Gli auguri della Rassegna stampa che ritorna l`11 gennaio 2017

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Gli auguri della Rassegna stampa che ritorna l`11 gennaio 2017
Gli auguri della Rassegna stampa che
ritorna l'11 gennaio 2017
Inviata l’edizione di oggi, la
Venezia entra in un periodo di
festività del Natale e di vari
regolarmente solo a partire da
Rassegna stampa del Patriarcato di
“sosta” e di vacanza, a motivo delle
motivi di servizio. Tornerà
mercoledì 11 gennaio 2017.
In questa occasione è, allora, bello poter porgere a tutti Voi un
caloroso ringraziamento per l’attenzione e la simpatia riservate
durante tutto l’anno a questo servizio ed insieme rivolgere il più
cordiale augurio di Buon Natale e, sin d’ora, di un sereno 2017!
A queste parole di saluto ed augurio si aggiunge – qui sotto – un
piccolo supplemento di Rassegna: sono alcune voci giunte, attraverso
la Rete e in queste ultime ore, da Aleppo in Siria con un augurio
finale che arriva proprio da lì. Un misto di speranza e orrore, con i
primi segni e tentativi di… rinascita. Giusto per non dimenticare mai
ed anzi per allargare sempre più gli orizzonti e il cuore del nostro
prossimo Natale.
Un caro saluto e, di nuovo, Buon Natale!
Alessandro Polet – Ufficio stampa Patriarcato di Venezia
Da ASIA NEWS – Aleppo, con canti e balli la popolazione celebra la fine dei
combattimenti
Negli ultimi giorni fuggiti 6mila combattenti con le loro famiglie. In città sono
rimasti due milioni di civili, che festeggiano la vittoria dell’esercito
governativo. Canti e balli in una piazza del quartiere armeno. La polizia ha
intercettato e disinnescato un ordigno. Jihadisti ed estremisti cercano la vendetta.
Ma le persone non sembrano intimorite e vogliono ricominciare a vivere
Aleppo (AsiaNews) – Negli ultimi giorni da Aleppo sono usciti circa 6mila
combattenti coi loro familiari, mentre in città sono rimasti – sotto il controllo
dello Stato – oltre due milioni di civili. Un dato di fatto che non ha bisogno di
molti commenti e rassicura tutti coloro i quali mostravano preoccupazione per la
sorte dei civili nella città bombardata. Secondo fonti bene informate contattate da
AsiaNews, la gente di Aleppo festeggia con balli e canti sulle macerie; in generale
si respira un clima di gioia diffusa, a dispetto delle devastazioni della guerra e
dei segni del conflitto, che emergono ovunque. Tuttavia, la più grande vittoria di
Aleppo non è tanto la liberazione della città dai jihadisti e ribelli, che in
quattro anni non hanno saputo crearsi un clima accogliente fra la popolazione, ma è
il fallimento totale del tentativo di uccidere lo spirito di tolleranza e convivenza
fra religioni ed etnie. Un elemento peculiare della Siria e in particolare della sua
metropoli settentrionale, che l’estremismo jihadista non ha potuto cancellare.
Infatti, come segno di trionfo e di festa Aziziya – il quartiere cristiano armeno di
Aleppo – ha eretto l’albero di Natale più alto del Paese, illuminando le strade a
festa; inoltre, nella serata di ieri una banda, composta da giovani armeni vestiti
da Babbo Natale, si è esibita suonando in piazza per la gioia di tutta la
popolazione dell’area. All’illuminazione dell’albero erano presenti più musulmani
che cristiani, tutti uniti nella gioia e festeggiando in un clima tipico della
festività natalizia, che nulla ha che vedere con le festività islamiche. Questa
notizia di gente in festa, testimoniata dai filmati trasmessi in diretta da una
piazza colma di gente e rilanciati sul web, non hanno certo fatto piacere ai gruppi
salafiti e jihadisti i quali, per quattro anni, avevano fatto proselitismo, cercando
di imporre un islam takfiri e wahhabita. Una visione della religione musulmana
basata sull’esclusione degli “infedeli” e di lotta aperta contro i miscredenti.
Questi gruppi estremisti hanno cercato di riportare la popolazione all’oscurantismo,
tentando di colpire con un attentato terroristico – sventato dalle forze dell’ordine
presenti sul posto – la gente in piazza a festeggiare. Un ordigno pronto ad
esplodere era piazzato sulla piazza di Aziziya ad Aleppo liberata, per seminare
terrore ed incertezza ma soprattutto per frenare il massiccio rientro di tutti gli
sfollati interni aleppini, che avevano lasciato la città subito dopo l’ascesa dei
ribelli e jihadisti. Sono circa un milione le persone originarie di Aleppo rientrate
in città dopo la liberazione da parte delle forze governative, tutte pronte a
riprendere la loro vita da dove era stata improvvisamente interrotta dai gruppi
jihadisti. Vogliono ricostruire, riaprire le attività e le fabbriche, riportare le
attrezzature rubate dai miliziani e trafugate in Turchia. Nell’area si respira un
clima di entusiasmo e di dinamismo, elementi che caratterizzano da sempre gli
abitanti di Aleppo. La notizia dell’ordigno e dell’esplosione non ha scosso la
gente, ormai immune ai “giochetti” dei combattenti “per la libertà” e dei
sostenitori di un “califfato voluto da forze straniere”. I cittadini vedono
ironicamente in quello che sta accadendo l’esatto contrario di ciò che era avvenuto
in precedenza. Tutto era iniziato con ordigni e attacchi terroristi, seguiti poi
dall’occupazione dei quartieri est di Aleppo e dall’arrivo dei jihadisti. Ora quel
che avviene è esattamente l’inverso: uscita dei jihadisti per primo, preceduta dalla
liberazione dei quartieri est e ora il ritorno alle origini con gli ordigni e gli
attentati terroristi. Sebbene possa sembrare paradossale, la popolazione giudica un
buon segno il tentativo di attentato; esso sarebbe un segno del totale sconforto e
smarrimento dei gruppi jihadisti, ormai impotenti e quindi costretti ad attacchi
vigliacchi e imprevedibili. Un gesto di chi sa, ormai, che non ha più futuro in una
città che è tornata a vivere e a sperare. (PB)
Da ZENIT – Siria: “Dopo 6 anni ad Aleppo Ovest tornano le luci di Natale”
Il vescovo caldeo, mons. Audo: “Ad Aleppo Est, invece, distruzione terribile”
“Erano 6 anni che ad Aleppo Ovest nei quartieri cristiani non si festeggiava il
Natale con decorazioni e luci. Ora vediamo gesti di speranza e cambiamento”. È
quanto racconta il vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria, mons.
Antoine Audo, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000. “Ad oggi –
aggiunge – non sentiamo più gli spari, c’è stato un cambiamento totale. La gente è
contenta. Ho rivisto dopo tanto tempo nei balconi gli alberi di Natale. Nella piazza
del quartiere cristiano è stato allestito anche un albero di Natale, non è certo
l’albero di Piazza San Pietro in Vaticano ma è un’immagine della pace ritrovata. Per
l’occasione il 23 dicembre nella zona delle 3 cattedrali cattoliche è stata
organizzata una manifestazione di gioia e festa”. “Per la prima volta sono tornato
ieri nei quartieri di Aleppo Est – ha detto mons. Audo – c’è una distruzione
terribile, non siamo abituati a vedere certe scene che voi avete avuto modo di
vedere attraverso la televisione. Come Caritas siamo in contatto con i gruppi
internazionali nella parte Est. Nei prossimi giorni apriremo dei centri di
accoglienza nella parte Est per l’organizzazione degli aiuti finalizzati alle
persone più deboli di quella regione”. Intanto, dopo alcune ore di lavoro, è stata
approvata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu la risoluzione per il dispiegamento di
osservatori delle Nazioni Unite nei quartieri orientali di Aleppo per monitorare
l’evacuazione dei civili. Il testo prevede che il segretario generale Ban Ki-moon
adotti “misure urgenti” per garantire l’effettivo dispiegamento degli osservatori ai
quali spetterà di “verificare il benessere dei civili” interessati attraverso
consultazioni con Russia, Siria e ribelli. Ad Aleppo est sono, infatti, ancora
circa 50mila i civili in attesa di abbandonare la città, stremati da mesi di
combattimenti, senza acqua potabile, cibo, energia elettrica.
Da www.allstandtogheter.com – Suora di Aleppo: “I musulmani della Siria temono per
un paese senza presenza cristiana”
La sorella Guadalupe Rodrigo ha trascorso gli ultimi vent’anni della sua vita in
Medio Oriente.
La testimonianza di persone come Guadalupe Rodrigo è preziosa. Dopo quasi vent’anni
in Medio Oriente, poche persone possono offrire una visione tanto accorta di cosa
sta accadendo in Siria. Ciò che si vede ogni giorno è come un paese un tempo ricco e
meraviglioso sia ridotto in macerie, e lei sa che uno dei gruppi che sta subendo in
modo profondo la situazione è quello cristiano. Sorella Guadalupe crede che vi sia
un attacco premeditato e voluto contro le comunità cristiane. I fatti parlano da
soli. Sorella Guadalupe Rodrigo, Istituto del Verbo Incarnato: “Si può chiaramente
vedere che il primo obiettivo sono i cristiani. I loro quartieri sono quelli che più
hanno sofferto. I quartieri di Al-Midan, Sulaymaniyah, Al-Aziziyah, sono quelli in
cui gli attacchi si sono scagliati in modo più prepotente. Natale, Pasqua. Una
tempesta di proiettili e missili. È un attacco diretto contro i cristiani che
purtroppo avviene ogni giorno”. Secondo la testimonianza di sorella Guadalupe, il
massacro dei cristiani non è solo una tragedia umanitaria. La vita culturale e le
diversità che arricchiscono il paese vengono quotidianamente distrutte. Sorella
Guadalupe Rodrigo, Istituto del Verbo Incarnato: “I musulmani lo affermano. Loro me
l’hanno detto, i musulmani di Aleppo. Sono preoccupati che la presenza cristiana
scompaia. Dicono: ‘cosa faremo senza i cristiani?’. Nella città di Aleppo prima
della guerra vi era circa mezzo milione di cristiani; oggi se ne contano a malapena
20.000. La Siria musulmana teme questo dato. I musulmani stessi affermano che i
cristiani che contribuiscono ad aumentare lo standard qualitativo nelle università,
che aumentano il livello culturale e portano valori nella sfera sociale. Valori che
loro stessi ammettono di non avere, come il perdono. Loro sono consci del ruolo
fondamentale dei cristiani in Medio Oriente. Più di quanto lo sia il mondo
Occidentale”. Sorella Guadalupe è una degli ultimi cristiani di Aleppo. Anche se
dipinge una situazione critica, è convinta che ci sia ancora speranza e non tutto
sia definitivamente andato perduto.
Dal blog di Ora Pro Siria – Suor Arcangela da Aleppo: “Il Natale di quest’anno per
il piccolo resto dei Cristiani Aleppini è nel segno della libertà”
Aleppo, 20 dicembre 2016
Carissimi amici, tra pochissimo tempo, il Signore sarà qui per annunciare la PACE
agli uomini che Egli ama! Sì, Dio viene nella nostra storia per liberarci dalla
schiavitù che noi abbiamo vissuto, per mettere la Sua tenda in mezzo a noi e
condividere la nostra vita, guarire le nostre piaghe, curare le nostre ferite e
donarci una nuova vita.
Questa vita nuova, cari amici, veniamo ad annunciarvela perché da alcuni giorni la
città di Aleppo è stata liberata e la nostra gioia con quella di tutti gli Aleppini
è grande! Perché cinque anni di guerra, assediati dai jihadisti e sotto il terrore
delle bombe che cadevano di giorno e di notte, hanno reso il nostro quotidiano molto
difficile.
Cinque anni in cui Aleppo ha subito il martirio nel silenzio dei media, o quando i
loro articoli e i loro reportage erano impastati di menzogne … fino ad oggi.
Cinque anni in cui nell’ovest di Aleppo, dove siamo, abbiamo resistito agli attacchi
dei jihadisti con mortai, con le bombole di gas, coi razzi Grad, volutamente mirati
su scuole, ospedali, chiese e moschee. Interi quartieri sono stati distrutti e le
persone sono state costrette a traslocare per evitare la morte. Il nostro personale
ogni mattina ci ha raccontato come era trascorsa la notte nei loro quartieri nella
paura … senza dormire e tutto ciò quasi ogni giorno !!!!
Cinque anni in cui abbiamo combattuto quotidianamente per cercare di fortificare la
loro Speranza dicendo loro con le parole di Isaia: “Prendete coraggio, non temete,
Dio mantiene la sua promessa, Lui stesso verrà e ci salverà”.
Ecco, il giorno per noi è arrivato, l’attesa è stata lunga, ma Dio ha mantenuto la
sua promessa: Egli ci ha protetto, Egli ci ha salvato, Lui ci ha liberato!
Per noi personalmente, religiose che abbiamo scelto di restare in mezzo a questo
popolo, questi cinque anni di guerra hanno fatto crescere la nostra Fede, la nostra
Speranza si è fortificata, e la nostra fiducia nella Provvidenza è aumentata.
Soprattutto, abbiamo sentito la vicinanza e la comunione con tutte le nostre
comunità, e con i nostri amici e benefattori siamo diventati un solo corpo che ci ha
permesso di perseverare e mantenere la nostra Presenza in mezzo a questa
popolazione, martoriata sotto tutti i punti di vista.
A tutti ed a ciascuno di voi, vogliamo dire un grande grazie per tutti questi gesti
di solidarietà fatta di pensieri e di preghiere.
Continuate a pregare per noi, per questo popolo, perché ora un’altra dimensione
della nostra presenza è necessaria: ci attende la ricostruzione dell’uomo a tutti i
livelli: spirituale, umana, fisica, e ci è chiesto di essere degli strumenti di
riconciliazione e di perdono.
Il Natale di quest’anno per noi e per il piccolo resto dei Cristiani Aleppini è nel
segno della libertà. Con noi, ringraziate il Signore, uniamo il nostro canto con gli
angeli di Betlemme: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e Pace sulla terra agli
uomini che ama!”.
Col nostro affetto e la nostra riconoscenza, vi auguriamo: un gioioso Natale e un
felice e Santo Anno 2017!
Suor Arcangela,
ospedale Saint Louis di Aleppo