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IL SOGNO
di Marilena Nepita
OPERA TEATRALE
Marilena Nepita
Il Sogno
Costa Rei, Cagliari, agosto 2009
IL SOGNO
di Marilena Nepita
OPERA TEATRALE
Tutti i diritti letterari di quest’opera sono di esclusiva proprietà dell’autore.
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Marilena Nepita
Il Sogno
Personaggi:
DEBORAH: la ragazza protagonista
SILVIA: la madre di Deborah
ANTONIO: il padre di Deborah
FRANCESCO: il fratello di Deborah
GINEVRA: zia di Deborah
ANTONELLA: amica di Deborah
GIUSY: amica di Deborah
GIOVANNI, MARCO, DANIELE: amici di Deborah
DAVID: il ragazzo di Deborah
MARCELLO: il secondo ragazzo di Deborah
GIORGIO E FILIPPO: amici di Marcello
MINGHETTI: un politico importante
TITO: il direttore del supermercato dove lavora Deborah
LELLA: amante di Tito e collega di Deborah
SONIA: capoufficio di Lella
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Marilena Nepita
Il Sogno
CAPITOLO 1
Deborah è al mare con le sue amiche, sono sedute vicino al
bagnasciuga.
Deborah: Che bello guardare il mare con le sue piccole ondine
che sbattono sulla spiaggia; sentire il rumore delle onde. Abbiamo
fatto proprio bene a venire al mare oggi pomeriggio.
Antonella: a essere sincera avrei preferito andare al Quicky. Oggi
c’era Dody con la sua musica strepitosa. E poi lui è un figo della
madonna. Sarei stata lì a guardarlo per ore, altro che guardare le
ondine del mare. Deborah mi meraviglio di te, mi muori qui sulla
spiaggia per due ondine fresche!
Giusy: anch’io preferisco stare qui piuttosto che al Quicky. La
musica mi stordisce, è troppo alta. Quello che però mi da fastidio
del mare è questa sabbia che ti si infila dappertutto. Beati i ricchi
che possono permettersi una bella barca. Niente sabbia, nessun
negro che ti vuole vendere quelle cazzate strepitose! Adesso ci
sono pure i cinesi che ti vogliono fare i massaggi!!
Deborah: che noia che siete. Non vi va bene niente! Siamo qui al
mare, tranquille tra di noi e voi pensate ai negri, ai cinesi.
Antonella: ecco brava, hai detto la parola giusta: siamo qui tra di
noi. Tre sfigate senza nessuno. Invece al Quicky c’è un casino di
gente. E poi avrei potuto incontrare Ale, magari oggi pomeriggio è
al Quicky.
Giusy: tanto anche se ci fosse stato Ale…non è finita tra di voi?
Antonella: l’ho mollato. Mi ha stancato.
Giusy: è allora cosa ti frega di sapere se è al Quicky?
Antonella: non mi frega niente di lui. Volevo solo vedere se ne
aveva trovata un’altra.
Deborah: prima o poi la troverà un’altra.
Antonella: e a te di David non importa? Cosa gli hai detto per oggi
pomeriggio?
Deborah: la verità. Semplicemente, che venivo al mare con voi
due.
Giusy: e lui? Non si è incazzato?
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Deborah: perché dovrebbe? Non sto facendo nulla di male. Mi
piace uscire con le amiche ogni tanto. Anche lui esce con gli
amici.
Giusy: Secondo me quando torni ti fa una scenata di gelosia.
Vedrai!
Antonella: se te la fa, mollalo. E poi per che cosa? Per una
giornata al mare. Che noia. Guarda là c’è un bar. Andiamo a
prendere qualcosa. Mi sono stancata di stare qui.
Deborah: siamo appena arrivate. Aspetta, andiamoci tra un
pochino. Che palle che se!. Non puoi stare ferma un minuto.
Antonella: sai che bello stare qui! Come i vecchi. Mi ricordo mia
nonna che andava al mare e con la sedia si piazzava sulla riva,
proprio come noi oggi.
Deborah: tua nonna?
Antonella: mia nonna. Non te la ricordi? Aveva le gambe tutte
bianche e si alzava il vestito per prendere il sole. In testa aveva
un cappello e stava lì, immobile, a fissare il mare e le persone che
passavano sulla riva. Proprio come noi. Uguale.
Deborah: voglio stare ancora un po’ qui. Voglio prendere un po’ di
colore, sono così bianca.
Antonella: Così domani ti vede Tito tutta abbronzata e ti allunga
ancora le mani. Stai attenta.
Deborah: ci ho già fatto capire che non mi interessa. Brutto
maiale. Cosa vuole? Perché è il direttore del supermercato crede
di poter fare quello che vuole.
Giusy: strano che non ti ha lasciato a casa. Mi ha raccontato una
mia amica che a una tipa che conosceva l’ha licenziata. Ha detto
che rubava, ma non era vero. Lei non c’era stata. Che maiale.
Deborah: si deve inventare un’altra scusa, perché io non ho mai
rubato.
Antonella: se vuole se ne inventa un’altra.
Giusy: vedrai, quel maiale ti farà stare sempre alla cassa. Invece
quella tua amica che faceva la cassiera ora la vedo in ufficio.
Come mai? E’ stata promossa? Era brava?
Deborah: Chi? La Lella?
Giusy: si, certo, la Lella.
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Deborah: non so se ci è andata a letto con lui. Però un giorno
l’abbiamo vista andare in ufficio. Ci ha detto che era stata
promossa, perché dopo un po’ di tempo che sei lì, se sei brava, ti
promuovono e ti mandano in ufficio. Ha detto che cercavano
un’impiegata e lei aveva il diploma…
Giusy: anche tu hai il diploma.
Deborah: ma la Lella è venuta prima di me.
Giusy: non ci credo, Deborah, scusa se te lo dico, ma non ci
credo. Anche tu me lo hai detto un sacco di volte che Tito andava
da lei e si strusciava addosso. E poi durante le pause? Lei
andava di sopra in ufficio, a fare che cosa?
Deborah: lo so, io pensavo che la Lella non aveva il coraggio di
dirgli di no. Si dispiaceva. Quando andava di sopra durante le
pause e poi tornava aveva sempre le guance rosse.
Antonella: Deborah svegliati. A volte mi sembri che vivi nel mondo
dei sogni. Altro che dispiacersi, altro che non aveva il coraggio.
Quella lì aveva capito tutto ed è finita in ufficio. Invece tu sei
ancora lì alle casse.
Deborah: quindi secondo te sarei dovuta andare anch’io con Tito?
No, mi dispiace, piuttosto sto alle casse tutta la vita, ma con quel
maiale non ci vado. E poi io non voglio restare in quel
supermercato. Appena trovo qualche cosa di meglio me ne vado.
E vaffanculo Tito.( E fa il famoso gesto dell’ombrello con il
braccio).
Giusy: Smettiamola di dire cazzate e andiamo a bere qualcosa in
quel bar.
Si alzano e si dirigono al bar. Arrivati al bar incontrano David, il
ragazzo di Deborah con gli amici: Marco, Daniele e Giovanni
seduti ad un tavolino.
Deborah e le sue amiche si avvicinano.
Deborah: ciao, cosa fate qui?
Antonella: sei venuto a controllare Deborah? Credevi ti avesse
mentito? Pensavi fosse con un altro?
David: scherzi? Sono qui con i miei amici. Passavamo di qua, ci è
venuta sete e siamo arrivati in questo bar sulla spiaggia. Cos’è
vietato stare qui? Non lo sapevo che c’eravate voi.
Marco: perché se lo sapevamo non ci venivamo per niente.
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Giusy: va beh dai ci crediamo.
Si siedono con loro al tavolo.
Antonella: stavamo parlando con Deborah della sua amica Lella
che se l’è fatta con il Direttore del supermercato ed ora è
diventata impiegata.
Deborah: a parte che la Lella non è mia amica…lavoriamo
insieme e basta e poi non so se è vero quello che dici.
Antonella: Marco secondo te una che si struscia con il direttore e
poi dall’oggi al domani passa da cassiera ad impiegata?
Marco: ha fatto bene, secondo me. Ma che gli frega. Guarda che
è tutto normale. Se vuoi fare carriera, se vuoi diventare qualcuno
devi fare così. E’ pacifico, non c’è niente da scandalizzarsi.
David: certo, cosa credi che tutte quelle veline, siano andate in
televisione perché erano brave? Perché l’avranno data a
qualcuno.
Antonella: quindi se la Lella ha fatto bene, vuol dire che Deborah
sbaglia a non darla via al Direttore? Rivolgendosi a David con
sarcasmo.
David: ma che c’entra. Deborah sta con me.
Antonella: magari pure la Lella stava con qualcuno. Deborah con
chi stava la Lella?
Deborah: non lo so. E comunque io con il direttore non ci vado.
Marco: non ci vai perché stai con David oppure perché non ti
piace il Direttore?
Deborah: perché sto con David e comunque anche se non stessi
con David non andrei mai con un uomo se non lo amo.
Antonella: uffa che esagerata. Amore, amore, ma che c’entra
l’amore con il lavoro, la carriera, il successo. Per far carriera devi
darla via, ma questo non significa che lo devi amare. Poi ne trovi
un altro e lo ami.
Giovanni: quindi se ho capito bene, secondo te Antonella,
Deborah può stare benissimo con David perché lo ama e andare
a letto con il direttore o con un altro per lavoro?
Antonella: certo. Che c’è di male. Guarda che adesso c’è la
parità.
Tutti i maschi si alzano dallo schienale della sedia ed in coro con
aria incuriosita: La parità?
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Antonella: avete capito bene, la parità. Prima queste cose le
facevano solo gli uomini. Ora le fanno anche le donne.
Tutti gli uomini, sempre in coro e ancora con la schiena non
appoggiata alle sedie: Ma quali cose?
Antonella: avere la moglie e le amanti o peggio andare con le
prostitute.
Tutti i maschi si siedono rilassati e dicono, sempre in coro: ma
cosa c’entrano le prostitute?
Antonella: eccome se c’entrano. Nel passato gli uomini avevano
la moglie, quella che volevano bene e con la quale facevano i
figli. Poi se avevano i soldi si facevano un amante oppure se ne
avevano pochi andavano con le prostitute. L’amore da una parte
e il resto dall’altro. Proprio come fanno le donne ora: l’uomo che
ami da una parte e il lavoro dall’altra.
Deborah: io comunque non la penso così. Sarò ancora indietro,
ma io con un uomo che non mi piace, non ci vado a letto.
Marco: e fai male. Farai la cassiera tutta la vita.
Deborah: pazienza. Me ne frego.
David guarda Deborah con aria sollevata e si sistema tranquillo
sulla sedia.
Giusy: invece io penso che non sia proprio così, o almeno non sia
così per tutti. O meglio per tutte. Gli uomini ci provano, si sa, poi
sta alla donna dire di no o di sì. Come nei concorsi di bellezza. Io
sono andata una volta. Magari se passavo mi avrebbero offerto di
andare a letto con qualcuno, ma io avrei rifiutato.
Marco: e difatti sei qua. Che ne sai del perché non sei passata?
Magari non sei passata, perché non conoscevi la persona giusta.
Giovanni: magari invece era un concorso vero e non sei passata
perché non sei carina!! E si mette a ridere di gusto, seguito da
tutti i maschi.
Antonella: sei il solito stronzo, Giovanni. Giusy non dargli retta, è
scemo.
Giovanni: visto che vi credete così figh,e perché non lo rifate un
concorso, magari questa volta vi va bene. E se vi eliminano
potete sempre dire che era truccato, che vi hanno chiesto di
andare a letto con questo o con quello e che non avete accettato.
E ride sghignazzando.
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Antonella: Senti un po’, io non ho paura di fare un concorso di
bellezza. Ho le misure giuste. Guarda. Così dicendo si alza in
piedi e si mette in mostra.
Giovanni: mah se lo dici tu. Hai le gambe storte, di reggiseno
c’hai la prima, ma dove vuoi andare?
Antonella: non sei tu che devi giudicare. Lascia fare a dei giudici
veri. Ad esempio, quel programma di musica dove sono usciti un
sacco di cantanti che hanno fatto successo..se era truccato e i
cantanti non erano bravi perché la gente invece ha comprato i
dischi?
Marco: cara non si vendono i dischi, ci sono i CD, aggiornati.
Giusy: smettetela. Anch’io vorrei farlo un concorso per vedere
come sono. Magari poi faccio successo e se vinco voglio fare
l’attrice.
Marco: guarda che devi studiare per fare l’attrice. Non è che
basta uscire con la sufficienza come sei uscita te. Se vuoi fare
l’attrice e non sei brava, allora sì che devi darla via.
Tutti i maschi ridono.
Antonella: se vinco un concorso di bellezza, vorrei fare la
cantante. Farei i concerti in tutt’Italia, anzi in tutto il mondo.
Pensate…andrei a New York, Parigi, Londra. Per strada tutti mi
chiederebbero l’autografo, mi comprerei un sacco di vestiti tutti
rigorosamente firmati. Niente più outlet, andrei solo nei negozi
veri, autentici. E tu Deborah cosa faresti se vincessi un concorso
di bellezza?
Deborah: non ci ho mai pensato. Però mi piacerebbe andare in
televisione, fare la presentatrice.
Giovanni: la valletta? La velina?
Deborah: beh, se mi offrissero di fare la velina, la farei. Non c’è
niente di male. E poi conosci un sacco di persone, andrei a tutte
le feste dove ci sono le persone importanti, quelle che contano.
Giovanni: guarda che per andare a quelle feste devi stare con
qualcuno, altrimenti chi ti invita?
Marco: devi darla via anche lì! E tutti ridono di nuovo.
Giovanni: comunque ragazze se avete così voglia di provarci, c’è
una selezione per uno spettacolo nuovo che vogliono fare alla
televisione. Mi sembra che si chiami: Le donne siamo noi. Non
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sono sicuro del nome, ma tanto che importanza ha! Mi sembra
che sia Giovedì alla discoteca Quicky. Andateci e vedete un po’.
Poi se diventate famose fateci sapere. Occhio David! Ma la
manderesti Deborah a fare una selezione?
David con aria di sufficienza: per me, se vuole andare non ci sono
problemi.
Antonella: dai andiamoci, che ci frega? Proviamo. Metti che
diventiamo famose? Deborah, alla Lella ed al tuo direttore del
supermercato ci faresti venire un invidia…
Giusy: dopo, quando torniamo a casa passiamo dal Quicyk e
vediamo il giorno esatto. Ci voglio provare anch’io.
Antonella: Deborah non fare la timida, David ti ha detto che puoi
farlo. Vieni anche te.
Deborah: non è che perché me lo ha detto David lo faccio. Lo
faccio se mi va di farlo.
Antonella e Giusy si alzano.
Marco: beh? Non è che lo fanno ora! Ve ne andate?
Giusy: mi sono stancata di stare qui, voglio tornare a casa. Vieni
con noi Deborah?
Deborah: vengo anch’io.Ciao David, ciao a tutti.
Le ragazze salutano e si allontanano. Parlano della selezione e
convincono Deborah ad unirsi a loro.
Passano dal Quicky e prendono nota della data decidendo di
iscriversi alla selezione tutte e tre.
CAPITOLO II
Casa di Deborah, ora di cena. Sono seduti al tavolo il padre, il
fratello e la madre di Deborah oltre che Deborah stessa. La
televisione è accesa e sta andando in onda il telegiornale.
Deborah: mamma, lo sai che sono passata alla selezione per il
programma televisivo LE DONNE SIAMO NOI?
Silvia: quale selezione?
Deborah: non te l’ho detto?
Antonio: potete stare zitte un attimo che voglio sentire il
telegiornale?
Francesco: cos’è questa storia della selezione?
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Deborah: stanno cercando delle ragazze per un programma
televisivo che si intitola LE DONNE SIAMO NOI.
Francesco: e ti hanno preso?
Deborah: beh preso non direi. Stanno facendo le preselezioni ed
io sono passata dalle preselezioni alle selezioni.
Francesco: e dopo le selezioni cosa devi passare, le
superselezioni?
Antonio: allora volete tacere per favore?
Silvia: possibile che non ti interessa quello che fa tua figlia?
Antonio: ho chiesto solo un attimo di silenzio.
Silvia: raccontami. Sei andata ad iscriverti e perché non me lo hai
detto?
Deborah: mamma non te l’ho detto, perché non sapevo come
andava a finire. E’ stato così per gioco. Ci siamo iscritte io, la
Giusy e l’Antonella. Pensa che sono passata solo io.
Francesco: era una selezione truccata, quindi.
Deborah: smettila. Mi dispiace un casino per la Giusy e
l’Antonella. Avrei voluto che passassero anche loro.
Silvia: ma cosa ti hanno chiesto? Come è stata questa selezione?
Deborah: ma niente di particolare. Mi hanno fatto un primo
colloquio dove mi hanno chiesto gli studi che avevo fatto, cosa
volevo fare nella vita, cosa facevo ora e cose così. Poi al secondo
colloquio mi hanno fatto indossare un vestito e delle scarpe con i
tacchi.
Silvia con aria preoccupata: e poi?
Deborah: e poi niente mamma. Mi hanno fatto camminare avanti
e indietro. Mi hanno chiesto di cantare una canzone che
conoscevo e poi basta.
Francesco: e che canzone hai cantato? Heidi? E ride.
Antonio: va bene, ho capito. Questa sera il telegiornale non si
riesce a sentire. Che cos’è questa storia della selezione? Dove
sei andata? Hai cantato? Ma sei capace di cantare? Non lo
sapevo.
Silvia: come puoi sapere se non ti interessa mai quello che fanno
i tuoi figli e ti preoccupi solo del telegiornale.
Antonio: mamma mia che pesante che sei. Per una sera che
volevo sentire una notizia interessante! E sbuffa.
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Francesco: Ha ragione il papà. Dobbiamo stare qui a sentire le
cazzate che fa Deborah! Ridacchiando. Vuole fare la velina,
l’attrice…andare in televisione.
Deborah: e allora? Cosa c’è di male? Sempre meglio che fare lo
studente fallito come te. Sono già due anni che ti sei fatto
bocciare e pure di non andare a lavorare chissà quante volte ti
farai ancora bocciare.
Francesco: in tono ironico sempre meglio che lavorare in quel
supermercato a fare la cassiera. Sai che orgoglio! Un diploma
buttato al vento. Non c’era bisogno di studiare cinque anni per
fare la cassiera. D'altronde si vede che non sai fare altro. O
scusami, adesso farai l’attrice!
Silvia: Francesco smettila. Possibile che devi sempre parlare in
questo modo! Deborah dimmi e ora che cosa devi fare?
Deborah: mi hanno detto che devo presentarmi Giovedì sera per
le selezioni. Devo portare un vestito, un bikini e..
Francesco: devi fare il bagno? Lo sanno che non sai nuotare? E
ride divertito.
Silvia: devi sfilare in costume?
Deborah: si, penso di si.
Antonio: che cazzate. Possibile che non hai meglio da fare?
Silvia: che male c’è? Tante ragazze fanno i concorsi di bellezza o
le selezioni per lavorare in televisione. E’ ovvio che cercano delle
ragazze belle, ma che hanno anche il cervello.
Francesco: vedi mamma, allora non cercano lei.
Deborah: sei bello tu. Sempre a criticare quello che fanno gli altri.
Guardati un po’ te. E si alza dalla tavola scocciata per dirigersi in
camera sua.
Antonio: finalmente un po’ di pace. Fatemi vedere almeno la fine
del telegiornale.
Silvia si alza e segue la figlia in camera.
Silvia: sono contenta che ti sei iscritta. Sei bella, sei magra,
perché non provare? Che male c’è? Pensa se passi e vai a
lavorare in televisione. Tutte le mie amiche sarebbero invidiose:
una figlia
famosa. E poi pensa a quanti soldi potresti
guadagnare..altro che fare la cassiera, altro che andare
all’Università. E poi hai anche un diploma! Cosa vogliono di più!
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Si sente suonare il campanello della porta. Entra Ginevra e viene
messa al corrente da Francesco della novità su Deborah.
Ginevra: ciao a tutti. Cos’è questa novità che mi ha raccontato
Francesco? Deborah vuoi fare l’attrice? Ti sei iscritta a qualche
scuola di recitazione?
Deborah: io? Chi ti ha detto questo? Mi sono iscritta ad una
selezione per un programma televisivo e sono passata.
Ginevra: scusa, ma Francesco mi aveva detto che volevi fare
l’attrice e io ho pensato ad una scuola di recitazione. Meglio così,
perché è tempo perso andare a scuola di recitazione. Cosa ci
vuole per fare l’attrice? Basta essere belle e fatte bene. Proprio
come te. E quindi? Cosa devi fare adesso?
Deborah: devo fare un altro provino in costume.
Si sente suonare alla porta di ingresso. Entrano Giusy, Antonella,
David. Si dirigono tutti nella camera di Deborah.
Antonella: avete saputo? Deborah è passata. Sei tutte noi, dai,
siamo con te. Devi farcela! E alza tutte e due le mani in alto con
aria di incitamento.
Giusy: Che figata, Deborah. Sai che siete passate solo in trenta
su centocinquanta? Ti ricorderai di noi quando sarai famosa?
Antonella: Deborah se non ci guarderai più sei una stronza
davvero, perché sono stata io a dirti della selezione. Pensa che
bello...sarai ricca e famosa. Ti inviteranno a tutte le feste, avrai un
sacco di uomini ai tuoi piedi. Poi capendo di aver fatto una gaffes
guarda David.
Antonella: oh scusa David, non volevo dire niente. Solo che sarà
inevitabile che una donna famosa abbia un sacco di uomini
intorno! Però lei non ti lascerà, vero? Piuttosto che stare con uno
ricco e famoso che d’estate la porta sul suo yacht in Sardegna,
resterà con te, ne sono sicura. E’ vero! Ricordate quello che ha
detto l’altro giorno? Che lei crede nell’amore. Mai e poi mai con
un uomo che non ama.
Deborah: smettila Antonella. Non esagerare. Sono solo passata
ad una preselezione. Magari potessi andare avanti. Figurati se
passo io, che non ho raccomandazioni! E poi ci sono un sacco di
ragazze molto più carine di me.
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Ginevra: scherzi? Più carine di te? Non c’è nessuna più carina di
mia nipote. Ma ti sei guardata allo specchio? Sei perfetta. Certo
se continui a vestirti con i jeans, le scarpe da tennis e quelle
magliette insignificant…i chi vuoi che ti noti? Però mi hai detto
che devi andare a fare la selezione in bikini. Ce l’hai un costume
carino?
David: in costume da bagno? Con aria preoccupata.
Antonella: in costume da bagno. Pensavi che andasse con il
burka?
Deborah: che male c’è. Non sono nuda.
David: ci manca poco, però.
Ginevra: ci manca che ora tu le impedisci di andare, perché deve
mettersi in bikini! E lo guarda indignata.
Silvia: David è logico che se deve fare una selezione, deve
presentarsi con i vestiti che chiedono loro, sarà stato il regista a
deciderlo.
Deborah: David non ti preoccupare, tanto mi eliminano subito,
vedrai.
David: e se ti chiedessero di spogliarti?
Antonella: sai quante attrici si sono spogliate. E’ normale nel
mestiere di attrice. E’ lavoro, punto e basta.
Giusy: e le modelle? Sfilano tutte nude.
Ginevra: saresti ricca e famosa. David non fare il geloso. Avresti
da guadagnarci anche tu. Ti farebbe fare la bella vita: case,
barche, vacanze. E la tua zia la inviteresti qualche volta sul tuo
yacht? Chiede ridendo.
Deborah: speriamo solo di farcela. Poi si vedrà, non voglio
pensarci. Antonella e Giusy aiutatemi a scegliere un costume
decente da portare.
Ginevra: posso restare anch’io? Non vorrei che mia nipote si
presenti con qualche costume antiquato, dei miei tempi, e così
viene eliminata.
Silvia: ragazze, mi raccomando! Mi affido a voi.
Silvia esce dalla stanza soddisfatta, sorridendo.
Il giorno della selezione Deborah deve sfilare sul palcoscenico
della discoteca Quicky alla presenza di un centinaio di persone
con le altre trenta ragazze. La sfilata è finita, le ragazze
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scendono e vanno nei bagni per cambiarsi. Soltanto tra qualche
giorno si sapranno i nomi delle dieci ragazze che avranno
superato la selezione. All’uscita dei bagni Deborah è avvicinata
da un ragazzo alto, abbronzato, in camicia e cravatta.
Marcello: ciao posso presentarmi? Mi chiamo Marcello. Ti ho visto
sfilare, sei brava.
Deborah: grazie. Mi chiamo Deborah.
Marcello: lo so come ti chiami. Mi sono informato. Sei molto
carina. Posso offrirti da bere al bar?
Deborah: va bene.
Si avvicinano al bar della discoteca e bevono.
Marcello: ti piacerebbe lavorare in televisione?
Deborah: certo, altrimenti perché sarei qui? Spero solo di farcela.
Marcello: farò il tifo per te. Anche se solo il tifo non basta. Bisogna
crederci fino in fondo, senza arrendersi mai. Ma tu mi sembri una
tipa in gamba, una tipa giusta.
Deborah: lo spero tanto anch’io.
Marcello: sai, io me ne intendo di queste selezioni. Non è la prima
volta che partecipo.
Deborah: ma sei in giuria?
Marcello: in un certo senso sì. Ho un agenzia di modelle e vengo
a queste selezioni per scoprire volti nuovi, freschi proprio come
te.
Deborah: davvero?
Marcello: partecipare alle selezioni è il primo passo. Poi bisogna
farsi notare, ricordare soprattutto. Come vedi, qui ci sono trenta
ragazze e sicuramente in un’altra discoteca ce ne sono
altrettante. Tutte carine. Come fai ad emergere? Sei bella, sei
fatta bene, hai un bel corpo. Scusa se ti parlo così, ma il mio è
solo un occhio professionale, nient’altro. Come farà il regista a
ricordarsi di te? Una bella tra le belle? Anche se di belle come te
qui ce ne sono poche, però in un’altra discoteca…chissà! E
rimane in silenzio.
Deborah: e quindi secondo te che cosa dovrei fare? Con aria
ingenua e curiosa.
Marcello: ad esempio con un book fotografico. Sai cos’è vero? Un
servizio con le tue foto, ma fatte come si deve, da veri
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professionisti. Un book fotografico da sottoporre ai registi, ai
produttori, per emergere, per fare in modo che si ricordino di te al
momento di scegliere un cast di attori. Credimi è solo così che
puoi sperare in un futuro. Te lo dice uno che ci lavora da parecchi
anni in questo ambiente. Ti lascio il mio biglietto da visita. Vieni a
trovarmi in studio e ti faccio vedere i servizi che ho realizzato per
tante ragazze che ora vedi in televisione. Hanno iniziato anche
loro con una selezione, ma se non avessero fatto un book chi si
sarebbe ricordato di loro?
Deborah: posso venire anche solo per curiosità?
Marcello: certo mi farebbe molto piacere. Non ti preoccupare, non
ti chiedo soldi. Anzi per te potrei anche farlo gratis. Vieni, ti
aspetto.
CAPITOLO III
Deborah si presenta in studio da Marcello. Lui è gentile, le mostra
i book fotografici di varie attrici, alcune famose. Deborah è
entusiasta. Marcello la invita ad uscire insieme quella sera.
Deborah accetta. Marcello la porta in un locale riservato, molto
elegante e ordina champagne.
Marcello le è vicino, la sfiora e le tocca spesso le mani, parlano.
Poi si spengono le luci ed arriva una cantante. L’atmosfera è
calda, Marcello le mette un braccio intorno alle spalle, Deborah
lascia fare. Poi l’accarezza sulle spalle e piano l’avvicina a sé e la
bacia sulla guancia. Deborah lascia fare. Marcello la stringe a sé
e la bacia ancora sulla guancia e poi sulla bocca. Deborah si
lascia andare completamente ed iniziano a baciarsi. Marcello
ordina ancora champagne e lo bevono insieme. Deborah ride
come un’oca, è inebriata, felice. Marcello la accarezza e la bacia
sempre sulla guancia e poi ancora in bocca. Marcello si alza,
prende per mano Deborah ed escono dal locale.
Marcello: non avrei mai immaginato che questa sera finisse così.
Deborah sei bellissima. Hai visto tutti gli uomini come ti
guardavano? Devi assolutamente passare alle selezioni, meriti di
vincere.Sei fantastica.
Deborah: Marcello, neanch’io pensavo che questa sera finisse
così. Pensavo che tu con il lavoro che fai fossi abituato a donne
bellissime ed una come me non te la saresti filata proprio!
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Marcello: scherzi? Io posso fare per te molto, se tu lo vuoi. Hai
talento, lo so. Se vuoi possiamo fare subito un book fotografico.
Deborah: e come faccio a pagartelo?
Marcello: non ti preoccupare con i soldi, quando sarai famosa me
li restituirai. Vedrai che sarà presto.Ti aspetto nei prossimi giorni,
appena ho un buco libero ti chiamo e vieni in studio per farlo.
Deborah: Marcello sono troppo felice. Come farò a ringraziarti?
Marcello: se stai con me non avrai da pentirtene. So rendere felici
le donne. Ti va di salire da me a bere qualcosa?
Deborah: si va bene, andiamo.
Il giorno dopo al supermercato si avvicina a Deborah Tito, il
direttore.
Tito: e brava la nostra Deborah! Con aria ironica. Non dice niente
a nessuno e guarda cosa ti combina! Zitta, zitta, partecipa ad un
concorso e lo vince pure. Brava. Complimenti, ma io lo sapevo
che hai della stoffa, l’ho sempre saputo.
Deborah: non capisco, a cosa si riferisce?
Tito: su non fare la modesta. L’ho saputo che sei arrivata nelle
prime trenta finaliste per un programma televisivo.
Deborah: come ha fatto a saperlo?
Tito: cara la mia Deborah, il mondo è piccolo. A proposito ho
bisogno di parlarti. Finito il tuo turno vieni di sopra in ufficio, ti
aspetto.
Deborah è sconcertata. Finito il turno, sale in ufficio e si trova
davanti la sua collega Lella e la capoufficio Sonia.
Lella: di chi hai bisogno?
Deborah: del direttore, mi ha mandato a chiamare.
Lella: strano, non mi ha detto niente. Sonia sai qualcosa tu? Sai
se il direttore ha un appuntamento con Deborah? Non sai niente
neanche tu? Pazienza Deborah, siediti e aspetta. Se te lo ha
detto lui…arriverà.
Qualche minuto di silenzio, Deborah si guarda in giro e Lella la
scruta senza essere vista.
Lella: sai Sonia che abbiamo in supermercato una futura attrice e
non ci ha detto niente?
Deborah guarda la Lella con aria di superiorità.
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Marilena Nepita
Il Sogno
Lella: certo fai bene a partecipare a questi concorsi. Non potrai
passare tutta la vita a fare la cassiera…
Sonia: mi hanno detto che hai passato delle selezioni, davvero
vuoi andare via?
Deborah: non ho detto che voglio andare via da qui. Ho fatto solo
delle selezioni per un programma televisivo.
Sonia: però se ti prendono ci lascerai, vero? Acida.
Deborah: è presto per dirlo.
Sonia: già è vero, mi stavo dimenticando che sei diplomata. Che
peccato che non ci sia più bisogno in ufficio altrimenti avremmo
potuto pensare a te, ma come vedi siamo al completo. L’ultima
frase è detta secca e tutta d’un fiato.
Lella: hai fatto bene, Deborah. E’ brutto stare là alle casse con
tutti i clienti che ti scocciano…scusa Sonia se uso questo termine,
ma è pur la verità.
Sonia: figurati, come se non lo sapessi cosa vuol dire stare alle
casse. Non ci tornerei per niente al mondo, piuttosto vado a fare
la donne delle pulizie. Senza offesa per le donne delle pulizie, un
mestiere rispettabilissimo!! Che però, oggi come oggi fanno solo
le straniere, noi italiane, per fortuna, ci siamo emancipate. Acida,
lancia uno sguardo di complicità alla Lella.
Lella: in ufficio si sta così bene, fai le tue cose con calma,
nessuno che ti disturba in continuazione. Io e Sonia andiamo
d’accordissimo e poi il direttore, lo vedi da te, non c’è mai. Fa un
gesto con la mano e si butta indietro i capelli.
Sonia: ma anche quando c’è..noi facciamo il nostro lavoro, lui lo
sa. Non ha bisogno di controllarci, di noi si fida. Fossero tutti così
i direttori!!
Deborah è indispettita. Si siede sulla sedia con stizza. Poi si rialza
e vorrebbe andarsene.
Sonia: vai via? Con aria ingenua.
Lella: non aspetti il direttore? Con un ghigno.
Sonia: cosa gli diciamo quando arriva? Che avevi un impegno
urgente?
Lella: certo, se una ha un impegno deve andare..non è che si
può..
Entra il direttore con passo veloce.
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Tito: che cos’è tutto questo chiacchiericcio che si sente sin in
corridoio?
Lella: Deborah ci stava raccontando della sua selezione, che è
passata e che vorrebbe fare l’attrice. Maliziosamente guardando il
direttore.
Tito: vieni in ufficio Deborah e voi poche chiacchiere e al lavoro.
Deborah entro nell’ufficio di Tito e si siede davanti alla sua
scrivania. Tito dietro.
Tito: Deborah, per cortesia, chiudi la porta. Non voglio che quelle
vipere ascoltino le nostre parole e vadano in giro a pettegolare.
Deborah si alza, chiude la porta e si risiede.
Tito: cara Deborah..scusa se ti ho fatto aspettare, ma mi hanno
fermato per una consegna in ritardo e ho cercato di fargli capire
che avevo un appuntamento, ma non c’è stato modo di staccarmi.
Mi perdoni?
Deborah: si immagini. Non ci sono problemi.
Tito: dunque Deborah, perché ti ho chiamato? Perché è un po’
che ci stavo pensando..e quando dico un po’ mi riferisco a
qualche mese, forse sei mesi. E’ stata la partecipazione alla
selezione che mi ha fatto decidere a parlarti, ma credimi era nella
mia testa già da prima.
Deborah: la partecipazione alla selezione?
Tito: certo, quella a cui mi riferivo prima, in reparto. La tua
selezione e volevo farti i complimenti. Sei una ragazza in gamba,
sei passata per i tuoi meriti e lo so di certo, senza l’aiuto di
nessuno. Non ne hai bisogno, d'altronde. La natura è stata
generosa con te ed io l’ho sempre saputo e visto soprattutto. Sei
carina e lo sai.
Deborah è imbarazzata.
Tito: tu non mi ha mai voluto ascoltare, ma io da sempre ho avuto
dei progetti per te. Lo so che stare alle casse è deprimente per
una ragazza con il tuo talento, anche se per i clienti maschi è
molto piacevole trovarsi di fronte una ragazza carina come te,
piuttosto che certe racchie che si vedono nei supermercati.
Deborah: a me piace. Non mi lamento.
Tito: ti piace? Non credo, di la verità..pensa invece se ti trovassi
un altro posto, non in ufficio con quelle vipere della Sonia e della
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Marilena Nepita
Il Sogno
Lella. Saresti sprecata qui con loro. Io ti vedo benissimo a fare la
caporeparto. Avresti un bel vestito, saresti in giro nei reparti a
dare disposizioni al personale. I reparti li conosci, sai come
funzionano. Per i primi tempi ti affiancherei Giulia che ti darebbe
le giuste istruzioni e poi sono sicuro che andresti alla grande.
Deborah è felice, ha gli occhi sgranati.
Deborah: ma io non so se sarei capace..
Tito: certo che saresti capace. Hai studiato dopotutto. I conti li sai
fare, non sei ragioniere?
Deborah: perito aziendale e corrispondente in lingue estere.
Tito: perfetto sai anche le lingue straniere. Cosa voglio di più? E
sbatte le mai l’una contro l’altra in segno di approvazione.
Tito: Pensa quanto ci guadagnerebbe in immagine il nostro
supermercato! Una bella ragazza, vestita bene. Perché è ovvio
che non puoi indossare il camice. Dovrai mettere abiti carini,
minigonne, tacchi, camicette. Ma non ti preoccupare, per i vestiti
ci pensa il supermercato. Te li forniamo noi, anzi ti dirò di più: te li
compro io. Domani andiamo insieme e tu li scegli, ovviamente
sotto la mia supervisione ed io pago. Cosa ne pensi?
Deborah: veramente io non me l’aspettavo. Balbetta. Non so cosa
dire. Sono senza parole.
Tito: bene, bene, ma guarda che le parole ti devono venire
quando sarai a fare il caporeparto. Se con me non ti vengono non
ha importanza. Con me non c’è bisogno di parole, io mi
accontento di comprarti i vestiti. Magari dopo andiamo a prendere
un caffè ,cosa ne dici? Così se tu sarai carina con me, io posso
fare molto per te, vedi? Hai visto la Lella come l’ho sistemata
bene? Per te posso fare di più, molto di più. Dipende da te,
dipende tutto da te. Io ti offro la possibilità, l’occasione e tu in
cambio devi essere disponibile e carina con me.
Deborah ha un viso sconcertato. E’ sulla sedia, ma come un
vestito buttato e che aderisce completamente allo schienale.
Tito: non darmi una risposta ora. Capisco che devi pensarci, è
giusto. Fammi sapere domani, ci dormi su questa notte. Ma non
farmi aspettare, perché potrei cambiare idea e quel posto darlo a
qualcun’altra. Anche se di carine come te in questo supermercato
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non ce ne sono. Voglio te, solo te, ricordati. L’ultima frase è detta
sottovoce, con aria sorniona e facendole l’occhiolino.
Deborah si alza, con fatica, lentamente.
Tito: ciao Deborah, a domani.
Deborah: buon giorno.
Tito: lascia pure aperta la porta, grazie. Con tono alto della voce,
mentre Deborah sta allontanandosi.
CAPITOLO IV
Discoteca Extensa. Deborah è con Marcello seduta ad un tavolo
con annesso divanetto. Sul tavolo c’è una bottiglia di champagne.
Marcello: ti piace questa discoteca?
Deborah: si, è bella. E’ un ambiente un po’ particolare.
Marcello: cosa intendi dire per particolare?
Deborah: non saprei. Sono tutti belli e belle. Tutti dei grandi figoni.
Sembra quasi di essere alla televisione.
Marcello: un sacco di persone che ci sono qui sono state in
televisione o sui giornali a fare le modelle.
Marcello: sei stata grande a fare il book fotografico l’altro giorno.
Questa sera devo incontrare un amico e gli parlerò di te. Vediamo
cosa si riesce a fare.
Deborah: lo spero tanto. Sono stufa di stare in quel supermercato
a fare la cassiera. Sapessi l’altro giorno cosa mi ha detto Tito!
Marcello: con aria distratta Cosa ti ha detto?
Deborah: mi ha offerto un posto di caporeparto, ma in cambio
devo essere carina con lui.
Marcello: e tu?
Deborah: come sarebbe ed io? Io ho rifiutato, è logico. Ti sembra
normale?
Marcello: chi tu? O lui?
Deborah: lui.
Marcello: certo hai fatto bene. Sistemeremo anche lui. Non
preoccuparti.
Arrivano due uomini, Giorgio e Filippo -amici di Marcello- e si
siedono sul divanetto. Marcello presenta Deborah e si stringono
la mano. Marcello inizia a parlare con loro lasciando Deborah in
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Marilena Nepita
Il Sogno
disparte. Deborah si guarda in giro facendo finta di niente. Dopo
un po’ di tempo interviene Filippo.
Filippo: ma chi è questa bella ragazza seduta con noi, Marcello?
Presentacela un po’.
Marcello: Deborah, si chiama Deborah.
Filippo: e chi sei Deborah, che fai?
Marcello: per ora fa la cassiera in un supermercato, ma l’altro
giorno le ho fatto un book fotografico e vedrai che presto non farà
più la cassiera.
Filippo e Giorgio ridacchiano tra di loro dopo aver sentito che
Deborah fa la cassiera.
Giorgio: dov’è il tuo supermercato? Voglio venire a fare la spesa
da te. Ci sono certe racchie alle casse, invece tu sei proprio
carina.
Giorgio: Marcello la devi proprio sistemare questa ragazza, non
può stare alle casse di un supermercato. E’ un mestiere troppo
basso e umiliante…
Deborah: a dire il vero non c’è niente di male a fare la cassiera, è
un mestiere come un altro.
Filippo: e che mestiere le facciamo fare? Cosa ti piacerebbe fare
Deborah?
Deborah: mi piacerebbe lavorare in televisione. Non so bene che
cosa.
Filippo: la velina? La letterina?
Giorgio: la numerina. I numeri ce li ha d'altronde.(sottovoce a
Filippo senza farsi sentire da Deborah).
Marcello: Deborah è nelle mie mani, non si deve preoccupare. So
io cosa fare per lei.
Giorgio e Filippo si alzano e si allontanano.
Marcello: Deborah non devi rispondere così ai miei amici.
Deborah: non ho detto niente. Sono stati loro a scherzare sul fatto
che facevo la cassiera. Mi hanno offesa.
Marcello: offesa? Con aria di meraviglia.
Deborah: offesa.
Marcello: non voglio che capiti una seconda volta. Se ti senti
offesa, mi fai il piacere di stare zitta. Me lo dici a me, dopo, e ci
penso io.
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Ritornano Giorgio e Filippo e si siedono sul divanetto.
Filippo: Marcello c’è Minghetti che ti cerca. Non sei andato da lui?
Marcello: perché dovrei. Se ha bisogno sa dove trovarmi.
Filippo: non fare lo scemo. Lo sai che Minghetti può esserti utile.
Adesso fammi questo piacere, vai da lui e gli dici che hai saputo
che lo cercavi e gli chiedi cosa vuole.
Marcello: lo so benissimo cosa vuole.
Filippo: pure io lo so cosa vuole e proprio per questo ci devi
andare.
Giorgio: Marcello, è importante lo sai.
Marcello si alza e rivolgendosi a Deborah le dice di aspettarlo
perchè sarebbe arrivato subito.
Filippo: Deborah lo vuoi un bicchiere di champagne? Intanto che
aspetti Marcello.
Deborah: no grazie. L’ho già bevuto prima.
Filippo: è che cosa c’è di male. Ne bevi un altro bicchiere. Non ci
lascerai a berlo da soli, vero?
Giorgio: Filippo non insistere, non vedi che non lo vuole? Non è
abituata a bere alcool. Vero Deborah? E così dicendo si versano
un bicchiere di champagne.
Filippo: che peccato Deborah. Volevo fare un brindisi insieme...
Lo faremo senza di te, ma dedicato a te. Filippo e Giorgio
brindano a Deborah. Deborah sorride per educazione.
Più lontano in un privee c’è Marcello con Minghetti, soli.
Marcello: mi hanno detto che volevi parlarmi. Sono venuto subito.
Minghetti: mi serve un lavoro da te. Un lavoretto discreto, come lo
sai fare tu. Ho un incontro importante tra qualche settimana. Mi
servono un paio di ragazze che mi rallegrano la serata. Dobbiamo
concludere un affare e lo sai che il pelo aiuta. Una potrebbe
essere quella che sta con te questa sera. Mi piace, ha un bel
culo. Mandamela, che magari ci combino io qualche cosa prima.
Marcello: è presto per quella lì. Me la devo lavorare ancora un
po’.
Minghetti: bravo, te la stai lavorando tu? E io quando me la
lavoro?
Marcello: Minghetti, non è pronta. Può fare casino. E’ appena
arrivata.
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Marilena Nepita
Il Sogno
Minghetti: ho capito. Va bene, vedi tu. Però appena è pronta,
mandamela che mi piace. Se va bene questo incontro ci sarà
qualcosa anche per te. Abbiamo deciso di costruire
un’autostrada. Partirà da …… per arrivare a……..Ci saranno dei
problemi, è ovvio. Qualcuno di questi… come si chiamano?
Ecologisti? Una volta si chiamavano verdi, ora oltre al colore
hanno cambiato anche il nome, mi romperanno i coglioni.
Pazienza, me ne frego. Si butteranno per terra e io manderò la
polizia o le ruspe a spostarli. Per quanto riguarda invece qualche
Sindaco dell’altra parte, ma pure della mia, ci darò un po’ di euro
e me ne libero. Così si costruiscono qualche parchetto o qualche
altra cagata che vogliono.
Tutto questo discorso Minghetti l’ha detto stando seduto e molto
rilassato sul divanetto e guardando negli occhi Marcello.
Minghetti: quello che mi piacerebbe avere è il consenso del
cittadino medio, quello a cui non gliene frega niente degli
ecologisti e vorrebbe poter usare la macchina quando vuole e
dove vuole. Così ho avuto un idea meravigliosa: tappezzare tutta
la città di belle ragazze che sfrecciano sull’autostrada mezze
nude. Dove ci sono i lavori in corso anziché mettere quei cartelli
anonimi: “scusate il disagio stiamo costruendo l’autostrada per
voi” che mi fanno schifo, io ci metto una bella ragazza con il culo
fuori che dice le stesse cose con la differenza che l’automobilista
è molto più contento. Anzi, non vede l’ora di trovarsi di fronte a
nuovi lavori per scoprire che culo avrà la prossima ragazza o se
per caso avrà fuori anche le tette. Non è un’idea strepitosa?
Marcello: è geniale.
Minghetti: è qui arrivi tu. Con chi faremo il contratto per fornire le
modelle? Guarda che l’autostrada è lunga, me ne servono di culi
e tette!! Perché io voglio una ragazza diversa per ogni cartello.
Marcello: Minghetti non ti preoccupare. E’ il lavoro che fa per me.
Non ti farò fare brutta figura. Per quella serata le ragazze saranno
gratis. Offro io.
Minghetti: Bisogna convincere questi signori che oltre a pagare le
ruspe e i camion del cemento devono pagare anche i culi. Loro
sosterranno che il consenso è un problema mio ed io ho trovato
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come risolverlo.. Ma i soldi devono metterceli loro. E per
convincerli meglio ci diamo un assaggio.
Marcello: sicuro che poi il contratto lo prendo io?
Minghetti: stai scherzando? Certo che è tuo. Mi dai solo il mio
quaranta per cento per le spese, come sempre.
Marcello: non era il trenta?
Minghetti: questo è un affare grosso, il trenta è poco. Ma se non ti
sta bene, sei libero di non accettare.
Marcello: .. accetto, accetto.
Minghetti: e mettici pure sopra quella ragazza che sta con te.
Appena è pronta. Con tono ironico ed un sorriso di
compiacimento.
Marcello saluta ed esce dal privee.
CAPITOLO V
Casa di Deborah.
Silvia: Deborah, scusa se sono curiosa, ma è un po’ che non
vedo più quel ragazzo, David. E’ successo qualcosa?
Deborah: no, non è successo niente.
Silvia: però prima ti chiamava, veniva a trovarti, ora non si sente
più.
Deborah: uffa mamma. Ma di che ti impicci?
E se ne va in camera sua.
Suonano alla porta: entrano Antonella e Giusy.
Deborah: menomale che siete arrivate, mia madre aveva deciso
di vestire i panni dell’investigatore. Che impicciona. Voleva
sapere di David. Perché non si vede più. Ma cosa gliene frega!
Giusy: a proposito di David. E’ giù che ti aspetta. Dice che vuole
parlarti.
Deborah: cosa vuole? Perché non è salito?
Giusy: ha detto che deve parlarti da sola.
Deborah: uffa che palle. Ma cosa vuole anche lui.
Antonella: magari vorrà delle spiegazioni, vorrà sapere perché
stai con Marcello e lui l’hai mollato.
Deborah: gli avete detto che sto con Marcello?
Giusy e Antonella in coro: noi? Stai scherzando? Figurati.
Deborah: non ci credo.
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Marilena Nepita
Il Sogno
Giusy: dai scendi, parlaci. Ultimamente è uno straccio, è giù. Digli
qualcosa.
Deborah: va bene, che serata!
Deborah scende e si incontra con David, si salutano, Deborah è
fredda.
Deborah: Giusy mi ha detto che volevi parlarmi.
David: è vero. Volevo sapere che intenzioni hai.
Deborah: in che senso che intenzioni ho?
David: non ti fai più vedere, non rispondi al cellulare, volevo
sapere se ti ho fatto qualcosa, se ce l’hai con me.
Deborah: non ce l’ho con te David. E’ che in questo periodo ho un
sacco di cose da fare.
David: non hai tempo neanche per rispondere al telefono? Per
mandarmi un sms?
Deborah: David mi dispiace. E’ così.
David: io invece ti penso sempre. Non riesco a non sentirti, anche
al telefono. Mi manchi Deborah, un casino. Sapessi quanto mi
manchi. Mi manca venirti a prendere fuori dal supercarcato, mi
manca non venire a casa tua con le tue amiche. Deborah, io mi
sono innamorato di te, ogni momento della giornata ti penso.
Deborah: innamorato? Dai, David mi sembri esagerato. Non è
una parola un po’ troppo grossa?
David: no, Deborah è la verità. Ti amo, sento che senza il
pensiero di averti non sono completo. Non sono a posto. Non
riesco ad essere felice, a fare niente. Ogni cosa che faccio mi
dico: chissà Deborah cosa fa, dov’è?
Deborah: non sono una tua cosa.
David: io ho bisogno di te. Ho bisogno di te, perché ti amo.
Deborah: mi sembri egoista.
David: lo ammetto sono egoista. Ma ti amo Deborah, ti amo e
vorrei averti sempre accanto a me. Sapere che sono nei tuoi
pensieri, che sono qualcosa per te. Invece tu…
Deborah: invece io ho un altro David, mi dispiace.
David: quello con quella bella macchina?
Deborah: mi spii?
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David: passo sempre da casa tua nella speranza di incontrarti.
Invece ti vedo salire in macchina con lui. Perché Deborah? Cosa
c’era che non andava in me?
Deborah: niente David, non c’era niente. E l’amore che viene e
che va.
David: ma lui non ti ama come ti amo io. Sono sicuro. Per lui sei
solo una bella ragazza da portare in giro, da far vedere agli amici.
Deborah: lo conosci? Che ne sai!
David: ti prego Deborah, ripensaci. Io sto male, non ce la faccio a
stare così.
Deborah: mi dispiace David.
David: potevi almeno dirmelo subito che avevi un altro. Sei una
stronza.
Deborah: va beh David ora devo andare. Ti saluto.
David: no scusa Deborah, ti prego non andartene. Stai ancora qui
con me, devo dirti un’altra cosa…
Deborah fa un cenno con la mano, si allontana e sale in casa.
Antonella: allora come è andata?
Deborah: gli ho detto che ho un altro.
Giusy: e lui? Come l’ha presa?
Deborah: ma, direi bene.
Giusy: bene? Era contento? In tono ironico.
Deborah: proprio contento non direi. Mi ha dato della stronza,
figurati.
Antonella: c’era da aspettarselo. Perché non gliel’hai detto subito
che stavi con un altro? Così lui ha sperato fino all’ultimo..
Deborah: mi dispiaceva dirglielo. Non volevo farlo soffrire.
Antonella: invece così…
Deborah: e cosa dovevo fare? Sto con Marcello, mi piace un
casino, ciò non toglie che mi dispiace per lui, ma non mi interessa
più. Acqua passata.
Giusy: dai raccontaci di Marcello. Ti abbiamo visto in quella
trasmissione televisiva. Però è stato un attimo. Ti abbiamo
riconosciuto dal vestito che ci hai detto che indossavi, altrimenti…
Deborah. È solo l’inizio. Si incomincia così, qualche piccola parte,
per esserci, per poter dire che sono andata in televisione e che so
starci. Così mi ha detto Marcello.
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Marilena Nepita
Il Sogno
Antonella: e per il futuro cosa ha in mente?
Deborah: mi ha detto che sta trattando per un grosso contratto.
Gli servono tante modelle, vedrà se riesce a farmi fare qualcosa
anche se non ho esperienza. Dovrei fare qualche corso di
recitazione. Voi cosa ne dite?
Giusy: Marcello cosa ti ha detto?
Deborah: che i corsi di recitazione non servono. Servono le
persone giuste che ti introducono. L’altra sera mi ha portato alla
discoteca Extensa, ci andiamo spesso. E’ un ambiente strano.
Quando sono lì con lui ed incontra delle persone io devo stare
zitta. Mi ha detto che non devo parlare, solo sorridere. A tutti. E
sono tutti uomini.
Giusy: e tu?
Deborah: non capisco, però sto zitta. Cosa devo fare?
Deborah: poi è successa una cosa strana e non capisco la
reazione di Marcello.
Giusy: in che senso? Dai racconta.
Deborah: ero seduta al tavolo con Marcello, accanto a me c’era
un uomo. Vecchio. Ad un certo punto della serata mi ha messo
una mano sulla coscia e mi ha palpato il sedere. Io gliel’ho tolta.
Ma come si permetteva? Ero schifata.
Quando siamo usciti gli ho raccontato tutto a Marcello.
Giusy: e lui? Si è incazzato con quell’uomo?
Antonella: dovevi dirglielo subito. Io al tuo posto gli avrei dato una
sberla davanti a tutti Così imparava per la prossima volta.
Deborah: invece Marcello mi ha detto che ho sbagliato. Che non
c’era niente di male. Che quell’uomo poteva fare molto per
aiutarmi. Era un politico importante ed io come una stupida
togliendogli la mano gli ho fatto capire che del suo aiuto me ne
frego.
Giusy: ti ha detto così?
Deborah: mi ha detto così. Mi ha detto che lui, se io mi comporto
così, non può fare molto per me. Non capisco, ma Marcello mi ha
detto che gli piaccio e che sono la sua ragazza. Come può
accettare che un altro mi palpi il sedere?
Antonella: è strano, molto strano. Ma che giro c’ha sto Marcello?
Giusy: e poi?
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Deborah: e poi siamo andati a casa sua. Abbiamo fatto l’amore,
ma lui era seccato. Sono due giorni che non si fa sentire. Io lo
chiamo e lui non risponde. Sarà impegnato nel lavoro.
Antonella: Deborah guarda che ti suona il cellulare.
Deborah: è lui, è Marcello.
Deborah: ciao Marcello, come stai? Sono due giorni che non
riesco a trovarti. Ah, sei impegnato un casino. Certo capisco.
Deborah esce dalla stanza e va a parlare in bagno.
Ritorna dopo dieci minuti abbondanti. Giusy e Antonella la
guardano con aria interrogativa, Deborah ha una faccia nera.
Antonella. Allora? Che faccia!
Deborah si mette a piangere. Si butta sul letto e si copre la faccia.
Antonella e Giusy rimangono in silenzio e si guardano.
Giusy: ma cosa è successo?
Giusy le si siede accanto e le accarezza la testa. Deborah
continua a piangere.
Antonella: hai litigato con Marcello? Ti ha mollato?
Deborah si gira, si asciuga il viso con le mani.
Deborah: che stupida che sono stata, che idiota. Come ho potuto
cadere così. Come ho potuto…
Giusy: ma cosa è successo?
Deborah: Che cretina, che stupida, come ho potuto non vedere,
non capire.
Antonella: ma ci vuoi raccontare? Che ti è successo?
Deborah: sai cosa mi è successo? Mi è successo che Marcello mi
ha detto che domani ci sarà un’altra serata in discoteca Extensa e
che se voglio diventare qualcuno, essere notata, devo essere
carina con quel politico, altrimenti addio contratto e addio sogni. E
io che credevo che Marcello era il mio ragazzo. Che gli piacevo,
che stavamo insieme..invece..mi ha usato. Non gliene frega
niente di me. E ricomincia a piangere.
Giusy: e che fai domani sera?
Antonella: ci vai? Con aria preoccupata. Cosa gli hai risposto a
Marcello?
Deborah: pensa, sono stata talmente una perfetta idiota educata
che gli ho risposto che non sarei andata.
Giusy: avresti dovuto sbattergli la cornetta in faccia. Stronzo.
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Marilena Nepita
Il Sogno
Antonella: e lui?
Deborah: lui mi ha detto che non c’è problema se non vado. Che
lui ne ha a quintali di ragazze disposte ad accompagnarlo ed
essere carine e mooolto di più. Che non sarò mai nessuno, che
resterò a fare la cassiera tutta la vita. Ha commentato, ridendo,
che se cambio idea di farglielo sapere immediatamente.
Giusy: è finita.
Deborah: sai come ha concluso? “ Mi dispiace Deborah, sei una
ragazza carina, avevo pensato un bell’avvenire per te. Tutte le
donne fanno così se vogliono fare carriera.Ciao cara mia dolce
Deborah”.
Antonella: che bastardo!
Giusy: ma non erano rimaste solo le donne islamiche ad essere
considerate inferiori?
Antonella: a loro gli fanno portare il velo, a noi ci spogliano e ci
usano come più gli pare. Sono sempre gli uomini che comandano
in Oriente come in Occidente.
Deborah: avevo creduto di potercela fare. Che bastava
presentarsi ai concorsi, vestirsi bene, essere carina. Ed invece è
come da me, al supermercato. E allora resto dove sto. Chi se ne
frega se devo fare la cassiera tutta la vita. Però non faccio la
prostituta, perché di questo stiamo parlando.
Antonella: di prostituzione, di raccomandazioni. Che schifo.
Giusy: e questo sarebbe il mondo dorato che ci fanno vedere in
televisione? E questi sarebbero i nostri ideali? I personaggi ai
quali noi dovremmo somigliare?
Antonella: Dio ce ne liberi. Deborah dammi retta, meglio così.
Meglio che sia finita subito questa storia.
Deborah: ma io ero innamorata di Marcello. Mi ha ingannato. Ho
lasciato anche David per lui.
Giusy: magari riesci a recuperare con David.
Deborah: non mi interessa più. Né David né nessun altro uomo.
Ho chiuso con loro.
Antonella: adesso non dire così. Non sono tutti uguali, David non
si è mai comportato male con te. E’ stato Marcello, è uno stronzo,
ma il mondo è sempre stato pieno di stronzi.
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Giusy: devi farti coraggio. Non devi essere così disarmata. La
prossima volta devi tenere gli occhi ben aperti.
Deborah: non ci sarà mai più una prossima volta.
Giusy: e starai a fare la cassiera tutta la vita? Non vuoi trovare
qualcosa di meglio?
Deborah: resto lì, resto lì. E’ tutto uno schifo.
Antonella: è che ti sei fidata della persona sbagliata e ti ha
fregata.
Giusy: sono sicura che il mondo non è fatto così.
Deborah: sarebbe bello se fossero le donne a comandare così
tutti questi maschi se la prendono in quel posto.
Antonella: credi che le donne non siano stronze? La tua collega
Lella, ad esempio? Pensa se diventasse lei il direttore del
supermercato? Cosa sarebbe capace di fare!
Giusy: qui non si tratta di uomini o donne. Si tratta che
dovrebbero essere quelli che meritano ad andare avanti. A scuola
ti insegnano che se studi ti prendi un bel voto, poi quando esci da
scuola scopri invece un mondo diverso: raccomandazioni, donne
che si prostituiscono per fare carriera e chissà magari anche
uomini che si devono prostituire se il loro capo è donna!
Comunque Deborah io non ci voglio credere che il mondo è fatto
così. Secondo me se sei brava ce la fai.
Antonella: devi farti un culo così, però. Le altre bruciano le tappe,
invece.
Giusy: non lo so! Secondo me sono solo stelline che in poche
stagioni sfioriscono. Se vuoi fare l’attrice devi andare in una
scuola di recitazione, devi studiare. Nessuno ti regala niente. Se
ce la fai sarà solo ed unicamente per merito tuo.
Antonella: e poi scusa, come è finita con la selezione? Sei
passata in fondo. E lì non ti ha aiutato nessuno.
Deborah: figurati…una comparsata in mezzo a mille persone!
Perché il mondo è così cattivo?
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Quarta di copertina
Note Biografiche sull’Autore