Analisi dei dati sulle Organizzazioni di Volontariato iscritte
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Analisi dei dati sulle Organizzazioni di Volontariato iscritte
Coordinamento regionale Centri Servizio per il Volontariato Analisi dei dati sulle Organizzazioni di Volontariato iscritte al Registro Regionale del Volontariato in Lombardia (Legge Regionale n. 22/1993) - Dati estratti dalla rilevazione Istat 2003 - Rapporto finale Lavoro di analisi affidato dalla Direzione Generale Famiglia e Solidarietà Sociale al Coordinamento Regionale dei Centri di Servizio per il Volontariato della Lombardia curato da Patrizia Tenisci responsabile di progetto con la collaborazione della Direzione Centrale Relazioni esterne, internazionali e Comunicazione Presentazione di Emanuele Ranci Ortigosa - Direttore IRS. Milano, settembre 2006 Analisi dei dati sulle Organizzazioni di Volontariato iscritte al Registro Regionale del Volontariato in Lombardia (legge regionale 22/1993) Presentazione di Emanuele Ranci Ortigosa Introduzione Contesto: confronto tra volontariato in Lombardia e in Italia Distribuzione territoriale Caratteristiche strutturali Volontari Settori di attività Dimensione economica Specificità del volontariato in Lombardia Il volontariato lombardo in numeri Le organizzazioni e i volontari Funzione di coordinamento e legami affiliativi Principali caratteristiche delle organizzazioni di volontariato lombardo Le origini La struttura organizzativa Le relazioni con le istituzioni e altre organizzazioni Risorse umane La partecipazione dei volontari La collaborazione da parte di altre figure (servizio civile, religiosi, personale retribuito) La formazione dei volontari Rendicontazione economica e finanziaria Entrate, costi e consuntivo Attività svolte e servizi I settori di intervento I destinatari degli interventi Schede sui servizi offerti Cultura, sport, ricreazione, istruzione e ricerca, sanità, assistenza sociale, protezione civile, ambiente, sviluppo economico e coesione sociale, tutela dei diritti, filantropia e promozione del volontariato, cooperazione e solidarietà internazionale, religione I centri di servizio per il volontariato Livello di conoscenza e partecipazione Fruizione dei servizi e soddisfazione della richiesta da parte delle organizzazioni 2 Presentazione di Emanuele Ranci Ortigosa Il volontariato lombardo è ancora innovatore? Il volontariato organizzato è una risorsa radicata nella società lombarda, una realtà vasta e differenziata per finalità perseguite, attività svolte, livelli di strutturazione interna, rapporti stabiliti con il contesto e con le istituzioni pubbliche. Gli ultimi vent’anni hanno conosciuto una crescita di interesse nei confronti del terzo settore e delle sue diverse componenti: volontariato, associazionismo, cooperazione sociale e così via. Un attenzione che si è estesa in termini diffusi nel discorso pubblico e nei media: termini come solidarietà, sussidiarietà, cittadinanza attiva sono entrati nel linguaggio quotidiano. Ma il volontariato rimane quella parte di terzo settore che anche nella nostra regione ha di gran lunga attirato maggiore attenzione in termini di riflessione e di ricerca. E proprio sul volontariato esiste oggi un quadro normativo e regolamentativo che ne codifica attività e forme di relazione con le istituzioni pubbliche. Un volontariato maturo Questa analisi sul volontariato lombardo iscritto a Registro regionale ci restituisce molti elementi di conoscenza, soprattutto se comparati con la situazione italiana nel suo complesso. Tra i più interessanti e stimolanti richiamiamo i seguenti: a. Predominano gli interventi nel settore sanitario e in quello dell’assistenza sociale: due terzi delle organizzazioni ricadono in uno di questi due settori, contro il 56% della media italiana. b. Benché stia proseguendo un certo turn-over dei gruppi iscritti al Registro, il processo di iscrizione sta rallentando da alcuni anni (dal 2000 per la precisione) e risulta maggiore la presenza di esperienze consolidate da più tempo: metà dei gruppi iscritti è nato prima del 1990; c. È forte la presenza di volontari in pensione e l’età dei volontari è elevata, con il 44% con più di 54 anni, contro il 36% della media nazionale. d. le dimensioni economiche delle organizzazioni sono rilevanti, maggiori se comparate con il resto dell’Italia, e una certa “polarizzazione” delle associazioni: ve ne sono tante di dimensioni relativamente piccole (meno di 20 volontari) e numerose di dimensioni vaste. 3 e. Le dimensioni economiche sono sostenute in modo molto diversificato: in un caso su tre il finanziamento pubblico costituisce la principale fonte di entrata, nei casi restanti è forte la capacità di autofinanziamento e di trovare nel privato risorse specifiche. f. I Centri di Servizio del Volontariato sono interlocutori importanti per le organizzazioni di base; tuttavia, apprendiamo che sono poco più della metà (54%) le organizzazioni che hanno utilizzato i servizi offerti dai Centri fino al 2003, anno in cui è stata realizzata questa rilevazione. g. Infine, colpisce la situazione relativa alla formazione dei volontari, secondo cui la metà degli enti non prevede attività di formazione per i propri volontari, prediligendo un apprendimento legato all’esperienza concreta. Soffermiamoci su questo insieme volutamente selettivo di elementi. Essi ci suggeriscono alcune considerazioni più generali sul quadro evolutivo e le tendenze in atto. Identità e servizio Da almeno dieci anni è presente una tendenza nel mondo del volontariato verso forme più consolidate e meno spontaneistiche di attività, attraverso cui anche i significati culturali non sono più gli stessi: l’impegno altruistico segue sempre più una vocazione professionale, dando vita a iniziative di imprenditoria sociale. Profondamente legate al territorio dove sono nate (particolarmente nelle aree metropolitane), accomunate da uno spirito di partecipazione diretta e di volontariato, le organizzazioni e cooperative nate da un originale impegno di azione volontaria e successivamente consolidatesi su base professionale sono numerose soprattutto nei settori delle tossicodipendenze, dell’emarginazione grave, dell’handicap. Queste trasformazioni hanno fatto emergere una nuova classe imprenditrice coinvolta in un lavoro capillare di sperimentazione di modalità innovative di intervento. A questo hanno contribuito in maniera determinante i rapporti stabiliti con le istituzioni locali, attraverso cui i gruppi di volontariato trovano ambiti di sostegno, favoriti da un clima culturale più laico e incline all’apertura. La legge 328/00 e tutta la vicenda legata ai Piani di zona hanno intensificato i rapporti tra volontariato ed ente locale, secondo linee molto diverse, che oscillano tra modalità orientate a uno scambio a breve per l’ottenimento di vantaggi immediati, e modalità che chiamiamo per brevità di tipo progettuale di più ampio respiro, volte ad un costruzione degli interventi e ad una collaborazione sul piano propositivo. 4 Modalità diverse che rivelano la tensione tra quello che molte iniziative del terzo settore sentono come di più loro, e che si pone non tanto su un piano immediatamente visibile, concreto, quanto su un piano progettuale, “culturale” (la solidarietà è una “sfida”, e così via) e ciò per cui vengono considerate e riconosciute (le attività svolte). Questo fa sì che i rapporti tra pubblico e privato rimangano sempre in una certa misura a distanza, in quanto gli ambiti di investimento “reale” si trovano sempre altrove. La tensione tra identità e servizio, tra la motivazione valoriale, culturale, solidaristica che sta alla base del coinvolgimento dei volontari e la concreta gestione di un servizio, con le relative esigenze organizzative che questo pone, rimane uno dei nodi maggiori all’interno del volontariato organizzato, come già evidenziò una ricerca dell’Irs svolta quindici anni fa1. Negli anni novanta il volontariato italiano entra in una nuova fase. Una fase caratterizzata da una progressiva specializzazione degli interventi, da percorsi di professionalizzazione che hanno portato molti gruppi ad uscire fuori dal mondo del volontariato in senso proprio. Una crescita organizzativa affrontata in modo sempre più laico e pragmatico, attraverso una progressiva segmentazione e dipartimentalizzazione, per linee di attività e per progetti. Un approccio meno spontaneistico e più “razionale” nella gestione delle risorse umane, nel reclutamento dei volontari, nel loro coinvolgimento e nella loro formazione. Sono inoltre cresciute le dimensioni economiche mobilitate e i rapporti con l’ente pubblico. I dati sui gruppi iscritti al Registro lombardo del volontariato qui presentati confermano questi diversi caratteri. Uno su tutti: il fatto che il 15% dei gruppi abbia un budget annuo superiore, talvolta di molto, ai 100.000 euro. Sono dimensioni di impresa, certo di piccola impresa, che hanno bisogno di un’organizzazione e un’amministrazione competente, di risorse dedicate. Un volontariato che cambia Possiamo allora chiederci se, e fino a che punto, il volontariato oggi gioca ancora quel ruolo anticipatore che lo ha caratterizzato per molti anni, assumendo questo un po’ come il filo conduttore dei molti dati che questo rapporto di ricerca ci consegna. Uno dei valori aggiunti che è stato tradizionalmente attribuito alle organizzazioni del terzo settore è infatti quello di rispondere con prontezza, flessibilità e capacità di ascolto ai bisogni emergenti nella 1 C. Ranci, U. De Ambrogio, S. Pasquinelli, Identità e servizio. Il volontariato nella crisi del welfare, Bologna, Il Mulino, 1991. Si veda anche, più di recente: C. Ranci, Il volontariato, Bologna, Il Mulino, 2006. 5 società. Un aspetto che è stato variamente descritto come anticipatore, innovatore, pionieristico. Il proporsi di nuove emergenze e di nuovi bisogni sociali, tipici della grande città e delle aree densamente abitate, ha portato le organizzazioni del terzo settore a fronteggiare temi e problemi in continua evoluzione. Uno degli ambiti in cui questo ruolo si è giocato è stato la tutela dei diritti. Le attività di tutela, di denuncia, di pressione, l'azione politica nel senso di rendere collettivi problemi individuali (di una singola persona, di un singolo gruppo di popolazione) si sono diffuse ampiamente nella regione, con diverse funzioni: di lobby nei confronti del sistema politico locale e centrale, di confronto tra esperienze, di formazione del personale e così via. Ma l'elemento di maggiore novità che interessa l'attività di tutela dei diritti riguarda il suo grado di trasversalità e di diffusione nelle organizzazioni di volontariato. In Lombardia sappiamo da questa ricerca che sono 409 le organizzazioni iscritte al Registro attive in quest’area, con diverse decine di migliaia di persone interessate come “utenti”, ma la fotografia si limita alle sole associazioni prevalentemente dedicate ad attività di informazione, consulenza, sostegno. Molte altre svolgono tale attività nell’ambito della propria principale attività. Azioni di advocacy possono contribuire a modificare l’agenda politica, denunciare situazioni particolari, dare visibilità a problematiche che non hanno voce. In un momento di complessiva secolarizzazione del sociale, il ruolo che viene progressivamente a ricoprire - in verità non sempre con successo - è quello di tradurre in discorso pubblico temi e istanze che altrimenti resterebbero nascosti tra le pieghe della società lombarda - la famiglia, i gruppi informali, le situazioni più nascoste di devianza e marginalità urbana. Ciò avviene sotto due spinte fondamentali: quella di una progressiva specializzazione degli obiettivi e quella verso la coesione delle energie. Se un tempo i processi di specializzazione organizzativa venivano indicati come un ostacolo alle alleanze, oggi non è più così. Piuttosto, le alleanze si modificano, coinvolgono solo una parte delle organizzazioni, non implicano adesioni “di valore”, riguardano progetti circoscritti. Un esempio in passato è stato l’intervento a favore delle persone affette da determinate patologie: gruppi di auto-aiuto, di assistenza, di tutela, si sono moltiplicati nel capoluogo lombardo dando vita ad un quadro composito. Anche in tema di immigrazione, l'unione di sigle diverse ha dato efficacia a mobilitazioni importanti avvenute di recente in Lombardia. Questo tessuto di iniziative si muove dunque tra dinamiche di specializzazione e di alleanza: la crescita di organizzazioni che svolgono attività di tutela è certamente da considerarsi un segno di ricchezza, di crescita di un tessuto democratico di cittadinanza attiva. E tuttavia porta con sé il 6 rischio che si riproducano nuovi particolarismi, dispersione delle energie, nuovi conflitti se tali azioni non riescono a svilupparsi entro percorsi di collaborazione inter-organizzativa. Per un campo di interventi teso ad allargare gli spazi della cittadinanza, a mantenere aperta l’arena del discorso pubblico e dell’agenda politica, un esito di tipo particolaristico sarebbe paradossale. Un rischio di cui già si parlava negli anni sessanta in un libro che ha fatto discutere gli americani: Lobbying for the people, di Jeffrey Berry, il quale evidenziava il rischio di una deriva particolaristica nei public interest groups, erosiva del processo democratico. Il processo storico del volontariato per come lo abbiamo conosciuto (dall’azione solidaristica verso una progressiva affermazione di imprese sociali) va dunque articolandosi verso due fondamentali direttrici di cambiamento: verso una progressiva segmentazione delle iniziative e verso una crescita delle dinamiche di concentrazione. Da un lato esistono sotto-gruppi organizzativi diversi, che tendono a mantenere una relativa distanza per il diverso livello di strutturazione interna, posizioni di potere occupate, interessi rappresentati, e per differenti capacità di attirare risorse umane ed economiche. Al tempo stesso stanno crescendo le dimensioni di singole realtà organizzative, che ampliano via via le proprie attività, sviluppano rilevanti dimensioni organizzative, e che generano al proprio interno economie di scala irraggiungibili per realtà più piccole. Con rilevanti ripercussioni sulle capacità di attrazione delle risorse e sul quadro dei rapporti con l’ente locale. Tendenze diverse che questa analisi sulla Lombardia conferma. In un simile contesto è possibile allora individuare due ordine di interrogativi sui possibili sviluppi di questo universo organizzativo. Qualche interrogativo Un primo ordine di interrogativi riguarda la capacità di innovazione degli interventi. Un volontariato più anziano, più consolidato, più “pesante”, riesce a mantenere viva la sua capacità di innovazione? Una capacità innovativa, pionieristica per certi aspetti, è stata forte nel corso degli anni settanta e ottanta. Oggi le spinte di innovatività e creatività rispetto ai bisogni emergenti forse si stanno affievolendo, facendo posto alle esigenze di consolidamento organizzativo, di gestione interna, di legittimazione nel mercato dei servizi. Ciò si può collegare a segnali come il rallentamento nella nascita delle iniziative; la bassa propensione al rischio, anche in termini di investimenti economici; la polarizzazione del settore che impedisce una compenetrazione tra risorse professionali e risorse volontarie, risorse che vengono utilizzate in modo sempre più separato. 7 Il caso della telefonia sociale L’esperienza della telefonia sociale esemplifica i caratteri che accompagnano queste dinamiche sul piano della partecipazione dei volontari. La moltiplicazione dei centralini di ascolto telefonico è stata rapida negli ultimi anni, per motivi legati alla domanda di ascolto e legati alla disponibilità (offerta) di aiuto. Sul primo versante l'accresciuta complessità del tessuto sociale ha reso via via più diversi i bisogni della popolazione. Rendere esplicito un bisogno significa già circoscriverlo, già aiuta ad avviare un processo di risposta. La telefonia sociale aiuta l'innesco di processi di questo tipo, in quanto offre risorse e un setting diverso, non impegna al "faccia a faccia", può offrire spunti, aprire percorsi, allentare la chiusura e l'isolamento della persona. Ciò è anche favorito dall'economicità del mezzo, perché costa poco e non richiede molto tempo. La specializzazione, la propensione da parte della telefonia di aiuto a proporsi su terreni assai diversificati, dalla semplice informazione fino al counselling, giocano in questo senso. L'esplicitazione di una domanda di aiuto è infatti favorita dal fatto che c'è un organismo pronto ad occuparsene, competente, che "è lì per questo". Queste esperienze svolgono dunque un importante ruolo di emersione dei bisogni, di espressione di un disagio, di un bisogno che si trasforma in domanda. Se ci si pone viceversa dal punto di vista dell'offerta di aiuto telefonico, le ragioni di una tale diffusione sembrano legate alla relativa facilità di avvio: i costi sono relativamente bassi, si richiede una struttura semplice, è possibile coinvolgere risorse volontarie e comunque la manodopera può essere formata in tempi relativamente rapidi. Se è vero che è il volontariato la risorsa fondamentale nella telefonia di aiuto, rimangono però da spiegare le ragioni che spingono verso questo tipo di impegno. Che cosa favorisce l'adesione a questo genere di attività? Possiamo ipotizzarne alcuni: intanto la facilità di accesso – solitamente non si richiedono competenze particolari, dopo alcuni mesi di formazione interna il candidato volontario può già svolgere la sua attività; poi la prevedibilità, nel senso che anche chi non ne conosce i contenuti può intuire cosa, nei contorni complessivi, l’attività richiede; il carattere limitato, nel senso che mantiene un certo distacco tra volontari e destinatari, ne riduce un coinvolgimento emotivo profondo; il carattere strutturato nelle sue caratteristiche fondamentali, non aperto costantemente all'imprevisto. L’aiuto telefonico rispecchia alcune nuove caratteristiche dell'azione volontaria. Essa si concretizza in una solidarietà puntuale, che si realizza nel microcosmo di un rapporto a due. Quella della telefonia di aiuto è cioè una solidarietà che riduce le dimensioni dello spazio e del tempo e che, 8 facendo leva sulla distanza tra volontari e beneficiari, aiuta l'incontro e la comunicazione tra persone le cui strade altrimenti rimarrebbero separate. Un secondo ordine di interrogativi riguardano le interazioni tra volontariato, terzo settore e mercato. Si assiste qui a processi che hanno segno diverso. Da un lato il volontariato sembra una realtà sempre più specifica e distinta da altre espressioni del terzo settore. Ci riferiamo alla distinzione, avvenuta ope legis, tra volontariato e associazionismo sociale, con una normativa e registri nazionali e regionali distinti. Ci riferiamo anche alla diminuzione della presenza di volontariato nell’ambito della cooperazione sociale2. E’ quindi un volontariato più “distinto” da altre componenti del nonprofit. Al tempo stesso crescono dinamiche che potremmo chiamare di ibridazione, di indebolimento dei confini sull’asse profit/nonprofit. Le distinzioni istituzionali e organizzative si affievoliscono, si diffondono contaminazioni tra assetti e filosofie di intervento. Si pensi da un lato a tutta l’attenzione alla corporate social responsibility, dall’altro ai casi di organizzazioni di volontariato che acquisiscono una attitudine “manageriale” ci parlano di un ambiente organizzativo turbolento, in qualche caso sperimentale, ma certamente difficile da leggere attraverso distinzioni nette. L'esperienza quasi decennale di Sodalitas mostra quanto venga apprezzata nel mondo del nonprofit la messa a disposizione di competenze di tipo gestionale provenienti da quello dell'impresa privata. La crescente adozione da parte di molte organizzazioni di volontariato di modi di lavoro attenti all’efficienza e alla visibilità pubblica rende centrale il problema di come riuscire a coniugare una cultura della solidarietà con una cultura di impresa. Come fare in modo cioè che lo sviluppo organizzativo non divenga un fine in sé? Che la crescita interna non tradisca le mission sociali e solidaristiche originarie? Detto in altri termini: quali equilibri costruire, e ridefinire nel tempo, tra le necessità di un’organizzazione che ha esigenze di gestione interna, di immagine, di riconoscimenti sempre più complessi e criteri d’azione che si ispirano a principi di solidarietà, accoglienza, equità? Domande che si rinnovano nel tempo, e che investono delicate scelte anche da parte delle istituzioni pubbliche. 2 Centro Studi Cgm (a cura di), Beni comuni. Quarto rapporto sulla cooperazione sociale in Italia, Torino, Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli, 2005. 9 Sostenere l’innovazione I prossimi anni vedranno probabilmente aumentare l'articolazione e la segmentazione del volontariato lombardo nei campi della salute, dei servizi sociali, della tutela ambientale, dell’animazione del tempo libero, della cultura. Su queste dinamiche incideranno diversi elementi. Intanto la capacità di ricambio generazionale. Per molte esperienze nate sulla base di una attività volontaria, ma non solo, si pone infatti una rilevante questione di ricambio della leadership. Un tema che solleva questioni particolarmente delicate legate alla ridefinizione della mission dei gruppi, ad una ristrutturazione organizzativa e dei ruoli interni. Il passaggio di leadership spesso coincide con l'allontanamento dei padri fondatori, di figure carismatiche, talvolta accentratrici, portando a una ridefinizione organizzativa profonda. In termini di ricerca sembra interessante sviluppare l'analisi dei corsi di vita delle organizzazioni, attraverso indagini - mai svolte finora nel nostro paese e a cui la realtà lombarda si presterebbe bene - di tipo retrospettivo, per ricostruire i percorsi evolutivi seguiti (e i relativi fattori di successo/insuccesso), oppure attraverso panel, ossia analisi ripetute presso le stesse organizzazioni ad un certo intervallo di tempo. Al problema del ricambio generazionale si accompagna quello relativo alla capacità di mobilitare un volontariato giovane. Un’età elevata e il decremento della disponibilità dei più giovani all’impegno volontario sono dinamiche che dovranno essere poste sotto stretta osservazione nei prossimi anni. Dinamiche che consigliano di concentrare, riorientandole, risorse e azioni di sostegno verso questi settori che mostrano maggiore attrattiva nei confronti delle generazioni più giovani: il tempo libero, lo sport, l’educazione, la cultura. Un ruolo importante potrà essere giocato dai Centri di Servizio per il Volontariato, realtà diffusa e radicata in Lombardia come in poche altre regioni italiane. In un contesto in continua trasformazione, I Centri dovranno essere capaci di cambiare loro stessi. In un ricerca che all’Irs abbiamo condotto sui Centri di Servizio, tale esigenza è emersa in modo esplicito3. I Centri di Servizio per il volontariato, chiamati oltre dieci anni fa ad intervenire su una realtà più ‘leggera’ rispetto a quella di oggi, fatta per lo più di gratuità e spontaneità, sono cresciuti in questi anni in un contesto in cui le organizzazioni di volontariato si sono modificate, ‘contaminandosi’ con altre componenti del non profit, e diventando sempre più ‘mature’, professionalizzate e strutturate. 3 S. Cima, D. Mesini, S. Pasquinelli, E. Ranci Ortigosa, I Centri di Servizio per il volontariato: verso una valutazione di efficacia, in “Il Risparmio – Rivista dell’Associazione fra le Casse di Risparmio Italiane”, Anno LII, n. 1, 2004. 10 All’inizio i Centri hanno svolto una funzione strategica per il sostegno dell’azione volontaria, erogando servizi di base soprattutto ad organizzazioni non affiliate ad associazioni più vaste. Oggi la realtà è diversa: molti organismi (quelli più strutturati, decentrati in realtà affiliate) producono direttamente molti dei servizi offerti dai Centri; allo stesso tempo altre realtà del terzo settore, non di volontariato in senso stretto, presentano esigenze di informazione e sostegno analoghe a quelle per cui i Centri sono nati. La diversificazione degli interlocutori e la diversificazione delle domande poste nei confronti dei Centri può rendere opportuno un allargamento della loro mission: diventando agenti di sviluppo locale, sostenendo la capacità progettuale del volontariato ma anche quelle dell'associazionismo di base, potenziando capacità di lettura, collegamento, crescita dei rispettivi territori nella direzione della crescita del capitale sociale ivi presente. Se la domanda di servizi di base sui temi della riforma fiscale, dei rapporti con gli enti pubblici, della tenuta contabile sembra rimanere rilevante, sta crescendo da parte delle organizzazioni di volontariato la richiesta di servizi e prestazioni più specialistici, e di apporti di consulenza nel campo della progettazione, indotta dalle recenti evoluzioni normative (si pensi ad esempio ai finanziamenti su progetto previsti dai bandi regionali, dell’Unione Europea e delle fondazioni bancarie). La capacità dei singoli Centri di adempiere a tale mission e di raggiungere gli obiettivi conseguenti dipende dalla loro attenzione all’ascolto diretto delle diverse realtà locali. Tali realtà possono e devono avere la possibilità di concorrere a determinare le caratteristiche specifiche dell'attività dei Centri. Certamente anche in previsione di una ridefinizione della normativa, un maggiore coinvolgimento delle organizzazioni nella gestione e soprattutto nelle attività di indirizzo e di orientamento dei Centri è cruciale per una risposta più efficace ai bisogni del volontariato. Per concludere, questa indagine promossa dalla Regione Lombardia costituisce una risorsa a lungo attesa e colma una carenza conoscitiva che durava da tempo. Essa ci restituisce il quadro di un volontariato consolidato, relativamente ricco di risorse, ma anche di una realtà che sta “invecchiando”, una realtà carica di ambivalenze. Così la specializzazione degli interventi, il loro consolidamento, la segmentazione progressiva se da un lato possono offrire opportunità mai finora sperimentate per coalizzare competenze diverse, punti di osservazione e approcci che fanno della differenza un valore, dall’altro possono produrre dispersione delle energie, costose sovrapposizioni, contrasti. Per le politiche pubbliche la scommessa maggiore è quella di riuscire a sostenere questa realtà senza deprimerne la carica innovatrice. Politiche sociali, politiche culturali e del tempo libero, politiche della formazione devono continuamente reinventare nuove modalità di ascolto e di sostegno. In una 11 Regione che attribuisce molta importanza alla libertà di scelta delle persone, occorre riaffermare che possibilità di scegliere e capacità di scegliere non vanno automaticamente di pari passo: il coinvolgimento del privato nel welfare richiede non meno ma più regole, per stabilire una comunicazione non formale tra pubblico e privato, strumenti di ascolto, di accompagnamento e di valutazione dei progetti intrapresi. Verso quel welfare delle opportunità di cui si inizia a parlare anche nel nostro paese. 12 Introduzione La regione Lombardia possiede una lunga e consolidata tradizione di impegno nel volontariato. Negli anni sessanta lo scrittore Guido Piovene descrivendo, nel suo libro “Viaggio in Italia”, la bellezza poco stereotipata (più libera da clichè) della Lombardia annotava come i Lombardi, uomini pratici, preferissero il proprio paese più comodo che poetico. La nostra regione ha sempre avuto il primato dell’iniziativa privata. Milano vanta la sede del maggiore giornale italiano, delle più prestigiose imprese editoriali, delle banche più quotate in Borsa. Circa cinquant’anni fa, ai tempi del testo di Piovene, la situazione a Milano era per un verso privilegiata e per l’altro piuttosto critica: non era facile essere ricchi in un paese ancora povero. Già allora la Lombardia era contagiata dal desiderio di aiutare il prossimo anche se, in quella fase, questa passione era anche un’occasione per accedere ad un certo ceto sociale. Tuttavia lo stile era di sobrietà: non aiuti vistosi, ma sostegni forniti con discrezione, donazioni offerte con semplice signorilità. Attualmente, dopo il boom economico, la crisi successiva dell’industria, i fasti della “Milano da bere” e gli anni di tangentopoli, la situazione è ben diversa. La “spinta” a dedicarsi al volontariato è ancora viva, anche se si nutre di motivazioni diverse: un trauma personale o familiare con conseguenti riflessioni riguardanti la situazione di coloro che sono in difficoltà; il desiderio di porsi al servizio degli altri utilizzando le competenze acquisite sul lavoro; l’esigenza di contrarre nuove amicizie per sfuggire all’isolamento; la convinzione di poter apprendere nuove competenze e acquisire ulteriori esperienze. Il lavoro che stiamo illustrando ha come obiettivo la presentazione di un quadro aggiornato dell’attività nel volontariato lombardo. Il testo è diviso in due parti. La prima illustra un confronto con i principali risultati emersi, sullo stesso tema, a livello nazionale. La seconda indaga alcuni aspetti da cui evidenziare la peculiarità del volontariato lombardo: le dimensioni del fenomeno, la struttura organizzativa, l’utilità sociale, il ruolo dei centri di servizio per il volontariato. I dati utilizzati sono tratti dai questionari ISTAT 2004, riferiti alle informazioni ottenute al 31 dicembre 2003, compilati dai referenti delle organizzazioni di volontariato iscritte al registro generale regionale, riguardanti le sezioni regionale e provinciale. La raccolta dei dati contenuti nei questionari ha coinvolto, oltre all’ISTAT, la Regione Lombardia (la D.G. Famiglia e Solidarietà Sociale e la Direzione Centrale relazioni esterne, internazionali e comunicazione, che per la prima volta ha gestito in Lombardia, per mandato dell’ISTAT, la 13 rilevazione) e il Coordinamento regionale dei CSV della Lombardia (i centri di servizio per il volontariato). Il progetto ha previsto la costituzione del gruppo di lavoro allo scopo di rendere affidabile la rilevazione nella regione. Questa collaborazione ha permesso di ottenere risultati molto soddisfacenti, con un tasso di risposte tra i più elevati a livello nazionale (2967 questionari ritenuti validi, pari al 85% delle organizzazioni iscritte al registro del volontariato della Regione). La rilevazione si è conclusa a Luglio 2005, allorché l’ISTAT ha controllato la base dati di riferimento e l’ha convalidata. Il lavoro di analisi è stato realizzato, per conto del Coordinamento regionale dei CSV della Lombardia, da Patrizia Tenisci che ha anche coordinato il lavoro e curato la stesura del presente rapporto. La Struttura Statistica e Osservatori della Direzione Centrale relazioni esterne, internazionali e comunicazione, ha messo a disposizione il data base e realizzato la parte cartografica del lavoro. 14 Contesto: confronto del volontariato in Lombardia e Italia Distribuzione territoriale Attualmente4 la Lombardia conta 3479 organizzazioni iscritte al Registro del volontariato. Il loro numero è adeguato alla popolazione presente sul territorio, popolazione che è pari al 16% degli Italiani, mentre il 16,5% (tab. 1) risulta essere la percentuale lombarda sul totale delle organizzazioni iscritte al pubblico registro in Italia. Si evidenzia che la Lombardia è la regione che detiene il maggior numero di organizzazioni iscritte al Registro (3479), seguita a una certa distanza da Emilia Romagna (2180), Toscana (2124), Veneto (2018). Sul finire dell’anno 1995 le organizzazioni lombarde iscritte al registro regionale generale del volontariato erano circa 1700. Da allora il numero delle organizzazioni che hanno chiesto e ottenuto l’iscrizione è andato aumentando. In un decennio il loro numero è più che raddoppiato. Tab. 1 – Organizzazioni di Volontariato iscritte al Registro generale regionale del volontariato in Lombardia e Italia – variazione percentuale Area Lombardia Nord-ovest Nord-est Centro Mezzogiorno Italia Popolazione residente (sopra i 14 anni) 7.973.420 13.243.663 9.443.529 9.654.325 17.404.184 49.745.701 Numero enti nel 2003 % enti Incremento % 1995 - 2003 3.479 5.977 6.626 4.064 4.354 21.021 16,5 28,4 31,5 19,3 20,7 100,0 106,2 119,0 161,9 115,6 263,1 152,0 Fonte registri: Regione Lombardia, B.U.R.L. 2004 e ISTAT, Statistiche in breve 2005 Fonte popolazione: www.demo.istat.it Nell’ultimo decennio, mediamente, avvengono 200 iscrizioni annue. Dopo il 2003 la crescita rallenta. Alcuni osservatori ritengono si stia lentamente esaurendo la richiesta di iscrizione al Registro. In Lombardia il processo di istituzionalizzazione delle organizzazioni di volontariato è caratterizzato da un giusto equilibrio, senza bruschi rallentamenti né eccessi. In altri territori d’Italia, invece, si nota un recente eccezionale fiorire di iscrizioni. In particolare in Sicilia, Molise, Campania, Basilicata e Trentino Alto Adige (soprattutto nella provincia di Bolzano). 4 Il riferimento dei dati è al 31 dicembre 2003; l’iscrizione al Registro del volontariato è relativa al 2004 15 Tab. 2 – Organizzazioni di Volontariato iscritte al Registro generale regionale del volontariato in Lombardia e Italia – serie storica Area 1995 1997 1999 2001 2003 numero enti numero enti numero enti numero enti numero enti Lombardia 1687 2379 2623 3050 3479 Italia 8343 11710 15071 18293 21021 Fonte registri: Regione Lombardia, B.U.R.L. 2004 e ISTAT, Statistiche in breve 2005 Caratteristiche strutturali Nel paragrafo precedente sono state presentate le quantità e la distribuzione delle organizzazioni di volontariato presenti in Lombardia. In questa seconda parte cercheremo di mettere in luce la loro dimensione. Dal grafico sottostante (fig. 1) emerge, così come nelle altre regioni italiane, una notevole presenza di organizzazioni di piccole dimensioni, formate cioè da un numero limitato di volontari. Se è pur vero che la Lombardia ospita una significativa presenza di piccole formazioni volontarie, è anche vero che il 13% dei gruppi ha un numero di volontari superiore alle 60 unità. In termini assoluti ciò indica la presenza di almeno 450 grandi gruppi. Nella regione, infatti, hanno sede numerosi enti che operano su scala regionale e nazionale. Fig. 1 – Organizzazioni di volontariato per classi di volontari in Lombardia e Italia % Dimensione delle Organizzazioni di volontariato 40 29,2 30 25,3 28,3 25 20 17,2 15,2 18,3 15,1 13,1 13,3 10 0-10 volontari 11-20 volontari 21-30 volontari Lombaria 31-60 volontari oltre 60 volontari Italia 16 Dall’analisi della serie storica (tab. 3) relativa al periodo di costituzione delle organizzazioni iscritte al registro, emerge in Lombardia il profilo di una organizzazione maggiormente consolidata nel tempo rispetto agli altri gruppi in Italia. Infatti, constatiamo che in Lombardia il 49% delle organizzazioni si è costituito prima del 1990, mentre nelle altre regioni, nello stesso periodo, la percentuale è del 38,6%. Questo dato conferma, per la Lombardia, la tendenza ad associarsi per occuparsi più proficuamente delle persone in difficoltà. Anche nelle altre regioni la propensione a “darsi da fare” è certamente presente, ma ciò che differenzia la nostra dalle altre regioni è una naturale “vocazione organizzativa”: non è il singolo che agisce, bensì il gruppo. Altro aspetto interessante: l’attuale presenza, nel registro lombardo, di un rilevante numero di organizzazioni costituitesi in anni passati indica una maggiore “longevità” di alcuni gruppi. Dal 1991 in poi, anche grazie all’introduzione della Legge quadro per il Volontariato (266/91), il settore ha conosciuto un momento di sviluppo: il numero delle organizzazioni è cresciuto notevolmente in Lombardia e ancor più nelle altre regioni d’Italia. Tab. 3 – Periodo di costituzione delle organizzazioni di volontariato nell’attuale forma giuridica – confronto Lombardia e Italia Periodo Fino al 1960 Dal 1961 al 1965 Dal 1966 al 1970 Dal 1971 al 1975 Dal 1976 al 1980 Dal 1981 al 1985 Dal 1986 al 1990 Dal 1991 al 1995 Dal 1996 al 2000 Dal 2001 al 2003 Totale Numero enti Lombardia % Lombardia % Italia 219 112 158 213 273 357 378 588 796 386 3479 6,3 3,2 4,6 6,1 7,8 10,3 10,9 16,9 22,9 11,1 100,0 7,5 1,7 2,8 3,6 4,7 8,0 10,3 20,8 27,3 13,3 100,0 Volontari Le risorse umane prevalenti e determinanti per le organizzazioni di volontariato (OdV) sono i volontari. Nei questionari ISTAT sono stati predisposti diversi quesiti in modo da delineare il profilo del volontario tipo. Numero dei volontari 17 In Lombardia le organizzazioni iscritte al registro del volontariato hanno reso noto di avere complessivamente all’attivo 138.762 volontari (tab. 4). Se consideriamo la loro distribuzione nelle diverse regioni, la Lombardia ne registra il maggior numero, seguita dalla Toscana con 104.718. Nel raffronto con le regioni del nord, si ha che il territorio lombardo conta, da solo, più volontari di quelli presenti nelle altre regioni del nord-ovest: Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria (circa 96.000). In Lombardia è presente il 59% dei volontari del nord-ovest, ma il dato corrisponde coerentemente alla distribuzione della popolazione adulta residente (circa il 60%). E’ appurato che in Lombardia ci sono 174 volontari ogni 10.000 residenti adulti. Se escludiamo i grandi anziani, quasi due persone su cento sono impegnate gratuitamente e volontariamente in attività strutturate. Il numero delle persone impegnate in attività di volontariato all’interno di organizzazioni strutturate è maggiore nel nord Italia, mentre al sud è probabile che la “solidarietà” faccia maggiore affidamento sulle reti familiari e di vicinato. La media dei volontari per organizzazione, pari a 40 unità, in Lombardia è in linea con tutto il Nord (Nord ovest e Nord est). Si rilevano anche su questo dato le differenze nelle regioni centrali e del Sud che riportano ampiezze differenti (rispettivamente di 44 e 35 unità). Tab. 4 – Organizzazioni e volontari in Lombardia – confronto con Italia Area Media Volontari per ente Somma Volontari Lombardia 40 138.762 174 Nord-ovest (Lombardia, Piemonte,Val 39 234.857 177 Nord-est (Trentino A.A., Friuli V.G., Veneto e Emilia Romagna) 39 260.298 276* Centro (Marche, Toscana, Umbria e 44 176.808 183 Mezzogiorno (Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna) 35 153.992 89 Italia 39 825.955 166 d’Aosta e Liguria) Volontari per 10.000 abitanti (sopra 14 anni) Lazio) * valore molto elevato soprattutto nella provincia di Bolzano Età, formazione, condizione professionale dei volontari 18 Dai dati emerge, in Lombardia, la figura di un volontario di età matura. Dopo aver fatto le opportune proporzioni, tenuto conto che la popolazione lombarda ha una minore percentuale di giovani rispetto al Sud, si evidenzia una rilevante presenza di volontari nella fascia d’età oltre i 54 anni. Le persone si impegnano nel sociale, dunque, più frequentemente quando gli impegni familiari risultano essere meno pressanti (quando i figli sono cresciuti) e quando la carriera lavorativa, sebbene ancora presente, è già avviata e formata. Il livello di istruzione risulta essere elevato se si considera che solo il 6% della popolazione ha la laurea e il 26% il diploma superiore. Confrontando il volontariato lombardo e quello nazionale (fig. 2, 3, 4), si rileva in Lombardia: - una maggiore frequenza di persone in età più matura (il 44% supera i 54 anni: +7,6%) - una maggiore frequenza di pensionati (il 36%: +6,2%) - un livello di istruzione simile a quello delle altre regioni Fig. 2 – Volontari per classi d’età - Lombardia e Italia Età dei volontari 60 50 44,4 41,1 38,9 40 36,8 30 22,1 20 16,7 10 0 fino 29 anni 30-54 anni Lombaria oltre 54 anni Italia 19 Fig. 3 – Volontari per condizione professionale - Lombardia e Italia Condizione professionale dei volontari 60 52,2 50 47,6 40 35,7 29,5 30 16,7 20 18,3 10 0 Occupati Ritirati dal lavoro Lombaria altra condizione Italia Fig. 4 – Volontari per titolo di studio - Lombardia e Italia Titolo di studio dei volontari 60 50 44 44,4 43,2 42,8 40 30 20 12,8 12,8 10 0 Laurea Diploma di scuola media superiore Lombaria inferiore al diploma di scuola media superiore Italia 20 Settori di attività Sanità e assistenza sociale sono i settori nei quali sono maggiormente presenti le organizzazioni di volontariato. In particolare, in Lombardia, il volontariato nel settore sanitario (tab. 5), ha una quota superiore dell’8% alla media nazionale (+3,7% nell’assistenza sociale). Nel questionario ISTAT sono compresi nell’ambito sanitario: la donazione di sangue, di tessuti e organi, le prestazioni di soccorso e trasporto malati, le prestazioni sanitarie e il noleggio di apparecchiature mediche. Possiamo annoverare alcuni motivi che determinano il bisogno e il conseguente impegno nel volontariato: - sono mutati gli stili di vita: nelle famiglie, specie con i figli a carico, è necessario un doppio reddito (in Lombardia il caro-vita è notevole) e l’inserimento nel mercato del lavoro flessibile (spesso precario) ostacola il tempo di cura, il tempo di “esserci”, delle donne - è in atto un mutamento demografico: è il problema dell’onere sociale degli anziani a carico dei lavoratori in attività. Infatti, soprattutto in Lombardia, si registra un progressivo invecchiamento della popolazione e la percentuale di ultrasessantenni è raddoppiata rispetto al numero dei ragazzi con meno di quindici anni - è mutato il modello organizzativo sanitario: nel tempo è avvenuto un contenimento della spesa pubblica, accusata per vari motivi di esercitare una eccessiva pressione finanziaria. Il medico di famiglia non è in grado di seguire i propri pazienti con regolarità e a domicilio così come accadeva fino ad alcuni decenni fa - sono aumentate le richieste di cura provenienti dalla popolazione non residente: la Lombardia con le sue dotazioni superiori allo standard accoglie infatti molti pazienti residenti in altre regioni d’Italia. Le esigenze negli ultimi dieci anni sono cambiate ed è evidente che la società si sia “naturalmente” mossa per dare risposte ad una domanda sociale in crescita. Tutti gli altri settori hanno un impatto meno consistente e con percentuali inferiori a quelle registrate in Italia. 21 Tab. 5 – Organizzazioni di volontariato per settore di attività prevalente (possibile 1 sola risposta) Settore di attività Lombardia % Italia % Sanità Assistenza sociale Ricreazione e cultura Protezione civile Istruzione Protezione dell’ambiente Tutela e protezione dei diritti Attività sportive altri settori Totale 35,9 31,5 9,6 4,4 3,1 3,9 1,9 1,3 8,4 100,0 28,0 27,8 14,6 9,6 3,2 4,4 2,8 2,0 7,6 100,0 Totale rispondenti Lombardia: 3479 Dimensione economica In Lombardia gli introiti non hanno una equa ripartizione tra i gruppi: il 15% delle organizzazioni dichiara entrate superiori a 100.000 euro in un anno. Un altro quarto (26%) percepisce introiti inferiori a 5.000 euro l’anno (meno di 400 euro al mese). Le differenze dipendono dalla tipologia di attività messa in atto dal gruppo. Le maggiori risorse economiche sono a disposizione di attività di rilevante utilità sociale. In ordine: nell’assistenza sociale, nella sanità, nella tutela dei diritti, nella protezione civile, nell’istruzione e ricerca, nello sviluppo e coesione. Le organizzazioni lombarde presentano entrate economiche superiori rispetto ai gruppi di altre regioni (fa eccezione la Toscana che ha entrate superiori). Fig. 5 – Organizzazioni di volontariato per classi di entrate - Lombardia e Italia Dimensione economica 50 40 34,1 34,1 31,6 30 26 25,3 21,5 20 8,1 10 7,4 6,5 5,4 0 fino 5.000 euro 5.000-25.000 euro 25.000-100.000 euro 100.000-250.000 euro Lombaria Italia oltre 250.000 euro 22 Specificità del volontariato in Lombardia Il volontariato lombardo in numeri Cartina 1 – Numero delle Organizzazioni di volontariato iscritte al Registro del volontariato in Lombardia –- suddivisione provinciale 23 Le organizzazioni e i volontari La Lombardia nel corso del 2003 ha iscritto al registro del volontariato (legge regionale 22/1993 del 24 luglio) 3479 organizzazioni, di cui un terzo (tab. 1)5 ha sede legale in Milano. Sondrio è il capoluogo che presenta il minor numero di organizzazioni (66 unità). Generalmente la presenza delle organizzazioni nelle province è simile alla distribuzione della popolazione, tranne qualche particolarità: a) la provincia di Milano ospita il 41% della popolazione adulta lombarda e ha il 31% delle organizzazioni iscritte, ma occorre considerare che nel capoluogo è presente la maggior parte dei gruppi di più grande dimensione, gruppi che operano con molti volontari e svariate sedi nella stessa provincia b) le province di Bergamo, Mantova, Cremona hanno ricevuto e soddisfatto richieste di iscrizione superiori in percentuale alla loro quota di popolazione residente I volontari attivi6 che operano nelle organizzazioni di volontariato iscritte al registro in Lombardia sono 138.762. La consistenza delle organizzazioni è espressa dal numero medio dei volontari. A Milano sono presenti organizzazioni mediamente di grande dimensione (ciascuna con circa 54 volontari). Seguono Sondrio, Como, Brescia con dimensioni leggermente sopra la media regionale (di 40); quindi Bergamo, Mantova e Cremona che mostrano un minor numero medio di volontari. In termini assoluti: le province con il maggior numero complessivo di operatori sono: Milano (circa 60.000), Brescia (all’incirca 18.200), Bergamo (13.600). La diffusione dell’impegno volontario è notevole, considerato che i volontari rappresentano quasi il 2% della popolazione lombarda d’età superiore ai 14 anni. 5 Nelle tabelle le province sono presentate inserendo anzitutto Milano, il capoluogo di provincia, e di seguito le province che la circondano secondo il seguente criterio: l’area settentrionale, l’area orientale, l’area della bassa padana 6 Nel calcolo dei volontari attivi sono esclusi i donatori di sangue 24 Tab. 1 – Organizzazioni e volontari in Lombardia – suddivisione provinciale Province lombarde % Popolazione residente Numero enti % enti Media Volontari per ente Somma Volontari 1102 274 163 172 66 539 425 134 88 232 284 3479 31,7 7,9 4,7 4,9 1,9 15,5 12,2 3,9 2,5 6,7 8,2 100,0 54 36 43 32 44 25 43 37 31 29 25 40 60.062 9.810 6.951 5.528 2.908 13.675 18.222 4.947 2.693 6.794 7.172 138.762 (sopra i 14 anni) Milano - MI Varese - VA Como - CO Lecco - LC Sondrio - SO Bergamo -BG Brescia - BS Pavia - PV Lodi - LO Cremona - CR Mantova - MN Totale 41,0 9,0 6,0 3,4 1,9 10,7 12,3 5,5 2,2 3,7 4,2 100,0 Nota: il numero degli enti comprende le organizzazioni iscritte a entrambe le sezioni: provinciale e regionale Funzione di coordinamento e legami affiliativi Importanti sono i legami esistenti fra organizzazioni di diverso livello. In particolare (tab. 2) si evidenzia a) se l’organizzazione opera con più sedi, b) se fa parte di un gruppo più ampio con analoghi obiettivi (tab. 3). Si segnalano alcuni dati: Il 10% delle organizzazioni opera grazie alla presenza puntuale sul territorio con varie sedi periferiche, che in Lombardia sono in totale circa 1.500. La maggior parte degli enti (179 su 366) ha una sola sede distaccata, fino ad arrivare a tre organizzazioni che annoverano fino a 50 sedi periferiche. Questo soprattutto nella provincia di Milano. Il 46% delle organizzazioni risulta affiliato ad un organismo operante a scala territoriale più ampia. Ciò equivale a dire che quasi una organizzazione su due opera in stretta relazione con un organismo da cui è gerarchicamente o funzionalmente dipendente. Vi sono organizzazioni, distribuite sul territorio che svolgono attività di coordinamento a favore di altre di dimensioni minori. In ordine decrescente di citazione: AVIS (Associazione Volontari Italiani del Sangue), AIDO (Associazione Italiana Donatori Organi), ANPAS (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze), CAV (Centro di Aiuto alla Vita), AVULSS (Associazione per il Volontariato nelle Unità Locali dei Servizi Socio-sanitari), Federavo (Federazione delle Associazioni di Volontariato Ospedaliero), AUSER (Associazione Autogestione Servizi), CIF (Centro Italiano Femminile), Società San Vincenzo dè Paoli, ANFFAS (Associazione Famiglie di Disabili Intellettivi e Relazionali), Legambiente, ABIO (Associazione per il bambino in ospedale) AICAT (Associazione Italiana Club Alcolisti in Trattamento), UILDM (Unione Italiana Lotta alla 25 Distrofia Muscolare), ecc. e molte altre (103) operanti a scala sovra locale. Le altre organizzazioni lombarde (53,7%) sono prive di particolari legami con strutture superiori. Tab. 2 – Organizzazioni che operano con lo stesso codice fiscale in sedi periferiche o distaccate Si No Totale Numero enti % 366 3113 3479 10,5 89,5 100,0 Numero totale sedi: 1.500 Tab. 3 – Organizzazioni che fanno parte di una organizzazione più ampia con analoghi obiettivi o finalità di intervento Si No Totale Numero enti % 1612 1867 3479 46,3 53,7 100,0 26 Principali caratteristiche delle organizzazioni di volontariato lombardo Cartina 2 – Distribuzione percentuale delle Organizzazioni di volontariato iscritte al Registro del volontariato costituite prima del 1993 – suddivisione provinciale 27 Le origini Il volontariato in Lombardia ha conosciuto un periodo di grande sviluppo a partire dagli anni ottanta. Tra il 1981 e il 2003 (tab. 4) si è costituito il 72% delle organizzazioni attualmente iscritte al registro. A partire dagli anni novanta, si è verificata una progressiva regolarizzazione di gruppi che hanno provveduto numerosi a scegliere una propria forma giuridica ed iscriversi al registro del volontariato. In particolare negli anni ottanta si è assistito ad una crescita media di 70 nuove organizzazioni l’anno, mentre nel decennio successivo il loro numero è quasi raddoppiato (128). La suddivisione provinciale (fig. 1) permette di notare una maggiore presenza, in alcune zone, di organizzazioni di formazione più giovane (costituite dal 1997 al 2003) a Pavia, Cremona, Varese e Milano. Si registrano invece percentuali minori, rispetto al valore medio regionale, nelle province di Bergamo, Lodi e Mantova, dove sono presenti organizzazioni costituite in date anteriori. Il volontariato lombardo presenta anche caratteri storici di rilievo: il 14% delle organizzazioni oggi operanti ha alle spalle una attività trentennale e il 2,6% opera da oltre cinquant’anni (92 organizzazioni). Tab. 4 – Periodo di costituzione delle organizzazioni di volontariato nell’attuale forma giuridica Periodo di costituzione Fino al 1950 Dal 1951 al 1970 Dal 1971 al 1980 Dal 1981 al 1990 Dal 1991 al 1996 Dal 1997 al 2003 Totale Numero enti % % cumulata 92 397 486 734 710 1060 3479 2,6 11,4 14,0 21,1 20,4 30,5 100,0 2,6 14,1 28,0 49,1 69,5 100,0 28 Fig. 1 – Distribuzione delle organizzazioni di volontariato iscritte al registro e costituite nel periodo 1997-2003 – suddivisione provinciale Organizzazioni iscritte al Registro costituite nel periodo 1997-2003 50 42,5 40 37,3 32,7 33,6 31,1 30 29,1 31 28,8 30,5 26 24,4 21,7 20 10 0 MI VA CO LC SO BG BS PV LO CR MN Totale La struttura organizzativa Il 45,6% delle organizzazioni di volontariato nasce assumendo la forma giuridica dell’associazione e l’altra metà circa (53,6%) è costituita da associazioni che hanno ottenuto un riconoscimento giuridico (tab. 5). Esiguo è invece il numero di fondazioni e comitati. La differenza tra associazione semplice e associazione riconosciuta consiste nel fatto che la prima può essere priva di patrimonio. Le associazioni riconosciute (e le fondazioni) ottengono invece, con il riconoscimento, la possibilità di agire in proprio e di acquisire autonomia patrimoniale. Se l’associazione ha contratto obbligazioni patrimoniali, risponde esclusivamente con il proprio patrimonio. Le associazioni non riconosciute rispondono sia con il proprio patrimonio, sia con i beni personali degli amministratori. Per questo motivo si può ipotizzare una relazione tra entità del patrimonio, rischio e riconoscimento giuridico: quanto più una organizzazione ha grossi patrimoni tanto più richiederà un riconoscimento per tutelare i beni degli amministratori. 29 Tab. 5 – Forma giuridica delle organizzazioni Forma giuridica Numero enti % Associazione riconosciuta Fondazione Associazione non riconosciuta Comitato Totale 1866 11 1587 16 3479 53,6 ,3 45,6 ,5 100,0 Associazione riconosciuta in base art. 12 Codice Civile Il numero complessivo di soci ordinari aderenti alle organizzazioni con diritto di voto si attesta a 1.028.844 persone. Le situazioni specifiche sono estremamente variabili (tab. 6): si va da un gruppo con un minimo di poche persone ad organizzazioni a cui aderiscono migliaia di soci. Infatti: il 27% annovera meno di 30 soci; sul fronte opposto il 26% conta più di 200 soci ordinari. Le organizzazioni che contano un maggior numero di aderenti sono impegnate, rispettivamente, in attività sanitarie e nella promozione del volontariato stesso. Nel corso del 2003 il 75% dei gruppi ha convocato una / due assemblee di soci (tab. 7); i restanti gruppi si sono attestati su tre, quattro o più incontri annui. I gruppi meno numerosi sono convocati più frequentemente, a dimostrazione del carattere più attivo della partecipazione dei loro volontari. Tab. 6 – Numero dei soci ordinari con diritto di voto attivi nell’organizzazione Numero soci fino a 10 soci 11-30 soci 31-100 soci 101-200 soci oltre 200 soci non rilevato Totale Numero enti % 238 717 992 615 894 24 3479 6,8 20,6 28,5 17,7 25,7 ,7 100,0 Somma dei soci: 1.028.844 Tab. 7 – Numero delle assemblee dei soci convocate nel 2003 Numero assemblee Una/due Tre/quattro Più di quattro Totale Numero enti % 2618 438 423 3479 75,2 12,6 12,2 100,0 30 Nell’ultima assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio 2003 la partecipazione è soddisfacente (tab. 8): il 44% delle organizzazioni ha contato sulla presenza della maggior parte dei soci (oltre il 51%) In termini assoluti hanno partecipato attivamente all’ultima assemblea 309.624 soci. Purtroppo gli enti col minor numero di presenti sono, soprattutto, quelli col maggior numero di iscritti (oltre i cento). Tab. 8 – Percentuale dei soci che hanno partecipato all’ultima assemblea per l’approvazione del bilancio nel 2003 Partecipazione soci 1%-25% 26%-50% 51%-75% Oltre il 75% Totale Numero enti % 1192 769 863 655 3479 34,3 22,1 24,8 18,8 100,0 Le relazioni con le istituzioni e altre organizzazioni In questo paragrafo osserviamo le relazioni che le organizzazioni lombarde intrattengono con altri enti (pubblici o privati) attraverso accordi formalizzati. Definiti cioè da convenzioni, intese o accordi scritti. Emerge subito un dato: una organizzazione su due, nel corso del 2003, ha instaurato rapporti strutturati con altri enti. Si tratta soprattutto di relazioni di tipo “verticale”, collocate nelle realtà locali. Il 30% delle organizzazioni infatti ha intese con i Comuni o loro consorzi e il 19% con le Aziende Sanitarie Locali (ASL). Tab. 9 – Organizzazioni che hanno accordi scritti (intese, patti, convenzioni) con altre istituzioni pubbliche o private Si No Totale Numero enti % 1754 1725 3479 50,4 49,6 100,0 31 Tab .10 – Numero di enti che hanno accordi scritti con enti pubblici o privati per tipo di ente Enti pubblici o privati Regione Province Comuni o loro consorzi Aziende Sanitarie Locali Altre istituzioni pubbliche ex IPAB Fondazioni Associazioni non di volontariato Organizzazioni di volontariato Enti religiosi Coordinamenti e/o consulte Cooperative sociali Cooperative di altro tipo Imprese private Numero enti % 195 228 1043 669 218 58 148 53 5,6 6,6 30,0 19,3 6,3 1,7 4,3 1,5 191 5,5 102 120 140 25 81 2,9 3,5 4,0 0,7 2,3 Totale rispondenti: 1754 La % è calcolata sul totale complessivo: 3479 Le organizzazioni possono avere anche più di una convenzione La suddivisione provinciale mostra che la “geografia” delle relazioni formali non è uniforme nella regione (fig. 2 e 3): maggiori accordi con i comuni nelle province di Lodi, Mantova, Brescia, Pavia e Milano; maggiori accordi con le ASL nelle province di Lodi, Sondrio, Varese e Brescia. Gli accordi con le ASL sono stipulati soprattutto dalle organizzazioni operanti nell’ambito sanitario, mentre quelli con i Comuni vedono coinvolte organizzazioni che agiscono su ambiti diversi (in ordine: sport, ricreazione, istruzione e ricerca, assistenza sociale, protezione civile, ambiente, coesione sociale). Più selettivi gli accordi con la Regione Lombardia, le Province e le altre istituzioni pubbliche (scuole, carceri, ecc.), che vengono concretizzati prevalentemente con le organizzazioni di grandi dimensioni. Minoritari gli accordi formalizzati con Fondazioni, altre organizzazioni di volontariato, coordinamenti e consulte, cooperative sociali: la rete “orizzontale”, dunque, non si attiva attraverso relazioni codificate formalmente. 32 Fig. 2 – Le organizzazioni che hanno accordi scritti (intese, patti, convenzioni) con i COMUNI – suddivisione provinciale Accordi e convenzioni con i COMUNI 50 38,6 40 36,6 32,5 33,2 32,8 30,2 28,5 30 24,3 23,9 30 23,6 20 16,7 10 0 MI VA CO LC SO BG BS PV LO CR MN Totale 33 Fig. 3 – Le organizzazioni che hanno accordi scritti (intese, patti, convenzioni) con le ASL – suddivisione provinciale Accordi e convenzioni con le ASL 50 40 31,8 30 25,8 20,6 22,3 20 21,4 20,9 20,8 20,1 15,3 19,3 14,1 12,6 10 0 MI VA CO LC SO BG BS PV LO CR MN Totale 34 Risorse umane Cartina 3 – Numero volontari per Organizzazione e per 10.000 abitanti (15-80 anni) – suddivisione provinciale 35 La partecipazione dei volontari Le organizzazioni di volontariato iscritte al Registro lombardo sono costituite prevalentemente da personale volontario (tab. 11): i volontari, infatti, rappresentano il 96% delle risorse umane disponibili. Nel complesso sono coinvolti 138.762 volontari attivi7 che operano all’interno di 3.479 organizzazioni. Vediamo di seguito con maggiore dettaglio come si distribuiscono i volontari all’interno delle organizzazioni della Lombardia. Tab. 11 – Composizione del personale: occupati e volontari nelle organizzazioni di volontariato in Lombardia Composizione del personale Numero persone % Volontari Religiosi Volontari del servizio civile Dipendenti a tempo pieno Dipendenti part-time Collaboratori Totale 138.762 852 760 1.502 451 2.526 144.853 95,8 0,6 0,5 1,0 0,3 1,7 100,0 Se si escludono le organizzazioni di ampie proporzioni (una decina presenti soprattutto nel capoluogo milanese) la dimensione mediana8 dei volontari è di circa 19 persone per organizzazione (tab. 12). Un numero consistente di enti (233) non arriva a cinque volontari, il 25% ha meno di dieci volontari, il 54% non supera i venti volontari e il 74% ne ha meno di trentacinque. Questi dati forniscono una prima indicazione circa le attuali dimensioni delle organizzazioni lombarde: una larga maggioranza ha consistenza limitata, anche perchè nel tempo è aumentato il numero delle organizzazioni che operano nella Regione (più enti) e, di conseguenza, la dimensione del gruppo (il numero dei volontari impegnati) è più contenuta rispetto al passato.9 7 La dicitura “volontari attivi” non comprende i donatori di sangue Valore mediano: valore a cui corrisponde la metà del numero totale dei casi (un valore intermedio). In altre parole si tratta del valore depurato dai dati di alcune organizzazioni molto grandi che possono alzare il valore medio in modo eccessivo. 9 nel 1999 si contavano in Lombardia, iscritti al registro del volontariato, 155.501 volontari in 2.522 organizzazioni (valore mediano pari a 24 volontari per organizzazione) 8 36 Tab. 12 – Dimensioni delle organizzazioni di volontariato sulla base del numero di volontari Volontari Fino a 5 volontari 6-10 volontari 11-15 volontari 16-20 volontari 21-35 volontari 36-50 volontari 51-100 volontari Oltre 100 volontari Totale Numero enti % % Cumulata 233 647 614 403 679 319 340 245 3479 6,7 18,6 17,6 11,6 19,5 9,2 9,8 7,0 100,0 6,7 25,3 42,9 54,5 74,0 83,2 93,0 100,0 Dimensione mediana dei Volontari in Lombardia: 19 Totale Volontari: 138.762 Solo il 7% delle organizzazioni (245 enti) conta più di cento volontari. Tra questi enti alcuni presentano una realtà considerevole: se si osserva la distribuzione dei dati si nota che in alcune zone sono presenti organizzazioni con un apporto rilevante di volontari (Milano). La distribuzione mediana dei volontari all’interno delle undici province (fig. 4) mette in evidenza le aree di Milano, Como e Brescia in cui sono presenti organizzazioni di più ampie dimensioni (con valore mediano di 22 volontari per organizzazione). Le province che annoverano sul loro territorio gruppi meno consistenti sono Bergamo, Cremona e Mantova (la maggior parte dei gruppi con 15 volontari). Fig. 4 – Dimensioni delle organizzazioni di volontariato sulla base del numero di volontari – suddivisione provinciale Mediana dei volontari di una organizzazione in Lombardia suddivisione provinciale 25 22 22 22 19,5 20 19 18,5 18,5 17,5 16 15 15 15 CR MN 15 10 MI VA CO LC SO BG BS PV LO Totale 37 Fig. 5 – Distribuzione delle età dei volontari – suddivisione provinciale Totale volontari per età - suddivisione provinciale 14,1 15,1 10,9 13,7 16 18,1 14 15,4 18,4 16,9 27,6 33,5 40,7 36,7 10,3 13,3 12,9 16,7 LO CR MN Totale LOMBARDIA 17,1 30,8 22,8 29,4 29,3 40,7 27,1 26,1 37 29 37,7 39,5 38,1 28,6 30,4 42,5 39,3 39,9 40,2 35,7 38,9 25,1 18,4 26,8 14,9 MI VA 14,3 CO LC meno di 29 anni 6,4 SO 15,1 14,8 19,6 BG BS PV 30-54 anni 55-64 anni oltre 64 anni Una ulteriore informazione riguardante l’età dei volontari: il dato regionale (fig. 5, il totale) segnala che i volontari sono presenti in tutte le fasce d’età, anche se risultano relativamente più numerose le persone comprese tra 30 e 54 anni (il 39% dei volontari). E’ interessante evidenziare alcune differenze all’interno delle diverse province. In taluni casi si nota un andamento in linea con quanto registrato in ambito regionale, in altre circostanze invece emerge quanto segue: volontari d’età decisamente più giovane (inferiore ai ventinove anni) nella provincia di Como (il 27% ha meno di 29 anni) e Pavia (19,6%). Una maggiore presenza di volontari anziani nella provincia di Sondrio (il 31% di volontari ha oltre 64 anni), Cremona (18,4%), Brescia (18%), Lodi (17%). 38 La collaborazione da parte di altre figure (servizio civile, religiosi, personale retribuito) Intorno alle organizzazioni di volontariato ruotano figure diverse con compiti e ruoli differenti. Abbiamo già avuto modo di osservare il peso dei volontari; il panorama si compone anche di altre figure di particolare rilievo: i volontari del servizio civile, i religiosi e il personale retribuito. I volontari del servizio civile presenti nelle organizzazioni lombarde sono (al dicembre 2003) 760: nel 36% dei casi si verifica la presenza di un solo volontario per ente (tab. 13). Gli enti in cui operano stabilmente i volontari del servizio civile sono 207, pari al 5% del complesso delle organizzazioni. I religiosi (tab. 14) che partecipano alle attività promosse dalle organizzazioni di volontariato sono in Lombardia 853: nel 67% di questi enti si verifica la presenza di un solo religioso. Gli enti in cui operano dei religiosi sono 413, pari al 12% delle organizzazioni lombarde. Tab. 13 – Volontari del servizio civile per ente Volontari servizio civile 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 e più Totale Numero enti % % Cumulata 74 40 27 18 13 9 6 4 0 16 207 35,9 19,2 13,1 8,5 6,3 4,5 2,8 1,7 0 7,9 100,0 35,9 55,1 68,2 76,7 83,0 87,6 90,4 92,1 92,1 100,0 Numero enti % % Cumulata 276 63 24 20 8 6 5 2 2 7 413 66,9 15,3 5,7 4,8 2,0 1,4 1,1 ,6 ,6 1,7 100,0 66,9 82,2 87,9 92,6 94,6 96,0 97,2 97,8 98,3 100,0 Totale Volontari servizio civile 760 Tab. 14 – Collaboratori religiosi per ente Collaboratori Religiosi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 e più Totale Totale Religiosi 853 39 In Lombardia sono presenti 668 organizzazioni che si avvolgono del lavoro di personale retribuito (tab. 15). Le persone impiegate sono complessivamente 4479 (tab. 16 - 18), di cui 1502 (il 33,5% del personale retribuito) dipendenti a tempo pieno in 236 enti, 451 (10,1%) dipendenti part-time in 232 enti, 2526 (56,4%) collaboratori temporanei (o a progetto) in 480 enti. Predominano nettamente i gruppi che operano avvalendosi esclusivamente di volontari. Il personale retribuito rappresenta il 3% delle risorse umane complessive mobilitate (144.853 tra volontari, volontari del servizio civile, religiosi e personale retribuito). Il personale retribuito collabora prevalentemente con contratti di collaborazione temporanea e part-time. Il capoluogo milanese (fig. 6) ha sul suo territorio la più alta concentrazione di enti (rispetto al valore medio lombardo) che si avvalgono di personale retribuito (30%), assieme a Pavia (24,2%) e Como (22,2%). Tab. 15 – Composizione del personale delle Organizzazioni di Volontariato Composizione del personale Enti composti da soli volontari Enti con presenza di personale retribuito Totale Numero enti % 2812 80,8 668 19,2 3479 100,0 Tab. 16 – Dipendenti a tempo pieno per ente Dipendenti a tempo pieno 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Totale Enti Totale Dipendenti a tempo pieno Numero enti % % Cumulata 71 45 14 20 11 12 11 7 6 39 236 30,0 19,2 6,0 8,6 4,6 5,2 4,5 3,0 2,6 16,5 100,0 30,0 49,1 55,1 63,8 68,3 73,5 77,9 80,9 83,5 100,0 1.502 40 Tab. 17 – Dipendenti part – time per ente Dipendenti part time Numero enti % % Cumulata 136 40 32 12 1 4 3 0 0 4 232 58,7 17,2 13,9 5,1 ,5 1,5 1,5 0 0 1,5 100,0 58,7 75,9 89,9 94,9 95,5 97,0 98,5 98,5 98,5 100,0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 e più Totale Enti Totale Dipendenti part time 451 Tab. 18 – Collaboratori retribuiti per ente Collaboratori retribuiti Numero enti % % Cumulata 134 93 54 34 23 30 14 13 5 79 480 27,9 19,5 11,3 7,1 4,9 6,2 3,0 2,7 1,0 16,5 100,0 27,9 47,4 58,7 65,8 70,7 76,8 79,8 82,5 83,5 100,0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 e più Totale Enti Totale Collaboratori retribuiti 2.526 Fig. 6 – Organizzazioni di volontariato con presenza di personale retribuito – suddivisione provinciale Organizzazioni con presenza di personale retribuito 50 40 30,1 30 24,2 22,2 19,6 19,4 18,9 20 19,2 14,1 12,3 10 6,8 8,2 9,3 BG BS 0 MI VA CO LC SO PV LO CR MN Totale 41 La formazione dei volontari I dati riguardanti l’attività formativa offerta ai volontari nel corso della loro attività mettono in luce che oltre la metà delle organizzazioni non prevede alcuna attività di formazione (tab. 19, 54,6%). E’ prevalente, dunque, l’impostazione in base alla quale l’apprendimento avviene più nella routine del lavoro che attraverso la partecipazione a corsi. Gli enti, sei volte su dieci, organizzano corsi di formazione preferibilmente quando i volontari sono a contatto diretto con utenti in difficoltà. Un quarto degli enti organizza dei corsi di base propedeutici allo svolgimento delle attività. Un terzo delle organizzazioni offre ai propri volontari corsi di aggiornamento o di specializzazione in itinere. Il 10,8% dei gruppi prevede entrambe le tipologie: corsi di base e corsi di specializzazione successivi. Le province di Milano (50,9%), Pavia (50,7%), Brescia (48,4%) hanno sul loro territorio una maggiore presenza, rispetto alle media regionale, di gruppi che promuovono le attività formative per i volontari. Mentre risulta abbastanza comprensibile il dato di Milano e Brescia in virtù di un numero maggiore di residenti, appare molto intensa l’iniziativa delle organizzazioni della provincia di Pavia. Svolgono attività formative soprattutto le organizzazioni che si occupano nelle loro attività di protezione civile (83,6%), sviluppo economico e coesione sociale (60,9%), tutela dei diritti (60,4%), istruzione e ricerca (58%), assistenza sociale (57,9%). Tab. 19 – Attività formativa dei volontari Tipo di formazione Nessuna formazione - Formazione effettuando corsi di base o tirocini teorico-pratici - Formazione effettuando corsi di aggiornamento o di specializzazione Numero enti % 1901 54,6 866 24,9 1088 31,3 Totale rispondenti: 3479 Le organizzazioni possono avere svolto anche più di un tipo di attività Formativa 42 Rendicontazione economica e finanziaria Cartina 4 – Distribuzione percentuale delle entrate finanziarie, della popolazione (sopra i 14 anni) e degli enti presenti sul territorio lombardo – suddivisione provinciale Province Milano - MI Varese - VA Como - CO Lecco - LC Sondrio - SO Bergamo -BG Brescia - BS Pavia - PV Lodi - LO Cremona - CR Mantova - MN 51,8 4,9 3,7 4,0 0,8 7,7 8,7 5,5 1,9 5,9 5,1 % Popolazione residente (sopra i 14 anni) 41,0 9,0 6,0 3,4 1,9 10,7 12,3 5,5 2,2 3,7 4,2 Totale 100,0 100,0 % Entrate % Enti 31,7 7,9 4,7 4,9 1,9 15,5 12,2 3,9 2,5 6,7 8,2 100,0 43 Entrate, costi e consuntivo La totalità delle entrate dichiarate dalle 3479 organizzazioni lombarde iscritte al registro si attesta attorno ai 300 milioni di euro (tab. 20). Si tratta di una cifra considerevole, non ripartita in modo omogeneo tra i gruppi. La mediana delle entrate per ente (il valore più frequente) si attesta attorno ai 16.400 euro annui. Guardiamo più da vicino la distribuzione delle risorse economiche (tab. 21). Il 26% delle organizzazioni ha entrate inferiori a 5.000 euro l’anno e il 34% non supera i 25.000 euro. Ciò segnala che il 60% delle organizzazioni iscritte al registro lombardo può contare su entrate di bassa entità. Questa informazione conferma che gran parte delle organizzazioni non ha alcun costo connesso a retribuzioni da pagare o a costi per l’uso della sede. Sul versante opposto il 14,6% delle organizzazioni dispone di entrate superiori ai 100.000 euro. Gli enti con maggiori entrate risultano operare ad un livello territoriale più ampio (sull’intera provincia o la regione) e sono quelli caratterizzati da una struttura organizzativa più complessa (volontari e retribuiti). Evidenziamo la presenza di organizzazioni con entrate di piccola entità (inferiore alle 25.000 euro annue) soprattutto nelle province di Bergamo (79,2%), Mantova (72,3%), Sondrio (68,2%), Cremona (67%). Le risorse economiche provengono prevalentemente da contratti e convenzioni stipulati con enti pubblici (complessivamente 114 milioni di euro), da donazioni e lasciti (75 milioni di euro) e da altre entrate di fonte privata (30 milioni di euro). Le entrate di fonte pubblica costituiscono per le organizzazioni il 45,5% delle entrate complessive. Se il quadro generale vede una forte autonomia di una parte rilevante del volontariato (tab. 23) (un terzo delle organizzazioni non riceve alcun contributo dall’operatore pubblico e il 39% indica una prevalenza di entrate private) è pur vero che per il 31,5% il finanziamento pubblico costituisce la fonte principale di entrata finanziaria. Le organizzazioni che contano maggiormente sull’apporto economico del finanziamento pubblico sono presenti soprattutto nelle province (fig. 8) di Cremona (37,8%), Lodi (37,2%), Brescia (36,3%), Lecco (35,8%) e Como (34,8%). Tab. 20 – Risorse in entrata e in uscita registrate nel bilancio o nel rendiconto relativo al 2003 (in euro) Uscite (euro) Risorse economiche Entrate (euro) Dimensione economica (mediana) Totale risorse economiche (euro) 16.430 299.005.732 13.474 276.840.468 Totale rispondenti: 3479 44 Tab. 21 – Distribuzione delle entrate delle organizzazioni di volontariato Entrate economiche Numero enti % 903 1187 880 283 225 3479 26,0 34,1 25,3 8,1 6,5 100,0 Fino 5000 euro da 5001 a 25.000 euro da 25.001 a 100.000 euro da 100.001 a 250.000 euro Oltre 250.000 euro Totale Tab. 22 – Entrate delle organizzazioni di volontariato distinte tra fonte pubblica e fonte privata Numero enti Somma (euro) % Sussidi e contributi a titolo gratuito da enti/istituzioni pubbliche 1824 21.970.464 7,3 Ricavi da contratti e/o convenzioni con enti e/o istituzioni pubbliche 1399 114.286.591 38,2 Contributi degli aderenti 2106 13811570 4,6 Entrate derivanti da attività commerciali e produttive marginali 1265 23518633 7,9 Donazioni, offerte, lasciti testamentari e liberalità 2452 74856425 25,0 Trasferimenti da strutture superiori/inferiori 356 4846137 1,6 Redditi finanziari e patrimoniali 1392 4384475 1,5 Residui anni precedenti 924 11179687 3,7 altre entrate di fonte privata 1794 3479 30151749 299.005.731 10,1 100% 2463 3479 136.257.055 162748676 45,5 54,5 Fonte delle entrate Totale Totale fonte pubblica Totale fonte privata Tab. 23 – Tipologie delle entrate delle organizzazioni di volontariato Tipologie delle entrate Numero enti Soltanto entrate pubbliche Prevalenza entrate pubbliche Prevalenza entrate private Soltanto entrate private Totale 94 1003 1367 1016 3479 % 2,7 28,8 39,3 29,2 100,0 45 Fig. 8 – Organizzazioni di volontariato con prevalenza di finanziamento pubblico – suddivisione provinciale Organizzazioni con prevalenza di finanziamento pubblico 50 40 34,8 31,7 30,5 29,9 37,2 36,3 35,8 30 37,8 31,5 29,2 26 25,6 20 10 0 MI VA CO LC SO BG BS PV LO CR MN Totale I costi sostenuti dalle organizzazioni lombarde si aggirano complessivamente attorno ai 276.000.000 euro annui (tab. 24). Quasi il 38% della cifra è da riferirsi a costi inerenti acquisti di beni e servizi (spese di materiale di consumo, cancelleria e stampati, energia elettrica, spese postali e telefoniche, spese di manutenzione, premi di assicurazione, spese varie di gestione, fitti passivi, spese per prestazioni di lavoro autonomo, consulenze professionali). Il 25% è stato impegnato per le spese del personale retribuito (17,9% dipendenti, 7,4% collaboratori a contratto). Il 14,6% corrisponde ad altre spese (non comprese nelle voci in elenco), il 10% a contributi a favore di persone a scopo benefico. Il dato riguardante la sede costituisce un’informazione importante per capire sia il grado di strutturazione raggiunto dall’organizzazione sia l’onere economico da sopportare per mantenere attiva la struttura. Solo il 3,9% delle organizzazioni ha locali di proprietà (tab. 24), il 47,5% dispone di locali in comodato/uso gratuito e almeno il 20,5% ha l’onere dell’affitto. Questo significa che 712 organizzazioni, oltre al normale concorso alle spese (riscaldamento, luce, acqua, ecc.), devono provvedere al pagamento dell’affitto dei locali. L’ultimo aspetto riguarda l’indebitamento delle organizzazioni di volontariato (tab. 25). Gli enti hanno una buona capacità di risparmio o di accantonamento delle risorse (il 58% delle organizzazioni risparmia complessivamente 30.700.775 euro, pari circa a 15.258 per organizzazione). Si nota qualche difficoltà per il 22% degli enti, che segnalano di aver chiuso 46 l’anno con un disavanzo (complessivamente di 8.535.511 euro, pari a 11.085 euro in “rosso” per organizzazione). Il disavanzo è maggiore per le organizzazioni delle province di Pavia (28,1%), Milano (25,8%), Como e Sondrio (23,8%). Buona capacità di spesa per il 20% degli enti che chiude l’esercizio in pareggio. Tab. 24 – Uscite delle organizzazioni di volontariato Spesa Numero enti Somma (euro) % Spese per il personale dipendente Spese per i lavoratori con contratto di collaborazione Rimborsi spese ai volontari Acquisti di beni e servizi Sussidi, contributi ed erogazioni a terzi Trasferimenti a strutture inferiori/superiori Imposte e tasse Ammortamenti altre spese 427 563 49.467.364 20.443.125 17,9 7,4 1.380 3.416 1.179 973 7.728.862 103.927.683 27.759.493 9.116.783 2,8 37,5 10,0 1.062 756 2.082 3.565.566 14.482.277 40.349.315 3,3 1,3 5,2 14,6 3479 276840468 100,0 Totale Numero enti con immobili di proprietà: 137 (3,9%) Numero enti con locali in usufrutto o uso gratuito: 1654 (47,5%) Numero enti con locali in affitto: 712 (20,5%) Numero enti con mezzi di trasporto e/o soccorso in modo esclusivo: 878 (25,2%) Tab. 25 – Esercizio dell’anno di riferimento delle organizzazioni di volontariato pareggio avanzo (30.700.775 euro) disavanzo (- 8.535.511 euro) Totale Numero enti % 698 2012 770 3479 20,1 57,8 22,1 100,0 47 Attività svolte e servizi Cartina 5 – Distribuzione percentuale Organizzazioni di volontariato impegnate in più settori d’attività –suddivisione provinciale 48 I settori di intervento Il 40% delle organizzazioni ha dichiarato di operare in un solo settore di attività (tab. 26), mentre la maggior parte dei gruppi ha indicato due e più voci. In particolare, la percentuale di organizzazioni che spazia in un ventaglio molto ampio di settori (4 e più) si attesta attorno al 14,8%. Si può affermare che la maggior parte delle organizzazioni prevede un intreccio di azioni abbastanza diverse con l’obiettivo di sostenere le persone in situazione di bisogno lungo un percorso articolato di azioni e interventi. Tab. 26 – Numero di attività in cui sono impegnate le organizzazioni Numero di settori Numero enti % % Cumulata 1 solo settore di attività 2 settori 3 settori 4 settori 5 settori 6 settori 7 settori 9 settori Totale 1405 947 613 308 143 45 16 1 3479 40,4 27,2 17,6 8,9 4,1 1,3 ,5 ,0 100,0 40,4 67,6 85,2 94,1 98,2 99,5 100,0 100,0 Se contiamo le organizzazioni impegnate nei diversi settori di attività, approdiamo al seguente risultato (tab. 27): 1643 sono impegnate in attività sanitarie, 1590 si occupano di assistenza sociale, 876 svolgono attività ricreative, 839 svolgono attività culturali, 795 sono impegnate in attività di filantropia e promozione del volontariato, 460 svolgono attività di istruzione e ricerca, 409 svolgono attività di difesa dei diritti, 402 si occupano di attività sportive, 332 svolgono attività a favore dell’ambiente, 330 si impegnano nella cooperazione e solidarietà internazionale, 275 si occupano - anche - di attività di Protezione civile (in realtà in Lombardia sono presenti altre associazioni che si occupano di Protezione civile iscritte ad un altro albo), 128 si occupano di sviluppo economico e coesione sociale, 118 svolgono attività religiosa. In Lombardia emerge anzitutto la vocazione delle organizzazioni ad occuparsi di assistenza sanitaria e di assistenza sociale. Le risposte fornite evidenziano che sono impegnate in queste due attività ben 2757 organizzazioni, pari al 79% degli enti iscritti al registro del volontariato. 49 Tab. 27 – Distribuzione di frequenza delle attività svolte dagli enti (possibili più risposte) Attività Numero enti % Cultura Sport Ricreazione Istruzione e ricerca Sanità Assistenza sociale Protezione civile Ambiente Sviluppo economico e coesione sociale Tutela dei diritti Filantropia e tutela del volontariato Cooperazione e solidarietà internazionale Religione Altre attività 839 402 876 460 1643 1590 275 332 24,1 11,6 25,2 13,2 47,2 45,7 7,9 9,6 128 3,7 409 795 11,8 22,9 330 9,5 118 1 3,4 ,0 Totale rispondenti: 3479 Confronto di queste due attività nella suddivisione provinciale (fig. 9 e 10): Sanità: - maggiore presenza di organizzazioni nelle province di Bergamo (61,6%), Lodi (59%), Cremona (54,2%), Mantova (53,3%), Brescia (49,6%) Assistenza sociale: - maggiore presenza di enti nelle province di Lodi (61,5%), Milano (52,6%), Como (51,9%), Varese (47,7%) Fig. 9 – Organizzazioni di volontariato attive in ambito sanitario – suddivisione provinciale Organizzazioni che si occupano di attività sanitarie 100 80 61,6 60 47,7 38,2 45,3 45,8 LC SO 59 54,2 49,6 53,3 47,2 40,8 34,8 40 20 0 MI VA CO BG BS PV LO CR MN Totale 50 Le organizzazioni più giovani confermano il loro interesse nel settore dell’assistenza sociale e operano sui versanti più diversi: quello della cooperazione e solidarietà, ambientale, della tutela dei diritti, culturale e ricreativo, dell’istruzione, dello sviluppo e coesione sociale. Con il nuovo millennio si è vista infatti la crescita di organizzazioni che hanno intrapreso strade nuove rispetto al passato e si sono aperte verso nuove iniziative di intervento sociale, cercando di rispondere a nuove domande emergenti. Fig. 10 – Organizzazioni di volontariato attive nell’assistenza sociale – suddivisione provinciale Organizzazioni che si occupano di assistenza sociale 100 80 61,5 60 52,6 47,7 51,9 43,6 43,2 45,8 40,8 37,3 40 44,5 45,7 MN Totale 32,3 20 0 MI VA CO LC SO BG BS PV LO CR Le organizzazioni si sono poi collocate nel loro settore di intervento prevalente sulla base della consistenza e della frequenza delle diverse prestazioni fornite. Questa nuova lettura (con una sola possibile risposta) colloca molte organizzazioni nell’ambito dell’attività socio-sanitaria. Confluisce in questa area tutto l’ambito che si occupa della presa in carico dei soggetti in stato di malattia e bisogno. Emerge complessivamente un forte impegno nella cura della persona: il 67,4% delle organizzazioni lombarde si occupa di servizi alla persona in modo prevalente. Nella tab. 28 (colonna 3) abbiamo evidenziato la distribuzione dei volontari nelle diverse attività. Il numero mediano dei volontari aumenta notevolmente soprattutto nell’assistenza sociale (valore mediano pari a 27 volontari) e nelle attività di protezione civile (26 volontari). Tab. 28 – Distribuzione di frequenza delle attività prevalenti svolte dagli enti (possibile una sola risposta) 51 Attività Numero enti % Cultura e ricreazione Sport Istruzione e ricerca Sanità Assistenza sociale Protezione civile Ambiente Tutela dei diritti Sviluppo economico e coesione sociale Totale 334 45 108 1250 1096 151 137 66 9,6 1,3 3,1 35,9 31,5 4,4 3,9 1,9 293 8,4 3479 100,0 n. mediano volontari 21 16 16 13 27 26 22 12 15 I destinatari degli interventi Le organizzazioni hanno indicato la tipologia di utenti a cui è rivolta la loro attività. Nel complesso ben il 70,5% degli enti dichiara di avere degli utenti diretti (utenti ai quali sono rivolti i servizi offerti dall’organizzazione). Appare alta la tendenza, da parte delle organizzazioni, di offrire aiuto a tutti senza riferirsi a gruppi particolari (il 18,4% indica un’utenza indifferenziata). Emergono poi i seguenti principali destinatari: malati e traumatizzati (seguiti dal 18,1% delle organizzazioni), anziani autosufficienti (16,8%), portatori di handicap (16,3%), minori (15,2%), anziani non autosufficienti (9,6%), immigrati (7,4%), ecc. In Lombardia le principali tipologie di persone assistite dalle organizzazioni di volontariato appartengono alle seguenti categorie: malati e traumatizzati (669.583 persone), anziani autosufficienti (162.803), minori (115.429), portatori di handicap (58.075), immigrati (40.048), anziani non autosufficienti (34.573), individui in difficoltà economica (29.364), ecc. Il rapporto tra quantità di utenti e numero delle organizzazioni mette in luce un carico di lavoro superiore per alcuni gruppi che si occupano di (in ordine prioritario): malati, anziani autosufficienti, minori, senza tetto, malati terminali, immigrati, detenuti, individui in difficoltà economica, nomadi, anziani non autosufficienti, portatori di handicap, ecc. Tab. 29 – Enti che attuano interventi per tipologia di utente Tipologia utenti Numero enti % Somma utenti 52 Alcolisti Anziani autosufficienti Anziani non autosufficienti Detenuti ed ex detenuti Familiari di persone con disagio Genitori affidatari o adottivi Immigrati Individui in difficoltà economica Malati e traumatizzati Malati terminali Malati psichici Minori Nomadi Portatori di handicap Profughi Prostitute Ragazze madri Senza tetto, senza dimora Sieropositivi Tossicodipendenti Vittime di sisma o alluvioni Vittime di violenze Persone con altro tipo di disagio Utenti senza specifici disagi 127 584 336 106 282 48 259 222 631 104 175 529 73 566 34 27 131 112 74 122 12 43 14 641 3,7 16,8 9,6 3,1 8,1 1,4 7,4 6,4 18,1 3,0 5,0 15,2 2,1 16,3 1,0 ,8 3,8 3,2 2,1 3,5 ,3 1,2 ,4 18,4 3.493 162.803 34.573 15.021 21.012 3.732 40.048 29.364 669.583 17.037 12.077 115.429 7.863 58.075 1.092 217 2.750 19.082 3.500 3.994 400 2.501 9.850 125.557 Totale organizzazioni con utenti diretti: 2454 (70,5%) La % è calcolata sul totale rispondenti: 3479 53 Schede sui servizi offerti In questa parte del lavoro presentiamo tredici schede riguardanti le specifiche attività svolte dalle organizzazioni di volontariato della Lombardia nel corso del 2003. Nel questionario ISTAT ogni ente ha indicato il numero degli interventi, dei corsi, degli utenti, ecc. Le schede – suddivise per macro settori di attività – permettono una lettura più puntuale dei dati già presentati sotto altra forma. I macro settori di attività 1) Cultura 2) Sport 3) Ricreazione 4) Istruzione e ricerca 5) Sanità 6) Assistenza sociale 7) Protezione civile 8) Ambiente 9) Sviluppo economico e coesione sociale 10) Tutela dei diritti 11) Filantropia e promozione del volontariato 12) Cooperazione e solidarietà internazionale 13) Religione Segnaliamo che – per alcuni settori di attività – le organizzazioni hanno indicato un numero approssimativo degli utenti coinvolti (non sempre di facile registrazione, soprattutto nella gestione delle attività di urgenza). Da ciò segue che in certi casi il numero complessivo degli utenti risulta puramente indicativo. Ciononostante le pagine che seguono forniscono alcuni dati numerici di riferimento utili per comprendere il lavoro svolto dalle organizzazioni lombarde. Ogni ente ha potuto registrare le proprie attività in più schede. 54 1) Cultura Restauro e conservazione dei beni artistici e architettonici n. enti 29 n. interventi 139 Sorveglianza di musei, monumenti e siti archeologici n. enti 37 n. siti 1968 Realizzazione di corsi tematici n. enti 420 n. corsi 4590 Realizzazione di visite guidate n. enti 224 n. visite 13330 realizzazione di spettacoli teatrali, musicali, cinematografici n. enti 328 n. spettacoli 1476 Il settore delle attività culturali ha coinvolto 839 organizzazioni iscritte al registro del volontariato. Gli enti che svolgono questa attività realizzano soprattutto corsi tematici (420 enti, 4590 corsi), spettacoli (328 enti, 1476 spettacoli) e visite guidate nei musei (224 enti, 13.339 visite). Si annoverano, inoltre, 139 interventi di restauro di beni artistici e la sorveglianza in 1968 siti archeologici e musei. La dimensione mediana delle visite guidate in un anno è pari a 3 per organizzazione. I corsi tematici sono circa 2 per ente. Da segnalare la presenza di 17 organizzazioni che offrono più di 40 corsi in un anno. 2) Sport Gestione di impianti sportivi n. enti 44 n. impianti 90 Organizzazione di corsi per pratica sportiva n. enti 114 n. utenti 6070 Organizzazione di manifestazioni sportive n. enti 280 n. manifestazioni 12587 Il settore delle attività sportive ha coinvolto 402 organizzazioni iscritte al registro del volontariato. Oltre la metà degli enti impegnati in questa attività organizza manifestazioni sportive (280 enti, 12.587 manifestazioni). Un terzo organizza corsi per la pratica sportiva (114 enti, 6.070 utenti). Gli impianti sportivi gestiti in Lombardia ammontano a 90 unità. La dimensione mediana dei partecipanti ai corsi si attesta attorno ai 25 utenti per ente. Sono 30 le organizzazioni che seguono un’utenza superiore alle 50 unità. 55 3) Ricreazione Organizzazione di spettacoli di intrattenimento n. enti 452 n. manifestazioni 4059 Attività ricreative n. enti 543 n. utenti 106394 Organizzazione di vacanze e/o soggiorni n. enti 306 n. utenti 22318 Il settore delle attività ricreative ha coinvolto, nel corso del 2003, 876 organizzazioni. Gli enti che si occupano di queste attività svolgono anzitutto attività ricreative in senso lato (543 enti, 106.394 utenti), allestiscono spettacoli di intrattenimento (452 enti, 4059 manifestazioni), si occupano di organizzare vacanze e soggiorni climatici (306 enti, 22.318 utenti). La dimensione dei partecipanti alle attività ricreative si attesta attorno ai 45 utenti per ente. Sono 143 gli enti che coinvolgono nelle attività ricreative oltre 100 utenti. 4) Istruzione e ricerca Istruzione per adulti e anziani n. enti 170 n. utenti 25251 Istruzione prescolastica (scuole materne e giardini d’infanzia) Sostegno scolastico n. enti 51 n. utenti 2782 n. enti 201 n. utenti 16677 Ricerche e pubblicazioni scientifiche n. enti 63 n. pubblicazioni 307 Il settore dell’istruzione e della ricerca include 460 organizzazioni di volontariato. La maggior parte degli enti impegnati in questo ambito si occupa di sostegno scolastico (201 enti, 16.677 ragazzi) e di istruzione per adulti e terza età (170 enti, 25.251 utenti). Sono presenti 51 gruppi che si occupano di istruzione prescolastica (per 2.782 bambini). Si contano 63 organizzazioni che nel 2003 hanno prodotto 307 pubblicazioni. Il gruppo più numeroso di enti segue l’istruzione di 50 utenti (adulti e anziani). Sono 16 i gruppi che seguono oltre 500 utenti. La dimensione mediana degli utenti seguiti nell’istruzione prescolastica si aggira attorno ai 35 bambini per ente. Il valore rilevato invece nel sostegno scolastico è pari a 25 ragazzi. Da segnalare la presenza di 5 enti che si occupano di istruzione prescolastica per oltre 100 bambini e di 25 gruppi che si occupano di sostegno scolastico per oltre 100 ragazzi. 56 5) Sanità Donazione di sangue n. enti 699 n. donazioni 978552 Donazione di organi, tessuti e midollo n. enti 319 n. donatori 218257 Prestazioni di soccorso e trasporto malati n. enti 290 n. prestazioni 916250 Prestazioni sanitarie n. enti 238 n. utenti 132311 Noleggio apparecchiature mediche n. enti 36 n. noleggi 1547 Il settore delle attività sanitarie ha coinvolto 1643 organizzazioni iscritte al registro del volontariato. La maggior parte degli enti impegnati in questo ambito si occupa di raccolta e donazione di sangue (699 enti, 978.552 donazioni), donazione di organi, tessuti e midollo (319 enti, 218.257 donatori potenziali), prestazioni di soccorso e trasporto malati (290 enti, 916.250 interventi), prestazioni sanitarie (238 enti, 132.311 utenti). Sono presenti 36 gruppi che si occupano di noleggio di apparecchiature mediche (1.547 noleggi). La dimensione mediana delle donazioni di sangue si aggira attorno alle 312 donazioni per ente. Sono 222 i donatori potenziali di organi (per ente) e 781 le prestazioni di soccorso e trasporto malati. Il valore mediano degli utenti raggiunti dalle prestazioni sanitarie si attesta attorno alle 112 persone per organizzazione. Da segnalare la presenza di 26 enti che offrono prestazioni sanitarie a oltre 1000 utenti in un anno. 57 6) Assistenza sociale Accompagnamento e inserimento sociale n. enti 451 n. utenti 36786 Ascolto telefonico n. enti 309 n. chiamate 294977 Ascolto, sostegno e assistenza morale n. enti 645 n. utenti 144699 Assistenza domiciliare e assistenza in ospedale n. enti 420 n. utenti 73073 Accoglienza n. enti 290 n. utenti 61078 Servizio mensa n. enti 114 n. utenti 25813 Vigilanza davanti alle scuole n. enti 68 n. scuole 1296 Prestazioni domestiche residenziali (in comunità, dormitori) n. enti 107 n. utenti 6862 Trasporto anziani e disabili n. enti 454 n. utenti 112810 Trasporto bambini n. enti 110 n. utenti 4718 Produzione ausili per disabili n. enti 21 n. ausili 3353 Servizi funebri n. enti 14 n. servizi 332 Il settore dell’assistenza sociale ha coinvolto 1.590 organizzazioni iscritte al registro del volontariato. Gli enti che svolgono questa attività sono impegnati anzitutto nell’attività di ascolto, assistenza e sostegno morale (645 enti, 144.699 utenti), trasporto anziani e disabili (454 enti, 112.810 utenti), accompagnamento e inserimento sociale (451 enti, 36.786 utenti), assistenza domiciliare e assistenza in ospedale (420 enti, 73.073 utenti), ascolto telefonico (309 enti, 294.977 chiamate), accoglienza (290 enti, 61.078 utenti). Seguono, inoltre, 114 gruppi che si occupano di servizio mensa (25.813 utenti), 110 enti che si occupano di trasporto di bambini (4.718 minori), 107 enti di prestazioni domestiche residenziali in comunità o dormitori), 68 enti che intervengono nella vigilanza davanti alle scuole (1.296 scuole). Si contano, infine, 21 gruppi che si occupano di produrre ausili per disabili (3353 ausili), 14 che si occupano di servizi funebri (332 servizi). Il gruppo più numeroso di enti riceve 200 chiamate telefoniche in un anno. Da segnalare 60 organizzazioni che ricevono oltre 1000 chiamate in un anno. La dimensione mediana degli anziani o disabili che hanno usufruito del servizio di trasporto è di 30 persone per organizzazione. Sono 124 gli enti che trasportano oltre 100 persone in un anno. 58 La dimensione mediana degli utenti che hanno ricevuto delle cure presso il loro domicilio o in ospedale è pari a 20 persone per ente. Sono 71 i gruppi che seguono a domicilio o in ospedale oltre 100 pazienti. La dimensione mediana degli utenti raggiunti dalle attività di accoglienza è pari a 30 persone per ente. Sono 70 gli enti che hanno seguito oltre 100 persone in un anno. La dimensione mediana degli utenti che hanno utilizzato il servizio mensa è pari a 25 persone per ente. Sono 22 gli enti che hanno offerto il servizio mensa ad oltre 100 persone in un anno. 7) Protezione civile Soccorso alpino, speleologico, marittimo n. enti 18 n. interventi 129 Servizio antincendio n. enti 75 n. interventi 874 Interventi in situazioni di emergenza e calamità n. enti 129 n. interventi 1076 Vigilanza stradale e in manifestazioni pubbliche n. enti 136 n. interventi 2272 Radiocomunicazione n. enti 22 n. chiamate 292 Esercitazioni di protezione civile n. enti 212 n. esercitazioni 825 Controllo agibilità strutture n. enti 10 n. interventi 55 Il settore della protezione civile ha coinvolto, nel corso del 2003, 275 gruppi. Le organizzazioni che si occupano di questa attività svolgono anzitutto le esercitazioni di protezione civile (212 enti, 825 esercitazioni), vigilanza stradale e nelle manifestazioni pubbliche (136 enti, 2272 interventi), interventi in situazioni di emergenza e calamità (129 enti, 1.076 interventi), servizio antincendio (75 enti, 874 interventi). Sono presenti 22 enti che si occupano di radiocomunicazione (292 chiamate), 18 enti attivi nel soccorso alpino, speleologico, lacustre (129 interventi), 10 gruppi che intervengono nel controllo agibilità delle strutture (55 interventi). A seguito dei diversi passaggi legislativi le organizzazioni che si occupano di protezione civile sono state collocate in un albo specifico Segnaliamo che in Lombardia sono presenti 529 altre associazioni iscritte all’albo regionale di Protezione civile (divise fra Gruppi Comunali e Intercomunali e Associazioni private). 59 8) Ambiente Interventi a tutela dell’ambiente n. enti 172 n. interventi 8997 Pulizia parchi e/o sentieri n. enti 176 n. interventi 7578 Raccolta rifiuti n. enti 93 n. interventi 5210 Soccorso e ospitalità animali n. enti 56 n. animali 11379 Il settore delle attività ecologiche e ambientali ha coinvolto 332 organizzazioni di volontariato. Oltre la metà degli enti è impegnata in interventi di pulizia parchi e sentieri (7.578 interventi) e di tutela dell’ambiente (8.997 interventi). Sono presenti 93 enti che si occupano della raccolta dei rifiuti (5210 interventi), 56 gruppi che si occupano di soccorso e ospitalità di animali (11.379 animali). La dimensione mediana degli interventi a tutela dell’ambiente si attesta attorno ai 5 interventi in un anno per ente (precisamente: 5 interventi di tutela, 4 di pulizia parchi, 4 di raccolta rifiuti). Sono 28 i gruppi che hanno organizzato oltre 50 iniziative in un anno. Il valore mediano degli animali che hanno ricevuto soccorso e ospitalità è pari a 100 per organizzazione (11 gruppi si sono occupati di oltre 300 animali). 9) Sviluppo economico e coesione sociale Formazione professionale n. enti 40 n. utenti 1122 Avviamento ed inserimento lavorativo n. enti 66 n. utenti 3509 Il settore dello sviluppo economico e coesione sociale ha coinvolto 128 organizzazioni iscritte al registro del volontariato. La maggior parte degli enti (66) si occupa di avviamento e inserimento lavorativo (3.509 utenti), 40 gruppi si occupano di formazione professionale (1.122 utenti). La dimensione mediana degli utenti che hanno seguito la formazione professionale è di 11 persone annue per ente. Sono 4 i gruppi che si sono occupati di formazione professionale per oltre 50 persone. La dimensione mediana delle persone che sono state aiutate nel percorso di avviamento lavorativo è pari a 15 perone per organizzazione. Sono 7 i gruppi che si sono occupati di avviamento al lavoro per oltre 100 persone. 60 10) Tutela dei diritti Consulenza legale e/o fiscale n. enti 154 n. utenti 11662 Informazioni sui diritti n. enti 275 n. utenti 61734 Assistenza legale per adozioni/affidamenti n. enti 22 n. coppie 2115 Il settore delle attività di tutela dei diritti ha coinvolto 409 organizzazioni. Gli enti che si occupano di questa attività svolgono anzitutto opera di informazione (275 enti, 61.734 utenti), 154 organizzazioni si occupano di consulenza legale e fiscale (11.662 utenti), 22 gruppi assistono le coppie in adozioni e affidamenti (2.115 coppie). La dimensione mediana degli utenti che hanno ricevuto informazioni sui diritti si attesta attorno alle 40 persone per ente, 25 utenti hanno ricevuto assistenza legale e/o fiscale, 10 coppie hanno ricevuto assistenza nell’adozione o l’affidamento. Sono 15 i gruppi che hanno fornito informazioni ad oltre 500 utenti e 10 quelli che hanno offerto assistenza legale ad oltre 200 persone 11) Filantropia e promozione del volontariato Coordinamento delle attività di altre organizzazioni n. enti 101 n. organizzazioni 5016 Erogazione di contributi monetari a persone n. enti 125 n. utenti 6884 Raccolta di vestiario, alimenti e medicinali n. enti 121 n. raccolte 3460 Ristrutturazione di immobili n. enti 27 n. interventi 364 Banca del tempo n. enti 13 n. utenti 1089 Segretariato sociale n. enti 48 n. utenti 10679 Campagne di informazione e sensibilizzazione n. enti 529 n. campagne 6855 Realizzazione di periodici o riviste n. enti 110 n. periodici 4251 Il settore delle attività filantropiche e di promozione del volontariato ha coinvolto 795 organizzazioni di volontariato. Ben 529 enti sono impegnati in campagne di informazione e sensibilizzazione (6.855 campagne), 125 enti erogano contributi monetari a persone (6.884 utenti), 121 gruppi sono impegnati nella raccolta di vestiario, alimenti e medicinali (3.460 raccolte), 110 organizzazioni realizzano periodici o riviste (4.251 periodici), 101 gruppi si occupano di coordinare le attività di altre organizzazioni 61 (5.016 enti). Sono presenti, inoltre, 48 gruppi che si occupano di segretariato sociale (10.679 utenti), 27 si occupano della ristrutturazione di immobili (364 interventi), 13 delle banche del tempo (1.089 utenti). La dimensione mediana degli utenti che hanno ricevuto assistenza di segretariato sociale si attesta attorno alle 50 perone per ente e sono 32 gli utenti che si sono rivolti alle banche del tempo. Ben 13 enti hanno seguito oltre 100 utenti per le attività di segretariato sociale. La dimensione mediana degli utenti che hanno ricevuto contributi monetari in un anno si attesta attorno alle 10 perone per ente. Sono 14 gli enti che hanno sostenuto economicamente oltre 100 utenti. 12) Cooperazione e solidarietà internazionale Progettazione e realizzazione di opere all’estero n. enti 103 n. opere 470 Aiuto economico all’estero n. enti 189 n. interventi 1474 Adozione a distanza n. enti 138 n. bambini 23349 Commercio equo e solidale n. enti 17 n. prodotti 657 Il settore della cooperazione e solidarietà internazionale ha coinvolto, nel corso del 2003, 330 organizzazioni iscritte al registro del volontariato. La maggior parte di questi enti si occupa di fornire aiuto economico all’estero (1474 interventi), 138 di adozione a distanza (23349 adozioni), 103 di progettare e realizzare opere all’estero (470 opere). Sono presenti 17 gruppi che si occupano di commercio equo e solidale (657 prodotti). La dimensione mediana dei bambini adottati a distanza in un anno si attesta attorno ai 10 per ente. Sono 27 gli enti che hanno permesso l’adozione a distanza di oltre 100 bambini in un anno. 13) Religione Assistenza morale di tipo religioso n. enti 67 n. utenti 8226 Promozione e formazione religiosa n. enti 67 n. utenti 5328 Le attività religiose hanno coinvolto 118 organizzazioni iscritte al registro del volontariato. Si tratta spesso di assistenza morale (8.226 utenti), ma anche di promozione e formazione religiosa (5.328 utenti). 62 La dimensione mediana degli utenti coinvolti si attesta attorno alle 35 - 40 persone per ente. Sono circa 14 le organizzazioni che seguono oltre 100 persone in un anno. 63 I centri di servizio per il volontariato In questo ultimo capitolo del lavoro indagheremo il grado di conoscenza e di utilizzo dei servizi offerti dai centri di servizio per il volontariato (CSV) da parte delle organizzazioni di volontariato iscritte al registro del volontariato lombardo. La legge quadro a favore del volontariato (L. 266/91) ha previsto l’istituzione dei centri di servizio per il volontariato e successivamente definito (nel 1997) i loro compiti istituzionali “...hanno lo scopo di sostenere e qualificare l’attività di volontariato...erogando prestazioni sotto forma di servizi...”. La Regione Lombardia è stata una delle regioni più attive ed efficienti nell’attuazione della nuova legge: nel 1997 si sono costituiti otto centri (Milano, Varese, Como, Sondrio, Bergamo, Brescia, Pavia, Mantova); nei primi mesi del 1998 si sono aggiunti altri due centri (Lecco, Cremona). Il centro più recente, istituito nel dicembre 2003, è quello della nuova provincia di Lodi. Ad oggi la regione Lombardia ha sul suo territorio 11 centri di servizio e 33 sportelli, per un totale di 44 punti di riferimento tra sedi principali e decentrate. I centri di servizio in Lombardia presentano un “Rapporto Sociale” con il dettaglio delle attività svolte e delle spese sostenute. La descrizione che segue ripropone i dati riguardanti i servizi resi, ma rilevati direttamente dai principali utenti dei centri di servizio: le organizzazioni di volontariato iscritte al Registro del volontariato. Le schede sono state distribuite e raccolte da un ente terzo: Regione e ISTAT. Livello di conoscenza e partecipazione La grande maggioranza delle organizzazioni interpellate (95%) dichiara di conoscere i centri di servizio per il volontariato (tab. 30). Il grado di conoscenza non è omogeneo in tutte le province: esso risulta maggiore, rispetto alla media regionale, nelle province di Varese, Como, Milano, Lecco. Si registra invece una minore conoscenza (in ogni caso sempre oltre il 90%) nelle province di Cremona, Bergamo e Brescia. Nel complesso, dunque, le organizzazioni di volontariato conoscono bene i CSV. Gli enti che dichiarano di non conoscere i centri di servizio (complessivamente 171 organizzazioni) sono situati soprattutto nell’area sud – sud-est della regione (fig. 11). 64 Tab. 30 – Conoscenza dei centri di servizio per il volontariato Numero enti Si 3308 No 171 Totale risposte 3479 % 95,1 4,9 100,0 Fig. 11 – Livello di conoscenza dei centri di servizio per il volontariato – suddivisione provinciale Organizzazioni che conoscono i CSV 100 97,3 97,8 97,5 96,5 95,5 94 95 92,4 94,3 94,7 95,1 MN Totale Lombardia 92,5 90,5 90 85 80 MI VA CO LC SO BG BS PV LO CR Sono 3.152 (tab. 31) gli enti che ricevono del materiale informativo dai centri di servizio (90,6%). Le organizzazioni dunque conoscono i centri anche perchè sono raggiunte da materiale (riviste, newsletter, pubblicazioni) sulle novità di interesse per il volontariato (bandi, formazione, leggi, ecc.). Tab. 31 – Ricezione di materiale informativo (riviste, newsletter, pubblicazioni) dai centri di servizio per il volontariato Si No No, non conosce Totale risposte Numero enti 3152 156 171 3479 % 90,6 4,5 4,9 100,0 Il 18,4% delle organizzazioni partecipa alla gestione e definizione degli indirizzi dei centri di servizio per il volontariato (tab. 32). 65 L’adesione delle organizzazioni varia fra le diverse province. Tali differenze derivano dal fatto che ogni provincia si è data regole diverse: in alcune molte organizzazioni sono associate ai CSV, mentre in altre partecipano soprattutto le organizzazioni di secondo livello (ad esempio Milano). In particolare (fig. 12) si registra una diffusione elevata di partecipazione (sopra la media regionale) nelle province di Lodi, Sondrio, Mantova, Cremona, Pavia, Lecco, Como e Varese. Il risultato ottenuto è decisamente rilevante: in termini assoluti il numero delle organizzazioni che partecipano alle decisioni si attesta attorno alle 640 unità. Tab. 32 – Partecipazione nella gestione e definizione degli indirizzi del centro di servizio per il volontariato % Numero enti Si 640 18,4 No 2839 81,6 Totale risposte 3479 100,0 Fig. 12 – Partecipazione nella gestione e definizione degli indirizzi – suddivisione provinciale Organizzazioni che partecipano nella gestione e definizione degli indirizzi dei CSV 46 41 35,9 35,6 36 31 26 20,1 21 16 22,2 26,4 25,8 24,3 26,9 18,4 14,7 13,4 10,8 11 6 1 MI VA CO LC SO BG BS PV LO CR MN Totale Lombardia Fruizione dei servizi e soddisfazione della richiesta da parte delle organizzazioni Oltre la metà delle organizzazioni iscritte al registro (53,9%) ha fruito dei servizi dei centri dalla data della loro costituzione ad oggi: dal 1997 al 2003 circa (tab. 33). 66 Nell’ultimo anno di riferimento, il 2003, ben 1.794 organizzazioni (51,6%) hanno beneficiato dei servizi offerti (tab. 34). In particolare, nella suddivisione provinciale, osserviamo un superiore utilizzo dei servizi (sopra il valore medio regionale) da parte delle organizzazioni delle province di Sondrio (66,7%), Pavia (63,4%), Como (62%), Lodi (60,2%), Varese (59,5%), Milano (56,2%). Si registra un minore utilizzo da parte degli enti delle province di Bergamo (38,6%), Brescia (42,4%), Mantova (47,2%), Cremona (49,1%) (fig. 13). Tab. 33 – Fruizione dei servizi offerti dai centri di servizio per il volontariato (ha mai usufruito?) Si No No, non conosce Totale risposte % 53,9 41,2 4,9 100,0 Numero enti 1875 1433 171 3479 Tab. 34 – Fruizione - nel 2003 - dei servizi offerti dai centri di servizio per il volontariato Si No Totale risposte % 51,6 48,4 100,0 Numero enti 1794 1685 3479 Fig. 13 – Livello di fruizione dei servizi nel 2003 – suddivisione provinciale Organizzazioni che hanno usufruito dei servizi nel 2003 100 80 60 56,2 59,5 66,7 62 63,4 60,2 54,1 38,6 40 49,1 47,2 CR MN 42,4 51,6 20 0 MI VA CO LC SO BG BS PV LO Totale Lombardia 67 Il servizio più richiesto (tab. 35) (dal 45,2%) è l’informazione e consulenza (informazione, consulenza legale, fiscale, amministrativa e organizzativa). Seguono le attività di formazione (17,4%), promozione (16,1%), progettazione (15,3%), comunicazione (12,9%). All’ultimo posto viene citata l’assistenza logistica, utilizzata solo dal 5,3% degli enti. A giudicare dalla tipologia dei servizi richiesti si evince una richiesta di supporto ad ampio raggio soprattutto per essere in regola con le diverse norme di legge, in secondo luogo per far fronte alla gestione e ricerca dei nuovi volontari (con la formazione e la promozione). Leggermente minoritarie le richieste di progettazione e quelle legate all’area della comunicazione. Tab. 35 – I servizi offerti dai centri di servizio per il volontariato nel 2003 (base 3479 organizzazioni) N. OdV che hanno usufruito (%) 1-5 volte 6-10 volte più di 10 volte % % % 186 (5,3) 48,6 17,6 33,8 1573 (45,2) 89,0 8,1 2,9 606 (17,4) 93,9 4,7 1,4 446 (12,9) 84,8 9,1 6,1 532 (15,3) 93,4 4,2 2,4 560 (16,1) 87,0 8,5 4,4 Servizi logistici (uso di fax, computer, fotocopiatrici e altre attrezzature, posta e e-mail, locali) Informazioni e consulenza (informazioni varie e consulenza legale, fiscale, amministrativa, organizzativa) Formazione (richiesta di seminari e corsi con lezioni in aula o a distanza) Comunicazione (Ufficio stampa, pubblicità e organizzazione di eventi pubblici, consulenza alla comunicazione) Sostegno alla progettazione (redazione di progetti, promozioni di reti, sostegno organizzativo e finanziario a progetti) Promozione del volontariato (diffusione della cultura della solidarietà e promozione delle attività) Mediamente ogni servizio è stato richiesto da una a cinque volte in un anno. Ad esclusione dell’uso dei servizi logistici che (se richiesti) tendono ad essere utilizzati numerose volte all’anno. I servizi maggiormente richiesti (per più di 6 volte in un anno) sono in ordine prioritario: la comunicazione (15,2%), la promozione (12,9%), l’informazione e consulenza (11%). Gli interventi di progettazione e formazione seguono invece regolarità diverse (nel 93% dei casi entro le cinque volte in un anno). 68 Il tempo medio di attesa tra la richiesta e l’erogazione del servizio indica in parte il livello di efficienza e in parte il tempo “fisiologico” di attesa dei servizi. In particolare la formazione richiede un tempo di attesa medio di 21 giorni, la promozione del volontariato (15 giorni), la progettazione (12 giorni), la comunicazione (11 giorni). Tab. 36 – Tempo medio trascorso tra la richiesta e l’erogazione del servizio Fino a 1 giorno % da 2 a 7 gironi % da 8 a 15 giorni % da 16 a 30 giorni % Oltre 31giorni % N. medio giorni di attesa (base 186 organizzazioni) 46,1 41,3 8,3 3,7 0,6 4,5 Informazioni e consulenza 31,0 56,1 9,9 2,5 0,4 4,9 6,6 30,0 20,6 26,3 16,5 20,6 (base 446 organizzazioni) 15,9 44,0 20,2 16,8 3,2 10,5 Sostegno alla progettazione 10,3 49,1 20,5 14,8 5,3 11,6 11,7 33,8 30,7 14,5 9,3 14,9 Servizi logistici (base 1577 organizzazioni) Formazione (base 606 organizzazioni) Comunicazione (base 532 organizzazioni) Promozione del volontariato (base 560 organizzazioni) Alto è il grado di soddisfazione delle organizzazioni di volontariato che si sono rivolte ai CSV e utilizzano i loro servizi: in genere nove organizzazioni su dieci si dichiarano soddisfatte. Si registra una leggera maggiore soddisfazione nella fruizione di informazione e consulenza (soddisfacente per 1.573 enti, il 98,8%). Tale maggiore gradimento in molti casi può essere giustificato dal fatto che una buona parte del lavoro di consulenza dei CSV viene svolta nel momento in cui l'organizzazione richiede assistenza per l'iscrizione al Registro del Volontariato. 69 Tab. 37 – Soddisfazione della richiesta Servizi logistici Numero enti Sì, soddisfatti % 186 99,4 1573 98,8 606 97,9 446 98,4 532 97,2 560 97,1 (base 122 organizzazioni) Informazioni e consulenza (base 1299 organizzazioni) Formazione (base 474 organizzazioni) Comunicazione (base 342 organizzazioni) Sostegno alla progettazione (base 415 organizzazioni) Promozione del volontariato (base 439 organizzazioni) 70 Conclusioni A conclusione di questo lavoro vorremmo, in estrema sintesi, ripercorrere gli aspetti più significativi e qualificanti del volontariato lombardo iscritto al pubblico registro (legge 266/91 e legge regionale 22/93). a) Un universo ampio e consolidato di organizzazioni La Lombardia è la regione in Italia che detiene il maggior numero di organizzazioni di volontariato iscritte al registro (3.479). Un terzo degli enti (1.10210) ha sede in Milano, e sempre nel capoluogo milanese sono presenti diverse organizzazioni di dimensioni notevoli che operano a livello locale, regionale, nazionale con svariate sedi e numerosi volontari. Il volontariato ha conosciuto in Lombardia, come del resto ovunque in Italia, un periodo di grande sviluppo negli ultimi dieci anni. Tuttavia segnaliamo che in Lombardia sono iscritte al registro del volontariato organizzazioni maggiormente consolidate nel tempo rispetto a quelle presenti in altre regioni d’Italia (il 49% dei gruppi si è costituito prima del 1990). Il volontariato lombardo presenta anche una tradizione storica di rilievo: ben il 14% delle organizzazioni oggi operanti ha alle spalle una attività trentennale e il 2,6% opera da oltre cinquant’anni (92 enti). Il processo di rinnovamento dei gruppi nella regione è continuamente in atto (oltre mille organizzazioni si sono costituite dal 1997 al 2003). In alcune zone si manifesta una maggiore presenza di organizzazioni di formazione più giovane, in particolare nelle province di Pavia, Cremona, Varese e Milano. b) Piccole organizzazioni, forte componente volontaria La realtà del volontariato è composta principalmente da gruppi di medie e piccole dimensioni (il 74% ha meno di trentacinque volontari). Se si escludono le organizzazioni di ampie proporzioni (una decina presenti sopratutto nel capoluogo milanese), la dimensione mediana dei volontari è di circa 19 persone per organizzazione. Sono presenti organizzazioni di più ampie dimensioni nelle aree di Milano, Como e Brescia (valore mediano di 22 volontari per organizzazione). Il volontariato in Lombardia mobilita 138.762 volontari all’interno di 3.479 organizzazioni. Nella regione si registra il maggior numero di volontari rispetto al resto d’Italia, ma è da considerare che essa raccoglie il più alto numero di abitanti presente sul territorio nazionale. In Lombardia: due persone su 100, di età compresa tra i 14 e i 70 anni, sono impegnate gratuitamente e volontariamente in organizzazioni strutturate ed iscritte al registro. 10 Il numero comprende le organizzazioni iscritte alle due sezioni: provinciale e regionale 71 Nella regione emerge, rispetto al resto d’Italia, il profilo di un volontario di età matura. Dopo aver fatto le opportune proporzioni, tenuto conto che la popolazione lombarda ha una minore percentuale di giovani rispetto al Sud, si evidenzia una rilevante presenza di volontari nella fascia d’età oltre i 54 anni (+7,6% rispetto alla media nazionale). c) Senso di responsabilità e professionalità Oltre la metà degli enti non prevede alcuna attività di formazione per i propri volontari. E’ prevalente, dunque, l’impostazione in base alla quale l’apprendimento avviene più nella routine del lavoro che attraverso la partecipazione a corsi. Gli enti, sei volte su dieci, organizzano corsi di formazione preferibilmente quando i volontari sono a contatto diretto con utenti in difficoltà assistiti dall’organizzazione. Data la rilevanza che assume la componente volontaria per il mantenimento nel tempo delle attività e dei servizi offerti dalle organizzazioni, molti enti pongono attenzione alle modalità di selezione e formazione dei nuovi volontari e al loro aggiornamento. Un quarto degli enti organizza dei corsi di base propedeutici allo svolgimento delle attività, un terzo delle organizzazioni offre ai propri volontari corsi di aggiornamento o di specializzazione in itinere. Il 10,8% dei gruppi prevede entrambe le tipologie: corsi di base e corsi di specializzazione successivi. Le province di Milano (50,9%), Pavia (50,7%), Brescia (48,4%) hanno sul loro territorio una maggiore presenza, rispetto alle media regionale, di gruppi che promuovono attività formative per i volontari. Predominano nettamente i gruppi che operano avvalendosi esclusivamente di volontari (oltre l’80%). Il personale retribuito rappresenta il 3% delle risorse umane complessivamente mobilitate (144.853 tra volontari, volontari del servizio civile, religiosi e personale retribuito). Intorno alle organizzazioni di volontariato ruotano, oltre ai volontari, figure diverse con compiti e ruoli differenti (volontari del servizio civile, religiosi, personale retribuito). In Lombardia sono presenti 668 organizzazioni (il 19,2%) che si avvalgono di personale retribuito: complessivamente coinvolgono 4.479 persone impegnate in rapporti di collaborazione in funzione delle necessità che di volta in volta si presentano (in genere si tratta di tutor, psicologi, medici, psicomotricisti, ecc.). La provincia di Milano ha sul suo territorio la più alta concentrazione di enti (rispetto al valore medio lombardo) che si avvalgono di personale retribuito (30%), assieme a Pavia (24,2%) e Como (22,2%). 72 d) Strutturazione e presenza sul territorio Il 10% delle organizzazioni opera grazie alla presenza puntuale sul territorio con varie sedi periferiche. La maggior parte degli enti (179 su 366) ha una sola sede distaccata, fino ad arrivare a tre organizzazioni che annoverano fino a 50 sedi periferiche (questo soprattutto nella provincia di Milano). Le organizzazioni iscritte al registro complessivamente sono presenti in Lombardia con 1.500 sedi periferiche. Si evidenzia, dunque, una operatività puntuale sul territorio accompagnata anche da una notevole collaborazione tra i gruppi: il 46% delle organizzazioni, infatti, risulta affiliato ad un organismo operante a scala territoriale più ampia. Ciò equivale a dire che quasi una organizzazione su due opera in stretta relazione con un organismo da cui è gerarchicamente oppure funzionalmente dipendente. Infine, ad un numero consistente di enti corrisponde un coinvolgimento significativo di persone che partecipano alle decisioni: il numero dei soci ordinari con diritto di voto in Lombardia è pari a 1.028.844 persone. La singola situazione è estremamente variabile: si nota un minimo di poche persone e un massimo di migliaia di soci. Nell’ultima assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio 2003 la partecipazione è soddisfacente: il 44% delle organizzazioni ha contato sulla presenza della maggior parte dei soci (oltre il 51%). In termini assoluti hanno partecipato attivamente all’ultima assemblea 309.624 soci (il 30%). e) Risorse economiche Le risorse economiche provengono prevalentemente da contratti e convenzioni stipulati con enti pubblici (complessivamente 114 milioni di euro), da donazioni e lasciti (75 milioni di euro) e da altre entrate di fonte privata (30 milioni di euro). Le entrate di fonte pubblica costituiscono per le organizzazioni il 45,5% delle entrate complessive. Il 26% delle organizzazioni ha entrate inferiori a 5.000 euro l’anno e il 34% non supera i 25.000 euro. Ne consegue che il 60% delle organizzazioni iscritte al registro lombardo può contare su entrate di bassa entità. Questa informazione conferma che gran parte delle organizzazioni non ha alcun costo connesso a retribuzioni da pagare o a costi per l’uso della sede. Sul versante opposto il 14,6% delle organizzazioni dispone di entrate superiori ai 100.000 euro. Gli enti con maggiori entrate risultano operare ad un livello territoriale più ampio (sull’intera provincia o la regione) e sono quelli caratterizzati da una struttura organizzativa più complessa (volontari e retribuiti). Evidenziamo la presenza di organizzazioni con entrate di piccola entità (inferiore alle 25.000 euro annue) soprattutto nei comuni di Bergamo (79,2%), Mantova (72,3%), Sondrio (68,2%), Cremona (67%). 73 Se il quadro generale vede una sostanziale autonomia di una parte consistente del volontariato (un terzo delle organizzazioni non riceve alcun contributo dall’operatore pubblico e il 39% indica una prevalenza di entrate private), è pur vero che per il 31,5% il finanziamento pubblico costituisce la fonte principale di entrata finanziaria. Le organizzazioni che contano maggiormente nell’apporto economico del finanziamento pubblico sono presenti soprattutto nelle province di Cremona (37,8%), Lodi (37,2%), Brescia (36,3%), Lecco (35,8%) e Como (34,8%). Gli enti hanno una buona capacità di risparmio o di accantonamento delle risorse (il 58% delle organizzazioni risparmia complessivamente 30.700.775 euro, pari circa a 15.258 per organizzazione). Si nota qualche difficoltà per il 22% degli enti che segnala di aver chiuso l’anno con un disavanzo. Il disavanzo è maggiore per le organizzazioni delle province di Pavia (28,1%), Milano (25,8%), Como e Sondrio (23,8%). Buona capacità di spesa per il 20% degli enti che chiude l’esercizio in pareggio. f) Rapporto con istituzioni pubbliche locali e private In Lombardia il processo di istituzionalizzazione delle organizzazioni di volontariato è caratterizzato da un giusto equilibrio, senza bruschi rallentamenti né eccessi. Dopo il 2000 il processo di iscrizione è rallentato: alcuni osservatori ritengono che si stia lentamente esaurendo la richiesta di iscrizione. Per quanto riguarda le relazioni che le organizzazioni lombarde intrattengono con enti pubblici attraverso accordi formalizzati (definiti cioè da convenzioni, intese o accordi scritti): una organizzazione su due, nel corso del 2003, ha instaurato rapporti strutturati con altri enti. Si tratta soprattutto di relazioni di tipo “verticale”, collocate nelle realtà locali. Il 30% delle organizzazioni infatti ha intese con i Comuni o loro consorzi e il 19% con le Aziende Sanitarie Locali (ASL). La suddivisione provinciale mostra che la “geografia” delle relazioni formali non è uniforme nella regione: maggiori accordi con i comuni nelle province di Lodi, Mantova, Brescia, Pavia e Milano; maggiori accordi con le ASL nelle province di Lodi, Sondrio, Varese e Brescia. Gli accordi con le ASL sono stipulati soprattutto dalle organizzazioni operanti nell’ambito sanitario, mentre quelli con i Comuni vedono coinvolte organizzazioni che agiscono su ambiti diversi (in ordine: sport, ricreazione, istruzione e ricerca, assistenza sociale, protezione civile, ambiente, coesione sociale). Più selettivi gli accordi con la Regione Lombardia, le Province e le altre istituzioni pubbliche (scuole, carceri, ecc.) che vengono concretizzati prevalentemente con le organizzazioni di grandi dimensioni. 74 Minoritari gli accordi formalizzati con Fondazioni, altre organizzazioni di volontariato, coordinamenti e consulte, cooperative sociali: la rete “orizzontale”, dunque, non si struttura attraverso relazioni codificate formalmente. g) Aree di intervento Il 40% delle organizzazioni ha dichiarato di operare in un solo settore di attività, mentre la maggior parte dei gruppi ha indicato due e più voci. In particolare, la percentuale di organizzazioni che spazia in un ventaglio molto ampio di settori (4 e più) si attesta attorno al 14,8%. Si può affermare che la maggior parte delle organizzazioni prevede un intreccio di azioni abbastanza diverse con l’obiettivo di sostenere le persone in situazione di bisogno lungo un percorso articolato di azioni e interventi. Sanità e assistenza sociale sono settori nei quali sono maggiormente presenti le organizzazioni di volontariato. In particolare, in Lombardia, nel settore sanitario, la quota è superiore dell’8% rispetto alla media nazionale (e nell’assistenza sociale +3,7%). Le risposte fornite evidenziano impegnate in queste due attività ben 2757 organizzazioni, pari al 79% degli enti iscritti al registro del volontariato. In Lombardia le principali tipologie di persone assistite dalle organizzazioni di volontariato appartengono alle seguenti categorie: malati e traumatizzati (669.583 persone), anziani autosufficienti (162.803), minori (115.429), portatori di handicap (58.075), immigrati (40.048), anziani non autosufficienti (34.573), individui in difficoltà economica (29.364), ecc. Il rapporto tra quantità di utenti e numero di organizzazioni mette in luce un carico di lavoro superiore per alcuni gruppi che si occupano di (in ordine prioritario): malati, anziani autosufficienti, minori, senza tetto, malati terminali, immigrati, detenuti, individui in difficoltà economica, nomadi, anziani non autosufficienti, portatori di handicap, ecc. Le organizzazioni più giovani confermano il loro interesse nel settore dell’assistenza sociale e operano sui versanti più diversi: quello della cooperazione e solidarietà, ambientale, della tutela dei diritti, culturale e ricreativo, dell’istruzione, dello sviluppo e coesione sociale). Con il nuovo millennio si è vista infatti la crescita di organizzazioni che hanno intrapreso strade nuove rispetto al passato e si sono aperte verso nuove iniziative di intervento sociale, cercando di rispondere a nuove domande emergenti. h) Rapporto con i centri di servizio per il volontariato La grande maggioranza delle organizzazioni interpellate (95%) dichiara di conoscere i centri di servizio per il volontariato. Il grado di conoscenza non è omogeneo in tutte le province: esso risulta 75 maggiore, rispetto alla media regionale, nelle province di Varese, Como, Milano, Lecco. Si registra invece una minore conoscenza (ma in ogni caso sempre oltre il 90%) nelle province di Cremona, Bergamo e Brescia. Il 18,4% delle organizzazioni partecipa alla gestione e definizione degli indirizzi dei centri di servizio per il volontariato. L’adesione delle organizzazioni varia fra le diverse province. Tali differenze derivano dal fatto che ogni provincia si è data regole diverse: in alcune molte organizzazioni sono socie, in altre partecipano soprattutto le organizzazioni di secondo livello (ad esempio Milano). Il risultato ottenuto in questa domanda è decisamente rilevante: in termini assoluti il numero delle organizzazioni che partecipano alle decisioni si attesta attorno alle 640 unità. Nell’ultimo anno di riferimento, il 2003, ben 1.794 organizzazioni (51,6%) hanno beneficiato dei servizi offerti. In particolare, nella suddivisione provinciale, osserviamo un superiore utilizzo dei servizi (sopra il valore medio regionale) da parte delle organizzazioni delle province di Sondrio (66,7%), Pavia (63,4%), Como (62%), Lodi (60,2%), Varese (59,5%), Milano (56,2%). Si registra un minore utilizzo da parte degli enti delle province di Bergamo (38,6%), Brescia (42,4%), Mantova (47,2%), Cremona (49,1%). Il servizio più richiesto (dal 45,2%) è l’informazione e consulenza (informazione, consulenza legale, fiscale, amministrativa e organizzativa). Seguono le attività di formazione (17,4%), promozione (16,1%), progettazione (15,3%), comunicazione (12,9%). All’ultimo posto viene citata l’assistenza logistica, utilizzata solo dal 5,3% degli enti. A giudicare dalla tipologia dei servizi richiesti si evince una richiesta di supporto ad ampio raggio soprattutto per essere in regola con le diverse norme di legge, in secondo luogo per far fronte alla gestione e ricerca dei nuovi volontari (con la formazione e la promozione). leggermente minoritarie le richieste di progettazione e quelle legate all’area della comunicazione. Alto è il grado di soddisfazione delle organizzazioni di volontariato che si sono rivolte ai CSV e utilizzano i loro servizi: in genere nove organizzazioni su dieci si dichiarano soddisfatte. Si registra una leggera maggiore soddisfazione nella fruizione di informazione e consulenza (soddisfacente per 1.573 enti, il 98,8%). Tale maggiore gradimento in molti casi può essere giustificato dal fatto che una buona parte del lavoro di consulenza dei CSV viene svolta nel momento in cui l'organizzazione richiede assistenza per l'iscrizione al Registro del Volontariato. 76 Nota metodologica e campione La raccolta delle informazioni E’ stata realizzata, nel corso del 2004, una positiva collaborazione tra il Coordinamento dei CSV della Lombardia e la Regione Lombardia, che per la prima volta ha gestito per conto dell’ISTAT la rilevazione relativa alle organizzazioni iscritte al registro del volontariato (anno di riferimento: 2003). In modo particolare hanno collaborato: l’ufficio Sistema e Controlli, Statistica e Osservatori della D.G. Risorse e Bilancio e la D.G. Famiglia. In particolare i CSV, nella prima parte del progetto di rilevazione, si sono impegnati nelle seguenti fasi di lavoro: 1) Presa visione e controllo di coerenza dei dati per metà dei questionari complessivi pervenuti dalle organizzazioni di volontariato; 2) Inserimento dei dati indicati nel data base delle schede raccolte per la loro elaborazione in accordo con gli operatori della struttura statistica regionale. Inoltre, i centri di servizio si sono impegnati a fornire informazioni generali alle organizzazioni mediante gli strumenti comunicativi di ciascun centro, segnalando la disponibilità dei centri ad aiutare le organizzazioni nella compilazione. Hanno messo a disposizione le banche dati dei centri per la verifica dei recapiti delle organizzazioni dei questionari ritornati per mancato recapito. Questa sinergia operativa ha permesso alla Lombardia di ottenere un tasso di risposta molto elevato (85%) che conduce ad una maggiore precisione e affidabilità della rilevazione. L’universo di riferimento L’universo di riferimento è costituito dalle organizzazioni in elenco nel Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia del maggio 2004. Esso riporta iscritte in Lombardia 3.47911 organizzazioni: 3.350 iscritte nelle sezioni provinciali e 129 nella sezione regionale (precisamente: 71 nella sezione regionale e 58 nella sezione regionale servizio vigilanza ecologica). Nella tabella seguente è riprodotta la distribuzione provinciale delle organizzazioni iscritte al registro nel 2003. Le organizzazioni regionali (o con sede legale fuori provincia) sono state collocate sul territorio dove effettivamente sono operative. 11 Una successiva errata corrige del BURL che ha aumentato 1 OdV Regionale a Milano 77 Tab. 38 – Organizzazioni di volontariato in Lombardia iscritte al registro del volontariato (l.r. 22/93) – suddivisione provinciale (anno 2003) Numero enti % Milano Varese Como Lecco Sondrio Bergamo Brescia Pavia Lodi Cremona Mantova 1102 274 163 172 66 539 425 134 88 232 284 31,7 7,9 4,7 4,9 1,9 15,5 12,2 3,9 2,5 6,7 8,2 Totale Lombardia 3479 100,0 La numerosità campionaria La disponibilità accordata dai presidenti e responsabili delle organizzazioni della Lombardia ha permesso di raccogliere una quantità notevole di informazioni sulle organizzazioni di volontariato (2.967, pari al 85% del totale). Riportiamo di seguito la distribuzione campionaria ottenuta nelle undici province lombarde. Tab. 39 – Distribuzione campionaria delle organizzazioni di volontariato in Lombardia (l.r. 22/93) – suddivisione provinciale (anno 2003) Numero enti % Milano Varese Como Lecco Sondrio Bergamo Brescia Pavia Lodi Cremona Mantova 927 214 135 148 59 461 397 120 78 201 227 31,2 7,2 4,6 5,0 2,0 15,5 13,4 4,0 2,6 6,8 7,7 Totale Lombardia 2967 100,0 78 L’introduzione di pesi campionari Poiché sono presenti delle differenze tra la distribuzione dell’universo delle organizzazioni e quella campionaria, si sono introdotti dei pesi per riequilibrare i dati e utilizzare al meglio il patrimonio informativo che la Regione ha acquisito. Tab. 40 – I pesi applicati – suddivisione provinciale (anno 2003) universo/campione Milano Varese Como Lecco Sondrio Bergamo Brescia Pavia Lodi Cremona Mantova pesi 1,189 1,280 1,207 1,162 1,119 1,169 1,071 1,117 1,128 1,154 1,251 79