Tre Sindaci davanti alla catastrofe La Tempesta `Scuola di Polizia` è
Transcript
Tre Sindaci davanti alla catastrofe La Tempesta `Scuola di Polizia` è
Tre Sindaci davanti alla catastrofe La Tempesta ‘Scuola di Polizia’ è uno di quei film che rappresentano gli anni ’80 ma in esso c’è un’immagine utile a capire l’ultimo episodio del nostro ciclo Sindaci di fronte alla catastrofe. ‘Scuola di Polizia’ è una commedia demenziale americana che parla di un gruppo di improbabili personaggi che si iscrivono, appunto, all’Accademia di Polizia. Il climax narrativo sfocia in una rivolta di strada che è la versione edulcorata anni ’80 degli episodi di Watts. All’interno della rivolta gli allievi trovano il loro spazio per atti di eroismo inaspettati e ottengono quindi il riscatto da nerds che escono dall’emarginazione grazie alle doti del buon cuore e del coraggio solidale. Ovviamente l’unico personaggio a mancare l’occasione del riscatto è il solo che si era iscritto alla Scuola con l’intenzione precisa di diventare un poliziotto. Parliamo della figura tipica di “esaltato” salvato, per garantire la simpatia del pubblico, solo dalla sua disarmante, sincera e innocente ingenuità. Nello specifico parliamo di Tackleberry che armato fino ai denti piomba sulla scena della rivolta ma per una catena di eventi sfavorevoli finisce ai margini della medesima senza riuscire a effettuare nessun atto degno di nota. Per questo, quando tutto ritorna alla calma, Tackleberry comincia a prendere a testate una macchina di pattuglia sotto lo sguardo sconsolato di un suo compagno di corso. Nel corso dell’autoflagellazione passa di lì il Comandante della Scuola e avviene il seguente scambio di battute: - Comandante a compagno di Tackleberry: “Cosa ha quest’uomo?” - Compagno di Tackleberry a Comandante: “C’è stata una rivolta…… E lui se l’è persa”. Non c’è eroismo senza catastrofe. Ma la catastrofe può anche coglierci impreparati o altrove. E’ quello che è successo a Marta Vincenzi, Sindaco di Genova, il 4 ottobre del 2010. In questo caso non possiamo usare i fermi immagine ma dei piani sequenza a montaggio alternato. 4 Ottobre 2010: Genova Genova è nella sua consueta settimana di esagitazione controllata: la settimana del Salone Nautico Internazionale. Ma la mattina del 4 ottobre 2010 comincia a piovere. Forte, molto forte. A Ponente e in Valpocevera troppo forte. Anche per una città abituata agli allagamenti, ai torrenti che da sotto terra sboccano nei fondi dei garage e dei negozi e allagano i sottopassi tra disagi, mugugni e recriminazioni. Poco dopo l’ora di pranzo la città è spaccata in due: il Ponente diviso dal centro e dal levante, dove l’asfalto è già asciutto. Il traffico si ingolfa, si paralizza, infrangendosi contro la linea immaginaria di Sampierdarena prima, di Sestri poi. Le televisioni locali cominciano a trasmettere immagini alluvionali: proprio da Sestri. Ma il nucleo di crisi del Comune, riunitosi in numeri spropositati tra politici e tecnici al decimo piano del Matitone, non riesce ad inquadrare in modo preciso la situazione. Da Sestri Ponente cominciano a moltiplicarsi le richieste di aiuto di singoli cittadini. Si tenta di inviare i soccorsi ma questi non riescono ad arrivare: Sestri è isolata. Nel tardo pomeriggio calano le tenebre e le voci dal buio provenienti dai telefoni di Sestri parlano di alluvione. Genova è abituata alle alluvioni. Ma questa volta fa fatica a riconoscerla. E quando ci si mette in contatto con la Sindaco…. 4 ottobre 2010: Strasburgo Marta Vincenzi è al Parlamento Europeo a rappresentare il proprio territorio. In tarda serata riceve telefonate dal decimo piano del Matitone. Le parlano di una situazione difficile. Ma non pronunciano mai la parola alluvione. Marta Vincenzi riattacca il telefono e resta a Strasburgo. 4 ottobre 2010: Varazze e Cogoleto I fiumi dell’entroterra straripano e travolgono. Case, imprese, campi. Le macerie si accatastano, le strade collassano sotto le frane. Il dissesto idrogeologico di un territorio fragile si manifesta. Qui la parola si pronuncia a voce alta sin dal mattino: alluvione. 4 ottobre 2010: Sestri Ponente est Prima escono dagli argini il Chiaravagna e il Rio Cantarena. Via Sestri, la via dello struscio sestrese, l’arteria commerciale, si riempie di detriti e fango. Piazza Aprosio diventa una conca d’acqua. Ma le barricate di Via Sestri in qualche modo contengono la catastrofe. La merce si allaga solo in qualche dintorno, dissipando ricchezza e aprendo il tempo della desolazione, della caduta, dello sguardo basso. 4 ottobre 2010: Sestri Ponente ovest Il Rio Molinassi è uno di quei rivi sconosciuti alle cronache, noto solo a chi ne abita gli argini. Non è neanche un torrente: è una delle tante rogge che sgorga dal ripido entroterra di Genova, di questa città schiacciata tra il mare e le salite, dove la pianura è solo una pausa illusoria, una sfumatura. Il 4 ottobre la roggia si gonfia smisurata di una pioggia che - lo affermeranno nei giorni successivi gli esperti – ha cambiato volto: meno prolungata, ma molto più intensa. Una violenta secchiata di pioggia si abbatte sul Rio Molinassi, trascinando con sé i resti di un disboscamento disordinato e invisibile delle alture: rami e radici: gomitoli di natura che si mutano in un tappo idraulico e infine si schiantano contro la città e soprattutto contro la fabbrica – Fincantieri – costruita proprio sulla foce del Rio Molinassi, portandosi dietro un carico di automobili trasformate in carcasse galleggianti, quindi alla deriva e infine in ammarati simboli di disastro e sfacelo. Sfacelo che straripa e invade Via Merano, Via Vado, Via dei Costo, un intero quadrilatero di case e commerci sommerso da un’alluvione che a Genova, mentre accade, e anche dopo, non capiscono. 4 ottobre 2010: Ansaldo Energia Il Rio Fegino è più noto del Rio Molinassi ma altrettanto innocuo alla vista. Altrettanto disastroso nella sua metamorfosi alluvionale. Anch’esso poi sfocia in una fabbrica, che ne occlude l’affluenza al Polcevera e quindi al vicino mare. La fabbrica è l’Ansaldo che la mattina si ritrova il reparto palette pieno d’acqua e di disastro. La pazienza silenziosa ed efficiente dei metalmeccanici farà scoprire i danni solo il giorno dopo, una volta che tutto ciò che si poteva rimediare sarà già stato fatto. 5 ottobre 2010: Sestri Ponente Le pale scavano il fango, i detriti ineluttabili e consueti dell’alluvione che fanno fumo e polvere anche se sono portati dall’acqua e non dal fuoco. Ci sono i mezzi delle aziende del Comune, il personale del Comune, la Protezione Civile, la Polizia Municipale. Pochissimo stato, come a brandelli. Ci sono le persone con pantaloni rimboccati, lo sporco addosso, destinato a rimanere per giorni. Si lavora in silenzio, le locandine dei giornali non parlano di alluvione. 5 ottobre 2010: Strasburgo A Marta Vincenzi viene finalmente riferita la parola definitiva: alluvione. C’è stata una catastrofe: e lei se l’è persa. (…)