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AGRICOLTURA OGGI BRUNO MARANGONI AGRICOLTURA OGGI 13 KIWI: FRUTTO DELL’AMORE Quando il termometro si abbassa, urge difendersi. La protezione passa anche da un’alimentazione adeguata. Il frutto neozelandese è uno scrigno di vitamina C, che migliora l’elasticità dei tessuti connettivi e del derma in particolare. Bruno Marangoni Allevamento a tendone in Italia centro meridionale Secondo una leggenda cinese tramandata da molte generazioni, si racconta che nel primo millennio a.C. (prime Dinastie dei Chou) nella valle dello Yang-Tze in Cina, fosse abitudine per le famiglie nobili, nel periodo di fine estate, riposare all’ombra del salice e consumare piccoli frutti di Mihou-tao o Yang-tao (Actinidia) raccolti nei boschi adiacenti. La pianta del salice, che emanava vapori dell’acido salicilico, presente nell’albero, e da cui deriva il nome della sostanza chimica, e la contemporanea assunzione dei frutti di Actinidia, davano benessere alla persona. Infatti, senza conoscere le motivazioni, vi era l’abbinamento delle proprietà antidolorifiche dei salicilati naturali emessi dalla pianta del salice, e l’effetto dei frutti dell’Actinidia sulle attività metaboliche del corpo umano, per cui vi era una sensazione positiva e rilassante per l’individuo e per l’intero gruppo familiare. La pianta dell’Actinidia era ben conosciuta in gran parte del territorio sud orientale della Cina e le prime notizie riguardanti la sua utilizzazione, sia come frutto sia a scopo medicinale, risalgono alla dinastia Tang (618–907 d. C.). La prima descrizione della pianta lianosa, risale ai botanici Li Shih-Chen’s e Wu Chi Chun’s , vissuti nell’epoca dinastica dei Ming, nel XV secolo, che evidenziano il portamento rampicante e le proprietà terapeutiche dei frutti, mentre la descrizione e le illustrazioni dettagliate della pianta si ritrovano nel Trattato delle piante della Cina pubblicato nel 1848. La diffusione delle varie specie di Actinidia nei Paesi occidentali è avvenuta recentemente ed in Europa è stata introdotta intorno al 1850 ad opera dell’esploratore Robert Fortune, al ritorno da un viaggio in Cina, effettuato per incarico della Royal Society of Horticulture di Londra. Ai primi del 1900 l’Actinidia venne introdotta in California, Australia e Nuova Zelanda, mentre in Italia le prime notizie documentate risalgono al 1934, quando compare negli elenchi delle piante esistenti in alcuni orti botanici. Nello stesso periodo vengono effettuati i primi frutteti specializzati in Nuova Zelanda e in California, grazie al lavoro di selezione e introduzione delle specie selvatiche che erano state introdotte dai boschi della Cina. In Italia, la coltivazione su scala industriale risale al 1970, grazie anche all’intraprendenza di alcuni frutticoltori d’avanguardia che avevano recepito le informazioni sulle coltivazioni già esistenti in Nuova Zelanda e California. La pianta di Actinidia è una liana, rampicante con tralci lunghi che in natura si avvolgono ai rami degli alberi del bosco, oppure, nel caso di piante coltivate, ai fili delle strutture artificiali di sostegno. Interessante risulta il meccanismo biochimico che consente ai germogli in accrescimento di attorcigliarsi sul loro sostegno. A differenza della vite dotata di organi specifici per agganciarsi sui tutori, denominati viticci, nell’Actinidia esiste una sensibilità biochimica per cui, quando l’apice del germoglio in accrescimento entra in contatto con un ramo o un filo della struttura di sostegno (tropismo tattile) si curva e lo avvolge. Altra caratteristica di questa pianta lianosa, tipica del sottobosco, è la struttura radicale caratterizzata da radici carnose, poco consistenti, in quanto si tratta di una pianta rampicante, che si dispongono nello strato superficiale del terreno e la rendono molto esigente nei confronti della disponibilità di acqua e dei nutrienti nel suolo. Molto importante per una buona fruttificazione è il trasporto del polline dai fiori maschili a quelli femminili (impollinazione), che avviene per opera del vento e degli insetti pronubi come api e bombi; nelle prime settimane di maggio avviene la fioritura e in questo periodo vengono posti 3-4 alveari per ogni ettaro di actinidieto per favorire l’impollinazione. Sulla base delle suddette considerazioni relative alla riproduzione, gli impianti di Actinidia devono essere costituiti da piante “femminili” (che danno frutti) e da circa il 10% di piante “maschili”, che servono come impollinatori. Il frutto è una bacca che matura fra settembre e ottobre nell’emisfero settentrionale (es. Europa) e marzo aprile nell’emisfero meridionale (es. America Latina). Presenta circa un migliaio di semi inseriti sull’asse centrale del frutto, denominato columella. Il colore della polpa dipende dalla specie e varia dal verdastro al giallo o al rossastro, come riscontrato in alcune nuove selezioni allo studio in Cina e Nuova Zelanda. La forte attività di ricerca svolta in Nuova Zelanda dal Hort Research Institute per lo sviluppo della coltivazione dell’Actinidia, ha influito sulla denominazione kiwi, derivata dal nome del piccolo uccello neozelandese con un piumaggio e forma somigliante al frutto dell’Actinidia. Attualmente tale dizione sta sostituendo quella botanica di Actinidia. QUESTIONE DI SESSO Altra caratteristica dell’Actinidia riguarda il sistema riproduttivo, in quanto si tratta di una specie dioica (dal greco oikos, casa), come il pioppo e il salice. Esistono piante dei due sessi: alcune sono femminili e portano i fiori pistilliferi che danno frutti, mentre altre hanno fiori maschili staminiferi, che non danno frutti e servono solo a produrre il polline per la fecondazione dei fiori femminili. I fiori, inseriti all’ascella delle prime 5-8 foglie basali del germoglio, nelle due tipologie di piante sono distinguibili fra loro in quanto l’ovario di quelli femminili è ben visibile e sviluppato. DIFFUSIONE DEL KIWI NEL MONDO E IN ITALIA La creazione di varietà di A. deliciosa di buona pezzatura e la curiosità, in un primo tempo, dei CARATTERISTICHE BOTANICHE Il genere Actinidia è stato definito dal botanico danese Nathaniel Wallich nel 1836, ma solo agli inizi del XX secolo si ha l’organizzazione sistematica con la descrizione di 24 specie note ad opera del Dumm. Contemporaneamente anche in Cina, patria di origine dell’Actinidia, inizia la classificazione delle varie specie presenti allo stato naturale nei boschi delle fertili vallate dei fiumi affluenti nello Yang-tze, dove le popolazioni locali raccoglievano i frutti per il consumo familiare. Dopo il 1970, grazie all’interesse suscitato dalla coltivazione di questa pianta, presso gli Istituti di Botanica di Pechino e di Guang-xi vengono classificate e descritte 54 specie di Actinidia delle quali solo alcune rivestono importanza agronomica quali: A. chinensis, A. arguta, A. kolomikta. Alla fine del secolo scorso, grazie al lavoro di selezione svolto in Nuova Zelanda, si ha l’attuale classificazione che definisce le due principali specie coltivate: A. deliziosa caratterizzata dal frutto verde e A. chinensis con frutto di colore giallo. 14 15 AGRICOLTURA OGGI BRUNO MARANGONI AGRICOLTURA OGGI BRUNO MARANGONI Da sinistra: gestione del suolo con inerbimento, particolare di frutti di kiwi, lavorazione e calibratura del kiwi, summerkiwi consumatori, ha favorito la diffusione mondiale di questo frutto in molti Paesi caratterizzati da un clima temperato, con terreni di buona fertilità e disponibilità idrica. Questa pianta con portamento sarmentoso, vicino a quello della vite, è assai esigente e richiede terreni con poca argilla, dotati di sostanza organica, a basso contenuto di calcare, e con un buon drenaggio idrico. Queste esigenze agronomiche della pianta, devono essere sostenibili per il territorio, in termini di risorse naturali (acqua in particolare), e consentire la conservazione ambientale. Al riguardo sono stati definiti per ogni Regione, dei disciplinari di produzione che regolano le tecniche di coltivazione e gestione dell’actinidieto. Il consumo procapite di kiwi è aumentato negli anni (attualmente in Italia si aggira fra i 2-3 kg l’anno) e parallelamente sono aumentate le piantagioni. Il kiwi è diventato comune su molte tavole dei Paesi occidentali e non solo in Cina, che rimane sempre il primo produttore mondiale. I principali produttori di kiwi, dopo la Cina, sono l’Italia, con oltre 400.000 tonnellate, seguita dalla Nuova Zelanda, con circa 380.000 tonnellate, dal Cile, ormai vicino alle 200.000 tonnellate, poi Grecia, Francia e Spagna. A livello nazionale, sono quattro le regioni che hanno iniziato per prime la sua piantagione e che ora detengono oltre l’80% della produzione italiana: in primis c’è il Lazio (33%), seguito da Piemonte (20%), l’Emilia-Romagna (15%) e il Veneto (13%). In altre Regioni italiane il kiwi si sta diffondendo e in Calabria raggiunge già il 6% dell’intera produzione nazionale. La coltivazione del kiwi ha portato notevoli benefici sociali ed economici per le aree di maggiore diffusione (Emilia-Romagna, Piemonte, Lazio), che hanno impegnato risorse umane e di capitali, non solo in campo, ma anche nelle infrastrutture necessarie per la conservazione e commercializzazione del prodotto. VARIETÁ E OFFERTA Le piantagioni di Actinidia in Italia, fin dagli anni ’70, erano costituite quasi totalmente dalla sola cultivar (cv.) neozelandese Hayward, alla quale erano affiancate, con scarsa diffusione le cv. Bruno, Monty, Abbott, Allison, tutte appartenenti alla specie A. deliziosa. La cv. Hayward si è affermata per la costanza produttiva, la pezzatura dei frutti e soprattutto la buona capacità di conservazione in frigorifero, e tuttora copre circa il 90% della produzione di kiwi. Nell’ultimo decennio, grazie al lavoro di miglioramento genetico svolto principalmente in Cina, Nuova Zelanda e Italia, sono state ottenute, tramite selezione e incroci naturali, nuovi biotipi sia di A. deliziosa a frutto verde come la Green Star (diffusa e brevettata come Green Light), la Summer3373 (diffusa e brevettata come Summerkiwi), la BO. ERICA (brevettata), sia di A. chinensis a frutto con polpa gialla quali: la Jintao (diffusa e brevettata come Jin Gold); la Hort 16 A (diffusa e brevettata col marchio Zespri Gold); SORELI (brevettata). La creazione di nuove varietà è stata effettuata per differenziare l’offerta dei frutti di kiwi sul mercato e per anticipare l’epoca di raccolta rispetto alla cv. Hayward che, maturando a fine ottobre in zone pedemontane, può andare incontro a possibili brinate autunnali precoci. La classica cv. Hayward, che copre ancora circa il 90% della produzione, viene affiancata da queste nuove varietà che sono in via di diffusione e di apprezzamento da parte dei consumatori. La creazione di nuove varietà in molte specie frutticole, negli ultimi tempi, è stata favorita anche dal regolamento internazionale sulla brevettabilità delle novità vegetali, che ha dato la possibilità di creare dei consorzi esclusivi, che gestiscono la moltiplicazione delle piante e la commercializzazione dei frutti della cv. di cui godono i diritti di brevetto. Sono stati creati i primi Club-varietà (mele, pere, kiwi ecc.), dove il produttore è vincolato nell’acquisto delle piante (astoni) per il nuovo frutteto e nella vendita esclusiva della frutta, attraverso l’organizzazione commerciale dello stesso Club. Una simile organizzazione condiziona i produttori che sono assoggettati al pagamento dei diritti di brevetto (royalty) su ogni pianta messa a dimora e non hanno l’indipendenza nella vendita del prodotto sul libero mercato. per la promozione del kiwi presso i consumatori, l’innovazione tecnologica e nell’organizzazione del mercato nazionale e internazionale. In Nuova Zelanda esiste la Società ZESPRI, che gestisce l’intera filiera del kiwi neozelandese. Nel caso dell’Italia, considerando anche la organizzazione cooperativa presente nel settore ortofrutticolo, vi sono più consorzi che operano localmente nelle aree di produzione dell’Actinidia. Molto interessante è stata la nascita (nell’agosto 2012) del Consorzio “Kiwi Fruit of Italy”, che unisce privati, cooperative organizzazioni e produttori, in grado di gestire oltre il 20% della produzione nazionale del kiwi Hayward, corrispondente ad oltre 1 milione di quintali di prodotto. La creazione dei consorzi ha consentito di creare un board interprofessionale fra tutti i Paesi produttori, che hanno definito le norme di qualità ed un regolamento, che ha messo ordine nel commercio internazionale del kiwi. Tale normativa, ha favorito l’integrazione commerciale fra i Paesi produttori e consentito ai consumatori di avere la disponibilità di kiwi per tutto l’anno. Infatti in Italia, i frutti si raccolgono a ottobre, mentre in Nuova Zelanda e Cile, la raccolta è sfasata di 6 mesi (marzo). Valutando le diverse epoche di maturazione sul mercato italiano, in linea generale, il consumatore troverà in inverno-inizio primavera, il prodotto europeo mentre in estate-inizio autunno kiwi proveniente essenzialmente da Nuova Zelanda e Cile. Per il kiwi si è creato un sistema di commercio internazionale ben organizzato, che consente all’Italia di esportare SCAMBI COMMERCIALI Sono sorte così società di gestione della varietà (es. Summerkiwi, Consorzio Kiwi Gold, Zespri in Nuova Zelanda, ecc.) che hanno il controllo della moltiplicazione delle piante e della commercializzazione dei frutti. Inoltre, a livello territoriale e nazionale, sono nati dei consorzi e delle organizzazioni di produttori che operano 16 17 AGRICOLTURA OGGI BRUNO MARANGONI AGRICOLTURA OGGI BRUNO MARANGONI COLTIVAZIONE DI KIWI NEL MONDO TONNELLATE PER ANNO Paese Tonnelalte Cina 466.667 Italia 442.384 Nuova Zelanda 370.00 Grecia 81.467 Cile 73.333 Francia 71.275 Giappone 32.867 Iran 30.000 Stati Uniti 20.988 Corea 15.167 COLTIVAZIONE DEL KIWI IN ITALIA Regione % COMPOSIZIONE CHIMICA E VALORE ENERGETICO PER 100 G DI PARTE EDIBILE Lazio 33% Piemonte 20% Parte edibile (%) 87 Potassio (mg) 400 Emilia-Romagna 15% Energia (kcal) 44 Ferro (mg) 0,5 Veneto 13% Acqua (g) 84,6 Calcio (mg) 25 Calabria 6% Proteine (g) 1,2 Fosforo (mg) 70 Lipidi (g) 0,6 Magnesio (mg) 12 Colesterolo (mg) 0 Zinco (mg) - Carboidrati disponibili (g) 9 Rame (mg) - Amido (g) tracce Selenio (mg) - Zuccheri solubili (g) 9 Tiamina (mg) 0,02 Fibra totale (g) 2,2 Riboflavina (mg) 0,05 Fibra solubile (g) 0,78 Niacina (mg) 0,4 Fibra insolubile (g) 1,43 Vitamina A retinolo eq. (μg) - Alcol (g) 0 Vitamina C (mg) 85 Sodio (mg) 5 Vitamina E (mg) - Fonte INRAN (2000) - Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione Il contenuto di fibra elevato e la possibilità di utilizzare il frutto intero centrifugato (compreso semi e buccia) favoriscono il transito intestinale e rappresentano il principale rimedio naturale contro la stitichezza. 19 AGRICOLTURA OGGI BRUNO MARANGONI Società di controllo della filiera di produzione e attualmente la quasi totalità del prodotto è certificato. La struttura delle radici, e la forte traspirazione delle foglie, inducono nella pianta del kiwi un elevato consumo idrico; un ettaro, inclusa anche la pioggia, richiede circa 6-7000 metri cubi di acqua, quindi per produrre un kg di frutti servono oltre 300 litri di acqua. La distribuzione dell’acqua avviene con sistemi a goccia, o microaspersione e, spesso, attraverso l’acqua di irrigazione viene effettuata anche la concimazione (fertirrigazione). Il terreno nell’actinidieto, di norma, non viene lavorato e lasciato inerbito (col prato). L’erba viene falciata e lasciata sul posto; questa tecnica consente di arricchire il suolo di materia organica e mantenere la fertilità naturale del suolo. Le forme di allevamento sono simili a quelle della vite: infatti, nel Nord Italia, viene utilizzato il sistema “T-bar” (Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte) simile alla pergoletta romagnola, mentre al Centro-Sud (Lazio e Calabria) si usa la forma a “tendone”, che La vitamina C nelle varietà a frutto giallo, è superiore a quelle con frutto verde, come pure il contenuto zuccherino (espresso in gradi Brix), che comunque non deve essere inferiore a 14° al momento del consumo. TECNICHE DI COLTIVAZIONE E CONSERVAZIONE L’impianto e la forma di allevamento dei frutteti di kiwi varia, in funzione delle aree di coltivazione, e vi è una forte influenza delle condizioni climatiche, del terreno e della disponibilità idrica. La coltivazione deve inserirsi nella unità di paesaggio, senza depauperare le risorse naturali del territorio (fertilità del terreno e acqua) e la gestione degli impianti non deve alterare il sistema agro-ambientale, pur considerando sempre una redditività imprenditoriale. Sono poi stati definiti dei disciplinari di produzione nazionali e regionali, che dettano le regole per la buona pratica agricola. Sono stati adottati e imposti dalle varie catene di supermercati. Sono sorte delle il 40% della produzione, contro una importazione di circa 60.000 tonnellate. IL KIWI E L’ALIMENTAZIONE Dopo l’iniziale periodo di curiosità e anche diffidenza da parte dei consumatori, il frutto dell’Actinidia è entrato nel normale sistema alimentare delle famiglie italiane, con un consumo che si aggira intorno agli 8 chilogrammi l’anno per famiglia. All’inizio degli anni ’70, il kiwi venne presentato sul mercato come “frutto dell’amore”, con caratteristiche nutrizionali e benefiche per la salute umana quasi miracolose. I negozi di ortofrutta vendevano a “pezzo” e il singolo frutto costava circa 1000 lire. Un valore altissimo, che favorì la diffusione della coltura e la fortuna dei primi agricoltori, che ebbero fiducia in questa nuova specie considerata esotica. L’aspetto nutrizionale dell’Actinidia, inserito in un sistema alimentare come quello italiano che dispone molti di prodotti ortofrutticoli, contribuisce ad integrare la dieta alimentare considerando anche la tendenza al consumo di frutta che viene sempre “più bevuta che mangiata”. Il kiwi viene consumato principalmente fresco e, solo in minima parte, viene trasformato in succo poi miscelato con quelli di altra frutta. Inoltre trova uso nella preparazione di macedonie di frutta e prodotti freschi di quarta gamma, in quanto la polpa non imbrunisce per l’alto contenuto di acido ascorbico che previene l’ossidazione. Attualmente, vengono preparate delle puree di polpa assai gradevoli e di facile consumo. L’apporto di nutrienti del frutto di Actinidia riguarda, come gran parte dei frutti polposi, gli zuccheri, i sali minerali, le vitamine e la fibra mentre, di norma, è piuttosto limitato il contenuto proteico. Nel caso del kiwi dobbiamo considerare l’apporto calorico contenuto, la quantità elevata di potassio, di calcio, di acido ascorbico (vitamina C) e la presenza di vari microelementi ed enzimi che regolano l’attività digestiva e di assorbimento degli elementi minerali. 20 21 AGRICOLTURA OGGI BRUNO MARANGONI AGRICOLTURA OGGI BRUNO MARANGONI GRANDE SUCCESSO PER NERGI®, IL BABY KIWI DI SOFRUILEG NERGI® è un frutto grande come un chicco d’uva, con la buccia commestibile, sottile e liscia, mentre la polpa che assomiglia a quella del kiwi, è dolce e leggermente acidula. È ricco di vitamina C e fibre alimentari. Accattivante, delizioso e pratico, è particolarmente adatto ai nuovi trend di consumo come gli spuntini e il cibo di strada. Gli chef stellati Michelin, inoltre, lo usano sempre più di frequente nelle loro sofisticate ricette. NERGI® è sviluppato in europa da Sofruileg, azienda francese specializzata in progetti di ricerca di varietà innovative. Originario dell’Asia, il baby kiwi è esistito in natura per secoli. Ma NERGI® è un nuovo tipo di frutto, il risultato della selezione naturale ottenuto dall’istituto Plant and Food Research della Nuova Zelanda. Questo prodotto offre un’elevata qualità di conservazione post raccolto, che gli permette di mantenere un ottimo aspetto e aroma in negozio per 3 mesi, a fronte di appena un mese per le tradizionali varietà di baby kiwi. Sofruileg approva i produttori per l’Europa e collabora con i due operatori commerciali, Primland e Fruitworld fornendo le proprie competenze di marketing. Raccolto in settembre, NERGI® matura naturalmente assumendo gli zuccheri e gli aromi, mantenendo al contempo una buona consistenza. Il momento ideale per consumarlo è quando lo si sente morbido al tatto. La crescita dei volumi nel 2013 è stata pianificata per seguire di pari passo il programma di eventi in-store. NERGI® è distribuito in confezioni da 125 grammi, sia nei supermercati che nei canali bar e ristorazione. Il periodo di vendita si estende da settembre a novembre. Il sito e la pagina Facebook mantengono costantemente in contatto i consumatori. www.nergi.info http://www.facebook.com/pages/Nergi/251171288246562?ref=ts&fref=ts Jintao frutta, che però non hanno creato danni evidenti agli impianti di kiwi. Recentemente, con l’introduzione del kiwi giallo e l’intensificazione degli scambi commerciali, si è diffusa la batteriosi (Pseudomonas syringiae sp. actinidiae), che induce la degenerazione del sistema vascolare delle piante, l’emissione di essudati sul tronco e sui tralci e provoca la morte della pianta. La diffusione di questo batterio, preoccupa la produzione mondiale del kiwi. Attualmente, sono state messe in atto strategie di difesa basate sul controllo fitosanitario delle piantagioni, specialmente i nuovi impianti, e sui trattamenti con prodotti rameici. Nel complesso la produzione di kiwi continuerà e avremo sempre l’opportunità di consumare questo frutto, diventato così comune nelle nostre tavole da essere sempre un valido complemento nel consumo della frutta tradizionale nella dieta quotidiana. consente un buon ombreggiamento dei frutti e ne evita le scottature da sole. LA RACCOLTA La raccolta è molto importante per la conservabilità e qualità del prodotto e, per la cv. principale Hayward, avviene verso fine ottobre-primi di novembre, quando i frutti hanno un contenuto zuccherino di almeno 6,5° Brix ed un 15% di sostanza secca. Nel caso delle altre varietà a polpa gialla, la raccolta avviene sulla base del colore dei frutti e del contenuto zuccherino, che deve essere intorno a 7,5° Brix. La conservazione dei frutti, avviene in normali celle frigorifere ad una temperatura di circa 1°C, e può durare fino a 6 mesi dalla raccolta. Il periodo di conservazione è commercialmente importante in quanto consente di avere il raccordo con il prodotto proveniente dall’emisfero Sud, quindi consente la presenza dei frutti di kiwi sul mercato per l’intero anno. La coltura dell’Actinidia, fino a poco tempo addietro, era praticamente esente da attacchi di insetti, funghi e batteri, per cui venivano effettuati pochi trattamenti antiparassitari legati alla presenza di alcuni funghi del legno. Negli ultimi anni, sono comparsi alcuni insetti come le cicaline, le cocciniglie, la mosca della Bruno Marangoni Professore Alma Mater dell’Università di Bologna 22 AGRICOLTURA OGGI BRUNO MARANGONI CALEIDOSCOPIO CALEIDOSCOPIO 23