La crisi del Cricket

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La crisi del Cricket
La crisi del Cricket
Sabato 25 Agosto 2007 01:00
Nell'Italia calciocratica non lo conosce praticamente nessuno. E dire che anche noi abbiamo
una nazionale di cricket. Di recente la selezione under-23 si è presa un paio di legnate dalla
Francia e dalla temibile Guernsey, capoluogo delle famigerate Isole del Canale (della Manica).
Dal Blog di Pablo Trincia
Alcuni giorni fa un noto economista e intellettuale indiano, Meghnad Desai, mi ha detto che uno
dei fattori che più hanno contribuito a tenere l'India unita in 60 anni di indipendenza è stato –
guarda un po' – uno sport: il cricket. Nell'Italia calciocratica non lo conosce praticamente
nessuno. E dire che anche noi abbiamo una nazionale di cricket. Di recente la selezione
under-23 si è presa un paio di legnate dalla Francia e dalla temibile Guernsey, capoluogo delle
famigerate Isole del Canale (della Manica).
In India e in generale in tutta l'Asia meridionale, il cricket è una vera ossessione, paragonabile
al futbol in America Latina, al baseball negli Usa e nei Caraibi, al rugby in Nuova Zelanda. Per
le strade delle grandi megalopoli, nei parchi, nelle scuole, per strada e nei villaggi troverete
sempre una mazza, una palla e sciami di ragazzi e bambini urlanti. Non importa che la zona sia
piena di buche (per lanciare la palla la si fa rimbalzare con forza per terra, cercando di darle un
effetto che inganni il battitore), in pendenza o in una zona trafficata. Una volta mi è capitato di
vedere alcuni bambini sfidarsi persino sui ghat di Varanasi, le ripide scalinate della città sacra
lambita dal Gange.
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Sabato 25 Agosto 2007 01:00
Quando gioca l'India, un'intera nazione si raccoglie davanti allo schermo. I giocatori della
nazionale sono venerati come divinità. I giornali versano fiumi di inchiostro ogni giorno per
raccontarne le gesta – o per crocifiggerli. La loro vita corre su un filo sospeso tra gloria eterna e
paludi di fango. Una vittoria viene celebrata con festeggiamenti e canti (soprattutto se dall'altra
parte c'è l'odiato Pakistan). Una sconfitta fa crescere odio e può provocare reazioni violente.
Quest'anno, dopo l'uscita dell'India dalla Coppa del Mondo , alcuni fans hanno impiccato per
strada dei pupazzi raffiguranti i giocatori della nazionale. Insomma, da queste parti si fa sul
serio. Uno dei kolossal più amati dal grande pubblico,
Lagaan
, racconta una storia di cricket nell'India coloniale.
Spesso si tende a sottovalutare l'impatto che lo sport ha all'interno di una società. Basti pensare
al ruolo che gli sport negli Stati Uniti hanno avuto nel processo di integrazione razziale. Se fino
a pochi decenni fa la segregazione divideva bianchi e neri in mondi di serie A e B, oggi milioni
di ragazzini bianchi venerano le stelle afroamericane del basket e del football. Ma ci sono anche
storie meno positive. In Europa e in America centrale, il calcio a volte ha inasprito antipatie e odi
(vedi Dinamo Zagabria – Stella Rossa Belgrado, o El Salvador – Honduras) sfociati in
sanguinosi conflitti.
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