scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 26 marzo 2013
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
26/03/2013 Corriere della Sera - Milano
Sanità, super bonus anche ai manager inquisiti
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26/03/2013 Corriere della Sera - Milano
Dopo dieci anni lascia Lucchina Passaggio di consegne con Bergamaschi
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26/03/2013 La Repubblica - Nazionale
SCIENZA SENZA COSCIENZA?
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26/03/2013 La Repubblica - Nazionale
Allergie Naso che gocciola, starnuti, tosse la stagione dei pollini si allunga
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26/03/2013 La Repubblica - Nazionale
Un bimbo ogni cinque ne soffre Usare la dose giusta di farmaci
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26/03/2013 La Repubblica - Nazionale
Miopia, rischio retina anche per under 50
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26/03/2013 La Repubblica - Nazionale
IL CASO RIABILITATO IL CHEWING GUM CON XILITOLO AZIONE PREVENTIVA
CONTRO I BATTERI ORALI
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26/03/2013 La Repubblica - Nazionale
Sonno Quel naturale reset del corpo ecco i disagi da ora legale
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26/03/2013 La Repubblica - Nazionale
CANCRO, ESTROGENI MEGLIO COL CEROTTO
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26/03/2013 La Repubblica - Nazionale
Bimbi iperattivi, questione di età
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26/03/2013 La Repubblica - Nazionale
Incollati a tablet e smartphone e i genitori trascurano i figli
18
26/03/2013 La Repubblica - Genova
San Martino, il rettore non cede sui soldi "Gli ospedali non sono tutti uguali"
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26/03/2013 La Repubblica - Firenze
Il piano dell'assessore Marroni per blindare i bilanci delle Asl
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26/03/2013 La Repubblica - Bologna
Ecco il nuovo Rizzoli, l'ortopedia del futuro
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26/03/2013 La Stampa - Nazionale
Giovani che non hanno paura di vivere
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26/03/2013 Il Messaggero - Roma
Idi-San Carlo, relazione alla Regione «Le nostre garanzie sulla sicurezza»
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26/03/2013 Il Messaggero - Roma
Scandalo al Bambino Gesù, medici sospesi
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26/03/2013 Il Messaggero - Roma
Per i piccoli pazienti nasce il nuovo reparto di neuropsichiatria
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26/03/2013 Avvenire - Nazionale
Gioco d'azzardo Arriva lo specialista contro le ludopatie A Napoli primo corso per
gli operatori
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26/03/2013 Avvenire - Nazionale
Sanità, orgoglio fragile d'Italia
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26/03/2013 Libero - Nazionale
Cameron taglia il welfare ai non-inglesi
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26/03/2013 MF
Algoritmi anti-tumori
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26/03/2013 MF
Meno farmaci per i bambini iperattivi
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
23 articoli
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Corriere della Sera - Milano
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il caso Sette ospedali senza vertici: verso il commissariamento fino a fine anno. I direttori generali saranno
nominati con i nuovi criteri della legge Balduzzi
Sanità, super bonus anche ai manager inquisiti
Regione, fino a 30 mila euro persino a chi è in carcere. «Toglierli? Il rischio sono i ricorsi» Presunzione
d'innocenza Per tutti la presunzione d'innocenza e il premio riguarda i risultati raggiunti nel 2012
Simona Ravizza
In carcere, ma premiato con un superbonus da 30 mila euro. Soldi pubblici che Luigi Gianola, manager (in
quota Lega) dell'ospedale della Valtellina, incasserà anche se il 12 marzo è stato arrestato con l'accusa di
avere ricevuto una mazzetta per truccare un appalto da 8 milioni e 950 mila euro. Non è il solo. Tutti i direttori
generali di Asl e ospedali sotto inchiesta per corruzione e turbativa d'asta prenderanno il premio.
Il compenso è legato al raggiungimento degli obiettivi aziendali indicati dal Pirellone per il 2012. Ogni anno
Regione Lombardia valuta l'operato dei 45 direttori generali di Asl e ospedali con un una pagella, da sempre
considerata una spia degli equilibri di potere nella Sanità. Il punteggio, dato in centesimi, si traduce in euro.
Così, dopo la consegna delle pagelle, avvenuta il 28 febbraio, è l'ora di fare i conti. L'operato di Luigi Gianola
- accusato dalla Procura di aver ricevuto e comunque accettato la promessa di una somma di denaro di 500
mila euro e di essersi fatto consegnare 5 mila euro come anticipo - è tra quelli giudicati migliori dal Pirellone: il
manager è al 4° posto su 30 nella classifica. Certo, quando le pagelle sono state consegnate, lo scandalo
non era scoppiato. Ma finora è come se non fosse successo nulla: il premio previsto, almeno per il momento,
non è stato stoppato. Lo stesso vale per gli altri cinque direttori generale sotto inchiesta. Con il 10° posto in
classifica Simona Mariani (vicina al Pdl), direttore generale dell'ospedale di Cremona, si è aggiudicata quasi
29 mila euro di superbonus. La Procura, sempre all'interno dell'inchiesta Cueva della Direzione investigativa
antimafia, ha indagato su di lei per una presunta tangente su un appalto legato all'apparecchiatura Vero per
le cure di radioterapia e radiochirurgia. Un macchinario da 9,5 milioni di euro. Durante le perquisizioni nel suo
armadio sono stati trovati 15 mila euro in contanti: «Ma 5.350 euro è quanto prelevato in più riprese nel corso
di due/tre anni da mia sorella», ha spiegato Mariani. Mentre i restanti 10 mila euro, ha aggiunto, erano soldi
che lei custodiva «su richiesta del compagno». Nell'indagine Cueva è stato indagato pure il direttore generale
di Chiari Danilo Gariboldi (in quota Lega): si è piazzato al 7° posto con un premio di 29 mila euro. Il ciellino
Pasquale Cannatelli, sotto inchiesta tra l'altro per il presunto acquisto di case scontate per i figli in cambio di
un appalto per le pulizie al Niguarda, è scivolato in fondo alla graduatoria: ma anche a lui andranno 28 mila
euro. Cifra simile anche per il ciellino Luca Stucchi, manager del Poma di Mantova finito nei guai per gli
appalti di Telemedicina. Mentre Mara Azzi (vicino alla Lega), accusata di abuso d'ufficio dalla Procura di
Brescia per delibere del 2009, quando dirigeva l'ospedale di Desenzano, ha raggiunto il miglior voto. Per lei
un bonus di 30 mila euro.
Attenzione, vale per tutti la presunzione d'innocenza. Lo stesso Gianola si difende dicendo di essere vittima
di un millantatore (l'intermediario Leonardo Boriani) che avrebbe approfittato di sporadici rapporti di
conoscenza per il proprio esclusivo vantaggio. Il premio del Pirellone riguarda, poi, i risultati raggiunti nel
2012: il rischio in caso di sospensione potrebbe essere quello di una pioggia di ricorsi. Di qui la possibile
giustificazione ai superbonus. Indagini a parte, sono sette gli ospedali rimasti nelle ultime settimane senza
vertici, tra promozioni al Pirellone, dimissioni e un caso di morte. Si procederà a commissariamenti
straordinari in attesa di nominare i nuovi manager con i criteri più stringenti previsti dal decreto Balduzzi.
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Le tappe 1 Inchiesta antimafia Contratti nel mirino Il 12 marzo l'indagine Cueva, condotta dalla Direzione
investigativa antimafia, ha fatto scattare 7 arresti, messo sotto inchiesta 15 tra manager sanitari, imprenditori
e funzionari del Pirellone e fatto scattare 50 perquisizioni 2 Gli uomini chiave del giro di appalti Nell'indagine
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Corriere della Sera - Milano
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Cueva è finito agli arresti per corruzione Luigi Gianola, manager dell'ospedale della Valtellina. Lui si difende
dicendo di essere vittima di un millantatore (l'intermediario Leonardo Boriani) che avrebbe approfittato di
sporadici rapporti di conoscenza 3 Altri top manager finiti sotto indagine Indagati anche la direttrice generale
dell'ospedale di Cremona, Simona Mariani, e il direttore generale di Chiari, Danilo Gariboldi.
In altre indagini della Procura sono finiti sotto inchiesta anche Pasquale Cannatelli, Luca Stucchi
e Mara Azzi 4 Sotto accusa ma premiati Tutti i direttori generali di Asl e ospedali - anche se sono sotto
inchiesta per corruzione e turbativa d'asta - prenderanno il superbonus legato
al raggiungimento
degli obiettivi aziendali indicati dal Pirellone per il 2012. Soldi pubblici per 30 mila euro ciascuno
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Corriere della Sera - Milano
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Il direttore dell'assessorato regionale
Dopo dieci anni lascia Lucchina Passaggio di consegne con Bergamaschi
La scelta di Mantovani «Ho voluto Bergamaschi, apprezzato anche a livello nazionale, unicamente sulla base
del curriculum»
S. Rav.
Passaggio di testimone. Carlo Lucchina, da dieci anni l'uomo più potente dell'assessorato alla Sanità, nonché
il contestato manager che dal 2003 tiene i conti in pareggio, lascia il suo posto. Come nuovo direttore
generale arriva Walter Bergamaschi, già ai vertici dell'ospedale Niguarda, dopo essere cresciuto
professionalmente al fianco dell'ex ministro Girolamo Sirchia. «Sento in modo forte la responsabilità del mio
nuovo ruolo - ha ripetuto più volte Bergamaschi negli ultimi giorni -. La sfida sarà di mantenere l'eccellenza
della Sanità, con meno risorse (solo per il 2013 la spending review taglia 225 milioni di euro, ndr)».
Lucchina resterà al Pirellone fino alla fine di aprile come consulente. Ma ora il suo ufficio sarà al 29° piano di
Palazzo Lombardia, non più all'assessorato della Sanità, dove è riuscito a concretizzare il sogno dell'ex
governatore Roberto Formigoni di una sanità con i bilanci in pareggio e di ospedali pubblici e privati
accreditati in un regime di libera concorrenza: ma nell'ultimo anno il manager, 63 anni, da sempre infallibile
con la calcolatrice, si è trovato al centro di numerose inchieste giudiziarie, a partire da quelle sul San Raffaele
e la Maugeri. Un'uscita in silenzio, quella di oggi. Ai suoi amici sono mesi che confida: «Ciò che sta
succedendo è il segnale che il mio tempo è scaduto».
Al suo posto, Walter Bergamaschi, 48 anni. Una nomina a sorpresa: il neoassessore Mario Mantovani, infatti,
l'ha scelto come suo uomo di fiducia senza mai averlo conosciuto di persona. «Ho voluto Bergamaschi,
professionista apprezzato anche a livello nazionale, unicamente sulla base del curriculum», ha spiegato
Mantovani venerdì scorso nella sua prima uscita pubblica da assessore alla Sanità. «Ci vuole una figura di
garanzia, fuori dai giochi politici», ha poi ribadito ai suoi stretti collaboratori.
Del resto, l'obiettivo di Mantovani è di tracciare una linea di separazione dagli scandali giudiziari che hanno
travolto la Sanità. Bisogna voltare pagina, è la consapevolezza diffusa, salvaguardando quel che di buono è
stato fatto. Una dichiarazione di intenti che si misurerà subito con questioni estremamente delicate: dai tagli
alle nomine dei nuovi direttori generali degli ospedali.
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I protagonisti Walter Bergamaschi , 48 anni, è il nuovo direttore della Sanità lombarda. Il suo ultimo incarico
è stato al Niguarda Carlo Lucchina ,
63 anni, è arrivato ai vertici dell'assessorato alla Sanità nel 2003. Da allora i conti sono in pareggio
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La Repubblica - Ed. nazionale
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(diffusione:556325, tiratura:710716)
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R SALUTE NOI & VOI
SCIENZA SENZA COSCIENZA?
GUGLIELMO PEPE
Nel Decreto legge del Consiglio dei ministri che autorizza l'uso di terapie con le cellule staminali per alcuni
malati di gravissime patologie neuro-generative, c'è qualche pillola di saggezza. Perché amplia, in senso
umanitario, il ricorso alle cure compassionevoli. Perché si tratta di un intervento eccezionale, difficilmente
ripetibile. Perché ribadisce che le terapie - di non provata efficacia - in futuro verranno usate solo in ospedale.
Per queste ragioni nel Dl che ha accolto la proposta del ministro Balduzzi, non c'è una deriva antiscientifica,
come sostengono alcuni medici e ricercatori.
Né c'è stata una campagna mediatica che ha coinvolto tutti i mass-media (come avvenne ai tempi di Di
Bella). Più semplicemente, anche di fronte ad alcune sentenze contraddittorie della magistratura, ha prevalso
l'aspetto umano della vicenda. D'altra parte chi lavora per la salute delle persone deve sempre agire in
Scienza e Coscienza. La prima non può mortificare la seconda. Soprattutto quando, come nei casi esaminati,
non ci sono cure valide riconosciute. È facile pontificare quando è in gioco la vita dei figli degli altri.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 24
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R SALUTE
Allergie Naso che gocciola, starnuti, tosse la stagione dei pollini si allunga
Il 15 per cento della popolazione ha reazioni anomale ad alimenti, acari o fiori. Il rischio delle cure fai da te. Il
professor Schiavino: "Bisogna sempre partire dai sintomi e non dalle analisi del sangue. E con il nuovo
esame Bat affidabile e rapido, presto in pensione quello in uso attualmente"
ELVIRA NASELLI
Naso che gocciola, starnuti, lacrimazione e occhi umidi, prurito, spesso tosse, rinite. Per qualche milione di
italiani la primavera è una iattura perché con i pollini arrivano - per chi ne soffre - anche le allergie, reazioni
anomale dell'organismo predisposto geneticamente ad alcune sostanze estranee.E il fatto chei mutamenti
climatici stiano allungando - soprattutto nelle regioni meridionali - la stagionalità di alcune fioriture, non fa che
peggiorare la situazione. Oggi in Italia il 15 per cento circa della popolazione soffre di qualche allergia, numeri
in aumento tanto che si calcola che nel 2015 la metà dei cittadini europei soffrirà di qualche allergia,
alimentare, alla pelle o, appunto, a sostanze che si inalano, dai pollini agli acari della polvere. Su dieci malati
con la rinite allergica, sette si curano da soli. «Quello delle cure fai da te è un problema enorme - premette
Francesca Puggioni, pneumologa all'Humanitas di Milano - spesso infatti i malati si curano da soli e si può
correre il rischio del sovradosaggio o di sottovalutare gli effetti di interazioni con altri farmaci assunti. Peri
prodotti omeopaticie fitoterapici, poi, si corre il rischio di avere reazione avverse o anafilattiche in quanto
possono esserci tracce non segnalate di alcune sostanze a cui il paziente è allergico. Attualmente la
regolamentazione della produzione e distribuzione di questi prodotti non tutela a sufficienza il consumatore,
soprattutto quello allergico».
I numeri parlano chiaro: secondo l'Anifa, l'associazione nazionale dell'industria farmaceutica
dell'automedicazione, nel 2012 sono state acquistate in Italia circa 7 milioni di confezioni di farmaci senza
obbligo di prescrizione, dagli antistaminici ad uso topico (spray nasali e colliri) e sistemico per bocca, ai
vasocostrittori, associati ai prodotti comuni per l'igiene nasale.
«In questo periodo notiamo le reazioni allergiche ai pollini di cipresso, nocciolo, ontano e criptomerya
japonica - premette Domenico Schiavino, responsabile della Uoc di Allergologia del policlinico universitario
Gemelli di Roma - ma sta per cominciare l'impollinazione della parietaria officinalis, pianta molto robusta, la
cui impollinazione ormai dura circa nove mesi all'anno, in Sicilia anche dieci. A fine aprile si aggiungono poi
graminacee e olivo, grosso problema soprattutto nel Salento. A giugno c'è il gruppo dell'assenzio e delle
composite».
Insomma, per un allergico è quasi un percorso di guerra. «Consigliamo di fare gli esami tra settembre e
ottobre - precisa Schiavino - lontano dalle impollinazioni, per individuare con esattezza la tipologia del polline,
o dei pollini, cui si è allergici. Poi, seguire la strada del vaccino, anche se negli ultimi tre anni ci siamo accorti
che meno della metà dei pazienti invia la prescrizione alla ditta specializzata che produce i vaccini su misura.
È folle che si preferisca continuare a curare gli ef© RIPRODUZIONE RISERVATA fetti, con i farmaci a
disposizione, e non curare la causa, con il vaccino. Anche perché l'infiammazione va avanti: il 60 per cento
delle riniti si complica e può diventare asma bronchiale, o rendere i polmoni meno elastici, sintomi non
reversibili».
Ovviamente bisogna sempre partire dal malato. «Obbligatorio partire dai sintomi, non dall'analisi del sangue raccomanda Schiavino - il fatto che ci siano IgE alte non vuol dire necessariamente che ci siano allergie, se il
paziente non ha sintomi. E del resto, per indicare gli allergeni da inserire nel vaccino, abbiamo bisogno di
esami molto specifici. Oggi si usa il test di provocazione nasale, che dura circa un'ora per paziente, e verifica
la sensibilità ad un allergene, ma noi stiamo utilizzando anche il test di attivazione dei basofili, o BAT, che si
effettua in pochi minuti ma con un macchinario molto costoso, che pochi centri specialistici hanno, e con
operatori di esperienza. Il test si basa su un prelievo di sangue, studia 3-5 allergeni contemporaneamente e
con rapidità ed è molto significativo, soprattutto con i polisensibili, tanto che il nostro obiettivo è mandare in
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La Repubblica - Ed. nazionale
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pensione il test di provocazione nasale. Abbiamo già studiato con BAT un centinaio di malati, il prossimo
passo è uno studio più ampio».
PER SAPERNE DI PIÙ www.ilpolline.it www.aaaito.it
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La Repubblica - Ed. nazionale
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Un bimbo ogni cinque ne soffre Usare la dose giusta di farmaci
Circa tre milioni di ragazzini hanno problemi a cominciare da questo periodo
(e. nas.)
In Italia circa il 20 per cento dei bambini soffre di allergie. Percentuale in crescita continuae imprevista,
soprattutto per le allergie ai pollini, graminacee in testa, mentre sono stabili i casi di asma. «Secondo studi
epidemiologici che valutano la frequenza della condizione negli ultimi dodici mesi prima dell'intervista, hanno
rinite allergica un milione e mezzo di bambini italiani tra sei e sette anni - puntualizza Alessandro Giovanni
Fiocchi, responsabile dell'Allergologia del Bambino Gesù di Roma - e a questi si aggiunge un altro milione e
mezzo con rinocongiuntivite. Dunque tre milioni in tutto, circa il 20% del totale. È molto importante non
eccedere con i farmaci, usando magari a dosaggi ridotti quelli utilizzati da mamma e papà, ma neppure
sottomedicare, cheè il rischio maggiore, perché - in un lungo periodo asma e rinite possono portare a quello
che si definisce rimodellamento delle vie aeree, ovvero polmoni più piccoli che possono limitare l'attività fisica
agonistica in futuroe far vivere con una capacità polmonare ridotta».
Nonostante quelle allergiche siano patologie diffuse c'è ancora parecchio ritardo nella diagnosi, perché i
genitori non conoscono tuttii sintomio li sottovalutano. «Se un bambino ha la tosse quando corre, dorme
male- elenca Fiocchi - o si sfrega il naso dal basso verso l'alto, il cosiddetto saluto allergico che causa
addirittura una piegolina appena sopra la punta del naso, bisogna sospettare un'allergia, così come nei casi
in cui esce sangue dal naso, c'è un alito molto cattivoo le occhiaie persistenti. In questi casi si deve
intervenire per disinfiammare, disinfettare e decongestionare, poi basta una piccola dose di antinfiammatorio
spray finché il sintomo persiste, e cioè per tutta la permanenza del polline cui si è allergici. La soluzione
ottimale - però - resta quella del vaccino, che permette - in 2-3 anni di somministrazione - di fare a meno per
sempre dei farmaci». Eppure è poco utilizzato, forse anche perché il costo è a totale carico delle famiglie, e
un trattamento annuale, da ripetere tre volte, arriva a circa 450 euro. «È uno dei problemi - continua Fiocchi sempre più spesso, di fronte alla proposta immunologica, le famiglie prendono tempo, rimandando all'anno
successivo. Eppure anche i farmaci per la rinite sono a carico delle famiglie, e il rapporto economico è a
favore del vaccino, tanto che l'Aifa sta ragionando sulla possibilità di razionalizzare il sistema di prescrizione.
Almeno in alcuni casi, si potrebbe andare verso una prescrivibilità nel sistema sanitario. Oltre alla questione
economica c'è anche una difficoltà pratica di gestione: non è sempre facile né possibile ricordare per tre anni,
ogni giorno, la pillola sublinguale».
Alcune Regioni rimborsano già il vaccino, anche se con modalità differenti e spesso con limitazioni, ma il
punto è un altro: spesso sono le famiglie e parte dei medici stessi che «non sanno quanto siano
incontestabilmente efficaci i vaccini - conclude Fiocchi- più che alcuni antibiotici.E bisogna puntarea proporli a
tutti i bambini». © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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R SALUTE L'importanza di una diagnosi accurata. "La miglior soluzione è il vaccino ma costa" dicono gli
specialisti. Mai eccedere ma neppure sottomedicare: si possono fare danni
26/03/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
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(diffusione:556325, tiratura:710716)
Miopia, rischio retina anche per under 50
In caso di difetto con gradazione elevata o improvvisa riduzione della vista, è necessaria una pronta diagnosi
con conseguente terapia se bisogna contenere le neovascolarizzazioni Le iniezioni nel vitreo non riconosciute
dal Servizio sanitario. Un milione di pazienti
ALESSANDRA MARGRETH
Miopie elevate: in caso di problemi è bene saperlo presto e intervenire immediatamente. La MNVm
(membrana neovascolare miopica) è una patologia della retina che può colpire chi ha meno di 50 anni e un
alto livello di miopia. Secondo i dati SOI (Società Oftalmologica Italiana), in Italia circa sono un milione di
persone colpite da questa maculopatia con una frequenza del 5%. Questa neo formazione di vasi sanguigni a
livello della retina, se non trattata, può far perdere la visione centrale dell'occhio.
Spiega Giovanni Staurenghi, direttore della Clinica Oculistica Università di Milano, Ospedale Sacco: «Il
paziente in presenza di visione distorta o improvvisa riduzione della vista deve recarsi o dal proprio oculista o
accedere, anche tramite pronto soccorso, ad una struttura specializzata. La quale deve essere pronta a
procedere rapidamente alla diagnosi ed al trattamento. In effetti il vero problema è l'organizzazione.
L'aumentata richiesta per la diagnosi ed il trattamento delle patologie retiniche in generale e la necessità di
intervenire in tempi brevi ha comportato allungamenti dei tempi di attesa sia per eseguire gli esami diagnostici
e sia per la terapia. Per migliorare bisognerà permettere agli ospedali, dove queste terapie vengono eseguite,
di dedicarsi a ciò spostando sul territorio le visite per gli occhiali».
La terapia di prima linea per la MNVm è l'iniezione intravitreale di antiVEGF coni farmaci bevacizumab e
raninizumab, anticorpi monoclonali. Si tratta di iniezioni eseguite nel vitreo dell'occhio, per eliminare o
contenere la crescita delle neovascolarizzioni responsabili della progressiva e rapida perdita della vista.
Prosegue Staurenghi: «Nell'attuale situazione legislativa, questi due antiVEGF al momento sono classificati
"off label" per questa patologia legata alla miopia. Significa che l'oculista può utilizzare il medicinale che
ritiene più efficace, anche se questo non viene rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale. Questo in base
alla cosiddetta legge Di Bella. La somministrazione avviene sotto la responsabilità del medico e dopo aver
ottenuto il consenso informato del paziente. Dato che bevacizumab ha un costo assai basso, la struttura
ospedaliera tende a coprirne la spesa». Il ranibizumab, sta attendendo l'approvazione per il trattamento di
pazienti con CNVm (MNVm) dall'ente europeo che regola l'immissione in commercio dei nuovi farmaci, via
libera atteso per settembre prossimo.
Poi le procedure in Italia.
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LA SCHEDA I SINTOMI Linee diritte che appaiono ondulate (sintomo precoce: colpa dei neovasi); perdita
repentina della visione centrale L'ESAME Fluorangiografia è l'esame utilizzato Un colorante, la fluorescina,
iniettato per via endovenosa, raggiunge i vasi sanguigni dell'occhio LA TERAPIA Si sta avviando un
programma di accesso allargato a ranibizumab (dato gratis dalla Novartis) Inizio a giugno (dopo le
autorizzazioni) IL TEST Si osserva un foglio di carta quadrettata con correzione ottica. Se al centro si vede
una distorsione esiste disturbo alla retina (test di Amsler) PER SAPERNE DI PIÙ www.solonweb.com
www.occhioallaretina.it
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
R SALUTE Maculopatia
26/03/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 27
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IL CASO RIABILITATO IL CHEWING GUM CON XILITOLO AZIONE
PREVENTIVA CONTRO I BATTERI ORALI
(alessandra margreth)
Nuova vita per il chewing gum. Messa al bando per anni, oggi la gomma da masticare si prende la rivincita. È
stato recentemente presentato uno studio condotto dalle università di Milano e di Sassari sull'efficacia del
chewing gum allo xilitolo nella prevenzione della carie.
L'indagine, condotta su bambini delle scuole elementari di Sassari, ha confermato l'utilità di masticare
chewing gum a base di questa sostanza nel ridurre il rischio relativo di contrarre nuove carie.
Spiega Laura Strohmenger, ordinario di Odontoiatria e Protesi Dentaria all'università di Milano: «Lo xilitolo è
un edulcorante di origine vegetale usato nei chewing gum come sostituto dello zucchero. Fa parte della
famiglia dei polialcoli, sostanze non cariogene che non vengono fermentate dai batteri del cavo orale. Essi
quindi non consentono la formazione degli acidi che corrodono lo smalto. Lo xilitolo in particolare è
considerato anche un cario-protettivo, perché svolge un'azione specifica contro gli streptococchi mutans,
batteri collegati allo sviluppo della carie». La gomma da masticare "risorta" è riabilitata anche nelle "Linee
guida nazionali per la promozione della salute orale" del ministero della Salute. Non solo: i ricercatori
dell'Istituto di Scienze Radiologiche (NIRS) di Chiba in Giappone, hanno dimostrato che la masticazione
continua del chewing gum stimolerebbe il flusso sanguigno al cervello fino ad aumentarne la capacità
funzionale.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
R SALUTE
26/03/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 28
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Sonno Quel naturale reset del corpo ecco i disagi da ora legale
Memoria, umore e funzioni cognitive risentono del cattivo rapporto con Morfeo
IRMA D'ARIA
Con il ritorno dell'ora legale il prossimo fine settimana anche chi normalmente dorme sonni tranquilli potrebbe
sperimentare qualche disagio così come accade a ben 12 milioni di italiani che soffrono di vari disturbi del
sonno. Ma se gli eventuali scompensi causati dall'ora in meno di sonno di domenica prossima si superano
nell'arco di pochi giorni, gli effetti sulla salute di una cronica deprivazione di sonno possono essere molto più
preoccupanti. «Nella maggior parte dei casi, il sonno viene considerato una perdita di tempo. In realtà,
quando dormiamo c'è un vero e proprio reset di tutte le funzioni vitali che ci consente di recuperare energie e
risistemare l'organismo», spiega Liborio Parrino, presidente dell'Associazione Italiana di Medicina del Sonno.
A risentire di un cattivo rapporto con il sonno è soprattutto il cuore. Per esempio, si è visto che poiché quando
si dorme si registra un graduale abbassamento e poi una risalita della pressione arteriosa, chi è insonne o
soffre di frequenti risvegli ha degli sbalzi di pressione anormali, che aumentano il rischio di patologie
cardiovascolari e possono condurre all'ipertensione arteriosa. «I dati ci dicono che chi dorme meno di cinque
ore per notte ha un aumento del rischio di ipertensione arteriosa anche del 20-25% persino se si tratta di
soggetti normotesi», conferma Parrino. I rischi cardiovascolari sembrano aumentare proprio in concomitanza
con il passaggio all'ora legale. Una ricerca della university of Alabama ha evidenziato, infatti, che il lunedì e il
martedì successivi all'arrivo dell'ora legale c'è un incremento del 10% del pericolo di infarto. Rischio che si
verifica anche in caso di apnee notturne, ovvero la cessazione totale del flusso respiratorio per almeno 10
secondi. Alcuni studi hanno dimostrato che l'apnea notturna colpisce circa il 60% dei pazienti che hanno
ricevuto un impianto di defibrillatore o pacemaker. «Solo recentemente si è valutato il rapporto esistente fra
apnee notturne e crisi ipertensive, ictus e aritmie cardiache, anche perché i nuovi sistemi di monitoraggio
hanno favorito l'attenzione a questa particolare problematica» spiega Alessandro Capucci, Clinica di
Cardiologia degli Ospedali Riuniti Le Torrette di Ancona. La privazione cronica di sonnoo la presenza di
disturbi notturni costituiscono un fattore di rischio anche per la comparsa di obesità.
Secondo uno studio dei ricercatori della Rockefeller University e della Mount Sinai School of Medicine di
New York proprio il passaggio all'ora legale che coincide anche con il cambio di stagione può farci ingrassare
per colpa dei suoi effetti sul metabolismo.
«La carenza di sonno adeguato potenzia la produzione di grelina, l'ormone della fame, a scapito della
leptina, ormone della sazietà, con conseguente aumento dell'appetito e rischio di sovrappeso e obesità»,
chiarisce il presidente dell'Aims. Il nesso tra peso e sonno è stato confermato più recentemente da uno studio
dell'Università del Colorado.
Per due settimanei ricercatori hanno preso in esame il comportamento di 16 volontari suddivisi in due gruppi:
ad uno non è stato permesso di dormire più di 5 ore a notte, mentre l'altro poteva arrivare a 9. Ad entrambi i
gruppi era stata data la stessa disponibilità di cibo. Gli studiosi hanno così potuto osservare come i volontari
costretti a dormire meno mangiavano il 6% di calorie in più rispetto a chi non aveva carenze di sonno. Il
risultato, dunque, era che chi dormiva di meno, ingrassava anche di più. Anche il cervello risente di un cattivo
rapporto con Morfeo sia in termini di memoriae funzioni cognitive che in termini di umore. «Nel sonno Rem, la
fase in cui si fanno i sogni, si fa pulizia della mente, si consuma l'azione della deframmentazione: ordiniamo
file, incaselliamo informazioni e facciamo spazio agli altri ricordi da incamerare», spiega Carolina Lombardi,
del Centro per la diagnosi e cura dei disturbi del sonno dell'Istituto Auxologico di Milano.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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R SALUTE Rischi cardiovascolari e meccanismi della fame sarebbero i due principali fattori legati allo
spostamento delle lancette che quest'anno avverrà a Pasqua, nel prossimo week end. L'importanza per gli
adulti di dormire almeno cinque ore. Attenzione alle apnee notturne
26/03/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
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26/03/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
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CANCRO, ESTROGENI MEGLIO COL CEROTTO
(aldo f. de rose, urologo)
L'uso di estrogeni contro il tumore prostatico metastatizzato è noto da tempo ma poco praticato per pericolo
di infarto e ictus Uno studio su Lancet Oncology rileva che a differenza delle pastiglie i cerotti con estrogeni,
come quelli per la terapia sostitutiva in menopausa, per la migliore metabolizzazione riducono i rischi
cardiovascolari Lo studio su due gruppi di 254 uomini. Una parte è stata trattata con cerotti l'altra con l'attuale
terapia estrogenica (LHRH). Dopo tresei mesi l'effetto terapeutico e il rischio cardiovascolare erano
sovrapponibile nei due gruppi. Dopo un anno il gruppo trattato con LHRH presentava aumenti di glicemia e
colesterolo, osteoporosi oltre alle fastidiose vampate di calore e sudorazioni, mentre il gruppo del cerotto
aveva solo una maggiore incidenza di ginecomastia © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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R SALUTE Flash La prostata
26/03/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
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Bimbi iperattivi, questione di età
L'approccio con il gioco e la terapia comportamentale negli studi dell'ateneo di Colonia. L'inefficacia nel lungo
periodo dei farmaci. Cause genetiche e squilibrio dell'attività neuronale. Un'anticipazione da Mente & cervello
STEFANIE REINBERGER *
Lasse è davvero un bambino agitato. Di solitoè disattento e difficilmente riesce a concentrarsi a lungo su una
cosa. Spesso disturba gli altri bambini dell'asilo, interviene nei discorsi degli altri ed è irruente. Perde
facilmente la pazienza, a volte porta via ai compagni un giocattolo se si annoia o anche solo per dimostrare
che è il più forte. A volte vuole solo aiutare, ma dimentica di dirlo. E in momenti in cui le cose non vanno bene
come vorrebbe lui il biondino di solito molto allegro ha degli accessi di collera. (...) Heike Becker è sola a
educare il figlio, e deve occuparsi di un bambino incontrollabile senza poter contare su alcun sostegno. (...)
Lasse, come dice la diagnosi degli psicologi dell'università di Colonia, soffre di ADHD. (...) Il disturbo da
deficit di attenzione, cono senza iperattività, ha molte facce. (...) «L'ADHD ha probabilmente una forte
componente genetica», spiega Manfred Döpfner, della Clinica universitaria di Colonia (...). I fattori ereditari
che sono stati finora identificati forniscono un quadro assai eterogeneo (...) «A rigore, ciò significa che ogni
paziente avrebbe bisogno di una terapia individuale, ammesso che esistesse», afferma lo psichiatra KlausPeter Lesch (univ. di Wurzburg). La sindrome da deficit di attenzione, dunque, non esiste. (...) la malattia è
considerata uno squilibrio nell'attività delle reti neuronali. (...) Nei pazienti affetti da ADHD risulta alterata la
trasmissione dei segnali da diversi neurotrasmettitori cerebrali (...). Come non esiste un'unica diagnosi di
ADHD, così non ci si può neanche aspettare una cura miracolosa (...) Il metilfenidato, che con il nome
commerciale di Ritalin è il farmaco più usato per combattere l'ADHD, è efficace solo in due bambini su tre.
Grazie a questo farmaco i bambini iperattivi possono concentrarsi meglio, sono meno agitati e molto meno
impulsivi (...) Alcuni studi degli ultimi anni hanno però fatto sorgere dubbi sull'efficacia del Ritalin. (...) la
ricercaè giunta alla conclusione che il metilfenidato, anche in combinazione con la psicoterapia, conserva
solo un'efficacia limitata dopo l'interruzione del trattamento (...) Ciò solleva dubbi sul fatto che il Ritalin abbia
in generale un autentico beneficio sui pazienti giovani. (...) Che cosa possiamo ricavare da questi risultati?
«L'ADHD nonè un problema destinato a durare per tutta la vita», dice Döpfner. (...) Insieme ai terapeuti della
Clinica universitaria di Colonia, Heike Becker ha optato per una terapia comportamentale, grazie alla quale il
bambino poteva imparare attraverso il gioco a controllarsi e a rimanere più a lungo concentrato (...) Döpfner e
i suoi collaboratori stanno già lavorando con successo a un programma simile su bambini in età scolare. (...)A
questo studio partecipa anche il piccolo Lasse (...) La madre di Lasse è soddisfatta: «Finalmente posso
tornare a vedere aspetti positivi in mio figlio » (...) * Stralci dell'articolo che apparirà su Mente & Cervello ©
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LA SCHEDA I SINTOMI Carenza di attenzione, iperattività impulsività sono sintomi ADHD Un tempo era
chiamato «danno cerebrale minimo» IL RITALIN Scoperto nel 1944, farmaco dal 1954 Agisce su due
neurotrasmettitori aumentando l'attenzione; inibisce fame, dolori, spossatezza L'UTILIZZO Il ritalin negli Usa
è uno stimolante usato anche fra i "sani". In nessun caso dovrebbe essere prescritto per lunghi periodi nei
bimbi I CONSIGLI Tolleranza, regole chiare e coerenza, sport e giochi, premi e lodi per buoni risultati, pause:
le cinque regole per genitori e insegnanti PER SAPERNE DI PIÙ www.iss.it/adhd
www.nimh.nih.gov/index.shtml.
Foto: MENTE & CERVELLO Aquila e post terremoto la copertina di Aprile 6 euro
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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R SALUTE Adhd
26/03/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 43
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Incollati a tablet e smartphone e i genitori trascurano i figli
Una mamma che allatta e manda sms danneggia il suo legame con il neonato
MASSIMO VINCENZI NEW YORK
Ridere, finalmente sereni, socializzare con chi ci sta di fianco, provare ad essere simpatici, interessarci agli
altri, insomma: essere buoni, generosi e dunque persino felici potrebbe essere il segreto per una vita lunga e
sana. Minacciata ora dall'isolazionismo tecnologico, tutti presi come siamo a trascorrere le nostre esistenze
2.0 con il naso incollato agli schermi di iPhone, tablet e social network vari. A rivelarlo è una nuova ricerca
che sarà pubblicata nella rivista Psychological Science, anticipata dal New York Times con un articolo di una
delle scienziate coinvolte nel progetto.
Le conclusioni possono sembrare, in un primo momento, vicine al luogo comune ma il timbro dell'ufficialità
da laboratorio apre scenari inquietanti o di speranza. «Guardatevi attorno in un posto pubblico e vedrete che
sono tutti lì a digitare, connessi con qualcuno lontano. Nessuno si guarda attorno o parla dal vivo con qualcun
altro», scrive Barbara L. Fredrickson, docente di psicologia all'università del North Carolina. E aggiunge:
«Molti di noi sono ben consapevoli dei vantaggi che questo comporta, ma quello che ignoriamo sono i costi.
La nostra ricerca dimostra che il prezzo da pagare è la preoccupante diminuzione della capacità di creare
legami virtuosi con gli altri».
La vera novità è che questo non provoca solo quell'alienazione metropolitana tipica dei nostri tempi, ma
danneggia pesantemente la salute. Tanto da arrivare a cambiare persino il nostro patrimonio genetico e a
lasciare tracce nei figli. C'è infatti, spiega lo studio, un legame strettissimo tra il benessere fisico e quello
mentale. Non solo: le abitudini comportamentali, come appunto stare sempre isolati nella gabbia della
connessione, arrivano a modificare il nostro cervello e da qui il nostro corpo. Si chiama neuroplasticità, cioè la
mente si comporta come i muscoli, che si atrofizzano senza l'uso continuo: se non la alleniamo, se facciamo
sempre determinate azioni lei si modifica. Per comprendere come funziona " mens sana in corpore sano ", gli
scienziati hanno sottoposto per sei settimane un nutrito gruppo di persone ad un'antica tecnica chiamata
"Loving and Kindness", amore e rispetto.
Questo procedimento insegna a stabilire maggiore empatia con il prossimo,a sviluppare le emozioni positive,
a coltivare l'affettuosità. Le cavie, dopo il trattamento, non solo erano più serene e felici, ma stavano meglio
fisicamente.
«Si registravano cambiamenti del loro sistema cardiovascolare a livello del tono vagale», spiega con
appropriata terminologia medica Barbara L. Fredrickson.
Il nervo vagale, banalizzando, collega (tra gli altri) il cervello al cuore e regola il battito cardiaco.
Più è alto il tono, più il nostro fisico sta bene, migliorano anche le nostre difese immunitarie. E sino ad ora si
riteneva che il tono negli adulti fosse immutato «invece la ricerca dimostra che si modifica in base ai nostri
comportamenti».
E la spirale, avvitandosi, completa il ciclo salutare: «Il neuroscienziato Stephen Porges ha dimostrato che il
tono vagale regola anche l'espressività facciale e la capacità di entrare in sintonia con la voce degli altri.
Alzandolo, abbiamo accresciuto la capacità della gente di fare amicizia».
Ma queste capacità vanno allenate, altrimenti si smarriscono e si modifica persino il Dna. Per spiegarlo entra
in gioco una scienza relativamente giovane, la genomica sociale, ovvero lo studio di come geni e ambiente
interagiscono per influenzare comportamento e salute: «Le nostre storie personali o di solitudine alterano il
modo in cui i geni si esprimono all'interno delle cellule del sistema immunitario.I nuovi genitori farebbero bene
a preoccuparsi, più che dei test genetici, delle loro azioni: mandare messaggini mentre si allatta o prestare
più attenzione al telefono che ai bimbi sono errori gravi.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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R2 Secondo una ricerca Usa passare troppo tempo connessi rovina le relazioni e fa male alle famiglie Oltre ai
danni mentali si rischiano problemi al nervo vago, importante per la socializzazione
26/03/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 43
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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Dovrebbero riflettere su come tutto questo lasci tracce sui propri geni e su quelli dei loro figli». E se serve
uno scienziatoa ricordarcelo è la conferma che forse la rima tra tecnologia e felicità non è proprio perfetta.
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26/03/2013
La Repubblica - Genova
Pag. 6
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San Martino, il rettore non cede sui soldi "Gli ospedali non sono tutti
uguali"
"Qui si fanno anche ricerca e formazione, noi rappresentiamo una priorità" Il direttore generale Mauro
Barabino: "Con questi fondi non possiamo farcela"
AVA ZUNINO
SE LA Regione crede in San Martino come in un centro di eccellenza per la cura, la ricerca e la formazione,
deve finanziarlo seguendo parametri diversi da quelli degli altri ospedali. Lo dice il rettore Giacomo Deferrari,
che ieri mattinaè stato ascoltato dalla commissione Salute del consiglio regionale proprio sulle vicende
relative al grande ospedale, che è in attesa della verifica ministeriale per lo status di Irccs. La richiesta di
maggiori finanziamenti viene anche dal direttore generale dell'Irccs San Martino-Ist, Mauro Barabino che dice:
«Noi così non ce la facciamo: la situazione è arrivata ad un punto di non ritorno». Ai consiglieri regionali, il
rettore ha spiegato che l'Università non intende cedere sulla richiesta degli oltre cinque milioni di arretrati per i
suoi medici che lavorano a San Martino, in compenso non si mette di traverso sulla riorganizzazione
necessaria ad ottenere dal ministero della Ricerca il benestare al nuovo Irccs. Oggi il consiglio di
amministrazione dell'ateneo genovese dovrebbe varare il piano di riorganizzazione dell'ospedale. Ma la
novità è che il rettore chiede alla Regione un atto di indirizzo chiaro, che definisca nei fatti la precedenza a
San Martino in quanto istituto di ricerca e cura. Insomma, un finanziamento più forte con parametri diversi
rispetto a quelli seguiti per le altre strutture ospedaliere. Il rettore ne ha parlato durante l'audizione in
commissione salute dove il direttore generale, Mauro Barabino, ha lanciato l'allarme finanziamenti. «Con
questi fondi - sottolinea - non possiamo farcela».
E il rettore? «Ho detto che nei paesi civili gli ospedali tipo San Martino, che sono Irccs, che fanno ricerca e
formazione, sono una priorità per i finanziamenti - spiega il professor Deferrari- Nella nostra Regione, invece,
tutti gli ospedali sono uguali e non dovrebbe essere così». La "priorità" di San Martino, osserva il rettore,
«non l'abbiamo stabilita noi che all'ospedale siamo legati, ma come raccontano anche gli operatori del "118",
sono i cittadini a chiedere sempre di essere portati in questo ospedale. E un ospedale di ricerca e formazione
è una priorità. Nel mondo ce ne sono quasi tremila, perfino a Singapore, e in tutti questi paesi rappresentano
una priorità: non mi pare che noi consideriamo questa priorità».
Il direttore generale Barabino, cosa ne pensa? «Dico che bisogna fare delle scelte; capisco che è difficile ma
la situazione è arrivata ad un punto di non ritorno: o si chiude qualche altro ospedale o si ridimensiona San
Martino. E' una scelta politica, non posso farla io. Io dico solo che così non ce la facciamo».
Barabino ha detto anche in commissione che «la chiusura del pronto soccorso di Sestri e il
ridimensionamento di altre strutture della Asl 3 hanno aumentato le richieste per San Martino, l'ospedale che
è in grado di dare risposte articolate».
Dunque, la Regione deve scegliere: o ridurre San Martino, o rinunciare ad altre strutture. Intanto, spiega
Barabino, la carenza di risorse complica anche scelte organizzative relative al nuovo assetto dell'Irccs: «Ad
esempio, il trasferimento del Dimi all'interno dell'ospedale- spiega- decideremo nei prossimi giorni come farlo,
ma sarà per gradi.E poi ci sono investimenti che non possiamo affrontare se non arrivano risorse apposite».
E' il caso delle sale operatorie del pronto soccorso, chiuse da quattro mesi perché quando piove filtra l'acqua
da tetto.
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Foto: San Martino, battaglia sui finanziamenti
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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Il caso Vertice con la Regione, Deferrari insiste sui cinque milioni di arretrati. Ma apre sulla riorganizzazione
26/03/2013
La Repubblica - Firenze
Pag. 6
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Il piano dell'assessore Marroni per blindare i bilanci delle Asl
MICHELE BOCCI
UN PIANO per blindare i bilanci delle Asl toscane, mettendoli al riparo dal rischio di passivi dell'ultimo
momento, e da altri casi Massa. Oggi l'assessore alla salute Luigi Marroni risponde in consiglio regionale alle
interrogazioni dell'opposizione che attaccano il sistema sanitario su diversi aspetti. Soprattutto dal punto di
vista dei conti, appunto, ma anche da quello dell'attività sanitaria e dell'organizzazione. Il sistema vive un
periodo molto difficile tra tagli della del fondo sanitario nazionale e scricchiolii nell'assistenza ai cittadini.
Marroni studia da alcuni giorni la relazione da presentare in consiglio. «Intanto - spiega - sottolineerò che,
malgrado quello che è stato sostenuto, la nostra attività chirurgica non è calata nel 2012, anzi è un po'
aumentata. Ci sono vari indicatori di qualità che segnano un miglioramento». I chiarimenti più significativi
richiesti dall'opposizione riguardano la situazione di bilancio. Il caso di Massa e poi la scoperta di quello di
Siena, anche se con numeri infinitamente più piccoli (10 milioni di euro contro 400 di sbilancio) e con un
passivo che sembrerebbe essere stato scoperto subito, hanno minato la fiducia nei conti del sistema sanitario
da parte dell'opposizione e non solo. Marroni parte dai bilanci chiusi. «Intanto fino al 2011 compreso siamo a
posto, come certificato da Roma. Abbiamo anche risolto la situazione di Massa. Il 2012 è destinato ad essere
approvato dal ministero tra un mese. L'anno scorso siamo riusciti a ridurre i costi operativi, cioè quelli che
riguardano ad esempio il personale, le medicine, e in generale l'assistenza del 3%. Ora lavoriamo per il 2013,
che sarà duro perché ci sono tagli ancora più marcati».
La Guardia di finanza, partendo dal caso Massa, sta indagando sui conti di tutte le Asl regionali per chiarire
come sono stati gestiti e se ci siano altri casi simili.
«Ovviamente non conosciamo una buona parte delle indagini.
Posso dire che collaboriamo totalmente, senza alcuna remora».
La Regione Toscana si vanta da tempo di avere sistemi di controllo dei bilanci stringenti, che comunque
hanno lasciato passare almeno una macroscopica irregolarità, quella di Massa.
L'assessore ha intenzione di aumentare le verifiche sulle Asl.
«Siamo già gli unici a certificare i conti. Adesso introdurremo il bilancio autorizzativo per tutte le Asl, che ci
devono comunicarci in base al budget dato che spese intendono fare nell'anno. Poi il sistema di verifiche
regionali sarà trimestrale, e infine adotteremo disposizioni ispirate alla legge 231, nata per le aziende private
negli anni Novanta. Si tratta di disposizioni che potremmo definire preventive per tenere sotto controllo il
rischio amministrativo. Infine faremo certificare da un ente esterno tutto il nostro sistema di controllo».
Marroni sta dismettendo le Società della salute, la riforma è stata sottoposta da poco ai sindaci. Riguardo
all'avvio dell'obbligatorietà dell'Isee per calcolare il ticket dovuto dai cittadini, l'assessore spiega che se ne
riparlerà ad ottobre, e che non c'è stato bisogno di una delibera per sancire lo slittamento. «Il problema è che
su questo tema dobbiamo trovare un accordo con Roma. Non possiamo fare tutto da soli. Quindi
aspettiamo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Luigi Marroni. Sopra, Petretto
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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La sanità Oggi in consiglio regionale le risposte alle interrogazioni delle opposizioni
26/03/2013
La Repubblica - Bologna
Pag. 10
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Quattro sale operatorie in più e tecnologie all'avanguardia. Costo 19 milioni Agli Ior entra la chirurgia ad
ultrasuoni. Manzoli: primi in Italia nel settore Una struttura di 5 piani, costruita senza chiudere i reparti, collega
ora tutti i servizi
ROSARIO DI RAIMONDO
UNA struttura costruita ex novo alta cinque piani, quattro sale operatorie in più, spazi ristrutturati per pronto
soccorso e farmacia. E fondi importanti per la tecnologia medica, in particolare per la lotta ai tumori delle
ossa. In una sala del Vasari piena, il direttore generale Giovanni Baldi e il direttore scientifico Francesco
Antonio Manzoli hanno alzato il sipario ieri sul "nuovo" Istituto ortopedico Rizzoli, frutto di cinque anni di
lavoro e investimenti per quasi 19 milioni di euro.
Un viaggio che parte proprio dalla nuova struttura, la cosiddetta "Spina", che collega i vari edifici dell'Istituto e
permette al Rizzoli di guadagnare 3mila metri quadrati di spazio in più.
Gli interventi di ristrutturazione, invece, hanno interessato tutti i reparti dell'ospedale. All'ingresso, per
esempio, ora c'è una pensilina che consente l'accesso al coperto dei pedoni e la sosta dei privati che
accompagnano i pazienti. Mentre sono stati ampliati tutti i locali del pronto soccorso, sempre al piano terra, e
dei reparti di degenza, dal secondo al quarto piano.
Al primo piano dello Ior ci sono quattro nuove sale operatorie, che si sommano alle sei già esistenti. Sale da
60 metri quadrati ciascuna, costate in totale oltre un milione di euro. La farmacia, infine, occupa 600 metri
quadrati nel piano seminterrato e, con il finanziamento di 500mila euro da parte della Fondazione Carisbo, è
stata semi-automatizzata: ora è in funzione un armadio rotante che si muove su delle rotaie e consegna i
medicinali direttamente al reparto che ne ha fatto richiesta. Ma ieri siè parlato anche di ricerca e in particolare
di una nuova tecnologia per combattere i tumori che sbarca al Rizzoli: la Fus (Focused ultrasound surgery, o
chirurgia con ultrasuoni focalizzati). Di fatto, questo sistema convoglia un fascio di raggi a ultrasuoni sul punto
dove c'è il tumore da eliminare: è chirurgia, ma senza tagli, senza invasività. Poche strutture in Italia la
adoperano ma - come ha spiegato lo stesso Manzoli - è la prima volta che viene utilizzata per i tumori alle
ossa.
«Svolgere lavori così significativi senza interrompere l'attività ospedaliera è stato complicato» ha spiegato
Baldi durante l'inaugurazione, mentre Manzoli nel suo discorso, ha sottolineato la necessità di «garantire al
tempo stesso cure all'avanguardia e massima appropriatezza. Il nuovo Rizzoli poggia su solide fondamenta».
I 18 milioni e 670mila euro necessari ai lavori sono stati garantiti soprattutto dallo Stato (oltre 14 milioni), dalla
Regione, dalla Carisbo e dai fondi degli stessi Istituti Ortopedici Rizzoli (3 milioni).
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Foto: POSTO LETTO Una delle nuove stanze dell'Istituto Ortopedico Rizzoli inaugurate ieri mattina
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Ecco il nuovo Rizzoli, l'ortopedia del futuro
26/03/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 21
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Giovani che non hanno paura di vivere
I progressi Dieci anni fa gli interventi erano debilitanti. Ora le cure permettono di tornare più spesso alla
normalità Il messaggio «Non sempre c'è un lieto fine ma più precoce è la diagnosi, maggiori sono le
possibilità di una guarigione» I pazienti del professor Spaggiari raccontano la loro esperienza dopo la
diagnosi di un cancro L'ONCOLOGO «Il male che li colpisce suscita in ognuno di noi un senso di ingiustizia»
FRANCESCO RIGATELLI MILANO
Non hanno più paura di niente. E hanno passato una storia che insegna a tutti noi cosa significa vivere. Per
questo, come recita la copertina di «Io... dopo», il professor «Lorenzo Spaggiari e i suoi giovani pazienti»
hanno pubblicato con «Il pensiero scientifico editore» la loro esperienza con il cancro. Nella prefazione,
Umberto Veronesi li descrive come «uno spaccato della straordinaria generazione di ragazzi che abbiamo la
fortuna di avere accanto a noi in quest'epoca. Quando cadono nelle reti delle dipendenze o nell'indolenza, o
nella violenza, è quasi sempre perché non hanno un'alternativa alla solitudine e al disagio della crescita. I
ragazzi di Lorenzo son stati catapultati nell'età adulta attraverso un trauma fortissimo: una diagnosi di cancro,
eppure ci mostrano il meglio di questa nuova generazione». Padre di due figli, Cecilia e Federico, cui è
dedicato il libro, Lorenzo Spaggiari è professore associato all'Università di Milano e direttore di Chirurgia
toracica all'Istituto europeo di oncologia fondato da Veronesi. «Proprio il contrasto tra la mia realtà famigliare
e quella di genitori e bimbi che lottano contro il cancro - spiega - mi ha spinto a lanciare un messaggio a
malati e non: ragazzi, approfittate della vita che avete, non drogatevi, non esagerate, impegnatevi!».
Spaggiari, originario di Reggio Emilia, dirige una divisione che cura il cancro soprattutto negli over 60. Ma
avendo lavorato prima a Parigi si è occupato molto di bambini e ha voluto continuare a Milano. Le storie che
racconta, come quelle in questa pagina, sono vite di ragazzi non sempre a lieto fine che si trovano ricoverati
in camere vicine e, come dicono le infermiere, sembrano i nostri fratelli minori. «Stimolano dentro un senso di
ingiustizia. Un giovane col cancro dispiace di più rivela Spaggiari -. La probabilità negli under 18 è
bassissima. Non c'è perché, una causa genetica probabilmente, ma non si sa, è sfortuna. Però più è piccolo
e più c'è possibilità di guarire, dunque conta la diagnosi precoce. Ma spesso i sintomi son lievi o vengono
trascurati e le forme nei giovani rare e aggressive. Anche il tasso di recidiva è legato ai tempi della diagnosi
iniziale». In ogni caso, bisogna essere ottimisti perché a volte si può guarire. «Dieci anni fa - ricorda Spaggiari
- le diagnosi erano tardive, gli interventi aggressivi e debilitanti, venivano amputati arti. Oggi ci sono tecniche
miniinvasive e si può tornare a una vita normale. La letteratura è piena di racconti simili dei grandi, ma di
giovani curati nello stesso posto non si era mai scritto». twitter @rigatells
Compagni di strada Eugenio: così sono tornato all'agonismo ra scuola, sport e amici, durante il giorno la
mamma lo vede solo per pranzo. Eugenio Dal Buono, quasi diciottenne, quarto anno di liceo scientifico a
Roma, è appena diventato agonista: «Una volta guarito dalla malattia ho ripreso una vita normale. Ho
ricominciato a giocare a calcio e sono appena tornato da una settimana bianca». Lo dice compiaciuto di
avere una buona salute. «Sì, perché è una questione sottovalutata: ci si abbandona spesso a comportamenti
che la rovinano, invece è importante proprio la normalità». A 16 anni lui si è ammalato di cancro, lo hanno
operato due giorni prima del suo diciassettesimo compleanno. «Grazie al professor Spaggiari di Milano e
all'Ospedale Bambin Gesù di Roma, dove ci sono ragazzi come me, ho capito che le cure sono lunghe e
dolorose ma possono riportare alla vita normale». Anche con qualche novità: «Prima mi interessavo solo di
pallone e dedicavo poco tempo a famiglia e altro. Ora so cosa vuol dire il dolore. Prima non avevo mai
pensato a quanto potesse essere importante l'appoggio dei miei genitori e delle mie due sorelle. Ora, in
parole semplici, gli voglio più bene».
Foto: Liceale sportivo
Foto: Eugenio Dal Buono, 17 anni Luca, una lotta coraggiosa fino all'ultimo a storia di Luca Cecarini è una
delle più commoventi. Non per la sua morte imprevista, pochi giorni fa, dopo la nostra intervista. Quanto per
la vita. Milanese, 20 anni, ha perso la mamma a 13 per un tumore. A 18 ha scoperto di averne uno anche lui,
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Le storie
26/03/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 21
(diffusione:309253, tiratura:418328)
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diverso, al ginocchio. Dopo una protesi ha subito quattro interventi ai polmoni per metastasi. Nonostante
questo fino all'ultimo non ha rinunciato a nuotare, giocare a calcio e pronunciare frasi come: «Essere in un
contesto amorevole mi fa sentire un ragazzo fortunato. La storia di mia mamma mi ha colpito molto e forse mi
ha fatto diventare uomo prima. Poi ho un superpapà che fa l'imprenditore nel settore del vetro e mi segue in
tutto. Oltre ai medici, c'è lo zio Mauro, mia sorella col marito e anche gli amici che mi sostengono su
Facebook. Non mi faccio prendere né dall'ottimismo né dal pessimismo. Da due anni sono tartassato da
interventi e cure, a scuola ho dovuto interrompere, i controlli sono troppo vicini, ma appena posso vado a
trovare mio fratello a Londra e mia sorella a Aix en Provence».
Foto: Calciatore nuotatore
Foto: Luca Cecarini, 20 anni Michele: sono rinato e mi sono sposato Che fosse guarito l'ha capito da sé un
giorno passeggiando sul lungomare di Scauri, dove il Lazio piano piano diventa Campania. Prima, una lunga
pena continua per lui, i genitori, il viavai con Milano, paura e fatica. Michele Ceraso adesso ha 36 anni, è
sposato, ha due figli e un terzo è in arrivo. A 27 lavorava in una pizzeria e alla scoperta del tumore dovette
lasciare. «Con la chemio poco alla volta ho mollato. Ho dovuto fare un intervento chirurgico per riprendermi».
Oltre ai parenti e agli amici, a stargli vicino è stata soprattutto la fidanzata. «Infatti, l'ho sposata», sorride lui
adesso. «Ho trovato anche un lavoro. Ci sono delle facilitazioni per quelli come noi. Sono impiegato alla
motorizzazione civile». Per il resto, Ceraso fa gli scongiuri: «Sto bene, faccio i controlli ogni anno. Nel 2008
ho avuto una recidiva e mi hanno operato un'altra volta, poi per fortuna con la radioterapia è passato tutto e
posso godermi il mio lungomare».
Foto: Impiegato e papà
Foto: Michele Ceraso, 36 anni Alessandro: posso respirare di nuovo l periodo più difficile per Alessandro
Rocca Bonini, ventunenne di Deiva Marina, l'ultimo paesino in provincia di La Spezia prima del genovese, è
stato prima. «Gli estranei mi dicevano che ero viziato. A dieci anni mi sentivo sempre stanco, ogni sera mi
veniva la febbre, avevo smesso qualsiasi sport, ero arrivato a pesare centoventi chili e anche la mia salute
mentale non era delle migliori». Un capitolo problematico era ovviamente la scuola. «S embrava che non
volessi andarci, invece avrei fatto qualsiasi cosa pur di riuscirci. Poi, paradossalmente, scoperto il tumore e il
percorso che si poteva intraprendere, è stato un sollievo. I medici dello Ieo Spaggiari e Cipolla, insieme ai
miei famigliari, mi hanno salvato la vita. Non respiravo più a fare una salita, a luglio invece ho capito che ero
guarito». E la vita è come ricominciata: « Ho recuperato gli studi persi e ora sono iscritto all' Università ,
facoltà di Scienze politiche a Genova; in più lavoro nell' ufficio di amministrazione condomini ale di mio padre
».
Foto: Studente lavoratore
Foto: Alessandro Rocca Bonini, 21 anni
Foto: Il libro
Foto: «Io... dopo. Io adolescente e la mia vita con il cancro» è edito da Il Pensiero Scientifico con una
prefazione di Umberto Veronesi: raccoglie le storie dei giovani pazienti di Lorenzo Spaggiari professore
associato all'Università di Milano e direttore del reparto di chirurgia toracica all'Ieo di Milano
26/03/2013
Il Messaggero - Roma
Pag. 37
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Idi-San Carlo, relazione alla Regione «Le nostre garanzie sulla sicurezza»
C'ERA IL PERICOLO DI PERDERE L'ACCREDITAMENTO DOPO LE ISPEZIONI DELLA ASL E DEI VIGILI
DEL FUOCO
C.R.
La Regione aveva chiesto chiarezza per ottenere l'accreditamento e l'Idi-San Carlo di Nancy ha presentato
un relazione dettagliata, presentata e consegnata ieri. L'Istituto spera così di fugare i dubbi causati da alcune
ispezioni della Asl e dei Vigili del Fuoco. «È stata consegnata la risposta al sollecito della Regione Lazio che
ci esortava a compiere gli adempimenti necessari per essere a norma in tutte le strutture per la tutela della
sicurezza dei lavoratori e dei pazienti». LA SVOLTA L'annuncio arriva con una nota del Gruppo Idi Sanità, di
proprietà della Congregazione dei Figli dell'Immacolata concezione, ora commissariata dal cardinal Versaldi
su disposizione di papa Ratzinger prima delle dimissioni: «Dopo aver analizzato dettagliatamente i rilievi
evidenziati dalla Regione - precisa il comunicato - relativi ad alcuni parametri, specie di natura strutturale, il
Gruppo Idi Sanità avanza le sue proposte per una modulazione degli interventi necessari. Comunque
ascrivibili, in buona parte, al macro ambito della sicurezza del lavoro e dell'infrastruttura: la manutenzione
antincendio dei vari quadri elettrici e degli impianti di aerazione e condizionamento e delle apparecchiature
elettromedicali». «La pronta risposta attesta la nostra responsabilità nell'affrontare la delicata situazione
dell'Idi ed è la dimostrazione della nostra volontà di collaborare con la Regione», spiega Massimo Spina,
direttore amministrativo del Bambino Gesù e collaboratore del delegato vicario per l'Idi Giuseppe Profiti
(nominato dal cardinal Versaldi). «La documentazione prodotta - avverte la nota dell'Idi si conclude con una
tabella generale delle priorità, che rappresenta la sintesi delle linee d'intervento stimate come prioritarie per
assicurare alla continuità di esercizio delle strutture ospedaliere analizzate, i crismi minimi della sicurezza
infrastrutturale a tutela dei pazienti, operatori e frequentatori al più vario titolo». Vediamo nel dettaglio la
risposta, articolata in una relazione di trentasette pagine e corredata da dodici allegati: relaziona che sulle
molte criticità in termini di sicurezza e igiene del lavoro, di sicurezza antincendio e di gestione dell'emergenza
e di conformità ai requisiti dell'accreditamento, riscontrate da alcune ispezioni condotte dal Servizio
prevenzione sicurezza ambienti di lavoro, dall'Asl Rm E, dai Vigili del Fuoco. «I risultati di queste visite
ispettive - sottolinea il comunicato - avevano spinto la Regione a chiedere al Gruppo Idi Sanità di produrre
documentazione relativamente alle condizioni dell'Irccs Istituto dermopatico dell'Immacolata e dell'ospedale
San Carlo di Nancy». LA CRISI © RIPRODUZIONE RISERVATA L'Idi-San Carlo, travolto da un'inchiesta
giudiziaria che vede indagati i vecchi dirigenti, sta vivendo da mesi una crisi drammatica, che ha causato da
agosto il pagamento a singhiozzo degli stipendi. Sul tavolo c'è anche un piano di esuberi per 405 dipendenti
e proprio domani in Regione sarà aperto un tavolo permanente per affrontare la difficile situazione, dopo
l'incontro dei giorni scorsi tra i sindacati, il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, l'assessore al Lavoro
Lucia Valente, la struttura commissariale e i dirigenti dell'Idi. Bisognerà individuare anche forme di
ammortizzatori sociali per rendere meno dolorosa il piano di riduzione del costo del lavoro.
Foto: Le proteste nei giorni scorsi davanti alla sede dell'Idi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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SANITÀ
26/03/2013
Il Messaggero - Roma
Pag. 43
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Scandalo al Bambino Gesù, medici sospesi
Genitori spinti a far operare il figlio malformato in una clinica privata SMASCHERATI DA «LE IENE» I DUE
DOTTORI AVEVANO FATTO UN PREVENTIVO DA 38MILA EURO L'INTERVENTO POI ESEGUITO AL
GEMELLI A COSTO ZERO
Beatrice Picchi
Sospesi, fuori dall'ospedale subito. Per i due medici del Bambino Gesù che hanno consigliato ai genitori di un
bimbo gravemente malato di farlo operare in una clinica privata, al costo di 38 mila euro, per non aspettare
troppi mesi, la direzione sanitaria ha deciso la sospensione immediata e un'indagine interna. Ma questa
brutta storia, denunciata dalle Iene, ha il suo lieto fine. IL FATTO Federico è nato con una craniostenesi, una
malformazione della struttura cranica che deve essere operata con urgenza. Il piccolo, nove mesi e una gran
voglia di giocare, è stato operato venti giorni fa al Policlinico Gemelli, senza aspettare e senza pagare. «Non
è successo così al Bambino Gesù, dove io e mia moglie siamo corsi non appena la pediatra ci ha detto che
nostro figlio aveva questa rara patologia», racconta il papà, Alessandro, conduttore radiofonico. Il chirurgo
dell'ospedale del Gianicolo, fatta la diagnosi, propone ai genitori che il bimbo può essere operato a giugno,
prima non c'è posto, oppure possono rivolgersi a Boston. Ma in Italia non ci sono altri ospedali per questa
patologia? chiede la mamma. «Se vuole noi possiamo intervenire privatamente, tra una settimana, con la
stessa équipe che lavora qui in ospedale. Il bimbo non è in fin di vita, ma più ci si allontana da quella data più
la situazione peggiora», risponde il dottore. Il preventivo di 38 mila euro arriverà via mail ad Alessandro
poche ore dopo il colloquio. L'uomo non ci sta ma sa che per suo figlio non c'è tempo da perdere. Chiede
aiuto e scopre che al Gemelli Federico può essere operato: e così avviene. In cinque giorni il bimbo torna a
casa. ` LE SCUSE DI PROFITI Solo a questo punto il papà decide di tornare al Bambino Gesù. «Non cercavo
vendetta - spiega il papà Alessandro - so di aver fatto la cosa giusta. Non voglio che questi dottori continuino
a calpestare il dolore e la speranza di altre famiglie. Hanno continuato a negare che poteva esistere
un'alternativa in Italia, come il Gemelli, o il Gaslini a Genova, anche quando sono andato a dirgli che mi ero
rivolto agli strozzini per trovare i soldi. Ieri mattina il presidente dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù,
Giuseppe Profiti, mi ha chiesto scusa. Ma io e mia moglie riconosciamo che gli altri si sono comportati con noi
benissimo». La direzione sanitaria, in attesa di acquisire gli elementi necessari per valutare la gravità della
condotta dei medici, ha disposto «la sospensione del medico e del suo collaboratore riservandosi di agire
disciplinarmente e in ogni altra sede ritenuta opportuna a tutela dell'immagine dell' ospedale». 1 febbraio
La vicenda La famiglia scopre la rara malattia di Federico: merito di una pediatra scrupolosa e attenta che si
accorge di alcuni comportamenti anomali del bimbo. E' affetto da craniostenesi, una malformazione della
struttura cranica, che secondo il protocollo medico deve essere operata dal quarto al sesto mese di vita del
bambino. 20 febbraio I genitori si rivolgono al Bambino Gesù, e incontrano il chirurgo che dovrà occuparsi
dell'intervento chirurgico. Lo specialista e il suo assistente sostengono che non c'è posto fino a giugno,
consigliano di fare l'operazione a pagamento. 4 marzo Federico viene operato al Policlinico Gemelli. I medici
riconoscono l'urgenza. Il bimbo viene ricoverato per cinque giorni e poi torna a casa.
Foto: L'ingresso dell'ospedale Bambino Gesù
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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LA DENUNCIA
26/03/2013
Il Messaggero - Roma
Pag. 43
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Per i piccoli pazienti nasce il nuovo reparto di neuropsichiatria
MOLTI BAMBINI SOFFRONO DI DISTURBO DELL'APPRENDIMENTO OTTO I NUOVI POSTI LETTO TRE
DEI QUALI RISERVATI AD ADOLESCENTI
Camilla Mozzetti
Non è mai semplice fare i conti con le malattie, soprattutto quando le persone colpite sono bambini e le
patologie riconducibili alla psichiatria. Eppure circa il 20% dei piccoli, su scala mondiale, in età evolutiva
manifesta i sintomi della dislessia, della depressione, dell'anoressia fino ai disturbi comportamentali e ai
deficit di attenzione. Per questo l'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha ristrutturato, in 18 mesi e
con un costo di circa 3 milioni di euro, il reparto di neuropsichiatria infantile guidato dal professor Stefano
Vicari. Otto nuovi posti letto, tre dei quali riservati ad adolescenti, che rappresentano il 10% dell'offerta
nazionale. LE PATOLOGIE «Le patologie psichiatriche esistono e non si palesano soltanto in età adulta»,
afferma il primario. «Perché molto spesso un adulto con problemi psichiatrici nasconde un bambino con
patologie non curate nell'infanzia. Per questo è necessario - prosegue Vicari - sviluppare una cultura che
faccia dell'educazione alla salute mentale un punto centrale nello sviluppo del bambino». «L'ospedale aveva
già sei posti letto», precisa Giuseppe Profiti, presidente del nosocomio pediatrico. «Ma abbiamo ritenuto
necessario, proprio per il tipo di ricoveri e le particolari terapie richieste, rendere il reparto più funzionale ai
bisogni specifici, rispondendo così anche agli standard internazionali della Joint commission international».
Per questo, ad esempio, i letti del reparto non hanno spigolature, non ci sono maniglie alle porte né specchi
nei bagni, realizzati interamente in alluminio, per evitare incidenti e atti di autolesionismo. «I ricoveri sono
aumentati - prosegue Profiti - ma questo deriva anche dalla velocità di diagnosi che permette subito di capire
quale tipo di problema si deve curare». Arrivano da tutta Italia i piccoli pazienti del reparto e Roma non
rappresenta la città con il più alto numero di casi clinici. I ricoveri durano in media nove giorni, perché il
reparto ospita pazienti in fase acuta, il più è curato e diagnosticato in regime di day-hospital. I RICOVERI
Solo nel 2012 ci sono stati 250 ricoveri e 6mila bambini visitati. Di questi 700 soffrivano di disturbi
dell'apprendimento ed erano affetti da dislessia, 650 manifestavano disturbi dello spettro autistico, 50 sono
stati gli esordi psicotici, mentre 250 sono stati i pazienti colpiti da deficit dell'attenzione e altrettanti affetti da
anoressia. Patologia questa, che si sta allargando a macchia d'olio anche tra i maschi in età prepuberale.
18
I mesi impiegati per ristrutturare il reparto, costato circa 3 milioni di euro
Foto: Bambini all'ospedale
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LA NOVITÀ
26/03/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:105812, tiratura:151233)
VALERIA CHIANESE
Sebbene le ludopatie siano state riconosciute nei Lea, livelli essenziali di assistenza, non sono ancora stati
strutturati corsi di formazione per operatori, né il ministero ha garantito personale aggiuntivo o fondi per
finanziare la formazione lasciando alle Asl il problema. Il primo, e al momento l'unico in Italia, è stato
progettato dall'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli: per dare organicità scientifica a un
problema complesso, che coinvolge anche gli adolescenti, così da poter successivamente aiutare su basi
cognitive e pratiche i malati d'azzardo. L'idea di programmare il "Corso di perfezionamento sulle ludopatie" è
del dottor Antonio D'Ambrosio, specialista in psichiatria e psicoterapeuta cognitivo comportamentale,
dirigente psichiatra presso l'Istituto di Psichiatria della Seconda Università di Napoli. Per D'Ambrosio non ci
sono dubbi: il gioco d'azzardo patologico è «l'ultima delle epidemie che sta vivendo l'Italia». In un contesto già
pessimo, si inseriscono in negativo Napoli e la Campania: nel 2011 nella regione sono stati spesi 8,9 miliardi
di euro. «Considerando la spesa pro capite - osserva D'Ambrosio - la Campania è la prima regione italiana
per numero e quantità di scommesse, pur avendo un'economia tra le più disastrate della nazione!». Non a
caso quindi il Corso di perfezionamento sulle ludopatie nasce a Napoli, ospitato dalla Cattedra di Criminologia
del Suor Orsola, diretta dal professor Silvio Lugnano. Organizzato in formula mista - attività formative in
presenza integrate da formazione a distanza - per 50 operatori, avrà inizio il prossimo maggio e si
concluderà, attraverso lezioni a carattere laboratoriale distribuite in 15 incontri da 5 ore ciascuno, a novembre
2013. «Il corso - spiega D'Ambrosio - nasce dall'esigenza di formare un operatore in grado di aiutare il
soggetto con ludopatia. Per far questo è necessario dare una formazione che sia in grado di inquadrare tutte
le varie componenti del fenomeno, poiché questo ha una base bio-psicosociale». Nel corso si sottolinea
molto l'importanza dei vari aspetti antropologici, sociali, criminologici ed economici oltre che quelli più
spiccatamente psicologici e psichiatrici legati al trattamento: «Il paziente affetto da tale problema deve
rendersi conto di essere parte e vittima di un meccanismo molto complesso». A partecipare sono chiamati
non solo medici, ma anche psicologi, insegnanti, assistenti sociali, psico-pedagogisti. «È importantissimo il
ruolo della formazione degli insegnanti - sostiene D'Ambrosio - perché la prevenzione in età adolescenziale è
un fattore fondamentale, constatata l'ampia diffusione tra questo segmento di popolazione». La capillarità
dell'offerta del gioco d'azzardo richiede infatti una prevenzione altrettanto diffusa, possibile, afferma
D'Ambrosio, «a livello di educazione. Dobbiamo occuparci dei malati aggregando operatori in grado di
sviluppare un progetto autonomo di trattamento - conclude. - È tempo però di creare un sistema, che si faccia
carico in pieno di un fenomeno che non riguarda solo i singoli, ma la società nei suoi vari aspetti».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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Gioco d'azzardo Arriva lo specialista contro le ludopatie A Napoli primo
corso per gli operatori
26/03/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 24
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Sanità, orgoglio fragile d'Italia
di Mirella Poggialini
hi sia riuscito a sfuggire davanti alla tv alla tragica malia delle consultazioni politiche, domenica sera ha
seguito, magari in parallelo, due trasmissioni ben diverse per genere ma unite da un tema comune, quello
della Sanità italiana, nobile manifestazione di welfare che il mondo ci invidia, ma anche ancipite specchio dei
nostri valori e della nostra diffusa incapacità di rispettarli. Su Raitre Presadiretta di Riccardo Iacona e
Francesca Barzini, con il titolo «La megliosanità»; su Italia 1 Le Iene , trasmissione diversa nello spirito e
nella forma, che comunque affronta (non senza pressapochismi) sempre più spesso temi sociali, come la
problematica concessione di cure staminali a bimbi nati con malattie mortali e senza rimedio. Presadiretta ha
posto sotto esame le modalità con cui in Italia la salute viene difesa dalle istituzioni, con l'organizzazione e la
prevenzione, la preparazione degli addetti e l'aggiornamento di mezzi e tecniche: e ha così confrontato
l'eccellenza della Sanità dell'Emilia Romagna rispetto alle diffuse e macroscopiche lacune di altre regioni - il
Lazio per spese mal indirizzate e inadempienze colpevoli, la Calabria per il cattivo uso delle risorse e
l'impreparazione dei medici. E, a parte la benevola intervista a Vasco Errani, governatore emiliano che
tuttavia non ha citato il sisma per il quale lo Stato ha fatto poco o nulla, l'effetto straniante è stato notevole,
mettendo in risalto quanto poco si compensino la vastità dei servizi, il costo delle risorse e l'effettivo livello di
certi risultati. A dimostrare - come hanno confermato le interviste delle Iene ai genitori di piccoli bisognosi di
cure «compassionevoli», vale a dire estremo e dubbio rimedio in assenza di sperimentazione - quanto nella
politica, di cui oggi cogliamo incertezze e povertà dei temi, conti l'etica dei comportamenti e il rispetto delle
norme, segno di una maturità che la nostra nazione merita di poter dimostrare, al di là di sterili polemiche da
derby di paese.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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L'INDICE
26/03/2013
Libero - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Cameron taglia il welfare ai non-inglesi
Sussidi a tempo per i disoccupati e cure sanitarie solo con assicurazioni private. I critici: è solo un bluff
ALESSANDRO CARLINI LONDRA
I turisti del benefit e della sanità «Made in UK» gratis tremano. Il premier conservatore David Cameron ha
presentato ieri, parlando allo University Campus Suffolk di Ipswich, il suo piano per fermare, una volta per
tutte, questo cattivo «costume» tipico di migliaia di immigrati, di cui molti europei, che arrivano dalle parti di
Londra o altre città britanniche per godere dei tanti sussidi messi a disposizione dallo Stato. Cameron ha
detto che il Paese non si può più permettere di mantenere migliaia di persone. Fra i punti della sua riforma,
che deve essere discussa e verrà introdotta probabilmente nei prossimi mesi, c'è prima di tutto la nuova
regola per i sussidi di disoccupazione. Gli immigrati da altri Paesi Ue li potranno percepire per sei mesi, dopo
di che verrà valutato se hanno la possibilità di trovare o meno lavoro. In caso contrario non verranno più
erogati. Il premier ha detto che il Paese sta subendo ancora le politiche del Labour, che ha permesso a
milioni di stranieri di stabilirsi nel Regno Unito, sottraendo lavoro ai britannici. Anche in fatto di Servizio
sanitario nazionale, sono in arrivo restrizioni. Nel caso di immigrati Ue in certi casi potrà essere chiesto ai loro
Paesi di provenienza di coprire i costi sanitari. Per gli extracomunitari verranno richieste assicurazioni private.
Come ha detto lo stesso Cameron, «la nostra deve essere una sanità nazionale gratis per tutti, non una
sanità internazionale». Il progetto lo dicono gli stessi giornali conservatori - fa però acqua da molte parti. Lo
stesso Cameron non ha risposto alla domanda di un giornalista che gli chiedeva quanti saranno gli immigrati
coinvolti da questo giro di vite. Secondo i dati diffusi dalla Bbc, emerge che dei 5,5 milioni di persone in età
lavorativa che prendono benefit nel Regno si contano circa 370 mila stranieri. Dai laburisti è arrivata un'altra
bordata: un loro portavoce ha spiegato che alcune delle misure di cui parla Cameron già esistono da tempo.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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Giro di vite
26/03/2013
MF
Pag. 22
(diffusione:104189, tiratura:173386)
Algoritmi anti-tumori
Allo Ieo screening con Tac a bassa dose e test su marcatori molecolari
Cristina Cimato
Un approccio matematico aiuta a individuare la progressione metastatica del tumore al polmone. Uno studio
realizzato dalla University of southern California e pubblicato sulla rivista Cancer research ha sfruttato uno
strumento algebrico, ossia la catena di Markov, utilizzato anche nelle reti di telecomunicazioni, per
classificare i tumori polmonari metastatici. In pratica il meccanismo mima quello di diffusione delle
informazioni, cercando di capire come la malattia si diffonda nell'organismo. Il team di ricerca ha scoperto che
il cancro del polmone non progredisce in una sola direzione dal sito del tumore primario in luoghi distanti, ma
il movimen-to delle cellule cancerogene avviene in tutto l'organismo in diverse direzioni. Non solo, esistono
alcune aree dove si manifesta una concentrazione di queste cellule cancerogene, come per esempio la
ghian-dola surrenale e renale. Per il loro studio i ricercatori hanno lavorato sul materiale autoptico di 163
pazienti con cancro del polmone residenti nella zona del New England dal 1914 al 1943, quando non era
ancora possibile l'uso di radiazioni e della chemioterapia, cosi da fornire una visione di come il cancro progredisce se non trattato. Va detto però che i tumori al polmone di adesso sono molto differenti da quelli di
cento anni fa, quindi questo fatto può rappresentare un limite dello studio. Comunque sia, i ricercatori hanno
individuato come il cancro sia in grado di spostarsi in una posizione «preferita» e grazie a questa
informazione sia possibile tentare di intervenire in anti-cipo e rapidamente con trattamenti mirati prima che le
cellule si disperdano ampiamente. «Una nuova branca, ossia quella della bioinformatica, fornisce un aiuto
importante nell'interpretazione dei fenomeni medico-biologici», ha commentato Giulia Veronesi, direttore
dell'Unità di ricerca diagnosi precoce e prevenzione del tumore polmonare allo Ieo, «questo approccio è utile
non solo per i modelli statistici sulla metastatizzazione ma anche per individuare forme molecolari del tumore
utUi a una diagnosi precoce. H fine ultimo è quello di trovare attraverso le molecole nel sangue il tumore in
fase iniziale, periodo nel quale i dati restituiscono una percentuale di guarigione alta, pari al 75%, da
confrontare invece con un esito positivo del 15% nei casi in cui il tumore venga diagnosticato al di fuori di uno
screening; quando i sintomi sono già manifesti». Proprio per individuare più preco-cemente le neoplasie
polmonari è in corso presso lo Ieo e in otto centri in tutta Italia lo studio Cosmos E, che intende validare la
combinazione di molecole nel sangue come firma prospetti-ca che indica una condizione di malattia.
Attualmente lo studio Cosmos E, che ha preso avvio grazie ai positivi riscon-tri di Cosmos I, effettuato dal
2004 su 5 mila soggetti sotto-posti a Tac a basso dosaggio, è giunto all'arruolamento del 40% dei 10 mila
pazienti previsti. «Stiamo procedendo con le Tac e con il prelievo ematico, i primi e preliminari risultati su
questo nuovo studio si avranno già entro l'estate, mentre l'arruolamento finirà presumibilmente entro l'anno e
poi ci sarà un tempo di follow up di 4 anni», ha aggiunto Giulia Veronesi, «con questo screening eseguito su
soggetti sani, forti fumatori da più di 20 anni o ex fumatori che abbiano smesso da meno di 10 anni, la
diagnosi è nettamente anticipata e cosi l'esito dei trattamenti è decisamente positivo. H fine di Cosmos è di
arrivare al crollo della mortalità per tumori polmonari entro 10,15 anni tramite lavalidazione e la diffusione
dello screening nonché di un aiuto psicologico per smettere di fumare», (riproduzione riservata)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/03/2013
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Salute Uno strumento algebrico aiuta a classificare e studiare la neoplasia polmonare
26/03/2013
MF
Pag. 22
(diffusione:104189, tiratura:173386)
Meno farmaci per i bambini iperattivi
Giulia Silvestri
LJiperattività e il deficit di attenzione dei bambini non trovano beneficio dalle terapie farmacologiche. I dati di
uno studio statunitense a lungo termine condotto su bambini in età prescolare a cui è stata diagnosticata la
sin-drome da iperattività e deficit di attenzione, pubblicato su Journal of amerlcan aca-demy of child and
adole-scent psychiatry, mostrano che il trattamento farmacolo-gico precoce su bambini non ha effetti
significativi sulla ridu-zione dei sintomi: 9 bambini su 10 continuano a manifestare il problema anche molto
tempo dopo l'inizio del trattamento. «La tesi dei collegbi americani conferma che il cervello del bambino in
evoluzione ha ne-cessità di un adeguato e sano apporto alimentare, un conte-sto affettivo positivo e di stimoli
ambientali, attenzione al cli-ma, alla temperatura, ai campi elettromagnetici e molto altri accorgimenti più che
di psico-farmaci. L'assunzione di psico-farmaci rischia di modificare il normale sviluppo del cervello fino a
produrre diversi disturbi di personalità, che vengono poi classificati come altre malat-tie, da curare con altri
psico-farmaci. Cosi la catena della malattia psichica si perpetua in eterno», ha spiegato Emilia Costa,
professore di psichiatria e già titolare della cattedra di psichiatria dell'Università di Roma La Sapienza. Intanto
all'ospedale Bambino Gesù di Roma è stato inaugurato il nuovo reparto di neuropsi-chiatria infantile, con
stanze e ambienti senza spigoli, mobili fissati a terra e porte di sicurez-za. H nuovo reparto ha ottenuto il
riconoscimento d'idoneità dalla Joint Commission Inter-national, organizzazione inca-ricata di valutare gli
standard di qualità e sicurezza in ambito ospedaliero, (riproduzione ri-servata)
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Ricerca Studio Usa mostra la scarsa efficacia delle cure. Anche a lungo termine