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DOCUMENTI TERZO APPUNTAMENTO ITALIA-TURCHIA 7/8 NOVEMBRE 2006 Per il terzo anno consecutivo, il 7 e 8 novembre 2006, il SAM, centro di studi strategici del ministero degli Affari Esteri turco, il Gruppo UniCredit e le riviste di geopolitica east e “Limes” si sono fatti promotori del Forum permanente italo-turco. L’iniziativa, patrocinata dai ministeri degli Esteri d’Italia e Turchia, ha avuto luogo nella cornice romana di Villa Miani a cura di Francesca Nenci 216 Incentrata su “150 anni di relazioni diplomatiche: una visione comune per l’UE”, questa terza edizione del Forum, nel consueto obiettivo di stimolare il dibattito sui grandi temi che caratterizzano le relazioni bilaterali, ha assunto un significato ancor più emblematico, avendo luogo nello stesso giorno della pubblicazione del “Rapporto strategico 2006” della Commissione Europea. Prendendo spunto da quelle tematiche che oggi vedono la Turchia sempre più protagonista, l’evento si è articolato in una sessione plenaria – con la partecipazione dei ministri degli Esteri, Massimo D’Alema e Abdullah Gul e del ministro delle Comunicazioni italiano Paolo Gentiloni – e tre workshop tematici a porte chiuse: Workshop politico, “Italia e Turchia una visione comune dell’Unione Europea”: presieduto dall’ambasciatore Renato Ruggiero e dal presidente del gruppo di lavoro turco all’Assemblea Parlamentare Euromediterranea, Zeynep Karan Uslu. Hanno partecipato, tra gli altri, l’onorevole Egemen Bagis, consigliere per la politica estera del primo ministro turco, il presidente del Gruppo UniCredit Dieter Rampl, i professori Dogu Ergil e Mario Zucconi e il Capo di Stato Maggiore dell’Aereonautica Militare, Vincenzo Camporini. Workshop economico, “Politica energetica nei Paesi del Mediterraneo”: presieduto dal presidente dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, Alessandro Ortis, e dall’ambasciatore turco, Mithat Balkan. Il Workshop ha visto la partecipazione, tra gli altri, del sottosegretario turco al ministero dell’Energia e delle Risorse Naturali, Sami Demirbilek, dell’onorevole Gianni De Michelis, dell’onorevole turco Soner Aksoy, del presidente di Enel, Pietro Gnudi, del professore Sevaioglu e dell’amministratore delegato del Gruppo UniCredit, Alessandro Profumo. Workshop socio-culturale, “Il ruolo dei mass media nelle società democratiche”: presieduto dal consigliere di RAI Cinema, Alessio Gorla, e dal corrispondente di CNN Turk, Semih Idiz, ha visto la partecipazione di importanti esponenti della società civile e dei media – tra gli altri, rappresentanti delle testate “Turkish Daily News”, “Milliyet” e APcom - e numerosi professori, tra cui Dennis Redmont ed Esin Goren. La sessione plenaria del Forum è stata contraddistinta da una forte convergenza di vedute e intenti tra i due ministri degli Esteri. Entrambi hanno infatti sostenuto la necessità di una visione più ampia del processo d’integrazione della Turchia nell’UE, in grado, allo stesso tempo, di consolidare la forza e il valore dell’Unione nell’area asiatica e di stimolare il processo di riforma strutturale della Turchia, valorizzandone, all’interno dello scenario europeo, le enormi potenzialità economiche e politiche. Come infatti testimoniato dall’amministratore delegato del Gruppo UniCredit, Alessandro Profumo, la Turchia rappresenta oggi un’economia aperta, sensibile alle logiche di mercato, dotata di grande maturità imprenditoriale, e capace di attirare grandi investitori esteri. Tuttavia, l’importanza dell’adesione turca all’UE non si esaurisce nel solo scenario economico; una Turchia parte integrante dell’Unione comporterebbe, infatti, un maggiore equilibrio geopolitico dell’intera area, porterebbe a un maggiore dialogo 217 Renato Ruggiero Zeinep Karahan-Uslu Alessandro Profumo interreligioso e potrebbe sicuramente creare sinergie fondamentali, anche in settori cruciali come quello energetico. È per questo che unanimamente i relatori della sessione plenaria del Forum hanno più volte sottolineato come, sia da un punto di vista economico che da quello politico e geostrategico, l’integrazione della Turchia rappresenti un’opportunità unica per l’Unione Europea di divenire una reale protagonista nello scenario globale. Per quanto concerne invece la possibilità, poi divenuta realtà, di un rallentamento nel processo di adesione all’Unione, il ministro D’Alema ha evidenziato l’esigenza di guardare agli ostacoli posti dalla Commissione Europea “come a uno stimolo per andare avanti e non come a una porta chiusa”, tenendo ben presente che questi potranno essere superati “solo se affrontati con spirito costruttivo da entrambe le parti” . Da parte sua il ministro Gul, sottolineando le importanti riforme messe in atto fino a oggi dal proprio Paese, anche grazie allo stimolo ricevuto dall’Europa, ha dichiarato che la Turchia continuerà a portare avanti le riforme che il popolo turco richiede e cercherà di arrivare a una soluzione delle questioni più delicate ancora insolute, come quella turcocipriota. Nella certezza, quindi, della fondamentale opportunità celata dietro la possibilità per Turchia e UE d’integrarsi in un’unica realtà e nella convinzione che la Turchia continuerà a impegnarsi per rispondere alle richieste dell’Unione, i due ministri hanno sottolineato l’importanza del rapporto con l’Italia, caratterizzato da una sempre maggiore stima reciproca, da un ampio dialogo tra le società civili, da una sostanziale convergenza delle rispettive posizioni e interessi e da una costante crescita dei rapporti economici. In questo contesto il primo workshop, presieduto dall’ambasciatore Ruggiero e dell’onorevole Karan-Uslu, ha cercato di analizzare e comprendere le cause all’origine delle difficoltà emerse nel processo di adesione della Turchia all’UE. Gran parte dei partecipanti ha riconosciuto la fase di rallentamento che, in quest’ultimo anno, ha colpito il processo riformista messo in atto dal Governo turco, ma molti hanno anche evidenziato come, al di là del suddetto rallentamento, dietro molti dei problemi sollevati contro l’ingresso della Turchia nell’UE siano riscontrabili, frequentemente, pregiudizi religiosi e sociali, dimenticando, invece, i benefici che l’ingresso della Turchia nell’UE comporterebbe. Più volte, inoltre, è stato rilevato come il consenso dell’opinione pubblica turca all’ingresso del Paese nell’Unione sia andato progressivamente diminuendo, arrivando a prospettare un cosiddetto “euroscetticismo turco”. Tuttavia, molti partecipanti hanno sottolineato come i recenti sondaggi in realtà non debbano essere drammatizzati. Il calo dei consensi è infatti assolutamente prevedibile se si tengono in considerazione i ripetuti richiami e le numerose richieste fatte dalla Commissione Europea al Paese, o la recente approvazione, da parte del Parlamento francese, 218 Infine, al di là delle singole cooperazioni politiche, economiche o culturali, trattate nel dettaglio in ogni singolo workshop, le conclusioni della sessione plenaria hanno evidenziato quello che è forse emerso come il principale concetto, evidenziato da Alessandro Profumo, su cui tutta la platea si è più volte trovata d’accordo: “Oggi più che mai la Turchia ha bisogno dell’Europa e l’Europa della Turchia”. Per realizzare questo, però, occorrerà senz’altro che la Turchia continui il proprio processo di democratizzazione per il quale, tuttavia, è altrettanto essenziale lo stimolo dell’Unione Europea, che si auspica, quindi, riprenda il prima possibile i negoziati, e il sostegno e la collaborazione dell’Italia. di una legge che punisce chi nega il genocidio armeno. Per far sì che il consenso turco torni a rivitalizzarsi ma soprattutto, per stimolare una maggiore comprensione tra cittadini europei e cittadini turchi, facendo capire quanto da entrambe le parti si stia lavorando per il buon fine dei negoziati, occorrerebbe coinvolgere maggiormente le opinioni pubbliche, tenerle aggiornate sui diversi sviluppi senza scoraggiarle e, infine, occorrerebbe rendere la Turchia più partecipe dei principali dibattiti che oggi animano l’Unione. In ogni modo, a qualsiasi esito il processo di adesione dovesse portare, la delegazione turca presente ha assicurato che il Paese continuerà il proprio processo di democratizzazione e avanzamento, certi che, come l’ambasciatore Ruggiero ha sottolineato, la stessa Unione sia oggi in un momento di difficoltà istituzionale che certamente non aiuta l’adesione turca. Secondo l’ambasciatore, recentemente nominato consigliere del Presidente del Consiglio per la dichiarazione sul futuro dell’Unione Europea, in un contesto di maggiore coesione tra i Paesi europei e in un’Unione Europea più forte, anche la valutazione della candidatura turca potrebbe incontrare minori problemi. Per alcuni partecipanti, infatti, sarebbe proprio la crisi che attraversa l’Unione, oltre alla mancanza di leader politici coraggiosi in grado di procedere con decisione nel processo d’integrazione europeo e l’incapacità delle élite politiche d’indirizzare e guidare l’opinione pubblica anche su tematiche più complesse, come quella dei confini dell’Unione, una delle cause reali delle difficoltà emerse nel processo di adesione della Turchia all’UE. Tra tutte le politiche europee che invece potrebbero trarre giovamento dall’adesione turca, c’è sicuramente quella energetica, protagonista del secondo workshop del Forum. L’esigenza per l’UE di una maggiore sicu- rezza, affidabilità, e diversificazione delle fonti, infatti, oltre a rendere necessaria un’armonizzazione del contesto operativo, regolamentare e istituzionale europeo, rende imprescindibile una maggiore cooperazione energetica con la Turchia. In questo contesto, come evidenziato dall’europarlamentare Gianni De Michelis, l’UE può scegliere tra uno “scenario baltico”, in cui il Sud dell’Europa viene percepito come fonte d’insicurezza, e uno “scenario Mediterraneo”, in cui l’UE affronta le complessità presenti sfruttandone, tuttavia, le opportunità. Secondo la maggior parte dei partecipanti al workshop, solo attraverso quest’ultimo scenario l’UE riuscirà a non rimanere vittima dello spostamento geopolitico verso l’economia indiana e cinese. La Turchia infatti può divenire, come evidenziato dal sottosegretario turco all’Energia Demirbilek, un “hub energetico” in grado di raccogliere le fonti provenienti dai Paesi del Golfo e dal Caspio e di redistribuirle ai Paesi dell’UE, elimi- 219 Alessandro Ortis Dieter Rampl Mithat Balkan nandone l’eccessiva dipendenza dalla Russia, e del sud del Mediterraneo. Per questo, si auspica una maggiore collaborazione energetica tra UE e Turchia, contraddistinta fino a oggi principalmente dal Mediterranean Working Group on Electricity and Natural Gas Regulation (MEDREG), gruppo di lavoro permanente costituito nel maggio 2006 e composto dai rappresentanti delle autorità di regolazione per l’energia dei Paesi UE e non, e dal Rome Euromediterranean Energy Platform (REMED), una piattaforma per la promozione e lo sviluppo di infrastrutture nell’area Mediterranea. Si auspica, inoltre, una maggiore collaborazione energetica con l’Italia, visto che entrambi i Paesi non sono autosufficienti dal punto di vista delle fonti. L’aumento della collaborazione dovrebbe avvenire, sia attraverso un maggiore sostegno dei progetti privati, sia attraverso una moltiplicazione delle iniziative pubbliche, come la collaborazione tra Italia e Turchia, avviata nel 2005, tra l’autorità italiana per l’Energia Elettrica e il Gas e la controparte turca, Energy Market Regulatory Authority, o la collaborazione tra Italia, Grecia e Turchia per il gasdotto Turchia-Grecia-Italia (TGI). Le conclusioni del dibattito hanno quindi evidenziato come anche la questione energetica possa divenire uno stimolo al rilancio dei rapporti Turchia-UE: il “dossier energia”, come ha affermato l’onorevole De Michelis, “potrebbe, infatti, sbloccare l’attuale rallentamento del processo di adesione turca all’UE, soprattutto se venissero fatti percepire ai cittadini i vantaggi immediati e futuri che ne potrebbero derivare”. Nel workshop socio-culturale, “Il ruolo dei mass media nelle società democratiche”, un generale consenso è stato rintracciato su quanto evidenziato dal corrispondente della CNN Turk, Semih Idiz: “La diffusione dell’informazione rende possibile la consapevolezza delle diverse opinioni, mentre la qualità e la veridicità, 220 sempre più difficili da raggiungere, sono fondamentali per la crescita culturale delle nuove generazioni”. Lo stesso ministro Gentiloni ha poi ulteriormente approfondito il tema durante la sessione plenaria, sottolineando come la vitalità democratica delle società dipenda anche dall’accessibilità e dal pluralismo dei media e dai suoi rapporti con il potere. Il problema attuale – secondo il ministro – va ricercato nella sovrabbondanza delle informazioni, nel rapporto tra sistema informativo e politica e nel rapporto tra sistema informativo ed interessi economici. Il passo indispensabile che va quindi compiuto, a livello normativo, è quello di impedire la concentrazione e favorire la libertà di informazione. In questo contesto, Italia e Turchia sembrano soffrire della medesima malattia: un inappropriato intervento statale, ma in misura diametralmente opposta: eccessivo intervento in Turchia e scarso in Italia. Da parte turca si lamenta infatti un’eccessiva regolamentazione sui media che troppo spesso provoca un ostacolo alla libertà di espressione. Da parte italiana, invece, si riscontra la mancanza di una completa e coordinata regolamentazione in grado di ridurre la concentrazione pre- sente nel settore e di risolvere definitivamente la questione del conflitto d’interessi. Si è poi passati ad analizzare una delle questioni più delicate nel processo di avvicinamento della Turchia all’UE: l’art. 301 del Codice Penale e la libertà di espressione. In merito alla richiesta dell’Unione di abolire l’art. 301 che punisce come reato penale l’offesa all’identità turca (“turkisness”) sono emerse opinioni differenti e fortemente contrastanti, sintomatiche della delicatezza della problematica. Alcuni membri della delegazione turca hanno sottolineato un’eccessiva attenzione posta dall’opinione pubblica su questa norma, evidenziando che alcuni Paesi dell’Unione presentano, o in passato hanno presentato, nel loro ordinamento giuridico norme simili. Altri, invece, hanno sottolineato come punire penalmente l’identità turca non sia sintomo di democrazia, in quanto l’offesa, per essere perseguita, dovrebbe essere rivolta a un soggetto identificato e non a un vago concetto. La forte divergenza presente sul tema ha ben rappresentato la complessità della questione evidenziando come una solu- zione unanime sul tema sia probabilmente ancora lontana. Ultimo tema toccato, soprattutto dai membri della delegazione turca, sia durante il workshop che durante la sessione plenaria, è stata la cattiva informazione diffusa spesso dai mass media europei, ivi inclusi quelli italiani, che fanno emergere un’immagine fortemente negativa della Turchia. Il problema, in realtà contestato da molti membri della delegazione italiana, risalirebbe alla sfera dei pregiudizi religiosi. Evidentemente, la cattiva informazione e la paura del diverso fanno sì che, nonostante la Turchia si dichiari uno Stato laico, la forte presenza di musulmani influenzi negativamente l’opinione pubblica europea. Diverso il parere del presidente del workshop, Alessio Gorla, che, partendo dal presupposto che i mass media non possono essere considerati come i depositari della verità, ha sottolineato come, in realtà, la responsabilità di generare una buona immagine del proprio Paese ricada prevalentemente sulla Turchia stessa, che deve quindi intervenire attraverso un’efficace promozione di “marketing culturale”. I ministri degli Esteri turco, Abdullah Gul e italiano, Massimo D’Alema.Tra i due, Alessandro Profumo, ad UniCredit 221