torna pioneer velodyne spl-1000r cat sl1 spunti

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DOLORES O’RIORDAN: DOPO QUATTRO ANNI DI SILENZIO ZOMBIE È SOLO UN RICORDO...
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L’AMATEUR PROFESSIONNEL
Come le rose: alcune spine
e bellissimi fiori...
di Roberto Rocchi
N
onostante sia stato più e più volte espresso negli articoli che SUONO ha dedicato
al meraviglioso e poco conosciuto mondo
delle sorgenti analogiche, è necessario ripetere
e ribadire il presupposto principe affinché un sistema di lettura analogico suoni al meglio:
La sorgente analogica rimane tutt’oggi l’unico baluardo di difesa contro lo strapotere
del dominio digitale. Qui porremo l’accento sulle difficoltà, e i relativi suggerimenti
per risolverle, che si incontrano nel predisporre seriamente un sistema di lettura analogico
in grado di offrire prestazioni sonore e musicali di livello assoluto.
Tutte le parti che compongono un sistema
analogico (giradischi, braccio, testina, pre
phono ed eventuale trasformatore) devono interfacciarsi nel rispetto delle proprie caratteristiche in relazione alle caratteristiche degli
altri componenti.
Con questo assunto, si vuole far percepire
l’idea che il sistema analogico deve
essere il frutto di un assemblaggio
studiato e provato, tenendo conto
delle caratteristiche elettriche e
meccaniche dei vari apparecchi
che lo compongono, ancorché
provenienti dal mercato dell’usato. Va da sé, che un assemblaggio di componenti rimediati
qua e là senza un criterio razionale,
ben difficilmente potrà sortire un risultato positivo e, inoltre, non è neanche
vero che assemblare tutti componenti di alta
qualità e costosi porti obbligatoriamente a risultati eccellenti.
Saltando le pur importanti problematiche legate alla tipologia del giradischi (a telaio rigido,
flottante ecc. ecc.) e alla sua installazione e posizione su un tavolino idoneo, appare invece
fondamentale, al fine di un ottimo risultato sonoro, la scelta e la verifica dell’esatta combinazione del sistema braccio, testina, pre phono ed
eventuale step-up.
Cominciamo con l’abbinamento meccanico tra
testina e braccio, che si può considerare come
un “sistema elastico risonante” in cui, la somma della massa equivalente del braccio e del
peso della testina si rapporta all’inverso della
cedevolezza del complesso mobile generando
una costante elastica espressa in Hz. Il sistema
braccio-testina deve essere considerato quindi
come un “oscillatore meccanico smorzato, risonante ad una determinata frequenza” in funzione della cedevolezza della testina e della
massa totale del sistema stesso. Tale frequenza,
che ricade nel range considerato sub-sonico
che va dai 2 ai 20 Hz, deve necessariamente ricadere in una fascia che va dagli 8 e i 12 Hz.
Infatti le oscillazioni al di sotto degli 8 Hz, pur
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Un esempio...
Consideriamo un preamplificatore americano ritenuto,
a ragione, uno tra i migliori pre in campo internazionale, il Convergent. La sua sezione phono ha un guadagno
notevole di 47 dB (26 dB la linea).
A ben guardare, la scelta di 47 dB di guadagno è piuttosto intelligente in quanto risulta idonea a elevare dignitosamente un segnale elettrico pari a 0,7 – 0,9 V, vale a
dire il dato elettrico medio relativo alle attuali testine
MC e MM da 3 – 5 V come VDH, Clearaudio, Grado alcune Benz e The Lyra, naturalmente in considerazione di
catene audio con diffusori di medio bassa efficienza. Ma
nel caso si voglia utilizzare il Convergent per testine MC
a bassa uscita le cose si complicano un tantino.
Bisogna infatti considerare che la capacità di guadagno
del Convergent risulta insufficiente per una testina MC
a bassa uscita, ma eccessiva se si interpone il trasformatore adatto alla testina che si vuole utilizzare.
In questo caso è possibile individuare una risoluzione
nella scelta di un adeguato trasformatore con un gua-
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dagno abbastanza basso. Ammettiamo di voler utilizzare una testina come la Koetsu Rosewood: la scelta del
braccio, dovrà ricadere tra quelli a massa media come lo
SME IV – V o il Fidelity Research fx o l’Ortofon AS212
con contrappeso medio.
La scelta del trasformatore potrà ricadere sul SAEC mst100 che con i suoi 2 – 8 Ohm di impedenza di carico
ben si adatta all’impedenza della Koetsu e con il suo
guadagno basso di appena 10 dB si interfaccia con il
Convergent permettendogli di ricevere un segnale elettrico non troppo elevato, stendere un tappeto di rumore molto basso e ottenere un risultato sonoro di eccellente qualità.
Naturalmente, in un contesto meno estremo, vale a dire
con l’utilizzo di un phono di medio guadagno, il trasformatore giusto sarebbe stato il Uesugi o il Supex o il Kiseki MCT2 o l’ART.
1 • La sezione MC del preamplificatore Convergent è
in grado di far suonare in modo adeguato le testine
MC con un’uscita elettrica di 0,5 – 0,9 V o anche testine MM con 3-5 V di uscita.
2 • L’Ortofon AS212 è un braccio a massa media che
può diventare a massa medio alta utilizzando il contrappeso che vedete in foto alla base del braccio che
ne aumenta la massa.
3 • La testina Koetsu Rosewood non ha bisogno
di presentazioni, ma sicuramente ha necessità di
un braccio di massa media e di un trasformatore
di 2-8 Ohm.
4 • Il Fidelity Research FR fx è la versione a massa
medio bassa che può essere variata in alta massa utilizzando il contrappeso da 250 grammi che vedete in
questa foto sotto la confezione del braccio.
5 • Il trasformatore Uesugi è idoneo per impedenza
alla Koetsu Rosewood, ma eccessivo come guadagno
per il Convergent.
Il rischio è quello, nelle peggiori delle ipotesi, di saturare il segnale che in ogni caso offrirà un suono
aspro e invadente.
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L’AMATEUR PROFESSIONNEL
...Un altro esempio
Una mitica testina è la Transfiguration AF1 che possiede
un’uscita elettrica di 0,1 V ed un’impedenza interna di 2
Ohm. La sua cedevolezza è molto bassa e combinata
con il suo peso di sei grammi obbliga alla scelta di bracci a massa medio alta come lo Zeta Arm o il Syrinx con
doppio contrappeso o il Fidelity Research fx con contrappeso da 250 grammi. Ora, volendo abbinate l’AF1
con un phono come l’I.C.S. Signature a batteria, il cui ingresso MC sarebbe sicuramente insufficiente per una
testina con un’uscita elettrica così bassa, si è obbligati
se non udibili, una volta amplificate alterano la
stabilità dell’immagine sonora, aumentano notevolmente la distorsione e riducono la gamma
dinamica a causa della notevole potenza richiesta all’amplificazione per la loro riproduzione.
Il tutto si traduce in una saturazione meccanica
della testina e dell’intera catena audio. La presenza di questo tipo di reazione è perfettamente riscontrabile allorquando, poggiata la puntina sul piano del disco in rotazione, possono essere notate sui trasduttori ampie escursioni che
non producono alcun suono. Proprio queste sono le frequenze in banda sub-sonica. D’altra
parte la risonanza tra 13 e 20 Hz ricade in una
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all’utilizzo di un trasformatore di alto guadagno con
un’impedenza di 3 – 8 Ohm. La scelta ricade sul Fidelity
Research XF-1 low che guadagna 36 dB, collegando naturalmente all’ingresso MM dell’I.C.S. Signature. Anche il
Uesugi sarebbe stato idoneo per impedenza, ma il suo
guadagno di 20 dB sarebbe stato insufficiente per la
TRasfiguration AF1 ed il suono sarebbe risultato goffo e
chiuso, con poca dinamica e scarsa linearità timbrica.
6 • Il braccio Zeta Arm è di massa medio alta, il giusto
quindi per la Transfiguration AF1.
7 • Il SAEC MST-100 è un trasformatore per testine da 2
banda di frequenze di per sé udibile. È necessario quindi far ricadere la risonanza in un
campo che va dagli 8 ai 12 Hz per non generare i problemi testé esposti.
Anche le varie tipologie di testine implicano
accorgimenti e valutazioni di non poco conto.
Per quanto concerne le testine MM si deve tenere in considerazione che il gruppo meccanico mobile del sistema magnetico non è solitamente molto pesante, sono le caratteristiche
elettriche a creare qualche piccolo problema
peraltro facilmente risolvibile. Questo vuol dire che un braccio di massa medio bassa, caratteristica peculiare di quasi tutti i bracci moder-
a 8 Ohm d’impedenza,il suo guadagno è di soli 10 dB ma
sufficienti per il Convergent che possiede una capacità
di guadagno medio alta.
8 • La Transfiguration AF1 ha un’uscita elettrica di soli
0,1 V ed un’impedenza interna di 2 Ohm.
9 • Il Fidelity Research XF-1 ha un’impedenza di 3 – 8
Ohm ed un guadagno di 36 dB,caratteristiche che si sposano benissimo con la Transfiguration AF1 collegata
ad un phono MM con normali caratteristiche,mentre il
Uesugi non sarebbe stato in grado di elevare sufficientemente il debole segnale elettrico.
ni che vanno per la maggiore attualmente, risulterà idoneo per quasi tutte le testine MM
presenti nel mercato. Mentre per quanto riguarda le giuste condizioni di carico elettrico, sarà
sufficiente attenersi ai dati forniti dal costruttore della testina che devono essere uguali alla
somma delle impedenze dei cavi di segnale e
dell’ingresso del pre phono, in questo caso bisogna tener presente che variazioni di 50 Ohm
in più o in meno per la capacità e del 10% per
la resistenza sono sufficientemente tollerate e
non determinano distorsioni e/o aberrazioni sonore. Da notare che, per quanto concerne la resistenza, i dati non possono essere cambiati a
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Ancora un esempio?
Come non complicarsi la vita. Nella prova condotta sulla
testina My Sonic Lab (SUONO n. 401), ci si è trovati nella
condizione di poter interfacciare direttamente questa
testina con il phono I.C.S. a batteria. Ciò è stato possibile
perchè la My Sonic Lab possiede un’uscita di 0,5 V ed
un’impedenza interna di 1,8 Ohm con un’impedenza di
carico consigliata di 400 Ohm.
Ora, la sezione MC dell’I.C.S. è in grado di elevare autorevolmente da 0,3 V a 0,8 V oltre ad adattarsi all’impedenza della testina. Così facendo si ha il vantaggio di
eliminare il passaggio del segnale ad un trasformatore
e relativo cavo di connessione, oltre a sfruttare le benefiche doti dinamiche di un pre phono a batteria che elimina quindi il rumore di fondo generato dall’alimentazione a corrente alternata.
meno che non si tratti di un pre regolabile,
mentre la capacità può essere aumentata (ma in
nessun caso diminuita a meno di non tagliare
qualche cavo di segnale) inserendo piccoli condensatori nel pre o negli spinotti.
Altro tipo di valutazioni si devono fare per le
testine a bobina mobile. Solitamente si tratta di
testine molto costose e delicate che, appena
uscite sul mercato, vale a dire qualche lustro
fa, si pensava potessero risolvere in parte le
problematiche legate all’adattamento elettrico
delle testine MM. Niente di più sbagliato in
quanto il maggiore peso della testina e la complessità realizzativa di un pre phono MC di
buona qualità, sono argomenti che allontanano
molto da una facile gestione del sistema braccio testina. In effetti, il maggiore peso e massa
di quasi tutte le testine Moving Coil obbligano
quasi sempre alla scelta di bracci di alta massa,
mentre a pre phono MC si preferisce adottare
la soluzione dell’utilizzo di un trasformatore
elevatore, obbligatorio a causa della bassa
uscita elettrica delle testine MC, connesso ad
un pre phono MM. Tale scelta, se di fatto abbatte la spesa per l’acquisto di un pre phono
MC, risulta una scelta dal percorso non facile
in considerazione della difficile realizzazione
di trasformatori di elevata qualità e, attualmente, anche della loro reperibilità sul mercato del
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Durante la prova condotta da SUONO, è stato anche utilizzato il trasformatore dedicato My Sonic Lab ottenendo eccellenti risultati; da consigliare a coloro che, non
possedendo una sezione MC adeguata, vogliano utilizzare la propria sezione MM.
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10 • Il braccio Fidelity Research FR64 è del tipo ad alta
massa idoneo per la testina My Sonic Lab.
11 • Il phono MM – MC I.C.S.Signature a batteria è in grado di elevare autorevolmente testine con uscita elettrica
che va da 0,3 a 0,8 V come,per esempio,la My Sonic Lab
ma non è sufficiente per testine con uscite molto basse come la Transfiguration AF1.
12 • La My Sonic Lab possiede una tensione d’uscita di
0,5 V ed una bassa impedenza interna pari a 1,8 Ohm;
l’impedenza di carico dichiarata è di 400 Ohm.
nuovo. Quindi la testina MC complica un tantino la vita all’audiofilo, costringendolo ad avere
a disposizione diversi trasformatori di buona
qualità e con carico differente, oltre naturalmente a bracci di elevata massa equivalente.
Ma allora, chi ci obbliga a percorrere una strada così impegnativa e piena di difficoltà? Il fatto è che, nonostante tutte queste problematiche,
un sistema analogico ben pensato e studiato
con una testina MC a bassa uscita correlata dal
trasformatore idoneo, è in grado di offrire prestazioni sonore e musicali di livello assoluto,
posizionandosi al vertice del grado di godibilità d’ascolto. SUONO vuole porre l’accento e
proporre agli appassionati una breve e, purtroppo, parziale carrellata di combinazioni
braccio-testina-trasformatore-pre phono che
rappresentano i sistemi in grado di dare quelle
emozioni d’ascolto di cui si diceva poc’anzi.
SINERGIA VÒ CERCANDO
Già, ma che cosa è la sinergia? È un qualcosa
che si realizza allorquando si riesca a combinare una catena di componenti audio le cui caratteristiche elettriche e meccaniche siano coerenti e corrette tra loro. Questa pratica della ricerca della combinazione giusta è andata un po’
perdendosi con il tempo, a partire proprio dall’avvento della sorgente digitale, vale a dire dal
tempo in cui tutte le apparecchiature audio
sembravano standardizzarsi su valori tali da
dare l’impressione di potersi combinare tra loro senza limiti di tipologia e marca. Tutto ciò
naturalmente è molto bello ma vero solo in
parte, tanto che attualmente alcuni giovani appassionati assemblano impianti improbabili affidandosi spesso alle “occasioni” che si possono trovare sul mercato dell’usato, anche internazionale, ricorrendo ai mercatini via Internet.
La validità della sinergia trova la sua massima
espressione nella parte della catena audio dedicata alla linea phono, dove è necessario tenere
nella dovuta considerazione le caratteristiche
elettriche dei vari componenti e apparecchi poiché le caratteristiche meccaniche, le capacità di
guadagno e le loro impedenze se mal assemblate sono in grado di generare rapporti di segnalerumore elevati o, addirittura, saturazioni del segnale e vere e proprie distorsioni. Esporre in
modo esaustivo l’argomento richiede un’analisi
dettagliata e molto ampia che sarà comunque affrontata in seguito o definita nel libro bianco che
SUONO dedicherà all’analogico. Allo scopo di
semplificare la questione, in questo articolo trovate tre esempi “calzanti”, che rendono l’idea su
alcune problematiche che bisogna affrontare e
risolvere per ottenere risultati soddisfacenti ed
appaganti sotto il punto di vista dell’ascolto.
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