WORKSHOP 1 21 apr 2016

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WORKSHOP 1 21 apr 2016
WORKSHOP 1
VOLONTARIATO
Facilitatori
Simonetta Spinola
Équipe Cura del Volontariato
Centro Don Orione Chirignago
La realtà del volontariato nelle varie case si presenta in un panorama estremamente diversificato per
modalità di accesso, età e condizioni di vita, motivazioni, caratteristiche/contenuti del servizio, continuità ed
esiti dello stesso, aggregazione dei volontari in forme associative e regolative. Per dare l’idea di quanto siano
frastagliati e difficilmente sovrapponibili le situazioni, di seguito vogliamo delineare brevemente delle
fotografie della realtà del volontariato emerse nel dialogo con i partecipanti:
Genova: Presenza di un minuscolo gruppo di volontarie adulte e desiderio di sviluppare il volontariato
giovanile; ai giovani che hanno cominciato è stato chiesto innanzitutto il servizio dello «sguardo»;
Camaldoli: Presenza di un gruppo di volontari «stabili» ma che convergono esclusivamente in due
appuntamenti annuali per la preparazione della Festa Annuale e di uno spettacolo teatrale; desiderio di
creare agganci con il territorio, specie con l’associazionismo parrocchiale;
Selargius: Presenza di una volontaria adulta e di un micro-gruppo di volontari giovani che a loro volta hanno
problematiche di disagio psichico e relazionale; la richiesta è venuta da un gruppo di famiglie che volevano
proporre ai loro figli l’esperienza del servizio. Hanno fatto i conti con le perplessità nate dall’incontro di
fragilità; desiderio di un volontariato più strutturato e stabile.
Alessandria: presenza di figli e amici degli ospiti stessi come volontari; i giovani hanno paura di entrare;
desiderio di dare vita ad un gruppo stabile; desiderio di esplorare le possibilità del territorio;
Tortona: volontari riuniti in associazione (MOV) dove confluiscono anche dipendenti che fanno servizio al di
fuori dell’orario di lavoro. Si tratta di un’esperienza estremamente positiva, nella quale i volontari gestiscono
in toto, pur coordinati, il servizio di animazione, anche attraverso una pianificazione del lavoro. Questo ha
permesso una contaminazione/condivisione delle competenze e il riconoscimento/consolidamento
significativo dei legami affettivi in un clima di familiarità;
Sanremo: Presenza di circa una trentina di volontari, anche se il servizio con gli anziani «zoppica»; vengono
fatti alcuni incontri di formazione con il MLO, vi è l’affiancamento di un educatore, vi è l’iscrizione
all’associazione per questioni di tutela e periodi di stage con scuole; necessità di allargarsi al «fuori» e di farsi
conoscere;
Don Maurizio: dobbiamo chiarirci su cosa vogliamo per il volontariato; questo non significa «scegliere» una
tipologia di volontariato unica cui uniformarsi: ogni casa deve trovare le proprie modalità e opportunità,
proprio a partire dall’ascolto della realtà. Per questo le nostre case devono essere aperte al territorio, case
tra le case, dove le relazioni parlano di famiglia. In questo modo si diventa comunicativi perché apostolici.
Operativamente sarebbe importante creare delle piccole équipes in ogni casa.
Paesaggi, sfondi, ombre e suggestioni dalle fotografie…
• Volontariato giovanile: cosa si chiede ai giovani, protezione del gruppo e del contesto e
situazioni sfidanti allo stesso tempo
• Servizio dell’ascolto e dello sguardo, per liberarsi dalla centratura sul «fare»
• Accoglienza dei volontari: dove i nostri ospiti possono fare da padroni di casa
• Creazione di un’équipe per la cura del volontariato: mandato, investimento, dedizione,
contaminazione delle competenze e «sporcatura» degli strumenti
• Frequenza e continuità del volontario
• Contenuto del servizio: relazione, attività ri-creativa, mansione lavorativa?
• Volontario-familiare/volontario-dipendente
• Fragilità a servizio di altre fragilità: come rendere possibile ed operativo il diritto ad
occuparsi degli altri?
• Le competenze sono per loro natura intersoggettive e sociali e rivelano il nostro
costitutivo «essere-per»
• Anche la progettazione formativa dovrebbe essere per sua natura una co-progettazione:
questo vale anche per i volontari, le cui biografie si incontrano con quelle dei nostri
«padroni di casa»
• Inquadramento e tutela normativa del volontario
Questioni emerse direttamente dai partecipanti:
• Come funziona l’Equipe Cura del Volontariato, tenendo conto che chi se ne occupa
deve svolgere anche altre mansioni nel proprio orario di lavoro
• E’ difficile parlare di carisma se non si è ancora realizzata un’appartenenza; forse siamo
abituati a creare «sulla carta» il volontario…
• Come fidelizzare i dipendenti
• Il volontario è alla ricerca di qualcosa, arriva molto più fragile rispetto ad un tempo, è
meno stabile interiormente e cerca un riempimento affettivo
• Necessità di progetto stabile nelle case riguardo al volontariato, un progetto che
rimanga anche se cambiano i direttori. Tale progetto non deve essere definitorio, ma
delineare quell’insieme di consapevolezze e criteri che si vogliono realizzare nella
qualità del servizio dei volontari.
• Non c’è rete tra le case; è decisiva una condivisione viva, anche valorizzando il sito della
Congregazione
• Volontario come presenza/figura essenziale e non accessorio
Azioni concrete per sviluppare le iniziative di volontariato nelle nostre case
1. Creazione di piccole équipes per il volontariato in ogni casa
2. Porsi in ascolto della realtà delle persone, accogliere le fragilità ed immaginarle come
suggerimenti, punti di appoggio/partenza, risorse decisive
3. Ri-aprire le porte delle nostre case, conoscere il «fuori» e farci conoscere
4. Esercitare nuove forme di pensiero: procedere per accostamenti insoliti,
contaminazione, integrazione di aspetti nuovi su pratiche consolidate
5. Far propria la logica della condivisione e della co-progettazione