le cause del dolore

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le cause del dolore
Articolo tratto dal sito www.lasalutedellaschiena.it che mi sembra davvero ben fatto, utile e
comprensibile.
LE CAUSE DEL DOLORE
Il dolore vertebrale e le sue cause
Indice argomento
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Il dolore vertebrale
Le cause del dolore vertebrale
La debolezza muscolare
Il peso eccessivo
Lo stress
Altre cause
Il dolore vertebrale
Responsabile della trasmissione del dolore nelle affezioni
alla colonna vertebrale è un vasto sistema di sottili nervi,
che dipartono dai corpi vertebrali, si diramano nei
legamenti e si estendono ai dischi. Per produrre un
impulso doloroso, è necessario che si determini una
stimolazione adeguata dei nocicettori ovvero dei recettori
del dolore. Tale stimolazione può avvenire o per irritazione
chimica o per deformazione meccanica. C'è da aggiungere
che quasi sempre il dolore vertebrale si presenta come il
risultato di stimolazione nocicettiva chimica e meccanica
abbinate e che interagiscono in modo molto stretto. Le
strutture del rachide che se malsollecitate possono evocare
il dolore sono: il disco intervertebrale, i corpi vertebrali, le
articolazioni apofisarie, le strutture muscolo-legamentose,
la dura madre (involucro meningeo esterno del sistema
nervoso centrale ), i plessi venosi. Zona particolarmente sensibile dell'unità vertebrale è il forame intervertebrale. Il
forame intervertebrale è un breve canale delimitato dalla faccia posteriore del corpo vertebrale, dalla apofísi
articolare superiore e inferiore di due vertebre adiacenti e da una parte del disco vertebrale. L'altezza del disco
vertebrale determina la grandezza del forame intervertebrale e quindi l'ampiezza del piccolo canale. Questo fatto
unicamente alla formazione di escrescenze ossee negli adiacenti corpi vertebrali ed in seguito a processi morbosi
con compromissione articolare per irritazione di piccoli nervi e per compressione delle radici nervose che passano
nel canale vertebrale può determinare la comparsa dei dolori. Possono verificarsi pure malformazioni nella struttura
della colonna vertebrale che possono favorire processi morbosi come una sovradistensione acuta o cronica dei
legamenti e un carico eccessivo della muscolatura.
La descrizione fin qui fatta è sufficiente per poter capire la
dinamica dei processi morbosi. I possibili effetti di disturbi
di tipo patologico del disco sul sistema nervoso risultano
evidenti quando i dischi che poggiano sulle superfici dei
corpi vertebrali vengono visti in relazione al midollo spinale
e, nel tratto lombare della colonna vertebrale, alle fibre
nervose che scorrono nel canale e alle radici spinali che
emergono dal canale stesso. Diversi portamenti e posizioni
dell'uomo causano notevoli variazioni di pressione,
soprattutto nel nucleo polposo dei dischi.
Per avere un'idea delle pressioni che subisce il rachide è
interessante verificare il seguente grafico (figura 1) dove
sono stati calcolati i carichi a livello della terza vertebra
lombare in relazione alle posture e ai movimenti che si
assumono ogni giorno.
Le cause del dolore vertebrale
Recenti studi individuano come cause primarie in grado di
provocare il mal di schiena: le cattive posture, la
scarsa forma fisica, l'obesità e lo stress.
Le cattive posture
Nella maggioranza dei casi i disturbi a carico del rachide
nascono da un cattivo uso della colonna vertebrale. Si dice
allora che i dolori hanno un'origine posturale intendendo
per postura il modo di porre il proprio corpo nello spazio.
Una postura scorretta, soprattutto se sostenuta a lungo,
determina un aumento di pressione sulla colonna
vertebrale e un conseguente pericolo di danni a carico
delle strutture rachidee. La colonna vertebrale esplica una
importantissima funzione di sostegno del corpo umano ed
è anche la parte del corpo dotata di maggiore mobilità. Essa infatti ha il compito di sorreggere la testa e svolge una
funzione di sostegno e di collegamento degli arti superiori ed inferiori tramite i cingoli scapolari e pelvico. D'altro
canto la colonna è dotata di articolazioni e strutture muscolari che gli permettono di soddisfare le continue richieste
di mobilità in tutte le direzioni. Per evitare che sopraggiungano affezioni è necessario che queste due importanti e
contraddittorie funzioni convivano in modo equilibrato. Il rachide condiziona la posizione delle altre parti del corpo
ma a sua volta è condizionato da esse.
Una posizione scorretta della testa influenza la curvatura
cervicale. Un atteggiamento viziato del bacino determina
degli aggiustamenti sul tratto lombare. Se il braccio non si
muove liberamente, la zona dorsale è costretta a
compensare in modo non fisiologico piegandosi di lato. La
colonna presenta delle curve che conferiscono alla spina
dorsale una resistenza maggiore rispetto ad una colonna
rettilinea e rigida. Le curve permettono di assorbire le
sollecitazioni subite durante i movimenti quotidiani.
Quando però le ampiezze delle curve fisiologiche aumentano eccessivamente, oppure si annullano, i dischi
intervertebrali vengono sollecitati a sopportare carichi la cui entità può provocare la degenerazione dei tessuti che li
compongono. Per salvaguardare la salute della schiena è fondamentale conservare, durante le attività quotidiane,
le ampiezze delle curve rachidee nella norma e praticare, tramite cambiamenti di postura, una costante variazione
di carico. Queste due condizioni purtoppo si scontrano con le abitudini consolidate dalle moderne attività lavorative,
dai lunghi spostamenti in auto, dalle ore trascorse davanti alla televisione, tutte situazioni che costringono le
persone a rimanere immobili nella posizione seduta o in quella eretta per un numero elevato di ore.
A questo proposio è necessario affermare che le posture
fisse sono considerate dagli studiosi del settore come
fattori a rischio per l'insorgenza di patologie al rachide. Il
meccanismo pressorio che permette l'assunzione di
sostanze nutritizie da parte dei dischi intervertebrali
necessita per il suo funzionamento di periodi di carico
alternati a periodi di scarico. Quando si assumono per
molto tempo posture fisse, tale meccanismo viene
compromesso e il naturale metabolismo del disco viene
alterato. Di conseguenza le fondamentali funzioni di
ammortizzazione vengono meno con il rischio
dell'instaurarsi di un processo degenerativo dalle
conseguenze particolarmente dannose. Infatti, nel
perdurare delle condizioni sopracitate, le sollecitazioni si
accentuano sui bordi dei corpi vertebrali, i quali reagiscono
con la formazione di becchi ossei, fenomeni caratteristici della spondiloartrosi. Anche le cartilagini delle superfici
articolari delle vertebre operando in queste condizioni vanno incontro a degenerazione: siamo in presenza della
caratteristica artrosi.
L'usura del disco incide sulla capacità del tessuto fibroso di
trattenere il nucleo polposo fino a formare un
rigonfiamento posteriore (protusione discale) che può
comprimere il midollo spinale e le radici nervose. Se non si
prendono opportuni provvedimenti la degenerazione del
disco prosegue fino alla fuoriuscita del nucleo polposo
attraverso le fibre cartilaginee del disco (ernia discale).
Sollevamenti di pesi eseguiti in modo scorretto uniti ad
una situazione degenerativa in corso possono
rappresentare la classica "goccia che fa traboccare il vaso"
e determinare l'ernia discale. Come il poco movimento può
far male anche l'eccesiva attività fisica è in grado di
generare disturbi a carico del rachide specialmente se
unita all'utilizzo di pesi considerevoli. Alcuni studi in
medicina del lavoro hanno rivelato che alcune professioni,
quelle che implicano sollevamenti e trasporti dei pesi, possono incidere notevolmente sulla salute della schiena. La
moderna scienza ergonomica interviene proprio per regolare le attività in modo da ridurre gli sforzi sulla spina
dorsale. L'utilizzo di attrezzature studiate per eliminare o ridurre al minimo i carichi e lo sviluppo di una efficace
educazione posturale sono sicuramente le azioni necessarie per esercitare una efficace attività preventiva.
Riassumendo, i principali fattori di rischio posturali sono:
postura seduta fissa, mantenuta cioè per alcune ore durante la giornata e in modo particolare quella
assunta nella guida di automezzi;
postura eretta fissa, soprattutto se viene richiesto di flettersi in avanti;
movimentazione manuale dei carichi, con sollevamenti, rotazione o trasferimenti;
La debolezza muscolare
Quando la muscolatura del rachide e quella delle altre parti del corpo che contribuisce indirettamente al suo
sostegno è debole o funziona male le strutture vertebrali, con il passare del tempo, vanno incontro a
degenerazione. Molti sono i muscoli che intervengono nel funzionamento della schiena e le diverse caratteristiche
neuro-muscolari degli stessi impongono la scelta di esercizi che facciano leva di volta in volta su queste distinte
peculiarità. In riferimento al gruppo muscolare interessato dalla disfunzione si ha una diversa conseguenza sulle
strutture vertebrali. Per esempio il malfunzionamento o la debolezza della muscolatura profonda del rachide a cui è
relegato il compito di tenere "impilate" le une sulle altre le vertebre della colonna, provoca continuamente nel
soggetto una fatica cronica a rimanere dritto nella stazione eretta. Conseguentemente la muscolatura superficiale
del rachide viene continuamente chiamata in soccorso per conservare la postura. Tale funzione però non è adatta
alle sue caratteristiche e in breve tempo si affatica e diventa sede di dolori e contratture. Per ovviare a questa
situazione si ricercano posizioni di distensione, seduti su poltrone o su sedie che se da un lato sembrano riposanti
dall'altro sovraccaricano i dischi intervertebrali determinando con il passare del tempo l'insorgenza della patologia.
Altri muscoli che intervengono nell'equilibrio posturale del rachide sono quelli che compongono la cintura
addominale. Quando il tono della muscolatura addominale è scarso non avviene più quel fenomeno di contenzione
dei visceri che è in grado in alcune circostanze di alleggerire in modo considerevole la pressione sui dischi
intervertebrali. Nondimeno il mancato controllo della muscolatura addominale e di quella profonda del bacino
influisce negativamente nella meccanica vertebrale. La conseguenza più frequente è che il bacino si presenta in
posizione di anteversione provocando in questo modo un'accentuazione della curvatura lombare e
conseguentemente un aumento del carico a livello delle strutture vertebrali. Anche nei casi in cui la muscolatura
degli arti inferiori si presenta debole si prefigurano conseguenze nocive a livello della colonna. In una corretta
educazione posturale gli arti inferiori devono intervenire nel sollevamento e nel trasporto dei carichi, contribuendo
a diminuire la pressione sui dischi intervertebrali. I professionisti che studiano la postura hanno riscontrato inoltre
che debolezze muscolari o azioni non bilanciate dei muscoli in corrispondenza dei piedi e delle gambe possono
comportare variazioni delle ampiezze delle curve del rachide in grado di determinare con il tempo sofferenze
rachidee. In ultima analisi è necessario prendere in considerazione anche il funzionamento della muscolatura degli
occhi e della mandibola. Recenti studi in merito hanno rivelato che disfunzioni di questi muscoli provocano difetti
posturali pericolosi per la salute della schiena. Il sistema tonico posturale, che ha il compito di regolare l'equilibrio
del corpo, per assolvere al suo impegno deve poter contare sul contributo di alcuni centri informatori in grado di
trasmettere qualsiasi variazione esterna o interna dal corpo. I piedi, gli occhi e l'apparato temporo-mandibolare
sono i centri che ottemperano a questa importante funzione di informazione e in grado quindi di attivare i centri
nervosi deputati al controllo posturale. Quando questi apparati non funzionano correttamente anche la funzione
posturale può risultare alterata.
Il peso eccessivo
Il sovrappeso incide particolarmente sulla salute della schiena. Il peso in eccesso
esercita maggiori pressioni su tutte le articolazioni del corpo. Questo comporta
oltretutto una sollecitazione anomala delle strutture muscolari e tendinee che a
livello della spina dorsale può voler significare sovraffaticamento e incapacità di
mantenere l'allineamento delle singole vertebre. A questa situazione si aggiunga
poi che nella maggior parte dei casi il peso in eccesso si concentra soprattutto nella
zona addominale provocando uno spostamento del baricentro e un'ulteriore
pressione dei dischi intervertebrali della parte inferiore del rachide. In questi
soggetti la muscolatura addominale quasi sempre si presenta debole e quindi
insufficiente a sostenere adeguatamente la massa addominale. Tra l'altro le
maggiori dimensioni dell'addome condizionano la corretta inclinazione del bacino,
elemento meccanico fondamentale per sorreggere adeguatamente la zona
lombare. Ne consegue che i dischi e le articolazioni vertebrali sono costrette a
sopportare continuamente carichi deleteri per la loro salute. Non sempre poi le
attività sportive che vengono praticate per ridurre il sovrappeso sono esercitate con
criteri idonei e sotto la sorveglianza di personale qualificato. In questo modo una attività svolta con la finalità di
risolvere i propri problemi potrebbe, all'opposto, contribuire ad aggravare la situazione.
Lo stress
Consultando i referti rilasciati dai medici specializzati nella cura delle malattie della schiena si riscontra sempre più
spesso l'uso del termine psicosomatico nel definire l'origine della patologia vertebrale diagnosticata. Anche se a
primo acchitto tale origine può lasciare perplessi essa viene giustificata dallo stretto collegamento neuro-fisiologico
che esiste tra tensione emotiva e tensione muscolare. L'atteggiamento del rachide è governato dall'azione della
muscolatura che decorre lateralmente ad esso. Specialmente in mancanza di esercizio adeguato il suo grado di
tensione viene condizionato da numerosi fattori emozionali. Situazioni di serenità assicurano ai muscoli uno stato di
parziale rilassamento e i segmenti vertebrali da loro sottesi assumono uno stato di riposo. Al contrario quando si
vivono situazioni di ansia, stress improvviso, la muscolatura modifica il suo tono di base sottoponendo
costantemente le strutture vertebrali a tensioni particolarmente forti. Se le condizioni di stress si ripetono con
frequenza la tensione muscolare conseguente si cronicizza i muscoli si affaticano e diventano dolenti. In tutti questi
casi le radiografie effettuate per accertare l'origine dei dolori risultano quasi sempre negative così come le più
moderne indagini eseguite tramite T. A .C. e R.M.N.. A questo punto è evidente che le cause dei fenomeni dolorosi
è necessario ricercarle nelle dinamiche mentali che generano ansia, disagi e tensioni psichiche, le quali si traducono
in dolori a carico dei muscoli della schiena. Chiarita la natura psicosomatica del dolore alla schiena è necessario
prendere i dovuti provvedimenti tramite terapie psicologiche che vadano a rimuovere la causa della tensione e
terapie fisiochinesiterapiche che eliminino le conseguenze della tensione psichica.
Altre cause
Alle cause già descritte, definite aspecifiche e considerate le più importanti, si sommano quelle specifiche come le
cause costituzionali:
le deformità congenite;
l'età, il sesso ( maggiore incidenza mel sesso maschile), la statura ( è stata riscontrata più frequenza nelle
persone più alte);
i dismorfismi dello sviluppo che possono alterare le ampiezze delle curve fisiologiche della colonna;
LE POSIZIONI CORRETTE
Le posizioni e i movimenti corretti per prevenire malattie muscolo-scheletriche
Indice argomento
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Precisazione
La posizione seduta corretta
o Le regole da rispettare in ufficio e durante lo studio
o Le regole da rispettare al computer
o Il lavoro al videoterminale ed i suoi effetti sulla salute
o Guida di automezzi
o Regole da rispettare in auto
o Regole da rispettare in moto
La posizione eretta corretta
o Regole da rispettare in posizione eretta
o Sollevare pesi
o Regole per trasportare pesi
o Regole per camminare
Come prevenire il mal di schiena in casa
o In bagno
o In cucina
o In camera
o Vestirsi
o Altre attività domestiche
o Relax
Come far dormire bene la schiena
Come alzarsi dal letto
Precisazione
In una situazione lavorativa i pericoli che possono colpire l'apparato osteo-muscolare e soprattutto la colonna
vertebrale, non sono determinati solo da una postura scorretta, ma dipendono anche dalle modalità con le quali si
eseguono i movimenti e dall'entità dei pesi che vengono movimentati. Nelle attività gravose il sovraccarico può
creare lesioni o microlesioni del disco intervertebrale oppure originare "conflitti" a livello delle articolazioni
vertebrali. Per le posture lavorative fisse, invece, il problema è la mancata alimentazione del disco. Come si è visto
nella parte riservata alla fisiologia della colonna il disco si nutre come se fosse una spugna: si dilata e assorbe le
sostanze nutritizie, si schiaccia ed espelle quelle di scarto. Se la posizione rimane fissa, il disco o è schiacciato o è
dilatato, in questa situazione il meccanismo che permette la nutrizione si interrompe determinando l'insorgenza
delle patologie a carico delle strutture vertebrali.
La posizione seduta corretta
Le regole da rispettare in
ufficio e durante lo studio
Mantenere il rachide ben
allineato, le curve della colonna
vertebrale devono conservare le
fisiologiche ampiezze. In
particolare il sacro deve essere
appoggiato allo schienale e la
lordosi lombare ben mantenuta.
Testa ben allineata al collo. I
piedi devono essere ben
appoggiati al pavimento e
l’inclinazione tra coscia e gamba
deve approssimativamente
formare un angolo di 90°. Spalle
rilassate con appoggio dei gomiti
ai braccioli o alla scrivania. Le dimensioni della scrivania e della sedia devono adattarsi alle esigenze di chi la usa.
Le regole da rispettare al computer
Caratteristiche del tavolo
L'altezza del tavolo da lavoro dovrebbe essere regolabile tra i 65 e i 85 cm. Se fisso tra i 70 e i 75 cm. Sono
consigliati l'uso di tavoli con il piano per la tastiera scorrevole e collocato più in basso rispetto al piano del tavolo
sul quale viene posizionato lo schermo. E comunque l'altezza della tastiera deve essere tale da garantire il corretto
posizionamento degli avambracci e dei polsi. Le dimensioni del tavolo da lavoro dovrebbero essere di m. 0.90 x
1.4/1.6 nel caso di lavoro di ufficio non dedicato solo al VDT, di almeno m. 0.90 x 1.00 nel caso di uso esclusivo di
VDT. La letteratura tecnica evidenzia che lo spazio per le gambe deve avere come minimo una larghezza di 70 cm.,
una profondità di 60 cm. in corrispondenza delle ginocchia e di 80 cm. in corrispondenza dei piedi. I piani di lavoro
devono avere coefficienti di riflessione inferiori a quelli dei documenti (0,3-0,5). Il supporto per i documenti deve
essere stabile e regolabile e deve essere collocato in modo da ridurre al minimo i movimenti della testa e degli
occhi. La collocazione ottimale del portapagine è tra schermo e tastiera oppure a lato dello schermo.
Caratteristiche della sedia
Il piano del sedile deve avere una larghezza che va dai 40 ai 50 cm., la
profondità dai 38 ai 42 cm e l'altezza regolabile tra i 38 i 50cm.
L'imbottitura deve essere semirigida con spessore di 2 cm. Il materiale del
sedile deve essere di materiale traspirante e antisdrucciolo. Lo schienale
deve essere regolabile in altezza ed in inclinazione. Per quanto riguarda
l'altezza deve essere regolabile tra i 20 e i 40 cm.; avere una larghezza
tra i 36 e i 40 cm.; un rigonfiamento lombare di 2-4 cm. L'inclinazione
deve essere regolabile tra i 90° e i 110° mentre la forma concava dello
schienale deve avere un raggio da 40 a 50 cm. I braccioli devono avere
un'altezza di cm. 20-25 dal piano di seduta. La sedia deve essere girevole
per evitare dannose torsioni della colonna. La sicurezza della sedia viene
garantita inoltre dalla presenza di un basamento più ampio del sedile e da
5 razze. Le rotelle collocate sotto le razze devono essere del tipo frizione antiscivolo.
Tastiera
La tastiera deve essere orientabile e dissociata dallo schermo per consentire all'operatore di assumere una
posizione confortevole e tale da non provocare l'affaticamento delle braccia o delle mani. La tastiera deve avere
una superficie opaca onde evitare i riflessi. La disposizione della tastiera e le caratteristiche dei tasti devono
tendere ad agevolare l'uso della tastiera stessa. I simboli dei tasti devono presentare sufficiente contrasto ed
essere leggibili dalla normale posizione di lavoro. Lo spazio davanti alla tastiera dev'essere sufficiente onde
consentire, a chi lo desideri, un appoggio per le mani e gli avambracci. Si consiglia l'utilizzo di particolari tastiere,
abitualmente definite "ergonomiche", che hanno una forma ad onda e a leggera piramide che garantisce un
corretto allineamento del polso. E' necessario ricordare che l'uso del mouse prolungato oppure usato in una
posizione dell'avambraccio e del polso scorretta può provocare l'insorgenza di patologie muscolo-tendinee a carico
delle zone sopracitate.
Schermo
Lo schermo deve essere preferibilmente posizionato a una distanza dall'operatore compresa tra i 35 cm. e i 60cm.
Il raggio visivo partente dall'occhio dell'operatore seduto, diretto verso il basso, in corrispondenza del punto
centrale dello schermo, deve formare con l'orizzontale un angolo di 15°/20°. I caratteri sullo schermo devono avere
una buona definizione e una forma chiara, una grandezza sufficiente e vi deve essere uno spazio adeguato tra
caratteri e linee. L'immagine sullo schermo deve essere stabile; esente da sfarfallamento o da altre forme
d'instabilità. La luminosità e il contrasto tra i caratteri e lo sfondo dello schermo devono essere facilmente regolabili
da parte dell'operatore e facilmente adattabili alle condizioni ambientali. Lo schermo non deve avere riflessi e
riverberi che possono causare disturbo all'operatore.
La posizione corretta
In complesso il sistema tavolosedia deve consentire
all'operatore una postura
corretta: devono essere
mantenute le fisiologiche
ampiezze delle curve della
colonna, con spalle rilassate,
muscolatura del collo senza
tensione, angoli gomiti e
ginocchia di circa 90°. Lo
schermo deve essere collocato
rispettando le modalità sopra
esposte.
L'avambraccio e il polso devono rimanere in linea durante il lavoro alla
tastiera. Affinché ciò avvenga è necessario che gli avambracci si trovino
leggermente più in alto rispetto alla tastiera. Scegliere perciò l'altezza del
tavolo dove viene collocata la tastiera e quella dei braccioli della sedia
dove si appoggiano gli avambracci, in modo da realizzare le condizioni
sopra enunciate. Nel caso in cui la sedia non sia munita di braccioli adatti, ovviare, sistemando sul tavolo, davanti
alla tastiera, idonei rialzi (supporti morbidi) dove appoggiare gli avambracci.
Nel caso di una attività che comporta inserimento di dati o digitazione di testi, si consiglia di collocare il documento
su di un leggio per avvicinarlo il più possibile al piano verticale, o quasi, del video. Inclinazione e distanza del
portadocumenti devono essere uguali a quelle dello schermo in modo da evitare una continua messa a fuoco della
vista.
Se lo sguardo è rivolto prevalentamente al testo da digitare e alla tastiera il foglio deve essere piazzato il più vicino
possibile alla tastiera.
Nel caso invece di una attività di
programmazione la disposizione
consigliata quindi è quella
indicata nelle figure a lato.
Come si vedrà in seguito, il
funzionamento degli occhi
influenza notevolmente la
posizione della testa, del collo e
della colonna in genere. E'
innegabile che il lavoro al
videoterminale solleciti soprattutto la funzione visiva, alla quale è richiesto costantemente l'adattamento dell'occhio
alla luminosità, diversa a seconda degli oggetti osservati (schermo, documenti, tastiera, ecc..) e la focalizzazione
dell'immagine.
Diventano quindi fondamentali le scelte relative all'illuminazione del locale e alle caratteristiche del video (colore e
nitidezza dei caratteri, riflessioni sullo schermo, ecc..). Gli specialisti del settore consigliano schermi a "contrasto
positivo", cioè con fondo chiaro e caratteri scuri.
L'illuminazione del locale deve essere di giusta intensità e gli effetti di abbagliamento e riflessione sullo schermo
molto contenuti. Per questo anche la luce naturale deve essere controllata evitando inoltre che davanti o dietro il
video ci siano finestre. C'è da dire che le due operazioni principali che l'organo visivo è chiamato a svolgere davanti
al VDT richiedono, relativamente all'illuminazione, condizioni opposte. Per le letture del testo da digitare e per il
controllo visivo della tastiera è necessario un livello di luminosità piuttosto elevato, mentre per la lettura delle
informazioni sul videoschermo è invece importante il contrasto fra i caratteri e lo sfondo dello schermo, contrasto
che tende a diminuire quanto più aumenta il livello dell'illuminazione ambientale a causa della sovrapposizione della
luce. L'illuminazione ambientale deve perciò tenere conto di questo fattore ed evitare una riduzione del contrasto
dello schermo e permettere una facile lettura del testo da digitare.
Anche tra la scrittura del testo e la carta deve esserci un sufficiente contrasto. Sono perciò inadeguati i testi su
fogli lucidi trasparenti, fotocopie mal riuscite ecc. Evitare la carta colorata.
Anche se vengono acquisite condizioni posturali ottimali è indiscusso che l'attività di videoterminalista provochi
affaticamento dell'apparato oculare e conseguentemente di alcuni distretti muscolari come quello cervicale e quello
mascellare.
Per limitare queste conseguenze si devono muovere gli occhi con regolarità spaziando continuamente su tutto lo
schermo. Controllare costantemente che la muscolatura del collo anteriore e posteriore e quella mascellare
rimangano rilassate.
Se il tempo trascorso davanti al computer è lungo, organizzare delle regolari pause durante le quali si possono
effettuare esercizi facili e decontratturanti.
Il già citato D.Lgs. 626/94 prevede che, in assenza di una disposizione contrattuale riguardante l'interruzione
dell'attività, il lavoratore comunque abbia diritto ad una pausa di 15 minuti ogni due ore di applicazione
continuativa al videoterminale. Nel computo dei tempi di interruzione non sono compresi i tempi di attesa della
risposta da parte del sistema elettronico, che sono considerati a tutti gli effetti tempo di lavoro, qualora il
lavoratore non possa abbandonare il posto di lavoro.
Il lavoro al videoterminale ed i suoi effetti sulla salute
I principali problemi legati all'uso del videoterminale possono essere:
I disturbi per la vista e per gli occhi
I disturbi da affaticamento fisico o mentale
I disturbi muscolo-scheletrici e posturali
Ci soffermeremo sui disturbi posturali
Disturbi posturali
Caratteristica peculiare del lavoro d'ufficio in genere ed in particolare del lavoro al terminale è la postura in
posizione seduta mantenuta praticamente fissa per ore.
Purtroppo questo atteggiamento posturale, oltre a caratterizzare in generale le attività che si svolgono in ufficio, è
l'atteggiamento posturale prevalente del nostro stile di vita attuale, si pensi alle lunghe ore trascorse in auto o
davanti alla televisione per cui i possibili danni causati da questa postura derivano oltre che dal lavoro anche dallo
stile di vita. Le conseguenze fisiologiche di questo tipo di utilizzo passivo e, per certi aspetti innaturale dell'apparato
locomotore, sono molteplici: riduzione del consumo di energie con tendenza al sovrappeso ed alla obesità, ristagno
venoso a livello degli arti inferiori sovraccarico funzionale della muscolatura coinvolta nell'assetto statico del corpo
con contemporanea perdita di tono degli altri gruppi muscolari, sovraccarico funzionale della colonna vertebrale.
Tali modificazioni portano all'aumento di peso, noto fattore di rischio per la patologia cardiovascolare, al
rilassamento della muscolatura specie addominale, alla possibile insorgenza di varici a livello degli arti inferiori, di
emorroidi, di dolori muscolari a carico dei muscoli antigravitari e posturali sollecitati in eccesso dalla posizione
scorretta, di dolenzie periarticolari da compressione o trazione sulle capsule articolari, sui tendini e sui legamenti, di
parestesie da compressione dei tronchi nervosi. A tutto questo, si aggiungono gli atteggiamenti paramorfici (cifosi,
lordosi, scoliosi), e i sintomi di sovraccarico a livello della colonna vertebrale cervico-dorsalgie e lombalgie. Il
disagio sarà più marcato quanto più la posizione di lavoro costringerà le articolazioni a mantenere posizioni estreme
(ad esempio una flessione totale o una iperestensione) e, in linea generale, la sua entità sarà maggiore al crescere
del numero delle articolazioni coinvolte nel mantenimento della postura ed aumenterà se le masse muscolari
impegnate nel mantenimento della posizione sono strutturalmente deboli (muscoli piccoli, con poche fibre
muscolari). I disturbi sopraeleneati sono comuni a tutti coloro che svolgono in prevalenza attività sedentarie anche
se ancora più frequenti tra gli addetti ai videoterminali per il contenuto dello sforzo visivo con necessità di
mantenere la testa in posizione fissa, o viceversa di spostarla continuamente per fissare la tastiera, il video ed
eventualmente i documenti da visionare. In ogni caso, si realizza un notevole carico zonale statico e dinamico dei
muscoli del cingolo scapolare che può risultare particolarmente gravoso specie se coestistono difficoltà visive che
costringono il lavoratore ad assumere posizioni innaturali o forzate ed è frequentemente causa di cervicalgie e di
cefalee di origine muscolotensiva. E' stata descritta una particolare incidenza di "sindrome del tunnel carpale" tra
gli operatori di VDT. Si tratta di una neuropatia a carico del nervo mediano provocata dalla compressione
meccanica del nervo nel passaggio attraverso un canale osseo localizzato al polso da parte dei tessuti fibrosi
circostanti che per varie cause degenerano e si ispessiscono. La sintomatologia consiste in dolori e parestesie
localizzate alla mano ed all'arto superiore e nella progressiva alterazione funzionale del nervo mediano.
L'insorgenza della malattia nel caso dei videoterminalisti potrebbe essere favorita dalle sollecitazioni
microtraumatiche della digitazione e dalla relativa stasi circolatoria causata dal prolungato appoggio delle
estremità.
Ricapitolando i principali disturbi muscolo-scheletrici sono:
rigidità
dolore
senso di fastidio a:
o schiena
o spalle
o collo
o braccia
o polso
o mani
o gambe
Guida di automezzi
Molte sono le persone che per lavoro o per spostarsi sono costrette a rimanere per diverse ore al giorno sedute su
di un mezzo di trasporto. Tali circostanze impongono il rispetto di regole ergonomiche e posturali idonee se si
desidera prevenire patologie osteo-muscolari. Più precisamente:
Regole da rispettare in auto
Regolare lo schienale dell’auto
ad una angolazione di
110°/120°. Posizionare i glutei e
l’osso sacro a contatto con lo
schienale. La nuca deve essere
sempre a contatto con il
poggiatesta. La schiena deve
poggiare completamente sullo
schienale, con un supporto
lombare che mantenga la lordosi
fisiologica. Regolare il sedile in
modo che l’angolo tra coscia e
gamba sia all’incirca di 120°. La
distanza dal sedile deve poter permettere un’angolazione tra braccio e avambraccio di circa 120°/130°. Il sedile
rigido deve essere preferito a quello morbido; è essenziale che il peso delle cosce venga completamente sostenuto
per prevenire la stanchezza e distribuire il peso su un'area maggiore. Un sedile regolabile in lunghezza sarebbe, per
i motivi elencati sopra, la condizione ottimale. Spesso viene raccomandato di tenere le mani sul volante alle "10 e
10", tale posizione però costringe la persona ad incurvare le spalle e a tenere le braccia e le spalle alzate,
inducendo facilmente alla stanchezza. In caso di emergenza è una posizione instabile, dato che il guidatore tenderà
ad aggrapparsi al volante piuttosto che a controllarlo. Se invece si tiene il volante alle "7 e 25", le spalle stanno in
posizione naturale e la parte superiore del braccio resta verticale, riducendo notevolmente la stanchezza. Inoltre, in
caso di emergenza, la posizione è resa stabile dal fatto cha la spalla e il braccio si possono appoggiare contro lo
sportello e la presa diventa molto salda.
Regole da rispettare in moto
In moto ancor più che in
automobile, si subiscono
contraccolpi che si possono
tradurre in veri e propri
microtraumi per i dischi
intervertebrali, quando la
postura adottata non è quella
corretta. Appoggiare sulla sella
la zona corrispondente alle
tuberosità ischiatiche.
Mantenere la colonna allineata.
La testa sarà sul normale
prolungamento del collo mentre
i piedi saranno ben appoggiati.
Cercare di mantenere la zona
delle spalle rilassata evitando di tenere le mani troppo strette sul manubrio.
La posizione eretta corretta
Anche le attività svolte in stazione eretta possono provocare patologie a carico della colonna vertebrale, qualora si
assumano posizioni scorrette durante lo svolgimento dei propri compiti lavorativi. Nella posizione eretta, il corretto
equilibrio della colonna riveste un'importanza fondamentale: le curve fisiologiche infatti tenderebbero ad
accentuarsi per effetto della forza di gravità e del peso del corpo stesso. E' quindi nostro compito conoscere e
mantenere un buon allineamento del rachide, che permette di distribuire in modo idoneo i carichi sui dischi, sul
bacino e sugli arti inferiori. La posizione eretta equilibrata si ottiene con naturalezza mantenendo il capo in linea
con il busto (e non proteso in avanti) e le spalle in linea con i fianchi. L'addome e i glutei leggermente contratti
tengono in equilibrio il bacino e offrono un supporto protettivo alla curva lombare (alleggerendo i carichi sui dischi,
sulle articolazioni vertebrali posteriori e sui legamenti), evitando inoltre l'accentuazione della curva lombare e
quindi lo sbilanciamento del busto indietro. Il peso del corpo, infine, deve essere distribuito su tutte e due le
gambe. Non è sempre facile mantenere un atteggiamento corretto per coloro che sono costretti a lunghe
permanenze in piedi a volte col busto flesso.
Regole da rispettare in posizione eretta
Il rachide deve essere ben eretto, la testa allineata alla zona cervicale, le spalle rilassate. Il peso deve essere
distribuito equamente sui due arti inferiori, allorquando si intenda caricare prevalentemente su una gamba, piegare
quella su cui si appoggia il carico e distendere l’altra. Quando è possibile alternare una pausa in posizione seduta
oppure effettuare qualche
passo.
Sollevare pesi
Nella posizione eretta, il peso di
tutta la parte superiore del
corpo, sottoposto alla forza di
gravità, grava sostanzialmente
sui dischi del tratto lombosacrale. Le curve della colonna,
se mantenute nel loro assetto
fisiologico, resistono alle
sollecitazioni del carico e lo
distribuiscono su tutto il rachide.
La posizione eretta "economica"
viene infatti mantenuta con
naturalezza dalla contrazione
tonica riflessa della muscolatura
erettoria posteriore del dorso e
degli arti inferiori. Durante la
flessione a gambe tese il braccio
della leva busto, che ha il fulcro
a livello dei quinto disco lombare
e dell'osso sacro, aumenta di
lunghezza a mano a mano che il
busto (resistenza) si inclina in
posteriori (potenza) per sostenere il peso
molto intenso. I dischi, per effetto del
anteriormente, le vertebre si aprono "a
avanti. Il lavoro dei muscoli
della leva in quella posizione è
carico, diminuiscono di spessore
ventaglio" posteriormente e
l'aumento di pressione spinge il nucleo
del disco indietro verso il
legamento longitudinale posteriore. La pressione sui dischi, e il lavoro muscolare, aumentano poi quasi del doppio
nel movimento contrario, cioè quando dalla posizione flessa si ritorna nella posizione eretta. E' opportuno sapere
che parte del carico sui dischi viene comunque ridotto da un meccanismo di salvataggio involontario (manovra
detta di Valsalva), dovuto alla contrazione riflessa dei muscoli addominali (in particolare, degli obliqui e del
traverso). La colonna viene a essere sostenuta anteriormente e questo spiega in parte perché riesca a sopportare
carichi notevoli. È comunque provato che il movimento di flesso-estensione del busto aumenta la pressione sui
dischi e il lavoro muscolare. La pressione sul disco intervertebrale aumenta ulteriormente se questo movimento
viene compiuto per sollevare un peso. Sforzi ripetuti abbinati a frequenti torsioni del busto possono col tempo
favorire l'insorgenza di una ernia del disco, soprattutto nei soggetti affetti da discopatia. È importante notare che
nella prima fase del sollevamento (strappo) il movimento eseguito a gambe tese e busto flesso, provoca sul terzo
disco lombare il massimo di pressione raggiungibile sollevando quel peso: è quindi la fase maggiormente a rischio
per la colonna. Nel sollevare pesi di una certa entità è indispensabile conoscere almeno la tecnica corretta.
Nelle foto in basso si evidenzia il modo corretto di sollevare un bambino.
Regole per sollevare pesi
Qualsiasi sollevamento deve
avvenire divaricando
leggermente i piedi, piegando gli
arti inferiori e inclinando la
colonna mantenendola ben
allineata (rispettando l’ampiezza
delle sue curve). Il carico
sollevato non deve essere
ingombrante e non deve
superare i 23-30 Kg per gli
uomini e 15-20 Kg per le donne.
La legge Italiana specifica i seguenti valori limite per quanto riguarda il
sollevamento di pesi:
Kg 30
Maschi Adulti
Kg 20
Femmine Adulte
Kg 20
Maschi Adolescenti
Kg 15
Femmine Adolescenti
Evitare le inclinazioni e le torsioni del busto (rachide) durante i
sollevamenti e i trasporti.
Regole per trasportare pesi
Il carico va tenuto il più vicino
possibile al corpo. Vanno
possibilmente evitati i movimenti
di trasporto con un arto.
Durante il trasporto di valigette
o borse evitare di inclinarsi dal
lato del peso. Il pavimento e
l’ambiente di lavoro in genere
non devono presentare dislivelli o irregolarità eccessive o essere presenti
Quando è possibile usare ausili meccanici. Mantenere la postura corretta anche nelle azioni di spinta o tiro.
Evitare il trasporto dei pesi per distanze e periodi eccessivamente lunghi.
Come già ricordato, durante le azioni di trasferimento di pesi evitare le
torsioni del busto.
Durante l'età scolare è importante evitare che gli studenti portino cartelle
o zaini troppo pesanti che possano sovraccaricare colonne vertebrali non
ancora sviluppate. Il modo corretto di indossare lo zaino si realizza
mantenendo il busto ben eretto proiettando sempre la testa verso l'alto.
Regole per camminare
La deambulazione deve avvenire mantenendo costantemente la colonna
ben allineata e la testa sul prolungamento del tratto cervicale del rachide.
Le spalle rilassate, le braccia oscillano liberamente. Durante la discesa dei
gradini è consigliabile appoggiare prima la punta e poi il resto del piede.
Come prevenire il mal di schiena in casa
Il dolore vertebrale è spesso generato dall'errata esecuzione di movimenti semplici, come lavarsi, pettinarsi o
chinarsi per prendere un piccolo oggetto. Prestare attenzione anche a questi piccoli movimenti può essere
importante.
Quando ci si lava è necessario mantenere la colonna allineata e all'occorrenza appoggiarsi con il busto e con il
braccio sul lavandino.
Per prevenire il dolore e il trauma lombare si elencano di seguito alcuni suggerimenti che ad una
prima analisi possono sembrare banali ma che l'esperienza ha dimostrato che non sono da
trascurare.
In bagno
Nella vasca da bagno è
consigliabile disporre sul fondo
tappeti muniti di basi antiscivolo.
Il sapone, lo shampoo, ecc..,
devono essere disposti su
opportune mensole a portata di
mano. Prestare attenzione
all'entrata e all'uscita dalla
vasca. Si suggerisce di
predisporre una maniglia o un
appoggio per facilitare il movimento. Onde evitare pericolose rotazioni
del busto è necessario munirsi di
manici lunghi che permettano di lavarsi con facilità. Nella doccia si consiglia di aggiungere un sedile che
all'occorenza si possa ribaltare. Anche il piano doccia dovrebbe essere munito di materiale antiscivolo. Si consiglia
di collocare il water in uno spazio adeguato e, particolare non trascurabile, sistemare la carta igienica in modo da
consentire il facile raggiungimento. Il lavabo dove vengono lavati i panni, deve permettere di effettuare le
operazioni di lavaggio mantenendo la posizione del corpo corretta: arti inferiori piegati e schiena allineata. Se
l'operazione viene eseguita nella vasca è consigliabile privilegiare la posizione in ginocchio.
Quando si utilizza l'asciugacapelli si consiglia di sedersi e di cambiare frequentemente il braccio che lo utilizza.
In cucina
È quello della cucina un luogo dove si effettuano
operazioni e movimenti che si ripetono parecchie
volte al giorno: sistemare i piatti, prendere i
contenitori degli alimenti, lavorare sopra i fornelli,
riporre gli alimenti in frigorifero, ecc.. Non bisogna
sottovalutare questi movimenti ma fare attenzione
sempre alla posizione che la colonna va ad assumere.
Onde evitare pericolose rotazioni del busto è
necessario munirsi di spazzole con manici lunghi che
permettano di lavarsi con facilità. All'occorenza è
consigliabile piegare gli arti inferiori.
Durante le attività che impongono una posizione
eretta statica ( stirare, lavare i piatti, ecc..) si
suggerisce di munirsi di un rialzo dove alternare l'appoggio del piede.
In alternativa si consiglia di organizzarsi con sgabelli che consentano di proseguire l'attività nella posizione seduta.
In camera
Anche sistemare una giacca o una camicia dall'armadio potrebbero essere operazioni che obbligano la colonna ad
assumere posizioni di iperestensione oppure di
flessione, particolarmente dannose se eseguite al
mattino, nei momenti cioè di limitata elasticità.
E' necessario quindi avere l'accortezza di sistemare
gli indumenti di maggior uso nei cassetti più alti del
comò. Si consiglia di usare scalette o bastoni
appendiabiti ogni qual volta la situazione lo richieda.
Vestirsi
Anche un'operazione semplice come quella di vestirsi dovrebbe esere eseguita usando semplici, ma utili
accorgimenti. Evitare, quando è possibile, di rivestirsi assumendo precarie situazioni di equilibrio. Si consiglia di
effettuare le operazioni di vestizione dalla posizione seduta. Per evitare dannose posizioni di allungamento, si
suggerisce di utlizzare la sedia anche per mettersi la scarpe.
Altre attività domestiche
Un'altra attività che dovrebbe essere eseguita usando un minimo di accortezza è quella relativa al riassetto del
letto. Evitare di stare con la colonnna curva, piegare gli arti inferiori e inclinare il busto in avanti mantenendo la
schiena ben allineata. Si può anche assumere la
posizione in ginocchio: un ginocchio a terra e l'altro
arto piegato in avanti con piede al suolo.
Si consiglia di riempire e svuotare le vaschette dei
panni avendo l'accortezza di collocarle su un piano
all'altezza della vita, così da evitare di sollevarle da
terra.
Anche per stendere il bucato bisognerebbe usare
qualche accogimento: stenditoi e vaschette devono
essere posizionate in modo da consentire le
operazioni di stenditura senza doversi
necessariamente piegare o allungare
eccessivamente.
Quando si puliscono mobili, vetri, specchi, ecc.., è
utile alternare il braccio che ha il compito di
strofinare e mantenere la posizione della colonnna
vertebrale corretta.
Per sistemare libri ed oggetti negli scaffali che si
trovano in alto, usare la scala; se il lavoro da
effettuare è in basso, sedersi oppure accovacciarsi
posizionando un ginocchio al suolo.
Per pulire a terra è consigliato di servirsi di scope e
aspirapolveri dotati di manici lunghi e durante l'uso
piegare le gambe mantenendo la schiena e la testa
allineate. Avere l'accortezza di avvicinare una sedia
nei pressi dell'apparecchio telefonico, così da potersi
sedere durante le conversazioni telefoniche. Anche
cambiare spesso l'orecchio con cui si ascolta potrebbe rivelarsi un'utile accorgimento.
Relax
Anche il tanto sospirato riposo
deve essere vissuto con
attenzione, altrimenti il riposo
della mente non coinciderà con
quello del corpo.
Quando si guardano i
programmi televisivi è buona
norma evitare le poltrone e i
divani "super comodi" che
portano chi li utilizza a
raggomitolarsi su se stesso. E'
consigliabile invece usare
poltrone e sdraio che
permettano un comodo e
corretto appoggio della schiena
e del collo. Anche gli arti inferiori devono essere posizionati in atteggiamento comodo e riposante.
Nei casi in cui si desidera posizionarsi in una
posizione di "scarico" della schiena è necessario
mettersi supini collocando gli arti inferiori su di un
rialzo. Tale posizione consente di avere a livello dei
dischi intervertebrali il minimo di pressione e inoltre
si determina, soprattutto sul tratto lombare della
colonna, un piacevole allungamento.
Come far dormire bene la schiena
Per ottenere un sonno tranquillo e riposante
l'ambiente in cui si sceglie di dormire diventa
importante. Gli architetti moderni consigliano di
evitare nella stanza apparechiature elettriche ed elettroniche colpevoli di creare campi elettrici e magnetici che
possono risultare dannosi per la salute del corpo. Per questi motivi si suggerisce di dormire con la testa a nord e i
piedi a sud, in questo modo si allinea il corpo all'asse magnetico della terra favorendo i processi di scarico
dell'elettricità. Esiste sicuramente un rapporto tra il vissuto interiore di una persona e le posizioni che la stessa usa
adottare durante le ore notturne. Spesso tali posizioni fanno talmente parte di noi che cambiarle può diventare
un'impresa molto difficile.
Comunque, pur evitando di essere troppo
rigorosi, è necessario prestare molta attenzione
al modo in cui si dorme e controllare che
vengano rispettate alcune importanti condizioni.
Evitare di addormentarsi in posizione prona (a
pancia sotto) perché accentua la curvatura
lombare e rende difficile il lavoro del muscolo
diaframma e quindi la respirazione.
La posizione ideale è quella supina.
E' consigliata anche la posizione sul fianco purchè si assuma la posizione simile a quella della figura sottostante.
Anche la scelta del piano dove si dorme è molto
importante per consentire alla schiena di
riposare correttamente. Evitare di utilizzare i
materassi morbidi che aumentano la pressione
sui dischi intervertebrali e il lavoro dei muscoli
dorsali che hanno il compito di mantenenre la
stabilità delle vertebre. Per contro è necessario
evitare anche i materassi troppo rigidi in quanto
la compressione della muscolatura del rachide
associata a un materasso duro può ostacolare il
libero passaggio della circolazione del sangue.
Usare quindi materassi e reti moderatamente
rigidi. I moderni bioarchitetti consigliano i
sostegni in doghe di legno rispetto alle reti
metalliche che possono captare le onde
elettromagnetiche andando in questo modo a
disturbare l'organismo. Per quanto riguarda la
scelta dei materiali di cui è costituito il
materasso si può utilizzare quello in lattice di
gomma che ben si adatta alle curvature della
colonna, oppure quello più comune
caratterizzato dalla presenza di appropriate
molle. Il cuscino deve essere di media altezza e
consistenza per favorire il massimo sostegno
della testa e il mantenimento della fisiologica
curvatura della cervicale. I soggetti che hanno
una accentuata curvatura cervicale devono
usare cuscini abbastanza spessi, in modo da
evitare che la testa rimanga in estensione.
Anche l'esagerata altezza del cuscino può
portare ad assumere posizioni dannose, in
questo caso in flessione.
Più modesto è invece lo spessore del cuscino
che devono utilizzare le persone che
posseggono una curvatura cervicale fisiologica
è consigliato l'utilizzo di cuscini con spessore
modesto. Per tutti comunque si consiglia di
ricercare il cuscino che permetta di assumere la
posizione in cui il tratto cervicale della colonna
mantiene la sua curvatura fisiologica senza
avvertire tensioni muscolari fastidiose.
Quando si dorme sul fianco è necessario
ricordare che per poter mantenere il corretto
allineamento del collo e della testa con il resto
del rachide, bisogna utilizzare cuscini
abbastanza alti. La posizione sul fianco richiede
infatti l'uso di cuscini più alti rispetto a quella
supina.
Nel caso in cui si sia costretti a rimanere a letto
per dolori acuti alla schiena è necessario ricercare pazientemente la posizione nella quale la sintomatologia
dolorosa scompare o comunque diminuisce sensibilmente.
Come alzarsi dal letto
La scelta dell'altezza idonea del letto consente di eseguire le operazioni di alzarsi, sdrariarsi e rifare il letto in modo
da non sottoporre la colonna a sforzi gravosi. L'altezza ideale del piano del letto si dovrebbe aggirare attorno ai 6065 cm. Un'azione come quella di alzarsi dal letto dovrebbe richiedere un minimo di attenzione in modo da
consentire alla schiena e alla sua muscolatura di essere sollecitata, dopo una notte di inattività, in modo idoneo.
Prima di alzarsi dal letto si consiglia di portarsi sulla posizione supina e di stiracchiarsi ben bene con le braccia e le
gambe e di eseguire qualche respirazione lenta. Spostarsi poi nella posizione sul fianco, portare le gambe fuori dal
letto e mettersi in posizione seduta con l'aiuto
delle braccia.
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