Paolo Pasquini costruttore

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Paolo Pasquini costruttore
Paolo Pasquini, costruttore.
A cura di Andrea Pavone Coppola
Paolo Pasquini nasce a Bologna il 21/10/1946.
Nonostante legami successivi con la Svizzera, decide di lavorare in questa città.
Fin da piccolo disegna automobili dalle forme futuribili e originali.
Iscritto alla facoltà di Architettura di Firenze, non si laurea nonostante gli manchino pochi esami.
Infatti trova nella sua attività di ideatore e costruttore di oggetti e veicoli originali, soddisfazioni
professionali che lo portano ad occuparsi totalmente a questa occupazione.
Nasce lo Studio Paolo Pasquini a Bologna.
Le sue idee trascinano le persone che lo circondano. Escogita geniali soluzioni in ogni cosa che
analizza ma spesso è la sua rivoluzionaria organizzazione che spiazza gli interlocutori.
Il primo progetto di vetturetta elettrica è il "Log" realizzato nel 1971/72 per Lavezzari a Varzi. È
una vettura semplice e rivoluzionaria per i contenuti tecnici ma la direzione della Lawil ritiene che i
tempi non siano maturi per la mobilità
elettrica.
Nel 1972 progetta e costruisce il “Barilotto”, congegno per scorrimento e chiusura vetri scorrevoli,
per veicoli della Lawil e per veicoli movimento terra. Il barilotto verrà riconosciuto dal mercato
come oggetto funzionale e robusto, dal rapporto qualità/costo assolutamente competitivo, Ad
oggi, ancora in produzione, ne sono stati prodotti oltre 10.000.000 di esemplari.
Nel contempo progetta e costruisce il TAXI elettrico.
Fallita la produzione del "Log" ripiega” allora ,nel 1978, sulla Valentine, vettura tre posti tre ruote
con motore Piaggio che ha in se notevoli doti dinamiche ed economiche.
La vetturetta supera i test ed è omologata.
Viene presentata al salone dell'auto di Torino nello stesso anno ed è oggetto di ammirazione da
parte dell'Avvocato Gianni Agnelli che si complimenta con Pasquini.
A bordo di essa Pasquini va a Parigi. Il consenso è buono ma la commercializzazione non prende
avvio, anche perché Pasquini, dal 1979, decide di darsi anima e corpo al progetto BOXEL, credendo
ciecamente alla mobilità elettrica ricolta esclusivamente ai centri urbani.
Il BOXEL (scatola elettrica), dalla forma di continer con le ruote, è una vettura modulare elettrica,
nata per uso lavoro nei centri urbani.
La commercializzazione di auto elettriche pare più vicina per tale utilizzo rispetto a quello privato.
Pasquini ha a cuore l’ecologia, quando ancora pochi ne sentono la necessità.
Nel 1984 nasce il prototipo che da lui viene collaudato per le strade di Bologna e anche in viaggi
mediamente lunghi come da Bologna a Chianciano Terme. Il veicolo risponde perfettamente al
tipo di utilizzo per il quale è stato progettato. Ha in se diverse innovazioni, come le batterie
velocemente estraibili, che lo rendono veicolo senza diversi limiti posti dalla propulsione elettrica.
Tali caratteristiche lo rendono molto competitivo nelle competizioni di endurance che nei primi
anni ’80 vengono svolte in Francia, Svizzera, spesso unico italiano in gara, cogliendo lusinghieri
successi per la sua economia, e successivamente in Italia.
Tre posti in cabina e 500 chili di portata sono valori non raggiunti dalla maggior parte di veicoli di
tali dimensioni: lung. 3.00, larg. 150 alt. 1.80, con un’autonomia di oltre 100 chilometri pur
adottando batterie strettamente convenzionali.
Tutti dati che lo pongono all’attenzione degli operatori dell’industria e della politica bolognese.
Infatti Pasquini, con questo veicolo, convince facilmente l’Assessore al Traffico Sassi, ad ottenere
un finanziamento (£ 25.000.000) per la produzione di veicoli per le “Municipalizzate”.
La vettura supera agevolmente i test di omologazione e diviene la prima vettura italiana trasporto
merci originale omologata dal dopoguerra. Probabilmente la prima in Europa se non al mondo.
Parallelamente decide di costruire due prototipi da competizione per gare di velocità, derivate da
una costola del Boxel: il telaio secondario che contiene differenziale, semiassi, sospensioni,
motore, sterzo ed elettronica, viene utilizzato sia all’avantreno che al retrotreno di un telaio
progettato dallo stesso Pasquini e realizzato da Verlicchi, creando così la vettura a quattro ruote
motrici, quattro ruote sterzanti, la P 488. Le sospensioni non sono di tipo”corsaiolo”, infatti nasce
con il progetto di diventare anch’essa vettura omologata per una piccola produzione, ma ha un
equilibrio eccezionale che la porta subito ai vertici delle classifiche di velocità su circuito e
nell’endurance.
È l’unico, a presentare un vettura totalmente originale e non derivata dalla serie.
È il primo al mondo a portare una vettura del genere in competizione. Il futuro dirà che aveva
ragione.
Con il Green Turtle Team, fondato da lui, Massimo Osti, Maurizio Rovinetti e Gianni Garuti, tra le
varie competizioni internazionali, nel 1989 partecipa al 1°Gran Premio 4e (Elettricità-EcologiaEconomia- Europa) del Motorshow di Bologna, pilotata da Andrea Pavone e vince.
Con Pavone vince anche l’anno successivo la prima prova del primo campionato italiano open per
vetture elettrosolari a Bologna, Giardini Margherita. La seconda vettura, condotta da Luigi
Menegatto, giunge 5^.
È un momento magico per lo Studio Paolo Pasquini che, pur con esigue risorse, nel capannone di
via Olmetola, a Bologna, produce i primi quattro veicoli destinati a Enea e Sip.
Ora la vera e propria industrializzazione deve avvenire da una terza entità.
Sarema (Sassoli) prima e successivamente Grazia, producono oltre 200 esemplari negli 11
allestimenti progettati da Pasquini. In quel periodo il Boxel è la vettura elettrica più richiesta in
Italia, e anche dall’estero si interessano al progetto.
Pasquini progetta il “treno” Boxel come utilizzo nei centri storici al posto degli ingombranti bus.
Una soluzione che risolverebbe problemi di mobilità nei centri urbani mediovali.
Le diverse volontà politiche e industriali, votate più al petrolio che all’elettrico, la produzione e
commercializzazione che non paiono all’altezza, decretano però la fine del progetto Boxel.
Nel 1995 fonda a Mendrisio (Svizzera), insieme alla moglie France Jossen, “ETA” per la
commercializzazione di veicoli elettrici.
Le Poste svizzere gli commissionano e ricevono tre Boxel.
Continua incessante a ideare oggetti e vetture originali, registrando marchi e brevetti industriali.
Tra questi il “Barilotto” blocca porte oggi prodotto in Italia ed esportato al Nord Europa.
Nel 2000 la collaborazione a Maggiora frutta la conversione del Porter Piaggio in veicolo elettrico
con batterie a cambio rapido e il MiniMag, micro vettura elettrica dall'insolita apertura porte che,
come molte creazioni di Pasquini, non invade spazi all'apertura.
Con Venieri progetta e costruisce un prototipo di Scavatrice Elettrica ET 400, TERNA movimento
terra destinato a zone scarsamente ventilate e aride che ottiene grandi interessi.
In collaborazione con l’ A.S.P.O progetta e costruisce il prototipo RAMseS, camionetta trattore
inizialmente destinata a zone scarsamente ventilate e aride. Il prototipo vince la sfida con il
trattore convenzionale. Dal Libano chiedono a Pasquini altri progetti per il trasposto di persone.
Molte sono le idee originali ma la malattia ne rallenta fortemente la realizzazione.
Riacquisisce il marchio BOXEL e, visti gli interessi crescenti dati dalla maggiore sensibilizzazione al
riguardo i problemi urbani, pensa ad aggiornamenti del veicolo e un’industrializzazione innovativa
basata sulla cooperazione dei vari fornitori assieme agli investitori e, ovviamente, al Pubblico.
Il 16 marzo 2011 muore all’ospedale Bellaria.