FACOLTÁ DI FARMACIA E MEDICINA CORSO DI LAUREA IN
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FACOLTÁ DI FARMACIA E MEDICINA CORSO DI LAUREA IN
FACOLTÁ DI FARMACIA E MEDICINA CORSO DI LAUREA IN TECNICHE DELLA PREVENZIONE NELL'AMBIENTE E NEI LUOGHI DILAVORO SEDE DI FROSINONE TESI DI LAUREA: L’Aflatossina negli alimenti:rischio concreto per la salute umana. Il piano straordinario di controllo dei servizi veterinari della asl nella provincia di Frosinone Relatore Prof. Francesco Maria Marini Laureanda Chiara Zaccheo Matricola 1250521 Anno accademico 2011/2012 0 INDICE Introduzione Capitolo I Le Micotossine 1.1 Definizione p.4 1.2 Caratteristiche p.4 1.3 Classificazione p.6 Capitolo II Le Aflatossine 2.1 Definizione p.7 2.2 Caratteristiche e classificazione p.8 2.3 Fattori che influenzano la produzione p.8 2.3.1 Fattori fisici e ambientali p.9 2.3.2 Fattori nutrizionali p.10 2.3.3 Fattori biologici p.11 2.3.4 Fattori chimici p.11 2.4 Metabolismo delle Aflatossine p.11 2.5 Esposizione p.12 2.6 Zone e soggetti esposti a maggior rischio p.12 2.7 Effetti tossicologici nell’uomo p.13 1 Capitolo III La prevenzione 3.1 Metodi preventivi p.15 3.1.1 Fase di pre-raccolta p.15 3.1.2 Fase di raccolta p.17 3.1.3 Fase di post-raccolta p.17 3.2 Metodi di decontaminazione e detossificazione p.19 Capitolo IV Piano straordinario di controllo 4.1 Normativa Europea p.20 4.2 Piano straordinario di controllo p.35 4.2.1 Attuazione del piano straordinario nella Provincia di Frosinone p.40 4.2.2 Gestione del caso positivo p.41 4.3 Il ruolo del Tecnico della Prevenzione p.46 Conclusioni p.48 Bibliografia e Sitografia p.49 Allegati p.51 2 Introduzione Il mio interesse verso il problema delle aflatossine è emerso durante il tirocinio svolto presso l’ “Area C” del Servizio Veterinario della ASL di Frosinone, con il quale sono venuta a conoscenza, della presenza delle Aflatossine nei cereali e nel latte, e dei gravi effetti a lungo terminesulla salute dell’uomo. Dopo aver fatto una panoramica sulle Micotossine e sulle loro caratteristiche e classificazione in base agli effetti, ho approfondito in particolar modo le Aflatossine, constatando che le produzioni cerealicole presentano un’alta probabilità di contaminazione. La contaminazione ha inizio nel campo, per poi intensificarsi nella fase di raccolta, trasporto e stoccaggio, favorita da particolari condizioni ambientali. La presenza di Aflatossine viene riscontrata anche nel latte prodotto da bestiame alimentato con mangimi contaminati.Ho approfondito i metodi di prevenzione della contaminazione, per evitare lo sviluppo di funghi del genere “Aspergillus”, produttori di Aflatossine, attraverso il controllo della qualità iniziale del mais e tenendo conto dei fattori climatici (in particolar modo: Temperatura, Umidità e Stress idrico) e dell’ambiente di conservazione. Per la tutela della salute, l’Unione Europea e il Ministero della Salute, hanno decretato dei piani straordinari di controllo della contaminazione da Aflatossine, nel mais e nella catena alimentare, differenziati e specifici per ogni regione a seconda del rischio di contaminazione del raccolto. Il piano straordinario della Regione Lazio prevede che il Servizio Veterinario delle ASL intensifichi l’attività di controllo nel settore dei mangimi e nel lattiero caseario, seguendo uno schema di vigilanza e campionamenti mirati. Grazie a questo piano sono stati rilevati alcuni casi di presenza di Aflatossine nella produzione di cereali e di latte. Nello specifico è stata sviluppata l’attività del Servizio Veterinario nella gestione di un caso di positività del latte bufalino all’Aflatossina M1. L’attuazione di tale piano è effettuata in gran parte dai Tecnici della Prevenzione che con le conoscenze tecniche acquisite consentono di ottenere una corretta applicazione dello stesso e un corretto monitoraggio delle produzioni zootecniche nonché indicano le attività di prevenzione per una corretta gestione aziendale che limiti i rischi di contaminazione. 3 Capitolo I Micotossine 1.1 Definizione Le micotossine, ad oggi circa 300 quelle conosciute, sono sostanze chimiche naturali, altamente tossiche, derivate dal metabolismo secondario (non si è in grado di attribuire loro alcun ruolo evidente nella crescita dell’organismo che le produce) di alcune specie di funghi e muffe parassite. I generi fungini principalmente interessati sono Aspergillus, Penicillium e Fusarium. Altri generi di minore importanza sono Claviceps, Alternaria, Cladosporium e Rhizopus. In particolari condizioni ambientali, quando la temperatura e l’umidità sono favorevoli, questi funghi proliferano e possono produrre micotossine. Le condizioni ideali per lo sviluppo sono: • temperatura compresa tra 15 e 40 °C (optimum 20-25 °C), anche se alcune possono svilupparsi fino a temperature di congelamento (-20 °C); • umidità relativa elevata (> 70%); • valori di pH compresi tra 4 e 8, ma a volte anche più bassi; • presenza di O, anche se alcune specie possono sviluppare in microaerobiosi (minimo 1-2%). Alcuni organismi produttori di micotossine possono colpire i vari tipi di cereali in pieno campo, altri possono creare problemi alle materie prime mal conservate. 1.2 Caratteristiche I funghi e le muffe sono in concreto ubiquitari, possono cioè vivere in molti tipi di ambienti, adattandosi bene ad un ampio intervallo di temperature (prediligono quelle elevate, senza però disdegnare quelle più basse) e in presenza di un tenore di umidità elevata. Si sviluppano con formazioni pulverulente bianche, verdastre o nere sugli alimenti, in 4 particolare sulle derrate alimentari, come cereali e frutta secca, e sugli alimenti per il bestiame, come foraggi, insilati, farine di estrazione. Il loro aspetto pulverulento è dovuto ad una fitta rete di ife, o filamenti, e di sporangi, i contenitori delle spore, che invade l’ospite infiltrandosi in modo capillare. Solo ad un certo punto del loro sviluppo e con condizioni ambientali particolari, i filamenti si riproducono attraverso la produzione di un corpo fruttifero, lo sporangio, dalle cui spore avranno origine nuovi individui. Le micotossine sono caratterizzate da basso peso molecolare, natura lipofilica, non mostrano attività antigenica, hanno una notevole resistenza nei confronti di agenti chimici e fisici, termostabili e fotostabili. Le stesse micotossine o loro derivati possono persistere per lungo tempo dopo la crescita vegetativa e la morte del micete ed essere presenti anche su prodotti non ammuffiti. Quindi la presenza visibile di ammuffimenti è sempre indice di deterioramento della qualità e di probabile presenza di micotossine, mentre l'assenza visibile di ammuffimenti non ne garantisce l’assenza. Inoltre sono attive anche a basse concentrazioni e non si dispone di antidoti nei loro confronti. Lo sviluppo di funghi e la formazione di micotossine sono possibili già quando una pianta coltivata si trova ancora in campo, e poi in tutte le successive fasi di conservazione e trasformazione. Le micotossicosi, ovvero le sindromi tossiche derivanti dall’esposizione alle micotossine, nell’uomo e negli animali causano effetti tossici di natura ed entità variabili a seconda del modo, della dose e della frequenza di esposizione. Si può avere contemporaneamente la presenza di più tossine derivate da funghi diversi nella stessa derrata. 5 1.3 Classificazione Le micotossine, oltre ad essere molto diverse tra loro dal punto di vista chimico, mostrano una notevole gamma di effetti biologici dovuti alla loro capacità di interagire con diversi organi. Possono essere quindi classificati in: • immunitossine: Aflatossine, Ocratossine (che riducono o inibiscono l’attività del sistema immunitario); • dermatossine: (che causano dermatiti da contatto); • epatotossine: Aflatossine, Fumonisine (nel fegato l’azione delle tossine conduce al loro accumolo nel tessuto grasso, all’itterizia, alla morte cellulare, alla cirrosi e al cancro. Inoltre possono incrementare o diminuire i livelli degli enzimi metabolici e influire sulla tossicità di altri composti alterandone il metabolismo); • nefrotossine: Ocratossine (può causare compromissione della funzione renale e cancro); • neurotossine: Fumonisine (che causano la morte diretta dei tessuti nervosi nel cervello amplificando la sensibilità di alcuni organi). Sulla base del loro effetto cronico vengono invece classificate in: • mutagene: Aflatossine (favorisce l'insorgere di mutazioni genetiche, ossia modifica permanentemente un frammento del materiale genetico); • cancerogene: Aflatossine, Ocratossine, Fumonisine (a livello epatico, renale, polmonare, del sistema urinario e del tratto digestivo); • teratogene: Aflatossine (portano alla formazione di alterazioni a livello embrionale). Gli effetti tossici delle micotossine raramente possono dare origine a fenomeni patologici di tipo acuto ed il rischio maggiore risiede nel loro accumulo che origina sintomatologie di tipo cronico. 6 Capitolo II Le Aflatossine 2.1 Definizione Le Aflatossine sono micotossine, sostanze chimiche ad azione tossica nei confronti dell'uomo e degli animali, particolarmente importanti per diffusione e tossicità. Sono prodotte, in particolari condizioni ambientali, da numerose specie di funghi filamentosi microscopici, chiamati comunemente muffe. Furono scoperte nel 1960 in seguito ad una grave intossicazione che colpì il settore avicolo in Inghilterra, divenuta in seguito nota con il nome di "Turkey-X disease"; più di 100.000 tacchini morirono dopo aver consumato mangime prodotto con farina di arachidi contaminate, provenienti dal Brasile. Il principale contaminante fungino isolato da quelle arachidi era l’Aspergillusflavus. Le indagini effettuate consentirono l'isolamento dell’agente eziologico ovvero una miscela di composti tossici fluorescenti, denominati Aflatossine. Le Aflatossine possono essere presenti in prodotti alimentari, quali cereali (mais, frumento, orzo, avena, segale, ecc.), semi oleaginosi (arachidi, girasole, semi di cotone, ecc.), frutta fresca, secca e a guscio (mandorle, noci, nocciole, fichi, uva, mele, pere, carote, pomodori), spezie, oli vegetali grezzi e semi di cacao. Tra gli alimenti di origine animale, il latte è uno dei prodotti in cui la migrazione di Aflatossine è più evidente, qualora le vacche siano alimentate con mangimi contaminati. Le muffe tossigene più diffuse in Europa appartengono alla classe degli Ascomiceti e al genere Aspergillus, Penicillium e Fusarium. In particolare le Aflatossine sono prodotte dal metabolismo secondario di due specie,Aspergillusflavus e Aspergillusparasiticus, un fungo che si trova in particolare nelle aree caratterizzate da un clima caldo e umido. Chimicamente sono dei derivati della difuranocumarinicia. 7 2.2 Caratteristiche e classificazione Le principali caratteristiche sono: • basso peso molecolare (<500 u.m.a.); • alto punto di fusione (269°C per AflatossinaB1); • elevata termostabilità (fino a 250°C); • sono intensamente fluorescenti se esposte a radiazioni vicine all’ultravioletto; • relativamente instabili se esposti ai raggi UV. Fra le 18 Aflatossine finora isolate cinque sono considerate rilevanti sia per diffusione sia per tossicità e sono: Le • B1 (metossi-difurocumarone) • B2 (metossi-difuro-cumaro-lattone) • G1, G2 (loro diidroderivati) • M1,M2 (metaboliti idrossilati rispettivamente di B1 e B2). Aflatossine B1 e B2 sono prodotte dall’Aspergillusflavus e dall’Aspergillusparasiticus, mentre le AFG1 e AFG2 sono prodotte soltanto dal secondo. Quelle appartenenti al gruppo B sono bifuranocumarine fuse con un anello ciclopentenonico, le G sono bifuranocumarine fuse con un anello lattonico. Le lettere B e G corrispondono al tipo di fluorescenza che queste micotossine emettono se irradiate con luce ultravioletta di 360 nm (Blue o Green), mentre la lettera M è l’iniziale del prodotto idrossilato che viene ritrovato nel latte (Milk = latte). 2.3 Fattori che influenzano la produzione di Aflatossine La produzione di Aflatossine è generalmente subordinata alla contemporanea presenza di ceppi tossinogeni e di uno squilibrio nutrizionale-ambientale, sinergicamente cooperanti nell'attivare vie metaboliche secondarie; è quindi la conseguenza di una presenza combinata di specie fungina, substrato e ambiente. Normalmente le piante sono resistenti all’infezione fungina ma in condizioni di stress diventano suscettibili. 8 Quanto alla specie fungina, la produzione di Aflatossine avviene a sviluppo vegetativo ultimato e cioè allo stadio di formazione delle spore; la spora non è aflatossinogena. I fattori che influiscono sulla produzione di Aflatossine possono suddividersi in: fisici, nutrizionali, biologici e chimici. 2.3.1 Fattori fisici e ambientali I fattori fisici includono temperatura, umidità relativa, luce, grado di aerazione e pH. La temperatura ottimale dipende dal substrato, per A. flavus è 25°C, mentre per A. parasiticus varia tra 25 e 35°C. La produzione si blocca sotto i 13°C e sopra i 42°C. In generale la temperatura ottimale è compresa nell'intervallo 25-28°C. Un clima caratterizzato da temperatura elevata seguita da brusco calo (giornate calde e notti fredde, temporali) favorisce la produzione di Aflatossine, così come in generale qualsiasi fattore di stress, come ad esempio la rottura meccanica delle cariossidi. La produzione di Aflatossine risulta particolarmente abbondante in stagioni con temperature superiori alla media e piovosità inferiore alla media. L'umidità relativa ambientale (Aw, rapporto tra la pressione di vapore di un substrato rispetto all'acqua pura)è un fattore critico per la produzione di Aflatossine, che aumenta quando la disponibilità di acqua varia in più o in meno (stress idrico) e si porta a livelli non più ottimali per lo sviluppo delle muffe. Si ha la produzione massima nei chicchi di grano con un contenuto di umidità dal 25% al 30%. L'umidità relativa ambientale (Aw) minima per la produzione di Aflatossine varia tra l'83% e l'88%. L’umidità del substrato è sempre il vincolo principale per prevenire la tossinogenesi di un alimento, per questo il suo controllo è indispensabile. Nella tabella che segue sono riportati i valori minimi di AW per alcuni miceti aflatossinogeni: Micete Aw per la crescita fungina Aw per la produzione di Aflatossine A. flavus 0.78 0.84 9 A. parasiticus 0.80-0.82 >0.83 L’assenza di luce favorisce la produzione di micotossine. Il grado di aerazione è un fattore importante, visto che sia la crescita fungina che la produzione di Aflatossine sono processi aerobi. Le quantità maggiori di Aflatossine sono prodotte a pH acidi. Valori di pH<6 favoriscono B1 e B2, valori di pH>6 favoriscono G1 e G2. Valori massimi di Aflatossine si ottengono in un intervallo di pH tamponato tra 5 e 6. Gli insetti sono da considerare tra i maggiori responsabili della contaminazione per il danneggiamento della pianta,con un’aumentata esposizione della stessa all'attacco fungino. Il mais subisce maggiormente l’attacco da parte della piralide del mais (Ostrinianubilalis), più precisamente dalle larve di piralide, in quanto creano delle gallerie nei fusti delle piante, trasportando sul loro corpo le spore dell’Aspergillus, di conseguenza le micotossine riescono a diffondersi più facilmente. Larve di piralide 2.3.2 Fattori nutrizionali Il periodo di incubazione dipende dal ceppo e dal substrato/mezzo utilizzato. Livelli massimi di Aflatossine sono inoltre legati al consumo di carboidrati nel mezzo e all'inizio del processo di autolisi del micelio. Quanto al substrato su cui crescono le muffe, questo condiziona, talvolta in modo decisivo, la produzione di micotossine. Aspergillusflavus è aflatossinogeno su arachidi, pistacchi, spezie, frumento, mais, orzo, crusca, semi di soia, semi di cotone, piselli, sorgo e miglio. Non ne produce affatto su riso, e infatti il riso fermentato da questo micete viene utilizzato per la produzione della bevanda sakè e per la produzione industriale dell'enzima diastasi. In generale, la produzione di Aflatossine è più abbondante su substrati ricchi di 10 carboidrati; infatti, le fonti preferite di carbonio per la biosintesi di Aflatossine sono glucosio, saccarosio e fruttosio. Glicina e acido glutammico sono amminoacidi essenziali per la produzione. L'effetto dei minerali è variabile: zinco e manganese sono essenziali, cadmio e ferro in miscela stimolano la produzione. 2.3.3 Fattori biologici Lo sviluppo contemporaneo sullo stesso substrato di più specie fungine, microflora competitiva, riduce la produzione di micotossine. Si tratta dunque o di un fenomeno concorrenziale nutritivo, avente come risultato un contenimento dello sviluppo delle muffe tossinogene, oppure di una biodegradazione delle Aflatossine ad opera di enzimi, di tossine già presenti, prodotti da altre specie di muffe. Pertanto, in coltura pura le muffe producono una maggiore quantità di tossine. La coltura pura o lo sviluppo preponderante di poche specie fungine tossinogene avvengono specialmente su granella, farine, mangimi; tali substrati sono quindi da ritenersi più rischiosi. Sui foraggi invece si sviluppano contemporaneamente molte specie di miceti; questo fenomeno riduce la produzione complessiva di Aflatossine e i foraggi sono, in effetti, meno contaminati. Gli insetti permettono la contaminazione attraverso la veicolazione delle spore fungine. 2.3.4 Fattori chimici Molti autori hanno osservato che quantità maggiori di Aflatossine sono prodotte in beute mantenute in agitazione piuttosto che in beute ferme. Un aumento della concentrazione di anidride carbonica dal 20% al 100% inibisce gradualmente la produzione. 2.4 Metabolismo dell’Aflatossine B1, B2, G1, G2 Il latte può essere contaminato da Aflatossina in seguito ad un processo di trasferimento (carry over) della molecola interessata dai mangimi contaminati, mais e altri cereali con cui sono alimentate le lattifere. Le aflatossine presenti nei mangimi sono assorbite dalla vacca produttrice di latte a livello intestinale e passano nel sangue, dove si legano alle albumine seriche. L’Aflatossina B1 è metabolizzata a livello del fegato, dando origine alle aflatossine M1 e 11 M2, metaboliti idrossilati rispettivamente di B1 e B2, che sono secrete nel latte, con un processo simile in tutti i mammiferi. Nell’escrezione dell’Aflatossina B1, una frazione della tossina viene eliminata attraverso il tratto intestinale, ma le principali vie di escrezione sono rappresentate da quella biliare (in forma di AFB1-glutatione) e urinaria ( come Aflatossina M1 e Aflatossina B1-N7guanina). L’escrezione dell’Aflatossina B1, come Aflatossina M1, nel latte è la causa della rilevante tossicità di questo metabolita. La comparsa di AflatossinaM1 nel latte è di solito rapida, per assunzione di quantità elevate di AflatossinaB1 con l’alimento, l’AflatossinaM1 è presente nel latte già dopo 4 ore, altrettanto veloce è la sua scomparsa dal latte: in media, già entro 3-4 giorni dalla sospensione dell’assunzione di AFB1. Gli insilati di mais (silomais e pastone) sono solitamente meno soggetti della granella alla contaminazione, grazie all'acidità della materia insilata che ostacola la moltiplicazione e diffusione del fungo. 2.5 Esposizione L’esposizione dell’uomo e dell’animale può avvenire tramite ingestione di alimenti contaminati. Inoltre gli animali esposti a loro volta diventano fonte di esposizione se destinati a diventare alimenti o produttori di alimenti destinati all’uomo (latte, carne, uova, ecc.). I cibi a rischio sono quelli provenienti dal Terzo Mondo, che utilizza ancora tecnologie primitive e che ha legislazione differente, o da zone con clima tropicale. L’Europa ha subordinato il controllo all’ Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, EFSA(acronimo di EuropeanFoodSafety Authority) con sede a Parma, che ha il compito di fornire consulenza scientifica e una comunicazione efficace in materia di rischi, esistenti ed emergenti, associati alla catena alimentare. 2.6 Zone e soggetti esposti a maggior rischio Le aree geografiche più a rischio sono soprattutto le regioni subtropicali e tropicali. In Italia le regioni più colpite sono quelle della Pianura Padana, che sono caratterizzate da clima caldo-umido. Alle nostre latitudini la contaminazione avviene principalmente in magazzino, poiché i funghi del genere Aspergillus sono in grado di tollerare i bassi livelli di umidità (1518%) delle granaglie nei depositi. 12 Sono maggiormente esposti al rischio i vegetariani e i cultori degli alimenti biologici che utilizzano cibi non trattati con fitofarmaci e conservati in condizioni naturali che possono essere contaminati con funghi produttori di micotossine. I celiaci rappresentano un particolare gruppo di esposizione, in quanto sono grandi consumatori di mais, proprio perché privo di glutine. 2.7 Effetti tossicologici nell’uomo L’impatto delle micotossine sulla salute dipende dalla quantità di micotossina assunta con gli alimenti, dalla tossicità del composto, dal peso corporeo dell’individuo, dalla presenza di altre micotossine e da fattori dietetici. Per stabilire un rapporto di causalità tra l’ingestione di micotossine e una specifica malattia umana devono essere soddisfatti alcuni criteri: • presenza di micotossine negli alimenti; • accertata esposizione alle micotossine; • correlazione fra esposizione e incidenza di una determinata malattia; • riproducibilità dei caratteristici sintomi negli animali da esperimento; • simile modalità di azione nell’uomo e nei modelli animali. L'Aflatossina B1 è la più diffusa nei prodotti alimentari ed è una delle più pericolosa dal punto di vista genotossico e cancerogeno. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (International Agency for Research on Cancer – AIRC), organismo internazionale che detta le linee guide sulla classificazione del rischio relativo ai tumori dividendoli in 5 gruppi di cancerogenicità. Le Aflatossine appartengono al “gruppo 1” “Cancerogeno accertato per l’uomo” vi è sufficiente evidenza di cancerogenicità nell’uomo in studi epidemiologici adeguati, mentre l’Aflatossina M1 appartiene al “gruppo 2B” “sospetto cancerogeno per l’uomo” sulla base di evidenza limitata nell’uomo e evidenza non del tutto sufficiente negli animali da esperimento oppure di evidenza sufficiente negli animali ed evidenza inadeguata nell’uomo. Le aflatossicosi acute nell’uomo, sono caratterizzate da emorragie, edema, danni acuti epatici e morte. Le condizioni che favoriscono la probabilità di aflatossicosi acute includono una limitata disponibilità di alimenti, condizioni ambientali caratterizzate da alte umidità e temperature che favoriscono l’attacco fungino sulle specie vegetali e la 13 mancanza di azioni preventive e di azioni di controllo per monitorare i livelli di aflatossine nella filiera agro-alimentare. Le aflatossine sono inoltre in grado di inibire la respirazione cellulare per blocco dei citocromi b e c, ed hanno azione immunosoppressiva per inibizione della sintesi proteica e per legame con i recettori degli steroidi. Le aflatossine sono essenzialmente epatotossiche, dotate anche di attività cancerogena, mutagena e teratogena. Il loro ampio spettro d’azione scaturisce dalla capacità di reagire con gli acidi nucleici e le nucleoproteine cellulari, determinando effetti deleteri sulla sintesi proteica e sull’integrità cellulare. Sono anche da considerarsi tossine oncogene e immunosoppressive, poiché riducono sensibilmente le difese immunitarie dell’organismo, alterando il metabolismo degli interferoni coinvolti nelle risposte immunitarie e nelle reazioni anti-infiammatorie. Le ricerche sino ad oggi condotte hanno dimostrato che la metabolizzazione epatica dell’Aflatossina B1, e anche della M1, può generare una molecola altamente reattiva che se non tempestivamente neutralizzata, è in grado di legarsi al DNA alterandolo, trasformandosi così in un cancerogeno genotossico. Infatti, mentre per i cancerogeni non genotossici è sempre possibile stabilire una soglia di dose al di sotto della quale l’effetto cancerogeno non può verificarsi, per i cancerogeni genotossici anche una sola molecola, in teoria, potrebbe essere in grado di far sviluppare un cancro. Pertanto, per sostanze come la Aflatossina B1 non esiste una dose soglia per l’effetto cancerogeno, e il progressivo abbassamento delle dosi porta soltanto ad un progressivo abbassamento delle probabilità che l’evento cancro si manifesti. 14 Capitolo III La prevenzione 3.1 Metodi preventivi Per la contaminazione da micotossine la prevenzione rappresenta uno dei momenti più efficaci nella gestione del rischio. La contaminazione da Aflatossine avviene sia in modo diretto, attraverso l’attacco da parte delle muffe tossigene delle piante di cereali o nelle derrate alimentari, oppure in modo indiretto attraverso l’ingestione di foraggi contaminati. La presenza di M1 nel latte è collegata alla presenza di mais contaminato nella razione alimentare, quindi, la sua soluzione non può che passare attraverso una serie d’interventi di controllo per ridurre la presenza di Aflatossina nel mais e impedirne il suo assorbimento, trasformazione e trasferimento nel latte. Proprio per questo la prevenzione adotta il sistema “ALARA” (AsLowAsReasonablyAchievable), ovvero ottenere il livello più basso ragionevolmente raggiungibile. E’ un modo di procedere atto a minimizzare i rischi conosciuti mantenendo l’esposizione ai livelli più bassi ragionevolmente possibili tenendo in considerazione i costi, la tecnologia, i benefici per salute pubblica ed altri fattori sociali ed economici. La prevenzione della contaminazione è attuabile in tre fasi della filiera di produzione dell’alimento a base di mais: pre-raccolta, raccolta e post-raccolta. 3.1.1 Fase di pre-raccolta La prevenzione pre-raccolta è considerata la migliore strategia per controllare il problema, poiché le muffe tossigene che producono Aflatossine si sviluppano a partire dal campo e possono proseguire la loro attività in post-raccolta. Sul campo i fattori principali che ne determinano l’attività sono quelli meteorologici, come condizioni ambientali sfavorevoli,eccessiva umidità, temperature elevate, infestazione da insetti e pratiche colturali inadeguate come mancanza di rotazione delle 15 colture, sistema d’irrigazione improprio, eccessivo utilizzo di pesticidi. Essendo il campo il primo sito di contaminazione si può limitare il danno facendo particolare attenzione alle pratiche colturali, come: • Abbattimento della carica fungina vitale tramite idonee tecniche di preparazione dei terreni e utilizzo delle rotazioni colturali; • Eliminazione delle piante infestanti, in quanto sono elemento di stress per la pianta (competizione idrica e nutrizionale); • Lotta parassitaria per evitare il danno alle cariossidi, soprattutto da parte delle larve di piralide del mais, che crea delle gallerie nella cariosside e facilita l'ingresso e la colonizzazione da parte dei funghi micotossigeni; • Scegliere varietà d’ibrido adatte alle condizioni colturali, con una fioritura precoce, che viene quindi meno esposta al clima umido autunnale, cereali naturalmente resistenti alla colonizzazione di funghi tossigeni e all’attacco degli insetti (soprattutto la difesa della piralide); • Evitare il verificarsi di condizioni estreme di siccità o di eccessiva umidità, quindi tutti gli interventi volti a ridurre gli stress idrici come le sistemazioni, le tecniche irrigue e la collocazione del ciclo così da evitare la sovrapposizione del periodo più critico, tra l’emissione del pennacchio e la fine fioritura, con il periodo di massima temperatura; • Anche l'eccessiva fertilità dei terreni sembra contribuire alla contaminazione da aflatossine. • Evitare eccessive e prolungate irrigazioni; • Utilizzare antifungini; • Effettuare la concia del seme con fitosanitari; • Utilizzare fitosanitari in fase di pre-raccolta; • Curare con attenzione lo sgrondo delle acque in eccesso, in particolar modo nei terreni poco permeabili; • Corretta gestione della nutrizione minerale della coltura, importante per evitare stress (carenze ed eccessi) che possono favorire elevati tenori di micotossine come ad esempio la carenza di azoto. 16 3.1.2 Fase di raccolta Non deve essere raccolto mais ad un tenore di umidità inferiore al 22%. Questa condizione è di estrema importanza per evitare che, nella fase post-raccolta, in condizioni di umidità tali da favorire il proliferare della crescita delle spore fungine, la probabile presenza di aflatossine aumenti in modo incontrollato. La raccolta dev'essere portata a termine prima che la granella effettui l’essiccazione in pianta e raggiunga valori di sostanza secca superiori al 75%. Per le operazioni di raccolta è consigliato il coordinamento tra raccoglitori,essiccatori e stoccatori, in modo chele operazioni di raccolta, essiccazione e stoccaggio siano effettuate entro 48 ore dalla raccolta. 3.1.3 Fase di post-raccolta In questa fase si possono creare condizioni favorevoli ai funghi tossigeni di magazzino; il contenuto di aflatossine può quindi crescere anche esponenzialmente se non vengono seguite correttamente le operazioni di pulitura, essiccazione e stoccaggio. E’ fondamentale assicurare una buona pulizia delle cariossidi, poiché granelle sporche, ammuffite, rotte e polvere vanno il più possibile eliminate. L'essicazioneè una fase cruciale e deve essere portata a termine il più rapidamente possibile dopo la raccolta, entro 48 ore. Sono da evitare shock termici molto drastici in quanto questa condizione provocherebbe spaccature e microfessure nella cariosside di mais. Devono essere utilizzati essiccatoi diversi per partite di materiale esente e nonesente da contaminazione, o procedendo a una corretta pulizia tra partite considerate esenti e non. Monitorare l’adeguatezza della temperatura in tutte le fasi del processo. Durante lo stoccaggio di deve procedere alla pulizia e sanificazione preventiva dei sili e magazzini, che devono essere in condizioni ottimali per evitare infiltrazioni, accompagnata da un intervento di debiotizzazione (lavaggio con soluzioni di insetticidi di contatto). I locali non devono essere esposti a intemperie o ad escursioni termiche troppo forti tra giorno e notte. Considerando che temperature di 15-30 °C (ottimale 20-25 °C) e 17 l’umidità del substrato tra il 20 e il 25%, aw >0.7 favoriscono la crescita fungina e la produzione delle tossine. L’umidità non deve essere superiore al 14% in modo da mantenere l’essiccamento. Durante il trasporto: • evitare soste prolungate del materiale sul mezzo, riducendo i tempi d’attesa per le analisi e lo scarico del materiale; • trasportare partite il più possibile omogenee in termini di umidità, impurità ed eventuale contaminazione fungina; • effettuando una pulizia accurata e sistematica dei mezzi di trasporto e la loro regolare manutenzione; • predisporre un piano di autocontrollo nel quale siano indicate le caratteristiche del mezzo e i relativi sistemi adottati per la pulizia prima e dopo il trasporto; Nel centro di raccolta, procedere all’analisi per rilevare umidità e temperatura per verificare se sia già in fase di surriscaldamento rispetto alla temperatura esterna, percentuale d’impurità stimata, valutazione della contaminazione fungina presente mediante lampada a ultravioletti. Mantenere il più possibile separate le diverse partite. Durante queste fasi va prestata particolare attenzione per evitare la rottura o le lesioni delle cariossidi, che divengono vie preferenziali per la penetrazione delle micotossine e si deve scartare il materiale sospetto. Nei centri di conservazione è consigliabile ricorrere il più possibile alla pulitura della granella del mais, mediante operazioni come vagliatura e ventilazione, utili perché nelle cariossidi rotte e nello “sporco” c'è un'elevata concentrazione di tossine. Alcuni ricercatori sostengono che la formazione delle micotossine nelle colture attaccate dai miceti in condizioni di pre-raccolta è nettamente superiore rispetto alla fase di postraccolta. Per questo sono più efficaci le azioni preventive attuabili in campo. 18 3.2 Metodi di decontaminazione e detossificazione Sebbene sia la prevenzione, la strategia principale, in alcuni casi occorre intervenire sulla granella già contaminata. Si possono usare sistemi di decontaminazione o di detossificazione che consistono nel togliere per quanto possibile dalla massa del prodotto le aflatossine. I principali metodi di decontaminazione sono: • Pulitura e separazione meccanica tramite vagliatura, molitura, flottazione, ventilazione delle cariossidi. Quest’operazione è eseguita sulle granelle di mais con attrezzature (setacci/vagliatori) che hanno lo scopo di rimuovere dalla partita di alimento le cariossidi più piccole e quelle rotte in quanto rappresentano la parte di prodotto più contaminata e più sensibile alla contaminazione. Nel contempo queste attrezzature sono munite di sistemi di ventilazione/aspirazione in grado di eliminare in parte le polveri; • Lavatura delle granelle: successiva alla vagliatura; • Macinazione a umido: soprattutto usata per il mais in associazione e prima della molitura a umido; • Irraggiamento. I principali metodi di detossificazione sono: • Metodi fisici: - Inattivazione termica: cottura ad alta pressione; - Raggi γ: >4kGy; - Utilizzo di adsorbenti: sono in grado di sequestrare le micotossine grazie alla loro struttura e alle loro proprietà chimico-fisiche. I principali adsorbenti sono: alluminosilicati, carboni attivi, bentonite, argille, zeoliti sintetiche. • Metodi biologici: Utilizzo di specifici agenti biotici (batteri, muffe, lieviti, piante o loro derivati) capaci di degradare o trasformare enzimaticamente le micotossine. 19 Capitolo IV Piano straordinario di controllo 4.1 Normativa Europea L'Unione europea ha introdotto misure, volte a ridurre al minimo la presenza di aflatossine in diversi prodotti alimentari. Il Regolamento (CE) n. 1881/2006 della commissione del 19 dicembre 2006, definisce i tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari. Regolamento (UE) n. 165/2010 Successivamente modificato dal Regolamento (UE) n. 165/2010 della commissione del 26 febbraio 2010, riguardo i tenori massimi delle aflatossine nei prodotti alimentari. L’articolo 4, del Reg. UE n. 1881/2006 è sostituito dal seguente: “Disposizioni specifiche per le arachidi, gli altri semi oleosi, la frutta a guscio, la frutta secca, il riso e il granturco.” “Le arachidi, gli altri semi oleosi, la frutta a guscio, la frutta secca, il riso e il granturco non conformi ai corrispondenti tenori massimi di aflatossine di cui ai punti 2.1.5, 2.1.6, 2.1.7, 2.1.8, 2.1.10 e 2.1.11 dell’allegato possono essere commercializzati purché si tratti di prodotti alimentari che: a) non sono destinati al consumo umano diretto o all’impiego come ingredienti di prodotti alimentari; b) sono conformi ai corrispondenti tenori massimi di cui ai punti 2.1.1, 2.1.2, 2.1.3, 2.1.4, 2.1.9 e 2.1.12 dell’allegato; c) sono sottoposti a un trattamento che comporti la cernita o altro trattamento fisico e purché dopo tale trattamento i tenori massimi di cui ai punti 2.1.5, 2.1.6, 2.1.7, 2.1.8, 2.1.10 e 2.1.11 dell’allegato non siano superati, e a condizione che il trattamento non produca altri residui nocivi; d) recano un’etichettatura che ne specifichi chiaramente l’impiego, compresa l’indicazione prodotto da sottoporre a cernita o ad altri trattamenti fisici, per abbassare il livello di contaminazione da aflatossine prima del consumo umano o dell’impiego come ingrediente di prodotti alimentari. Tale indicazione deve 20 comparire sull’etichetta di ogni sacco, cassa, ecc. e sull’originale del documento di accompagnamento. Il codice identificativo della partita deve essere apposto in forma indelebile su ogni sacco, cassa, ecc. della partita e sull’originale del documento di accompagnamento.”. Allegato I Tenori Massimi (μg/kg) Prodotti alimentari 2.1 Aflatossine B1 Somma B1, B2, M1 G1 e G2 2.1.11 Tutti i cereali e loro 2,0 4,0 / / / 0,050 prodotti derivati, compresi i prodotti trasformati a base di cereali 2.1.13 Latte crudo, latte trattato termicamente e latte destinato alla fabbricazione di prodotti a base di latte I criteri seguiti nei Regolamenti per la fissazione dei livelli si basano essenzialmente sulla differenza tra i prodotti alimentari destinati all’uso umano per i quali sia necessario impiegare trattamenti fisici per la riduzione del tenore di Aflatossina prima che l’alimento sia idoneo al consumo rispetto a quei prodotti alimentari già pronti per il consumo. Inoltre nei Regolamenti è vietato l’uso di agenti chimici per decontaminare le partite di prodotti contaminati e la possibilità di miscelare partite conformi a quelle non conformi. 21 Regolamento (UE) 574/2011 Nel settore zootecnico, il Regolamento (UE) 574/2011 della commissione del 16 giugno 2011, che modifica l’allegato I della direttiva 2002/32/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio per quanto riguarda i livelli massimi di nitrito, melamina, Ambrosia spp. e carry-over di alcuni coccidiostatici e istomonostatici e che consolida gli allegati I e II. Sono riportati valori massimi diversificati a seconda che si tratti di mangimi semplici (materie prime), complementari e composti o che siano destinati ad animali produttori di latte. Nella sezione II , Micotossine, dell’allegato I riporta i livelli massimi di Aflatossina B1. Sostanza indesiderabile Prodotti destinati Contenuto massimo in mg/kg all’alimentazione degli animali (ppm) di mangime con un tasso di umidità del 12% Aflatossina B1 Materie prime per mangimi 0,02 Mangimi complementari e 0,01 completi ad eccezione di: - mangimi composti per 0,005 bovini da latte e vitelli, ovini da latte ed agnelli, caprini da latte e capretti, suinetti e pollame giovane - mangimi composti per bovini (eccetto bovini da latte e vitelli), ovini (eccetto ovini da latte ed agnelli), caprini (eccetto caprini da latte e capretti), suini (eccetto suinetti) e pollame (eccetto pollame giovane). 22 0,02 Decreto Legislativo 10 maggio 2004, n. 149 Nel Decreto Legislativo 10 maggio 2004, n. 149 "Attuazione delle direttive 2001/102/CE, 2002/32/CE, 2003/57/CE e 2003/100/CE, relative alle sostanze ed ai prodotti indesiderabili nell'alimentazione degli animali" pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 139 del 16 giugno 2004. Art. 2 Definizioni “Ai fini del presente decreto legislativo si intende per: a) «mangimi»: i prodotti di origine vegetale o animale, allo stato naturale, freschi o conservati, nonché i derivati della loro trasformazione industriale, come pure le sostanze organiche o inorganiche, semplici o in miscela, comprendenti o no additivi, destinati all'alimentazione degli animali per via orale; b) «materie prime per mangimi»: i diversi prodotti di origine vegetale o animale, allo stato naturale, freschi o conservati, nonché i derivati della loro trasformazione industriale, come pure le sostanze organiche o inorganiche, comprendenti o no additivi, destinati all'alimentazione degli animali per via orale, direttamente come tali o previa trasformazione, alla preparazione di mangimi composti oppure ad essere usati come supporto delle premiscele; c) «additivo»: additivo quale definito dall'articolo 2, comma 1, lettera a), del decreto del Presidente della Repubblica 2 novembre 2001, n. 433; d) «premiscele»: le miscele di additivi o le miscele di uno o più additivi con sostanze usate come supporto, destinate alla fabbricazione di mangimi; e) «mangimi composti»: miscele di materie prime per mangimi, comprendenti o no additivi, destinati all'alimentazione animale per via orale, sotto forma di mangimi completi o di mangimi complementari; f) «mangimi complementari»: le miscele di mangimi che contengono tassi elevati di alcune sostanze e che, per la loro composizione, assicurano la razione giornaliera soltanto se sono associate ad altri alimenti per gli animali; g) «mangimi completi»: le miscele di mangimi che, per la loro composizione, sono sufficienti ad assicurare una razione giornaliera; h) «prodotti destinati all'alimentazione degli animali»: materie prime per mangimi, premiscele, additivi, mangimi ed ogni altro prodotto destinato ad essere utilizzato o già utilizzato per l'alimentazione degli animali; i) «razione giornaliera»: la quantità totale di mangimi, sulla base di un tasso di umidità 23 del 12 per cento, necessaria in media al giorno ad un animale di una specie, di una categoria d'età e di un rendimento determinati, per soddisfare tutti i suoi bisogni; l) «animali»: gli animali appartenenti a specie normalmente nutrite e detenute o consumate dall'uomo, nonché, gli animali che vivono allo stato brado se sono nutriti con mangimi; m) «immissione in circolazione» o «circolazione»: la detenzione compresa l'offerta, di prodotti destinati all'alimentazione degli animali a fini di vendita, o altre forme di trasferimento a terzi, a titolo gratuito o oneroso, nonché la vendita stessa o le altre forme di trasferimento; n) «sostanza indesiderabile»: qualsiasi sostanza o prodotto, ad eccezione dei microrganismi patogeni, presente nel prodotto o sul prodotto destinato all'alimentazione degli animali che costituisce un pericolo potenziale per la salute animale o umana, o per l'ambiente, o che può influire sfavorevolmente sull'allevamento.” Art. 3Limiti di tolleranza. “1. Le sostanze indesiderabili elencate nell'allegato I possono essere tollerate nei prodotti destinati all'alimentazione degli animali soltanto alle condizioni previste da tale allegato. 2. Per ridurre o eliminare le fonti di sostanze indesiderabili nei prodotti destinati all'alimentazione degli animali, sia in caso di superamento dei livelli massimi fissati, sia quando sono riscontrati aumenti dei livelli di tali sostanze, le Autorità preposte all'espletamento dei controlli ufficiali di cui al decreto legislativo 17 giugno 2003, n. 223, in cooperazione con gli operatori economici, effettuano indagini per identificare le fonti di sostanze indesiderabili. 3. Nei casi di aumento, anche su segnalazione delle regioni, dei livelli delle sostanze indesiderabili di cui all'allegato I, il Ministro della salute, con proprio decreto, per lo svolgimento delle indagini di cui al comma 2, stabilisce le soglie di intervento nell'allegato II. 4. Il Ministero della salute trasmette alla Commissione europea e agli altri Stati membri tutte le informazioni e tutti i risultati pertinenti relativi alla fonte di sostanze indesiderabili e alle misure adottate per ridurre o per eliminare il contenuto di tali sostanze. Le suddette informazioni sono trasmesse nel quadro della relazione annuale che deve essere inoltrata alla Commissione europea conformemente alle disposizioni 24 dell'articolo 18 del decreto legislativo 17 giugno 2003, n. 223. Le informazioni sono trasmesse prontamente se hanno rilevanza immediata per gli Stati membri. 5. Il prodotto detossificato destinato all'alimentazione degli animali deve essere conforme alle disposizioni di cui all'allegato I.” All’art. 5 viene espresso il Divieto di diluizione, ovvero il divieto di mescolare prodotti destinati all’alimentazione degli animali che abbino superato il livello massimo di una sostanza indesiderabile. “1. I prodotti destinati all'alimentazione degli animali, il cui contenuto di sostanza indesiderabile supera il livello massimo fissato nell'allegato I, non possono essere mescolati, a scopo di diluizione, con lo stesso prodotto o con altri prodotti destinati all'alimentazione degli animali.” Allegato I Sostanze indesiderabili Prodotti destinati all’alimentazione deli animali Contenuto massimo in mg/kg (ppm) di mangime con un tasso di umidità del 12% Aflatossina B1 Materie prime per mangimi, ad eccezione di: 0,05 -arachidi, copra, palmisti, semi di cotone, 0,02 babassu, granturco e loro derivati Mangimi completi per bovini, ovini, caprini, ad 0,05 eccezione di: -animali da latte 0,005 -vitelli, agnelli, capretti 0,01 Mangimi completi per suini e pollame (salvo animali giovani) 0,02 Altri mangimi completi Mangimi complementari per bovini, ovini e caprini (ad eccezione dei mangimi complementari 0,01 per gli animali da latte, vitelli, agnelli, capretti) 0,05 Mangimi complementari per suini e pollame (salvo animali giovani) 0,03 altri mangimi complementari 0,005 25 Regolamento (CE) n. 401/2006 I metodi di campionamento e di analisi per il controllo ufficiale delle micotossine, incluse le aflatossine, nei prodotti alimentari sono stabiliti dal Regolamento (CE) n. 401/2006 della Commissionedel 23 febbraio 2006. Nell’allegato I vengono fissati i “METODI DI CAMPIONAMENTO PER IL CONTROLLO UFFICIALE DEI TENORI DI MICOTOSSINE NEI PRODOTTI ALIMENTARI”. DISPOSIZIONI GENERALI I controlli ufficiali vengono effettuati conformemente alle disposizioni del regolamento (CE) n. 882/2004. Le seguenti disposizioni generali si applicano fatte salve le disposizioni del regolamento (CE) n. 882/2004. Oggetto e campo di applicazione I campioni destinati al controllo ufficiale dei tenori di micotossine nei prodotti alimentari vengono prelevati con le modalità indicate nel presente allegato. I campioni globali così ottenuti sono considerati rappresentativi delle partite. La conformità ai tenori massimi fissati nel regolamento (CE) n. 466/2001 viene determinata sulla base dei tenori rilevati nei campioni di laboratorio. Definizioni Ai fini del presente allegato si applicano le seguenti definizioni: «partita»: quantitativo identificabile di prodotto alimentare, consegnato in una sola volta, per il quale è accertata dall’addetto al controllo ufficiale la presenza di caratteristiche comuni quali l’origine, la varietà, il tipo d’imballaggio, l’imballatore, lo speditore o la marcatura; «sottopartita»: porzione di una grande partita designata per essere sottoposta a campionamento; ciascuna sottopartita deve essere fisicamente separata e identificabile; «campione elementare»: quantitativo di materiale prelevato in un solo punto della partita o della sottopartita; «campione globale»: campione ottenuto riunendo tutti i campioni elementari prelevati dalla partita o dalla sottopartita; «campione di laboratorio»: campione destinato al laboratorio. 26 Disposizioni generali Personale : Il prelievo deve essere effettuato da personale qualificato, secondo le norme vigenti nello Stato membro. Prodotto da campionare: Ciascuna partita da analizzare è oggetto di campionamento separato. Conformemente alle disposizioni specifiche di campionamento per le diverse micotossine, le grandi partite devono essere suddivise in sottopartite, che sono oggetto di campionamento separato. Precauzioni necessarie: Nel corso del prelievo e della preparazione dei campioni occorre adottare alcune precauzioni per evitare qualsiasi alterazione che possa: modificare il tenore di micotossine e compromettere le analisi o la rappresentatività del campione globale, compromettere la sicurezza alimentare delle partite da campionare. Occorre inoltre prendere tutte le misure necessarie a garantire la sicurezza del personale che procede al prelievo dei campioni. Campioni elementari: I campioni elementari devono essere prelevati per quanto possibile in vari punti distribuiti nell’insieme della partita o della sottopartita. Preparazione del campione globale: Il campione globale viene ottenuto mescolando i campioni elementari. Campioni replicati: I campioni replicati in esecuzione di provvedimenti amministrativi o giudiziari, a fini commerciali o per procedure arbitrali sono prelevati dal campione globale omogeneizzato, a condizione che tale procedura sia conforme alla legislazione vigente nello Stato membro in materia di diritti degli operatori del settore alimentare. Confezionamento ed invio dei campioni: Ogni campione è collocato in un recipiente pulito, di materiale inerte, che lo protegga adeguatamente da qualsiasi fattore di contaminazione e dai danni che potrebbero essere causati dal trasporto. Sono prese tutte le precauzioni necessarie ad evitare alterazioni della composizione del campione durante il trasporto o la conservazione. Sigillatura ed etichettatura dei campioni: Ogni campione ufficiale viene sigillato sul luogo del prelievo e identificato secondo le prescrizioni vigenti nello Stato membro. Per ciascun prelievo di campione è redatto un verbale di campionamento che consenta 27 di identificare con certezza la partita campionata e che indichi la data e il luogo del campionamento, nonché qualsiasi informazione supplementare utile all’analista. Diversi tipi di partite I prodotti alimentari possono essere commercializzati sfusi, in contenitori, in imballaggi singoli (sacchi, confezioni al dettaglio, ecc.). Il metodo di campionamento può essere applicato alle varie forme nelle quali i prodotti vengono immessi in commercio. Fatte salve le disposizioni specifiche di altre parti del presente allegato, come guida per il campionamento delle partite commercializzate in imballaggi singoli (sacchi o confezioni al dettaglio) può essere usata la seguente formula. Frequenza di campionamento n = peso della partita × peso del campione elementare peso del campione globale × peso di una confezione singola - peso: espresso in kg - frequenza di campionamento: ogni n confezioni singole è prelevato un campione elementare (i numeri decimali sono approssimati all’unità più vicina). METODO DI CAMPIONAMENTO PER I CEREALI E I PRODOTTI DERIVATI Si applica questo metodo di campionamento per il controllo ufficiale dei tenori massimi stabiliti per l’Aflatossina B1, le aflatossine totali, l’ocratossina A e le tossine di Fusarium nei cereali e nei prodotti derivati. Peso del campione elementare Il peso del campione elementare è di circa 100 grammi, a meno che esso non sia definito diversamente in questa parte B del presente allegato. Nel caso di partite che si presentano in confezioni al dettaglio, il peso del campione elementare dipende dal peso della confezione stessa. Per le confezioni al dettaglio con un peso superiore a 100 grammi i campioni globali pesano più di 10 kg. Se il peso di una singola confezione al dettaglio supera di molto i 100 grammi, da ciascuna di tali confezioni si ritirano 100 grammi per costituire un 28 campione elementare. Questa operazione può essere effettuata al momento del prelievo del campione o in laboratorio. Nei casi in cui non è possibile applicare le modalità di prelievo sopra descritte senza causare effetti commerciali inaccettabili dovuti al danneggiamento della partita (a causa delle forme d’imballaggio o dei mezzi di trasporto ecc.) si può tuttavia ricorrere a un metodo di campionamento alternativo. Ad esempio, se un prodotto di valore viene commercializzato in confezioni al dettaglio da 500 grammi o da 1 kg, il campione globale può essere ottenuto unendo un numero di campioni elementari inferiore al numero indicato nelle tabelle 1 e 2, purché il suo peso sia pari al peso richiesto per il campione globale citato in dette tabelle. Se il peso della confezione al dettaglio è inferiore a 100 grammi e la differenza non è considerevole, una confezione al dettaglio viene considerata equivalente a un campione elementare e il campione globale che ne risulta è inferiore a 10 kg. Se la confezione al dettaglio pesa molto meno di 100 grammi, un campione elementare è costituito da due o più confezioni al dettaglio in modo che il suo peso si avvicini il più possibile a 100 grammi. Riepilogo del metodo di campionamento per i cereali e i prodotti derivati Tabella 1 Suddivisione delle partite in sottopartite in funzione del prodotto e del peso della partita Prodotto Peso della partita Peso o numero Numero di Peso del campione (t) delle sottopartite campioni globale elementari (kg) Cereali e prodotti ≥ 1 500 500 t 100 10 derivati > 300 e < 1 500 3 sottopartite 100 10 ≥ 50 e ≤ 300 100 t 100 10 < 50 / 3-100 (*) 1-10 (*) In funzione del peso della partita 29 Metodo di campionamento per i cereali e i prodotti derivati (partite ≥ 50 tonnellate) Sempreché le sottopartite possano essere separate fisicamente, ciascuna partita deve essere suddivisa in sottopartite conformemente alla tabella 1. Dato che il peso delle partite non è sempre un multiplo esatto di quello delle sottopartite, quest’ultimo può superare il peso indicato al massimo del 20 %. Se la partita non è o non può essere suddivisa fisicamente in sottopartite, da essa si preleva un minimo di 100 campioni elementari. — Ciascuna sottopartita deve essere oggetto di campionamento separato. — Numero di campioni elementari: 100. Peso del campione globale = 10 kg. — Nei casi in cui non è possibile applicare le modalità di prelievo qui descritte senza causare effetti commerciali inaccettabili dovuti al danneggiamento della partita (ad esempio a causa delle forme d’imballaggio o dei mezzi di trasporto), si può ricorrere a un metodo alternativo, a condizione che il campionamento sia il più rappresentativo possibile e che il metodo applicato sia chiaramente descritto e debitamente documentato. Si può ricorrere a un metodo alternativo di campionamento anche nei casi in cui risulta praticamente impossibile applicare il metodo summenzionato. Ciò si verifica ad esempio quando grandi partite di cereali sono conservate in magazzini o quando i cereali sono immagazzinati in sili. Metodo di campionamento per i cereali e i prodotti derivati (partite < 50 tonnellate) Per le partite di cereali e prodotti derivati inferiori a 50 tonnellate si applica un piano di campionamento proporzionato al peso della partita e comprendente da 10 a 100 campioni elementari, riuniti in un campione globale di 1-10 kg. In caso di partite molto piccole (≤ 0,5 t) si può prelevare un numero inferiore di campioni elementari, ma il campione globale che riunisce tutti i campioni elementari deve comunque pesare almeno 1 kg. Per determinare il numero di campioni elementari da prelevare è possibile basarsi sulle cifre della tabella 2. 30 Tabella 2 Numero di campioni elementari da prelevare in funzione del peso della partita di cereali e di prodotti derivati Peso della partita (t) Numero di campioni elementari Peso del campione globale (kg) ≤ 0,05 3 1 > 0,05-≤ 0,5 5 1 > 0,5-≤1 10 1 > 1-≤3 20 2 > 3-≤ 10 40 4 > 10-≤ 20 60 6 > 20-≤ 50 100 10 Campionamento nella fase della distribuzione al dettaglio Il prelievo di campioni nella fase della distribuzione al dettaglio deve essere conforme, nella misura del possibile, alle disposizioni di questa parte B del presente allegato. Qualora ciò non sia possibile, si può ricorrere a un metodo alternativo di campionamento nella fase della distribuzione al dettaglio purché il campione globale sia sufficientemente rappresentativo della partita campionata e il metodo sia chiaramente descritto e debitamente documentato. Il campione globale deve comunque pesare almeno 1 kg. METODO DI CAMPIONAMENTO PER IL LATTE E I PRODOTTI LATTIEROCASEARI, GLI ALIMENTI PER LATTANTI E GLI ALIMENTI DI PROSEGUIMENTO, COMPRESI IL LATTE PER LATTANTI E IL LATTE DI PROSEGUIMENTO Si applica questo metodo di campionamento per il controllo ufficiale dei tenori massimi stabiliti per l’Aflatossina M1 nel latte, nei prodotti lattiero-caseari, negli alimenti per lattanti e negli alimenti di proseguimento, compresi il latte per lattanti, il latte di proseguimento e gli alimenti dietetici (latte e prodotti lattiero-caseari) a fini medici speciali destinati specificatamente ai lattanti. 31 Metodo di campionamento per il latte, i prodotti lattiero-caseari, gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento, compresi il latte per lattanti e il latte di proseguimento Il campione globale deve essere di almeno 1 kg o 1 litro, salvo i casi in cui ciò non risulti possibile, ad esempio nel caso in cui il campione sia una bottiglia. Il numero minimo di campioni elementari da prelevare da una partita è indicato nella tabella 1. Il numero di campioni elementari è determinato in funzione della forma abituale in cui i relativi prodotti vengono commercializzati. Nel caso di prodotti liquidi sfusi la partita deve essere accuratamente mescolata, per quanto ciò risulti possibile e a condizione che non venga compromessa la qualità del prodotto stesso, con mezzi manuali o meccanici, immediatamente prima del prelievo. In tal caso si può presumere che l’Aflatossina M1 sia distribuita omogeneamente in una determinata partita. Pertanto è sufficiente prelevare tre campioni elementari da una partita per formare il campione globale. I campioni elementari, spesso bottiglie o brik, sono di peso analogo. Ciascun campione elementare deve pesare almeno 100 grammi per formare un campione globale di almeno 1 kg o 1 litro. Tabella 1 Numero minimo di campioni elementari da prelevare da una partita Forma di Volume o peso della Numero minimo di Volume o peso minimo commercializzazione partita campioni del (l o kg) elementari da prelevare campione globale (l o kg) Alla rinfusa / 3-5 1 Bottiglie/brik ≤ 50 3 1 Bottiglie/brik 50-500 5 1 Bottiglie/brik > 500 10 1 32 Campionamento nella fase della distribuzione al dettaglio Il prelievo di campioni nella fase della distribuzione al dettaglio deve essere conforme, nella misura del possibile, alle disposizioni di cui alla presente parte dell’allegato I. Qualora ciò non sia possibile, si può ricorrere a un metodo alternativo di campionamento nella fase della distribuzione al dettaglio purché il campione globale sia sufficientemente rappresentativo della partita campionata e il metodo sia chiaramente descritto e debitamente documentato. Allegato II CRITERI DA APPLICARE ALLA PREPARAZIONE DEI CAMPIONI E AI METODI DI ANALISI PER IL CONTROLLO UFFICIALE DEI TENORI DI MICOTOSSINE NEI PRODOTTI ALIMENTARI Precauzioni Poiché in genere la distribuzione delle micotossine non è omogenea, i campioni devono essere preparati (e soprattutto omogeneizzati) con la massima cura. Qualora l’omogeneizzazione sia effettuata dal laboratorio, quest’ultimo utilizza il campione completo ricevuto dopo averlo omogeneizzato. Per l’analisi delle aflatossine è opportuno evitare il più possibile la luce del giorno durante l’operazione, dato che l’Aflatossina si decompone gradualmente sotto l’influenza della luce ultravioletta. A rappresentatività della partita presa in analisi il prelievo deve essere effettuato da personale qualificato in quanto la contaminazione da alfatossine, nelle derrate alimentari, come granella e semi, è distribuita in maniera eterogenea, anche detta a “macchia di leopardo”. Diverso il caso del campionamento del latte in quanto è una matrice omogenea. Inoltre nel corso del prelievo e della preparazione dei campioni occorre adottare alcune precauzioni per evitare qualsiasi alterazione che possa: - modificare il tenore di micotossine e compromettere le analisi o la rappresentatività del campione globale; - compromettere la sicurezza alimentare delle partite da campionare. 33 Ogni campione ufficiale viene sigillato sul luogo del prelievo e per ciascun prelievo è redatto un verbale di campionamento che consenta di identificare con certezza la partita campionata. Ogni campione è collocato in un recipiente pulito che lo protegga adeguatamente da qualsiasi fattore di contaminazione e dai danni che potrebbero essere causati dal trasporto. Alla luce di quanto detto, si può delineare uno scenario ideale per il miglior campionamento finalizzato all’analisi delle micotossine. Tale campionamento ideale dovrebbe essere predisposto sulla matrice non trasformata, possibilmente nella fase del raccolto, dovrebbe prediligere, quando possibile, una modalità di campionamento dinamico con prelievi di campioni elementari in automatico, predisporre la raccolta di un elevato numero di campioni elementari calcolato in funzione della grandezza del lotto. 34 4.2 Piano straordinario di controllo A seguito di particolari condizioni climatico-ambientali che si sono verificate nel periodo estivo, che sono responsabili della contaminazione da Aflatossina dei cereali, il Ministero della Salute ha emanato dei piani straordinari di controllo, in seguito adottati dalle Regioni. Le condizioni ottimali per il loro sviluppo si sono registrate in annate recenti, in particolare nel 2003 e nel 2012 quando il clima molto caldo ha determinato condizioni favorevoli allo sviluppo di Aflatossina B1 sul mais . Come affermato da Gianfranco Mazzinelli del Cra (Unità di ricerca per la maiscoltura) di Bergamo, nella “Giornata del mais” tenutasi a Bergamo, “La campagna maidicola è iniziata con un mese di marzo molto caldo e poco piovoso, per cui molti agricoltori hanno seminato precocemente. Aprile, invece, è stato particolarmente freddo e piovoso, tanto da arrestare in molti campi lo sviluppo delle piantine allo stadio di 3-4 foglie o da ritardare l'emergenza nei campi appena seminati. Dopo un maggio e un inizio giugno nella media, dalla seconda metà di giugno e per tutto luglio e agosto le temperature sono state molto alte e non si sono avute precipitazioni. Valutando il periodo marzo-ottobre, la sommatoria dei gradi di calore è stata pari a 2.315 (come nel 2003), mentre la piovosità di 831 mm si è concentrata tutta nel periodo primaverile. Significativo anche il numero di giorni con temperatura massima superiore a 30 °C nel periodo maggioagosto: ben 63. Altro dato eclatante è stato il periodo di accumulo, cioè il numero di giorni tra la fioritura e la maturazione fisiologica, positivamente correlato alla produzione, che è stato di circa 56 giorni, contro i 63 del 2011. Dunque, l'insieme di tutti questi fattori ha portato a risultati produttivi negativi.” Le suddette direttive sono state recepite, dalla Regione Lazio, in data 27/10/2012 e indicano le procedure del piano che a partire dal 10/10/2012 e per la durata di tre mesi i Servizi Veterinari dovranno trasmettere ogni 15 giorni una breve relazione sulle risultanze dei controlli eseguiti e i provvedimenti adottati. In data 01/02/2012 con viene comunicate la prosecuzione dell’attività fino al 31/03/2013. 35 Piano straordinario di controllo della contaminazione da Aflatossine nel mais e nella catena alimentare. La prolungata siccità estiva ha determinato un’accresciuta contaminazione da aflatossine nelle produzioni di mais, oltre i limiti fissati dalla normativa comunitaria, particolarmente in alcune aree territoriali nelle quali la raccolta delle materie prime è stata ritardata. A motivo di ciò, il Ministero della Salute ha emanato la nota prot. DGSAF I6765-P del 14.09.12, esortando le Regioni a emanare misure urgenti di salvaguardia della salute pubblica attraverso un rafforzamento delle procedure di controllo delle aflatossine nelle produzioni agro-alimentari. Per quanto attiene l’attività di controllo ufficiale, i Servizi Veterinari delle Ausl devono far riferimento alla DGR n. 101 del 25.03.2011 Sub-Allegato A/5 “Piano regionale di prevenzione e controllo delle micotossine nel latte, nei prodotti a base di latte e nei mangimi.” Il documento suddetto offre elementi di base per una corretta pianificazione delle attività di controllo ufficiale volte alla verifica dell’applicazione e dei risultati dell’autocontrollo da parte degli operatori del settore alimentare. In considerazione del fatto che occorre affrontare il problema lungo tutta la filiera produttiva, i controlli ufficiali devono riguardare: Settore dei mangimi • mangimifici • impianti di essicazione, lavorazione e deposito • allevamenti Settore lattiero caseario • aziende di produzione di latte vaccino, bufalino, ovi-caprino • allevamenti che riforniscono distributori di latte crudo destinato alla vendita diretta al consumatore finale • centri di raccolta, stabilimenti di trattamento e di trasformazione latte 36 Settore dei mangimi Gli operatori di impianti di produzione, essiccazione, stoccaggio e commercializzazione di mais destinato all’alimentazione devono provvedere ad intensificare l’attività di autocontrollo relativamente alla ricerca di Aflatossina B1 nel mais. Presso i suddetti impianti i Servizi Veterinari provvedono a: • verificare le procedure di autocontrollo messe in atto dagli Operatori, con particolare riferimento alle modalità di campionamento tali da consentire la composizione di campioni rappresentativi della partita oggetto di analisi • verificare la presenza di procedure per la gestione dei prodotti non conformi • verificare l’adeguatezza delle frequenze minime di campionamento per la ricerca di aflatossine previste dal piano di autocontrollo • valutare l’opportunità di eseguire campioni ufficiali per il prodotto destinato all’alimentazione animale, in extrapiano, qualora non siano stati assegnati campioni con il PRAA – sorveglianza o se già espletati. Presso le aziende di produzione di latte il sistema di tracciabilità e rintracciabilità degli alimenti/mangimi deve prevedere una distinzione fra i mangimi prodotti in Azienda e quelli acquistati all’esterno. Nel caso di alimenti autoprodotti tale sistema deve riportare le principali fasi produttive (semina, raccolta, trasporto, lavorazione, stoccaggio) fino alla somministrazione agli animali, identificando per ogni fase i rischi e le misure preventive adottate in Azienda al fine di prevenire la proliferazione delle muffe. Nel caso in cui le materie prime per mangimi o i mangimi siano acquistati da altre Aziende di produzione, consorzi agrari, ecc., l’autocontrollo dell’azienda di produzione di latte deve prevedere la selezione dei fornitori di alimenti per gli animale sulla base dell’esistenza di idonei sistemi di garanzia del prodotto. L’allevatore pertanto, deve essere a conoscenze dei controlli posti in atto dal fornitore in tutte le fasi di lavorazione dei prodotti; in entrata, durante il processo di trattamento, condizionamento e trasformazione delle materie prime e del prodotto finito, in uscita. L’autocontrollo dell’azienda di produzione di latte dovrà prevedere che vengano 37 somministrati agli animali solo gli alimenti per i quali il fornitore abbia attestato la conformità ai limiti di Aflatossina B1 previsti dalla normativa vigente. Flusso dati Ogni 15 giorni, a partire dal 10 Ottobre 2012 i Servizi trasmettono alla Regione una breve relazione sulle risultanze dei controlli eseguiti nelle 2 settimane precedenti ed i provvedimenti adottati, esplicitando per ogni campionamento ufficiale non conforme, le generalità dell’operatore, l’attività condotta da questi, la materia prima oggetto di campionamento e l’origine della materia prima, utilizzando il fac-simile Allegato 3 del PRAA. Settore lattiera caseario In considerazione dello stato di allerta, per i prossimi 3 mesi verrà attuato da parte dei Servizi Veterinari delle AUSL un controllo intensificato del parametro Aflatossina M1 nel latte. Allevamenti da latte Considerato che animali alimentati con mangimi contaminati da Aflatossina B1 possono produrre latte contaminato con Aflatossina M1 è necessario che i piani di autocontrollo degli operatori del settore lattiero-caseario prevedano analisi di campioni di latte per garantire la sicurezza delle produzioni. In tale periodo critico occorre che gli operatori verifichino che la frequenza delle analisi previste nei piani di autocontrollo sia tale da garantire la gestione del rischio aflatossine e che nel piano siano presenti procedure per la gestione del latte non conforme. Si precisa che, qualora l’allevamento abbia sospeso il conferimento del latte in quanto risultato non conforme all’autocontrollo, il Servizio veterinario non dovrà effettuare un campione ufficiale ma dovrà prescrivere alla azienda di comunicare il ripristino della conformità della produzione e la ripresa del conferimento del latte esibendo un esito analitico favorevole in autocontrollo. Entro sette giorni dal ricevimento della comunicazione e dell’esito favorevole di un campione in autocontrollo da parte dell’OSA o suo delegato per l’autocontrollo, il Servizio Veterinario effettua una verifica attraverso un campionamento ufficiale. 38 Presso gli allevamenti da latte i Servizi Veterinari dovranno eseguire i campioni assegnati con l’ “Extrapiano regionale per il 2012. Monitoraggio sulla presenza di aflatossine nel latte” prot. 230052 del 30.12.2011. La Provincia di Frosinone dovrà effettuare n°40 campioni di latte vaccino, n° 45 di latte bufalino e n°20 di latte ovi-caprino. Tale controllo ha lo scopo di verificare l’autocontrollo messo in atto dagli operatori del settore alimentare ed è effettuato, di norma, in assenza di sospetto e quindi senza vincolo del prodotto, utilizzando il verbale previsto dal PNR 2012 e classificando i campioni come Extra Piano mirato. Nel caso di rilevamento di valori superiori a 50 ppt sarà necessario provvedere ad un successivo campione ufficiale con sequestro del latte e procedere ad un esame accurato dalla razione alimentare somministrata agli animali. Caseifici In considerazione della situazione di alto rischio, si sottolinea l’opportunità che gli Operatori intensifichino la frequenza dei campionamenti in autocontrollo prevedendo anche un controllo dei singoli conferenti. Gli esiti analitici sfavorevoli devono essere comunicato entro le 24 all’azienda AUSL competente per gli allevamenti ed agli allevamenti risultati non conformi affinché possano essere messe in atto le azioni correttive, oltre alla immediata sospensione della commercializzazione del latte per il consumo umano. I servizi veterinari nel trimestre dovranno campionare il numero di stabilimenti riportato in tabella, eseguendo i prelievi (campione Extra Piano mirato) da una caldaia/cisterna per stabilimento scelta casualmente, avendo cura di registrare nel verbale di prelievo la/e aziende di provenienza del latte. La Provincia di Frosinone dovrà effettuare n°13 campioni negli impianti di trasformazione latte e dovrà sottoporre a campionamento n°4 impianti. 39 4.2.1 Attuazione del piano straordinario nella provincia di Frosinone Settore - n. strutture prodotto ispezionate Aziende latte Aziende latte n. strutture con NC Campioni ufficiali NC NC HACCP analitica Esito prelevata campioni analitico latte 96 2 pos. 87 mangime 8 1 pos. latte racc latte stabtratt. latte Termico Latte n. 204 Centro di Stabtrasf. Matrice latte 85 altro 40 8 4.2.2Gestione del caso positivo Dall’esame dei documenti relativi al riscontro di un caso di positività di latte bufalino all’Aflatossina M1, procederemo all’esposizione dei processi che sono stati messi in atto al fine di rintracciare la sorgente di contaminazione del latte. Vengono qui riportate cronologicamente le azioni messe in atto. 26 settembre 2012 Viene effettuato un campione di latte bufalino per la ricerca di Aflatossina M1, presso l’azienda agricola ******. 11 ottobre 2012 L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana (IZS LAZIO e TOSCANA) invia i risultati delle prove eseguite su un campione di LATTE CRUDO BUFALINO, prelevato in data 26/09/2012 presso l’allevamento. RISULTATI DELLE PROVE ESEGUITE PROVA: AFLATOSSINA M1 TECNICA: HPLC ESITO: Presente 0.28 ug/Kg NOTE: Valore NON REGOLAMENTARE. Aflatossina M1 oltre il limite massimo di legge. 15 Ottobre 2012 A seguito della positività all’Aflatossina M1 del latte prodotto in azienda, viene effettuato un campione ufficiale di latte bufalino in extrapiano e viene posto sotto sequestro tutto il latte presenta in azienda. L’azienda USL di Frosinone – Distretto B procede alla compilazione del “Questionario sulle attività conseguenti a non conformità” nella prima parte “Riscontro di non conformità” e nella seconda parte “Attività conseguenti”. 18 Ottobre 2012 IZS LAZIO e TOSCANA comunica l’esito non conforme del campione Reg. n. 12070574. 41 Si comunica che il campione di latte crudo di bufala Reg. n. 12070574 (PNR extrapiano a seguito di positività), prelevato il 15 Ottobre 2012 dalla ASL 12 Frosinone (distretto B) – Dipartimento Prevenzione – Servizio veterinario, con verbale 1491/C presso l’azienda agricola ******, cod. ****** con sede nel comune di Amaseno (FR) in via ******, è risultato NON REGOLAMENTARE per presenza di AFLATOSSINA M1 (circa 5 volte il limite massimo) in concentrazione superiore al Limite di Legge (0.05 ug/Kg). 22 Ottobre 2012 L’azienda USL di Frosinone – Distretto B procede alla compilazione del “Questionario sulle attività conseguenti a non conformità” del campione di latte bufalino effettuato in data 15/10/2012. Dove si afferma che non è stata accertata la causa di non conformità. Vengono adottate misure amministrative che consistono nel sequestro dell’allevamento, con 32 capi presenti e per il latte prodotto in azienda il divieto di commercializzazione. Inoltre che in 3 aziende limitrofe sono stati intensificati i controlli. Compilazione della “Segnalazione di provvedimenti adottati nei casi di positività/non conformità negli alimenti zootecnici” da inviare al Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche Sociali, al Dipartimento sanità Veterinaria DGSA.Vengono prelevati campioni riferiti ai prodotti utilizzati nell’alimentazione dei bufali nell’allevamento. Tale scheda riporta: • Le iniziative avviate: sequestro dell’allevamento e del mangime rimanente in azienda; • Indagine epidemiologica: i bufali venivano alimentati con fieno e paglia prodotti in azienda e mangime proveniente da mangimificio ****** di Atessa (CH); • Destino del mangime: il mangime sotto sequestro viene ritirato dal mangimificio. Vengono effettuati campioni di PAGLIA, FIENO e MANGIME COMPLEMENTARE, in quanto sono la razione con cui vengono alimentati i capi dell’allevamento, allo scopo 42 di rintracciare la fonte della contaminazione da Aflatossina. Tali alimenti vengono sottoposti a sequestro. Compilazione dell’allegato al verbale di prelievo, “VERBALE OPERAZIONI DI PRELIEVO EFFETTUATE” (VOPE), effettuato il 22/10/2012. Vengono riportate le modalità di esecuzione del campionamento: “Il campionamento è stato effettuato su n. 8 sacchi chiusi, per un totale di n. 16, mediante sonda in acciaio adatta allo scopo. Le quantità prelevate sono state prima raccolte separatamente in sacchi sterili per alimenti, in seguito sono stati miscelati insieme per ottenere una unica aliquota.”, “Dall’unione delle singole 8 aliquote, ottenuta un’unica aliquota è stata frazionata dopo miscelazione fino ad ottenere le 4 aliquote finali. Di queste n. 3 sono state inviate all’IZS per essere analizzate, la quarta è stata lasciata in custodia al proprietariodell’azienda che la conserva per conto della ditta produttrice a temperatura ambiente e in locale non soggetto ad umidità. Al proprietario dell’azienda è stata lasciata anche una copia del verbale di prelievo.”. 26 Ottobre 2012 L’IZS LAZIO e TOSCANA invia i risultati delle prove eseguite su un campione di MANGIME COMPLEMENTARE PER BUFALE “BF BUFALE LATTIFERE” prelevato in data 22/10/2012 presso l’azienda zootecnica senza ruminanti. RISULTATI DELLE PROVE ESEGUITE PROVA: AFLATOSSINA B1 TECNICA: HPLC- FLUORESCENZA ESITO: Presente 0.043 mg /Kg al 12% di umidità NOTE: Presenza di Aflatossina B1 superiore al Limite Massimo PROVA: UMIDITA’ TECNICA: GRAVIMETRICA ESITO: Presente 12.5% L’IZS LAZIO e TOSCANA invia i risultati delle prove eseguite su un campione di PAGLIA prelevato in data 22/10/2012 presso l’azienda zootecnica senza ruminanti. RISULTATI DELLE PROVE ESEGUITE PROVA: AFLATOSSINA B1 43 TECNICA: ELISA ESITO: Inferiore al limite di rilevabilità L’IZS LAZIO e TOSCANA invia i risultati delle prove eseguite su un campione di FIENO POLIFITA prelevato in data 22/10/2012 presso l’azienda zootecnica senza ruminanti. RISULTATI DELLE PROVE ESEGUITE PROVA: AFLATOSSINA B1 TECNICA: ELISA ESITO: Inferiore al limite di rilevabilità In tale data si è venuti a conoscenza della sorgente di contaminazione, MANGIME COMPLEMENTARE PER BUFALE “BF BUFALE LATTIFERE”. 27 Ottobre 2012 Il Responsabile S.S.O. Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche comunica ad Direttore SC Area C, la comunicazione di positività del mangime all’Aflatossine. Il Responsabile S.C. Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche comunica al Dipartimento veterinario dell’Azienda ASL 02 Lanciano Vasto Chieti e alla ditta ****** ****** di Atessa (CH), che come comunicato dall’IZS di Lazio e Toscana il MANGIME COMPLEMENTARE PER BUFALE “BF BUFALE LATTIFERE” è risultato NON REGOLAMENTARE per la presenza di AFLATOSSINA B1 in concentrazione superiore al Limite Massimo consentito (Reg. UE n. 744/2012 della commissione del 16 Agosto 2012). Viene comunicato all’allevamento il risultato dell’IZS e si procede all’eliminazione del mangime nella razione giornaliera. 29 Ottobre 2012 Considerando che dalla sospensione dell’alimento contaminato a distanza di 3-5 giorni la tossina viene eliminata e nel latte non vi è più presenza di Aflatossina M1 viene eseguito un campione di LATTE CRUDO BUFALINO di cui l’IZS comunica l’esito: RISULTATI DELLE PROVE ESEGUITE PROVA: AFLATOSSINA M1 44 TECNICA: HPLC ESITO: Inferiore al limite di rilevabilità 2 Novembre 2012 In tale data il Medico Veterinario e il Tecnico Della Prevenzione, presso l’allevamento ****** ****** di Amaseno, dopo aver preso visione della merce sequestrata in data 22/10/2012 e constatata l’integrità dei sigilli hanno proceduto al dissequestro del prodotto, in seguito al risultato dell’IZS della regolarità della merce. Descrizione delle cose oggetto del sequestro: “Con rapporto di prova n. ****** del 31/10/2012 l’Aflatossina M1 è risultata inferiore al limite di rilevabilità e pertanto viene liberalizzata la commercializzazione del latte bufalino prodotto nell’allevamento e liberalizzata la movimentazione degli animali.”. Il Responsabile S.S.O. Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche comunica al caseificio ******, la comunicazione dell’IZS Lazio e Toscana, relativa al campione n. reg. 12074363, ai ns. atti con prot. n. ****/C del 02/11/2012, si informa che il latte dell’Azienda agricola ****** ****** - via ****** - Amaseno (FR) cod. az. ****** risulta REGOLAMENTARE all’AFLATOSSINA M1, percui il latte prodotto in azienda PUO’ ESSERE RITIRATO PER LA COMMERCIALIZZAZIONE.”. L’intero allevamento è stato dissequestrato. 45 4.3 Il ruolo del Tecnico della Prevenzione Il Tecnico della Prevenzione nell'Ambiente e nei Luoghi di Lavoro (TPALL) è l'operatore sanitario che è responsabile, nell'ambito delle proprie competenze, di tutte le attività di prevenzione, verifica e controllo in materia d'igiene e sicurezza ambientale nei luoghi di vita e di lavoro, di igiene degli alimenti e della nutrizione, igiene e sanità pubblica e servizi veterinari. Il profilo professionale del TPALL è disciplinato dal Decreto Ministeriale 17 gennaio 1997 n. 58, dove inoltre viene riconosciuto il ruolo di professionista sia all'interno del Servizio Sanitario Nazionale che in regime libero professionale. Il TPALL svolge con autonomia tecnico professionale le proprie attività e collabora con altre figure professionali all'attività di programmazione e di organizzazione del lavoro della struttura in cui opera. Nel ambito dell’argomento trattato nella tesi il Tecnico della Prevenzione ha il compito di effettuare i piani di controllo sulla presenza di contaminazione nei prodotti destinati agli animali. Attua i metodi di prevenzione volti al controllo delle micotossine, attuando delle ispezioni nei locali dove avviene l’essiccamento, il confezionamento, lo stoccaggio e sui mezzi di trasporto. In suddetti locali e mezzi di trasporto, controllerà le condizioni proprie che favoriscono la diffusione delle micotossine, ovvero l’umidità relativa superiore al 70% e la temperatura tra 20°C e 35ºC. Altri fattori su cui occorre fare attenzione in fase di ispezione sono la ventilazione, la corretta pulizia di tutti i locali e mezzi di trasporto contenenti, o destinati a contenere, matrici alimentari potenzialmente contaminate da micotossine, la presenza di insetti e roditori, la presenza di muffe visibili ad occhio nudo ecattivi odori. Il TPALL da consigli utili al datore di lavoro riguardo le buone condizioni igienico ambientali in cui tenere le matrici, effettuare analisi e controlli atti ad evitare la presenza di muffe e la contaminazione da micotossine. In particolare nell’attuazione del “Piano straordinario di controllo della contaminazione da aflatossine nel mais e nella catena alimentare” egli effettua i campioni sugli alimenti che possono risultare potenziali fonti di contaminazione. In seguito, dopo aver identificato la sorgente della contaminazione, egli ne dispone il sequestro e successivamente il ritiro o la corretta distruzione. 46 Possiamo quindi, affermare che: le principali funzioni che vengono richieste al Tecnico della Prevenzione sono la formulazione di pareri professionali, l'erogazione di consulenza professionale, l'esecuzione di attività di controllo ufficiale (ispezione, controllo, campionamento, audit, monitoraggio e sorveglianza), l'effettuazione di indagini e di attività di polizia giudiziaria, la partecipazione a programmi di prevenzione, la promozione della salute e della tutela dell'ambiente e la realizzazione di interventi formativi. 47 Conclusione A causa dei fattori climatici che hanno caratterizzato l’estate 2012, soprattutto nelle zone del nord Italia e in particolar modo la Pianura Padana, caratterizzata da clima caldo-umido, fattore che ha favorito la diffusione dell’Aspergillus, ci si trova a dover gestire raccolti fortemente contaminati.L’Aflatossina è dotata di attività cancerogena, mutagena e teratogena, con funzione genotossica, non ha una soglia di sicurezza al di sotto della quale si può essere certi che non manifesti l’effetto. Questi effetti sono difficili da controllare e prevenire in quanto si manifestano principalmente in forma cronica. E’ di fatto una tossicosi insidiosa dal momento che se ne può riscontrare la presenza in molti alimenti che, sebbene assunti in dosi minime, per lunghi periodi di tempo comportano un fenomeno di accumolo nell’organismo. Nell’ottica di prevenzione, che mira ad ottenere il minor livello ragionevolmente raggiungibile di contaminazione, il Tecnico della Prevenzione assume un ruolo fondamentale a protezione della salute pubblica attraverso l’attuazione di sistemi di controllo volti a prevenirne la diffusione. Bisogna cessare di considerare il problema come un’emergenza da affrontare nel momento in cui le analisi sui cereali ne fanno emergere la presenza, rendendo necessari i processi di decontaminazione e detossificazione. La prevenzione della contaminazione va considerata come una serie di interventi da mettere in atto con regolarità, indipendentemente dalla presenza o meno, durante la stagione, di fattori climatici critici favorevoli allo sviluppo di Aflatossine. Si rende perciò necessario attuare un piano di controllo e monitoraggio costante su tutto il territorio, in modo da prevenire la diffusione della contaminazione da Aflatossine prima che quest’ultima arrivi negli alimenti ad uso zootecnico e successivamente entri nella catena alimentare attraverso i prodotti di origine animale. Inoltre si deve prestare attenzione ai fattori che ne favoriscono la moltiplicazione nella post-raccolta, inserendo il problema delle Aflatossine nella valutazione del rischio dell’azienda.Risulta evidente la validità del piano straordinario varato dal Ministero della Salute che svolge attività di monitoraggio su tutto il territorio assieme al quale vanno diffuse in maniera capillare le buone prassi di coltivazione che sono l’elemento 48 cardine delle attività di prevenzione elemento fondamentale del controllo dello sviluppo e della diffusione delle muffe. 49 Bibliografia e sitografia Ministero della Salute; consultabile on-line al sito: http://www.salute.gov.it ISS Istituto Superiore di Sanità; consultabile on-line al sito: http://www.iss.it AIRC Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro; consultabile on-line al sito: http://www.airc.it IZS Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana; consultabile on-line al sito: http://www.izslt.it Sezione SIEV Sistema Informativo per l’Epidemiologia Veterinaria; GLM Gruppo Lavoro Micotossine; consultabile on-line al sito: http://www.micotossine.it/ R. Causin – “Aflatossine: generalità e loro genesi”; AIRES Associazione Italiana Raccoglitori, Essiccatori e Stoccatori di Cereali e Semi oleosi; Sancini A., De Sio S., Di Pastena C., Scala B., Cetica C., Corbosiero, P., Capozzella A., Sinibaldi F., Monti C., Tomei F., Ciarrocca M., Tomei G. (31 Marzo 2012) “Esposizione ad aflatossine e rischio d’insorgenza di epatocarcinoma” consultabile online al sito: http://www.preventionandresearch.com EFSA- Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare- “Aflatossine nei prodotti alimentari” consultabile on-line al sito: http://www.efsa.europa.eu/it/ G. D’Ascenzo, F D’Ascenzo - “Sicurezza e qualità nel comparto agro-alimentare”; M. Bernardelli – “Aflatossine, si sperimenta l’azoto per pulire il mais”; Ministero della Salute “Relazione 2011 sul Sistema di allerta comunitario” consultabile on-line al sito: http://www.salute.gov.it/ 50 Servizio Produzioni Vegetali Regione Emilia Romagna, “La prevenzione delle micotossine nei cereali autunno-vernini: dal campo allo stoccaggio” Le schede di Agricoltura; consultabile on-line al sito: http://www.ermesagricoltura.it Rivista “Agricoltura 24” – Il sole 24 Ore: G. Setti - “Latte, timori per le Aflatossine”; L. Bertocchi, A. Scalvenzi, S. Santini, F. Fusi - “Aflatossine, dal mail al latte”; G. Baccarini, A. Villani - “Mais, chiarezza sull’Aflatossina B1” e “Aflatossine nel mais, arrivano le linee guida per gli stoccatori”; A. Rey Neri – “Aflatossine nel mais, prevenire la contaminazione in campo” Relazione del convegno, “Aflatossine mais, meglio prevenire” Rovigo, Febbraio 2013 Regolamento (CE) n. 1881/2006 della commissione del 19 dicembre 2006, definisce i tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari. Regolamento (UE) n. 165/2010 della commissione del 26 febbraio 2010, riguardo i tenori massimi delle aflatossine nei prodotti alimentari. Regolamento (UE) 574/2011 della commissione del 16 giugno 2011, che modifica l’allegato I della direttiva 2002/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda i livelli massimi di nitrito, melamina, Ambrosia spp. e carry-over di alcuni coccidiostatici e istomonostatici e che consolida gli allegati I e II. Decreto Legislativo 10 maggio 2004, n. 149 "Attuazione delle direttive 2001/102/CE, 2002/32/CE, 2003/57/CE e 2003/100/CE, relative alle sostanze ed ai prodotti indesiderabili nell'alimentazione degli animali" pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 139 del 16 giugno 2004. Regolamento (CE) N. 401/2006 della commissione del 23 febbraio 2006 relativo ai metodi di campionamento e di analisi per il controllo ufficiale dei tenori di micotossine nei prodotti alimentari. I dati sperimentali sono stati forniti dall’Azienda ASL Frosinone, Servizio Veterinario Area “B” e “C”. 51 SCHEDA ATTIVITA' AFLATOSSINE 2012 PERIODO DAL Settore - n. strutture prodotto ispezionate n. strutture con NC AUSL FR/ - FROSINONE / / AL / / Campioni ufficiali NC NC HACCP analitica Aziende Matrice prelevata campioni latte latte Aziende mangime latte Centro di latte racc latte stabtratt. latte Termico Stabtrasf. latte Latte altro 52 n. Esito analitico Prescrizioni Sanzioni