Numero Completo - Diocesi di Como
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DELLA 8 A dolescenti: che vi succede? È la domanda che non posso non farmi da qualche settimana a questa parte. Vi vedo “protagonisti” stonati sui titoli dei Tg e nelle pagine nazionali e locali più che sapervi studenti, innamorati, con la voglia di giocare, crescere, fare belle scelte. Vi chiedo: queste parole sono per voi cosa sconosciuta o pensate che vi appartengono? Io credo di sì. L’adolescenza non è un periodo brutto né un periodo bello: è un tempo di maturazione e come tale porta con sé aspetti di gioia e altri di dolore. Ecco perché dico che non c’è solo negatività o solo positività nell’adolescenza. Ma questo periodo ben preciso dell’adolescenza non è una marmellata dove tutto si confonde con il suo contrario, sino a divenire niente. Non voglio abituarmi alle notizie che vi sbattono in prima pagina con la magra consolazione, poi, di sentir parlare di voi il giorno dopo a scuola. Che vi succede, adolescenti? Vi riconosco nei vostri volti quando siete nella vostra unicità, nella vostra cristallina personalità. Non siete cattivi, ma infelici forse. Ma di che cosa? Da chi resi tali? Che cosa si scatena quando vi ritrovate in gruppo e da amici che escono insieme si trasforma in branco di violenza. Branco è un termine che non mi è mai piaciuto perché lo si eguaglia agli animali e voi non siete tali nel vostro cuore; lo si diviene quando l’adrenalina dello stare insieme si trasforma in violenza cieca dove ognuno aiuta l’altro a divenire ancor più cieco e solo. Cosa vi succede, adolescenti, quando per paura di rimanere soli ed estromessi vi fate forza con il gruppo e la debolezza di uno diviene la “falsa forza” di tanti? Non prendete il gruppo di amici, o quello con il quale uscite, come scudo per le proprie pochezze e povertà. Nella vita non si diviene forti con e sulle debolezze degli altri, ma facendosi giorno per giorno lavoratori della propria vita grazie al lavoro di tanti. Andare a scuola e accoltellare un insegnante, riprendere con il videofonino lo stupro di una vostra coetanea, cospargersi di benzina reciprocamente dandosi poi fuoco per il gusto di vedersi on line su Youtube, vi chiedo: che cosa ci state dicendo-gridando e che noi, forse, non comprendiamo? Che mano viene tesa, ma poi subito ritratta perché quella dell’adulto, del professore, del genitore, del sacerdote è esigente? Anche voi vivrete il vostro essere adulti, ma sappiate che non lo si improvvisa: lo si tesse da mattina a sera, giorno per giorno. Ma se la quotidianità vi spaventa e per vincere la noia ci si inventa un gesto eclatante alle spese degli altri, specie più deboli, vi DI COMO PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A. SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO COMO TORNA LA GIORNATA DELLE FERROVIE DIMENTICATE L iniziativa, promossa a livello nazionale e a cui aderiscono anche diverse realtà comasche tra cui Iubilantes, si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della mobilità dolce. ’ A PAGINA 12 COMO TURISMO: IN ARRIVO WELCOMO A PAGINA 13 Arte e fede NELLE PAGINE CENTRALI UN APPROFONDIMENTO SU MOSTRE E CONFERENZE IN PROGRAMMA IN DIOCESI SU SINDONE, SAN PAOLO E IL SIGNIFICATO DELLA CROCE Foto AC - Il Settimanale ricordo che la vita, al di là della fede, ha una sua verità e un suo ritorno. Si raccoglie ciò che si semina. Adolescenti, che vi succede? Nel tempo di Facebook e di Msn, di Skype e Iphone vi chiedo di guardarci in faccia, non tramite un monitor. Sia nel bene sia nel male, sia nel bene compiuto sia nel male fatto non voltiamo mai la faccia dall’altra parte, ma lo sguardo sia occhio nell’occhio e mai occhio per occhio. La vendetta ha generato sempre e solo altro male. Adolescenti: so bene che avete un vostro nome e che questo aggettivo non vi piace. Giusto. Ma vi chiedo, pertanto, di non perdere il nome che i vostri genitori vi hanno donato nel momento del concepimento. Vi hanno chiamato figli! E quando si sbaglia, sia figli sia genitori, si dica che si è sbagliato e non si giustifichi con altre parole di copertura. Nella verità di se stessa la persona non è mai morta. Ha sempre ritrovato vita. Vera. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ADOLESCENTI, CHE COSA VI SUCCEDE? ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ANNO XXXIV 28FEBBRAIO 2009 E 1,00 DIOCESI GIACOMO RUGGERI SONDRIO I CATECHISTI IN RITIRO P resso il monastero delle Agostiniane di Poschiavo i catechisti della Media Valtellina, ma non solo, si sono confrontati sul vangelo di Marco. A PAGINA 30 POGGIRIDENTI I GIOVANI RIFLETTONO SULLA VITA A PAGINA 31 SONDRIO L’INTEGRAZIONE COMINCIA A SCUOLA A PAGINA 32 COMO PEDEMONTANA FERROVIARIA: QUALCHE PASSO AVANTI COMO QUALE FUTURO PER IL POLITEAMA? Inaugurato nel 1910 l’immobile è oggi valutato poco meno di 2 milioni e mezzo di euro. A PAGINA 15 COMO 75 UOMINI PELLEGRINI A LOURDES A PAGINA 18 COMO UN CARNEVALE DAI MILLE COLORI A PAGINA 23 BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE 2009 A PAGINA 26 VAL D’INTELVI QUEI FAGGI PROTESI VERSO IL CIELO A PAGINA 27 PONTE TRESA LA COMUNITÀ DISCUTE SULLE LINEE PASTORALI A PAGINA 29 CULTURA L’ARTE RACCONTA SAN PAOLO A PAGINA 34 Prenotatelo AL PIÙ PRESTO telefonando allo 031 - 26.35.33. (in orari d’ufficio) P A G I N A 2 RIFLESSIONI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 UN FENOMENO CRESCENTE CHE CHIEDE RIFLESSIONE NOVITÀ IN LIBRERIA MATRIMONI CRISTIANO-ISLAMICI I matrimoni di religione mista, tra cui quelli cristianoislamici, sono in costante aumento, malgrado le culture dei rispettivi paesi di appartenenza dei potenziali coniugi - soprattutto nei loro aspetti dottrinali, giuridico-religiosi, antropologici - costituiscano difficoltà importanti per la buona riuscita del progetto di coppia. Le Indicazioni elaborate dalla Presidenza della CEI su I matrimoni tra cattolici e musulmani in Italia (2005) invitano a non incoraggiare queste unioni, «secondo una linea di pensiero condivisa anche dai musulmani». I problemi che vi possono insorgere sono di così grande rilevanza che «far acquisire consapevolezza riguardo a queste difficoltà è un primo, fondamentale servizio da rendere a chi chiede un tale matrimonio». Il volume - curato da Barbara Ghiringhelli e da don Augusto Negri, entrambi impegnati in Centri di consulenza per famiglie interetniche rispettivamente a Milano e a Torino - mira propriamente a far acquisire tale consapevolezza sia in chi chiede il matrimonio, sia in quanti devono rispondere alla richiesta attraverso la preparazione e la celebrazione. La prima parte del volume (a cura di don Negri, direttore del Centro Federico Peirone di Torino) è dedicata agli aspetti giuridici e di costume del matrimonio islamico: il contratto, gli effetti, la situazione della donna e il rapporto tra i coniugi, il diritto di proprietà e la successione ereditaria. Un capitolo è riservato a illustrare come il diritto canonico considera e quale forma contempla per il matrimonio di mista religione. La seconda parte (a cura della Ghiringhelli, coordinatrice del Consultorio per famiglie interetniche di Milano) descrive il vissuto dei matrimoni cristiano-islamici in base alle statistiche e all’esperienza pastorale degli ultimi decenni. DIVENTARE GRANDI... Le paure e i desideri nella pubertà, i sentimenti e le prime relazioni affettive, l’accettazione di sé o il rifiuto di un corpo che cambia, i pregiudizi e i condizionamenti sociali, il significato degli oggetti, la “fame” di valori, il rapporto con i genitori e gli amici... Insomma, la voglia di diventare grandi raccontata attraverso il dialogo in diretta fra uno psicologo e i ragazzi. Questo libro è il frutto di un lavoro ventennale realizzato nella scuola, attraverso progetti di educazione affettiva-sessuale e di intelligenza emotiva, e in ambito psicoterapeutico nel colloquio con preadolescenti e adolescenti. La chiave di lettura è quella del confronto diretto fra l’adulto e i ragazzi, attraverso la discussione alla pari di aneddoti veramente accaduti ad alcuni adolescenti. MARCO CUNICO, Voglia di diventare grandi. Le piccole e grandi domande degli adolescenti allo psicologo, Città Nuova, pagine 152, euro 12,00. Il testo prende le mosse dalla necessità di un rinnovamento della pastorale dei malati. In questa prospettiva sono esaminati due aspetti: l’uno più eminentemente caritativo, l’altro di tipo culturale. Il primo aspetto auspica una maggiore integrazione della pastorale della salute nella pastorale ordinaria. Il secondo aspetto interpella tutta la comunità sul senso della salute e della malattia, indagando come si possa recuperare la piena identità del malato, senza che sia ridotto al solo livello biologico. In questa linea si affrontano temi quali: la malattia secondo il Vangelo, il rapporto tra fede e malattia, eutanasia e accanimento terapeutico. MICHELE ARAMINI, Prendersi cura. Custodire la persona nel tempo della malattia, Paoline, pagine 158, euro 11,00. La nostra società ha bisogno di sviluppare una nuova sensibilità verso la saggezza e il significato della vecchiaia, rivalutata come un bene prezioso. In questo libro, Anselm Grün, uno degli autori cristiani più letti al mondo, rivisita con grande sapienza spirituale le ultime tappe della vita e aiuta il lettore a riscoprire l’autunno dell’esistenza come stagione capace di esprimere in pienezza il valore di una persona. Accettare se stessi, l’esercizio del distacco, il rilassamento, la pazienza, la riconoscenza, l’ansia e la depressione, il silenzio, il superamento di sé, prendere confidenza con l’idea del morire, sono solo alcuni dei temi affrontati da questo prezioso libro. ANSELM GRÜN, La grande arte di invecchiare, San Paolo, pagine 196, euro 13,00. La celebrazione di un funerale è un momento importante, in cui talora è difficile saper trovare parole capaci di comunicare conforto e consolazione. È ormai anche una delle rare occasioni in cui è possibile entrare in contatto con coloro che non frequentano abitualmente la comunità cristiana, il che rende la circostanza ancora più delicata sotto il profilo pastorale. Dedicato a chi guida la meditazione o la celebrazione, il volume propone riflessioni e suggerimenti utili alla preparazione di un commento personale per ogni lettura indicata dal Rito delle esequie e per altri brani della Bibbia particolarmente adatti a momenti di preghiera accanto ai defunti. BERNARD LE GAL, Parole di conforto, EDB, pagine 144, euro 14,00. BARBARA GHIRINGHELLI AUGUSTO NEGRI, I matrimoni cristiano-islamici in Italia. Gli interrogativi, il diritto, la pastorale, EDB, pagine 184, euro 15,60 CORSO DI GRECO NEOTESTAMENTARIO PER CONOSCERE LA LINGUA DEL NUOVO TESTAMENTO O vviamente la conoscenza del greco non è necessaria per professare e vivere la propria fede cristiana. Ma, siccome le pagine del Nuovo Testamento sono state scritte in greco, poi tradotte in latino e nelle lingue moderne (recentissima è la nuova versione italiana della CEI), può essere utile - magari al lettore che già ha fatto studi classici e si è confrontato con le lingue antiche - affrontare anche una lettura attenta del testo originale del Nuovo Testamento. Il manuale del prof. Flaminio Poggi (docente di Greco biblico presso l’Università Gregoriana di Roma) si propone di accompagnare i lettori in un percorso di approfondimento della sintassi del greco neotestamentario, a partire da un approccio diretto ai testi del Nuovo Testamento. Il volume si divide in tre sezioni: la sintassi dei casi, i tempi dei verbi e la sintassi del periodo; venticinque lezioni progressive; numerosi esempi tratti dal testo biblico. Questo prezioso sussidio forma un tutt’uno con il volume degli Esercizi e soluzioni, che, grazie alle soluzioni, permette una continua verifica circa i propri progressi, per cui il lettore riuscirà non solo a comprendere il greco del Nuovo Testamento, ma anche a cogliere quelle diverse sfumature che le traduzioni non sempre riescono a comunicare. a cura di AGOSTINO CLERICI FLAMINIO POGGI, Corso avanzato di Greco neotestamentario, San Paolo, pagine 256, euro 19,00; Esercizi e soluzioni, pagine 206, euro 18,00 PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B Parola FRA noi GN 9,8-15 SAL 24 1PT 3,18-22 MC 1,12-15 La parola più forte che Gesù pronuncia: «Il regno di Dio è vicino» di ANGELO SCEPPACERCA PRIMA SETTIMANA del Salterio BISOGNOSI DEL PERDONO D ue soli periodi, appena quattro versetti del Vangelo di Marco, per contenere la tentazione e l’inizio del ministero di Gesù, che è anche il riepilogo della sua predicazione. Allora questo pezzo di Vangelo merita molta attenzione; non a caso la liturgia lo colloca nella prima Domenica del tempo di Quaresima. Queste righe riverberano il passato (le tentazioni del popolo di Dio nel deserto) e il futuro (tutta la storia della Chiesa): dal principio alla fine Dio, in Gesù, partecipa della vita degli uomini e ne saggia anche le difficoltà. Qualche breve nota esplicativa. Innanzitutto il periodo del “ritiro” di Gesù nel deserto: quaranta giorni (la stessa durata della quaresima). Il numero 40 sta ad indicare un periodo di esperienza particolarmente intensa e decisiva. Poi, satana: è colui che accusa, che divide, l’avversario. Quindi le fiere: danno rilievo al luogo della tentazione, aspro e isolato. Dopo l’arresto di Giovanni il Battista – figura che conclude l’antica alleanza e indica Gesù come il compimento delle promesse dei profeti – Gesù stesso si propone con alcune espressioni che sono la chiave per interpretare di tutto il vangelo. Da Lui in poi ogni realtà dovrà essere compresa in chiave escatologica (“il tempo è compiuto”) e cristologica (“convertirsi e credere al Vangelo” significa affidarsi a Gesù). Dire che “il tempo è compiuto” significa riconoscere che l’incontro con Gesù è decisivo perché il mondo la scampi. “Conversione” è la parola per definire questa svolta, nel senso di un rovesciamento di rotta, che prende tutta la persona – dal cuore, alla mente, alla vita – e la ri-orienta verso Dio. È un vero e proprio “esodo”: si abbandona una schiavitù e ci si incammina verso la santa libertà dei figli di Dio. C’è la conversione dei peccatori e c’è la conversione dei giusti. I primi si riconoscono bisognosi del perdono di Dio; i secondi... pure, perché anch’essi devono scendere alla radice da cui nasce il peccato. È indifferente, per noi, in quale ruolo calarci. Tanto bisogna ricominciare da lì, dalla conversione che è il “passo della soglia”, il primo necessario per entrare in casa, ma anche il più difficile a farsi, perché abbiamo perso memoria di avere una casa. È troppo tempo che ne siamo fuori. Aver fede è farsi raggiungere dallo Spirito mentre ancora ci si sente lontani, senza nessuno. Così un poeta: “Accade quando ti senti un orfano di Dio / e non pen- si allo Spirito che, sorto, fa impennare il tuo pianto”. La parola più forte che Gesù pronuncia oggi nel Vangelo è questa: “Il regno di Dio è vicino”. Vuol dire che la signoria di Dio è presente nella persona e nell’opera di Gesù Cristo ed è vicina perché è iniziata e cresce in mezzo a noi. CHIESA PRIMOPIANO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 P A G I N A 3 IL VESCOVO IN BANGLADESH SULL’ESEMPIO DI SAN PAOLO D al 12 al 22 febbraio il nostro vescovo monsignor Diego Coletti, accompagnato da alcuni laici e da don Cristian Bricola, parroco di Como-San Bartolomeo, è stato in Bangladesh. Lì ha predicato a un corso di esercizi spirituali cui hanno preso parte i 47 missionari: la maggior parte del Pime cui si sono aggiunti alcuni fidei donum di altre congregazioni, che operano in condizioni di vera e propria “frontiera missionaria”. I missionari originari della diocesi di Como, e operativi in Bangladesh, che hanno preso parte al ritiro sono stati: padre Arturo Speziale, del PIME, nativo di Sirta (So); padre Giovanni Abbiati di Sondrio, fratello di don Francesco Abbiati parroco di Albosaggia; suor Assunta Giacomelli di Isolaccia (So), sorella di padre Sandro Giacomelli, del PIME, morto un anno fa in Bangladesh di incidente stradale; Alberto Malinverno di Camnago Volta (Co), ingegnere, associato laico del PIME in Bangladesh; padre Quirico Martinelli di Uggiate (Co). «Il Bangladesh – spiegava monsignor Coletti alla vigilia della partenza – è un Paese dalla storia travagliata. In passato ha ottenuto l’indipendenza dall’India ed è a larghissima maggioranza musulmana. La presenza dei cristiani è confinata ai cosiddetti “tribali” (etnie considerate marginali e, come tali, trattate dall’establishment bengalese). La conversione al cristianesimo da parte di un cittadino di etnia bengalese – aggiunge il Vescovo – è a tutt’oggi considerata come un’invadenza coloniale e comporta pesanti sanzioni nei confronti dell’eventuale responsabile di tale conversione, che può tradursi, nel caso si tratti di cittadino straniero, in espulsione dal Paese. Ciononostante i cattolici bengalesi (cioè “tribali”), pur essendo una piccola minoranza della popolazione, sono in forte espansione, grazie al lavoro paziente e intelligente dei missionari e degli stessi cristiani locali, lavoro – conclude monsignor Coletti – che va sostenuto e incoraggiato dalla nostra Chiesa». Per il Vescovo è stata una seconda esperienza di questo tipo: si recò, infatti, a predicare un corso di esercizi spirituali per i missionari a fine anni Novanta. «Tutto è andato benissimo: viaggio ed esercizi spirituali – ci scrive padre Quirico Martinelli dal Bangladesh -. Il Vescovo Diego ci ha infiammati dello spirito missionario di San Paolo e del suo grande amore per il Signore Gesù: questo è stato il tema degli Esercizi. Speriamo che questo ci aiuti a rinnovarci nel cuore e nella nostra azione missionaria! Vi evidenziamo alcune curiosità. Agli esercizi era presente il più anziano missionario del PIME in Bangladesh, classe 1920, ancora parroco in una missione. Vi inviamo, poi, una foto scattata a Putimari, un villaggio del nord, 12 anni, fa quando monsignor Coletti, allora rettore del Seminario Lombardo di Roma, venne a predicarci gli esercizi: una bambina della foto è ora novizia delle suore locali di Shanti Rani (Regina della Pace)». In attesa di un dettagliato racconto dell’esperienza bengalese dalla viva voce del vescovo, padre Quirico ci ha inviato questo sintetico diario di viaggio. Giovedì 12 febbraio: arrivo in Bangladesh. Nel pomeriggio: visita all’Arcivescovo di Dhaka monsignor Paolinus Costa. Alla sera: cena con l’Ambasciatore Italiano, Itala Occhi. Venerdì 13 febbraio: al mattino si parte per Dinajpur; lungo la strada sosta alla missione di Mariampur. Nel tardo pomeriggio arrivo a Suihari (Dinajpur). Sabato 14 febbraio: al mattino visita alla scuola di Suihari, con la cerimonia dell’alzabandiera. A seguire, con il Vescovo di Dinajpur, Moses Costa, visita ad un villaggio distrutto; poi al sottocentro di Radhanagor dove c’è l’inaugurazione della nuova chiesa e le cre- sime di adulti e bambini (360 in tutto!). Nel pomeriggio visita alla Missione di Dhanjuri: la nuova chiesa, il nuovo ostello dei ragazzi e il lebbrosario. Domenica 15 febbraio: al mattino Cresime degli adulti (87 persone) nella chiesa parrocchiale di Suihari. Alle ore 11.00 battesimi (47) e matrimoni (3) nel villaggio di Hatrampur: sono i primi battesimi nel villaggio, 13 nuove famiglie che si fanno cristiane. Lunedì 16 febbraio: al mattino S.Messa in Cattedrale e visita agli ostelli e all’ospedale diocesano. A metà mattina visita al Santuario della Madonna di Rajarampur e poi pranzo con il Vescovo Moses. Nel pomeriggio inaugurazione e benedizione delle casette del nuovo villaggio di Bontara costruito in collaborazione tra la Caritas di Como (che ha comprato il terreno) e la Caritas di Dinajpur (che ha costruito le casette). Da martedì 18 febbraio a venerdì 20 febbraio: esercizi spirituali alla Casa del PIME di Dinajpur. In tutto, come detto, ci sono 47 partecipanti: missionari del PIME; tre suore dell’Immacolata; un missionario saveriano; due preti di Bergamo, uno di Como e uno di Milano; più due laici in visita in Bangladesh. Venerdì 20 febbraio: nel pomeriggio, ritorno a Dhaka. Sabato 21 febbraio: a Dhaka, visita alle suore di Madre Teresa e alla chiesa più antica di Dhaka a Tejgaon (1676). In serata partenza per l’Italia. pagina a cura di ENRICA LATTANZI LA CHIESA CATTOLICA IN BANGLADESH La Chiesa del Bangladesh è molto, molto piccola numericamente, ma molto varia dal punto di vista storico e culturale. I primi cristiani sono stati convertiti dai portoghesi, commercianti e pirati, nel 1600. Portano nomi portoghesi (Gomes, Costa, Rozario...) e sono Bengalesi. Hanno di solito una fede con molte devozioni simili a quelle del sud Europa, ma vi hanno anche introdotto liberamente canti, feste, tradizioni che hanno preso dall’induismo o che hanno creato loro. Costituiscono poco meno del 50 % dei cattolici del Bangladesh, e dal loro gruppo vengono la maggior parte dei preti locali ed i 5 vescovi che dirigono le diocesi di questo paese. Poi c’è la comunità anglo-indiana. Cristiani che vengono da Goa (India) o da altre parti, trasferitisi di solito al servizio degli inglesi. Formano una comunità a sé, un po’ ammalata di senso di superiorità, che ama vestire all’europea, parlare inglese, far notare la propria differenza. Ma è una comunità senza futuro, che sta trasferendosi all’estero e diminuendo di numero. Purtroppo, nell’opinione pubblica musulmana questi sono i rappresentanti più tipici della comunità cristiana (anche se in realtà nella Chiesa sono una piccolissima minoranza), per cui quando alla radio, alla televisione o sui giornali si parla dei cristiani, spesso li si presenta così: mezzi bengalesi e mezzi inglesi... e con cognomi portoghesi! I cristiani più recenti sono quelli delle popolazioni aborigene a cui abbiamo già accennato. Ma anche fra loro le differenze sono grandi: ogni tribù è un mondo a sé. La più originale è forse la tribù Garo o Mandi che è di tipo matrilineare. Tale originalità risalta specialmente in un paese musulmano come il Bangladesh. Tra i Garo, infatti, molte delle tradizioni sono capovolte, perché la successione ereditaria passa non di padre in figlio, ma di madre in figlia, e tutti i figli portano il cognome della madre. La proprietà della terra non viene divisa ed è la madre stessa che decide quale delle figlie sarà la proprietaria. Dei 110milioni di abitanti del Bangladesh, 95 milioni sono musulmani, 13 milioni indù, 600mila buddisti, 1milione animisti, e circa 400mila cristiani. Di questi, 230mila sono cattolici, lo 0,2 % della popolazione. Gli altri appartengono ad una ventina di Chiese diverse, fra cui le più consistenti sono la «Chiesa del Bangladesh» (Anglicani), i Battisti e i Luterani. I missionari del PIME lavorano in Bengala dal lontano 1855. Attualmente sono impegnati principalmente nella diocesi di Dinajpur, con piccole presenze a Dhaka e Chittagong. Il clero locale sta crescendo rapidamente e può contare su 115 sacerdoti, mentre i missionari sono circa un centinaio. La Chiesa cattolica è presente in Bangladesh con: 67 parrocchie, 142 piccoli centri missionari, 373 chiese e cappelle, 7 seminari minori e 1 seminario maggiore per gli studi di filosofia e teologia. Pubblica inoltre un settimanale nazionale, ha un centro di comunicazioni sociali, un centro catechistico nazionale e varie commissioni episcopali. Per quanto riguarda le opere sociali, gestisce 316 scuole primarie, 45 secondarie e 2 college, 3 scuole tecniche, una decina di scuole di orientamento professionale, 3 ospedali, 4 lebbrosari, un centro per la cura e la prevenzione della TBC, e una cinquantina di dispensari medici. La Caritas Bangladesh opera di solito in modo autonomo dalle missioni, a favore di tutti i gruppi religiosi, e svolge un lavoro imponente in diversi campi dello sviluppo sociale. Ha anche un Centro Studi per lo Sviluppo (Caritas Development Institute). P A G I N A 4 LE QUATTRO PAROLE ino ad alcuni decenni fa l’educare era ovvio, secondo parametri largamente condivisi, anche se sottoposti ad uno strutturale movimento di contestazione. Oggi per molti aspetti sta diventando soprattutto una sfida. È la sfida sul tessuto connettivo e, dunque, sul futuro della nostra società, nel fluire delle generazioni. Contemporaneamente è la sfida sulla costruzione dell’identità della persona. Quando papa Benedetto XVI, nella sua veste proprio di vescovo di Roma, ha cominciato a parlare di “emergenza educativa” i riscontri sono stati immediati, ben al di là delle appartenenze. È quindi necessario mettersi all’opera: la Chiesa e più largamente il mondo cattolico italiano intende fare la sua parte, su una questione che veramente attraversa tutta la società, interessa tutti. Alla prossima assemblea della Cei si sceglierà il tema per gli Orientamenti pastorali del nuovo decennio, proprio sull’educazione. In questa direzione si svilupperanno anche varie iniziative nell’ambito del progetto culturale, che continua così a giocare un ruolo di “utilità di sistema” nell’azione pastorale e nella interlocuzione pubblica. Verteranno sul tema dell’educazione il forum del 27-28 marzo e un rapporto-proposta, che è in corso di elaborazione e sarà presentato a settembre, come forma di dialogo a tutto campo con l’opinione pubblica. Sotto il titolo dell’“emergenza educativa” il forum del progetto culturale, una assemblea di un centinaio di personalità giunto ormai alla nona edizione, propone quattro parole: persona, intelligenza, libertà, amore. Sono i poli di un circuito sviluppato da Benedetto XVI nel suo discorso al Convegno ecclesiale di Verona. È attraverso questo circuito che si può “contrastare efficacemente quel rischio per le sorti della famiglia umana che è costituito dallo squilibrio tra la crescita tanto rapida del nostro potere tecnico e la crescita ben più faticosa delle nostre risorse morali”. Questa forbice rischia di allargarsi e non solo a proposito della cosiddetta “biopolitica”: cosa c’è al fondo della crisi finanziaria globale che stiamo attraversando se non questa divaricazione tra una tecnica sempre più raffinata e autoreferenziale e l’assenza o l’aggiramento della responsabilità morale? Il forum articolerà il dibattito su tre ambiti. Il primo è relativo alle scienze: si tratta di raccogliere la sfida della tecnoscienza, non per appiattire, ma per allargare gli orizzonti della razionalità, ai fini di recuperare un indirizzo umanistico nel senso ampio e complessivo del termine. Il secondo ambito è quello del maschile e del femminile, in ordine al rapporto tra educazione e costruzione della persona. Il terzo ambito è la comunicazione, anche qui nel senso ampio e sostanziale, che rinvia ad un altro tema strutturale, quello della tradizione. C’è bisogno di respiro, c’è bisogno di uscire dalla logica dell’immediato, per ritornare finalmente ad investire, sui principi, sui valori e, dunque, sulle persone concrete e sulle concrete situazioni della vita. F FRANCESCO BONINI SOCIETÀ INTERNIESTERI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 ERANO STATE RAPITE TRE MESI FA IN KENYA Rilasciate le due religiose rapite L e campane di Cuneo hanno suonato a festa mentre la comunità era riunita a pregare. E tutti, una cinquantina di persone, hanno festeggiato la liberazione delle due consorelle, che si trovano attualmente a Nairobi. C’è stato un grande clima di gioia ed euforia nella sede della Comunità del movimento contemplativo missionario “Charles de Foucauld” di Cuneo, appena appresa la notizia del rilascio, il 19 febbraio, delle due suore italiane rapite al confine tra il Kenya e la Somalia il 9 novembre scorso. Suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Olivero, religiose del Movimento contemplativo missionario padre Charles de Foucauld di Cuneo, erano state sequestrate da un comando composto da circa 200 uomini armati nella città di El Wak, nel nordest del Kenya, al confine con la Somalia. “Eravamo radunati tutti in cappella in preghiera ed è arrivata questa notizia bellissima ed inaspettata, come un fulmine a ciel sereno – racconta al SIR fratel Giovanni Marinchino -. Le campane hanno iniziato a suonare e ora stiamo facendo un po’ di festa, c’è un momento di grande euforia”. Ad avvertire la comunità è stata l’unità di crisi della Farnesina, con cui erano in costante contatto. Il religioso spera che le due suore torneranno in Italia tra qualche giorno: “Le aspettiamo”. Un “grazie” al Papa. “Abbiamo avuto paura, ma anche tanta speranza. Voglio ringra- ziare il Santo Padre che ci è stato tanto vicino, lo abbiamo sentito. Grazie, grazie, grazie!” Queste le parole di suor Caterina Giraudo, al microfono di Radio Vaticana, raggiunta al telefono a Nairobi subito dopo la liberazione. “Sto bene, sono felice, sono immensamente felice di essere con i piedi sulla terra libera in Kenya, con tanto affetto attorno a noi. Ci stanno facendo tanta festa, siamo molto contente”, ha detto suor Caterina, che ha raccontato alla Radio Vaticana qualche particolare degli oltre 100 giorni di prigionia. “Ho cercato di non pensare troppo perché se pensavo a qualcuno o a qualcosa il cuore scoppiava – ha ricordato suo Caterina -. Allora cercavo di vivere serena quello che avevo davanti a me. Ma abbiamo avuto tanta angoscia. Tanti giorni senza notizie, il tempo era tanto lungo. Ci siamo fatte coraggio fra di noi: suor Caterina sa un po’ di somalo e abbiamo instaurato una bella amicizia con chi ci ha rapito”. E ha concluso: “La fede ci ha aiutato al cento per cento: se non era per la fede io penso che non ce l’avremmo fatta”. La gioia della Chiesa. Grandissima gioia per la liberazione è stata espressa, a nome del Papa, da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana. “Erano mesi che pregavamo per loro”, ha detto, aggiungendo che ora non si devono dimenticare tutte le altre persone ancora vittime di sequestri, come avviene in Colombia, dove i casi sofferenti e umiliati, ad interrogarci come essere operativamente solidali, a pregare per coloro che, scegliendo la violenza, umiliano la libertà e la dignità dei più deboli e ostacolano il processo di pace e di giustizia”. Il vescovo di Cuneo annuncia che, al rientro in Italia, le due religiose, i familiari, i confratelli e le consorelle, ringrazieranno attraverso una celebrazione eucaristica. Anche il card. Severino Poletto, arcivescovo di Torino ricorda che “in questi tre mesi abbiamo molto pregato e trepidato per la sorte di queste due religiose che da decenni lavorano al servizio dei più poveri tra i poveri. Il loro rapimento ci aveva fatto temere per la loro incolumità o addirittura per la loro stessa vita”. sono “numerosi”. P. Lombardi ha anche condannato il ricorso “all’uso sistematico del sequestro”. Benedetto XVI aveva chiesto il rilascio delle due religiose all’Angelus dello scorso 26 dicembre. “Ora la nostra Chiesa è veramente in festa”: queste le parole di mons. Giuseppe Cavallotto, vescovo di Cuneo e Fossano, appena appresa la notizia della liberazione delle due religiose. “L’esultanza per la liberazione delle nostre due sorelle – sottolinea poi mons. Cavallotto - non ci permette di dimenticare il dramma di tante popolazioni africane, con il loro carico di indicibile povertà, di ingiustizia e di violenza”. La Chiesa cuneese, aggiunge, “continua ad essere vicina a questi nostri fratelli Le Ong. “Gioia e soddisfazione” per la liberazione delle due suore italiane viene anche dalle 63 Ong (organizzazioni non governative) aderenti alla Focsiv. “Abbiamo accolto la notizia con grandissima gioia e soddisfazione per il lieto fine di questo ennesimo rapimento – commenta il direttore generale della Focsiv Sergio Marelli -, dopo mesi di preoccupazione per la mancanza di informazioni”. Tuttavia, aggiunge, “non possiamo dimenticare, in questo momento di gioia, quanti ancora nel mondo sono nelle mani dei rapitori. In particolare, per quanto riguarda la Somalia rinnoviamo le nostre preoccupazioni per il clima di tensione che permane nel territorio”. a cura di PATRIZIA CAIFFA NEL “DOCUMENTO GUIDA” PER LA RIPRESA NON SI ESCLUDANO I POVERI Crisi: perché sia una buona carta I grandi dell’economia sono, in questo periodo, sotto osservazione. E’ in atto un round di consultazioni che confluirà nella riunione del G7 all’Isola della Maddalena nel prossimo luglio. Si stanno prendendo decisioni importanti che potranno riguardare solo la regolamentazione dei mercati finanziari evoluti, a vantaggio certamente di tutti ma soprattutto dei grandi paesi sviluppati o emergenti, oppure anche la lotta al sottosviluppo. Il momento è cruciale in quanto la crisi può essere l’opportunità di rivedere le cose nel vero vantaggio di tutti e non solo di quelli che avvantaggiati erano prima della crisi. Incontrando il papa il primo ministro inglese Gordon Brown si era espresso in questo senso. La Chiesa ha invitato più volte ad incamminarsi su questa strada. Sabato scorso 21 febbraio si sono riuniti a Berlino i principali stati europei per concordare appunto una strategia comune da presentare al prossimo G20 di Londra, quando attorno al tavolo dei Grandi siederanno anche Brasile, India, Cina, Russia, Sud Africa. Dal vertice di Berlino sono uscite diverse proposte nuove, alcune anche coraggiose, se verranno adegua- tamente implementate. Italia, Germania, Francia, Inghilterra, Lussemburgo, Spagna, Olanda e Repubblica Ceca hanno deciso prima di tutto di adottare una linea di maggiore regolamentazione dei prodotti finanziari. Secondo loro tutti i soggetti che operano in borsa devono essere controllati, compresi i fondi ad alto rischio, che dovrebbero far capo ad una autorità di supervisione, e le agenzie di rating. Per gli Istituti finanziari internazionali verranno costituiti Collegi di supervisori. In secondo luogo è stato deciso di costruire maggiori garanzie per evitare il ripetersi di crisi cicliche: le banche sonno state invitate – però la parola “invitate” sembra troppo poco – a mettere da parte capitali a fronte di crediti inesigibili e a creare “cuscinetti” di capitale. In terzo luogo si è deciso di lottare contro i paradisi fiscali, che a Berlino sono stati chiamati “giurisdizioni non collaborative”. A questo proposito Angela Merkel ha detto: “Dobbiamo sviluppare un meccanismo di sanzioni contro coloro che non coopereranno, si tratti di paradisi fiscali oppure di zone dove avvengono operazioni finanziare non trasparenti”. Finora non è però chiaro in cosa possano consistere queste “sanzioni”. Per potenziare i controlli e la previsione delle crisi è stato anche deciso di aumentare le risorse del Fondo monetario internazionale e del Financial Stability Forum. Gli strumenti di credito dell’Fmi dovrebbero essere soggetti a riforma per rafforzarne l’efficacia contro le crisi. Infine Angela Merkel ha proposto una “Carta per un’attività economica sostenibile” per “prevenire gli eccessi e condurre alla creazione di una struttura di governance globale”. Queste decisioni vanno nella linea di un ripensamento globale che dia nuove possibilità ai paesi che finora sono rimasti ai margini del mercato finanziario e dello sviluppo economico? I paesi africani, per esempio, possono leggere nelle decisioni di Berlino qualcosa di interessante anche per loro? La regolamentazione dei mercati e la ripresa sono nell’interesse di tutti. C’è chi plaude alla crisi perché potrà essere occasione per un ripensamento globale dello sviluppo nel senso della decrescita e del dopo-sviluppo. Ma sono posizioni ideologiche ed anche un po’ ciniche. Regole e ripresa servono a tutti, però potrebbero essere impostate con un più chiaro interesse per i poveri. La riforma del Fondo monetario internazionale prevista a Berlino, per esempio, potrebbe essere fatta non solo per rendere questo istituto maggiormente in grado di intervenire verso banche e paesi ricchi in difficoltà finanziaria, ma anche e soprattutto per fornire prestiti a quelli poveri, cosa che invece avviene poco e a fronte di garanzie spesso eccessive. La lotta contro i paradisi artificiali, evidenziata a Berlino anche se ancora in modo generico, dovrebbe essere estesa a tutti gli ambiti finanziari anomali: ci sono i paradisi artificiali alle isole Kayman e ci sono mercati finanziari asfittici in tanti paesi che avrebbero invece bisogno di risorse per lo sviluppo. Fa ben sperare l’idea di una “Carta per l’attività economica sostenibile”, proposta dalla Merkel e sostenuta da Gordon Brown. In essa potrebbero confluire queste nostre preoccupazioni. A patto che non sia redatta “dopo” che sono state prese le misure principali, ma che sia abbozzata prima, in modo da costituire una guida alle stesse misure, in modo che siano fatte per il bene di tutti. STEFANO FONTANA SOCIETÀ FATTIePROBLEMI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 P A G I N A 5 INTERVISTA CON SAMIR KHALIL SAMIR Medio Oriente senza cristiani? D È Misurarsi con le sfide a tempo, ormai, la Chiesa, nella persona del Papa e dei vescovi, mostra viva preoccupazione per la sorte dei cristiani in Medio Oriente. Nella visita ad limina dei vescovi caldei, a gennaio, si è arrivati a proporre un Sinodo dei vescovi sui cristiani in Medio Oriente per cercare di approfondire la conoscenza reale dei loro problemi, delle persecuzioni e pressioni cui sono soggetti e della difficoltà di restare nei loro Paesi. Una proposta “giustificata” per il noto e ascoltato islamologo, il gesuita Samir Khalil Samir che al Sir ha provato a tracciare il futuro delle chiese cristiane in Medio Oriente. Secondo dati citati dal sociologo Bernard Sabella, dell’università di Betlemme, i cristiani Medio Oriente (Egitto, Iraq, Giordania, Libano, Territori palestinesi, Siria e Israele) sarebbero poco meno di 12 milioni, di cui 8 milioni in Egitto (10%) e 1,2 milioni in Libano (30%). Negli altri Paesi la percentuale varia tra l’1 e il 5% della popolazione. Considerata la critica situazione in cui versano i cristiani in Medio Oriente, si può affermare che il principale problema per loro è un rinascente fondamentalismo islamico? “Diciamo di si. La salita del fondamentalismo islamico è cominciata agli inizi degli anni ‘70. Di fronte agli atteggiamenti di Israele il movimento islamico si è presentato come l’unico difensore del mondo arabo e della causa palestinese. C’è una identificazione tra ‘arabità’ e ‘islamità’. D’altra parte gli ebrei hanno fatto lo stesso identificandosi con Israele, il che non è logico, Israele è una nazione e gli ebrei sono in tutti gli stati del mondo. C’è una parentela culturale e religiosa tra Islam ed Ebraismo: entrambi uniscono politica, cultura e religione. In questa situazione i cristiani sono tra l’incudine ed il martello, una doppia vittima, pur essendo i più veri difensori della causa palestinese. Non dimentichiamo che i cristiani di Palestina hanno abbracciato la causa palestinese per la giustizia ed il diritto poiché ingiustamente spogliati della loro terra con una decisione dell’Onu, organizzando numerosi movimenti di liberazione per la Palestina. Nel tempo la causa palestinese si è islamizzata con la crescita del fondamentalismo. I cristiani non si sono più ritrovati più in questa situazione anzi da alcuni anni vengono dagli stessi musulmani considerati filo-occidentali e dunque poco tollerati. La conseguenza di tutto ciò è anche l’emigrazione: a Betlemme il sindaco è ancora cristiano ma tutti sanno che sarà l’ultimo, dopo sarà musulmano. Lo stesso accadrà a Nazareth, due città dove la presenza cristiana era notevole”. E’ giusto allora parlare di persecuzione religiosa? “Una persecuzione religiosa nel mondo musulmano di solito non c’è. Anche se può accadere ogni tanto. C’è invece pressione religiosa, sempre, perché ci saranno sempre musulmani che fanno pressione per convertire i cristiani attraverso motivi sociali, politici e culturali. La pressione musulmana ha un fondamento nel Corano: è il sistema Dhimmi (status giuridico riconosciuto ai non musulmani che vivono in un sistema islamico), che in realtà è anteriore all’Islam e risale alla Persia. Non ti perseguito, ti tollero ma tu devi restare sottomesso. Il Corano afferma chiaramente: i non musulmani, essendo umiliati, devono pagare una tassa di protezione di propria mano, ovvero non possono affidarla ad altre persone. Questa umiliazione ha preso, talvolta, delle forme di vera intolleranza. Di uguaglianza non se ne parla. D’altronde nel sistema islamico il concetto di cittadino è recente, e risale alla fine dell’800, ma nella coscienza della gente esiste l’idea che i musulmani sono i padroni e tutti gli altri vengono tollerati. In teoria non è così ma nella psicologia si verifica questo. Non ci sono persecuzioni come in Cina o nell’impero sovietico ma pressioni e disuguaglianze”. Disoccupazione, mancata istruzione o sanità, non rispetto di diritti umani fondamentali sono più presenti per i cristiani oppure questi vivono le medesime difficoltà della componente musulmana maggioritaria? “I cristiani ne risentono molto di più che i musulmani. Ci sono delle discriminazioni nei loro riguardi. Il cristiano è più sensibile dei musulmani ai temi dei diritti umani in quanto il Vangelo propone ideali di libertà e di rispetto. In tutti i Paesi arabi non c’è democrazia e questo pesa di più sui cristiani che scelgono così di andarsene. Essendo una minoranza sono più deboli, meno capaci di difendere i loro diritti. Pensiamo all’Iraq dove alle recenti elezioni provinciali i cristiani si sono visti ridurre i seggi di rappresentanza. La domanda che tutti i cristiani si pongono in Medio Oriente è: c’è ancora speranza per noi e per i nostri figli? Il problema è che non viviamo in uno Stato di diritto ed il futuro dei cristiani è lasciato al benvolere del regime di turno”. Non è proprio rassicurante… “Il futuro dei cristiani in Medio Oriente è anche legato allo scontro tutto interno al mondo musulmano per separare la religione dalla politica, in una parola scoprire la laicità. I cristiani sono i più forti difensori della laicità che vuole dire libertà. La parità è inconcepibile. La laicità non ha senso, anzi è tradotta come ateismo da tanti musulmani che concepiscono l’Islam solo come dominante”. opportuno, in un tempo di transizione e di attesa, lasciarci provocare da un Autore per andare oltre le frasi fatte e il pedagoghese di turno: Edgar Morin (“La testa ben fatta – riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero”, Raffaello Cortina Editore). L’ educazione - afferma - dice troppo; formazione, ha il difetto di ignorare che la missione della didattica è di incoraggiare l’autodidattica, destando, suscitando, favorendo l’autonomia dello spirito. L’ insegnamento, arte o azione di trasmettere conoscenze a un allievo in modo che egli le comprenda e le assimili, ha un senso più restrittivo perché solamente cognitivo. A dire il vero la parola insegnamento non gli basta, ma la parola educazione comporta un troppo e una mancanza. Nel libro fa lo slalom fra i due termini, avendo in mente un insegnamento educativo. Egli rileva che c’è una inadeguatezza sempre più ampia, profonda e grave tra i nostri saperi disgiunti, suddivisi in discipline da una parte, e realtà o problemi sempre più polidisciplinari, trasversali, globali, planetari dall’altra. Nello stesso tempo, la separazione delle discipline rende incapaci di cogliere ciò che è tessuto insieme, cioè, secondo il significato originario del termine, il complesso. C’è complessità quando sono in- separabili le differenti componenti che costituiscono un tutto e quando c’è un tessuto interdipendente, interattivo e interretroattivo fra le parti e il tutto e fra il tutto e le parti. Secondo Morin, l’ insegnamento-educazione si trova di fronte a diverse“sfide”. Innanzitutto, la sfida culturale: la cultura, ormai, non solo è frammentata in parti staccate, ma anche spezzata in due blocchi. Da una parte la cultura umanistica che affronta la riflessione sui fondamentali problemi umani, stimola la riflessione sul sapere e favorisce l’integrazione personale delle conoscenze; dall’altra, la cultura scientifica che separa i campi della conoscenza, suscita straordinarie scoperte, geniali teorie, ma non una riflessione sul destino umano e sul divenire della scienza stessa. Una sfida da accogliere e che interpella la riforma della scuola onde evitare possibili e facili schizofrenie o unilateralità. Le altre sfide, nei prossimi interventi. QUALE ? scuola Come può la Chiesa arrestare questa emorragia dei cristiani dal Medio Oriente e dare un futuro alle comunità locali? Recentemente mons. Sako, vescovo di Kirkuk, ha proposto un sinodo dei vescovi sui cristiani in Medio Oriente… “E ha fatto bene. Questa proposta è giustificata perché finché noi affronteremo il problema ognuno per suo conto non si troverà soluzione. Non esiste una visione comune, una pastorale del mondo arabo. Siamo deboli non solo a causa dei musulmani ma anche per le nostre stesse divisioni, per la nostra mancanza di visione unica. Assolutamente è necessario una politica comune e costruire un progetto non contro ma con i musulmani. Questa regione del mondo è culturalmente musulmana. Il nostro scopo è quello di creare una città ed una civiltà comune, avere insieme un progetto di società valido per i più deboli, senza estremismi. Questo il cristiano lo può fare più naturalmente che un musulmano”. CANDIDO CANNAVÒ L’ULTIMO CAMPIONE, INARRIVABILE DIRETTORE Chi trarrebbe vantaggio da un Medio Oriente senza cristiani? “Nessuno. Anzi i primi a lamentarsene saranno proprio i musulmani. La fine del Cristianesimo in Medio Oriente, però, non sarà la vittoria dell’Islam. Quest’ultimo avrà espulso la diversità, ma senza di questa l’islam tornerà indietro. E’ la diversità che stimola: sono i cristiani che hanno promosso, tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900, realtà come il giornalismo, la poesia e la letteratura moderna, il cinema, le università. Il ruolo dei cristiani nel mondo arabo non è quello di promuovere l’ateismo ma una modernità credente, aperta. Le chiese mediorientali sono piene, in tutti i Paesi. Siamo per la modernità e non per la secolarizzazione. In Occidente, invece, ciò che sorprende il musulmano, ed anche il cristiano mediorientale, sono le chiese vuote, costumi libertini. La modernità per noi cristiani significa diritti umani, uguaglianza tra uomo e donna, ovvero gli aspetti fondanti di una sana laicità e non del laicismo. Il mondo cristiano del Medio Oriente è una chance di progresso per l’Islam. Costretti ad essere una minoranza sempre più esigua i cristiani perderanno la loro capacità di dinamismo, di innovazione sociale, culturale e politico. E questo coinciderà con la fine del progresso del mondo musulmano”. n grande giornalista, certo, ma prima ancora un grande uomo. Candido Cannavò ci ha lasciato e ora chi fa questo mestiere, e magari come il sottoscritto ha iniziato proprio come cronista sportivo, si sente davvero un po’ più povero. Il modo di raccontare dello storico direttore della Gazzetta dello Sport, la sua arguzia, l’eleganza nel periodare, l’incisività con cui affrontava i temi più disparati e scottanti della cultura sportiva e non, sono una grande dote, ma sono ancora poco a confronto della sua grande umanità. Con lui scompare l’ultimo campione di una generazione di giornalisti di razza, Palumbo, Zanetti, Raschi, che avevano fatto le fortune della “Rosea” portandola a tirature impensabili per un giornale sportivo fino a qualche lustro fa. Direttore per vent’anni, dal 1983 al 2002, era rimasto fino all’ultimo negli uffici di via Solferino, continuando quel dialogo con i lettori, quella interpretazione appassionata degli eventi, quell’entusiasmo che lo avevano contraddistinto sempre, fin dagli esordi sui giornali della sua Catania, negli anni Cinquanta. Era giornalista completo Cannavò, perché sapeva scrivere e fare l’uomo macchina, dirigere uomini e dipingere straordinari affreschi legati a un’impresa o a un personaggio. Pur essendo dotato di un modo di scrivere fluente e stilisticamente piacevolissimo, non si è mai ridotto a sterili esercitazioni stilistiche, ben sapendo che il suo unico riferimento era sempre e comunque il lettore. Vedeva davvero nello sport un modo di educare i giovani e non arretrava di un passo davanti a scandali come doping e scommesse che rischiavano di appannarne la missione etica e civile, di profanarne il messaggio. Da sempre era molto attento al sociale, al mondo degli ultimi: aveva scritto un libro sui diversamente abili e lo sport, e ogni volta si stupiva piacevolmente che quel volume avesse pure scalato le classifiche delle vendite, come le sue fortunate biografie dei campioni. Altro libro molto toccante fu quello dedicato alla vita in carcere, un mondo spesso dimenticato, come a volte viene ignorata la possibilità di un riscatto per tanti ex detenuti, che lottano controcorrente per potersi rifare una vita. Il minuto di silenzio sui campi di calcio è stato il minimo, doveroso omaggio a chi, con il suo modo di fare giornalismo, aveva allevato una nidiata di giovani cronisti, trasmettendo loro quell’amore nel fare le cose, nello stare attenti ai particolari umani, a cosa poteva celarsi dietro una sconfitta, ancor prima di una vittoria. Il lettore sapeva che in lui poteva trovare l’amico, il fratello, il padre, con cui discutere di un campione, di una partita o una corsa in bicicletta, altra sua grande passione. Lo faceva non dal pulpito del direttore, mai con la saccenza dell’uomo che sapeva tutto perché documentatissimo (altra dote in via d’estinzione), ma con lo spirito della dialettica aperta e tollerante, con gusto e ironia, con verve che lasciava sempre aperta al mondo una speranza. Uomo positivo, di fede, sulla cui onestà e lealtà ci si poteva specchiare: addio direttore, chi ama lo sport, ti porterà sempre nel cuore. a cura di DANIELE ROCCHI ARCANGELO BAGNI U LEO GABBI P A G I N A 6 CHIESA CHIESA LOCALE ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 AGENDA del VESCOVO GIOVEDÌ 26 A Olgiate Comasco, in serata, incontro sull’educazione promosso dall’associazione “Non pioverà per sempre”. VENERDÌ 27 A Como, udienze e colloqui personali. SABATO 28 A Como, presso la basilica di San Fedele, alle ore 15.30, rito di elezione per i catecumeni; ad Asnago di Cermenate, alle ore 18.00, celebrazione della S. Messa; a seguire, alle ore 20.30, incontro su San Paolo. LUNEDÌ 2 MARZO A Como, presso la basilica di San Fedele, alle ore 20.45, Lectio continua su San Paolo. MARTEDÌ 3 A Como, in Seminario, aggiornamento del clero di Como. MERCOLEDÌ 4 A Como, incontro del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica. GIOVEDÌ 5 A Como, Consiglio Episcopale; nel pomeriggio, udienze e colloqui personali. VENERDÌ 6 A Como, udienze e colloqui personali; a Como, alle ore 21.00, in Cattedrale, incontro sulla Sindone. “Beati i morti che muoiono nel Signore” (Ap 14,13) La comunità parrocchiale di Mazzo di Valtellina è cristianamente vicina a don Claudio e familiari, nella preghiera e nell’Eucaristia affidando a Dio Padre il caro papà Luigi ROSSATTI perché lo accolga nella Sua beatitudine nei cieli. “Ho creduto ora vedo il tuo volto, Signore” Il P. Priore, i padri, l’Azione Cattolica e tutti gli amici della comunità parrocchiale della SS. Annunciata affidano al Signore l’anima di Salvatore che nella vita ha sempre testimoniato la sua fede. SCHEDE DI LAVORO PER I CONSIGLI PASTORALI Marta e Maria, modi diversi di essere Chiesa T ra le ‘scelte concrete verso le quali orientarci come comunità diocesana’, per l’anno in corso, il Piano Pastorale indica anche ‘una rinnovata attenzione ai consigli pastorali parrocchiali’. Le schede che vengono ora offerte alle comunità parrocchiali sono un sussidio per dare consistenza a questa attenzione. Già il piano pastorale dà delle indicazioni in proposito che sono molto precise. Illuminano il lavoro ‘con’ e ‘per’ i Consigli pastorali Parrocchiali e aiutano a ‘porre mano’ a questa impresa là dove ancora non si è iniziata. Il sussidio realizzato è stato pensato come un itinerario di catechesi per gli adulti sul tema della Chiesa. Una sola scheda parla direttamente dei Consigli Pastorali. Vuole essere una riflessione per tutta la comunità cristiana per aiutare a verificare il cammino e il lavoro dei Consigli Pastorali Parrocchiali, là dove esistono; oppure far crescere una mentalità ecclesiale particolare entro cui i Consigli devono nascere e lavorare. Perché non si tratta solo di gruppi di gestione e di amministrazione della parrocchia, MOVIMENTO EUCARISTICO DIOCESANO Il Movimento Eucaristico Diocesano ricorda che il prossimo appuntamento per l’adorazione nella chiesa di S. Cecilia, si terrà sabato 7 marzo con inizio alle ore 16.20. La recita del S. Rosario precederà due meditazioni dettate da don Andrea Meloni sull’udienze del Santo Padre su san Paolo. Vi saranno anche momenti di preghiera, silenzio e adorazione personale. Con l’inizio della Quaresima, con la celebrazione delle Ceneri, si raccomanda ai crociati eucaristici la partecipazione ai momenti di adorazione, durante la settimana, in S. Cecilia. SALESIANI COOPERATORI L’Associazione Salesiani Cooperatori invita tutti a partecipare all’incontro mensile di formazione che si terrà sabato 14 marzo, alle ore 15.30 presso il Salesianum di TavernolaComo, in via Conciliazione 98. Ci sarà un momento informativo a cui seguirà la riflessione del delegato su un tema del progetto formativo su san Giovanni Bosco. Sarà distribuito, inoltre, l’avviso per l’incontro dei Salesiani Cooperatori che si ritroveranno a Chiari il 29 marzo prossimo per una giornata con i dirigenti e i delegati Cooperatori della Lombardia e del Canton Ticino. ma di un momento di Chiesa privilegiato. L’utilizzo dovrebbe essere quello di ‘laboratori’ sull’argomento in piccoli gruppi di lavoro e di riflessione dove diventa molto importante il ruolo di chi guida, onde favorire la partecipazione e la riflessione di tutti con una metodologia abbastanza precisa, pensata e preparata, non pressappochista e improvvisata. Tuttavia si può pensare ad un utilizzo anche entro giornate di ‘esercizi spirituali parrocchiali’ in cui si dà grande spazio alla riflessione e alla preghiera personale. L’importante è che non manchi un momento di messa in comune e di confronto sulle riflessioni proposte. Un’ultima considerazione. Le schede andrebbero lette alla luce del documento della CEI: Il volto missionario della Parrocchia in un mondo che cambia. Esso costituisce lo ‘sfondo’ entro cui collocare la riflessione proposta e quindi il tutto andrebbe integrato con quanto in questo documento si afferma circa la vita della comunità, la ministerialità laicale, l’attenzione alle situazioni quotidiane, il rapporto con il mondo. L’icona contemplata è quella di Marta e Maria. Essa serve a delineare lo scopo di queste sei schede che vogliono aiutare a realizzare un percorso di catechesi per quelle persone che nella comunità cristiana vivono la propria appartenenza alla medesima con grande senso di responsabilità e di servizio. E perché vi sia un itinerario di catechesi, è molto importante che vi sia un ‘passaggio’, un percorso, da una situazione di partenza verso un obiettivo educativo o una méta, ben calibrati. I contenuti proposti, pertanto, non devono servire soprattutto per ‘saperne di più’, ma per aiutare in questa mediazione tra fede e vita, in questo passaggio dall’essere all’agire. Ogni incontro deve possedere al suo interno questa dinamica del percorso e del cammino. Per questo i diversi punti della scheda come delle tappe, dei passi: il titolo che indica la méta; per la riflessione, che suggerisce dei brani da ‘ascoltare’ secondo le indicazioni sopra indicate, prese dalla Parola di Dio o dal magistero ‘recente’ della Chiesa; per il confronto, alcuni interrogativi che permettono di attualizzare e verificare la propria situazione ecclesiale; per la preghiera, perché ogni passo del cammino è sempre frutto della Grazia oltre che dell’impegno dell’uomo; e nella liturgia si svela e si testimonia la nostra vera identità. Le schede, per la loro semplicità di impostazione, permettono anche un utilizzo in gruppi più ristretti, dopo una presentazione in comune, così da favorire un coinvolgimento di tutti i partecipanti anche se in numero limitato. Quello che non deve mancare è una sorta di verifica, all’interno di ogni incontro e alla fine dell’itinerario: è condizione indispensabile perché si possa parlare di catechesi e di metodo catechistico. Dalla verifica possono nascere scelte, criteri per la costituzione del CPP, per la sua formazione e il proseguimento del suo cammino in modo ‘ecclesiale’ e non solo organizzativo. CHIESA MAGISTEROdelP AP A MAGISTEROdelPAP APA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 L a Chiesa non cessa di offrire il suo contributo per il bene dell’uomo, anche se i suoi interventi non sempre trovano adeguato spazio sui principali organi di informazione. Benedetto XVI, ricevendo il 21 febbraio i partecipanti all’assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita, ha richiamato la necessità di sostenere la fatica del ricercatore in campo genetico. Un contributo disinteressato alla scienza per testimoniare, davvero, come la fede sia amica della ragione. La genetica ha progredito enormemente, arrivando, ad esempio, a conoscere meglio l’architettura invisibile del corpo umano e i processi cellulari e molecolari che presiedono alle sue molteplici attività. “La scienza – ha detto il Papa – è giunta oggi a svelare sia differenti meccanismi reconditi della fisiologia umana sia processi che sono legati alla comparsa di alcuni difetti ereditabili dai genitori come pure processi che rendono talune persone maggiormente esposte al rischio di contrarre una malattia”. Queste conoscenze, frutto dell’ingegno e della fatica di innumerevoli studiosi, consentono di giungere più facilmente non solo a una più efficace e precoce diagnosi delle malattie genetiche, ma anche a produrre terapie destinate ad alleviare le sofferenze dei malati e, in alcuni casi, perfino a restituire loro la speranza di riacquistare la salute. “Da quando, inoltre, è disponibile la sequenza dell’intero genoma umano anche le differenze tra un soggetto e un altro e tra le diverse popolazioni umane sono diventate oggetto di indagini genetiche che lasciano intravedere la possibilità di nuove conquiste”. Queste affermazioni testimoniano lo sguardo positivo che la Chiesa ha nei confronti dei progressi scientifici, in genere, e della genetica, in particolare. Dovrebbero fugare, una volta per tutte, la consueta accusa di oscurantismo e di paura, che ripetutamente le viene addos- P A G I N A 7 IL DISCORSO DEL PAPA ALLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLA VITA L’UOMO OLTRE IL CORPO sata. Anzi, si dovrebbe onestamente riconoscere lo sforzo che il Papa e i vescovi fanno quotidianamente per avvicinare con rispetto il mondo scientifico, uscendo, così, dagli ambiti che sono loro più familiari. La Chiesa crede di poter offrire un contributo al mondo contemporaneo, secondo una prospettiva di sana laicità. Nelle parole di Benedetto XVI riecheggia il pensiero del Concilio: le gioie e le sofferenze, le attese e le speranze del mondo sono anche quelle dei discepoli di Cristo. La ricerca scientifica, così importante, va sostenuta perché contribuisca al raggiungimento del vero bene dell’uomo. Che cosa suggerisce la Chiesa in questo momento? “La fatica del ricercatore in questi ambiti così enigmatici e preziosi – ha detto il Papa – richiede un particolare sostegno; per questo la collaborazione tra le differenti scienze è un supporto che non può mai mancare per approdare a risultati che siano efficaci e, nello stesso tempo, produttori di autentico progresso per l’umanità intera”. Si tratta di creare una complementarietà delle scienze, superando quella distinzione che ha portato frammentarietà e isolamento. Il progresso scientifico deve andare di pari passo con la visione globale della persona. Occorre superare “il rischio di un diffuso riduzionismo genetico, incline a identificare la persona esclusivamente con il riferimento all’informazione genetica e alle sue interazioni con l’ambiente”. Si deve ricordare che l’uomo sarà sempre più grande di tutto ciò che forma il suo corpo; egli, infatti, porta con sé la forza del pensiero, che è sempre tesa alla verità su di sé e sul mondo. Ritornano alla mente le splendide parole di Blaise Pascal: l’uomo è il giunco più debole della natura, ma ha la forza del pensiero; sa di vivere e di morire e conosce il senso della propria esistenza. Per la Chiesa è decisivo il fatto che ogni essere umano è molto di più di una singolare combinazione di informazioni genetiche, che gli vengono trasmesse dai genitori. Ne consegue che la generazione di uomo non potrà mai essere ridotta a una mera riproduzione di un nuovo individuo della specie umana, così come avviene con un qualunque animale. Ne consegue, ancora, che nessuna persona può essere discriminata a motivo delle proprie caratteristiche fisiche, al fine di giungere ad una razza eccellente. Nonostante questo delirio, perpetuato sistematicamente nel secolo scorso, sia riprovato dalle co- scienze, oggi si rifaccia una nuova forma di eugenismo. “Si insinua una nuova mentalità – ha sottolineato il Papa – che tende a giustificare una diversa considerazione della vita e della dignità personale fondata sul proprio desiderio e sul diritto individuale. Si tende, quindi, a privilegiare le capacità operative, l’efficienza, la perfezione e la bellezza fisica a detrimento di altre dimensioni dell’esistenza non ritenute degne”. L’esito finale è l’indebolimento del rispetto che è dovuto a ogni essere umano, anche in presenza di un difetto nel suo sviluppo o di una malattia genetica che potrà manifestarsi nel corso della sua vita. Queste possibili derive chiedono un pensiero forte, in cui antropologia e scienza offrono il meglio sull’uomo. MARCO DOLDI LE PAROLE DI BENEDETTO XVI IL PASSAGGIO NECESSARIO... PER ENTRARE L episodio del paralitico perdonato e guarito, che Benedetto XVI commenta nelle parole che precedono l’Angelus di questa settima domenica del tempo ordinario, ci offre una lettura particolare dell’evento che il Papa stesso evidenzia e che si lega con il pensiero che occupa la seconda parte del discorso domenicale: il tema del primato di Pietro. Cosa ci dice allora questo brano che ha al centro Gesù, la sua missione? Che c’è un luogo in cui Gesù è presente, probabilmente la casa di Pietro a Cafarnao; c’è una moltitudine di persone che si raduna davanti la porta; e c’è la Parola, Gesù che predica. Una comunità, dunque, nella quale ci si ritrova per ascoltare, per pregare e tante sono le persone che desiderano varcare quella soglia. Entrare per incontrare Gesù, per accogliere i suoi insegnamenti, la parola potente, autorevole, capace di cambiare l’uomo, di risanarlo non solo nel corpo malato ma anche nello spirito, rimettendogli i peccati. Dice il Papa: “La guarigione fisica è segno del risanamento ’ spirituale che produce il suo perdono”. Ricordate? Domenica 15 febbraio, aveva parlato della lebbra considerata non solo malattia ma anche la forma più grave di impurità, e l’aveva paragonata al peccato. In questa domenica sottolinea che “il peccato è una sorta di paralisi dello spirito da cui soltanto la potenza dell’amore misericordioso di Dio può liberarci, permettendoci di rialzarci e di riprendere il cammino sulla via del bene”. Quella porta è il passaggio necessario per entrare nella comunità e ascoltare la parola. Si è chiamati – la fede è incontro con Cristo – come Gesù chiama il paralitico; ma questi, non potendo passare dalla porta è fatto calare dal tetto della casa, e, dunque, si è chiamati ma c’è anche una comunità che è solidale e sostiene, aiuta l’uomo immobilizzato, incapace di muoversi e di reagire, di tornare alla vita. È la fede della comunità che si fa carico delle sofferenze dell’altro e lo accompagna verso la Parola che salva. Solo l’amore di Dio libera. Ed è bella l’immagine legata alle parole rivolte al paralitico: “Ti sono perdonati i peccati” e “alzati, prendi la barella e va’ a casa tua. E il paralitico se ne andò guarito”. Quel perdono dei peccati è talmente radicale che l’uomo può prendere la sua barella e compiere il viaggio verso casa con le proprie gambe. Parole che anticipano di qualche giorno l’inizio della Quaresima, il tempo liturgico che precede la Pasqua, tempo di perdono e di penitenza, di riscoperta della propria realtà di peccatori. Papa Benedetto, come dicevamo, aggiunge un altro tema alla riflessione, e cioè la ricorrenza liturgica della Cattedra di Pietro, il mistero del successore del principe degli apostoli. Proprio la Cattedra “simboleggia l’autorità del vescovo di Roma, chiamato a svolgere un peculiare servizio nei confronti dell’intero popolo di Dio”. Singolare e specifico ministero, quello del vescovo di Roma, ribadito anche dal Concilio nella Costituzione dogmatica Lumen gentium: “Nella comunione ecclesiastica vi sono legittimamente delle Chiese particolari, che godono di proprie tradizioni, ri- manendo integro il Primato della cattedra di Pietro, la quale presiede alla comunione universale della carità, tutela le varietà legittime, e insieme veglia affinché ciò che è particolare, non solo non nuoccia all’unità, ma piuttosto la serva”. Nelle parole di Benedetto XVI c’è forse un implicito riferimento alle voci dissonanti che in questi ultimi tempi si sono levate all’interno di una parte della Chiesa. Forse c’è anche chi, come ricordava venerdì 20 febbraio ai seminaristi romani “invece di inserirsi nella comunione con Cristo, nel Corpo di Cristo che è la Chiesa”, vuole essere “superiore all’altro e con arroganza intellettuale vuol far credere che lui sarebbe migliore. E così nascono le polemiche che sono distruttive, nasce una caricatura della Chiesa, che dovrebbe essere un’anima sola e un cuore solo”. Turbamenti e tempeste non devono scuotere la Chiesa, afferma ancora il Papa parlando in lingua tedesca. Il Papa chiede che turbamenti e tempeste non facciano venir meno la saldezza nella fede genuina, la fedeltà all’unità. “Nella discontinuità degli eventi esteriori, c’è una grande continuità dell’unità della Chiesa in tutti i tempi” aveva detto sempre ai seminaristi romani. Ed è proprio l’unità della Chiesa il punto sul quale il Papa insiste, ed è per questo che, sempre all’Angelus, chiede ai fedeli di accompagnarlo con la preghiera “perché possa adempiere fedelmente l’alto compito che la Provvidenza divina mi ha affidato quale successore dell’apostolo Pietro”. Da cardinale Joseph Ratzinger scriveva che “il potere conferito da Cristo a Pietro e poi ai suoi successori è, in senso assoluto, un mandato per servire... Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte a ogni opportunismo”. FABIO ZAVATTARO CHIESA P A G I N A 8 CHIESALOCALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 DAL 3 AL 10 SETTEMBRE LA DIOCESI PELLEGRINA CON IL VESCOVO IN TERRA SANTA INSIEME, SUI PASSI DI GESÙ... IL PROGRAMMA DEL PELLEGRINAGGIO 1° GIORNO (GIOVEDÌ 3 SETTEMBRE) Ritrovo dei pellegrini nei luoghi stabiliti e trasferimento agli aeroporti. Operazioni d’imbarco e partenza per Tel Aviv. Proseguimento in pullman attraverso la pianura di Sharon e arrivo a Nazareth. Sistemazione in albergo, cena e pernottamento. 2° GIORNO (VENERDÌ 4 SETTEMBRE) Cana – Monte Tabor – Nazareth Liturgia serale nella Basilica dell’Annunciazione presieduta dal nostro Vescovo. 3° GIORNO (SABATO 5 SETTEMBRE) Si raggiunge Tiberiade per l’attraversata del Lago Cafarnao (visita degli scavi dell’antica città con la sinagoga e la casa di Pietro) Tabga (“chiesa del Primato” e luogo della “Moltiplicazione dei pani e dei pesci”). Monte delle Beatitudini tempo per la preghiera, le confessioni e la liturgia presieduta dal nostro Vescovo. Rientro a Nazareth e partecipazione, dopo cena, alla Processione Mariana presso la Basilica dell’Annunciazione 4° GIORNO (DOMENICA 6 SETTEMBRE) Lasciata la Galilea, percorrendo la valle del Giordano, si visitano Qumran – (Betania di Transgiordania) - Gerico. Nel pomeriggio Liturgia presso la parrocchia di Gerico e poi, salendo verso Gerusalemme, sosta a Wadi el Qelt/Nabi Musa dove il panorama sul deserto è particolarmente suggestivo. A sera, arrivo a Gerusalemme, panoramica sulla città: sistemazione, cena e pernottamento. 5° GIORNO (LUNEDÌ 7 SETTEMBRE) Partenza per Betlemme. Campo dei Pastori - Grotta della Natività - Basilica della Natività: Santa Messa presieduta dal nostro Vescovo. Nel pomeriggio a Ain Karem per la visita al luogo della nascita di san Giovanni Battista ed al Santuario del Magnificat. Rientro a Gerusalemme transitando dalla Città Nuova. 6° E 7° GIORNO (MARTEDÌ 8 E MERCOLEDÌ 9 SETTEMBRE) Gerusalemme Spianata del Tempio – Piscina Probatica – Sant’Anna – via Dolorosa - Basilica della Risurrezione – Monte Sion con il Cenacolo, la Basilica della Dormizione di Maria e la “gradinata” vicino alla chiesa di S. Pietro in Gallicantu – Monte degli Ulivi con Betfage, Edicola dell’Ascensione, Padre Nostro, Dominus Flevit, Tomba di Maria, Grotta dell’Arresto e Basilica del Getzemani. Nella serata di martedì 8 settembre: adorazione al Getzemani presieduta dal Vescovo. 8° GIORNO (GIOVEDÌ 10 SETTEMBRE) Gerusalemme / Tel Aviv - Italia Piccola colazione e Santa Messa conclusiva del pellegrinaggio presieduta dal Vescovo. Indi proseguimento per l’aeroporto di Tel Aviv: operazioni d’imbarco e partenza per l’Italia. Trasferimento in pullman ai luoghi di partenza. Quota: euro 1.200,00 a persona Supplemento camera singola euro 300,00 La quota comprende: Passaggio aereo in classe turistica tasse aeroportuali; trasferimenti in pullman da/per l’aeroporto in Israele; alloggio in alberghi di prima categoria in camere a due letti con bagno o doccia; vitto dalla cena del 1° giorno alla colazione dell’8° giorno (bevande escluse); tour in pullman, visite, escursioni e ingressi come da programma; guida biblica abilitata dalla Commissione dei Pellegrinaggi in Terra Santa; assistenza sanitaria, assicurazione bagaglio e annullamento viaggio. La quota NON comprende: Il trasferimento per gli aeroporti (vedi nota), le bevande, le mance, gli ingressi non in programma, gli extra in genere e tutto quanto non specificato alla voce “la quota comprende”. Trasferimenti In base alle iscrizioni pervenute, si provvederà ad organizzare il trasferimento all’aeroporto di Milano/Bergamo. DAL 15 AL 22 GIUGNO VIAGGIO IN TURCHIA CHIESA PELLEGRINA SULLE ORME DI SAN PAOLO G li Uffici Pastorali di Curia per la Catechesi e per il Dialogo interreligioso propongono, in occasione dell’Anno Paolino che si concluderà alla fine di giugno, un pellegrinaggio Sui passi di Paolo, in Turchia. Lo scopo del viaggiopellegrinaggio è quello di offrire a tutti gli operatori pastorali della diocesi, ma anche a tutti gli altri, un’occasione per conoscere la storia e la teologia paolina a partire da alcuni luoghi visitati dall’Apostolo. Il pellegrinaggio sarà guidato da don Battista Rinaldi e accompagnato da un vicario episcopale. Il periodo è fissato nei giorni dal 15 al 22 giugno 2009; il costo a persona è di 1.200,00 euro. Iscrizioni entro il 15 aprile; info allo 031.304524. Quando iscriversi Le iscrizione vanno effettuate entro la Santa Pasqua. All’atto della prenotazione dovrà essere compilato l’apposito modulo d’iscrizione e corrisposto un acconto pari al 25% della quota di partecipazione (euro 250,00). Il saldo dovrà essere versato 30 giorni prima della partenza. Come referenti tenere il proprio parroco e I Viaggi di Oscar, telefono 031.304524. Documenti Ogni partecipante dovrà essere in possesso di passaporto individuale con una validità almeno fino al 31 marzo 2010. CHIESA QUARESIMA P A G I N A 9 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 Seconda domenica di Quaresima UN MESSIA OLTRE LE ATTESE E LE SPERANZE DEGLI UOMINI N el racconto di Marco, dopo la moltiplicazione dei pani (8, 1-11), diversi sono gli interrogativi e le attese che sorgono attorno a Gesù. Il “successo” della sua missione sembra essere a portata di mano, ma Gesù lo rifiuta. Marco descrive poi la guarigione del cieco di Betsaida (una guarigione in due momenti, un arrivare alla luce in modo progressivo); Pietro, quindi, comincia a comprendere qualcosa dell’identità di Gesù (8, 29), ma è in grado di cogliere solo un aspetto della persona di Gesù: non accetta, infatti, che Gesù -per realizzare la sua missione- debba seguire la via della croce. La risposta di Gesù è chiara: il Figlio dell’uomo “deve” seguire la via della croce; essa sarà anche la via del discepolo. L’episodio della trasfigurazione è collegato al contesto immediato da due versettitransizione (vv. 1 e 9) che si richiamano e che hanno come tema la manifestazione gloriosa del Figlio dell’uomo. Se ci soffermiamo su ciò che precede e su ciò che segue, la prospettiva si fa più chiara. Il nostro testo, infatti, è collocato nel con- Il testo del Vangelo di questa domenica ci presenta una scena grandiosa e misteriosa allo stesso tempo. Il racconto di Marco, infatti, richiama immagini e simboli dell’Antico Testamento che non sempre ci sono chiari nella loro portata (alto monte, tenda, nube...). Poi, ci pone di fronte ad una rivelazione (“Questi è il mio Figlio diletto: ascoltatelo!) che dice qualcosa del mistero di Gesù ma interpella contemporaneamente il discepolo (“Ascoltatelo!”). Una storia aperta e da comprendere pagina a cura di ARCANGELO BAGNI testo degli “annunci della passione” (8, 31-33; 9, 30-32; 10, 3234); più precisamente: è collocato in una sezione (7,24-10,52) nella quale Gesù intensifica il suo insegnamento ai discepoli spesso soli e - a volte - assieme alla folla. E’ come se si aprisse uno squarcio che permette, allo stesso tempo, di comprendere qualcosa del mistero di Gesù, ma un qualcosa che va oltre il momento presente. Infatti, i testimoni di questa scena si trovano a vivere come una duplice tensione. Da una parte, essi provano una grande gioia (“E’ bello per noi stare qui”); dall’altra, si scontrano con lo strano comando di Gesù: (“comandò loro di non raccontare ciò che avevano visto, fino a quando il Figlio dell’uomo non fosse risuscitato dai morti”). MESSIA SÌ, MA DIVERSAMENTE Il nostro testo sembra voler rispondere ad alcun interrogativi che sorgono nei discepoli: chi è questo Gesù che dice di sé di essere il Figlio dell’uomo e che allo stesso tempo parla di croce, di “essere consegnato”? La strada che sta percorrendo è davvero la strada giusta? Se così è, quale Messia egli è? Fino a questo momento i discepoli non hanno ancora detto nulla sull’identità di Gesù. Progressivamente Gesù si è dedicato alla formazione del piccolo gruppo che lo segue affinché esso sia in grado di comprendere la sua identità. E giunge UNA CONFERMA SULLA VIA DELLA CROCE E NON IL PUNTO DI ARRIVO L asciamoci guidare dal testo per cogliere la portata dei simboli e dei richiami veterotestamentari. I sei giorni, l’alto monte (v. 2) e la nube (v. 7) possono richiamare il soggiorno di Mosè sul monte Sinai (Es 23, 15-16). A sua volta, la nube indica il segno della presenza di Dio (Es 40, 20; 19, 16); i sei giorni possono essere messi in rapporto con la festa giudaica delle Tende: la proposta di Pietro di “fare tre tende” assumerebbe così una precisa prospettiva: la convinzione che la pienezza messianica sia giunta. Le vesti splendenti e candide (v.3) richiamano il tema della gloria (Es 34, 19; Dn 13, 3) che rimanda a Dio. Per questo si precisa che “nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così candide”. Elia e Mosè (v. 4) sono citati da Marco in questo ordine, diversamente da Matteo che preferisce “Mosè ed Elia”: ordine più logico per simbolizzare “la Legge e i Profeti”, cioè le Scritture che Gesù porta a compimento. L’insistenza di Marco su Elia è una sottolineatura nella linea escatologica: la vicenda di Gesù ha a che fare con la “pienezza dei tempi” (si veda Mc 9, 11-12). La voce che esce dalla nube è la voce di Dio che manifesta la sua volontà (Dt 4, 12-13). Alla luce di questi osservazioni, siamo in grado di comprendere che il genere letterario del nostro testo è in funzione del messaggio che vuole trasmettere: una avvenimento-manifestazione che chiede di essere ascoltato e compreso. Infine, quanto è narrato rimanda certamente ad un’esperienza vissuta da Gesù e dai discepoli. Come questa sia avvenuta non importa molto all’evangelista. Egli è attento a svelarcene il senso sia per Gesù sia per i discepoli. Un anticipo della pienezza I tre discepoli che salgono su un alto monte sono gli stessi che avevano accompagnato Gesù nell’episodio del “ritorno in vita” della figlia Giairo (Mc 5, 37); sempre essi si troveranno in disparte con Gesù al momento del Getsemani (Mc 14, 33). I tre momenti si richiamano. Nel primo caso, Gesù manifesta la sua potenza sulla morte; nel Getsemani, egli rivelerà qual è la via che porta alla risurrezione (la via della croce); nella trasfigurazione, infine, al discepolo è concesso una anticipo, una conferma della validità della via della croce: essa, e solo essa, porta alla risurrezione. Il comando che viene dalla voce (“ascoltatelo!”) è un invito rivolto al discepolo perché sappia cogliere nella strada della croce - nonostante le smentite - la via della risurrezione. Pietro, poco prima- aveva rifiutato la prospettiva della croce e si era scontrato con la parola di Gesù: “Il Figlio dell’uomo deve molto soffrire”. Il discepolo fatica sempre a comprendere la via, la logica di vita di Gesù. Anche Giacomo e Giovanni sono lontani dalla prospettiva di Gesù: dopo il terzo annuncio della passione, infatti, sognano di stare uno alla destra e l’altro alla sinistra nel Regno di Gesù (10, 35 ss). I discepoli non sono ancora in grado di “ascoltare” e di discernere. E’ in questo contesto che la Trasfigurazione offre al discepolo come un anticipo di risurrezione, come un lampo che illumina intensamente la realtà illuminandola. Essa allora diventa una conferma data al discepolo in cammino: la via della croce, la via della solidarietà - sebbene smentita e apparentemente perdente - è la via che conduce alla risurrezione. Più profondamente: è la logica della risurrezione che crea la storia e la sottrae al potere della morte stessa. Pietro sembra non comprendere nemmeno questo anticipo. Egli vorrebbe rendere permanente quello che invece è dato come segno. Eccolo allora affermare: “Facciamo tre tende!”. L’incomprensione del discepolo è profonda: essa svela il rifiuto di credere alla efficacia della strada percorsa da Gesù e, allo stesso tempo, il rifiuto di percorrerla sognando già la pienezza. Infatti, abitare “nelle tende eterne” avrebbe significato l’avvento del tempo definitivo, il termine del cammino dell’uomo, la pienezza raggiunta. L’evangelista Marco ci ricorda, invece, che i discepoli sono ancora in cammino e che ad essi non è concesso “fare tende” per contemplare una pienezza che sta davanti. Al discepolo è concesso, quale conferma nel suo cammino, solo un anticipo. Questo basta! Il discepolo è invitato a comprendere che tutta la storia di Israele (Elia e Mosè) e la storia di Gesù (nel segno della via della croce) avranno un compimento. Un compimento svelato al discepolo già ora nella storia. E questa illuminazione dovrebbe sorreggerlo nel suo cammino. così la domanda di Gesù: “E voi, chi dite che io sia?”. Pietro afferma: “Tu sei il Cristo” (cioè il Messia). Tuttavia tra come Pietro intende il Messia e come Gesù intende vivere la sua messianicità non c’è identità di vedute; anzi, la distanza è abissale. Gesù afferma: Messia sì, ma attraverso la croce e la morte! Una prospettiva che, invece, Pietro non comprende, che rifiuta e che chiede a Gesù di abbandonare (Mc 8, 27-33). Ed è proprio “sei giorni dopo” (v. 2) si colloca la rivelazione della trasfigurazione. La prospettiva: far comprendere a Pietro e ai suoi compagni la portata dell’insegnamento sull’identità del Messia glorioso attraverso la sofferenza. Questa pro- spettiva è chiaramente affermata nelle parole che precedono il nostro testo: l’invito rivolto ai discepoli affinché seguano il maestro e facciano propria la prospettiva del “portare la croce” per accedere alla salvezza. Quanto alla guarigione del ragazzo epilettico (narrata dopo), essa sottolinea il misurarsi di Gesù con il male (9, 1429). Questo accostamento è simile a quello che esiste tra la scena grandiosa del battesimo e quella della tentazione che ad esso fa seguito (1,9ss). Così facendo, l’evangelista evidenza il rapporto-scontro tra la gloria e la lotta contro il male che investe la vicenda di Gesù e caratterizza la sua identità messianica. Alcune provocazioni Innanzitutto, il discepolo deve riconoscersi come colui che è in cammino verso Gerusalemme. Un cammino segnato dalla logica del dono e dello spendersi, sempre e in qualsiasi modo. Così facendo sperimenterà la tentazione di ritenere che la via di Gesù si perdente, impotente, incapace di fare storia. La trasfigurazione illumina il cammino, ma non dispensa dal camminare; è una conferma della via della croce, non la fuga da essa. Quindi, quante volte diciamo -in tanti contesti e non senza una certa enfasi- di credere nella logica che ha guidato la vita di Gesù. Ma nella vita concreta, di fatto, ragioniamo in modo radicalmente diverso. Si proclama la debolezza della croce, ma si vorrebbe un annuncio efficace secondo la logica umana; si grida ai quattro venti la solidarietà, ma ci si attenderebbe che la solidarietà si imponesse; non ci si stanca di dire che il Vangelo è una proposta, ma vorremmo che essa si imponesse e non che fosse consegnata alla libertà dell’uomo. La via di Gesù –la via della croce- è una logica di vita proposta, non imposta ma consegnata alla libertà dell’uomo. Infine, il testo è un invito rivolto ai credenti affinché facciano propria la pedagogia di Gesù. E’ normale che gli uomini scoprano il senso della sua esistenza progressivamente. E’ normale che gli uomini si pongano prima delle domande e cerchino poi le risposte. Ad una condizione: custodire dentro di sé la certezza che nasce dalla storia di Gesù. Una storia sotto il segno della debolezza e apparentemente perdente. Una storia che risponde a certe domande dell’uomo: Gesù è certamente il Messia!; ma, allo stesso tempo, essa ne propone altre: quale Messia è un Messia che muore crocifisso? Quale volto di Dio in questa storia crocifissa? Quale salvezza? Un invito a camminare nella nostra vita con serenità e serietà: i due volti della via della croce. P A G I N A 10 CHIESA CARIT AS CARITAS IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 SCONFIGGERE LA POVERTÀ IL TEMPO PROPIZIO Comincia il cammino di preparazione all’Anno europeo contro l’esclusione sociale. Occorre alimentare una sensibilità comune, per produrre politiche più inclusive. La rete Caritas farà la sua parte, dal livello continentale alle parrocchie pagina a cura della CARITAS DIOCESANA M ettere i poveri al primo posto comporta che si riservi uno spazio adeguato a una corretta logica economica (…), a una corretta logica politica (…) e a una corretta logica partecipativa capace di valorizzare la società civile locale e internazionale”. Così Benedetto XVI, nel messaggio per la Giornata mondiale per la pace 2009, intitolato “Combattere la povertà, costruire la pace”. È bello far risuonare queste parole con la recente designazione del 2010, da parte delle istituzioni comunitarie, come “Anno europeo contro la povertà e l’esclusione sociale”. Non sarà il 2010 l’anno in cui si sconfiggerà la povertà in Europa, purtroppo questo è fuori discussione. I 17 milioni di euro stanziati dalla Commissione Europea e gli altrettanti che verranno messi a disposizione dagli stati membri sono un’inezia, se paragonati al costo delle politiche che sarebbero necessarie. Nondimeno, perché politiche del genere siano possibili sono preliminarmente necessa- ” ri consapevolezza, sensibilità, consenso e partecipazione. E sono proprio questi gli obiettivi che l’anno europeo vorrebbe raggiungere. In questo senso il 2010 per noi rappresenterà un “tempo favorevole”, che non ci è dato sottovalutare né sprecare. E anche per il mondo Caritas, che nella lotta alla povertà e nella pedagogia dei fatti poggia la propria comune identità, tale occasione si presenta come fondamentale. Il fine resta quello noto: testimoniare la carità, la giustizia e la solidarietà, mo- strando a tutti il volto unitario, fraterno, solidale e diaconale di una chiesa che si cinge del grembiule e umilmente serve il mondo. Tutta la Caritas è chiamata a partecipare a questo sforzo, dalle Caritas nazionali sino alla più piccola Caritas parrocchiale. Per organizzare e supportare questa mobilitazione collettiva, Caritas Europa ha istituito una task force con il compito di produrre strumenti, analisi e riflessioni da offrire alla rete Caritas a supporto di tutta questa attività che nei prossimi mesi prenderà sempre più sostanza. Nei prossimi mesi saranno rese disponibili alle Caritas nazionali europee e alle Caritas diocesane e parrocchiali, proposte e strumenti concreti, e saranno organizzati specifici momenti di ascolto delle proposte di tutti, per valorizzare, entro un comune quadro europeo le iniziative che la “fantasia della carità” suggerirà a ciascuno. Caritas italiana accompagnerà questo processo con tutti i propri strumenti ordinari e uno speciale sforzo del nuovo Coor- dinamento Europa, cui tutte le Caritas potranno fare riferimento. Uno strumento per essere aggiornati sarà Italia Caritas (con la rubrica “2010 senza povertà” consultabile anche sul sito di Caritas Italiana www. caritasitaliana.it) che, di mese in mese presenterà le iniziative, le modalità di partecipazione, esperienze di altre Caritas nazionali e diocesane. L’auspicio, citando la Rerum Novarum di Leone XIII, è che “ciascuno faccia la parte che gli spetta e non indugi”. LA TERZA TAPPA DI UN PERCORSO COMUNE CARITAS IN FORMAZIONE a Caritas diocesana di Como ha ospitato, da domenica 15 febbraio a mercoledì 18 febbraio 2009 presso la “Casa Incontri Cristiani” di Capiago Intimiano, la Terza tappa del percorso équipe di Caritas italiana. Tale percorso è indirizzato a nuovi direttori delle Caritas diocesane e nuovi operatori. È diviso in quattro tappe formative di cui una è legata alla presentazione di una esperienza di una Caritas diocesana d’Italia. Quest’anno è toccato alla nostra Caritas diocesana e alla Caritas della diocesi di Ancona-Osimo. Sono stati ospitati 40 persone provenienti da tutta Italia più due sacerdoti della Romania e il direttore Caritas Turchia. È stata una occasione importante per fare il punto della situazione, verificare il cammino percorso, presentare la ricchezza della nostra diocesi, i nodi critici e le prospettive di lavoro sul metodo pastorale Caritas: “Ascoltare, Osservare, Discernere”. Qui di seguito riportiamo il saluto del nostro direttore Roberto Bernasconi all’assemblea dei partecipanti: “Trovarci con voi per comunicare il nostro vissuto di Caritas è importante per la nostra Caritas diocesana che, come tutte le Caritas, tende ad essere operativa in modo efficace, e per raggiungere questo scopo rischia di perdere quella collegialità, quella capacità di saper comunicare e saper ascoltare di saper decidere in modo unitario che è proprio del modo di essere Caritas. Quello della collegialità è una dimensione fondamentale per vivere e testimoniare la Carità e ha ricadute anche nel pratico, nel concreto delle nostre parrocchie e dei nostri gruppi caritativi di base. Noi ci troviamo a lavorare con operatori che si trovano a dover risolvere, spesso L in prima persona, una serie di problematiche che il contingente porta ad affrontare, per cui si rischia di diventare efficientisti e un po’ individualisti e, sicuramente, portatori di risoluzioni che non tengono conto di tutte le opportunità che possiamo mettere in atto, che non tengono conto delle persone e del loro vissuto, rischiando di professionalizzare i nostri servizi e non di incarnarli all’interno delle nostre comunità. Le nostre opere devono essere sempre frutto di un cammino comunitario e devono sempre vivere un cammino propedeutico e formativo che porti la carità vissuta a diventare parte integrante della catechesi e della liturgia; le nostre comunità devono saper riscoprire Cristo attraverso le sofferenze vissute dalle persone che noi incontriamo nella nostra azione caritativa. Questa collegialità ci deve aiutare anche a vivere un rapporto giusto tra operatori e volontari, che devono nel loro operare saper integrare, ognuno in modo paritario, le proprie caratteristiche: l’operatore quello della professionalità e della continuità, il volontario quello innanzitutto della gratuità, della esperienza di vita e della capacità critica che è data dal suo vivere questa dimensione di servizio non come professione, ma come sua scelta libera che lo porta a donare parte del suo tempo e delle sue capacità alla comunità. Queste persone, operatori e volontari, che lavorano in sinergia e mettono a disposizione tempo e professionalità ai nostri fratelli che vivono situazioni di disagio, sono stimolo alle nostre comunità perché diventino promotrici di un impegno nuovo a livello sociale e politico che parta veramente dall’ascolto di bisogni degli ultimi. Questo vale sempre e soprattutto per la Caritas diocesana, che in una diocesi vasta come la nostra ha bisogno di un minimo di struttura che gli dia la possibilità di vivere un cammino di continuità”. P A G I N A 12 Como CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2008 DOMENICA 1° MARZO Torna la Giornata delle Ferrovie Dimenticate Cippo sul tratto recuperato a villa Guardiadella Ferrovia Grandate-Malnate. Sotto un’altra immagine relativa alle attività di recupero er il secondo anno consecutivo Co.Mo.Do., una confederazione di Associazioni che si occupano di mobilità alternativa, tempo libero e attività outdoor, propone domenica 1° marzo la “Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate”, con iniziative ed eventi sparsi per tutta Italia. Ne parliamo con Ambra Garancini, presidente di Iubilantes, che, assieme ad altre associazioni (tra cui l’Associazione Italiana Città Ciclabili, l’Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche, l’Associazione Utenti del Trasporto Pubblico-Camminacittà, il Club Alpino Italiano, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta, la Federazione Italiana Turismo Equestre e Trek; l’Associazione Italiana Greenways, il Cescam, l’Inventario per le vie di comunicazione storiche Federparchi; l’Associazione Direttori Parchi Naturali Italiani, le Ferrovie Turistiche Italiane; Italia Nostra; Legambiente, il Touring Club Italiano e il WWF Italia), ha aderito a Co.Mo.Do. «Abbiamo riproposto questa giornata per sensibilizzare gli enti e l’opinione pubblica sui temi della mobilità dolce attraverso la valorizzazione del nostro patrimonio ferroviario minore, con il potenziamento delle linee ancora in esercizio, la rivitalizzazione di alcune ferrovie soppresse ma che possono svolgere ancora un utile servizio (nella prospettiva di una trasformazione in senso ecologico della mobilità delle persone) e la trasformazione delle ferrovie definitivamente dismesse in piste ciclo-pedonali, come accade da anni in Spagna, in Francia, in Belgio e nel Regno Unito». Molte sono le manifestazioni in programma in tutt’Italia e anche nella nostra provincia. «Per quanto ci riguarda - continua Garancini - la nostra Associazione da anni sta lavorando P L’iniziativa, promossa a livello nazionale, e a cui aderiscono diverse realtà comasche, tra cui Iubilantes, si propone di sensibilizzare enti e opinione pubblica sui temi della mobilità dolce. Ecco come di SILVIA FASANA su un progetto di recupero della ex-ferrovia Grandate-Malnate (Como-Varese) come percorso pedonale e ciclabile. Nel 2006 Iubilantes ha effettuato uno studio di fattibilità sul possibile recupero della tratta in questione (grazie ad un finanziamento della Fondazione Banca del Monte di Lombardia); nel 2007-2008 ha realizzato un primo intervento di messa in sicurezza e pulizia del sedime, adattandolo a utilizzo pedonale e ciclabile, in territorio di Villa Guardia (con finanziamenti della Fondazione Provinciale della Comunità Comasca Onlus, della Cassa Rurale e Artigiana di Cantù e del Comune di Villa Guardia); nel 2008/2009 ha realizzato il recupero di un nuovo tratto di sedime in territorio del limitrofo comune di Lurate Caccivio (cofinanziato sempre dalla Fondazione Provinciale della Comunità Comasca Onlus). Domenica 1° marzo, in collaborazione con i Comuni del percorso, le Protezioni Civili, le Polizie Locali, le Pro Loco, i Gruppi alpini e la Sezione Comasca del WWF, proporremo dunque “A piedi e in bici sulla vecchia ferrovia: il treno a piedi & il treno in versi”, percorsi di riscoperta della vecchia ferrovia Grandate-Malnate. Padrino della manifestazione sarà Marco Dal Fior, giornalista e sportivo». Al mattino due “treni” di pedoni (volendo, anche ciclisti… lenti) guidati dai volontari di Iubilantes e delle altre associazioni, partiranno dai due capolinea della ex ferrovia (Grandate - Breccia) per ritrovarsi alla vecchia stazione di Olgiate Comasco e fare festa insieme. Nel corso del cammino verranno inaugurati i nuovi interventi di recupero ciclopedonale del sedime compiuti da Iubilantes in territorio di Lurate Caccivio. Alla stazione di Grandate-Breccia (parcheggio lato Grandate) il ritrovo è alle ore 8.20. Seguirà la partenza alle ore 8.30, con le seguenti fermate: ore 8.45 Montano Lucino, rondò presso supermercato OBI; ore 9.00 Villa Guardia, Casello del Pionino; ore 9.15 Corte Basterna (Cippo dei Migranti); ore 9.30 Villa Guardia, vecchia stazione; ore 10.00 Lurate Caccivio, ponte del Fossato e vecchia stazione: taglio del nastro del nuovo tratto e rinfresco di passaggio; ore 10.45 Lurate, Centro Millennium; ore 11.30 arrivo vecchia stazione Olgiate Comasco. A San Salvatore/Malnate (inizio via Doberdò), il ritrovo è invece alle ore 9.00, con partenza alle ore 9.10 e le seguenti fermate: ore 9.30 Concagno, Centro Sportivo; ore 10.15 Albiolo/Solbiate, vecchia stazione: rinfresco di passaggio; ore 11.30 circa arrivo alla vecchia stazione Olgiate Comasco. L’arrivo dei “treni” alla stazione di Olgiate Comasco sarà festeggiato con un rinfresco. Durante i due percorsi saranno proposte animazioni per bambini a cura di WWF Como. Alle ore 13.00 ad Olgiate Comasco ci sarà la possibilità di un pranzo in compagnia presso una trattoria locale (prezzo concordato; prenotazioni presso l’Associazione Iubilantes entro venerdì 27 febbraio). Nel pomeriggio un “treno in versi” porterà invece a scoprire le nuove paline poetiche collocate da Iubilantes sul sedime della vecchia ferrovia in territorio di Villa Guardia. Ritrovo alle ore 15.30 al casello del Pionino, per un percorso di poesia e musica guidato dal poeta Vito Trombetta alla scoperta dei suoi insoliti “Treni Di-Versi”. La partecipazione è libera e gratuita. Ognuno partecipa sotto la propria personale responsabilità. I minori devono essere accompagnati. Si raccomandano scarpe da trekking. Per informazioni: Iubilantes, via Vittorio Emanuele 45, Como; tel. 031. 279684; fax 031.265545; e-mail: iubilantes@iubi lantes.it; sito internet: www.iubilantes.eu. Tra le iniziative organizzate nell’ambito della Seconda “Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate”, segnaliamo inoltre che sul vecchio percorso della ex-tramvia Como-Erba-Lecco e lungo la Valle del torrente Co- sia, l’Associazione Nazionale Guide Ambientali Escursionistiche organizza invece una visita guidata con ritrovo presso la fermata del bus di Camnago Volta alle ore 10.00 (per informazioni: Nicola Vicini, tel. 338.6358995). Il Club Treni Brianza organizza invece un’escursione guidata lungo il tratto Menaggio-Grandola della vecchia linea Menaggio-Porlezza, con ritrovo alle 10.00 presso l’Imbarcadero di Menaggio e pranzo in un ristorante convenzionato (per informazioni: Gian Mario Cetti Serbelloni, tel. 335 5941948; e-mail: info@fer rovieinrete.com). Il Circolo Legambiente di Varese e Fiab-Ciclocittà di Varese organizzano invece un aperitivo all’excasello di Bizzozero-Gurone ed un’escursione lungo la ferrovia della Valmorea, con ritrovo per i ciclisti alle ore 9.00 alla stazione Trenitalia di Varese. Alle ore 11.30 aperitivo al casello da dove alle ore 14.00 partirà la passeggiata a piedi lungo i binari abbandonati con visita guidata alle testimonianze del passato indu- striale della Valle (per informazioni: tel. 0332. 812059; e-mail: ciclocitta. [email protected]; legambi [email protected]). L’Associazione Amici della Ferrovia Valmorea, con il patrocinio del Comune di Castiglione Olona e del Parco Rile Tenore Olona organizzano, con ritrovo presso la Stazione ferroviaria di Castiglione Olona, alle ore 9.30 una escursione con guida in Mtb; alle ore 14.30 una escursione pedonale con guida storica artistica dall’Associazione Immagina di Varese e dalle ore 9.00 alle 14.30 un intrattenimento sulla storia della Ferrovia Valmorea curata dall’Associazione Amici della Ferrovia Valmorea (per informazioni: Amici della Ferrovia Valmorea, tel. 347.1153089; Ufficio Operativo Parco Castiglione Olona tel. 0331.858048). Per ulteriori informazioni sulla “Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate” e per conoscere i programmi dettagliati delle manifestazioni in programma in tutta Italia: www.ferroviedimenticate.it. CRONACA P A G I N A Como 13 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28FEBBRAIO 2009 UNA PROPOSTA DI PALAZZO CERNEZZI WelComo, arriva la card turistica Dovrebbe essere in funzione dal mese di aprile. Acquistata al prezzo di 8 euro avrà validità sei giorni e consentirà sconti in negozi, ristoranti e sull’uso di servizi pubblici. Intanto si pensa ad un nuovo info-point turistico comunale, che dovrebbe sorgere in prossimità del primo binario della stazione di Como S. Giovanni elComo, la card turistica che darà il “benvenuto” al turista comasco, accompagnandolo alla scoperta della città di Como e del suo territorio. È questo l’ultimo progetto messo in campo da Palazzo Cernezzi per rilanciare il turismo comasco. La card, che sarà dotata di microchip e verrà messa in circolazione dal prossimo aprile, avrà un valore di 8 euro e potrà essere acquistata dai turisti non residenti in provincia di Como presso gli info-point comunali, dentro i musei civici e i principali alberghi cittadini e della provincia. Avrà una durata di 6 giorni dal momento del primo utilizzo e consentirà l’accesso gratuito a tutti i musei civici, oltre che sconti medi W del 10% sui biglietti della Funicolare Como-Brunate e della Navigazione, sugli spettacoli del Teatro Sociale, in negozi e ristoranti, sulle visite guidate alla città, sui taxi (per tragitti di lunga percorrenza), sulle visite alle ville e giardini storici del lago (Villa Carlotta, Villa Serbelloni, Villa Melzi, Villa Balbianello). «Si tratta di un risultato importante - ha dichiarato l’assessore al Turismo del Comune di Como, Francesco Scopelliti -, frutto di uno sforzo collegiale che non ha avuto soltanto il Comune tra i suoi protagonisti». Non a caso ad affiancare Scoppelliti nella presentazione delle iniziative turistiche comasche c’era anche Achille Mojoli, assessore al Turismo della Provincia di Como, a ribadire una comune si- EUGENIO TETTAMANTI: UN COMASCO ALLA GUIDA DELLA STAZIONE SPERIMENTALE DELLA SETA A distanza di circa dieci anni, un imprenditore comasco torna a coprire la carica di Presidente della Stazione Sperimentale della Seta. Si tratta di Eugenio Tettamanti, titolare della Nordtessile di Como, azienda che produce prevalentemente tessuti per abbigliamento femminile, che assumerà la carica di presidente per i prossimi 4 anni. Prima di lui, l’ente aveva avuto un solo altro presidente comasco: Federico Mantero, a metà degli anni Novanta. La Stazione Sperimentale per la Seta è un ente pubblico economico che, grazie a due laboratori di ricerca altamente avanzati, con sede a Milano e Como, svolge attività di ricerca applicata per imprese private e pubbliche del settore tessile/abbigliamento e serico in particolare, mettendo a disposizione ricercatori, laboratori e strumentazione di alto livello. L’ente opera inoltre da interfaccia tra l’impresa e il mondo della ricerca nazionale e internazionale, grazie agli stretti legami con l’ambiente accademico e con centri di ricerca italiani ed esteri per un continuo interscambio tecnico-scientifico e lo sviluppo congiunto di programmi nazionali e internazionali di innovazione tecnologica nergia d’intenti. La Provincia di Como è soltanto uno dei 20 enti aderenti al progetto card turistica. Con essa ci sono anche i Musei Civici Como, Museo Didattico della Seta, Teatro Sociale, Funicolare Como-Brunate, Navigazione Lago di Como, Csu, Consorzio Imprenditori Alberghieri, Associazione Albergatori Provincia di Como, Upcts, Cna, Associazione Culturale Mondo Turistico, Villa Serbelloni, Villa Balbianello, Villa Carlotta, Villa Melzi, Villa Giulini, Aero Club Como, Ferrovie Nord Milano, Radio Taxi Como. «La card - ha proseguito Scoppelliti - offrirà anche la possibilità di effettuare visite gratuite al Teatro Sociale. Un’ulteriore occasione, questa, per valorizzare questo importante spazio di cultu- U n pacchetto anti-crisi di interventi a sostegno delle famiglie e delle categorie deboli in difficoltà. Il piano è in fase di elaborazione in Comune e coinvolge i settori dei servizi sociali, dell’istruzione e della famiglia. A coordinare gli interventi il vicesindaco, Francesco Cattaneo, con la collega Anna Veronelli. “Con i dirigenti stiamo studiando quali azioni concrete di sostegno mettere in campo quando la crisi si farà sentire in maniera pesante. In queste settimane stiamo monitorando i problemi che i cittadini stanno manifestando presso i nostri uffici. Una delle priorità individuate è a sostegno di chi sarà costretto a lasciare il lavoro. Una sorta di ammortizzatore di sostegno rispetto a quanto già è previsto dalla normativa e dal governo. Il problema, infatti, è il rischio alto che intere famiglie si trovino entrambi i coniu- ra e la sua storia. Previsti anche sconti per le famiglie: l’acquisto di due card da parte dei genitori darà infatti diritto ad un card gratuita per un figlio, se inferiore a 18 anni. Altri aspetti sono attualmente in corso di definizione. È nostra intenzione inserire questa card nel panorama di offerte del territorio da avanzare ai tour operator. Per questo è stata lanciata anche nel nostro stand presso la Borsa internazionale del turismo. Inoltre ci sono contatti e studi perché possa essere messa in vendita anche a Milano, presso la stazione Cadorna delle FNM». «WelComo - ha proseguito Scoppelliti - vuole essere uno strumento semplice per sostenere e muovere il turismo sul nostro territorio. Noi non vogliamo che il turista che fa tappa sul nostro lago se ne vada avendo la sensazione di a-ver già visto tutto in po-chi giorni. Per questo occorre tessere una fitta rete di collegamenti e collaborazioni che permetta al territorio di offrirsi con completezza, con servizi fruibili e variegati. La card vuole andare proprio in questa direzione. Restando in città in futuro i nostri sforzi si concentreranno su quattro filoni che faranno da filo conduttore alla politica turistico-amministrativa: valorizzare Como come città del razionali-smo, città del romanico, città della seta e città della luce…». Come detto la card sarà distribuita anche negli info-poit cittadini. Due sono, attualmente, gli infopoint comunali, luogo privilegiato di informazione turistica: in via Magistri Cumacini e in piazzale Matteotti. L’info-point di via Magistri ha registrato, complessivamente, nel corso del 2008, ben 39.417 contatti, di cui: il 38,5% italiani, il 19% inglesi, il 15,17% tedeschi, il 7,7% francesi, il 7,4% spagnoli, il 9,9% provenienti da Paesi extraeuropei. Più contenuti, ma pur sempre interessanti, i dati relativi all’info-point di piazza Matteotti, aperto dallo scorso 18 luglio. 3488 il totale dei contatti registrati da quella data a fine 2008. In questo caso il 30,3% dell’utenza è stato inglese, il 24,1% italiano e il 20,3% proveniente da Paesi extra Ue. La seconda importante novità che accompagnerà la card sarà proprio il potenziamento degli infopoint cittadini, con l’aggiunta di un nuovo punto nei pressi della stazione di Como S. Giovanni. «Sarà ubicato vicino al primo binario - ha puntualizzato l’assessore Scopelliti -, in una posizione ben visibile sia da chi arriva da Milano al binario tre, sia da chi giunge a Como da oltrefrontiera scendendo proprio al binario uno. Lo spazio sarà piuttosto ampio, con un bagno interno e la presenza di due operatori. Le spese di affitto si aggireranno sui 10.000 euro annui. L’ufficio potrebbe aprire entro l’anno». LO STA STUDIANDO PALAZZO CERNEZZI Pacchetto anticrisi per le famiglie indigenti gi disoccupati, un muto da pagare o una casa in affitto”. L’entità degli interventi da mettere in campo è in fase di definizione, ma si tratta di una manovra quantificabile in diverse centinaia di migliaia di euro. Sarà la proposta definitiva di bilancio che arriverà entro due settima- ne in giunta a stabilire la cifra finale, poi il consiglio discuterà il documento contabile e prenderà la decisione finale sul pacchetto anti-crisi. CRONACA Arte&Cultura IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 P A G I N A 15 LO SI VORREBBE RENDERE UN POLO CULTURALE D’ECCELLENZA Quale futuro per lo storico Politeama? In alto a destra un’immagine recente del Politeama. A sinistra due foto scattate tra gli anni Venti e Trenta. Qui sopra uno scorcio della piazza Cacciatori delle Alpi con l'imbocco in via Gallio. Si vede, sulla destra, l’area dove sorgerà il Politeama Foto tratta dall’archivio Bottega della Cornice i prospetta, forse, la possibilità di progettare, finalmente, una nuova vita per il Teatro Politeama di Como. Trecentocinquantamila euro sono, infatti, stati impegnati dall’Amministrazione comunale, settore rapporti con le partecipate, per procedere all’acquisto delle quote di proprietà privata della società Politeama. Il recupero dell’intero compendio immobiliare e il rilancio della struttura come centro di attività culturali sono, infatti, tra gli obiettivi che il Comune di Como intende perseguire. Per poter procedere a tali interventi, però, anche attraverso il ricorso a finanziamenti pubblici, è indispensabile, per Palazzo Cernezzi, l’acquisto della totalità delle quote della società. Contestualmente all’impegno finanziario, l’amministrazione comunale ha inviato, nelle scorse settimane, S una lettera ai soci con la quale si comunica l’intenzione di procedere all’acquisto delle quote private. L’immobile è stato valutato, sulla base di una stima effettuata dal prof. Angelo Caruso di Spaccaforno, docente alla Facoltà di Ingegneria Civile del Politecnico, 2.463.575,00 euro. Il valore della società è stato quindi parificato a quello dell’immobile e ogni azione quantificata in 23,85 euro. Entro il 28 febbraio i privati dovranno comunicare all’Amministrazione comunale la propria disponibilità alla vendita. Ad oggi il Comune detiene poco più dell’80% delle quote della società (per la precisione l’81.63,25%). «Il recupero del Politeama è sempre stata una priorità che adesso diventa concreta poiché abbiamo compiuto il primo passo - sottolinea l’assessore Sergio Gaddi. Da domani possiamo iniziare a discutere del futu- ro del Politeama che, per noi, deve diventare un polo culturale d’eccellenza per l’intera città». La costruzione del Teatro Politeama iniziò nel 1907, su progetto dell’architetto Federico Frigerio (coadiuvato dall’ing. Andrea Valli), arrivato a Como appena laureato sul finire dell’Ottocento. La sua realizzazione incontrò non poche difficoltà, sia per il finanziamento che per la scelta dell’ubicazione. Si optò per l’area antistante lo sbocco di via Garibaldi soltanto dopo lunghe discussioni, area che, secondo le previsioni, si riteneva dovesse essere interessata da un notevole sviluppo residenziale. Nelle intenzioni dei suoi promotori il Politeama doveva essere una struttura a più funzioni, allo scopo di reggere la concorrenza delle altre sale da spettacolo cittadine. Per queste ragioni da subito Frigerio inserì nei suoi disegni non soltanto il teatro, ma anche l’insediamento di un albergo e di un ristorante. Tra i primi edifici in città a sfruttare la potenzialità costruttive del cemento armato, il nuovo teatro teneva conto, nella concezione architettonica, di molteplici utilizzi, tanto che la copertura della platea fu concepita con un soffitto apribile, in modo che la sala potesse accogliere anche spettacoli diversi da quelli tradizionali. L’interno era articolato in platea, balconata con sei “barcacce” e galleria a quattro ordini di posti, per una capienza complessiva di circa 1300 spettatori. Le decorazioni interne, piuttosto sobrie, vennero realizzate dai pittori Codeo di Milano e Barella di Como, L’Amministrazione comunale conferma l’intenzione a rilevare il restante 20% di quote della società. Dopo di che sarà possibile effettuare progetti sulla struttura. L’immobile è oggi valutato poco meno di 2 milioni e mezzo di euro mentre quelle esterne erano limitate alle pensiline in ferro e vetro. L’inaugurazione avvenne il 14 settembre 1910 con La Bohème di Giacomo Puccini. Negli anni seguenti il teatro offrì spettacoli di vario genere, dalla lirica, alla prosa, al varietà. Nonostante l’attenzione rivolta soprattutto a un pubblico borghese e popolare, la concorrenza nei confronti del Teatro Sociale risultava evidente, tanto che quando il Politeama cominciò a non effettuare spettacoli in coincidenza con quelli dello stesso più importante teatro cittadino, si diffusero voci che insinuavano che il gerente avesse ricevuto per questo un congruo compenso da parte dei palchettisti… Dopo pochi anni dalla sua apertura il grande successo ottenuto dal cinematografo convinse i proprietari del teatro ad adibirlo prevalentemente a sala di proiezione, in diretta concorrenza con le altre in città, mentre sul retro veniva realizzato un palcoscenico all’aperto per il café chantant. Non mancarono, comunque, brevi stagioni operistiche e di prosa che furono sostituite in seguito da spettacoli di rivista e di varietà, offrendo settimanalmente a un pubblico popolare proveniente da tutta la provincia occasioni di svago considerato, per la sua relativa spregiudicatezza, proibito. Chiuso nel maggio 1985 perché non più rispondente alle norme di sicurezza, il Politeama, data la sua vicinanza alla città murata, si trovò al centro di interessi immobiliari e, per un certo periodo, si paventò anche la sua demolizione che si diceva sarebbe avvenuta per far posto a un centro commerciale. Invece nel 1988 la sala venne riaperta, anche se limitatamente alla platea e alla balconata e solo per spettacoli cinematografici, proponendo una programmazione di pellicole di notevole richiamo e qualità. La successiva chiusura è storia dei nostri giorni. (Fonte: “Como e la sua Storia. I borghi e le frazioni”. Nodo Libri) CRONACA P A G I N A 16 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 LA GIORNATA DEL PENSIERO A COMO Il ricordo di Baden Powell C on una S. Messa celebrata presso la chiesa di S. Antonio di Albate si è conclusa la Giornata del Pensiero 2009 a Como, appuntamento che, nella tradizione scout, ricorda la nascita di Robert Baden Powell, fondatore dello scoutismo. “Salute e forza fisica” il tema che ha fatto da filo conduttore al Thinking Day, sviluppato e proposto con modalità differenti dalle diverse branche. Lupetti e coccinelle (dagli 8 agli 11 anni) lo hanno giocato richiamandosi alle attività olimpiche. Un grande gioco “a cinque cerchi” per mettere a fuoco alcuni temi legati al rispetto del proprio corpo. Giocata anche l’attività dei reparti (ragazzi dai 12 ai 15 anni) per i quali Anche gli scout comaschi dell’Agesci e del Cngei hanno celebrato l’appuntamento che ricorda la nascita del loro fondatore Gli scout del Cngei durante l’attività l’ambientazione era il corpo umano, con attività e prove legate alla cura del proprio corpo, all’importanza dell’attività fisica, all’igiene personale. Più articolata, ma sempre sul tema, la proposta vissuta dai ragazzi più grandi: noviziati e clan (16-21 anni) che hanno cercato di “leggere” il corpo anche in virtù delle suo valore sociale. Da qui la La S. Messa celebrata a S. Antonio nel pomeriggio di domenica. Foto William proposta di attività specifiche che, oltre a focalizzare l’attenzione sulla necessità di un suo adeguato rispetto, ne hanno messo in luce anche il suo valore in termini di relazione e comunicazione. A vivere la Giornata del Pensiero non sono stati soltanto gli scout aderenti all’Agesci, ma anche i ragazzi del Cngei, realtà unite dalla comune appartenenza alla Fis (Federazione Italiana Scoutismo). La sezione di Como del Cngei ha voluto quest’anno celebrare questa giornata compiendo una Buona Azione di natura ecologica. Con il prezioso contributo delle Guardie Eco- logiche Volontarie del Parco della Spina Verde un centinaio di ragazzi, accompagnati dai loro Capi e da un gruppo di adulti scout, hanno raggiunto le trincee della Linea Cadorna nel comune di Cavallasca e, armati di badili e rastrelli, hanno ripulito le fortificazioni e i dintorni; Hanno mantenuto così fede all’ultimo messaggio di BadenPowell: “…procurate di lasciare questo mondo un po’ migliore di come non lo avete trovato…”. Per molti è stata anche l’occasione per scoprire un luogo immerso nella natura e ricco di tracce storiche. Nel pomeriggio le guardie del parco hanno accompagnato i ragazzi a visitare le sorgenti del fiume Seveso e la linea di confine con la Svizzera. La giornata si è conclusa con una suggestiva cerimonia durante la quale alcuni adulti hanno rinnovato la loro promessa scout di fronte a tutta la Sezione. SI È SPENTO MARTEDÌ 17 FEBBRAIO A REBBIO. LAICO IMPEGNATO, TESTIMONE DI FEDE E UMANITÀ L’ultimo saluto a Giordano Saldarini F uori dall’Ospedale Valduce, dopo la recita del Rosario, con un amico, ci siamo detti: “E ora cosa facciamo senza ‘il Giordano’?” Il nostro pensiero è andato alle esperienze vissute insieme in parrocchia, in questi ultimi decenni, e ci siamo ritrovati a ripetere alcune frasi che ‘il Giordano’ pronunciava spesso. Quando lo si incontrava, talora anche prima di salutare, diceva “oh, carissima…”. Era il suo mo-do di avvicinare le persone, non per privilegiare qualcuno a scapito di altri, ma per esprimere affetto, interessamento, vicinanza a chi gli stava davanti. E lui, rebbiese doc, nato nel 1933, che di Rebbio conosceva tutto e tutti, non esprimeva mai un giudizio tagliente e, davanti ai problemi delle persone e della comunità, aveva un unico invito, ISTENSIONE DELLA SACRA SPINA DI CRISTO AL DON GUANELLA Venerdì 27 febbraio, in occasione del primo venerdì di Quaresima, presso il Santuario del Sacro Cuore - Opera Don Guanella di via T. Grossi a Como, alle ore 17.00 si terrà l’ostensione della Sacra Spina, con i Vespri solenni cantati, seguiti dalla benedizione e bacio della reliquia e alle 18.00 dalla S. Messa concelebrata. La Sacra Spina, insieme ad altre reliquie della Passione di Cristo, è custodita in una teca all’interno del tabernacolo dell’altare del Calvario. Questo reliquiario ha un grande valore storico e tradizionale per i Guanelliani, in quanto fu donato a don Guanella da mons. Andrea Ferrari, come espressione del suo sostegno, del suo incoraggiamento e della sua amicizia. “Abbi pazienza e prega!”. ‘Il Giordano’ non perdeva una riunione in parrocchia, da almeno mezzo secolo. E’ stato per anni il responsabile del gruppo catechisti e membro del Consiglio Pastorale Parrocchiale e, di frequente, nei suoi interventi ripeteva: “Quando c’era don Carlo Scacchi…”. Già, don Carlo era stato parroco di Rebbio dal 1947 al 1967 e certamente, con la sua forte personalità, ha costituito un punto di riferimento per i giovani di allora. Il ricordo costante per don Carlo Scacchi, ma anche per don Virgilio Levi e don Carlo Castiglioni, vicari a Rebbio da metà anni Cinquanta a metà anni Sessanta, non era permeato di nostalgia (anche se i suoi occhi azzurri si illuminavano quando parlava della ‘casetta di legno’ che, andata bruciata, ha poi lasciato il posto all’attuale ora- GIORNATA DI SPIRITUALITÀ DEI GRUPPI DI VOLONTARIATO VINCENZIATO I Gruppi di Volontariato Vincenziano si ritroveranno venerdì 13 marzo per la Giornata di Spiritualità che, come ogni anno avviene in Quaresima. Luogo di ritrovo: il “Salesianum” di Tavernola; relatore: mons. Italo Mazzoni, tema: “Il maestro è qui e ti chiama” (testo di mons. Diego Coletti), con il seguente programma: ore 9 accoglienza, ore 9.15 recita delle lodi e meditazione. Seguirà silenzio e riflessione personale; ore 11.30 adorazione; ore 12.30 pranzo; ore 14.30 condivisione; ore 15.30 S. Messa e conclusione. Quota di partecipazione 20 euro. Le iscrizioni si riceveranno sino al 6 marzo presso la Casa Vincenziana di via P. Tatti, nei giorni di martedì e giovedì dalle ore 14 alle ore 17. torio), era piuttosto l’espressione di un cammino di Chiesa, iniziato in modo responsabile in quel periodo e continuato ininterrottamente fino ad oggi. Per lui, la parrocchia era una grande famiglia, dove non fare distinzione tra chi era lì da tempo e chi era appena arrivato. Era, nei suoi molteplici servizi, testimone di comunione autentica. E ‘il Giordano’ trovava la forza di essere così in “quèl sü là”, il crocifisso, in una fede forte che lo ha accompagnato anche nei mesi della malattia, una sofferenza offerta, come diceva lui, “per i miei figli, la mia famiglia, i miei preti, la mia comunità”. Don Renato Pini, durante l’omelia funebre, in una chiesa straboccante di persone di ogni età e con tanti dei preti passati da Rebbio come vicari parrocchiali, h ricordato due immagini, le ultime due in ordine di tempo: ‘il Giordano’ che, circondato dai familiari, riceve con serenità l’unzione degli infermi e ‘il Giordano’ che mangia il gelato. Un cristiano convinto e un uomo autentico, che ha testimoniato con entusiasmo il suo amore a Cristo, alla Chiesa e al mondo, nel solco profondo di quell’esperienza di laicato promossa dal Concilio Vaticano II. Con la semplicità dei piccoli. Con la forza dei grandi che si affidano al Signore, Dio della vita. A.S. CARLO CAMPANA, PRIMARIO DI CARDIOLOGIA AL S. ANNA Si chiama Carlo Campana ed è il nuovo primario di Cardiologia dell’Ospedale S. Anna di Como. 52 anni, arriva dal Policlinico di Pavia. Prenderà servizio nelle prossime settimane. Nato a Modena, si è laureato e ha maturato gran parte della carriera professionale a Pavia. Sarà impegnato in uno dei reparti chiave dell’azienda, fulcro dell’attività di tutto l’ospedale. Foto William A CRONACA P A G I N A Como 17 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 UNO SPETTACOLO PER FINANZIARE UN PRESIDIO MEDICO Il Sociale apre le porte all’Afghanistan I l Teatro Sociale di Como apre le porte all’artista bulgaro Moni Ovadia e a Emergency, l’associazione internazionale, fondata da Gino Strada, che si propone il compito di offrire assistenza medico-chirurgica gratuita e di elevata qualità alle vittime civili delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà, oltre che a promuovere una cultura di solidarietà, di pace e di rispetto dei diritti umani. Lunedì 16 marzo, alle ore 21, il gruppo comasco di Emergency propone a Como Moni Ovadia il “Rabinovich e Popov. Uno spettacolo per la pace”. L’intero ricavato della serata sarà utilizzato per la gestione del presidio medico allestito da Emer- L’appuntamento è per lunedì 16 marzo. Protagonista sarà l’artista bulgaro Moni Ovadia. L’iniziativa è del gruppo comasco di Emergency e dell’associazione “Silvano Saladino” di LUIGI CLERICI gency nella base di Panshir, in Afghanistan. L’edificazione della struttura, “Posto di primo soccorso e centro sanitario di Darband”, è stata interamente finanziata dall’as- sociazione “Silvano Saladino onlus”, oggi impegnata al suo mantenimento. L’associazione, che ha sede a Como, in via Recchi 2, è nata il 27 settembre 2007 su iniziativa dei familiari, degli amici e dei colleghi in memoria di Silvano Saladino, della sua passione politica (fu tra i promotori del Psiup comasco, e militò a lungo prima nel Pci, poi nel Pds e quindi nei Ds, senza mai fare, però, della politica, una scelta totalizzante). L’impulso alla sua nascita è stato quello di esaudire un grande desiderio di Silvano: costruire un ospedale in Afghanistan. Da qui l’avvio di contatti con l’associazione Emergency. Tramite svariate raccolte fondi l’associazione ha Il presidio medico di Darband, in Afghanistan contribuito alla realizzazione di questo presidio medico a Darband, e si è impegnata a sostenere le spese legate alla manutenzione totale della struttura. «Emergency - ci spiega Massimo Algarotti, riferimento di Emergency a Como - conta al suo attivo circa 4000 volontari in Italia che si occupano di raccolta fondi ai banchetti e di iniziative volte a promuovere la diffusione di una cultura di pace. Tra questi figura anche un gruppo comasco, composto da uno sparuto numero di volontari. Questo gruppo è stato creato nel 2003 e ha una sede di riferimento a Maslianico, in via XX Settembre. Le attività che abbiamo promosso fino ad oggi sono state di vario genere, ma tra le più importanti credo ve ne siano due da segnalare, su tutte. La prima è stata una mostra di quadri e foto tenute in centro a Como nel 2006 dal titolo “Fuoco amico”, organizzata con il patrocinio del comune di Como. La seconda invece è proprio l’appuntamento del 16 marzo al Teatro Sociale con lo spettacolo di Moni Ovadia. Ad introdurre la serata, oltre a me, ci sarà Bruno Saladino, presidente dell’Associazione Saladino con cui abbiamo organizzato la serata e con cui abbiamo stretto un ottimo rapporto, e un espatriato da poco rientrato dall’Afghanistan». DALLA REGIONE DOMANDE ENTRO IL 13 MARZO Famiglie numerose: un buono economico U n contributo di 1.500 euro (pari a 125 euro al mese) alle famiglie a basso reddito che hanno almeno tre figli minorenni. La Giunta regionale ha deciso, su proposta dell’assessore alla Famiglia e Solidarietà Sociale, Giulio Boscagli, un primo stanziamento di 20 milioni di euro destinati al “Buono Famiglia” per l’anno 2009. “Si tratta di una straordinaria misura - ha spiegato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni - a favore delle famiglie per aiutarle ad affrontare una situazione economica che si prospetta più difficile di quella degli anni passati”. Possono richiedere il “Buono” le famiglie con alme- no 3 figli (compresi quelli in affido) minorenni, uno dei quali deve avere meno di 6 anni. Le famiglie che possono ottenere il “Buono” devono avere un ISR (Indicatore della Situazione Reddituale), riferito ai redditi percepiti da tutti i componenti della famiglia nel 2007, non superiore a 10.000 euro. Il calcolo dell’ISR è fatto tenendo conto di più elementi: il numero dei componenti della famiglia; il reddito complessivo, eventualmente ridotto del canone annuale di locazione dell’abitazione di residenza, e altre caratteristiche (la presenza di persone con handicap o invalidità, famiglie con un solo genitore o con entrambi i genitori che lavorano). A CHI RIVOLGERSI Telefoni sedi distrettuali della provincia di Como: PONTE LAMBRO: tel. 031-6337935 CANTÙ: tel. 031-706595 MARIANO COMENSE: tel. 031-755222 CAMPIONE D’ITALIA: tel. 0041-916497108 COMO: tel. 031-370683 MENAGGIO: tel. 0344-369103 PORLEZZA: tel. 0344-61225 S. FEDELE: tel. 031-831211 DONGO: tel. 0344-973570 OLGIATE COMASCO: tel. 031-999228 – 031-999202 LOMAZZO - FINO MORNASCO: 02-96941407 L’importo complessivo di 1.500 euro sarà accreditato sul conto corrente bancario o postale della famiglia beneficiaria in tre rate quadrimestrali di 500 euro; oppure potrà essere inviato con vaglia postale a coloro che non sono titolari di conto corrente. La domanda per ottenere il “Buono” dovrà essere presentata entro il 13 marzo 2009 presso i distretti dell’Asl che successivamente procederà alla definizione delle graduatorie aventi diritto ed alla erogazione dei contributi. Maggiori informazioni e la modulistica sono presenti sul sito regionale www.regione.lombardia.it nonché sul sito Asl www. asl.como.it. TORNA “GEOPOLIS”. ITALIA 2009: YES GHE LA FEMM Ha ripreso, a partire da giovedì 26 febbraio, Geopolis, il ciclo di conferenze organizzato dal Liceo Scientifico “P. Giovio” di Como in collaborazione con il Gruppo Giovani dell’Unione Industriali di Como, l’Aldai, l’Ufficio Scolastico provinciale di Como e l’Ufficio Scolastico regionale di Milano. Il titolo di questa edizione, la decima, è “Italia 2009: Yes ghe la femm”. Comprendere le trasformazioni e fare squadra per affrontare la crisi”. Di seguito il programma del ciclo di incontri. Giovedì 26 febbraio I incontro: Quale futuro per l’Italia in un mondo che cambia Prof. Dipak Pant docente di sistemi economici comparati e antropologia applicata - Università Carlo Cattaneo (LIUC) Castellana. Giovedì 5 marzo II incontro: Il made in Italy: questo sconosciuto Prof. Giorgio De Michelis docente di informatica teorica e interaction design-Università degli Studi di Milano-Bicocca. Giovedì 12 marzo III incontro: La dinamica flussi-luoghi e le trasformazioni del nord ovest e dei territori italiani Dott. Aldo Bonomi sociologo, fondatore e direttore A.A.STER (Associazione Agenti di Sviluppo del Territorio). Giovedì 19 marzo IV incontro: Il rapporto tra produzione e formazione: uno dei nodi irrisolti della società italiana Prof. Andrea Maria Fumagalli docente di economia politica - Università di Pavia e di Teorie economiche alternative - Università Bocconi di Milano. Giovedì 26 marzo V incontro: Innovazione, sviluppo sostenibile, competitività: best practices italiane nei mercati globali Ing. Giuseppe Firrao dirigente d’azienda, presidente di AFG Associati S.r.l. (Società di consulenza alle Grandi e Piccole-Medie Imprese); dott. Daniele Balboni consulente in progetti di innovazione tecnologico-scientifica e organizzativa (settori pubblico e privato) e in comunicazione scientifica. Tra Como e il mondo: l’Italia vista dal mondo dell’impresa Dott. Antonio Pozzi imprenditore, Unione Industriali Como. Tutti gli incontri si terranno alle ore 17.30 nella sala Assemblea dell’Unione Industriali di Como. Si prega di confermare la propria adesione all’inidirizzo mail: gruppogiova [email protected]. CRONACA P A G I N A Como 18 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 DAL 14 AL 18 FEBBRAIO SCORSI 75 uomini pellegrini a Lourdes Un appuntamento speciale promosso dal Gruppo Turistico Rebbiese, alla sua 23a esperienza nei luoghi di santa Bernadette. In questa pagina la cronaca di questa esperienza di ANGELO MASCHERONI S abato 14 febbraio, alle 4 del mattino, con una preghiera e il saluto davanti alla grotta della Madonna di Lourdes a Rebbio, dieci pullmini, tutti incolonnati con un’automobile davanti a fare da apripista è iniziato il pellegrinaggio del Gruppo “Uomini di Lourdes” magnificamente organizzato dal G.T.R Gruppo Turistico Rebbiese, alla sua 23a esperienza nei luoghi di santa Bernadette. Non solo Lourdes, ma anche altri due luoghi famosi sono stati inseriti nel programma: il santuario di La Puy en Velay e quello di Rocamadour. Settantacinque uomini “in cammino” per l’annuale appuntamento con la Madonna, “l’Immacolata Concezione”, accompagnati dall’assistenza spirituale di due vicari episcopali, don Angelo Riva e don Italo Mazzoni, e con la presenza di don Giuseppe Longhini e di don Mario Giana. Il tema del pellegrinaggio era quello di riscoprire l’importanza e la necessità della preghiera: “Signore Gesù, per intercessione di Maria, insegnaci a pregare”. Prima tappa del pellegrinaggio, La Puy en Velay, nel Massiccio Centrale. Un santuario dedicato alla Vergine Maria è stato qui costruito sin dall’alto Medio Evo. Era uno dei punti di partenza verso san Giacomo di Compostela. La tappa presso la venerabile e misteriosa statua della Vergine nera divenne un momento privilegiato e di fede. In questo santuario si prega la Madonna dicendo: “Mostraci Gesù, tuo figlio benedetto!” Seconda tappa il santuario di Notre Dame di Rocamadour. In questa valle, nella stretta gola, si alza uno dei luoghi più sacri della cristianità cattolica e una delle più romaniche città medioevali. Si racconta che un eremita, per la leggenda un servitore della Sacra Famiglia, vi costruì un oratorio collocandovi una statua della Vergine col Bambino, intagliata da san Luca e portata con sé dalla Terra Santa. E’ una Vergine nera. Questa statua sarebbe la stessa che ancora oggi si venera in questo santo luogo. In questi due santuari si è pregato con tanta spiritualità e durante le celebrazioni eucaristiche si sono toccati momenti molto significativi. A La Puy si è meditato sul grande mistero dell’Immacolata Concezione, mentre a Rocamadour, salendo al santuario si pregava riflettendo sulla bella e antica preghiera del “Ti adoro mio Dio…”, cercando di esprimerla col cuore e non solo con le labbra. Durante l’omelia della S. Messa domenicale - il Vangelo narrava l’episodio del lebbroso guarito da Gesù -, don Italo ha sottolineato più volte la necessità di chiedere: “Signore, se tu vuoi, puoi guarirmi”. Terza tappa, il luogo più importante del pellegrinaggio: Lourdes. Mano a mano che ci si avvicinava alla meta, pregando sempre in stretto contatto radio con tutti i pullmini, don Angelo introduceva i partecipanti nell’atmosfera santa del mistero lourdiano, sottolineando che Lourdes è il mistero dell’uomo malato, è il mistero di tutti i malati nel corpo e nello spirito; ha anche spiegato, rivolgendosi soprattutto alle persone alla loro prima esperienza, la storia e il significato delle apparizioni della Madonna a santa Bernadette. A Lourdes, appena arrivati si è sentito qualcuno pronunciare questa frase: “Siamo finalmente arrivati a casa nostra!”. Ed è vero perché ancora oggi, per tutti, anche per quelli che giungevano per la prima volta è stata un’emozione indicibile; è stato proprio come un ritrovarsi a casa per sentire l’abbraccio della cara Mamma: Lei era lì che aspettava per dire a tutti che ci vuole bene sempre, che ci protegge sempre. I momenti significativi vissuti a Lourdes sono stati diversi, tutti molto intensi e gratificanti. Il primo è stato il salu- Foto Sergio Tarasconi to alla Vergine Maria, davanti alla grotta: un gesto molto commovente dove si è sentito l’abbraccio caloroso di Maria. Il percorso della Via Crucis. Durante il cammino, guidati da don Angelo e da don Italo, pregando con le parole di santa Bernadette e con l’intervento di chi era stato invitato ad esprimere un pensiero o una preghiera o, semplicemente, una propria esperienza, si sono ascoltate tante situazioni di sofferenza, di dolore fisico e interiore, di disperazione, anche lacrime liberatorie, preghiere di intercessione, anche per le persone che per vari motivi sono rimaste a casa, ma anche espressioni di ringraziamento, e di tanti nuovi propositi. Il sacramento della riconciliazione. Al di là del fiume Gave, ma sempre sotto lo sguardo di Maria, chi camminando, chi seduto, chi fermo davanti alla statua della Vergine, i sacerdoti si sono messi a disposizione di tutti per riconciliarsi con il Signore. La classica processione “aux flambeaux”. Prima di iniziarla, però, c’è stato un momento simpatico. Disposti tutti in cerchio con, nel centro don Angelo e don Italo che, improvvisando una sorta di “disputatio”, come nelle antiche “missioni” parrocchiali, hanno cercato riuscendo nell’intento - di catturare l’attenzione di tutti sulla necessità di pregare sempre e sui vari modi di esprimere la preghiera; fra i tanti, hanno indicato i sette più importanti e cioè: adorazione, benedizione, esorcismo, ringraziamento, lode, intercessione e domanda. Si è dato inizio quindi alla processione con le fiaccole recitando il S. Rosario e terminando la preghiera davanti alla grotta. La catechesi. Tenuta da don Angelo sul “Valore e dignità della vita malata”, ha sottolineato che la vita è bella proprio perché è il soffio di Dio, è il dono di Dio e va amata anche quando è debole e fragile. Tema attualissimo discusso sotto il profilo medico, giuridico-politico e soprattutto come problema di coscienza. Don Angelo si è soffermato sulla lettura di una lettera tratta dall’opuscolo del cardinal Dionigi Tettamanzi “Eppure tu vedi l’affanno e il dolore Lettera alle famiglie nella prova”. Non sono mancati interventi e dibattiti molto significativi che hanno fatto riflettere e meditare sulla vita sofferente. Le celebrazioni eucaristiche. La più significativa e commovente è stata quella nella grotta, ai piedi della Vergine e sul luogo dove santa Bernadette vedeva la Madonna. E’ stata celebrata da don Mario Giana e concelebrata dai nostri vicari e da altri sacerdoti presenti a Lourdes. Nell’omelia, don Mario, da uomo saggio e sapiente sacerdote ha suggerito un simpatico modo per pregare ed essere sempre in contatto col Signore: «Nell’era dei telefonini supertecnologici - ha detto don Mario - chiediamone uno al Signore da mettere nel nostro cuore, che sia sempre acceso e mai scarico per mandare alla Madon- na questo messaggio: VVP. Lei, che sa leggere anche i messaggi, capirà che con quell’SMS, voi non volete fare altro che dirle semplicemente “Voglio Voler Pregare”. Fatelo spesso, fatelo sempre e la Madonna ci insegnerà a pregare». Altra celebrazione eucaristica molto commovente è stata l’ultima, quella della mattina prima della partenza per il ritorno. Celebrata da don Angelo, durante la sua omelia ha ricordato le parole di santa Bernadette, quando all’ultima apparizione disse che la Madonna non l’aveva mai vista così bella. Una parola che la Madonna avrebbe potuto rivolgere ai pellegrini: “Non vi ho mai visti così belli”. E c’è da crederci veramente! La Madonna aveva trasformato l’aspetto interiore di ciascuno, liberandolo da tante brutture e rendendolo più luminoso. Al termine della celebrazione eucaristica è iniziato il ritorno a casa che è proseguito regolarmente sotto la protezione dell’Immacolata Concezione. Durante il viaggio di ritorno non sono mancate preghiere, condivisioni e racconti di esperienze personali vissute nei luoghi santi. Don Angelo, quando oramai ci si avvicinava al termine del pellegrinaggio, ha ricordato la “praticatio”, cioè il mettere in pratica, durante i giorni a venire, i buoni propositi fatti a Lourdes. In questo bellissimo pellegrinaggio la Madonna ha accomunato tutti nell’amore, nella fede, nella preghiera, nella gioia e tutto ciò ha contribuito a rendere tutti più uniti, più disponibili gli uni verso gli altri. I giovani con i meno giovani, i “nuovi” con quelli più “anziani”, si sono ritrovati tutti uniti nella preghiera e nell’amicizia, proprio come recita il motto del GTR “L’amicizia vince il tempo”. E’ questo non è altro che il frutto della preghiera fatta al Signore per l’intercessione di Maria. Un grazie a tutti, ai partecipanti, ai sacerdoti, in particolare a don Angelo e a don Italo per la loro assistenza spirituale, agli organizzatori, i quali hanno profuso tutta la loro attenzione, le loro premure e la loro esperienza per la buona riuscita del pellegrinaggio. Appuntamento, allora, al prossimo anno, per la celebrazione del 40° anniversario del Gruppo Turistico Rebbiese, fondato infatti nel 1970. PA G I N A IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 Arte e fede: un binomio unico 1 Immagini e suoni per riflettere e pregare A COMO, IN DUOMO, VENERDÌ 6 MARZO, ALLE ORE 20.45 SINDONE: L’IMMAGINE E IL SUO SIGNIFICATO è stata realizzata con il sostegno e il patrocinio dell’associazione “Amici di Como” che, di recente, ha anche messo a disposizione quasi 100mila euro per il restauro di quattro tele (raffiguranti vescovi comensi) e due pale (con la Trasfigurazione) della Cattedrale. « un progetto che nasce da lontano e che oggi riusciamo a realizzare». Si esprime così l’arciprete della Cattedrale di Como, monsignor Lorenzo Bataloni, presentando la serata di preghiera, ascolto e riflessione dedicata a La Sindone: l’immagine e il suo significato. Venerdì 6 marzo, a partire dalle ore 20.45, in Duomo, si susseguiranno letture di testi sacri, canti di brani del Perosi – tratti dall’oratorio della “Passione secondo Marco” – proiezioni di immagini e, soprattutto, gli approfondimenti a cura di monsignor Giuseppe Ghiberti, presidente della Commissione diocesana della Sindone di Torino, e del nostro vescovo monsignor Diego Coletti. «È una formula – spiega ancora don Lorenzo – che mescola generi diversi, allo scopo di favorire l’attenzione e l’interesse. Dopo i saluti ini- È ziali, ci sarà l’introduzione con la lettura del “Canto del Servo”, del profeta Isaia. Segue il canto dell’Ultima cena, eseguito dal baritono Alberto Gazale e accompagnato all’organo dal maestro Picchi. Il momento musicale sarà accompagnato da alcune immagini significative di opere d’arte che ritraggono la crocifissione, una ricerca iconografica curata da don Andrea Straffi. Poi ci sarà la proiezione di un filmato sulla Sindone e la prima parte di commento a cura di mons. Ghiberti. Gazale eseguirà un altro brano, sempre del Perosi: “Gesù nel Getzemani e la morte di Gesù”. Seguirà la seconda parte del commento sulla Sindone prima della conclusione con il canto “Anima Christi”». I brani del Perosi sono stati adattati all’esecuzione del solista, senza le parti corali. Al vescovo Diego sono stati affidati altri momenti di lettura e di commento del testo. L’iniziativa In vista dell’appuntamento del 6 marzo, abbiamo rivolto alcune domande a monsignor Giuseppe Ghiberti, il cui curriculum è ampio e articolato. Il presidente della Commissione diocesana della Sindone ha compiuto studi teologici e biblici a Torino, Roma e Monaco di Baviera. Sacerdote della diocesi di Torino dal 1957, insegna discipline bibliche neotestamentarie alla Sezione torinese della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e ha svolto, fino allo scorso anno, l’attività di docente anche all’Università Cattolica di Milano. È stato preside a più riprese a Torino e direttore del dipartimento di Scienze religiose a Milano. È stato direttore delle riviste «Parole di vita» e «Rivista Biblica»; dirige tuttora «Archivio teologico Torinese» È impegnato in campo ecumenico e segue per incarico dei suoi Arcivescovi la complessa problematica sindonologica. Ha pubblicato monografie e articoli su tematiche giovannee, della risurrezione e della sepoltura di Gesù, della storia dell’esegesi recente, di teologia biblica e di pastorale sindonica. Vogliamo ricordare brevemente come giunse la Sindone in Italia e a Torino? «Nel 1578 il cardinale Carlo Borromeo voleva recarsi in pellegrinaggio alla Sindone (per adempiere a un voto), che si trovava nell’allora capitale dei Savoia, a Chambéry. Il duca Emanuele Filiberto, che aveva molta venerazione per il cardinale, per risparmiargli il lungo viaggio, decise di trasportare la Sindone a Torino, dove giunse il Borromeo e si fermò alcuni giorni per ve- nerarla. In realtà Emanuele Filiberto voleva anche fissare la sua capitale al di qua delle Alpi e desiderava avere nella sua città di residenza la Sindone, che non tornò mai più indietro». Sulla Sindone si è scritto e detto di tutto. Perché la Sindone riesce ad attirare su di sé l’attenzione di credenti, non credenti, uomini di scienza e semplici curiosi? «La Sindone propone in modo intensissimo il dramma della passione e morte di Gesù. Chi la guarda è rimandato a quella sofferenza e difficilmente si sottrae all’appello di quel mistero di amore. Lo scienziato poi è attratto dagli aspetti misteriosi della sua realtà fisica, soprattutto dal problema dell’origine dell’immagine sindonica. Finora non c’è scienziato serio che si senta di dire di avere trovato la risposta». Dal punto di vista scientifico, a quando risalgono gli ultimi studi sulla Sindone e a quali conclusioni sono arrivati? «Gli studi si portano su parecchi campi di indagine. Studi sperimentali a contatto col lenzuolo sindonico furono compiuti nel 1978, subito dopo l’ostensione; l’analisi del Carbonio 14 fu compiuta nel 1988; altre analisi vengono fatte sulla fotografia, che in questi ultimi tempi si è molto perfezionata e si presta ad analisi su base informatica. Un campo indipendente dal contatto diretto col telo è quello delle scienze storiche (e filologiche), che lavorano in ogni tempo». Quanto è importante per la Diocesi di Torino in particolare e per la Chiesa in generale la Sindone? «La Sindone è un segno particolarmente efficace che favorisce l’impegno di evangelizzazione. Per questo motivo è importante per la Chiesa tutta. Torino porta una particolare responsabilità, avendone l’affidamento; deve naturalmente difendersi dal pericolo dell’assuefazione». Che cosa dice la Sindone all’uomo di oggi? In primis ai credenti, ma a tutti in generale? «Chi si affaccia su questa immagine è costretto a porsi molte domande: come è possibile che un uomo faccia soffrire tanto un altro uomo? E se quell’uomo che soffre è innocente, che senso ha la sua sottomissione a torture immeritate? Più ancora, se quell’uomo è il mio Salvatore, di cui la fede mi svela un po’ del mistero di Figlio di Dio, come si spiega la sua scelta? Proprio questa stessa fede mi dà già una risposta: la causa di questa sofferenza è il mio peccato. Allora debbo riconoscere che il suo amore dev’essere tanto grande, se ha voluto immolarsi per la salvezza di un peccatore come me». Quanti sono i pellegrini che ogni anno si recano in visita alla Sindone? Che cosa la colpisce di più nel loro atteggiamento? Che cosa cercano in quell’immagine? «Il flusso dei pellegrini varia secondo i giorni e i tempi. Possiamo calcolarlo sul migliaio scarso in media giornaliera. Bisogna accettare che vengano anche molti turisti. È un bene, perché molti vengono resi consapevoli di cose a cui non sono abituati a riflettere; è un rischio, perché la distrazione può provocare disturbo. Ma questa cosa di solito ha dimensioni non allarmanti». Che cosa è e come si realizza la “Pastorale Sindonica”? «La pastorale sindonica comprende lo studio per trovare forme di sfruttamento della grande attrazione che esercita la realtà sindonica, in modo da renderla strumento di evangelizzazione, e poi l’impegno per applicarle. Si inizia con il far veder e lo spiegare l’immagine, per evidenziarne le somiglianza con il racconto evangelico della passione e sepoltura di Gesù, e si continua invitando a trarre le conseguenze di vita che ne derivano». L’iniziativa del 6 marzo a Como si realizza a pochi giorni dall’inizio del cammino quaresimale: che significato dare a questa felice coincidenza? Perché i fedeli di Como non dovrebbero lasciarsi sfuggire questa occasione per conoscere un po’ di più la Sindone e per pregare insieme, aiutati dalle immagini del Crocifisso e dalla musica? «Mi pare che la quaresima sia il tempo che impegna in modo tutto particolare alla riscoperta dei fondamenti della nostra fede e all’esercizio del comportamento più coerente con questa fede. Chi si affaccia al mistero della Sindone e ne accoglie il messaggio si sente spinto a impegnarsi proprio in quel cammino. Viene interpellata sia la mente sia il cuore». Vuole anticiparci qualcosa sulla prossima Ostensione? «La prossima ostensione si terrà fra il 10 aprile e il 15 maggio dell’anno prossimo 2010. L’ultima risale proprio al 2000 e seguiva di appena due anni la precedente. Ma non c’è regola nella distanza degli anni. In precedenza ce n’era stata una nel 1978 e prima ancora due pure vicine, nel 1933 e nel 1931, che fu la prima del ‘900. Ora sono trascorsi “solo” dieci anni, ma la richiesta, soprattutto da pellegrini dell’Europa orientale, è diventata particolarmente pressante». a cura di ENRICA LATTANZI PA G I N A IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 2 Arte&Fede Gli interrogativi di fronte alla Sindone UN’IMMAGINE CHE AFFASCINA E CHIEDE DI ESSERE CAPITA, CON UMILTÀ F ra le immagini che saranno proiettate, vi sarà anche quella della scultura dell’Uomo della Sindone. La scultura in bronzo è la ricostruzione tridimensionale del corpo di un uomo certamente flagellato, coronato di spine e crocifisso quasi duemila anni fa in Palestina. La figura, irrigidita nel rigore cadaverico, corrisponde scientificamente ai dati riportati dalla Sindone, tradotti con il linguaggio dell’arte da Luigi Enzo Mattei in un’opera che sembra animarsi. La Sindone è un lenzuolo di lino per uso funerario, risalente con tutta probabilità al I secolo; misura cm 437x111 e mostra la doppia immagine, frontale e dorsale, di un corpo sfigurato dal martirio, impresso in negativo. «L’ipotesi scientifica che quel suppliziato, ritenuto dalla tradizione Gesù di Nazaret, sia davvero l’impronta di un uomo morto in croce presso Gerusalemme il 7 aprile dell’anno 30 è estremamente probabile. Di fatto, in un intero secolo, gli studi hanno dimostrato che la Sindone è impregnata di vero sangue umano (del gruppo AB) così come presenta tracce di aloe e mirra e di pollini esclusivi della regione mediorientale». La spiegazione è a cura dell’esperto Matteo Mattei, il quale aggiunge: «Le ferite documentano un martirio per crocifissione com’era in uso presso i Romani, ovvero con il corpo del condannato issato e saldamente inchiodato al “patibulum”, così ché in quella positura la morte sopraggiungeva per asfissia dopo un’agonia relativamente breve. Nel 1988 un’indagine al C-14 mise in dubbio la datazione della Sindone al I secolo d.C., ma nel 1995 ulteriori analisi, che non ebbero la stessa risonanza delle precedenti al carbonio, smentirono i risultati di queste ultime, in quanto fecero notare che non erano stati tenuti in considerazione dati oggettivi, quali gli incendi e le Osten- LA SINDONE È UNA PROVOCAZIONE ALL’INTELLIGENZA «La Sindone è provocazione all’intelligenza. Essa richiede innanzitutto l’impegno di ogni uomo, in particolare del ricercatore, per cogliere con umiltà il messaggio profondo inviato alla sua ragione ed alla sua vita. Il fascino misterioso esercitato dalla Sindone spinge a formulare domande sul rapporto tra il sacro Lino e la vicenda storica di Gesù. Non trattandosi di una materia di fede, la Chiesa non ha competenza specifica per pronunciarsi su tali questioni. Essa affida agli scienziati il compito di continuare ad indagare per giungere a trovare risposte adeguate agli interrogativi connessi con questo Lenzuolo che, secondo la tradizione, avrebbe avvolto il corpo del nostro Redentore quando fu deposto dalla croce. La Chiesa esorta ad affrontare lo studio della Sindone senza posizioni precostituite, che diano per scontati risultati che tali non sono; li invita ad agire con libertà interiore e premuroso rispetto sia della metodologia scientifica sia della sensibilità dei credenti». Giovanni Paolo II discorso del 1998 davanti alla Sindone a Torino quelli narrati dai Vangeli. Certo è che il Corpo dell’Uomo della Sindone - immagine che resta e resterà un originale e affascinante enigma - trasmette un fascino mite e sereno, austero nella “maestà” della morte che precede la Resurrezione». Il professor Luigi Enzo Mattei, anche per lui curriculum ricchissimo e prestigioso, ha risposto ad alcune nostre domande. sioni, nonché altri traumatici eventi cui la Sindone era incorsa nel tempo, tali da modificare la quantità di radiocarbonio presente e dunque capaci di “ringiovanire” l’età del tessuto. Nessuno, nei venti secoli di storia della Sindone si era cimentato nella IL BARITONO ALBERTO GAZALE Alberto Gazale, sassarese, baritono di riferimento della nuova generazione, è definito dalla critica il “vero baritono verdiano” erede della scuola italiana. I bagliori bronzei della sua voce drammatica, uniti ad una straordinaria duttilità vocale ed interpretativa, ne fanno un interprete ideale per il repertorio tardo romantico e verista. Il senso della misura, la musicalità, l’eleganza e le spiccate doti di attore han fatto di lui un artista di riferimento per registi e direttori di fama mondiale. Ha debuttato nel 1998 a Parma con “Un ballo in maschera” di Verdi, successivamente con la stessa opera ha inaugurato la stagione dell’Arena di Verona del 1998. Dopo questi primi successi e il debutto nel “Rigoletto” a Salisburgo, il maestro Riccardo Muti si interessa a lui, scritturandolo dopo un’accurata audizione al Teatro alla Scala per la tournèe a Tokio proprio col “Rigoletto”. Da allora Gazale ha un rapporto strettissimo con questo teatro, vi ha infatti cantato col maestro Muti: “Trovatore”, “Macbeth” (in due edizioni) e “Otello”. Ha collaborato col Teatro dell’Opera di Roma ed è ospite acclamato dei maggiori teatri del mondo, applaudito interprete dei grandi ruoli della tradizione da Madrid a Berlino, da Vienna a Zurigo, da Tokio a New York, da Buenos Aires ad Hong Kong dove recentemente ha trionfato nel ruolo di Rigoletto col teatro di Regio di Parma. Tra le sue ultime esibizioni, che lo hanno portato nelle maggiori capitali mondiali, figurano anche una serie di concerti col tenore Andrea Bocelli: ad Istanbul, ad Atene al teatro Olimpico, a S.Pietroburgo sulla piazza dell’Hermitage come guest star davanti a 140mila persone. Il 2009 l’ha già visto a gennaio acclamato protagonista al Liceu di Barcellona di “Simon Boccanegra” di Verdi, a febbraio in “Lucia di Lammermoor” a Firenze ed a breve sarà alla Scala di Milano ne “I Due Foscari”. sua ricostruzione tridimensionale, prima per gli impedimenti culturali, poi per i limiti propri dell’arte, non predisposta a diventare ricerca rigorosa. Anche l’informatica ha tentato di dare risalto alla terza dimensione riferita dalla Sindone, con risultati suggestivi ma limitati alla valorizzazione un po’ nebulosa dei connotati fisiognomici. Mattei, potendo fruire dei dati scientifici più aggiornati e completi, è riuscito invece a trarre dall’oblio dello sfumato un corpo vero, di solenne compostezza, recante i segni traumatici della Passione nello spasmo dell’agonia. A tale proposito va sottolineato come nella figura dell’Uomo i traumi corrispondano a Innanzitutto la genesi della statua: come è maturata in lei l’idea e la decisione di realizzarla? Quale studio c’è alla base? Qual è stato il momento più difficile e quale il più emozionante del suo lavoro? «L’idea di portare alla terza dimensione la figura nascosta nell’oblio del Telo è nata proprio dalla consapevolezza che la stessa immagine fosse solo apparentemente bidimensionale, anzi potesse restituire tutti i dati necessari alla realizzazione del Corpo del Mistero; la prossimità del Grande Giubileo fu poi l’occasione di celebrare con la dignità dell’arte i duemila anni dalla nascita di Gesù. Lo studio è derivato dalla personale esperienza nell’anatomia artistica, dalla osservazione costante del Telo (tramite le immagini dell’Enrie) e dall’assistenza dei sindonologi esperti in varie discipline. Momenti particolarmente difficili durante il lavoro non ce ne sono stati, quello più emozionante invece l’attimo in cui ho completato l’opera, che sembrò animarsi, IL NOME DELLA SINDONE «Sindón» è nome greco, che si trova nei racconti sinottici della sepoltura di Gesù. La versione latina del Nuovo Testamento ha traslitterato «Síndon», da cui proviene l’italiano «Sindone». In greco e in latino il nome ha un’applicazione vasta, indicando un telo, che può trovarsi allo stato grezzo oppure essere stato già confezionato per un uso specifico. In italiano il significato è sensibilmente ristretto: praticamente è quasi esclusivo l’uso applicato al «lenzuolo funebre» che è custodito nel Duomo di Torino. Le altre lingue non hanno conservato questa continuità di vocabolo: «(Saint) Suaire» in francese (confondendo con il sudario), «(Holy) Shroud» in inglese, «(Heiliges) Grabtuch» in tedesco (lenzuolo funerario), «Sábana Santa» in spagnolo. Il riferimento va sempre ai racconti evangelici della passione di Gesù e richiama il telo nel quale fu avvolto il suo corpo senza vita al momento della sua deposizione dalla croce. assumere quasi una sua esistenza autonoma». Può ricordarci le caratteristiche tecniche, artistiche e materiali dell’opera? «La ricostruzione tridimensionale dell’Uomo della Sindone è avvenuta in argilla, poi cotta per costituire la base di partenza degli stampi e successivamente fusa in bronzo; le misure sono al naturale». L’arte è di supporto alla fede? «Sempre». Quale messaggio arriva dalla Sindone all’uomo di oggi? A lei per primo cosa ha detto quell’immagine tanto da portarla a darle “corpo”? «Se la Sindone “parla al cuore dell’uomo e ne provoca l’intelligenza”, il messaggio è allo stesso tempo, universale ed individuale; è quindi un’immagine che pone domande oggi e che ha in serbo risposte per il futuro. La mia posizione nei confronti dell’opera è di attenzione costante e di stupore, anche perché, pur avendo dovuto conoscerla meglio di ogni altro, spesso incontro persone che stabiliscono con l’immagine un rapporto privilegiato». Qual è stato il suo primo pensiero quando ha visto l’opera completa? «Il primo pensiero è stato quello di non esserne l’autore ma di esserne creatura». A cosa sta lavorando in questo momento? Progetti per il futuro? «Sono al lavoro per i Fuochi liturgici della Cattedrale di Andria, edificio normanno dalle tracce federiciane, di prossima inaugurazione; doverosamente impegnato anche in un piccologrande lavoro: la ricostruzione dell’alluce del Corpo sindonico, nel bronzo consumato dai fedeli durante la XXIV Ostensione, quella della Santa Casa di Loreto, ove l’opera è stata a contatto diretto con oltre un milione di visitatori, durante l’estate scorsa. Sono poi alla vigilia della consegna del Volto Santo Sindonico alla Pontificia Accademia di Belle Arti e Lettere, opera destinata alla nuova sede di via della Conciliazione». a cura di ENRICA LATTANZI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 Arte&fede PA G I N A 3 In marzo e in aprile A COMO E SONDRIO LA MOSTRA SU S. PAOLO D ue appuntamenti in diocesi di Como per la mostra itinerante dedicata a san Paolo “Sulla Via di Damasco: l’inizio di una vita nuova”. A Como sarà allestita presso la chiesa di san Giacomo dall’11 al 24 marzo, con l’inaugurazione ufficiale in programma per il 10 marzo alle ore 21.00. A Sondrio ad ospitarla, dal 4 al 21 aprile, sarà la Sala Ligari (presentazione e inaugurazione sono in programma alle ore 11.00 di sabato 4 aprile). La mostra, costituita da pannelli fotografici, è suddivisa in due sezioni principali: • i luoghi della vita e della predicazione di san Paolo; • dall’incontro con Cristo nasce l’uomo nuovo. La prima sezione, a carattere archeologico, intende mostrare i luoghi della vita di san Paolo, da Gerusalemme (martirio di santo Stefano) a Roma (martirio di san Paolo), contestualizzando attraverso tempi e luoghi il suo insegnamento e il respiro universale che caratterizza il suo apostolato. La seconda sezione sottolinea la vocazione come sorgente di un uomo nuovo e di una vita nuova. Lo Spirito, infatti, investe l’intimo dell’uomo e lo trasforma: di qui nascono la comunione e la missione e si origina la civiltà della verità e dell’amore. I testi sono arricchiti da una documentazione fotografica sui luoghi di san Paolo e sulla raffigurazione di Paolo nella tradizione artistica e sul suo legame con Pietro. Pietro e Paolo infatti “con carismi diversi operarono per un’unica causa: la costruzione della Chiesa di Cristo… iniziatori di una nuova città, come concretizzazione di un modo nuovo e autentico di essere fratelli, reso possibile dal Vangelo di Gesù Cristo” (Benedetto XVI). La mostra è proposta a diocesi, parrocchie, centri culturali, enti pubblici, scuole. PA G I N A 4 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 Arte&Fede Una mostra frutto di tante collaborazioni ATTUALITÀ DEL MESSAGGIO DI PAOLO L a mostra itinerante “Sulla via di Damasco. L’inizio di una vita nuova” è realizzata da Itaca, società editrice e di promozione culturale, e dal Servizio Nazionale per il Progetto Culturale della Chiesa Italiana in occasione dell’Anno Paolino (28 giugno 2008-29 giugno 2009) indetto da Benedetto XVI. La mostra, ideata e coordinata da Eugenio Dal Pane, è curata da p. Giorgio M. Vigna, ofm, in collaborazione con lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, da Gianluca Attanasio e Jonah Lynch, della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di san Carlo Borromeo, e da Sandro Chierici, autore della ricerca e del commento iconografico. Ogni pannello presenta un’immagine a carattere artistico o archeologico sui luoghi paolini; la cartina geografica; il raccordo narrativo; citazioni tratte dagli Atti o dalle Lettere; il commento che fa emergere stili e contenuti della predicazione di Paolo, la sua opera di edificatore della Chiesa, la personalità di uomo afferrato dal Signore. In merito alla seconda sezione, merita di essere messo in luce come, attraverso un ricco apparato iconografico, è permesso al visitatore di entrare nell’umanità di Paolo, nella sua nuova identità, frutto della sorprendente iniziativa di Dio, sorgente di vera libertà. Ghermito da Cristo, Paolo lo annuncia a tutti come l’unico in cui c’è salvezza: così, ovunque arriva, genera comunità. Immedesimato con Lui fino a condividerne la passione, egli partecipa alla sua vittoria e mostra il destino di gloria cui è chiamato ogni uomo. L’epilogo (che vediamo nell’immagine qui accanto) condensa in un’immagine la missione della Chiesa nel mondo. Grazie all’azione dello Spirito Santo, stretta attorno a Pietro e Paolo, essa si mostra come una nuova città in cui si concretizza «un modo nuovo e autentico di essere fratelli, reso possibile dal Vangelo di Gesù Cristo» (Benedetto XVI), offerto a tutti gli uomini. La mostra è accompagnata da un pregevole volume, edito da Itaca e da Libreria Editrice Vaticana, che contiene contributi di Marta Sordi ed Eugenio Dal Pane, e i discorsi e le omelie di Benedetto XVI su san Paolo. Dopo l’inaugurazione a Roma presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura, la mostra è stata allestita finora in circa 40 città italiane, tra le quali Genova Nervi dove è stata inaugurata alla presenza del card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Finora la mostra è stata tradotta in inglese, russo, spagnolo, mentre sono in corso le traduzioni in ebraico e in arabo. Nei giorni scorsi essa è stata inaugurata a Mosca alla presenza dell’arcivescovo mons. Paolo Pezzi e di rappresentanti del Patriarcato di Mosca. Successivamente viaggerà in tutta la Russia dove è stata richiesta da centri culturali, università e parrocchie. Prossimamente sarà allestita nelle isole di Malta e di Gozo, a Gerusalemme e a Damasco. Altre richieste sono giunte da alcuni paesi dell’Africa, dall’America Latina e dagli Stati Uniti. Nella nostra Chiesa locale la mostra paolina arriva grazie all’impegno della diocesi, della Fondazione Rusca, della Commissione Giovanile diocesana, dell’associazione Noi, del Centro culturale Paolo VI dell’Istitutio Pio XII di Sondrio e dell’associazione culturale don Minzoni, sempre di Sondrio. «Si tratta di una mostra davvero pregevole - spiega don Andrea Straffi, del Centro Rusca -. I pannelli sono grandi, il cor- redo iconografico curato e gli approfondimenti storici, artistici e teologici molto approfonditi. È un’occasione importante per la nostra diocesi: la ricchezza di questo allestimento, che sta facendo il giro dell’Italia, ma anche dell’Europa, ci permette di entrare in contatto con un’espressione culturale di alto livello. Da sottolineare - aggiunge don Andrea - il coinvolgimento di volontari, molti dei quali giovani e studenti, per accompagnare nelle visite guidate». «Come Commisione giovanile - dice il responsabile don Emanuele Corti - abbiamo subito appoggiato l’iniziativa che ben si inserisce nel terzo anno dell’Agorà dei Giovani, che propone proprio la testimonianza della fede, dell’annuncio, attraverso la cultura. Se a questo aggiungiamo la coincidenza dell’Anno Paolino con l’attualità del suo messaggio per i giovani di oggi, è ancora più evidente l’importanza di questa mostra. Metto in luce anche il valore educativo: il fatto che molti giovani abbiano dato la disponibilità ad accompagnare nelle visite guidate è espressione di attenzione, prossimità, vicinanza nei confronti degli altri. Altro aspetto che è bene sottolineare è la “trasversalità” dell’iniziativa: ovvero è stato possibile collaborare fra realtà diverse, prettamente diocesane ma anche laicali». Accostarsi alla Parola di Dio e modernità del messaggio paolino sono altri due punti senza dubbio da evidenziare ancora. «Certo aggiunge don Emanuele - Paolo è un modello che sa affascinare. Ne parleremo anche nella prossima catechesi del vescovo su san Paolo per i giovani: a Mandello il 5 aprile, Domenica delle Palme e Giornata Mondiale della Gioventù». Ricordiamo che la mostra su san Paolo sarà presente anche a Caravaggio, i prossimi 30 e 31 maggio, proprio in occasione della chiusura del triennio dell’Agorà dei Giovani Italiani. a cura di ENRICA LATTANZI UNA MOSTRA A COMO, PRESSO IL CENTRO PASTORALE, DAL 28 FEBBRAIO AL 13 MARZO Sulla via della Croce: simbolo di vita per l’uomo A Como, dal 28 febbraio al 13 marzo, presso il chiostro del Centro Pastorale Cardinal Ferrari di viale Cesare Battisti, sarà allestita una mostra dedicata alle “forme della Croce”. Il titolo esatto è: “Le vie della Croce. Il simbolo della vita attraverso i secoli e le vicende umane”. Una sessantina le croci smaltate in esposizione, accompagnate da pannelli esplicativi e di approfondimento. L’inaugurazione di terrà il 28 febbraio, alle ore 10.00, presso il Centro Pastorale. La mostra resterà aperta tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle ore 17.00. LE FORME DELLA CROCE Quante forme può avere una croce? La semplice intersezione di due aste perpendicolari è ben lontana da esaurire tutte le pos- sibilità. Ci sono croci fiorite e ramificate come frattali, croci tronche, a tau. Senza contare le tante croci impiegate nell’araldica religiosa, come quella di Malta. C’è chi ne ha contate quaranta, chi è arrivato a settantadue. Difficile tentare un catalogo esaustivo. Ci prova l’Assotur Lombardia che, con la collaborazione all’Università Cattolica di Milano e associazioni che operano nel campo del turismo religioso e dell’araldica, ha avviato da due anni il progetto “Le vie della croce” di conoscenza e di valorizzazione del simbolo cristiano per eccellenza. La ricerca si muove su un duplice campo. Da una parte la ricerca storica e teologica sulla stratificazione grafica e simbolica che la croce ha vissuto nel corso dei secoli, indice di sfumature diverse per origine, uso e contenuti. Santi, re, cavalieri e semplici pellegrini videro nel simbolo cristiano della Resurrezione l’emblema quotidiano di riferimento adattando alcune volte l’iconografia della croce stessa al sentire personale della fede. Dall’altra l’indagine sul territorio, attraverso operatori specializzati, per censire le croci conservate nei patrimoni degli edifici ecclesiastici e musei. L’obiettivo è far conoscere al grande pubblico il significato storico e culturale di un simbolo noto spesso parzialmente e in modo superficiale, grazie soprattutto a una mostra completamente dedicata al tema. L’esposizione è stata pensata per essere itinerante e trova il suo ambiente ideale in spazi che incarnano un secolare rapporto con la fede come abbazie, conventi o chiese, anche non più adibite al culto. Pannelli didattici illustreranno da ogni punto di vista le singole varianti della croce, che saranno rappresentate attraverso modelli in ceramica dipinta a mano. Un’iniziativa che portando alla luce una varietà e una ricchezza insospettate, viaggia con- trocorrente rispetto a un momento segnato dalla globalizzazione sociale e culturale, in cui il senso e il simbolo stesso della croce rischia di essere sommerso o cancellato. IL SIMBOLO DELLA VITA ATTRAVERSO I SECOLI E LE VICENDE UMANE Dall’Egitto arcaico all’India sanscrita, al Golgota cristiano, mai simbolo ebbe più sacralità e devozione imperitura. I secoli e le vicende storiche portarono a modifiche, mai sostanziali, della rappresentazione della Croce. Santi, Re, Cavalieri e semplici Pellegrini videro nel simbolo cristiano della Resurrezione l’emblema quotidiano di riferimento adattando alcune volte l’iconografia della croce stessa al sentire personale della fede. Quante furono queste interpretazioni che, ricordiamolo non si discostarono mai troppo dal modello vero e universalmente riconosciuto? Oltre sessanta sono state le varianti che, nei secoli, sono servite da riferimento per il simbolo universale della Croce. Sono queste che vogliamo riproporre al grande pubblico, le loro origini, la storia, quando, dove e chi le ha prese a riferimento. Una ricerca che parte delle origini del Cristianesimo fino ai giorni nostri. Chiese lontane nel tempo e in terre disparate, confessioni religiose differenti, monasteri, eremi, sacelli: tanto è stato indagato ma tantissimo deve ancora essere monitorato alla ricerca delle differenti Croci. Una grande inalienabile certezza: la fede ed il mistero che circondano tutte queste Croci sono identici ad ogni latitudine come identica è la certezza che la Croce è il simbolo della Resurrezione dopo la Vita terrena. CRONACA P A G I N A 23 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 LA SFILATA DI DOMENICA SCORSA Carnevale e la città si veste di colore Come da tradizione si è rinnovato, a Como, domenica scorsa il tradizionale appuntamento con la sfilata di carnevale. Almeno 10mila le presenze in città, secondo la stima degli organizzatori ad ammirare i 20, coreografici, carri che hanno preso parte alla manifestazione. Tanto colore e una grande festa, favoriti dalle positive condizioni meteo. FOTOSERVIZIO WILLIAM S. MARTINO. IL COLLE E LA CITTÀ: LEGAMI DA RITROVARE Martedì 3 marzo alle ore 17.00, presso la Biblioteca Comunale di Como (piazzetta Lucati 1) verrà inaugurata la mostra documentaria e fotografica “S. Martino. Il colle e la città: legami da ritrovare. Una breve storia carica di futuro”. La mostra è frutto del lavoro congiunto delle associazioni Iubilantes, Società Ortofloricola Comense, Luoghi Non Comuni, in sinergia con l’Azienda Ospedaliera Sant’Anna e l’ASL della provincia di Como ed è dedicata alla storia dell’area dell’ex OPP S. Martino ricostruita anche attraverso fonti inedite. L’ingresso è libero. FRUTTICOLTURA, INNESTO E POTATURA A S. FEDELE INTELVI Il Consorzio Agrario interprovinciale di Como e Sondrio, in collaborazione con la Comunità Montana Lario Intelvese, organizza per venerdì 27 febbraio, alle ore 20.30, presso la Sala Assembleare della Comunità Montana (Via Roma 9, S. Fedele Intelvi) un incontro dal titolo “Frutticoltura: innesto e a potatura”. Relatore sarà l’agronomo Felice Cattaneo. Alla fine dell’incontro verranno distribuite delle note tecniche. L’ingresso è libero. L’ASSOCIAZIONE GARABOMBO PRESENTA LA COOPERATIVA BASE, ATTIVA IN BANGLADESH L’associazione Garabombo propone, per giovedì 5 marzo alle ore 18, presso la libreria Ubik in piazza S. Fedele a Como, la presentazione della cooperativa BaSE, produttrice di commercio equo e solidale in Bangladesh che vede coinvolte principalmente donne nella realizzazione di cesti e stoffe ricamate. A cura della Bottega della Solidarietà di Sondrio. BaSE coinvolge principalmente soggetti che si trovano in una condizione di doppio svantaggio: essere donne e vivere in villaggi rurali isolati. Alla possibilità di reddito creata direttamente dalla propria attività, BaSE affianca una serie di programmi sociali. Vengono organizzati corsi di formazione sui temi dei diritti umani e del sostegno legale, salute ed educazione per bambini, informatica, allevamento e piscicoltura e sono stati istituiti fondi rotativi, basati sui gruppi di artigiane, ai quali ogni donna può fare ricorso per necessità come la scuola, spese mediche o altri eventi straordinari. Tale serata rientra all’interno dell’attività dell’associazione Garabombo impegnata nel promuovere il commercio equo e solidale nella città di Como attraverso iniziative ed eventi di tipo culturale. DOMENICA 1° MARZO Unitalsi, giornata diocesana di spiritualità a Garzola Domenica 1° marzo avrà luogo la Giornata di spiritualità dell’Unitalsi diocesana al Santuario Madonna del Prodigio a Garzola presieduta da mons. Andrea Caelli, rettore del seminario. Questo il programma: ore 9 accoglienza, lodi meditazioni ore 11.30 S. Messa; ore 12.45 pranzo comunitario; ore 15 Vespri e benedizione. La giornata oltre ai soci è aperta a malati e simpatizzanti per iscrizioni al pranzo telefonare martedì dalle ore 14 alle 16 o il giovedì dalle ore 14 alle 18 alla sede dell’ Unitalsi Como in via Rodari 1, telefono 031-304430. . A CRONACA P A G I N A Como 24 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 L’ULTIMO LIBRO DI GIORGIO CAVALLERI EDIZIONI PAOLINE Padre Leopoldo la forza della fede Un testo dedicato alla figura di questo confessore cappuccino, promotore dell’ecumenismo spirituale. La prefazione di mons. Bruno Maggioni adre Leopoldo Mandic, un uomo di fede, una figura semplice che ha lasciato un segno indelebile nella storia della Chiesa. Alla figura di questo confessore cappuccino, promotore dell’ecumenismo spirituale, ha dedicato il suo ultimo libro lo scrittore e storico comasco Giorgio Cavalleri. “Confesso che leggendo questa biografia di padre Leopoldo - scrive nella prefazione mons. Bruno Maggioni - mi sono più volte commosso. Ho incontrato una santità nascosta e tuttavia luminosissima. Una santità straordinaria, ma soltanto se la guardi con la grandezza del Vangelo, non secondo il mondo, tanto meno secondo quell’ossessione dell’apparire, che a volte mi sembra affacciarsi anche in alcune comunità cristiane. Una santità, quella di padre Leopoldo, che ha saputo unire alcuni tratti evangelici a volte dimenticati, eppure di grande importanza”. Ecco i tratti evangelici individuati da mons. Bruno Maggioni in padre Leopoldo: “Il primo è la quotidianità. Il Vangelo è radicale, certamente, ma la vera radicalità evangelica si colora di quotidianità. Come la vita di padre Leopoldo sempre uguale, giorno dopo giorno, un giorno uguale all’altro sempre i confessionale… Il secondo tratto è la di- P screzione, ma potrei anche parlare di nascondimento… Un terzo tratto evangelico che ha caratterizzato padre Leopoldo è quello di essersi considerato un servo inutile… Un ultimo tratto evangelico, il più rivelatore: padre Leopoldo ha passato la vita in confessionale accogliendo i peccatori e distribuendo a piene mani il perdono di Dio…”. Ma chi era quest’uomo? Leopoldo Mandic nasce a Castelnuovo di Cattaro in Dalmazia il 12 maggio 1866. Nel novembre 1882 entra nel Seminario dei frati cappuccini di Udine, accompagnato dal padre. Tra il 2 maggio 1884 e il 4 maggio 1885 compie, a Bassano del Grappa, il suo anno di noviziato e prende il nome di fra Leopoldo da Castelnuovo. Dal 5 maggio 1885 sino al 30 ottobre 1888, fra Leopoldo risiede a Padova per dedicarsi agli studi filosofici e poi, per quelli teologici a Venezia dove, nell’autunno del 1888, si trasferisce al convento del Redentore, sull’isola di Giudecca. In quella città, il 20 settembre 1890, ultimati gli studi, viene ordinato sacerdote dal cardinale Domenico Agostini, nella basilica della Madonna della Salute. “Con l’ordinazione sacerdotale - scrive Giorgio Cavalleri - inizia quell’opera di silenzioso quanto prezioso apostolato nel confessionale per la quale diventerà famoso. Nel ASCOLTO E CONDIVISIONE DELLA PAROLA DI DIO PRESSO IL MONASTERO DELLE BENEDETTINE DI GRANDATE “Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo; per grazia infatti siete stati salvati”. (Ef 2,4-5) Questa è l’esperienza di Dio che san Paolo condivide con le comunità cristiane di Efeso. Possiamo anche noi dire la stessa cosa? E’ questo il Dio che noi conosciamo? Per confrontarci sulla nostra fede, anche in questa Quaresima 2009 il Monastero delle Benedettine di Grandate propone l’ascolto e la condivisione della Parola di Dio. Gli incontri, aperti a tutti, si tengono alle ore 20.30 i seguenti venerdì: 27 febbraio, 6 marzo, 13 marzo, 20 marzo, 27 marzo, 3 aprile. Inoltre, nei sabati di Quaresima, alle ore 21, si effettuerà la veglia con l’Ufficio delle Letture. contempo si impegna in una, forse meno conosciuta anche se altrettanto silenziosa, e non meno preziosa, offerta per il ‘ritorno dei fratelli separati orientali all’unità cattolica’. Quest’ultima vocazione che percepisce per la prima volta nel 1887, a ventuno anni, nel terzo anno di permanenza a Padova, lo accompagnerà, talvolta in modo tormentato per tutta la vita…”. Non fu certo agevolato, nella sua missione, dalle doti fisiche e loquaci. Anzi. “Poche persone - continua Cavalleri - sono state condizionate dai propri limiti psico-fisici come padre Leopoldo. Alto un metro e trentacinque, non bello, aveva gravi problemi di pronuncia che lo costringevano a un eloquio inceppato e sincopato che non lo rendeva idoneo a predicare o leggere in pubblico”. Da taluni irriso (“Ecco padre Leopoldo che non vale un soldo!”), da altri preso a compatimento, nonostante le cagionevoli condizioni di salute, il religioso riuscirà con pazienza, nel corso degli an- ni, a creare un suo equilibrio interiore, in una continua ascesi di rinuncia e purificazione per arrivare al “regno dei cieli”. “Proprio nei suoi tanti limiti di partenza - scrive Cavalleri - padre Leopoldo sente e vive il sentiero della purificazione e dell’ascesi come qualcosa che rinasce sempre di nuovo e che bisogna alimentare in continuazione, soprattutto nel rapporto con gli altri, con i quali viene in contatto, in particolare nel confessionale. Se all’inizio della esperienza sacerdotale cerca il cammino di purificazione per se stesso, poi lo desidererà per gli altri. Vivrà la sua vocazione nella difesa della misericordia e della bontà, prendendo sulle spalle l’ansia e i limiti dei penitenti, facendo penitenza per loro, cercando di irradiare, senza imporre, la bontà…”. Con gli umili, padre Leopoldo seppe trovare sempre una spontanea congenialità, anche perché non giocava a fare il povero, ma lo era veramente. Nel corso della sua esistenza, in special modo tramite il sacramento della confessione, seppe dire a tutti coloro che incontrò, ma in particolare ai più piccoli, ai più umili, a quelli che contano poco, a coloro che la storia mette spesso ai margini della società, le parole più grandi della vita, quelle della fede e della serenità. Riuscendo sempre ad avvertire quello di cui tante persone hanno bisogno, vale a dire il desiderio di essere amati e di amare, di essere consolati e di consolare, di essere liberati e di liberare, di essere perdonati e di perdonare… La sua vita si spegne il 1° luglio 1942. La folla accorsa al convento a tributargli l’ultimo saluto, pur nel pieno conflitto in atto, resta testimonianza più grande di un’esistenza profusa nel testimoniare amore e che lo condurrà agli altari. È Paolo VI, il 2 maggio 1976, a proclamarlo beato. Il 19 giugno 1983 avviene anche l’approvazione di tre guarigioni inspiegabili, inspiegabili dal punto di vista dei medici, attribuite alla sua intercessione. Il 16 ottobre 1983 padre Leopoldo viene canonizzato da Giovanni Paolo II nella cornice di piazza San Pietro, alla presenza di oltre centomila persone, annoverandolo nella gloria dei santi. Padre Leopoldo, Giorgio Cavalleri, Edizioni Paoline, 2009, pp 136, ill., 10 euro. IN VIA COLLEGIO DEI DOTTORI Famiglie numerose: sportello informativo Ha aperto lo scorso lunedì 23 febbraio alle ore 9.30, lo sportello informativo dell’Associazione Famiglie Numerose di Como ubicato presso la sede della Circoscrizione nr. 7 di via Collegio dei Dottori a Como. Questo sportello permetterà all’associazione, composta da nuclei familiari con almeno quattro figli, di farsi conoscere, di scambiare idee e riflessioni e mettere le proprie capacità a disposizione delle altre famiglie. Verranno fornite informazioni su come creare gruppi di acquisto solidali, banche del tempo, mercatini dell’usato oltre a fornire notizie su quanto fanno le Amministrazioni pubbliche a favore delle famiglie numerose, in altre regioni, in altre province, in altri comuni, affinché il maggior numero di famiglie possibile possa accedere al più presto a condizioni di vita più dignitose. «Sono molto felice che l’Associazione Famiglie Numerose apra una sede in centro città - commenta l’assessore con delega alla Famiglia, Anna Veronelli, che si è in ogni modo pro- digata affinché questa realtà associativa trovasse un proprio spazio, dato che in città sono 183 i nuclei che hanno quattro o più figli che molto spesso devono affrontare e superare difficoltà organizzative, economiche, ecc. -. Auspico che questa sede possa diventare un punto di riferimento importante per chi cerca consigli e opportunità ma anche un luogo per costruire una positiva rete di amicizia tra famiglie». Lo sportello comasco di Famiglie Numerose dunque sarà aperto presso i locali della Circoscrizione 7, i cui consiglieri si sono dimostrati molto sensibili nei confronti della tematica familiare, dalle ore 9.30 alle ore 12.00 tutti i lunedì mattina con la presenza di un iscritto all’associazione che potrà informare su iniziative e dare indicazioni in caso di necessità. Per informazioni si può telefonare al numero 333.5222771. CRONACA P A G I N A Como 25 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 ALLA SCOPERTA DELLA COOPERAZIONE/198 Conosciamo da vicino questa cooperativa sociale di tipo “B” nata nel 2008 che si ispira ai principi che sono alla base del movimento cooperativo mondiale ed agisce in rapporto ad essi Con Il Faro promozione umana e integrazione spirituale pagina a cura del Consorzio Eureka Ser vizi alla Cooperazione e al Terzo Settore www.eurekacomo.it I l Faro è una cooperativa sociale di tipo “B” nata nel 2008 e che si ispira ai principi che sono alla base del movimento cooperativo mondiale ed agisce in rapporto ad essi. Tali principi sono: la mutualità, la solidarietà, la democraticità, l’impegno, l’equilibrio delle responsabilità rispetto ai ruoli, lo spirito comunitario, il legame con il territorio, un equilibrato rapporto con lo Stato e le istituzioni pubbliche. La Cooperativa Il Faro nasce con lo scopo di perseguire, nell’interesse generale della comunità, la promozione umana e l’integrazione sociale dei cittadini, impegnandosi costantemente, sia nella ricerca che nello sviluppo di attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, offrendo principalmente servizi di pulizia, facchinaggio, confezionamento di vario genere, orto-florovivaismo, guardiania e portierato, raccolta differenziata di rifiuti, manutenzione di verde, gestione di bar, mense e ristoranti, custodia e gestione dei parcheggi, manutenzione di stabili, gestione di parchi, anche mediante il coinvolgimento delle risorse della comunità, dei volontari, dei fruitori dei servizi e di enti, pubblici o privati, che perseguano finalità di solidarietà sociale analoghe o affini. LA MISSION Vivere il lavoro come strumento di integrazione sociale e come tale utilizzabile non solo per i risvolti tecnici ed economici ma anche per quelli più squisitamente “relazionali” che rivestono particolare importanza nel caso delle persone in palese condizione di svantaggio sociale. Attraverso l’occupazio- ne si favorisce l’integrazione e il riconoscimento di cittadini che spesso sono emarginati e assistiti, in quanto Il Faro ritiene che il lavoro sia uno strumento fondamentale per essere soggetti attivi nella società. Il Faro si fonda sull’idea che la persona svantaggiata, se opportunamente supportata, può essere avviata al lavoro e operare in un contesto produttivo. Il lavoro in cooperativa diviene, per i soggetti svantaggiati, momento importante di socializzazione e luogo di apprendimento di abilità specifiche. Scegliere di affidarsi ad Il Faro vuol dire far crescere la società solidale perché: • facilita l’integrazione lavorativa di soggetti svantaggiati in numero pari ad almeno il 30% dei soci lavoratori; • attraverso un lavoro di elevata qualità e a costi contenuti, offre opportunità di lavoro e accrescimento personale a lavoratori svantaggiati, ottenendo un servizio sociale a costo zero per la comunità; • chi sceglie di acquistare servizi da Il Faro contribuisce a favorire l’inserimento nel mondo del lavoro di categorie sociali deboli; • lo stesso legislatore, riconoscendo il principio solidaristico, con la legge 381/91 consente agli enti pubblici, anche in deroga alla disciplina in materia di contratti della pubblica amministrazione, di stipulare convenzioni con le cooperative sociali che svolgono attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate; • in collaborazione con enti e privati patrocina e supporta diverse attività sociali. COSA OFFRE La principale attività della Cooperativa Sociale Il Faro è incentrata sull’offerta di servizi di pulizia per enti pubblici e privati, strutture sportive e culturali, uffici e condomini con interventi di: sanificazione ambienti, pulizia vetri anche con piattaforme, trattamenti di inceratura, cristallizzazione ed impermeabilizzazione di qualsiasi superficie. Inoltre Il Faro propone un’altra serie di servizi che sono: - custodia; - facchinaggio; - confezionamento di vario genere; - orto-florovivaismo; - guardiania e portierato - raccolta differenziata di rifiuti; - manutenzione di verde - gestione di bar, mense e ristoranti; - gestione dei parcheggi con custodia; - manutenzione di stabili - gestione di parchi; - consulenza alle cooperative; - sponsorizzazione e sostegno ad iniziative aven- ti rilevanza sociale. QUALITA’, AMBIENTE E SICUREZZA Il Faro intende offrire servizi qualitativamente avanzati, garantiti dalle certificazioni ISO 9002 del Sistema di Qualità Aziendale, dalla Certificazione ISO 9001:2000, e dalla certificazione ISO 14001 del Sistema Qualità Ambientale e pertanto si sta già predisponendo per ottenere, nel più breve tempo possibile, tali certificazioni. Inoltre, attua tutte le misure per migliorare la sicurezza, la protezione e la salute del personale sul luogo di lavoro sia all’interno della Cooperativa, che in ambienti di lavoro esterni come previsto dal D.Lgs. n. 81/08. Con l’applicazione di questo decreto Il Faro offre una maggior tutela dei lavoratori attraverso una precisa valutazione dei pericoli, un adeguato controllo sanitario dei lavo- ratori in funzione dei rischi specifici, la consegna dei dispositivi di protezione individuale necessari, la costante formazione/ informazione del personale sulla sicurezza, in generale sui rischi presenti negli ambienti di lavoro, e più in dettaglio per quanto concerne la mansione svolta dai singoli addetti. PRODOTTI E ATTREZZATURE I prodotti utilizzati dal nostro personale per le pulizie, sono garantiti dai più grandi marchi nazionali ed internazionali del settore correlati da scheda tecnica e di sicurezza, così come tutte le attrezzature impiegate (motoscopa, lavamoquette, idropulitrice, lavasciuga, aspirapolvere/aspira liquidi, monospazzole, ecc.) che vengono sottoposte ad una manutenzione ordinaria periodica al fine di mantenere un’efficienza d’utilizzo e di sicurezza ai massimi livelli. P A G I N A 26 CRONACA Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 SI RIACCENDE L’INTERESSE SULLE POTENZIALITÀ DI QUESTO TRATTO Stazione di Molteno (Lc). Foto Andrea Iula Pedemontana ferroviaria, qualche passo avanti ue settimane fa abbiamo presentato il progetto della cosiddetta “Pedemontana ferroviaria”, ovvero la proposta di rilanciare e mettere in rete le linee ferroviarie brianzole, in primis la tanto bistrattata Como-Molteno-Lecco, una via quasi abbandonata nei fatti, ma in realtà ricca di notevoli potenzialità. La scorsa settimana, a Merone, tra i consiglieri regionali del Pd, Luca Gaffuri e Carlo Spreafico, e i sindaci delle località toccate dalle linee ferroviarie ComoMolteno-Lecco, LeccoMolteno-Monza (Trenitalia) e Milano-Asso D La scorsa settimana, a Merone, tra i consiglieri regionali del Pd, Luca Gaffuri e Carlo Spreafico, e i sindaci delle località toccate dalle linee ferroviarie Como-Molteno-Lecco, LeccoMolteno-Monza (Trenitalia) e MilanoAsso (FNM), si è deciso come dovrà essere la composizione del Comitato di coordinamento del progetto (FNM), si è deciso come dovrà essere la composizione del Comitato di coordinamento del progetto, ovvero tre rappresentanti dei Comuni della provincia di Como e altrettanti di quella di Lecco; dalle amministrazioni provinciali; dai rappresentanti dei pendolari e da quelli dei sindacati. E sono sempre più chiare anche le richieste dei sindaci che attendono ora il viaggio-test dell’assessore regionale ai Trasporti, Raffaele Cattaneo, invitato a rendersi conto in prima persona dello stato in cui versano le linee e di come viaggiano quotidia- namente i pendolari dal consigliere comasco Luca Gaffuri lo scorso mese di dicembre nel dibattito venutosi a creare con l’entrata in vigore dei nuovi orari ferroviari invernali dei convogli TILO (Trasporto Integrato TicinoLombardia). I primi cittadini dei comuni che saranno toccati dal viaggio dell’assessore lo accoglieranno con tanto di fascia tricolore. Tra i punti fermi emersi nell’incontro di Merone l’interesse per la linea ferroviaria anche da parte di comuni limitrofi a quelli in cui effettivamente transita la linea, ma che ritengono sempre meglio, come alternativa, lo spostamento dei pendolari fino alla prima stazione utile, piuttosto che la viabilità completamente intasata. Inoltre, tutti hanno lamentato l’abbandono e il degrado in cui versano le stazioni del comasco giudicate, nel complesso, impresentabili. L’auspicio è che, tramite l’intervento della Regione Lombardia, Trenitalia e Centostazioni, la società che gestisce tali I DATI DELL’UFFICIO FEDERALE STATISTICA immobili lungo le linee ferroviarie, possano assicurare una cura minima delle strutture ora abbandonate a se stesse. Nell’incontro è stata ribadita anche la questione dei parcheggi delle stazioni, ritenuti sempre troppo piccoli quando non inesistenti (es. alla stazione di Cucciago lungo la linea Como-Milano), e che in base a un recente decreto, come aveva già fatto sapere Gaffuri, possono essere finanziati ai comuni che ne fanno richiesta. Aumentano i frontalieri in Canton Ticino A fine giugno 2008 il numero era pari a 43.657 unità con segnali di crescita rispetto all’anno precedente Frontalieri per provincia di residenza S ono oltre 43mila i frontalieri che lavorano in Canton Ticino secondo i dati forniti dall’Ufficio Federale Statistica (UST) di Bellinzona. A fine giugno del 2008 il numero di lavoratori frontalieri era infatti pari a 43.657 mentre in Svizzera gli occupati stranieri erano 927.000, il 5,8% in più rispetto al 2007. Spulciando tra le righe del Rapporto, a livello nazionale elvetico, balza all’occhio che la più alta progressione è stata quella dei lavoratori tedeschi (+21% a 139.000) e francesi (+9,9% a 49.000). Gli italiani risultano invece in lieve risalita (+1,1% a 164.000). Nel periodo in esame, il numero di occupati svizzeri è progredito dell’1,7% a 3,3 milioni. Nel secondo trimestre dell’anno scorso si sono contati inoltre 47.000 lavoratori con permessi di soggiorno temporaneo (30%) e 213.000 frontalieri (+5,4%). Per quanto concerne i dati ticinesi la qu- Frontalieri per sezione di attività svolta in Ticino ota maggiore di lavoratori frontalieri proviene, come di consueto, dalle province di Como e Varese (il 40% a testa per provincia), seguite dal Verbano Cusio Ossola (15%) e poi dalle altre province italiane. Per quanto riguarda, invece, i settori di occupa- zione dei lavoratori italiani, la “parte del leone” spetta ai lavoratori dell’industria (oltre 13.000), seguiti da Commercio e riparazioni (6.000), Costruzioni (poco meno di 6.000) e attività immobiliari e informatica (4.500). L.CL. L.CL. CRONACA P A G I N A 27 Lago&Valli IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 NATURA DA CONOSCERE Quei faggi protesi verso il cielo È il caso di pregare il Signore, in questi giorni gelidi “preservaci dal freddo dell’inverno”. Sono giorni e giorni che la colonnina del termometro non risale sopra lo zero, e le nostre povere ossa ne risentono, e non solo le nostre. Mal comune mezzo gaudio sembra volerci trasmettere la televisione quando ci manda in onda certi documentari che raccontano di emergenze estreme come nevicate e gelate fuori del comune. Eppure non ci sentiamo minimamente consolati. Tempo da lupi, tempo di legna di faggio. In tutte le legnaie antiche era, in passato, riservato un angolino per la legna secca di faggio che si conservava per le emergenze meteorologiche particolarmente fredde. Ciò per il semplice motivo che la legna di faggio ha un alto potere calorico, ed essendo assai ricercata molti boscaioli ne contrattavano il prezzo più alto. Il faggio è una splendida pianta dai tronchi grigio chiari e colonnari. Dominatrice incontrastata di Splendidi polmoni della Valle Intelvi, meritano una visita, non appena il grande freddo avrà lasciato le vette di RINA CARMINATI FRANCHI tante aree della Valle Intelvi. I boschi di faggio sono ecologicamente molto stabili e il loro contributo al paesaggio montano è notevole. Basti pensare alle colorazioni naturali autunnali, il dorato rossiccio delle foglie, il fogliame verde brillante dell’estate e il contrasto dei tronchi grigi argento con il bruno arancio della lettiera d’inverno. La naturale assenza del sottobosco e l’ordine che si riscontra nella faggeta ,associata alla maestosità delle piante, la rendono unica tra le formazioni dei boschi delle Prealpi lombarde. Un giorno, con alcuni amici, decidemmo di andare a vedere ancora una volta il maestoso, imponente e storico, “Foo dii parool” cresciuto proprio a fianco dell’Alpe di Got- ta, verso la Valmara, sul territorio di Pellio, di cui corre voce insistente che stia morendo di morte naturale. Il mentore della compagnia ritornò dopo poco, mettendomi in mano una perlina di legno, non del tutto diversa da quelle che ornano le semplici collane. Questa, però, aveva una particolarità: sulla sua sommità spuntava una piccolissima foglia verde. Mario mi invitò a confrontare la maestosità dell’albero di faggio che avevamo davanti con ciò che avevo in mano: quello era proprio il principio, dove la natura aveva cominciato a costruire la vita di quel bellissimo monumento naturale che stavamo ammirando. Consigliare una gita tra una delle faggete più belle della Valle ora è d’obbligo, anche se è pruden- te dare il tempo alla neve di sciogliersi, se non si è attrezzati per i percorsi invernali di alta quota. Non so se corrisponda a verità, ma a quelle altezze pare che la neve quest’inverno abbia raggiunto il metro e mezzo. Ora, certo, si sarà abbassata, ma c’è il pericolo che sia ricoperta di uno strato di ghiaccio molto pericoloso, specialmente nei tratti rivolti a nord. L’itinerario consente di esplorare i diversi stati evolutivi della faggeta e si trova in un breve percorso ad anello nel territorio del comune di Ponna. L’alpe di Ponna si può raggiungere sulla strada asfaltata. Poi sul sentiero n.12 che raggiunge il rifugio Boffalora, la faggeta incomincia da subito e, proseguendo sulla strada sterrata che con- duce al rifugio, si possono ammirare sia esemplari di notevoli dimensioni, sia un bosco più fitto che denuncia, in quel luogo, il periodico taglio dei faggi. Per cui troviamo diverse fasi evolutive: dai cedui semplici fino a popolamenti di alto fusto. Usciti dal bosco si prosegue per i pascoli fino al Boffalora, dove si può ancora localizzare il complesso del convento della Valperlana: S.Benedetto, celebre eremo con la sua maestosa chiesa, ormai del tutto abbandonato. Il panorama è mozzafiato, e il rifugio serve da crocevia da cui partono i vari sentieri (ora anche comode stradine, che portano all’Alpe di Colonno, all’Alpe di Sala e all’Alpe di Ossuccio). Prendendo anche la strada che sale sulla sinistra si può raggiungere l’Alpe di Lenno, il rifugio Venini e proseguire per il Monte Galbiga. Per tornare a Ponna si può imboccare il sentiero 12b che riporta al punto di partenza. Scrivendo di boschi e di Alpeggi ci siamo purtroppo riscaldati, immaginando di trovarci più in basso, quindi a temperature più accettabili! Avremmo fatto, forse, meglio a dirigersi verso i laghi dove gli abitanti dei paesi rivieraschi possono già tirare un sospiro di sollievo. Eppure anch’essi hanno la loro preoccupazione: l’acqua del disgelo, infatti, che deve transitare dalle loro valli a seconda dell’andamento della temperatura può diventare pericolosa. Insomma quest’inverno pare aver distribuito un po’ di disagi a tutti, equamente. APERTE LE ISCRIZIONI “ALIMENTAZIONE E MALATTIE CARDIOVASCOLARI”. SE NE PARLA A MOLTRASIO “Alimentazione e malattie cardiovascolari. La prevenzione, dagli alimenti ai farmaci”. È questo il titolo del Congresso regionale della Società Italiana per lo studio dell’Arteriosclerosi e della Società Italiana per lo studio dei Nutraceutici e degli integratori alimentari che avrà luogo presso il Grand Hotel Imperiale di Moltrasio i prossimi 7 e 8 marzo. “Nell’ambito di questo Congresso - si legge dalla brochure informativa - saranno presentate informazioni di natura epidemiologica, ottenute da studi di intervento, che indicano con chiarezza, come un corretto stile di vita, e un’alimentazione appropriata e un adeguato livello di attività fisica, possano ridurre in maniera sensibile la probabilità di incorrere in eventi cardiovascolari. Indicazioni precise relative al ruolo degli integratori alimentari e dei nutraceutici per una corretta “integrazione”, talvolta di estrema utilità, per svolgere un ruolo di supporto sia nella gestione di malattie acute che si confrontano con un sistema immunitario inefficiente o declinante, sia nel controllo e nella prevenzione di patologie degenerative ad esordio subdolo e graduale, nei riguardi delle quali la prevenzione rappresenta probabilmente l’unico approccio possibile. L’uso di integratori, nella nostra società, può contribuire alla salute ed alla qualità della vita umana in un modo estremamente importante, in larga parte ancora da scoprire. Focus on sulla terapia dell’obesità, che non si può limitare alla frettolosa prescrizione di una dieta e ad un generico e poco convinto invito all’esercizio muscolare. Vista la multifattorialità dell’eziologia e la molteplicità degli interventi terapeutici, è auspicabile un trattamento integrato che coinvolga internista, nutrizionista, psicologo e chirurgo. Riteniamo che solo così si possa superare il limite delle attuali terapie rappresentato dalla scarsità dei risultati a medio-lungo termine: attraverso un intervento mirato, multidisciplinare, in base alle caratteristiche fisiche e cliniche del paziente obeso. Si discuterà inoltre dei possibili interventi terapeutici per il controllo delle dislipidemie in particolare delle ipercolesterolemie”. Corsi Unitre a Lanzo A Lanzo Intelvi sono aperte le iscrizioni ai corsi dell’Università delle Tre Età. Le “tre età” e non la “terza età”: non si tratta di un refuso, poiché i corsi organizzati con il patrocinio del Comune dall’Uni3 di Lanzo sono rivolti a tutta la popolazione, indipendentemente dall’età e dal grado di istruzione. I corsi si terranno nella giornata di sabato in Sala Consiliare; i relatori sono docenti qualificati che prestano volontariamente la propria opera. Le iscrizioni saranno aperte fino alla fine di marzo tutti i sabati presso la Sala Consiliare e l’Ufficio Turistico di Lanzo Intelvi. L’iscrizione di 15 euro dà diritto alla frequenza di tutti i corsi proposti: Astronomia, Biologia, Diritto, Economia politica, Farmacologia, Fisica, Informatica, Letteratura lariana, Medicina, Patrimonio edilizio intel-vese, Psicologia e psicanalisi, Scacchi, Storia del Teatro, Storia del Territorio Storia dell’Architettura, Storia dell’Arte. Il programma dei corsi, il calendario delle lezioni e il modulo di iscrizione sono scaricabili anche dal sito della comunità Montana Lario Intelvese: www.lariointelvese.eu. TEMPO DI SOLIDARIETÀ CON “IL CERINO” A MOLVEDO DI SAN SIRO” L’associazione di solidarietà “Il Cerino” propone, le domeniche 1 e 8 marzo, a partire dalle ore 10, una mostr-vendita di prodotti alimentari e dell’artigianato del sud del mondo a Villa Camilla, località Molvedo di San Siro. Il programma delle giornate prevede: domenica 1 marzo ore 12.00 aperitivo con la presentazione dei disegni di Moreno Pedrazzini, dalle ore 14.30 pomeriggio insieme. Paolo Sormani in “Crescere lavorando”, dedicato ai bambini presenti: momento musicale con “La scatola dei suoni”, gioco con materiale riciclato, seguirà rinfresco. domenica 8 marzo Dalle ore 14.30 pomeriggio… al femminile. Lidia Moroni in “Essere donna in Bangladesh”. Il direttore Lauretta Porta e il m° Ramona Goni allieteranno i presenti con il Coro CAI di Dongo, seguirà rinfresco. CRONACA P A G I N A 29 ValliVaresine IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 PONTE TRESA IL TERZO INCONTRO SARÀ IL 19 APRILE Le «linee pastorali» N ei giorni scorsi, presso la chiesa parrocchiale di Ponte Tresa, si è tenuto il secondo dei tre incontri programmati in zona per approfondire e meglio capire le tre mete che vengono indicate nel piano pastorale diocesano. Tema di questo secondo ritrovo - un po’ meno frequentato, ma ugualmente intenso e partecipato - è stato: “La bellezza del Bene - l’educazione alla moralità”. A proporre la riflessione introduttiva e a guidare i lavori è intervenuto don Battista Rinaldi, direttore dell’ufficio catechistico diocesano. “Gesù - ha ricordato don Battista - viene continuamente a contatto con la realtà della vita, non è una vita chiusa la sua, ma è una vita consumata con la gente e che si realizza pienamente mischiandosi con l’umanità. Gesù è il modello su cui impostare la nostra esperienza cristiana, guardiamo dunque a Lui e facciamo anche noi la scelta del bene per rendere anche la nostra vita bella e affascinante!”. Dopo l’introduzione l’assemblea si è divisa: i catechisti da una parte con don Battista hanno approfondito il tema della catechesi come momento importante per tra- smettere l’esperienza cristiana. Un momento che va calato nel contesto delle nostre realtà odierne e proposto come cammino di iniziazione non visto, però, come percorso didattico, ma esperienziale, che trova le sue basi nei momenti dell’anno liturgico vissuti all’interno della comunità cristiana, comunità che è in grado di generare nuovi cristiani. Il catechista - ha spiegato don Battista - è chi ha fatto un’esperienza bella di comunità e cerca di accompagnare altri nella stessa esperienza, in questo senso il catechista è chi porta i ragazzi a vivere all’interno della comunità cristiana, riuscendo, magari, a coinvolgere in questo anche i genitori e le fami- glie. Osservazioni che hanno destato interesse e suscitato un partecipato dibattito tra i presenti e don Battista, terminato con la proposta di organizzare in zona, nel prossimo futuro, un paio di incontri di approfondimento sul tema della catechesi. L’altra parte dell’assemblea - divisa in 2 gruppi ha proseguito in autonomia, la riflessione ed il confronto. Al termine ci si è nuovamente ritrovati tutti in chiesa dove i rappresentanti dei due gruppi hanno riassunto all’assemblea il frutto delle riflessioni fatte. Don Battista, dopo aver ringraziato per gli stimoli ricevuti e per le riflessioni ascoltate, ha congedato i partecipanti con una brevissima riflessione conclusiva incentrata su “morale e comportamento cristiano”. Il terzo ed ultimo incontro sull’approfondimento del piano pastorale diocesano si svolgerà nel pomeriggio di domenica 19 aprile con tema: “La bellezza del servizio - l’educazione alla socialità” e con guida monsignor Battista Galli. A.C. SCUOLA DI PREGHIERA PER GLI ADOLESCENTI Le Commissioni Giovanile e Vocazionale della zona pastorale hanno organizzato per il pomeriggio di domenica 1° marzo a Bedero Valcuvia la Scuola da Preghiera per adolescenti. Il ritrovo è in parrocchia a Bedero alle ore 14.30, con possibilità di una pizzata insieme in serata. AFRICALENDARIO/15 IL TURISMO DI MASSA È RAZZIST A RAZZISTA La scorsa settimana ho avuto l’occasione di visitare la costa vicino a Mombasa, molto celebre come destinazione turistica. Tanti di noi avranno almeno un amico o un parente che è stato in vacanza sull’Oceano Indiano in Kenya... Tanti di noi crederanno una vacanza in un hotel un’occasione per rilassarsi vedendo un posto nuovo, conoscendo magari le persone locali e redistribuendo risorse... I giorni al mare mi hanno messo invece davanti agli occhi che l’industria del turismo, nella sua essenza, rischia di essere un sistema più razzista dell’apartheid! Un episodio è stato emblematico: abitando in una piccola guesthouse senza spiaggia di sabbia eravamo soliti passare dal cancello di un grande hotel a fianco per raggiungere la spiaggia (libera) davanti. L’ultimo giorno si è unito al nostro gruppo un amico kenyano, che lavora a Nairobi con noi. Ebbene, passare dal cancello con lui si è rivelato impossibile: la security glielo impediva, addirittura estraendo un paio di manette e pretendendo la sua carta d’identità e la prenotazione! Di fronte alle nostre proteste, la risposta della guardia (nera!) è stata: “Blacks are problems!”. Abbiamo preteso di parlare con il direttore ma, come si suol dire, senza cavare un ragno dal buco. Un episodio del genere, sommato alle decine di cinquantenni in compagnia di ragazzine locali, alle pubblicità di cene di S. Valentino per 2500 scellini (metà del salario mensile di un africano) e a capanni dietro gli hotel con la scritta “Waste Food Only” (“solo rifiuti alimentari”) mi hanno reso piuttosto intollerante: turismo responsabile (ad esempio con la formula di “Terre e Libertà” a cui stiamo lavorando per agosto) oppure, per favore, stiamo a casa nostra! Per seguire Martino: martinkenya.splinder.com MARTINO GHIELMI P A G I N A 30 Sondrio CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 CATECHISTI PRESENTE IL VICARIO GENERALE MONSIGNOR ZANOTTA ALLA GIORNATA DI SPIRITUALITÀ A POSCHIAVO Riflessioni sul vangelo di Marco U na giornata di spiritualità a Poschiavo a partire da due brani del Vangelo di Marco, ha introdotto il tempo della Quaresima con il consueto momento di riflessione rivolto ai catechisti e agli operatori pastorali della zona Media Valtellina. La giornata trascorsa presso il Monastero di Poschiavo, la scorsa domenica 22 febbraio, ha avuto, un primo momento di riflessione, con la meditazione sull’episodio dell’indemoniato di Gerasa dal capitolo 5 di Marco, guidata inaspettatamente da monsignor Giuliano Zanotta, vicario generale chiamato all’ultimo momento e provvidenzialmente impegnato in Valtellina. La giornata di ritiro ha avuto dunque un appuntamento importante in questo momento di spiritualità, attentamente organizzato grazie alla disponibilità di don Ferruccio Citterio. I catechisti e gli operatori pastorali hanno potuto quindi partecipare ad un ritiro dedicato alla preghiera e alla meditazione, presso un ambiente accogliente e suggestivo come solo la preziosa e discreta premura delle suore Agostiniane del monastero di Poschiavo potevano offrire. Il monastero svolge infatti una funzione di richiamo al passato in continuità con il presente; ma è anche un ambiente prezioso per aprirsi alle esigenze di quanti sono alla ricerca di un maggiore approfondimento della propria spiritualità. Al termine della preghiera dell’ora media, la meditazione tenuta da don Giuliano, sul brano del Vangelo di Marco, attraverso la quale i partecipanti hanno potuto soffermarsi sul significato dell’appartenenza a Dio. Chi non sente di appartenere a Lui vuol dire che fa fatica ad amare sé stesso, non si sente puro, cioè trasparente e finisce per allontanarsi dal progetto che Dio ha su di lui. Il discepolo di Gesù ha da compiere una missione prima di tutto fra i suoi, nella convinzione che tale progetto trova compimento sempre e comunque. In questo modo sarà segno delle meraviglie di Dio. Questa la certezza, né si può sfuggire. La giornata è poi proseguita con la partecipazio- LA VALTELLINA IN LITUANIA ne alla celebrazione eucaristica animata dal suono dell’organo con le musiche magistralmente eseguite da Gabriele Zani, giovane organista di Tresivio, quindi con uno spazio di dialogo con don Giuliano che si è reso disponibile per coloro che desiderassero approfondire personalmente le proprie riflessioni. Nel pomeriggio la meditazione di un altro brano di Marco, dal capitolo 10, con il racconto riguardante il cieco Bartimeo, discepolo di Gesù fin dal suo primo desiderio di incontrare il Maestro. Il significato della salvezza è nell’insistenza, nel desiderio profondo, come è avvenuto per Bartimeo, di fare della propria vita una testimonianza di adesione spontanea a credere in Lui: la conversione è sempre un cammino verso una fede autentica, è il primo miracolo. Questa è la fede, perché legata ad una scelta. L’adorazione eucaristica con i Vespri ha infine concluso la giornata di spiritualità comunitaria a Poschiavo. DANIELA RUSSO SONDRIO ALLA BPS L’INTERESSANTE CONFERENZA DI LIVIA POMODORO Quando «giudicare» è un’arte? V enerdì 20 febbraio, Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano, è stata ospite della Banca Popolare di Sondrio, dove ha tenuto una conferenza sul tema: «Le difficoltà attuali dell’arte del giudicare: nuove progettualità al servizio dei cittadini». La relatrice ha preso le mosse da un’analisi della nostra società, che ci appare frammentata, in rapido cambiamento, difficile da leggere, perché sono venute meno le leggi fondamentali del vivere civile. Dal Paese vengono avanzate ogni giorno richieste di maggiore severità, di maggiori garanzie di giustizia; il nostro sistema giudiziario viene spesso criticato e delegittimato; l’attività governativa cerca di perseguire la sicurezza inseguendo le emergenze del momento o quelle che vengono percepite come tali, anche in base al clamore suscitato dai mezzi di comunicazione, come è avvenuto per il recente decreto emanato per prevenire gli stupri. Quali sono i rimedi proposti dalla relatrice? «Bisogna tornare a ragionare su ciò che conta veramente, non soltanto raccogliere i cocci di ciò che si rompe… Dobbiamo uscire da questi dibattiti da osteria (che si ripetono negli anni) e puntare a risanare le ferite del patto sociale, con la collaborazione di tutti… L’aspetto più importante è riportare tutto all’essenza dell’arte del giudicare», che Livia Pomodoro definisce «l’adesione del giudice ad una soluzione del caso in base alla legislazione vigente». Il bravo giudice, infatti, nell’esercizio della sua funzione, è solo, perché deve collocarsi nel modo di pensare delle due parti in causa e poi valutare ed emettere una sentenza imparziale. Ciò esige soprattutto attenzione e riflessione. L’amministrazione della giustizia oggi è frenata da una macchina giudiziaria vecchia e obsoleta, ha proseguito la relatrice, ma non basta rimettere in moto questa macchina, perché, al fondo, c’è un problema sociale che investe tutti i Paesi occidentali. «Il degrado è di tutta la società, cambiata e cresciuta non molto bene, nutrita troppo… Dobbiamo riaprire un dibattito sulle ragioni della democrazia, che si fonda sull’amministrazione della Giustizia… C’è la necessità di rieducare un po’ questo Paese, dove non ci si riconosce più come persone». Nella relazione non sono poi mancati riferimenti diretti ai principali limiti della nostra Magistratura, come «l’autoreferenzialità del sistema giudiziario, in cui ognuno pensa che la soluzione del problema possa scaturire dall’interno», la difficoltà dell’innovazione tecnologica, l’esasperante lentezza dei processi, la poco razionale distribuzione del personale e delle risorse. A questo proposito Livia Pomodoro ha accennato (senza peraltro fornire dettagli) ad una proposta di sperimentazione per il tribunale di Milano, avanzata presso il Ministero della Giustizia. Il merito principale della relazione sta nell’aver richiamato con forza la necessità di focalizzare l’attenzione su ciò che veramente conta, cioè l’essenza dell’atto del giudicare e nell’invito a tornare a riflettere, a pensare, a ricomporre il patto sociale, a rieducare la società al rispetto reciproco. Oggi tuttavia vi sono alcune emergenze che devono essere affrontate subito, pena la credibilità di tutto il sistema giudiziario. Una giustizia troppo lenta, infatti, diventa ingiustizia. «Bisogna far capire ai cittadini – ha affermato la relatrice – che l’onestà intellettuale è la disposizione fondamentale di ogni giudice», ma questo è veramente difficile da ottenere, quando, come è avvenuto negli ul- Il legame tra Valtellina e Lituania è nato sotto la bandiera dell’Unione Europea, stimolato dai tratti comuni di due regioni piccole e periferiche, favorito dai rapporti di collaborazione e di amicizia instaurati tra le persone, suggellato da scambi e visite, e in particolare dalla giornata d’incontro e di studio organizzata a Sondrio il 12 novembre scorso. Ora, la partnership Valtellina-Lituania è pronta a spiccare il volo, complice lo status privilegiato della capitale Vilnius, Capitale Europea della Cultura 2009, che sta vivendo un anno intenso di appuntamenti e di eventi che la trasformeranno in una delle mete più ambite da turisti di tutto il continente. La Società di Sviluppo Locale, che ha lanciato e coordinato il progetto di collaborazione, si prepara ora ad organizzare una spedizione valtellinese in terra lituana per presentare le nostre eccellenze in spazi appositamente predisposti a Vilnius. «Si tratta di una grande opportunità per le nostre aziende e per il nostro turismo - sottolinea l’amministratore delegato Sergio Schena -, la capitale lituana è diventata una meta privilegiata dai turisti per i numerosissimi eventi che propone, perciò il nostro spazio potrà godere di una grande visibilità. La Lituania, come è stato approfondito nell’incontro di novembre con l’agenzia di sviluppo lituana, è un Paese in grande crescita all’interno di un’area, quella baltica, molto interessante dal punto di vista economico. Vi sono imprese e distributori commerciali pronti a lavorare con le nostre aziende, come già è stato chiarito, perciò sarebbe importante coltivare l’interesse reciproco manifestato a Sondrio». La Società di Sviluppo Locale sosterrà i costi dell’organizzazione e dell’allestimento degli spazi a Vilnius, agli operatori rimangono il viaggio e la promozione dei prodotti. La spedizione è programmata per la prima settimana di maggio. Come ha precisato in una lettera il console onorario Guido Lèvera, il Consolato di Lituania di Milano e l’Associazione Astipa affiancheranno la Ssl nella preparazione degli incontri in Lituania che verranno disegnati sulla base delle specifiche esigenze degli operatori. L’opportunità offerta alla valle concretizza i contatti avviati sin dalla primavera scorsa tra i vertici della Società di Sviluppo Locale e il Consolato di Milano con l’agenzia di sviluppo lituana per l’avvio di una collaborazione. L’azione promossa era nata da un’esigenza fortemente sentita dai soci, le Comunità Montane, le categorie economiche e altri, che avevano espressamente chiesto di valutare questa opportunità. I DATI ECONOMICI DEL TERZO TRIMESTRE 2008 La Camera di Commercio di Sondrio ha diffuso la nota congiunturale relativa al quarto trimestre 2008. Tra i vari elementi di spicco si rileva un forte incremento degli imprenditori extracomunitari, con il dato più alto negli ultimi anni. C’è stata una riduzione dello stock di imprese registrate in provincia rispetto allo stesso periodo del 2007. Cassa integrazione: il quarto trimestre del 2008 evidenzia una situazione più positiva sia rispetto al secondo e al terzo trimestre dell’anno sia rispetto allo stesso periodo del 2007. Sono 69.894 le ore complessivamente autorizzate, il 35,9% circa riferite alla gestione ordinaria, 25.088 ore: 17.536 ore sono state autorizzate nell’industria e 7.552 nell’edilizia. Pesante il rallentamento dell’industria, ma Sondrio riesce a contenere la crisi rispetto alle altre province lombarde. Valori negativi anche per l’artigianato manifatturiero. Aumentano valore e numero dei protesti. timi anni, si assiste ad un continuo travaso di persone dalla Magistratura alla politica e, più ancora, alla militanza attiva nei partiti, cioè proprio i «luoghi» in cui sono più evidenti i mali denunciati dalla relatrice, vale a dire i giochi di potere, l’estrema litigiosità e la faziosità che ci trasforma in perenni Montecchi e Capuleti «che dovrebbero essere assunti come nostro stemma». Ecco, forse ci si aspettava di avere delle indicazioni concrete e più immediate anche su questi scottanti problemi. CIRILLO RUFFONI CRONACA SondrioCultura IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 P A G I N A 31 SAVOGNO IL PICCOLO BORGO ESEMPIO IN LOMBARDIA PER LA SOSTENIBILITÀ La Regione premia il progetto S avogno diventa modello di recupero per la Regione Lombardia. Si è svolta la scorsa settimana a Milano la consegna dei riconoscimenti da parte dell’ente lombardo ai migliori interventi di recupero e valorizzazione svolti nel territorio. Tra i 15 nuclei montani storici segnalati alla commissione che si è occupata di esaminare i progetti, Savogno - nel comune di Piuro - ha ricevuto la promozione a pieni voti, attestandosi al primo posto della classifica. A ritirare la pergamena e la targa, era presente il primo cittadino Paolo Lisignoli, che ha ricevuto i complimenti per l’esperienza positiva portata avanti dall’amministrazione, che in questi anni ha creduto e sostenuto il progetto. Lo studio, battezzato con il nome un po’ burocratico di “Interventi di riqualificazione e valorizzazione del nucleo storico montano di Savogno”, ha incluso opere di pulizia dei boschi e rivalutazione della coltivazio- ICE DIAMONDS: DIAMANTI DI GHIACCIO... COPERTE D’ORO! ne degli alberi di castagne, la sistemazione delle strade e delle vie interne al borgo, il recupero dei luoghi storici di lavoro come la falegnameria ad acqua. Inoltre sono state sistemate alcune stalle e baite che il comune intende adibire a museo etno- grafico. Il tocco di pregio è stata l’integrazione di un sistema di illuminazione studiato dai tecnici di Artemide, che ha valorizzato Savogno di notte proponendo percorsi incantevoli. Artemide ha utilizzato circa 300 luci “fredde” per un consumo complessivo di appena 1,5 kilowatt. Lo studio ha permesso di ridurre l’inquinamento luminoso, valorizzando i sentieri, i viottoli, gli scorci più belli e i luoghi oggetto del recupero, come il lavatoio e molti altri punti tipici. G.L.P. VALCHIAVENNA DOPO LO SCAVO NUOVI RITROVAMENTI IN CITTÀ Reperti «archeologici» di valore on solo reperti di età romana in piazza Castello. Davvero impressionante il quadro dei lavori di scavo effettuati dalla Sovrintendenza ai Beni Archeologici nell’area di piazza Castello a Chiavenna. I risultati sono stati presentati in un convegno voluto dall’amministrazione comunale in collaborazione con il Politecnico di Milano e la stessa sovrintendenza e hanno riservato più di una sorpresa. I rilievi stratigrafici, infatti, hanno portato alla luce costruzioni che arrivano fino al decimo secolo avanti Cristo e non solo all’epoca imperiale come tutti pensavano. La responsabile della Sovrintendenza Valeria Mariotti ha spiega- N to le motivazioni che hanno portato alla scelta, molto discussa in città, di ricoprire i ritrovamenti, con l’eccezione ovviamente degli oggetti rinvenuti, e non lasciarli visibili al pubblico: «Si tratta di strutture decisamente labili. Abbiamo applicato un criterio che abbiamo già utilizzato decine di volte. Per conservarli al meglio in questi casi la via più semplice è quella di ricoprirli seguendo una metodologia molto precisa. L’altra strada, impraticabile, era quella di renderli fruibili in un ambiente chiuso». Per quanto riguarda il tipo di ricostruzioni rinvenute, si tratta di magazzini, stalle e spazi destinati alle maestranze facenti parte di un complesso più ampio, di cui non c’è più traccia, che si estendeva anche ai giardini vicini. Gli scavi di piazza Castello, insomma, non sono il Colosseo e pensare di lasciarli in balia degli agenti atmosferici sarebbe stato un suicidio. Grande stupore, quindi, ha lasciato l’illustrazione dei reperti ritrovati. Parte dei quali andranno ad arricchire il Museo della Valchiavenna. Ritrovati monete, vetri, ceramiche fini, vasellame da cucina, anfore. Tutti perfettamente databili e riconducibili ai traffici che vedevano Chiavenna come una delle porte per l’Europa centrale. Manufatti provenienti sia dalla zona padana, quanto dalla Gallia Orientale, l’attuale Germania, ma anche dall’Africa. Il convegno ha visto anche la partecipazione dell’equipe di tecnici incaricata dal comune di curare la stesura del nuovo Piano per il Governo del Territorio: «C’è stata - ha spiegato Stefano Della Torre - grande attenzione per la tutela del bene culturale. Una scelta qualificante e non scontata. Chiavenna è la località della provincia di Sondrio che ha dato il maggior numero di reperti di età romana». Una storia da tutelare integrandola con le necessità del presente quando si tratta di stendere un Pgt: «Le parti sotterranee sotto gli edifici del centro storico - ha concluso Della Torre - sono state rimaneggiate di recente. Il vero rischio archeologico lo abbiamo nelle aree aperte e nelle pertinenze». Sul ghiaccio di casa brillano le Ice Diamonds: Chiavenna sorride e si gusta una doppia vittoria. Domenica, il palazzetto del Centro sportivo Valchiavenna ha accolto la seconda prova del Trofeo Open e la seconda Gara nazionale di pattinaggio di figura. Alla manifestazione hanno preso parte venticinque squadre provenienti da tutto l’arco alpino, per un totale di quattrocento partecipanti. Il Trofeo Open ha visto impegnate quindici squadre, e proprio in questa sfida le chiavennasche hanno raccolto i migliori risultati. Sia le Cadette che le Junior, infatti, hanno ottenuto il primo posto. Nella gara nazionale, un’iniziativa che ha coinvolto dieci formazioni, gli Allievi di Chiavenna sono arrivati quarti. «La vittoria delle squadre di Chiavenna tra le Cadette e le Junior nell’Open, ma anche il quarto posto degli Allievi nel nazionale, sono motivi di enorme soddisfazione - rileva la dirigente del team del Mera Rossella Ciuchi -. Dobbiamo sottolineare che nella prova delle Cadette ci siamo lasciati alle spalle anche le campionesse italiane delle Hot shhivers di Milano: è stata proprio una bella giornata anche sul piano dei risultati». Chiavenna ha dimostrato in più occasioni di essere particolarmente legata agli sport del ghiaccio, sia attraverso l’attenzione raccolta dalla squadra di hockey che con il seguito della compagine del pattinaggio di figura. Ieri gli appassionati della valle sono stati affiancati da centinaia di tifosi provenienti dalla Lombardia e da altre regioni. «Come sempre avviene in occasione di queste gare, anche ieri c’era tantissima gente per tutta la giornata - aggiunge - Dobbiamo rilevare anche che siamo una delle poche città dalle piccole dimensioni in grado di gestire una formazione in questo sport, dove per iscrivere una squadra servono almeno sedici componenti. Anche questo per noi è un motivo di soddisfazione: la nostra è una passione che coinvolge tutta la valle». Adesso le atlete chiavennasche si preparano a un’avvincente trasferta. Nel prossimo fine settimana le Junior saranno impegnate in Svizzera per una gara internazione a Widnau. «Speriamo che la vittoria di questa splendida domenica serva per fare morale e arrivare con lo spirito giusto all’appuntamento prestigioso che si terrà sul ghiaccio elvetico». La società del pattinaggio di figura è attiva dal 1994. Le Cadette sono allenate da Stefania Paggi di San Pietro di Samolaco, mentre alla guida degli Allievi e delle Junior c’è Nadia Conio di Milano. A livello dirigenziale, l’attività è diretta dalla presidente Anna Ciuchi e dalla vice Milena Guglielmana. Nel ruolo di infaticabile team manager è attiva Rossella Ciuchi. Si tratta, insomma, di una società in rosa, dove la grinta e la passione non mancano. Le Ice Diamonds hanno anche un sito internet dove, settimana dopo settimana, lo staff pubblica immagini e video sull’attività e informazioni sul team e sui programmi. L’indirizzo è www.icediamonds.it. ST.BAR. POGGIRIDENTI UNA SERATA PER RIFLETTERE SUL VALORE DELLA VITA La vera «carezza del Nazareno» U sulle tematiche di grande attualità suscitate dalla vicenda e dalla morte “mediatica” di Eluana Englaro. Il gruppo “Cerco l’uomo…” formato da universitari e giovani lavoratori della Parrocchia di Poggiridenti, organizzandolo, intendeva offrire uno spazio di riflessione Ospite d’eccezione Giovanni di Concorezzo, marito di Enrica, una donna che vive in stato vegetativo (come Eluana appunto) da diciotto anni, e tre delle numerose amiche che non la lasciano mai sola. Sì, perché intorno a quel letto d’ospedale si avvicendano giorno e notte, ininterrottamente, la sua famiglia e una infinità di persone amiche da na serata “particolare” quella vissuta dalle oltre cento persone (tra le quali molti giovani) che si sono trovate nel salone del Centro Educativo San Fedele di Poggiridenti, sabato 21 febbraio, richiamate dal titolo dell’incontro: La carezza del Nazareno. “prima dell’aneurisma cerebrale che l’ha resa così” ma anche gente della sua Parrocchia, che non la conosceva, spinte da un desiderio di carità vissuta concretamente. impari da lei il valore dell’esistenza… Sento su di me la carezza del Nazareno stando in questo gruppo dove l’amicizia è grande, profonda, vera…” dicono le amiche. E faceva specie sentire Giovanni raccontare, per la prima volta in pubblico, di come si senta più ricco adesso di quando ha conosciuto la sua Enrica, durante gli anni dell’università, e di come “…la amo più di quando l’ho sposata…”. Ed è proprio questa la risposta alla domanda di fondo, che tutti ci poniamo: “Come fare a vivere un dramma così devastante?”. Ce lo ha detto Giovanni: l’amicizia, la compagnia, una umanità nuova, che sta dentro la vita, certa del Mistero che si fa presente, che le dà significato. “Andare da lei è come stare davanti al Mistero, SILVANA PAINDELLI P A G I N A 32 CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 SONDRIO LA TAVOLA ROTONDA “VICINI DI BANCO” SUL TEMA DEI BAMBINI STRANIERI E L’ISTRUZIONE L’integrazione inizia a scuola N ei giorni scorsi, a Sondrio, si è tenuto un incontro pubblico sul tema Vicini di banco. L’integrazione degli alunni stranieri nelle scuole, promosso dalle associazioni che si occupano delle problematiche dei migranti per stimolare il confronto a partire dalle esperienze, dai problemi e dalle prospettive, nella convinzione che la scuola sia uno dei luoghi principali dove costruire positivi processi di interazione e di integrazione tra culture e stili di vita diversi. Ad aprire i lavori è stata Chiara Cavagnini, collaboratrice dell’Osservatorio provinciale per l’Immigrazione presso l’Università Cattolica di Brescia, che da anni si occupa dei problemi dell’immigrazione per conto della Fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità). La relatrice ha offerto una visione di sfondo rispetto ai temi legati all’integrazione scolastica nel contesto italiano ed europeo. Anzitutto, ha sottolineato che oggi spesso al concetto di integrazione si preferisce quello di “inclusione”, termine che però cela il pericolo di ritenere che l’immigrato debba rinunciare alla propria cultura per uniformarsi a quella del paese ospitante (modello etnocentrico), mentre si dovrebbe tendere al modello dell’ibridazione o dello scambio paritario nell’incontro e nel reciproco influsso. Inoltre, parlando d’integrazione, è importante che emergano le diverse sfaccettature del termine: è un processo che dura l’intera vita, che si deve realizzare in tutti gli aspetti (scolastico, culturale, economico), che deve portare all’incontro fra immigrato e residente e deve essere plurale per tener conto anche della sfera familiare e comunitaria dei migranti. «Ovviamente - ha conclu- so Cavagnini -, anche le politiche per l’integrazione scolastica rispecchiano le differenti idee d’integrazione e di società, come per la recente proposta di classi differenziali per bambini stranieri». Riferendosi poi ai modelli di integrazione scolastica europei, ha illustrato quello integrato, corrispondente grosso modo a quello italiano di qualche tempo fa, dove i bambini in base all’età anagrafica e alle competenze linguistiche sono inseriti nelle classi curricolari coi compagni autoctoni e per loro ci sono progetti mirati alla conoscenza della lingua e al successo scolastico. Diversamente nel mo- dello separato transitorio i bambini stranieri non sono inseriti subito in una classe ordinaria, ma per un periodo non superiore all’anno frequentano “classi di accoglienza”, dove si insegna loro la nuova lingua in modo intensivo; il modello separato a lungo termine invece prevede vere e proprie classi speciali con programmi e curricoli per i bambini stranieri. In Europa queste classi sono presenti solo in Germania e Romania. Ci sono poi misure di sostegno, individualizzate o per piccoli gruppi, che mirano soprattutto all’apprendimento della lingua. In alcuni contesti le dimensioni delle classi sono ridotte per consentire agli insegnanti di seguire gli alunni sia autoctoni sia stranieri. Il Libro Verde. Migrazione e mobilità: le sfide e le opportunità per i sistemi di istruzione europei, pubblicato lo scorso luglio, mira a mettere in luce le pratiche che potrebbero essere diffuse nei vari paesi per affrontare le sfide poste dall’immigrazione e dai flussi di mobilità all’interno dell’Unione Europea. Concludendo, ha ricordato che lo scorso anno scolastico 2007-8 hanno frequentato le scuole italiane 574.133 alunni stranieri (il 6,4% del totale; nel 1997 erano stati 59.000, pari allo 0,7%) e che le province di Milano, Roma, Torino e Brescia hanno avuto la percentuale più alta di alunni stranieri, concentrati soprattutto nella scuola primaria. Infine, ha dato indicazioni sintetiche sui nodi da sciogliere per realizzare l’integrazione scolastica in Italia, per garantire pari opportunità per tutti nel rispetto delle differenze di cui sono portatori, tutelando in particolare la pluralità delle identità culturali e delle lingue. Altri problemi emergenti sono la dispersione scolastica, in particolare dopo la scuola media, e la presenza di alunni stranieri con disabilità. La dirigente del 1° Circolo didattico e delle Scuole in Rete di Sondrio, Giulia Rainoldi, ha illustrato l’esperienza di lavoro tra le scuole primarie di Sondrio, cui si sono unite altre scuole della provincia col coordinamento degli Uffici Scolastici Provinciali. Le difficoltà maggiori hanno riguardato l’inserimento di alunni stranieri ad anno scolastico inoltrato, la formazione degli operatori, la ricerca sul territorio di supporti per la scuola, il bisogno di scambi professionali e di conoscenza delle risorse disponibili. Tra queste, hanno un rilievo particolare le associazioni e le cooperative, attive soprattutto per interventi extrascolastici. Un ruolo importante per l’educazione degli adulti è stato svolto negli anni scorsi dal Centro territoriale permanente presso la media Sassi. «Al momento attuale - ha concluso - abbiamo formalizzato la rete di scuole già attiva da vari anni sul territorio, senza rinunciare all’idea di potervi coinvolgere anche gli enti» (Prefettura, Questura, Provincia, Comune di Sondrio). Dal Rapporto annuale si evince che il fenomeno migratorio in provincia è cresciuto particolarmente negli ultimi anni. Infatti, mentre nel 2001 gli alunni stranieri nelle scuole erano 260, lo scorso anno scolastico si è raggiunto il numero di 1.164. Il convegno è stato completato dagli interventi di Marco Donati della Rete Scuole di Milano, che ha portato ulteriori elementi di informazione e riflessione, e di Annarita Fumarola, che ha portato ulteriori riflessioni sulla situazione locale. A.R. CRONACA SondrioMondialità IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 P A G I N A 33 SONDRIO IL RESOCONTO DEL VIAGGIO COMPIUTO DA UNA PICCOLA DELEGAZIONE NEL CUORE DELL’AFRICA Un po’ di Valtellina in Burundi... D ensi e proficui gli incontri che hanno caratterizzato e riempito le giornate trascorse nel cuore dell’Africa, in Burundi, dalla delegazione, prevalentemente valtellinese, rientrata a Linate sabato 14 febbraio. La comitiva costituita da Fausto Gusmeroli, Flavio Murada, Elisabetta Paganoni, Stefano Bocchi, Giancarlo Spe-ziale e Fides Marzi Hatungimana ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissa per questo viaggio: incontrare e valutare il percorso formativo dei ragazzi sostenuti con borse di studio da parte dell’associazione Dukorere Hamwe che stanno seguendo i corsi presso il centro di formazione professionale dei Salesiani a Buterere nella capitale Bujumbura del Burundi, proporre laboratori sperimentali da formalizzare nelle successive spedizioni che verranno proposte a gruppi di volontari che si recheranno in Burundi, verificare lo stato di avanzamento dei lavori della casa di accoglienza a Mabayi per i volontari, professionisti, artigiani, tecnici che partiranno dall’Italia sia per andare ad affinare le competenze dei ragazzi che escono dalla scuola dei salesiani e sia per organizzare laboratori su vari temi che vanno dalla pasticceria alla cucina, all’organizzazione e gestione della casa, realizzazione di un orto, sia medici ed infermieri che affiancheranno l’operato dei professionisti locali in ambito sanitario e per tutti coloro che hanno delle competenze da trasmettere nei settori più svariati essendo il Burun-di una nazione in ripresa in tutti i settori di attività economica ed in crescita. Il terzo obiettivo del sopralluogo in Burundi era di avviare la collaborazione fra la Facoltà di Agraria di Milano con la Facoltà di Agraria di Bujumbura, l’intesa è avvenuta tra il professore Stefano Bocchi, docente di Agronomia dell’Istituto di Agronomia della Facoltà di Milano ed il rettore e preside della Facoltà di Agraria di Bujumbura. Sono stati intensi e proficui gli incontri avuti a tutti i livelli sia per lo scambio di idee sia per le proposte emerse da attuare, a partire dalla riflessione sull’efficacia ed efficienza della metodologia adottata per la formazione proposta ai ragazzi attualmente in corso seguiti dall’associazione Dukorere Hamwe, sia ai ragazzi usciti l’anno scorso. Da entrambi i gruppi è emersa l’importanza di potenziare le conoscenze possedute in materia in agra- NOTIZIE SUL BURUNDI DALLE AGENZIE INTERNAZIONALI ACCORDO TRA IL GOVERNO E I RIBELLI: LA PACE È PIÙ VICINA ria, essendo la loro attività primaria, che consente loro di garantirsi un approvvigionamento alimentare basilare per espletare qualsiasi attività, ciò in una nazione in cui l’attività economica principale è l’agricoltura che occupa più del 90% della forza lavoro e dove la temperatura media annua si aggira intorno ai 18-23 gradi centigradi tutto l’anno con una piovosità regolarmente distribuita in tutte le stagioni migliorare ciò per ampliare e migliorare le conoscenze già possedute, mentre l’apprendimento di un mestiere viene vista come la possibilità di diversificare il lavoro ed avere un reddito alternativo in un contesto dove il potere di acquisto della massa non consente ancora il consumo di beni e servizi con entità tale da permettere ad un artigiano di vivere, in campagna, solo ed esclusivamente del suo lavoro. Interessante l’intesa di collaborazione tra il rettore della Facoltà di Agraria , tra responsabili del Centro di ricerca di agricoltura più importante del Paese I.S.A.B.U. ed il professore Stefano Bocchi con cui procederanno alla stesura di progetti di collaborazione dando la priorità al tema la sicurezza alimentare e salvaguardia del patrimo- La notizia è di un paio di settimane fa. L’accordo firmato il 4 dicembre scorso a Bujumbura da rappresentanti del governo e esponenti della ribellione costituisce “una svolta” e un passo in avanti” per il processo di pace in Burundi. Lo ha affermato il mediatore sudafricano Charles Nqakula intervenendo ad una riunione in corso oggi al Consiglio di sicurezza dell’Onu. “L’intesa tra il governo e Forze nazionali di liberazione (Fnl) ha permesso di trattare le questioni in sospeso che minacciavano di far saltare gli accordi di pace” ha precisato il mediatore subito dopo la lettura dell’ultimo rapporto del Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon sulla situazione nel paese. Il documento, la cui stesura risale a prima degli accordi di Bujumbura, sottolinea la necessità di rinnovare di altri 12 mesi il mandato dell’Ufficio integrato delle Nazioni Unite in Burundi (Binub) e di “seguire da vicino” gli sviluppi sul fronte politico. Il paese infatti, “si trova sulla giusta via per risolvere i suo problemi” ha precisato il presidente della Commissione di consolidazione della pace (Ccp) e rappresentante permanente della Svezia, Anders Liden, sottolineando come “uno sviluppo positivo della crisi in Burundi possa riflettersi positivamente anche sulla crisi della regione dei Grandi Laghi”. MALNUTRIZIONE: IN BURUNDI UN BAMBINO SU DUE NON HA CIBO A SUFFICIENZA nio sementiero. Dopo aver parlato sia con il direttore della scuola professionale di Kamenge, Pierfranco Revrenna, gestito dall’associazione AD. SPES. di cui Ottavio Fra marin è presidente, e con i ragazzi della scuola sono stati proposti laboratori sperimentali di pasticceria e caseificazione che hanno riscosso un grande successo da parte dei 65 studenti che li hanno seguiti. Le esercitazioni sono state tenute dalla signora Elisabetta Paganoni e da Flavio Murada per mostrare che possono avere ulteriori sbocchi professionali qualora decidessero di specializzarsi nel settore. L’associazione Dukorere Hamwe-Lavoriamo insieme propone una serie di iniziative per promuovere i propri progetti: la camelia per l’ 8 marzo in occasione della festa della donna, una pesca di beneficenza prima di Pasqua. Nel pomeriggio dell’8 marzo verrà riproposto il “momento thé” per dare un resoconto del viaggio e proporre le diapositive del soggiorno in Burundi, e in tale occasione si raccoglieranno i nominative delle persone interessate a fare esperienza diretta in occasione dei prossimi viaggi. Chi fosse interessato può mettersi in contatto con: 347-8546950 Giancarlo Speziale; 3400049153 Fides Marzi, l’indirizzo mail è: spez [email protected]; info@ dukorere-hamwe.org; segreteria @dukorerehamwe.org. Un milione di bambini al di sotto dei cinque anni in Burundi soffre di malnutrizione cronica: lo ha denunciato Youssef Mahmoud, rappresentante dell’Onu nel paese, in un discorso in cui ha fatto appello per “un’azione urgente”, soprattutto nelle regioni più povere. Secondo il rappresentante Onu, il 46% dei bambini al di sotto dei cinque anni, quasi uno su due, “soffre di una malnutrizione le cui cause sono da imputare alla carestia e alla siccità”. Nel corso delle celebrazioni per l’apertura dell’anno agricolo 20082009, svoltesi a Bugabira, nella provincia di Kirundo, il governatore locale Juvenal Muvunyi ha sottolineato che “bisogna fare fronte comune per il diritto all’alimentazione, la lotta ai cambiamenti climatici e alla povertà”, che costituiscono “le pietre angolari del sottosviluppo del paese”. Proprio per fare fronte all’emergenza malnutrizione, diverse organizzazioni non governative e il Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp) hanno avviato un progetto di distribuzione del cibo nelle scuole elementari di sei province su 17. Per attenuare gli effetti dell’aumento indiscriminato dei prezzi dei carburanti e dei beni di prima necessità, in conseguenza della crisi alimentare che ha investito con violenza i paesi dell’Africa sub-sahariana, il governo ha sospeso la riscossione dei dazi sull’importazione di 13 prodotti di base. P A G I N A 34 CRONACA SondrioCultura IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 SONDRIO LA CONFERENZA DI DON ANDREA STRAFFI PRESSO L’ORATORIO DEL SACRO CUORE Come l’arte parla di san Paolo P er il ciclo di incontri, che si tengono presso l’oratorio del Sacro Cuore per l’Anno Paolino, recentemente è stato invitato a Sondrio don Andrea Straffi, responsabile dell’inventario presso l’Ufficio d’Arte Sacra della Diocesi di Como, per una conversazione su La figura di san Paolo nell’arte. Di necessità, nel breve spazio a disposizione non si potranno che indicare per sommi capi gli elementi che nei secoli pittori, scultori, mosaicisti hanno saputo illuminare con la loro arte. All’inizio di questo straordinario viaggio di conoscenza dell’apostolo delle genti il relatore ha posto il volto della lastra tombale di Asellus (inizio IV sec.), conservata a Roma ai Musei Vaticani. «San Paolo è raffigurato accanto a san Pietro e tra loro il monogramma di Cristo, a indicare da chi traggono la loro autorità e di chi sono stati testimoni. Tutti e due possiedono tratti somatici già ben definiti: Paolo ha la fronte alta e spaziosa, la barba a punta; i lineamenti di Pietro sono più tozzi, i capelli mossi e la barba ispida; in entrambi la pupilla è ben segnata e fissa il fedele che si sofferma davanti all’immagine. Un testo apocrifo del II secolo, gli Atti di Paolo e Tecla, ci dà questa descrizione fisica di Paolo: “Uomo di bassa statura, la testa calva, le gambe arcuate, il corpo vigoroso, le sopracciglia congiunte, il naso alquanto sporgente”, caratteri che in parte saranno ripresi nella successiva iconografia cristiana». Con un salto di secoli ci portiamo all’abbazia cistercense di Morimondo a pochi chilometri da Milano. Nel XII sec. era sede di un importante scriptorium, dove i monaci avevano miniato numerosi codici molto belli. La soppressione napoleonica disperse questo patrimonio, il cui corpus più cospicuo oggi si trova presso la biblioteca del Seminario di Como. «Qui, ad aprire la Lettera ai Romani troviamo uno stupendo san Paolo miniato nei pochi centimetri della “P” di Paulus, che regge il cartiglio con la singolare riproposizione con cui invita i cri- stiani ad imitarlo, in quanto imitatore di Cristo. Infatti, si legge la scritta “Estote imitatores mei che si completa “sicut et ego Christi”, cioè: “Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo” (Corinzi I, 11-1). L’apostolo è raffigurato nei tratti codificati dall’arte: viso allungato, barba a punta, fronte alta, sguardo intenso». Rimanendo in provincia di Como, sull’alto lago a Garzeno nella chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo una vetrata del terzo decennio del sec. XVI, attribuita al cosiddetto Maestro di Poschiavo (maestro vetraio che, collegato alla bottega di Domenico Cazzanore da Blevio, lavorò anche in Valtellina; il nome gli deriva dagli antelli conservati al Museo di Zurigo e provenienti dalla chiesa di S. Vittore a Poschiavo), raffigura san Paolo nei trat- ti somatici tradizionali, ma con due simboli in più: la spada e il libro (o il rotolo in altre raffigurazioni). «Il libro richiama la potenza delle sue lettere e del suo pensiero, l’importanza della Parola di Dio in san Paolo. La spada riveste molteplici significati, tra cui prevalente, perché più immediata, è la memoria del martirio. Infatti, Paolo quale cittadino romano fu decapitato, pena meno crudele rispetto alla crocifissione, riservata agli schiavi. Lo stesso Paolo, soprattutto nella Lettera ai Romani, aveva adombrato questo martirio, scrivendo: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo: forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?”. Un altro significato è ripreso dalle sue lettere: la spada della parola. E, certamente, la lingua tagliente di Paolo non risparmia- va nessuno, neppure gli amici. Ma la spada è anche la forza stessa della Parola di Dio, come Paolo stesso dice nella lettera agli Efesini: “Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con essa potete respingere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello spirito, cioè la parola di Dio”». Un tema che ha visto cimentarsi i più grandi artisti di ogni epoca è quello della conversione di san Paolo. Tra i capolavori dell’ultimo Michelangelo ci sono i due grandi affreschi della Cappella Paolina, il Martirio di S. Pietro e la Conversione di San Paolo (1542-1550), che l’artista realizza su commissione di papa Paolo III Farnese diversi anni dopo quelli della Cappella Sistina. «Nella scena affollata di personaggi, in cielo un volo di angeli attornia la figura di Cristo, che sembra letteralmente fulminare Paolo con un getto di luce, quasi un lampo, gettandolo a terra e accecandolo così da fargli chiudere gli occhi. Interessante la rappresentazione del volto di Paolo, non giovane come era in realtà, ma anziano con la barba bianca, lunga e bipartita. È l’autoritratto di Michelangelo (uno dei tanti in forma di Paolo, come più tardi anche Velasquez e Rembrandt), che ripropone il tema della grazia nei suoi scritti e nelle sue rime, carichi di forte tensione religiosa e di profondissima spiritualità cristiana. Altro tema ricorrente nell’arte è il martirio di san Paolo e, tra le diverse opere illustrate che lo rappresentano, ne scegliamo una sul nostro territorio, a Morbegno nell’ex-parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo. In questa chiesa, dalle origini relativamente antiche (fu consacrata nel 1341), un ciclo di affreschi, eseguiti dal pittore comasco Pietro Bianchi detto il Bustino negli anni 171213, decora l’intera volta e la parte superiore delle pareti. «L’artista riprende la tradizione apocrifa secondo cui Pietro e Paolo sarebbero stati uccisi lo stesso giorno e addirittura si sarebbero incontrati per un attimo, mentre venivano condotti nei rispettivi luoghi del martirio. Qui, nel primo riquadro affrescato accanto al portale, viene proposta la crocifissione di Pietro a testa in giù, mentre Paolo sta per essere decapitato». La rappresentazione è fortemente scenografica e teatrale, come nel gusto settecentesco: dall’alto, in un cielo inondato di luce, gli angeli accorrono a portare la corona di gloria e la palma del martirio. I volti dei carnefici di Pietro, gli unici visibili, hanno lineamenti diabolici, tranne colui che alza lo sguardo e, che, abbracciandola, regge l’estremità della croce: appare ricolmo di stupore, la bocca aperta, di fronte al cielo che si apre davanti ai suoi occhi. Altri temi trattati dall’arte sono il rapporto di Paolo con Pietro, fondamentale nella vita di Paolo e sua preoccupazione costante; Paolo apostolo delle genti, degli ebrei e dei gentili (talvolta, Paolo è così apostolo da prendere il posto di uno dei dodici); l’uomo Paolo, di cui gli artisti hanno cercato di penetrare l’esperienza umana e la psicologia; infine, Paolo testimone. Tutti questi temi saranno ripresi e sviluppati nella mostra Sulla via di Damasco, che sarà allestita a Como nella chiesa di S. Giacomo dall’11 al 24 marzo e successivamente a Sondrio presso la sala Ligari della Provincia dal 4 al 21 aprile. PIERANGELO MELGARA IL MUSEO VALTELLINESE DI STORIA E ARTE Proseguono, a Sondrio, le “miniconferenze del Vittoria”. Prossimo appuntamento venerdì 27 febbraio, alle ore 18.00, sul tema: “Il nostro passato nel Museo Valtellinese di Storia ed Arte”. Interviene la direttrice del Museo, Angela Dell’Oca. La Dell’Oca, nata a Sondrio, sposata, quattro figli, si laurea con lode in Lettere Moderne all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 1982. Aveva già conseguito il diploma di operatore culturale per Biblioteche e Musei della Regione Lombardia (1977). Successivamente ottiene il Perfezionamento in Museografia e Museologia (1984-85) presso la Facoltà di Architettura – Dipartimento di Scienze del territorio – Politecnico di Milano. Dirige dall’agosto 1984 il Museo valtellinese di storia e arte di Sondrio. Dal 2006 è membro del Comitato Regionale dei Musei. Ha pubblicato numerosi contributi sulla storia artistica della provincia di Sondrio, collaborando a molteplici iniziative espositive, editoriali e di ricerca(la scultura lignea in Valtellina e Valchiavenna,Tesori di arte sacra e i Ligari). Per chi intende seguire in diretta da lontano la miniconferenza ci si può collegare via internet con il sito www.gazzettadisondrio.it/vittoria. ANTICHE TECNICHE DI STAMPA FOTOGRAFICA Il FAI, delegazione di Sondrio, promuove una mostra “Antiche tecniche di stampa fotografica”, che sarà inaugurata sabato 28 febbraio, alle ore 17,30, presso la Sala Ligari del Palazzo della Provincia. La mostra rimarrà aperta da lunedì 2 marzo a mercoledì 25 marzo, tutti i giorni, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00. CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 P A G I N A 35 INTERVISTA AL DOTTOR CUCCHI DOPO L’INCONTRO REGIONALE SULLE PATOLOGIE DEL CUORE Prospettive per la cardiologia I n queste settimane la Commissione per la definizione delle strategie territoriali ed ospedaliere per l’approccio alla patologia miocardica ischemica acuta promossa dalla Regione Lombardia ha emanato il protocollo concordato per la trombolisi extraospedaliera. Il responsabile dell’area di coordinamento per l’emergenza ed urgenza è il dottor Mario Landriscina, direttore del 118 di Como, mentre ha coordinato i lavori della commissione il dottor Roberto Canziani, direttore della Cardiologia e Utic dell’ospedale di Gallarate. Per la provincia di Sondrio ha partecipato il cardiologo Gianfranco Cucchi, responsabile dell’Unità di terapia intensiva cardiologica(Utic) dell’ospedale di Sondrio . Al medico abbiamo rivolto alcune domande. Quali sono i componenti e gli scopi della commissione? «La commissione è composta dai responsabili delle cardiologie, delle Utic e del 118 delle province di Varese, Como, Lecco, Sondrio e dell’Azienda ospedaliera di Legnano. Alcuni sono anche emodi-namisti come il direttore del Dipartimento per le malattie cardiovascolari dell’ospedale di Legnano dottor Stefano De Servi, già presidente dell’associazione italiana di emodinamica. Il gruppo di lavoro si è incontrato ogni 3 mesi per definire e concordare le migliori strategie per la terapia dell’infarto miocardico acuto. E’ stato un lavoro molto proficuo che ha messo a confronto cardiologi clinici, emodinamisti e responsabili del 118. Il protocollo concordato per la trombo-lisi è stato reso pubblico nel dicembre 2008 con un manifesto». Ci può spiegare in cosa consiste questo protocollo e quali benefici ne possono trarre i pazienti? «Occorre una piccola premessa. Oggi la pratica della buona medicina si basa sulle evidenze che emergono dagli studi clinici controllati svolti a livello nazionale ed internazionale e che producono delle linee guida da parte delle società scientifiche. Ad esempio l’efficacia della trombolisi è stata scoperta dalla ricerca cardiovascolare italiana con gli studi Gissi di cui sono stato responsabile a livello locale. In particolare il protocollo riguarda la terapia dell’infarto miocardico acuto provocato dall’ostruzione completa di un’arteria coronarica da parte di un trombo, che si evidenzia con delle alterazioni elettrocardiografiche tipiche (Stemi). Questi pazienti costituiscono circa il 40% di coloro che sono colpiti il 118 o si presentino nel pronto soccorso più vicino perché un intervento precoce riduce la mortalità e migliora la prognosi. Da qui lo slogan che il “tempo salva il muscolo cardiaco”». da infarto miocardico acuto. In questi malati (Stemi) l’obiettivo principale della terapia è la dissoluzione del trombo il più precocemente possibile, perché ricanalizzando l’arteria si ripristina il flusso di sangue con la riduzione dell’area infartuale e con una minore mortalità. Le linee guida americane ed europee per la terapia di questo tipo di infarto (Stemi) già da alcuni anni prevedono due possibilità terapeutiche: la trombolisi, che “scioglie” il trombo e l’angioplastica primaria che frantuma il coagulo mec- PROVINCIA INTERVENTI FINANZIATI DA PALAZZO MUZIO Cantieri per la viabilità n anno esatto per terminare la prima fase dei lavori di riqualificazione dell’area interessata dalla frana del monte Coppetto, in linea con il cronoprogramma a suo tempo definito. L’intervento in Val Pola, 27 milioni di euro a base d’asta, che costerà alla Provincia poco più di 12 grazie al cospicuo ribasso dell’impresa vincitrice dell’appalto, prosegue a pieno ritmo nel rispetto di quanto previsto dal capitolato e in piena sicurezza, anche perché, come prescritto, i cosiddetti ‘oneri per la sicurezza’ non sono oggetto di ribasso. Sono attualmente una trentina gli operai al lavoro, impegnati in opere di movimento terra, ma nei prossimi mesi diventeranno 50, offrendo uno sbocco occupazionale importante in una fase di crisi qual è quella che stiamo attraversando. “Al di là dell’utilità pubblica di un’opera fondamentale per la sicurezza dell’Alta Valle – sottolinea l’assessore ai Lavori Pubblici Massimo Sertori – vorrei sottolineare le ricadute sul mercato dell’edilizia che alla ripresa primaverile paleserà tutte le sue difficoltà. I lavori pubblici generano lavoro e U hanno ricadute positive sull’indotto sopperendo alla sofferenza del mercato immobiliare, per questo, come Provincia, consapevoli dei problemi delle nostre imprese stiamo accelerando la cantierizzazione delle opere già finanziate”. Il progetto per la riqualificazione della Val Pola, che verrà ultimato entro tre anni, prevede il recupero, la bonifica e la ricomposizione fondiaria dell’intera area. Attualmente l’impresa sta scavando per realizzare delle arginature analoghe a quelle già presenti a nord, il materiale recuperato viene trasportato a monte, nella zona del lago, per ripristinare le condizioni esistenti prima del 1987. Oggi l’acqua arriva nel lago per poi scomparire nel bypass; a lavoro terminato scorrerà in superficie, tra le due arginature. Il bypass funzionerà solo in caso di piena. Contemporaneamente, in collaborazione con il Comune di Valdisotto, la Provincia sta lavorando alla ricomposizione fondiaria per fare in modo che i piccoli appezzamenti di proprietà regionale, comunale o dei privati vengano riuniti e restituiti all’agricoltura. «Questo è un aspetto particolarmente qualificante – sottolinea l’assessore Sertori – poiché consente di recuperare l’area sia dal punto di vista ambientale e paesaggistico che agricolo. Le piantumazioni e le sistemazioni restuiranno all’Alta Valtellina un’ampia zona verde che sarà solcata da una pista ciclabile e pedonale che la renderà fruibile a residenti e turisti». In vista di una nuova fase dei lavori, prevista per il mese di marzo, il prefetto Chiara Marolla ha riunito il Comitato per la Sicurezza durante il quale l’assessore Sertori ha illustrato la necessità di una modifica dell’assetto viabilistico della zona. La questione è stata preliminarmente analizzata e verrà approfondita in successivi incontri. Altro cantiere che si aprirà con la primavera quello per la nuova rotonda di Gordona, in Valchiavenna. Sarà realizzata sulla provinciale Trivulzia, all’altezza dell’area industriale e sarà utile soprattutto per i mezzi pesanti. Un intervento da 200mila euro indispensabile per mettere in sicurezza una strada troppo spesso teatro di incidenti molto gravi. canicamente con un catetere. Il protocollo ha definito quando è necessario eseguire le trombolisi». Quindi quando la trombolisi è più conveniente rispetto all’angioplastica primaria? «Nella prima dall’esordio dei sintomi dell’infarto miocardico acuto, di cui ricordo il sintomo più tipico è il dolore toracico anteriore intenso, se entro 60 minuti non si riesce a disostruire il trombo con l’angioplastica, oppure nelle prime 2 e 3 ore quando il tempo è stimato in 90 minuti. È impor- tante stabilire il tipo di infarto che si può facilmente diagnosticare con un elettrocardiogramma inviato celermente all’Utic di riferimento. Quando la trombolisi è praticata nella prima ora l’infarto può addiritura abortire in alcune casistiche sino nel 50% dei casi. La trombolisi può essere eseguita anche a domicilio da parte dell’equipe del 118, come ad esempio nelle province di Varese e di Monza ecc..., o nei Pronto Soccorso. Quindi è importante sensibilizzare i cittadini che nel più breve tempo possibile chiamino Nella nostra provincia come può essere applicato il protocollo? «Prima di tutto occorre affermare che questa iniziativa è stata promossa dalla Regione Lombardia che ha il merito di avere stimolato gli operatori sanitari ad affrontare questa problematica. Per questa ragione il protocollo è applicabile su tutto il territorio regionale. La provincia di Sondrio, con bassa densità di popolazione e lontananza dal laboratorio di emodinamica , ha le caratteristiche ideali per applicare la strategia riperfusiva con la trombolisi a partire dagli ospedali zonali e dal pronto intervento di Livigno. È poi auspicabile che sull’esempio di altre province lombarde si possa attuare la trombolisi a domicilio per guadagnare minuti preziosi per la salvaguardia del muscolo cardiaco che può significare minore mortalità e migliore prognosi negli ammalati colpiti da infarto miocardico acuto». Chi volesse leggere il protocollo completo lo può trovare sul sito www.118 G.C. varese.org. L’AUSER DI SONDRIO È ON LINE L’Auser di Sondrio ha finalmente un suo sito internet: www.auser.lombardia.it/ sondrio/. Tutto l’aiuto e le informazioni, con un “Clic”. Sul sito si possono trovare la storia e i valori di Auser, le attività, il Filo d’Argento, sedi e contatti, il servizio civile, come diventare volontari... e molto altro ancora. Da visitare. Nata nel 1989 su iniziativa del Sindacato pensionati italiani Spi-Cgil, si è rivelata una felice intuizione ed una grande sfida sia per realizzare il diritto degli anziani a rimanere protagonisti nella vita sociale ed economica del Paese sia per valorizzare l’esperienza, le capacità ed i saperi dei cittadini anziani. A Sondrio l’Auser è di recente costituzione ed ha bisogno di energie nuove per operare al meglio. Se sei interessato ed hai del tempo libero da dedicare all’attività di volontariato, comunicaci la tua disponibilità. Se vuoi comunque sostenere le attività di volontariato chiedi l’iscrizione all’Auser presso la lega Spi di appartenenza. A Sondrio l’AUSER si è costituita nel 1996, inizialmente nelle zone di Sondrio e Chiavenna. Attualmente è presente con le proprie Associazioni Locali Affiliate (ALA) nelle 5 comunità montane (Chiavenna, Morbegno, Tirano, Bormio, Sondrio). Associa oltre 400 persone e svolge l’attività a favore degli anziani soprattutto nel settore del trasporto. Inoltre si occupa di educazione permanente con “Scuola Aperta” a Chiavenna e Morbegno. TECNICHE E LINGUAGGI DEL TEATRO PER IL SOCIALE CSV L.A.Vo.P.S. e Fondazione Gruppo Credito Valtellinese promuovono il corso di formazione di base per insegnanti, volontari e operatori sociali “Tecniche e linguaggi teatrali per il sociale”. Il percorso si articola in otto incontri in calendario dal 4 marzo al 29 aprile dalle ore 17.00 alle 19.30 presso il Policampus di Sondrio, in via Tonale. L’iniziativa intende fornire le conoscenze di base e gli strumenti necessari a conoscere le potenzialità del linguaggio teatrale dal punto di vista pedagogico, così da poterli utilizzare sia in contesti educativi, quali quelli scolastici, sia in contesti sociali e di volontariato. Il corso è tenuto dalla docente Mira Andriolo, attrice, regista e pedagogista del teatro. Maggiori informazioni e la scheda di iscrizione possono essere richiesti al L.A.Vo.P.S. allo 0342 -200058 o alla Fondazione Creval allo 0342-522156. L’iniziativa si inserisce all’interno del più ampio progetto “Teatro Incontro” proposto da L.A.Vo.P.S. e Fondazione Creval con l’intento di promuovere la cittadinanza attiva tramite relazioni corrette e solidali. Infine, dopo l’ultimo nulla osta da parte dell’Anas, c’è attesa per il cantiere che porterà alla realizzazione del primo stralcio, primo lotto della nuova Statale 38. Ma c’è un gruppo di cittadini di Sant’Agata e delle frazioni fluviali di Piantedo, proprio all’im- bocco della Valtellina, che scrive al Prefetto di Sondrio e raccoglie firme per fermare i lavori o almeno per modificare il progetto. «Il terrapieno che sarà costruito dal Trivio di Fuentes fino a Delebio – scrivono i numerosi cittadini – mette il nostro territorio nella golena artificiale dell’Adda, con tutto quello che ne consegue in caso di allagamenti, piene e straripamenti del fiume». Una vicenda che certamente non mancherà di animare il dibattito politico-amministrativo nei prossimi giorni. CRONACA P A G I N A 36 AltaValle IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 LIVIGNO SUCCESSO PER LE RAPPRESENTAZIONI DEL GRUPPO TEATRALE CHE UNISCE PASSIONE E SOLIDARIETÀ Carcent a sostegno delle missioni S ono stati più di mille gli spettatori che hanno assistito a “Un matrimonio perfetto”, la commedia brillante di Robin Hawdon messa in scena dal gruppo teatrale livignasco “Carcent” nei giorni 11,12,14 e 15 febbraio presso il Cinelux di Livigno. Uno spettacolo brillante che ha divertito i numerosi spettatori, non solo livignaschi, e che è stato la cornice ideale per festeggiare i 18 anni di attività del gruppo. Sono trascorsi, infatti, 18 anni da quel 27 febbraio 1992 quando per la prima volta il gruppo si esibì con la commedia brillante di Franco Roberto “Quel simpatico zio parroco”. Da allora, anno dopo anno, spettacolo dopo spettacolo, il gruppo non si è più fermato e, seppure con inevitabili avvicendamenti, ha realizzato 18 spettacoli diversi, uno all’anno, che hanno sempre richiamato molta gente. Oltre alle commedie teatrali i Carcent, a partire dal 1994, hanno realizzato, in collaborazione con la Cooperativa di Consumo di Livigno, il Tequìn, un calendario TURISMO IN POSITIVO PER LIVIGNO Nonostante la crisi economica, per Livigno, dal punto di vista turistico, il 2008 è stato un anno da favola e le abbondanti precipitazioni nevose fanno ben sperare per la stagione invernale 2009. Nel 2008 sono cresciuti sia le presenze, con un più 12%, sia gli arrivi, più 7%. Dalle analisi risulta che la permanenza media dei turisti ha superato i cinque giorni; a farla da padrone gli stranieri, specie dall’est europa. In calo gli italiana, quasi meno 4%, mentre il mercato straniero si è rafforzato con un incremento di quasi il 27% che si traduce in un aumento da 509mila a 646mila presenze. Nel complesso sono stati circa il 43% gli italiani che hanno pernottato nella località valtellinese; il 57% degli stranieri. Picchi di impennate si registrano da parte dei polacchi (+116%) che rende la Polonia il primo mercato estero del 2008 (da 52.845 a 114.268), con circa il 18% sul totale degli stranieri. Seguono Germania (17,45%) e Belgio (9,38%). COMUNE DI BORMIO CONTRO GLI SPRECHI In epoca di decreti anti-fannulloni e di ristrettezze economiche per gli Enti Locali, non passa inosservata una nota diffusa in questi giorni dal Comune di Bormio. Registrando il «frequente protrarsi oltre le ore 24 delle sedute di consiglio comunale - si legge nel comunicato - ci vediamo costretti ad anticipare alle ore 18 l’orario di inizio delle sedute, qualora l’ordine del giorno preveda più di quattro punti, escluse le comunicazioni del Sindaco e qualora tra gli argomenti all’ordine del giorno non vi siano temi come bilancio di previsione e conto consuntivo». Perché anticipare l’orario di inizio del Consiglio comunale? Perché nel caso in cui si finisca oltre la mezzanotte «ciò determina - spiegano dal comune bormino - per alcuni consiglieri, la facoltà di astenersi dal lavoro il giorno successivo, e il diritto, da parte del datore di lavoro, di richiedere al Comune il rimborso delle giornate di assenza del proprio dipendente». Per evitare spese e perdita di giornate di lavoro, dunque, giro di vite sulla durata delle sedute. «Ci rammarichiamo molto per l’eventuale disagio arrecato ai cittadini che desiderano partecipare alle sedute - conclude la nota -, ma riteniamo che qualsiasi spesa evitabile per le casse del Comune, possa giustificare questa decisione». Firmato, comune di Bormio. scritto in livignasco con proverbi e modi di dire tipici di Livigno e ricco di fotografie d’epoca. Per il 2009 il Tequìn, dal titolo “C’al séa sc’frìgol o menèsc’tra, sa l’é sul tàul l’é sèmpri fèsc’ta” (Che si tratti di un tipo di polenta oppure di minestra, se sulla tavola c’è qualcosa da mangiare è sempre festa!) ha cercato di rappresentare quelle attività semplici e serene che bastano (o bastavano) per essere felici: farsi trainare su una piccola slitta; partecipare ad uno spettacolo teatrale; giocare con le palle di neve; scherzare con amici e parenti su un bel prato; improvvisare un concerto di fisarmonica; partecipare ad una gita in montagna; sfidarsi ad una partita di calcio; inventarsi un improbabile sciopero; tornare a casa con un trofeo di caccia; pascolare il gregge; fare un pò di baldoria in una “nozza”; brindare con i coscritti. Le due attività, il calendario e il teatro, permettono al gruppo di finanziare varie attività di beneficenza: dall’estate 1996 i Carcent hanno attivato varie adozioni a distanza, prima in collaborazione con Terre des Hommes Italia e poi con le Suore Poverelle di Bergamo. Dal 2001 hanno assunto più volte un Progetto Gemma, l’attività del Movimento per la vita che permette di stare vicini, economicamente, a mamme che, per svariate ragioni, avevano pensato ad abortire e poi ci hanno ripensato. Dal 2001 tutti i soldi in attesa di destinazione sono depositati in un conto corrente aperto presso la Banca Popolare Etica di Padova. Nel 2008, inoltre, sono stati finanziati due progetti in collaborazione con il Centro Missionario Diocesano: uno, con durata di 5 anni, a favore della Missione diocesana di Mokolo (nord Cameroun) dove opera don Giusto per il sostegno delle attività di educazione e della formazione dei ragazzi e dei giovani. L’altro è un progetto finanziato dal Centro Missionario di Como a Camiri in Bolivia. Al gruppo sono giunti i ringraziamenti dei responsabili dei due progetti: don Giusto scrive: “Carissimi, ci ha fatto molto piacere avere vostre notizie e quelle di Livigno. Scriviamo agli amici dei “Carcent” ed agli amici del “Torneo dei Tifosi”: gli uni e gli altri, insieme ai parrocchiani di Livigno, sostenete il nostro lavoro con l’informazione e la solidarietà. (…) L’abbinamento sport – teatro - apertura universale - solidarietà è un buon abbinamento che da frutti nel tempo, ogni attività trasmette un messaggio e aiuta a riflettere, tutto questo è pedagogico. Come ben sapete il grosso lavoro nelle nostre parrocchie è costituito dall’educazione soprattutto delle nuove generazioni ed i giovani costituiscono più della metà della popolazione globale. (…) Questi alcuni servizi formativi proposti dalla parrocchia di MokoloMboua: l’aumônerie, centro per studenti, fondamental- mente viene in aiuto ai giovani con quello che in Italia è il servizio di una biblioteca ed aiuta all’approfondimento ed alla ricerca individuale e in gruppo. Il Centro di Formazione pratica per i Giovani è indirizzato a giovani con un basso o nullo livello scolastico e vuole aiutarli ad avere una formazione umana globale. Nel corso di due anni chi si impegna può imparare un piccolo mestiere (falegnameria, cucito) che lo aiuti a vivere meglio. (…) Grazie perché attraverso il vostro aiuto queste attività continuano a vivere e contribuiscono a creare una mentalità nuova. Saluti cari e buon lavoro a tutti voi. Il responsabile delle missioni dei francescani toscani di Camiri fra Guido Fineschi scrive: “Sono felicissimo di ricevere la vostra mail e di conoscere quello che fate! Complimenti! È un bel segno che mette speranza! Sarebbe bello far conoscere il vostro gruppo anche ad altri per far vedere come si può essere solidali anche divertendosi. (…) Camiri si trova nel sud-est della Bolivia, circa 4 ore a sud di Santa Cruz. Il sostegno della diocesi di Como è stato approvato per il sostegno ai catechisti indigeni e le suore che operano nel vicariato, con le molte cose che fanno. C’è un centro dove possono essere ospitati un centinaio di giovani. Lì le suore accolgono nella loro mensa anche i bambini poveri della zona nel doposcuola per farli mangiare e seguirli nello studio. È una realtà molto bella che potrete conoscere attraverso il sito www.missionitau.it ma anche andandoci direttamente(…) Un augurio a tutti voi e buon anno!” Qualche peccatuccio, tuttavia, ce l’hanno anche i Carcent: il loro sito www.carcent.it è sempre un po’ troppo casereccio e in perenne fase di aggiornamento. QUINTO BORMOLINI TIRANO SI TRATTA DI INTERVENTI PREVISTI DA TEMPO CHE MIGLIORERANNO ASPETTO E ILLUMINAZIONE Lavori in corso nella parrocchiale di San Martino « tiamo solo eseguendo lavori già progettati da tempo, sia da don Tullio Viviani e sia da don battista Galli - spiega don Remo Orsini, attuale parroco di S. Martino in Tirano e continua -, un restauro di cui si avvertiva la necessità già da tempo, per cui i progetti per la realizzazione erano già stati realizzati. Il tutto partirà in marzo; l’attesa è stata necessaria per dare il tempo alla parrocchia, che finanzierà i lavori, di raccogliere l’importo necessario, grazie a donazioni e vendita di alcune proprietà della parrocchia». La cifra prevista ad oggi è di 170mila euro. «Al momento non abbiamo pensato di chiedere alcuna sovvenzione, e, se si ren- S derà necessario, si potrà chiedere per le fasi successive. In questo primo lotto di lavori - continua il parroco - è prevista la ripulitura di tutta la chiesa e il rifacimento dell’impianto di illuminazione». Alcune prove in merito sono state già effettuate su alcune parti di affreschi e muri con ottimi risultati. «Sarà la ditta Garoli di Morbegno ad eseguire il restauro», una ditta che ha già avuto modo di lavorare sia in Santuario, per rimanere nel comune di Tirano, ma che è anche intervenuta in altre chiese della zona. «Il lavoro verrà suddiviso in più tranches, forse tre, per non rendere inaccessibile la chiesa per un troppo lungo periodo di tempo. In questa prima fase ci si occuperà della navata centrale e del presbiterio; dai saggi fatti si può dire che verrà un buon lavoro. Andranno tolte le coperture dei precedenti restauri per ridonare alla chiesa luce e le forme originarie». Le migliorie sull’impianto elettrico porteranno invece ad avere una luce più diffusa e un impianto audio rinnovato. «In effetti la chiesa soffriva di una penombra un po’ troppo diffusa: al termine dei lavori avrà tutt’altro aspetto». La differenza tra prima e dopo balzerà all’occhio immediatamente anche solo guardando le colonne che «risplenderanno del loro originale colore rosa marmoreo». In totale sarà necessario attendere un anno di tempo: «verso Natale, salvo imprevisti, dovrebbe essere tutto concluso». R.W.N. TIRANO: RESTAURI PER LA SANTELLA DI PORTA MILANESE «Una santella importante anche per la posizione; sulla porta d’entrata della città, quindi la prima cosa che il viaggiatore incontrava nell’accesso alla Tirano antica». Il restauro è stato possibile grazie all’intervento del Kiwanis club che ha stanziato una cifra consistente e si è fatto promotore per raccogliere i fondi necessari. La struttura, del XVIII secolo è vistosamente deteriorata per l’umidità e per l’antichità della stessa. «Sarebbe un peccato che un angolo così caratteristico vada perso. La struttura potrebbe essere anche più antica, come ha ipotizzato il professor Gianluigi Garbellini». La tesi del professore parte dalla sua ubicazione. «Per la posizione in cui è la santella - questo il pensiero di Garbellini riportato dal don Remo - potrebbe essere o la sostituzione di un qualcosa esistente in precedenza. La ditta Baruta di Castionetto, a cui sono stati assegnati i lavori, ha già fatto i rilievi e ha progettato l’intervento. Come doveroso, ha aggiunto don Remo Orsini «la gente del rione - molto attaccata alla tradizione - è stata coinvolta nel progetto con adeguate spiegazioni». L’inizio dei lavori è previsto per aprile o maggio al più tardi e consisteranno «in un restauro effettivo della struttura muraria e pulitura del dipinto per rimuovere la patina di smog e polvere ma è soprattutto l’umidità la causa più importante del problema. Contemporaneamente alla santella di porta milanese - aggiunge don Remo - si sta pensando di restaurare anche il Crocefisso che un tempo era in san Martino sopra l’altare e che adesso è posto nel cimitero. Si tratta di un Crocefisso molto imponente e che ha bisogno anch’esso di una sistemazione per la quale sono già arrivate alcune offerte. Al momento stiamo raccogliendo alcuni preventivi da valutare per assegnare i lavori, di sicuro non sarà un lavoro lungo». R.W.N. P A G I N A 37 SPOR T SPORT IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 VITTORIA AL 92° Il Como resta agganciato al treno di testa H a dovuto attendere il 92° giro il cronometro domenica allo stadio Sinigaglia. Tanti sono, infatti, stati i minuti che i tifosi hanno dovuto aspettare per gioire della ritrovata vittoria degli azzurri, reduci da due sconfitte esterne consecutive che hanno pregiudicato il cammino seguito dal Como finora e costate la panchina a Corrado Cotta (ma non era stato definito “il tecnico del futuro” poco meno di due mesi fa, giusto durante il periodo relativo alla sosta natalizia?). Un successo i cui meriti (ben pochi, oltre ovviamente ai tre punti in classifica) vanno al nuovo allenatore azzurro, Stefano Di Chiara, che, da giocatore insieme al fratello Alberto, ha scritto le prime pagine dei successi sportivi del Lecce e che ha giocato qui al Sinigaglia in serie A nella bellissima stagione lariana 1985/86 (per la cronaca quella partita finì 2-0 per il Como). La rete decisiva, probabilmente un autogol, è merito di Kalambay che ha scagliato un pallone in mezzo all’area e che ha infranto i sogni di un altro ex allenatore del Como, Ninni Corda, di uscire imbattuto con il suo Alghero dal Sinigaglia. Invece alla fine è stato 1-0 per il Como e la compagine giallorossa sarda rimane ultima in classifica. Gli azzurri, invece, con i tre punti di domenica si portano al VI posto in classifica a quota 38 punti. Ad una sola lunghezza c’è infatti un assembramento di quattro squadre: Alessandria, Olbia, Sambonifacese e Rodengo Saiano. In vetta alla graduatoria del girone A resta il Varese che, dopo aver battuto il Como, è uscito indenne anche dalla insidiosa trasferta di Alessandria. Certo, se la dea bendata non avesse dato una mano al Como a quest’ora anche i sogni dei play-off resterebbero una chimera. Solo con i tre punti gli azzurri restano attaccati al treno delle migliori squadre del girone. Tre punti arrivati ma non del tutto meritati, anzi. Il Como, infatti, ha giocato male e va segnalato che all’Alghero è stato annullato un gol per fuorigioco ad un quarto d’ora dalla fine. IL CONI PROPONE UN CORSO PER DIRIGENTI SPORTIVI Il Comitato Provinciale Coni di Como ha organizzato un corso di formazione per dirigenti sportivi, 1° livello. A Como nei giorni 16, 23 e 30 marzo; a Menaggio nei giorni 20 e 27 aprile. I corsi per dirigenti sportivi rispondono alla domanda di informazione, formazione e aggiornamento di coloro che operano nel ruolo di dirigenti nell’ambito sportivo. Il dirigente sportivo non può essere solamente un appassionato di sport, ma deve essere una persona in grado di progettare iniziative, motivare atleti e tecnici, coordinare le persone che operano a vario titolo nella società. Il curricolo formativo del corso è mirato a soddisfare le richieste di base, per mettere in grado la persona che vuole intraprendere l’attività di dirigente sportivo di operare, in modo soddisfacente, nell’ambito delle sue competenze. Questo corso costituisce il primo passo verso la professionalizzazione dell’attività di dirigente sportivo. Il termine “professionalizzazione” non deve essere interpretato nel senso economico del termine, bensì come approccio al fare caratterizzato da una procedura di tipo tecnologico scientifico, rispetto a quella legata al buon senso e all’improvvisazione. L’obiettivo di questo corso è quello di dare al dirigente l’insieme di conoscenze di base necessarie a svolgere bene questo ruolo. Queste le tematiche affrontate: Area organizzativa - area fiscale L’organizzazione sportiva in Italia: C.O.N.I., Federazioni, Enti di promozione sportiva; rapporti con gli Enti Locali e la scuola; Aspetti fiscali legati alla gestione di un’associazione sportiva Area gestione delle risorse umane La comunicazione; il ruolo del dirigente e le principali competenze; rapporti con tecnici, atleti, genitori Area medico-sanitaria La tutela sanitaria nello sport; idoneità alla pratica sportiva; disciplina della lotta contro il doping - legge 14/12/2000 n°376; la normativa regionale Area giuridica Le responsabilità del presidente: aspetti civilistici e responsabilità connesse; profili civilistici della società sportiva: atto costitutivo, statuto e organi dell’associazione; articoli del codice civile facenti riferimento alle associazioni; responsabilità contrattuale ed extracontrattuale del dirigente sportivo Area marketing - area impiantistica Le strategie per acquisire sponsor; diritti e doveri dello sponsor; i rapporti tra un sodalizio e lo sponsor; immagine della società; rapporti con la stampa e altri mass media; il comunicato stampa; la comunicazione agli associati; Tipologie e caratteristiche degli impianti sportivi; le convenzioni con la Provincia e gli Enti Locali; le diverse tipologie di gestione La frequenza al corso è obbligatoria. Verrà rilasciato attestato di frequenza. L.CL. Csi Calcio: i risultati della settinana RAGAZZI A 7 A.S.D. S.M. S. Paolo U.S. Vertematese A.S.D. Or. Città Murata A.S.D. Or. Solbiate OPENA A 7 Categoria A - Girone A - A.S.D. Piano e Valli U.S. Prestino Riposa U.S. S. Maurizio Erba 4 6 2 3 2 6 - G.S.O. Perticato U.S. S. Maurizio Erba G.S. S. Giovanni Bosco Inter Club Valbrona 2 3 6 2 3 3 6 3 ALLIEVI A 7 A.S.D. Or. Rovellasca A.S.D. Piano e Valli U.S.O. Mariano S.A. U.S. Prestino JUNIORES A 7 G.S. S. Giorgio Luraghese A.S.O.F. A.S.D. G.S. Or. S. Luigi - A.S.D. Pol. S. Agata - G.S. S. Giuseppe A.S.D. - C.S.O. Cirimido 10 4 0 1 6 4 ALLIEVI A 11 A.S.D. Oratorio Oggiono Pol. Sanrocchese Riposa A.S.D. S. Michele "B" - Pol. Barzanò Pol. Cucciago 80 C.S. Cortenova A.S.D. S. Michele "A" 1 0 6 3 2 2 - A.S.D. S. Michele G.S. S. Giovanni Bosco G.S.O. Perticato A.S.D. Civiglio A.D. Pol. Azzurra Calcio Montorfano A.S.D 2 4 10 6 2 2 4 1 3 1 3 1 2 1 2 3 0 0 1 1 1 3 TOP JUNIOR A 7 S.A. La Spezia G.S. Grisoni Nuova E. Terraneo 1974 A.S.D A.S. Or. Buratti Riposa A.S.D. Or. Lambrugo OPENA A 11 Categoria A - Girone A Lipmo Fotoinc. Beretta Cernobbio Calcio 2005 A.S.D. Real Sagnino G.S. Senna U.S.D. Cacciatori Alpi - Lora 04 G.S. Or. S. Luigi A.S. Gagginese U.S. Lanzo Intelvi A.C. Grandatese OPENA A 11 Categoria A - Girone B F.C. Monguzzo 1997 Hotel Funicolare Electric 92 Cantù C.S.I. Luisago S.S. Falange - F.C. Albate Calcio U.S. Albatese Pol. S. Giuseppe Como Misinto Calcio U.S. Inverigo Calcio 4 1 3 1 3 0 1 3 2 2 - S.T.L. Schignano "A" G.S. Rovennese G.T. Li Gufi Ossuccio A.S.D. Calcio Civello Lario Ceramiche Gravedona 33 Caffè A.S.D. 6 0 4 0 3 2 4 1 0 2 9 3 1 2 5 3 6 2 13 rinv. 7 7 2 2 4 2 1 OPENA A 7 Categoria B - Girone E 4 3 4 3 0 5 7 2 C.Senna Velox Pluriservice P.C.G. Copreno G.S.O. Novedrate C.S. Asnago Bar del Corso Riposa A.S. Or. Cadorago OPENA A 7 Categoria A - Girone B Ric. Tab. Ripamonti Carugo G.S. Arco Lomazzo "B" GGB Intermed. Immobiliari C.S. Cantù Asnago AZ Pneumatica U.S. S. Maurizio Erba C.S. Real Asnago - Pol. Longone U.S. Villa Romanò A.C. Caglio Pol. Sanrocchese Arredi SPD/Simmons S.A. Mauri Macchine A.S.D. Or. Rovellasca OPENA A 7 Categoria B - Girone A Pol. Lariana Menaggio P.L. Corrido A.S.D. Lenno G.S. Plesio Riposa Pol. Grandola - S.T.L. Schignano "B" Valli del Ceresio A.S. Griante P.L. S. Pietro Sovera A.S.D. Pol. Valsoldese A.S.D. Cusino - Monosportiva Como A.S.D. Lambrugo Calcio Pol. Cucciago 80 "A" A.S.D. Cernobbio A.C. Real Merone Bernate Calcio New Team Como A.S.D. 2 n. rinv. 1 n. 4 2 1 p. 2 p. 1 3 - C.S.O. S. Carlo "B" G.A.S. 95 A.S. Bulgorello G.S. Arco Lomazzo "A" G.S.O. Buccinigo "A" U.S. Rovellese 10 4 5 6 1 5 3 5 3 3 3 3 0 3 3 7 6 1 3 0 5 4 3 4 3 1 2 4 7 0 14 4 2 3 1 5 2 3 5 3 n. p. OPENA A 7 Categoria B - Girone F OPENA A 7 Categoria B - Girone B A.S. Or. Buratti "A" Amor Sportiva G.S. Figino Calcio G.S. Consolini "A" Fair's Point A.S.D. Or. Lambrugo - F.C. Dragons G.S. S. Giov. Bosco Pol. Limidese G.S. Drezzo 76 A.S.D. Or. Città Murata Atletico Figinese 0 2 2 5 7 5 1 3 1 1 2 1 G.S.O. Buccinigo "B" A.S.D. S. Marco Mirabello Pol. Forti e Liberi C.G. Cabiate Bar Sale e Pepe Perticato C.S.O. S.Carlo "A" - Pol. Castelmartese A.C. Brenna A.S.D. Or. Pontelambro Riposa S.A. Imp. Edile Tagliabue Inter Club Valbrona A.D. Pol. Azzurra F.C. Bulgaro O.S.G. Guanzate Riposa Riposa C.S. Carbonatese - Minniti Valmorea A.S.D. G.S. Valmorea Pressal A.S. Or. Buratti - Sydney B Seprio Am. Audaci G.S. S. Giorgio Luraghese "A" A.S.D. G.S. Rodero U.S. Laglio Real Ramses Lario 04 Celtic Como Riposa A.S.D. A.C. Muggiò Bar Fuin - G.S. Nadir Breggia Pol. S. Giuseppe Como A.S.D. Asserind Goand Play Puccio A.S.D. Virtus Lario A.S.D. Pol. Libertas S.B. OPENA A 7 Categoria B - Girone G OPENA A 7 Categoria B - Girone C 4 5 3 2 1 5 3 5 3 2 New Red Boys Nuova E. Terraneo 1974 A.S.D Pol. Or. Lora G.S.O. S.A. Arosio Alfieri 1998 HP Erba - Impresa Edile Aleardi Asof A.S.D. "A" A.S.D. S. Marco Bucabelin Montorfano "B" Riposa A.S. Caslino D'Erba OPENA A 7 Categoria B - Girone H OPENA A 7 Categoria B - Girone D OPENA A 11 Categoria B G.S.O. Lurago A.S.D. A.S.D. S. Michele "B" A.S.D. Brunatese Pol. Cucciago 80 "B" G.S. Cavallasca A.S.D. A.S.D. S. Michele "A" G.S. Moltrasio Fraquelli Ettore Croce S.S. Piano e Valli Montorfano "A" A.S.D. Or. Solbiate U.S. Oltronese I & M Bernareggi Calcio Piazza 1 3 1 4 3 0 5 0 F.C. Burpers 1994 Lurago 05 U.S Prestino G.S. Or. S. Luigi Lurate La Piazzetta/Darsena Calcio Prestino 2000 - S.C.S. Socco G.S. S. Giorgio Luraghese "B" G.S. Villaguardia Real's Riposa U.S. Cacc. Alpi P A G I N A 38 MASSMEDIA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 IL FILM INDIANO FA INCETTA DI PREMI CERIMONIA ALL’INSEGNA DELLA SOBRIETÀ CON THE MILIONAIRE, «BOLLYWOOD» CONQUISTA LA NOTTE DEGLI OSCAR È The Millionaire il trionfatore degli 81esimi Academy Awards. La trasferta indiana del regista inglese Danny Boyle supera le già lusinghiere premesse della vigilia e trasforma 8 nomination su 10, centrando la vittoria nelle due categorie più importanti, miglior film e miglior regia, e poi sceneggiatura non originale (Simone Beaufoy), fotografia (Anthony Dod Mantle), montaggio (Chris Dickens), colonna sonora (A.R. Rahman), canzone originale (Jai Ho) e suono (Ian Tapp, Richard Pryke e Resul Pookutty). Grande sconfitto della notte al Kodak Theatre di Los Angeles officiata da un superlativo Hugh Jackman, cantante e ballerino sulle note dei musical più famosi degli ultimi anni - Il curio- so caso di Benjamin Button, che partiva in pole-position con 13 candidature e porta a casa solo tre statuette, tutte in categorie tecniche: scenografia (D.G. Burt e Victor J. Zolfo), trucco (Greg Cannom) ed effetti speciali (Eric Barba, Steve Preeg, Burt Dalton e Craig Barron). Sul fronte delle interpretazioni, seconda delusione dopo la mancata Coppa Volpi a Venezia per il Wrestler Mickey Rourke (sul palco con un “santino” dell’amata cagnetta Loki), battuto nella categoria miglior protagonista da Sean Penn, straordinario Harvey Milk nel biopic di Gus Van Sant, premiato anche per la sceneggiatura originale (Dustin Lance Black). Penn riceve il suo secondo Oscar dopo quello per Mystic River dalle mani dei predeces- Janacek Sinfonietta C ome i due grandi compatrioti, Smetana e Dvorák, Leoš Janácek (1854-1928) fu un ardente nazionalista. In nessuna altra sua composizione come la Sinfonietta è così evidente il suo orgoglio patriottico. Completata nel 1926 fu dedicata alle forze armate cecoslovacche. Tutto prese l’avvio a Pisek, in una giornata di sole, nel 1925 mentre il compositore e Kamila, la sua confidente, si godevano un tranquillo pomeriggio su una panchina del parco, quando all’improvviso la loro serenità fu sconvolta dall’assordante fragore di un corteo militare. Lo stesso Janáèek definì la composizione “Una graziosa piccola Sinfonietta con fanfare, un’opera in grado di esprimere l’uomo cèco contemporaneo, libero nella sua bellezza spirituale e letizia, la sua energia, il suo coraggio e la determinazione nella lotta per la vittoria, per difendere la giovane nazione e la sua indipendenza faticosamente conquistata”. Benché in senso lato può essere definita una musica “a programma”. I cinque movimenti di cui è composta delineano l’immagine di una banda che si muove nei luoghi più caratteristici di un contesto cittadino. I primi ascoltatori immaginarono la struttura urbanistica di Praga, poi lo stesso musicista tenne a identificare lo scenario della sua composizione nella trasformazione subita da Brno durante gli anni dell’indipendenza del predominio austroungarico. La Sinfonietta è da alcuni considerata come una sorta di autocelebrazione di un compositore che si sentiva ormai un uomo di successo fra il suo popolo e viveva orgogliosa- mente il suo patriottismo. È l’ultima pagina orchestrale del musici- ALL'ASCOLTO sta, ormai settantaduenne, eppure emana una im- GRAMMA mediatezza e una molteplicità di ispirazione davvero singolari, al punto da poter essere considerata la composizione orchestrale più tipica e personale di Janácek. La caratteristica fondamentale è data dal fatto che, formata da cinque movimenti, ognuno di essi è affidato a un differente organico orchestrale. Il primo tempo (Allegretto-Allegro-Maestoso - Fanfares) è sostanzialmente una fanfara introduttiva affidata alle trombe, tube e timpani. Il secondo movimento (Andante-Allegretto-The Castle) è imperniato su archi, legni e quattro tromboni; un tipico elemento di danza morava si alterna ad altri di carattere ritmico e melodico. Il terzo tempo (ModeratoThe Queen’s Monastery) è focalizzato su tutta l’orchestra; nella parte centrale predomina l’aspetto ritmico e viene dato ampio spazio alla qualità timbrica. Nel quarto tempo (Allegretto-The Street) è in evidenza il motivo di polka annunciato da tre trombe all’unisono, poi rinvigorito da tutta l’orchestra. Il quinto movimento è un Andante con moto (The Town Hall): conclude con una ripetizione del primo tempo, ampliata però dalla presenza degli archi e dei legni, che conferiscono alla conclusione della Sinfonietta un andamento imponente e festoso. GUIDA PEN TA ALBERTO CIMA sori Ben Kingsley, Adrien Brody, Robert De Niro, Michael Douglas e Anthony Hopkins. Viceversa, Kate Winslet per l’interpretazione da protagonista in The Reader di Stephen Daldry riceve l’ambito riconoscimento, alla sesta nomination, dalle colleghe Sofia Loren, Shirley MacClaine, Halle Berry, Nicole Kidman e Marion Cotillard. Miglior attrice non protagonista è Penelope Cruz per Vicky Cristina Barcelona di Woody Allen (una commedia, inusuale per gli Academy Awards), prima spagnola ad aggiudicarsi l’Oscar che riceve dalle precedenti premiate: Anjelica Huston, Eva Marie Saint, Tilda Swinton, Goldie Hawn e Whoopi Goldberg. Mantenendo i favori del pronostico, sul versante maschile vince il compianto Heath Ledger, indimenticabile Joker de Il cavaliere oscuro: tra commozione e silenzio irreale, a ritirare la statuetta sono i genitori e la sorella, con Penn che si lascia scappare qualche lacrima. In una cerimonia sobria e poco glamour, in sintonia con i tempi di crisi, il conduttore australiano Hugh Jackman si ritrova di diritto tra i vincitori, rispolverando con classe e humour i suoi trascorsi teatrali e danzerecci, che gli valgono più di una standing ovation, la prima per l’irresistibi- le duetto canoro con un’Anne Hathaway sotto le mentite spoglie di Richard Nixon... Tra gli altri premi di peso, Wall.E vince - e pare pure riduttivo - quale miglior film d’animazione, Man on Wire tra i documentari, mentre, sorpresa, nella categoria miglior film straniero, già accompagnata dalle polemiche per l’esclusione di Gomorra, la spunta il giapponese Departures di Yojiro Takita, che lascia al palo i favoriti Valzer con Bashir, La classe e La banda Baader-Meinhof. Gomorra escluso, la presenza italiana agli 81esimi Academy Awards è affidata solo a Sophia Loren e ai disegni michelangioleschi - ideati per Piazza del Campidoglio a Roma - del pavimento, mentre tra le personalità scomparse nell’anno e ricordate nel video di commiato al Kodak Theatre sono mancati Dino Risi (due nomination nel ’75 per Profumo di donna), Ugo Pirro (doppia candidatura per le sceneggiature de Il giardino dei Finzi Contini e Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto) ed Ennio de Concini, Oscar nel 1962 per lo script di Divorzio all’italiana di Germi. Viceversa, ricordati nel video Roy Scheider, Kon Ichikawa, Charlton Heston, Sydney Pollack, Michael Crichton, Anthony Minghella e Paul Newman, mentre Jerry Lewis, che lotta strenuamente contro la distrofia muscolare, ha ricevuto il riconoscimento umanitario intitolato a Jean Hersholt. Quale dunque il verdetto di questi 81esimi Oscar? Ricognizione - o meno... - sullo stato dell’arte, il trionfo di The Millionaire indica dove Hollywood punta l’occhio, e il portafoglio: l’India di Bollywood, cui “dedica” idealmente questo en plein, nell’attesa di farlo proprio - vedi alcuni sintomi: l’accordo tra Spielberg e il Reliance Ada Group, il film bollywoodiano di Paul Schareder, etc. - mentre la vittoria di Sean Penn, nei panni del primo gay dichiarato ad avere un incarico politico negli Usa, e la non vittoria dell’israeliano Valzer con Bashir sono scelte politiche: l’era Obama è iniziata, al cinema. FEDERICO PONTIGGIA FACEBOOK E LA QUESTIONE DEI CONTENUTI Neanche il tempo di godersi il meritato successo che Mark Zuckerberg e i suoi trionfi sono finiti nell’ennesima tempesta: da un lato, le polemiche degli internauti per le nuove policy sulla gestione dei contenuti del sito e, dall’altro, il pacchetto sicurezza del Governo che rischia di mettere il bavaglio al social network. Nei giorni in cui festeggiava il suo quinto compleanno (4 febbraio), Facebook ha raggiunto la quota record di 175 milioni di utenti, con una crescita sbalorditiva dato che il mese precedente gli iscritti al social network erano “solo” 150 milioni (+17% in un solo mese). “Se Facebook fosse un Paese - aveva scritto a gennaio il suo fondatore - sarebbe quello con l’ottava popolazione mondiale, superando Giappone e Russia”; ma tempo un mese e l’ex-studente di Harvard si è dovuto smentire: ora Facebook ha scavalcato anche Pakistan e Bangladesh, piazzandosi al sesto posto “virtuale” nella classifica delle nazioni più popolose. Ma i festeggiamenti sono durati poco in casa Facebook, viste le polemiche sorte dopo le modifiche delle condizioni d’uso dei contenuti caricati sul sito dagli utenti. Le nuove condizioni d’uso erano state introdotte proprio lo scorso 4 febbraio e prevedevano, tra le altre cose, la possibilità per i gestori del network di appropriarsi dei contenuti degli utenti in maniera indefinita. La modifica, secondo Mark Zuckerberg, avrebbe dovuto tutelare la conservazione dei contenuti condivisi con i propri, evitando che questi venissero cancellati, qualora un utente avesse cancellato il proprio account. Ma le spiegazioni non hanno convinto il popolo della Rete e Facebook è dovuto tornare sui suoi passi, annunciando che le condizioni del servizio saranno comunque modificate, ma “in termini comprensibili a tutti” ed ha aperto, proprio per questo scopo, un nuovo gruppo, dove discutere con gli utenti prima di prendere ogni decisione. In queste settimane anche il Parlamento italiano si sta occupando del social network, un emendamento al pacchetto sicurezza del Governo, presentato dal presidente dei senatori dell’Udc, Giampiero D’Alia, prevede la repressione dei casi di apologia e incitamento a delinquere tramite Internet. L’emendamento prevede che i provider blocchino, entro 24 ore dalla richiesta del Ministero, le pagine incriminate; i provider che dovessero rifiutarsi rischierebbero un’ammenda compresa tra 50.000 e 250.000 euro, oltre all’incriminazione per corresponsabilità nei reati contestati. Siti come YouTube, Facebook, My Space rischierebbero così la chiusura. Secondo Debbie Frost, attuale portavoce di Facebook, la legge “equivarrebbe a chiudere l’intera rete ferroviaria di un Paese a causa della presenza di alcuni graffiti discutibili in una stazione”. Ma secondo il senatore D’Alia, “solo se vi sono concreti elementi in forza dei quali l’autorità giudiziaria ritiene che qualcuno compia questa attività illecita su Internet, il ministro dell’Interno può intervenire decretando l’interruzione della sola attività illecita”. ANTONIO RITA P A G I N A 39 LETTEREeCONTRIBUTI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009 Il punto di DOMANDA a cura di MONS. FRANCO FESTORAZZI, vescovo emerito di Ancona-Osimo Vivo aperto alla speranza? (ROM 5,5) Il terzo interrogativo paolino, conseguente alla fede e alla carità, è quello della speranza. Per il cristiano la speranza si attiva in due tempi: il momento presente nella vita terrena; quello escatologico, nell’eternità beata della vita futura. Come si fa a vivere con speranza il momento terreno, ove ci sono dolore e sofferenza? San Paolo propone due risposte complementari: “La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rom 5,5). La seconda risposta è basata sull’esperienza di dolore, che san Paolo ha affrontato nella sua laboriosa e difficile vita apostolica: “Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che , dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24). Diciamo subito che non è facile e talvolta può sembrare quasi impossibile vivere al seguito di san Paolo, con questa profonda fede che sfocia nella carità e nella speranza. Chiediamo con forza al grande Apostolo di aiutarci e di guidarci in questa via, che solo con l’amore di Dio Padre, del Figlio Gesù Salvatore e dello Spirito Santo possiamo affrontare nella nostra vita terrena, in comunione con Dio e con tutti i fratelli. Rimandiamo agli impegni concreti che ci siamo assunti come attuazione dell’ascolto della Parola di Dio sulla carità. Ora passiamo al secondo tempo della speranza cristiana, quello della vita eterna. Qui ritorna il testo già citato della prima lettera ai Corinti: “La carità non avrà mai fine” (1 Cor 13,8). San Paolo ripete più volte l’apertura della speranza alla vita eterna, scrivendo a Tito,”mio vero figlio nella medesima fede” (Tt 1,4). Infatti l’Apostolo afferma che la vita dedicata a Dio si apre alla “speranza nella vita eterna” (Tt 1,2). Perciò “la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini” ci insegna a vivere rinnegando il male e operando il bene con “sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo” (Tt 2,11-13). Questa beata speranza porta ad essere “eredi della vita eterna” (Tt 3,7). Conseguentemente dobbiamo vivere con grande speranza della beatitudine eterna. San Paolo lo afferma con forza e in modo paradossale: “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1Cor 15,19). Rileggiamo questo significativo testo di san Paolo sulla risurrezione dei morti (1Cor 15). Ne citiamo un passo fondamentale: “Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la nostra fede... Ora, invece, Cristo è risorto, primizia di coloro che sono morti” (1Cor 15,13-14. 20). Viviamo quindi con grande amore e con pace e gioia questa nostra speranza, che ci spinge a una vita nuova su questa terra e ci apre alla beatitudine eterna, in comunione con Dio e con tutti i nostri fratelli. UN PRETE PER AMICO (28) DALLE IMMAGINI ALLA VITA... i è capitato di assistere ad un episodio significativo. Un “barbone”, uno che dorme alla cacasa Ozanam, si è fermato, incuriosito, davanti alla chiesa di S. Cecilia, per vedere uscire, a getto continuo, sul mezzogiorno, gli alunni del Volta. Sono cinquecento ragazzi che escono tutti assieme da un unico scalone (Dio li preservi da un incendio) e lo spettacolo di gioventù vociante, allegra e frettolosa affascinò il “barbone”: si fermò sorridente, girando qua e là la testa, proprio in mezzo alla fiumana. Ma i giovani non si accorgevano di lui, nemmeno lo urtavano, forse nemmeno lo vedevano. Lo scansavano con rapidità, ma il loro uscire a fiotto M LETTERE AL DIRETTORE POSTA: V.le Cesare Battisti 8 22100 COMO continuo per dieci minuti era così implacabile, che il “barbone”, dapprima divertito, incuriosito, sorridente, incominciò a tirarsi indietro, a scansarsi. Capiva che in quel luogo disturbava, anche se nessuno lo scacciava: era di impiccio, era una sorpresa inattesa e un po’ seccante per chi lo “dribblava” per non travolgerlo. E si ritirò dietro la colonna, al sicuro, stringendo sottobraccio il suo fagotto, che non gli sfuggisse, per non dare ancora più fastidio con lo spargersi dei suoi stracci. Indaffarati, anche nelle nostre “cose buone” che facciamo, che organizziamo, che ci prendono tempo, non ci accorgiamo degli “ultimi” che ci sorridono, che aspettano, in mezzo a noi, il nostro sguardo … mons. AUGUSTO PEDUZZI FAX: 031.3109325 ✉ E-MAIL: [email protected] ANCORA SUL CASO ELUANA ENGLARO MA IL BENE DELLA VITA NON È DISPONIBILE i sia permesso, come cittadino, di esprimere il mio pensiero sul caso Englaro. Calato il sipario sulla bufera delle reazioni istintive per la morte di Eluana, trovo ora lecito esporre pacatamente alcune mie considerazioni. Il primo valore assoluto che la Costituzione Italiana difende, è il diritto alla vita. Non condivido che il Capo dello Stato abbia respinto un decreto urgente del Governo che obbligava al rispetto della vita. Così facendo, ha favorito e autorizzato la morte programmata che nessuna Istituzione può permettere. Il valore inviolabile della vita non può essere violato da nessuno. Andare contro la sentenza della Corte di Cassazione era, in questo caso, una decisione moralmente corretta nei confronti di una sentenza eticamente errata. Idratazione e alimentazione non si possono negare a nessuno, perché fondamento e sostegno della vita. Il Capo dello Stato, che può graziare un condannato, in questo caso ha autorizzato la procedura di morte di un innocente. Aggiungo che, dalla intera situazione voluta e divenuta di pubblico dominio, si deduce che il padre, non avendo avuto il coraggio di porre fine ad una situazione difficile ed insopportabile per lui è ricorso ad altri per decretare e mettere in atto la morte della figlia. Per ciascun uomo, è la coscienza che va seguita, non la ideologia politica o partitica! Purtroppo l’edonismo non lascia spazio all’assistenza degli ammalati. Se quindi, come la Costituzione prevede, la legge non salverà il principio intoccabile del diritto alla vita, si aprirà la porta alla barbarie. M PIERANGELO BELTRAMELLI aro direttore, le scrivo in merito a quanto apparso sul numero 6 e nei precedenti sul caso Englaro. Le premetto che sono tra coloro che al referendum sulla Fecondazione assistita non ha seguito i dettami del cardinal Ruini, andando a votare no. Sono per la maturità dei laici, il pluralismo, la libertà di coscienza, la ricerca di “piste comuni” in campo legislativo (anche il minor male) quando c’è confronto tra culture e prospettive diverse ancora, sono tra quelli che ha pregato per Eluana, perché il Signore della vita e della morte l’accogliesse tra i suoi santi, come talora si fa per un parente straziato dalla malattia: “che ùl Signore la tira la....”. Le note. Questa è stata innanzitutto una vicenda umana, con forti sentimenti, di paure e desideri, ancor prima che giuridico morale. Posso solo intuire ciò che il Beppino Englaro ha provato in questi anni nel decidere del destino di sua figlia... con esposizione mediatica, ostilità, etc. A lui la mia umana comprensione! Una seconda. Se ci si guarda attorno con coraggio e senza ipocrisie, di fronte alla sofferenza e alla morte troviamo accanto a persone che lottano anche per un solo giorno in più di vita, altre che si “lasciano andare”, seguendo magari un affetto che se ne è andato o, semplicemente per la stanchezza del vivere o di essere finalmente “nel giorno senza tramonto”... l’ottavo giorno... Talora non si prendono “scorciatoie” nel silenzio di una stanza? C’è pari trattamento sanitario qui e altrove? Non credo. C’è una concordanza tra i medici sui temi all’attenzione. Alimentazione, idratazione, stato vegetativo persistente? Mi pare che le “scuole” siano diverse. Una terza nota. E’ vero che la vita è sacra, dono di Dio, ma è pur C vero che non è un valore assoluto. Noi non diciamo eroi chi sacrifica la propria vita per la libertà, la giustizia, la salvezza di un altro? Non mettiamo sugli altari i martiri della fede, della verginità...? E se la Chiesa cattolica dal numero 2276 al 2279 del suo catechismo enuncia il suo chiaro pensiero sull’eutanasia, non tutti coloro che si richiamano a Cristo o gli altri condividono la sua posizione, soprattutto nel delineare determinati confini, es. proporzionalità, economicità, accanimento. Poi, i principi in rapporto alla molteplicità dei casi concreti... E allargando ancora di più chi ha memoria fin dal dibattito sull’aborto 30 anni fa si parlava per il futuro di temi etici e biologici, di eutanasia. Della cultura di morte non se ne parla e legifera solo in Italia, ma anche nei paesi vicini. Lo stesso caso Englaro è apparso da più di dieci anni, dunque...perché “stracciarsi le vesti” quando dopo dei no la magistratura dice dei si? Non c’è un ritardo colpevole nel dare una legge dei politici, di settori della società, forse anche di parte della stessa Chiesa? Altro che leggi d’urgenza e “scaricare” la colpa su Napolitano! E se ci sarà una legge nascerà sull’onda dell’emotività o di un pacato confronto? E più che creare lacci e laccioli darà la possibilità di un concreto aiuto alle famiglie con casi del genere? Più che alla burocrazia affiderà la scelta alla responsabilità del curante e del paziente o di chi ne farà le veci? Infine, ho trovato eccessiva, per alcuni versi “stomachevole” l’esposizione mediatica, l’accanimento e i toni nel parlarne, nel valutare diritti e sentenze (non ultimo l’articolo di don Riva). Anche la “ragionevolezza” delle motivazioni pare viziata dalla paura di qualche cosa che è sfuggito o sta per sfuggire...una sfida culturale si dice... ma non è solo per la gerarchia... non è solo affermare un principio (che talora sfio- ra l’ideologia), ma è anche ricerca, cammino comune con altri uomini e donne, diversi, che la pensano diversamente, sfide nuove vogliono menti e cuore aperti... lo stesso cristianesimo nato nel popolo ebraico ha “incontrato” il mondo greco romano... E poi c’è uguale attenzione, uguale calore e passione per gli altri “morti” che altrove e qui si possono evitare? Si muore per fame e sete nel terzo mondo... per colera e morbillo... si muore per freddo e stenti sotto i portici o in una fabbrica dimessa... nelle attraversate della disperazione. Non c’è solo lo scandalo di un momento? Bambine e donne muoiono sotto le bombe “intelligenti”. Talora sono dei numeri di un riquadro 15x15 mm.? Non c’è un certo “strabismo”? Cordialità caro direttore SALA GEREMIA Sono due pareri diversi, ed il secondo intervento mi sembra onestamente un po’ fuori le righe, anche se, purtroppo, riflette un’emotività confusa che ravviso in tanti, troppi, cattolici. Caro signor Geremia, per essere sintetico solo tre cose le devo dire con franchezza. Uno: è vero, la vita non è un valore supremo, ma solo in quanto si può donare la propria vita per Dio, non certo nel senso che si può interrompere la vita di un altro a proprio piacimento. Due: l’ostilità mediatica non l’ha certo patita il Beppino Englaro, ma quanti hanno difeso l’indisponibilità della vita di Eluana (in quale Paese è vissuto negli ultimi mesi? quali giornali ha letto?). Tre: il Catechismo della Chiesa cattolica per un vero discepolo di Gesù Cristo non è una rassegna di consigli, altrimenti qual è il logos che mette in campo nel suo dialogare? Solo una opinione tra le altre? INFORMATIVA PER GLI ABBONATI La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione del periodico e per l’invio di materiale promozionale. DELLA DIOCESI DI COMO il settimanale Direttore responsabile: A GOSTINO CLERICI Editrice de Il Settimanale della Diocesi Coop.r .l. Coop.r.l. • Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti,8 - 22100 Como. 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