Concorrenza e aiuti di Stato: nuovi sviluppi

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Concorrenza e aiuti di Stato: nuovi sviluppi
Concorrenza e aiuti di Stato: nuovi sviluppi
Alberto Santa Maria
La disciplina degli aiuti di Stato, nonostante una partenza lenta, ha ormai una
spiccata natura “inter-disciplinare”, idonea ad abbracciare i settori più vari
dell’economia europea, dal bancario, all’energetico, e a quello delle
telecomunicazioni, dei trasporti o dello sport. Sin dall’entrata in vigore del
Trattato di Roma le è attribuita una funzione complementare e strumentale
nella realizzazione del mercato interno nel quale tutte le imprese operano in
regime di libera concorrenza. Non a caso, dunque, le relative norme sono
ricomprese fra le “regole di concorrenza”.
Gli aiuti hanno tuttavia una valenza autonoma rispetto alle altre aree del diritto
della concorrenza, anche perché in quel settore la Commissione ha competenza
esclusiva sia nell’individuare i casi su cui indagare sia nel valutare la
compatibilità o meno con il mercato interno delle misure in esame e,
eventualmente, nel sanzionarle con decisioni indirizzate allo Stato membro
responsabile. La valutazione della Commissione sulla sussistenza o meno
dell’aiuto è rivolta alla verifica della contestuale presenza di requisiti tutti
necessari, quali la presenza di risorse statali e la sua imputabilità allo Stato, la
“selettività” dell’atto, la sua idoneità a falsare la concorrenza e, infine, che sia
volto ad influenzare l’interscambio tra gli Stati membri.
Nella prassi, tuttavia, la Commissione non sempre sostanzia la verifica dei
requisiti c.d. “concorrenziali”, con un’approfondita analisi economica,
limitandosi ad affermarne la sussistenza con espressioni ripetitive di quelle
contenute nelle norme primarie o nella versione consolidata del Regolamento di
procedura del 1999. Ciò non di meno, diviene, poi, difficile smontare tali
affermazioni in via giurisdizionale.
In relazione agli aiuti illegali (non notificati), a complemento dell’obbligo di
eliminare la causa dell’aiuto, la Commissione rivolge allo Stato l’ordine di
recupero che si traduce in un obbligo di restituzione per le imprese beneficiarie.
Con riguardo al recupero–restituzione il giudice nazionale interviene nei
procedimenti giudiziari attuativi della decisione della Commissione. Nella
gestione del contenzioso che normalmente ne deriva, la posizione dello Stato,
divenuto “esattore”, cambia radicalmente e si sposa con quella della
Commissione nel pretendere da parte delle imprese beneficiarie la restituzione
del mal elargito, nella misura massima ipotizzabile, al correlato scopo (teorico)
di ristabilire nel mercato il corretto gioco della concorrenza alterato dall’aiuto.
Anche se il recupero-restituzione, nelle dichiarazioni della Commissione come
nelle affermazioni delle corti europee, non ha né dovrebbe avere carattere
punitivo, proprio perché la sua unica funzione è di ripristinare le condizioni di
libera concorrenza nel mercato. In concreto, tuttavia, esso si sostanzia in un
onere molto pesante, normalmente inatteso nelle sue dimensioni dall’impresa
obbligata.
I profili critici appena indicati si sono ulteriormente aggravati nel periodo di
crisi che ha colpito l’UE, evidenziando disarmonie nell’applicazione che
sollevano il dubbio che l’intero quadro normativo vada “ripensato”. Nel senso
che va consentita l’effettiva tutela dei diritti delle imprese (sia le beneficiarie
dell’aiuto sia le concorrenti di quelle), tanto nella fase amministrativa quanto in
quella giurisdizionale. Inoltre, vanno definiti (per regolamento) parametri che
diano certezze sull’entità del recupero e ne garantiscano l’utilizzo ai soli fini
ripristinatori, ovviando al mancato coinvolgimento delle imprese nella fase
iniziale dinanzi alla Commissione (che costituisce un momento importante del
percorso valutativo) e rivolgendo un’effettiva attenzione all’impatto dell’aiuto
sull’assetto concorrenziale.
Un siffatto sviluppo, oltre a restituire un senso all’inquadramento sistematico
delle regole della materia, costituirebbe l’espressione di un valido
bilanciamento degli interessi volti ad evitare la presenza di vantaggi indebiti nel
mercato con i principi fondamentali posti a tutela delle imprese sotto indagine,
vale a dire della certezza del diritto, del legittimo affidamento e del principio di
proporzionalità.
La seconda edizione del volume “Competition and State Aid – An analysis of the
UE Practice”, curata dallo Studio Santa Maria, si occupa di questi temi, con un
taglio pratico grazie alla ventennale esperienza accumulata sul campo, e si
sostanzia in un’analisi giuridica dei molteplici elementi del fenomeno “aiuti” e
dell’impatto che esso ha attualmente sul libero gioco della concorrenza ed è
rivolta non solo ai giuristi e agli economisti, ma anche e soprattutto alle imprese,
destinatarie finali degli effetti di una decisione nella materia.