Economia dell`informazione
Transcript
Economia dell`informazione
Economia dell’informazione (Note tratte da: C.Shapiro e H.Varian, Information rules. Le regole dell’economia dell’informazione, Etas, Milano, 1999) I beni informazione e i principi di base dell’economia dell’informazione Informazione è tutto ciò che può essere digitalizzato, ovvero rappresentato come una sequenza di bit. Lo sviluppo senza freni dell’economia dell’informazione negli anni recenti è dovuto al progresso che si è avuto nell’infrastruttura. Il valore della rete Web risiede nella sua capacità di fornire accesso immediato alle informazioni che sono immagazzinate in ogni parte del mondo. Inoltre ci è offerta un’informazione che può essere immediatamente manipolata e processata. Il bene informazione è un “bene esperienza”, ossia un bene il cui valore può essere giudicato solo attraverso il consumo. Per promuovere nuovi “prodotti esperienza” le imprese in genere sviluppano apposite strategie di marketing, quali l’offerta di copie omaggio, il lancio a prezzi di promozione o campagne pubblicitarie che aiutano il consumatore ad apprendere le caratteristiche del nuovo bene. Nel caso dei giornali, si pensi ai tabelloni esposti fuori dalle edicole con i titoli. La maggior parte dei produttori risolve il problema connesso alla vendita di tali beni, facendosi un nome (o un marchio) e investendo in reputazione. Il problema fondamentale nell’economia dell’informazione è rappresentato dal contrasto tra il mettere l’informazione a disposizione dei consumatori (per far sapere quello che si offre loro) e far pagare un prezzo che permetta di coprire i costi di produzione dell’informazione. Inoltre data la velocità con cui si dispone delle informazioni, la loro ubiquità e il bassissimo costo a cui sono distribuite, esiste il problema di un eccesso di informazioni. Come ha spiegato H.Simon, “la ricchezza di informazioni crea povertà di attenzione”. Perciò un produttore di informazione crea valore effettivo per il consumatore nel momento in cui localizza, filtra e comunica le informazioni che sono veramente utili al consumatore. Non a caso i siti Web più popolari sono i motori di ricerca. Amazon.com, la libreria on-line ha stipulato un accordo a lungo termine con America Online (AOL) per avere accesso ai suoi 8,5 milioni di clienti. Il costo di questo contratto si aggira sui 19 milioni di dollari e può essere interpretato come il prezzo pagato da Amazon per acquistare l’attenzione dei clienti di AOL. Vendere l’attenzione di coloro che osservano è da sempre la strada più efficace per realizzare ricavi da parte dei produttori dei beni informazione. Gli spot commerciali sono una fonte di sostegno per le reti televisive e la pubblicità è spesso la principale fonte di ricavo per giornali e riviste. Si vende quindi l’attenzione degli osservatori, invece del prodotto realizzato che è offerto gratuitamente o quasi. Internet è una via di mezzo tra un mezzo televisivo e un mezzo di comunicazione e per questo offre straordinarie potenzialità di incontro fra clienti e produttori. I server Web sono in grado di registrare il comportamento di milioni di utenti e di realizzare istantaneamente siti con un contenuto personalizzato, in cui sono personalizzate anche le pubblicità che vengono 1 mostrate. Ad esempio Hotmail offre gratuitamente servizi di posta elettronica, ma prima richiede agli utenti che compilino un questionario sulle proprie abitudini di consumo e sui propri interessi. Grazie a queste informazioni, Hotmail è in grado di personalizzare la pubblicità che viene mostrata insieme ai messaggi di posta elettronica ricevuti dal cliente (marketing one to one). La struttura dei costi dei beni informazione Produrre informazione costa, riprodurla no. Film da 100 milioni di dollari possono essere registrati su videocassetta per pochi centesimi di dollaro. In altri termini: la produzione di informazione è caratterizzata da alti costi fissi ma da bassi costi marginali. Il costo di produrre la prima copia di un bene informazione può essere considerevolmente elevato (si tratta di un costo di progettazione), ma il costo di produrre (o riprodurre) ulteriori copie è trascurabile. Anche il costo di distribuzione può essere trascurabile. Inoltre: la maggior parte dei costi fissi sono costi irrecuperabili e non ci sono limiti di capacità produttiva alla produzione di copie addizionali del bene informazione. Questo tipo di struttura dei costi ha diverse implicazioni (vedi prezzi). La via più ovvia per diminuire i costi medi di produzione è aumentare il volume delle vendite. Ci sono quindi sostanziali economie di scala dal lato dell’offerta. Il prezzo dei beni informazione Il prezzo di un bene informazione non può essere fissato in base al costo, dato che il costo di produzione è praticamente nullo. Il prezzo va determinato sulla base della valutazione che danno del bene i consumatori. Ma poiché diversi consumatori non valutano l’informazione in modo uniforme, la determinazione del prezzo sulla base della valutazione dei consumatori implica la fissazione di più prezzi. La discriminazione di prezzo si impone quindi come normale strategia di prezzo. Possono essere praticate tre tipi di discriminazione di prezzo i) prezzi personalizzati: prezzi diversi per consumatori diversi (discriminazione perfetta); ii) vendita a versioni (versioning): consiste nell’offrire una linea di prodotti e lasciare che i consumatori scelgano la versione che ritengono preferibile (principio di autoselezione). Le diverse versioni di un prodotto saranno basate su diversi gradi di tempestività, completezza, comodità d’uso, tipi di interfaccia utente, risoluzione d’immagine ecc. Attraverso il versioning si individuano diversi segmenti di mercato ai quali è possibile vendere a prezzi differenti. Per esempio creando una versione di fascia alta e una di fascia bassa, si può vendere lo stesso bene a clienti che differiscono sostanzialmente nella disponibilità a pagare. Il bundling è una particolare forma di versioning sulla base della quale due o più prodotti distinti vengono offerti congiuntamente in un pacchetto a prezzo unico (ad esempio, Microsoft Office). Ciascuno di questi prodotti è anche disponibile singolarmente (nel caso del tying, invece, i prodotti vengono proposti 2 esclusivamente in pacchetti indivisibili). Il prezzo di un pacchetto è generalmente inferiore alla somma dei prezzi delle parti che lo compongono. iii) prezzi a gruppi: vendere a prezzi diversi a gruppi di consumatori diversi lo stesso prodotto (ad esempio, sconti per studenti), in quanto i diversi gruppi differiscono sistematicamente nella sensibilità al prezzo. Acquistare la leadership di mercato attuando strategie di prezzo aggressive può essere una strategia vincente. La via migliore per acquistare la leadership è di arrivare primi sul mercato, realizzando il vantaggio della prima mossa. Essere aggressivi può poi scoraggiare nuove entrate. Esiste però il pericolo che si sviluppi una concorrenza di prezzo senza limite, una volta che i costi irrecuperabili sono stati sostenuti. Per sfuggire al rischio è utile per le imprese attuare una strategia di differenziazione del prodotto, aggiungendo valore all’informazione di base, in modo da distinguerla da quella fornita dai concorrenti. Ragioni del bundling Il bundling di applicazioni software, in quanto riduce la dispersione della disponibilità a pagare dei clienti, permette anche di incrementare significativamente i ricavi che si ottengono dai clienti stessi. Vediamo di chiarire attraverso un esempio. Tab.1 Disponibilità a pagare per le applicazioni software Videoscrittura Foglio elettronico Marco $ 120 $100 Paolo $ 100 $120 La tab.1 mostra la disponibilità a pagare di Marco e Paolo per due pacchetti software. Marco utilizza saltuariamente il foglio elettronico e frequentemente la videoscrittura, mentre Paolo ha esigenze opposte. Quale prezzo il produttore di software dovrebbe fissare per il programma di videoscrittura e per il foglio elettronico per ottenere i massimi ricavi? A 120 dollari a programma, Marco comprerebbe solo il programma di videoscrittuta. E Paolo solo il foglio elettronico. Quindi, se ogni programma fosse venduto a 120 dollari, il produttore ricaverebbe solo 240 dollari. Se ogni programma è invece venduto a 100 dollari, entrambi i consumatori compreranno tutti e due i programmi e il ricavo del produttore sale a 400 dollari. Ma vediamo cosa succede se i prodotti sono venduti congiuntamente. Assumiamo che la disponibilità a pagare per il pacchetto sia uguale alla somma delle disponibilità per ciascuno dei prodotti. Allora sia Marco che Paolo sarebbero disposti a pagare 220 dollari per la “suite” di prodotti facendo ricavare 440 dollari al venditore. L’incremento dei ricavi si verifica perché la disponibilità a pagare per il pacchetto ha una dispersione inferiore a quella della disponibilità a pagare per i suoi componenti. Il produttore deve adeguarsi alla disponibilità a pagare inferiore, se vuole vendere a tutti i 3 clienti. Le tecniche che riducono la dispersione della disponibilità a pagare tenderanno quindi a incrementare i profitti. E il bundling può essere usato a questo scopo. Un’altra ragione per adottare politiche di bundling è il cosiddetto valore opzionale: un consumatore che non fa uso di fogli elettronici, per il semplice fatto che in futuro potrebbe utililizzarli, può considerare interessante l’acquisto di Microsoft Office. La concorrenza tra sistemi L’information technology è fatta di sistemi: sistemi operativi e programmi applicativi, CPU e chip di memoria, lettori di dischi e schede di controllo, registratori di videocassete e videocassette. Di solito la singola impresa non è in grado di fornire da sola tutte le componenti che formano il sistema. Nell’economia dell’informazione le imprese che producono componenti di un sistema fra loro complementari, che possiamo definire complementori, tendono a costituire delle alleanze. Il produttore di una singola componente non può competere senza la compatibilità con le parti restanti del sistema. E’ fondamentale per le imprese creare alleanze e garantirsi le compatibilità (o le incompatibilità). Si pensi alla partnership tra Microsoft e Intel. I costi di transizione (switching costs) e il lock-in Quando i costi di transizione da una tecnologia ad un’altra sono rilevanti si dice che gli utenti si trovano in una situazione di lock-in. Il concetto di lock-in è fondamentalmente dinamico: esso ha origine dagli investimenti effettuati in passato e dalle necessità che si manifestano in seguito nel corso del tempo. Gli switching cost possono diminuire o crescere nel tempo, ma certo non resteranno costanti. Nell’economia dell’informazione gli switching cost sono la norma. Gli switching cost costituiscono una barriera all’entrata per nuovi produttori, in quanto vincolano i clienti ai fornitori esistenti. Per entrare è necessario liberare i clienti dal lock-in che li lega a questi ultimi. Gli switching cost totali associati alla transizione da un vecchio ad un nuovo fornitore comprendono tanto quelli sostenuti dal consumatore per cambiare fornitore, quanto quelli sostenuti dal fornitore per poter servire il nuovo consumatore, ponendolo in una condizione simile a quella che aveva con il fornitore precedente. La misurazione degli switching cost è per un’impresa la fase più importante della valutazione di una base di utenti. Come regola generale, i profitti che un produttore può ricavare da un nuovo cliente sono pari alla somma degli switching cost totali e del valore di tutti gli altri vantaggi competitivi derivanti o dalla superiorità del prodotto o dalla inferiorità dei costi rispetto alla concorrenza. La percezione dei consumatori ha un ruolo cruciale: una reputazione di superiorità, basata sul marchio o sulla pubblicità ha esattamente lo stesso valore di una reale superiorità del prodotto. Se i costi e la qualità dei prodotti dei vari concorrenti sono simili, i profitti, misurati sulla base dell’attualizzazione del loro flusso, che un’impresa può ottenere da un cliente sono esattamente uguali agli switching cost. Attualizzando il valore della base di utenti di domani è possibile decidere quanto investire oggi (in sconti sui prezzi, pubblicità, ricerca e sviluppo) per attrarre nuovi consumatori e creare la base di utenti. 4 Tab.2 - Tipi di lock-in e di switching costs ad essi associati Tipo di lock-in Switching cost Impegni contrattuali Oneri di liquidazione o di compensazione Acquisti di beni durevoli Sostituzione delle attrezzature; tendono a diminuire con l’età delle attrezzature Addestramento specifico Apprendimento di un nuovo sistema, costi diretti e in termini di perdita di produttività; tendono a crescere col tempo Informazione e database Conversione dei dati ai nuovi formati; aumentano con la mole di dati Fornitori di beni specifici Finanziamento di nuovi fornitori; possono crescere col tempo se le caratteristiche dei beni richiesti sono difficili da trovare Costi di ricerca Costi di ricerca complessivi (del venditore e dei clienti), comprendono la necessità di raccogliere informazioni sulla qualità delle alternative Programmi di fidelizzazione Ogni beneficio perduto dai vecchi fornitori Il feedback positivo, le esternalità di rete e gli standard tecnologici Per molte tecnologie di informazione, i consumatori traggono benefici tanto maggiori quanto più sono diffusi il formato o il sistema di cui fanno uso. Un prodotto esibisce esternalità di rete, o effetti di rete, quando per il singolo acquirente il valore del prodotto dipende dal numero degli utenti che fanno uso dello stesso prodotto. Le tecnologie di comunicazione ne sono un chiaro esempio: il telefono, la posta elettronica, l’accesso a Internet, la macchine per i fax e i modem sono tutti prodotti caratterizzati da esternalità di rete. Le tecnologie caratterizzate da consistenti effetti di rete tendono a esibire periodi molto lunghi di introduzione della tecnologia, seguiti da una crescita esplosiva. Questo andamento è noto come feedback positivo: al crescere del numero di utenti che sono già dotati della nuova tecnologia, un numero sempre maggiore di altri utenti vengono da questa attratti. Nel caso in cui venga raggiunta la massa critica, allora il prodotto conquista il mercato. Il feedback positivo rende l’impresa forte ancora più forte e quella più debole ancora più debole. In effetti l’economia dell’informazione è popolata di monopoli. Le esternalità di rete costituiscono la base della legge di Metcalfe, dal nome di Bob Metcalfe l’inventore di Ethernet. Questa legge afferma che se una rete è formata da n individui e se il valore che ciascuno di essi assegna alla rete è proporzionale al numero degli altri utenti della rete, allora il valore totale della rete (il valore assegnato da tutti gli individui) è proporzionale a n (n-1) = n2 –n. Se ogni individuo valuta 1 dollaro ogni altro utente in rete, allora una rete composta da 10 individui ha un valore totale di circa 100 dollari. Le macchine per l’invio dei fax costituiscono un esempio di questa dinamica tipica. AT&T introdusse la trasmissione fotografica via cavo già nel 1925, ma le macchine per fax 5 rimasero un prodotto di nicchia fino alla metà degli anni Ottanta. In 5 anni, la domanda e l’offerta di fax crebbero ad una velocità esplosiva. Mentre prima del 1982 praticamente nessuno possedeva un apparecchio fax, dopo il 1987 la maggior parte delle attività commerciali si erano dotate di almeno un apparecchio. Così anche la tecnologia di Internet venne sviluppata nei primi anni Settanta ma fino alla fine degli anni Ottanta non ha avuto una reale diffusione. Poi quando il traffico in rete cominciò a crescere di dimensione, questo raddoppiò ogni anno dal 1989 al 1995 e in seguito i tassi furono anche maggiori. Le esternalità di rete non sono tipiche dei soli sistemi di comunicazione. Ci sono forti esternalità anche nelle reti “virtuali”, come le reti degli utenti dei computer Macintosh: ogni utente Mac trae vantaggio dalla presenza di una grande e capillare rete di utenti, in quanto questa facilita non solo lo scambio di file di dati, ma anche lo scambio di consigli e informazioni ed incoraggia le ditte produttrici di software a impiegare sempre maggiori risorse nello sviluppo di nuovi programmi. Proprio perché queste reti virtuali, formate da utenti di un sistema compatibile, danno origine ad esternalità di rete, i sistemi di software e di hardware più diffusi godono di un significativo vantaggio competitivo rispetto ai sistemi meno popolari. Per queste ragioni la crescita è un imperativo strategico, non solo per raggiungere le solite economie di scala nella produzione, quanto per realizzare le economie di scala nella domanda (o meglio, i rendimenti crescenti al consumo), generate dagli effetti di rete. Per raggiungere la massa critica, le aspettative dei consumatori sono un elemento cruciale. Il prodotto che tutti “si aspettano” che diventi lo standard, diventerà poi effettivamente tale. Le aspettative che si autoalimentano sono un esempio di feedback positivo e di effetto locomotiva. Di conseguenza le imprese che operano in un mercato con forti economie di rete devono riuscire a convincere i clienti che il loro prodotto è proprio quello che alla fine diventerà lo standard, mentre i prodotti incompatibili delle imprese rivali verranno abbandonati da tutti. Oltre alla concorrenza tra gli standard, c’è anche la concorrenza all’interno di uno standard, in quanto in genere sono numerose le imprese che si alleano per affermare uno standard. Sia che si tratti di reti virtuali o reali, le reti condividono una caratteristica economica di base: il valore che ciascun utente assegna al connettersi alla rete dipende dal numero di persone che già sono connesse. L’opposto del feedback positivo è il feedback negativo. In un sistema in cui operano i feed back negativi gli attori più forti tendono a diventare più deboli e viceversa. Un feedback negativo sono le complessità organizzative che tendono a rendere inefficienti imprese troppo grandi. Che il mercato si orienti o meno verso una sola tecnologia dipende dalla combinazione di due forze fondamentali: economie di scala nell’offerta e desiderio di varietà del prodotto (che corrisponde a diseconomie di scala nella domanda). 6 Tab. 3 -Probabilità che il mercato si orienti verso una sola tecnologia Basse economie di scala nell’offerta Scarso desiderio di varietà Elevato desiderio di varietà Alte eco.scala offerta Improbabile Bassa Probabile Dipende Nelle economie di rete , la forza delle imprese si misura in base a tre dimensioni principali: la quota di mercato raggiunta, le competenze tecniche e il grado di controllo della proprietà intellettuale conferito da brevetti e copy right. Quando nessuna delle imprese sul mercato è sufficientemente forte per imporre il suo standard, la strategia di apertura rappresenta una scelta cruciale. Se poi si è in una situazione in cui più tecnologie devono poter operare insieme, rendendo essenziale un coordinamento nella fase di realizzazione del prodotto, allora l’apertura del proprio sistema diventa l’opzione naturale. Trattandosi di rinunciare a parte del controllo sulla tecnologia per stimolare l’effetto di trascinamento, l’attuazione di una strategia di apertura richiede un grado di attenzione ben maggiore rispetto ad una strategia volta al controllo. In una strategia di piena apertura, chiunque può realizzare prodotti che soddisfino lo standard. Invece in presenza di un’alleanza tra imprese, ogni membro dell’alleanza contribuisce a vario titolo alla creazione dello standard e, come contropartita, ciascuno di essi può realizzare prodotti compatibili con lo standard. Alle imprese che non fanno parte dell’alleanza di solo viene impedito di realizzare prodotti compatibili, oppure viene concesso il diritto di farlo dietro il pagamento di una licenza. In altre parole, a tutti i membri dell’alleanza è garantito il libero (e solitamente gratuito) accesso alla rete che hanno contribuito a creare, mentre alle imprese esterne o viene vietato l’accesso alla rete o l’accesso è consentito dietro un pagamento. Rendimenti crescenti nei settori ad alta tecnologia Tratto da B. Arthur, in "Harvard Business Review", july-august 1996. Le economie occidentali sempre più si stanno spostando dalla trasformazione di massa di materiali (bulk-material) alla progettazione a all'uso di tecnologia, dal processare risorse al processare informazioni, dalla applicazione di energia all'applicazione di idee. In corrispondenza a tale cambiamento, si è passati dai rendimenti decrescenti ai rendimenti crescenti. I rendimenti crescenti rappresentano la tendenza che spinge ancora più avanti chi è avanti, e ancora più indietro chi è rimasto indietro. Sono meccanismi di feedback positivo che operano dentro i mercati rinforzando chi ha successo e indebolendo chi perde terreno. I 7 rendimenti crescenti non generano equilibrio - come invece fanno i rendimenti decrescenti ma instabilità. Se un prodotto o un'impresa o una tecnologia - una delle molte che competono in un mercato - passa in testa per caso o per una intelligente strategia, i rendimenti crescenti tendono a moltiplicare questo vantaggio, e il prodotto o l'impresa o la tecnologia possono procedere fino a chiudere (lock in) il mercato. Meccanismi di rendimenti crescenti coesistono con meccanismi di rendimenti decrescenti in tutte le industrie. Ma mentre i secondi dominano nella parte tradizionale dell'economia, in industrie i cui prodotti impiegano tante risorse e poca conoscenza, i rendimenti crescenti regnano nella parte più nuova - le industrie basate sulla conoscenza e su un basso contenuto di risorse materiali. I due mondi si basano su differenti meccanismi economici. Differiscono nel comportamento, nello stile, nella cultura. Richiedono diverse tecniche di management, strategie e codici di regolamentazione da parte del governo. Nel mondo di Marshall si producevano merci pesanti in termini di risorse fisiche, leggere in termini di know-how. Anche oggi molte merci lo sono, e in questi mercati i gusti differenziati dei consumatori contribuiscono a mantenere sul mercato numerosi soggetti. Ci sono dei limiti all'espansione delle imprese. Ma qual'è il mondo dei rendimenti crescenti? Osserviamo il mercato dei sistemi operativi per i personal computers. Nei primi anni '80 erano in competizione i sistemi CP/M, DOS e Macintosh di Apple. I sistemi operativi mostrano rendimenti crescenti: se un sistema va avanti agli altri, attrae nuovi sviluppatori di software e produttori di hardware che l'adotteranno, il che lo spinge ancora avanti. Il CP/M entrò nel mercato per primo e nel 1979 era ben stabilito. Il Mac è arrivato dopo, ma era facilissimo da usare. DOS nacque quando nel 1980 Microsoft fece un accordo con IBM per offrire un sistema operativo per il PC IBM. Per uno o due anni non fu affatto chiaro quale sistema sarebbe prevalso. Il DOS non era gran che, ma la base crescente di utilizzatori di DOS/IBM incoraggiò gli sviluppatori di software come Lotus a scrivere per DOS. La prevalenza del DOS, e del PC IBM, incentivò ulteriore prevalenza, e alla fine la combinazione DOS/IBM finì col dominare una considerevole porzione del mercato. Questa storia è ben nota. Ma si notino varie cose. 1) Non era prevedibile in anticipo quale sistema avrebbe dominato. 2) Una volta in testa DOS/IBM ha chiuso (locked-in) il mercato perché non conveniva ai consumatori spostarsi su un altro prodotto. 3) Il sistema dominante non era il migliore. 4) Una volta che DOS aveva chiuso il mercato, il suo sponsor, Microsoft, fu in grado di distribuire i costi su una larga base di utilizzatori. La compagnia poté lucrare margini di profitti straordinari. I mercati a rendimenti crescenti possono essere analizzati attraverso tecniche sofisticate di dinamica qualitativa e teoria della probabilità. Perché tanta parte dell'economia - i settori ad alta tecnologia - è soggetta a rendimenti crescenti? Le ragioni sono numerose: 1) Costi fissi (up-front costs) - I prodotti high-tech (farmaceutica, informatica, apparecchi per telecomunicazioni, aeronautica e missilistica, bioingegneria ecc.) sono per definizione complessi da progettare. Tipicamente comportano costi di ricerca e sviluppo alti 8 rispetto ai costi di produzione. Il primo disco di Windows è costato a Microsoft 50 milioni di dollari, dal secondo in avanti 3 dollari. I costi unitari scendono all'aumentare delle vendite. 2) Effetti di rete (network effects). Molti prodotti high-tech devono essere compatibili con una rete di consumatori. Così se molto software scaricabile su Internet apparirà come programmi scritti nel linguaggio Java di Sun Microsystems, gli utilizzatori avranno bisogno di Java sul loro computer per farli funzionare. Java ha concorrenti. Ma quanto più guadagna prevalenza, tanto più è probabile che emerga come standard. 3) Alti switching cost. I prodotti high-tech sono tipicamente difficili da usare. C'è bisogno di un certo training. Una volta che i consumatori hanno investito in questo training per esempio, la manutenzione e la conduzione di un aereo per passeggeri Airbus - devono solo aggiornare le loro skills per versioni successive del prodotto. Il lock-in non è eterno una nuova ondata tecnologica può spezzarlo. I due mondi, quello basato sulle risorse e quello basato sulle consoscenze non sono divisi in modo netto. La maggior parte delle imprese high-tech conducono sia operazioni basate sulla conoscenza che operazioni di produzione di massa (bulk processing). Poiché le regole del gioco sono diverse, di solito le imprese tengono ben separate, anche geograficamente, fasi così diverse. Inversamente, imprese manifatturiere conducono operazioni come la logistica, la creazione di marchi, la distribuzione che appartengono largamente al mondo della conoscenza. E alcuni prodotti, come il PC IBM, iniziano nel mondo a rendimenti crescenti ma più tardi nel loro ciclo di vita diventano commodity virtuali che appartengono al mondo della trasformazione produttiva marshalliana. Il mondo della produzione di massa è un mondo ripetitivo, dove bisogna controllare e migliorare sempre incrementalmente. E' il mondo della continua ottimizzazione, e un mondo che favorisce le gerarchie. Le imprese high-tech competono in mercati dove "il vincitore prende (quasi) tutto" (winner-take-most markets) e quindi il management è ridefinito in termini della necessità di impegnarsi nella ricerca del prossimo prodotto vincitore tecnologico - la prossima "mucca da mungere" (cash-cow). L'obiettivo diventa la ricerca della Prossima Grande Cosa. In questo ambiente, il management non è più orientato alla produzione, ma alla missione. Le gerarchie si appiattiscono, non perché improvvisamente si voglia concedere più democrazia alla forza lavoro o perché i computer possono tagliare via gran parte dei manager di livello medio. Si appiattiscono perché i procacciatori della Next Big Thing per la compagnia devono essere organizzati in piccoli gruppi che riferiscono direttamente al top management (CEO) o al consiglio di amministrazione. Questa gente deve avere le briglie sciolte. Su di essi dipende la futura sopravvivenza dell'azienda. Così questi gruppi (e i sottogruppi che riferiscono ad essi) non saranno trattati come dipendenti ma come uguali nell'opera di costruire il successo della compagnia. La gerarchia si dissolve. La competizione nell'arena dei rendimenti crescenti assomiglia ad un gioco d'azzardo. Come in un casinò, bisogna innanzi tutto decidere a che gioco giocare. Ti siedi ad un tavolo. Quanto si deve puntare? il croupier dice: tre miliardi di dollari. Chi gioca? Si vedrà. Quali sono le regole? Si formeranno durante il gioco. Che possibilità ho di vincere? Non si può dire: vuoi ancora giocare? L'arte di giocare ai tavoli del Casinò della Tecnologia si base sulle competenze tecniche, capacità finanziarie e sul coraggio. I premi vanno ai giocatori che per primi sanno dare un 9 senso ai nuovi giochi che si intravedono nella nebbia tecnologica. Bill Gates non è un mago della tecnologia, ma un mago della precognizione, nel discernere la forma del prossimo gioco. E' chiaro che la parte dell'economia basata sulla conoscenza richiede gerarchie piatte, orientamento verso una missione e capacità di adattamento. L'impresa deve continuamente reinventare i suoi obiettivi e il suo modo di fare le cose. Non si può ottimizzare nel casinò dei giochi a rendimenti crescenti. Puoi essere astuto, posizionarti, osservare, ma non ottimizzare. Devi adattarti, che in senso pro-attivo significa prepararti alla prossima ondata che verrà, immaginarti che forma avrà e posizionare la tua impresa per essere in situazione di vantaggio. Nel mondo tradizionale della trasformazione industriale, le strategie si basano sul capitalizzare le proprie competenze (core competences), fare prezzi competitivi, abbassare i costi, migliorare la qualità. Ciò è importante anche nel mondo dei rendimenti crescenti, ma non basta. Due massime sono largamente accettate nei mercati knowledge-based: Conviene entrare nel mercato per primi, e conviene disporre di tecnologie eccellenti. Esse sono vere ma non garantiscono il successo. Ciò che è necessario è una gestione attiva dei rendimenti crescenti. Una strategia attiva è vendere a prezzi molto scontati inizialmente per costruire una base di clienti. Netscape ha offerto il suo Internet browser gratis e ha guadagnato il 70% del mercato. Ora può guadagnare dal software derivato e dalle applicazioni. Spesso le imprese sbagliano facendo alti prezzi all'inizio per recuperare le alte spese di ricerca e sviluppo. Un altro aspetto cruciale è che i prodotti tecnologici non stanno da soli, ma dipendono dall'esistenza di altri prodotti e altre tecnologie. Il World Wide Web di Internet opera entro un gruppo di aree d'affari che includono i browsers, le notizie on-line, E-mail, commercio in rete, servizi finanziari. Le stampanti laser sono parte di un gruppo di prodotti che include i computers, il software di stampa, scanners e meccanismi vari (photo-input ecc.). I prodotti tecnologici esistono entro raggruppamenti locali di prodotti che li supportano e che danno loro valore. Esistono in mini-ecologie. L'interdipendenza ha profonde implicazioni per la strategia. Quando, a metà degli anni Ottanta, Novell introdusse il suo sistema operativo per reti (network operating system), NetWare, come mezzo per collegare personal computer in reti locali, si assicurò che NetWare fosse tecnicamente superiore ai rivali. Fece anche prezzi molto bassi per costruirsi una base di clienti installata. Ma queste tattiche non furono sufficienti. Novell capì che il successo di NetWare dipendeva dal successo nell'attrarre applicazioni di software da utilizzare su NetWare. Perciò creò incentivi per gli sviluppatori di software perché scrivessero per NetWare invece che per i suoi rivali. Gli scrittori di software risposero agli incentivi, e contribuendo al successo di NetWare si assicurarono il proprio successo. Novell ha gestito attivamente questi feedback positivi tra prodotti per chiudere il mercato. Ha continuato a trarre profitti da aggiornamenti, spin-offs e applicazioni proprie. Un'altra strategia consiste nel trasferire una base di utilizzatori da un prodotto ad un altro, come ha fatto Microsoft1 trasferendo la sua base di 60 milioni di persone utilizzatrici di DOS su Windows, poi Windows 95 e quindi su Microsoft Network, offrendo aggiornamenti gratuiti e collegando le applicazioni. Feedback positivi sussistono sia tra mercati che entro i mercati. 1 Questa strategia è stata attaccata legalmente. 10 Le ecologie tecnologiche sono ora le unità di base per la strategia nel mondo knoweldge-based; i giocatori non competono chiudendo il mercato su un prodotto proprio ma costruendo reti (webs), ovvero alleanze lente (loose) di imprese organizzate intorno ad una mini-ecologia, che amplificano i feedback positivi verso la base tecnologica. Apple, escludendo gli outsiders negli anni Ottanta dal suo sistema Macintosh, ha preferito non creare questa rete. Credeva di potere tenere con la sua tecnologia superiore il suo mercato a rendimenti crescenti per sé. Apple infatti domina la sua ecologia basata sul Mac, ma si tratta di un'ecologia che rappresenta solo l'8% del mercato dei computer. IBM ha sbagliato in direzione opposta. Permettendo passivamente ad altre imprese di entrare nella propria web come cloni, ha realizzato un'enorme base di utilizzatori e ha chiuso il mercato, ma è riuscita a tenere per sé solo una piccola parte del bottino. La chiave nel costruire un web è la gestione attiva dei feedback positivi tra imprese. Ciò significa scegliere attentamente i partner e quali prodotti lasciare sotto il loro controllo. Cedendo parte dei profitti, i giocatori dominanti si assicurano che tutti i partecipanti restino impegnati nell'alleanza. Conta molto convincere i rivali che un certo mercato sarà chiuso, e quindi non vale la pena che provino a contrastare. A ciò servono annunci di alleanze, di nuovi prodotti o altro fumo che poi non si tradurrà in pratica ma costituisce un efficace metodo di scoraggiamento. In complesso, nel mondo a rendimenti crescenti i managers devono farsi le seguenti domande: Quali sono i feedback nel mio mercato? In che ecologie si trovano i prodotti della mia impresa? Sono disponibili le risorse necessarie per giocare? Quali saranno le prossime partite? Chi ha perso in un'ondata tecnologica, può ripartire in quella successiva. L'ultimo aspetto da considerare è l'intervento antitrust nel mondo a rendimenti crescenti. Ci sono argomenti che consigliano di permettere che un prodotto o una impresa domini il mercato, e argomenti contrari. - Funzione di unico standard. Un prodotto locked-in può fungere da singolo standard, che evita la balcanizzazione degli standards. - Superiorità tecnologica. Se il prodotto vincente è superiore, sarebbe sciocco penalizzare il suo successo. - Sviluppo tecnologico. Al contrario se il prodotto vincente non è il meglio, la chiusura del mercato può bloccare per anni lo sviluppo tecnologico, disincentivando i concorrenti dallo sviluppo di alternative, che dovrebbero essere di gran lunga superiori per poter rompere l'effetto chiusura del mercato (si pensi al sistema operativo DOS). - Prezzi. Di solito, per vincere, un prodotto è offerto scontato e il prezzo basso che si stabilisce è poi difficile da scalzare. Il prezzo di monopolio non dovrebbe preoccupare. - Posizione dominante. Bisogna poi considerare il fatto che la posizione di dominio va valutata non in relazione ad un singolo prodotto di un web, ma nell'appropriarsi di sempre più fili del web impendendo l'accesso ad altri. Non ci sono risposte semplici relativamente alla politica antitrust in questo mondo. Può essere considerato favorevolmente un intervento limitato, basato sui seguenti principi: 1) Non si deve penalizzare il successo. La monopolizzazione nel breve termine di un mercato è correttamente percepita come un premio all'innovazione e al rischio. 2) Non si deve permettere ai privilegiati di partire in anticipo. Per esempio, quando si apre un nuovo mercato, come l'electronic banking, le imprese che già controllano gli standard, quali i sistemi operativi e le tecnologie vicine, non dovrebbero poter partire in anticipo nella 11 nuova gara. Tutti i concorrenti dovrebbero poter partecipare avendo acceso alle tecnologie applicabili e agli standard. In pratica, ciò significa permettere che la posta in gioco sia la possibilità che il vincitore prenda tutto (winner-take-all), in ciascun segmento di industria, in ciascuna nuova ondata tecnologica. Ma ciascun contendente dovrebbe avere accesso alle stesse tecnologie, agli stessi standards aperti, così che tutti siano allineati alla stessa linea di partenza. Se l'industria autonomamente non garatisce tale condizione, l'intervento antitrust dovrebbe imporlo. La path-dependency Una sequenza path-dependent di cambiamenti economici è caratterizzata dal fatto che i risultati finali possono essere influenzati da eventi lontani nel tempo, compresi fatti provocati da elementi casuali invece che da forze sistematiche. Di conseguenza gli accidenti storici non possono essere ignorati e il carattere del processo dinamico è essenzialmente storico. In economia, come in fisica o in biologia, si può parlare di sistemi dinamici “autorinforzantisi” (self-reinforcing) o di tipo autocatalitico. I sistemi caratterizzati da feedback locali positivi tendono a possedere una molteplicità di stati asintotici o possibili “strutture emergenti”. Lo stato iniziale insieme ad eventi o fluttuazioni casuali spingono le dinamiche nel dominio di uno di questi stati asintotici e così selezionano la struttura entro cui alla fine il sistema sarà chiuso (locked in). L’idea di feed-back locali positivi contrasta con l’idea dominante nella teoria economica di rendimenti decrescenti. Generalmente i meccanismi self-reinforcing derivano da 4 cause: 1) significativi costi fissi (per cui quando cresce l’output i costi scendono); 2) effetti di apprendimento (che migliorano il prodotto o ne diminuiscono i costi); 3) esternalità di rete (rendimenti crescenti da adozione); 4) aspettative adattive (dove un accresciuta posizione sul mercato genera l’aspettativa di un ulteriore accrescimento). Se due sistemi tra loro in competizione (come è successo nel caso dei registratori, dove si sono fronteggiate le tecnologie Betamax e VHS) sono lanciati nello stesso momento le quote di mercato possono fluttuare all’inizio, quando le circostanze esterne e la fortuna cambiano (fase di instabilità). Se il meccanismo self-reinforcing è abbastanza forte, alla fine una delle due tecnologie può accumulare abbastanza vantaggio da conquistare il 100% del mercato. Ma prima non si può sapere quale delle due tecnologie prevarrà. Notiamo 4 proprietà: 1) Equilibri multipli: Sono possibili due opposte soluzioni di mercato asintotiche. Il risultato è indeterminato e non prevedibile. 2) Possibili inefficienze. Se una tecnologia è migliore dell’altra ma ha cattiva fortuna nel guadagnare i primi adottatori, il risultato finale può non essere il migliore possibile. 3) Lock-in. Una volta che una “soluzione” è raggiunta è difficile uscirne. 12 4) Path-dependence. La storia iniziale delle quote di mercato, in parte conseguenza di eventi piccoli e di circostanze casuali, può determinare quale soluzione prevarrà. Alla fine un “ordine” emerge dalle fluttuazioni iniziali. Se una tecnologia è migliore, è più probabile che persista, in quanto ha un vantaggio selettivo, ma non è affatto certo. Dinamiche di mercato con lock-in: due modelli semplificati 13