SCHEDA PROGETTO PER L`IMPIEGO DI
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SCHEDA PROGETTO PER L`IMPIEGO DI
(Allegato 1) SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA ENTE 1) Ente proponente il progetto: Dipartimento della Protezione Civile 2) Codice di accreditamento: 3) Albo e classe di iscrizione: NZ02284 Nazionale 2 CARATTERISTICHE PROGETTO 4) Titolo del progetto: Nuove progettualità didattiche in materia di diffusione della cultura di protezione civile - Campi Scuola 5) Settore ed area di intervento del progetto con relativa codifica Settore: B Protezione civile Area di intervento: 01 Prevenzione Incendi 6) Descrizione dell’area di intervento e del contesto territoriale entro il quale si realizza il progetto con riferimento a situazioni definite, rappresentate mediante indicatori misurabili; identificazione dei destinatari e dei beneficiari del progetto: PREMESSA Dopo una breve descrizione del progetto verrà analizzato in dettaglio il contesto entro cui il progetto stesso è collocato. In questo senso, poiché il Dipartimento di Protezione Civile opera sul piano nazionale, il contesto di riferimento è necessariamente nazionale. FINALITA’ DEL PROGETTO Questo progetto va ad inserirsi all’interno di un più ampio programma di educazione alla protezione civile e più nello specifico alla tutela dell’ambiente naturale e dei boschi, promosso dal Dipartimento della protezione civile, in collaborazione con le Regioni e le Organizzazioni di volontariato, su tutto il territorio nazionale, che prevede la realizzazione di campi scuola destinati ai ragazzi delle scuole secondarie di primo grado. Il tema della formazione, centrale nell’ambito di questa iniziativa, rappresenta il settore sul quale si vuole andare ad intervenire, in quanto strumento per la finalità 2 che ci si prefigge, ovvero quella di diffondere nei giovani e, attraverso loro alla cittadinanza tutta, una cultura di tutela e salvaguardia del patrimonio naturale e forestale. Dagli studi effettuati dal Corpo Forestale dello Stato e dai risultati ottenuti con il Regolamento CE n°2152/2003 “Forest Focus”- progetto di “Analisi delle cause degli incendi boschivi” in cui sono stati coinvolti Dipartimento della Protezione Civile, CIMA (Centro di ricerca Interuniversitario in Monitoraggio Ambientale) e Università della Tuscia, tra le cause che hanno determinato negli anni l’incremento del numero degli incendi boschivi in Italia si deve considerare certamente una carenza diffusa di una cultura e una sensibilità nei confronti del patrimonio ambientale e naturalistico che spesso porta a fenomeni di vandalismo o dubbie rivendicazioni verso le autorità. E’ proprio per questo motivo che il Dipartimento della Protezione Civile, attraverso la realizzazione dei campi scuola per i ragazzi, vuole andare ad incidere proprio su questa problematica, puntando in maniera considerevole sugli aspetti legati alla “formazione” dei ragazzi, intesa non come un semplice trasferimento di conoscenze, ma come una vera e propria presa di coscienza di norme comportamentali che possono andare ad incidere in maniera significativa sulla tutela del patrimonio boschivo e forestale Si ritiene che la didattica utilizzata nelle precedenti edizioni del progetto "Anch'io sono la protezione civile - Campi Scuola", seppur basata su attività non tradizionali (lezioni frontali), ma strutturata attraverso attività esperienziali e dimostrazioni pratiche (scoutismo), sia suscettibile di un significativo miglioramento in termini di progettualità. Dall'analisi dei dati relativi ai test di ingresso/uscita (DATI) somministrati, nelle precedenti edizioni, ai partecipanti ai campi scuola si evince una percentuale considerevole di accrescimento delle conoscenze su tutti e tre i macroargomenti trattati e cioè gli incendi boschivi, il sistema della protezione civile e i piani di protezione civile. Tuttavia è parere del Dipartimento che questa percentuale possa essere ulteriormente incrementata anche attraverso lo studio di una progettualità didattica diversa che non miri solo all'accrescimento delle conoscenze ma che sia soprattutto indirizzata al cambiamento dei comportamenti. E' evidente che la formazione si basa sulla successione integrata di tre momenti fondamentali che sono: il sapere, il saper fare e il saper essere. Il Progetto "Anch'io sono la protezione civile - Campi Scuola" ha sicuramente prodotto e conseguito risultati attendibili sul sapere e sul saper fare, ma permangono dubbi sulla possibilità che tale progetto abbia potuto garantire anche altri risultati sull'aspetto del saper essere. E dato che il cambiamento dei comportamenti si realizza solo quando tutti e tre questi momenti sono compiutamente conseguiti, appare evidente che lo studio di una nuova progettualità didattica possa garantire l'effettivo raggiungimento di questo obiettivo. CONTESTO TERRITORIALE: IL RISCHIO INCENDI BOSCHIVI IN ITALIA Il fenomeno degli incendi boschivi è diventato ormai un triste e consueto appuntamento delle estati italiane e non solo: negli anni scorsi, centinaia di migliaia di ettari del territorio europeo sono stati percorsi dal fuoco, causando numerose vittime e ingenti danni al patrimonio forestale. La portata e l’estensione dei fuochi, particolarmente intensi nell’area mediterranea, ha condotto le Protezioni civili europee a sperimentare, negli ultimi anni, nuove 3 forme di collaborazione finalizzate ad una gestione efficace e congiunta del fenomeno. Per quanto riguarda il nostro paese, ogni anno bruciano decine di migliaia di ettari di bosco. La causa dei fuochi è spesso di natura dolosa o colposa. Dal punto di vista normativo la legge quadro in materia di incendi boschivi” (L.353/2000) introduce la fattispecie di reato di incendio boschivo e definisce le responsabilità in materia delle diverse amministrazioni interessate, fissa le procedure e le misure per la riduzione del numero degli incendi e della superficie percorsa dal fuoco. Per quanto riguarda i soggetti istituzionalmente responsabili e le competenze in materia di tutela dei boschi, si può riassumere quanto segue: l’individuazione dei responsabili degli atti dolosi e colposi è svolta dal Nucleo Investigativo Antincendi Boschivi (Niab) e dal Nucleo Investigativo Polizia Ambientale e Forestale (Nipaf) sotto la direzione del Corpo Forestale dello Stato; della previsione, prevenzione e pianificazione degli interventi sono incaricate le Regioni e i Comuni lo Stato svolge una funzione di indirizzo, coordinamento e monitoraggio. In particolare, al Dipartimento della Protezione Civile è affidato il coordinamento interforze dei mezzi aerei della flotta antincendio (Canadair e Ericson S64), dei mezzi messi a disposizione dal Corpo Forestale dello Stato, dai Vigili del Fuoco, dall’Aeronautica militare, dall’esercito e dalla Marina. L’Italia è per il 30% della sua superficie territoriale percorsa da boschi (10.467.533 ha), caratterizzati da un’ampia varietà di specie che si sono adattate nel corso dei millenni alla straordinaria variabilità dei climi. Questo immenso patrimonio boschivo, che pone l’Italia tra i paesi più “verdi” d’Europa, ha un’importanza fondamentale per il benessere dell’intera collettività. Questa importante risorsa è, purtroppo, costantemente minacciata dal pericolo degli incendi. Per arginare questo dannoso fenomeno, nel corso degli anni le amministrazioni centrali e periferiche dello Stato hanno adottato numerose iniziative, incentrate sulle attività di prevenzione e di soccorso che, tuttavia, necessitano di essere accompagnate da una profonda e capillare diffusione di una cultura civica e di rispetto del territorio. I dati che emergono dalle statistiche elaborate annualmente dal Corpo Forestale dello Stato dimostrano inconfutabilmente che a fronte di maggiore efficienza dell’intervento di repressione degli incendi corrisponde un aumento del numero degli stessi, cosa questa che lascia inalterato il valore che corrisponde alla superficie media annualmente percorsa dagli incendi che è costantemente di circa 60 mila ettari. Nello specifico il numero degli incendi è stato crescente negli anni '70, si è mantenuto inferiore ai 10.000 per anno fino al 1978, quando si sono verificati oltre 11.000 incendi, per restare costantemente elevato negli anni 80 e 90. Dal 2000 al 2007 la media degli incendi è calata di un terzo rispetto a quella dei due decenni precedenti. La superficie boscata percorsa è consistente già a partire dai primi anni '70 e si mantiene al di sopra dei 50.000 ettari come valore medio nei tre decenni, scendendo a 42.000 negli ultimi 8 anni. La superficie non boscata interessata dal fuoco è relativamente contenuta nel primo decennio, con una media di oltre 36.000 ettari per anno; raggiunge il massimo nel periodo 1980-89 con oltre 93.000 ettari per anno e si riduce nel terzo decennio, con un valore medio superiore a 63.000 ettari, scendendo ulteriormente a 45.000 negli ultimi anni. La superficie media per incendio decresce progressivamente nei decenni, dai 13,5 ettari degli anni '70 ai 12,7 degli anni 80, ai 4 10,6 del periodo 1990-1999, con una leggerissima risalita negli anni 2000-2007 a 10,8 ettari. Le situazioni più critiche si sono registrate nel 1985, per numero di incendi (18.664), nel 2007 per superficie boscata percorsa dal fuoco (116.602), nel 1981 per superficie totale interessata (229.850). Il fenomeno degli incendi boschivi è un fenomeno che caratterizza il Paese praticamente durante tutto l’arco dell’anno. A causa della sua particolare conformazione geografica, gli incendi boschivi si verificano prevalentemente nell’Italia peninsulare durante il periodo estivo con estati calde e secche e nelle regioni dell’arco alpino durante il periodo invernale con inverni siccitosi. Questo comporta uno stato di approntamento delle risorse (uomini e mezzi) che deve essere allertato durante tutto l’arco dell’anno. Malgrado l’alta specializzazione del personale impegnato e le elevate tecnologie impiegate nella lotta attiva, i risultati delle attività di contrasto al fenomeno non sembrano far evidenziare risultati significativi. Il problema degli incendi boschivi e della tutela e conservazione dell’ambiente naturale in genere è, quindi, un problema di ordine culturale e sociale. La stessa analisi dei dati del CFS denuncia come le aree più interessate al fenomeno siano quelle montane e pedemontane, aree queste sensibilmente disagiate e nelle quali si registrano, solitamente, condizioni sociali e culturali molto dissimili dalle aree metropolitane di pianura. Mentre in queste ultime il problema è poco avvertito e poco sentito, la questione si pone, invece, nelle zone montane in cui il bosco, e in generale il territorio, è visto come strumento di rivendicazione. Gli incendi boschivi sono, in Italia, prevalentemente di origine dolosa proprio per il fatto che la natura della loro manifestazione è ad opera dell’uomo per ottenere i più svariati vantaggi. Si va, infatti, dal puro e semplice fanatismo al vandalismo, dal ricatto all’ottenimento di particolari vantaggi (pascolo), ecc.. E’ evidente, quindi, data la complessità della questione, che questo particolare tipo di problema deve essere fronteggiato con altri strumenti e altre metodologie. L’investimento culturale appare la soluzione più adatta, anche se i benefici di tale attività si potranno manifestare non nell’immediato. Iniziative che concorrono a sensibilizzare e a educare la popolazione e a promuovere l’adozione di comportamenti corretti e coerenti alla conservazione dell’ambiente naturale possono rappresentare l’unica vera alternativa alla risoluzione di un problema quale quello degli incendi boschivi. CONTESTO ISTITUZIONALE: IL SERVIZIO NAZIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE La protezione civile è l’insieme delle attività messe in campo per tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni che derivano dalle calamità: previsione e prevenzione dei rischi, soccorso delle popolazioni colpite, contrasto e superamento dell’emergenza e mitigazione del rischio. La protezione civile non è un compito assegnato a una singola amministrazione, ma è una funzione attribuita a un sistema complesso: il Servizio Nazionale della Protezione Civile. COMPONENTI E STRUTTURE OPERATIVE Istituito con la legge n. 225 del 1992, il Servizio Nazionale ha come sue componenti le amministrazioni centrali dello Stato, le Regioni e le Province Autonome, le Province, i Comuni e le Comunità montane. Sono componenti anche tutti i soggetti coinvolti, a vario titolo, in attività di protezione civile: enti pubblici, istituti e gruppi di ricerca scientifica, istituzioni e organizzazioni anche private, cittadini e gruppi associati di volontariato civile, ordini e collegi professionali. 5 Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, le Forze Armate, le Forze di Polizia, il Corpo Forestale dello Stato, la Comunità scientifica, la Croce Rossa Italiana, le strutture del Servizio Sanitario Nazionale, le Organizzazioni di Volontariato, il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico costituiscono le strutture operative. Nello specifico del seguente progetto proprio le Organizzazioni di Volontariato ricoprono un ruolo fondamentale grazie alla loro capillare diffusione sul territorio e alla loro strutturazione e organizzazione. L’impiego del volontariato ha reso possibile, infatti, il mantenimento di uno standard qualitativo minimo di base dei soggetti partner del progetto oltre a un non trascurabile abbattimento dei costi di realizzazione. Nella realizzazione delle attività è doveroso segnalare anche la partecipazione di alcune regioni come partner organizzativi. ATTIVITÀ DEL SERVIZIO NAZIONALE Il soccorso alla popolazione in emergenza è l’attività che identifica la funzione principale della protezione civile, anche se negli anni le competenze del Sistema si sono estese allo sviluppo della conoscenza dei rischi e alle azioni per evitare o ridurre al minimo i danni delle calamità. La legge n. 225 del 1992 – che istituisce il Servizio Nazionale – definisce le attività di protezione civile: previsione e prevenzione dei rischi, soccorso alle popolazioni colpite, contrasto e superamento dell’emergenza, e mitigazione del rischio. IN ORDINARIO Le componenti e strutture operative del Servizio Nazionale sono impegnate, per i diversi ambiti di competenza e responsabilità, in attività di previsione e nella programmazione di azioni di prevenzione e mitigazione del rischio. In questo processo è centrale il coinvolgimento della comunità tecnico-scientifica, attraverso la rete dei Centri funzionali - che realizzano quotidianamente, a livello centrale e regionale, attività di previsione, monitoraggio, sorveglianza e allertamento - e dei Centri di competenza, strutture che svolgono ricerca o forniscono servizi di natura tecnico-scientifica per finalità di protezione civile. Comuni, Province e Prefetture si dedicano inoltre all’aggiornamento dei piani di emergenza, strumenti indispensabili di prevenzione, sulla base delle linee guida e agli indirizzi regionali e nazionali. Anche il singolo cittadino, in quanto componente del Servizio Nazionale, ha un ruolo di primo piano nelle attività di prevenzione dei rischi. LE ATTIVITA’ DI PREVENZIONE Prevenire il possibile danno causato da un evento, qualunque esso sia, significa mettere in atto una serie di azioni che consentano di evitarlo o almeno di ridurne le conseguenze. Nel caso del terremoto, ad esempio, è possibile ridurre le sue conseguenze ma non annullare il rischio. L’evento infatti, non è evitabile e la “pericolosità” di un territorio è una caratteristica fisica che non si può modificare. La prevenzione, o meglio la riduzione degli effetti di un evento calamitoso, si ottiene intervenendo sulle altre componenti del rischio: la predisposizione a subire il danno (vulnerabilità) e il valore di ciò che è esposto a un possibile terremoto (esposizione). Una efficace politica di prevenzione è fatta di regole e norme, ma soprattutto è basata su un modello culturale nuovo nei confronti del territorio. La prevenzione, infatti, richiede un rapporto consapevole e responsabile dell’uomo con il territorio in cui vive. In questa attività di prevenzione due sono gli attori principali: le istituzioni e il cittadino, ciascuno dei quali svolge un ruolo importante e interagisce con l’altro. Lo Stato, ma più in generale le istituzioni, agiscono in vari modi per aumentare la 6 sicurezza della popolazione nei confronti dei rischi, attraverso: il miglioramento delle conoscenze sul fenomeno, il monitoraggio del territorio e la valutazione del pericolo a cui è esposto il patrimonio abitativo, la popolazione e i sistemi infrastrutturali; la riduzione di vulnerabilità ed esposizione con azioni indirette (prevenzione non strutturale) e azioni dirette (prevenzione strutturale) intervenendo sulla popolazione con una costante e incisiva azione di informazione e sensibilizzazione Un ruolo molto importante hanno inoltre le attività di studio e ricerca. Nella generale definizione di prevenzione prevista dalla legge n. 225/1992, modificata dalla L. 100/12, si esplicitano inoltre le singole attività volte a evitare o a ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi. Queste attività, definite “non strutturali”, sono: l’allertamento, la pianificazione dell’emergenza, la formazione, la diffusione della conoscenza della protezione civile, l’informazione alla popolazione, l’applicazione della normativa tecnica e le esercitazioni. Ed è proprio in questo ultimo particolare ambito che va collocata la realizzazione del progetto; la realizzazione dei campi scuola rappresenta, infatti, una delle forme attraverso le quali il Servizio Nazionale esercita la funzione di diffondere la conoscenza della protezione civile. IL DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE Il Dipartimento della protezione civile è una struttura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nasce nel 1982 per dotare il Paese di un organismo capace di mobilitare e coordinare tutte le risorse nazionali utili ad assicurare assistenza alla popolazione in caso di grave emergenza. Il drammatico ritardo dei soccorsi e all’assenza di coordinamento che avevano caratterizzato la gestione del terremoto in Irpinia del 1980 avevano, infatti, evidenziato la necessità di istituire una struttura che si occupasse in maniera permanente di protezione civile. Con la legge n. 225 del 1992 il Dipartimento diventa il punto di raccordo del Servizio Nazionale della protezione civile, con compiti di indirizzo, promozione e coordinamento dell’intero sistema. Il Dipartimento, operando in stretto raccordo con le Regioni e le Province autonome, si occupa di tutte le attività volte alla previsione e alla prevenzione dei rischi, al soccorso e all’assistenza delle popolazioni colpite da calamità, al contrasto e al superamento dell’emergenza. Attraverso gli Organi collegiali del Servizio Nazionale - Comitato paritetico StatoRegioni-Enti locali, Commissione nazionale per la previsione e prevenzione dei grandi rischi, Comitato operativo della protezione civile – il Dipartimento mantiene rapporti costanti con tutte le Componenti e Strutture operative nazionali per garantire le diverse attività previste dalla legge n. 225 del 1992. Con i propri Uffici tecnici - che operano in stretto raccordo con le strutture di protezione civile delle Regioni e Province Autonome - e con il supporto dei Centri di Competenza, il Dipartimento si occupa quotidianamente di previsione e prevenzione dei rischi naturali e antropici. Il Dipartimento ha, inoltre, un ruolo importante per l’indirizzo e coordinamento delle attività di pianificazione di emergenza realizzate dalle istituzioni territoriali e per la promozione e organizzazione di esercitazioni di protezione civile, utili a testare modelli organizzativi e procedure operative. Tra le competenze attribuite al Dipartimento c’è il sostegno al volontariato di protezione civile, così come specificamente previsto dal DPR n. 194 del 2001, il supporto alle attività di formazione per i diversi operatori del sistema, la promozione 7 di iniziative per la diffusione della conoscenza della protezione civile e per l’informazione alla popolazione. È inoltre compito del Dipartimento coordinare le prime attività di risposta a calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, devono essere fronteggiati, con immediatezza d'intervento, con mezzi e poteri straordinari. Con la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale da parte del Consiglio dei Ministri, spetta al Capo del Dipartimento della Protezione Civile emanare le ordinanze che disciplinano i primi interventi da realizzare. Nell’ambito delle attività di formazione, il ruolo del Dipartimento non è quello di creare professionalità - competenza questa delle Regioni e degli Enti locali - ma quello di promuovere e diffondere un unico linguaggio di protezione civile con procedure condivise, attuabili su tutto il territorio nazionale, indipendentemente dalle differenti organizzazioni dei sistemi locali di protezione civile. Sono tre i target principali dell’attività formativa del Dipartimento: il volontariato, i livelli territoriali competenti - Regioni, Province, Comunità Montane e Comuni - e i cittadini più giovani. Nello specifico, inoltre, i percorsi educativi per i ragazzi si propongono di insegnare ai giovani comportamenti e atteggiamenti responsabili e di rispetto del patrimonio comune. IL PROGETTO “ANCH’IO SONO LA PROTEZIONE CIVILE - CAMPI SCUOLA”. Il Dipartimento della Protezione civile conduce dal 2007 una campagna, dal titolo “Anch’io sono la Protezione Civile - Campi Scuola” tesa a promuovere, su tutto il territorio nazionale “campi scuola” dedicati agli alunni delle scuole secondarie di primo grado. Sin dalla sua prima edizione, il progetto ha visto il coinvolgimento di numerosi Enti istituzionali e del Volontariato di protezione civile. Il progetto nasce dopo che il Dipartimento della protezione civile decise di realizzare un significativo investimento nelle attività di promozione della cultura di protezione civile in genere, e nella prevenzione degli incendi boschivi nello specifico, attraverso il coinvolgimento delle giovani generazioni in attività esercitative di carattere pratico. Le prime edizioni del progetto furono realizzate con l’obiettivo specifico di sensibilizzare i giovani alla cultura del bosco come entità vivente, la cui cura e gestione sono alla base di un corretto criterio di conservazione del territorio e del paesaggio. In particolare, il progetto ha identificato un percorso formativo basato sulle attività proprie di chi è impegnato, a vario titolo, nelle attività di protezione civile. Questo tipo di approccio allo studio favorisce la percezione dell’ambiente e del territorio come elementi indispensabili per il benessere della collettività e, quindi, incentiva l’adozione di atteggiamenti utili alla loro salvaguardia. L’attività, che viene realizzata in collaborazione con le Regioni, il Corpo Forestale dello Stato, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e con le Organizzazioni Nazionali di Volontariato di protezione civile, ruota attorno all’organizzazione di campi-scuola secondo una metodologia educativa simile a quella adottata dal mondo dello scoutismo, fondata sul contatto con la natura, sulla scoperta, sul senso del dovere, sullo spirito di iniziativa e di squadra e sulla responsabilità nei confronti della comunità. 8 Ad oggi, il percorso formativo che si realizza nell’ambito dei campi scuola AIB identifica tre fondamentali aree tematiche: Area “A.I.B.” Il percorso formativo trae origine dalle attività di chi svolge il proprio lavoro nel bosco, studiandone l’accrescimento, lo stato di salute, la morfologia epigea e ipogea, la fisiologia, la densità, le catene alimentari ad esso legate e come le aree rurali e/o boschive necessitano di particolare attenzione quando sono a stretto contatto con le strutture e le attività antropiche. Questo tipo di approccio allo studio favorisce la percezione del bosco come una comunità di esseri viventi indispensabile per il benessere della collettività e avvicina i partecipanti ad una visione più complessa ed integrata di tutti gli aspetti che compongono il territorio favorendo, quindi, l’adozione di atteggiamenti utili alla sua salvaguardia. Gli studenti intraprendono il percorso formativo attraverso un approccio sia teorico/concettuale sia esperienziale di tipo sensoriale, anche per mezzo dell’uso di strumentazioni e metodi specifici. Area “Sistema Nazionale della Protezione Civile” Questa area didattica affronta le tematiche inerenti al Sistema di Protezione Civile in Italia con particolare attenzione al principio di sussidiarietà e alla complessità del sistema nelle sue numerose componenti. Il modulo riveste particolare importanza all’interno del percorso formativo in quanto elemento chiave per comprendere l’importanza che il singolo cittadino può avere nel mondo della protezione civile e anche in una situazione emergenziale. Area Piani di protezione civile In quest’ambito disciplinare vengono trattati gli elementi basilari della pianificazione comunale attraverso l’importanza che assumono i Centri Operativi, le telecomunicazioni, l’informazione alla popolazione, i sistemi di allarme e le aree di emergenza. Lo studio dei suddetti argomenti porterà alla produzione, qualora nel comune ove il campo viene svolto non possieda un piano di protezione civile, di un breve e semplice piano di protezione civile che sarà poi consegnato all’Autorità comunale quale spunto per una più opportuna riflessione sull’importanza della pianificazione locale quale elemento basilare per la crescita di un sistema di protezione civile moderno ed efficiente. L’attività formativa nell’ambito di questo progetto, si sviluppa principalmente in due momenti: una fase rivolta alle Associazioni di volontariato che realizzeranno i campi scuola, realizzata a cura del Dipartimento della protezione civile, e la formazione per i ragazzi durante le giornate del campo scuola realizzata direttamente dalle Associazioni che gestiscono il campo. Scopo fondamentale della prima fase formativa è principalmente l’omogeneizzazione tra tutte le Associazioni aderenti delle informazioni e dei contenuti, definiti preventivamente dal Dipartimento della Protezione civile, da erogare ai ragazzi. Questa attività formativa si realizza attraverso una serie di incontri tra tutti i partecipanti nel corso dei quali viene distribuito il materiale formativo da utilizzare all’interno dei campi scuola. I partecipanti hanno quindi intraprendono il percorso formativo attraverso un approccio sia teorico/concettuale sia esperienziale di tipo sensoriale, anche per mezzo dell’uso di strumentazioni e metodi peculiari. Un contributo fondamentale a questo tipo di itinerario didattico è fornito dalla realizzazione di moduli tematici 9 sulle “specializzazioni” che le organizzazioni di volontariato hanno rappresentato, in modo da identificare le singole attività/specializzazioni come parti di un insieme/sistema che è quello proprio della protezione civile. Nelle precedenti edizioni sono stati realizzati complessivamente 910 campi scuola ai quali hanno preso parte circa 27.300 ragazzi, con una media di 30 partecipanti a campo. Se si considera il coinvolgimento di una media di 10 volontari a campo si ottiene un numero pari a 9100 adulti impegnati nelle attività di formazione. A questo dati vanno poi sommati anche gli inevitabili e conseguenti coinvolgimenti dei familiari che, come regola, frequentano almeno per un giorno il campo scuola. Il dato che emerge è di circa 54.000 familiari che hanno frequentato, almeno per un giorno, le attività del campo scuola. In ultimo va considerato anche il dato riguardante i soggetti istituzionali che hanno collaborato alle attività didattiche dei campi (sindaci, vigili del fuoco, forestali, ecc.) che è stimato in circa 6.000 unità. Sommando le singole voci si ottiene la portata di interesse sociale del progetto che ha visto coinvolte complessivamente dal 2008 al 2013 poco meno di 100 mila persone. 60000 50000 40000 30000 Partecipanti 20000 10000 0 Ragazzi Formatori Familiari Istituzioni Pur lasciando alle Organizzazioni di Volontariato autonomia di gestione e di organizzazione dei campi scuola, il Dipartimento effettua una costante attività di monitoraggio mediante visite e docenze che i funzionari preposti possono effettuare presso alcuni di questi campi. Le attività svolte sono indirizzate ad aumentare la sensibilità e la consapevolezza nella popolazione circa il valore di una cittadinanza attiva e partecipe dello stato dell’ambiente e del territorio. Sulla base dell’analisi del problema, il progetto si pone, quindi, nell’ambito di quelle attività di prevenzione non strutturale, prevalentemente incentrata sul rischio incendi boschivi, attraverso lo sviluppo di una cultura volta alla salvaguardia e alla tutela del patrimonio ambientale, naturale e forestale. Le attività previste per il raggiungimento di questo obiettivo, sono collocate all’interno di quel contesto di “prevenzione” che risulta indispensabile nella gestione e, soprattutto, nella mitigazione dei rischi naturali. 10 SOGGETTI ATTUATORI E BENEFICIARI DEL PROGETTO Come già accennato il progetto è realizzato grazie all’impiego delle Organizzazioni di Volontariato e delle Regioni che, attraverso le proprie articolazioni territoriali, organizzano i campi e le attività formative. Per fare in modo che la formazione erogata nei campi scuola sia coerente a degli standard minimi, il Dipartimento, all’avvio di ogni campagna, prevede delle sessioni di aggiornamento e formazioni dei responsabili dei campi. L’impego dei soggetti attuatori che, quindi, prevede la scelta, la formazione e l’addestramento del personale che avrà la responsabilità di organizzare il campo scuola, è una fase particolarmente delicata alla quale va posta la massima attenzione in un’ottica di costante miglioramento. I beneficiari sono gli alunni delle scuole secondarie di primo grado presenti sul territorio nazionale. La scelta è frutto di un’analisi che individua nei giovani che frequentano le scuole dell’obbligo il bacino di riferimento attraverso cui veicolare e far sedimentare una sensibilità e un senso civico di rispetto per la cosa pubblica in senso generale e per il patrimonio ambientale in senso più specifico. L’accentramento della popolazione nelle aree metropolitane ha prodotto un costante allontanamento e conseguente disinteresse dei giovani per il territorio e l’ambiente. Ne il pur apprezzabile tentativo di un’educazione fatta prevalentemente su base tradizionale, passiva e statica ha prodotto i risultati attesi. Il rispetto per il territorio e l’ambiente naturale inteso nella sua accezione più ampia, nasce dal vissuto che deve appartenere ad ogni cittadino. Ma mentre risulta faticosa e, spesso, improduttiva l’esperienza di sensibilizzazione a tali principi di un pubblico adulto, è ovviamente più utile avviare tale processo nei bambini. Ecco l’esigenza di veicolare il progetto agli alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado. IL PROBLEMA Il progetto nasce dalla consapevolezza che una non corretta informazione della cittadinanza rispetto ai territori nei quali si vive determina un aumento della vulnerabilità e dell’esposizione delle persone e degli stessi territori in caso di eventi calamitosi e, quindi, del rischio stesso. Nel caso specifico degli incendi boschivi, si è spesso riscontrata una scarsa conoscenza tra la popolazione sia rispetto al fenomeno specifico (quali sono le cause, come si caratterizza, quali conseguenze ha sul territorio,…), sia rispetto alla strutturazione del sistema di protezione civile e a come questo opera in situazioni ordinarie e in situazioni di emergenza (quali sono gli Enti preposti alla gestione ordinaria e straordinaria dei territori, quali sono le attività di prevenzione,….). La scarsa conoscenza di questi aspetti, può portare ad una insufficiente azione di tutela del territorio, troppo spesso delegata esclusivamente agli Enti istituzionali locali e/o nazionali, ma che di fatto parte dalle azioni che ogni singolo cittadino deve attuare quotidianamente. Dall’analisi delle cause che hanno dato origine al problema e facendo riferimento al contesto in cui si andrà ad operare, quello che ci si prefigge con questo progetto è una diffusione sempre più ampia e approfondita di una cultura della tutela del territorio e della prevenzione dei rischi naturali, con particolare attenzione al fenomeno degli incendi boschivi. Il progetto, agendo sulla fascia giovane della popolazione, vuole raggiungere tutti i cittadini, a partire dal coinvolgimento delle istituzioni fondamentali della società: la famiglia e la scuola. 11 7) Obiettivi del progetto: Gli obiettivi del progetto, definiti in relazione agli effetti del problema sul contesto di riferimento, possono essere riassunti nei punti seguenti: Obiettivo generale o Il progetto si propone principalmente di favorire una riduzione del rischio incendi boschivi andando a incidere in particolar modo sulla vulnerabilità dei territori, attraverso un’azione di prevenzione non strutturale realizzata attraverso apposite attività formative. Obiettivi specifici o Contribuire alla tutela del patrimonio boschivo e naturalistico, della vita umana e alla riduzione di danni derivanti a seguito di incendi boschivi e alla prevenzione dei rischi in genere o Aumentare nella popolazione la conoscenza del fenomeno degli incendi boschivi e delle attività di prevenzione; o Aumentare la sensibilità e la consapevolezza nella popolazione circa il valore civico di una cittadinanza attiva e partecipe dello stato dell’ambiente e del territorio; o Incrementare la conoscenza delle attività della protezione civile come strumenti utili alla sicurezza non solo dell’ambiente, ma anche e soprattutto del cittadino; o Coinvolgere le fasce di età adulte alla problematica attraverso l’impegno dei giovani che così diventano, consapevolmente o inconsapevolmente, vettori di informazioni e monitori dei comportamenti degli adulti. Risultati attesi Il progetto andrà ad incidere prettamente sugli aspetti legati alle attività formative realizzate sia a favore delle Regioni e Organizzazioni di volontariato che ai ragazzi. Pertanto, i risultati attesi, coerentemente con gli obiettivi specifici individuati, saranno: o Aggiornamento e implementazione dei contenuti formativi nelle aree individuate (Area AIB, Area “Sistema nazionale della protezione civile”, Area Piani di protezione civile); o Miglioramento e integrazione delle metodologie didattiche; o Aggiornamento degli strumenti formativi utilizzati. Indicatori In linea generale, può considerarsi indicatore del raggiungimento degli obiettivi specifici l’elaborazione di nuovi processi formativi da realizzare nel corso delle attività formative che si svolgeranno sia nei riguardi delle Associazioni di volontariato che all’interno dei campi scuola. 12 8) Descrizione del progetto e tipologia dell’intervento che definisca in modo puntuale le attività previste dal progetto con particolare riferimento a quelle dei volontari in servizio civile nazionale, nonché le risorse umane dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo: 8.1 Complesso delle attività previste per il raggiungimento degli obiettivi Il progetto prevede l’impiego di 4 volontari impegnati nella realizzazione di diverse fasi del progetto. Il progetto prevede 4 livelli di intervento, qui di seguito denominati piani di attuazione. PIANO DI ATTUAZIONE 1) Recupero dei materiali formativi utilizzati per le edizioni precedenti del progetto In questa prima fase verranno analizzati i contenuti e le metodologie formative utilizzati dal Dipartimento della protezione civile, dalle Regioni e dalle Organizzazioni di volontariato coinvolte nei campi scuola durante le edizioni precedenti del progetto “Anch’io sono la protezione civile – campi scuola”. Azione 1: Reperimento materiali Attività: 1. reperimento materiali formativi utilizzati dal Dipartimento della protezione civile nei campi scuola precedenti. 2. reperimento materiali formativi utilizzati dalle Regioni e dalle Organizzazioni di volontariato nei campi scuola precedenti. Azione 2: Analisi dei contenuti e delle metodologie Attività: 1. analisi dei contenuti e delle metodologie formative utilizzate 2. elaborazione dati aggregati di sintesi (grafici e/o tabelle) Indicatori: Elaborazione di report sintetici sulle attività formative (contenuti e modalità) erogate nel corso dei campi scuola precedenti. PIANO DI ATTUAZIONE 2): Ideazione e realizzazione di nuove progettualità didattiche In questa seconda fase, sulla base dei dati raccolti nel piano di attuazione 1, verranno individuati i contenuti da inserire nel percorso formativo e verranno analizzate le modalità didattiche più idonee (role play, esercitazioni, simulazioni, brochure, giochi, video, lezioni frontali,……). AZIONE 1: elaborazione percorsi formativi specifici sulla base dei contenuti individuati Attività: 1. definizione dei contenuti 2. definizione delle metodologie didattiche da utilizzare 3. strutturazione di un percorso formativo 13 AZIONE 2: creazione nuovi materiali Attività: 1. elaborazione di materiali didattici 2. elaborazione nuovi test di gradimento e di verifica Indicatori: Realizzazione di nuovi percorsi e strumenti formativi e creazione di nuovi materiali PIANO DI ATTUAZIONE 3): Divulgazione di nuovi materiali alle Regioni e alle Organizzazioni di volontariato (responsabili della realizzazione dei campi) In questa terza fase, si procederà con la divulgazione dei nuovi materiali e delle nuove procedure alle Regioni e alle Organizzazioni di volontariato che prenderanno parte alla realizzazione del progetto per l’anno seguente. Azione 1: Organizzazione di incontri formativi con i referenti delle Regioni e delle Organizzazioni di volontariato Attività: 1. individuazione delle Regioni e delle Organizzazioni di volontariato coinvolte 2. organizzazione di incontri formativi con le Regioni e le Organizzazioni di volontariato individuate 3. contatti con le Regioni e le Organizzazioni di volontariato per la partecipazione agli incontri formativi 4. preparazione materiale da distribuire Indicatori: Realizzazione di incontri con le Regioni e le Organizzazioni di volontariato per la condivisione e la divulgazione dei nuovi materiali. PIANO DI ATTUAZIONE 4): Fase esercitativa di sperimentazione e verifica dei nuovi modelli Azione 1: Sopralluoghi in almeno 4 campi scuola da individuare Attività: 1. identificazione dei campi presso cui effettuare i sopralluoghi 2. contatti con i responsabili dei campi per l’organizzazione del sopralluogo 3. preparazione materiale da distribuire 4. erogazione attività formativa sulla base di quanto definito nel piano di attuazione 2 5. distribuzione dei test di gradimento e di verifica Azione 2: Analisi dei risultati Attività: 1. analisi dei test di gradimento raccolti presso i campi individuati 2. analisi dei test di verifica raccolti presso i campi individuati 3. elaborazione dati aggregati (grafici e tabelle) 4. redazione di un documento di sintesi Indicatori: Elaborazione di un documento finale sui risultati delle verifiche. 14 Di seguito si riporta il Gantt relativo alla realizzazione temporale delle diverse fasi del progetto nel corso dell’anno: ATTIVITÀ Mesi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 P.A. 1) Recupero dei materiali formativi utilizzati per le edizioni 2012 e 2013 del progetto P.A. 2) Ideazione e realizzazione di nuove progettualità didattiche P.A. 3) Divulgazione di nuovi materiali alle Regioni e alle Organizzazioni di volontariato (responsabili della realizzazione dei campi) P.A. 3) Fase esercitativa di sperimentazione e verifica dei nuovi modelli 8.2 Risorse umane complessive necessarie per l’espletamento delle attività previste, con la specifica delle professionalità impegnate e la loro attinenza con le predette attività 1 esperto di formazione (dipendente del Dipartimento) si occuperà dell’intera articolazione del progetto 1 responsabile dei contatti con le regioni e delle Organizzazioni di volontariato (dipendente del Dipartimento) 1 esperto di rischi naturali (dipendente del Dipartimento) referente per gli aspetti scientifici relativi alle tematiche del rischio incendi boschivi che collaborerà alla redazione dei contenuti 1 esperto di didattica (Università de L’Aquila) collaborerà alle attività relative all’elaborazione dei contenuti e delle metodologie didattiche 1 referente del mondo del Volontariato di protezione civile collaborerà alle attività relative all’elaborazione dei contenuti e delle metodologie didattiche 8.3 Ruolo ed attività previste per i volontari nell’ambito del progetto Nella fase iniziale di avvio al servizio dei volontari il Dipartimento intende dedicare 3 settimane per l’accoglienza e la preparazione dei volontari all’inserimento all’interno della struttura e dei servizi del Dipartimento. La fase di accoglienza prevede quattro principali momenti: a) Acquisizione di informazioni e conoscenze sul Dipartimento I volontari attraverso la formazione acquisiranno le informazioni di base per poter operare all’interno dell’ente. b) Incontro con i referenti del progetto; I volontari prenderanno contatto con i referenti e i responsabili dell’Ufficio o Servizio in cui svolgeranno la loro attività e acquisiranno i primi elementi informativi sul progetto. 15 c) Costituzione dei gruppi di lavoro; I volontari verranno organizzati sul piano lavorativo nell’ente attraverso la definizione di turni e orari di lavoro, di compiti e ruoli. d) Avvio al servizio. I volontari prenderanno possesso delle postazioni di lavoro e si inseriranno nell’ambiente operativo e di lavoro in cui svolgeranno il loro servizio a contatto con il personale del Dipartimento. I 4 volontari seguiranno, quindi, in affiancamento e a supporto del personale del Dipartimento impegnato nel progetto, le fasi di realizzazione previste, con specifica attenzione alle seguenti attività: prima fase reperimento materiali formativi utilizzati dal personale del Dipartimento della protezione civile nei campi scuola precedenti reperimento materiali formativi utilizzati dalle organizzazioni di volontariato nei campi scuola precedenti analisi dei contenuti e delle metodologie formative utilizzate elaborazione dati aggregati di sintesi (grafici e/o tabelle) seconda fase elaborazione di materiali didattici elaborazione nuovi test di gradimento e di verifica terza fase organizzazione dell’incontro contatti con le Regioni e le Organizzazioni di volontariato per la partecipazione all’incontro preparazione materiale da distribuire quarta fase contatti con i responsabili dei campi per l’organizzazione dell’incontro preparazione materiale da distribuire distribuzione dei test di gradimento e di verifica analisi dei test di gradimento raccolti presso tutti i campi analisi dei test di verifica raccolti presso tutti i campi elaborazione dati aggregati (grafici e tabelle) redazione di un documento di sintesi 9) Numero dei volontari da impiegare nel progetto: 4 10) Numero posti con vitto e alloggio: 0 11) Numero posti senza vitto e alloggio: 4 16 12) Numero posti con solo vitto: 13) Numero ore di servizio settimanali dei volontari, ovvero monte ore annuo: 14) Giorni di servizio a settimana dei volontari (minimo 5, massimo 6) : 0 1400 5 15) Eventuali particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio: Flessibilità di orario, disponibilità alla presenza nei giorni festivi in caso di emergenza. I volontari potranno essere inoltre coinvolti, sulla base delle attività previste, in attività fuori sede presso le strutture che aderiranno alle iniziative, per un totale di massimo 30 giorni. 17 16) Sede/i di attuazione del progetto, Operatori Locali di Progetto e Responsabili Locali di Ente Accreditato: Nominativi degli Operatori Locali di Progetto Sede di attuazione del progetto Comune 1 SERVIZIO FORMAZIONE Roma Via Vitorchiano, 4 80555 2 Palombi Fabio 21/06/1961 PLMFBA61H21H501O 2 SERVIZIO VOLONTARIA TO Roma Via Vitorchiano, 4 1679 2 Ursillo Andrea 17/06/1952 RSLNRN52H17H501E N. Indirizzo Cod. N. vol. per ident. sede sede Cognome e Data di nascita C.F. nome Nominativi dei Responsabili Locali di Ente Accreditato Data Cognome di C.F. e nome nasci ta 18 17) Eventuali attività di promozione e sensibilizzazione del servizio civile nazionale: Il progetto verrà pubblicizzato mediante l’attivazione di più reti comunicative sia in ambito istituzionale che in ambito più strettamente giornalistico. Nella prima fase saranno attivate, a livello nazionale, tutte le associazioni di volontariato di protezione civile iscritte all’elenco centrale (39 organizzazioni) e le università e corsi di laurea potenzialmente interessati dal progetto. A livello regionale saranno informati tutti gli uffici di protezione civile delle Regioni e della Province Autonome di Trento e Bolzano. A livello locale sarà interessata la rete degli Informagiovani e di altri luoghi di aggregazione giovanile, come ad esempio i gruppi di protezione civile (2.500 in tutta Italia) e il mondo dello scoutismo. Inoltre, il progetto verrà pubblicizzato sui siti web di protezione civile, a partire dal sito internet del Dipartimento della Protezione Civile www.protezionecivile.gov.it. In aggiunta potranno essere realizzati manifesti e depliant per una campagna informativa presso le facoltà universitarie, gli Informagiovani e altri luoghi di aggregazione giovanile. Verranno poi redatti comunicati e articoli da pubblicare su giornali e riviste specializzate del mondo giovanile e del volontariato oltre che su quotidiani locali e nazionali. Personale del Dipartimento potrà intervenire su reti radiofoniche quali Isoradio per promuovere i progetti. Il progetto sarà infine pubblicizzato con inserti redazionali su quotidiani free press. Ore di lavoro da sviluppare: Produzione materiale informativo e di comunicazione; Attivazione reti istituzionali e del volontariato; Diffusione del materiale; Organizzazione di una campagna informativa. Totale: 25 ore 18) Criteri e modalità di selezione dei volontari: a) Metodologia e tecniche utilizzate. Reclutamento. L’approccio sarà quello di raggiungere il maggior numero di candidati possibili e di improntare il procedimento di selezione degli stessi alla massima trasparenza. Pertanto sarà data grande visibilità ai progetti approvati e inseriti nei bandi sul sito internet del Dipartimento della Protezione civile, con banner scorrevoli sulla Home page ed attrezzato un apposito Helpdesk per aiutare i candidati a presentare nel modo più completo possibile le domande per la selezione. Sempre sul sito del Dipartimento saranno rese disponibili tutte le informazioni relative alle materie del colloquio orale, ovvero indicati i siti ove reperirle. Le date di convocazione e le località di svolgimento delle prove di preselezione relative alla lingua straniera (per i soli progetti all’estero e per quelli in Italia ove richiesta) e per i colloqui saranno rese note ai candidati mediante il sito internet del Dipartimento, e 19 comunicate per posta ad ogni singolo candidato. Le esclusioni dalle selezioni, per qualsiasi motivo e in qualsiasi momento del procedimento di selezione, saranno comunicate per posta ai singoli candidati. Le graduatorie finali saranno affisse nei luoghi di espletamento delle prove e pubblicate sul sito internet del Dipartimento. Selezione. La selezione dei candidati avverrà per titoli, test e colloqui. A tal fine è stata predisposta una scala di valutazione in 100°, di cui: 40 punti attribuibili in base ai titoli posseduti; 10 punti attribuibili in base ai risultati di un test di natura psicologica; 50 punti attribuibili in base ai risultati di un colloquio. I 40 punti attribuibili in base ai titoli posseduti sono ripartiti al loro volta in: 20 punti attribuibili in base alle esperienze lavorative e di volontariato possedute, e 20 punti attribuibili sulla base dei titoli di studio e di formazione prodotti. b) Strumenti utilizzati (in caso di impiego di test o di traccia di interviste - colloqui allegare i relativi elaborati) Reclutamento. Sito internet del Dipartimento, Helpdesk e comunicazioni scritte inviate a mezzo posta. Selezione. I criteri per la selezione dei candidati sono riportati nell’allegato al presente sistema, al quale si rimanda per gli opportuni approfondimenti tecnici. In questa sede preme sottolineare la logica che sottende i criteri di selezione prescelti ed effettuare alcune precisazioni. Occorre sottolineare che è scelto uno strumento di selezione veloce e allo stesso tempo capace di dare un quadro preciso dei singoli candidati sotto il profilo comportamentali, delle conoscenze e delle esperienze. Inoltre è stata scelta una scala in 100° al fine di facilitare i calcoli e dare la maggiore trasparenza alle graduatorie. Valutazione titoli. Nella valutazione dei titoli è stato riconosciuto un valore superiore all’esperienza maturata rispetto ai titoli di studio posseduti, dando così maggior peso al saper fare piuttosto che al sapere. Nell’ambito delle esperienze sono state valorizzate maggiormente quelle attinenti alle aree di intervento dei progetti e quelle effettuate presso enti o strutture di protezione civile. Lo stesso criterio è stato utilizzato per quanto riguarda la valutazione dei titoli di studio. Test attitudinale. Il test attitudinale consiste nell’organizzazione di un gioco di ruolo nell’ambito del quale è possibile osservare il comportamento dei candidati in diverse situazioni: eventi improvvisi, situazioni di stress, fenomeni complessi, attività ripetitive, ecc. Il test sarà organizzato e condotto da un psicologo iscritto all’albo dei psicologi ed esperto nell’analisi comportamentale. Colloquio. Il colloquio verterà sulle seguenti materie: 1. Servizio civile nazionale; 2. Protezione civile; 3. Progetto prescelto e area/aree di intervento prevista/e; c) Variabili che si intendono misurare e relativi indicatori: 1.il background dei candidati mediante la valorizzazione delle esperienze lavorative e di volontariato degli stessi; 20 2.il livello delle conoscenze possedute tramite la valutazione dei titoli di studio e delle altre esperienze formative; 3.la capacità di relazionarsi con gli altri, di lavorare in équipe, di esprimersi e di porsi come leader in particolari situazioni (leadership situazionale) mediante test; 4.livello delle conoscenze relative al Servizio civile nazionale, alla Protezione civile, all’area di intervento prevista dal progetto, al progetto per il quale è stata inoltrata la domanda di selezione, da accertare mediante colloquio. d) Indicazioni delle soglie minime di accesso previste dal sistema. 1. Punteggio minimo di 30/60 alle prove orali (colloquio + test psico-attitudinale). 2. Superamento della prova orale in lingua straniera europea per i progetti all’estero o per i progetti in Italia, ove prevista. La predetta prova ha un carattere preselettivo, il mancato superamento non permette di accedere alle selezioni vere e proprie. Per il resto non esistono soglie minime di accesso, in quanto i candidati saranno collocati nella graduatoria in relazione al punteggio conseguito e dichiarati idonei selezionati in base ai posti previsti dal progetto. Indicazioni delle soglie minime di accesso previste dal sistema. Punteggio minimo di 30/60 alle prove orali (colloquio + test psico-attitudinale). SCHEDA DI VALUTAZIONE CRITERI DI SELEZIONE Punteggio max 100 punti Valutazione titoli di studio ed esperienze Punteggio max 40 maturati* ESPERIENZE MATURATE Punteggio max 25 A B C Precedenti esperienze lavorative, di tirocinio (extra percorso di studi) o volontariato nelle aree di intervento del progetto (la durata di diverse esperienze può essere cumulata; non verranno valutate esperienze al di sotto dei 3 mesi) Esperienze di volontariato in associazioni operanti nel settore di protezione civile e iscritte negli elenchi nazionali (la durata di diverse esperienze può essere cumulata; non verranno valutate esperienze al di sotto dei 6 mesi; verranno valutate solamente le esperienze fatte successivamente al compimento del 18° anno di età.) Corsi di specializzazione o formazione attinente al progetto (extra percorso di studi) con esame finale o certificazione di superamento del corso con profitto (esclusi corsi di lingua straniera e informatica valutati ai punti E e F) Max 10 (1 punto per ogni 3 mesi fino a un max di 10 punti) Max 10 (1 punto per ogni 6 mesi fino a un massimo di 10 punti) Max 5 (1 punto per ogni titolo fino a un max di 5 punti) 21 D TITOLO DI STUDIO (si valuta solo il titolo di studio superiore) Punteggio max 15 Titolo di laurea specialistica o vecchio ordinamento attinente al progetto. Titolo di laurea triennale attinente al progetto. Titolo di laurea specialistica o vecchio ordinamento non attinente al progetto. Titolo di laurea triennale non attinente al progetto. Diploma di scuola superiore. 11 Conoscenza della lingua straniera certificata. E Conoscenza informatica certificata. F 9 7 6 5 2 (1 punto per ogni corso certificato di lingua diversa per un max di 2 punti) 2 (1 punto per ogni corso certificato per un max di 2 punti) *In sede di presentazione della domanda i titoli valutabili possono essere dichiarati sotto forma di autocertificazione. I soli candidati idonei selezionati da avviare al servizio dovranno produrre, su richiesta del Dipartimento, idonea documentazione relativa ai titoli dichiarati prima dell’approvazione definitiva della graduatoria da parte dell’UNSC. Test psico-attitudinale Punteggio max 10 punti Gioco di ruolo Colloquio Servizio civile nazionale Sistema nazionale di protezione civile Dipartimento nazionale della protezione civile Progetto prescelto e area/aree di intervento prevista/e Punteggio max 50 punti -----------------TOTALE (MAX 100 PUNTI) 19) Ricorso a sistemi di selezione verificati in sede di accreditamento (eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio): NO 22 20) Piano di monitoraggio interno per la valutazione dell’andamento delle attività del progetto: In proprio. a) Metodologia e strumenti utilizzati. Dalla combinazione delle disposizioni dell’articolo 6, comma 6, del decreto legislativo 5 aprile 2002, n.77 e successive modificazioni ed integrazioni, della Circolare del 17 giugno 2009 relativa alle norme sull’accreditamento degli enti di servizio civile nazionale e del "Prontuario contenente le caratteristiche e le modalità per la redazione e la presentazione dei progetti di Servizio Civile Nazionale da realizzare in Italia e all'estero, nonché i criteri per la selezione e l'approvazione degli stessi", approvato con DM del 30 maggio 2014, risulta che il monitoraggio dei progetti di servizio civile nazionale deve essere incentrato sulla verifica dell’attuazione degli stessi. Pertanto qualsiasi metodologia si adotti, questa non può che partire dalla struttura dei progetti di servizio civile nazionale ed in particolare dalla scheda dell’elaborato progettuale allegata al citato “Prontuario”. I progetti di servizio civile nazionale sono ripartiti in tre dimensioni: 1. caratteristiche del progetto, che comprende gli obiettivi e la attività rivolte verso l’esterno; 2. caratteristiche organizzative che comprendono le risorse necessarie alla realizzazione del progetto; 3. caratteristiche delle conoscenze acquisibili che comprendono tutti i tipi di vantaggi derivanti ai giovani dalla partecipazione alla realizzazione dei progetti di servizio civile nazionale. Il monitoraggio di questo tipo di progetto per risultare esaustivo deve considerare come proprio oggetto sia la dimensione descritta al precedente punto 1), sia quella descritta al precedente punto 3). La dimensione di cui al precedente punto 2) rappresenta, invece, la cartina di tornasole delle altre due sia in termini di efficienza, che in termini di efficacia. Essa rappresenta quindi l’elemento decisivo in relazione alla fattibilità ed al successo del progetto. Inoltre, per capire il perché di un insuccesso e dove si collocano i punti critici che lo hanno determinato, non basta analizzare la dimensione organizzativa secondo la dicotomia esiste/non esiste quella determinata risorsa, ma necessita di andare ad analizzare la congruità delle risorse investite rispetto agli obiettivi fissati sia sotto l’aspetto quantitativo, che qualitativo. Solo l’accurata analisi di questi fattori è capace di evidenziare gli errori di progettazione, di attività o di stima qualiquantitativa dei fattori coinvolti nel progetto. Rispetto a quanto innanzi argomentato ne deriva che il monitoraggio dei progetti di servizio civile nazionale ha come oggetto la realizzazione degli stessi così come sono stati approvati dall’Ufficio nazionale per il servizio civile. A tal fine necessita verificare: 1. il raggiungimento degli obiettivi fissati, visti come risultati attesi; 2. l’esecuzione delle attività previste mirate al raggiungimento degli obiettivi fissati; 3. l’effettuazione della formazione generale e specifica e la fruizione da parte dei volontari degli altri benefit previsti dai singoli progetti, visti nella dimensione della crescita culturale e sociale dei volontari, nonché nell’ottica della spendibilità all’esterno dei benefit e delle conoscenze 23 acquisite; 4. il livello di soddisfazione dei volontari rispetto al complesso del progetto (clima organizzativo, attività, conoscenze acquisite); 5. il livello di soddisfazione dei fruitori finali del progetto. Per effettuare le predette verifiche necessita di coinvolgere nel piano di rilevazione tutte le figure coinvolte nella realizzazione dei progetti ai vari livelli di responsabilità, utilizzando strumenti diversi di rilevazione a seconda di cosa si vuole misurare e tarando gli stessi in modo differente rispetto agli interlocutori e alla loro entità. Pertanto: 1. per verificare il raggiungimento degli obiettivi fissati, visti come risultati attesi saranno coinvolti nella rilevazione i RLEA, il Responsabile del servizio civile nazionale dell’ente con due interviste semestrali, gli OLP con interviste quadrimestrali ed i volontari impegnati nella realizzazione dei singoli progetti con un questionario da somministrare ogni quattro mesi; 2. l’esecuzione delle attività previste mirate al raggiungimento degli obiettivi fissati; RLEA, con due interviste semestrali, gli OLP con interviste quadrimestrali ed i volontari impegnati nella realizzazione dei singoli progetti con un questionario da somministrare ogni quattro mesi; 3. l’effettuazione della formazione generale e specifica ed altri benefit previsti dai singoli progetti visti nella dimensione della crescita culturale e sociale dei volontari, nonché nell’ottica della spendibilità all’esterno dei benefit e delle conoscenze acquisite con interviste ai formatori e questionari ai volontari. Per gli aspetti di carattere qualitativo del monitoraggio sulla formazione si rimanda al sistema di formazione; 4. il livello di soddisfazione dei volontari rispetto al complesso del progetto (clima organizzativo, attività, conoscenze acquisite) con un questionario ai volontari da somministrare a fine servizio; b) Variabili ed indicatori utilizzati per la misurazione dell’efficienza e dell’efficacia delle attività previste dal progetto. Considerato l’elevato numero di aree di intervento nelle quali è possibile prevedere interventi di Servizio civile nazionale, non è possibile individuare a priori le variabili da misurare ed i relativi indicatori per tutte le predette aree, senza considerare che ogni progetto, anche appartenente alla stessa area, può prevedere interventi di natura diversa anche sulla stessa realtà osservata. E’ possibile tuttavia adottare un criterio metodologico, in verità già inserito nel “Prontuario”, concernente l’adozione delle stesse variabili e degli stessi indicatori per le voci 6), 7) e 8) della scheda progetti per l’Italia (lo stesso criterio vale per i progetti all’estero relativamente alle voci 7), 8) e 9) in modo che i dati iniziali (situazione di partenza) e quelli finali (situazione di arrivo) siano confrontabili, ed individuare per le macroaree più comuni i seguenti indicatori: a) per i progetti aventi ad oggetto l’assistenza alle persone: numero dei fruitori; b) per i progetti aventi ad oggetto l’informazione su materie comunque rientranti nelle finalità dell’art.1 della legge n. 64/2001: numero di clienti o di contatti registrati nel corso della vigenza del progetto; c) per progetti aventi ad oggetto protezione civile (ad esclusione dell’assistenza alle popolazioni colpite da catastrofi e calamità 24 naturali) e monitoraggio ed interventi ambientali: numero degli interventi previsti e se del caso area sorvegliata o monitorata; d) per progetti aventi ad oggetto interventi nell’ambito dei settori patrimonio artistico e culturale ed educazione e promozione culturale, a seconda della natura dei progetti potranno essere utilizzati indicatori riferiti al numero degli interventi, oppure al numero dei fruitori finali. E’ possibile riferire la stessa situazione anche per i progetti all’estero. Per quanto concerne gli indicatori di efficienza, definita quale rapporto tra risorse impegnate e risultati che si vogliono raggiungere e loro livello di congruità e di economicità, vale quanto innanzi argomentato in merito alla relazione esistente tra la dimensione organizzativa del progetto e le restanti due. Pertanto saranno messi in relazione il valore numerario delle risorse impiegate con il valore dei risultati ottenuti con la realizzazione dei progetti. Per la misurazione dell’efficacia, definita come il rapporto tra la situazione di partenza e quella ipotizzata al termine dello svolgimento del progetto, vale quanto innanzi detto in relazione all’utilizzo delle stesse variabili e degli stessi indicatori nella descrizione della voci fondamentali del progetto. I livelli di soddisfazione dei volontari e dei fruitori finali rappresentano più delle percezioni, delle opinioni, nelle quali giocano un ruolo rilevante le interferenze soggettive (livello di istruzione, esperienze vissute, percezione della realtà, modelli culturali, ecc.), che l’oggettività dei fenomeni registrati, ma non per questo sono meno importanti, in quanto sono questi ultimi ad esprimere il giudizio difficilmente controvertibile sul successo o meno dei singoli progetti e sul Servizio civile nazionale in generale. c) Tempistica e numero delle rilevazioni. 1. Monitoraggio obiettivi ed attività: Responsabile del servizio civile nazionale dell’ente (per i soli obiettivi), RLEA e OLP: due interviste con cadenza semestrale. Volontari: somministrazione di due questionari con cadenza semestrale. I questionari e le interviste saranno calibrati sui singoli progetti e conterranno le rilevazioni sia degli obiettivi, che delle attività. 2. Monitoraggio della formazione generale e specifica ed altri benefit: Formatori: 2 interviste di cui una al 6° mese e una al 10° mese. Volontari: somministrazione di tre questionari di cui uno al termine della formazione generale, uno all’8° mese e l’ultimo al 12° mese. 3. Rilevazione del livello di soddisfazione dei volontari: un questionario al 12° mese. d) Tecniche statistiche di elaborazione dei dati rilevati con particolare riferimento agli indicatori individuati alla precedente lett.b) ed alla misura degli scostamenti delle attività rilevate da quelle previste dal progetto. Distribuzioni di frequenze, semplici e cumulate con relative rappresentazioni grafiche, tabelle di contingenza, tassi di incremento/decremento, media, moda e mediana, indici di base 100 e indici costruiti in relazione alle attività del progetto, range, patty analisys, chi quadro, scostamenti semplici, scarto quadratico medio, media mobile, rette di regressione lineare, indici di correlazione multipla e parziale. Le tecniche statistiche innanzi elencate non saranno utilizzate tutte per tutti i progetti, ma si sceglieranno le tecniche di trattamento ritenute più opportune, in 25 grado cioè di evidenziare con maggiore chiarezza i risultati delle rilevazioni, le loro implicazioni, tenendo conto della natura dei dati rilevati. 21) Ricorso a sistemi di monitoraggio verificati in sede di accreditamento (eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio): NO 22) Eventuali requisiti richiesti ai canditati per la partecipazione al progetto oltre quelli richiesti dalla legge 6 marzo 2001, n. 64: Non sono richiesti requisiti specifici. Il progetto è comunque particolarmente rivolto a: o Studenti e laureati in Scienze della formazione primaria; o Studenti e laureati in Coordinamento delle attività di protezione civile. 23) Eventuali risorse finanziarie aggiuntive destinate in modo specifico alla realizzazione del progetto: Per la realizzazione del progetto il Dipartimento della Protezione Civile mette a disposizione delle risorse finanziarie distribuite secondo il seguente piano di spesa: Piano di finanziamento Voce di spesa Sussidi didattici Materiale di consumo Missioni sul campo Pubblicizzazione e promozione progetto Unità 4,00 4,00 4,00 200,00 Costo Costo Giorni/Uomo Unitario Totale 20,00 80,00 50,00 200,00 150,00 10,00 6.000,00 1,00 TOTALE 200,00 6.480,00 24) Eventuali reti a sostegno del progetto (copromotori e/o partners): Università degli Studi de L’Aquila - Dipartimento di medicina clinica, sanità pubblica, scienze della vita e dell’ambiente (partecipano ai gruppi di lavoro, predisposngono questionari per i fabbisogni formativi, svolgono supporto tecnico nella fase di ricerca e analisi, collaborano alla definizione delle macro aree a livello di contenuti) Società Nazionale di Salvamento – Alassio (SV) (partecipano ai gruppi di lavoro, predispongono questionari per i fabbisogni formativi, svolgono supporto tecnico nella fase di ricerca e analisi, collaborano alla definizione delle macro aree a livello di contenuti) 26 25) Risorse tecniche e strumentali necessarie per l’attuazione del progetto: Oltre alle dotazioni standard presenti in tutti gli uffici del Dipartimento (scrivanie, computer, telefoni, fax, stampanti), per l’attuazione del progetto verranno impiegate le seguenti risorse: Sala operativa per il coordinamento e la gestione delle attività; Rete intranet per l’approvvigionamento di documenti, ecc.; n. 4 postazioni informatiche con accesso veloce di navigazione in rete; n. 2 videoproiettore; n. 2 pc portatili per presentazioni; Pubblicazioni, brochure e DVD per la promozione del Progetto. CARATTERISTICHE DELLE CONOSCENZE ACQUISIBILI 26) Eventuali crediti formativi riconosciuti: Non previsti 27) Eventuali tirocini riconosciuti : Non previsti 28) Competenze e professionalità acquisibili dai volontari durante l’espletamento del servizio, certificabili e validi ai fini del curriculum vitae: Le competenze acquisibili dai volontari che prenderanno parte al progetto sono: realizzazione programmi formativi da un punto di vista logistico progettazione attività formative acquisizione conoscenze sui rischi acquisizione conoscenze sulla pianificazione d’emergenza potenziamento delle capacità relazionali e di rapporto con le istituzioni capacità di organizzazione di eventi attitudine al lavoro di gruppo Formazione generale dei volontari 29) Sede di realizzazione: Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione civile Via Ulpiano, 11 00193 Roma Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione civile 27 Via Vitorchiano, 4 00189 Roma Eventuali partecipazioni a convegni, seminari, conferenze ecc., anche organizzate dal Dipartimento della Protezione civile, con sede all’interno del comune di Roma dai contenuti attinenti ai moduli formativi previsti dalla formazione generale potranno essere utilizzati come approfondimento ai temi formativi. 30) Modalità di attuazione: In proprio. Potranno essere coinvolti esperti formatori di altri enti di servizio civile o di associazioni di volontariato, o ancora di organizzazioni umanitarie per lo svolgimento di alcuni moduli. 1) Risorse tecniche impiegate: Per la realizzazione delle attività di formazione, il Dipartimento dispone di una struttura interna che si occupa della gestione delle sale, delle attrezzature e del personale impiegato. In particolare, all’interno del Dipartimento sono a disposizione diversi spazi, dislocati su entrambe le sedi, presso le quali è possibile realizzare le giornate di formazione, quali: 1 auditorium da circa 100 posti 2 sale riunioni da circa 30 posti ognuna 2 salette per la formazione da circa 20 posti ognuna Relativamente alle attrezzature, ogni sala è dotata di apposita strumentazione tecnica (computer con masterizzatore audio e video, proiettore video, impianto di registrazione); il Dipartimento mette inoltre a disposizione sia dei formatori (interni ed esterni) che dei partecipanti il materiale audio e video ed eventuale materiale cartaceo necessario per la trattazione di specifiche tematiche. Al termine del periodo di formazione, per ciascun volontario viene realizzato un cd multimediale al cui interno viene raccolto tutto il materiale utilizzato durante le giornate di formazione (leggi, dispense, foto e filmati, presentazioni, ecc..): in questo modo ogni volontario ha a disposizione uno strumento di formazione che gli permette di approfondire in maniera costante le tematiche trattate. 2) Progetto formativo dei volontari costituito dai seguenti elementi obbligatori: Metodologia. Lezioni frontali tenute dai formatori del Dipartimento ed integrate da interventi di esperti di volta in volta individuati e dinamiche non formali incentrate sulle esperienze (learning by doing). In questo campo il Dipartimento ha sviluppato negli anni un percorso didattico-pedagogico, basato su dinamiche di gruppo ed individuali volte al problem setting e al problem solving, all’integrazione multiculturale e alla formazione di competenze strategiche (role playing, giochi, esercizi, riflessioni meta cognitive, tecniche della relazione interpersonale e della mediazione, simulazione in laboratorio assistite anche da strumenti audiovisivi ed informatici e case study). 28 Contenuti. Per i contenuti della formazione il Dipartimento recepisce integralmente tutti i moduli formativi previsti dall’allegato alle linee guida della formazione approvate con la determina del Direttore generale dell’Ufficio nazionale per il servizio civile del 19 luglio 2013. In particolare la formazione generale dei volontari verterà sui seguenti argomenti, ciascuno componente un modulo formativo: o identità del gruppo in formazione; o dall’obiezione di coscienza al servizio civile nazionale: evoluzione storica, affinità e differenze tra le due realtà; o il dovere di difesa della Patria: il paradigma del servizio civile nazionale; o la difesa civile non armata e non violenta; o la protezione civile; o la solidarietà e le forme di cittadinanza; o servizio civile nazionale, associazionismo e volontariato; o la normativa primaria e secondaria vigente e la carta di impegno etico; o diritti e doveri del volontario del servizio civile nazionale; o presentazione dell’ente: il Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il sistema della Protezione civile in Italia; o lavorare per progetti. Per ulteriori approfondimenti dei moduli innanzi illustrati si rimanda alle citate linee guida di formazione approvate dall’Ufficio nazionale per il servizio civile. Numero verifiche previste e relativi strumenti utilizzati anche per la misurazione dei livelli di apprendimento raggiunti. Per quanto concerne il monitoraggio della formazione dei volontari il Dipartimento si atterrà a tutte le disposizioni emanate in merito dall’Ufficio nazionale per il servizio civile con la circolare 24 maggio 2007, prot. UNSC/21346/II.5 concernente: “Monitoraggio sulla formazione generale dei volontari in servizio civile nazionale”. Nel corso dei 12 mesi del progetto saranno effettuate: 1. tre verifiche mediante somministrazioni di questionari strutturati mirati a rilevare il livello di ritenzione delle conoscenze somministrate durante il corso di formazione. Una prima verifica sarà effettuata al termine del corso di formazione in modo da misurare il livello di apprendimento. Una seconda verifica sarà effettuata alla fine dell’8° mese del progetto. Questa sarà mirata non solo a valutare quanto “rimasto” del corso in termini cognitivi, ma soprattutto a scoprire se l’azione della formazione non formale sia riuscita a ricondurre le azioni concrete svolte dai volontari per la realizzazione del progetto al concetto di difesa civile della Patria. L’ultima verifica sarà effettuata al 12° mese ed avrà lo scopo di una valutazione complessiva dell’esperienza formativa effettuata lungo tutto il periodo del servizio con particolare riferimento alla relazione tra le concrete attività svolte per la realizzazione del progetto e la difesa civile della Patria con azioni non armate e non violente intesa come conservazione e preservazione della Comunità nazionale e di come ciò in scala minore si applichi alla tenuta dei legami e della coesione delle 29 comunità locali di fronte alle profonde trasformazioni imposte dal processo di globalizzazione; incontri con i formatori e le altre figure coinvolte nella realizzazione del progetto al 6° e al 10° mese per identificare il senso delle attività concrete svolte nell’ambito dei progetti in relazione ai contenuti della formazione erogata. 31) Ricorso a sistemi di formazione verificati in sede di accreditamento ed eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio: NO no 32) Tecniche e metodologie di realizzazione previste: Lezioni frontali tenute dai formatori del Dipartimento ed integrate da interventi di esperti individuati e dinamiche non formali incentrate sulle esperienze (learning by doing). In questo campo il Dipartimento ha sviluppato negli anni un percorso didattico-pedagogico, basato su dinamiche di gruppo ed individuali volte al problem setting e al problem solving, all’integrazione multiculturale e alla formazione di competenze strategiche (role playing, giochi, esercizi, riflessioni meta cognitive, tecniche della relazione interpersonale e della mediazione, simulazione in laboratorio assistite anche da strumenti audiovisivi ed informatici e case study). 33) Contenuti della formazione: Per i contenuti della formazione il Dipartimento recepisce integralmente tutti i moduli formativi previsti dall’allegato alle linee guida della formazione approvate con il decreto del Capo del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale del 19 luglio 2013. In particolare la formazione generale dei volontari verterà sui seguenti argomenti, ciascuno componente un modulo formativo: identità del gruppo in formazione attraverso la realizzazione di giochi di ruolo e condotti da uno psicologo dipendente del Dipartimento esperto in dinamiche di gruppo; dall’obiezione di coscienza al servizio civile nazionale: evoluzione storica, affinità e differenze tra le due realtà; il dovere di difesa della Patria a partire dalla nostra Costituzione: il paradigma del servizio civile nazionale; la difesa civile non armata e non violenta, sia in ambito di rapporti interpersonali che dal punto di vista dei rapporti diplomatici e istituzionali; nascita ed evoluzione del sistema nazionale della protezione civile: organizzazione e compiti; la solidarietà e le forme di cittadinanza; servizio civile nazionale, associazionismo e volontariato; la normativa primaria e secondaria vigente e la carta di impegno etico; diritti e doveri del volontario del servizio civile nazionale; presentazione dell’ente: il Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri; lavorare per progetti. 34) Durata: 41 ore da completare entro il 180° giorno dall’avvio del progetto. 30 Formazione specifica (relativa al singolo progetto) dei volontari 35) Sede di realizzazione: Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile Via Ulpiano, 11 00193 Roma Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile Via Vitorchiano, 4 00189 Roma Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile Archivio – Via Affile, 142 00131 Roma Eventuali partecipazioni a convegni, seminari, conferenze ecc., anche organizzate dal Dipartimento della Protezione Civile, con sede all’interno del comune di Roma o fuori dai contenuti attinenti ai moduli formativi previsti dalla formazione specifica potranno essere utilizzati come approfondimento ai temi formativi. 36) Modalità di attuazione: La formazione sarà effettuata presso il Dipartimento o in località e strutture esterne, utilizzando formatori, tecnici ed esperti dell’Ente. Le attività si svolgeranno attraverso lezioni frontali (in aula), riunioni di briefing su programmi e progetti, durante esercitazioni sul campo, in missioni esterne. 37) Nominativi e dati anagrafici dei formatori: Immacolata Postiglione (Salerno (SA) – 29/05/1971) Rita Sicoli (Foggia (FG) – 26/09/1955) Roberto Bruno Mario Giarola (Milano (MI) – 16/05/1969) Andrea Ursillo (Roma (RM) – 17/06/1952) Fabio Palombi (Roma (RM) - 21/06/1961) 38) Competenze specifiche dei formatori: Immacolata Postiglione, Direttore dell’Ufficio Volontariato, Formazione e Comunicazione Rita Sicoli, Dirigente Servizio Formazione DPC Roberto Giarola, Dirigente Servizio Volontariato DPC Andrea Ursillo, funzionario DPC, referente progetto Anch’io sono la Protezione Civile - Campi scuola Fabio Palombi, funzionario DPC, esperto in incendi boschivi e progettista formatore 31 39) Tecniche e metodologie di realizzazione previste: La formazione specifica si svolge, oltre che in aula, in situazioni di apprendimento sul campo in cui i volontari si misurano concretamente con le tematiche di protezione civile e con la realtà dei problemi e della organizzazione del lavoro. La metodologia didattica in questo caso si fonda per lo più su una dimensione pratica caratterizzata dalla analisi e dalla interpretazione di esperienze, di fenomeni osservati e di eventi. I contenuti della formazione vengono trattati utilizzando le seguenti tecniche: - lezione frontale in aula; - studi di caso; - esercitazioni problem-solving; - simulazioni; - lavoro di gruppo; - role-play. Gli argomenti delle lezioni sono accompagnati da sussidi e dispense didattici con la sintesi dei temi trattati, anche su supporti informatici come DVD e CD. 40) Contenuti della formazione: La prima fase della formazione specifica riguarderà i temi contenuti nel progetto e, più in generale, le attività di tutti i Servizi dell’Ufficio. 1. Modulo Istituzionale a. Il sistema nazionale di protezione civile (normativa di riferimento, i livelli operativi, la ripartizione delle competenze, la gestione delle emergenze, struttura del Dipartimento della Protezione civile, le risorse a disposizione del sistema) b. Il Dipartimento della Protezione civile (la sua organizzazione, le attività, le procedure, gli output comunicativi) c. La protezione civile nella dimensione internazionale (cooperazione, assistenza umanitaria, ecc.) 2. Modulo Formazione Civica a. Elementi di primo soccorso b. Igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro 3. Modulo Formazione Sociale a. Il ruolo dei cittadini nelle emergenze nazionali e internazionali (storia e caratteristiche) 4. Modulo Formazione Culturale a. La pianificazione di emergenza b. La mappa dei rischi in Italia (sismico, idrogeologico, industriale, vulcanico, boschivo, ecc.) d. Il territorio da un punto di vista ecologico/forestale e. Tecniche di difesa idrogeologica (ingegneria naturalistica) 5. Modulo Formazione Specifica a. Il rischio incendi boschivi b. I piani di protezione civile c. Gli enti istituzionali e la ripartizione delle competenze d. La progettazione didattica e. Il volontariato di protezione civile (storia e caratteristiche) 32 41) Durata: 71 ore (70% delle ore entro 90 giorni dall’avvio del progetto e il restante 30% entro i 270 giorni dall’avvio del progetto). La scelta di una tempistica più lunga per la formazione specifica è giustificata dal fatto che i volontari saranno coinvolti in attività formative specifiche che seguiranno le varie fasi del progetto e che, quindi, non potranno esaurirsi completamente entro i primi tre mesi dall’avvio del progetto. Altri elementi della formazione 42) Modalità di monitoraggio del piano di formazione (generale e specifica) predisposto: Per quanto concerne il monitoraggio della formazione dei volontari il Dipartimento si atterrà a tutte le disposizioni emanate in merito dall’Ufficio per il servizio civile nazionale con la circolare 28 gennaio 2014, concernente: “Monitoraggio sulla formazione generale dei volontari in servizio civile nazionale”. Nel corso dei 12 mesi del progetto saranno effettuate: 1. due verifiche mediante somministrazioni di questionari strutturati mirati a rilevare il livello delle conoscenze acquisite durante il corso di formazione. Una prima verifica sarà effettuata al termine del corso di formazione in modo da misurare il livello di apprendimento. Una seconda verifica sarà effettuata alla fine del 12° mese del progetto. Questa sarà mirata non solo a valutare quanto “rimasto” del corso in termini cognitivi, ma soprattutto a scoprire se l’azione della formazione non formale sia riuscita a ricondurre le azioni concrete svolte dai volontari per la realizzazione del progetto al concetto di difesa civile della Patria. L’ultima verifica avrà inoltre lo scopo di una valutazione complessiva dell’esperienza formativa, con particolare riferimento alla relazione tra le concrete attività svolte per la realizzazione del progetto e la difesa civile della Patria intesa come conservazione e preservazione della Comunità nazionale e di come ciò in scala minore si applichi alla tenuta dei legami e della coesione delle comunità locali di fronte alle profonde trasformazioni imposte dal processo di globalizzazione; 2. incontri con i formatori e le altre figure coinvolte nella realizzazione del progetto al 6° e al 10° mese per identificare il senso delle attività concrete svolte nell’ambito dei progetti in relazione ai contenuti della formazione a cura del Dipartimento. Data Il Responsabile legale dell’ente