Pressbook - Film e Documentari
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Edwige Fenech Luciano Martino Istituto Luce presentano CLEAN un film di Olivier Assayas con Maggie Cheung Nick Nolte Festival di Cannes 2004 Miglior attrice - Maggie Cheung Uscita: 27 maggio 2005 distribuzione italiana Istituto Luce CAST ARTISTICO Emily Wang Maggie Cheung Albrecht Hauser Nick Nolte Elena Béatrice Dalle Irene Paolini Jeanne Balibar Vernon Don McKellar Rosemary Hauser Martha Henry Lee James Johnston Jay James Dennis Jean-Pierre Rémi Martin Sandrine Laetitia Spigarelli Liz Densmore, David Roback (Mazzy Starr) Emily Haines e Metric Tricky nel ruolo di loro stessi CAST TECNICO Sceneggiatura/Regia Olivier Assayas Direttore della Fotografia Eric Gautier Montaggio Luc Barnier Scenografia François-Renaud Labarthe/Bill Flemming Suono Guillaume Sciama, Herwig Gayer, Bill Flynn e Daniel Sobrino Costumi Anaïs Romand Assistente Regia Matthew Gledhill Casting Antoinette Boulat, Shaheen Baig, John Buchan e Millie Tom Produttori Edouard Weil, Xavier Giannoli Xavier Marchand, Niv Fichman Una coproduzione Arte France Cinéma Con la partecipazione di Canal + e Centre National de Cinématographie (CNC) In associazione con Matrix Film Finance LLP The Film Consortium Limited Uk Film Council, The Works Con il sostegno di Téléfilm Canada E il contributo di I2I del programma Média della Commissione Europea Distribuzione Italiana Istituto Luce Comunicazione e Marketing Maria Carolina Terzi Tel. 06/72992242 [email protected] Ufficio Stampa Maria Antonietta Curione Tel. 06/72992274 Cell. 348.5811510 [email protected] Crediti non contrattuali. SINOSSI Dopo diversi anni trascorsi insieme, la vita di Lee Hauser ed Emily Wang è andata in frantumi.Famosa rock star degli anni ottanta, Lee, ora non ha più contratti discografici e passa da una cittadina all’altra esibendosi in pubblico. Una vita senza preoccupazioni, con notorietà e facili guadagni si è ormai sgretolata lasciando alle spalle esperienze di droga e un figlio affidato alle cure dei genitori paterni. Quando Lee viene ritrovato morto per overdose nella stanza di un motel alla periferia di Hamilton, un piccolo centro industriale del Canada, Emily viene arrestata per detenzione di droga e portata in prigione. In un attimo, la sua vita cade in frantumi. Al suo rilascio, sei mesi dopo, Emily decide di ricominciare una nuova vita a Parigi dove aveva vissuto in precedenza, ma anche lì tutto era oramai cambiato. I tempi erano diversi e l’unica cosa a cui si sente ancora legata è suo figlio Jay che vive con i genitori di Lee, Albrecht e Rosemary Hauser, dall’altra parte del mondo: a Vancouver, in Canada. Per sperare di poter rivedere ancora Jay, Emily deve trovarsi un lavoro e disintossicarsi dal metadone che aveva cominciato a prendere mentre si trovava in prigione. Molte sono le rinunce che deve fare, soprattutto quella di abbandonare il suo sogno di diventare una cantante: un desiderio impossibile da realizzare. Emily lotta quotidianamente per ritagliarsi uno spazio in un mondo che non la vuole e nel quale neanche lei si riconosce. Ma la tragedia li fa rincontrare tutti di nuovo. Rosemary è malata ed ha bisogno di essere curata in Inghilterra. Albrecht,più razionale,e non più tanto giovane, capisce che non può da solo prendersi cura di Jay. Deve riuscire a rompere gli indugi e tentare di avvicinarsi ad Emily. Ma Emily ha le qualità per essere una buona madre? Sarà in grado di afferrare l’opportunità che le offre il destino? O rovinerà tutto andando a San Francisco dove ha avuto un ingaggio per registrare un album? Deciderà di partire o di restare con suo figlio? E Jay vuole una madre come Emily? NOTE DI REGIA Ci può essere vita dopo essere sopravvissuti al caos e agli eccessi di gioventù? Riusciamo a riconciliarci con noi stessi o siamo condannati ad una vita che si riduce a pura e semplice sopravvivenza, ad ombre di come eravamo in precedenza? La società ci dice inesorabilmente di vivere per il presente ed offre gratificazioni immediate attraverso i beni di consumo che ci mette a disposizione e la droga resta il mezzo migliore per raggiungere tale scopo curandone però i sintomi senza agire sulla radice della malattia. Ma vivere eternamente il momento presente, quello della gioventù, dell’inconscio e della droga non può durare. Un giorno ci si sveglia e si sente un richiamo; lo stesso che sente Emily che ha vissuto questa avventura fino all’estremo. Lei non ha costruito nulla, non ha fatto altro che autodistruggersi, provando piacere nel farlo e trascinando con sé tutti quelli che le erano vicini. Ma un giorno, questo suo viaggio che dal presente la spinge propulsivamente in avanti, è destinato a finire. E allora? Cosa rimane? Solo un paesaggio devastato e desolato, le rovine di un passato e sogni dimenticati: quello stesso Io da cui per anni, e a volte per tutta la vita, siamo fuggiti. Ma arriva sempre il momento della resa dei conti con noi stessi. Se Emily cerca di fuggire, è sicuramente perché non si accetta, perché la sua fuga è stato un viaggio, un’avventura: perché la vita vera è da qualche altra parte. Ma dopotutto? Quando si torna indietro? Cosa si scopre? Una vita falsa? Oppure abbiamo la possibilità di reinventare noi stessi? E se l’unico modo per andare avanti fosse proprio questo? Ovvero la nostra abilità di attingere alle risorse personali per scegliere tra la vita e la morte, di essere in grado di riconoscere e scegliere il delicato cammino che ci lega alla vita, a noi stessi, esseri viventi e costantemente in evoluzione. Emily sa di dover ricominciare tutto daccapo; sa che deve ricostruire sé stessa nel modo più onesto possibile, un passo alla volta. Ma il pericolo è sempre in agguato. IL PROGETTO DEL FILM “Il cinema è una macchina talmente pesante. Io provo a dare un tocco più leggero: è qualcosa che ho sempre cercato di fare. Ritengo che la pesantezza sia la cosa peggiore al mondo e io cerco di eliminarla dal mio lavoro. Il tocco leggero è la prerogativa dei pittori Impressionisti e vale veramente la pena cercare di imitarli”, afferma lo scrittore/regista Olivier Assayas durante le riprese del suo film “Clean”. “La sceneggiatura è uno dei passaggi che ti guidano dove decide il film”, continua Assayas. “Io non credo nelle sceneggiature come a delle specie di lavori letterari. Le parole sono un punto di partenza ed io sono più contento quando gli attori contribuiscono arricchendola con le loro emozioni. Le idee devono essere semplici e poi devono prendere vita grazie agli attori. Le parole diventano ciò che sono perché gli attori gli danno un senso. Io confido sugli attori e anche il pubblico fa lo stesso. Gli spettatori si relazionano con il film grazie agli attori. Nella realizzazione del film, si deve aver fiducia negli attori, si deve credere in loro che sono in carne ed ossa e rappresentano la vita”. Il progetto di “Clean” è partito con la stesura della storia e dei personaggi. Solo successivamente si è pensato alla sceneggiatura. E’ una storia di fantasia ma trae origine dal mio desiderio di scrivere qualcosa per Maggie Cheung. Volevo costruire un progetto intorno a lei che non fosse però, la rappresentazione di una donna cinese in un film occidentale e che non rappresentasse nessuno stereotipo della donna cinese. Per molti aspetti, Maggie è più occidentale che cinese ed io volevo dar vita ad un personaggio che qualsiasi attrice avrebbe potuto rappresentare” spiega Assayas. “Il personaggio di Emily è rimasto nella mia vita per un po’ di tempo. Risale addirittura a prima della stesura di ‘Demonlover’ ” seguita il regista. La storia è nata una sera ad Acapulco. Assayas soffriva per il fuso orario, non riusciva a dormire e cominciò a buttar giù a grandi linee la prima parte, ovvero quando il personaggio di Emily comincia a prendere forma. Ma ci è voluto poi un anno e mezzo prima che quegli appunti si trasformassero nella sceneggiatura definitiva. “Ho abbandonato l’idea finchè un paio di elementi si sono combinati insieme dando un senso alla storia. Non è qualcosa che posso forzare; viene molto spontaneamente. Avevo scritto un bel po’ ma volevo fare dei tagli per lasciare solo l’essenziale: doveva essere una storia molto semplice centrata sulle emozioni che mettevano in relazione un personaggio con l’altro. Volevo semplificarla”. ANNOTAZIONI SULLE RIPRESE IN CANADA Alcuni anni prima di “Clean”, il produttore Niv Fichman della Rhombus Media di Toronto era a cena con lo scrittore/regista/attore Don McKellar e l’attrice Maggie Cheung sulla terrazza dell’Hotel Peninsula ad Hong Kong. Fichman e McKellar speravano di convincere Maggie ad accettare una parte nel film che stavano per girare. L’attrice era in compagnia del suo fidanzato e futuro marito, Olivier Assayas. Maggie alla fine rifiutò la parte ma la cena fu un grande successo con Assayas che insegnò a Fichman tutto ciò che avrebbe dovuto sapere sul cognac. Alcuni anni dopo, quando Assayas stava pensando di girare parte di un film in Canada, suggerì ad Edouard Weil di contattare la società di produzione Rhombus Media. “Quando ho ricevuto la loro telefonata” ricorda Fichman “mi sono subito interessato alla cosa perché già apprezzavo Olivier, il suo lavoro e poi perché adoro Maggie. E’ stata un’unione che ha funzionato bene fin dall’inizio. C’è stata completa fiducia. Il nostro scopo è stato quello di far sentire Olivier completamente a suo agio durante le riprese in Canada: volevamo che riuscisse a penetrare nella nostra cultura come se fosse stato un regista locale”. “Dopo qualche secondo di lettura della prima pagina, ho subito pensato che la location canadese del film avrebbe dovuto essere Hamilton, in Ontario: una città altamente industrializzata ma con un passato glorioso, avrebbe potuto simboleggiare la rovinosa caduta della carriera musicale di Lee. Così, ho condotto Olivier sul posto e una volta vicini a Burlington Bridge che sovrasta le massicce acciaierie Stelco ad Hamilton, gli ho chiesto di chiudere gli occhi. Appena arrivati in cima, gli ho detto di riaprirli e lui ha sorriso perché era l’immagine esatta di ciò che aveva in mente. Fichman intuiva in modo straordinario la visione cinematografica di Olivier Assayas. Per Fichman “Clean” ripercorreva gli albori della cinematografia canadese e in particolare Goin’ Down the Road, il capolavoro di Don Shebib del 1970 basato sulla desolazione e la ricerca di una vita migliore. “Trovo che ‘Clean’ cinematografia sia canadese l’erede degli a anni lungo scomparso settanta e della questo è meraviglioso in quanto Olivier non è consapevole dei film ai quali mi sto riferendo. Tutto è ancora più sorprendente perché quasi più nessuno in Canada lavora in questo modo e rappresentare noi stessi”. ci è voluto un occhio esterno per NOTE SUL CASTING Il cast di “Clean” internazionale, del è formato calibro da della brillanti premiata attori Maggie di fama Cheung, del candidato all’Oscar Nick Nolte, Béatrice Dalle, Jeanne Balibar, Don McKellar e Martha Henry. Nick Nolte interpreta il ruolo di Albrecht, il padre di Lee Hauser. “Albrecht conosce molte cose” osserva Nolte. “E’ prigioniero di una situazione in cui cerca di accettare la realtà della madre di Jay, Emily, e quella della nonna. Rosemary, sua moglie, è la donna che ha effettivamente allevato il ragazzo ma Emily resta sua madre. Albrecht è un uomo semplice e sa che Emily non si merita suo figlio, ma è anche consapevole che alla fine il ragazzo tornerà con lei perché né lui, né sua moglie vivranno a lungo”. Nel lavoro di preparazione del personaggio, Nolte ama costruirlo fin dai primi momenti e considera Albrecht un uomo molto schietto: è facile essere coraggiosi quando va tutto bene; è nel momento in cui la vita si fa dura che diventa difficile restarlo. Nolte non ha avuto bisogno di discutere dei dettagli con Assayas su come il personaggio di Albrecht doveva essere interpretato. “Olivier crea un’atmosfera talmente piacevole per gli attori che recitare diventa semplicissimo e molto naturale. Si diventa una cosa sola con il regista e si prova ciò che prova lui. Si può leggere, dal linguaggio del suo corpo, tutto ciò che serve sapere”. Il piccolo ma centrale ruolo di Vernon, il manager di Lee Hauser, è interpretato da Don McKellar. Vernon si vede all’inizio del film che litiga con Emily, di fronte a Lee, e alla fine rivela la tensione che si nasconde sotto la superficie: “Vernon è un ambizioso” spiega McKellar, “questo personaggio è proprio vicino al mio modo di essere, a parte il fatto che è molto più irritante di me”. Apparire in un film di Assayas è per McKellar un fatto del tutto naturale. “Conosco Olivier da tempo e abbiamo partecipato a diversi festival cinematografici internazionali insieme. E’ stata una bella sorpresa rivederlo a Toronto”. McKellar ammira la sensibilità cinematografica di Assayas e continua dicendo: “c’è un ritmo naturale nelle sue riprese; le sue immagini sono sempre in movimento. Olivier fa molti tagli, trova angolature diverse e rappresenta la scena da diversi punti di vista, servendosi spesso di una cinepresa a mano. Ha molto tatto e il suo temperamento è cinetico: tutto impostato sulle emozioni e le sue immagini sono “leggere” al punto che sembrano danzare davanti alla telecamera pur essendo cariche di emozioni…ha un tocco delicato visivamente parlando. E’ come un pittore che abbozza una figura. Olivier è un regista molto intelligente e con uno stile provocatorio”. Martha Henry, una delle migliori attrici canadesi, interpreta Rosemary, la madre di Lee Hauser. “Dal punto di vista del mio personaggio, ‘Clean’ racconta la storia di una donna terribile che sposa il figlio di Rosemary, lo porta a diventare un drogato e alla fine lo spinge verso la morte, cosa che fa, ritengo, anche con Rosemary stessa. Rosemary e suo marito Albrecht si prendono cura del nipote Jay e dopo la morte di Lee, Rosemary si rifiuta di affidare il ragazzo alle cure della madre fino a quando quest’ultima non decide di sistemare la sua vita e di disintossicarsi dalla droga”. Martha Henry ha usato un approccio profondamente psicologico per rendere in pieno le motivazioni del suo personaggio e si è ispirata ad Emily per entrare meglio nel suo ruolo. “Rosemary non è mai rappresentata con suo figlio sullo schermo, ma ritengo che si debba comprendere, attraverso la donna che Lee ha scelto di sposare, che probabilmente lui aveva una relazione simile anche con sua madre. Emily, ovviamente, è una donna di polso e ironicamente Rosemary vede questa cosa anche in sé stessa. Lei odia solo Emily perché le ha portato via il figlio, ma se guardasse più da vicino, vedrebbe qualcuno che le somiglia molto nel modo di essere”. La grande esperienza d’attrice di Martha Henry, le ha permesso di riconoscere in Assayas un regista che crede negli attori e dà loro fiducia. Anche lei era entusiasta per le sfumature delicate che caratterizzano la sceneggiatura. “Le scene ambientate all’ospedale dove comparivano Rosemary e Albrecht in modo apparentemente superficiale, sembrava non avessero nessun significato profondo: l’imminente CD musicale di Lee, il nipote Jay, ecc… sembrano solo chiacchiere, ma in realtà Olivier ha rappresentato in modo straordinario una scena d’amore tra due persone mature che sono vicine l’una all’altra e che soffrono per la morte del figlio: una situazione commovente e molto tenera”. Per Martha Henry, la chiarezza e la semplicità sono gli elementi che rendono affascinante la sceneggiatura di Assayas. “Il sentimentalismo che Olivier rifugge, non è di solito reale; è qualcosa che aggiungiamo ad una situazione realistica per renderla ancora più drammatica. Il sentimentalismo è la maledizione dell’attore”. James Johnston, un musicista inglese per la prima volta sullo schermo, interpreta il ruolo di Lee Hauser. “Il mio personaggio è una rock star che trova la morte molto presto. Va in giro facendo delle orrende esibizioni. Ha del tempo a disposizione ma ha dato fondo a tutte le sue risorse e alla fine è stanco di tutto, per cui quando Emily se ne va dopo una lite, lui cosa fa? Sottrae alla donna più droga del dovuto e la fa finita con la vita. E’ un incidente o un suicidio? Emily gli ha fatto completamente perdere le staffe – hanno appena avuto una lite – cos’altro si può fare alle quattro del pomeriggio?” Quest’esperienza ha dato a Johnston la possibilità di mettere a confronto due ambiti: la recitazione e la musica. “Questa storia è ricca di dettagli. Io stesso mi sono trovato in situazioni simili centinaia di volte e proprio per il fatto che era qualcosa a me familiare, mi sono sentito perfettamente a mio agio. La musica rende molto più egoisti rispetto alla recitazione che ti fa lavorare insieme ad altre persone. La differenza principale tra la recitazione e la musica è che probabilmente avremmo finito con l’essere tutti completamente ubriachi se si fosse trattato di musica, perché con la musica non si ripete l’azione più volte. Le canzoni si cantano una sola volta. Ci si esibisce una sola volta al giorno. E poi, la scena in cui litigo con Emily è stata catartica perché il dialogo mi era talmente familiare: ripeteva la mia esperienza con altri gruppi e musicisti. Sembrava reale ed è stato bellissimo poter dire tutte quelle cose”. E’ la cantante Emily, interpretata dalla stessa Emily Haines, voce del gruppo musicale “Metric”, che suona al Grizzly Lounge di Hamilton la sera della morte di Lee, e che intuisce la lotta che questo personaggio deve intraprendere al fine di disintossicarsi dall’eroina. “Si è Junkies per sempre” spiega ad un certo punto Emily. Nella realtà, lei e la sua band capiscono che la droga ha molto in comune con musicisti dipendenza la musica. sono degli addirittura “Se si è Junkies”, maggiore Junkies per sempre, allora afferma. “La musica crea rispetto a qualsiasi i una altra sostanza presente sulla faccia della terra e dà un senso ad una misera esistenza. La musica ti rende enormemente felice quando la fai e ti uccide quando non la fai. Noi, i Metric, ci facciamo sei ore di viaggio al giorno per esibirci, scarichiamo l’attrezzatura, facciamo le prove del suono e suoniamo per 40 minuti. Un’intera giornata di lavoro, solo per 40 minuti di piacere. E’ una vita assurda se sei una persona con un po’ di cervello”. FILMOGRAFIE Maggie Cheung (Emily) – filmografia selezionata 2004 2002 2000 1999 1997 1997 1996 1996 1994 1992 1992 1992 1992 1992 1992 1990 1989 1989 1988 1988 1987 1985 2046 (Wong Kar Wai) Hero (Zhang Yimou) In The Mood For Love (Wong Kar Wai) Augustin, The King of Kung-Fu (Anne Fontaine) Chinese Box (Wayne Wang) The Soong Sisters (Mabel Cheung) Irma Vep (Olivier Assayas) Comrades: Almost a Love Story (Peter Chan) Ashes of Time (Wong Kar Wai) Twin Dragons (Ringo Lam/Tsui Hark) Police Story 3: Supercop (Stanley Tong) New Dragon Inn (Raymond Lee) The Heroic Trio (Johnny To) All’s Well, Ends Well (Clifton Ko) Centre Stage (Stanley Kwan) Days of Being Wild (Wong Kar Wai) A Fishy Story (Anthony Chan) Full Moon in New York (Stanley Kwan) Police Story 2 (Jackie Chan) As Tears Go By (Wong Kar Wai) Project A part II (Jackie Chan) Police Story (Jackie Chan) Nick Nolte (Albrecht) – filmografia selezionata 2004 2004 2004 2003 2003 2002 2001 2000 2000 1999 1999 1998 1997 1997 1997 1996 1995 1994 1994 1994 1992 1992 The Rum Diary (Benicio Del Toro) Hotel Rwanda (Terry George) Beautiful Country (Hans Petter Moland) Hulk (Ang Lee) Northfolk (Michael Polish) The Good Thief (Neil Jordan) Investigating Sex (Alan Rudolph) Trixie (Alan Rudolph) The Golden Bowl (James Ivory) Simpatico (Matthew Warchus) Breakfast of Champions (Alan Rudolph) The Thin Red Line (Terence Malick) Affliction (Paul Schrader) U Turn (Oliver Stone) Afterglow (Alan Rudolph) Mulholland Falls (Lee Tamahori) Jefferson in Paris (James Ivory) I Love Trouble (Charles Shyer) Blue Chips (William Friedkin) I’ll Do Anything (James L. Brooks) Lorenzo’s Oil (George Miller) The Player (as himself) (Robert Altman) 1991 1991 1990 1990 1990 1989 1989 1989 1986 1983 1982 1979 1978 1977 1975 The Prince of Tides (Barbra Streisand) Cape Fear (Martin Scorsese) Q & A (Sidney Lumet) Another 48 Hours (Walter Hill) Everybody Wins (Karel Reisz) Farewell to The King (John Milius) New York Stories (Woody Allen/Francis Ford Coppola/Martin Scorsese) Three Fugitives (Francis Veber) Down and Out in Beverly Hills (Paul Mazursky) Under Fire (Roger Spottiswoode) 48 Hours (Walter Hill) North Dallas Forty (Ted Kotcheff) Who’ll Stop The Rain (Karel Reisz) The Deep (Peter Yates) Return to Macon County (Richard Compton) Béatrice Dalle (Elena) – filmografia 2004 2002 2002 2001 2000 1998 1997 1997 1996 1995 1994 1994 1992 1991 1990 1989 1989 1989 1987 1986 Process (C.S. Leigh) The Time of the Wolf (Michael Haneke) 17 Fois Cécile Cassard (Christophe Honoré) H-Story (Suwa Nobuhiro) Trouble Every Day (Claire Denis) Toni (Philomène Esposito) L’Ultime Lecon (Edouardo Campoy) The Blackout (Abel Ferrara) Clubbed to Death (Yolande Zaubermann) Desire (Bernard Murat) A La Folie (Diane Kurys) J’ai Pas Sommeil (Claire Denis) La Fille De L’Air (Maroun Bagdadi) Night On Earth (Jim Jarmusch) La Belle Histoire (Claude Lelouch) La Vengeance d’une Femme (Jacques Doillon) Les Bois Noirs (Jacques Deray) Chimeres (Claire Devers) La Sorciere (Marco Bellochio) Betty Blue (Jean-Jacques Beineix) Jeanne Balibar (Irene) – filmografia 2003 2002 2002 2002 2002 2001 2001 2001 Saltimbank (Jean-Claude Biette) Petite Victoire (Gille Cohen) Le Stade De Wimbledon (Mathieu Amalric) Une Affaire Privée (Guillaume Nicloux) 17 Fois Cécile Cassard (Christophe Honoré) Avec Tout Mon Amour (Amalia Escriva) Va Savoir! (Jacques Rivette) La Comedie De L’Innocence (Raoul Ruiz) 2000 2000 1999 1999 1999 1998 1998 1997 1997 1996 1995 1995 1994 1994 1994 1994 Ca Ira Mieux Demain (Jeanne Labrune) Sade (Benoît Jacquot) Fin Aout, Debut Septembre (Olivier Assayas) Trois Points Sur La Riviere (Jean-Claude Biette) Balzac (Josée Dayan) Dieu Seul Me Voit (Bruno Podalydès) Cuisine De Couple (Dominique Bursztejn) Mange Ta Soupe (Mathieu Amalric) J’ai Horreur De L’Amour (Laurence Ferreira Barbosa) Comment Je Me Suis Dispute (Arnaud Desplechin) Le Crime De Monsieur Still (Claire Devers) Trafics (Josée Dayan) La Croisade D’Anne Buridan (Judith Cahen) La Folie Douce (Frédéric Jardin) Un Dimanche A Paris (Hervé Duhamel) Le Beau Pavel (Lou Jeunet) Olivier Assayas (Sceneggiatore/Regista) – filmografia 2002 2000 1999 1997 1996 1994 1993 1991 1989 1986 Demonlover Les Destinees sentimentales Fin aout, début septembre HHH – Portrait de Hou Hsiao-hsien Irma Vep L’Eau Froide Une Nouvelle Vie Paris s’éveille L’enfant de l’hiver Désordre