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ECONOMIAeAMBIENTE
Cartelli e «trusts»
Uno dei cambiamenti maggiori intervenuti nell’economia dei paesi industrializzati
nell’ultimo trentennio dell’800 fu la crescita delle dimensioni dell’impresa. Il processo di concentrazione si accompagnò in quel periodo a numerosi tentativi di ridurre la
concorrenza. Cominciarono infatti a moltiplicarsi, soprattutto per fronteggiare le fasi
di crisi, cartelli (o po o l) tra imprese, per il controllo dei prezzi e della produzione, e
trusts.
I primi consistono in accordi, espressi o taciti, tra due o più imprese appartenenti allo
stesso ramo di produzione, anche di diversi paesi, per eliminare o ridurre la pressione
della concorrenza all’interno di un settore, sia mediante la fissazione dei prezzi e del
quantitativo massimo per ciascuna impresa delle merci da produrre, sia mediante la spartizione dei mercati. In questo modo vengono ridotti, se non eliminati, i costi della concorrenza, impedendo con la discesa dei prezzi il calo dei profitti. Negli anni della seconda rivoluzione industriale i cartelli furono prevalenti in industrie come quella del
carbone, del ferro o dei prodotti chimici, nelle quali l’omogeneità del prodotto facilitava la determinazione di quote e tariffe comuni e dove comunque le imprese, visto il consistente investimento iniziale necessario, erano poche e di ampie dimensioni. Essi furono numerosi ed efficienti soprattutto in Germania (tra i maggiori, il Sindacato del carbone della Renania-Vestfalia), dove, tra l’altro, nel 1873, fu costituito il primo cartello
della storia. Negli Stati Uniti invece vennero realizzati accordi più vincolanti, detti po o l.
Il primo fu quello tra i gestori delle linee ferroviarie: per rimediare all’abbassamento delle tariffe derivanti dalla forte concorrenza, le imprese stipularono un accordo con cui
fissarono tariffe uguali (di entità piuttosto elevata) e stabilirono di versare i profitti in una
cassa comune (appunto po o l) per poi distribuirli in proporzione al volume di traffico.
Ben più ridotto fu il peso di questi accordi in Inghilterra e in Francia.
Sir Thomas Lipton a bordo
del suo yacht, 1920 ca.
In alcuni paesi europei, come
l’Inghilterra, dove vigeva il
sistema della media e piccola
impresa indipendente, le forme
di integrazione delle imprese su
grande scala con la creazione
di cartelli e trusts non
riuscirono a prendere piede.
Salvo alcune eccezioni, ad
esempio nel settore alimentare.
Fra queste le industrie Lipton,
fondate da Thomas Lipton che
rivoluzionò il mercato del tè
vendendolo in bustine singole
invece che sfuso, come si era
fatto fino ad allora.
GIARDINA-SABBATUCCI-VIDOTTO • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Cartelli e «trusts»
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Per il carattere temporaneo dell’accordo e per la loro natura di semplice alleanza fra imprese dello stesso ramo, il cartello si distingue nettamente dal trust. Quest’ultimo consiste invece in una coalizione molto più vincolante: le singole imprese rinunciano alla propria autonomia aderendo a un unico organismo a direzione unitaria. La maggioranza
delle azioni di ciascuna impresa aderente viene infatti attribuita a una società appositamente costituita, che mantiene il controllo su tutte le aziende consociate. La procedura
del trust fu resa celebre dalla Standard Oil Co mpany, compagnia fondata negli Stati
Uniti nel 1879 e a cui faceva capo circa il 90% dell’industria petrolifera del paese. Trusts furono costituiti in breve tempo anche nel resto dei paesi industrializzati. La formula ebbe particolare diffusione, ancora una volta, in Germania, dove vennero chiamati
ko nze rn.
I cartelli, e ancora più i trusts, attirarono numerose critiche. Da più parti, in Europa
come negli Stati Uniti, furono denunciati gli ostacoli che la presenza di accordi poneva all’entrata di nuovi concorrenti nel settore, gli eccessivi e immotivati aumenti dei
profitti ottenuti dalle imprese partecipanti all’accordo (con evidente penalizzazione
dei consumatori) e il disincentivo all’investimento, all’innovazione e al progresso tecnico. Tutto ciò indusse molti Stati a intervenire. Il governo statunitense, a fronte della
crescita dei trusts, varò nel 1890 il primo esempio di legislazione antitrust, lo She rman Act, con cui si dichiaravano illegali tutti gli accordi commerciali che avessero
costituito una restrizione al commercio. La prima regolamentazione europea invece
fu emanata soltanto nel 1923, in Germania (si trattava di un provvedimento che non
negava la liceità dei cartelli, ma ne reprimeva gli abusi di potere sul mercato), mentre
gli altri Stati europei si dotarono di una propria legislazione antitrust solo più tardi. Il
tema della garanzia della concorrenza ha acquisito nuova rilevanza negli ultimi decenni, non solo in riferimento agli accordi più rigidi e vincolanti ma anche, più in generale, a tutte le situazioni in cui una singola impresa esercita un controllo su un determinato mercato (monopolio). In Italia una legislazione più restrittiva è stata introdotta solo in tempi recenti, in particolare con la legge del 1990 che istituisce l’Autorità
garante della concorrenza e del mercato, comunemente detta «antitrust».
GIARDINA-SABBATUCCI-VIDOTTO • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
Pozzi di petrolio nei
pressi di Titusville
in Pennsylvania,
1868
I primi pozzi
petroliferi furono
scavati in
Pennsylvania alla
metà dell’800.
John D. Rockefeller
comprese
precocemente le
possibilità del
mercato del petrolio e
fondò la Standard Oil
Company,
conquistando in pochi
anni il mercato
petrolifero mondiale.