Alessio Delfino Kips Gallery
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Alessio Delfino Kips Gallery
fino al 30 ottobre 2011: Genova Palazzo della Meridiana a cura di Vittorio Sgarbi e Giuseppe Marcenaro Azienda Vitivinicola Durin Via Roma, 202 Ortovero (SV) www.durin.it Si ringrazia per il supporto info: +39 346 4711759 MART - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto a cura di Gabriella Belli e Daniela Ferrari Percorsi riscoperti dell’arte italiana nella VAF-Stiftung 1947-2010 a 54 Biennale di Venezia Padiglione Italia Regione Liguria fino al 9 ottobre 2011: Altre mostre in corso: 511 West 25th Street, Chelsea, New York Kips Gallery 22 settembre — 15 ottobre 2011 a cura di Nicola Davide Angerame Tarots Alessio Delfino “TAROTS” ALESSIO DELFINO a cura di Nicola Davide Angerame Si inaugura il giorno 22 settembre 2011 la mostra personale di Alessio Delfino “Tarots”, presso la Kips Gallery di New York, in Chelsea, dal 22 settembre al 15 ottobre 2011. La mostra è a cura di Nicola Davide Angerame e prevede l’esposizione degli Arcani Maggiori reinterpretati da Delfino attraverso l’uso della bellezza femminile, in una fotografia che sintetizza gusto neobarocco e stile austero di matrice vintage. La mostra sarà occasione per presentare negli Stati Uniti, con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, il libro dello studioso napoletano Giuliano Kremmerz intitolato “I Tarocchi dal punto di vista filosofico” e curato dal professore Massimo Rizzardini docente all’Università Statale di Milano. In questo libro, il cui apparato iconografico riporta le opere create da Alessio Delfino, vengono ripubblicate, a distanza di mezzo secolo, le tesi interpretative circa alcuni Arcani Maggiori del mazzo dei Tarocchi. La mostra vede la partecipazione di uno sponsor di spicco, come la storica azienda agricola Durin di Antonio Basso, sita nel Comune ligure di Ortovero, i cui vini sono quotati sulle più importanti guide del settore enologico. L’azienda, giunta alla terza generazione di produttori, presenterà i suoi vini durante l’inaugurazione della mostra. Essa produce pigato, vermentino, rossese, ormeasco, lumassina, granaccia ed alicante. Dal 2010 Durin produce anche la prima “bollicina” creata secondo il metodo classico con rifermentazione in bottiglia prodotta con uve locali e ambientate nelle grotte di Toirano, cantina ideale per l’affinamento e la permanenza sui lieviti del vino spumante. Questa mostra giunge come l’ennesimo riscontro internazionale ottenuto da un lavoro di meticoloso approfondimento di tutte le figure degli Arcani e del significato più profondo dei Tarocchi, al quale Delfino si dedica da due anni. Il lavoro è stato invitato da Vittorio Sgarbi alla Biennale di Venezia - Padiglione Italia Regione Liguria ed è attualmente in mostra a Genova. A conferma della validità della ricerca di Delfino, alcuni primi lavori del giovane artista savonese sono attualmente esposti anche nella mostra collettiva del Museo MART di Trento e Rovereto dedicata alla prestigiosa Collezione Feierabend. La mostra americana giunge a due anni da una personale in cui Delfino aveva presentato la sua serie precedente, intitolata Metamorphoseis e dedicata alla ricostruzione di buona parte del Pantheon greco antico femminile. Tale serie aveva suscitato l’interesse dello storico dell’arte e critico del “Brooklyn Rail” Robert C. Morgan e della rivista d’arte “M” di New York. “La grandezza del lavoro di Alessio Delfino proviene da un punto di vista sulla moda fuso con una consapevolezza acuta sia arte e storia”. (Robert C. Morgan) Nel Tarocchi Delfino riunisce la bellezza femminile, i concetti esoterici delle Carte Tarocchi e l’antica tradizione di pensiero spirituale, inclusi i concetti rinascimentali di magia e alchimia. “Volevo creare un corpo spirituale - spiega Alessio Delfino - misteriose figure che emanano una sorta di aura. Mi ricordano che la vita degli esseri umani è coinvolta in un tempo circolare e nel destino, che ognuno è chiamato a spiegare a se stesso. I Tarocchi sono utili per fare questo “lavoro” se si ha l’accesso al loro significato. E la mia fotografia sta cercando di introdurre i visitatori in questo stato d’animo, dove la bellezza è metafora e simbolo della Verità”. Il critico Nicola D. Angerame ha definito questa ultima serie di Delfino come un esempio di “fotografia iniziatica”. In effetti, Tarots rappresenta l’ennesimo tentativo in arte di rappresentare il senso filosofico ed accattivante dei Tarocchi, intesi come una serie di capitoli appartenenti ad una storia di iniziazione impartita all’anima dell’uomo affinché egli si innalzi dallo stato di pura animalità terrestre e giunga alla consapevolezza spirituale più alta. “C’è sincronia fra il nostro stato d’animo e la figura dei Tarocchi che appare e, al di là delle parole, ci pone in un ascolto totale che tocca il corpo, passa per la pancia, il cuore, la testa divenendo poi pensiero ed azione”, scriveva Carl Gustav Jung a proposito del valore archetipico dei Tarocchi. La storia dei Tarocchi affonda nella notte dei tempi e la fotografia di Delfino ne tiene conto. Nei secoli, molte edizioni originali sono state pubblicate e molti artisti, dal Mantegna in poi, hanno dedicato al propria arte alla costruzione di mazzi i Tarocchi, poi divenuti opere da collezione. La letteratura, fino agli studi recenti di Alejandro Jodorowski, ne ha trattato le più diverse interpretazioni. Ad oggi, i Tarocchi restano un mistero, uno specchio dell’anima dentro cui ciascuno vi legge ciò che più è in sintonia con la propria interiorità. C’è chi vi trova solo un gioco di carte, chi uno strumento di facile divinazione, chi un libro ricco di verità riguardanti la vita dell’uomo intesa come un cammino. I Tarots di Delfino sono un omaggio alla bellezza muliebre che nel percorso personale dell’artista rappresenta la Verità, il Destino, la Necessità che l’uomo incontra sul proprio cammino esistenziale. L’approccio fashion e lo stile sapienziale si incontrano in una rappresentazione fotografica di altissima qualità formale e come per le carte anche le foto di Delfino raggiungono molteplici livelli di lettura. In esse i diversi spettatori possono scorgervi segni e sensi nascosti, oppure godere della bellezza e dell’equilibrio formale di immagini senza tempo, che Delfino costruisce personalmente con dedizione assoluta, ricercando per ogni carta il set più adatto e ponendosi come il factotum che costruisce l’immagine finale a partire dalle fondamenta, scegliendo e dialogando con le modelle circa il senso del suo procedere. Delfino sceglie ogni dettaglio dei suoi Tarocchi, dopo un attento studio delle singole carte e dopo averne valutato l’iconografia specifica. Porta in luce i simboli decisivi di ciascuna carta, al fine di usarli come elementi di un paesaggio “morale” e “sapienziale” a cui si rifanno le letture più profonde dei Tarocchi, ovvero quelle interpretazioni non superstiziose ma gnostiche che vedono nelle carte un cammino dell’anima che ciascuno di noi è chiamato a compiere, che lo sappia o no. Una versione fa risalire l’origine dei Tarocchi all’Egitto antico del Dio Thot, figura creatrice della scrittura (secondo fonti greche antiche) e di ogni scienza, inclusa la magia. Alcune fonti parlano dei Tarocchi come di un libro, che custodiva un sapere ermetico e che è andato perduto. Le carte ne sono le tracce e come tutte le tracce o i frammenti, stimolano e necessitano un continuo proliferare di interpretazioni che le rende immortali e sempre contemporanee rispetto alle epoche storiche che si avvicendano. La potenza del simbolo, la forza dell’archetipo, le suggestioni delle immagini e la simbologia dei colori, fanno dei Tarocchi un ottimo banco di prova per chi voglia cimentarsi con la ricchezza delle immagini. I Tarocchi appaiono come figure ermetiche ma possono diventare un linguaggio condiviso grazie alla loro natura simbolica e iconica. “In un’epoca post-razionalista come quella in cui ci troviamo – spiega il critico Nicola D. Angerame - questo lavoro di Alessio Delfino ci ricorda che i Tarocchi sono legati indissolubilmente all’ermetismo, alla Cabala e all’esoterismo in generale ed affondano le proprie radici alle origini della nostra cultura, che sono mitologiche e simboliche, prima ancora che razionali e scientifiche”. Pur mantenendo una propria originalità operativa e contenutistica, i punti di riferimento teorico e stilistico di Delfino possono rintracciarci in “modelli” come Erwin Olaf o Helmut Newton, passando per David LaChapelle. Se del primo Delfino ammira le atmosfere vintage ed eleganti, evocative e misteriose, del secondo apprezza l’uso di modelle dotate di una bellezza post-femminista, più consapevole e dai tratti aggressivi, decisionisti, manageriali, perfino sadici. Dell’ultimo maestro citato Delfino assume invece un certo gusto per il gioco, per l’ammiccamento (in lui appena accennato) e per un gusto barocco che, se in LaChapelle conosce i noti eccessi ultrapop e manieristi, in Delfino resta sommesso per non rompere l’equilibrio imposto dal serafico afflato delle carte del destino. La loro “tenuta”, offerta anche dal rigore compositivo, irrompe da una simbiosi postmoderna in cui la fotografia sfrutta ogni sua possibilità per creare uno spazio in cui i sensi e i simboli possono aleggiare con drammatica leggerezza, senza perdere la profondità di una sensazione originaria e senza piombare nei fasti desueti della retorica. “La fotografia di Delfino – conclude Angerame - produce un effetto di fascinazione non violenta, di seduzione giocosa, di seria ilarità dando all’immagine la possibilità d’essere letta su più piani, stratificandone così il senso e annunciando una fotografia capace di unire glamour e suspense. Come se la bellezza fosse soltanto la maschera di una verità più profonda”.