Maura Manca
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Maura Manca
© M. Manca - Convegno "Supereroi fragili. Adolescenti a scuola tra vecchi e nuovi disagi" - 24 e 25 ottobre 2014 Dal disagio sociale alla microcriminalità di Maura Manca Le tendenze all’acting (out e in), all’opposizione, alla ribellione, alla sperimentazione di sé e al mettersi alla prova attraverso comportamenti trasgressivi, sono manifestazioni fisiologiche in adolescenza, importanti per lo sviluppo dell’autodefinizione (Blos, 1971). Attraverso questi agiti l’adolescente comunica il proprio disagio e tale forma di comunicazione viene caricata di un valore affettivo e simbolico. L’azione lo aiuta a fronteggiare i conflitti interni (Vallario et al., 2005), ma il ricorso all’agito può rappresentare, talora, una spinta verso condotte rischiose per sé e per gli altri. Questo tipo di condotte rappresentano la manifestazione di un disagio psichico che esprime una condizione in cui è palese la difficoltà di assolvere ai compiti dello sviluppo e, soprattutto, di gestire la complessità della crescita e della adolescenza stessa. È importante sottolineare che tale forma di disagio non va intesa però come forma patologica di disadattamento e/o di emarginazione, ma come una difficoltà che è possibile sperimentare nel processo di crescita che può però cronicizzarsi nel corpo del tempo se non gestita in maniera adattiva. Spesso tali forme di disagio si manifestano attraverso la messa in atto di comportanti trasgressivi, oppositivi, devianti che si presentano come una sorta di tentativo di mettere alla prova le proprie capacità e la propria destrezza. Il concetto di devianza abbraccia tutti quei comportamenti che implicano l’allontanamento e/o una violazione dalle norme socialmente accettate, ma anche tutte le forme di disadattamento e trasgressività e corrisponde all’acquisizione di un ruolo o di una identità sociale, che può essere individuale o di gruppo, che si raggiunge mediante la messa in atto di comportamenti che infrangono una norma socialmente accettata e condivisa. In adolescenza tali comportamenti si possono manifestare con modalità che si differenziano per persistenza e gravità, da atteggiamenti più di natura oppositiva, quali il disobbedire o mentire, la violazione di leggi, l’uso e l’abuso di sostanze stupefacenti, il vandalismo e la violenza contro la persona (Manca e Mascia, 2006). A questo proposito Moffitt (1993) opera una distinzione molto importante soprattutto in termini di trattamento e prognostici, tra un comportamento: antisociale occasionale, definito adolescent-limited, e uno più grave, già cronicizzato all’interno della struttura di personalità, denominato life-course persistent. I reati minorili sono notevolmente in aumento, soprattutto quelli violenti, contro la persona e anche quelli legati all’uso distorto della tecnologia. L’età dei minori coinvolti è sempre più bassa, sono implicati ragazzi di tutti i ceti sociali ed è in crescita anche il numero di ragazze coinvolte in azioni criminali. © M. Manca - Convegno "Supereroi fragili. Adolescenti a scuola tra vecchi e nuovi disagi" - 24 e 25 ottobre 2014 E’ importante sottolineare che esiste una relazione tra comportamento antisociale, gruppo dei pari e presenza di un supporto sociale, in quanto la delinquenza giovanile si origina, generalmente, all’interno di un gruppo ed è rafforzata dalla presenza di coetanei devianti e magari anche da un ambiente che non censura determinati comportamenti. Le baby gang hanno generalmente finalità distruttive e violente, facilitate anche dalla deresponsabilizzazione tra i membri del gruppo perché attraverso questo processo non si ha una chiara valutazione delle conseguenze delle proprie azioni. Una delle principali emergenze della delinquenza minorile è quella relativa al coinvolgimento di minori nelle diverse forme di microcriminalità come per esempio lo spaccio della droga o furti. La carriera delinquenziale minorile è correlata, anche in modo significativo, alla dispersione scolastica. L’età di esordio della condotta delinquenziale rappresenta uno dei principali fattori di rischio, per cui più precoce sarà l’insorgenza maggiore sarà il rischio di sviluppare un disturbo del comportamento conclamato in epoche successive o di personalità antisociale. Tra le espressioni con cui si possono manifestare i comportamenti violenti in adolescenza troviamo: quella rivolta contro i beni (vandalismo), contro le persone (knockout), gli animali, sessuale e di genere che include le forme di violenza presenti all’interno delle coppie di adolescenti, che possono rappresentare i segnali precoci del femminicidio. La violenza agita contro i beni è la più frequente durante il periodo adolescenziale e molto spesso, non è giustificata da nessun apparente motivo. Il vandalismo è quasi sempre compiuto da una banda, spesso dopo aver assunto alcol o droghe. I ragazzi sferrano il loro attacco contro lampioni, cartelli stradali, panchine dei parchi, cabine telefoniche, ma anche contro beni appartenenti a privati, auto parcheggiate e cantieri edili. La piromania invece consiste nel dare fuoco a oggetti, macchine, e quant’altro si possa trovare per strada. La violenza verbale e/o fisica contro le persone può essere (Manca e Mascia, 2006): Intra-familiare in quanto è indirizzata ai propri familiari, genitori, fratelli, con i quali si affrontano violente litigate. Un dato importane è che questa forma di violenza è sottovalutata perché nella maggior parte dei casi, i familiari non denunciano l’accaduto anche se è estremamente diffusa e i genitori molto spesso sono esasperati, impauriti e non sanno come gestire tali situazioni. Extra-familiare perché si manifesta fuori delle mura domestiche ed è indirizzata contro coetanei, compagni di scuola, animali, semplici conoscenti, o passanti, a cui vengono diretti soprusi, angherie, violenze verbali e fisiche. Il Knockout è una forma di violenza contro le persone e rappresenta un fenomeno molto diffuso tra i giovani. La parola deriva da una termine utilizzato soprattutto nel pugilato che significa “stendere © M. Manca - Convegno "Supereroi fragili. Adolescenti a scuola tra vecchi e nuovi disagi" - 24 e 25 ottobre 2014 al tappeto per ko”. Il knockout infatti è quel comportamento per cui una persona stende con un pugno secco un'altra persona. La gravità del gesto sta nel fatto che il tutto NON accade su un ring o all'interno di una palestra, ma può avvenire in qualsiasi posto: per strada, dentro un locale pubblico, negli autobus, nella metro e la persona individuata come “bersaglio” può essere chiunque, uomo o donna (Manca, 2014a). Un altro aspetto da approfondire perché molto diffuso e molto grave soprattutto in termini prognostici è la prevaricazione e violenza all’interno delle coppie dei più giovani. Purtroppo l’instabilità di coppia, la prevaricazione, la violenza, può manifestarsi fin dal primo innamoramento, fin dalle prime relazioni sentimentali, anche tra i più piccoli e lasciare segni indelebili in una fase in cui si crede ancora nelle “favole” e nell’amore. A volte capita che quando il rapporto inizia a stringersi cambino le cose perché aumenta la gelosia, iniziano a esserci problemi di varia natura e aumentano le litigate. Possono verificarsi una serie di allusioni di non dire la verità ed emerge il sospetto che si sentano anche altre persone per cui arriva il controllo del telefono e dei social network con richiesta di password e screenshot. Bisogna stare attenti anche agli scatti d’ira che troppo spesso si tende a giustificare con nervosismo magari dovuto a discussioni con i genitori o problemi a scuola, con gli insegnanti o per brutti voti ottenuti a interrogazioni e/o compiti in classe (Manca 2014b). Come si arriva a diventare devianti e violenti? I fattori di rischio specifici sottostanti i comportamenti antisociali riguardano innanzitutto fattori temperamentali e biologici. Il contesto socio-culturale in cui il ragazzo vive è molto importante: infatti, in genere, si tratta di famiglie per lo più disagiate, e con un livello socio-economico piuttosto basso (Cerutti e Manca, 2008). Spesso le ragioni che generano un comportamento deviante trovano fondamento in un deficitario processo di socializzazione dell'individuo e in tutti quei fenomeni di "apprendimento" diretto (famiglia) o indiretto (ambiente). Il rifiuto sociale, l’isolamento e l’aggressività sono i tre indici di difficoltà socio-relazionali che vengono individuati come possibili predittori di tre differenti esiti disadattivi: l’abbandono scolastico, la criminalità e i problemi psicopatologici gravi (Coie et al., 1995). Un altro fattore di rischio per lo sviluppo di tale condotta è dato dal crescere in un ambiente socioeconomico disagiato, in cui i conflitti intra-familiari sono molto frequenti, i rapporti tra i membri della famiglia sono violenti e lo stile educativo genitoriale è troppo rigido e autoritario. © M. Manca - Convegno "Supereroi fragili. Adolescenti a scuola tra vecchi e nuovi disagi" - 24 e 25 ottobre 2014 Bibliografia Blos P. (1971), L’adolescenza. Una interpretazione psicoanalitica. Franco Angeli, Milano. Cerutti R., Manca M. (2008). I comportamenti aggressivi. Percorsi evolutivi e rischio psicopatologico. Nuova edizione. Kappa, Roma. Coie J.D., Terry R., Lenox K., Lochman J., Hyman C. (1995). Childhood peer rejection and aggression as predicators of stable patterns of adolescent disorder. Development and Psychopathology, 7:697-713. Manca M. (2014a). Un gioco in un pugno…..il Konckout. In Aggressività e Devianza, www.adolescienza.it Manca M. (2014b). Dall’amore alla violenza. In Aggressività e Devianza, www.adolescienza.it Manca M., Mascia I. (a cura di) (2006). Devianza e criminalità in adolescenza. Experta, Forlì. Moffitt T.E. (1993). Adolescence-limited and life-course-persistent antisocial behavior: A developmental taxonomy. Psychological Review, 100(4):674-701. Vallario L., Giorni R., Martorelli M., Cozzi M. (2005). Il rito del rischio nell’adolescenza, Magi, Roma.