI BATTUTE TRA I DUE LEADER
hanno ucciso la ricostruzione”.
Ora Forza Italia: un caso o una speranza
in più?
“Il fatto che all’interno di Forza Italia ci
sia una componente fortemente critica
rispetto all’euro mi fa piacere. Ma staremo a vedere. Certamente, occorre
fare delle scelte, in un tempo in cui
l’Italia è governata da un esecutivo completamente supino. Basti pensare che
non ha saputo sfruttare neanche l’occasione di prendere le distanze sui
vincoli sul solco della Francia. Invece
rimaniamo col bilancino del farmacista
a pesare il 3%, mentre la Spagna è al
5,5%, il Portogallo all’8,5% e la Francia
potrebbe persino arrivare al 6%”.
Quel 3% è il vero Muro da abbattere,
25 anni dopo?
“Nel 2003 fu la stessa Germania a
sforare il 3%, c’era il “semestre italiano”
e noi ci voltammo dall’altra parte. Oggi
quel vincolo è il mezzo coercitivo per
dirci cosa dobbiamo fare. E non nel nostro interesse”.
Come uscirne?
“Non con i governi di Prodi, Monti o
Letta, che ci hanno portato sin qui. Non
sono stati capaci di gestire il piano A
per rimanere nell’euro, come possono
gestire il piano B per uscirne? Ripeto,
è il momento delle decisioni, come
hanno in parte capito Lega e Movimento
Cinque Stelle occupando uno spazio
politico. Ma c’è soprattutto una classe
politica da costruire per quando scoppierà il caos, perché l’euro imploderà
da solo”.
Fiducia, quindi, in un nuovo corso di
Forza Italia?
“Guardi, la presenza di Paolo Savona è
la garanzia che non ci sarà il minimo
condizionamento, perché diciamo ciò
che pensiamo. E voglio anche andare
oltre, dicendo da subito che oggi il
principale nemico dell’Europa è proprio
chi sostiene la moneta unica, principale
elemento disgregatore del nostro continente. Che invece ha bisogno di pace
e cooperazione: un ruolo che non
andava attribuito a una moneta, per
giunta sbagliata”.
I PALETTI DI BERLUSCONI SULLA LEGGE ELETTORALE
Quei tweet tra Fini e Storace Il Cav “copre” Renzi
che fanno troppo rumore
ma chiama Alfano
D
C
avvero strano il mondo degli osservatori politici.
Pronti a montare un caso (addirittura un “giallo”)
anche davanti a una serie di battute che vengono
scambiate alla luce del sole. Il sole del caso è quello
dei social network, anzi di Twitter, che ha ospitato un
nuovo dialogo tra Francesco Storace e Gianfranco
Fini. Tutta colpa di un utente che chiede a colui che fu
il leader di An: “L’errore più grave che ha commesso
la destra negli ultimi anni e il suo errore più evidente?”.
Gianfranco Fini, chiamato in causa, usa la correttezza
di rispondere: “Il mio? Ne ho fatti tanti. Uno su tutti
sciogliere Alleanza Nazionale”. Ovviamente c’è da
restare colpiti. E tra i primi a dimostrarsi tali c’è Francesco Storace, che cinguetta: “Peccato avere ragione
tanti anni dopo”. Fini è pronto a controbattere “Meglio
tardi che mai” e ne nasce ancora qualche scambio,
con colui che fu il delfino di Almirante che invita il
leader de La Destra a ricostruire un dialogo partendo
dalla Fondazione An e quest’ultimo che realisticamente
cita i suoi “mille dubbi” e i “troppi veti e controveti”
(confermati peraltro da un’incursione, nella conversazione, di un Maurizio Gasparri che è piuttosto netto
nello sbarrare la strada ad un rientro in politica a Fini.
Nulla di nuovo, se non la conversazione, per i lettori
de Il Giornale d’Italia che seguono attentamente le vicissitudini dei mille rivoli che ha intrapreso la destra
italiana, ma lo scambio non passa inosservato e ieri
pomeriggio conquista le “headlines” (titoli di testa)
di alcuni portali web, in vista e meno, del panorama
dell’informazione nazionale on line. Alla fine, a interrompere il crescere di dietrologie e pressapochismi è
stato proprio Storace. “Il "giallo" sui tweet con Gianfranco Fini è davvero patetico. Si parla in trasparenza
tra persone civili con idee ancora diverse. E allora?”.
E la partita è chiusa. Almeno fino ai commenti del
prossimo tweet…
R.V.
onferenza milanese di Berlusconi
dalle molte sfaccettature. La prima delle quali è però rivolta al
patto del Nazareno, che è diventata la
vera pietra angolare del leader di Forza
Italia. Certo, la legge elettorale per il
Cav non deve contenere premio di maggioranza al partito e soglie di sbarramento troppo basse. I paketti azzurri
sono presto tracciati. “Se il premio di
maggioranza del 55% va al partito che
arriva per esempio al 33% - ha spiegato
il leader di Fi - credo che sia al di là
della Costituzione”. E penalizzerebbe il
centro-destra, aspetto che Berlusconi
non ha certo nascosto.“Andare a elezione
con una maggioranza che va non alla
coalizione ma al partito significa essere
sconfitti, per questo ho detto di no”.
Con Renzi però il numero uno di Forza
Italia vuol continuare a ragionare. Sul
Quirinale, ad esempio, che probabilmente
sarà il perno delle manovre politiche
dei prossimi mesi. Ma ci sono aperture
anche verso altre parti del governo: il
Nuovo Centro Destra in primis, proprio
in quella prospettiva di elezioni che Berlusconi vorrebbe scacciare ma che non
può essere certamente esclusa a priori.
Perché riunire il centrodestra “è una necessità, un dovere e anche un mio augurio:
dopo le divisioni personali si lavori tutti
insieme per ragioni superiori. Speriamo
che qualcuno arrivi a essere riconosciuto
come leader maximo di tutti i partiti che
possono fondersi assieme”.
V. B.
LO ZOO DI SPIDERITA
Se il vecchio bradipo lumbard
cala su Roma ladrona
zione meramente elettoralistica quella del bradipo
leghista Borghezio, che con
un blitz romano, ha spudoratamente cercato di mettere a frutto
quel serbatoio di voti di destra,
che si è accaparrato alle europee
nel collegio del centro, dato che
da allora era sparito nonostante
il suo lato b si fosse comodamente
accasato in quel di Strasburgo.
Ora in preda ad un razionale sussulto di responsabilità rinuncia
alla visita a Tor Sapienza ergendosi
a tutore dell’ordine pubblico, giusto
lui che nel tempo, davvero tanto
tempo vista l’anagrafe, ha costruito
il suo consenso sull’estremismo
incendiando animi e strumenta-
A
lizzando spesso l’altrui disagio.
Certo, da quando il Capetto Salvini,
che è riuscito attraverso una serie
di spericolate manovre e l’abiura
delle sue idee, nell’opera di lavanderia della Lega dopo le recenti
cronache di corruzione, aveva rinunciato alla circoscrizione centrale
fuggendo verso lidi più sicuri,
Borghezio ne aveva assunto il comando, profittando di tutto quel
popolo che ritrovandosi senza più
punti di riferimento, e che rappresenta oggi il mondo della destra, si ritrovava deluso e migrante
alla ricerca di un’identità perduta.
E tra una promessa elettorale e
l’altra l’hanno seguito in tanti,
magari con il miraggio di poter
anche loro rappresentare istituzionalmente una parte che non
c’è più, logorata da diatribe interne
e odi atavici, ma si sono ritrovati
con solo delle mosche in mano
giacché come al solito i posti
erano pochi e sono scattati per i
soliti dirigenti anziani di quella
che fu la grande Padania.
Certo qualche faccia è cambiata
ma i lumbard son sempre gli
stessi, sferrano raffiche di slogans,
copiano e incollano lotte e battaglie
di altri, tessono alleanze con le
destre d’oltralpe, per convincere,
attirare, carpire la buona fede di
chi non si ritrova nel marasma
politico di questi tempi moderni
con uomini vecchi e stanchi. Stan-
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chi forse anche, ma specialmente
furbi, attenti a non ripetere vecchi
gridi di battaglia al suono di Roma
ladrona. Roma capitale d’Italia,
emblema di un’intera nazione,
una Patria che i leghisti hanno
contrastato in nome del secessionismo, mentre per noi scelta
valoriale e indissolubile. Diremmo
oggi come si cambia per non
morire… nei nostri pensieri Roma
è, e rimarrà, nonostante tutto e
tutti, sempre il centro della nostra
bella Italia e diciamolo pure il più
Belsito del mondo. Ogni riferimento a persone e fatti qui è puramente voluto. Una serena domenica a tutti! Spiderita.
Sito web
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n° 286 del 19-10-2012
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Domenica 16 novembre 2014
Attualità
IL 29 NOVEMBRE MANIFESTAZIONI IN MOLTE CITTA'. GASPARRI: “IMPORREMO UNA SERIA REVISIONE DELLE IMPOSTE SUGLI IMMOBILI”
Tasse sulla casa, Forza Italia scende in piazza
di Giuseppe Giuffrida
orza Italia alza gli scudi
contro le tasse sulla casa
e dà appuntamento al prossimo 29 novembre in tutte
le principali piazze italiane
per manifestare contro l’ennesimo
colpo di mano del governo Renzi.
Con una nota pubblicata sulla pagina
Facebook “Basta tasse sulla casa”,
il movimento di Silvio Berlusconi
evidenzia come in un Paese dove il
fisco è civile, “tassare la casa come
avviene in Italia non sarebbe possibile perché la Costituzione lo impedisce. La Corte costituzionale federale tedesca –prosegue la nota-,
ha infatti stabilito in una sentenza
del 22 giugno 1995 che ‘il prelievo
fiscale trova il proprio limite costituzionale nella capacità di reddito del
patrimonio’. L’imposta sul patrimonio,
F
pertanto, può aggiungersi
alle normali imposte sui
redditi solo nella misura
in cui il contribuente risulti
in grado di far fronte con
i proventi normalmente
prevedibili e disponga ancora, dopo il pagamento
dell’imposta, di una parte
del proprio reddito”.
Di fatto, si evince come
non sia tassabile il “minimo vitale” per il contribuente e per la sua famiglia. Tuttavia, l’organizzazione dell’evento promosso da Forza Italia evidenzia
come in Italia “il passaggio
dall’Ici all’Imu prima – con il contestuale e spropositato aumento dei
moltiplicatori catastali – e l’introduzione della Tasi poi, sono una patrimoniale sotto un altro nome, che in-
fatti ha provocato un crollo del mercato immobiliare”.
Dati alla mano, Confedilizia rileva
che nel 2012 per raccogliere 24
miliardi di tasse è stata causata una
L’ANALISI DEL GLOBAL GENDER GAP REPORT
perdita di valore degli immobili da 1.000 a 2.000
miliardi di euro. In altre
parole, si è persa una ricchezza nazionale pari a
40 o addirittura 80 volte il
gettito ottenuto. “Un furto
legalizzato” tuonano da
Forza Italia, ricordando
inoltre che “sono patrimoniali tutte quelle tasse che
non colpiscono un reddito,
ma un bene. Come appunto la casa, che in molti
casi non produce alcun
reddito, o addirittura è solo
un costo. La casa –chiosa
la nota-, da simbolo di sicurezza, sta diventando un incubo
da cui fuggire”.
Una drammatica situazione alla quale
non si può più far fronte, e che ha
indotto Forza Italia a scendere in
piazza oltre che a dare battaglia in
Parlamento. “Dobbiamo fare della
tutela di questo bene essenziale
per l’ottanta per cento delle famiglie
italiane la priorità di Forza Italia nel
dibattito sulla legge di stabilità –ha
dichiarato il senatore forzista Maurizio Gasparri-. La politica del rigore
ha fallito ma il governo Renzi si mostra incapace di autonomia, di rilanciare il paese e creare sviluppo.
Contro questa politica che tartassa
le famiglie –ha proseguito Gasparri- Forza Italia eserciterà in Parlamento e nel paese la sua opposizione, iniziando dall’imporre una
seria revisione delle tasse sugli immobili con la mobilitazione nazionale
per il ‘casa-day’. Dobbiamo riportare
il prelievo fiscale dai trenta miliardi
del governo Renzi ai dieci del governo Berlusconi. Si può fare, si
deve fare”.
A PAGARNE LE SPESE IMPIEGATI E MIDDLE MANAGEMENT
Cuneo fiscale record:
Parità di genere, Italia
fanalino di coda d’Europa siamo i peggiori d’Europa
L’
È
ennesima bocciatura per l’Italia arriva dal
Global Gender Gap Report, uno studio che
prende in considerazione la partecipazione
femminile alla vita economica e lavorativa in 142
Paesi. Ebbene, la Penisola resta in coda, oltre
che per il fattore remunerativo.
Proprio su quest’ultimo aspetto il Belpaese si
piazza all’ultimo posto in Europa, 114esimo nella
classifica generale, e 129esimo relativamente all’uguaglianza salariale a parità di mansioni. Nell’analizzare dove si trovano le maggiori differenze
tra retribuzioni maschili e femminili, l’Osservatorio
ha rilevato un divario del 7,2% per i salari medi,
con gli uomini che guadagnano circa 2mila euro
in più delle donne. Va peggio agli impiegati, la
cui retribuzione delle donne arriva ad essere
3mila euro in meno rispetto a quella degli uomini.
Lontana anni luce anche la parità di genere tra i
dirigenti, dato che negli incarichi di maggiore responsabilità aziendale le donne incassano anche
8mila euro in meno rispetto ai colleghi maschi.
Una quasi parità si trova solamente tra i quadri,
dove si registra lo scostamento minore (5,4%).
In generale, la disparità di genere in Italia non riguarda solo i salari ma anche le opportunità per
le donne di arrivare in posizione di potere. Per
avere un’idea in tal senso, basterebbe analizzare
la composizione dei dirigenti, che per il 71%
sono uomini e per il 29% donne. Analoga la situazione per i quadri e per gli operai, questi
ultimi per il 64% uomini. Per individuare una
massiccia presenza femminile bisogna analizzare
i dati relativi gli impiegati, dove infatti nel 2013
risultavano esserci il 58% di donne e il 42% di
uomini.
Guardando complessivamente alla presenza femminile nel mondo del lavoro, tra il 2004 e il 2013
si nota un aumento di tre punti percentuali nel
numero di donne occupate (42% nel 2004 e 45%
nel 2013) e una diminuzione equivalente della
percentuale degli occupati maschi (58% del 2004
contro 55% del 2013).
G.G.
sconcertante quanto emerso dall’analisi di
Mercer, colosso della consulenza sul “capitale
umano”, contenuta nell’Osservatorio sul
costo del lavoro 2014, secondo cui il peso del
cuneo fiscale sul lavoro stronca letteralmente le
retribuzioni della classe media, che in Italia più
che altrove, risulta essere fortemente penalizzata.
Analizzando lo studio effettuato su aziende italiane
e straniere (con filiali nella Penisola) mediamente
grandi, si rileva infatti che nella differenza tra il
costo del lavoro sostenuto dall’impresa e la
effettiva retribuzione percepita dal dipendente, il
nostro Paese è ai primi posti tra gli Stati europei
occidentali industrializzati, soprattutto per le posizioni di “middle management” e dirigenti.
In particolare, se in Italia quadri e dirigenti costano
all’impresa quanto a Francia e Germania, il
paragone con quanto effettivamente finisce in
tasca al dipendente nostrano non regge il confronto
con gli altri Stati. Di fatto, nel Belpaese il lavoratore
percepisce la metà di quanto ha sborsato l’azienda
per cui lavora. Una situazione, questa, che determina inevitabilmente un crollo del potere d’acquisto
tale da essere superati da Spagna e Polonia.
Stesso discorso per gli operai, che in Germania
arrivano ad avere in busta paga ben 10mila euro
in più rispetto alla Francia o all’Italia.
Ad aggravare ulteriormente la situazione della
classe media, evidenzia ancora Mercer, è il mancato
adeguamento dei salari a fronte dell’aumento del
costo della vita. Secondo gli analisti, infatti, solo
operai e dirigenti hanno visto un adeguamento
delle loro retribuzioni, mentre impiegati e i middle
management hanno registrato un incremento salariare ben al di sotto dell’inflazione. Per l’amministratore delegato di Mercer Italia, Marco Valerio
Morelli, “la pesantezza dell’attuale sistema di tassazione e di contribuzione fiscale rende il nostro
Paese poco competitivo, soprattutto se lo confrontiamo con lo scacchiere internazionale. Un
aspetto su cui occorre riflettere per rilanciare
l'economia e il mercato del lavoro in Italia”. G.G.
LA COMMISSIONE DÀ L’OK DEFINITIVO, MA ENTRAMBE LE COMPAGNIE DOVRANNO CEDERE ALCUNI SLOT SULLA TRATTA ROMA-BELGRADO
Alitalia-Etihad, arriva il sì condizionato dell’Ue
D
opo mesi di estenuanti trattative, arriva l’atteso sì della
Commissione europea all’ingresso di Etihad nel capitale
di Alitalia. A renderlo noto è la
Direzione generale Concorrenza
della Commissione Ue, che in una
nota recita: “La Commissione europea ha autorizzato, ai sensi del
regolamento Ue sulle concentrazioni, la proposta di acquisizione
del controllo comune di New Alitalia (Italia) da parte di Alitalia
Compagnia Aerea Italiana ed Etihad Airways. New Alitalia - prosegue il comunicato - rileverà le
attività aeronautiche di Alitalia
Cai”. Di fatto, il matrimonio può
essere definitivamente portato a
termine. Ma ad un patto, però: entrambe le compagnie aeree dovranno cedere alcuni slot a nuovi
operatori sulla tratta Roma Fiumicino-Belgrado.
Se, infatti, i tecnici di Bruxelles
non hanno rilevato complessiva-
mente gravi preoccupazioni in
materia di concorrenza, l’unico
neo riguarda solo la rotta RomaBelgrado, per cui proprio Alitalia
ed Air Serbia (controllata in parte
da Etihad) sono gli unici vettori
ad offrire voli diretti. A tal riguardo,
“la Commissione temeva che il
monopolio generato dall’operazione sulla rotta Roma-Belgrado
avrebbe potuto comportare un aumento dei prezzi e una minore
qualità del servizio per i passeggeri”, e dunque, ha invitato entrambe le società a cedere parte
degli slot ad altre compagnie.
Condizione a parte, i soggetti coinvolti nell’accordo gongolano e salutano con gioia la decisione dell’Ue. Il numero uno di Etihad, James
Hogan, si dichiara “lieto di poter
andare avanti in questo processo”,
dichiarandosi “fortemente intenzionato a raggiungere la positiva
conclusione dell’operazione con
Alitalia”. “Una partecipazione azio-
naria in Alitalia –spiega ancora
Hogan- garantirà vantaggi non
solo alle due Compagnie aeree,
ma, cosa ancora più importante,
darà maggiore scelta e più ampie
opportunità di viaggio a chi vola
per affari o per turismo da e per
l’Italia”. Fortemente entusiasta
anche l’amministratore delegato
dell’ex compagnia di bandiera,
Gabriele Del Torchio, convinto
che “questo investimento consentirà stabilità finanziaria e solide fondamenta per una crescita
notevole e a lungo termine per
la Compagnia e per l’industria
dei viaggi e del turismo in Italia,
di cui Alitalia è un asset fondamentale”.
Un plauso alla decisione dell’Ue
arriva anche dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, che si è detto
certo fin dall’inizio che “l’Italia
aveva rispettato fino in fondo le
norme ed i parametri imposti da
Bruxelles”.
G.G.
4
Domenica 16 novembre 2014
Storia
IL CANTO DEL CIGNO DI UN ORGOGLIO ITAL IANO
Muore il Corpo Militare CRI
e lo si celebra con una mostra
di Gianandrea Cancani
ennesimo scempio a
danno di un’eccellenza nazionale, che tutto
il mondo ci invidia: il
Corpo Militare della
Croce rossa italiana (150 anni di
storia gloriosa) che presto verrà, di
fatto, soppresso. E’ una realtà poco
conosciuta, composta da circa
20.000 volontari che, accettando la
severa disciplina di chi indossa le
stellette, lavorano gratis. Tra questi,
più di 2500, fra medici e infermieri,
cui si aggiungono farmacisti, psicologi, logisti, tecnici, commissari, autieri etc. Persone che svolgono le
loro professioni nella vita civile e
che, essendo state precedentemente
addestrate dagli 11 Centri di Mobilitazione sparsi in tutta Italia, non appena richiamate in servizio, vengono
inquadrate nell’efficienza della catena
di comando militare. Possono così
prodigarsi – senza prendere un euro
- in operazioni di protezione e difesa
civile e in attività di assistenza sanitaria per tutte le Forze Armate. Sempre presenti, dall’Iraq al terremoto
dell’Aquila, dall’Afghanistan all’ultima
emergenza neve e a Lampedusa, i
militari di questo corpo ausiliario
lavorano in silenzio e non fanno
molto parlare di sé.
Tutta la struttura andrà però a pallino
– proprio nel centenario della Grande
Guerra - perché il decreto legislativo
L’
n. 178 del 2012 voluto dal
governo Monti ha disposto
la riorganizzazione dell'Associazione italiana della Croce
Rossa, in pratica, privatizzandola. Appena 900 militari in
servizio effettivo (quindi stabili
e stipendiati), che servono a
mantenere efficiente la struttura e alla manutenzione delle
attrezzature, verranno messi
in congedo ovvero, «in mobilità non protetta. Ma questo
avrà conseguenze nefaste:
un organismo militare non può prendere ordini dai privati civili, e dunque
senza un’aliquota di militari effettivi,
i 20.000 volontari non saranno utilizzabili. L’intera struttura verrà resa
inerte e di fatto soppressa. Con il
virus Ebola alle porte, l’emergenza
immigrazione, i terremoti e i disastri
alluvionali causati dal dissesto idrogeologico, la burocrazia italiana distrugge questo corpo che è in assoluto il più adatto a intervenire, poiché unisce volontarietà, competenze
sanitarie e militarietà.
Una follia, in tempi di risparmi obbligati dato che, quando le Forze
Armate non disporranno più di personale sanitario non retribuito come
quello del Cm CRI, (di cui negli
ultimi anni hanno fatto uso sempre
più massiccio) dovranno pagare enti
privati. La spesa per l’erario sarà
quindi molto superiore a quella per
poche centinaia di stipendi. (Uno sti-
pendio medio di un effettivo del Cm
CRI è di circa 1200 euro al mese).
Per uno di quei tipici paradossi italiani, l’imponente mostra che ha
aperto ieri i battenti presso il Complesso del S. Spirito (l’ospedale più
antico del mondo), suona, quindi,
come un sontuoso canto del cigno.
L’esposizione si intitola “Soccorso
umanitario ed evoluzione dell’arte
sanitaria” ed espone mezzi, uniformi,
cimeli e documenti dalla Terza Guerra d’Indipendenza ai giorni nostri.
(Tra questi, le barelle ippotrainate
ottocentesche e l’ambulanza che
servì a trasportare Mussolini dopo il
suo arresto). I pezzi vengono illustrati
al pubblico da militari riservisti (richiamati per l’occasione) che, indossando uniformi di varie epoche
illustrano al pubblico italiano e straniero il percorso dell’allestimento.
Anche loro svolgono il lavoro per
puro spirito di servizio alla Patria e
Il Caporal Maggiore carrista Giovanni Pucciotti, di 95 anni, reduce
di El Alamein, posa accanto a un'ambulanza del Cm CRI degli anni '30
al Corpo, senza percepire un euro.
Tra i visitatori, ha fatto spontaneamente capolino, in uniforme e decorazioni, il Caporal maggiore carrista Giovanni Pucciotti: 95 anni portati
con disinvoltura, Pucciotti è tra i pochi
reduci di El Alamein rimasti in vita
e recentemente ha partecipato alla
manifestazioni per la presa di Porta
Pia (sfilando proprio su un mezzo
VM del Corpo Militare CRI): “Io stesso, nel 1941, sono stato ricoverato a
Tripoli, presso un ospedale della
CRI. Avevo la febbre, e dopo il tramonto non riuscivo più a vedere, a
causa della carenza di vitamine. Nell’ospedale, stracolmo di feriti, il personale militare CRI ci trattava benis-
simo. Apprendo con sgomento quello
che riguarda il futuro del Corpo militare. E’ una cosa orribile e vergognosa perché questo è un Corpo
storico, composto da persone davvero speciali”.
Per risolvere la situazione basterebbe
poco. Il governo Renzi potrebbe risolvere il problema con un semplice
emendamento al decreto Balduzzi,
e inserire il Corpo Militare nel comparto Difesa e Sicurezza.
Da diversi mesi, molti e ripetuti sono
stati gli appelli provenienti dai vertici
del Cm CRI ai ministri della Difesa
Pinotti e della Salute Lorenzin. Da
dicasteri non è giunta ancora alcuna
risposta.
TRA STORIA E MISTERO, ATMOSFERE DANNUNZIANE IN UN LUOGO E CCE Z IONAL ME NT E E VOCAT IVO
San Pelagio, viaggio nel tempo a caccia di fantasmi
I Ghost Hunter Padova raccontano in anteprima al Giornale d'Italia la loro indagine nel Castello da cui il Vate partì verso Vienna
di Emma Moriconi
n viaggio nel tempo a San Pelagio, il Castello
da cui Gabriele D'Annunzio partì per il "folle"
volo su Vienna del 1918. È qui che ci conducono oggi i ragazzi di Ghost Hunter Padova, in
missione alla ricerca di "presenze".
Un Castello abitato da oltre trecento anni dalla
famiglia dei Conti Zaborra, oggi sede di un Museo
ma anche di un Ristorante, meta di tanti turisti ed
appassionati.
Nelle stanze che furono del Vate, nulla è cambiato
da allora: l'atmosfera è unica e coinvolgente, estremamente suggestiva.
U
Era il 9 agosto del 1918 quando Gabriele D'Annunzio
partì dal campo di volo 9 di San Pelagio, a Padova,
con la squadriglia La Serenissima, e lanciò su
Vienna volantini tricolori, azione epocale, unica
nella storia. Azione al termine della quale il poeta
disse: "Non siamo venuti se non per la gioia dell'arditezza". Un giro a San Pelagio, insomma, è un'occasione per visitare i luoghi in cui il poeta visse nel
periodo in cui firmò una delle imprese che consegnarono alla storia questo straordinario personaggio,
gli anni tra il 1917 e il 1919.
Ed ecco che il Castello di San Pelagio, in omaggio
al Vate ma anche al volo dell'uomo, "che - si legge
sul sito - affonda le radici nel mito di Icaro e che ha
prodotto un'incredibile serie di strane macchine
volanti prima di arrivare agli aerei moderni".
Un vero e proprio Museo dell'Aria, insomma, nato
dal restauro operato nella struttura nei primi anni
Settanta e inaugurato nel 1980, grazie all'impegno
della proprietà e di Maria Fede Caproni.
Ma non solo: il Parco del Castello è altrettanto suggestivo, con i suoi labirinti, il giardino segreto, il
prato dei cento passi, la ghiacciaia, il laghetto, il
giardino delle rose.
Ci sono poi sale dedicate a vari personaggi della
storia, come Leonardo, i Montgolfier, i Wright, Ferrarin, Lindbergh, Nobile, Gagarin, Armstrong e al
grande Italo Balbo.
È in questo eccezionale contesto che i nostri "acchiappafantasmi" si sono recati di recente per
svolgere un'indagine.
I Ghost Hunter Padova sono una "vecchia conoscenza" del Giornale d'Italia: di loro abbiamo parlato
lo scorso anno a proposito della loro indagine a
Villa Carpena, la dimora della famiglia Mussolini,
nei pressi di Predappio. Il Giornale d'Italia li ha
raggiunti per raccontare ai suoi lettori i risultati
dell'interessante indagine. Risultati che possiamo
riferire in anteprima ma solo parzialmente: per conoscere i dettagli bisognerà attendere infatti la relazione ufficiale sul sito dell'organizzazione no profit
dei giovani padovani. Ecco qui, dunque, alcuni
stralci della "Relazione su sopralluogo ed indagine
appartamenti abitati da Gabriele D'Annunzio c/o
Castello di San Pelagio - Museo dell'Aria - Due
Carrare (Pd)".
All'indagine, svoltasi il 23 agosto scorso, hanno
partecipato Orazio Daniele, Andrea Pugliese, Erica
Turetta, Alessio Pezzin, Rodolfo Bortoletto.
Ed ecco foto, verifiche strumentali come il controllo
della temperatura, rilevamenti dei campi elettromagnetici per evitare disturbi nel corso della sperimentazione, in una pre-indagine appassionante e
coinvolgente.
E se tutto ciò che riguarda l'occulto può lasciare
perplessi o suscitare scetticismo, l'ambientazione
di San Pelagio già da sola è sufficiente ad appassionare, a prescindere da fenomenologie di ogni
sorta. Come pure è indubbiamente affascinante osservare dei giovani al lavoro mentre predispongono
l'indagine notturna, con i loro registratori digitali
che vengono posizionati nella stanza del Vate.
Intorno a loro sembra ancora aleggiare lo spirito
del poeta: l'atmosfera è tale che non lo si può
negare, indipendentemente da qualsiasi ipotesi paranormale.
"La strumentazione per l’acquisizione di registrazioni
audio - dice la relazione - è rimasta all’interno delle
mura a monitorare gli ambienti dalle ore 19:20 alle
ore 21:45 senza la presenza di alcuno all’interno
del maniero, evitando dunque possibili interferenze
di suoni o rumori provocati da noi con conseguente
inquinamento del risultato".
L'indagine notturna è iniziata alle 21.45 e si è protratta
fino alla mezzanotte. Qualche sorpresa, il Castello di
San Pelagio l'ha riservata, ai nostri cacciatori di fantasmi: lì dentro - dice Orazio - qualcosa si muove,
"una figura maschile seduta sul bordo del letto,
stanca, con la schiena curva" ... e non è la sola.
L'esperimento si è svolto con le modalità che il protocollo prevede in questi casi: la relazione, dettagliatissima, spiega tutti i procedimenti adottati. Ma per
conoscerne gli esatti contenuti, tra cotte di maglia e
balestre che affiorano dalle nebbie del passato, i
nostri lettori dovranno pazientare ancora un po'.
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Domenica 16 novembre 2014
Grande Guerra /17
LA NEUTRALITÀ COME UNA "CAMICIA DI NESSO", DELLA QUALE IL FUTURO DUCE SCEGLIE DI LIBERARSI PER NON RESTARNE AVVELENATO
Il Popolo d’Italia, la “novella istoria” di Mussolini
Quel giornale, "il più accarezzato dei suoi ideali sino dai giorni della prima giovinezza"
di Emma Moriconi
28 ottobre 1914: l'Austria
chiede all'Italia l'estradizione
di Cesare Battisti, "colpevole
- dice - del delitto di truffa
continuata". Della vicenda di
Battisti abbiamo già parlato
in una puntata precedente
di questo nostro speciale, e
torneremo a parlarne ancora.
Giova qui solo richiamare il
caso, al fine di incastrare le
vicende in termini cronologici e di contesto. In quegli
stessi giorni, Benito Mussolini
parla ai socialisti, accolto da
fischi: "Parlerò senza reticenze e senza sottintesi - dice
all'ostile platea - è indubitabile che, di fronte al conflitto
europeo, la compattezza del
nostro Partito non esiste. La
maggioranza, tuttavia, è per
la neutralità. Ma la neutralità
è come una camicia di Nesso; ed io me ne sono liberato,
per sentirmi più libero. Anche il mio amico Gustavo
Hervé, che un giorno voleva
piantare la bandiera sul letamaio, oggi la difende da
arrabbiato nazionalista. La
Nazione, cari compagni, rappresenta una tappa del progresso umano...".
Ed ecco che per inquadrare
la neutralità, il maestro elementare, ardente rivoluzionario, prende in prestito un mito
classico: la neutralità è come
una camicia di Nesso, intrisa
di veleno a tradimento, della
quale vuole liberarsi per non
restarne mortalmente avvelenato.
"L'intervento non ci deve far
paura! - tuona alla platea fi-
schiante - Intervenendo nella
guerra, non valorizzeremo il
militarismo. E neppure provocheremo la soppressione
della lotta di classe. Il nostro
intervento potrà, inoltre, troncare ed abbreviare la guerra,
risparmiando così un grande
numero di vittime".
È lo strappo definitivo. "Avrò
ben presto un altro mezzo
per esprimere il mio pensiero
- tuona l'ex direttore de
L'Avanti! - Il mio nuovo giornale mi permetterà di parlare
tutti i giorni".
Comincia così quella che Rino
Alessi chiama "la novella istoria di Benito Mussolini, destinata a resistere fino al 25
luglio 1943, cioè sino alla
morte del Popolo d'Italia, la
creatura che ora si accingeva
a mettere al mondo mentre
intorno a lui infierivano la cattiveria irrefrenabile e la slealtà
dei nemici sconfitti".
Il 15 novembre le nebbie milanesi sono squarciate dall'annuncio: "Il Popolo d'Italia!"
Dieci giorni dopo i socialisti
convocano l'assemblea al Teatro del Popolo di Milano: la
priorità dei socialisti italiani
è punire il "ribelle". Espulsione
per "indegnità morale". Mussolini non se ne adonta: "La
mia ricompensa l'avrò più
tardi. Quella gente che mi ha
espulso mi ha nel sangue e
mi ama. Mi ha demolito perché non mi ha compreso. Ma
essa mi dirà, un giorno: 'Voi
siete stato un pioniere e un
precursore'".
Ancora Alessi, compagno di
scuola di Benito ai tempi di
Forlimpopoli, scrive: "Posse-
dere un giornale nel senso
di poterne disporre a seconda delle proprie ispirazioni
e dei propri disegni era stato
il più accarezzato dei suoi
ideali sino dai giorni della
prima giovinezza. Ma aveva
egli la preparazione amministrativa indispensabile per
dare allo strumento della sua
battaglia una base sicura e
duratura? Chi lo avrebbe potuto consigliare e aiutare nella
creazione di un'azienda tra
le cui difficoltà non si era mai
avventurato? Mussolini non
aveva il senso del denaro.
Era il più potente uomo politico d'Italia e per i bisogni
del vivere quotidiano della
famiglia, nonostante le eroiche
economie di Rachele, l' 'arzdora' romagnola che sapeva
risparmiare anche le briciole
dei pasti, secondo la tradizione delle donne di casa di
una volta, doveva ricorrere
ai prestiti del capitan Giulietti,
il capo dei sindacati dei lavoratori portuali di Genova.
Egli aveva imparato presto il
rispetto del denaro altrui; e
coloro che per antico odio
mai digerito gli negano questa virtù commettono la più
sleale delle ingiustizie. Benito
Mussolini era nato galantuomo, come suo padre, sua madre e gli altri della sua casata.
Aveva sempre avuto il culto
del denaro del partito, non
aveva mai avanzato richieste
[...] Dare una base editoriale
al Popolo d'Italia: ecco il problema che doveva risolvere
ben sapendo che la consorteria riformista gli sarebbe
stata alle costole per spiare
ogni sua mossa, ogni suo
pensiero. Uno solo possedeva un suo fiuto ed una certa
esperienza in materia avendo
avuto rapporti professionali
con l'ingegner Pontremoli,
consigliere delegato della Società Editoriale Italiana, proprietaria del Secolo e del
Messaggero e del Giornale
del Mattino, ed ora impiegato
presso le 'Messaggerie Italiane' appena sorte ad ini-
ziativa di Gioulio Calabi,
israelita bolognese, il cui programma era la diffusione della
stampa periodica italiana, il
suo nome era allora pressoché ignoto; e oggi ancora lo
si ricorda di rado anche nelle
storie mussoliniane più in
voga. Si chiamava Manlio
Morgagni".
Quando il libro di Alessi viene
dato alle stampe è il 1970.
Morgagni ancora oggi è quasi
uno sconosciuto, i libri di storia raramente parlano di lui.
Eppure fu un fidatissimo collaboratore di Mussolini. A lui
Il Giornale d'Italia ha dedicato
di recente un breve "ritratto".
Qui basterà ricordare come
il 25 luglio 1943, dopo la caduta di Mussolini, si sparò un
colpo di rivoltella, preferendo
la morte ad un'Italia senza
Mussolini.
[email protected]
LA STORIA DI DUE FRATELLI INGLESI CHE, DURANTE LA GRANDE GUERRA, SI SCHIERARONO SU FRONTI OPPOSTI
L’ufficiale e il pacifista: chi è l’eroe?
Un chiaroscuro familiare che, nel rispetto delle convinzioni di ciascuno, induce a riflettere
di Cristina Di Giorgi
P
hilip è un giovane ufficiale
inglese che, insieme ai suoi
uomini, si trova in Francia,
sui campi di battaglia della Prima
Guerra mondiale. Bert, suo fratello, è invece un obiettore di
coscienza, che ha rifiutato di
combattere. L'uno sta per affrontare le mitragliatrici tedesche,
l'altro è stato condannato come
traditore. Entrambi si trovano a
dover guardare in faccia la morte, ma mentre Philip, avendo risposto alla chiamata patriottica
contro i nemici del suo Paese, lo
sta facendo in divisa, Bert ha
scelto diversamente, aggrappandosi ad una fede religiosa
che, come lui stesso dice, gli impedisce di uccidere altri figli di
Dio. I due fratelli, pur non condividendo l'uno le decisioni dell'altro, si rispettano profondamente. Philip e Bert si incontrano
nelle Fiandre. Uno attende la
battaglia, l'altro è un prigioniero
pacifista che sta per essere giu-
dicato dalla Corte marziale.
Come Bert in Inghilterra ce ne
sono poco più di sedicimila, a
volte compresi più spesso puniti
e incarcerati perché rifiutano
di combattere. Condannano lo
sforzo bellico e non vogliono
in alcun modo parteciparvi. I
più radicali non accettano nemmeno di entrare a far parte dei
Corpi non combattenti, destinati
a progetti non militari: non vogliono nemmeno pelare patate
se sono destinate ad alimentare
i soldati. Anche se tra chi è sotto
le armi ci sono amici e familiari.
Anche se la loro opera è utile
ad assistere le migliaia di feriti
provenienti dalle trincee dei
campi di battaglia.
Alcuni obiettori (tra cui Bert)
vengono costretti a partire per
la Francia: tecnicamente si sarebbero trovati sul campo di
battaglia, e la pena per la disobbedienza in quel caso era la
morte. E' in quel momento che i
due fratelli si incontrano: i loro
visi si illuminano e riescono a
parlare per un po', pensando
che forse quella era l'ultima volta
che si vedevano.
Poi le loro strade si separano di
nuovo: il fratello in divisa torna
tra i suoi uomini ed affronta i tedeschi; quello pacifista fronteggia
insulti e provocazioni, di fronte
alle quali riesce a non reagire,
incoraggiando sé stesso ed i suoi
compagni a resistere appoggiandosi sulla forza spirituale e sulla
fede: “possono portarmi dove
vogliono, anche nelle trincee di
prima linea – dice Bert – ma non
potranno mai farmi alzare le mani
contro i miei simili”.
Philip e Bert si salvano entrambi:
l'uno dal massacro dei campi di
battaglia, l'altro dalla condanna
e dalla prigione. La loro storia,
raccontata dal giornalista Will
Ellsworth-Jones in un libro sugli
obiettori di coscienza inglesi
nella Grande Guerra, si conclude
con una domanda: quale fratello
fu il più coraggioso, Philip per
aver combattuto, o Bert per aver
detto no?
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Domenica 16 novembre 2014
Esteri
I GRANDI DEL MONDO RIUNITI A BRISBANE, MA LA VIA PER LA DIPLOMAZIA SI FA IN SALITA
Al G20 impegno per la crescita. Della tensione…
L’importante è aggredire la Russia, la crisi economica finisce in secondo piano
Obama provoca Putin, che minaccia di abbandonare il tavolo. Renzi ai margini
di Barbara Fruch
olitica e economia si intrecciano
(come sempre) al G20 di Brisbane
in Australia. E non mancano le tensioni tra Occidente e Russia sulla
guerra in Ucraina.
Il presidente russo Vlamidir Putin, “pressato”
da Usa e Germania sulla questione Kiev, prima
ha fatto filtrare di voler abbandonare il vertice
anzitempo, poi il Cremlino ha ufficializzato che
il leader di Mosca è intenzionato a rimanere
fino alla fine dei lavori, anche se gli attriti rimangono.
Angela Merkel ha denunciato che “l’attuale situazione” in Ucraina “è del tutto insoddisfacente”, aggiungendo che “al momento l’aggiunta di altre personalità russe” alla lista di
quelle già colpite da sanzioni Ue “è sull’agenda”
dell’incontro di lunedì 17 a Bruxelles.
L’attacco più deciso è arrivato da Barack
Obama, che ha definito l’aggressione russa
“una minaccia per il mondo”. Obama ha spiegato che gli Stati Uniti guidano,come sola superpotenza mondiale, l'opposizione della comunità internazionale “all'aggressione russa
contro Kiev che rappresenta una minaccia al
mondo, come abbiamo visto nello sconvolgente
abbattimento dell'MH17”.
Decisa la risposta del leader russo che nel
P
suo incontro (al termine del G20) con la cancelliera e il neopresidente della commissione
europea Jean-Claude Juncker, in riferimento
proprio alla crisi ucraina, “ha spiegato dettagliatamente, sin nelle sfumature, l'approccio
russo”. Putin ha voluto far presente che le sanzioni occidentali contro il settore bancario
russo stanno minando indirettamente l'economia
ucraina perché le banche russe hanno accordato
un prestito di 25 miliardi di dollari a Kiev. “Se i
nostri partner in Europa e negli Usa vogliono
aiutare l'Ucraina, come possono minare la
nostra base finanziaria limitando l'accesso ai
mercati internazionali dei capitali per le nostre
istituzioni finanziarie? Vogliono rovinare le
nostre banche? Ma in questo caso rovineranno
anche l'Ucraina”, ha detto in una intervista all'emittente tv tedesca Ard di cui le agenzie
russe hanno anticipato alcuni stralci. “Ma capiscono quello che stanno facendo o no? O la
politica oscura loro gli occhi? Gli occhi, come
noto, sono una parte periferica del cervello.
Gli si è staccato forse qualcosa nel cervello?”,
ha aggiunto.
Putin ha anche ammonito che Mosca non consentirà che il governo ucraino “distrugga i
suoi avversari politici e i suoi oppositori”. “Il
punto principale è non vedere questo problema
solo da un lato”, ha spiegato. Il leader del
Cremlino ha criticato Kiev per la sua nuova offensiva militare nell'est del paese. “Volete che
il governo ucraino distrugga tutti i suoi avversari
politici e i suoi oppositori lì? Noi no. E non lasceremo che accada”.
Non solo la questione ucraina, al vertice anche
le tanti crisi che il mondo sta vivendo. I leader
hanno tra i loro principali obiettivi quello di
rafforzare gli impegni per la crescita, mettendo
almeno 2mila miliardi di dollari in riforme politiche, in modo da generale milioni di nuovi
posti di lavoro.
L'economia Usa finalmente ha ripreso a tirare,
ma restano presenti criticità in Europa, in Cina
e in Giappone. “Negli ultimi anni gli Usa hanno
riportato al lavoro più persone di tutte le altre
economie avanzate messe assieme” ha spiegato
Obama.
Puntare sulla crescita, è stata invece la parola
d’ordine di Renzi. “L'Europa deve cambiare
gioco e puntare di più su crescita e occupazione:
dobbiamo cambiare strategia come eurozona,
come ci hanno suggerito Barack Obama e
David Cameron” ha detto il presidente del
Consiglio. Chissà chi lo ha ascoltato…
DALLO SCACCHIERE UCRAINO AL BALTICO, SI MOLTIPLICANO LE OPERAZIONI
Esercitazioni nell’Est, la Nato punta Mosca
di Giuliano Castellino
esito delle elezioni ha ulteriormente
spaccato l'Ucraina: ad Ovest hanno
stravinto i nazionalisti filo occidentali, ad Est è stato un plebiscito per i
ribelli russofoni. Tutto lascia presagire
la nascita di nuove Crimea, che stanno
mandando su tutte le furie la banda
Soros. Che non è riuscita a completare
il suo piano, quello di far intervenire la
Russia nel conflitto. Ed oggi si trova
mezza Ucraina filo Mosca senza un carro
armato russo al di qua del confine.
Quindi si torna col solito teorema. “La
Nato è pronta a difendere l'Ucraina dall'aggressione militare russa”. Ed ecco
che i toni dell’Alleanza Atlantica si sono
fatti improvvisamente più aggressivi ed
espliciti, riprendendo le accuse non dimostrate rilanciate nei giorni scorsi dal
regime di Kiev a proposito di una presunta invasione militare russa nell’Est
Ucraina.
Il copione è sempre lo stesso, con i responsabili della giunta golpista ucraina
L’
che parlano di "convogli di mezzi militari
senza insegne" avvistati nelle zone di confine con la Russia nella regione di Donetsk
e i responsabili della Nato che alzano la
voce contro Mosca senza una foto, un
video o prove di altro tipo.
Una mancanza così totale di riscontri che
la portavoce del Dipartimento di Stato
Usa, Jen Psaki, è stata costretta ieri a dichiarare che Washington non dispone in
merito informazioni tali da poter essere
rese pubbliche. Il che è tutto dire...
Ma l'intervento del capo della Nato è
esplicito: "L'Alleanza Atlantica sostiene
e sosterrà la piena integrità e sovranità
dell'Ucraina”. E siccome un pezzo di
Ucraina non vuole proprio saperne di
rientrare sotto il controllo dei nazionalisti
di Kiev e sta accelerando rispetto alla
creazione di uno stato indipendente nei
territori sudorientali abitati da popolazioni
russofone, sembra chiaro a tutti che la
posizione della Nato implichi un sostegno
alla campagna militare che il regime di
Kiev sta conducendo contro i ribelli
delle Repubbliche Popolari ormai da
molti mesi e che ha provocato più di
4000 morti, migliaia di feriti, la distruzione
di intere città e la fuga nella vicina
Russia di quasi un milione di civili.
Un vero e proprio genocidio, intere regioni bombardate e rase al suolo, nella
più totale indifferenza dei media occidentali, delle organizzazioni umanitarie
e pacifiste.
Quelle di Stoltenberg non sono solo
semplici parole, sono vere dichiarazioni
di guerra e lo stesso capo della Nato ci
tiene a chiarire che “le operazioni e
attività di controllo” dell’Alleanza Atlantica
sono “quintuplicate rispetto al 2013”:
"Nella regione baltica è stato accresciuto
il dispositivo di aerei e truppe imperniato
sulla base di Lask, in Polonia. E abbiamo
dispiegato più navi nel Mar Nero, più
truppe nell'Est Europa. Abbiamo poi rafforzato il nostro gruppo di azione rapida,
che oggi è al livello più alto dai tempi
della Guerra Fredda, in grado di intervenire
ovunque con breve preavviso".
Proprio in questi giorni la Nato sta svolgendo in Estonia le sue manovre militari
soprannominate «Tri¬dent Junc¬ture»,
ini¬ziate il 9 novembre e previste fino
al 17 a ridosso dei confini russi.
Il capo del Dipartimento per la cooperazione militare del Ministero della Difesa
russo, Sergei Koshelev, ha già fatto
notare che si tratta di esercitazioni esplicitamente dirette a minacciare e colpire
il suo paese.
Circostanza confermata dal generale tedesco Hans Lothar Domröse, comandante delle forze alleate della Nato in
Europa , che ha dichiarato: "Le esercitazioni sono concepite come risposta
alle azioni di Mosca".
D’altronde la Nato ha già annunciato che
svolgerà nel 2015 un totale di duecento
manovre ed esercitazioni militari e sta
preparando una maxi esercitazione ai
confini russi con la partecipazione di un
numero enorme di soldati, da 25 a 40mila.
Una minaccia militare diretta nei confronti
della Russia che più esplicita di così
non poteva essere. L'avvio di un’escalation le cui conseguenze potrebbero
sfuggire di mano ed essere gravissime.
Del resto, affermano i capi della Nato,
anche se l’Ucraina non fa ancora parte
del dispositivo militare al servizio degli
interessi di Stati Uniti e Unione Europea
la sua integrazione è solo questione di
mesi, o al massimo pochi anni.
E intanto i meccanismi di cooperazione
tra truppe della Nato ed esercito ucraino
si rafforzano.
Non è un segreto che consiglieri militari
di alcuni paesi dell’Alleanza sono presenti
ormai da mesi a Kiev e che sul suolo
ucraino l’estate scorsa si sono tenute
esercitazioni militari alla presenza di
migliaia di soldati e mezzi militari provenienti alcuni paesi dell’Europa e dagli
Stati Uniti.
Nel frattempo i bombardamenti dell’artiglieria ucraina contro Donetsk e altre
città assediate continuano, e aumenta il
tragico conteggio dei civili uccisi o feriti.
La tregua sembra ormai saltata e dopo
le elezioni ucraine e quelle americane
dove hanno visto uscire Obama ed i
mondialisti sconfitti dalla volontà popolare, i padroni del mondo, invece di
rispettare la loro sventolata democrazia,
hanno messo il piede sull'acceleratore
per rilanciare la dittatura del nuovo
ordine mondiale.
RAGGIUNTI I LIVELLI DEL 1988. L’ALLARME DELL’AIE: SCENDERÀ ANCORA
Crolla il mercato del petrolio:
lo Shale Oil rischia l’implosione
di Giuseppe Giuffrida
l mercato del petrolio continua
a crollare in maniera esponenziale, raggiungendo addirittura
i livelli del 1988. Secondo quanto rileva il Sole 24 ore, il Brent ha messo
in fila ben otto settimane consecutive
di ribasso, passando in soli quattro
I
mesi da un picco di oltre 115 dollari
al barile a metà giugno a poco più
di 76 dollari. E probabilmente, è
destinato a scendere ancora.
Sono molti, infatti, gli analisti convinti che le quotazioni subiranno
ulteriori ribassi, e persino l’Agenzia
internazionale per l’energia ha avvertito che “la pressione al ribasso
potrebbe aumentare nella prima
metà del 2015. È sempre più chiaro
–ha aggiunto l’organismo dell’Ocse- che è iniziato un nuovo capitolo
nella storia dei mercati petroliferi”.
In sostanza, l’offerta del greggio è
nettamente superiore alla domanda. Tra i fattori scatenanti di tale
situazione, oltre ad un’economia
ancora a rilento, c’è l’esplosione
dello Shale Oil americano, cioè la
produzione di greggio attraverso
la frantumazione (fracking) delle
rocce argillose. Questa tecnica ha
letteralmente messo il turbo all’industria petrolifera degli Stati
Uniti, che ormai è nelle condizioni
di fronteggiare la competizione
che arriva dai colossi dell’Arabia
Saudita e della Russia.
Di per sé, il boom dello Shale Oil
non è una cattiva notizia, visto che
fa crescere l'offerta mondiale di
oro nero. Tuttavia, l’investimento
per mettere all’opera l’estrazione
di petrolio dalle rocce richiede
molti investimenti, sostenibili solo
quando le quotazioni del greggio
sono molto alte. Ad oggi, il rischio
è esattamente l’opposto, e qualora
la situazione dovesse perdurare,
molte aziende statunitensi potrebbero finire letteralmente a gambe
all’aria. Proprio per questa ragione
che gli esponenti della comunità
finanziaria sono preoccupati temendo che, prima o poi, l’incantesimo si rompa e che sullo Shale
Oil scoppi una bolla speculativa,
con una lunga sfilza di aziende costrette a naufragare nei debiti.
7
Domenica 16 novembre 2014
Roma
I MILITANTI VOGLIONO IL RECUPERO SOCIALE DI UNO STABILE PUBBLICO, ABBANDONATO DAL 2008
Campozero: su le maniche contro il degrado
Occupato ieri con un blitz l’ex Cral del Poligrafico sul lungotevere dell’Acqua Acetosa
“non può diventare l’ennesimo tugurio, sia aperto alla gente e utilizzato dai romani”
L’
ex Cral del Poligrafico
è tornato ad essere
abitato. E non da umanità senza alcuna prospettiva che lo renderà
tugurio e cassa di risonanza del già
assordante degrado che colpisce
Roma. È infatti scattata ieri l’occupazione dello stabilimento su Lun-
gotevere dell’Acqua Acetosa, ai piedi
del quartiere Parioli. L’iniziativa è
stata assunta ieri mattina dai militanti
dell’organizzazione Campozero. “A
volte, per scoprire i nostri sogni,
copriamo i nostri volti e alle catene
ed ai lucchetti della speculazione
preferiamo l’irruenza della libertà.
Per questo non possiamo tollerare
che sulle sponde del Tevere uno
spazio come l'ex Cral del Poligrafico
muoia nel degrado e nell'abbandono,
lasciato alla mercé di appalti o bandi
pilotati. E nemmeno che diventi una
favelas, un campo rom, o un insediamento per immigrati e clandestini.
Per questo abbiamo deciso di agire.
Malaffare e politicanti stanno affamando il nostro popolo e stanno
depredando la nostra città”.
“Prima che tutta Roma diventi come
Tor Sapienza o Corcolle, rispondiamo con la militanza sociale. E non
dimentichiamo che la povera signora
Reggiani venne barbaramente assassinata da un immigrato proprio
al di là del Tevere in mezzo al completo degrado”. Parole chiare quelle
della nota che ha dato notizia del-
l’occupazione, che a scanso di equivoci aggiunge anche il significato
sociale della battaglia che sta portando avanti. “Caste, palazzinari,
banchieri, speculatori, perbenisti,
benpensanti, radical-chic, terzomondisti e tutti quelli che per anni hanno
favorito le politiche a favore dell’immigrazione oggi chiedono repressione e manganelli contro i romani,
noi rispondiamo reclamando e difendendo il diritto a riprenderci la
nostra Città, iniziando da quegli
spazi ingiustificatamente abbandonati. Le sponde del Tevere sono del
Demanio, gestite dalla Regione Lazio
(Ardis, Agenzia Regionale Difesa del
Suolo), quindi sono del popolo. Il
contratto di locazione del Poligrafico
è scaduto nel 2008, per questo l'ex
Cral del Poligrafico deve tornare
alla comunità. Lasciarlo chiuso e
farlo “morire” è un crimine. Una
truffa ai danni del popolo. Per questo
abbiamo deciso di dar vita a Campozero, uno spazio libero, sociale e
popolare. Un centro contro la crisi
economica e culturale. Uno spazio
autogestito, che riqualificheremo a
nostre spese”. Il progetto è di farne
un centro di aggregazione con spazi
dedicati alla cultura, allo sport e a
numerose altre attività. Ma niente
arroganze: i militanti di Campozero
hanno già annunciato di voler uscire
anche subito dallo status di occupanti
e pagare un affitto sociale della struttura, oltre a provvedere alla ristrutturazione e pulizia degli stabili.
Robert Vignola
TOR SAPIENZA E DINTORNI: MARINO IL BERSAGLIO DI QUANTI IERI POMERIGGIO SONO SCESI PER LE STRADE
La Marcia delle periferie non fa sconti
U
na Marcia delle periferie partecipata e senza quell’ombra
di razzismo che molti le hanno voluto attribuire ha
sfilato ieri per le strade di Roma. In testa alla manifestazione uno striscione con la scritta "Ora basta, Marino vattene". A sorreggerlo sono alcuni rappresentanti dei quartieri
simbolo della periferia romana, da Tor Bella Monaca a Tor
Sapienza, la zona al centro delle cronache di questi giorni
per le violente proteste anti immigrati, dove ieri sera il
Sindaco Marino è stato duramente contestato, i cui delegati
sono stati accolti con lunghi applausi, mentre dal camioncino
in testa al corteo si sentiva il messaggio: "Siete stati straordinari,
avete difeso la nostra città. Noi siamo con voi". Al centro del
corteo un lungo Tricolore, al quale fanno da cornice decine
e decine di bandiere sventolate in aria. Alla manifestazione
rappresentanti e cittadini di tutte le periferie romane, da
Settecamini a Torre Angela, ma non mancano anche delegazioni del centro come quella del quartiere Prati.
C'è stato anche un episodio significativo, con un ragazzo immigrato di colore che è stato chiamato dagli organizzatori
ad intonare l'Inno di Mameli. "Vediamo se anche questo lo
tagliate", hanno detto i promotori dell’iniziativa, assiepati
sul “quartier generale” del camioncino che guida la manifestazione, rivolgendosi alle telecamere che inquadravano
la scena. Gli slogan sono stati comunque tutti contro Marino:
"Zingari, immigrati, criminalità, cacciamo Marino dalla città" o anche "Marino lascia la
Panda e compra un pattino". E meno male,
per i partecipanti alla Marcia, che il diluvio
su Roma è sceso solo quando il corteo si era
ormai sciolto.
Dalle voci raccolte in piazza, ad esempio da
romacapitalenews, il senso di impotenza che
ha spinto molti a scendere in strada. "Ci sentiamo come degli stranieri in casa nostra,
siamo circondati da immigrati, nomadi, trans,
russi e altre persone di tutte le altre etnie. Ci
sentiamo come gli apache". A dirlo è Tullio,
un imprenditore che abita nella parte storica
di Tor Sapienza e che oggi ha raggiunto gli
abitanti di viale Giorgio Morandi, alla periferia
di Roma, protagonisti delle accese proteste
degli ultimi giorni contro il centro di accoglienza
per rifugiati. "C'è da ammirare queste persone
che sono scese in piazza per rivendicare i
propri diritti - aggiunge - prima Tor Sapienza era la migliore
borgata di Roma ora invece fa paura. Recentemente ho chiesto
di riavere il porto d'armi che mi serviva quando andavo in
giro per affari di lavoro".
Con lui anche un altro cittadino della parte storica del quartiere, Guido, che ha sottolineato: "siamo venuti qui per
elogiare questi abitanti, hanno reagito bene. Qui siamo
Bruno Rossi
saturi, non si vive più".
8
Domenica 16 novembre 2014
Da Roma e dal Lazio
ORMAI LA CRISI È APERTA IN CAMPIDOGLIO: VOCI INSISTENTI DI VOTO IN PRIMAVERA
Il Pd pronto ad avventarsi su Marino
Partito intenzionato a chiedere l’azzeramento della giunta, o un sostanzioso rimpasto
Nel mirino gli esponenti del “cerchio magico” del sindaco: traballa Alessandra Cattoi
edde rationem? L’aria è
quella. Certamente il fatto
che un incontro sia stato
calendarizzato dopo i silenzi e gli imbarazzi di una
settimana da tregenda per la maggioranza che governa Roma la dice
lunga. E le voci di voto a primavera
prendono corpo di pari passo che i
bisbigli degli inquilini del Campidoglio s’intrecciano da un fronte all’altro
della politica roma. Di sicuro c’è che
l’atteso faccia a faccia tra il gruppo
capitolino del Pd e Ignazio Marino,
si terrà martedì. Un appuntamento
che arriva dopo l’ultimatum piombato
sulla scrivania del primo cittadino
dalla direzione romana del partito,
che ha chiesto senza mezzi termini
un cambio di passo, e di squadra, o
in alternativa il voto anticipato già
nel 2015. Inizialmente il rendez-vous
era stato fissato per domani, perché
avrebbe dovuto affrontare solo la
questione delle multe, ma dopo il
veloce susseguirsi di fronti d’attacco
a un Marino sempre più debole (e
non solo per Tor Sapienza), la riunione
è stata spostata di un giorno.
Restano congelate, almeno per il momento, ipotesi di dimissioni e voci sui
nomi dei possibili aspiranti alla successione di Marino. Ma gli argomenti
sono tema di discussione ricorrente,
soprattutto a centro-sinistra. Segno
R
che questa volta il sindaco, fiaccato
da un mese di polemiche e attacchi
continui, con il rumoroso silenzio causato da parte degli esponenti della
sua stessa maggioranza causato dai
troppi imbarazzati provocati, cederà
alle richieste del partito democratico.
Su quale versante, difficile dirlo. I pochi
che sono rimasti vicini al chirurgo lo
hanno trovato però assai poco allegro.
Tanti per dire, ieri è rimasto alla larga
da luoghi pubblici. Chissà che non
abbia già cercato di ricucire, per li-
mitare al massimo gli inevitabili danni
di martedì.
Come sempre in questi casi, la voce
che rimbalza è quella di un possibile
rimpasto. All’interno del Pd si discute
su due ipotesi: il Nazareno spinge
per un segnale forte, voci accreditate
dicono che l’azzeramento è ormai
l’unica via per salvare la consiliatura.
La linea del Pd Roma, ed in particolare
del segretario Lionello Cosentino, “è
quella di un forte rimpasto partendo
dai singoli assessori che non hanno
dato risultati alla città”. Figuriamoci,
c’è l’imbarazzo della scelta.
Qualche assessore, infatti, ha già ordinato le scatole per sloggiare dalla
giunta: sempre i bene informati parlano di Estella Marino e Rita Cutini
pronte all’addio, come Luca Pancalli.
Paolo Masini invece potrebbe cambiare deleghe, giacché le sue periferie restano il tallone d’achille dell’azione amministrativa, insieme alla
situazione ambientale, per la quale
pagherà pedaggio l’assessore omo-
nima del sindaco. Ma il Pd ormai
punta con forza al “cerchio magico”
di Marino, tanto che è accreditata
come certa la richiesta della testa di
Alessandra Cattoi. Evidente il tentativo
di piazzare nel cordone sanitario attorno al sindaco marziano qualche
uomo d’apparato. C’è chi vocifera di
Fabrizio Panecaldo e Mirko Coratti
pronti a catapultarsi nelle stanze dei
bottoni del Campidoglio. Vedremo.
Secondo l’agenzia Dire, “il segnale
che Marino deve dare ai piani alti
del Nazareno, infatti, questa volta è
quello di una nuova collaborazione.
O ancora meglio di "un cambiamento
radicale dell’asse politico della squadra di governo" come chiede il partito
principale azionista della maggioranza capitolina. Perché il Pd chiede
soprattutto questo: "La dimostrazione
di un passo di buona volontà da
parte del primo cittadino". Il puntellamento della giunta, però, servirà
soprattutto per sostenere quello che
nel Partito democratico chiede con
ancora più forza: il cambiamento dell’agenda del Campidoglio. Con una
rinnovata attenzione per il sociale, le
periferie, il decoro e la pulizia”.
Ovviamente, sotto traccia, c’è una
ridda di posizioni da rimescolare.
Roma brucia, e questi ballano il valzer
delle poltrone…
Robert Vignola
L’INTERVENTO
Quell’assordante silenzio sul caso Di Stefano
Storace: “Ma quali multe e quali Panda rosse: la vicenda Lazio Service è inquietante”
l Pd romano fa i conti
con un fallimento. Quello
di Ignazio Marino, per
cui la settimana che si è
chiusa è stata probabilmente
la peggiore dall’inizio del
suo mandato, che peraltro
è stato tutt’altri che costellato da successi. L’immagine
del sindaco solo e del partito
I
che lo ha sponsorizzato che
lo guarda ormai con malcelato imbarazzo è una fotografia del momento, ma
all’ombra del Cupolone la
sinistra farebbe bene ad interessarsi anche all’altro versante, quello giudiziario, dal
quale è arrivato lo scossone.
E che continua, con le rive-
lazioni che quotidianamente
aggiornano l’affaire Di Stefano, ad ingrossarsi.
Ad aprire una riflessione su
questo aspetto è Francesco
Storace. Il leader de La Destra, in particolare, invita
l’opinione pubblica a non
guardare solo il dito della
Panda rossa del sindaco, ma
a rivolgere l’attenzione più
oltre, alla luna di uno spaccato sul malaffare che, qualora venisse confermato in
tribunale, avrebbe dell’inquietante. "Le multe di Marino e le contestazioni al
sindaco preoccupano giustamente il Pd. Che tace sulla presunta maxitangente a
PERIFERIA VIOLENTA
Cinecittà: tunisino seduce
e abusa di una quattrordicenne
L
e accuse per lui sono
di violenza sessuale e
sequestro di persona:
per questo è stato arrestato
dai carabinieri della Stazione di Roma Cinecittà un tunisino di 31 anni.
La vittima dell’abuso è una
ragazza di 16 anni, nata a
Roma da genitori del Bangladesh. Secondo la ricostruzione degli inquirenti
l'uomo ha circuito la ragazza,
quindi l’ha condotta in casa
sua dove, dopo aver sbarrato
la porta con una scrivania,
l'ha costretta ad un rapporto
sessuale.
Fortunatamente la minore
ha avuto la forza di reagire
e denunciare il fatto alle forze dell’ordine ed è stata
quindi sottoposta subito al
protocollo sanitario presso
il Policlinico Casilino dove
è stata riscontrata la violenza
sessuale subita. I militari
hanno perquisito i luoghi
dove è avvenuta la violenza,
trovando sul posto rilevanti
elementi di prova a suffragio
dell'accaduto. Al termine
delle indagini, coordinate
dalla Procura della Repubblica di Roma, il Gip presso
il Tribunale di Roma ha
emesso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere
ed è stato condotto presso
il carcere di Regina Coeli.
Marco Di Stefano. La vicenda
Lazio Service infatti sembra
non interessare al partito
che lo ha fatto entrare in
Parlamento grazie alle dimissioni di una deputata, la
Leonori, nominata assessore
della giunta Marino. Ogni
giorno questa storia assume
contorni sempre più inquie-
tanti, ma il Pd sta zitto. E,
ovviamente, anche il sindaco
di Roma. Che cosa teme il
partito di Renzi? Rivelazioni
di Di Stefano? Mi chiedo
perché si taccia anche nel
centrodestra, ed è ancora
più inquietante, quasi che
ci siano altri, ulteriori timori.
Per finire, ma secondo me
per sottovalutazione e voglio
sperare non per paura, silenti anche i grillini. Forse
il matto sono io che non mi
occupo solo delle multe di
Marino...", conclude Storace.
R. V.
LANCIATO L’ALLARME DAL FAI
Certosa di Trisulti, si fermi il degrado
Il monastero di Collepardo cade a pezzi
antica Certosa di Trisulti, fiore all’occhiello
della Ciociaria e del
turismo religioso italiano rischia di sgretolarsi come
neve al sole se non si corre
al più presto ai ripari.
Questo l’ultimo allarme lanciato dal Fai, Fondo per l’ambiente italiano, rispetto al
monastero in provincia di
Frosinone.
I fondi non ci sono e così l’ente ha cercato
di trovare un escamotage facendo entrare
la struttura religiosa e la sua farmacia settecentesca tra i «Luoghi del Cuore» 2014.
Eppure il sito, immerso in un verde incantato,
ogni anno lo fanno cinquantamila turisti
L’
da tutto il mondo che arrivano a Collepardo,
nel cuore dei monti Ernici, per ammirare il
complesso fondato nel 1204 per volontà di
papa Innocenzo II.
Oggi nel monastero, monumento nazionale,
vivono quattro monaci cistercensi (tre dei
quali oltre gli ottant’anni), che cercano in
ogni modo di preservare o quindicimila metri quadrati della
struttura.
Per evitare problemi, alcune
aree della Certosa sono già vietate ai visitatori.
Il sindaco di Collepardo, Mauro
Bussiglieri, è preoccupato:
“Chiedo l’intervento del ministro
Dario Franceschini – dice - per
salvare uno dei luoghi d’arte
più conosciuti del centro Italia. La Certosa
è un bene da tutelare e il governo faccia
tutto il possibile per assicurare i fondi necessari alle opere di restauro”. Pensando
al futuro il primo cittadino aggiunge: “Il
Comune è pronto ad assumere la responsabilità del complesso”.
F.Ce.
9
Domenica 16 novembre 2014
Dall’Italia
UN’ALTRA AZIENDA VITTIMA DELLA CRISI IN EMILIA-ROMAGNA
Parmacotto a rischio fallimento
Chiesto un concordato sulla riduzione del debito: si ipotizza anche la vendita
uono, genuino, ma in crisi.
Lo storico marchio italiano
di insaccati fondato a Parma nel 1978 rischia di
chiudere i battenti dopo
la contrazione di un forte debito con
le banche difficile da fronteggiare.
Ad oggi è Unicredit ad avere in
mano la situazione, con un pegno
del 51% delle azioni e degli investimenti fatti negli ultimi anni per realizzare uno stabilimento all’avanguardia nel parmense e esportare il brand
all’estero: l’apertura a New York di
due ristoranti ha pesato e non poco
sul bilancio dell’azienda. Cinque anni
fa si inaugurava nel parmense uno
stabilimento avveniristico costato 26
milioni di euro per ottenere sei linee
di affettamento che consentissero
un’innovazione nel processo di produzione riscontrabile sulla qualità
del prodotto finale. E nel frattempo il
tentativo di conquistare la Grande
Mela portava a stringere un’alleanza
con Simest, la banca d’affari parapubblica che oggi ha in pegno il
15,6% della società (mentre ben il
51% è in pegno a Unicredit) e entro
il 2016 avrebbe dovuto finanziare
l’apertura di uno stabilimento per la
B
produzione di preaffettati tra il New
Jersey e la Pennsylvania
Intanto il patron Mario Rosi ha chiesto
al tribunale un concordato per la riduzione del debito. Nel prossimo fu-
turo potrebbe esserci anche una vendita, o meglio svendita, del marchio.
Scelte manageriali che negli ultimi
anni sono state forse troppo avventate
e che non hanno permesso di con-
trollare la situazione soprattutto rispetto alla concorrenza.
Rosi, titolare della holding Cofirm
che controlla il marchio, al momento
non sembra arrendersi, nonostante
la criticità della situazione: ci sarebbe
ancora speranza per i duecento dipendenti dell’azienda.
Si aspetta infatti la risposta del tribunale di Parma rispetto a un concordato
preventivo per avviare una ristrutturazione patrimoniale e finanziaria
che garantirebbe una gestione controllata delle difficoltà economiche,
tutelando i creditori (tra loro anche
Mps e Banco Popolare con ipoteche
su immobili a garanzia dei mutui) e
al tempo stesso chiedendo loro la riduzione del debito, avvalendosi dell’ex articolo 161 della legge fallimentare.
Il Tribunale, chiamato a esprimersi
in merito al concordato, potrebbe
nominare un commissario giudiziale
per rassicurare i creditori: sono molti
i nomi che circolano, avvolti ancora
in un alone di mistero.
La manna dal cielo però potrebbe
essere straniera: diversi i nomi che
vengono fatti negli ultimi tempi. Da
Giacomo Amadori, Grandi Salumifici
Italiani, Beretta e Aia, che avrebbero
tutto l’interesse a conquistare un marchio di appeal come Parmacotto a
prezzo di saldo.
Francesca Ceccarelli
LA DEPRESSIONE ECONOMICA COLPISCE LO STORICO PASTIFICIO PALERMITANO
Tomasello, licenziati 56 dipendenti
Produzione ridotta in attesa di trovare un partner
on ce n’è per nessuno: la
crisi tocca pure il pastificio
Tomasello, una delle
aziende storiche che dal 1910
ha la sua sede sul lungomare
di Casteldaccia. Scattata la mobilità per i 56 dipendenti in
attesa che i proprietari del marchio trovino dei partner commerciali.
Per ora i lavoratori continuato
la loro attività, mentre la pros-
N
sima settimana verranno diminuite le linee di produzione.
Alla base della crisi il rialzo del
prezzo del grano: “E' triplicato
- spiegano alcuni rappresentanti
dei lavoratori - mentre il crac
del gruppo Ferdico ha sicuramente influito sulla distribuzione
e gli introiti dell'azienda. Manca
invece una politica regionale a
sostegno del comparto alimentare. I vertici dell'azienda ci
hanno assicurato che stanno
cercando un partner - dicono e che ci sono trattative in corso
con almeno un big della distribuzione alimentare. Questo
fatto fa sperare in una ripresa
dell'attività a pieno ritmo".
Ma a Palermo quella della Tomasello non è l’unica realtà in
crisi: anche gli operai dell'AnsaldoBreda hanno manifestato
in centro nei giorni scorsi per
portare l’attenzione sulla situazione catastrofica che sta vivendo
il comparto: “La mafia si combatte soprattutto col lavoro: è
questo l'appello che rivolgiamo
ai politici oggi qui riuniti, dal
momento che a Palermo lo storico stabilimento di AnsaldoBreda
rischia seriamente di chiudere",
avevano dichiarato i rappresentanti delle Rsu della fabbrica.
"Si è confermato l'impegno, sot-
toscritto con i verbali di gennaio
e marzo 2014, di continuità produttiva dello stabilimento di Carini in relazione alle commesse
acquisite, fino al 31 dicembre
2015", rende noto Linda Vancheri, assessore alle Attività
produttive della Regione siciliana. "A breve si terrà un ulteriore incontro - conclude Vancheri - con l'azienda circa le
prospettive del sito di Carini nel
medio-lungo periodo".
Sul piede di guerra anche i lavoratori di Accenture: un centinaio
dei 262 operatori sono stati
messi in mobilità lo scorso 30
ottobre, molti dei quali hanno
manifestato all'altezza del ponte
di via Belgio, bloccando il traffico
all'ingresso dell'autostrada Palermo-Catania nei giorni scorsi.
Oggi al prefetto di Palermo Francesca Cannizzo i sindacati chiedono di favorire la convocazione
al ministero del Lavoro di un
tavolo con Bt e tutti i soggetti
coinvolti e di intervenire incisivamente affinchè l'azienda affinchè non venga smantellata.
F.Ce.
SE IL CENTRO STORICO SI DESERTIFICA
Modena, piena di locali, tutti vuoti
Confcommercio: “Servono misure urgenti: cinque anni
di esenzione tasse per nuove aperture e Imu più leggera”
Emilia-Romagna si trova ormai a fare i conti con la
crisi, basta guardare i dati
che riguardano le attività commerciali dei maggiori centri cittadini, la maggior parte sull’orlo
della chiusura. In modo particolare
è stato fatto no studio a Modena
dove Confcommercio ha raccolto
i numeri, sempre più impietosi:
“Sono oltre 120 i locali commerciali
e artigianali vuoti in centro storico,
distribuiti ormai in modo omogeneo sull'intera area del centro stesso. La crisi economica con il conseguente calo dei potere d'acquisto
delle famiglie ha avuto un ruolo
pesante, ma sulla redditività delle
imprese, sul numero di cessazioni
e sulle possibilità di attrarre chi
voglia investire in centro storico
L’
incidono in modo considerevole
costi degli affitti abnormi: per un
locale di 60-70 metri quadrati si
possono arrivare a pagare fino a
5 mila euro al mese”.
Sui dati interviene direttamente il
presidente di Modena, Massimo
Malpighi: “Tante chiusure non rappresentano un bel biglietto da visita - commenta Massimo Malpighi,
presidente Confcommercio città
di Modena - ma deve fare riflettere
anche il progressivo impoverimento del mix merceologico che dura
da anni, incominciato ben prima
che la crisi cominciasse a dispiegare i propri effetti devastanti”.
“Bisogna invertire il trend e far
tornare vivo ed ancora più attrattivo il nostro centro storico - prosegue Malpighi - e per questo
pensiamo da tempo servano azioni
mirate, utili ad aumentare il mix
merceologico e ad incentivare
aperture di commercio e artigianato di qualità, capaci di innovare
e dare nuovo appeal alla rete commerciale e di fungere da nuovi
catalizzatori”.
“Ci rendiamo perfettamente conto
- precisa il presidente cittadino di
Confcommercio - che le risorse
pubbliche sono limitate, ma crediamo che serva un salto di qualità
nelle politiche dell'Amministrazione Comunale, a cui chiederemo
di esentare per cinque anni dal
pagamento di tributi locali le nuove
aperture in centro storico, che rispondano a criteri che definiremo
assieme”.
“Si tratta in sostanza - conclude
Confcommercio - di potenziare
l'incentivo introdotto nei mesi scorsi sulla Tosap anche agli altri tributi
(come la Tassa sulla pubblicità e
la Tari sui rifiuti), ma anche di ragionare sull'opportunità di prevedere un alleggerimento dell'Imu
per i proprietari degli immobili
che aderissero ad un accordo teso
a calmierare i canoni di affitto”.
Al riguardo si esprime anche il
sindaco Muzzarelli è stato chiaro
sul centro storico: “Quanto agli
incentivi, abbiamo appena aumentato i ristori per le attività ostacolate dai lavori pubblici. Poi ovviamente nel bilancio ci saranno altre
misure per la valorizzazione del
centro, il turismo, expo 2015 e
così via”.
F.Ce.
10
Domenica 16 novembre 2014
Dall’Italia
AREZZO – LA PROTESTA A BADIA PRATAGLIA
Arrivano i profughi, il paese chiude
Serrata dei commercianti e sit-in in prefettura per manifestare contro
l’invio, nel centro montano di settecento anime, di cento stranieri
errande abbassate e mezzo
paese in piazza a protestare
contro l’arrivo dei profughi.
È quanto sta accadendo a
Badia Prataglia, una frazione
di Poppi (Arezzo) di 785 anime, di
cui il 10% stranieri, dopo che un
hotel ha dato la disponibilità a ospitarne cento.
I residenti hanno così organizzato,
per ieri mattina, un sit-in di protesta
davanti alla Procura di Arezzo, oltre
alla serrata dei negozi nella località
montana. “Solidarietà sì: ma 100 sono
troppi” è il tono generale di una protesta pacifica. “Uniti e determinati per
un'equa ripartizione dei flussi migratori”, “Integrazione con proporzione
e senza imposizione” si legge in
alcuni cartelli. Autorizzata dalla questura, la manifestazione a cui hanno
preso parte oltre cento persone si è
chiusa poco prima delle 13, dopo
aver preso il via intorno alle 10.
S
Intanto in paese quasi tutti i commercianti hanno aderito alla serrata
indetta dalla Confcommercio. “Questo
smistamento coatto di persone, deciso
dall’alto senza interpellare la comunità,
è quanto di più lontano si possa immaginare da una vera politica del-
l’accoglienza” afferma il presidente
di Confcommercio Casentino Adelmo
Baracchi. “Non siamo contro l’arrivo
di profughi, ma contro l’arrivo di
cento persone, un numero troppo
alto, sproporzionato per le dimensioni
della nostra comunità – chiarisce Al-
berto Marri, titolare a Badia della
macelleria di famiglia – ci metterebbe
in ginocchio tutti, residenti e commercianti, anche perché il nostro paese vive di turismo. Con la serrata vogliamo protestare contro le istituzioni,
che affrontano il problema dei profughi gettandolo sulle spalle della
popolazione locale, senza preoccuparsi di come verranno sconvolti i
nostri equilibri sociali ed economici”.
Fino a cento infatti gli stranieri che
potrebbero arrivare nel piccolo paese.
Come conferma ai quotidiani locali
il proprietario della struttura in cui è
stata data la disponibilità massima
anche se il primo gruppo dovrebbe
aggirarsi intorno ai 25 soggetti. “Siamo
proprietari della Pensione Bellavista
da 130 anni – racconta il titolare,
Paolo Mulinacci – chiusa a fine 2013.
In famiglia siamo in quattro senza lavoro, così ho colto al volo l’occasione
mettendo a disposizione l’immobile
per il quale mi pagheranno l’affitto.
In paese? Molti mi hanno detto che
al posto mio avrebbero fatto lo stesso.
Nell’accordo prenderanno a lavorare
mia moglie e i miei due figli”.
La pensione ha dato solo “disponibilità
dei locali”, ma non gestirà in proprio
l’accoglienza demandata alla cooperativa che si è aggiudicata l’appalto.
Sono ben 33,16 gli euro che gli saranno riconosciuti al giorno per ogni
profugo ospitato. Tra l’altro la pensione
è in fase di ristrutturazione e pare
che questi lavori saranno direttamente
sostenuti dalla stessa cooperativa.
“La comunità badiana è generosa,
accogliente, simpatica – sottolinea
Carlo Toni, sindaco del comune di
Poppi – ma capace di ospitare al
massimo venti profughi non di più,
se fossero anche quaranta sarebbe
un problema”.
Barbara Fruch
MILANO – ESCORT DI LUSSO E TRAFFICANTE DI COCAINA
Prostituzione e droga: arrestata la Dama Bianca
La donna di origine albanese era evasa dagli arresti domiciliari nel Pavese per “lavorare”
nel capoluogo lombardo. Non mancavano i viaggi a Roma par accompagnare i politici
volgeva la propria attività
nei quartieri alti della ”Milano
bene”, e non solo: arrotondava il portafoglio trafficando cocaina tra la Lombardia e la Capitale.
Si tratta di Eva Preka, 32 anni, di
origine albanese, nota negli ambienti della criminalità come Princess Eva o Dama Bianca.
I carabinieri di Vigevano (Pavia),
coordinati dal capitano Rocco Pa-
S
paleo, l'hanno presa in un elegante
appartamento in zona Porta Venezia, in centro a Milano, dove
aveva ripreso a prostituirsi dopo
essere evasa dai domiciliari a Tromello, nel Pavese, nel giugno del
2013, dove stava scontando una
condanna definitiva a tre anni per
traffici illeciti con la cocaina e per
violazione delle norme sulla prostituzione. Recidiva dunque la don-
na che spendeva poi i soldi per le
vie del centro tra i lussuosi negozi
di via Buenos Aires. Nel 2010 la
escort era stata arrestata dai carabinieri a Sanremo, con 500
grammi di cocaina pura, nell'ambito
di un'operazione su un traffico internazionale di stupefacenti tra
l'Italia e i Paesi Bassi. Tutti gli
introiti del traffico della Dama
Bianca erano gestiti dal suo com-
pagno, evidentemente accondiscende all’attività di maitresse. La
Preka era fuggita da Tromello, per
rifugiarsi a Milano sotto falsa identità. I militari hanno inoltre scoperto
che la donna, durante la sua latitanza, aveva più volte fatto la spola
tra Roma e Milano, facendo da
accompagnatrice a numerosi dirigenti e politici, la cui identità teneva in gran segreto.
La Dama Bianca, riferiscono i carabinieri, ha anche partecipato, in
qualità di ospite, alle sfilate della
Settimana della moda a Milano,
dove non ha disdegnato di fare
numerosi selfie con personaggi
noti dello spettacolo e del jet set
che poi pubblicava sui social network. Proprio i selfie l'hanno
tradita: le foto pubblicate dalla
escort sul web hanno permesso
L’UOMO CHE HA RIVELATO IL PIANO DI MORTE PER DI MATTEO
Vito Galatolo si pente:
trema Cosa Nostra
Anche lui sarà un collaboratore di giustizia
I
l boss Vito Galatolo, esponente
di una delle più blasonate famiglie
di Cosa nostra, è ufficialmente un
pentito. Nelle ultime ore la formalizzazione della decisione con il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio
Teresi e con il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari.
La procura di Palermo, così come
quella nissena, non commenta e non
conferma: secondo quanto trapelato
il nuovo collaboratore avrebbe fornito
dettagliate informazioni sul piano di
morte già pronto a diventare operativo
nei confronti del pm Nino Di Matteo.
Non si sa nulla di più, oltre il fatto del
prelievo della moglie di Galatolo, che
da due anni abitava a Mestre con i figli,
presa in consegna dalla Dia per essere
trasferita in una località protetta.
La motivazione che ha spinto Galatolo
a tale decisione è per ora ignota: resta
il fatto che le rivelazioni del neo-pentito
sembrano essere davvero sconcertanti.
”All’eliminazione del magistrato -avrebbe detto il pentito – sono interessate
anche entità esterne”. Quali siano queste entità resta un mistero.
Un duro colpo quindi per Cosa Nostra
visto che da anni si ritiene che la famiglia Galatolo sia vicina ad ambienti
“deviati” dei servizi segreti. Nel 1989,
erano stati i Galatolo ad aver organizzato il fallito attentato all’Addaura
a Giovanni Falcone. Dopo vent’anni
i boss Vincenzo e Angelo Galatolo,
zio e nipote, erano stati condannati
come esecutori dell’attentato dell’Addaura, con sentenza definitiva
dalla Cassazione.
Lo scorso 20 febbraio, a seguito della
maxi sequestro di beni del valore di
250 milioni di euro da parte della Dia,
è emerso che la famiglia Galatolo
aveva rimesso le mani sul Mercato
Ortofrutticolo di Palermo, imponendo
il prezzo dei beni in vendita a cui dovevano sottomettersi gli operatori del
settore, ma anche attraverso il controllo
del trasporto su gomma da e per la
Sicilia occidentale.
Anche Giovanna Galatolo, figlia di
“Enzo” e sorella di Vito, ha deciso di
collaborare da tempo con la giustizia:
a “Non voglio più stare nella mafiaha dichiarato- perché ci dovrei stare?
Solo perché mio padre è mafioso?
No, non ci sto. Non voglio stare nell’ambito criminale. Né voglio trattare
con persone indegne” .
F. Ce
ai segugi di Vigevano di mettersi
sulle sue tracce.
Dopo gli accertamenti nell’abitazione della donna, i carabinieri
hanno scoperto il legame non
reciso con la cocaina, dato che
nel corso della perquisizione ne
è stato trovato un piccolo quantitativo. La Dama Bianca al momento dell’irruzione degli agenti
ha cercato di negare la propria
identità fornendo documenti falsi:
poi però, incalzata da un carabiniere ha ammesso: "Sono quella
che stai cercando". E' stata quindi
accompagnata nel carcere di Milano San Vittore, dove dovrà scontare il residuo della pena per cui
era ricercata.
F.Ce.
TRAGEDIA SUL GRAN SASSO
Maltempo: deceduti
i due alpinisti dispersi
ragico epilogo per due alpinisti pugliesi ritrovati
morti sul Gran Sasso, in
una zona impervia della Conca
degli Invalidi, versante teramano.
I decessi sono stati accertati dal
medico del soccorso alpino del
Cai. Al recupero delle salme ha
provveduto l'elicottero del 118.
Le operazioni di recupero sono
state condotte con l’impiego di
squadre cinofile e Tas (Topografia applicata al soccorso).
Tre elicotteri – del 118, forestale
e vigili del fuoco – hanno allestito un campo base a Campo
Imperatore.
I due giovani di 26 e 30 anni,
in servizio attivo nella caserma
alpini 'Pasquali' dell'Aquila, erano usciti ieri per un'escursione
sulla vetta del Corno Grande,
ma non erano rientrati in caserma nonostante il sopraggiungere della notte.
“Un compagno che li aspettava,
T
non vedendoli arrivare, si è recato a Campo Imperatore, ha
trovato la loro automobile e ha
dato l’allarme”, ha riferito Antonio Crocetta, delegato regionale del Soccorso alpino.
Secondo le ricostruzioni pare
che i due alpini siano scivolati
in un dirupo con diversi sbalzi
di roccia per circa 200 metri,
dalla via Normale direzione
Valle dei Ginepri. Sembra inoltre che i due non fossero dotati
di ramponi.
E’ possibile che siano stati sorpresi dal maltempo, dato che nel
pomeriggio di venerdi nella zona
era calata una fitta nebbia e che
si siano trovati in difficoltà anche
per la neve e il ghiaccio presenti
sulla cima del Corno. In particolare, tracce del loro passaggio
sono state individuate in una
zona impervia della conca degli
invalidi, versante teramano del
massiccio del Gran Sasso. F.Ce.
11
Domenica 16 novembre 2014
Arte
IN PROGRAMMA A ROMA PRESSO LE SALE DI PAL AZ Z O BRAS CHI
“Nino!”, il genio di Manfredi in una mostra universale
Un’occasione per rendere omaggio al grande artista italiano
di Francesca Ceccarelli
n’imperdibile mostra racchiusa in una sola parola“Nino!”: questo il titolo
per la rassegna multimediale dedicata a Nino Manfredi inaugurata al Museo di Roma
Palazzo Braschi. Si tratta di un vero
e proprio viaggio alla riscoperta
del grande attore, in occasione del
decennale della sua scomparsa:
un’occasione per rendere omaggio
ai momenti più significativi della vita
dell’artista. L’iniziativa, proposta dalla
famiglia Manfredi, intende ripercorrere, attraverso proiezioni, scatti inediti dei suoi film più significativi,
musiche e un documentario diretto
dal figlio Luca, i momenti della vita
artistica, ma anche privata, di uno
degli attori più emblematici e popolari del cinema italiano.
“Nino!” è una manifestazione organizzata da Dalia Events, in collaborazione con Onni e con la famiglia
Manfredi, che, attraverso mostre fotografiche ospitate in diverse città
del mondo, vuole rendere omaggio
all’attore ripercorrendo la sua vita di
artista e di uomo. Il ciclo di appuntamenti dedicato a Manfredi é stato
inaugurato lo scorso 9 maggio al Lin-
U
wood Dunn Theater di Los Angeles,
in California, per poi spostarsi all’Auditorium della Conciliazione di
Roma e quindi in provincia di Frosinone, a Castro dei Volsci, paese natale
di Nino. Le tappe di quest’anno termineranno a Parigi per riprendere
nel 2015 a San Paolo, Kuala Lampur,
Bulgaria, sino a Buenos Aires. Un rilievo internazionale di cui si sono
fatti promotori anche gli Istituti italiani
di cultura in giro per il mondo, a dimostrazione di come Nino Manfredi
sia stato attore stimato e conosciuto
tanto in patria quanto anche fuori dai
confini delle sua Italia. La mostra ha
fatto tappa anche a New York, dove è
stata ospitata dall’atelier Bulgari sulla
Fifth Avenue. In quell’occasione è
stato proiettato “Pane e Cioccolata”
nella sua pellicola restaurata, in occasione del 40° anniversario del film
diretto da Franco Brusati, che ha consacrato la fama internazionale del
grande attore italiano.
La galleria di immagini portate a New
York, che ritraggono Manfredi in scatti
tratti dai suoi film più famosi, è stata
soltanto un assaggio della mostra vera
e propria ospitata a Palazzo Braschi,
dove rimarrà per due mesi con una
esposizione multimediale che offre
foto di set, di famiglia e altro, oltre a
ricostruzioni di ambienti e caroselli a
cui Manfredi ha fatto da testimonial.
Nino Manfredi, all’anagrafe Saturnino
Manfredi, è stato attore, regista, sceneggiatore, doppiatore, scrittore e
cantante italiano. Interprete versatile
e incisivo, tra i più validi del cinema
italiano, nel corso della sua lunga car-
riera ha alternato ruoli comici e drammatici con notevole efficacia, ottenendo
numerosi riconoscimenti. Con Alberto
Sordi, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni e Vittorio Gassman fu uno
dei grandi protagonisti della commedia all’italiana. Rustico e popolano,
fieramente ciociaro e orgoglioso delle
sue origini contadine, schivo nel privato e poco interessato ai riflettori
dello showbiz, ha sempre scelto di
dare il massimo attraverso la recitazione con la quale si donava in tutto
e per tutto al suo pubblico. Indimenticabile Nino, quello romano un appuntamento da non perdere.
UN APPUNTAMENTO MOLTO ATTESO DAL PUBBL ICO
Bresson, la vita in uno scatto
La retrospettiva di fotografie all’Ara Pacis fino al 25 gennaio 2015
n evento che gli amanti della fotografia
e non solo aspettavano da tempo: è
sbarcata a Roma una delle mostre che
sta riscuotendo moltissimo successo di pubblico e critica. Si tratta della retrospettiva
Henri Cartier-Bresson a cura di Clément
Chéroux.
Presente nella Capitale fino al 25 gennaio
2015, presso il Museo dell’Ara Pacis, la
grande esposizione, realizzata dal Centre
Pompidou di Parigi in collaborazione con
U
la Fondazione Henri Cartier-Bresson, viene
presentata a dieci anni esatti dalla morte di
Henri Cartier-Bresson.
“Il genio per la composizione, la straordinaria
intuizione visiva, la capacità di cogliere al
volo i momenti più fugaci come i più insignificanti”, fanno di Henri Cartier-Bresson
(1908 – 2004) uno dei più grandi fotografi
del ventesimo secolo.
Nel corso della sua lunga carriera, percorrendo il mondo e posando lo sguardo sui
grandi momenti della storia, Cartier-Bresson
è riuscito a unire alla potenza della testimonianza la poesia.
Tre sono i periodi fondamentali che scandiscono la sua opera: il primo, dal 1926 al
1935, durante il
quale Cartier-Bresson frequenta i surrealisti,
compie i primi passi in fotografia e affronta
i suoi primi grandi viaggi; il secondo, dal
1936 al 1946, corrisponde al periodo del
suo impegno politico, del lavoro per la stampa comunista e all’esperienza del cinema;
il terzo periodo, dal 1947 al 1970, va dalla
creazione
della cooperativa Magnum Photos fino alla
fine della sua attività di fotografo.
Riduttivo sarebbe dunque individuare nella
sola nozione di “istante decisivo” , che per
lungo tempo è stata la chiave principale di
lettura delle sue immagini, la sintesi del
suo lavoro.
Questa retrospettiva ripercorre cronologicamente il suo percorso, con l’ambizione di
mostrare che non c’è stato un solo CartierBresson ma diversi.
La mostra propone, infatti, una nuova lettura
dell'immenso corpus d’immagini di Cartier-Bresson, coprendo l’intera vita professionale del fotografo. Saranno esposti oltre
500 opere tra fotografie, disegni, dipinti,
film e documenti, riunendo le più importanti
icone ma anche le immagini meno conosciute
del grande maestro: 350 stampe vintage
d’epoca, 100 documenti tra cui quotidiani,
ritagli di giornali, riviste, libri manoscritti,
film, dipinti e disegni.
L’itinerario espositivo offre una doppia visione: rintraccia la storia dei lavori di Cartier-Bresson, per mostrare l’evoluzione del
suo cammino artistico in tutta la sua complessità e varietà, e, al tempo stesso, raccoglie
e ”rappresenta” la storia del Ventesimo
secolo attraverso il suo sguardo di fotografo.
Dal Surrealismo alla Guerra Fredda, dalla
Guerra Civile Spagnola alla seconda Guerra
Mondiale e alla decolonizzazione, CartierBresson è stato uno dei grandi testimoni
della nostra storia; “l’occhio del secolo”,
come giustamente è stato definito.
Il percorso espositivo è diviso in nove parti.
Dopo una Introduzione, le altre sezioni corrispondono alle diverse fasi della vita e del
lavoro di Cartier-Bresson:
1- Prime fotografie: gli anni di apprendistato,
i rapporti con gli americani a
Parigi, le influenze fotografiche, il viaggio
in Africa.
2- Viaggi fotografici: il Surrealismo, il “caso
oggettivo”, le peregrinazioni
fotografiche in Spagna, Italia, Germania, Polonia e Messico.
3- L’impegno politico: New York con Paul
Strand e il Nykino group, Parigi con
Jean Renoir e l’Associazione degli artisti e
scrittori rivoluzionari (AEAR), la
stampa comunista con Robert Capa e Louis
Aragon.
4- Le guerre: il film sulla Guerra civile spagnola, l’attività durante la Seconda
guerra mondiale (fotografo dell’esercito,
prigioniero, fuggiasco, combattente
della Resistenza) per documentare il ritorno
dei prigionieri.
5- Il reporter: La fondazione dell’Agenzia
Magnum Photos, i reportage in Cina e
in India, i funerali di Gandhi.
6- Il reporter professionista: Il primo fotogiornalista a entrare in URSS dopo
la morte di Stalin. E poi Cuba, “L’Uomo e la
Macchina” e la serie Vive la France.
7- La fotografia dopo la fotografia: La fine
dei reportage e una fotografia più
contemplativa. Ricompare il disegno.
8- Ricognizione: il tempo della ricognizione,
la riconsiderazione degli archivi
(dai documenti al lavoro), mostre retrospettive
e libri. La iconizzazione di Henri
Cartier-Bresson.
La mostra è accompagnata da un ampio ed
esaustivo catalogo (pubblicato da Contrasto)
con saggi di studiosi, esperti e testi inediti
di Cartier-Bresson.
12
Domenica 16 novembre 2014
Cinema
ANTEPRIMA ITALIANA AL FESTIVAL DEI POPOLI
Smockings, mandare in fumo una lobby
La storia di due fratelli e una piccola fabbrica di sigarette contro i colossi del tabacco
opera prima di Michele Fornasero, smoKings, è la storia di
due fratelli e della loro piccola
fabbrica di sigarette contro i colossi del tabacco, in anteprima italiana
al Festival dei Popoli, sezione Panorama,
il prossimo 29 novembre.
In uno stile da gangster movie, smoKings
racconta la storia della Yesmoke attraverso gli occhi di due insiders della
vendita di sigarette. Mentre in tutto il
mondo si cerca di promuovere una
nuova era “no-smoking", i fratelli Messina, proprietari di una piccola fabbrica
di sigarette con sede a Settimo Torinese
in Piemonte, combattono per vendere
liberamente milioni di sigarette...
Chi vincerà questa battaglia?
L'impresa nasce con Yesmoke.com, sito
web per la vendita di sigarette online
con sede a Balerna in Svizzera e gestito
da Mosca, dove i due italiani risiedevano
nel 1999 e dove tutto ebbe inizio. Attraverso il sito ogni giorno migliaia di persone acquistavano stecche di Marlboro,
Camel e Lucky Strike a un prezzo stracciato. Ben presto i due fratelli arrivarono
a fatturare 100 milioni di dollari l’anno.
Quando ormai erano convinti di aver
creato un sistema di business innovativo
e legale, Philip Morris decise di far loro
L’
causa per concorrenza sleale, chiedendo
un risarcimento di 550 milioni di dollari.
I due fratelli inizialmente ignorarono il
fatto e continuarono a soddisfare le ri-
chieste dei loro clienti, fino a quando,
nel 2004, grazie all’aiuto del governo
americano, Philip Morris riuscì a fermare
il loro business.
Costretti a chiudere il sito, i due fratelli
decisero di mettersi in proprio con
l’obiettivo di farla pagare al gigante del
tabacco. Nel 2007 fondarono in Italia
Yesmoke, ma il loro modo di fare affari
non piacque allo Stato Italiano e i due
si ritrovarono nuovamente a lottare contro un sistema che li ostacolava. Decisero
così di fare la guerra anche allo Stato,
citandolo in giudizio…
smoKings verrà presentato in anteprima
italiana sabato 29 novembre al Festival
dei Popoli nella sezione Panorama e
concorrerà per aggiudicarsi il Premio
"CG Home Video - cinemaitaliano.info"
(distribuzione home video) e il Premio
"Gli Imperdibili" (distribuzione nel circuito
dei Cinema d’Essai della Toscana).
Il documentario è stato presentato in anteprima mondiale in Svizzera al Visions
du Réel International Film Festival, dove
ha vinto il Premio della Giuria, e ha ricevuto
un’ottima accoglienza anche in Spagna al
Semana Internacional de Cine de Valladolid
e in Croazia al Zagreb Film Festival.
smoKings (Italia/Svizzera, 2014, 90') è
un documentario di Michele Fornasero
prodotto da Simone Catania. Una produzione Indyca in co-produzione con
Ventura Film, in associazione con Majade
Filmproduktions, realizzato con il sostegno di Media Development - Single Project
e con il sostegno di Piemonte Doc Film
Fund - Fondo Regionale per il Documentario.
SI AVVICINA L’APPUNTAMENTO PIEMONTESE CON IL CINEMA
Torino Film Fest: special guest Woody Allen
Madrina della kermesse sarà l’attrice britannica Gemma Artenton
arà la bellissima Gemma Arterton, inglese di
nascita, ad aprire il Festival del Film di Torino il 21
novembre all’Auditorium del
Lingotto con il film di Woody
Allen “Magic in Moonlight”,
con la coppia Colin Firth ed
Emma Stone nella Francia
Anni Venti, il Flaubert postmoderno di “Gemma Bovery” di Anne Fontaine, dal graphic novel di Posy Simmonds,
con Fabrice Luchini.
Nella rosa dei film in concorso
nomi da far invidia a qualsiasi
rassegna storica: oltre al lavoro di Allen “Wild” con Reeze
Witherspoon, chiuderà il primo
Torino Film Festival targato
Emanuela Martini, il docu dra-
S
ma su Nick Cave “20.00 Days
on Earth”, l’ultimo thriller con
Noomi Rapace, “The Drop”,
con il compianto James Gandolfini alla sua ultima apparizione. E poi il pezzo forte di
Jim Mickle “Cold in July” dal
romanzo di Joe Lansdale (i
due faranno coppia fissa al
Tff), e la versione integrale
di “The Disappearance of
Eleanor Rigby”, con James
McAvoy e Jessica Chastain.
Per la trentaduesima edizione
ben 180 film da tutto il mondo,
dei quali 16, di cui due italiani, nel concorso principale
dedicato alle opere prime seconde. Il premio Gran Premio
Torino, il 22 novembre, andrà
a Julien Temple e verrà pro-
iettato “The Filth and The
Fury”,che narra la parabola
dei Sex Pistols.
Anche per Torino come Roma,
a incidere molto il vento della
crisi: sui 2 milioni e mezzo di
budget quest’anno il Tff ha dovuto tagliare altri 150 mila euro
L’ex direttore Paolo Virzì che
quest’anno sarà guest star e
curerà la sezione italiana “Dritti
& Rovesci” all’interno di Antonietta De Lillo, Susanna Nicchiarelli, Wilma Labate
Tra le novità della sezione
by-night Afterhours troviamo
“L’enlevement de Michel Houellebecq”. Ci sarà poi un
omaggio a Giulio Questi nella
seconda parte della retrospettiva sulla New Hollywood che
prevede grandi classici come
“Lo squalo”, “Il fantasma del
palcoscenico”, “Il laureato”
e la sezione Onde dedicata
alla performer americana Josephine Decker, (che sarà pro-
tagonista di una mostra in
collaborazione con la Fondazione a Sandretto).
SALE L’ATTESA A FIRENZE PER LA RASSEGNA INTERNAZIONALE
“Sport, movie & tv”, l’agonismo sul grande schermo
Proiettate gratuitamente opere provenienti da tutto il mondo
Sport movies & tv”: è tutto
pronto a Milano per una delle
kermesse più attese della stagione in programma dal 3 all'8 dicembre.
Un’edizione davvero tra le più prestigiose degli ultimi anni che vanta
davvero numeri da record: le opere
saranno 150, invece che 120 come
inizialmente programmato.
Prenderanno parte alla rassegna
tutte le opere premiate nei 16 festival organizzati nei cinque continenti e, oltre ad esse, anche i titoli
“
che - candidandosi - avranno superato le selezioni. A Milano dunque spetta l’onore di ospitare la
fase finale della manifestazione.
Nell’ambito del “Milano ficts festival” proporrà ben 25 anteprime
assolute tra le quali spicca Spirit
in motion , il film ufficiale dei recentissimi giochi paralimpici di
Soci che, proprio in questi giorni,
è in fase di montaggio: nel programma è compreso “Joyful rendezvous upon ice”, il filmato con
cui Pechino si candida alle Olim-
piadi invernali del 2022 con la
quasi assoluta certezza dell'assegnazione.
Molti i riconoscimenti per ogni sezione ai quali si aggiungerà un
premio speciale a insindacabile
giudizio della giuria che resterà
top secret fino all'ultimo, per garantire la riservatezza dei giurati
stessi.
Tra gli ospiti d'eccezione ci saranno
Franco Zeffirelli, la giovane e bella
Cristiana Capotondi che, accanto
alla sua carriera di attrice, è una
calciatrice di grandi potenzialità.
Non si esclude una passerella anche per un nome importantissimo
del cinema italiano di ieri come
Valentina Cortese.
L’entrata per ogni tipo di appuntamento a Palazzo Giureconsulti,
sarà gratis: nessuna tariffa d'ingresso per il pubblico delle cinque
giornate che avrà l'occasione di
assistere a spettacoli unici nel loro
genere. Numerose le sezioni programmate. Da «Olympic games» a
«Movies & tv football» in cui si segnala Football brazilians origin dedicato alla storia del calcio in Brasile. A questa nazione è rivolta particolare attenzione con Maracanazo:
the football legend che racconta,
con immagini di repertorio, la sconfitta mundial del 1950 ad opera
dell'Uruguay, che innescò deliri di
massa e suicidi per disperazione
fra gli ospitanti brasiliani. Poi «Individual sport» sulle discipline
estreme tanto di moda oggigiorno,
affiancati da «Great champions»,
in cui è da non perdere Un siciliano
a Parigi , che narra la storia e il
trionfo di Vincenzo Nibali al Tour
de France.
Tra le chicche della videoteca dovrebbe esserci La grande Olimpiade - Roma 1960 restaurato in
4K, la nuova frontiera della videotecnologia per un filmato d'epoca.
Un festival ricco di spunti, almeno
stando ai progetti.