TRAVNIK - PLASKI VOGEL NOTIZIE STORICHE Il Travnik e il Plaski
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TRAVNIK - PLASKI VOGEL NOTIZIE STORICHE Il Travnik e il Plaski
TRAVNIK - PLASKI VOGEL NOTIZIE STORICHE Il Travnik e il Plaski Vogel sono cime delle Alpi Giulie Slovene sulle cui vette tra le due guerre mondiali passava il confine Italo – Jugoslavo in applicazione del Trattato di Rapallo sottoscritto dalle due nazioni il 12 novembre 1920. La nostra Sottosezione, nel corso delle attività escursionistiche, ha raggiunto più volte cime quali il Porezen, Vogel, Vhr Nad Serbino, Crna Prst che, come il Plaki Vogel, erano attraversate dal vecchio confine. Il trattato di Rapallo è l’epilogo di una vicenda Cippo di confine posto nel 1920 lungo la linea di frontiera italo - jugoslava storica che ha le sue origini ancor prima dell’entrata dell’Italia nella Grande Guerra. Il 1° Agosto 1914 scoppia la Prima Guerra Mondiale: l’Italia non scende in campo a fianco degli Imperi Centrali ma esce dalla triplice alleanza, dichiarando il 3 agosto 1914 la propria neutralità, denunciando l’inadempienza da parte dell’Austria - Ungheria degli accordi che vincolavano gli stati firmatari alla reciproca consultazione prima dell’apertura delle ostilità. Nei primi mesi del 1915, il governo italiano al fine di ottenere vantaggi territoriali al termine della guerra intraprende azioni diplomatiche con entrambi i contendenti. Al governo austriaco (le trattative iniziano l’8 aprile 1915), in cambio della neutralità dichiarata all’inizio del conflitto, la diplomazia italiana propone un trattato dove si chiedeva: a. un nuovo confine orientale che avrebbe assegnato all’Italia la Sella di Caporosso, Sella Nevea, il margine orientale della Valle dell’Isonzo con inclusione di Plezzo, Tolmino, Gorizia, Gradisca, Monfalcone fino al mare nei pressi di Nebrezina; b. la creazione dello Stato Autonomo di Trieste (sul quale l’Austria – Ungheria avrebbe dovuto rinunciare ad ogni sovranità) il cui territorio avrebbe compreso a nord Nebrezina a sud con i distretti di Capodistria e Pirano; c. la sovranità italiana su Valona e sulle isole di Saseno. Lissa, Curzola, Làgosta, Cazza, Mèleda e Piagosa. Tale proposta è respinta. Il governo Asburgico sarebbe stato disposto a cedere solamente alcuni territori del trentino (la Germania si era invece mostrata disponibile a venire a patti, ma la inflessibilità asburgica le aveva impedito di mantenere l’Italia fuori dal conflitto). Rispetto alle potenze Centrali, gli Alleati (Gran Bretagna, Francia e Russia) – che hanno un maggior potere negoziale non dovendo sacrificare nessun loro territorio – inducono l’Italia il 26 aprile 1915 alla sigla, dopo una laboriosa trattativa, del Patto di Londra. L’accordo prevede, entro un mese, l’ingresso in guerra contro gli Imperi Centrali. In cambio di ciò, alla conclusione del conflitto, l’Italia avrebbe ottenuto: a. il Trentino Alto Adige; b. Trieste, Gorizia e Gradisca, l’Istria fino al Quarnaro, buona parte della Dalmazia comprese le sue numerose isole; c. la piena sovranità su Valona e sull’isola di Saseno e sulle isole del Dodecanneso; d. Il nuovo confine orientale si sarebbe sviluppato dal Tarvisiano (assegnato all’Italia) per seguire il Passo del Predil – M.Mangart – M. Triglav – Passi dei Pedicolle e di Idria – M. Nevoso – Castua Pattuglie – Volosca. Nel pieno rispetto del patto l’Italia il 24 maggio 1915, rompe gli indugi ed entra in una guerra che sarà per il nostro Paese lunga e difficile, nella quale subirà pesanti perdite, almeno 600.000 caduti oltre ad un un’economia devastata, ma alla fine vittoriosa. L’Impero Asburgico è costretto a chiedere, al termine dell’ultima offensiva di Vittorio Veneto, l’Armistizio che viene firmato dai due contendenti il 3 novembre 1918 a Villa Giusti, poco distante da Padova: alle 15,00 del 4 novembre 1918 le ostilità sul fronte italiano hanno così termine (la Germania firmerà l’armistizio con le potenze dell’intesa l’11 novembre 1918 quindi a quella data la grande guerra può dirsi conclusa). L’esercito italiano dopo l’Armistizio prosegue la sua avanzata e il 15 dicembre 1918, si attesta sulla linea prevista dal Patto di Londra, occupando anche il saliente del Passo del Longatico ed il territorio ad occidente di Fiume. La città rimane nelle mani degli eserciti dell’intesa e degli Stati Uniti. Con la conclusione della guerra, nel gennaio 1919, si apre a Parigi la conferenza di pace. Al tavolo delle trattative sono ammesse solamente le potenze vincitrici. Quelle sconfitte saranno costrette a sottoscrivere i trattati che assumeranno, quindi, la forma di una pace imposta. Il 21 gennaio 1919, il presidente degli Stati Uniti, Woodrow Wilson, esprime il proprio pensiero, su quella che è definita la “questione adriatica” sollevando il problema dei nuovi confini italiani che dovranno uniformarsi al principio di nazionalità. In sostanza, la commissione americana elabora una propria linea di confine (la cosiddetta linea Wilson) che pur ricalcando quella richiesta dal governo italiano, secondo gli accordi di Londra, se ne discosta a sud del Passo di Pedicolle assegnando alla Jogoslavia i distretti di Circhina, Idria e Postumia. La linea per i monti secondo il progetto americano dovrebbe passare per i monti della Vena e il Monte Maggiore, scendere in valle D’Arsia, seguendo il fiume fino alla foce. All’Italia, sarebbero state assegnate le isole di Lussino, Unie e Sànsego con l’esclusione di quella di Cherso. Il 7 febbraio 1919, quale reazione alle proposte degli Stati Uniti l’Italia presenta un suo Memorandum nel quale rivendica oltre ai territori garantiti dal Patto di Londra anche le conche di Postumia e Zirconio, Fiume e Buccari. Il 19 febbraio 1919, è invece la Jugoslavia a presentare il proprio Memorandum. Tale documento richiamandosi ai principi di nazionalità di Wilson propone la modifica del confine Italo- Austriaco del 1866 assegnando all’Italia Cormons, Porto Buso e Monfalcone mentre alla Jugoslavia sarebbero toccate le Valli del Natisone, del Torre, la città di Trieste e tutta l’Istria. Per queste ragioni, era inevitabile che durante la Conferenza di Pace di Parigi esplodesse il dissidio tra i rappresentati italiani Orlando e Sonnino ed il presidente americano, motivo per il quale le parti non riuscivano a trovare un compromesso sulla questione dei confini Italo – Jugoslavi. Il dissenso tocca il suo vertice in occasione del “messaggio” pronunciato al popolo italiano il 23 aprile 1919, dal Presidente Americano il quale conferma che in base ai principi dell’autodeterminazione dei popoli non avrebbe accettato l’annessione all’Italia di Fiume e della Dalmazia. Il giorno successivo, l’On. Orlando dopo aver riaffermato la posizione italiana in merito al delicato problema dei confini, abbandona assieme all’On. Sonnino la conferenza di Pace facendo rientro a Roma. Il gesto lascia indifferenti le potenze occidentali e gli Stati Uniti. La stampa alleata invece non perde l’occasione di rappresentare l’Italia in tutta la sua avidità. Questa mancanza di rispetto da parte degli ex alleati esacerba gli animi degli italiani. La maggioranza delle forze politiche, ad esclusione dei socialisti, alcuni liberali e cattolici, pressoché compatta denuncia il trattamento iniquo ricevuto rispetto a quanto era stato promesso per i considerevoli sacrifici e le perdite di vite umane subiti in una guerra lunga e cruenta, che diffonde l’idea della “vittoria mutilata”. Orlando e Sonnino al rientro in Italia sono quindi acclamati come salvatori dell’onor patrio ma, quando fanno ritorno a Parigi, per gli alleati sono ormai screditati e privi di ogni credibilità diplomatica. Questa situazione induce il governo presieduto da Orlando alle dimissioni il 18 giugno 1919, lasciando di conseguenza irrisolta la controversia sull’Adriatico. Intanto, durante il perdurare dello stallo nelle trattative per la soluzione della questione dei confini orientali, tra l’Italia e Jugoslavia si hanno i primi dissensi, acuiti ancor più dopo l'occupazione della città di Fiume da parte di D'Annunzio. Soltanto nel maggio del 1920 con il Ministro Nitti (subentrato ad Orlando il 18 giugno 1919) si ha un primo riavvicinamento italo-jugoslavo. Ma la vera svolta per la soluzione della questione adriatica inizia dopo la sconfitta di Wilson alle presidenziali americane del 4 novembre 1920, quando le trattative per la soluzione del problema dei confini fra Italia e Jugoslavia avvengono direttamente fra le parti interessate. Il 12 novembre 1920, in seguito della mediazione franco-inglese, a Rapallo per la firma del trattato convengono i Plenipotenziari dei due Paesi, in particolare, • per l’Italia: il Cavaliere Giovanni Giolitti (Presidente del Consiglio Ministri e Ministro dell’Interno), il Conte Carlo Sforza (Ministro degli Affari Esteri), il Prof Ivanoe Bonomi (Ministro della Guerra). • per la Jugoslavia: Sig. Milenko R. Vesnitch (Presidente del Consiglio dei Ministri); il dott. Ante Trumbic (Ministro degli Affari Esteri). L'accordo non è facile, ma alla fine delle trattative viene tracciato il primo confine Italo-Jugoslavo sulla linea: M. Forno - M. Mangart - M. Tricorno - M. Vogel - M. Cucco - M. Mosiz - (sul Passo di Pedicolle) - Passo d’ Idria - margini orientali delle conche di Longatico e di Planina – Monte Nevoso - est di M. Terstenico – ovest di Castua - est di Muttaglie . Il trattato prevede la costituzione dello Stato libero di Fiume (la città di Fiume passerà ufficialmente all’Italia il 6 marzo 1924) e l’assegnazione all’Italia dell’Istria con le isole di Cherso, Lussino, Unie e isole minori, nonché Zara con le Isole di Làgosta, Cazza e Palagosa. La frontiera tracciata tra i due paesi nel trattato di Rapallo rimane in vigore fino all’occupazione tedesca del Litorale Adriatico dopo l’ 8 settembre 1943. L’assetto geopolitico sancito dal trattato di Rapalllo troverà, infine, il suo sovvertimento al termine della seconda guerra mondiale quando l’Italia sconfitta sarà costretta a cedere alla Jugoslavia vittoriosa molti dei territori della Venezia Giulia. Oggi sulle vette o sui passi del vecchio confine rimangono ancora i cippi, le postazioni militari (Vallo del Littorio per gli Italiani e Linea Rupnik per gli Jugoslavi), caserme ora riadattate a rifugi alpini ma restano ben visibili i sentieri e le vie d’accesso che attualmente sono utilizzati non per scopi militari ma solamente dagli escursionisti per raggiungere le sommità dei monti dai quali si può godere un panorama di incomparabile bellezza. BIBLIOGRAFIA: Per approfondire l’argomento, si segnalano i seguenti testi: - GG CORBANESE – A MANSUTTI, Zona di Operazioni del Litorale Adriatico Udine – Gorizia –Trieste – Fiume – Pola – Lubiana Settembre 1943 – Maggio1945, Aviani & Aviani e Editori, 2009 Udine; - H. JAMES BURGWYN, Mussolini e la conquista della Jugoslavia 1941 -1943, Libreria Editrice Goriziana, 2006, Gorizia; - AUTORI VARI, Storia Illustrata della Prima Guerra Mondiale, Giunti Gruppo Editoriale, 1999, Firenze. - Il testo del Trattato di Rapallo htp:/www.cronologia.it/biogra2/append07.htm. è disponibile sul sito internet: