Vol.11 N.4 - Studio Castellucci
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Vol.11 N.4 - Studio Castellucci
Sommario 4 Il futuro dell’endodonzia, Parte I Osservazioni di un endodontista/implantologo 14 Il futuro dell’endodonzia, Parte II Osservazioni di un endodontista/implantologo 22 I cinque obiettivi meccanici della sagomatura secondo Schilder 30 Incappucciamento diretto con MTA. Caso clinico Pag. 44 I vantaggi dei perni in fibra: applicazioni cliniche di un nuovo sistema Pag. 52 Notizie da tutto il mondo Pag. Pag. Pag. Pag. L. Stephen Buchanan, DDS L. Stephen Buchanan, DDS Raphael Bellamy BDS Arnaldo Castellucci, MD, DDS Dan E. Fischer, DDS Direttore Responsabile Dr. Arnaldo Castellucci e-mail: [email protected] Impaginazione e grafica copertina Mauro Coira - e-mail: [email protected] L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. 11, Nr. 4 4° Trimestre 2008 Comitato Scientifico Dr. Enrico Cassai, Dr. Marco Colla, Dr. Gianpaolo Conforti, Dr.ssa Antonella Dell’Agnola, Dr. Lucio DellaToffola, Dr.ssa Rada Innamorato, Dr. Davide Pansecchi, Dr. Stefano Patroni, Dr. Claudio Pisacane, Dr.ssa Alessandra Rossi, Dr. Luigi Scagnoli, Dr.ssa OrnellaTulli, Dr. SimoneVaccari Editore Dental Top Distribution S.r.l. 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Sthephen Buchanan, DDS Parte I Osservazioni di un endodontista/implantologo “Il trattamento endodontico è soltanto un mantenitore di spazio per gli impianti”. Questo motto scherzoso, spesso recitato da implantologi o rappresentanti di ditte di impianti, illustra drammaticamente l’attuale e molto importante difficoltà della terapia canalare a resistere come metodo rispettato per salvare i denti dei nostri pazienti. Ironicamente, mentre molti endodontisti vivono tutto ciò come un conflitto “noi contro loro”, io vorrei discuterne diversamente e far notare che molto di questa minaccia è nato dai semi del nostro successo. Il pendolo del cambiamento oscilla, ma oscilla arrivando sempre troppo lontano prima che ritorni più vicino ad uno stato di equilibrio. Allora, come comportarci in una tale situazione? Bene, nella lontana età buia dell’odontoiatria, l’era dell’infezione focale, i denti con patologie endodontiche venivano incolpati dei fallimenti cui andava incontro la professione medica, fino a che i coraggiosi padri dell’endodonzia moderna dissero: “Adesso basta, noi possiamo salvare i denti dei nostri pazienti eliminando la malattia al loro interno piuttosto che estraendoli”. Così i pazienti hanno imparato che non dovevano più aspettarsi di dover portare dentiere a partire dai quaranta anni. Mi sono fatto spesso una risata quando considero che abbiamo convinto i medici di base che fosse giusto salvare i denti, facendo colture aerobiche dei canali radicolari (metodo quasi inutile) per dimostrare di aver sterilizzato i canali durante le nostre Pag. - 4 procedure di preparazione. Comunque, si sono convinti, noi abbiamo salvato milioni e milioni di denti e in questo caso il fine davvero giustifica i mezzi. Comunque, mentre noi trattavamo un elevato numero di casi, ci siamo resi conto che la nostra percentuale di successo non era predicibile. Fu in realtà il Dott. Herbert Schilder (definendo l’obiettivo del trattamento canalare come la regolarità e ripetibilità dei risultati a lungo termine o “predicibilità”) che iniziò il futuro capitolo della terapia canalare. Schilder ha affermato e ci ha insegnato che il nostro successo dipende totalmente dalla nostra abilità di trattare i sistemi canalari completamente fino al loro termine apicale e alle loro estensioni laterali. Ammesso che ciò non fosse facile a quel tempo, lo sviluppo tecnologico da allora ha reso questi risultati definitivamente accessibili a qualunque dentista che comprenda i precursori di quel risultato e voglia fare il lavoro necessario per ottenere un successo a quel livello. Allora, quali sono le questioni che minacciano la credibilità della terapia endodontica considerata come prima scelta quando nel sistema dei canali radicolari si verifica una patologia pulpare o un’infezione persistente? Sono attualmente in numero considerevole, alcune molto ovvie, altre un po’ più oscure. Nella prima parte di questo articolo esamineremo i 3 fattori che ho riscontrato nella mia pratica e quelli di cui sono diventato consapevole durante la mia attività di insegnamento, sia nazionale che internazionale. L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. 11, Nr. 4 2008 DENTI INUTILMENTE INDEBOLITI Questo primo argomento di discussione potrebbe essere una sorpresa per molti endodontisti per la sua priorità nella lista, ma inizierò proprio da questo perché è uno che noi controlliamo totalmente e del quale siamo gli unici responsabili. Con tutti quei fantastici progressi concettuali e procedurali che provengono dai rivoluzionari cambiamenti apportati alla terapia canalare dal Dr. Schilder, una cosa negativa che ci ossessiona ancora oggi riguarda l’allargamento eccessivo dello spazio attraverso cui lavoriamo. A quel tempo, senza i sistemi ingrandenti e gli strumenti da sagomatura superelastici in nichel-titanio di cui disponiamo oggi, era chiaro che ci servivano cavità d’accesso più larghe per localizzare e trattare meglio i canali, e svasature coronali maggiori che tenessero conto della gestione ideale delle tortuose regioni apicali dei canali. E per gli strumenti che avevamo a nostra disposizione a quell’epoca, queste forme di convenienza erano necessarie. E l’interpretazione più lata della regola di conservare la struttura dentale significava che se volevamo s alvare l’intero dente, dovevamo sacrificare una parte di quella struttura dentale da permettere un trattamento canalare dal risultato predicibile. Sfortunatamente il pendolo oscilla sempre troppo lontano… Tristemente, nonostante i progressi che ci permettono di essere più conservativi nelle preparazioni e di ottenere ancora risultati costanti, molti endodontisti e dentisti generici sono tuttora al lavoro secondo il vecchio stile per il “look” finale del caso, in quanto questo è ormai associato ad un migliore risultato del trattamento. Comunque, una delle preoccupazioni principali dei protesisti e degli endodontisti illuminati circa la prognosi a lungo termine dei pilastri trattati endodonticamente è la loro propensione ad andare incontro a frantumi sotto le forze di masticazione, fino alla frattura verticale. Infatti, la principale ragione per cui considero un dente non meritevole di ritrattamento è quando ha subito la perdita della sua integrità strutturale. Io posso riparare la maggior parte dei problemi presenti in un canale, ma non posso ripristinare la robustezza della corona o della sostanza radicolare. Pertanto, quando vedo denti indeboliti inutilmente dal precedente trattamento, mi sento disgustato al pensiero dell’occasione persa dal precedente operatore di non nuocere da questo punto di vista (Fig. 1). Figura 1 Molare mascellare trattato endodonticamente con frattura verticale nella radice mesio-vestibolare. Sebbene la terapia canalare fosse stata eseguita abbastanza bene nelle regioni apicali (notare l’accuratezza dell’otturazione apicale e il significativo canale laterale nella radice mesio vestibolare) l’inutile sovra-allargamento delle regioni coronali del canale ha portato ad una perdita di integrità strutturale e alla frattura della radice MV a cinque anni dal trattamento. 1 Pag. - 5 PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Stephen Buchanan, DDS, FICD, FACD, uno dei maggiori esperti nel campo dell’endodonzia, è rinomato per le sue presentazioni multimediali, per la ricerca anatomica in 3 D, per i suoi articoli sulle tecniche procedurali e per la progettazione di strumenti rivoluzionari. Il Dr. Buchanan è Diplomate presso l’American Board of Endodontics ed è membro dell’International College of Dentistry e dell’American College of Dentistry. Ha tenuto conferenze a livello nazionale e internazionale, collabora anche con la Facoltà di Odontoiatria Figura 2 Premolare mascellare con radici strette e preparazione coronale proporzionalmente contenuta, il che migliora la prognosi a lungo termine. Notare le sottili curvature che sono state conservate grazie alle lame piatte e alla limitazione del diametro massimo del gambo in un GT 20/06 che da solo è servito a sagomare il canale. 2 Pag. - 6 I dentisti che effettuano terapie endodontiche dovrebbero considerare la mia definizione di successo (vedere il nome dei pazienti nel necrologio prima che necessitino di un ritrattamento o di un impianto) e rimuovere la struttura dentale con quello in mente. Dopo la perdita di sigillo coronale la più comune causa d’insuccesso a lungo termine dei denti trattati endodonticamente è la frattura verticale. Ogni dente con frattura coronale diretta verticalmente che si estende anche per un millimetro nell’attacco del tessuto molle deve essere estratto. In realtà l’unico motivo razionale ma sconsiderato di sovra-allargare i canali, ora che disponiamo di strumenti da sagomatura in nickel-titanio e compattatori flessibili per la guttaperca, è creare abbastanza spazio coronale in un canale per attuare la condensazione laterale a freddo. Il Dr. Schilder era solito scherzare dicendo che “la condensazione laterale a freddo della guttaperca era come riempire una camera con i pali della linea telefonica”, e sebbene questa sia una divertente esagerazione, mi interessa meno la qualità dell’otturazione che ne deriva rispetto al superallargamento necessario a incuneare da 3 a 5 coni accessori accanto ad un freddo e duro cono master. Perché non mantenere più contenuta la sagomatura coronale e usare un sottile portatore di calore montato sul Touch’n Heat o sulla sorgente di calore System B (SybronEndo)? Una singola spinta di condensazione laterale a caldo seguita da un cono singolo Autofit per il backfill (SybronEndo) attualmente creerà una piccola onda idraulica attraverso il cono principale ammorbidito dal calore. In questo modo si potrà riempire l’anatomia laterale e dato che è richiesta una più piccola svasatura coronale, l’integrità strutturale della radice verrà conservata. Meglio, no? Il punto è che ci sono molti modi di otturare il sistema dei canali radicolari che non richiedono un sovra-allargamento dello spazio canalare, i più efficaci sono i metodi di condensazione centrata a caldo della gutta-perca, come l’Onda Continua di Condensazione, o l’otturazione basata sui carrier come gli otturatori Thermafil o GT o GTX (DENTSPLY Tulsa). Indipendentemente da quali di queste tecniche uno scelga, la prognosi a lungo termine sarà migliorata quando smetteremo di indebolire la sostanza radicolare, e allora forse i dentisti che si dedicano alla fase del restauro useranno con più fiducia, come pilastri di corone e ponti, i denti trattati endodonticamente (Fig. 2). della University of Pacific School of Dentistry e con la University of Southern California. Vive a Santa Barbara, CA, dove sviluppa nuovi strumenti, produce materiale didattico, tiene corsi pratici e gestisce un ambulatorio privato limitato all’endodonzia e alla chirurgia implantare. I colleghi interessati nella sua serie di videocassette The Art of Endodontics o nei suoi corsi teorico-pratici a Santa Barbara, possono contattarlo chiamando al numero (800) 528-1590. Per maggiori informazioni riguardanti questo articolo o l’utilizzo dei nuovi strumenti GTX, si può visitare il sito www.endobuchanan.com. Sul medesimo sito è disponibile gratuitamente un corso on-line sul sistema GTX e su altri argomenti. L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. 11, Nr. 4 2008 ABBANDONO DELLE ALTER- dontici nei molari. NATIVE DI RITRATTAMENTO Fatto degno di nota è che ho sentito di residenti in arrivo presso alcuni CHIRURGICO programmi di studio i quali venivano Un’altra pietra miliare nelle nostre informati che avrebbero probabilmente possibilità endodontiche è arrivata, fatto meno di dieci casi chirurgici grazie al Dr. Gary Carr, con l’introdu- durante il loro periodo di permanenza zione nelle nostre procedure del al corso di laurea! microscopio operatorio e degli Questo è un qualcosa da tenere in considerazione per i dentisti che strumenti da ultrasuoni. Inizialmente, questi apparecchi inoltrano la domanda di iscrizione venivano adoperati per migliorare i ai programmi di specializzazione nostri risultati in chirurgia, ma dopo endodontica post-laurea. si sono trasformati in strumenti che In secondo luogo, quando impreparati fornivano potenzialità ancora più su tale argomento, gli endodontisti grandi per i trattamenti convenzionali. si limitano alle sole opzioni di ritrattaCi accorgemmo che con una migliore mento non chirurgico, cosa che si visibilità e con sottili punte ultrasoni- conclude, all’occorrenza, nella distruche potevamo rimuovere perni e zione di restauri ben fatti durante le strumenti fratturati e ugualmente procedure di smantellamento richieste trovare canali precedentemente per i ritrattamenti ortogradi. Ciò significa impiegare molte ore piene dimenticati. Gran cosa, eh? Si naturalmente, di difficoltà nel ritrattare questi denti, comunque il pendolo sempre oscilla con la necessità di nuovi perni e corone in seguito. troppo lontano… Il nuovo dogma del ritrattamento era E’ un cliché generale che i dentisti che l’approccio non chirurgico veniva siano più propensi ad un piano di praticato sempre per primo, anche trattamento costituito da procedure che essi si sentono in grado di offrire, quando il sigillo coronale era intatto. Per lo più questo era un comporta- e quei loro insegnamenti limitati mento corretto, perché nei casi ridurranno inevitabilmente le alternafalliti per la perdita di sigillo coronale, tive di trattamento discusse con il il nostro successo nei ritrattamenti paziente. Noi sappiamo che un gran numero aumentava considerevolmente. Comunque, la legge delle conseguenze di fallimenti endodontici si verifica non previste è reale, e dopo questo perché è stato perduto il sigillo cambio nel piano di trattamento, gli coronale e ovviamente in quei casi studenti neo-laureati di molte università il ritrattamento convenzionale è hanno lasciato le scuole senza necessario, ma la chirurgia, secondo abbastanza tirocinio chirurgico tale me, è stata miseramente descritta come da sentirsi fiduciosi in quell’approccio un trattamento dall’approccio non di ritrattamento per fallimenti endo- conservativo. Pag. - 7 Il futuro dell’endodonzia Parte I: Osservazioni di un endodontista/implantologo Penso che sia stato il Dr. Donald Arens, uno dei grandi dell’Endodonzia Chirurgica della vecchia generazione, il quale scrisse che scegliere l’approccio chirurgico per risolvere fallimenti endodontici può essere più conservativo dell’approccio non chirurgico. L’endodontista con buona abilità chirurgica consideri, come faccio anche io, che talora la chirurgia può essere la via più veloce e meno costosa per salvare un caso di fallimento endodontico, considerati tutti gli aspetti. Mentre molti endodontisti informano i loro pazienti che il piano di trattamento non chirurgico deve essere seguito per primo e che la chirurgia può essere necessaria se il precedente fallisce, io vi sto suggerendo che in taluni casi dovrebbe essere l’opposto. Quando la chirurgia retrograda è più semplice, dovrebbe essere praticata per prima, con l’avvertimento che se non porta al successo, seguirà il trattamento ortogrado, più costoso e più lungo. Nel mio modo di pensare è indiscutibile che l’approccio chirurgico in molte situazioni è più risolutivo. Consideriamo questi fatti: un approccio chirurgico non è mai vanificato da uno strumento rotto che non può essere rimosso, o da un tappo apicale o un da gradino che non possono essere superati; e il termine apicale di un ingannevole quarto canale della radice mesio-vestibolare di un molare superiore viene sempre trovato quando opti per l’approccio retrogrado. Infatti, la perdita crescente di capacità chirurgiche nella specialità sta minacciando notevolmente la nostra Pag. - 8 rivendicazione di essere specialisti, e questo tanto a causa dei risultati non predicibili dei ritrattamenti convenzionali che i chirurghi implantologi osservano così frequentemente, quanto piuttosto per la solita domanda su cosa separi un endodontista da un abile e ben allenato dentista generico che esegue una ampia gamma di procedure endodontiche non chirurgiche. L’endodontista scarsamente preparato a queste procedure non si disperi. Anche le tecniche chirurgiche hanno fatto grandi progressi. Il ritrattamento chirurgico è ora una procedura molto semplice se si conosce come scollare e suturare i lembi sotto microscopio, come ottenere una perfetta emostasi in ogni caso, come reperire ed otturare apici in pochi minuti indipendentemente dalla posizione del dente. In ambiti lavorativi contraddistinti da gruppi di specialisti dove almeno uno dei partner è un competente chirurgo, e in regioni dove i chirurghi orali sono stati allenati in effetti a trattare il sistema canalare con approccio chirurgico, anziché estrarre e mettere impianti, non è necessario per il singolo endodontista saper fare i ritrattamenti chirurgici. D’altra parte, in studi o in aree senza queste alternative diventa sempre più importante per l’endodontista acquisire o affinare queste capacità. Fortunatamente, ci sono molti centri eccellenti di istruzione negli USA dove ciò può essere realizzato. L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. RISULTATI DEI TRATTAMENTI con ipoclorito di sodio nel modo più efficiente possibile e poi otturare INADEGUATI tridimensionalmente questo sistema È imbarazzante dirlo, ma ci sono nelle sue diramazioni laterali e apicali ancora scuole che insegnano, sia fino alla loro completata estensione, nei corsi di laurea sia in quelli di spe- così da murare vivi gli eventuali batteri cializzazione, tecniche endodontiche che non abbiamo ucciso durante le procedure di detersione. non valide ed inefficaci. Che lo si creda o no, ci sono ancora Ora che faccio implantologia sono insegnanti che inculcano nei loro ancora più stupito dalla paranoia di studenti la paura di arrivare al termine alcuni miei colleghi specialisti circa dei canali e di passarvi attraverso, senza l’introduzione di una lima larga un un minimo di evidenza scientifica decimo di millimetro solo per un che dimostri che ciò riduce i risultati millimetro attraverso il termine del canale principale per pulirne la regione prognostici. E in effetti, il più alto numero apicale. d’insuccessi (a parte i canali dimenticati e l’infiltrazione coronale) si verifica perché il trattamento era corto rispetto alla completa estensione apicale e laterale del canale radicolare. Ecco dove è l’errore! E’ qui che si annidano i batteri. È qui che un tessuto enormemente infiammato, vicino ad un ricco apporto sanguigno, resterà vivo e arrabbiato (Figg. 3 e 4)! Quando e se mai comprenderemo come sterilizzare in modo predicibile questi spazi interni, non avremo 3 neanche la necessità di otturare i canali principali; penseremo solo a realizzare un perfetto sigillo coronale fino alla giunzione amelo-cementizia e avremo terminato il nostro compito. Fino ad allora, dobbiamo sagomare e detergere il sistema dei canali radicolari fino al suo termine laterale e apicale, dove dall’interno della radice si passa al suo esterno, dove una risposta immunitaria limitata lascia il passo a potenzialità enormi. Questo significa trattare in modo completo i canali principali, irrigare 4 11, Nr. 4 2008 Figura 3 Molare mandibolare con sovra-riempimento nel canale distale e trattamento insufficiente nella mesio-linguale. Il paziente lamentava dolore riferito al dente superiore e inferiore su un lato del viso per più di 18 mesi. Il trattamento comunemente programmato per questo caso prevederebbe l’apicectomia della radice distale. Figura 4 La radiografia post-operatoria mostra il canale mesiolinguale dopo il ritrattamento convenzionale (solo di quel canale) svelando un canale accessorio lungo 3 mm precedentemente non trattato il quale si unisce alla porzione apicale del canale principale. Tutto il dolore riferito dal paziente è stato risolto nonostante la situazione del canale distale, che non è stato ritrattato. Pag. - 9 Il futuro dell’endodonzia Parte I: Osservazioni di un endodontista/implantologo Quando facciamo implantologia, prendiamo frese larghe 5 mm e lunghe 13 mm e le usiamo per scavare un alloggiamento nel centro della mandibola del nostro paziente, piazziamo un corpo estraneo di identica misura in tale spazio e tutto questo va bene. In realtà va più che bene, è eccezionale! E affacciarsi all’apice del canale con lime sottili e lasciare un piccolo sbuffo di cemento biocompatibile che sigilli? Orrore! Il mio consiglio per chi di voi è ancora nervoso o si sente in colpa perché tratta l’intero sistema canalare, è il seguente: andate dallo psicologo o smettete di fare terapie canalari se fate malvolentieri ciò per cui siete pagati. Ad oggi non ho ancora avuto un paziente che mi ha chiesto di lasciare intenzionalmente parti delle sue radici non trattate. Ironicamente un’altra minaccia per l’endodonzia sono i paranoici conservatori in ambito di salute che informano i nostri pazienti che i canali sono molto complessi, e che l’infezione persistente può risiedere in questi spazi. Ovviamente, odio dover essere d’accordo con queste persone, ma non è meglio spiegare a questi pazienti che concordiamo e che è questo il motivo per cui ci impegniamo a tal punto in un trattamento meticoloso? Ci sono anche insegnanti certificati ECM che consigliano procedure scadenti, come l’otturazione secondo il metodo del cono singolo perché li aiuta a vendere strumenti rotanti, e questo in un’era in cui un’otturazione tridimensionale può essere conseguita in meno di un minuto. Se mai senti di un corso certificato Pag. - 10 ECM in cui si afferma che tu sarai in grado di trattare qualsiasi molare in 30 minuti, scappa via! Questa è una forma infima di etica nell’insegnamento e non fa nulla se non promuovere l’endodonzia come mantenitore di spazio per l’ impianto. Preferirei che mi si rimpiazzasse un buon dente con un impianto ben eseguito, piuttosto che pagare una buona somma di danaro, subire la seccatura e il disagio di una procedura inutile e infine subire comunque l’estrazione del mio dente. La cosa più imbarazzante per la specialità è rappresentata da quegli endodontisti che si sono svenduti. Posso perdonare più facilmente i fallimenti di quei clinici che sono stati inadeguatamente formati, piuttosto che quelli degli endodontisti che conoscono meglio la materia ma sono entrati in specialità per uscirne presto. Ogni endodontista diligente che si preoccupi di fornire prestazioni secondo lo stato dell’arte con la tecnologia attuale, avrà buoni risultati prima dell’età della pensione. Quegli endodontisti che pensano che la pratica specialista sia fare 15 molari al giorno, stanno sacrificando i loro pazienti e distruggendo la fiducia duramente conquistata nell’endodonzia come procedura predicibile e, in realtà, stanno distruggendo loro stessi poiché un trattamento fatto di espedienti può essere soltanto una strategia di successo a breve termine. La cosa che mi irrita è quando un endodontista fa un lavoro misero. E quando poi la terapia fallisce, il dentista generico disinformato può pensare che essendo stato trattato da uno specialista, è la terapia canalare di per sé che proprio non può salvare quel L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. dente. E questo è un duro colpo per tutti noi. I conservatoristi e i protesisti che hanno a che fare con endodontisti ben formati e coscienziosi, sanno per esperienza che la terapia canalare è una procedura con percentuali di successo molto consistenti. Sanno inoltre che è l’approccio meno costoso e più veloce per risolvere la patologia endodontica, e che un dente trattato con successo è un pilastro la cui estetica è più costantemente ripristinabile. È un po’ differente quando un dentista generico esegue un caso che poi fallisce. La percezione circa il successo relativo della terapia canalare in questi casi dipende da coloro ai quali il dentista invia i pazienti dopo che il fallimento diviene chiaro, e qui risiede l’inghippo. Se il dentista generico invia il paziente allo specialista in endodonzia, e lui anche solo accennasse al fatto che il precedente trattamento era stato scadente, al dentista come minimo verrebbe chiesto di risarcire la sua parcella o nella peggiore delle ipotesi, il primo dentista perderebbe il paziente e tutti i suoi amici e parenti che frequentano lo studio. Al contrario, se il dentista invia il paziente all’implantologo, questo non è 5 costretto a dire “il tuo dentista ha fatto un pasticcio”, ma dirà semplicemente che la terapia canalare è davvero poco predicibile” (Figg. 5, 6). Questo è qualcosa su cui riflettere se sei un endodontista. Tornando indietro ai dentisti generici, non li convinceranno a smettere di fare terapie canalari, ma li convinceranno solo ad escludere l’endodontista come opzione quando il caso fallisce. Quando il pendolo oscilla…. CONCLUSIONE 11, Nr. 4 2008 Figura 5 Molare mascellare dopo il trattamento di un dentista generico. Quando questo caso andò incontro a fallimento, (sicuramente un fallimento misterioso), il paziente fu inviato ad un implantologo, che consigliò l’estrazione e l’impianto. Il dente venne salvato solo perché il paziente richiese un secondo parere ad un altro dentista generico. Figura 6 Rx post-operatoria dopo il ritrattamento effettuato in un solo appuntamento durato due ore. Sono stati usati da uno a tre GTX per ciascun canale. Si noti la sagomatura conservativa delle zone coronali. Questi sono solo tre fattori che penso minaccino la credibilità della terapia endodontica intesa come prima scelta in caso di patologia pulpare o di infezione persistente all’interno del sistema dei canali radicolari. Nella seconda parte di questo articolo prenderemo in esame altri tre aspetti che devono essere presi in considerazione in caso di insuccessi endodontici. Traduzione dell’articolo originale The future of Endodontics, Part I Observations by an EndodontistImplant Surgeon Dentistry Today 27(9): 82-88, 2008 Copyright©Dentistry Today Inc. 6 Traduzione a cura del Dr. Filippo Santarcangelo Pag. - 11 Il futuro dell’endodonzia L. Sthephen Buchanan, DDS Parte II Osservazioni di un endodontista/implantologo Nella prima parte di questo articolo mi sono occupato dei tre fattori che minano la credibilità della terapia endodontica come trattamento di prima scelta in presenza di patologia pulpare o di infezioni persistenti del sistema dei canali radicolari, e cioè abbiamo visto i denti eccessivamente indeboliti, l’abbandono della chirurgia come terapia alternativa di ritrattamento e i risultati dei ritrattamenti inadeguati. In questa seconda parte tratterò i ritrattamenti dei denti con prognosi infausta, considererò la prognosi a lungo termine dei fallimenti endodontici e i motivi per cui gli endodontisti che mettono anche impianti possono fornire le opinioni più obiettive quando decidono il destino di denti che hanno subito precedenti trattamenti falliti. RITRATTAMENTI DI DENTI CON CATTIVA PROGNOSI Questo argomento riguarda gli endodontisti, ed io ne sono stato colpevole agli inizi della mia carriera. Ho iniziato a lavorare prima che gli impianti funzionassero, nel lontano giorno in cui estrarre un pilastro distale significava per il paziente dovere indossare una protesi parziale per ripristinare la funzione masticatoria o vivere senza quel ripristino. Abbiamo praticato molta endodonzia bizzarra che chiamavamo”eroica”. È divertente, in modo patetico, perché il termine eroico era rivolto a noi stessi, quando invece più precisamente descriveva i pazienti che venivano Pag. - 14 sottoposti a trattamenti con cattiva prognosi. La lista delle procedure eroiche includeva le riparazioni di perforazioni prima dell’avvento dell’MTA, le emisezioni o le amputazioni radicolari di denti con frattura verticale, l’eruzione forzata di denti con carie sottocrestale, i riassorbimenti cervicali, le fratture oblique, la riparazione interna di fratture radicolari con materiali adesivi. Per non parlare delle terapie endodontiche fatte su denti che i parodontologi stavano trattando inutilmente. Quel pendolo oscillò via troppo lontano, ma grazie al cielo non dobbiamo più fare certe cose. Comunque, per quanto faccia male doverlo ammettere, noi come endodontisti ritrattiamo tuttora denti con cattiva prognosi per le stesse ragioni per cui gli implantologi estraggono denti che potrebbero essere salvati; per il martello ogni cosa somiglia ad un chiodo. Nonostante le mie buone intenzioni (e fortunatamente per la mia autostima), ho fatto questo soprattutto in casi che ora mi rendo conto avevano una prognosi di restaurabilità a lungo termine non proprio eccellente. I denti anteriori fratturati o cariati sotto il margine gengivale hanno, in accordo con quanto mi hanno insegnato i protesisti, una prognosi a lungo termine molto dubbia. Sebbene sia spesso possibile restaurare questi denti con perni moncone, a meno che non si riesca ad ottenere un buon effetto ferula su 360°, essi sono altamente a rischio di frattura verticale L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. 11, Nr. 4 2008 se sottoposti ad un carico di forze laterali. Sebbene queste situazioni debbano essere valutate caso per caso, in generale i pazienti con questo problema saranno trattati meglio con un impianto. Fortunatamente, a causa dei maggiori carichi verticali e perché non dobbiamo più stressare i pilastri posteriori con ponti, molti di questi denti possono essere salvati anche se la perdita di struttura dentale arriva fino a livello cervicale. Anche in questi casi bisogna programmare il trattamento considerando caso per caso. Al di là delle questioni restaurative, ci sono ancora casi che vengono ritrattati dopo che due, tre ed anche quattro ritrattamenti sono falliti. Queste sono probabilmente le valutazioni più difficili da fare e richiedono la comunicazione con il dentista che si occuperà della ricostruzione, col paziente e spesso con un altro endodontista (nel mio caso, il mio collega di studio, Jack Sturm). A tutti i miei colleghi specialisti, dico: siate consapevoli che quando gli endodontisti trattano denti con prognosi infausta, la nostra percentuale di successo collettiva si abbassa e così anche la fiducia che gli altri dentisti ripongono nell’endodonzia come specialità predicibile per salvare i denti. La mia peggiore esperienza durante un corso di implantologia è stata quando un chirurgo-implantologo ha mostrato ancora un altro caso in cui era stato posizionato un impianto dopo che uno o più endodontisti lo avevano trattato, ritrattato e ritrattato ancora fino all’estrazione. Gli implantologi non sono soliti vedere i casi di ritrattamento che funzionano. Al contrario, vedono solo quelli falliti e di conseguenza il loro punto di vista sul successo dei ritrattamenti risulta distorto. IL PIANO DI TRATTAMENTO DI UN FALLIMENTO ENDODONTICO In ordine di importanza questi sono i fattori che prendo in considerazione nel piano di trattamento di un fallimento endodontico: l’integrità strutturale del dente, il tessuto parodontale di supporto intorno al dente e solo per ultimo le difficoltà del ritrattamento. In primo luogo, come detto sopra, il miglior ritrattamento al mondo non è in grado di fornire una prognosi a lungo termine per un dente indebolito. Una delle decisioni più difficili, in termini di integrità strutturale, riguarda il da farsi in caso di un dente con una frattura verticale che arriva appena all’attacco parodontale. La mia esperienza mi ha insegnato che questi casi falliscono spesso a breve-medio termine mentre falliscono sempre a lungo termine. Agli inizi della mia carriera, ad un paziente in tali condizioni dicevo (e l’ho sempre sentito dire da ogni nuovo associato del mio studio): “Salveremo il suo dente per il maggiore tempo che possiamo”. Pag. - 15 PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Stephen Buchanan, DDS, FICD, FACD, uno dei maggiori esperti nel campo dell’endodonzia, è rinomato per le sue presentazioni multimediali, per la ricerca anatomica in 3 D, per i suoi articoli sulle tecniche procedurali e per la progettazione di strumenti rivoluzionari. Il Dr. Buchanan è Diplomate presso l’American Board of Endodontics ed è membro dell’International College of Dentistry e dell’American College of Dentistry. Ha tenuto conferenze a livello nazionale e internazionale, collabora anche con la Facoltà di Odontoiatria Rabbrividisco ora nel ricordare i miei errori al riguardo, seppure in buona fede, un’illusione che durava circa 18 mesi nella mia esperienza clinica. Il mio consiglio ai giovani dentisti con limitata esperienza su questo problema è di essere risoluti nell’estrarre questi denti, a meno che il paziente non decida nel suo peggiore interesse. Ovviamente questa raccomandazione si applica anche a denti vergini con frattura verticale. La diagnosi di estensione apicale di frattura verticale richiede: un ingrandimento minimo di 10x per esaminare le pareti interne della cavità d’accesso, la ricerca di un sondaggio stretto e profondo sulla parete esterna del dente corrispondente alla linea di frattura osservata all’interno della camera pulpare e un’accurata osservazione di una radiografia ben ngolata per valutare un eventuale riassorbimento della cresta ossea. In secondo luogo, per quanto riguarda i fattori parodontali che influenzano la prognosi, perfino i parodontologi hanno rinunciato a trattare denti parodontalmente compromessi. Piuttosto posizionano impianti ora che hanno capito che tutti quegli anni di innesti ossei vicino ai denti naturali non hanno portato a risultati predicibili a lungo termine. O ancora peggio, che non dovremmo mai rimuovere tessuti parodontali sani attorno ad un dente in buono stato di salute per ridurre le tasche attorno ai denti adiacenti c he ormai sono persi. Infine considero l’argomento della ritrattabilità. Credo sia come l’attuale concetto di Pag. - 16 giustizia criminale, se sei colpevole di tre reati gravi passi il resto della tua vita in prigione. Se un dente ha una perforazione che deve essere riparata, tre perni che devono essere rimossi, un’infiltrazione coronale ed anche danni apicali che renderanno necessaria la chirurgia dopo un esteso smantellamento e la rimozione di uno strumento rotto, allora togliamolo dalla testa del paziente. Queste decisioni vanno prese nell’interesse del paziente, non solo in senso fisiologico ma anche in senso economico. Consideriamo i costi ed i tempi richiesti per ogni terapia alternativa, illustriamoli al paziente nel migliore dei modi e lasciamo che i pazienti ci espongano le loro priorità. Ho avuto pazienti che avrebbero camminato sulle ginocchia per nove miglia su vetri rotti pur di salvare un dente con prognosi dubbia. È il loro dente e a meno che non ci sia proprio più alcuna possibilità di salvarlo, li accontento e ritratto il loro dente se questo è ciò che desiderano. La chiave per gli endodontisti è farsi pagare per il tempo che verrà impiegato nel trattamento e non quanto poi pagherà l’assicurazione (tipicamente da 100 a 200 dollari in più di un normale trattamento). Vanno anche considerate le difficoltà relative, i tempi e i costi di una sostituzione con un impianto. Un paziente che ha assunto bifosfonati per endovena, che ha un pavimento del seno mascellare basso o la storia di un precedente impianto fallito, tutto ciò della University of Pacific School of Dentistry e con la University of Southern California. Vive a Santa Barbara, CA, dove sviluppa nuovi strumenti, produce materiale didattico, tiene corsi pratici e gestisce un ambulatorio privato limitato all’endodonzia e alla chirurgia implantare. I colleghi interessati nella sua serie di videocassette The Art of Endodontics o nei suoi corsi teorico-pratici a Santa Barbara, possono contattarlo chiamando al numero (800) 528-1590. Per maggiori informazioni riguardanti questo articolo o l’utilizzo dei nuovi strumenti GTX, si può visitare il sito www.endobuchanan.com. Sul medesimo sito è disponibile gratuitamente un corso on-line sul sistema GTX e su altri argomenti. L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. deporrà a favore del ritrattamento anche se si tratta di un caso impegnativo. Se invece il paziente può lasciare lo studio dopo un solo appuntamento con un impianto immediato posizionato nell’alveolo dopo l’estrazione, con un provvisorio estetico al di sopra, mettiamo l’impianto. E tutto questo ci porta all’ultima tendenza in endodonzia: devono gli specialisti in endodonzia imparare a mettere impianti? PERCHE’ IL TUO ENDODONTISTA METTE IMPIANTI? La ragione principale per cui metto impianti è perché ho sentito troppo spesso la battuta sull’endodonzia come mantenitore di spazio (e la mia battuta in risposta agli implantologi è “tutti gli impianti mal posizionati si intergrano perfettamente”). A parte gli scherzi, ho deciso di imparare a mettere impianti perché vedevo la nostra specialità minacciata dai chirurghi implantologi che avevano imparato a disprezzare le possibilità della terapia canalare, sia per colpa nostra che loro. Vedevo i miei colleghi, me compreso, rinunziare o essere esclusi dalla preparazione del piano di trattamento ed ho capito che era arrivato il momento per gli endodontisti di rompere con gli schemi precedenti. E come è stata la mia esperienza da endodontista-implantologo? Affascinante e di grande soddisfazione. 11, Nr. 4 2008 Volete sapere se penso che la maggior parte degli endodontisti diventeranno implantologi? No, non lo penso. Gli endodontisti che lavorano in regioni del nostro Paese in cui c’è meno concorrenza, avranno meno motivi di complicarsi la giornata considerando la mole di casi endodontici che vengono loro inviati. In quelle aree i parodontologi e i chirurghi orali inviano ancora casi per i ritrattamenti e sarebbe spesso controproducente mettere a repentaglio questa sana collaborazione. E ovviamente, a quegli endodontisti cui già non piace fare l’endodonzia chirurgica, non piacerà sicuramente fare altri tipi di chirurgia. Invece, per coloro ai quali capita di vedere estratti, senza il parere dell’endodontista, denti assolutamente recuperabili, esiste una sola alternativa: diventare specialisti che offrano le opzioni del piano di trattamento migliori e le meno criticabili, perché diversamente dai chirurghi implantologi che non sanno trattare i canali, noi endo-implantologi possiamo eseguire entrambe le procedure. Quali sono alcune delle cose che ho imparato riguardo il fatto di fornire migliori cure ai miei pazienti? Ora capisco meglio i piani di trattamento protesici, prendo migliori decisioni circa i denti da ritrattare o da estrarre e ho imparato a non esser troppo triste quando non posso salvare un dente di un paziente. Sono stato accolto bene dagli altri implantologi, molti dei quali hanno capito che non stiamo Pag. - 17 Il futuro dell’endodonzia Parte II: Osservazioni di un endodontista/implantologo Figura 1 Area mascellare danneggiata dopo il fallimento immediato dei due impianti posizionati da un parodontologo. Come risultato dell’infezione postoperatoria, il paziente ha perso 8 millimetri di osso verticale. Figura 2 Fotografia della cresta mascellare anteriore dopo scopertura del sito di innesto osseo. Ciò costò al paziente la perdita di un incisivo laterale sano, per meglio assicurare la riuscita dell’innesto, 10.000 dollari per la BMP (proteina morfogenetica dell’osso), la mesh in titanio, l’innesto osseo e il posizionamento dell’impianto, una faccia come un pallone da football per 2 settimane dopo l’innesto e due anni di tempo per completare il trattamento. combattendo una guerra tra impianti e trattamenti canalari, ma stiamo lottando per salvare i denti dall’essere inutilmente preparati per diventare pilastri di ponte, per il benessere dei nostri pazienti e per maggiore consapevolezza pubblica che i dentisti imparano dai loro insuccessi e diventano più esperti nel fornire trattamenti che resisteranno alla prova del tempo. Tra l’altro ho imparato anche che si può insegnare anche ad un vecchio cane un nuovo gioco. IL FUTURO DELL’ENDODONZIA Nonostante tutte le questioni discusse fino a qui, il futuro dell’endodonzia come trattamento di tutto rispetto per salvare i denti è molto radioso. Sebbene il pendolo oscilli sempre troppo lontano durante i cambiamenti, ritorna sempre. Un semplice ritorno alle origini è una forza molto importante nell’universo e l’odontoiatria non ne è esente. Come il progresso 2 1 Pag. - 18 tecnologico in endodonzia ha aumentato il numero di dentisti generici che si occupano di queste procedure ed ha avvicinato un grande numero di dentisti a questa specialità, così accadrà per l’implantologia. L’implantologia non è più immune dal fallimento rispetto all’endodonzia e dal momento che il numero di dentisti che fanno impianti aumenta, le alte percentuali di successo si abbasseranno inevitabilmente. E quando un impianto fallisce, è necessario un intervento molto costoso di ricostruzione dell’osso perduto, della durata di uno o due anni (Figg. 1, 2). L’implantologia, come l’endodonzia, non è una panacea in cui i migliori implantologi sono famosi in quanto creano una qualcosa che appaia molto simile ad un dente. Resta il fatto che gli impianti non sono denti, sebbene siano un’alternativa artificiale alquanto miracolosa. Quando penso al tempo necessario per completare il trattamento su un dente compromesso da un punto di vista pulpare - circa 2/4 L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. 11, Nr. 4 2008 settimane dall’inizio del trattamento endodontico fino alla cementazione del restauro definitivo - il paragone con gli impianti non regge. (Figg. 3, 4). CONCLUSIONI Il futuro dell’endodonzia, se praticata da specialisti, è in ballo per tutte le ragioni di cui sopra. I tempi del successo professionale quasi immediato dopo gli anni di specializzazione, sono finiti per coloro che dispongono di limitato talento o scarse conoscenze. Ma per coloro che continuano a imparare e migliorano di anno in anno nella loro carriera, che mostrano curiosità e passione per il campo di specializzazione scelto, il futuro non è mai stato cosi roseo. Il pendolo oscilla sempre troppo lontano, ma è bello vedere che sta tornando verso il centro…. Traduzione dell’articolo originale The future of Endodontics, Part II Observations by an Endodontist-Implant Surgeon Dentistry Today 27(10): 134-138, 2008 Copyright©Dentistry Today Inc. Traduzione a cura dei Dottori Andrea Polesel e Filippo Santarcangelo 3 4 Figura 3 e 4 Molari mascellari con radici lunghe, strette e curve trattate con i GTX (Dentsply Tulsa Dental Specialties). Notare l’eccezionale controllo apicale e i risultati tridimensionali nonostante un contenuto allargamento coronale (Fig. 3: Per gentile concessione del Dr. David Rosemberg, Vero Beach, Florida. Fig. 4: Per gentile concessione del Prof. Giuseppe Cantatore, Roma). Pag. - 19 Raphael Bellamy BDS Figura 1 I diametri traversi diminuiscono in direzione corono-apicale. I cinque obiettivi meccanici della sagomatura secondo Schilder Raphael Bellamy espone ognuno 1) La preparazione del canale radidei cinque obiettivi meccanici di colare deve avere una forma conica Schilder dal punto di vista sia continua. pratico che clinico. Questa sagomatura simula la naturale Schilder nel 1974 nel suo articolo forma dei canali prima che essi vadano Cleaning and Shaping the Root Canal, incontro a fenomeni di calcificazioni e ha descritto in modo conciso i moderni prima della formazione di dentina concetti di detersione e sagomatura e il secondaria. Il canale deve avere una suo articolo è diffusamente considerato conicità continua dalla cavità di accesso come un documento procedurale defi- fino al forame apicale. Questa conicità nitivo su questo specifico argomento. consente un’efficace detersione del All’interno di questo documento canale e consente anche lo sviluppo sono stati messi in chiara evidenza gli di una certa pressione idraulica per il obiettivi meccanici e biologici al fine di principio del flusso in uno spazio che poter realizzare, in modo prevedibile, il va a restringersi. Infatti, grazie al flusso successo dei trattamenti endodontici su in spazi sempre più ristretti per la presenza della forma conica, la basi anatomiche. Prima di inoltrarci negli obiettivi mec- compattazione della guttaperca calda canici e nella loro realizzazione, si e del cemento genera vettori di forza dà per scontato che l’operatore abbia verticali e orizzontali, che seguono eseguito un’adeguata preparazione della le vie di minor resistenza otturando e cavità d’accesso. In altri termini, è già sigillando in tal modo i forami apicali e stato ottenuto l’accesso rettilineo al laterali. Questa sagomatura, poi, migliora l’utilizzo degli allargacanali e corpo del canale. delle lime, consentendo un più stretto contatto con la superficie del canale radicolare. Inoltre favorisce l’irrigazione, la rimozione dei detriti e migliora la sensibilità tattile, con la conseguente riduzione del pericolo di fratturare degli strumenti o di eseguire dei trasporti canalari grazie al fatto che gli strumenti si muovono liberi all’interno dei canali. 1 Pag. - 22 2) I diametri trasversi diminuiscono a tutti i livelli in direzione apicale e aumentano ad ogni livello, man mano che ci si avvicina alla cavità d’accesso (Figura 1). L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. 11, Nr. 4 2008 Il secondo obiettivo è un corollario del primo. Questo tipo di sagomatura permette di avere un controllo ad ogni livello della preparazione. Facilita la rimozione dei detriti organici coronalmente, con l’azione degli strumenti e delle soluzioni irriganti. Permette il posizionamento profondo dei plugger all’interno della preparazione canalare, allo scopo di indurre una vera e propria pressione di compattazione alla guttaperca calda. Questo aumenta le possibilità di otturare anche i forami accessori nel terzo apicale del sistema canalare. La sola eccezione a questo secondo principio è rappresentata dalla presenza di un riassorbimento interno, situazione in cui osservare questo principio significherebbe indebolire molto la rimanente struttura dentale. 2 Figura 2 Piani multipli che introducono al concetto del flusso. Figura 3 Rispetto e mantenimento delle curvature apicali. 3) La preparazione deve “scorrere” su piani multipli (Figura 2). Il terzo obiettivo ci porta a pensare nelle tre dimensioni, cosa d’importanza fondamentale in endodonzia. I canali radicolari all’interno di radici curve sono ugualmente curvi e quando queste curvature risultano ben conservate e pulite, il sistema esibisce un naturale “flusso”. Le maggiori difficoltà risiedono proprio nella porzione apicale del canale, segmento in cui deve essere posta la massima attenzione per mantenere la direzione delle curve. I canali radicolari adeguatamente preparati devono mantenere queste fini curvature apicali che devono risultare ben evidenti nelle radiografie post-operatorie (Figura 3). 3 Pag. - 23 PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Raphael Bellamy BDS (NUI) si è laureato presso la University College Cork e ha completato la sua specializzazione post-laurea in endodonzia presso la Goldman School of Dental Medicine a Boston, Massachusetts. Ha conseguito il titolo di Diplomate della American Association of Endodontists. Il Dr. Bellamy attualmente lavora a Dublino, dove esercita la professione limitatamente alla endodonzia. Può essere contattato al seguente indirizzo e-mail: [email protected] 5 4 Figura 4 Perforazione Figura 5 Forame a goccia Figura 6 Eccessivo allargamento dell’apice e lacerazione del forame. Pag. - 24 4) Non spostare il forame (Figure 4 e 5). hanno abbandonato i confini del canale originale, ma che non hanno perforato Il forame apicale deve rimanere nel suo la superficie radicolare. In questi casi si rapporto spaziale originale sia con ottiene il successo se si riesce a trattare l’osso che con la superficie della radice. il canale radicolare originale. Le perfoIl movimento o il trasporto del forame razioni radicolari possono rivelarsi utili apicale rappresentano un errore per effettuare delle buone radiografie, comune nella preparazione del canale, ma non rappresentano certo una che porta frequentemente a dolore misura terapeutica di successo (Figura postoperatorio o addirittura al totale 6). Il quarto obiettivo meccanico si fallimento della terapia. Non sono riferisce proprio a questo comune ammessi tentativi di raddrizzamento risultato, potenzialmente disastroso. negli ultimi millimetri apicali di ogni canale radicolare, senza che ciò comporti gravi rischi per il risultato finale. E’ assai comune osservare, durante le terapie di endodonzia chirurgica, otturazioni canalari che radiograficamente sembrano entro i confini della radice, ma che in realtà presentano un’otturazione corta di molti millimetri dall’apice, con la messa in parallelo della radice all’interno dell’osso adiacente. Ancora maggiore è la quantità di canali radicolari che 6 L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. La trasposizione del forame molto spesso si configura in due forme sostanziali, una rappresentata dallo sviluppo di un forame ellittico o lacerato, e l’altra da una perforazione della radice. Dal momento che i forami apicali si trovano spesso prima dell’apice radiografico e su un lato della radice, i ripetuti passaggi degli allargacanali e delle lime tendono a raddrizzare queste delicate zone e in realtà ingrandiscono sempre più il forame in direzione opposta rispetto alla naturale curvatura del canale. A mano a mano che la preparazione procede, si crea una lacerazione e il cosiddetto “forame a goccia”. Si deve sempre ricordare che una’inadeguata preparazione della cavità d’accesso 7 che limita il lavoro degli strumenti, favorirà sia le trasposizioni così come di lavoro. Dobbiamo invece pensare nelle tre dimensioni e continuare ad le restrizioni nel corpo del canale. apprezzare, attraverso l’uso degli strumenti manuali, le varie complessità 5) Il forame apicale deve essere che man mano si devono affrontare e sempre mantenuto il più piccolo che, in realtà, rappresentano la norma dei sistemi dei canali radicolari. che sia pratico (Figura 7). Mantenendo il forame il più piccolo Numerosi studi confermano che che sia pratico, non il più piccolo sebbene i forami apicali naturali non possibile, si facilita la compattazione siano completamente rotondi, i canali della guttaperca e si ha un migliore radicolari tendono di norma ad controllo apicale della stessa. All’inarrotondarsi nel loro terzo apicale. terno della sagomatura correttamente Questa realtà anatomica risulta di eseguita si genereranno così forze beneficio per gli operatori, soprattutto verticali e orizzontali che contribuinell’utilizzo degli strumenti rotanti ranno alla sigillatura delle anatomie che presentano una sezione perfetta- laterali. Alcuni dei più difficili casi mente arrotondata. Tuttavia non si da otturare sono proprio quelli con dovrebbe mai cadere nella piacevole aperture apicali estremamente allargate, sensazione di credere che la zona anche se la guttaperca dimostra apicale sia pulita semplicemente perché eccellenti caratteristiche reologiche che lo strumento ha raggiunto la lunghezza facilitano l’otturazione degli apici 11, Nr. 4 2008 Figura 7 Mantenimento del forame il più piccolo che sia pratico. Pag. - 25 I cinque obiettivi meccanici della sagomatura secondo Schilder aperti. In caso di polpa necrotica, dovrà essere eseguito un allargamento sufficiente per assicurare una completa pulizia dell’area, ma nel contempo dovrà essere evitata una rimozione eccessiva di dentina e di cemento apicale. Questo ovviamente non dovrà essere applicato nel caso di polpa vitale o nelle fasi iniziali di una pulpite. Aderire al principio che il forame deve risultare il più piccolo che sia pratico non mette limiti alle dimensioni massime, dato che queste vengono determinate dalla situazione clinica che si presenta di volta in volta. Anche i grandi forami come nel caso dei riassorbimenti apicali, devono sempre restare i più piccoli che sia pratico. Vari studi (Green 1956; Kuttler 1955) hanno dimostrato i cambiamenti che possono presentarsi all’interno del forame con l’avanzare dell’età. Tuttavia, i diametri apicali raramente sono maggiori in media di 0,3 mm o 0,5 mm in ogni dente. Personalmente non credo alle conversazioni che ho sentito e ai casi che ho visto e che mi sono stati riferiti con sagomature sino a 0,6 mm oppure addirittura sino a 0,8 mm! Sicuramente non si tratta di una coincidenza se questi denti sono spesso sintomatici e rendono complicata la loro otturazione a causa della loro continua essudazione. Una volta che sono state ottenute queste dimensioni con la detersione e la sagomatura, diventa veramente difficile ottenere una sagomatura perfettamente conica da poter poi otturare. L’obiettivo è solamente quello di detergere ma non di allargare il Pag. - 26 forame. Se il diametro del forame viene aumentato da 0,2 mm a 0,4 mm, anche l’area del forame verrà aumentata di ben quattro volte! Non solo questo aumenta il rischio di lacerare il forame, ma aumenta anche il rischio di micro-infiltrazione. In conclusione, l’obiettivo è produrre una sagomatura conica continua tridimensionale, una conicità a multipiani che si estenda dalla cavità d’accesso sino al termine radiografico del canale, mantenendo la posizione e la dimensione del forame. Tutto questo potrebbe suonare un pò preoccupante, vero ? Bene, in verità no, perché in ultima analisi ognuno degli obiettivi meccanici qui proposti rappresenta un corollario dell’obiettivo precedente. Credetemi quando dico che questi obiettivi rappresentano la mappa sicura e ideale per una endodonzia prevedibile. L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. 11, Nr. 4 2008 BIBLIOGRAFIA Schilder H. (1974) Cleaning and shaping the root canal. Dental Clinics of North America 18(2). Green D. (1956) Stereomicroscopic study of the root apices of 400 maxillary and mandibular teeth. 000 9(11): 1224-1232 Kuttler Y. 81955) Microscopic Investigation of root apices. 000 50:544-552 Traduzione dell’articolo originale Explaining Schilder’s five mechanical objectives Endodontic Practice 9 (4): 17-19, 2006 Pag. - 27 Arnaldo Castellucci, MD, DDS Fig. 1. Esempio di riassorbimento interno della camera pulpare a carico di un molare che aveva subito un incappucciamento diretto con idrossido di calcio. A. Radiografia di controllo dopo 13 anni dall’incappucciamento. La paziente lamentava frequenti episodi di emicrania dallo stesso lato del dente. B . Radiografia di controllo 15 anni dopo l’incappucciamento: la paziente ora lamenta dolore nella masticazione “come se masticasse sulla polpa dentale”! Si può notare una netta radiotrasparenza al di sotto del materiale incappucciante. C . Aspetto della superficie occlusale: è visibile il tessuto pulpare adiacente alla vecchia amalgama. D. Rimossa l’otturazione, un grosso “polipo” pulpare emerge da sotto il restauro. Pag. - 30 Incappucciamento diretto con MTA. Caso clinico Cosa sapevamo prima dell’MTA? Su nessun altro argomento odontoiatrico è stato scritto e discusso tanto quanto sul mantenimento della vitalità di una polpa esposta, sulla quale è stato provato di tutto, compreso lo sterco di passero inglese.8 Agli inizi del secolo era giustificato mettere in pratica qualsiasi tentativo di mantenimento della vitalità pur di non estirpare la polpa, in quanto non si possedevano i mezzi per eseguire una terapia endodontica corretta e prevedibile e si ottenevano più alte percentuali di successo dopo incappucciamento anziché dopo pulpectomia e trattamento canalare. Oggi però, alla luce delle numerosissime ricerche che sono state eseguite, tale atteggiamento non è più corretto ed il cornetto pulpare esposto non deve più esercitare quel terrore che esercitava cinquant’anni fa. Herman 5 per primo introdusse l’uso dell’idrossido di calcio in tali casi e Teuscher e Zander 27 per primi descrissero la formazione del ponte dentinale al di sotto del medicamento. Pisanti e Sciaky,19 usando calcio radioattivo, dimostrarono come l’idrossido di calcio non partecipa attivamente alla formazione del ponte dentinale, che viene invece costruito a spese del calcio ematico. Via 36 notò che dopo 24 mesi il 68,9% dei casi da lui trattati con idrossido di calcio erano diventati degli insuccessi, soprattutto per la presenza di riassorbimenti interni (Fig. 1). Ostrom e Lyon 17 e Quigley 22 hanno 1a 1b 1c 1d L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. 11, Nr. 4 2008 Fig. 1. 1e 1f 1g 1h 1i 1l 1m 1n E. Si noti le piccole dimensioni dell’esposizione pulpare attraverso la quale è cresciuto il polipo pulpare che successivamente ha riassorbito la struttura dentale coronale. F. All’interno della camera pulpare è presente una enorme calcificazione. G. Aspetto della cavità d’accesso. H. Il dente è ora pronto per il restauro post-endodontico. I. Sono stati eseguiti il build-up e la preparazione. L. Il restauro estetico in ceramica integrale. M. Il restauro è stato cementato sotto diga. N. Aspetto occlusale dell’overlay. Pag. - 31 PROFILO DELL'AUTORE Il Dr. Castellucci si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Firenze nel 1973 e si è specializzato in Odontoiatria e Protesi Dentaria presso la stessa Università nel 1977. Dal 1978 al 1980 ha frequentato i corsi della Continuing Education in Endodonzia presso la Boston University School of Graduate Dentistry con il Prof. Herbert Schilder. Da allora esercita l’attività a Firenze limitatamente alla sola Endodonzia. E’ Past President della Società Italiana di Endodonzia S.I.E., Past President della International Federation of Endodontic Associations I.F.E.A., Active Member Fig. 1. O. Aspetto vestibolare del medesimo ad una seduta di controllo. La paziente riferisce di non aver più sofferto di emicrania. P. Radiografia di controllo. (Caso clinico del Dr. Riccardo Becciani. Terapia endodontica del Dr. Arnaldo Castellucci). 1o 1p anch’essi riportato percentuali elevate di fallimenti, oltre all’osservazione di zone di degenerazione pulpare al di sotto dei ponti dentinali. Mitchell e Shankwalker 14 hanno descritto l’intensa calcificazione cui va incontro il tessuto pulpare in seguito a tale trattamento, fenomeno osservato e descritto anche da Baume.3 La qualità e la quantità della dentina neoformata è imprevedibile.21 Altri Autori 1,18 infine hanno dimostrato che la zona radiopaca osservata sotto la sede dell’esposizione non può essere sempre messa in relazione con la barriera calcifica. Tziafas e Beltes 35 infatti hanno anch’essi dimostrato che molte zone radiopache sono in realtà zone di necrosi di solito presenti al di sotto del materiale incappucciante. La radiopacità di queste zone può essere Pag. - 32 attribuita alla forte impregnazione di sali di calcio, derivante almeno in parte dagli agenti incappuccianti.7,26 Da queste e da altre ricerche simili emerge il fatto che, indipendentemente dalla vastità dell’esposizione, l’incappucciamento pulpare, dettato dal disperato tentativo di mantenere viva una polpa condannata, è un procedimento non solo imprevedibile e con prognosi quindi incerta, ma addirittura pericoloso, in quanto può determinare l’insorgere di riassorbimenti interni o di degenerazioni pulpari calcifiche o di entrambe le patologie, che possono rendere difficile, se non impossibile, la terapia endodontica ortograda che molto facilmente si renderà necessaria a più o meno breve scadenza.13 Weine 37 afferma infatti che se la terapia di incappucciamento diretto con idrossido di calcio (che almeno fino a poco tempo fa pareva essere il materiale di elezione) fallisce e il dente diventa sintomatico, può essere difficile se non impossibile trattarlo con la tradizionale endodonzia a causa delle severe calcificazioni presenti nel canale, associate ai frequenti fenomeni di riassorbimento interno descritti anche da altri Autori. Seltzer e Bender,25 in accordo con Weine, affermano che talvolta, nonostante la formazione del ponte dentinale, la restante polpa rimane cronicamente infiammata e può andare in necrosi. In almeno il 33% dei denti trattati con pulpotomia e idrossido di calcio sono stati trovati fenomeni di riassorbimento interno. In altri, invece, si è vista la completa mineralizzazione della European Society of Endodontology E.S.E., Active Member della American Association of Endodontists A.A.E.. Attualmente è Professore a Contratto presso il Corso di Laurea in Odontoiatria dell’Università di Firenze. E’ Direttore responsabile del Giornale Italiano di Endodonzia, Direttore Responsabile e Direttore Scientifico dell’Informatore Endodontico, Editor in Chief di Endo Tribune, Fondatore e Presidente del Warm Gutta-Percha Study Club e del Centro Insegnamento Micro-Endodonzia. Relatore internazionale, è autore di numerosi articoli scientifici pubblicati sulle più importanti riviste del settore e autore del testo EndodonziA, ora tradotto anche in lingua Inglese. L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. con scomparsa del rimanente tessuto pulpare. Tale mineralizzazione può ostruire il canale a tal punto da rendere difficile la sua strumentazione se in futuro si rende necessario un trattamento endodontico. Ciò che rende pericolosa la terapia di incappucciamento o la pulpotomia con idrossido di calcio sembra essere il fatto che il tessuto pulpare viene in qualche modo stimolato ad isolarsi dalla comunicazione con l’esterno e quindi fabbrica il ponte dentinale, ma non sa quando cessare queste deposizioni calcifiche e quindi continuano fenomeni di apposizione (calcificazioni) che sappiamo essere sempre associati a fenomeni di rimozione (riassorbimento). Schultz e coll.24 affermano che “un’esposizione del tessuto pulpare che si verifichi durante la preparazione della cavità richiede una decisione, e cioè se sia meglio tentare un incappucciamento della polpa oppure trattare il dente endodonticamente”. Mullaney,15 nella valutazione istologica del successo delle terapie della polpa vitale, sottolinea l’importanza di esaminare sezioni seriate in quanto spesso il ponte dentinale non è completo e sono presenti aree di necrosi. L’Autore fa anche notare la fallacia dell’esame radiografico se usato come unico metodo nella valutazione del successo, in quanto non si possono avere sufficienti informazioni circa la completezza del ponte dentinale. Tronstad e Mjor 34 affermano anch’essi che, sebbene la formazione del ponte dentinale sia stata usata come uno dei criteri di successo degli incappuccia- 11, Nr. 4 2008 menti, essa può avvenire anche in denti affetti da infiammazione irreversibile. Nel caso tuttavia che si decida di intraprendere tale terapia 37 - per la scarsa manualità endodontica dell’operatore - per le difficoltà anatomiche presen tate dal dente e l’incapacità dell’ope ratore a superarle - per motivi economici del paziente si dovranno attentamente valutare i seguenti parametri: a) il dente non deve avere sensibilità al caldo e al freddo, né dolore spontaneo b) non ci deve essere dolore alla palpa zione o alla percussione c) non devono essere presenti alterazioni radiografiche periapicali d) si deve agire in assenza di un marcato restringimento della camera pulpare o del canale e) la camera pulpare deve essere esente da calcificazioni f) non ci deve essere il minimo sospetto di infezione batterica, in quanto l’assenza di batteri è il fattore più importante della guarigione pulpare dopo esposizione.9 Da tutto ciò emerge come le indicazioni per l’esecuzione dell’incappucciamento diretto si riducano drasticamente: a) paziente giovane e soprattutto molto motivato, affinché torni ai controlli clinici e radiografici necessari b) esposizione in dentina sana e non al di sotto di carie e pertanto non in dentina infetta c) mantenimento dell’assoluta sterilità intra-operatoria d) camera pulpare esente da calcificaPag. - 33 Incappucciamento diretto con MTA. Caso clinico Fig. 2 Il ProRoot MTA (Dentsply Tulsa Dental). Pag. - 34 zioni, che, per così dire, rubano spazio ed apporto sanguigno al tessuto pulpare che deve guarire. Infine Langeland 12 si dichiara decisamente contrario anche all’incappucciamento indiretto che l’Autore definisce come un procedimento inaccettabile. I motivi del suo apparente successo (come dell’incappucciamento diretto o della pulpotomia) sono dovuti alla rimozione della maggior parte del tessuto disintegrato, ma è una tecnica destinata a fallire per la presenza di batteri e talvolta di una piccola zona di necrosi pulpare che viene lasciata a contatto con l’agente incappucciante. Il successo di qualsiasi terapia, invece, dipende dalla rimozione totale di tutto il tessuto disintegrato. In conclusione, i nostri sforzi per mantenere viva una polpa che abbia subito un’esposizione sono non solo giustificati ma anzi obbligatori nei denti ad apice immaturo, soprattutto se l’esposizione è da trauma ed è recente. Il trattamento di elezione in questi casi è senz’altro la pulpotomia, da preferirsi all’incappucciamento diretto, e tale terapia deve comunque essere considerata una terapia provvisoria, in attesa della maturazione dell’apice e della radice. Quella polpa deve rimanere viva perché deve ancora finire di svolgere la sua funzione primaria, la funzione formativa. Una volta completato lo sviluppo della radice, in accordo con quanto affermano anche Seltzer e Bender,25 quella polpa non ha alcun motivo di restare lì e siccome rappresenta solo un pericolo per le calcificazioni e i fenomeni di riassorbimento interno che si possono sviluppare, deve essere rimossa e il dente deve essere trattato endodonticamente. Chi dice infatti alla polpa che dopo aver costruito il ponte dentinale e completato lo sviluppo dell’apice deve rimanere nel canale viva, vitale ed inerte? D’altra parte, l’esposizione pulpare in un dente ad apice maturo deve essere considerata un’indicazione al trattamento endodontico, in quanto, come diceva Rebel 23 nel lontano 1922, “una polpa esposta è un organo perso”. Cosa sappiamo oggi? Recentemente, il Dr. Mahmoud Torabinejad30 dell’Università di Loma Linda, California, ha messo a punto un nuovo materiale, il Mineral Trioxide Aggregate (MTA; ProRoot MTA, Dentsply Tulsa Dental) (Figg. 2, 3), che sembra avere tutte le caratteristiche richieste al materiale ideale per sigillare le vie di comunicazione esistenti tra polpa e cavità orale (esposizioni pulpari 2 L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. accidentali o da carie) o tra endodonto e parodonto (perforazioni iatrogene, apici immaturi, apici riassorbiti, cavità retrograde). L’MTA è un cemento endodontico estremamente biocompatibile, capace di stimolare la guarigione e l’osteogenesi ed è idrofilo. Il cemento si presenta sotto forma di polvere fatta di fini triossidi (Ossido tricalcico, Ossido di silicio, Ossido di bismuto) e altre particelle idrofile (Silicato tricalcico, Alluminato tricalcico, responsabili delle proprietà chimiche e fisiche del materiale) che induriscono in presenza di umidità. L’idratazione della polvere infatti dà luogo alla formazione di un gel colloidale con pH 12,5 che solidifica in un tempo di circa 4 ore.30 Questo cemento è diverso dagli altri materiali attualmente in uso grazie alla sua biocompatibilità, alle sue proprietà antibatteriche, alle sue capacità di adattamento marginale e di sigillo e alla sua natura idrofila.30 In termini di biocompatibilità, Koh e coll.10,11 e Pitt Ford e coll.19 hanno dimostrato l’assenza di citotossicità quando l’MTA viene in contatto con fibroblasti ed osteoblasti, e la formazione di ponti dentinali quando il materiale viene usato per gli incappucciamenti pulpari diretti. Numerosi studi 2,16,29,31-33 condotti sia in vitro che in vivo hanno dimostrato che l’MTA possiede una capacità sigillante ed una biocompatibilità superiore a quella dell’amalgama, dell’IRM e del Super-EBA; studi condotti sull’infiltrazione batterica e con coloranti hanno confermato le capacità sigillanti dell’MTA; la sua citotossicità 11, Nr. 4 2008 3a 3b è apparsa essere inferiore rispetto a quella dell’IRM e del Super-EBA. La caratteristica che distingue l’MTA dagli altri materiali usati fino ad oggi in endodonzia è la sua idrofilia. I materiali usati per riparare le perforazioni, per sigillare le cavità retrograde in endodonzia chirurgica, per sigillare gli apici immaturi o per proteggere la polpa negli incappucciamenti diretti, inevitabilmente vengono a contatto con il sangue e con i vari fluidi tissutali. L’umidità può essere un fattore molto Fig. 3 Le siringhe di Dovgan (A) (Quality Aspiratore, Duncanville, Texas) e il MAP System (RoydentDental Products) (B) specificatamente studiati per posizionare l’MTA rispettivamente in ortograda e in chirurgia. Pag. - 35 Incappucciamento diretto con MTA. Caso clinico 4 Fig. 4 Aspetto istologico di un incappucciamento diretto eseguito con ProRoot MTA. Il tessuto vitale pulpare è circondato da dentina normale. Tra la polpa ed il ProRoot è visibile il ponte dentinale, formatosi dopo il posizionamento del Mineral Trioxide Aggregate sulla polpa esposta (Per gentile concessione del Dr. M. Torabinejad). Pag. - 36 importante per i suoi potenziali effetti sulle proprietà fisiche e sigillanti dei materiali da restauro.29 Come hanno dimostrato Torabinejad e coll.29 l’MTA è l’unico materiale che non è influenzato dalla presenza di umidità o dalla contaminazione con sangue: la presenza o l’assenza di sangue, infatti, sembra non influenzare le capacità sigillanti del mineral trioxide aggregate. Al contrario, l’MTA indurisce solo in presenza di umidità.30 Il cemento MTA è stato studiato anche come materiale per incappucciamento diretto della polpa 20 (Fig. 4) e oggi possiamo dire che a tale scopo è senz’altro il materiale di elezione. Pertanto, premesso che l’incappucciamento diretto è oggi indicato solo nei denti con apice immaturo ed esposizione pulpare in assenza di segni e sintomi di pulpite irreversibile,28 in questi casi in cui è richiesto il mantenimento della vitalità pulpare l’MTA è senz’altro da preferirsi all’idrossido di calcio. Studi recenti hanno dimostrato che l’MTA stimola la formazione del ponte dentinale da parte della polpa esposta. La dentinogenesi può essere dovuta alle sue capacità sigillanti, alla sua alcalinità, alla sua biocompatibilità.20 Faraco e Holland 4 hanno dimostrato che nei denti trattati con MTA tutti i ponti dentinali erano di struttura tubulare e in alcuni casi nelle zone più superficiali di tali ponti era visibile un sottile strato di tessuto pulpare necrotico. Ciò fa pensare che questo materiale, così come fa l’idrossido di calcio, a contatto con il tessuto connettivo pulpare, inizialmente provoca una necrosi coagulativa a causa della sua elevata alcalinità: durante la manipolazione, infatti, il suo pH è 10,2 e dopo 3 ore è 12,5.30 In un precedente articolo Holland e coll.6 hanno dimostrato la presenza di cristalli di calcite a contatto con l’MTA impiantato nel tessuto sottocutaneo del ratto. Questi cristalli di calcite attraggono la fibronectina, responsabile dell’adesione cellulare e della differenziazione. Pertanto possiamo ritenere che il meccanismo di azione sia simile a quello dell’idrossido di calcio, con in più un sigillo antibatterico nettamente superiore.4 L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. 11, Nr. 4 2008 Caso clinico Una bambina di sei anni è stata indirizzata al mio studio per una profonda carie a carico del primo molare inferiore di destra. Il dente era erotto solo parzialmente (con le sue cuspidi mesiali) mentre le cuspidi distali erano ancora sotto gengiva. La cuspide mesio-vestibolare presentava una profonda carie che coinvolgeva il tessuto pulpare sottostante. Il dente era completamente asintomatico e rispondeva a tutti i test di vitalità pulpare. La radiografia mostrava la profonda carie e gli apici immaturi (Fig. 5a). Dopo aver somministrato l’anestesia, il dente è stato isolato con la diga di gomma dopo aver mordenzato lo smalto vestibolare e linguale delle cuspidi mesiali e dopo aver fatto aderire due piccole porzioni di composito per stabilizzare l’uncino della diga. La rimozione della dentina cariata ha comportato una grande esposizione pulpare. La polpa così esposta è stata irrigata con ipoclorito di sodio al 5% per controllare il suo leggero sanguinamento. E’ stata quindi miscelata la polvere di MTA con soluzione fisiologica sterile e il cemento così preparato è stato appoggiato a contatto dell’esposizione pulpare con l’utilizzo della siringa di Dovgan. Il cemento è stato quindi condensato delicatamente contro il tessuto pulpare con l’utilizzo di una pallina di cotone bagnata. Sopra il cemento MTA è stata quindi appoggiata un’altra pallina di cotone bagnata e la cavità è stata sigillata con 5a 5b un cemento per otturazione provvisoria (Fig. 5b). Dopo circa 4 ore la giovane paziente è stata vista nuovamente, è stata riposizionata la diga di gomma, è stato rimosso il cemento provvisorio con la pallina di cotone sottostante ed è stato controllato l’avvenuto indurimento del materiale. Il dente è stato quindi ottu- Fig. 5a-b A. Particolare della radiografia panoramica della paziente di anni 6: il primo molare inferiore di destra è erotto solo parzialmente con le sue cuspidi mesiali e già presenta una carie destruente con interessamento pulpare. Il dente è completamente asintomatico e risponde positivamente ai vari test di vitalità pulpare. B . Radiografia post-operatoria: pulita la carie, è stato messo MTA sulla polpa esposta e al di sopra una pallina di cotone bagnata e Cavit. Pag. - 37 Incappucciamento diretto con MTA. Caso clinico 5c 5d 5e 5f Fig. 5c-f Radiografie di controllo rispettivamente dopo 7, 22, 40 e 53 mesi: si noti la maturazione degli apici e la mancanza di segni di calcificazioni pulpari. La polpa continua a rispondere positivamente ai test di vitalità pulpare. Pag. - 38 rato in amalgama e la paziente è stata monitorata per controlli clinici e radiografici ogni 6 mesi negli successivi (Figg. 5c-f). Dopo 7 anni la giovane paziente è stata rivista per il restauro definitivo estetico del molare. All’esame radiografico il dente mostrava la completa formazione degli apici radicolari e l’assoluta assenza di calcificazioni in camera pulpare. Il cornetto pulpare al di sotto del materiale incappucciante era rimasto intatto e il dente rispondeva a tutti i test di vitalità pulpare (Figg. 5g-i). Conclusione Sicuramente per la terapia della polpa vitale il Mineral Trioxide Aggregate è da preferirsi all’idrossido di calcio ed è da considerarsi il materiale di elezione quando esiste l’indicazione per eseguire L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. 5g 5h 11, Nr. 4 2008 Fig. 5g-i Dopo 7 anni è stata rimossa l’otturazione in amalgama, sotto la quale è ora visibile l’MTA posizionato 7 anni prima. H. Il dente è stato ricostruito con un onlay in composito (G, H: Dr. Riccardo Becciani). I. Radiografia di controllo dopo la cementazione del restauro. 5i un incappucciamento diretto. Ciononostante, si deve tenere presente che l’MTA è stato introdotto sul mercato solo recentemente e a tutt’oggi non esistono studi o pubblicazioni sulla sua efficacia a lungo termine. Per questo motivo è necessario richiamare regolarmente i pazienti per Traduzione dell’articolo originale: controllare radiograficamente e clinicamente che la terapia si andata incontro Direct pulp capping with MTA: A case report a successo. Roots The international magazine of Endodontics Vol. 4;(3):36-42, 2008 Pag. - 39 Incappucciamento diretto con MTA. Caso clinico BIBLIOGRAFIA 1) ADAMO, H.L., BURUIANA, R., SCHERTZER,L., BOYLAN, R.J.: A comparison of MTA, SuperEBA, composite and amalgam as root-end filling materials using a bacterial microleakage model. Int. Endod. J. 32:197, 1999. 2) AL-HEZAIMI, K., NAGHSHBANDI, J., OGLESBY, S., SIMON, J.S.H., ROTSTEIN, I.: Human saliva penetration of root canals obturated with two types of mineral trioxide aggregate cements. J. 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Fischer, DDS I vantaggi dei perni in fibra: applicazioni cliniche di un nuovo sistema Quando l’unico strumento a disposizione è un martello, ogni problema ti può sembrare un chiodo. Per molti decenni noi dentisti abbiamo effettuato ricostruzioni dentali con materiali inappropriati da un punto di vista meccanico o per altri motivi, e tutto ciò per la mancanza di materiali alternativi disponibili o di tecniche di ritenzione. Lungo tutta la mia carriera, ho avvertito come imperativo il fatto che noi dovessimo giovarci di tutti quei progressi possibili per salire ad un livello più elevato. Soprattutto per il paziente è imperativo farlo. Sempre più denti trattati endodonticamente vengono ricostruiti mediante l’utilizzo dei perni in fibra, principalmente perché sono più sicuri, più facilmente rimovibili, estetici, consentono il risparmio di struttura dentale e forniscono una migliore resistenza alla frattura in questi denti compromessi. Come verrà spiegato in questo articolo, i perni in fibra si comportano diversamente da quelli metallici e a causa di queste differenze, alcune delle regole che dettano e limitano le nostre tecniche e le nostre capacità sono cambiate ed in meglio. I perni in fibra furono realizzati e brevettati in Francia. Queste prime generazioni di perni in fibra di carbonio (ComposiPost/ C-Post) erano tutto meno che estetiche e non erano radio-opache, ma le loro principali proprietà meccaniche (elevata robustezza, resistenza alla fatica, basso modulo di elasticità) gli conferirono molti altri vantaggi. Pag. - 44 Prima di tutto, grazie al loro modulo di elasticità simile alla dentina, i perni in fibra tendono ad assorbire e a dissipare gli stress (masticatori e traumatici) come la dentina naturale così da proteggere la radice dalla frattura.1-4 Così se mai ci fosse un fallimento del caso, i perni in fibra comunque permettono ulteriori trattamenti.5-8 Il perno fuso, un “dinosauro” Il perno moncone fuso fu descritto da Fauchard già nel 1740 e questa tecnica in alcune Università americane viene ancora insegnata ai giorni nostri. In un recente sondaggio,9 l’ 87% dei dentisti contattati riferirono di usare perni fusi in meno del 10% dei casi (quando adoperano perni) o di non adoperarli assolutamente. Perché? Sorensen 10 nel 1990 concluse che con i perni moncone fusi un adattamento preciso alla radice accresce la resistenza alla frattura, ma allo stesso tempo accresce la severità del danno radicolare. Studi più recenti in vitro tendono a confermare ciò.11,12 In uno studio clinico a 4 anni, che paragonava perni in fibra e fusi (N=100), il gruppo dei perni fusi mostrava il 9% di fratture radicolari, mentre il gruppo dei perni in fibra non mostrava fratture ed aveva una percentuale di successo del 95%.13 Perni filettati, un altro boomerang? I perni “attivi” a vite vennero introdotti per assicurare la ritenzione macro-mec- L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. 11, Nr. 4 2008 canica maggiore possibile. A tale proposito, mettendo per ora da parte il potenziale fenomeno della corrosione, sia l’immagine fotoelastica sia le osservazioni cliniche chiaramente mostrano lo stress e il danno causato dall’effetto “sgorbia”14,15 In uno studio-analisi di 154 denti estratti per frattura verticale, il 62% conteneva perni, il 67% dei quali erano perni filettati di tipo “a vite”.16 Tentativi di ridurre la tendenza a fare danni con un design di perni con “gambo separato” (Fig. 1) non dettero risultati favorevoli.17 Concetti che meritano di essere presi seriamente in considerazione. Il modulo di elasticità (modulo di Young) è una caratteristica propria di un materiale e non varia al variare del diametro, dell’ampiezza, etc.18 La figura 2 mostra il modulo di elasticità della dentina e di una varietà di materiali che abbiamo usato di routine per le ricostruzioni post-endodontiche. Numerosi studi in vitro dimostrano che usando una combinazione di materiali con un modulo di elasticità simile a quello della dentina per le ricostruzioni a perno si riduce o si elimina la frattura radicolare.1-4 Uno studio clinico che ha seguito 3 generazioni di perni in fibra in un lasso di tempo che va dai 7 agli 11 anni, ha confermato il successo che ci si attendeva dai perni in fibra.19 Per i clinici vi è la possibilità di eseguire più facilmente cure migliori, espandere il ventaglio delle opzioni terapeutiche, preservare la struttura dentale, 1 2 risparmiare il nostro tempo, attraverso gli importanti concetti e vantaggi che seguono. Vantaggio n°1: i perni in fibra devono essere fatti aderire all’interno dell’alloggiamento I perni in fibra vengono (in modo ottimale) alloggiati usando un adesivo, seguito da cemento resinoso (preferibilmente a polimerizzazione duale) ed un composito per il build-up. Una breve esposizione alla luce Pag. - 45 PROFILO DELL'AUTORE Il Dr. Fischer si è laureato presso l’Università della Loma Linda nel 1974. E’ stato quindi istruttore presso il Restorative Department della medesima Università. Attualmente è Adjunct Professor alla Loma Linda University e alla University of Texas, San Antonio. E’ grandemente coinvolto nella ricerca e nello sviluppo di molti prodotti ampiamente usati dalla professione odontoiatrica, con numerosi brevetti sia negli Stati Uniti che in altri paesi. Il Dr. Fischer lavora part-time nel suo studio dove si occupa di estetica. E’ Presidente e Chief Executive Officer della Ultradent Products, Inc. E’ membro della polimerizzante sulla superficie occlusale attiverà i catalizzatori del cemento e quindi la polimerizzazione. Mentre la polimerizzazione continua per alcuni minuti sotto la superficie, il clinico senza aspettare può provvedere direttamente alla ricostruzione del moncone, senza dover aspettare. Ciò fa risparmiare qualche minuto che prima bisognava impiegare per aspettare l’indurimento dell’antidiluviano cemento all’ossifosfato. Questi pochi minuti risparmiati pagano da soli il costo del perno. Cementando il perno con un cemento resinoso, si costituisce un monoblocco di “robustezza simile alla dentina”, che eleva così i perni in fibra ad un livello più alto rispetto a quelli metallici. quindi incrementare la ritenzione. Con i perni metallici ed anche con qualche perno in fibra, le macro-ritenzioni erano assolutamente necessarie per una ritenzione affidabile. Queste macro-ritenzioni inducono la concentrazione di stress sul perno o sul dente o su entrambi.14,15 Oggi i migliori perni in fibra sono fabbricati per fornire una superficie micro-ritentiva (Fig. 3), una che non richieda sporgenze o scanalature per la ritenzione. Questa superficie micro-ritentiva sui perni in fibra sottoposti a procedure adesive è molto resistente.20-22 Quando le mie faccette tornano dal laboratorio, vengono mordenzate per sviluppare una superficie microritentiva che riceva i miei materiali da Vantaggio n°2: la micro-ritenzione è adesione, e non ci penso su due volte. Non c’è concentrazione di macro stress superiore alla macro-ritenzione Una volta vista come eresia la morden- e così funziona. zatura di substrati dentari naturali, essa ha in realtà cambiato così tanto Vantaggio n°3: il perno in fibra è l’odontoiatria come nessun’altra cosa minimamente invasivo I perni in fibra vengono fatti aderire e negli ultimi 100 anni. La creazione di superfici micro-riten- necessitano solo di essere alloggiati ad tive è il modo più sicuro e conservativo una profondità di circa metà radice per incrementare l’area di superficie e oppure alla profondità equivalente alla corona clinica o protesica.23 Al contrario, per i perni metallici, l’aumento della profondità di inserzione equivale ad un aumento di ritenzione. Ciò naturalmente mette a rischio il sigillo apicale, aumenta il rischio di perforazione radicolare e dislocamento della guttaperca e l’effetto peggiore è il trasferimento lo stress apicalmente a livello della parte più sottile e più vulnerabile del dente. 3 Pag. - 46 Academy of General Dentistry, Academy of Operative Dentistry e della American Dental Association. Può essere contattato all’indirizzo [email protected]. L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. Vantaggio n°4: conico è oggi meglio che parallelo Una volta, quando esistevano solo i perni metallici e prima che ci fosse la possibilità di un’adesione predicibile fra la superficie del perno e quella dello spazio preparato per il perno, si determinò in vitro che i perni prefabbricati metallici a pareti parallele fornivano ritenzione maggiore rispetto ai perni metallici conici (tranne quelli a vite),24 e che i perni metallici conici manifestavano una propensione verso un comportamento simile ad un cuneo (come per dividere qualcosa a metà).25,26 Inoltre in troppi casi questa forma parallela mi ha costretto a sacrificare più dentina solo per ottenere più superficie utile come interfaccia per l’adattamento. I perni in fibra possono essere realizzati sia con pareti parallele che conici. Se si usano tecniche di adesione predicibili, ed i perni in fibra possono essere trattati con adesivo, il design conico fornisce l’ulteriore beneficio di conservare dentina radicolare, di ridurre gli stress funzionali verso l’apice e tutto ciò senza che venga meno la resistenza. Un perno conico in un canale conico ha una logica. La maggior parte delle cose che adoperiamo nei canali è di forma conica. Per esempio, noi adoperiamo files e reamers che sono conici, non paralleli, e così i coni di guttaperca, i coni di carta, e non ho mai fatto un trattamento canalare rettangolare in un dente ad apice maturo. I perni cilindrici che ben si adattano mantengono una stretta vicinanza alle pareti dello spazio canalare preparato per ricevere il perno dal primissimo 11, Nr. 4 2008 momento di penetrazione e durante tutto il movimento fino al completo alloggiamento. Si comportano come pistoni. Perciò essi richiedono una scanalatura o una fessura per facilitare il deflusso del cemento o dell’aria provenienti dalla parte più profonda dello spazio preparato per il perno. Se così non fosse, non sarebbe possibile inserirli fino in fondo o vi sarebbe la possibilità di una risalita degli stessi una volta cessata la pressione di spinta. I perni conici sono gli unici che facilitano di per sé il deflusso. Questo accade perché vi è uno spazio significativo fra la preparazione troncoconica del canale e il perno stesso che permette a cemento e aria di defluire fino a che il perno giunge finalmente al suo completo posizionamento adiacente alla dentina. È come un inlay. Il design architettonico, e pertanto la robustezza del perno, non sono compromessi semplicemente in nome di tale deflusso. Più “siamo attenti ai bisogni del dente”, con tutte le sue forme anatomiche e proprietà fisiche, più otterremo intuizioni importanti che ci porteranno ad una riabilitazione ottimale. Vantaggio n°5: l’estetica è oggi uno standard, non un’opzione A parte l’antico perno in fibra di carbonio che potreste trovare da qualche parte, i perni in fibra hanno il colore del dente o sono translucenti. In entrambi i casi non ci sarà bisogno di opacizzare o mascherare, come era spesso richiesto sui perni metallici. Pag. - 47 I vantaggi dei perni in fibra: applicazioni cliniche di un nuovo sistema Ciò fa risparmiare tempo e materiali Questo è un motivo che in sé e per nelle ricostruzioni dirette in composito sé dovrebbe farci studiare con serietà il nostro approccio al trattamento e in tutta la protesi fissa in ceramica. canalare. Circa un 25% di quelli sarà Vantaggio n°6: non si ha più a caratterizzato dalla presenza di un che fare con la corrosione…. perno.29 La rimozione dei perni in fibra in vitro fortunatamente Perni in fibra, leghe in titanio, perni in è questione di minuti,30,31 senza ulteceramica non possono corrodersi, ma riore trauma per il dente. i metalli dei perni fusi ed i perni in acciaio tutti possono andare incontro Vantaggio n°8: i perni in fibra sono a corrosione, specialmente in presenza più resistenti alla fatica di bi-metallismo e/o umidità, il che La fatica ci perseguita. Considera contribuisce a decementazioni e semplicemente questo: “la fatica è considerata una delle principali cause di fratture…ancor peggio. In uno studio condotto su 468 denti cedimento strutturale in odontoiatria con fratture oblique o verticali, il 72% restaurativa… le ricostruzioni fu attribuito all’azione elettrolitica di falliscono più spesso per forze metalli differenti usati per il perno e per ripetute che sono al di sotto dei limiti il moncone; reazione fra lo stagno della di resistenza meccanica della ricostruricostruzione in amalgama ed il perno zione stessa che per l’applicazione di in acciaio.27 una unica forza anche se relativamente alta”.32 Vantaggio n°7: rimuovi il perno, In uno studio del 2007 Wiskott 33 ha non altra dentina dimostrato che i perni in fibra testati Circa dal 15 al 20% dei trattamenti hanno mostrato più resistenza alla canalari potrebbe richiedere un reinter- fatica dei perni metallici o in titanio. vento (ritrattamento).28 Ciò può essere legato direttamente al fatto che i perni in fibra sono stati progettati per flettersi leggermente, quando necessario, ed alcuni perni in fibra hanno una resistenza alla flessione maggiore rispetto all’acciaio o al titanio. 4 Pag. - 48 Vantaggio n°9: i perni in fibra possono essere radio-opachi… …e tralucenti allo stesso tempo. Circa la metà dei perni in fibra sul mercato statunitense sono radio-opachi (in osservanza della normativa ISO Spec N° 4049) in maniera simile all’alluminio (Fig. 4). L’INFORMATORE ENDODONTICO Vol. INTRODUZIONE DI NUOVO PARADIGMA. 11, Nr. 4 2008 UN Il sistema di perni ed adesivi UniCore (Ultradent) è stato disegnato per riassumere tutti i benefici di cui sopra. Questo, con in più il design unico delle frese e delle siringhe che rilasciano i prodotti, garantisce una preparazione sicura e altamente ritentiva, una ricostruzione con perno in fibra minimamente invasiva se praticata con un forte sistema adesivo. La fresa brevettata “3 in 1” Unicore garantisce in modo ineguagliato sicurezza nella preparazione del postspace. La punta piccolissima, presente al termine della fresa, non tagliente e che produce calore, mantiene la fresa centrata nel canale mentre scioglie la guttaperca dinanzi a sé. Viene adoperata una impostazione nuova ad alto numero di giri e basso torque (per manipolo da bassa velocità). Lo stesso design ed alto numero di giri facilitano la rimozione del perno in fibra se mai dovesse rendersi necessario il ritrattamento. La punta generante calore ammorbidisce la matrice del perno, consentendo la penetrazione al suo interno e quindi la sua rimozione. Le lame poco aggressive quindi grattano le pareti ma in modo rispettoso e conservativo (Fig. 5). La terza proprietà di queste frese è quella di poter rimuovere gli otturatori Thermafil. Qualsiasi clinico che abbia affrontato queste situazioni prima potrà apprezzare i grandi vantaggi di queste frese usate per tale scopo. 5 6 È stata migliorata la confezione con i codici e i corrispondenti colori, realizzando un kit che ne contiene altri per permettere una facile identificazione, risparmio di tempo e prevenzione di errori (Fig. 6). Il tutto è autoclavabile (box, frese e perni) per prevenire la contaminazione crociata. Perni e frese sono protetti in una spugna che previene incidenti o confusioni se il tutto cade di mano o si rovescia. Pag. - 49 I vantaggi dei perni in fibra: applicazioni cliniche di un nuovo sistema BIBLIOGRAFIA 1. Albuquerque Rde C, Polleto LT, Fontana RH, et al. Stress analysis of an upper central incisor restored with different posts. J Oral Re-habil. 2003;30:936-943. 2. Nakamura T, Ohyama T,Waki T, et al. Stress analysis of endodontically treated anterior teeth restored with different types of post material. Dent Mater J. 2006;25:145-150. 3. Lanza A, Aversa R, Rengo S, et al. 3D FEA of cemented steel, glass and carbon posts in a maxillary incisor. Dent Mater. 2005;21:709715. 4. Pegoretti A, Fambri L, Zappini G, et al. Finite element analysis of a glass fibre reinforced composite endodontic post. Biomaterials. 2002;23:2667-2682. 5. Barjau-Escribano A, Sancho-Bru JL, FornerNavarro L, et al. 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