Corriere di Savigliano
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4 febbraio 2016 27 RACCONIGI CORRIERE di SAVIGLIANO Manca personale Testimonianze dirette della Shoah ci pensa il direttore Adele Segre e la mamma Ada si sono salvate grazie alle suore del manicomio di aldo mano Alla serata di martedì 26 dicembre, organizzata nel Castello di Racconigi per rievocare il Giorno della Memoria, era presente Adele Segre, arzilla signora ebrea novantaseienne che, con la mamma Ada, si salvò dai rastrellamenti nazifascisti grazie alle suore del manicomio, che le nascosero per 20 mesi. «Io e mia mamma eravamo scappate da Govone, grazie a Michelina Saracco che ci portò a Racconigi - racconta la signora Segre – Le suore vincenzine dell’ospedale ci tennero nascoste dal novembre del ’43 fino al 25 aprile del ‘45». Il padre Arturo e la nonna Enrichetta si salvarono a loro volta dalla follia nazifascista, nascosti sempre dalla Saracco in casa sua a Govone. «Ogni tanto arrivavano i soldati delle SS, armati fino ai denti – continua Adele Segre – allora le monache ci facevano indossare i loro abiti, e così passavamo inosservate». Michelina Saracco a rischio della sua, ha salvato la vita a molti ebrei, ed è stata riconosciuta da sin: Adele Segre, Suor Giuliana Galli, Ada Segre “Giusta fra le nazioni” da Yad Vashem, dell’ente nazionale per la Memoria della Shoah di Israele, dove anche la città di Racconigi è citata, quale “rescue place” della vicenda. A Racconigi c’era anche Ada Segre, lo stesso cognome ma nessuna parentela, nipote di una delle altre due donne ebree di Racconigi, che non sono state altrettanto fortunate. «Era il 4 ottobre 1944 quando Il padiglione del neuro è in sicurezza furono trovate e arrestate, in seguito ad una segnalazione, mia nonna Marietta Foà, e la figlia poco più che ventenne, Mirella Segre - spiega la signora Ada Si erano nascoste in una cascina tra San Bartolomeo e Meane, nei pressi di Cherasco. Erano ben inserite nella comunità ebraica, e non si sarebbero mai aspettate questo vile tradimento». Madre e figlia furono depor- tate in Germania, prima a Ravensbruck, poi nel campo di internamento a Rechlin. Qui, tra il marzo e l’aprile del 1945, morirono di tifo e furono seppellite in una fossa comune nel campo stesso. Adele Segre vive ancora a Govone, nella azienda agricola di famiglia. Dal marito, Sergio Barbero, ha avuto due figli, Paolo e Isabella. Pochi gli agenti di Polizia municipale Manca il vigile all’uscita dell’asilo Il Chiarugi “incerottato” Il Chiarugi non casca più di viviana cappelli Il padiglione Chiarugi è a posto, o meglio, adesso c'è una speranza in più che non venga in testa a qualcuno. Da inizio giugno ai primi di novembre il padiglione dell'ex neuro è stato oggetto di lavori di una certa entità per fissare i nuovi tiranti sui muri laterali delle vie Ormesano, Fiume e Lobetto, iniziati in seguito ad un finanziamento arrivato da parte della Regione, destinato a continuare un vecchio progetto sulla messa in sicurezza iniziato alcuni anni fa quando erano già stati fissati dei tiranti in alcuni punti del caseggiato. L'ingegner Ivo Gambone, responsabile della gestione dei lavori pubblici dell'asl Cn-1, spiega che il Chiarugi ha recuperato quel minimo di agibilità che assicura la certezza di non cadere di punto in bianco. Per gli altri padiglioni Marro, Morselli, Tamburini, la casa suore e la cucina l'amministrazione comunale è ancora decisa a farne il polo scolastico. Un grande complesso che possa riunire dal nido alle superiori con tanto di mense e palestre. Un 'idea ancora in stand-by, per un progetto con la collaborazione dello studio torinese Chintana che aveva effettuato uno studio sulla fattibilità.. «Sarebbe bello ricevere almeno una parte di quei 25 milioni di euro che servono per realizzare il progetto in modo da poter partire - afferma l'assessore Giacomo Rosso però purtroppo le strutture scolastiche attuali con le loro problematiche hanno ovviamente la priorità sui fondi dello stato». Il vigile alle elementari Un elogio ai vigili urbani in servizio venerdì mattina e una richiesta della loro presenza anche alle uscite fuori dall'asilo. Dopo la pubblicazione di una foto scattata da un lettore che immortalava una macchina parcheggiata fuori posto davanti all'asilo "Salvo d'Acquisto", sono arrivate altre segnalazioni. Il "parcheggio selvaggio" è già quotidianamente una cattiva abitudine ben nota fuori dai plessi scolastici, quando poi l’agente non c'è, allora in tanti fanno come vogliono. Durante le uscite delle 12 e delle 16.30 dall'asilo infatti il vigile è assente pertanto gli automobilisti danno il meglio di sè. «È un problema che conosciamo bene – afferma l'assessore Giacomo Rosso – ci sono però cinque vigili che devono coprire i turni sette giorni su sette con tanto di ferie, permessi, giorni di riposo e diventa duro avere una presenza fissa anche a questi due appuntamenti». Sarebbe intanto utile che i cittadini imparassero a rispettare il codice della strada, il rispetto e la convivenza con il prossimo. L'elogio ai vigili arriva, invece, venerdì mattina da parte di molti genitori dopo che i dipendenti del comune in servizio alle scuole, hanno dato una mano alle carovane del Pedibus impegnante nell'attraversamento pedonale «Certo fa piacere che la gente abbia apprezzato – commentano dalla polizia municipale – ma anche questo fa parte del nostro dovere». v.c. “Neve rosso sangue” e “Combattere in val Varaita” raccontano l’eccidio di Valmala Una brutta pagina di storia italiana di alessandro ghiberti Grande partecipazione venerdì sera alla presentazione del libro di Piero Balbo “Combattere in val Varaita” e del cortometraggio di Daniel Daquino “Neve rosso sangue” sull’eccidio di Valmala. «Dopo martedì in Castello e questa sera posso dire che quando si parla di memoria Racconigi risponde sempre numerosa – così il sindaco Gianpiero Brunetti nel salutare il pubblico – vuol dire che abbiamo seminato bene». Oltre alle autorità, in prima fila sedevano i partigiani Beppe Marinetti e Angelo Boeri, combattenti rispettivamente in val Maira e val Varaita, già sindaci di Racconigi e di Verzuolo. Piero Balbo, inizia citando un brano de “La malora” di Beppe Fenoglio Piero Balbo e, parlando del suo libro, contestualizza la storia narrata dal film. Quando ci fu la strage al santuario di Valmala, il 6 marzo 1945, le sorti della guerra erano ormai note, i distaccamenti partigiani della valle Varaita avevano il compito di difendere le centrali idroelettriche e presidiare la cartiera Burgo dai tedeschi. Alle pri- Daniel Daquino me luci dell’alba di quel giorno, i repubblichini del battaglione Bassano, stanziato nella stessa valle per contrastare le azioni di guerriglia delle bande partigiane e guidato da Adriano Adami “Pavan”, sorpresero una brigata di garibaldini che aveva trovato ricovero nei locali dietro la chiesa. Durante lo scontro armato furono in pochi a mettersi in salvo come Angelo Boero: in nove trovarono la morte tra la neve caduta abbondantemente quell’anno, compreso il comandante Ernesto Casavecchia. Il regista Daquino ha unito le sue grandi passioni, il cinema e la Resistenza, producendo questo film, nato dall’incontro con la staffetta Caterina Comba, che non riuscì ad arrivare in tempo al Santuario per avvisare i partigiani. “Neve rosso sangue”, per la cui realizzazione ci sono voluti cinque anni, è innanzitutto un gran lavoro di ricerca meticolosa della verità e della rappresentazione dei fatti. Un racconto che non risparmia la tragicità allo spettatore, ma senza cadere in forme retoriche. La prossima fatica di Daquino sarà improntata sul partigiano Lulù, partito da Lione e finito a combattere nelle Langhe. Flash • Flash • Flash • Flash • Flash • Flash Lodovica aveva 94 anni Sabato 30 gennaio, alle 15 nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore, si è svolta la cerimonia funebre per Lodovica Marchisone, che si è spenta all’età di 94 anni. Lascia il marito Giuseppe Tesio, i figli Domenica con Amilcare, Lodovico con Michaela, i nipoti Roberto con Marta, Marco con Simona e la mamma Anna Maria, cognate, nipoti, cugini e parenti. Ai famigliari la redazione del Corriere di Savigliano porge le più sentite condoglianze. Alla Candelora “dall’inverno siamo fora” Martedì 2 febbraio la chiesa ha celebrato la "Candelora", giorno in cui si benedicono le candele da portare nelle case, simbolo di Gesù e festa della presentazione al Tempio, ambientata esattamente quaranta giorni dopo il Natale. Martedì presso la chiesa di Madonna della Porta si è svolta la benedizione dei ceri, portati in processione in Santa Maria, dove poi si è celebrata la messa solenne. Intorno a questa data, come anche per molte altre, la tradizione popolare ha tramandato una serie proverbi, in virtù del fatto che nella ruota dell’anno, la Candelora è la porta tra l’inverno in declino, e l’imminente primavera. Il 2 febbraio è uno di quei giorni, in base alle credenze popolari, per trarre auspici per il futuro, per predire l'esito dei raccolti: per essere davvero fuori dall'inverno il tempo deve essere brutto. Per antica tradizione, il giorno della Candelora nelle frazioni di Oja e del Canapile si rinnovano i rettori delle cappelle. Per la chiesa di San Matteo saranno Margherita Racca, Margherita Miolano, Giancarlo Gastaudo e Massimo Tosco; per la chiesa di San Pietro in Vincoli saranno Pietro Gastaldo e i figli. di Vaschetti Longo Danilo RACCONIGI: VENDESI centralissimo casa storica disposta su due piani di quattro vani l'uno. Garage, tavernetta e ampio scantinato. Canne fumarie e caminetti in quasi tutte le stanze. Rich. 169.000 € tratt. 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