Jamail rielaborazione di “Macchinari e stregonerie” di Andreza
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Jamail rielaborazione di “Macchinari e stregonerie” di Andreza
Jamail rielaborazione di “Macchinari e stregonerie” di Andreza Carcione a cura di Vincenza Lopreiato e Fabrizio Bordignon Una strada percorsa, una città che cambia, il traffico cittadino, un'aria di casa da Oliver Twist, edifici immagini di vecchi film e immagini del passato che si accavallano. Scale e piccoli terrazzini sul mondo, giardini, entrate … diverse entrate: è una sensazione piacevole che mi coglie quando scopro angoli impensabili tra le strade di una metropoli che guardiamo sempre troppo dal basso. Ma cercando di spingerci con lo sguardo un po' più su, ci si propongono mondi a noi sconosciuti, persone, donne. E' così che sono arrivata qui, nella casa di Oliver Twist. Entrando nel portone, un grande atrio con una pianta conficcata in un enorme vaso di pietra, vecchie macchine da cucire e, soprattutto, in fondo, nel sotto scala, un parcheggio di due o tre o più ruote: tricicli, bici, girelli, in una girandola di colori. Un ascensore che definirei ospedaliero, di quel classico verdino tranquillizzante che fa subito imbarazzo, mi porta all'ultimo piano. E' proprio una bella casa. Un grande salone … un po' da sistemare .. io ci farei un sacco di cose …. ancora non so come le donne vivono questa situazione: una casa? Un rifugio? O che cosa? Ancora non so chi sono e non vorrei sembrare di troppo …. La familiarità arriva subito dopo, quando, ad una ad una arrivano e mi raggiungono nella zona salotto, dove sono seduta non proprio comoda, su un divano. Sono a loro agio,si muovono con tranquillità, qualcuna ha la tuta, qualcun'altra le ciabatte … insomma sono a casa: ormai sono le sei del pomeriggio e la giornata volge al termine. I bambini si cercano, le cercano, giocano, litigano … hanno fame. Le educatrici li portano a cena e io … loro … a guardarci un po'. Ed ecco Andreza, pronta a restare o andarsene … scrive .. i suoi modi già la raccontano … raccontano la sua storia. Suo figlio ha tre anni e mezzo. Andreza è la più piccola, la più piccola donna la più piccola mamma la più piccola adulta la più piccola guerriera della casa. Sono tutte guerriere in questa casa. Sulle scale del pianerottolo, fumiamo insieme una sigaretta, parlando delle regole, dei figli, del nostro viaggio. Un viaggio che faremo insieme, ora ne sono certa, attraverso i nostri luoghi e non luoghi, attraverso le parole i segni le immagini i linguaggi della nostra femminilità. Sale la musica e la luce su Andreza ANDREZA: Sono qui in questo immenso posto …. è pieno di gente che va di fretta, cammina veloce, … chi va avanti, chi va nella direzione opposta…ma dove vanno tutte queste persone … ma soprattutto dove sto andando io? E questo posto che cos’è? Perché mi trovo qui? ... E poi cos'è, dove si trova questo coso che dicono che vola?... Non ci capisco niente ...Ora dobbiamo fare un’altra fila … dobbiamo lasciare i bagagli …. ma, dico io: se noi ce ne andiamo da qui, perché i nostri bagagli non possono venire con noi? Questi due continuano a parlarmi nella loro stupida lingua … non capiscono proprio che non capisco nulla di quello che dicono? Accanto a me c'è un altro bambino, ha più o meno la mia età, non dice una parola …. mi hanno detto che è mio fratello. Lo hanno detto proprio loro, le suore dell'orfanotrofio. E' brasiliano pure lui ma a me non sembra che mi somigli … i due signori che ci hanno portato via, mi guardano e ridono … forse sono felici …. O forse … trovano divertente la mia espressione …. Devo proprio avere una faccia persa … mi sento persa …. Ma sono ancora in Brasile? Perché il viaggio in auto dal mio orfanotrofio fin qui è stato lunghissimo … forse sono già in Italia dove hanno detto che andremo … però no … hanno detto che dobbiamo prendere una cosa che vola in cielo … Certo che questi due sono strani … in cielo a parte gli uccelli … non ho mai visto volare niente, tanto meno oggetti …. Forse mi stanno facendo uno scherzo …. Oddio …. Ma qualcuno parla ad alta voce …. E si sente in tutto questo posto … e viene da lassù … ma non riesco a vedere nessuno lì in alto che parla. Arriviamo davanti a una specie di lungo tappeto che si muove … ma che stregoneria è questa? Ma dove sono finita? Non ci voglio salire lì sopra … magari finisco in quel buco! Però Andreza, calma … gli altri che ci salgono sopra e non hanno paura …. Ci vanno tutti tranquilli …. E si lasciano andare ….. ma non potevamo prendere le scale? Facevamo prima … io sono bravissima a fare le scale di corsa …. niente eh? Mi trascinano di nuovo … così sto in fila ancora una volta … e io odio le file … stiamo scendendo ... ora di fronte a me c’è un enorme spiazzo …. E … non posso credere ai miei occhi … quelli laggiù lontano che cosa sono? E che cos’è questo rumore che sento sopra di me … è troppo forte … ma che succede … alzo la testa e vedo che uno di quei cosi che volano è proprio lo stesso macchinario che mi sta di fronte. Ma come fa una cosa così enorme e pesante a volare in aria come un uccello? Deve essere questo l’aereo di cui parlano questi due …. E se mi mangia? Però questi due qua dicono di averlo già preso … e sono ancora vivi … ma questo bambino non dice proprio niente … basta che mangia …. raccatta tutto … anche da terra … non può essere mio fratello ... Prendiamo un’ altra macchina …. questa però è grossa … e ci entrano tante persone … ma io un posto del genere, com’è che non l’avevo mai visto? Pieno di macchinari strani …. Di persone che camminano veloci come matte .. tutte queste file per dare a dei signori un pezzo di carta … tutti questi negozi … il tappeto che cammina … e questi enormi uccelli metallici con le ali più grandi di un'aquila che volano nel cielo …. Scommetto che le mie compagne dell’orfanotrofio non le hanno mai viste certe cose! Se glielo raccontassi, non ci crederebbero mai … Ma che fa questa signora? Adesso mi ha preso la mano .. ogni tanto si gira e mi urla qualcosa nella sua lingua … Ma perché urla? Perché ha quella faccia così brutta? Forse pensa che urlando io la capisco … ma è lei a non capire che non capisco niente … e che anzi mi fa solo male alla mano … e che con quella faccia mi mette solo paura.... Ho il cuore che mi sale in gola … stiamo sotto l'aereo … la gente sale da piccole scale che camminano .. passa dentro un enorme tubo … ed entra dentro quel grosso coso … ora tocca a me, ma io ho paura … e se poi quando vola un altro uccello lo colpisce e cade? Mentre andavo a scuola e passavo attraverso la foresta spesso mi è capitato di trovare degli uccelli caduti e morti … e se muore anche lui? Muoio anche io! Però tutti gli altri come fanno a stare cosi tranquilli? Non so perché mi giro indietro di scatto … vorrei tornare indietro, scappare lontano … però se vado indietro torno in orfanotrofio, e io non voglio tornare in quel posto. Vabbé ormai ci siamo … saliamo … ma è stretto qua dentro … da fuori sembrava più grande … e poi perché tutte queste sedie? Sono strane queste sedie, non sono di legno … sono grandi, alte … e tutte dello stesso colore …. Tutte uguali ... Però sono comode … un po’ pelose … ma comode … le finestre sono piccole, non ci fanno vedere quasi niente … ecco di nuovo la voce invisibile … ma quanto parlano … Aspettiamo tanto … io mi addormento … quando mi sveglio sono legata alla pancia da una strana cosa … e quando vedo dalla finestra piccola, vedo tutto solo bianco … La signora accanto a me dorme e quel bambino ha smesso di mangiare e mi guarda fisso … mi metto delle cose all’orecchio, come ha fatto il tizio vicino a me … e arriva della musica … una bella musica … è come una magia … mi riaddormento … mentre mi immagino quali altre stregonerie mi attendono … (VIA MUSICA). Avevo sette anni. Credevo di andare in un posto migliore di quello dove ero cresciuta. Avvertivo forte dentro di me la sensazione che la mia vita sarebbe cambiata per sempre …. effettivamente è esattamente così che andò. Quel viaggio diede avvio a un altro viaggio che, tra fatiche e sofferenze, mi ha condotto fino alla donna che sono oggi … Ogni giorno, quando vado a prendere mio figlio a scuola, aspetto avida la scena che puntualmente mi si propone: io che mi affaccio alla porta della classe e lui subito che mi regala un sorrisone saltandomi in braccio … ci baciamo allo sfinimento e poi lui subito corre a tirar fuori dallo zainetto tutti i disegni che mi ha fatto. Le sue opere d'arte. Per me. Dal momento che in quel mese di agosto 1992 misi piede in quell'aereo, in quell'enorme spaventoso macchinario, il mio destino era segnato …. ora so che ad attendere il mio arrivo al di là dell'oceano, c'era un tesoro tutto mio … un tesoro che avrei custodito tutta la vita: mio figlio. Le mie giornate ruotano intorno a lui, da quando corre da me in cucina, mi dà il buongiorno e mi fa le coccole, a quando inventa mille scuse per non andare a scuola, … e poi … la gara per chi chiama per primo l'ascensore, i baci d'addio lanciati dalla finestra della sua classe, le domande che mi faccio su cosa fa, cosa mangia, come gioca e con chi, se si diverte …. i nostri pomeriggi al parco, alle giostre, al cinema … quando si può.... poi tutti insieme a cena: i bambini si azzuffano, non vogliono mangiare, giocano e litigano nello stesso momento; le mamme si raccontano, raccontano della loro giornata, del lavoro, delle loro esperienze di vita. Una sigaretta fumata prima di ritirarci nelle segrete. E domani sarà un nuovo giorno. La mia meta è proprio qua, ora, in questo giorno, in questo momento. Il domani è oggi. E' Andreza e Jamail. Voce esterna Un lungo viaggio è il mio attraverso le vostre vite, i vostri racconti, le vostre emozioni, le ombre, gli entusiasmi, i dolori, le risa, gli sguardi …. e tutte le mie speranze si animano mescolandosi alle vostre parole e ai vostri silenzi.