UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO DIPARTIMENTO

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO DIPARTIMENTO
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO
DIPARTIMENTO DI GIURISPRUDENZA
Corso di Laurea Magistrale quinquennale a ciclo unico in Giurisprudenza – LMG/01
A.A. 2014-2015
RIASSUNTO TESI DI LAUREA MAGISTRALE
Titolo: <<Frode in assicurazione: l’articolo 642 del Codice Penale tra dato normativo e
prospettive ermeneutiche>>.
Candidato: Francesco CONTU
Matricola n. 1014293
Relatore: Chia.mo Prof. Giovanni De Santis
Correlatore: Dott. Gabriele Pellicioli
Il fenomeno delle frodi assicurative ha subito negli ultimi decenni mutamenti significativi,
sia quantitativi che qualitativi. Sotto il profilo quantitativo, emerge l’elevatissimo numero di frodi di
cui sono bersaglio le compagnie assicuratrici operanti in Italia. In talune regioni della Penisola,
l’ammontare complessivo degli indennizzi fraudolenti raggiunge ormai, nei limiti dell’accertato,
l’8% del totale versato dagli assicuratori, tanto da far parlare correttamente di un malcostume
diffuso, non percepito nella sua reale portata offensiva. Sul versante qualitativo, agli occhi
dell’interprete si profila oggi un fenomeno fraudolento a tratti inedito, che va ben oltre le cinque
modalità commissive astrattamente individuate dal legislatore penale. Le condotte tipiche di cui
all’art. 642 c.p. appaiono infatti ancorate al paradigma tradizionale dell’assicurazione contro gli
infortuni, con ampliamenti legislativi al settore della RCA intervenuti nel 2002. A fronte di ciò, si
sono riscontrate difficoltà nell’includere per via ermeneutica i settori assicurativi residuali entro
l’ambito della protezione penale <<anticipata>>.
In questo elaborato si dà conto dell’evoluzione fenomenologica subita dalle frodi
assicurative in Italia e all’estero, evidenziando le carenze di tutela penale riscontrate dagli interpreti
nel corso del tempo. Un’attenzione particolare è riservata alla nuova frontiera delle frodi nel ramo
vita e al condizionamento normativo che si profila, in questa materia, tra il <<reato proprio>> in
esame e il paradigma dell’assicurazione sulla vita a favore di un terzo (art. 1920 c.c.), in cui
l’interesse economico alla frode sorge in capo ad un soggetto formalmente estraneo al rapporto
contrattuale.
In breve, si evidenziano le peculiarità del dato normativo e i profili di irragionevolezza
sistematica risultanti dall’esegesi testuale, e si prospettano, de iure condendo, plausibili soluzioni
ermeneutiche e di tecnica legislativa avvalorate dal formante dottrinal-giurisprudenziale e dal
confronto con ordinamenti stranieri.
La presente trattazione muove dall’analisi della tecnica legislativa adottata in entrambe le
formulazioni storiche dell’art. 642 c.p. (del 1930 e del 2002), per indagarne la coerenza in relazione
agli obiettivi politico-criminali assertivamente perseguiti. Ampia considerazione è riservata alla tesi
dell’autonomia della frode in assicurazione rispetto alla truffa comune, fondata sulla plurioffensività
della prima, e correlata alla controversia esegetica circa l’individuazione del bene giuridico protetto
dalle due norme (Cap. I).
In sede di analisi consueta della fattispecie penale, si esaminano dettagliatamente le novità
normative risultanti dalla riforma del 2002. Si evidenzia, in particolare, il problema della
qualificazione della nuova fattispecie come reato comune o come reato proprio, segnalando i
risvolti giudiziali che deriverebbero dall’accoglimento dell’una o dell’altra soluzione in relazione a
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taluni hard-cases. Un’attenzione specifica è riservata, fra il novero delle condotte tipiche, all’ipotesi
della <<denuncia di un sinistro non accaduto>>: intorno ad essa si sono posti seri dubbi esegetici,
confluiti in aspri contrasti giurisprudenziali solo recentemente vagliati dalla Suprema Corte (Cap.
II).
Nel prosieguo della trattazione, si dà conto delle forme di manifestazione della frode
assicurativa, con particolare riguardo alla questione della configurabilità del tentativo in un delitto
che viene comunemente definito <<a consumazione anticipata>>. Si fornisce altresì un’analisi della
casistica ipotizzabile per il concorso di persone nel reato (Cap. III).
Nell’indagare i rapporti normativi che intercorrono tra la frode in assicurazione e altre figure
codicistiche, si affrontano le peculiarità di una fattispecie che riunisce in sé entrambe le qualifiche
di <<norma mista alternativa>> e di <<norma mista cumulativa>>, dando conto delle conseguenze
che esse comportano sul terreno del concorso di reati e del concorso apparente di norme.
Si offre altresì l’analisi di una sentenza inedita, recentemente resa dalla Corte d’Assise di
Bergamo in un caso di omicidio aggravato dall’intento di riscuotere una polizza, nonché di ulteriori
casistiche di frodi nel ramo vita, in riferimento alle quali si riscontrano i problemi ermeneutici
maggiormente significativi (Cap. IV).
Nel Capitolo quinto confluisce una trattazione autonoma del regime di procedibilità
applicabile al delitto in esame, giustificata dalla complessità riscontrata nell’interpretazione del dato
normativo. Esso, quanto mai ambiguo in tema di procedibilità, si presta a soluzioni ermeneutiche
discordanti in dottrina e in giurisprudenza: queste coinvolgono, de iure condito, i principi
costituzionali di obbligatorietà dell’azione penale e di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge,
ed evidenziano, de iure condendo, significative incongruenze politico-criminali che inducono ad
auspicare il ripristino dell’originaria procedibilità d’ufficio.
Si offre infine un’analisi comparatistica fra ordinamenti di civil law e di common law sul
tema dei modelli normativi adottati nel contrasto alle frodi assicurative (Cap. VI). Fra i primi,
muovendo dal modello di tipizzazione speciale già proprio dell’Italia, si analizza in chiave storicogiuridica l’evoluzione del §265 del Codice penale tedesco, presentando i principali orientamenti
della dottrina e della giurisprudenza germaniche. Nel prosieguo, si segnala il modello proprio della
Francia e della Svizzera, le quali riconducono interamente il fenomeno delittuoso nell’alveo della
fattispecie comune di truffa.
Si accenna altresì alla soluzione normativa adottata a San Marino, per l’originalità che essa
presenta nel panorama legislativo europeo e per aver tradotto in normativa vigente la proposta de
iure condendo già da tempo accolta dalla dottrina italiana.
Fra gli ordinamenti di tradizione anglosassone, si affronta la disamina di un case study
inglese relativo ad un episodio di frode nell’assicurazione sulla vita e si segnalano i problemi
ermeneutici che un analogo fatto di reato porrebbe ai sensi della disciplina italiana. Si presenta in
conclusione il modello statunitense, confluito nei cd. model codes e in talune legislazioni statali:
esso rileva in questa sede come modello innovativo, caratterizzato dall’esplicito riconoscimento
della plurioffensività della frode assicurativa e dal ricorso ad una normazione originale, che
prescinde da paradigmi contrattuali tipici e che risulta ispirata all’onnicomprensività delle modalità
fraudolente ipotizzabili.
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