delfino, immaginario e terapia - Associazione ITACA, Istituto Terapie

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delfino, immaginario e terapia - Associazione ITACA, Istituto Terapie
DELFINO, IMMAGINARIO E TERAPIA
Convegno “Maris Monstrum” - Riccione 29.8.98
Il mare origine della vita. La scienza ha ormai confermato senza lasciare adito a dubbi
quanto la sapienza antica dei miti e delle leggende aveva immaginato. Il mare è quel
grembo primordiale che ha nutrito, accudito e dato alla luce ogni forma di vita che si sia
sviluppata sulla terra.
Mentre la scienza è in grado di ricostruire il processo in base al quale le prime molecole
organiche si sono sviluppate dall’acqua, i miti ci raccontano come l’uomo ha immaginato o,
come accade in alcune culture cosiddette “primitive”, continua a immaginare, il processo
attraverso il quale, dalla materia indifferenziata si siano sviluppate forme di vita sempre più
complesse fino ad arrivare all’uomo.
Ciò che il mito ci offre è quindi non solo un racconto su come la vita si sia formata e
organizzata sulla terra ma, al tempo stesso, un itinerario interiore, i cui elementi simbolici e
archetipici rispecchiano l’evoluzione dell’uomo e della sua cultura.
E ancora oggi il mare evoca emozioni profonde : l’impressione di essere accolti, sostenuti,
cullati, come nel grembo materno, ma anche il terrore delle invisibili profondità e dei mostri
che vi si possono celare, il senso di totale impotenza di fronte alla furia di una tempesta.
Dai pericolosi draghi che, nei racconti medioevali, sorgevano dalle acque per distruggere
intere navi, alle avventure del capitano Nemo e, ancora più di recente, alle fortunatissime
serie di film su squali assassini, il mare è stato rappresentato come luogo misterioso e
pericoloso. Eppure ha sempre avuto anche un fascino irresistibile. Nonostante i pericoli,
reali e immaginari, affolliamo il mare con natanti sempre più numerosi di ogni forma e
dimensione e rimaniamo stregati ad osservare, anche solo in un documentario, la
meravigliosa ricchezza di forme, di colori e di vita che si sviluppano nelle barriere coralline.
Una delle immagini più significative di questo “mare amico” è il delfino.
Presente nei miti dell’antichità greca e romana, e in quelli di tante popolazioni “primitive”,
diverse e distanti tra loro come gli aborigeni australiani, gli esquimesi e persino popoli che
non hanno molto a che fare con il mare, come gli indiani d’America, il delfino, con il suo
aspetto sorridente e il suo comportamento amichevole verso l’uomo, è diventato simbolo
degli aspetti gioiosi e giocosi del contatto con il mare.
Non ci stupisce perciò più di tanto che un delfino, come è accaduto di recente anche sulle
nostre coste, si avvicini spontaneamente a riva a giocare con i bagnanti, comportamento
che non ci aspetteremmo mai da un altro animale non domestico.
Ripercorrere la storia dell’amicizia tra uomo e delfino e di ciò che essa simboleggia
nell’immaginario dell’uomo, attraverso i miti e le leggende che ne parlano, è un necessario
primo passo per comprendere l’emozione profonda che il contatto con i delfini suscita e
quindi anche le potenzialità di questa esperienza in un percorso psicoterapeutico o
comunque di evoluzione psichica personale.
Senza volervi annoiare con una rassegna dei miti e racconti più famosi, vorrei ricordare i
principali ruoli che il delfino svolge in essi.
Egli è amico fedele di giovani compagni di gioco, per i quali è disposto perfino a
morire: basti ricordare il delfino del Lago Lucrino nel racconto di Plinio e il delfino di Iaso
citato da Eolide. Entrambi, dopo che il loro amico umano era morto, sono rimasti a lungo
ad aspettarlo nei luoghi dove erano soliti incontrarsi e infine si sono lasciati morire.
Il delfino è inoltre salvatore di persone in procinto di annegare e su questo tema
abbondano non solo i miti antichi, ma anche le testimonianze moderne e documentate.
Una delle leggende più note è quella di Arione, il citaredo greco gettato in mare dalla nave
su cui viaggiava dai marinai desiderosi di appropriarsi delle sue ricchezze, e salvato dai
delfini, richiamati dalla sua musica. Un’altra, che ha lasciato tracce fino ai giorni nostri, è
quella di Taras, il fondatore di Taranto, giunto sulle coste Ioniche in groppa a un delfino,
dopo aver subito una disavventura in mare. Non solo la città ha preso il suo nome, ma
anche oggi reca nello stemma l’immagine di un uomo a cavallo di un delfino.
Testimonianze recenti e attendibili riferiscono di delfini che hanno sospinto a riva esseri
umani in difficoltà, o che li hanno difesi dall’attacco di squali. Una delle prime risale agli
anni 40 in California. Una donna stava per essere trascinata al largo dalle correnti
dell’Oceano, quando un delfino l’ha spinta vigorosamente verso la spiaggia. Alcuni
testimoni a terra avevano visto poco prima che uno squalo le si stava avvicinando. Una
delle vicende più recenti risale invece a circa 2 anni fa, ed è stata riportata dalla stampa
internazionale. Un giovane peruviano, che faceva il bagno nei pressi di Lima, è stato
sorpreso da una tempesta e aiutato a tornare a riva dai delfini che lo hanno sostenuto.
Altro aspetto di grande rilievo nei miti è quello del delfino intermediario tra l’umano e il
divino, all’origine dell’arte e del linguaggio.
Apollo, il dio che ha insegnato all’umanità le arti, ha attraversato il mare in groppa a un
delfino per fondare Delfi, divenuta così sede dell’Oracolo e luogo sacro per eccellenza,
dove la divinità manifestava oscuramente all’uomo il suo volere.
Una popolazione di aborigeni australiani, che si definisce “popolo dei delfini”, ha un
complesso mito delle origini, in cui i progenitori semidivini dell’umanità si sarebbero
trasformati, attraverso varie vicissitudini, in delfini, tornando poi sulla terra, per insegnare
agli uomini il linguaggio.
Gli esempi mitologici e storici potrebbero moltiplicarsi all’infinito. Rimane l’impressione che
il delfino rappresenti per l’uomo, in tutte le epoche e a tutte le latitudini, un amico, un
salvatore, e qualcosa in più: una creatura di grande intelligenza e empatia, capace di
portarci a più stretto contatto con la divinità o, forse, con le parti più creative e
comunicative del nostro essere.
Forse proprio questa profonda risonanza emotiva, questo senso di comunione è quello
che aiuta le persone che incontrano i delfini a scoprire nuove dimensioni di sé e delle
relazioni con gli altri e in alcuni casi, con l’adeguato supporto di un lavoro di terapia, a
superare gravi impasse legate a stati depressivi.
La testimonianza di una giovane donna, che ha partecipato di recente a uno dei
programmi che ho condotto a Rimini, illustrerà, meglio di qualunque altra cosa, l’impatto
emotivo e la dimensione terapeutica dell’esperienza.