Accordo (separato) sul lavoro in Francia
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Accordo (separato) sul lavoro in Francia
Accordo (separato) sul lavoro in Francia Dopo Italia e Spagna anche in Francia si prospetta una riforma del lavoro che propone lo scambio ineguale fra una riduzione (certa) degli attuali diritti e tutele dei lavoratori con l'introduzione futura (probabile) di nuovi diritti e della loro estensione a fasce di lavoratori precari. Si ripropone anche in questo caso la logica “garantiti contro non garantiti “ che parte col dichiarare la necessità di dare tutela e diritti a chi non ne ha per arrivare alla conclusione di minori diritti per tutti i lavoratori. Questa ipotesi di nuove misure definite “di tutela dell'occupazione” sono l'esito di un accordo separato fra l'associazione delle imprese e alcuni sindacati , e verranno riportate in un disegno di legge che verrà discusso nei prossimi mesi. Abbiamo tradotto e riportiamo di seguito la gran parte di un volantone della CGT, sindacato che come FO non ha firmato tale accordo, in cui si spiegano i punti fondamentali di questo progetto di legge e i motivi per cui la CGT non ha firmato l'accordo. La CGT ha presentato proprie proposte e si appresta a condurre una lotta per contrastare la proposta di legge in questione, iniziata con la giornata di mobilitazione nazionale del 5 marzo scorso. Una mobilitazione robusta secondo i dati diffusi dalla CGT, con 172 manifestazioni e iniziative in tutto il paese, oltre 200.000 persone in piazza, ma non è che un primo, la CGT si dichiara impegnata fin dai prossimi giorni a mettere a punto altre iniziative. Comunque un punto importante su cui sono stati fatti progressi è nell'aumentare il numero dei lavoratori e cittadini che si fanno domande sul contenuto dell'accordo e della futura legge. CGT e FO puntano a portare il dibattito nei luoghi di lavoro, coinvolgendo il maggior numero possibile di lavoratrici e lavoratori. (traduzione a cura della redazione di Notizie Internazionali . B. Andriani S. Maruca) I vostri diritti sono nelle vostre mani L’11 gennaio 2013 le negoziazioni nazionali chiamate di “tutela dell’occupazione” sono terminate in un accordo di estrema gravità per i diritti dei lavoratori. La Cgt e la Fo hanno annunciato che non lo firmeranno invece la Cfdt, Cgc e la Cftc hanno deciso di siglarlo. Un progetto di legge sarà presentato al Consiglio dei ministri all’inizio di marzo per essere votato in seguito dal Parlamento a maggio. Al termine di una dura negoziazione con le organizzazioni padronali è stato concluso un accordo con alcuni sindacati dei lavoratori. Di seguito viene spiegato il motivo per cui la Cgt non ha firmato un “accordo farsa”. Sono in gioco i diritti dei lavoratori così come le misure da prendere per frenare disoccupazione e precarietà. Nuovi diritti… virtuali! Contrariamente a quanto è stato ripetuto in questi giorni non ci sono delle proposte per i diritti dei lavoratori da una parte e delle agevolazioni per i datori di lavoro dall’altra. Quelli che sono stati presentati come nuovi diritti per i lavoratori sono in realtà dei diritti “virtuali”, rinviati a delle ipotetiche successive negoziazioni. In compenso numerose disposizioni immediate serviranno ad accelerare i licenziamenti, rendendoli meno costosi per l’impresa e meno impugnabili dai lavoratori. Accresceranno la precarietà e la pressione sui salari; estenderanno la mobilità professionale forzata riducendo gli attuali mezzi di difesa giuridica. I poteri del datore di lavoro in ogni impresa saranno rinforzati e resi sempre più arbitrari. Se dovesse passare questa legge, come è nelle intenzioni del governo, questo provocherebbe delle gravi ripercussioni sui lavoratori. In più questo governo che si dice sensibile al dialogo sociale deve tenere conto il rifiuto di questo accordo da parte dei sindacati maggiormente rappresentativi (Cgt e Fo). Non è Medef che fa le leggi Tutto questo non è ineluttabile. L’aspirazione al cambiamento si è fortemente espressa durante le scadenze elettorali del 2012 e si deve tradurre tramite delle nuove leggi che proteggano i lavoratori. In Francia sono i parlamentari eletti che fanno le leggi e non Medef (Confindustria francese). Medef pretende con la scusa della crisi di semplificare i licenziamenti, rafforzare l’immunità giudiziaria dei datori di lavoro che infrangono il diritto del lavoro e soffocare ogni forma di contestazione delle scelte aziendali. Interveniamo per cambiare il gioco, è urgente! I vostri diritti sono nelle vostre mani, difendiamoli insieme! COME QUESTO ACCORDO POTREBBE SCONVOLGERE I VOSTRI DIRITTI Mentre ogni giorno ci sono oltre 1.500 nuovi disoccupati il padronato ritiene che sia difficile licenziare? Che il diritto del lavoro sia troppo rigido? Per lavorare bisognerebbe forse accettare di perdere tutti i diritti, che si diffonda il lavoro nero e che aumentino i rapporti di lavoro occasionali e autonomi? Mobilità interna: volontaria o forzata? Per ristrutturare l’impresa senza un piano sociale quest’accordo favorisce la mobilità interna forzata da uno stabilimento all’altro senza alcun limite garantito per il tempo e la distanza supplementare del tragitto. Oggi, in molti casi si può rifiutare un cambio di mansione o un trasferimento senza sanzioni. Domani, un accordo aziendale può autorizzare il datore di lavoro a trasferimenti forzati anche all’altro capo della Francia e in caso di rifiuto può essere previsto il licenziamento del lavoratore. Come cambierà il diritto del lavoro I lavoratori indipendentemente dalla grandezza dell’azienda e dal tipo di contratto hanno oggi un diritto comune: poter ricorrere al Tribunale del lavoro per ottenere risarcimenti. Quest’accordo accorcia il limite di tempo entro il quale il lavoratore può ricorrere al giudice e riduce i tempi di prescrizione. Ad esempio non sarà più possibile un ricorso per dei fatti risalenti a più di tre anni prima. Saranno contenti tutti coloro che sono vittime di ingiustizie come chi non riceve il salario da anni, o ha subito disparità di trattamento o molestie. Limitando il periodo nel quale il lavoratore può fare ricorso e favorendo patteggiamenti con risarcimenti irrisori, l’accordo rende i datori di lavoro l’unica categoria in Francia per cui non viene rispettata la proporzionalità della sanzione al reato. Oggi per esempio si può reclamare il pagamento delle ore di straordinario non retribuite degli ultimi cinque anni. Domani si potrà ricorrere solo per i tre anni precedenti! Mantenimento dell’occupazione o ricatto? Sarkozy aveva fatto degli accordi “competitività/occupazione” il suo cavallo di battaglia ma non era riuscito a imporli. Oggi, quest’accordo li mette in pratica: si tratta di modificare l’orario di lavoro e di abbassare gli stipendi fino a 2 anni grazie ad un accordo aziendale chiamato “accordo di tutela dell’occupazione”, giusto il tempo di “superare un momento difficile”. Ma i lavoratori sanno per esperienza che, terminato il periodo di durata dell’accordo, i sacrifici fatti non garantiranno il mantenimento del posto di lavoro. È sempre lo stesso discorso: se va male è colpa dei lavoratori che sono pagati troppo, non accade mai invece che vengano ritoccati i profitti degli azionisti. Oggi i lavoratori si possono rifiutare di accettare peggioramenti su salario e orario di lavoro, anche se introdotti da un contratto collettivo e in questo caso l’azienda non può licenziarli salvo per situazione di grave crisi aziendale. I lavoratori beneficiano di diverse garanzie (piano di salvaguardia del posto di lavoro, ricollocazione…) e in più possono impugnare il licenziamento davanti a un giudice. Domani i lavoratori che rifiutano l’applicazione di un accordo collettivo secondo la nuova legge di “tutela dell’occupazione” saranno licenziati per “motivo economico individuale” senza nessuna garanzia. E la causa del licenziamento sarà inoppugnabile. Quale futuro per il contratto a tempo indeterminato? Medef vuole imporre ai lavoratori delle piccole imprese di alcune categorie il “contratto a tempo indeterminato intermittente”, cioè un rapporto di lavoro totalmente flessibile che impedisce una vita regolare e un futuro stabile. Si tratta di un part time annualizzato: i lavoratori potrebbero alternare periodi di lavoro a periodi di non lavoro con una remunerazione complessiva spalmata su tutto l’anno. È come pagare quattro mesi di lavoro in 12 rate! Grande differenza con un contratto a tempo determinato della stessa durata: i periodi non lavorati nel nuovo contratto a tempo indeterminato non danno diritto al sussidio di disoccupazione e all’indennizzo di precarietà (prime de précarité), previsti dal contratto a tempo determinato. Oggi il “contratto a tempo indeterminato intermittente” esiste già ma non può essere utilizzato se non all’interno di uno specifico accordo di settore. Domani in tutti i settori coinvolti nel nuovo accordo le imprese con meno di 50 dipendenti potranno utilizzare questa forma contrattuale senza ostacoli. Sostegno al lavoro o sostegno ai licenziamenti? Solo il 3% dei disoccupati hanno potuto beneficiare di un piano sociale, ma è ancora troppo per il Medef. La sua soluzione è radicale: decidere sulla procedura di licenziamento e sul contenuto del piano sociale azienda per azienda, cioè in assenza di accordo tramite un semplice documento del datore di lavoro autorizzato dalla direzione del Lavoro. Se quest’ultima non risponde entro 3 settimane la richiesta si considera autorizzata e il datore di lavoro può licenziare. Dove è il diritto dei lavoratori di proporre alternative ai progetti padronali? Il ricorso all’esperto è limitato come non mai, il giudice è messo “fuori gioco” e tutti i limiti di tempo sono prefissati. Oggi la legge definisce delle garanzie in caso di licenziamento collettivo per motivi economici: procedure e limiti di tempo che permettono l’informazione e la mobilitazione dei lavoratori, l’intervento di un esperto che permette l’analisi della situazione, l’obbligo di ricerca di ricollocazione… Domani questo minimo di garanzie non sarà più assicurato. Una vertenza di licenziamento collettivo per motivi economici di 99 lavoratori durerà 2 mesi, una per licenziamento di 500 lavoratori 4 mesi. Il padronato non dovrà più temere i vari Fralib, Goodyear o Psa! MIGLIORAMENTI? Come contropartita a questi arretramenti, dei miglioramenti… forse… in futuro… e non per tutti! Una sanità complementare per tutti? I lavoratori delle aziende con meno di 50 dipendenti rischiano di non essere coperti da un accordo collettivo sanitario. Servirà un accordo di settore esteso che non è assolutamente garantito. Al contrario le assicurazioni private si sfregano le mani in vista della miniera d’oro che viene loro offerta. E questa sanità complementare sarà applicata entro 5 anni. Vi è una disparità di trattamento tra i lavoratori. Laddove non c’è l’accordo la copertura minima sanitaria è inferiore alla copertura del servizio sanitario complementare (CMU complémentaire). Dove invece non c’è l’accordo potrebbe esserci una rinegoziazione affinché il datore di lavoro paghi di meno. “Diritti ricaricabili” all'indennizzo per i disoccupati? Un disoccupato iscritto al collocamento che ritrova un lavoro ma che non ha utilizzato interamente ciò a cui ha diritto potrà conservarli in caso di successiva perdita di impiego. Tuttavia il Medef non vuole mettere un euro per finanziare questo nuovo diritto. Bisognerà dunque diminuire gli indennizzi per i disoccupati in attesa di occupazione per finanziare questi “diritti ricaricabili”. Dei contratti a breve termine finalmente tassati? Tanto meglio! Utilizzare contratti precari per i datori di lavoro rappresenta un costo enorme per quanto riguarda i contributi previdenziali per la disoccupazione e la tassazione dei contratti a breve termine era pensata per compensare questo costo. Nei fatti però la maggior parte di questi contratti non sarà tassata e, ciliegina sulla torta, il padronato ha ottenuto l’esonero del pagamento dei contributi sulle assunzioni dei giovani fino a 26 anni. Bilancio dell’operazione: il padronato ci guadagna! Sono 40 milioni di euro di detassazione che si aggiungono ai 20 miliardi di aiuti che il governo ha offerto loro nel mese di novembre. Un inquadramento del lavoro part time? Certo, è previsto che il part time sia minimo di 24 ore a settimana, ma ci sono varie possibilità di derogare questa norma. In più vengono consolidate le regole che permettono di modulare l’orario di lavoro. Per esempio il datore di lavoro potrà modificare la durata dell’orario di lavoro fino a otto volte l’anno e il lavoratore dovrà tenersi a disposizione del datore di lavoro. Il trattamento economico per le ore lavorate in più, non sarà considerato straordinario e quindi non avrà maggiorazioni. Il punto in comune di queste misure “migliorative” è che sono tutte rinviate a nuove trattative, nessuna verrà applicata da subito. Il “nuovo modello economico e sociale” che quest’accordo vuole imporre non è nuovo per niente: è la “politica dei due tempi”, la distruzione della soglia di garanzie collettive come se il lavoratore fosse allo stesso livello del padrone e la colpevolizzazione dei lavoratori nel momento in cui fanno valere i loro diritti. Quest’accordo tenta di rompere le capacità di resistenza dei lavoratori. È il liberismo e la sua legge della giungla! Eppure i francesi hanno rifiutato questa logica nel maggio scorso. Il Medef punta a ottenere la sua rivincita ottenendo la conversione in legge dell’accordo. Non c’è nessun motivo di fargli questo regalo! Lottiamo affinché questa legge rompa con le politiche precedenti e rappresenti davvero una salvaguardia per l’occupazione dei lavoratori. DURANTE LA TRATTATIVA, LA CGT HA RIVENDICATO IN PARTICOLARE: • • • • • • • • • • • • Un diritto di veto sospensivo dei rappresentanti dei lavoratori sui piani di licenziamento e di ristrutturazione che permetta la ricerca di soluzioni alternative ai licenziamenti. Una legge contro i licenziamenti collettivi e a favore della ripresa dei siti produttivi in caso di rischio di chiusura. La presenza generalizzata dei rappresentanti dei lavoratori nei consigli di amministrazione e di sorveglianza con potere deliberativo. Una programmazione dei piani occupazionali che non sia una programmazione degli esuberi L’analisi delle risoluzioni consensuali dei rapporti di lavoro (secondo la Legge 596/2008) e la lotta contro il passaggio fittizio da lavoratore a contratto subordinato a lavoratore autonomo. Organismi interaziendali di rappresentanza dei lavoratori per ottenere una maggiore responsabilità delle imprese nei confronto dei loro sub-fornitori Comitati su igiene, sicurezza e condizioni di lavoro centrali tipo i comitati di fabbrica, con il rispetto dei diritti e mezzi a disposizione per i comitati locali L’estensione della mobilità ai lavoratori delle aziende con meno di 50 dipendenti e il miglioramento del periodo di ricollocamento nelle aziende con più di 50 dipendenti La costruzione di un diritto al lavoro a tempo pieno, su più impieghi, consentendo ai lavoratori di cumulare più lavori a tempo parziale Il mantenimento dei diritti acquisiti dei lavoratori in caso di trasferimento da un’azienda a un’altra (anzianità, qualifica, formazione, previdenza…) da negoziare a livello di categoria. Una tassazione di tutti i contratti a tempo determinato e interinali, livellati al costo dei contributi per la disoccupazione. Un monte ore individuale per la formazione incontestabile dal datore di lavoro e un rafforzamento del diritto alla formazione professionale qualificante per ogni dipendente, indifferentemente dal suo percorso. INTERVISTE “Dov’è la tutela dell’occupazione quando si favorisce il licenziamento?” Fabien Gache, delegato Cgt, Renault France Voler facilitare i licenziamenti significa ignorare totalmente ciò che è il lavoro. Il padronato ha una visione puramente aritmetica dell’azienda e ci dice: “bisogna guadagnare in profitto, in produttività, quindi bisogna diminuire la massa salariale il più facilmente possibile”. Questo significa che i lavoratori sono considerati dei numeri ignorando totalmente le capacità e l’intelligenza del lavoratore stesso. Per il lavoratore licenziato è drammatico. Anche quelli che restano sono delle vittime e provano a fare al meglio il loro lavoro. È un non senso economico perché non si può avere più lavoro per creare più ricchezza diminuendo i lavoratori, è controproducente per l’azienda. Ciò genera sofferenza, sprechi, costi eccessivi e si entra in un circolo vizioso catastrofico per tutti… “Si precarizza un lavoratore che era già precario di fatto!” Sylvie Vachoux, militante Cgt lavoratrice del Casino (Besançon) Fino a oggi il lavoratore part time firma un contratto dove sono prestabiliti i giorni e le ore di lavoro e così i lavoratori possono gestire più lavori e organizzare al meglio le loro vite. Con il nuovo contratto a tempo indeterminato intermittente salta tutto! Come gestire la propria vita quando conosci i tuoi orari di lavoro settimana per settimana? L’accordo prevede una maggiorazione del 10% delle ore effettuate oltre la durata settimanale o mensile e ci saranno ancora delle ore complementari se il tempo di lavoro è spalmato sull’anno? Si può tra l’altro supporre che il datore di lavoro farà in modo di non superare il numero di ore previste! L’accordo è un vero arretramento. Aggraverà le nostra condizioni di lavoro e di vita e ci obbligherà, per via dell’intermittenza, ad essere sempre a disposizione del datore di lavoro. Si precarizza un lavoratore che era già precario di fatto! Sarà difficile conciliare tempi di vita con tempi di lavoro e le donne saranno ancora una volta le prime vittime…