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5O_Romanticismo italiano_Scheda del brano Il
5O_Romanticismo italiano_Scheda del brano Il nuovo pubblico della letteratura_Giovanni Berchet
IL NUOVO PUBBLICO DELLA LETTERATURA
Informazioni sulla fonte
Brano:
"Il nuovo pubblico della letteratura", da "Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo" (1816),
tratto da “Leggere, come io l’intendo”, a cura di Ezio Raimondi, Vol. IV, “Il Romanticismo”,
Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, 2009, pp. 166-168.
Autore:
Giovanni Berchet (Milano 1783 - Torino 1851) divenne celebre grazie al "manifesto" romantico del
1816 (Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo). Fu tra i fondatori del Conciliatore, foglio
portavoce delle posizioni romantiche (settembre 1818 - ottobre 1819), e partecipò alla Carboneria,
prendendo parte ai moti del 1821. Fu costretto all'esilio, caratterizzato dalla sua più fiorente
produzione, ma tornò in Italia per partecipare ai moti risorgimentali del 1848.
Opera:
Sul "Cacciatore feroce" e sulla "Eleonora" di Goffredo Augusto Bürger. Lettera semiseria di Grisostomo al suo figlioulo (Milano, 1816).
In questa operetta in forma epistolare, l'autore, che si cela dietro lo pseudonimo di Giovanni Grisostomo, finge di scrivere al proprio figlio in collegio, fornendogli una serie di consigli letterari. Questa è per il padre una buona occasione per esaltare la nuova letteratura romantica, di cui Berchet riporta come esempio la traduzione di due ballate del poeta tedesco G.A. Bürger, "Il cacciatore feroce" ed "Eleonora", ispirate a leggende popolari germaniche. La lettera viene detta “semiseria” perché verso la fine dell'opera Grisostomo finge di aver scherzato ed esorta il figlio a seguire fedelmente le regole della poesia classica, che egli espone in forma di parodia. Pertanto, secondo Berchet, la "Lettera" ha come funzione principale quella di indicare come nuovo percorso compositivo
la poesia popolare (e quindi romantica), abbandonando così quella d'ispirazione classica e mitologica.
Informazioni dalla fonte:
Informazioni vere e proprie:
• Gli Ottentoti trascorrono una vita semplice, basata sul contatto diretto con la Natura e sul
lavoro agricolo.
• I Parigini, vivendo in una grande capitale, beneficiano della cultura e del lusso del loro
ambiente sociale.
Tesi dell'autore:
1. Tutti gli uomini possono percepire la bellezza della poesia, ma in modo differente: alcuni in
modo attivo ed altri in modo passivo (cioè ricettiva): “tutti gli uomini [...] hanno nel fondo
dell’anima una tendenza alla poesia. Questa tendenza, che in pochissimi è attiva, negli altri
non è che passiva” (rr. 1-3).
2. I poeti, dotati di una sensibilità maggiore rispetto al resto degli uomini, e quindi di una
tendenza poetica attiva, sono cittadini dell'universo e costituiscono la "repubblica delle
lettere" (r. 16).
3. Tra gli uomini comuni, dotati di tendenza poetica passiva, possiamo distinguere tre
tipologie: gli Ottentoti (carattezzati da "stupidità"), i Parigini (dall'eccessiva "leziosità") e il
popolo, il quale rappresenta il pubblico ideale dell’arte romantica.
4. Dovunque ci sia cultura intellettuale, ci sono uomini capaci di cogliere la bellezza della
poesia (“ovunque è coltura intellettuale, vi hanno uomini capaci di sentire poesia” (rr. 5758).
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Antitesi:
• I poeti sono nazionalisti (vedi tesi 2).
Commenti e argomentazioni dell’autore:
• La tendenza poetica può essere di due tipi: attiva e passiva. Della prima sono dotati i poeti,
mentre della seconda gli uomini comuni. La tendenza poetica passiva permette loro di
apprezzare la poesia e, secondo Berchet, può essere a sua volta di due tipi: sopita, per quel
che riguarda l’uomo semplice, e sciupata, per quel che riguarda l’uomo troppo civilizzato
(vedi tesi 1).
• L’amore per la propria patria non nuoce al forte senso di responsabilità che il poeta nutre nei
confronti della sua missione di educazione dell’umanità (vedi tesi 2 e antitesi).
• L’Ottentoto, il contadino, definito dallo stesso Berchet “stupido” (r. 28) e contraddistinto
dalla scarsa civilizzazione, non può cogliere attivamente la bellezza della poesia, in quanto
troppo indaffarato nel lavoro agricolo, troppo affaticato e privo di una memoria ricca di
emozioni, immagini e ricordi (vedi tesi 3).
• Il Parigino, invece, non è in grado di apprezzare pienamente la poesia per via della sua
“leziosaggine” (r. 53) e della sua eccessiva civilizzazione. Berchet scrive, infatti, che “la
fantasia di lui è stracca” (r. 36) e la capacità di emozionarsi profondamente è in lui ormai
svanita, facendo subentrare un forte sentimento di noia e una continua necessità di
“investigare le cagioni” (r. 39), ovvero una ricerca ossessiva delle cause razionali (vedi tesi
3).
• Il popolo rappresenta il pubblico ideale dell’arte romantica perché ha conservato
l’“attitudine alle emozioni” (r. 78) (vedi tesi 3).
• La Germania è un esempio di un paese ricco di cultura intellettuale e popolato da uomini in
grado di apprezzare pienamente la poesia, all’interno del quale sono riscontrabili le
condizioni propizie ad uno sviluppo maggiore della sensibilità da parte degli uomini.
Attraverso l'utilizzo di questo esempio, Berchet rende esplicita la sua presa di posizione a
favore del movimento romantico, il cui epicentro era proprio in Germania (vedi tesi 4).
• La consapevolezza di potersi rivolgere ad un pubblico più vasto rispetto a quello limitato dai
confini della propria nazione e capace di cogliere la bellezza della poesia, deve spingere i
poeti ad allargare i propri orizzonti e sperimentare nuove forme poetiche, in grado di essere
comprese non più soltanto da un ristretto gruppo di intellettuali, ma di ottenere una vasta
diffusione (“può essere che a lui si schiarisca innanzi un altro orizzonte, può essere che egli
venga accostumandosi ad altri pensieri e a più vaste intenzioni” rr. 68-69) (vedi tesi 2 e
antitesi).
Fonti del brano:
• l'articolo del 1816 sull'utilità delle traduzioni di Madame de Staël, la quale sostenne
fervidamente l’importanza di rinnovare l’arte italiana diffondendo la conoscenza delle
letterature straniere;
• la mitologia classica, per quel che riguarda il riferimento non esplicito alle figure di Orfeo e
Lino (“divina origine de’ poeti” r.7-8) e gli accenni alla “tomba di Omero” e alla “casa di
Pindaro” (r.22);
• Ovidio, per la citazione “est deus in nobis” (r. 8) (Fasti VI,5);
• Giambattista Vico, filosofo, storico e giurista italiano vissuto a cavallo tra Seicento e
Settecento, a cui Berchet si ispira per la suddivisione in categorie da applicare ai differenti
livelli di educazione letteraria che contraddistinguono i diversi ceti sociali e con il quale
condivide la convinzione che la razionalità indebolisca la sensibilità poetica.
Componenti del gruppo:
• Costanza Galloni - Margherita Grifa - Giorgia Nanni - Maria Virginia Ralletti
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