IL MICROCREDITO Una modalità efficace per

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IL MICROCREDITO Una modalità efficace per
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI
PADOVA
(anno accademico 2002-2003)
IL MICROCREDITO
Una modalità efficace per affrontare le
emergenze?
L’esperienza in Palestina
Dott.ssa Angela Antonino
Corso di perfezionamento in Psicologia
dell’Emergenza in situazioni di calamità naturali o
umane in ambito nazionale o internazionale
Dir. Prof. Erminio Gius
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IL MICROCREDITO
Una modalità efficace per affrontare le
emergenze ?
L’esperienza in Palestina
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Un ringraziamento speciale ad Ali
Samhan, un amico Palestinese che mi
ha aiutato nel realizzare questo lavoro
in tutto ciò che ha riguardato il suo
Paese.
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IL MICROCREDITO : una modalità efficace per affrontare le
emergenze? L’esperienza in Palestina.
Nato dalle riflessioni del dottor Muhammad Yunus sul disastro
economico e sociale causato dall’inondazione del 1974 in Bangladesh, il
Microcredito si propone oggi come una delle modalità più efficaci per
fronteggiare la lotta alla povertà nel mondo.
Diffusosi in sei continenti e in quasi tutti i paesi del mondo, studiato da
oltre venti anni, ha dato prova di essere un valido strumento non solo
per affrontare l’immediato post catastrofe ma anche per avviare processi
di sviluppo economico e sociale di grande valenza sociale economica e
politica.
Nel primo Microcredi Summit tenutosi a Washington nel 1997 viene
definito come “ l’insieme dei programmi che forniscono credito e altri
servizi finanziari ed aziendali (inclusi servizi per il risparmio ed
assistenza tecnica) a persone molto povere, per il lavoro autonomo.
Il Microcredito fornisce concessioni di credito a persone escluse dal
credito del sistema bancario tradizionale. I poveri che non dispongono
di beni da dare in garanzia alle Banche per ottenere il credito, possono
invece con questa diversa modalità ricevere il credito cioè “la fiducia”.
Questa si fonda sul presupposto dell’esistenza di una loro capacità
naturale e innata, non solo di sopravvivere ma di cambiare la propria
condizione di povertà, di migliorarla avviando un processo di
cambiamento sostanziale e radicale.
Il Microcredito nasce quindi con il grande obiettivo di lavorare per
l’eliminazione della povertà assoluta che riguarda un quinto della
popolazione mondiale.
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Questo non attraverso i consueti canali assistenziali dove destinate agli
aiuti vengono spese per ¾ spesi nei paesi donatori e l’ultimo quarto va
ad arricchire una piccola elite di consulenti burocrati e funzionari
corrotti.
Il risultato è nessun beneficio all’economia del paese destinatario degli
aiuti. Senza contare –dice il prof. Yunus- che la beneficenza non è una
soluzione né a breve termine né a lungo termine. Favorisce una
mentalità passiva e parassitaria e priva l’uomo della sua dignità.
Il Microcredito attraverso il potenziamento delle naturali risorse che
ogni uomo anche poverissimo possiede, vuole promuovere lo sviluppo
non solo economico, ma anche etico e sociale.
E’ stato rilevato che nelle società in cui maggiore è la discriminazione di
genere, maggiore è la povertà, la crescita economica è più lenta e le
difficoltà di governo e qualità di vita è più bassa (Banca Mondiale
2001).
Queste considerazioni hanno indotto a ritenere le donne come clienti
preferenziali per la concessione di crediti.
E’ stimato che le donne rappresentino il 70% delle persone povere.
Inoltre a differenza degli uomini che contribuiscono alle spese familiari
con il 50-60% del proprio salario, le donne tendono a non trattenere
niente per se stesse e quindi contribuiscono in modo maggiore al
benessere della loro famiglia. Investire nelle donne porta quindi a
moltiplicare l’effetto positivo (Cheston e Kuhn, 20002- Microcredit
Summit).
I poveri non sono considerati un mercato conveniente per il credito, i
costi di erogazione per esempio che hanno le banche tradizionali sono
fissi, spesso sono perciò costretti a rivolgersi agli usurai.
E’ facilmente immaginabile come questo aggravi la propria condizione
estendendola a volte addirittura alle generazioni successive.
E’ stato osservato che in molti paesi, seppure con modalità diverse,
siano sorte iniziative che cercavano di realizzare servizi di aiuto
finanziario come gruppi di risparmio e credito tra pari.
Sempre l’obiettivo di questi servizi finanziari autogestiti è quello di
realizzare una maggiore sicurezza di vita per il singolo e per il gruppo di
appartenenza.
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Solitamente un gruppo di persone decide di risparmiare fino al
raggiungimento di una certa cifra accantonata a intervalli regolari.
Questa cifra viene assegnata a turno ad un membro del gruppo che viene
così a disporre di un capitale per realizzare un proprio progetto o
affrontare spese necessarie.
Sono state definite Rotaring Saving and Credit Associations (ROSCA).
I vantaggi che queste assicurano oltre alla possibilità di ricevere il
credito, possono consistere in un tipo di credito adattato a situazioni
specifiche, il rafforzamento dei legami sociali, una maggior capacità di
fronteggiare emergenze dei singoli e del gruppo.
I limiti, la scarsa flessibilità sia nella cifra che sui tempi di realizzazione
di questa disponibilità insieme con il rischio di scioglimento del gruppo
prima di aver potuto ricevere il prestito.
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I PROGRAMMI DI MICROCREDITO
Questi programmi hanno sviluppato una varietà di metodi per erogare il
servizio di credito, al fine di facilitarne l’accesso e garantirne il
rimborso.
Essi si articolano sostanzialmente attraverso due modalità, una che fa
riferimento ad un credito individuale, il secondo che prevede
l’erogazione attraverso gruppi.
Le garanzie di rimborso sono fondate nel primo caso sull’impegno
individuale, nel secondo su un impegno collettivo e solidale.
Il Microcredito individuale costituisce una sorta di adattamento delle
classiche modalità bancarie, adattato all’esigenza di sostenere piccole
attività produttive.
Nel Microcredito che eroga credito attraverso gruppi è possibile
individuare una distinzione interna a seconda che i programmi siano
orientati solo a fornire garanzie per la restituzione del credito o si
propongano anche di gestire il programma stesso.
Possiamo attualmente individuare 4 tipologie di erogazione del credito
fondate sul gruppo:
-
Il modello Grameen Bank
Il modello Latino americano
La Banca di Villaggio e i Fondi rotativi comunitari
Associazioni di credito e risparmio (Saving&Loans Associations,
SLA)
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IL MODELLO GRAMMEN BANK
Questo modello nasce dalla scommessa dell’Economista e professore
universitario Mohammed Yunus , di dare fiducia ai poveri e cioè
sulla possibilità di concedere prestiti ai poveri.
Egli ha utilizzato l’approccio del gruppo solidale e ha portato il
Microcredito all’attenzione mondiale.
Iniziò garantendo di persona i prestiti fino al 1983 quando fondò la
Grameen Bank, la prima Banca dei poveri che oggi ha più di 1000
succursali e più di due milioni di clienti.
Su questo modello sono attualmente esistenti progetti in 58 Stati nel
mondo.
Questo modello è stato creato in particolare pensando alle esigenze
delle donne povere che sono interessate a gestire attività economiche
a conduzione familiare. Il 94% dei clienti è infatti costituito da
donne.
Il meccanismo del credito si fonda sulla costituzione spontanea di un
gruppo formato da 4 o 5 persone che richiedono un prestito alla
Banca. Le partecipanti non devono essere parenti e devono avere una
condizione di pari livello socio-economico.
Il gruppo così formato chiede il prestito alla Banca. Due persone
scelte dal gruppo ricevono il credito, le altre controllano come viene
utilizzato il denaro e come procede il rimborso.
Successivamente ricevono a turno il prestito anche gli altri
componenti del gruppo.
Ad un livello superiore questi gruppi sono organizzati in “Centri di
Villaggio” dove si incontrano settimanalmente e a cui partecipa un
funzionario della Banca. In questa sede sono discusse le attività dei
clienti ed affrontati i loro eventuali problemi, qui vengono effettuate
le transazioni bancarie (rimborsi).
Da quanto descritto si evince uno dei fondamenti di questo modello
che è il concetto che è la Banca a raggiungere il cliente e non
viceversa come nel modello classico.
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I prestiti sono di solito annuali, l’interesse uguale a quello delle altre
Banche del Paese, il rimborso stabilito in quote settimanali per
facilitarne al massimo il rimborso.
I clienti possono chiedere ulteriori prestiti di importo più elevato,
dopo l’estinzione del prestito.
Ogni componente del gruppo è responsabile per il rimborso degli
altri e nessuno potrà ricevere altri prestiti se non risultano in ordine i
pagamenti di tutto il gruppo.
Ogni cliente quando riceve il prestito deve depositarne il 5% in un
Fondo comune del Gruppo e anche accantonare un risparmio
settimanale anche se minimo, questo costituirà un fondo personale.
Il Fondo del gruppo, gestito dal gruppo è utilizzato per le varie
necessità per cui ne dispone l’utilizzo, da far fronte a casi di malattia,
a emergenze e così via.
A livello amministrativo la gestione della Banca si articola in
Branche il cui personale segue i contatti con i clienti, ognuna segue
circa 70 Centri di Villaggio. Gli Uffici di Area coordinano le
Branche.
Gli Uffici di Zona coordinano quelli di Area infine l’Ufficio Centrale
gestisce le risorse esterne, prende decisioni politiche, conduce attività
di ricerca e sviluppo.
I clienti della Banca possono acquistare piccole quote azionarie e di
conseguenza diventare perciò comproprietari.
Un’altra caratteristica peculiare di questo modello è l’obbligo di
assumere determinate regole di comportamento finalizzate al
miglioramento della qualità della vita, i clienti devono accettarle e
sottoscriverle al momento dell’ingresso nel programma.
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IL MODELLO LATINO AMERICANO
Anche questo modello è fondato sul gruppo di solidarietà. I membri
del gruppo non devono essere parenti e devono avere condizioni
socio-economiche simili.
Ricevono individualmente il credito di cui tutto il gruppo è garante. I
prestiti sono di piccolo importo e di breve durata a cui possono
seguirne altri di importi più elevati.
I tassi di interesse sono solitamente più alti di quelli di mercato.
Ai clienti viene chiesto di effettuare depositi di risparmio che hanno
una funzione di garanzia sul prestito e non vengono considerati gli
aspetti relativi allo sviluppo sulla comunità.
Questi due ultimi aspetti differenziano questo modello da quello
della Grameen Bank, li accomuna invece in non prevedere tra i
propri obiettivi quello di sviluppare l’autonomia nella gestione
finanziaria del gruppo che rimane quindi sempre delegata ai
funzionari di Banca.
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BANCHE
DI
VILLAGGIO;
FONDI
ROTATIVI
E
ASSOCIAZIONI DI CREDITO E RISPARMIO (Community Based
Organizzations CBO)
Questi ultimi tre modelli mirano a sviluppare una gestione finanziaria
autonoma dei gruppi, con una propensione alla creazione di una sorta
di piccola Banca informale che soprattutto gestisce il risparmio dei
membri.
1- Banche di Villaggio
La Banca di Villaggio è fondata da un gruppo di persone (20-50) che
ricevono formazione e credito da una MFI (organizzazione proponente)
che promuove la Banca. I finanziatori provengono sia dall’esterno (MFI)
che dall’interno attraverso la raccolta del risparmio tra i suoi membri
come anche da guadagni provenienti da interessi e/o investimenti.
Si pone come obiettivo l’autonomia finanziaria. Gli interessi sono
solitamente quelli correnti, i membri eleggono un Comitato che gestisce
gli aspetti finanziari e l’erogazione dei crediti ai clienti.
2-Fondi Rotativi Comunitari
Formati da grandi gruppi che vanno da 30 a 50 persone, gestiscono i
risparmi raccolti, i prestiti ed anche eventuali donazioni esterne.
Lavora attraverso un Comitato di gestione eletto dai membri.
Il gruppo stabilisce con autonomia le proprie regole al fine di rispondere
alle specifiche necessità dei suoi membri, anche con una variabilità tra
cliente e cliente.
L’ammontare del prestito dipende dal fondo interno accumulato, per il
prestito non sono generalmente richieste garanzie, in caso di insoluti il
gruppo risponde usando i fondi interni per la restituzione.
3-Associazioni di Credito e Risparmio
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Si differenziano dai Fondi rotativi perché i fondi provengono
completamente dal solo risparmio dei membri e il ruolo
dell’Organizzazione proponente MFI è di sola assistenza tecnica.
L’indipendenza finanziaria del gruppo è quindi completa e
presente sin dalla sua costituzione.
L’associazione può essere composta da 30 a 50 persone che
eleggono i Referenti che poi costituiscono uno o più Comitati.
Questi gestiscono i risparmi, analizzano e approvano le richieste
di credito, seguono le transazioni finanziarie e gestiscono la
contabilità.
Stabiliscono in modo autonomo le regole e le condizioni per le
erogazioni di credito che possono essere destinate sia a progetti
produttivi che per esigenze di consumo.
Di solito gli interessi sono più alti di quelli di mercato poiché
vengono utilizzati per accrescere il capitale del gruppo.
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IL MICROCREDITO: Uno strumento non solo economico
Ho trovato estremamente interessante e profondamente
rivoluzionarie le idee del Prof. Yunus.
Le sue idee sono partite da considerazioni semplici, concrete, da
un’analisi lucida e ispirata dal buon senso piuttosto che dalle
solite analisi macro-economiche di scarso impatto sulla vita della
gente comune.
Ma la sua determinazione certamente ispirata da un profondo
senso etico, mi colpisce poiché unitasi alla capacità, ha dato vita
ad un progetto che poteva apparire impossibile.
I dati attuali sulla diffusione del Microcredito e sui suoi positivi
risultati, dicono il valore dell’uomo e delle sue idee.
Il prof. Yunus è riuscito a dimostrare che una convivenza tra etica
ed economia è possibile. E questo è credo, certamente un dato
rivoluzionario se si considera il funzionamento convenzionale
della politica e dell’economia attuale.
Il Microcredito si propone di liberare i poveri non solo dalla fame
ma anche dalla soggezione politica, dall’ingiustizia e da una vita
senza speranza.
Lo sviluppo economico, è dimostrato, rende possibile liberarsi
dall’oppressione degli estremismi.
Yunus lo dimostra con l’esperienza realizzata in Bangladesh dove
anche quegli aspetti religiosi e culturali che sembravano fissi e
immutabili cominciano a diventare più fluidi (per es. l’istituto
della dote,i matrimoni tra bambini, i maltrattamenti alle donne).
Alle elezioni del 1996 le donne hanno partecipato in massa
dimostrando la loro sete di libertà e di giustizia.
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Il fondamentalismo è stato sconfitto alle urne.
L’obiettivo della Grameen Bank è quello di dare ai poveri la
possibilità attraverso il M.C. di diventare esseri umani
indipendenti, attivi, pensanti e creativi.
Il prof. Yunus rileva, dopo aver osservato l’applicazione delle
idee della Grameen Bank, come i problemi dei poveri nei vari
continenti siano fondamentalmente gli stessi in tutto il mondo.
La povertà è una prigione sociale che va al di là delle differenze
di razza, di lingua, di costume.
Il M.C. si dimostra un ottimo strumento per liberare le
potenzialità delle persone.
Certo, occorre ricordare che per realizzare un miglioramento
economico stabile nel tempo è anche necessario un contesto che
agevoli il progresso, un sistema di istruzione efficiente e diffuso,
un buon sistema sanitario, un piano pensionistico, una rete di
informazione e di comunicazione efficiente.
Senza questo supporto il progresso economico realizzato può
bloccarsi o essere riassorbito.
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IL MICROCREDITO IN PALESTINA
Per comprendere il significato dell’emergenza in Palestina è necessario
conoscere sia gli aspetti storici del conflitto Israelo-palestinese , che le
attuali condizioni di vita della popolazione civile che con questo
conflitto ancora convivono.
La sua storia rende possibile la comprensione di quegli aspetti sociali e
psicologici che caratterizzano la popolazione palestinese di oggi e il suo
modo di affrontare quella che è stata già definita una vera e propria
emergenza umanitaria.
In questo contesto cercherò di inserire l’esperienza del Microcredito
diffusosi sul territorio negli ultimi anni, riportando in particolare la
situazione del Governatorato di Tulkarem.
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IL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE : la storia
Con il primo congresso sionista convocato a Basilea da Theodor Herzil
nel 1897 i destini del popolo palestinese e di quello ebraico si sono
intrecciati in un abbraccio che a tutt’oggi appare mortale.
In quel congresso venne proclamato il diritto del popolo ebraico ad una
Stato in Palestina che era da loro considerata l’antica patria degli
antenati, lasciata da quasi 2000 anni.
“Una terra senza popolo per un popolo senza terra”
Ma la Palestina, antica terra di Canaan, non era deserta. Era abitata da
circa 500.000 arabi palestinesi e da 25.000 ebrei (prima ondata
migratoria proveniente dalla Russia in seguito alla rivolta del 1882
contro lo Zar).
Nel 1920 la Lega delle Nazioni concesse agli inglesi un Mandato di
controllo sulla Palestina.
La Germania e la Turchia erano uscite sconfitte dal conflitto e l’Impero
Ottomano era stato smembrato.
Fu fondata in quell’anno la “Jewish National Home” , quest’agenzia si
occupò di organizzare la prima massiccia immigrazione ebraica e
l’acquisizione di terra, che rappresentava il 5% della Palestina mentre la
popolazione ebraica raggiunse il 17%.
Cominciarono le violente proteste palestinesi che erano spontanee
poiché non disponevano di un’organizzazione politica definita (1921,
1929, 1936).
Tra il 1930 e il 1939 molti ebrei europei raggiunsero la Palestina per
sfuggire le persecuzioni naziste.
Tra il 1936 e il 1939 la rivolta palestinese raggiunse livelli così aspri che
nel 1937 una Commissione reale Britannica nominata per affrontare il
problema, concluse che era impossibile concedere agli arabi
l’autogoverno e contemporaneamente agli ebrei la Patria ebraica.
La soluzione individuata stava nella fine del Mandato e la spartizione
del Paese.
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Ebrei ed arabi si rifiutarono.
Durante la II° guerra mondiale alla Conferenza di Baltimora nel 1942, i
sionisti chiesero l’immigrazione illimitata e la fondazione dello Stato
ebraico, annunciando anche l’organizzazione di forze armate per
combattere la politica inglese nella Palestina.
La Gran Bretagna delegò la questione nel 1947 all’ Organizzazione delle
Nazioni Unite creata il 24 ottobre 1945 per assicurare il mantenimento
della pace e promuovere la cooperazione internazionale, dopo il disastro
del secondo conflitto mondiale.
La speciale Commissione per la Palestina costituitasi, si espresse per la
fine del Mandato britannico, per l’indipendenza della Palestina e delegò
le Nazioni Unite di provvedere al problema degli ebrei europei.
Le Nazioni Unite non potevano ignorare le conseguenze dell’Olocausto
e la massiccia emigrazione conseguitane a cui nessun Paese era
preparato.
La proposta fu di dividere la Palestina che in quel momento era popolata
per il 70% da arabi che possedevano il 90% della terra.
Una parte, poco meno del 50% agli arabi e il 53% allo Stato ebraico (ris.
181 del 29-11-1947).
I sionisti accettarono ma i palestinesi chiamati a rinunciare alle proprie
terre, rifiutarono.
L’Inghilterra ritirò il suo Mandato e il 14 maggio 1948 nacque lo Stato
di Israele.
Cinque armate arabe vennero in aiuto ai palestinesi attaccando Israele
ma il conflitto si concluse con la vittoria degli israeliani.
Un altro 20% del territorio palestinese inclusa metà Gerusalemme fu
occupata, arrivando così a possedere l’80% del territorio.
385 villaggi furono distrutti e 750.000 palestinesi tra espulsi e scappati
al terrore scatenato dalle armate ebraiche, divennero Rifugiati presso i
paesi confinanti (Giordania, Libano, Siria, Iraq, Egitto).
Per loro l’ONU fece una risoluzione in cui si indicava il diritto al ritorno
o a un indennizzo a tutt’oggi non ottemperata da Israele.
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Dal 1948 altre 4 guerre hanno conosciuto quei territori, è nata
l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina come opposizione
organizzata dei palestinesi contro l’occupazione militare israeliana e
loro Autorità governativa.
E’ sorto il massiccio fenomeno della costruzione illegale di colonie
ebraiche nel rimanente 20% di territorio palestinese.
Dopo anni di conflitto (compreso la prima Intifada,1987), l’accordo di
Oslo tra Yasser Arafat leader storico palestinese e Yitzhak Rabin primo
ministro israeliano, del 13 settembre 1993, aveva fatto sperare in una
pace possibile.
Si stabiliva una graduale Autonomia palestinese nei territori occupati (il
22% della terra originaria) e si dichiarò conclusa la prima rivolta delle
pietre scoppiata nel 1987.
L’uccisione di Rabin per mano di estremisti religiosi ebrei fece tornare
al potere la destra integralista, che ancora oggi impedisce la
realizzazione dell’Accordo e favorisce invece una politica di espansione
della confisca delle terre e la costruzione di colonie illegali (180 ad
oggi).
Il 28 settembre 2000 Ariel Sharon primo ministro israeliano, con una
visita provocatoria alla moschea di Al-Aqsa, scortato da ingenti forze
militari, scatenò la protesta dei palestinesi per la profanazione del luogo
sacro.
E’ stata quella la data di inizio di quella che è stata definita la seconda
Intifada (rivolta delle pietre).
La prima conclusasi nel 1995 con la firma degli Accordi di Oslo, contò
1500 palestinesi morti, decine di migliaia di feriti, la chiusura delle
Università, la deportazione di attivisti e la distruzione di molte
abitazioni civili.
La seconda Intifada è nata a Gerusalemme e si è rapidamente diffusa in
tutta la Cisgiordania e la Striscia di Gaza e Israele fermando il processo
di pace.
Ha visto l’accentuazione dell’aspetto militare della resistenza
palestinese e la nascita del fenomeno degli attentati suicidi.
La risposta israeliana è stata durissima con pesanti assedi militari,
occupando e isolando l’intero territorio dell’Autorità palestinese e
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seminando distruzione per quasi tutti i villaggi e le città, danneggiando
gravemente le infrastrutture istituzionali e civili (scuole, ospedali, teatro,
aeroporto ecc.), strangolando l’economia (164 ceck-point esistenti ed
operanti ad oggi) e creando una vera e propria emergenza umanitaria.
Questa preoccupante situazione ha spinto il Consiglio di Sicurezza
dell’ONU ad approvare la risoluzione1042 del30 marzo 2002 che
ordinava il ritiro delle truppe israeliane dal territorio palestinese, anche
questa tutt’oggi disattesa.
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GIBBAR, IL MURO
Nel giugno 2000 il Governo israeliano ha preso la decisione di costruire
un muro (già definito il muro della vergogna), per la sicurezza.
Questo muro della lunghezza prevista di 360 km, è nella sua prima fase
di costruzione.
L’esercito ha già realizzato la confisca delle terre e la sua costruzione
nella zona a nord ( Jenin, Tulkarem, Qalchilia ).
Al momento (luglio 2003) 115 chilometri sono stati realizzati, la
larghezza del terreno spianato con tutto quello che c’era sopra, case,
serre, orti, alberi e pozzi d’acqua, varia dai 60 ai 150 metri.
Il muro in cemento armato, in alcuni tratti intorno ai centri abitati
raggiunge l’altezza di 8 metri in altre zone tra i 3 e i 5 metri.
Sono stati sradicati 80.000 alberi da frutto, in gran parte ulivi e distrutti
più di 10.000 m2 di terreno agricolo, anche 35.ooo m. di tubi della rete
idrica sono stati perduti.
31 pozzi di acqua potabile di proprietà di 600 famiglie sono rimasti di là
dal muro. Questi costituivano con i loro 3,8 milioni di metri cubi di
acqua che fornivano, la fonte principale di sostentamento dell’intera
zona sia per l’uso domestico che per l’irrigazione.
3173 famiglie verranno separate parzialmente o completamente dal
proprio terreno, dal resto della famiglia e dalla possibilità di usufruire di
servizi indispensabili come scuole, ospedali, uffici, mercati.
Le conseguenze anche dal punto di vista ambientale, sono già disastrose.
In ambito economico si osservano:
- Aumento della disoccupazione e della povertà
- Emigrazione di gruppi di popolazione (solo a Qalchilia già 4.000)
alla ricerca di nuove possibilità di lavoro.
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- Maggior dipendenza dall’economia di mercato israeliana per
l’impossibilità di vendere e approvvigionarsi di merci, soprattutto
frutta e verdura.
In ambito sociale si osservano variazioni profonde.
Lo sgretolamento dei legami familiari dovuta alla dispersione e a livello
culturale la perdita dell’identità e della cultura legata alla terra e alle sue
tradizioni.
Questi ultimi due aspetti producono la rottura di quella rete di
contenimento che protegge dalle varie problematiche psicologiche e
sociali che insorgono come conseguenza della povertà e della
disoccupazione.
In ambito politico contribuisce a rendere possibile la continuità
territoriale del futuro Stato di Palestina
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IL MICROCREDITO NEL GOVERNATORATO DI TULKAREM
Il governatorato di Tulkarem
Da un’intervista del 30 luglio 2003 al Governatore, Ezidden Sharif
Il 1995 è stata concessa all’Autorità Palestinese, l’Amministrazione del
territorio ed ha avuto inizio il suo incarico come Governatore.
E’ stato costituito un Corpo di Polizia con un nucleo di controllo sulla
sicurezza alimentare (ambito in cui c’erano gravi problemi).
Sono arrivati gli aiuti dei programmi di sviluppo dell’ONU, i
Giapponesi hanno costruito un ospedale, l’Italia ha realizzato una
efficiente rete fognaria, costruito due scuole e contribuito a ripristinare
quelle già esistenti.
Dopo tre anni di lavoro è stato raggiunto un buon livello di funzionalità
della rete idrica e fognaria, del sistema scolastico e dell’assistenza
sanitaria.
I rapporti con gli israeliani erano buoni sia con gli amministratori delle
città vicine che con l’esercito.
Poi è arrivato Sharon e l’inizio della seconda Intifada, l’esercito ha
rioccupato la Cisgiordania , sono ormai 410 i giorni di occupazione di
cui 2/3 sono stati di chiusura totale e coprifuoco.
Hanno distrutto 52 palazzi civili, 1.600 sono le case parzialmente
danneggiate.
168 persone sono state uccise di cui 18 bambini, 6 anziani e 8 donne.
18.000 i feriti di cui 4.000 sono rimasti andicappati.
La disoccupazione è quasi totale. Il 48% è completamente senza lavoro,
gli altri si arrangiano con lavori saltuari.
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Il 68% della popolazione è sotto il livello di povertà.
26.000 ettari di terreno agricolo è stato confiscato da Qaffin a Falamia.
80.000 alberi d’ulivo sono rimasti oltre il muro.
40.000 alberi d’ulivo sono stati distrutti, una parte di questi sradicati e
ripiantati al di là del muro.
150.000 giovani alberi d’ulivo sono stati donati dall’Italia al Ministero
dell’Agricoltura e sono già stati ripiantati.
Molti contadini sono rimasti con la terra di là dal muro.
IL PARC Organizzazione promotrice del Microcredito
Da un’intervista alla sig.ra Randa, responsabile dei Comitati delle donne
per il risparmio e credito di Gerusalemme.
Il PARC (Palestinian Agricultural Relief Committees) fu fondato nel
1983 per rispondere alle necessità di assistenza tecnica degli agricoltori
in Cisgiordania, da un gruppo di agronomi volontari.
Negli anni è divenuta una ONG e ha maturato una lunga esperienza sul
campo dandosi una missione e obiettivi strategici che possono
riassumersi in:
- Assicurare la sicurezza alimentare nel lungo perido
(miglioramento delle pratiche agricole, incoraggiamento a
tecniche agricole sostenibili, creazione di fonti di acqua ed
energia alternative, creazione di nuove opportunità di lavoro in
campo agricolo).
- Promuovere il ruolo delle donne impegnate in agricoltura
accrescendo le loro capacità di leadership e di organizzazione
sociale.
- Favorire il ruolo del volontariato nel sostegno sociale.
- Sviluppare la formazione e la ricerca.
E’ organizzato in Dipartimenti.
Il Dipartimento donne agricoltrici fornisce alle donne la possibilità di
frequentare corsi per accrescere le capacità produttive e quindi il loro
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ruolo nella società. Il Dipartimento promuove i programmi di Risparmio
e Credito.
Il cambiamento negli obiettivi dell’Organizzazione dall’assistenza alla
promozione dello sviluppo, ha indotto maggior attenzione alle esigenze
della popolazione e un allargamento quindi dal settore dell’agricoltura
ad ogni ambito in cui si evidenzino bisogni da parte dei cittadini
socialmente ed economicamente più deboli.
Oggi il PARC costituisce un ombrello per molte piccole associazioni
con organizzazione autonoma, tra queste ci sono quelle che gestiscono il
credito.
Il PARC aiuta nella ricerca dei finanziamenti, fornisce corsi di
formazione per lo sviluppo del lavoro, risponde anche a domande di
assistenza sanitaria, psicologica e sociale aiutando a cercare le
organizzazioni che possono risolvere queste problematiche.
Aiuta a trovare le soluzioni possibili ai problemi che gli vengono
sottoposti.
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IL CREDITO
I primi programmi di Microcredito furono finanziati da Austria, Irlanda,
Italia e Paesi Arabi.
I prestiti venivano erogati dalle Banche e dopo due anni avrebbe dovuto
cominciare la restituzione.
L’inizio della seconda Intifada ha reso difficile la prosecuzione del
programma, dalle visite alle clienti alla restituzione del credito, sia per le
difficoltà di movimento che per il crollo economico.
Le Banche hanno concesso altri due anni di tempo per favorire la
restituzione del credito attraverso un programma di cui il PARC è
intermediario e responsabile.
I dirigenti hanno dovuto ripensare il credito alla luce delle nuove
esigenze e delle più difficili condizioni economiche e sociali.
I suoi dirigenti sono stati in Bangladesh per capire come si potesse
organizzare meglio la concessione dei crediti.
Dal 1999 hanno cominciato con un programma di Risparmio e prestito.
Oggi 3.200 progetti si finanziano con questa modalità.
Tutti i soci seguono corsi di formazione prima di accedere al credito. Il
PARC li segue nelle loro esigenze per tutto l’iter di gestione del
progetto.
Giuridicamente non hanno alcuna autorità su queste persone, questo
rapporto si fonda su un accordo di aiuto.
I vari Comitati di Risparmio e Credito sono totalmente autonomi.
Le richieste di crediti dall’inizio dell’Intifada è notevolmente aumentata
e non è possibile rispondere a tutte le richieste.
L’aumento della disoccupazione (intorno al 70%) per la perdita del
lavoro in Israele, la chiusura delle strade che impedisce lo scambio delle
merci, il crollo del turismo e i frequenti coprifuochi, motivano queste
richieste.
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Il sistema dei prestiti nasce soprattutto per le donne sia perché in una
situazione così grave sono la parte che risente di più, le prime ad essere
licenziate, escluse dal credito bancario ecc., sia perché hanno dimostrato
grandi potenzialità e capacità nel superare le difficoltà anche tecniche
nell’avvio e sviluppo dei progetti.
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IL MICROCREDITO A TULKAREM
Da un’intervista alla dott.ssa Intisar Sarman responsabile per il PARC
dei Comitati delle donne per il risparmio e credito della zona.
In questo territorio le donne spontaneamente si organizzavano in piccoli
gruppi dove ciascuna versava mensilmente una piccola cifra che poi
veniva data a turno ad una donna del gruppo.
Il PARC ha studiato questo fenomeno ed ha cercato di aiutare le donne
ad organizzarsi meglio e anche ha voluto fornire loro una formazione
per le attività dei progetti che volevano realizzare.
Sada è stato il primo villaggio in cui è stata iniziata questa esperienza.
E’ stata chiesta l’autorizzazione a costituirsi in Comitato e l’hanno
ottenuta dal Ministero del Lavoro dell’Autorità Palestinese.
All’inizio erano 20 donne, oggi a distanza di 2 anni sono 12 gruppi con
320 donne.
Ora c’è anche un Comitato amministrativo delle donne di cui fa parte un
funzionario del PARC. Il ruolo del PARC è aiutare a realizzare questi
progetti.
Il Ministero controlla la gestione di questo Comitato.
Ogni mese le donne versano 15 dollari, si appoggiano ad una Banca
iscritta nell’Associazione.
Lei come funzionario del PARC visita i gruppi due volte al mese. Il
gruppo si incontra ogni settimana e alla responsabile designata dal
gruppo, viene versata la quota mensile.
Ogni 4 mesi le somme sono versate in Banca e vengono rilasciate le
ricevute.
A seconda della grandezza del gruppo i prestiti vengono erogati ogni 6 o
anche ogni 2 mesi.
Chi desidera ricevere un prestito deve presentare una domanda ed essere
iscritto all’Associazione da almeno un anno.
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Ogni gruppo elegge un comitato interno, questo decide quando e a chi
concedere il prestito, informando la sede centrale che è a Tulkarem.
Appena raggiunta la cifra viene concesso il prestito. In caso di
emergenza può essere concesso subito a chi in quel momento ha
bisogno.
Nel momento in cui si concede il prestito, la beneficiaria deve fare la
domanda nella sede centrale, firmare il contratto e le cambiali, si
scambiano le ricevute di concessione del prestito e di ricevimento della
cifra da parte della cliente.
La restituzione comincia in genere a distanza di qualche mese.
Le donne accantonano anche un risparmio personale.
Finora sono stati erogati 28 prestiti (tra i 500 e i 1000 dinari).
17 per piccoli progetti
11 per operazioni , cure sanitarie e riparazioni di case.
Con questo strumento le donne hanno potuto aiutare la propria famiglia
ad affrontare l’emergenza più dura, sperano però di arrivare a sviluppare
le loro attività.
La responsabile del PARC dice che il loro sogno è di realizzare
un’associazione tra tutte le realtà di microcredito in Palestina e costituire
una Banca:
Molte gravi situazioni di povertà non sono state ancora raggiunte da
questo strumento di aiuto.
L’esperienza ha dimostrato come questo sistema di concessione di
piccoli prestiti aiuti a sopportare le più gravi situazioni di emergenza,
almeno alimentare e sanitaria.
Per ciò che concerne obiettivi di sviluppo ancora non è stato possibile.
Questo dipenderà dalla situazione politica.
Un Progetto realizzato a Salam, quartiere periferico di Tulkarem
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Beneficiaria la signora Hala Nanish, 33 anni maestra diplomata, sposata
con 4 figli.
Obiettivo del progetto è stato la sistemazione di un piccolo asilo per
bambini dai tre ai cinque anni.
Ha ricevuto un prestito di 1.000 dinari con procedura d’urgenza.
L’asilo è l’unica fonte di reddito per la famiglia, il marito era autista ma
è rimasto disoccupato e senza macchina tre anni fa.
Il suo asilo è stato gravemente danneggiato dai missili degli elicotteri
apache. Che avevano come obiettivo attivisti dell’intifada.
Ha dovuto perciò chiuderlo due anni fa.
L’urgenza è stata stabilita non solo per le difficoltà della famiglia ma
anche perché 60 bambini restavano senza scuola materna.
Oggi ha ripristinato l’asilo che accoglie 40 bambini, molte famiglie non
possono pagare la retta perciò comunque ci sono difficoltà economiche
anche per la restituzione del prestito.
La signora spera però che con il tempo l’attività vada meglio e spera di
poter sistemare ulteriormente la scuola con un prossimo prestito.
La sua situazione familiare è migliorata e così anche i rapporti con il
marito che ora collabora all’attività accompagnando i bambini con un
pulmino prestato da un parente.
E’ contenta di aver avuto questa opportunità che consiglierebbe anche
ad altre donne anche se trova troppo bassa la cifra erogata.
BIBLIOGRAFIA GENERALE
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Microcredito donne e sviluppo: il caso dell’Eritrea, CLEUP
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Il banchiere dei poveri, Feltrinelli
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Il conflitto Israele-Palestina, Datanews
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La questione palestinese, Feltrinelli
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Israele, la guerra dalla finestra, Ed. riuniti
Giardina A., Liverani M., Scarcia B. (1987)
La Palestina, storia di una terra. L’età antica e cristiana, l’Islam, la
questione attuale. Ed. Riuniti
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Microcredito
www microcreditsummit.org
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