IL MICROCREDITO Una modalità efficace per
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IL MICROCREDITO Una modalità efficace per
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA (anno accademico 2002-2003) IL MICROCREDITO Una modalità efficace per affrontare le emergenze? L’esperienza in Palestina Dott.ssa Angela Antonino Corso di perfezionamento in Psicologia dell’Emergenza in situazioni di calamità naturali o umane in ambito nazionale o internazionale Dir. Prof. Erminio Gius 1 IL MICROCREDITO Una modalità efficace per affrontare le emergenze ? L’esperienza in Palestina 2 Un ringraziamento speciale ad Ali Samhan, un amico Palestinese che mi ha aiutato nel realizzare questo lavoro in tutto ciò che ha riguardato il suo Paese. 3 IL MICROCREDITO : una modalità efficace per affrontare le emergenze? L’esperienza in Palestina. Nato dalle riflessioni del dottor Muhammad Yunus sul disastro economico e sociale causato dall’inondazione del 1974 in Bangladesh, il Microcredito si propone oggi come una delle modalità più efficaci per fronteggiare la lotta alla povertà nel mondo. Diffusosi in sei continenti e in quasi tutti i paesi del mondo, studiato da oltre venti anni, ha dato prova di essere un valido strumento non solo per affrontare l’immediato post catastrofe ma anche per avviare processi di sviluppo economico e sociale di grande valenza sociale economica e politica. Nel primo Microcredi Summit tenutosi a Washington nel 1997 viene definito come “ l’insieme dei programmi che forniscono credito e altri servizi finanziari ed aziendali (inclusi servizi per il risparmio ed assistenza tecnica) a persone molto povere, per il lavoro autonomo. Il Microcredito fornisce concessioni di credito a persone escluse dal credito del sistema bancario tradizionale. I poveri che non dispongono di beni da dare in garanzia alle Banche per ottenere il credito, possono invece con questa diversa modalità ricevere il credito cioè “la fiducia”. Questa si fonda sul presupposto dell’esistenza di una loro capacità naturale e innata, non solo di sopravvivere ma di cambiare la propria condizione di povertà, di migliorarla avviando un processo di cambiamento sostanziale e radicale. Il Microcredito nasce quindi con il grande obiettivo di lavorare per l’eliminazione della povertà assoluta che riguarda un quinto della popolazione mondiale. 4 Questo non attraverso i consueti canali assistenziali dove destinate agli aiuti vengono spese per ¾ spesi nei paesi donatori e l’ultimo quarto va ad arricchire una piccola elite di consulenti burocrati e funzionari corrotti. Il risultato è nessun beneficio all’economia del paese destinatario degli aiuti. Senza contare –dice il prof. Yunus- che la beneficenza non è una soluzione né a breve termine né a lungo termine. Favorisce una mentalità passiva e parassitaria e priva l’uomo della sua dignità. Il Microcredito attraverso il potenziamento delle naturali risorse che ogni uomo anche poverissimo possiede, vuole promuovere lo sviluppo non solo economico, ma anche etico e sociale. E’ stato rilevato che nelle società in cui maggiore è la discriminazione di genere, maggiore è la povertà, la crescita economica è più lenta e le difficoltà di governo e qualità di vita è più bassa (Banca Mondiale 2001). Queste considerazioni hanno indotto a ritenere le donne come clienti preferenziali per la concessione di crediti. E’ stimato che le donne rappresentino il 70% delle persone povere. Inoltre a differenza degli uomini che contribuiscono alle spese familiari con il 50-60% del proprio salario, le donne tendono a non trattenere niente per se stesse e quindi contribuiscono in modo maggiore al benessere della loro famiglia. Investire nelle donne porta quindi a moltiplicare l’effetto positivo (Cheston e Kuhn, 20002- Microcredit Summit). I poveri non sono considerati un mercato conveniente per il credito, i costi di erogazione per esempio che hanno le banche tradizionali sono fissi, spesso sono perciò costretti a rivolgersi agli usurai. E’ facilmente immaginabile come questo aggravi la propria condizione estendendola a volte addirittura alle generazioni successive. E’ stato osservato che in molti paesi, seppure con modalità diverse, siano sorte iniziative che cercavano di realizzare servizi di aiuto finanziario come gruppi di risparmio e credito tra pari. Sempre l’obiettivo di questi servizi finanziari autogestiti è quello di realizzare una maggiore sicurezza di vita per il singolo e per il gruppo di appartenenza. 5 Solitamente un gruppo di persone decide di risparmiare fino al raggiungimento di una certa cifra accantonata a intervalli regolari. Questa cifra viene assegnata a turno ad un membro del gruppo che viene così a disporre di un capitale per realizzare un proprio progetto o affrontare spese necessarie. Sono state definite Rotaring Saving and Credit Associations (ROSCA). I vantaggi che queste assicurano oltre alla possibilità di ricevere il credito, possono consistere in un tipo di credito adattato a situazioni specifiche, il rafforzamento dei legami sociali, una maggior capacità di fronteggiare emergenze dei singoli e del gruppo. I limiti, la scarsa flessibilità sia nella cifra che sui tempi di realizzazione di questa disponibilità insieme con il rischio di scioglimento del gruppo prima di aver potuto ricevere il prestito. 6 I PROGRAMMI DI MICROCREDITO Questi programmi hanno sviluppato una varietà di metodi per erogare il servizio di credito, al fine di facilitarne l’accesso e garantirne il rimborso. Essi si articolano sostanzialmente attraverso due modalità, una che fa riferimento ad un credito individuale, il secondo che prevede l’erogazione attraverso gruppi. Le garanzie di rimborso sono fondate nel primo caso sull’impegno individuale, nel secondo su un impegno collettivo e solidale. Il Microcredito individuale costituisce una sorta di adattamento delle classiche modalità bancarie, adattato all’esigenza di sostenere piccole attività produttive. Nel Microcredito che eroga credito attraverso gruppi è possibile individuare una distinzione interna a seconda che i programmi siano orientati solo a fornire garanzie per la restituzione del credito o si propongano anche di gestire il programma stesso. Possiamo attualmente individuare 4 tipologie di erogazione del credito fondate sul gruppo: - Il modello Grameen Bank Il modello Latino americano La Banca di Villaggio e i Fondi rotativi comunitari Associazioni di credito e risparmio (Saving&Loans Associations, SLA) 7 IL MODELLO GRAMMEN BANK Questo modello nasce dalla scommessa dell’Economista e professore universitario Mohammed Yunus , di dare fiducia ai poveri e cioè sulla possibilità di concedere prestiti ai poveri. Egli ha utilizzato l’approccio del gruppo solidale e ha portato il Microcredito all’attenzione mondiale. Iniziò garantendo di persona i prestiti fino al 1983 quando fondò la Grameen Bank, la prima Banca dei poveri che oggi ha più di 1000 succursali e più di due milioni di clienti. Su questo modello sono attualmente esistenti progetti in 58 Stati nel mondo. Questo modello è stato creato in particolare pensando alle esigenze delle donne povere che sono interessate a gestire attività economiche a conduzione familiare. Il 94% dei clienti è infatti costituito da donne. Il meccanismo del credito si fonda sulla costituzione spontanea di un gruppo formato da 4 o 5 persone che richiedono un prestito alla Banca. Le partecipanti non devono essere parenti e devono avere una condizione di pari livello socio-economico. Il gruppo così formato chiede il prestito alla Banca. Due persone scelte dal gruppo ricevono il credito, le altre controllano come viene utilizzato il denaro e come procede il rimborso. Successivamente ricevono a turno il prestito anche gli altri componenti del gruppo. Ad un livello superiore questi gruppi sono organizzati in “Centri di Villaggio” dove si incontrano settimanalmente e a cui partecipa un funzionario della Banca. In questa sede sono discusse le attività dei clienti ed affrontati i loro eventuali problemi, qui vengono effettuate le transazioni bancarie (rimborsi). Da quanto descritto si evince uno dei fondamenti di questo modello che è il concetto che è la Banca a raggiungere il cliente e non viceversa come nel modello classico. 8 I prestiti sono di solito annuali, l’interesse uguale a quello delle altre Banche del Paese, il rimborso stabilito in quote settimanali per facilitarne al massimo il rimborso. I clienti possono chiedere ulteriori prestiti di importo più elevato, dopo l’estinzione del prestito. Ogni componente del gruppo è responsabile per il rimborso degli altri e nessuno potrà ricevere altri prestiti se non risultano in ordine i pagamenti di tutto il gruppo. Ogni cliente quando riceve il prestito deve depositarne il 5% in un Fondo comune del Gruppo e anche accantonare un risparmio settimanale anche se minimo, questo costituirà un fondo personale. Il Fondo del gruppo, gestito dal gruppo è utilizzato per le varie necessità per cui ne dispone l’utilizzo, da far fronte a casi di malattia, a emergenze e così via. A livello amministrativo la gestione della Banca si articola in Branche il cui personale segue i contatti con i clienti, ognuna segue circa 70 Centri di Villaggio. Gli Uffici di Area coordinano le Branche. Gli Uffici di Zona coordinano quelli di Area infine l’Ufficio Centrale gestisce le risorse esterne, prende decisioni politiche, conduce attività di ricerca e sviluppo. I clienti della Banca possono acquistare piccole quote azionarie e di conseguenza diventare perciò comproprietari. Un’altra caratteristica peculiare di questo modello è l’obbligo di assumere determinate regole di comportamento finalizzate al miglioramento della qualità della vita, i clienti devono accettarle e sottoscriverle al momento dell’ingresso nel programma. 9 IL MODELLO LATINO AMERICANO Anche questo modello è fondato sul gruppo di solidarietà. I membri del gruppo non devono essere parenti e devono avere condizioni socio-economiche simili. Ricevono individualmente il credito di cui tutto il gruppo è garante. I prestiti sono di piccolo importo e di breve durata a cui possono seguirne altri di importi più elevati. I tassi di interesse sono solitamente più alti di quelli di mercato. Ai clienti viene chiesto di effettuare depositi di risparmio che hanno una funzione di garanzia sul prestito e non vengono considerati gli aspetti relativi allo sviluppo sulla comunità. Questi due ultimi aspetti differenziano questo modello da quello della Grameen Bank, li accomuna invece in non prevedere tra i propri obiettivi quello di sviluppare l’autonomia nella gestione finanziaria del gruppo che rimane quindi sempre delegata ai funzionari di Banca. 10 BANCHE DI VILLAGGIO; FONDI ROTATIVI E ASSOCIAZIONI DI CREDITO E RISPARMIO (Community Based Organizzations CBO) Questi ultimi tre modelli mirano a sviluppare una gestione finanziaria autonoma dei gruppi, con una propensione alla creazione di una sorta di piccola Banca informale che soprattutto gestisce il risparmio dei membri. 1- Banche di Villaggio La Banca di Villaggio è fondata da un gruppo di persone (20-50) che ricevono formazione e credito da una MFI (organizzazione proponente) che promuove la Banca. I finanziatori provengono sia dall’esterno (MFI) che dall’interno attraverso la raccolta del risparmio tra i suoi membri come anche da guadagni provenienti da interessi e/o investimenti. Si pone come obiettivo l’autonomia finanziaria. Gli interessi sono solitamente quelli correnti, i membri eleggono un Comitato che gestisce gli aspetti finanziari e l’erogazione dei crediti ai clienti. 2-Fondi Rotativi Comunitari Formati da grandi gruppi che vanno da 30 a 50 persone, gestiscono i risparmi raccolti, i prestiti ed anche eventuali donazioni esterne. Lavora attraverso un Comitato di gestione eletto dai membri. Il gruppo stabilisce con autonomia le proprie regole al fine di rispondere alle specifiche necessità dei suoi membri, anche con una variabilità tra cliente e cliente. L’ammontare del prestito dipende dal fondo interno accumulato, per il prestito non sono generalmente richieste garanzie, in caso di insoluti il gruppo risponde usando i fondi interni per la restituzione. 3-Associazioni di Credito e Risparmio 11 Si differenziano dai Fondi rotativi perché i fondi provengono completamente dal solo risparmio dei membri e il ruolo dell’Organizzazione proponente MFI è di sola assistenza tecnica. L’indipendenza finanziaria del gruppo è quindi completa e presente sin dalla sua costituzione. L’associazione può essere composta da 30 a 50 persone che eleggono i Referenti che poi costituiscono uno o più Comitati. Questi gestiscono i risparmi, analizzano e approvano le richieste di credito, seguono le transazioni finanziarie e gestiscono la contabilità. Stabiliscono in modo autonomo le regole e le condizioni per le erogazioni di credito che possono essere destinate sia a progetti produttivi che per esigenze di consumo. Di solito gli interessi sono più alti di quelli di mercato poiché vengono utilizzati per accrescere il capitale del gruppo. 12 IL MICROCREDITO: Uno strumento non solo economico Ho trovato estremamente interessante e profondamente rivoluzionarie le idee del Prof. Yunus. Le sue idee sono partite da considerazioni semplici, concrete, da un’analisi lucida e ispirata dal buon senso piuttosto che dalle solite analisi macro-economiche di scarso impatto sulla vita della gente comune. Ma la sua determinazione certamente ispirata da un profondo senso etico, mi colpisce poiché unitasi alla capacità, ha dato vita ad un progetto che poteva apparire impossibile. I dati attuali sulla diffusione del Microcredito e sui suoi positivi risultati, dicono il valore dell’uomo e delle sue idee. Il prof. Yunus è riuscito a dimostrare che una convivenza tra etica ed economia è possibile. E questo è credo, certamente un dato rivoluzionario se si considera il funzionamento convenzionale della politica e dell’economia attuale. Il Microcredito si propone di liberare i poveri non solo dalla fame ma anche dalla soggezione politica, dall’ingiustizia e da una vita senza speranza. Lo sviluppo economico, è dimostrato, rende possibile liberarsi dall’oppressione degli estremismi. Yunus lo dimostra con l’esperienza realizzata in Bangladesh dove anche quegli aspetti religiosi e culturali che sembravano fissi e immutabili cominciano a diventare più fluidi (per es. l’istituto della dote,i matrimoni tra bambini, i maltrattamenti alle donne). Alle elezioni del 1996 le donne hanno partecipato in massa dimostrando la loro sete di libertà e di giustizia. 13 Il fondamentalismo è stato sconfitto alle urne. L’obiettivo della Grameen Bank è quello di dare ai poveri la possibilità attraverso il M.C. di diventare esseri umani indipendenti, attivi, pensanti e creativi. Il prof. Yunus rileva, dopo aver osservato l’applicazione delle idee della Grameen Bank, come i problemi dei poveri nei vari continenti siano fondamentalmente gli stessi in tutto il mondo. La povertà è una prigione sociale che va al di là delle differenze di razza, di lingua, di costume. Il M.C. si dimostra un ottimo strumento per liberare le potenzialità delle persone. Certo, occorre ricordare che per realizzare un miglioramento economico stabile nel tempo è anche necessario un contesto che agevoli il progresso, un sistema di istruzione efficiente e diffuso, un buon sistema sanitario, un piano pensionistico, una rete di informazione e di comunicazione efficiente. Senza questo supporto il progresso economico realizzato può bloccarsi o essere riassorbito. 14 IL MICROCREDITO IN PALESTINA Per comprendere il significato dell’emergenza in Palestina è necessario conoscere sia gli aspetti storici del conflitto Israelo-palestinese , che le attuali condizioni di vita della popolazione civile che con questo conflitto ancora convivono. La sua storia rende possibile la comprensione di quegli aspetti sociali e psicologici che caratterizzano la popolazione palestinese di oggi e il suo modo di affrontare quella che è stata già definita una vera e propria emergenza umanitaria. In questo contesto cercherò di inserire l’esperienza del Microcredito diffusosi sul territorio negli ultimi anni, riportando in particolare la situazione del Governatorato di Tulkarem. 15 IL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE : la storia Con il primo congresso sionista convocato a Basilea da Theodor Herzil nel 1897 i destini del popolo palestinese e di quello ebraico si sono intrecciati in un abbraccio che a tutt’oggi appare mortale. In quel congresso venne proclamato il diritto del popolo ebraico ad una Stato in Palestina che era da loro considerata l’antica patria degli antenati, lasciata da quasi 2000 anni. “Una terra senza popolo per un popolo senza terra” Ma la Palestina, antica terra di Canaan, non era deserta. Era abitata da circa 500.000 arabi palestinesi e da 25.000 ebrei (prima ondata migratoria proveniente dalla Russia in seguito alla rivolta del 1882 contro lo Zar). Nel 1920 la Lega delle Nazioni concesse agli inglesi un Mandato di controllo sulla Palestina. La Germania e la Turchia erano uscite sconfitte dal conflitto e l’Impero Ottomano era stato smembrato. Fu fondata in quell’anno la “Jewish National Home” , quest’agenzia si occupò di organizzare la prima massiccia immigrazione ebraica e l’acquisizione di terra, che rappresentava il 5% della Palestina mentre la popolazione ebraica raggiunse il 17%. Cominciarono le violente proteste palestinesi che erano spontanee poiché non disponevano di un’organizzazione politica definita (1921, 1929, 1936). Tra il 1930 e il 1939 molti ebrei europei raggiunsero la Palestina per sfuggire le persecuzioni naziste. Tra il 1936 e il 1939 la rivolta palestinese raggiunse livelli così aspri che nel 1937 una Commissione reale Britannica nominata per affrontare il problema, concluse che era impossibile concedere agli arabi l’autogoverno e contemporaneamente agli ebrei la Patria ebraica. La soluzione individuata stava nella fine del Mandato e la spartizione del Paese. 16 Ebrei ed arabi si rifiutarono. Durante la II° guerra mondiale alla Conferenza di Baltimora nel 1942, i sionisti chiesero l’immigrazione illimitata e la fondazione dello Stato ebraico, annunciando anche l’organizzazione di forze armate per combattere la politica inglese nella Palestina. La Gran Bretagna delegò la questione nel 1947 all’ Organizzazione delle Nazioni Unite creata il 24 ottobre 1945 per assicurare il mantenimento della pace e promuovere la cooperazione internazionale, dopo il disastro del secondo conflitto mondiale. La speciale Commissione per la Palestina costituitasi, si espresse per la fine del Mandato britannico, per l’indipendenza della Palestina e delegò le Nazioni Unite di provvedere al problema degli ebrei europei. Le Nazioni Unite non potevano ignorare le conseguenze dell’Olocausto e la massiccia emigrazione conseguitane a cui nessun Paese era preparato. La proposta fu di dividere la Palestina che in quel momento era popolata per il 70% da arabi che possedevano il 90% della terra. Una parte, poco meno del 50% agli arabi e il 53% allo Stato ebraico (ris. 181 del 29-11-1947). I sionisti accettarono ma i palestinesi chiamati a rinunciare alle proprie terre, rifiutarono. L’Inghilterra ritirò il suo Mandato e il 14 maggio 1948 nacque lo Stato di Israele. Cinque armate arabe vennero in aiuto ai palestinesi attaccando Israele ma il conflitto si concluse con la vittoria degli israeliani. Un altro 20% del territorio palestinese inclusa metà Gerusalemme fu occupata, arrivando così a possedere l’80% del territorio. 385 villaggi furono distrutti e 750.000 palestinesi tra espulsi e scappati al terrore scatenato dalle armate ebraiche, divennero Rifugiati presso i paesi confinanti (Giordania, Libano, Siria, Iraq, Egitto). Per loro l’ONU fece una risoluzione in cui si indicava il diritto al ritorno o a un indennizzo a tutt’oggi non ottemperata da Israele. 17 Dal 1948 altre 4 guerre hanno conosciuto quei territori, è nata l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina come opposizione organizzata dei palestinesi contro l’occupazione militare israeliana e loro Autorità governativa. E’ sorto il massiccio fenomeno della costruzione illegale di colonie ebraiche nel rimanente 20% di territorio palestinese. Dopo anni di conflitto (compreso la prima Intifada,1987), l’accordo di Oslo tra Yasser Arafat leader storico palestinese e Yitzhak Rabin primo ministro israeliano, del 13 settembre 1993, aveva fatto sperare in una pace possibile. Si stabiliva una graduale Autonomia palestinese nei territori occupati (il 22% della terra originaria) e si dichiarò conclusa la prima rivolta delle pietre scoppiata nel 1987. L’uccisione di Rabin per mano di estremisti religiosi ebrei fece tornare al potere la destra integralista, che ancora oggi impedisce la realizzazione dell’Accordo e favorisce invece una politica di espansione della confisca delle terre e la costruzione di colonie illegali (180 ad oggi). Il 28 settembre 2000 Ariel Sharon primo ministro israeliano, con una visita provocatoria alla moschea di Al-Aqsa, scortato da ingenti forze militari, scatenò la protesta dei palestinesi per la profanazione del luogo sacro. E’ stata quella la data di inizio di quella che è stata definita la seconda Intifada (rivolta delle pietre). La prima conclusasi nel 1995 con la firma degli Accordi di Oslo, contò 1500 palestinesi morti, decine di migliaia di feriti, la chiusura delle Università, la deportazione di attivisti e la distruzione di molte abitazioni civili. La seconda Intifada è nata a Gerusalemme e si è rapidamente diffusa in tutta la Cisgiordania e la Striscia di Gaza e Israele fermando il processo di pace. Ha visto l’accentuazione dell’aspetto militare della resistenza palestinese e la nascita del fenomeno degli attentati suicidi. La risposta israeliana è stata durissima con pesanti assedi militari, occupando e isolando l’intero territorio dell’Autorità palestinese e 18 seminando distruzione per quasi tutti i villaggi e le città, danneggiando gravemente le infrastrutture istituzionali e civili (scuole, ospedali, teatro, aeroporto ecc.), strangolando l’economia (164 ceck-point esistenti ed operanti ad oggi) e creando una vera e propria emergenza umanitaria. Questa preoccupante situazione ha spinto il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ad approvare la risoluzione1042 del30 marzo 2002 che ordinava il ritiro delle truppe israeliane dal territorio palestinese, anche questa tutt’oggi disattesa. 19 GIBBAR, IL MURO Nel giugno 2000 il Governo israeliano ha preso la decisione di costruire un muro (già definito il muro della vergogna), per la sicurezza. Questo muro della lunghezza prevista di 360 km, è nella sua prima fase di costruzione. L’esercito ha già realizzato la confisca delle terre e la sua costruzione nella zona a nord ( Jenin, Tulkarem, Qalchilia ). Al momento (luglio 2003) 115 chilometri sono stati realizzati, la larghezza del terreno spianato con tutto quello che c’era sopra, case, serre, orti, alberi e pozzi d’acqua, varia dai 60 ai 150 metri. Il muro in cemento armato, in alcuni tratti intorno ai centri abitati raggiunge l’altezza di 8 metri in altre zone tra i 3 e i 5 metri. Sono stati sradicati 80.000 alberi da frutto, in gran parte ulivi e distrutti più di 10.000 m2 di terreno agricolo, anche 35.ooo m. di tubi della rete idrica sono stati perduti. 31 pozzi di acqua potabile di proprietà di 600 famiglie sono rimasti di là dal muro. Questi costituivano con i loro 3,8 milioni di metri cubi di acqua che fornivano, la fonte principale di sostentamento dell’intera zona sia per l’uso domestico che per l’irrigazione. 3173 famiglie verranno separate parzialmente o completamente dal proprio terreno, dal resto della famiglia e dalla possibilità di usufruire di servizi indispensabili come scuole, ospedali, uffici, mercati. Le conseguenze anche dal punto di vista ambientale, sono già disastrose. In ambito economico si osservano: - Aumento della disoccupazione e della povertà - Emigrazione di gruppi di popolazione (solo a Qalchilia già 4.000) alla ricerca di nuove possibilità di lavoro. 20 - Maggior dipendenza dall’economia di mercato israeliana per l’impossibilità di vendere e approvvigionarsi di merci, soprattutto frutta e verdura. In ambito sociale si osservano variazioni profonde. Lo sgretolamento dei legami familiari dovuta alla dispersione e a livello culturale la perdita dell’identità e della cultura legata alla terra e alle sue tradizioni. Questi ultimi due aspetti producono la rottura di quella rete di contenimento che protegge dalle varie problematiche psicologiche e sociali che insorgono come conseguenza della povertà e della disoccupazione. In ambito politico contribuisce a rendere possibile la continuità territoriale del futuro Stato di Palestina 21 IL MICROCREDITO NEL GOVERNATORATO DI TULKAREM Il governatorato di Tulkarem Da un’intervista del 30 luglio 2003 al Governatore, Ezidden Sharif Il 1995 è stata concessa all’Autorità Palestinese, l’Amministrazione del territorio ed ha avuto inizio il suo incarico come Governatore. E’ stato costituito un Corpo di Polizia con un nucleo di controllo sulla sicurezza alimentare (ambito in cui c’erano gravi problemi). Sono arrivati gli aiuti dei programmi di sviluppo dell’ONU, i Giapponesi hanno costruito un ospedale, l’Italia ha realizzato una efficiente rete fognaria, costruito due scuole e contribuito a ripristinare quelle già esistenti. Dopo tre anni di lavoro è stato raggiunto un buon livello di funzionalità della rete idrica e fognaria, del sistema scolastico e dell’assistenza sanitaria. I rapporti con gli israeliani erano buoni sia con gli amministratori delle città vicine che con l’esercito. Poi è arrivato Sharon e l’inizio della seconda Intifada, l’esercito ha rioccupato la Cisgiordania , sono ormai 410 i giorni di occupazione di cui 2/3 sono stati di chiusura totale e coprifuoco. Hanno distrutto 52 palazzi civili, 1.600 sono le case parzialmente danneggiate. 168 persone sono state uccise di cui 18 bambini, 6 anziani e 8 donne. 18.000 i feriti di cui 4.000 sono rimasti andicappati. La disoccupazione è quasi totale. Il 48% è completamente senza lavoro, gli altri si arrangiano con lavori saltuari. 22 Il 68% della popolazione è sotto il livello di povertà. 26.000 ettari di terreno agricolo è stato confiscato da Qaffin a Falamia. 80.000 alberi d’ulivo sono rimasti oltre il muro. 40.000 alberi d’ulivo sono stati distrutti, una parte di questi sradicati e ripiantati al di là del muro. 150.000 giovani alberi d’ulivo sono stati donati dall’Italia al Ministero dell’Agricoltura e sono già stati ripiantati. Molti contadini sono rimasti con la terra di là dal muro. IL PARC Organizzazione promotrice del Microcredito Da un’intervista alla sig.ra Randa, responsabile dei Comitati delle donne per il risparmio e credito di Gerusalemme. Il PARC (Palestinian Agricultural Relief Committees) fu fondato nel 1983 per rispondere alle necessità di assistenza tecnica degli agricoltori in Cisgiordania, da un gruppo di agronomi volontari. Negli anni è divenuta una ONG e ha maturato una lunga esperienza sul campo dandosi una missione e obiettivi strategici che possono riassumersi in: - Assicurare la sicurezza alimentare nel lungo perido (miglioramento delle pratiche agricole, incoraggiamento a tecniche agricole sostenibili, creazione di fonti di acqua ed energia alternative, creazione di nuove opportunità di lavoro in campo agricolo). - Promuovere il ruolo delle donne impegnate in agricoltura accrescendo le loro capacità di leadership e di organizzazione sociale. - Favorire il ruolo del volontariato nel sostegno sociale. - Sviluppare la formazione e la ricerca. E’ organizzato in Dipartimenti. Il Dipartimento donne agricoltrici fornisce alle donne la possibilità di frequentare corsi per accrescere le capacità produttive e quindi il loro 23 ruolo nella società. Il Dipartimento promuove i programmi di Risparmio e Credito. Il cambiamento negli obiettivi dell’Organizzazione dall’assistenza alla promozione dello sviluppo, ha indotto maggior attenzione alle esigenze della popolazione e un allargamento quindi dal settore dell’agricoltura ad ogni ambito in cui si evidenzino bisogni da parte dei cittadini socialmente ed economicamente più deboli. Oggi il PARC costituisce un ombrello per molte piccole associazioni con organizzazione autonoma, tra queste ci sono quelle che gestiscono il credito. Il PARC aiuta nella ricerca dei finanziamenti, fornisce corsi di formazione per lo sviluppo del lavoro, risponde anche a domande di assistenza sanitaria, psicologica e sociale aiutando a cercare le organizzazioni che possono risolvere queste problematiche. Aiuta a trovare le soluzioni possibili ai problemi che gli vengono sottoposti. 24 IL CREDITO I primi programmi di Microcredito furono finanziati da Austria, Irlanda, Italia e Paesi Arabi. I prestiti venivano erogati dalle Banche e dopo due anni avrebbe dovuto cominciare la restituzione. L’inizio della seconda Intifada ha reso difficile la prosecuzione del programma, dalle visite alle clienti alla restituzione del credito, sia per le difficoltà di movimento che per il crollo economico. Le Banche hanno concesso altri due anni di tempo per favorire la restituzione del credito attraverso un programma di cui il PARC è intermediario e responsabile. I dirigenti hanno dovuto ripensare il credito alla luce delle nuove esigenze e delle più difficili condizioni economiche e sociali. I suoi dirigenti sono stati in Bangladesh per capire come si potesse organizzare meglio la concessione dei crediti. Dal 1999 hanno cominciato con un programma di Risparmio e prestito. Oggi 3.200 progetti si finanziano con questa modalità. Tutti i soci seguono corsi di formazione prima di accedere al credito. Il PARC li segue nelle loro esigenze per tutto l’iter di gestione del progetto. Giuridicamente non hanno alcuna autorità su queste persone, questo rapporto si fonda su un accordo di aiuto. I vari Comitati di Risparmio e Credito sono totalmente autonomi. Le richieste di crediti dall’inizio dell’Intifada è notevolmente aumentata e non è possibile rispondere a tutte le richieste. L’aumento della disoccupazione (intorno al 70%) per la perdita del lavoro in Israele, la chiusura delle strade che impedisce lo scambio delle merci, il crollo del turismo e i frequenti coprifuochi, motivano queste richieste. 25 Il sistema dei prestiti nasce soprattutto per le donne sia perché in una situazione così grave sono la parte che risente di più, le prime ad essere licenziate, escluse dal credito bancario ecc., sia perché hanno dimostrato grandi potenzialità e capacità nel superare le difficoltà anche tecniche nell’avvio e sviluppo dei progetti. 26 IL MICROCREDITO A TULKAREM Da un’intervista alla dott.ssa Intisar Sarman responsabile per il PARC dei Comitati delle donne per il risparmio e credito della zona. In questo territorio le donne spontaneamente si organizzavano in piccoli gruppi dove ciascuna versava mensilmente una piccola cifra che poi veniva data a turno ad una donna del gruppo. Il PARC ha studiato questo fenomeno ed ha cercato di aiutare le donne ad organizzarsi meglio e anche ha voluto fornire loro una formazione per le attività dei progetti che volevano realizzare. Sada è stato il primo villaggio in cui è stata iniziata questa esperienza. E’ stata chiesta l’autorizzazione a costituirsi in Comitato e l’hanno ottenuta dal Ministero del Lavoro dell’Autorità Palestinese. All’inizio erano 20 donne, oggi a distanza di 2 anni sono 12 gruppi con 320 donne. Ora c’è anche un Comitato amministrativo delle donne di cui fa parte un funzionario del PARC. Il ruolo del PARC è aiutare a realizzare questi progetti. Il Ministero controlla la gestione di questo Comitato. Ogni mese le donne versano 15 dollari, si appoggiano ad una Banca iscritta nell’Associazione. Lei come funzionario del PARC visita i gruppi due volte al mese. Il gruppo si incontra ogni settimana e alla responsabile designata dal gruppo, viene versata la quota mensile. Ogni 4 mesi le somme sono versate in Banca e vengono rilasciate le ricevute. A seconda della grandezza del gruppo i prestiti vengono erogati ogni 6 o anche ogni 2 mesi. Chi desidera ricevere un prestito deve presentare una domanda ed essere iscritto all’Associazione da almeno un anno. 27 Ogni gruppo elegge un comitato interno, questo decide quando e a chi concedere il prestito, informando la sede centrale che è a Tulkarem. Appena raggiunta la cifra viene concesso il prestito. In caso di emergenza può essere concesso subito a chi in quel momento ha bisogno. Nel momento in cui si concede il prestito, la beneficiaria deve fare la domanda nella sede centrale, firmare il contratto e le cambiali, si scambiano le ricevute di concessione del prestito e di ricevimento della cifra da parte della cliente. La restituzione comincia in genere a distanza di qualche mese. Le donne accantonano anche un risparmio personale. Finora sono stati erogati 28 prestiti (tra i 500 e i 1000 dinari). 17 per piccoli progetti 11 per operazioni , cure sanitarie e riparazioni di case. Con questo strumento le donne hanno potuto aiutare la propria famiglia ad affrontare l’emergenza più dura, sperano però di arrivare a sviluppare le loro attività. La responsabile del PARC dice che il loro sogno è di realizzare un’associazione tra tutte le realtà di microcredito in Palestina e costituire una Banca: Molte gravi situazioni di povertà non sono state ancora raggiunte da questo strumento di aiuto. L’esperienza ha dimostrato come questo sistema di concessione di piccoli prestiti aiuti a sopportare le più gravi situazioni di emergenza, almeno alimentare e sanitaria. Per ciò che concerne obiettivi di sviluppo ancora non è stato possibile. Questo dipenderà dalla situazione politica. Un Progetto realizzato a Salam, quartiere periferico di Tulkarem 28 Beneficiaria la signora Hala Nanish, 33 anni maestra diplomata, sposata con 4 figli. Obiettivo del progetto è stato la sistemazione di un piccolo asilo per bambini dai tre ai cinque anni. Ha ricevuto un prestito di 1.000 dinari con procedura d’urgenza. L’asilo è l’unica fonte di reddito per la famiglia, il marito era autista ma è rimasto disoccupato e senza macchina tre anni fa. Il suo asilo è stato gravemente danneggiato dai missili degli elicotteri apache. Che avevano come obiettivo attivisti dell’intifada. Ha dovuto perciò chiuderlo due anni fa. L’urgenza è stata stabilita non solo per le difficoltà della famiglia ma anche perché 60 bambini restavano senza scuola materna. Oggi ha ripristinato l’asilo che accoglie 40 bambini, molte famiglie non possono pagare la retta perciò comunque ci sono difficoltà economiche anche per la restituzione del prestito. La signora spera però che con il tempo l’attività vada meglio e spera di poter sistemare ulteriormente la scuola con un prossimo prestito. La sua situazione familiare è migliorata e così anche i rapporti con il marito che ora collabora all’attività accompagnando i bambini con un pulmino prestato da un parente. E’ contenta di aver avuto questa opportunità che consiglierebbe anche ad altre donne anche se trova troppo bassa la cifra erogata. BIBLIOGRAFIA GENERALE 29 Zamperetti F., Dalla Costa G.F. (2003), Microcredito donne e sviluppo: il caso dell’Eritrea, CLEUP Yunus M. (1988) Il banchiere dei poveri, Feltrinelli Chomsky N. (2002) Il conflitto Israele-Palestina, Datanews Said E. (2001) La questione palestinese, Feltrinelli Salerno E. (2002) Israele, la guerra dalla finestra, Ed. riuniti Giardina A., Liverani M., Scarcia B. (1987) La Palestina, storia di una terra. L’età antica e cristiana, l’Islam, la questione attuale. Ed. Riuniti World bank (the) www worldbank.org Microcredito www microcreditsummit.org www grameeninfo.org Microcredito Palestina www worldbank.org index west bank & Gaza www pengon.org www palestinemonitor.org www arabcomint.com 30