Numero Completo - Diocesi di Como

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Numero Completo - Diocesi di Como
DELLA
8
A
dolescenti: che vi
succede? È la domanda che non posso non farmi da qualche settimana a questa parte. Vi vedo “protagonisti”
stonati sui titoli dei Tg e nelle
pagine nazionali e locali più che
sapervi studenti, innamorati,
con la voglia di giocare, crescere, fare belle scelte. Vi chiedo:
queste parole sono per voi cosa
sconosciuta o pensate che vi appartengono? Io credo di sì.
L’adolescenza non è un periodo brutto né un periodo bello:
è un tempo di maturazione e
come tale porta con sé aspetti
di gioia e altri di dolore. Ecco
perché dico che non c’è solo
negatività o solo positività nell’adolescenza.
Ma questo periodo ben preciso dell’adolescenza non è una
marmellata dove tutto si confonde con il suo contrario, sino
a divenire niente. Non voglio
abituarmi alle notizie che vi
sbattono in prima pagina con la
magra consolazione, poi, di sentir parlare di voi il giorno dopo
a scuola. Che vi succede, adolescenti? Vi riconosco nei vostri
volti quando siete nella vostra
unicità, nella vostra cristallina
personalità. Non siete cattivi,
ma infelici forse. Ma di che cosa? Da chi resi tali? Che cosa si
scatena quando vi ritrovate in
gruppo e da amici che escono
insieme si trasforma in branco
di violenza.
Branco è un termine che non
mi è mai piaciuto perché lo si
eguaglia agli animali e voi non
siete tali nel vostro cuore; lo si
diviene quando l’adrenalina
dello stare insieme si trasforma
in violenza cieca dove ognuno
aiuta l’altro a divenire ancor
più cieco e solo.
Cosa vi succede, adolescenti,
quando per paura di rimanere
soli ed estromessi vi fate forza
con il gruppo e la debolezza di
uno diviene la “falsa forza” di
tanti? Non prendete il gruppo
di amici, o quello con il quale
uscite, come scudo per le proprie pochezze e povertà. Nella
vita non si diviene forti con e
sulle debolezze degli altri, ma
facendosi giorno per giorno lavoratori della propria vita grazie al lavoro di tanti.
Andare a scuola e accoltellare un insegnante, riprendere
con il videofonino lo stupro di
una vostra coetanea, cospargersi di benzina reciprocamente
dandosi poi fuoco per il gusto
di vedersi on line su Youtube,
vi chiedo: che cosa ci state dicendo-gridando e che noi, forse,
non comprendiamo? Che mano
viene tesa, ma poi subito ritratta perché quella dell’adulto, del
professore, del genitore, del sacerdote è esigente? Anche voi
vivrete il vostro essere adulti,
ma sappiate che non lo si improvvisa: lo si tesse da mattina
a sera, giorno per giorno. Ma se
la quotidianità vi spaventa e
per vincere la noia ci si inventa
un gesto eclatante alle spese
degli altri, specie più deboli, vi
DI
COMO
PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A.
SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV.
IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO
COMO
TORNA
LA GIORNATA
DELLE FERROVIE
DIMENTICATE
L
iniziativa, promossa a
livello nazionale e a cui
aderiscono anche diverse realtà comasche
tra cui Iubilantes, si
propone di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della
mobilità dolce.
’
A PAGINA 12
COMO
TURISMO:
IN ARRIVO
WELCOMO
A PAGINA 13
Arte
e
fede
NELLE PAGINE
CENTRALI UN
APPROFONDIMENTO
SU MOSTRE E
CONFERENZE
IN PROGRAMMA
IN DIOCESI
SU SINDONE,
SAN PAOLO
E IL SIGNIFICATO
DELLA CROCE
Foto AC - Il Settimanale
ricordo che la vita, al di là della
fede, ha una sua verità e un suo
ritorno. Si raccoglie ciò che si
semina.
Adolescenti, che vi succede?
Nel tempo di Facebook e di Msn,
di Skype e Iphone vi chiedo di
guardarci in faccia, non tramite un monitor. Sia nel bene sia
nel male, sia nel bene compiuto sia nel male fatto non voltiamo mai la faccia dall’altra parte, ma lo sguardo sia occhio nell’occhio e mai occhio per occhio.
La vendetta ha generato sempre e solo altro male.
Adolescenti: so bene che avete un vostro nome e che questo
aggettivo non vi piace. Giusto.
Ma vi chiedo, pertanto, di non
perdere il nome che i vostri genitori vi hanno donato nel momento del concepimento. Vi
hanno chiamato figli! E quando si sbaglia, sia figli sia genitori, si dica che si è sbagliato e
non si giustifichi con altre parole di copertura. Nella verità
di se stessa la persona non è
mai morta. Ha sempre ritrovato vita. Vera.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
ADOLESCENTI,
CHE COSA
VI SUCCEDE?
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ANNO XXXIV
28FEBBRAIO 2009
E 1,00
DIOCESI
GIACOMO RUGGERI
SONDRIO
I CATECHISTI
IN RITIRO
P
resso il monastero
delle Agostiniane di
Poschiavo i catechisti
della Media Valtellina, ma non solo, si sono confrontati sul vangelo di
Marco.
A PAGINA 30
POGGIRIDENTI
I GIOVANI
RIFLETTONO
SULLA VITA
A PAGINA 31
SONDRIO
L’INTEGRAZIONE
COMINCIA
A SCUOLA
A PAGINA 32
COMO
PEDEMONTANA
FERROVIARIA: QUALCHE
PASSO AVANTI
COMO
QUALE FUTURO
PER IL POLITEAMA?
Inaugurato nel 1910
l’immobile è oggi valutato poco meno di 2 milioni e mezzo di euro.
A PAGINA 15
COMO
75 UOMINI
PELLEGRINI
A LOURDES
A PAGINA 18
COMO
UN CARNEVALE
DAI MILLE COLORI
A PAGINA 23
BENEDIZIONE
DELLE
FAMIGLIE
2009
A PAGINA 26
VAL D’INTELVI
QUEI FAGGI
PROTESI
VERSO IL CIELO
A PAGINA 27
PONTE TRESA
LA COMUNITÀ
DISCUTE SULLE
LINEE PASTORALI
A PAGINA 29
CULTURA
L’ARTE RACCONTA
SAN PAOLO
A PAGINA 34
Prenotatelo
AL PIÙ PRESTO
telefonando allo
031 - 26.35.33.
(in orari d’ufficio)
P A G I N A
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RIFLESSIONI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
UN FENOMENO CRESCENTE CHE CHIEDE RIFLESSIONE
NOVITÀ IN LIBRERIA
MATRIMONI CRISTIANO-ISLAMICI
I
matrimoni di religione mista, tra cui quelli cristianoislamici, sono in costante
aumento, malgrado le culture dei rispettivi paesi di
appartenenza dei potenziali coniugi - soprattutto nei loro
aspetti dottrinali, giuridico-religiosi, antropologici - costituiscano difficoltà importanti per la
buona riuscita del progetto di
coppia.
Le Indicazioni elaborate dalla
Presidenza della CEI su I matrimoni tra cattolici e musulmani
in Italia (2005) invitano a non
incoraggiare queste unioni, «secondo una linea di pensiero condivisa anche dai musulmani». I
problemi che vi possono insorgere sono di così grande rilevanza
che «far acquisire consapevolezza riguardo a queste difficoltà è
un primo, fondamentale servizio
da rendere a chi chiede un tale
matrimonio».
Il volume - curato da Barbara
Ghiringhelli e da don Augusto
Negri, entrambi impegnati in
Centri di consulenza per famiglie interetniche rispettivamente a Milano e a Torino - mira propriamente a far acquisire tale
consapevolezza sia in chi chiede
il matrimonio, sia in quanti devono rispondere alla richiesta
attraverso la preparazione e la
celebrazione. La prima parte del
volume (a cura di don Negri, direttore del Centro Federico Peirone di Torino) è dedicata agli
aspetti giuridici e di costume del
matrimonio islamico: il contratto, gli effetti, la situazione della
donna e il rapporto tra i coniugi,
il diritto di proprietà e la successione ereditaria. Un capitolo è riservato a illustrare come il diritto canonico considera e quale
forma contempla per il matrimonio di mista religione. La seconda parte (a cura della Ghiringhelli, coordinatrice del Consultorio per famiglie interetniche di
Milano) descrive il vissuto dei
matrimoni cristiano-islamici in
base alle statistiche e all’esperienza pastorale degli ultimi decenni.
DIVENTARE GRANDI...
Le paure e i desideri nella pubertà, i sentimenti e le prime relazioni affettive, l’accettazione
di sé o il rifiuto di un corpo che cambia, i pregiudizi e i condizionamenti sociali, il significato degli oggetti, la “fame” di valori, il rapporto
con i genitori e gli amici... Insomma, la voglia
di diventare grandi raccontata attraverso il dialogo in diretta fra uno psicologo e i ragazzi.
Questo libro è il frutto di un lavoro ventennale
realizzato nella scuola, attraverso progetti di
educazione affettiva-sessuale e di intelligenza
emotiva, e in ambito psicoterapeutico nel colloquio con preadolescenti e adolescenti. La chiave di lettura è quella del confronto diretto fra l’adulto e i ragazzi,
attraverso la discussione alla pari di aneddoti veramente accaduti ad alcuni adolescenti. MARCO CUNICO, Voglia di diventare grandi. Le piccole e grandi domande degli adolescenti
allo psicologo, Città Nuova, pagine 152, euro 12,00.
Il testo prende le mosse dalla necessità di un
rinnovamento della pastorale dei malati. In
questa prospettiva sono esaminati due aspetti:
l’uno più eminentemente caritativo, l’altro di
tipo culturale. Il primo aspetto auspica una
maggiore integrazione della pastorale della
salute nella pastorale ordinaria. Il secondo
aspetto interpella tutta la comunità sul senso
della salute e della malattia, indagando come
si possa recuperare la piena identità del malato, senza che sia ridotto al solo livello biologico.
In questa linea si affrontano temi quali: la malattia secondo il Vangelo, il rapporto tra fede e
malattia, eutanasia e accanimento terapeutico. MICHELE
ARAMINI, Prendersi cura. Custodire la persona nel tempo
della malattia, Paoline, pagine 158, euro 11,00.
La nostra società ha bisogno di sviluppare una
nuova sensibilità verso la saggezza e il significato della vecchiaia, rivalutata come un bene
prezioso. In questo libro, Anselm Grün, uno degli autori cristiani più letti al mondo, rivisita
con grande sapienza spirituale le ultime tappe
della vita e aiuta il lettore a riscoprire l’autunno dell’esistenza come stagione capace di esprimere in pienezza il valore di una persona.
Accettare se stessi, l’esercizio del distacco, il rilassamento, la pazienza, la riconoscenza, l’ansia e la depressione, il silenzio, il superamento
di sé, prendere confidenza con l’idea del morire,
sono solo alcuni dei temi affrontati da questo
prezioso libro. ANSELM GRÜN, La grande arte di invecchiare, San Paolo, pagine 196, euro 13,00.
La celebrazione di un funerale è un momento
importante, in cui talora è difficile saper trovare parole capaci di comunicare conforto e consolazione. È ormai anche una delle rare occasioni in cui è possibile entrare in contatto con
coloro che non frequentano abitualmente la
comunità cristiana, il che rende la circostanza
ancora più delicata sotto il profilo pastorale.
Dedicato a chi guida la meditazione o la celebrazione, il volume propone riflessioni e suggerimenti utili alla preparazione di un commento personale per ogni lettura indicata dal Rito
delle esequie e per altri brani della Bibbia particolarmente adatti a momenti di preghiera accanto ai defunti. BERNARD LE
GAL, Parole di conforto, EDB, pagine 144, euro 14,00.
BARBARA GHIRINGHELLI AUGUSTO NEGRI, I matrimoni
cristiano-islamici in Italia. Gli
interrogativi, il diritto, la
pastorale, EDB, pagine 184,
euro 15,60
CORSO DI GRECO NEOTESTAMENTARIO
PER CONOSCERE LA LINGUA DEL
NUOVO TESTAMENTO
O
vviamente la conoscenza del greco non è necessaria per professare e vivere la propria fede cristiana. Ma, siccome le pagine del Nuovo Testamento sono state scritte in greco, poi
tradotte in latino e nelle lingue moderne (recentissima è la
nuova versione italiana della CEI), può essere utile - magari
al lettore che già ha fatto studi classici e si è confrontato con le lingue
antiche - affrontare anche una lettura attenta del testo originale del
Nuovo Testamento. Il manuale del prof. Flaminio Poggi (docente di Greco
biblico presso l’Università Gregoriana di Roma) si propone di accompagnare i lettori in un percorso di approfondimento della sintassi del greco neotestamentario, a partire da un approccio diretto ai testi del Nuovo Testamento. Il volume si divide in tre sezioni: la sintassi dei casi, i tempi dei verbi e la sintassi del periodo; venticinque lezioni progressive;
numerosi esempi tratti dal testo biblico. Questo prezioso sussidio forma
un tutt’uno con il volume degli Esercizi e soluzioni, che, grazie alle soluzioni, permette una continua verifica circa i propri progressi, per cui il
lettore riuscirà non solo a comprendere il greco del Nuovo Testamento,
ma anche a cogliere quelle diverse sfumature che le traduzioni non sempre riescono a comunicare.
a cura di AGOSTINO CLERICI
FLAMINIO POGGI,
Corso avanzato di Greco
neotestamentario,
San Paolo, pagine 256,
euro 19,00; Esercizi e
soluzioni, pagine 206,
euro 18,00
PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B
Parola
FRA
noi
GN 9,8-15
SAL 24
1PT 3,18-22
MC 1,12-15
La parola più forte che
Gesù pronuncia: «Il
regno di Dio è vicino»
di ANGELO SCEPPACERCA
PRIMA SETTIMANA
del Salterio
BISOGNOSI DEL PERDONO
D
ue soli periodi, appena
quattro versetti del
Vangelo di Marco, per
contenere la tentazione
e l’inizio del ministero
di Gesù, che è anche il riepilogo
della sua predicazione. Allora
questo pezzo di Vangelo merita
molta attenzione; non a caso la liturgia lo colloca nella prima Domenica del tempo di Quaresima.
Queste righe riverberano il passato (le tentazioni del popolo di
Dio nel deserto) e il futuro (tutta
la storia della Chiesa): dal principio alla fine Dio, in Gesù, partecipa della vita degli uomini e ne
saggia anche le difficoltà.
Qualche breve nota esplicativa. Innanzitutto il periodo del
“ritiro” di Gesù nel deserto: quaranta giorni (la stessa durata
della quaresima). Il numero 40
sta ad indicare un periodo di
esperienza particolarmente intensa e decisiva. Poi, satana: è
colui che accusa, che divide, l’avversario. Quindi le fiere: danno
rilievo al luogo della tentazione,
aspro e isolato.
Dopo l’arresto di Giovanni il
Battista – figura che conclude
l’antica alleanza e indica Gesù
come il compimento delle promesse dei profeti – Gesù stesso si
propone con alcune espressioni
che sono la chiave per interpretare di tutto il vangelo. Da Lui in
poi ogni realtà dovrà essere compresa in chiave escatologica (“il
tempo è compiuto”) e cristologica
(“convertirsi e credere al Vangelo” significa affidarsi a Gesù).
Dire che “il tempo è compiuto”
significa riconoscere che l’incontro con Gesù è decisivo perché il
mondo la scampi. “Conversione”
è la parola per definire questa
svolta, nel senso di un rovesciamento di rotta, che prende tutta
la persona – dal cuore, alla mente, alla vita – e la ri-orienta verso Dio. È un vero e proprio “esodo”: si abbandona una schiavitù
e ci si incammina verso la santa
libertà dei figli di Dio.
C’è la conversione dei peccatori
e c’è la conversione dei giusti. I
primi si riconoscono bisognosi del perdono di Dio; i
secondi... pure, perché anch’essi devono
scendere alla
radice da cui
nasce il peccato. È indifferente, per noi,
in quale ruolo
calarci. Tanto
bisogna ricominciare da lì,
dalla conversione che è il
“passo della soglia”,
il primo necessario per entrare
in casa, ma anche il più difficile
a farsi, perché abbiamo perso
memoria di avere una casa. È
troppo tempo che ne siamo fuori.
Aver fede è farsi raggiungere
dallo Spirito mentre ancora ci si
sente lontani, senza nessuno.
Così un poeta: “Accade quando ti
senti un orfano di Dio / e non pen-
si allo Spirito che, sorto, fa
impennare il tuo pianto”.
La parola più forte che Gesù
pronuncia oggi nel Vangelo è
questa: “Il regno di Dio è vicino”.
Vuol dire che la signoria di Dio è
presente nella persona e nell’opera di Gesù Cristo ed è vicina
perché è iniziata e cresce in mezzo a noi.
CHIESA
PRIMOPIANO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
P A G I N A
3
IL VESCOVO IN BANGLADESH
SULL’ESEMPIO
DI SAN PAOLO
D
al 12 al 22 febbraio il nostro
vescovo monsignor Diego Coletti, accompagnato da alcuni laici e da
don Cristian Bricola, parroco di Como-San Bartolomeo, è stato in Bangladesh. Lì ha predicato a un corso di esercizi spirituali cui hanno
preso parte i 47 missionari: la maggior parte
del Pime cui si sono
aggiunti alcuni fidei
donum di altre congregazioni, che operano
in condizioni di vera e
propria “frontiera missionaria”. I missionari
originari della diocesi di
Como, e operativi in
Bangladesh, che hanno
preso parte al ritiro sono
stati: padre Arturo
Speziale, del PIME, nativo di Sirta (So); padre
Giovanni Abbiati di
Sondrio, fratello di don
Francesco Abbiati parroco di Albosaggia; suor Assunta Giacomelli di
Isolaccia (So), sorella di
padre Sandro Giacomelli,
del PIME, morto un anno
fa in Bangladesh di incidente stradale; Alberto
Malinverno di Camnago
Volta (Co), ingegnere, associato laico del PIME in
Bangladesh; padre Quirico Martinelli di Uggiate (Co). «Il Bangladesh
– spiegava monsignor
Coletti alla vigilia della
partenza – è un Paese
dalla storia travagliata.
In passato ha ottenuto
l’indipendenza dall’India
ed è a larghissima maggioranza musulmana. La
presenza dei cristiani è
confinata ai cosiddetti
“tribali” (etnie considerate marginali e, come tali,
trattate dall’establishment bengalese). La conversione al cristianesimo
da parte di un cittadino
di etnia bengalese – aggiunge il Vescovo – è a
tutt’oggi considerata come un’invadenza coloniale e comporta pesanti sanzioni nei confronti dell’eventuale responsabile
di tale conversione, che
può tradursi, nel caso si
tratti di cittadino straniero, in espulsione dal Paese. Ciononostante i cattolici bengalesi (cioè “tribali”), pur essendo una
piccola minoranza della
popolazione, sono in forte
espansione, grazie al lavoro paziente e intelligente dei missionari e degli
stessi cristiani locali, lavoro – conclude monsignor Coletti – che va sostenuto e incoraggiato
dalla nostra Chiesa». Per
il Vescovo è stata una
seconda esperienza di
questo tipo: si recò, infatti, a predicare un
corso di esercizi spirituali per i missionari a
fine anni Novanta.
«Tutto è andato benissimo: viaggio ed esercizi
spirituali – ci scrive padre Quirico Martinelli
dal Bangladesh -. Il Vescovo Diego ci ha infiammati dello spirito missionario di San Paolo e del
suo grande amore per il
Signore Gesù: questo è
stato il tema degli Esercizi. Speriamo che questo
ci aiuti a rinnovarci nel
cuore e nella nostra azione missionaria! Vi evidenziamo alcune curiosità. Agli esercizi era presente il
più anziano missionario
del PIME in Bangladesh,
classe 1920, ancora parroco in una missione. Vi
inviamo, poi, una foto
scattata a Putimari, un
villaggio del nord, 12 anni, fa quando monsignor
Coletti, allora rettore del
Seminario Lombardo di
Roma, venne a predicarci
gli esercizi: una bambina
della foto è ora novizia
delle suore locali di Shanti Rani (Regina della Pace)».
In attesa di un dettagliato racconto dell’esperienza bengalese dalla
viva voce del vescovo, padre Quirico ci ha inviato
questo sintetico diario di
viaggio.
Giovedì 12 febbraio:
arrivo in Bangladesh. Nel
pomeriggio: visita all’Arcivescovo di Dhaka monsignor Paolinus Costa.
Alla sera: cena con l’Ambasciatore Italiano, Itala
Occhi.
Venerdì 13 febbraio:
al mattino si parte per
Dinajpur; lungo la strada
sosta alla missione di
Mariampur. Nel tardo
pomeriggio arrivo a Suihari (Dinajpur).
Sabato 14 febbraio: al
mattino visita alla scuola di Suihari, con la cerimonia dell’alzabandiera. A seguire, con il Vescovo di Dinajpur, Moses Costa, visita ad un villaggio
distrutto; poi al sottocentro di Radhanagor
dove c’è l’inaugurazione
della nuova chiesa e le cre-
sime di adulti e bambini
(360 in tutto!). Nel pomeriggio visita alla Missione di Dhanjuri: la nuova chiesa, il nuovo ostello
dei ragazzi e il lebbrosario.
Domenica 15 febbraio: al mattino Cresime
degli adulti (87 persone)
nella chiesa parrocchiale
di Suihari. Alle ore 11.00
battesimi (47) e matrimoni (3) nel villaggio di
Hatrampur: sono i primi battesimi nel villaggio, 13 nuove famiglie
che si fanno cristiane.
Lunedì 16 febbraio:
al mattino S.Messa in
Cattedrale e visita agli
ostelli e all’ospedale diocesano. A metà mattina
visita al Santuario della
Madonna di Rajarampur e poi pranzo con il Vescovo Moses. Nel pomeriggio inaugurazione e benedizione delle casette del
nuovo villaggio di Bontara costruito in collaborazione tra la Caritas
di Como (che ha comprato il terreno) e la Caritas
di Dinajpur (che ha costruito le casette).
Da martedì 18 febbraio a venerdì 20 febbraio: esercizi spirituali
alla Casa del PIME di Dinajpur. In tutto, come detto, ci sono 47 partecipanti: missionari del PIME; tre suore dell’Immacolata; un missionario saveriano; due preti di Bergamo, uno di Como e uno
di Milano; più due laici
in visita in Bangladesh.
Venerdì 20 febbraio:
nel pomeriggio, ritorno a
Dhaka.
Sabato 21 febbraio: a
Dhaka, visita alle suore
di Madre Teresa e alla
chiesa più antica di Dhaka a Tejgaon (1676). In
serata partenza per l’Italia.
pagina a cura
di ENRICA LATTANZI
LA CHIESA CATTOLICA IN BANGLADESH
La Chiesa del Bangladesh è molto, molto piccola numericamente, ma molto varia
dal punto di vista storico e culturale. I primi cristiani sono stati convertiti dai
portoghesi, commercianti e pirati, nel 1600. Portano nomi portoghesi (Gomes,
Costa, Rozario...) e sono Bengalesi. Hanno di solito una fede con molte devozioni
simili a quelle del sud Europa, ma vi hanno anche introdotto liberamente canti,
feste, tradizioni che hanno preso dall’induismo o che hanno creato loro. Costituiscono poco meno del 50 % dei cattolici del Bangladesh, e dal loro gruppo vengono
la maggior parte dei preti locali ed i 5 vescovi che dirigono le diocesi di questo
paese.
Poi c’è la comunità anglo-indiana. Cristiani che vengono da Goa (India) o da altre
parti, trasferitisi di solito al servizio degli inglesi. Formano una comunità a sé,
un po’ ammalata di senso di superiorità, che ama vestire all’europea, parlare
inglese, far notare la propria differenza. Ma è una comunità senza futuro, che sta
trasferendosi all’estero e diminuendo di numero. Purtroppo, nell’opinione pubblica musulmana questi sono i rappresentanti più tipici della comunità cristiana
(anche se in realtà nella Chiesa sono una piccolissima minoranza), per cui quando alla radio, alla televisione o sui giornali si parla dei cristiani, spesso li si
presenta così: mezzi bengalesi e mezzi inglesi... e con cognomi portoghesi!
I cristiani più recenti sono quelli delle popolazioni aborigene a cui abbiamo già
accennato. Ma anche fra loro le differenze sono grandi: ogni tribù è un mondo a
sé. La più originale è forse la tribù Garo o Mandi che è di tipo matrilineare. Tale
originalità risalta specialmente in un paese musulmano come il Bangladesh. Tra
i Garo, infatti, molte delle tradizioni sono capovolte, perché la successione ereditaria passa non di padre in figlio, ma di madre in figlia, e tutti i figli portano il
cognome della madre. La proprietà della terra non viene divisa ed è la madre
stessa che decide quale delle figlie sarà la proprietaria.
Dei 110milioni di abitanti del Bangladesh, 95 milioni sono musulmani,
13 milioni indù, 600mila buddisti, 1milione animisti, e circa 400mila cristiani. Di questi, 230mila sono cattolici, lo 0,2 % della popolazione. Gli
altri appartengono ad una ventina di Chiese diverse, fra cui le più consistenti
sono la «Chiesa del Bangladesh» (Anglicani), i Battisti e i Luterani. I missionari
del PIME lavorano in Bengala dal lontano 1855. Attualmente sono impegnati
principalmente nella diocesi di Dinajpur, con piccole presenze a Dhaka e
Chittagong. Il clero locale sta crescendo rapidamente e può contare su 115 sacerdoti, mentre i missionari sono circa un centinaio.
La Chiesa cattolica è presente in Bangladesh con: 67 parrocchie, 142 piccoli centri missionari, 373 chiese e cappelle, 7 seminari minori e 1 seminario maggiore
per gli studi di filosofia e teologia. Pubblica inoltre un settimanale nazionale, ha
un centro di comunicazioni sociali, un centro catechistico nazionale e varie commissioni episcopali. Per quanto riguarda le opere sociali, gestisce 316 scuole primarie, 45 secondarie e 2 college, 3 scuole tecniche, una decina di scuole di orientamento professionale, 3 ospedali, 4 lebbrosari, un centro per la cura e la prevenzione della TBC, e una cinquantina di dispensari medici. La Caritas Bangladesh
opera di solito in modo autonomo dalle missioni, a favore di tutti i gruppi religiosi, e svolge un lavoro imponente in diversi campi dello sviluppo sociale. Ha anche
un Centro Studi per lo Sviluppo (Caritas Development Institute).
P A G I N A
4
LE QUATTRO
PAROLE
ino ad alcuni decenni
fa l’educare era ovvio,
secondo parametri
largamente condivisi,
anche se sottoposti ad
uno strutturale movimento di
contestazione. Oggi per molti
aspetti sta diventando soprattutto una sfida. È la sfida sul
tessuto connettivo e, dunque,
sul futuro della nostra società,
nel fluire delle generazioni.
Contemporaneamente è la sfida sulla costruzione dell’identità della persona. Quando
papa Benedetto XVI, nella sua
veste proprio di vescovo di
Roma, ha cominciato a parlare di “emergenza educativa” i
riscontri sono stati immediati, ben al di là delle appartenenze.
È quindi necessario mettersi
all’opera: la Chiesa e più largamente il mondo cattolico
italiano intende fare la sua
parte, su una questione che
veramente attraversa tutta la
società, interessa tutti. Alla
prossima assemblea della Cei
si sceglierà il tema per gli
Orientamenti pastorali del
nuovo decennio, proprio sull’educazione. In questa direzione si svilupperanno anche
varie iniziative nell’ambito
del progetto culturale, che
continua così a giocare un ruolo di “utilità di sistema” nell’azione pastorale e nella interlocuzione pubblica. Verteranno sul tema dell’educazione il forum del 27-28 marzo e
un rapporto-proposta, che è in
corso di elaborazione e sarà
presentato a settembre, come
forma di dialogo a tutto campo
con l’opinione pubblica.
Sotto il titolo dell’“emergenza
educativa” il forum del progetto culturale, una assemblea di
un centinaio di personalità
giunto ormai alla nona edizione, propone quattro parole:
persona, intelligenza, libertà,
amore. Sono i poli di un circuito sviluppato da Benedetto XVI nel suo discorso al Convegno ecclesiale di Verona. È
attraverso questo circuito che
si può “contrastare efficacemente quel rischio per le sorti della famiglia umana che è
costituito dallo squilibrio tra
la crescita tanto rapida del
nostro potere tecnico e la crescita ben più faticosa delle
nostre risorse morali”.
Questa forbice rischia di allargarsi e non solo a proposito
della cosiddetta “biopolitica”:
cosa c’è al fondo della crisi finanziaria globale che stiamo
attraversando se non questa
divaricazione tra una tecnica
sempre più raffinata e autoreferenziale e l’assenza o l’aggiramento della responsabilità morale?
Il forum articolerà il dibattito su tre ambiti. Il primo è
relativo alle scienze: si tratta
di raccogliere la sfida della
tecnoscienza, non per appiattire, ma per allargare gli orizzonti della razionalità, ai fini
di recuperare un indirizzo
umanistico nel senso ampio e
complessivo del termine. Il
secondo ambito è quello del
maschile e del femminile, in
ordine al rapporto tra educazione e costruzione della persona. Il terzo ambito è la comunicazione, anche qui nel
senso ampio e sostanziale, che
rinvia ad un altro tema strutturale, quello della tradizione.
C’è bisogno di respiro, c’è bisogno di uscire dalla logica
dell’immediato, per ritornare
finalmente ad investire, sui
principi, sui valori e, dunque,
sulle persone concrete e sulle
concrete situazioni della vita.
F
FRANCESCO BONINI
SOCIETÀ
INTERNIESTERI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
ERANO STATE RAPITE TRE MESI FA IN KENYA
Rilasciate le due religiose rapite
L
e campane di Cuneo
hanno suonato a festa
mentre la comunità era
riunita a pregare. E
tutti, una cinquantina
di persone, hanno festeggiato la
liberazione delle due consorelle,
che si trovano attualmente a
Nairobi. C’è stato un grande clima di gioia ed euforia nella sede
della Comunità del movimento
contemplativo missionario
“Charles de Foucauld” di Cuneo, appena appresa la notizia
del rilascio, il 19 febbraio, delle
due suore italiane rapite al confine tra il Kenya e la Somalia il
9 novembre scorso. Suor
Caterina Giraudo e suor Maria
Teresa Olivero, religiose del
Movimento contemplativo missionario padre Charles de
Foucauld di Cuneo, erano state
sequestrate da un comando
composto da circa 200 uomini
armati nella città di El Wak, nel
nordest del Kenya, al confine
con la Somalia. “Eravamo radunati tutti in cappella in preghiera ed è arrivata questa notizia
bellissima ed inaspettata, come
un fulmine a ciel sereno – racconta al SIR fratel Giovanni
Marinchino -. Le campane
hanno iniziato a suonare e ora
stiamo facendo un po’ di festa,
c’è un momento di grande
euforia”. Ad avvertire la comunità è stata l’unità di crisi della Farnesina, con cui erano in
costante contatto. Il religioso
spera che le due suore torneranno in Italia tra qualche giorno: “Le aspettiamo”.
Un “grazie” al Papa. “Abbiamo avuto paura, ma anche
tanta speranza. Voglio ringra-
ziare il Santo Padre che ci è stato tanto vicino, lo abbiamo sentito. Grazie, grazie, grazie!”
Queste le parole di suor Caterina Giraudo, al microfono
di Radio Vaticana, raggiunta al
telefono a Nairobi subito dopo
la liberazione. “Sto bene, sono
felice, sono immensamente felice di essere con i piedi sulla
terra libera in Kenya, con tanto affetto attorno a noi. Ci stanno facendo tanta festa, siamo
molto contente”, ha detto suor
Caterina, che ha raccontato alla
Radio Vaticana qualche particolare degli oltre 100 giorni di
prigionia. “Ho cercato di non
pensare troppo perché se pensavo a qualcuno o a qualcosa il
cuore scoppiava – ha ricordato
suo Caterina -. Allora cercavo
di vivere serena quello che avevo davanti a me. Ma abbiamo
avuto tanta angoscia. Tanti
giorni senza notizie, il tempo
era tanto lungo. Ci siamo fatte
coraggio fra di noi: suor
Caterina sa un po’ di somalo e
abbiamo instaurato una bella
amicizia con chi ci ha rapito”.
E ha concluso: “La fede ci ha
aiutato al cento per cento: se
non era per la fede io penso che
non ce l’avremmo fatta”.
La gioia della Chiesa.
Grandissima gioia per la liberazione è stata espressa, a
nome del Papa, da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana. “Erano mesi che pregavamo per
loro”, ha detto, aggiungendo che
ora non si devono dimenticare
tutte le altre persone ancora
vittime di sequestri, come avviene in Colombia, dove i casi
sofferenti e umiliati, ad interrogarci come essere operativamente solidali, a pregare per
coloro che, scegliendo la violenza, umiliano la libertà e la dignità dei più deboli e ostacolano il processo di pace e di giustizia”. Il vescovo di Cuneo annuncia che, al rientro in Italia,
le due religiose, i familiari, i
confratelli e le consorelle, ringrazieranno attraverso una celebrazione eucaristica. Anche il
card. Severino Poletto, arcivescovo di Torino ricorda che “in
questi tre mesi abbiamo molto
pregato e trepidato per la sorte
di queste due religiose che da
decenni lavorano al servizio dei
più poveri tra i poveri. Il loro
rapimento ci aveva fatto temere per la loro incolumità o addirittura per la loro stessa vita”.
sono “numerosi”. P. Lombardi
ha anche condannato il ricorso
“all’uso sistematico del sequestro”. Benedetto XVI aveva
chiesto il rilascio delle due religiose all’Angelus dello scorso 26
dicembre. “Ora la nostra Chiesa è veramente in festa”: queste le parole di mons. Giuseppe Cavallotto, vescovo di Cuneo e Fossano, appena appresa
la notizia della liberazione delle due religiose. “L’esultanza
per la liberazione delle nostre
due sorelle – sottolinea poi
mons. Cavallotto - non ci permette di dimenticare il dramma di tante popolazioni africane, con il loro carico di indicibile povertà, di ingiustizia e di
violenza”. La Chiesa cuneese,
aggiunge, “continua ad essere
vicina a questi nostri fratelli
Le Ong. “Gioia e soddisfazione” per la liberazione delle due
suore italiane viene anche dalle 63 Ong (organizzazioni non
governative) aderenti alla
Focsiv. “Abbiamo accolto la notizia con grandissima gioia e
soddisfazione per il lieto fine di
questo ennesimo rapimento –
commenta il direttore generale
della Focsiv Sergio Marelli -,
dopo mesi di preoccupazione
per la mancanza di informazioni”. Tuttavia, aggiunge, “non
possiamo dimenticare, in questo momento di gioia, quanti
ancora nel mondo sono nelle
mani dei rapitori. In particolare, per quanto riguarda la Somalia rinnoviamo le nostre preoccupazioni per il clima di tensione che permane nel territorio”.
a cura di PATRIZIA CAIFFA
NEL “DOCUMENTO GUIDA” PER LA RIPRESA NON SI ESCLUDANO I POVERI
Crisi: perché sia una buona carta
I
grandi dell’economia sono,
in questo periodo, sotto osservazione. E’ in atto un
round di consultazioni che
confluirà nella riunione del
G7 all’Isola della Maddalena
nel prossimo luglio. Si stanno
prendendo decisioni importanti che potranno riguardare solo
la regolamentazione dei mercati finanziari evoluti, a vantaggio certamente di tutti ma soprattutto dei grandi paesi sviluppati o emergenti, oppure
anche la lotta al sottosviluppo.
Il momento è cruciale in quanto la crisi può essere l’opportunità di rivedere le cose nel vero
vantaggio di tutti e non solo di
quelli che avvantaggiati erano
prima della crisi. Incontrando
il papa il primo ministro inglese Gordon Brown si era espresso in questo senso. La Chiesa
ha invitato più volte ad incamminarsi su questa strada.
Sabato scorso 21 febbraio si
sono riuniti a Berlino i principali stati europei per concordare appunto una strategia comune da presentare al prossimo
G20 di Londra, quando attorno
al tavolo dei Grandi siederanno anche Brasile, India, Cina,
Russia, Sud Africa. Dal vertice
di Berlino sono uscite diverse
proposte nuove, alcune anche
coraggiose, se verranno adegua-
tamente implementate. Italia,
Germania, Francia, Inghilterra,
Lussemburgo, Spagna, Olanda
e Repubblica Ceca hanno deciso prima di tutto di adottare
una linea di maggiore regolamentazione dei prodotti finanziari. Secondo loro tutti i soggetti che operano in borsa devono essere controllati, compresi i fondi ad alto rischio, che
dovrebbero far capo ad una autorità di supervisione, e le agenzie di rating. Per gli Istituti finanziari internazionali verranno costituiti Collegi di supervisori. In secondo luogo è stato
deciso di costruire maggiori
garanzie per evitare il ripetersi di crisi cicliche: le banche sonno state invitate – però la parola “invitate” sembra troppo
poco – a mettere da parte capitali a fronte di crediti inesigibili
e a creare “cuscinetti” di capitale. In terzo luogo si è deciso
di lottare contro i paradisi fiscali, che a Berlino sono stati
chiamati “giurisdizioni non
collaborative”. A questo proposito Angela Merkel ha detto:
“Dobbiamo sviluppare un meccanismo di sanzioni contro coloro che non coopereranno, si
tratti di paradisi fiscali oppure
di zone dove avvengono operazioni finanziare non trasparenti”. Finora non è però chiaro in
cosa possano consistere queste
“sanzioni”. Per potenziare i controlli e la previsione delle crisi
è stato anche deciso di aumentare le risorse del Fondo monetario internazionale e del
Financial Stability Forum. Gli
strumenti di credito dell’Fmi
dovrebbero essere soggetti a riforma per rafforzarne l’efficacia
contro le crisi. Infine Angela
Merkel ha proposto una “Carta
per un’attività economica sostenibile” per “prevenire gli eccessi e condurre alla creazione di
una struttura di governance
globale”.
Queste decisioni vanno nella
linea di un ripensamento globale che dia nuove possibilità
ai paesi che finora sono rimasti ai margini del mercato finanziario e dello sviluppo economico? I paesi africani, per
esempio, possono leggere nelle
decisioni di Berlino qualcosa di
interessante anche per loro? La
regolamentazione dei mercati e
la ripresa sono nell’interesse di
tutti. C’è chi plaude alla crisi
perché potrà essere occasione
per un ripensamento globale
dello sviluppo nel senso della
decrescita e del dopo-sviluppo.
Ma sono posizioni ideologiche
ed anche un po’ ciniche. Regole
e ripresa servono a tutti, però
potrebbero essere impostate
con un più chiaro interesse per
i poveri. La riforma del Fondo
monetario internazionale prevista a Berlino, per esempio,
potrebbe essere fatta non solo
per rendere questo istituto
maggiormente in grado di intervenire verso banche e paesi ricchi in difficoltà finanziaria, ma
anche e soprattutto per fornire
prestiti a quelli poveri, cosa che
invece avviene poco e a fronte
di garanzie spesso eccessive. La
lotta contro i paradisi artificiali, evidenziata a Berlino anche
se ancora in modo generico, dovrebbe essere estesa a tutti gli
ambiti finanziari anomali: ci
sono i paradisi artificiali alle
isole Kayman e ci sono mercati
finanziari asfittici in tanti paesi che avrebbero invece bisogno
di risorse per lo sviluppo. Fa ben
sperare l’idea di una “Carta per
l’attività economica sostenibile”, proposta dalla Merkel e sostenuta da Gordon Brown. In
essa potrebbero confluire queste nostre preoccupazioni. A
patto che non sia redatta “dopo”
che sono state prese le misure
principali, ma che sia abbozzata prima, in modo da costituire
una guida alle stesse misure, in
modo che siano fatte per il bene
di tutti.
STEFANO FONTANA
SOCIETÀ
FATTIePROBLEMI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
P A G I N A
5
INTERVISTA CON SAMIR KHALIL SAMIR
Medio Oriente senza cristiani?
D
È
Misurarsi
con le sfide
a tempo, ormai, la
Chiesa, nella persona
del Papa e dei vescovi, mostra viva preoccupazione per la sorte dei cristiani in Medio Oriente. Nella visita ad limina dei
vescovi caldei, a gennaio, si è
arrivati a proporre un Sinodo
dei vescovi sui cristiani in Medio Oriente per cercare di approfondire la conoscenza reale dei
loro problemi, delle persecuzioni e pressioni cui sono soggetti e
della difficoltà di restare nei loro
Paesi. Una proposta “giustificata” per il noto e ascoltato islamologo, il gesuita Samir Khalil
Samir che al Sir ha provato a
tracciare il futuro delle chiese
cristiane in Medio Oriente. Secondo dati citati dal sociologo
Bernard Sabella, dell’università
di Betlemme, i cristiani Medio
Oriente (Egitto, Iraq, Giordania,
Libano, Territori palestinesi, Siria e Israele) sarebbero poco
meno di 12 milioni, di cui 8 milioni in Egitto (10%) e 1,2 milioni in Libano (30%). Negli altri
Paesi la percentuale varia tra l’1
e il 5% della popolazione.
Considerata la critica situazione in cui versano i
cristiani in Medio Oriente,
si può affermare che il principale problema per loro è
un rinascente fondamentalismo islamico?
“Diciamo di si. La salita del
fondamentalismo islamico è cominciata agli inizi degli anni
‘70. Di fronte agli atteggiamenti
di Israele il movimento islamico
si è presentato come l’unico difensore del mondo arabo e della causa palestinese. C’è una
identificazione tra ‘arabità’ e
‘islamità’. D’altra parte gli ebrei
hanno fatto lo stesso identificandosi con Israele, il che non è logico, Israele è una nazione e gli
ebrei sono in tutti gli stati del
mondo. C’è una parentela culturale e religiosa tra Islam ed
Ebraismo: entrambi uniscono
politica, cultura e religione. In
questa situazione i cristiani sono
tra l’incudine ed il martello, una
doppia vittima, pur essendo i più
veri difensori della causa
palestinese. Non dimentichiamo
che i cristiani di Palestina hanno abbracciato la causa palestinese per la giustizia ed il diritto
poiché ingiustamente spogliati
della loro terra con una decisione dell’Onu, organizzando numerosi movimenti di liberazione per la Palestina. Nel tempo
la causa palestinese si è islamizzata con la crescita del fondamentalismo. I cristiani non si
sono più ritrovati più in questa
situazione anzi da alcuni anni
vengono dagli stessi musulmani
considerati filo-occidentali e
dunque poco tollerati. La conseguenza di tutto ciò è anche l’emigrazione: a Betlemme il sindaco
è ancora cristiano ma tutti sanno che sarà l’ultimo, dopo sarà
musulmano. Lo stesso accadrà
a Nazareth, due città dove la
presenza cristiana era notevole”.
E’ giusto allora parlare di
persecuzione religiosa?
“Una persecuzione religiosa
nel mondo musulmano di solito non c’è. Anche se può accadere ogni tanto. C’è invece pressione religiosa, sempre, perché
ci saranno sempre musulmani
che fanno pressione per convertire i cristiani attraverso motivi sociali, politici e culturali. La
pressione musulmana ha un
fondamento nel Corano: è il sistema Dhimmi (status giuridico riconosciuto ai non musulmani che vivono in un sistema
islamico), che in realtà è anteriore all’Islam e risale alla Persia. Non ti perseguito, ti tollero
ma tu devi restare sottomesso.
Il Corano afferma chiaramente: i non musulmani, essendo
umiliati, devono pagare una
tassa di protezione di propria
mano, ovvero non possono affidarla ad altre persone. Questa
umiliazione ha preso, talvolta,
delle forme di vera intolleranza. Di uguaglianza non se ne
parla. D’altronde nel sistema
islamico il concetto di cittadino
è recente, e risale alla fine
dell’800, ma nella coscienza della gente esiste l’idea che i
musulmani sono i padroni e
tutti gli altri vengono tollerati.
In teoria non è così ma nella
psicologia si verifica questo.
Non ci sono persecuzioni come
in Cina o nell’impero sovietico
ma pressioni e disuguaglianze”.
Disoccupazione, mancata
istruzione o sanità, non rispetto di diritti umani fondamentali sono più presenti per i cristiani oppure questi vivono le medesime difficoltà della componente
musulmana maggioritaria?
“I cristiani ne risentono molto di più che i musulmani. Ci
sono delle discriminazioni nei
loro riguardi. Il cristiano è più
sensibile dei musulmani ai
temi dei diritti umani in quanto il Vangelo propone ideali di
libertà e di rispetto. In tutti i
Paesi arabi non c’è democrazia
e questo pesa di più sui cristiani che scelgono così di andarsene. Essendo una minoranza sono
più deboli, meno capaci di difendere i loro diritti. Pensiamo all’Iraq dove alle recenti elezioni
provinciali i cristiani si sono visti ridurre i seggi di rappresentanza. La domanda che tutti i
cristiani si pongono in Medio
Oriente è: c’è ancora speranza
per noi e per i nostri figli? Il problema è che non viviamo in uno
Stato di diritto ed il futuro dei
cristiani è lasciato al benvolere
del regime di turno”.
Non è proprio rassicurante…
“Il futuro dei cristiani in Medio Oriente è anche legato allo
scontro tutto interno al mondo
musulmano per separare la religione dalla politica, in una
parola scoprire la laicità. I cristiani sono i più forti difensori
della laicità che vuole dire libertà. La parità è inconcepibile. La
laicità non ha senso, anzi è tradotta come ateismo da tanti
musulmani che concepiscono
l’Islam solo come dominante”.
opportuno, in un tempo di transizione e di
attesa, lasciarci provocare da un Autore per
andare oltre le frasi
fatte e il pedagoghese di turno: Edgar Morin (“La testa
ben fatta – riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero”, Raffaello Cortina Editore). L’ educazione - afferma
- dice troppo; formazione, ha
il difetto di ignorare che la
missione della didattica è di
incoraggiare l’autodidattica,
destando, suscitando, favorendo l’autonomia dello spirito. L’ insegnamento, arte o
azione di trasmettere conoscenze a un allievo in modo
che egli le comprenda e le
assimili, ha un senso più
restrittivo perché solamente
cognitivo. A dire il vero la
parola insegnamento non gli
basta, ma la parola educazione comporta un troppo e una
mancanza. Nel libro fa lo
slalom fra i due termini,
avendo in mente un insegnamento educativo.
Egli rileva che c’è una inadeguatezza sempre più ampia, profonda e grave tra i
nostri saperi disgiunti, suddivisi in discipline da una
parte, e realtà o problemi
sempre più polidisciplinari,
trasversali, globali, planetari dall’altra.
Nello stesso tempo, la separazione delle discipline rende incapaci di cogliere ciò che
è tessuto insieme, cioè, secondo il significato originario del
termine, il complesso. C’è
complessità quando sono in-
separabili
le differenti componenti che
costituiscono un tutto
e quando
c’è un tessuto interdipendente, interattivo e interretroattivo
fra le parti
e il tutto e
fra il tutto
e le parti.
Secondo
Morin, l’ insegnamento-educazione si trova di fronte a
diverse“sfide”. Innanzitutto,
la sfida culturale: la cultura,
ormai, non solo è frammentata in parti staccate, ma
anche spezzata in due blocchi. Da una parte la cultura
umanistica che affronta la
riflessione sui fondamentali
problemi umani, stimola la
riflessione sul sapere e favorisce l’integrazione personale delle conoscenze; dall’altra, la cultura scientifica che
separa i campi della conoscenza, suscita straordinarie
scoperte, geniali teorie, ma
non una riflessione sul destino umano e sul divenire della scienza stessa. Una sfida
da accogliere e che interpella la riforma della scuola
onde evitare possibili e facili
schizofrenie o unilateralità.
Le altre sfide, nei prossimi
interventi.
QUALE
?
scuola
Come può la Chiesa arrestare questa emorragia dei
cristiani dal Medio Oriente
e dare un futuro alle comunità locali? Recentemente
mons. Sako, vescovo di
Kirkuk, ha proposto un
sinodo dei vescovi sui cristiani in Medio Oriente…
“E ha fatto bene. Questa proposta è giustificata perché finché noi affronteremo il problema
ognuno per suo conto non si troverà soluzione. Non esiste una
visione comune, una pastorale
del mondo arabo. Siamo deboli
non solo a causa dei musulmani
ma anche per le nostre stesse
divisioni, per la nostra mancanza di visione unica. Assolutamente è necessario una politica
comune e costruire un progetto
non contro ma con i musulmani.
Questa regione del mondo è culturalmente musulmana. Il nostro scopo è quello di creare una
città ed una civiltà comune, avere insieme un progetto di società valido per i più deboli, senza
estremismi. Questo il cristiano
lo può fare più naturalmente che
un musulmano”.
CANDIDO CANNAVÒ
L’ULTIMO CAMPIONE, INARRIVABILE DIRETTORE
Chi trarrebbe vantaggio
da un Medio Oriente senza
cristiani?
“Nessuno. Anzi i primi a lamentarsene saranno proprio i
musulmani. La fine del Cristianesimo in Medio Oriente, però,
non sarà la vittoria dell’Islam.
Quest’ultimo avrà espulso la diversità, ma senza di questa
l’islam tornerà indietro. E’ la diversità che stimola: sono i cristiani che hanno promosso, tra
la fine dell’800 e la prima metà
del ‘900, realtà come il giornalismo, la poesia e la letteratura
moderna, il cinema, le università. Il ruolo dei cristiani nel mondo arabo non è quello di promuovere l’ateismo ma una modernità credente, aperta. Le chiese
mediorientali sono piene, in tutti i Paesi. Siamo per la modernità e non per la secolarizzazione. In Occidente, invece, ciò
che sorprende il musulmano, ed
anche il cristiano mediorientale,
sono le chiese vuote, costumi libertini. La modernità per noi
cristiani significa diritti umani,
uguaglianza tra uomo e donna,
ovvero gli aspetti fondanti di una
sana laicità e non del laicismo.
Il mondo cristiano del Medio
Oriente è una chance di progresso per l’Islam. Costretti ad essere una minoranza sempre più
esigua i cristiani perderanno la
loro capacità di dinamismo, di
innovazione sociale, culturale e
politico. E questo coinciderà con
la fine del progresso del mondo
musulmano”.
n grande giornalista, certo, ma prima ancora un grande
uomo. Candido Cannavò ci ha lasciato e ora chi fa questo
mestiere, e magari come il sottoscritto ha iniziato proprio
come cronista sportivo, si sente davvero un po’ più povero. Il
modo di raccontare dello storico direttore della Gazzetta dello
Sport, la sua arguzia, l’eleganza nel periodare, l’incisività con cui
affrontava i temi più disparati e scottanti della cultura sportiva e
non, sono una grande dote, ma sono ancora poco a confronto della
sua grande umanità. Con lui scompare l’ultimo campione di una generazione di giornalisti di razza, Palumbo, Zanetti, Raschi, che avevano fatto le fortune della “Rosea” portandola a tirature impensabili
per un giornale sportivo fino a qualche lustro fa. Direttore per vent’anni, dal 1983 al 2002, era rimasto fino all’ultimo negli uffici di via
Solferino, continuando quel dialogo con i lettori, quella interpretazione appassionata degli eventi, quell’entusiasmo che lo avevano
contraddistinto sempre, fin dagli esordi sui giornali della sua Catania, negli anni Cinquanta. Era giornalista completo Cannavò, perché
sapeva scrivere e fare l’uomo macchina, dirigere uomini e dipingere
straordinari affreschi legati a un’impresa o a un personaggio. Pur essendo dotato di un modo di scrivere fluente e stilisticamente piacevolissimo, non si è mai ridotto a sterili esercitazioni stilistiche, ben sapendo che il suo unico riferimento era sempre e comunque il lettore.
Vedeva davvero nello sport un modo di educare i giovani e non arretrava di un passo davanti a scandali come doping e scommesse che rischiavano di appannarne la missione etica e civile, di profanarne il
messaggio. Da sempre era molto attento al sociale, al mondo degli ultimi: aveva scritto un libro sui diversamente abili e lo sport, e ogni volta
si stupiva piacevolmente che quel volume avesse pure scalato le classifiche delle vendite, come le sue fortunate biografie dei campioni. Altro
libro molto toccante fu quello dedicato alla vita in carcere, un mondo
spesso dimenticato, come a volte viene ignorata la possibilità di un
riscatto per tanti ex detenuti, che lottano controcorrente per potersi
rifare una vita. Il minuto di silenzio sui campi di calcio è stato il minimo, doveroso omaggio a chi, con il suo modo di fare giornalismo, aveva
allevato una nidiata di giovani cronisti, trasmettendo loro quell’amore
nel fare le cose, nello stare attenti ai particolari umani, a cosa poteva
celarsi dietro una sconfitta, ancor prima di una vittoria.
Il lettore sapeva che in lui poteva trovare l’amico, il fratello, il padre,
con cui discutere di un campione, di una partita o una corsa in bicicletta, altra sua grande passione. Lo faceva non dal pulpito del direttore, mai con la saccenza dell’uomo che sapeva tutto perché
documentatissimo (altra dote in via d’estinzione), ma con lo spirito
della dialettica aperta e tollerante, con gusto e ironia, con verve che
lasciava sempre aperta al mondo una speranza. Uomo positivo, di
fede, sulla cui onestà e lealtà ci si poteva specchiare: addio direttore,
chi ama lo sport, ti porterà sempre nel cuore.
a cura di DANIELE ROCCHI
ARCANGELO BAGNI
U
LEO GABBI
P A G I N A
6
CHIESA
CHIESA LOCALE
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
AGENDA
del
VESCOVO
GIOVEDÌ 26
A Olgiate Comasco, in serata, incontro sull’educazione promosso dall’associazione “Non pioverà per
sempre”.
VENERDÌ 27
A Como, udienze e colloqui
personali.
SABATO 28
A Como, presso la basilica
di San Fedele, alle ore
15.30, rito di elezione per i
catecumeni; ad Asnago di
Cermenate, alle ore 18.00,
celebrazione della S. Messa; a seguire, alle ore 20.30,
incontro su San Paolo.
LUNEDÌ 2 MARZO
A Como, presso la basilica
di San Fedele, alle ore
20.45, Lectio continua su
San Paolo.
MARTEDÌ 3
A Como, in Seminario, aggiornamento del clero di
Como.
MERCOLEDÌ 4
A Como, incontro del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica.
GIOVEDÌ 5
A Como, Consiglio Episcopale; nel pomeriggio, udienze e colloqui personali.
VENERDÌ 6
A Como, udienze e colloqui
personali; a Como, alle ore
21.00, in Cattedrale, incontro sulla Sindone.
“Beati i morti
che muoiono
nel Signore” (Ap 14,13)
La comunità parrocchiale di Mazzo di Valtellina è cristianamente
vicina a don Claudio e familiari,
nella preghiera e nell’Eucaristia
affidando a Dio Padre il caro
papà Luigi
ROSSATTI
perché lo accolga nella Sua beatitudine nei cieli.
“Ho creduto
ora vedo il tuo volto, Signore”
Il P. Priore, i padri, l’Azione Cattolica e tutti gli amici della comunità parrocchiale della SS.
Annunciata affidano al Signore
l’anima di
Salvatore
che nella vita ha sempre testimoniato la sua fede.
SCHEDE DI LAVORO PER I CONSIGLI PASTORALI
Marta e Maria, modi
diversi di essere Chiesa
T
ra le ‘scelte concrete
verso le quali orientarci come comunità diocesana’, per l’anno in corso, il Piano Pastorale
indica anche ‘una rinnovata attenzione ai consigli pastorali
parrocchiali’. Le schede che
vengono ora offerte alle comunità parrocchiali sono un sussidio per dare consistenza a
questa attenzione. Già il piano
pastorale dà delle indicazioni in
proposito che sono molto precise. Illuminano il lavoro ‘con’ e
‘per’ i Consigli pastorali Parrocchiali e aiutano a ‘porre mano’
a questa impresa là dove ancora non si è iniziata.
Il sussidio realizzato è stato
pensato come un itinerario di
catechesi per gli adulti sul tema
della Chiesa. Una sola scheda
parla direttamente dei Consigli Pastorali. Vuole essere una
riflessione per tutta la comunità cristiana per aiutare a verificare il cammino e il lavoro dei
Consigli Pastorali Parrocchiali, là dove esistono; oppure far
crescere una mentalità ecclesiale particolare entro cui i Consigli devono nascere e lavorare. Perché non si tratta solo di
gruppi di gestione e di amministrazione della parrocchia,
MOVIMENTO
EUCARISTICO
DIOCESANO
Il Movimento Eucaristico
Diocesano ricorda che il prossimo appuntamento per l’adorazione nella chiesa di S. Cecilia,
si terrà sabato 7 marzo con
inizio alle ore 16.20. La recita del S. Rosario precederà due
meditazioni dettate da don Andrea Meloni sull’udienze del
Santo Padre su san Paolo. Vi
saranno anche momenti di preghiera, silenzio e adorazione
personale.
Con l’inizio della Quaresima,
con la celebrazione delle Ceneri, si raccomanda ai crociati
eucaristici la partecipazione ai
momenti di adorazione, durante la settimana, in S. Cecilia.
SALESIANI
COOPERATORI
L’Associazione Salesiani Cooperatori invita tutti a partecipare all’incontro mensile di formazione che si terrà sabato 14
marzo, alle ore 15.30 presso
il Salesianum di TavernolaComo, in via Conciliazione 98.
Ci sarà un momento informativo a cui seguirà la riflessione
del delegato su un tema del progetto formativo su san Giovanni Bosco. Sarà distribuito, inoltre, l’avviso per l’incontro dei
Salesiani Cooperatori che si ritroveranno a Chiari il 29 marzo prossimo per una giornata
con i dirigenti e i delegati Cooperatori della Lombardia e del
Canton Ticino.
ma di un momento di Chiesa
privilegiato.
L’utilizzo dovrebbe essere
quello di ‘laboratori’ sull’argomento in piccoli gruppi di lavoro e di riflessione dove diventa
molto importante il ruolo di chi
guida, onde favorire la partecipazione e la riflessione di tutti
con una metodologia abbastanza precisa, pensata e preparata, non pressappochista e improvvisata. Tuttavia si può pensare ad un utilizzo anche entro
giornate di ‘esercizi spirituali
parrocchiali’ in cui si dà grande spazio alla riflessione e alla
preghiera personale. L’importante è che non manchi un momento di messa in comune e di
confronto sulle riflessioni proposte.
Un’ultima considerazione. Le
schede andrebbero lette alla luce del documento della CEI: Il
volto missionario della Parrocchia in un mondo che cambia.
Esso costituisce lo ‘sfondo’ entro cui collocare la riflessione
proposta e quindi il tutto andrebbe integrato con quanto in
questo documento si afferma
circa la vita della comunità, la
ministerialità laicale, l’attenzione alle situazioni quotidiane,
il rapporto con il mondo.
L’icona contemplata è quella
di Marta e Maria. Essa serve
a delineare lo scopo di queste
sei schede che vogliono aiutare a realizzare un percorso di
catechesi per quelle persone che nella comunità cristiana vivono la propria appartenenza alla medesima con grande senso di responsabilità e di servizio. E perché vi sia un itinerario di catechesi, è molto importante che vi sia un ‘passaggio’, un percorso, da una situazione di partenza verso un obiettivo educativo o una méta, ben calibrati. I contenuti proposti,
pertanto, non devono servire soprattutto per ‘saperne di più’,
ma per aiutare in questa mediazione tra fede e vita, in questo
passaggio dall’essere all’agire. Ogni incontro deve possedere
al suo interno questa dinamica del percorso e del cammino.
Per questo i diversi punti della scheda come delle tappe, dei
passi: il titolo che indica la méta; per la riflessione, che
suggerisce dei brani da ‘ascoltare’ secondo le indicazioni sopra indicate, prese dalla Parola di Dio o dal magistero ‘recente’ della Chiesa; per il confronto, alcuni interrogativi che
permettono di attualizzare e verificare la propria situazione
ecclesiale; per la preghiera, perché ogni passo del cammino
è sempre frutto della Grazia oltre che dell’impegno dell’uomo;
e nella liturgia si svela e si testimonia la nostra vera identità.
Le schede, per la loro semplicità di impostazione, permettono
anche un utilizzo in gruppi più ristretti, dopo una presentazione in comune, così da favorire un coinvolgimento di tutti i
partecipanti anche se in numero limitato. Quello che non deve
mancare è una sorta di verifica, all’interno di ogni incontro e
alla fine dell’itinerario: è condizione indispensabile perché si
possa parlare di catechesi e di metodo catechistico. Dalla verifica possono nascere scelte, criteri per la costituzione del CPP,
per la sua formazione e il proseguimento del suo cammino in
modo ‘ecclesiale’ e non solo organizzativo.
CHIESA
MAGISTEROdelP
AP
A
MAGISTEROdelPAP
APA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
L
a Chiesa non cessa di offrire il suo contributo
per il bene dell’uomo,
anche se i suoi interventi non sempre trovano
adeguato spazio sui principali
organi di informazione. Benedetto XVI, ricevendo il 21 febbraio i partecipanti all’assemblea generale della Pontificia
Accademia per la vita, ha richiamato la necessità di sostenere la fatica del ricercatore in
campo genetico. Un contributo
disinteressato alla scienza per
testimoniare, davvero, come la
fede sia amica della ragione.
La genetica ha progredito
enormemente, arrivando, ad
esempio, a conoscere meglio
l’architettura invisibile del corpo umano e i processi cellulari
e molecolari che presiedono alle
sue molteplici attività. “La
scienza – ha detto il Papa – è
giunta oggi a svelare sia differenti meccanismi reconditi della fisiologia umana sia processi che sono legati alla comparsa di alcuni difetti ereditabili
dai genitori come pure processi
che rendono talune persone
maggiormente esposte al rischio di contrarre una malattia”. Queste conoscenze, frutto
dell’ingegno e della fatica di innumerevoli studiosi, consentono di giungere più facilmente
non solo a una più efficace e
precoce diagnosi delle malattie
genetiche, ma anche a produrre terapie destinate ad alleviare le sofferenze dei malati e, in
alcuni casi, perfino a restituire
loro la speranza di riacquistare la salute. “Da quando, inoltre, è disponibile la sequenza
dell’intero genoma umano anche le differenze tra un soggetto e un altro e tra le diverse
popolazioni umane sono diventate oggetto di indagini genetiche che lasciano intravedere la
possibilità di nuove conquiste”.
Queste affermazioni testimoniano lo sguardo positivo che la
Chiesa ha nei confronti dei progressi scientifici, in genere, e
della genetica, in particolare.
Dovrebbero fugare, una volta
per tutte, la consueta accusa di
oscurantismo e di paura, che
ripetutamente le viene addos-
P A G I N A
7
IL DISCORSO DEL PAPA ALLA
PONTIFICIA ACCADEMIA DELLA VITA
L’UOMO
OLTRE IL CORPO
sata. Anzi, si dovrebbe onestamente riconoscere lo sforzo che
il Papa e i vescovi fanno quotidianamente per avvicinare con
rispetto il mondo scientifico,
uscendo, così, dagli ambiti che
sono loro più familiari. La Chiesa crede di poter offrire un contributo al mondo contemporaneo, secondo una prospettiva di
sana laicità.
Nelle parole di Benedetto XVI
riecheggia il pensiero del Concilio: le gioie e le sofferenze, le
attese e le speranze del mondo
sono anche quelle dei discepoli
di Cristo. La ricerca scientifica,
così importante, va sostenuta
perché contribuisca al raggiungimento del vero bene dell’uomo.
Che cosa suggerisce la Chiesa in questo momento?
“La fatica del ricercatore in
questi ambiti così enigmatici e
preziosi – ha detto il Papa – richiede un particolare sostegno;
per questo la collaborazione tra
le differenti scienze è un supporto che non può mai mancare per approdare a risultati che
siano efficaci e, nello stesso
tempo, produttori di autentico
progresso per l’umanità intera”.
Si tratta di creare una
complementarietà delle scienze, superando quella distinzione che ha portato frammentarietà e isolamento. Il progresso scientifico deve andare di
pari passo con la visione globale della persona. Occorre superare “il rischio di un diffuso
riduzionismo genetico, incline a
identificare la persona esclusivamente con il riferimento all’informazione genetica e alle
sue interazioni con l’ambiente”.
Si deve ricordare che l’uomo
sarà sempre più grande di tutto ciò che forma il suo corpo;
egli, infatti, porta con sé la forza del pensiero, che è sempre
tesa alla verità su di sé e sul
mondo. Ritornano alla mente le
splendide parole di Blaise
Pascal: l’uomo è il giunco più
debole della natura, ma ha la
forza del pensiero; sa di vivere
e di morire e conosce il senso
della propria esistenza.
Per la Chiesa è decisivo il fatto che ogni essere umano è molto di più di una singolare combinazione di informazioni genetiche, che gli vengono trasmesse dai genitori. Ne consegue che
la generazione di uomo non potrà mai essere ridotta a una
mera riproduzione di un nuovo
individuo della specie umana,
così come avviene con un qualunque animale. Ne consegue,
ancora, che nessuna persona
può essere discriminata a motivo delle proprie caratteristiche fisiche, al fine di giungere
ad una razza eccellente. Nonostante questo delirio, perpetuato sistematicamente nel secolo
scorso, sia riprovato dalle co-
scienze, oggi si rifaccia una nuova forma di eugenismo. “Si insinua una nuova mentalità – ha
sottolineato il Papa – che tende a giustificare una diversa
considerazione della vita e della dignità personale fondata sul
proprio desiderio e sul diritto
individuale. Si tende, quindi, a
privilegiare le capacità operative, l’efficienza, la perfezione e
la bellezza fisica a detrimento
di altre dimensioni dell’esistenza non ritenute degne”. L’esito
finale è l’indebolimento del rispetto che è dovuto a ogni essere umano, anche in presenza di
un difetto nel suo sviluppo o di
una malattia genetica che potrà manifestarsi nel corso della sua vita.
Queste possibili derive chiedono un pensiero forte, in cui
antropologia e scienza offrono
il meglio sull’uomo.
MARCO DOLDI
LE PAROLE DI BENEDETTO XVI
IL PASSAGGIO NECESSARIO... PER ENTRARE
L
episodio del paralitico
perdonato e guarito,
che Benedetto XVI
commenta nelle parole che precedono l’Angelus di questa settima domenica del tempo ordinario, ci offre una lettura particolare dell’evento che il Papa stesso
evidenzia e che si lega con il
pensiero che occupa la seconda
parte del discorso domenicale:
il tema del primato di Pietro.
Cosa ci dice allora questo brano che ha al centro Gesù, la sua
missione? Che c’è un luogo in
cui Gesù è presente, probabilmente la casa di Pietro a
Cafarnao; c’è una moltitudine
di persone che si raduna davanti la porta; e c’è la Parola, Gesù
che predica. Una comunità,
dunque, nella quale ci si ritrova per ascoltare, per pregare e
tante sono le persone che desiderano varcare quella soglia.
Entrare per incontrare Gesù,
per accogliere i suoi insegnamenti, la parola potente, autorevole, capace di cambiare l’uomo, di risanarlo non solo nel
corpo malato ma anche nello
spirito, rimettendogli i peccati.
Dice il Papa: “La guarigione fisica è segno del risanamento
’
spirituale che produce il suo
perdono”.
Ricordate? Domenica 15 febbraio, aveva parlato della lebbra considerata non solo malattia ma anche la forma più grave di impurità, e l’aveva paragonata al peccato. In questa
domenica sottolinea che “il peccato è una sorta di paralisi dello spirito da cui soltanto la potenza dell’amore misericordioso di Dio può liberarci, permettendoci di rialzarci e di riprendere il cammino sulla via del
bene”.
Quella porta è il passaggio
necessario per entrare nella
comunità e ascoltare la parola.
Si è chiamati – la fede è incontro con Cristo – come Gesù chiama il paralitico; ma questi, non
potendo passare dalla porta è
fatto calare dal tetto della casa,
e, dunque, si è chiamati ma c’è
anche una comunità che è solidale e sostiene, aiuta l’uomo
immobilizzato, incapace di
muoversi e di reagire, di tornare alla vita. È la fede della comunità che si fa carico delle
sofferenze dell’altro e lo accompagna verso la Parola che salva. Solo l’amore di Dio libera.
Ed è bella l’immagine legata
alle parole rivolte al paralitico:
“Ti sono perdonati i peccati” e
“alzati, prendi la barella e va’ a
casa tua. E il paralitico se ne
andò guarito”.
Quel perdono dei peccati è
talmente radicale che l’uomo
può prendere la sua barella e
compiere il viaggio verso casa
con le proprie gambe. Parole che
anticipano di qualche giorno
l’inizio della Quaresima, il tempo liturgico che precede la Pasqua, tempo di perdono e di penitenza, di riscoperta della propria realtà di peccatori.
Papa Benedetto, come dicevamo, aggiunge un altro tema alla
riflessione, e cioè la ricorrenza
liturgica della Cattedra di Pietro, il mistero del successore del
principe degli apostoli. Proprio
la Cattedra “simboleggia l’autorità del vescovo di Roma, chiamato a svolgere un peculiare
servizio nei confronti dell’intero popolo di Dio”. Singolare e
specifico ministero, quello del
vescovo di Roma, ribadito anche dal Concilio nella Costituzione dogmatica Lumen gentium: “Nella comunione ecclesiastica vi sono legittimamente delle Chiese particolari, che
godono di proprie tradizioni, ri-
manendo integro il Primato
della cattedra di Pietro, la quale presiede alla comunione universale della carità, tutela le
varietà legittime, e insieme veglia affinché ciò che è particolare, non solo non nuoccia all’unità, ma piuttosto la serva”.
Nelle parole di Benedetto XVI
c’è forse un implicito riferimento alle voci dissonanti che in
questi ultimi tempi si sono levate all’interno di una parte
della Chiesa. Forse c’è anche
chi, come ricordava venerdì 20
febbraio ai seminaristi romani
“invece di inserirsi nella comunione con Cristo, nel Corpo di
Cristo che è la Chiesa”, vuole
essere “superiore all’altro e con
arroganza intellettuale vuol far
credere che lui sarebbe migliore. E così nascono le polemiche
che sono distruttive, nasce una
caricatura della Chiesa, che
dovrebbe essere un’anima sola
e un cuore solo”.
Turbamenti e tempeste non
devono scuotere la Chiesa, afferma ancora il Papa parlando
in lingua tedesca.
Il Papa chiede che turbamenti e tempeste non facciano venir meno la saldezza nella fede
genuina, la fedeltà all’unità.
“Nella discontinuità degli eventi esteriori, c’è una grande continuità dell’unità della Chiesa
in tutti i tempi” aveva detto
sempre ai seminaristi romani.
Ed è proprio l’unità della Chiesa il punto sul quale il Papa
insiste, ed è per questo che,
sempre all’Angelus, chiede ai
fedeli di accompagnarlo con la
preghiera “perché possa adempiere fedelmente l’alto compito
che la Provvidenza divina mi ha
affidato quale successore dell’apostolo Pietro”.
Da cardinale Joseph Ratzinger scriveva che “il potere conferito da Cristo a Pietro e poi ai
suoi successori è, in senso assoluto, un mandato per servire... Il Papa non è un sovrano
assoluto, il cui pensare e volere
sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la sua Parola. Egli non deve
proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se
stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di
fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento,
come di fronte a ogni opportunismo”.
FABIO ZAVATTARO
CHIESA
P A G I N A
8
CHIESALOCALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
DAL 3 AL 10 SETTEMBRE LA DIOCESI PELLEGRINA
CON IL VESCOVO IN TERRA SANTA
INSIEME, SUI PASSI
DI GESÙ...
IL PROGRAMMA
DEL PELLEGRINAGGIO
1° GIORNO (GIOVEDÌ 3 SETTEMBRE)
Ritrovo dei pellegrini nei luoghi stabiliti e trasferimento agli
aeroporti. Operazioni d’imbarco e partenza per Tel Aviv. Proseguimento in pullman attraverso la pianura di Sharon e arrivo a
Nazareth. Sistemazione in albergo, cena e pernottamento.
2° GIORNO (VENERDÌ 4 SETTEMBRE)
Cana – Monte Tabor – Nazareth
Liturgia serale nella Basilica dell’Annunciazione presieduta dal
nostro Vescovo.
3° GIORNO (SABATO 5 SETTEMBRE)
Si raggiunge Tiberiade per l’attraversata del Lago
Cafarnao (visita degli scavi dell’antica città con la sinagoga e
la casa di Pietro)
Tabga (“chiesa del Primato” e luogo della “Moltiplicazione dei
pani e dei pesci”).
Monte delle Beatitudini tempo per la preghiera, le confessioni e la liturgia presieduta dal nostro Vescovo.
Rientro a Nazareth e partecipazione, dopo cena, alla Processione Mariana presso la Basilica dell’Annunciazione
4° GIORNO (DOMENICA 6 SETTEMBRE)
Lasciata la Galilea, percorrendo la valle del Giordano, si visitano Qumran – (Betania di Transgiordania) - Gerico.
Nel pomeriggio Liturgia presso la parrocchia di Gerico e poi,
salendo verso Gerusalemme, sosta a Wadi el Qelt/Nabi Musa
dove il panorama sul deserto è particolarmente suggestivo.
A sera, arrivo a Gerusalemme, panoramica sulla città: sistemazione, cena e pernottamento.
5° GIORNO (LUNEDÌ 7 SETTEMBRE)
Partenza per Betlemme.
Campo dei Pastori - Grotta della Natività - Basilica della Natività: Santa Messa presieduta dal nostro Vescovo.
Nel pomeriggio a Ain Karem per la visita al luogo della nascita
di san Giovanni Battista ed al Santuario del Magnificat.
Rientro a Gerusalemme transitando dalla Città Nuova.
6° E 7° GIORNO
(MARTEDÌ 8 E MERCOLEDÌ 9 SETTEMBRE)
Gerusalemme
Spianata del Tempio – Piscina Probatica – Sant’Anna – via Dolorosa - Basilica della Risurrezione – Monte Sion con il Cenacolo,
la Basilica della Dormizione di Maria e la “gradinata” vicino
alla chiesa di S. Pietro in Gallicantu – Monte degli Ulivi con
Betfage, Edicola dell’Ascensione, Padre Nostro, Dominus Flevit,
Tomba di Maria, Grotta dell’Arresto e Basilica del Getzemani.
Nella serata di martedì 8 settembre: adorazione al Getzemani
presieduta dal Vescovo.
8° GIORNO (GIOVEDÌ 10 SETTEMBRE)
Gerusalemme / Tel Aviv - Italia
Piccola colazione e Santa Messa conclusiva del pellegrinaggio
presieduta dal Vescovo. Indi proseguimento per l’aeroporto di
Tel Aviv: operazioni d’imbarco e partenza per l’Italia. Trasferimento in pullman ai luoghi di partenza.
Quota: euro 1.200,00 a persona
Supplemento camera singola euro 300,00
La quota comprende:
Passaggio aereo in classe turistica tasse aeroportuali; trasferimenti in pullman da/per l’aeroporto in Israele; alloggio
in alberghi di prima categoria in camere a due letti con bagno o
doccia; vitto dalla cena del 1° giorno alla colazione dell’8° giorno
(bevande escluse); tour in pullman, visite, escursioni e ingressi come da programma; guida biblica abilitata dalla Commissione dei Pellegrinaggi in Terra Santa; assistenza sanitaria, assicurazione bagaglio e annullamento viaggio.
La quota NON comprende:
Il trasferimento per gli aeroporti (vedi nota), le bevande, le mance, gli ingressi non in programma, gli extra in genere e tutto
quanto non specificato alla voce “la quota comprende”.
Trasferimenti
In base alle iscrizioni pervenute, si provvederà ad organizzare il
trasferimento all’aeroporto di Milano/Bergamo.
DAL 15
AL 22 GIUGNO
VIAGGIO
IN TURCHIA
CHIESA PELLEGRINA
SULLE ORME
DI SAN PAOLO
G
li Uffici Pastorali di
Curia per la Catechesi e per il Dialogo interreligioso propongono, in occasione dell’Anno Paolino che si concluderà
alla fine di giugno, un pellegrinaggio Sui passi di Paolo, in
Turchia. Lo scopo del viaggiopellegrinaggio è quello di offrire
a tutti gli operatori pastorali della diocesi, ma anche a tutti gli
altri, un’occasione per conoscere
la storia e la teologia paolina a
partire da alcuni luoghi visitati
dall’Apostolo. Il pellegrinaggio
sarà guidato da don Battista
Rinaldi e accompagnato da
un vicario episcopale. Il periodo è fissato nei giorni dal
15 al 22 giugno 2009; il costo
a persona è di 1.200,00 euro.
Iscrizioni entro il 15 aprile;
info allo 031.304524.
Quando iscriversi
Le iscrizione vanno effettuate entro la Santa Pasqua. All’atto
della prenotazione dovrà essere compilato l’apposito modulo d’iscrizione e corrisposto un acconto pari al 25% della quota di partecipazione (euro 250,00). Il saldo dovrà essere versato 30
giorni prima della partenza. Come referenti tenere il proprio parroco e I Viaggi di Oscar, telefono 031.304524.
Documenti
Ogni partecipante dovrà essere in possesso di passaporto individuale con una validità almeno fino al 31 marzo 2010.
CHIESA
QUARESIMA
P A G I N A
9
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
Seconda domenica di Quaresima
UN MESSIA OLTRE LE ATTESE
E LE SPERANZE DEGLI UOMINI
N
el racconto di Marco,
dopo la moltiplicazione dei pani (8, 1-11),
diversi sono gli interrogativi e le attese che
sorgono attorno a Gesù. Il “successo” della sua missione sembra essere a portata di mano,
ma Gesù lo rifiuta. Marco descrive poi la guarigione del cieco di Betsaida (una guarigione
in due momenti, un arrivare
alla luce in modo progressivo);
Pietro, quindi, comincia a comprendere qualcosa dell’identità
di Gesù (8, 29), ma è in grado
di cogliere solo un aspetto della persona di Gesù: non accetta, infatti, che Gesù -per realizzare la sua missione- debba seguire la via della croce. La risposta di Gesù è chiara: il Figlio dell’uomo “deve” seguire la
via della croce; essa sarà anche
la via del discepolo.
L’episodio della trasfigurazione è collegato al contesto
immediato da due versettitransizione (vv. 1 e 9) che si richiamano e che hanno come
tema la manifestazione gloriosa del Figlio dell’uomo. Se ci
soffermiamo su ciò che precede
e su ciò che segue, la prospettiva si fa più chiara. Il nostro testo, infatti, è collocato nel con-
Il testo del Vangelo di questa domenica ci presenta
una scena grandiosa e misteriosa allo stesso tempo.
Il racconto di Marco, infatti, richiama immagini e simboli
dell’Antico Testamento che non sempre ci sono chiari
nella loro portata (alto monte, tenda, nube...).
Poi, ci pone di fronte ad una rivelazione
(“Questi è il mio Figlio diletto: ascoltatelo!) che dice
qualcosa del mistero di Gesù ma interpella
contemporaneamente il discepolo (“Ascoltatelo!”).
Una storia aperta e da comprendere
pagina a cura di ARCANGELO BAGNI
testo degli “annunci della passione” (8, 31-33; 9, 30-32; 10, 3234); più precisamente: è collocato in una sezione (7,24-10,52)
nella quale Gesù intensifica il
suo insegnamento ai discepoli
spesso soli e - a volte - assieme
alla folla.
E’ come se si aprisse uno
squarcio che permette, allo stesso tempo, di comprendere qualcosa del mistero di Gesù, ma un
qualcosa che va oltre il momento presente. Infatti, i testimoni
di questa scena si trovano a vivere come una duplice tensione. Da una parte, essi provano
una grande gioia (“E’ bello per
noi stare qui”); dall’altra, si
scontrano con lo strano comando di Gesù: (“comandò loro di
non raccontare ciò che avevano
visto, fino a quando il Figlio
dell’uomo non fosse risuscitato
dai morti”).
MESSIA SÌ,
MA DIVERSAMENTE
Il nostro testo sembra voler
rispondere ad alcun interrogativi che sorgono nei discepoli:
chi è questo Gesù che dice di sé
di essere il Figlio dell’uomo e
che allo stesso tempo parla di
croce, di “essere consegnato”?
La strada che sta percorrendo
è davvero la strada giusta? Se
così è, quale Messia egli è?
Fino a questo momento i discepoli non hanno ancora detto
nulla sull’identità di Gesù. Progressivamente Gesù si è dedicato alla formazione del piccolo
gruppo che lo segue affinché
esso sia in grado di comprendere la sua identità. E giunge
UNA CONFERMA SULLA VIA DELLA CROCE
E NON IL PUNTO DI ARRIVO
L
asciamoci guidare dal testo per cogliere la portata dei simboli e dei richiami
veterotestamentari. I sei giorni, l’alto monte (v. 2) e la nube (v. 7) possono richiamare il
soggiorno di Mosè sul monte Sinai (Es 23, 15-16). A sua volta, la nube indica il segno della
presenza di Dio (Es 40, 20; 19, 16); i sei giorni possono essere messi in rapporto con la festa
giudaica delle Tende: la proposta di Pietro di “fare tre tende” assumerebbe così una precisa
prospettiva: la convinzione che la pienezza messianica sia giunta.
Le vesti splendenti e candide (v.3) richiamano il tema della gloria (Es 34, 19; Dn 13, 3) che rimanda a
Dio. Per questo si precisa che “nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così candide”. Elia e
Mosè (v. 4) sono citati da Marco in questo ordine, diversamente da Matteo che preferisce “Mosè ed
Elia”: ordine più logico per simbolizzare “la Legge e i Profeti”, cioè le Scritture che Gesù porta a
compimento. L’insistenza di Marco su Elia è una sottolineatura nella linea escatologica: la vicenda di
Gesù ha a che fare con la “pienezza dei tempi” (si veda Mc 9, 11-12). La voce che esce dalla nube è la
voce di Dio che manifesta la sua volontà (Dt 4, 12-13).
Alla luce di questi osservazioni, siamo in grado di comprendere che il genere letterario del nostro
testo è in funzione del messaggio che vuole trasmettere: una avvenimento-manifestazione che chiede di essere ascoltato e compreso. Infine, quanto è narrato rimanda certamente ad un’esperienza
vissuta da Gesù e dai discepoli. Come questa sia avvenuta non importa molto all’evangelista. Egli è
attento a svelarcene il senso sia per Gesù sia per i discepoli.
Un anticipo della pienezza
I tre discepoli che salgono su un alto monte sono gli stessi che avevano accompagnato Gesù nell’episodio del “ritorno in vita” della figlia Giairo (Mc 5, 37); sempre essi si troveranno in disparte con Gesù
al momento del Getsemani (Mc 14, 33). I tre momenti si richiamano. Nel primo caso, Gesù manifesta
la sua potenza sulla morte; nel Getsemani, egli rivelerà qual è la via che porta alla risurrezione (la
via della croce); nella trasfigurazione, infine, al discepolo è concesso una anticipo, una conferma della
validità della via della croce: essa, e solo essa, porta alla risurrezione.
Il comando che viene dalla voce (“ascoltatelo!”) è un invito rivolto al discepolo perché sappia cogliere
nella strada della croce - nonostante le smentite - la via della risurrezione. Pietro, poco prima- aveva
rifiutato la prospettiva della croce e si era scontrato con la parola di Gesù: “Il Figlio dell’uomo deve
molto soffrire”. Il discepolo fatica sempre a comprendere la via, la logica di vita di Gesù.
Anche Giacomo e Giovanni sono lontani dalla prospettiva di Gesù: dopo il terzo annuncio della passione, infatti, sognano di stare uno alla destra e l’altro alla sinistra nel Regno di Gesù (10, 35 ss). I
discepoli non sono ancora in grado di “ascoltare” e di discernere. E’ in questo contesto che la
Trasfigurazione offre al discepolo come un anticipo di risurrezione, come un lampo che illumina
intensamente la realtà illuminandola. Essa allora diventa una conferma data al discepolo in cammino: la via della croce, la via della solidarietà - sebbene smentita e apparentemente perdente - è la
via che conduce alla risurrezione. Più profondamente: è la logica della risurrezione che crea la storia
e la sottrae al potere della morte stessa.
Pietro sembra non comprendere nemmeno questo anticipo. Egli vorrebbe rendere permanente quello che invece è dato come segno. Eccolo allora affermare: “Facciamo tre tende!”. L’incomprensione del
discepolo è profonda: essa svela il rifiuto di credere alla efficacia della strada percorsa da Gesù e, allo
stesso tempo, il rifiuto di percorrerla sognando già la pienezza. Infatti, abitare “nelle tende eterne”
avrebbe significato l’avvento del tempo definitivo, il termine del cammino dell’uomo, la pienezza
raggiunta. L’evangelista Marco ci ricorda, invece, che i discepoli sono ancora in cammino e che ad
essi non è concesso “fare tende” per contemplare una pienezza che sta davanti. Al discepolo è concesso, quale conferma nel suo cammino, solo un anticipo. Questo basta!
Il discepolo è invitato a comprendere che tutta la storia di Israele (Elia e Mosè) e la storia di Gesù
(nel segno della via della croce) avranno un compimento. Un compimento svelato al discepolo già ora
nella storia. E questa illuminazione dovrebbe sorreggerlo nel suo cammino.
così la domanda di Gesù: “E voi,
chi dite che io sia?”. Pietro afferma: “Tu sei il Cristo” (cioè il
Messia). Tuttavia tra come Pietro intende il Messia e come
Gesù intende vivere la sua
messianicità non c’è identità di
vedute; anzi, la distanza è
abissale. Gesù afferma: Messia
sì, ma attraverso la croce e la
morte! Una prospettiva che, invece, Pietro non comprende,
che rifiuta e che chiede a Gesù
di abbandonare (Mc 8, 27-33).
Ed è proprio “sei giorni dopo”
(v. 2) si colloca la rivelazione
della trasfigurazione. La prospettiva: far comprendere a Pietro e ai suoi compagni la portata dell’insegnamento sull’identità del Messia glorioso attraverso la sofferenza. Questa pro-
spettiva è chiaramente affermata nelle parole che precedono il nostro testo: l’invito rivolto ai discepoli affinché seguano
il maestro e facciano propria la
prospettiva del “portare la croce” per accedere alla salvezza.
Quanto alla guarigione del
ragazzo epilettico (narrata
dopo), essa sottolinea il misurarsi di Gesù con il male (9, 1429). Questo accostamento è simile a quello che esiste tra la
scena grandiosa del battesimo
e quella della tentazione che ad
esso fa seguito (1,9ss). Così facendo, l’evangelista evidenza il
rapporto-scontro tra la gloria e
la lotta contro il male che investe la vicenda di Gesù e caratterizza la sua identità messianica.
Alcune
provocazioni
Innanzitutto, il discepolo deve riconoscersi come colui che è in
cammino verso Gerusalemme. Un cammino segnato dalla logica
del dono e dello spendersi, sempre e in qualsiasi modo. Così facendo sperimenterà la tentazione di ritenere che la via di Gesù si
perdente, impotente, incapace di fare storia. La trasfigurazione
illumina il cammino, ma non dispensa dal camminare; è una conferma della via della croce, non la fuga da essa.
Quindi, quante volte diciamo -in tanti contesti e non senza una
certa enfasi- di credere nella logica che ha guidato la vita di Gesù.
Ma nella vita concreta, di fatto, ragioniamo in modo radicalmente
diverso. Si proclama la debolezza della croce, ma si vorrebbe un
annuncio efficace secondo la logica umana; si grida ai quattro venti
la solidarietà, ma ci si attenderebbe che la solidarietà si imponesse; non ci si stanca di dire che il Vangelo è una proposta, ma vorremmo che essa si imponesse e non che fosse consegnata alla libertà dell’uomo. La via di Gesù –la via della croce- è una logica di
vita proposta, non imposta ma consegnata alla libertà dell’uomo.
Infine, il testo è un invito rivolto ai credenti affinché facciano
propria la pedagogia di Gesù. E’ normale che gli uomini scoprano
il senso della sua esistenza progressivamente. E’ normale che gli
uomini si pongano prima delle domande e cerchino poi le risposte.
Ad una condizione: custodire dentro di sé la certezza che nasce
dalla storia di Gesù. Una storia sotto il segno della debolezza e
apparentemente perdente. Una storia che risponde a certe domande dell’uomo: Gesù è certamente il Messia!; ma, allo stesso
tempo, essa ne propone altre: quale Messia è un Messia che muore crocifisso? Quale volto di Dio in questa storia crocifissa? Quale
salvezza? Un invito a camminare nella nostra vita con serenità e
serietà: i due volti della via della croce.
P A G I N A
10
CHIESA
CARIT
AS
CARITAS
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
SCONFIGGERE LA POVERTÀ
IL TEMPO PROPIZIO
Comincia il cammino
di preparazione
all’Anno europeo
contro l’esclusione
sociale. Occorre
alimentare una
sensibilità comune,
per produrre politiche
più inclusive. La rete
Caritas farà la sua
parte, dal livello
continentale alle
parrocchie
pagina a cura
della CARITAS DIOCESANA
M
ettere i poveri
al primo posto
comporta che si
riservi uno spazio adeguato a
una corretta logica economica
(…), a una corretta logica politica (…) e a una corretta logica
partecipativa capace di valorizzare la società civile locale e internazionale”. Così Benedetto
XVI, nel messaggio per la Giornata mondiale per la pace 2009,
intitolato “Combattere la povertà, costruire la pace”.
È bello far risuonare queste
parole con la recente designazione del 2010, da parte delle
istituzioni comunitarie, come
“Anno europeo contro la povertà e l’esclusione sociale”. Non
sarà il 2010 l’anno in cui si
sconfiggerà la povertà in Europa, purtroppo questo è fuori discussione. I 17 milioni di euro
stanziati dalla Commissione
Europea e gli altrettanti che
verranno messi a disposizione
dagli stati membri sono un’inezia, se paragonati al costo delle
politiche che sarebbero necessarie. Nondimeno, perché politiche del genere siano possibili
sono preliminarmente necessa-
”
ri consapevolezza, sensibilità,
consenso e partecipazione. E
sono proprio questi gli obiettivi che l’anno europeo vorrebbe
raggiungere.
In questo senso il 2010 per
noi rappresenterà un “tempo
favorevole”, che non ci è dato
sottovalutare né sprecare. E anche per il mondo Caritas, che
nella lotta alla povertà e nella
pedagogia dei fatti poggia la
propria comune identità, tale
occasione si presenta come fondamentale. Il fine resta quello
noto: testimoniare la carità, la
giustizia e la solidarietà, mo-
strando a tutti il volto unitario,
fraterno, solidale e diaconale di
una chiesa che si cinge del
grembiule e umilmente serve il
mondo.
Tutta la Caritas è chiamata
a partecipare a questo sforzo,
dalle Caritas nazionali sino alla
più piccola Caritas parrocchiale. Per organizzare e supportare
questa mobilitazione collettiva,
Caritas Europa ha istituito una
task force con il compito di produrre strumenti, analisi e riflessioni da offrire alla rete Caritas a supporto di tutta questa attività che nei prossimi
mesi prenderà sempre più sostanza.
Nei prossimi mesi saranno
rese disponibili alle Caritas
nazionali europee e alle Caritas
diocesane e parrocchiali, proposte e strumenti concreti, e saranno organizzati specifici momenti di ascolto delle proposte
di tutti, per valorizzare, entro
un comune quadro europeo le
iniziative che la “fantasia della
carità” suggerirà a ciascuno.
Caritas italiana accompagnerà questo processo con tutti i
propri strumenti ordinari e uno
speciale sforzo del nuovo Coor-
dinamento Europa, cui tutte le
Caritas potranno fare riferimento.
Uno strumento per essere
aggiornati sarà Italia Caritas
(con la rubrica “2010 senza povertà” consultabile anche sul
sito di Caritas Italiana www.
caritasitaliana.it) che, di mese
in mese presenterà le iniziative, le modalità di partecipazione, esperienze di altre Caritas
nazionali e diocesane. L’auspicio, citando la Rerum Novarum
di Leone XIII, è che “ciascuno
faccia la parte che gli spetta e
non indugi”.
LA TERZA TAPPA DI UN PERCORSO COMUNE
CARITAS IN FORMAZIONE
a Caritas diocesana di Como ha ospitato, da domenica 15 febbraio a
mercoledì 18 febbraio 2009 presso la “Casa Incontri Cristiani” di Capiago
Intimiano, la Terza tappa del percorso équipe di Caritas italiana. Tale
percorso è indirizzato a nuovi direttori delle Caritas diocesane e nuovi
operatori. È diviso in quattro tappe formative di cui una è legata alla
presentazione di una esperienza di una Caritas diocesana d’Italia.
Quest’anno è toccato alla nostra Caritas diocesana e alla Caritas della diocesi
di Ancona-Osimo.
Sono stati ospitati 40 persone provenienti da tutta Italia più due sacerdoti della Romania e il direttore Caritas Turchia.
È stata una occasione importante per fare il punto della situazione, verificare il
cammino percorso, presentare la ricchezza della nostra diocesi, i nodi critici e le
prospettive di lavoro sul metodo pastorale Caritas: “Ascoltare, Osservare, Discernere”.
Qui di seguito riportiamo il saluto del nostro direttore Roberto Bernasconi all’assemblea dei partecipanti:
“Trovarci con voi per comunicare il nostro vissuto di Caritas è importante per
la nostra Caritas diocesana che, come tutte le Caritas, tende ad essere operativa in modo efficace, e per raggiungere questo scopo rischia di perdere quella
collegialità, quella capacità di saper comunicare e saper ascoltare di saper decidere in modo unitario che è proprio del modo di essere Caritas.
Quello della collegialità è una dimensione fondamentale per vivere e testimoniare la Carità e ha ricadute anche nel pratico, nel concreto delle nostre parrocchie e dei nostri gruppi caritativi di base.
Noi ci troviamo a lavorare con operatori che si trovano a dover risolvere, spesso
L
in prima persona, una serie di problematiche che il contingente porta ad affrontare, per cui si rischia di diventare efficientisti e un po’ individualisti e, sicuramente, portatori di risoluzioni che non tengono conto di tutte le opportunità che
possiamo mettere in atto, che non tengono conto delle persone e del loro vissuto,
rischiando di professionalizzare i nostri servizi e non di incarnarli all’interno
delle nostre comunità.
Le nostre opere devono essere sempre frutto di un cammino comunitario e devono sempre vivere un cammino propedeutico e formativo che porti la carità
vissuta a diventare parte integrante della catechesi e della liturgia; le nostre
comunità devono saper riscoprire Cristo attraverso le sofferenze vissute dalle
persone che noi incontriamo nella nostra azione caritativa.
Questa collegialità ci deve aiutare anche a vivere un rapporto giusto tra operatori e volontari, che devono nel loro operare saper integrare, ognuno in modo
paritario, le proprie caratteristiche: l’operatore quello della professionalità e
della continuità, il volontario quello innanzitutto della gratuità, della esperienza di vita e della capacità critica che è data dal suo vivere questa dimensione di
servizio non come professione, ma come sua scelta libera che lo porta a donare
parte del suo tempo e delle sue capacità alla comunità.
Queste persone, operatori e volontari, che lavorano in sinergia e mettono a disposizione tempo e professionalità ai nostri fratelli che vivono situazioni di disagio, sono stimolo alle nostre comunità perché diventino promotrici di un impegno nuovo a livello sociale e politico che parta veramente dall’ascolto di bisogni degli ultimi. Questo vale sempre e soprattutto per la Caritas diocesana, che
in una diocesi vasta come la nostra ha bisogno di un minimo di struttura che gli
dia la possibilità di vivere un cammino di continuità”.
P A G I N A
12
Como
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2008
DOMENICA 1° MARZO
Torna la Giornata
delle Ferrovie
Dimenticate
Cippo sul tratto recuperato a villa Guardiadella Ferrovia Grandate-Malnate.
Sotto un’altra immagine relativa alle attività di recupero
er il secondo anno consecutivo
Co.Mo.Do., una
confederazione
di Associazioni
che si occupano di mobilità alternativa, tempo libero e attività outdoor,
propone domenica 1°
marzo la “Giornata Nazionale delle Ferrovie
Dimenticate”, con iniziative ed eventi sparsi
per tutta Italia. Ne parliamo con Ambra Garancini, presidente di Iubilantes, che, assieme ad
altre associazioni (tra cui
l’Associazione Italiana
Città Ciclabili, l’Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche,
l’Associazione Utenti del
Trasporto Pubblico-Camminacittà, il Club Alpino
Italiano, la Federazione
Italiana Amici della Bicicletta, la Federazione Italiana Turismo Equestre e
Trek; l’Associazione Italiana Greenways, il Cescam, l’Inventario per le
vie di comunicazione storiche
Federparchi; l’Associazione Direttori Parchi
Naturali Italiani, le Ferrovie Turistiche Italiane;
Italia Nostra; Legambiente, il Touring Club Italiano e il WWF Italia),
ha aderito a Co.Mo.Do.
«Abbiamo riproposto questa giornata per sensibilizzare gli enti e l’opinione pubblica sui temi della mobilità dolce attraverso la valorizzazione del
nostro patrimonio ferroviario minore, con il potenziamento delle linee
ancora in esercizio, la rivitalizzazione di alcune
ferrovie soppresse ma che
possono svolgere ancora
un utile servizio (nella
prospettiva di una trasformazione in senso ecologico della mobilità delle persone) e la trasformazione delle ferrovie definitivamente dismesse in
piste ciclo-pedonali, come
accade da anni in Spagna,
in Francia, in Belgio e nel
Regno Unito». Molte sono
le manifestazioni in programma in tutt’Italia e
anche nella nostra provincia. «Per quanto ci riguarda - continua Garancini - la nostra Associazione da anni sta lavorando
P
L’iniziativa, promossa a livello
nazionale, e a cui aderiscono diverse
realtà comasche, tra cui Iubilantes, si
propone di sensibilizzare enti
e opinione pubblica sui temi
della mobilità dolce. Ecco come
di SILVIA FASANA
su un progetto di recupero
della ex-ferrovia Grandate-Malnate (Como-Varese) come percorso pedonale e ciclabile. Nel 2006
Iubilantes ha effettuato
uno studio di fattibilità
sul possibile recupero della tratta in questione
(grazie ad un finanziamento della Fondazione
Banca del Monte di Lombardia); nel 2007-2008 ha
realizzato un primo intervento di messa in sicurezza e pulizia del sedime,
adattandolo a utilizzo pedonale e ciclabile, in territorio di Villa Guardia
(con finanziamenti della
Fondazione Provinciale
della Comunità Comasca
Onlus, della Cassa Rurale e Artigiana di Cantù e
del Comune di Villa Guardia); nel 2008/2009 ha realizzato il recupero di un
nuovo tratto di sedime in
territorio del limitrofo comune di Lurate Caccivio
(cofinanziato sempre dalla Fondazione Provinciale della Comunità Comasca Onlus). Domenica 1°
marzo, in collaborazione
con i Comuni del percorso, le Protezioni Civili, le
Polizie Locali, le Pro Loco,
i Gruppi alpini e la Sezione Comasca del WWF,
proporremo dunque “A
piedi e in bici sulla vecchia ferrovia: il treno a
piedi & il treno in versi”,
percorsi di riscoperta della vecchia ferrovia Grandate-Malnate. Padrino
della manifestazione sarà
Marco Dal Fior, giornalista e sportivo».
Al mattino due “treni”
di pedoni (volendo, anche
ciclisti… lenti) guidati dai
volontari di Iubilantes e
delle altre associazioni,
partiranno dai due capolinea della ex ferrovia
(Grandate - Breccia) per
ritrovarsi alla vecchia
stazione di Olgiate Comasco e fare festa insieme. Nel corso del cammino verranno inaugurati i
nuovi interventi di recupero ciclopedonale del
sedime compiuti da Iubilantes in territorio di Lurate Caccivio.
Alla stazione di Grandate-Breccia (parcheggio
lato Grandate) il ritrovo
è alle ore 8.20. Seguirà la
partenza alle ore 8.30, con
le seguenti fermate: ore
8.45 Montano Lucino,
rondò presso supermercato OBI; ore 9.00 Villa Guardia, Casello del Pionino;
ore 9.15 Corte Basterna
(Cippo dei Migranti); ore
9.30 Villa Guardia, vecchia stazione; ore 10.00
Lurate Caccivio, ponte del
Fossato e vecchia stazione: taglio del nastro del
nuovo tratto e rinfresco
di passaggio; ore 10.45
Lurate, Centro Millennium; ore 11.30 arrivo
vecchia stazione Olgiate
Comasco.
A San Salvatore/Malnate (inizio via Doberdò),
il ritrovo è invece alle ore
9.00, con partenza alle ore
9.10 e le seguenti fermate: ore 9.30 Concagno,
Centro Sportivo; ore
10.15 Albiolo/Solbiate,
vecchia stazione: rinfresco di passaggio; ore 11.30
circa arrivo alla vecchia
stazione Olgiate Comasco.
L’arrivo dei “treni” alla
stazione di Olgiate Comasco sarà festeggiato
con un rinfresco. Durante i due percorsi saranno
proposte animazioni per
bambini a cura di WWF
Como.
Alle ore 13.00 ad Olgiate Comasco ci sarà la possibilità di un pranzo in
compagnia presso una
trattoria locale (prezzo
concordato; prenotazioni
presso l’Associazione Iubilantes entro venerdì 27
febbraio).
Nel pomeriggio un “treno in versi” porterà invece a scoprire le nuove paline poetiche collocate da
Iubilantes sul sedime della vecchia ferrovia in territorio di Villa Guardia.
Ritrovo alle ore 15.30 al
casello del Pionino, per un
percorso di poesia e musica guidato dal poeta
Vito Trombetta alla scoperta dei suoi insoliti
“Treni Di-Versi”. La partecipazione è libera e gratuita. Ognuno partecipa
sotto la propria personale responsabilità. I minori devono essere accompagnati. Si raccomandano
scarpe da trekking.
Per informazioni: Iubilantes, via Vittorio Emanuele 45, Como; tel. 031.
279684; fax 031.265545;
e-mail: iubilantes@iubi
lantes.it; sito internet:
www.iubilantes.eu.
Tra le iniziative organizzate nell’ambito della
Seconda “Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate”, segnaliamo
inoltre che sul vecchio
percorso della ex-tramvia
Como-Erba-Lecco e lungo
la Valle del torrente Co-
sia, l’Associazione Nazionale Guide Ambientali
Escursionistiche organizza invece una visita guidata con ritrovo presso la
fermata del bus di Camnago Volta alle ore 10.00
(per informazioni: Nicola
Vicini, tel. 338.6358995).
Il Club Treni Brianza
organizza invece un’escursione guidata lungo il
tratto Menaggio-Grandola della vecchia linea
Menaggio-Porlezza, con
ritrovo alle 10.00 presso
l’Imbarcadero di Menaggio e pranzo in un ristorante convenzionato (per
informazioni: Gian Mario
Cetti Serbelloni, tel. 335
5941948; e-mail: info@fer
rovieinrete.com).
Il Circolo Legambiente
di Varese e Fiab-Ciclocittà di Varese organizzano
invece un aperitivo all’excasello di Bizzozero-Gurone ed un’escursione
lungo la ferrovia della
Valmorea, con ritrovo per
i ciclisti alle ore 9.00 alla
stazione Trenitalia di Varese. Alle ore 11.30 aperitivo al casello da dove alle
ore 14.00 partirà la passeggiata a piedi lungo i binari abbandonati con visita guidata alle testimonianze del passato indu-
striale della Valle (per informazioni: tel. 0332.
812059; e-mail: ciclocitta.
[email protected]; legambi
[email protected]).
L’Associazione Amici
della Ferrovia Valmorea,
con il patrocinio del Comune di Castiglione Olona e del Parco Rile Tenore Olona organizzano, con
ritrovo presso la Stazione
ferroviaria di Castiglione
Olona, alle ore 9.30 una
escursione con guida in
Mtb; alle ore 14.30 una
escursione pedonale con
guida storica artistica
dall’Associazione Immagina di Varese e dalle ore
9.00 alle 14.30 un intrattenimento sulla storia
della Ferrovia Valmorea
curata dall’Associazione
Amici della Ferrovia Valmorea (per informazioni:
Amici della Ferrovia Valmorea, tel. 347.1153089;
Ufficio Operativo Parco
Castiglione Olona tel.
0331.858048).
Per ulteriori informazioni sulla “Giornata
Nazionale delle Ferrovie Dimenticate” e per
conoscere i programmi dettagliati delle
manifestazioni in programma in tutta Italia:
www.ferroviedimenticate.it.
CRONACA
P A G I N A
Como
13
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28FEBBRAIO 2009
UNA PROPOSTA DI PALAZZO CERNEZZI
WelComo,
arriva
la card
turistica
Dovrebbe essere in funzione dal mese
di aprile. Acquistata al prezzo
di 8 euro avrà validità sei giorni
e consentirà sconti in negozi, ristoranti
e sull’uso di servizi pubblici. Intanto
si pensa ad un nuovo info-point
turistico comunale, che dovrebbe
sorgere in prossimità del primo binario
della stazione di Como S. Giovanni
elComo, la
card turistica che
darà
il
“benvenuto” al turista comasco, accompagnandolo alla scoperta della città di Como
e del suo territorio. È
questo l’ultimo progetto
messo in campo da Palazzo Cernezzi per rilanciare
il turismo comasco.
La card, che sarà dotata di microchip e verrà
messa in circolazione dal
prossimo aprile, avrà un
valore di 8 euro e potrà essere acquistata dai turisti non residenti in provincia di Como presso gli
info-point comunali, dentro i musei civici e i principali alberghi cittadini e
della provincia. Avrà una
durata di 6 giorni dal momento del primo utilizzo
e consentirà l’accesso gratuito a tutti i musei civici, oltre che sconti medi
W
del 10% sui biglietti della
Funicolare Como-Brunate e della Navigazione,
sugli spettacoli del Teatro
Sociale, in negozi e ristoranti, sulle visite guidate
alla città, sui taxi (per
tragitti di lunga percorrenza), sulle visite alle
ville e giardini storici del
lago (Villa Carlotta, Villa
Serbelloni, Villa Melzi,
Villa Balbianello). «Si
tratta di un risultato importante - ha dichiarato
l’assessore al Turismo del
Comune di Como, Francesco Scopelliti -, frutto di
uno sforzo collegiale che
non ha avuto soltanto il
Comune tra i suoi protagonisti».
Non a caso ad affiancare Scoppelliti nella presentazione delle iniziative turistiche comasche
c’era anche Achille Mojoli,
assessore al Turismo della Provincia di Como, a
ribadire una comune si-
EUGENIO TETTAMANTI: UN COMASCO
ALLA GUIDA DELLA STAZIONE
SPERIMENTALE DELLA SETA
A distanza di circa dieci anni,
un imprenditore comasco torna a coprire la carica di Presidente della Stazione Sperimentale della Seta.
Si tratta di Eugenio Tettamanti, titolare della Nordtessile di
Como, azienda che produce
prevalentemente tessuti per
abbigliamento femminile, che
assumerà la carica di presidente per i prossimi 4 anni. Prima
di lui, l’ente aveva avuto un solo altro presidente
comasco: Federico Mantero, a metà degli anni Novanta.
La Stazione Sperimentale per la Seta è un ente pubblico economico che, grazie a due laboratori di ricerca altamente avanzati, con sede a Milano e Como,
svolge attività di ricerca applicata per imprese private e pubbliche del settore tessile/abbigliamento e
serico in particolare, mettendo a disposizione ricercatori, laboratori e strumentazione di alto livello.
L’ente opera inoltre da interfaccia tra l’impresa e il
mondo della ricerca nazionale e internazionale, grazie agli stretti legami con l’ambiente accademico e
con centri di ricerca italiani ed esteri per un continuo interscambio tecnico-scientifico e lo sviluppo
congiunto di programmi nazionali e internazionali
di innovazione tecnologica
nergia d’intenti. La Provincia di Como è soltanto
uno dei 20 enti aderenti
al progetto card turistica.
Con essa ci sono anche i
Musei Civici Como, Museo Didattico della Seta,
Teatro Sociale, Funicolare Como-Brunate, Navigazione Lago di Como,
Csu, Consorzio Imprenditori Alberghieri, Associazione Albergatori Provincia di Como, Upcts, Cna,
Associazione Culturale
Mondo Turistico, Villa
Serbelloni, Villa Balbianello, Villa Carlotta, Villa Melzi, Villa Giulini,
Aero Club Como, Ferrovie
Nord Milano, Radio Taxi
Como.
«La card - ha proseguito Scoppelliti - offrirà anche la possibilità di effettuare visite gratuite al
Teatro Sociale. Un’ulteriore occasione, questa,
per valorizzare questo importante spazio di cultu-
U
n pacchetto anti-crisi di interventi a sostegno
delle famiglie e
delle categorie
deboli in difficoltà. Il piano è in fase di elaborazione in Comune e coinvolge
i settori dei servizi sociali, dell’istruzione e della
famiglia. A coordinare gli
interventi il vicesindaco,
Francesco Cattaneo, con
la collega Anna Veronelli.
“Con i dirigenti stiamo
studiando quali azioni
concrete di sostegno mettere in campo quando la
crisi si farà sentire in maniera pesante. In queste
settimane stiamo monitorando i problemi che i cittadini stanno manifestando presso i nostri uffici. Una delle priorità individuate è a sostegno di
chi sarà costretto a lasciare il lavoro. Una sorta di
ammortizzatore di sostegno rispetto a quanto già
è previsto dalla normativa e dal governo. Il problema, infatti, è il rischio
alto che intere famiglie si
trovino entrambi i coniu-
ra e la sua storia. Previsti anche sconti per le famiglie: l’acquisto di due
card da parte dei genitori
darà infatti diritto ad un
card gratuita per un figlio, se inferiore a 18 anni.
Altri aspetti sono attualmente in corso di definizione. È nostra intenzione inserire questa card
nel panorama di offerte
del territorio da avanzare ai tour operator. Per
questo è stata lanciata
anche nel nostro stand
presso la Borsa internazionale del turismo. Inoltre ci sono contatti e studi perché possa essere
messa in vendita anche a
Milano, presso la stazione Cadorna delle FNM».
«WelComo - ha proseguito Scoppelliti - vuole
essere uno strumento
semplice per sostenere e
muovere il turismo sul
nostro territorio. Noi non
vogliamo che il turista
che fa tappa sul nostro
lago se ne vada avendo
la sensazione di a-ver
già visto tutto in po-chi
giorni. Per questo occorre tessere una fitta rete
di collegamenti e collaborazioni che permetta
al territorio di offrirsi
con completezza, con servizi fruibili e variegati. La
card vuole andare proprio
in questa direzione. Restando in città in futuro i
nostri sforzi si concentreranno su quattro filoni
che faranno da filo conduttore alla politica turistico-amministrativa: valorizzare Como come città del razionali-smo, città del romanico, città della seta e città della
luce…».
Come detto la card sarà
distribuita anche negli info-poit cittadini. Due sono, attualmente, gli infopoint comunali, luogo privilegiato di informazione
turistica: in via Magistri
Cumacini e in piazzale
Matteotti.
L’info-point di via Magistri ha registrato, complessivamente, nel corso
del 2008, ben 39.417 contatti, di cui: il 38,5% italiani, il 19% inglesi, il
15,17% tedeschi, il 7,7%
francesi, il 7,4% spagnoli, il 9,9% provenienti da
Paesi extraeuropei.
Più contenuti, ma pur
sempre interessanti, i dati relativi all’info-point di
piazza Matteotti, aperto
dallo scorso 18 luglio.
3488 il totale dei contatti
registrati da quella data
a fine 2008. In questo caso
il 30,3% dell’utenza è stato inglese, il 24,1% italiano e il 20,3% proveniente
da Paesi extra Ue.
La seconda importante
novità che accompagnerà
la card sarà proprio il potenziamento degli infopoint cittadini, con l’aggiunta di un nuovo punto
nei pressi della stazione
di Como S. Giovanni.
«Sarà ubicato vicino al
primo binario - ha puntualizzato l’assessore Scopelliti -, in una posizione
ben visibile sia da chi arriva da Milano al binario
tre, sia da chi giunge a Como da oltrefrontiera scendendo proprio al binario
uno. Lo spazio sarà piuttosto ampio, con un bagno
interno e la presenza di
due operatori. Le spese di
affitto si aggireranno sui
10.000 euro annui. L’ufficio potrebbe aprire entro
l’anno».
LO STA STUDIANDO PALAZZO CERNEZZI
Pacchetto anticrisi per
le famiglie indigenti
gi disoccupati, un muto
da pagare o una casa in
affitto”.
L’entità degli interventi
da mettere in campo è in
fase di definizione, ma si
tratta di una manovra
quantificabile in diverse
centinaia di migliaia di
euro. Sarà la proposta definitiva di bilancio che arriverà entro due settima-
ne in giunta a stabilire la
cifra finale, poi il consiglio
discuterà il documento
contabile e prenderà la
decisione finale sul pacchetto anti-crisi.
CRONACA
Arte&Cultura
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
P A G I N A
15
LO SI VORREBBE RENDERE UN POLO CULTURALE D’ECCELLENZA
Quale futuro
per lo storico
Politeama?
In alto a destra
un’immagine recente
del Politeama. A sinistra
due foto scattate tra gli
anni Venti e Trenta. Qui
sopra uno scorcio della
piazza Cacciatori delle
Alpi con l'imbocco
in via Gallio.
Si vede, sulla destra,
l’area dove sorgerà
il Politeama
Foto tratta dall’archivio Bottega della Cornice
i prospetta, forse,
la possibilità di
progettare, finalmente, una nuova
vita per il Teatro
Politeama di Como. Trecentocinquantamila euro
sono, infatti, stati impegnati dall’Amministrazione comunale, settore rapporti con le partecipate,
per procedere all’acquisto
delle quote di proprietà
privata della società Politeama. Il recupero dell’intero compendio immobiliare e il rilancio della
struttura come centro di
attività culturali sono, infatti, tra gli obiettivi che
il Comune di Como intende perseguire. Per poter
procedere a tali interventi, però, anche attraverso
il ricorso a finanziamenti
pubblici, è indispensabile,
per Palazzo Cernezzi, l’acquisto della totalità delle
quote della società. Contestualmente all’impegno
finanziario, l’amministrazione comunale ha inviato, nelle scorse settimane,
S
una lettera ai soci con la
quale si comunica l’intenzione di procedere all’acquisto delle quote private. L’immobile è stato valutato, sulla base di una
stima effettuata dal prof.
Angelo Caruso di Spaccaforno, docente alla Facoltà di Ingegneria Civile del
Politecnico, 2.463.575,00
euro. Il valore della società è stato quindi parificato a quello dell’immobile
e ogni azione quantificata
in 23,85 euro. Entro il 28
febbraio i privati dovranno comunicare all’Amministrazione comunale la
propria disponibilità alla
vendita. Ad oggi il Comune detiene poco più dell’80% delle quote della
società (per la precisione
l’81.63,25%). «Il recupero
del Politeama è sempre
stata una priorità che adesso diventa concreta
poiché abbiamo compiuto
il primo passo - sottolinea
l’assessore Sergio Gaddi.
Da domani possiamo iniziare a discutere del futu-
ro del Politeama che, per
noi, deve diventare un
polo culturale d’eccellenza per l’intera città».
La costruzione del Teatro Politeama iniziò nel
1907, su progetto dell’architetto Federico Frigerio
(coadiuvato dall’ing. Andrea Valli), arrivato a Como appena laureato sul
finire dell’Ottocento. La
sua realizzazione incontrò non poche difficoltà,
sia per il finanziamento
che per la scelta dell’ubicazione. Si optò per l’area
antistante lo sbocco di via
Garibaldi soltanto dopo
lunghe discussioni, area
che, secondo le previsioni,
si riteneva dovesse essere interessata da un notevole sviluppo residenziale.
Nelle intenzioni dei suoi promotori il Politeama
doveva essere una struttura a più funzioni, allo
scopo di reggere la concorrenza delle altre sale da
spettacolo cittadine. Per
queste ragioni da subito
Frigerio inserì nei suoi
disegni non soltanto il teatro, ma anche l’insediamento di un albergo e di
un ristorante. Tra i primi
edifici in città a sfruttare
la potenzialità costruttive
del cemento armato, il nuovo teatro teneva conto,
nella concezione architettonica, di molteplici utilizzi, tanto che la copertura
della platea fu concepita
con un soffitto apribile, in
modo che la sala potesse
accogliere anche spettacoli diversi da quelli tradizionali. L’interno era articolato in platea, balconata con sei “barcacce” e
galleria a quattro ordini
di posti, per una capienza complessiva di circa
1300 spettatori. Le decorazioni interne, piuttosto
sobrie, vennero realizzate dai pittori Codeo di Milano e Barella di Como,
L’Amministrazione comunale conferma
l’intenzione a rilevare il restante 20%
di quote della società. Dopo di che
sarà possibile effettuare progetti
sulla struttura.
L’immobile è oggi valutato poco meno
di 2 milioni e mezzo di euro
mentre quelle esterne erano limitate alle pensiline in ferro e vetro.
L’inaugurazione avvenne il 14 settembre 1910
con La Bohème di Giacomo Puccini. Negli anni
seguenti il teatro offrì
spettacoli di vario genere,
dalla lirica, alla prosa, al
varietà. Nonostante l’attenzione rivolta soprattutto a un pubblico borghese e popolare, la concorrenza nei confronti del
Teatro Sociale risultava
evidente, tanto che quando il Politeama cominciò
a non effettuare spettacoli in coincidenza con quelli dello stesso più importante teatro cittadino, si
diffusero voci che insinuavano che il gerente avesse ricevuto per questo un
congruo compenso da parte dei palchettisti…
Dopo pochi anni dalla
sua apertura il grande
successo ottenuto dal cinematografo convinse i
proprietari del teatro ad
adibirlo prevalentemente
a sala di proiezione, in diretta concorrenza con le
altre in città, mentre sul
retro veniva realizzato un
palcoscenico all’aperto
per il café chantant. Non
mancarono, comunque,
brevi stagioni operistiche
e di prosa che furono sostituite in seguito da spettacoli di rivista e di varietà, offrendo settimanalmente a un pubblico popolare proveniente da tutta la provincia occasioni
di svago considerato, per
la sua relativa spregiudicatezza, proibito.
Chiuso nel maggio 1985
perché non più rispondente alle norme di sicurezza, il Politeama, data la
sua vicinanza alla città
murata, si trovò al centro
di interessi immobiliari e,
per un certo periodo, si
paventò anche la sua demolizione che si diceva
sarebbe avvenuta per far
posto a un centro commerciale. Invece nel 1988
la sala venne riaperta,
anche se limitatamente
alla platea e alla balconata e solo per spettacoli cinematografici, proponendo una programmazione
di pellicole di notevole richiamo e qualità.
La successiva chiusura
è storia dei nostri giorni.
(Fonte: “Como e la sua Storia. I
borghi e le frazioni”. Nodo Libri)
CRONACA
P A G I N A
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Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
LA GIORNATA DEL PENSIERO A COMO
Il ricordo
di Baden
Powell
C
on una S. Messa
celebrata presso
la chiesa di S.
Antonio di Albate
si è conclusa la
Giornata del Pensiero
2009 a Como, appuntamento che, nella tradizione scout, ricorda la nascita di Robert Baden Powell, fondatore dello scoutismo.
“Salute e forza fisica” il
tema che ha fatto da filo
conduttore al Thinking
Day, sviluppato e proposto con modalità differenti dalle diverse branche.
Lupetti e coccinelle (dagli 8 agli 11 anni) lo hanno giocato richiamandosi
alle attività olimpiche.
Un grande gioco “a cinque
cerchi” per mettere a fuoco alcuni temi legati al
rispetto del proprio corpo.
Giocata anche l’attività
dei reparti (ragazzi dai 12
ai 15 anni) per i quali
Anche gli scout
comaschi
dell’Agesci
e del Cngei hanno
celebrato
l’appuntamento
che ricorda
la nascita
del loro fondatore
Gli scout del Cngei
durante l’attività
l’ambientazione era il corpo umano, con attività e
prove legate alla cura del
proprio corpo, all’importanza dell’attività fisica,
all’igiene personale.
Più articolata, ma sempre sul tema, la proposta
vissuta dai ragazzi più
grandi: noviziati e clan
(16-21 anni) che hanno
cercato di “leggere” il corpo anche in virtù delle suo
valore sociale. Da qui la
La S. Messa celebrata
a S. Antonio
nel pomeriggio
di domenica. Foto William
proposta di attività specifiche che, oltre a focalizzare l’attenzione sulla necessità di un suo adeguato rispetto, ne hanno messo in luce anche il suo valore in termini di relazione e comunicazione.
A vivere la Giornata del
Pensiero non sono stati
soltanto gli scout aderenti all’Agesci, ma anche i
ragazzi del Cngei, realtà
unite dalla comune appartenenza alla Fis (Federazione Italiana Scoutismo).
La sezione di Como del
Cngei ha voluto quest’anno celebrare questa giornata compiendo una Buona Azione di natura ecologica. Con il prezioso contributo delle Guardie Eco-
logiche Volontarie del
Parco della Spina Verde
un centinaio di ragazzi,
accompagnati dai loro
Capi e da un gruppo di
adulti scout, hanno raggiunto le trincee della Linea Cadorna nel comune
di Cavallasca e, armati di
badili e rastrelli, hanno
ripulito le fortificazioni e
i dintorni; Hanno mantenuto così fede all’ultimo
messaggio di BadenPowell: “…procurate di
lasciare questo mondo un
po’ migliore di come non
lo avete trovato…”. Per
molti è stata anche l’occasione per scoprire un luogo immerso nella natura
e ricco di tracce storiche.
Nel pomeriggio le guardie
del parco hanno accompagnato i ragazzi a visitare
le sorgenti del fiume
Seveso e la linea di confine con la Svizzera. La
giornata si è conclusa con
una suggestiva cerimonia
durante la quale alcuni
adulti hanno rinnovato la
loro promessa scout di
fronte a tutta la Sezione.
SI È SPENTO MARTEDÌ 17 FEBBRAIO A REBBIO. LAICO IMPEGNATO, TESTIMONE DI FEDE E UMANITÀ
L’ultimo saluto a Giordano Saldarini
F
uori dall’Ospedale
Valduce, dopo la
recita del Rosario,
con un amico, ci
siamo detti: “E ora
cosa facciamo senza ‘il
Giordano’?”
Il nostro pensiero è andato alle esperienze vissute insieme in parrocchia, in questi ultimi decenni, e ci siamo ritrovati
a ripetere alcune frasi che
‘il Giordano’ pronunciava
spesso. Quando lo si incontrava, talora anche
prima di salutare, diceva
“oh, carissima…”. Era il
suo mo-do di avvicinare le
persone, non per privilegiare qualcuno a scapito
di altri, ma per esprimere affetto, interessamento, vicinanza a chi gli stava davanti. E lui, rebbiese
doc, nato nel 1933, che di
Rebbio conosceva tutto e
tutti, non esprimeva mai
un giudizio tagliente e,
davanti ai problemi delle
persone e della comunità,
aveva un unico invito,
ISTENSIONE DELLA SACRA SPINA
DI CRISTO AL DON GUANELLA
Venerdì 27 febbraio, in occasione del
primo venerdì di Quaresima, presso il
Santuario del Sacro Cuore - Opera Don
Guanella di via T. Grossi a Como, alle ore
17.00 si terrà l’ostensione della Sacra Spina, con i Vespri solenni cantati, seguiti dalla benedizione e bacio della reliquia e alle
18.00 dalla S. Messa concelebrata.
La Sacra Spina, insieme ad altre reliquie della Passione di Cristo, è custodita
in una teca all’interno del tabernacolo dell’altare del Calvario. Questo reliquiario ha
un grande valore storico e tradizionale per
i Guanelliani, in quanto fu donato a don
Guanella da mons. Andrea Ferrari, come
espressione del suo sostegno, del suo incoraggiamento e della sua amicizia.
“Abbi pazienza e prega!”.
‘Il Giordano’ non perdeva una riunione in parrocchia, da almeno mezzo secolo. E’ stato per anni il
responsabile del gruppo
catechisti e membro del
Consiglio Pastorale Parrocchiale e, di frequente,
nei suoi interventi ripeteva: “Quando c’era don
Carlo Scacchi…”. Già,
don Carlo era stato parroco di Rebbio dal 1947 al
1967 e certamente, con la
sua forte personalità, ha
costituito un punto di riferimento per i giovani di
allora. Il ricordo costante
per don Carlo Scacchi, ma
anche per don Virgilio Levi e don Carlo Castiglioni,
vicari a Rebbio da metà
anni Cinquanta a metà
anni Sessanta, non era
permeato di nostalgia
(anche se i suoi occhi azzurri si illuminavano
quando parlava della ‘casetta di legno’ che, andata bruciata, ha poi lasciato il posto all’attuale ora-
GIORNATA DI SPIRITUALITÀ DEI
GRUPPI DI VOLONTARIATO
VINCENZIATO
I Gruppi di Volontariato Vincenziano si ritroveranno venerdì 13 marzo per la Giornata di Spiritualità che, come ogni anno avviene in Quaresima.
Luogo di ritrovo: il “Salesianum” di Tavernola;
relatore: mons. Italo Mazzoni, tema: “Il maestro
è qui e ti chiama” (testo di mons. Diego Coletti),
con il seguente programma: ore 9 accoglienza,
ore 9.15 recita delle lodi e meditazione. Seguirà
silenzio e riflessione personale; ore 11.30 adorazione; ore 12.30 pranzo; ore 14.30 condivisione; ore 15.30 S. Messa e conclusione.
Quota di partecipazione 20 euro.
Le iscrizioni si riceveranno sino al 6 marzo presso la Casa Vincenziana di via P. Tatti, nei giorni di martedì e giovedì dalle ore 14 alle ore 17.
torio), era piuttosto l’espressione di un cammino di Chiesa, iniziato in
modo responsabile in quel
periodo e continuato ininterrottamente fino ad oggi. Per lui, la parrocchia
era una grande famiglia,
dove non fare distinzione
tra chi era lì da tempo e
chi era appena arrivato.
Era, nei suoi molteplici
servizi, testimone di comunione autentica.
E ‘il Giordano’ trovava
la forza di essere così in
“quèl sü là”, il crocifisso,
in una fede forte che lo ha
accompagnato anche nei
mesi della malattia, una
sofferenza offerta, come
diceva lui, “per i miei figli, la mia famiglia, i miei
preti, la mia comunità”.
Don Renato Pini, durante l’omelia funebre, in
una chiesa straboccante
di persone di ogni età e
con tanti dei preti passati da Rebbio come vicari
parrocchiali, h ricordato
due immagini, le ultime
due in ordine di tempo: ‘il
Giordano’ che, circondato
dai familiari, riceve con
serenità l’unzione degli
infermi e ‘il Giordano’ che
mangia il gelato. Un cristiano convinto e un uomo
autentico, che ha testimoniato con entusiasmo il
suo amore a Cristo, alla
Chiesa e al mondo, nel
solco profondo di quell’esperienza di laicato
promossa dal Concilio Vaticano II. Con la semplicità dei piccoli. Con la forza dei grandi che si affidano al Signore, Dio della vita.
A.S.
CARLO CAMPANA, PRIMARIO
DI CARDIOLOGIA AL S. ANNA
Si chiama Carlo Campana
ed è il nuovo primario
di Cardiologia
dell’Ospedale S. Anna
di Como. 52 anni, arriva
dal Policlinico di Pavia.
Prenderà servizio nelle
prossime settimane.
Nato a Modena, si è
laureato e ha maturato
gran parte della carriera
professionale a Pavia.
Sarà impegnato
in uno dei reparti chiave
dell’azienda, fulcro
dell’attività di tutto
l’ospedale.
Foto William
A
CRONACA
P A G I N A
Como
17
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
UNO SPETTACOLO PER FINANZIARE UN PRESIDIO MEDICO
Il Sociale
apre le porte
all’Afghanistan
I
l Teatro Sociale di Como apre le porte all’artista bulgaro Moni
Ovadia e a Emergency, l’associazione internazionale, fondata da
Gino Strada, che si propone il compito di offrire assistenza medico-chirurgica gratuita e di elevata
qualità alle vittime civili
delle guerre, delle mine
antiuomo e della povertà,
oltre che a promuovere una cultura di solidarietà,
di pace e di rispetto dei diritti umani.
Lunedì 16 marzo, alle
ore 21, il gruppo comasco
di Emergency propone a
Como Moni Ovadia il “Rabinovich e Popov. Uno
spettacolo per la pace”.
L’intero ricavato della serata sarà utilizzato per la
gestione del presidio medico allestito da Emer-
L’appuntamento
è per lunedì
16 marzo.
Protagonista
sarà l’artista
bulgaro Moni
Ovadia.
L’iniziativa
è del gruppo
comasco
di Emergency e
dell’associazione
“Silvano
Saladino”
di LUIGI CLERICI
gency nella base di Panshir, in Afghanistan. L’edificazione della struttura, “Posto di primo soccorso e centro sanitario di
Darband”, è stata interamente finanziata dall’as-
sociazione “Silvano Saladino onlus”, oggi impegnata al suo mantenimento. L’associazione, che
ha sede a Como, in via
Recchi 2, è nata il 27 settembre 2007 su iniziativa dei familiari, degli amici e dei colleghi in memoria di Silvano Saladino, della sua passione politica (fu tra i promotori
del Psiup comasco, e militò a lungo prima nel Pci,
poi nel Pds e quindi nei
Ds, senza mai fare, però,
della politica, una scelta
totalizzante). L’impulso
alla sua nascita è stato
quello di esaudire un
grande desiderio di Silvano: costruire un ospedale
in Afghanistan. Da qui
l’avvio di contatti con l’associazione Emergency.
Tramite svariate raccolte
fondi l’associazione ha
Il presidio medico di Darband, in Afghanistan
contribuito alla realizzazione di questo presidio
medico a Darband, e si è
impegnata a sostenere le
spese legate alla manutenzione totale della
struttura.
«Emergency - ci spiega
Massimo Algarotti, riferimento di Emergency a
Como - conta al suo attivo circa 4000 volontari in
Italia che si occupano di
raccolta fondi ai banchetti e di iniziative volte a
promuovere la diffusione
di una cultura di pace.
Tra questi figura anche
un gruppo comasco, composto da uno sparuto numero di volontari. Questo
gruppo è stato creato nel
2003 e ha una sede di riferimento a Maslianico,
in via XX Settembre. Le
attività che abbiamo promosso fino ad oggi sono
state di vario genere, ma
tra le più importanti credo ve ne siano due da segnalare, su tutte. La prima è stata una mostra di
quadri e foto tenute in
centro a Como nel 2006
dal titolo “Fuoco amico”,
organizzata con il patrocinio del comune di Como.
La seconda invece è proprio l’appuntamento del
16 marzo al Teatro Sociale con lo spettacolo di Moni Ovadia. Ad introdurre
la serata, oltre a me, ci sarà Bruno Saladino, presidente dell’Associazione
Saladino con cui abbiamo
organizzato la serata e
con cui abbiamo stretto
un ottimo rapporto, e un
espatriato da poco rientrato dall’Afghanistan».
DALLA REGIONE DOMANDE ENTRO IL 13 MARZO
Famiglie numerose:
un buono economico
U
n contributo di
1.500 euro (pari
a 125 euro al
mese) alle famiglie a basso reddito che hanno almeno tre
figli minorenni. La Giunta regionale ha deciso, su
proposta dell’assessore
alla Famiglia e Solidarietà Sociale, Giulio Boscagli, un primo stanziamento di 20 milioni di euro destinati al “Buono Famiglia” per l’anno 2009.
“Si tratta di una straordinaria misura - ha spiegato il presidente della
Regione Lombardia, Roberto Formigoni - a favore delle famiglie per aiutarle ad affrontare una
situazione economica che
si prospetta più difficile di
quella degli anni passati”.
Possono richiedere il “Buono” le famiglie con alme-
no 3 figli (compresi quelli
in affido) minorenni, uno
dei quali deve avere meno
di 6 anni.
Le famiglie che possono
ottenere il “Buono” devono avere un ISR (Indicatore della Situazione Reddituale), riferito ai redditi percepiti da tutti i componenti della famiglia nel
2007, non superiore a
10.000 euro. Il calcolo dell’ISR è fatto tenendo conto di più elementi: il numero dei componenti della famiglia; il reddito complessivo, eventualmente
ridotto del canone annuale di locazione dell’abitazione di residenza, e altre
caratteristiche (la presenza di persone con handicap o invalidità, famiglie
con un solo genitore o con
entrambi i genitori che lavorano).
A CHI RIVOLGERSI
Telefoni sedi distrettuali della provincia di Como:
PONTE LAMBRO: tel. 031-6337935
CANTÙ: tel. 031-706595
MARIANO COMENSE: tel. 031-755222
CAMPIONE D’ITALIA: tel. 0041-916497108
COMO: tel. 031-370683
MENAGGIO: tel. 0344-369103
PORLEZZA: tel. 0344-61225
S. FEDELE: tel. 031-831211
DONGO: tel. 0344-973570
OLGIATE COMASCO: tel. 031-999228 – 031-999202
LOMAZZO - FINO MORNASCO: 02-96941407
L’importo complessivo di
1.500 euro sarà accreditato sul conto corrente bancario o postale della famiglia beneficiaria in tre
rate quadrimestrali di
500 euro; oppure potrà essere inviato con vaglia postale a coloro che non sono titolari di conto corrente.
La domanda per ottenere
il “Buono” dovrà essere
presentata entro il 13
marzo 2009 presso i distretti dell’Asl che successivamente procederà alla
definizione delle graduatorie aventi diritto ed alla
erogazione dei contributi.
Maggiori informazioni e
la modulistica sono presenti sul sito regionale
www.regione.lombardia.it
nonché sul sito Asl www.
asl.como.it.
TORNA “GEOPOLIS”. ITALIA 2009: YES GHE LA FEMM
Ha ripreso, a partire da giovedì 26 febbraio, Geopolis, il ciclo di conferenze organizzato dal Liceo Scientifico “P. Giovio” di Como in collaborazione
con il Gruppo Giovani dell’Unione Industriali di Como, l’Aldai, l’Ufficio
Scolastico provinciale di Como e l’Ufficio Scolastico regionale di Milano.
Il titolo di questa edizione, la decima, è “Italia 2009: Yes ghe la femm”.
Comprendere le trasformazioni e fare squadra per affrontare la crisi”.
Di seguito il programma del ciclo di incontri.
Giovedì 26 febbraio
I incontro: Quale futuro per l’Italia in un mondo che cambia
Prof. Dipak Pant docente di sistemi economici comparati e antropologia
applicata - Università Carlo Cattaneo (LIUC) Castellana.
Giovedì 5 marzo
II incontro: Il made in Italy: questo sconosciuto
Prof. Giorgio De Michelis docente di informatica teorica e interaction
design-Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Giovedì 12 marzo
III incontro: La dinamica flussi-luoghi e le trasformazioni del nord ovest
e dei territori italiani
Dott. Aldo Bonomi sociologo, fondatore e direttore A.A.STER (Associazione Agenti di Sviluppo del Territorio).
Giovedì 19 marzo
IV incontro: Il rapporto tra produzione e formazione: uno dei nodi irrisolti
della società italiana
Prof. Andrea Maria Fumagalli docente di economia politica - Università
di Pavia e di Teorie economiche alternative - Università Bocconi di Milano.
Giovedì 26 marzo
V incontro: Innovazione, sviluppo sostenibile, competitività: best practices
italiane nei mercati globali
Ing. Giuseppe Firrao dirigente d’azienda, presidente di AFG Associati
S.r.l. (Società di consulenza alle Grandi e Piccole-Medie Imprese); dott.
Daniele Balboni consulente in progetti di innovazione tecnologico-scientifica e organizzativa (settori pubblico e privato) e in comunicazione scientifica.
Tra Como e il mondo: l’Italia vista dal mondo dell’impresa
Dott. Antonio Pozzi imprenditore, Unione Industriali Como.
Tutti gli incontri si terranno alle ore 17.30 nella sala Assemblea dell’Unione Industriali di Como.
Si prega di confermare la propria adesione all’inidirizzo mail: gruppogiova
[email protected].
CRONACA
P A G I N A
Como
18
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
DAL 14 AL 18 FEBBRAIO SCORSI
75 uomini
pellegrini
a Lourdes
Un appuntamento speciale promosso
dal Gruppo Turistico Rebbiese,
alla sua 23a esperienza nei luoghi
di santa Bernadette. In questa pagina
la cronaca di questa esperienza
di ANGELO MASCHERONI
S
abato 14 febbraio, alle 4 del mattino, con una
preghiera e il saluto davanti alla
grotta della Madonna di
Lourdes a Rebbio, dieci
pullmini, tutti incolonnati con un’automobile davanti a fare da apripista
è iniziato il pellegrinaggio
del Gruppo “Uomini di
Lourdes” magnificamente
organizzato dal G.T.R Gruppo Turistico Rebbiese, alla sua 23a esperienza nei luoghi di santa Bernadette. Non solo
Lourdes, ma anche altri
due luoghi famosi sono
stati inseriti nel programma: il santuario di La Puy
en Velay e quello di Rocamadour.
Settantacinque uomini
“in cammino” per l’annuale appuntamento con la
Madonna, “l’Immacolata
Concezione”, accompagnati dall’assistenza spirituale di due vicari episcopali, don Angelo Riva
e don Italo Mazzoni, e con
la presenza di don Giuseppe Longhini e di don
Mario Giana. Il tema del
pellegrinaggio era quello
di riscoprire l’importanza
e la necessità della preghiera: “Signore Gesù, per
intercessione di Maria,
insegnaci a pregare”.
Prima tappa del pellegrinaggio, La Puy en Velay, nel Massiccio Centrale. Un santuario dedicato
alla Vergine Maria è stato qui costruito sin dall’alto Medio Evo. Era uno dei
punti di partenza verso
san Giacomo di Compostela. La tappa presso la
venerabile e misteriosa
statua della Vergine nera
divenne un momento privilegiato e di fede. In questo santuario si prega la
Madonna dicendo: “Mostraci Gesù, tuo figlio benedetto!”
Seconda tappa il santuario di Notre Dame di
Rocamadour. In questa
valle, nella stretta gola, si
alza uno dei luoghi più
sacri della cristianità cattolica e una delle più romaniche città medioevali. Si racconta che un eremita, per la leggenda un
servitore della Sacra Famiglia, vi costruì un oratorio collocandovi una
statua della Vergine col
Bambino, intagliata da
san Luca e portata con sé
dalla Terra Santa. E’ una
Vergine nera. Questa statua sarebbe la stessa che
ancora oggi si venera in
questo santo luogo.
In questi due santuari
si è pregato con tanta spiritualità e durante le celebrazioni eucaristiche si
sono toccati momenti
molto significativi. A La
Puy si è meditato sul
grande mistero dell’Immacolata Concezione,
mentre a Rocamadour, salendo al santuario si pregava riflettendo sulla bella e antica preghiera del
“Ti adoro mio Dio…”, cercando di esprimerla col
cuore e non solo con le
labbra. Durante l’omelia
della S. Messa domenicale - il Vangelo narrava l’episodio del lebbroso guarito da Gesù -, don Italo
ha sottolineato più volte
la necessità di chiedere:
“Signore, se tu vuoi, puoi
guarirmi”.
Terza tappa, il luogo più
importante del pellegrinaggio: Lourdes.
Mano a mano che ci si
avvicinava alla meta, pregando sempre in stretto
contatto radio con tutti i
pullmini, don Angelo introduceva i partecipanti
nell’atmosfera santa del
mistero lourdiano, sottolineando che Lourdes è il
mistero dell’uomo malato,
è il mistero di tutti i malati nel corpo e nello spirito; ha anche spiegato,
rivolgendosi soprattutto
alle persone alla loro prima esperienza, la storia e
il significato delle apparizioni della Madonna a
santa Bernadette.
A Lourdes, appena arrivati si è sentito qualcuno pronunciare questa
frase: “Siamo finalmente
arrivati a casa nostra!”.
Ed è vero perché ancora
oggi, per tutti, anche per
quelli che giungevano per
la prima volta è stata
un’emozione indicibile; è
stato proprio come un ritrovarsi a casa per sentire l’abbraccio della cara
Mamma: Lei era lì che
aspettava per dire a tutti
che ci vuole bene sempre,
che ci protegge sempre.
I momenti significativi
vissuti a Lourdes sono
stati diversi, tutti molto
intensi e gratificanti.
Il primo è stato il salu-
Foto Sergio Tarasconi
to alla Vergine Maria, davanti alla grotta: un gesto molto commovente
dove si è sentito l’abbraccio caloroso di Maria.
Il percorso della Via
Crucis.
Durante il cammino,
guidati da don Angelo e
da don Italo, pregando
con le parole di santa Bernadette e con l’intervento di chi era stato invitato ad esprimere un pensiero o una preghiera o,
semplicemente, una propria esperienza, si sono
ascoltate tante situazioni
di sofferenza, di dolore fisico e interiore, di disperazione, anche lacrime
liberatorie, preghiere di
intercessione, anche per
le persone che per vari
motivi sono rimaste a casa, ma anche espressioni
di ringraziamento, e di
tanti nuovi propositi.
Il sacramento della
riconciliazione.
Al di là del fiume Gave,
ma sempre sotto lo sguardo di Maria, chi camminando, chi seduto, chi fermo davanti alla statua
della Vergine, i sacerdoti
si sono messi a disposizione di tutti per riconciliarsi con il Signore.
La classica processione “aux flambeaux”.
Prima di iniziarla, però,
c’è stato un momento simpatico. Disposti tutti in
cerchio con, nel centro don
Angelo e don Italo che,
improvvisando una sorta
di “disputatio”, come nelle antiche “missioni” parrocchiali, hanno cercato riuscendo nell’intento - di
catturare l’attenzione di
tutti sulla necessità di
pregare sempre e sui vari
modi di esprimere la preghiera; fra i tanti, hanno
indicato i sette più importanti e cioè: adorazione,
benedizione, esorcismo,
ringraziamento, lode, intercessione e domanda. Si
è dato inizio quindi alla
processione con le fiaccole recitando il S. Rosario
e terminando la preghiera davanti alla grotta.
La catechesi.
Tenuta da don Angelo
sul “Valore e dignità della vita malata”, ha sottolineato che la vita è bella
proprio perché è il soffio
di Dio, è il dono di Dio e
va amata anche quando è
debole e fragile. Tema attualissimo discusso sotto
il profilo medico, giuridico-politico e soprattutto
come problema di coscienza. Don Angelo si è soffermato sulla lettura di una
lettera tratta dall’opuscolo del cardinal Dionigi
Tettamanzi “Eppure tu
vedi l’affanno e il dolore Lettera alle famiglie nella prova”. Non sono mancati interventi e dibattiti
molto significativi che
hanno fatto riflettere e
meditare sulla vita sofferente.
Le celebrazioni eucaristiche.
La più significativa e
commovente è stata quella nella grotta, ai piedi
della Vergine e sul luogo
dove santa Bernadette
vedeva la Madonna. E’
stata celebrata da don
Mario Giana e concelebrata dai nostri vicari e
da altri sacerdoti presenti a Lourdes. Nell’omelia,
don Mario, da uomo saggio e sapiente sacerdote
ha suggerito un simpatico modo per pregare ed
essere sempre in contatto col Signore: «Nell’era
dei telefonini supertecnologici - ha detto don Mario - chiediamone uno al
Signore da mettere nel
nostro cuore, che sia sempre acceso e mai scarico
per mandare alla Madon-
na questo messaggio:
VVP. Lei, che sa leggere
anche i messaggi, capirà
che con quell’SMS, voi
non volete fare altro che
dirle semplicemente “Voglio Voler Pregare”. Fatelo spesso, fatelo sempre e
la Madonna ci insegnerà
a pregare».
Altra celebrazione eucaristica molto commovente è stata l’ultima,
quella della mattina prima della partenza per il
ritorno. Celebrata da don
Angelo, durante la sua
omelia ha ricordato le parole di santa Bernadette,
quando all’ultima apparizione disse che la Madonna non l’aveva mai vista
così bella. Una parola che
la Madonna avrebbe potuto rivolgere ai pellegrini: “Non vi ho mai visti
così belli”. E c’è da crederci veramente! La Madonna aveva trasformato
l’aspetto interiore di ciascuno, liberandolo da tante brutture e rendendolo
più luminoso. Al termine
della celebrazione eucaristica è iniziato il ritorno
a casa che è proseguito regolarmente sotto la protezione dell’Immacolata
Concezione. Durante il viaggio di ritorno non sono
mancate preghiere, condivisioni e racconti di esperienze personali vissute
nei luoghi santi. Don Angelo, quando oramai ci si
avvicinava al termine del
pellegrinaggio, ha ricordato la “praticatio”, cioè il
mettere in pratica, durante i giorni a venire, i buoni propositi fatti a Lourdes.
In questo bellissimo
pellegrinaggio la Madonna ha accomunato tutti
nell’amore, nella fede, nella preghiera, nella gioia e
tutto ciò ha contribuito a
rendere tutti più uniti,
più disponibili gli uni verso gli altri.
I giovani con i meno giovani, i “nuovi” con quelli
più “anziani”, si sono ritrovati tutti uniti nella
preghiera e nell’amicizia,
proprio come recita il
motto del GTR “L’amicizia vince il tempo”. E’ questo non è altro che il frutto della preghiera fatta al
Signore per l’intercessione di Maria.
Un grazie a tutti, ai
partecipanti, ai sacerdoti,
in particolare a don Angelo e a don Italo per la
loro assistenza spirituale,
agli organizzatori, i quali
hanno profuso tutta la
loro attenzione, le loro
premure e la loro esperienza per la buona riuscita del pellegrinaggio.
Appuntamento, allora,
al prossimo anno, per la
celebrazione del 40° anniversario del Gruppo Turistico Rebbiese, fondato
infatti nel 1970.
PA G I N A
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
Arte e fede: un binomio unico
1
Immagini e suoni
per riflettere e pregare
A COMO, IN DUOMO,
VENERDÌ 6 MARZO, ALLE ORE 20.45
SINDONE:
L’IMMAGINE
E IL SUO SIGNIFICATO
è stata realizzata con il sostegno
e il patrocinio dell’associazione “Amici di Como” che, di recente, ha
anche messo a disposizione quasi 100mila euro per il restauro di
quattro tele (raffiguranti vescovi comensi) e due pale (con la Trasfigurazione) della Cattedrale.
«
un progetto che nasce
da lontano e che oggi
riusciamo a realizzare». Si esprime così
l’arciprete della Cattedrale di Como, monsignor Lorenzo Bataloni, presentando la
serata di preghiera, ascolto e riflessione dedicata a La Sindone:
l’immagine e il suo significato. Venerdì 6 marzo, a partire
dalle ore 20.45, in Duomo, si
susseguiranno letture di testi
sacri, canti di brani del Perosi –
tratti dall’oratorio della “Passione secondo Marco” – proiezioni di
immagini e, soprattutto, gli approfondimenti a cura di monsignor Giuseppe Ghiberti, presidente della Commissione
diocesana della Sindone di Torino, e del nostro vescovo monsignor Diego Coletti. «È una formula – spiega ancora don Lorenzo – che mescola generi diversi,
allo scopo di favorire l’attenzione e l’interesse. Dopo i saluti ini-
È
ziali, ci sarà l’introduzione con la
lettura del “Canto del Servo”, del
profeta Isaia. Segue il canto dell’Ultima cena, eseguito dal baritono Alberto Gazale e accompagnato all’organo dal maestro
Picchi. Il momento musicale sarà accompagnato da alcune immagini significative di opere d’arte che ritraggono la crocifissione,
una ricerca iconografica curata
da don Andrea Straffi. Poi ci
sarà la proiezione di un filmato
sulla Sindone e la prima parte di
commento a cura di mons. Ghiberti. Gazale eseguirà un altro
brano, sempre del Perosi: “Gesù
nel Getzemani e la morte di Gesù”. Seguirà la seconda parte del
commento sulla Sindone prima
della conclusione con il canto “Anima Christi”». I brani del Perosi
sono stati adattati all’esecuzione
del solista, senza le parti corali.
Al vescovo Diego sono stati affidati altri momenti di lettura e di
commento del testo. L’iniziativa
In vista dell’appuntamento
del 6 marzo, abbiamo rivolto
alcune domande a monsignor
Giuseppe Ghiberti, il cui
curriculum è ampio e articolato.
Il presidente della Commissione
diocesana della Sindone ha compiuto studi teologici e biblici a
Torino, Roma e Monaco di Baviera. Sacerdote della diocesi di Torino dal 1957, insegna discipline
bibliche neotestamentarie alla
Sezione torinese della Facoltà
teologica dell’Italia settentrionale e ha svolto, fino allo scorso anno, l’attività di docente anche all’Università Cattolica di Milano.
È stato preside a più riprese a
Torino e direttore del dipartimento di Scienze religiose a Milano. È stato direttore delle riviste «Parole di vita» e «Rivista
Biblica»; dirige tuttora «Archivio
teologico Torinese» È impegnato
in campo ecumenico e segue per
incarico dei suoi Arcivescovi la
complessa problematica sindonologica. Ha pubblicato monografie
e articoli su tematiche giovannee,
della risurrezione e della sepoltura di Gesù, della storia dell’esegesi recente, di teologia biblica
e di pastorale sindonica.
Vogliamo ricordare brevemente come giunse la Sindone in Italia e a Torino?
«Nel 1578 il cardinale Carlo
Borromeo voleva recarsi in pellegrinaggio alla Sindone (per
adempiere a un voto), che si trovava nell’allora capitale dei Savoia, a Chambéry. Il duca Emanuele Filiberto, che aveva molta
venerazione per il cardinale, per
risparmiargli il lungo viaggio,
decise di trasportare la Sindone
a Torino, dove giunse il Borromeo
e si fermò alcuni giorni per ve-
nerarla. In realtà Emanuele
Filiberto voleva anche fissare la
sua capitale al di qua delle Alpi
e desiderava avere nella sua città di residenza la Sindone, che
non tornò mai più indietro».
Sulla Sindone si è scritto e
detto di tutto. Perché la
Sindone riesce ad attirare su
di sé l’attenzione di credenti,
non credenti, uomini di scienza e semplici curiosi?
«La Sindone propone in modo
intensissimo il dramma della
passione e morte di Gesù. Chi la
guarda è rimandato a quella sofferenza e difficilmente si sottrae
all’appello di quel mistero di
amore. Lo scienziato poi è attratto dagli aspetti misteriosi della
sua realtà fisica, soprattutto dal
problema dell’origine dell’immagine sindonica. Finora non c’è
scienziato serio che si senta di
dire di avere trovato la risposta».
Dal punto di vista scientifico,
a quando risalgono gli ultimi
studi sulla Sindone e a quali
conclusioni sono arrivati?
«Gli studi si portano su parecchi
campi di indagine. Studi sperimentali a contatto col lenzuolo
sindonico furono compiuti nel
1978, subito dopo l’ostensione;
l’analisi del Carbonio 14 fu compiuta nel 1988; altre analisi vengono fatte sulla fotografia, che in
questi ultimi tempi si è molto
perfezionata e si presta ad analisi su base informatica. Un campo indipendente dal contatto diretto col telo è quello delle scienze storiche (e filologiche), che lavorano in ogni tempo».
Quanto è importante per la
Diocesi di Torino in particolare e per la Chiesa in generale la Sindone?
«La Sindone è un segno particolarmente efficace che favorisce
l’impegno di evangelizzazione.
Per questo motivo è importante
per la Chiesa tutta. Torino porta
una particolare responsabilità,
avendone l’affidamento; deve
naturalmente difendersi dal pericolo dell’assuefazione».
Che cosa dice la Sindone all’uomo di oggi? In primis ai
credenti, ma a tutti in generale?
«Chi si affaccia su questa immagine è costretto a porsi molte domande: come è possibile che un
uomo faccia soffrire tanto un altro uomo? E se quell’uomo che
soffre è innocente, che senso ha
la sua sottomissione a torture
immeritate? Più ancora, se quell’uomo è il mio Salvatore, di cui
la fede mi svela un po’ del mistero di Figlio di Dio, come si spiega
la sua scelta? Proprio questa
stessa fede mi dà già una risposta: la causa di questa sofferenza è il mio peccato. Allora debbo
riconoscere che il suo amore dev’essere tanto grande, se ha voluto immolarsi per la salvezza di
un peccatore come me».
Quanti sono i pellegrini che
ogni anno si recano in visita
alla Sindone? Che cosa la colpisce di più nel loro atteggiamento? Che cosa cercano in
quell’immagine?
«Il flusso dei pellegrini varia secondo i giorni e i tempi. Possiamo calcolarlo sul migliaio scarso
in media giornaliera. Bisogna
accettare che vengano anche
molti turisti. È un bene, perché
molti vengono resi consapevoli di
cose a cui non sono abituati a riflettere; è un rischio, perché la
distrazione può provocare disturbo. Ma questa cosa di solito ha
dimensioni non allarmanti».
Che cosa è e come si realizza
la “Pastorale Sindonica”?
«La pastorale sindonica comprende lo studio per trovare forme di sfruttamento della grande
attrazione che esercita la realtà
sindonica, in modo da renderla
strumento di evangelizzazione, e
poi l’impegno per applicarle. Si
inizia con il far veder e lo spiegare l’immagine, per evidenziarne
le somiglianza con il racconto
evangelico della passione e sepoltura di Gesù, e si continua invitando a trarre le conseguenze di
vita che ne derivano».
L’iniziativa del 6 marzo a
Como si realizza a pochi giorni dall’inizio del cammino
quaresimale: che significato
dare a questa felice coincidenza? Perché i fedeli di
Como non dovrebbero lasciarsi sfuggire questa occasione per conoscere un po’ di
più la Sindone e per pregare
insieme, aiutati dalle immagini del Crocifisso e dalla musica?
«Mi pare che la quaresima sia il
tempo che impegna in modo tutto particolare alla riscoperta dei
fondamenti della nostra fede e
all’esercizio del comportamento
più coerente con questa fede. Chi
si affaccia al mistero della
Sindone e ne accoglie il messaggio si sente spinto a impegnarsi
proprio in quel cammino. Viene
interpellata sia la mente sia il
cuore».
Vuole anticiparci qualcosa
sulla prossima Ostensione?
«La prossima ostensione si terrà
fra il 10 aprile e il 15 maggio dell’anno prossimo 2010. L’ultima
risale proprio al 2000 e seguiva
di appena due anni la precedente. Ma non c’è regola nella distanza degli anni. In precedenza ce
n’era stata una nel 1978 e prima
ancora due pure vicine, nel 1933
e nel 1931, che fu la prima del
‘900. Ora sono trascorsi “solo” dieci anni, ma la richiesta, soprattutto da pellegrini dell’Europa
orientale, è diventata particolarmente pressante».
a cura di ENRICA LATTANZI
PA G I N A
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
2
Arte&Fede
Gli interrogativi di fronte alla Sindone
UN’IMMAGINE CHE AFFASCINA E
CHIEDE DI ESSERE CAPITA, CON UMILTÀ
F
ra le immagini che saranno proiettate, vi sarà
anche quella della scultura dell’Uomo della
Sindone. La scultura in
bronzo è la ricostruzione tridimensionale del corpo di un uomo
certamente flagellato, coronato
di spine e crocifisso quasi duemila anni fa in Palestina. La figura, irrigidita nel rigore cadaverico, corrisponde scientificamente ai dati riportati dalla
Sindone, tradotti con il linguaggio dell’arte da Luigi
Enzo Mattei in un’opera che
sembra animarsi. La Sindone
è un lenzuolo di lino per uso
funerario, risalente con tutta probabilità al I secolo; misura cm
437x111 e mostra la doppia immagine, frontale e dorsale, di un
corpo sfigurato dal martirio, impresso in negativo.
«L’ipotesi scientifica che quel
suppliziato, ritenuto dalla tradizione Gesù di Nazaret, sia davvero l’impronta di un uomo morto in croce presso Gerusalemme
il 7 aprile dell’anno 30 è estremamente probabile. Di fatto, in
un intero secolo, gli studi hanno
dimostrato che la Sindone è impregnata di vero sangue umano
(del gruppo AB) così come presenta tracce di aloe e mirra e di pollini esclusivi della regione
mediorientale». La spiegazione è
a cura dell’esperto Matteo
Mattei, il quale aggiunge: «Le
ferite documentano un martirio
per crocifissione com’era in uso
presso i Romani, ovvero con il
corpo del condannato issato e saldamente inchiodato al “patibulum”, così ché in quella positura
la morte sopraggiungeva per
asfissia dopo un’agonia relativamente breve. Nel 1988 un’indagine al C-14 mise in dubbio la
datazione della Sindone al I secolo d.C., ma nel 1995 ulteriori
analisi, che non ebbero la stessa
risonanza delle precedenti al
carbonio, smentirono i risultati
di queste ultime, in quanto fecero notare che non erano stati tenuti in considerazione dati oggettivi, quali gli incendi e le Osten-
LA SINDONE
È UNA PROVOCAZIONE ALL’INTELLIGENZA
«La Sindone è provocazione all’intelligenza. Essa richiede
innanzitutto l’impegno di ogni uomo, in particolare del ricercatore, per cogliere con umiltà il messaggio profondo inviato alla sua ragione ed alla sua vita. Il fascino misterioso
esercitato dalla Sindone spinge a formulare domande sul
rapporto tra il sacro Lino e la vicenda storica di Gesù. Non
trattandosi di una materia di fede, la Chiesa non ha competenza specifica per pronunciarsi su tali questioni. Essa affida agli scienziati il compito di continuare ad indagare per
giungere a trovare risposte adeguate agli interrogativi connessi con questo Lenzuolo che, secondo la tradizione, avrebbe avvolto il corpo del nostro Redentore quando fu deposto
dalla croce. La Chiesa esorta ad affrontare lo studio della
Sindone senza posizioni precostituite, che diano per scontati risultati che tali non sono; li invita ad agire con libertà
interiore e premuroso rispetto sia della metodologia scientifica sia della sensibilità dei credenti».
Giovanni Paolo II
discorso del 1998 davanti alla Sindone a Torino
quelli narrati dai Vangeli. Certo
è che il Corpo dell’Uomo della
Sindone - immagine che resta e
resterà un originale e affascinante enigma - trasmette un fascino
mite e sereno, austero nella “maestà” della morte che precede la
Resurrezione».
Il professor Luigi Enzo Mattei, anche per lui curriculum ricchissimo e prestigioso, ha risposto ad alcune nostre domande.
sioni, nonché altri traumatici
eventi cui la Sindone era incorsa
nel tempo, tali da modificare la
quantità di radiocarbonio presente e dunque capaci di “ringiovanire” l’età del tessuto. Nessuno, nei venti secoli di storia della
Sindone si era cimentato nella
IL BARITONO ALBERTO GAZALE
Alberto Gazale, sassarese, baritono di riferimento della nuova generazione, è definito dalla critica il “vero baritono verdiano”
erede della scuola italiana. I bagliori bronzei della sua voce
drammatica, uniti ad una straordinaria duttilità vocale ed
interpretativa, ne fanno un interprete ideale per il repertorio
tardo romantico e verista. Il senso della misura, la musicalità,
l’eleganza e le spiccate doti di attore han fatto di lui un artista
di riferimento per registi e direttori di fama mondiale. Ha debuttato nel 1998 a Parma con “Un ballo in maschera” di Verdi,
successivamente con la stessa opera ha inaugurato la stagione
dell’Arena di Verona del 1998. Dopo questi primi successi e il
debutto nel “Rigoletto” a Salisburgo, il maestro Riccardo Muti
si interessa a lui, scritturandolo dopo un’accurata audizione al
Teatro alla Scala per la tournèe a Tokio proprio col “Rigoletto”.
Da allora Gazale ha un rapporto strettissimo con questo teatro, vi ha infatti cantato col maestro Muti: “Trovatore”, “Macbeth” (in due edizioni) e “Otello”. Ha collaborato col Teatro dell’Opera di Roma ed è ospite acclamato dei maggiori teatri del
mondo, applaudito interprete dei grandi ruoli della tradizione
da Madrid a Berlino, da Vienna a Zurigo, da Tokio a New York,
da Buenos Aires ad Hong Kong dove recentemente ha trionfato
nel ruolo di Rigoletto col teatro di Regio di Parma. Tra le sue
ultime esibizioni, che lo hanno portato nelle maggiori capitali
mondiali, figurano anche una serie di concerti col tenore Andrea Bocelli: ad Istanbul, ad Atene al teatro Olimpico, a
S.Pietroburgo sulla piazza dell’Hermitage come guest star davanti a 140mila persone. Il 2009 l’ha già visto a gennaio acclamato protagonista al Liceu di Barcellona di “Simon Boccanegra”
di Verdi, a febbraio in “Lucia di Lammermoor” a Firenze ed a
breve sarà alla Scala di Milano ne “I Due Foscari”.
sua ricostruzione tridimensionale, prima per gli impedimenti
culturali, poi per i limiti propri
dell’arte, non predisposta a diventare ricerca rigorosa. Anche
l’informatica ha tentato di dare
risalto alla terza dimensione riferita dalla Sindone, con risultati suggestivi ma limitati alla
valorizzazione un po’ nebulosa
dei connotati fisiognomici.
Mattei, potendo fruire dei dati
scientifici più aggiornati e completi, è riuscito invece a trarre
dall’oblio dello sfumato un corpo
vero, di solenne compostezza, recante i segni traumatici della
Passione nello spasmo dell’agonia. A tale proposito va sottolineato come nella figura dell’Uomo i traumi corrispondano a
Innanzitutto la genesi della
statua: come è maturata in lei
l’idea e la decisione di realizzarla? Quale studio c’è alla
base? Qual è stato il momento più difficile e quale il più
emozionante del suo lavoro?
«L’idea di portare alla terza dimensione la figura nascosta nell’oblio del Telo è nata proprio
dalla consapevolezza che la stessa immagine fosse solo apparentemente bidimensionale, anzi
potesse restituire tutti i dati necessari alla realizzazione del
Corpo del Mistero; la prossimità del Grande Giubileo fu poi l’occasione di celebrare con la dignità dell’arte i duemila anni dalla
nascita di Gesù. Lo studio è derivato dalla personale esperienza
nell’anatomia artistica, dalla osservazione costante del Telo (tramite le immagini dell’Enrie) e
dall’assistenza dei sindonologi
esperti in varie discipline. Momenti particolarmente difficili
durante il lavoro non ce ne sono
stati, quello più emozionante invece l’attimo in cui ho completato l’opera, che sembrò animarsi,
IL NOME DELLA SINDONE
«Sindón» è nome greco, che si trova nei racconti sinottici
della sepoltura di Gesù. La versione latina del Nuovo Testamento ha traslitterato «Síndon», da cui proviene l’italiano
«Sindone». In greco e in latino il nome ha un’applicazione
vasta, indicando un telo, che può trovarsi allo stato grezzo
oppure essere stato già confezionato per un uso specifico. In
italiano il significato è sensibilmente ristretto: praticamente è quasi esclusivo l’uso applicato al «lenzuolo funebre» che
è custodito nel Duomo di Torino. Le altre lingue non hanno
conservato questa continuità di vocabolo: «(Saint) Suaire»
in francese (confondendo con il sudario), «(Holy) Shroud» in
inglese, «(Heiliges) Grabtuch» in tedesco (lenzuolo funerario),
«Sábana Santa» in spagnolo. Il riferimento va sempre ai racconti evangelici della passione di Gesù e richiama il telo nel
quale fu avvolto il suo corpo senza vita al momento della
sua deposizione dalla croce.
assumere quasi una sua esistenza autonoma».
Può ricordarci le caratteristiche tecniche, artistiche e materiali dell’opera?
«La ricostruzione tridimensionale dell’Uomo della Sindone è avvenuta in argilla, poi cotta per
costituire la base di partenza
degli stampi e successivamente
fusa in bronzo; le misure sono al
naturale».
L’arte è di supporto alla fede?
«Sempre».
Quale messaggio arriva dalla Sindone all’uomo di oggi?
A lei per primo cosa ha detto
quell’immagine tanto da portarla a darle “corpo”?
«Se la Sindone “parla al cuore
dell’uomo e ne provoca l’intelligenza”, il messaggio è allo stesso
tempo, universale ed individuale; è quindi un’immagine che
pone domande oggi e che ha in
serbo risposte per il futuro. La
mia posizione nei confronti dell’opera è di attenzione costante e
di stupore, anche perché, pur
avendo dovuto conoscerla meglio
di ogni altro, spesso incontro persone che stabiliscono con l’immagine un rapporto privilegiato».
Qual è stato il suo primo pensiero quando ha visto l’opera
completa?
«Il primo pensiero è stato quello
di non esserne l’autore ma di esserne creatura».
A cosa sta lavorando in questo momento? Progetti per il
futuro?
«Sono al lavoro per i Fuochi liturgici della Cattedrale di
Andria, edificio normanno dalle tracce federiciane, di prossima
inaugurazione; doverosamente
impegnato anche in un piccologrande lavoro: la ricostruzione
dell’alluce del Corpo sindonico,
nel bronzo consumato dai fedeli
durante la XXIV Ostensione,
quella della Santa Casa di
Loreto, ove l’opera è stata a contatto diretto con oltre un milione
di visitatori, durante l’estate
scorsa. Sono poi alla vigilia della
consegna del Volto Santo Sindonico alla Pontificia Accademia
di Belle Arti e Lettere, opera
destinata alla nuova sede di via
della Conciliazione».
a cura di ENRICA LATTANZI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
Arte&fede
PA G I N A
3
In marzo e in aprile
A COMO
E SONDRIO
LA MOSTRA
SU S. PAOLO
D
ue appuntamenti in
diocesi di Como per la
mostra itinerante dedicata a san Paolo
“Sulla Via di Damasco: l’inizio di una vita nuova”.
A Como sarà allestita presso
la chiesa di san Giacomo
dall’11 al 24 marzo, con l’inaugurazione ufficiale in programma per il 10 marzo alle ore
21.00. A Sondrio ad ospitarla,
dal 4 al 21 aprile, sarà la Sala
Ligari (presentazione e inaugurazione sono in programma alle ore 11.00 di sabato 4
aprile).
La mostra, costituita da pannelli fotografici, è suddivisa in
due sezioni principali:
• i luoghi della vita e della
predicazione di san Paolo;
• dall’incontro con Cristo
nasce l’uomo nuovo.
La prima sezione, a carattere
archeologico, intende mostrare
i luoghi della vita di san Paolo,
da Gerusalemme (martirio di
santo Stefano) a Roma (martirio di san Paolo), contestualizzando attraverso tempi e luoghi il suo insegnamento e il respiro universale che caratterizza il suo apostolato.
La seconda sezione sottolinea
la vocazione come sorgente di un
uomo nuovo e di una vita nuova.
Lo Spirito, infatti, investe l’intimo dell’uomo e lo trasforma:
di qui nascono la comunione e
la missione e si origina la civiltà della verità e dell’amore.
I testi sono arricchiti da una
documentazione fotografica sui
luoghi di san Paolo e sulla raffigurazione di Paolo nella tradizione artistica e sul suo legame con Pietro. Pietro e Paolo
infatti “con carismi diversi operarono per un’unica causa: la
costruzione della Chiesa di Cristo… iniziatori di una nuova
città, come concretizzazione di
un modo nuovo e autentico di
essere fratelli, reso possibile dal
Vangelo di Gesù Cristo” (Benedetto XVI).
La mostra è proposta a diocesi,
parrocchie, centri culturali, enti
pubblici, scuole.
PA G I N A
4
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
Arte&Fede
Una mostra frutto di tante collaborazioni
ATTUALITÀ DEL MESSAGGIO DI PAOLO
L
a mostra itinerante
“Sulla via di Damasco. L’inizio di una vita nuova” è realizzata
da Itaca, società editrice
e di promozione culturale, e dal
Servizio Nazionale per il Progetto Culturale della Chiesa
Italiana in occasione dell’Anno
Paolino (28 giugno 2008-29 giugno 2009) indetto da Benedetto XVI. La mostra, ideata e coordinata da Eugenio Dal Pane,
è curata da p. Giorgio M. Vigna,
ofm, in collaborazione con lo
Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, da Gianluca Attanasio e Jonah Lynch,
della Fraternità Sacerdotale
dei Missionari di san Carlo
Borromeo, e da Sandro Chierici, autore della ricerca e del
commento iconografico.
Ogni pannello presenta
un’immagine a carattere artistico o archeologico sui luoghi
paolini; la cartina geografica; il
raccordo narrativo; citazioni
tratte dagli Atti o dalle Lettere; il commento che fa emergere stili e contenuti della predicazione di Paolo, la sua opera
di edificatore della Chiesa, la
personalità di uomo afferrato
dal Signore.
In merito alla seconda sezione, merita di essere messo in
luce come, attraverso un ricco
apparato iconografico, è permesso al visitatore di entrare
nell’umanità di Paolo, nella sua
nuova identità, frutto della sorprendente iniziativa di Dio, sorgente di vera libertà. Ghermito
da Cristo, Paolo lo annuncia a
tutti come l’unico in cui c’è salvezza: così, ovunque arriva, genera comunità. Immedesimato
con Lui fino a condividerne la
passione, egli partecipa alla sua
vittoria e mostra il destino di
gloria cui è chiamato ogni uomo.
L’epilogo (che vediamo nell’immagine qui accanto) condensa
in un’immagine la missione della Chiesa nel mondo. Grazie all’azione dello Spirito Santo,
stretta attorno a Pietro e Paolo, essa si mostra come una nuova città in cui si concretizza «un
modo nuovo e autentico di essere fratelli, reso possibile dal
Vangelo di Gesù Cristo» (Benedetto XVI), offerto a tutti gli
uomini.
La mostra è accompagnata
da un pregevole volume, edito
da Itaca e da Libreria Editrice
Vaticana, che contiene contributi di Marta Sordi ed Eugenio
Dal Pane, e i discorsi e le omelie di Benedetto XVI su san
Paolo.
Dopo l’inaugurazione a Roma
presso la Basilica di San Paolo
fuori le Mura, la mostra è stata
allestita finora in circa 40 città
italiane, tra le quali Genova
Nervi dove è stata inaugurata
alla presenza del card. Angelo
Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
Finora la mostra è stata tradotta in inglese, russo, spagnolo,
mentre sono in corso le traduzioni in ebraico e in arabo. Nei
giorni scorsi essa è stata inaugurata a Mosca alla presenza
dell’arcivescovo mons. Paolo
Pezzi e di rappresentanti del
Patriarcato di Mosca. Successivamente viaggerà in tutta la
Russia dove è stata richiesta da
centri culturali, università e
parrocchie. Prossimamente
sarà allestita nelle isole di Malta e di Gozo, a Gerusalemme e
a Damasco. Altre richieste sono
giunte da alcuni paesi dell’Africa, dall’America Latina e dagli
Stati Uniti.
Nella nostra Chiesa locale la
mostra paolina arriva grazie
all’impegno della diocesi, della Fondazione Rusca, della
Commissione Giovanile
diocesana, dell’associazione
Noi, del Centro culturale
Paolo VI dell’Istitutio Pio
XII di Sondrio e dell’associazione culturale don Minzoni, sempre di Sondrio.
«Si tratta di una mostra davvero pregevole - spiega don Andrea Straffi, del Centro Rusca
-. I pannelli sono grandi, il cor-
redo iconografico curato e gli
approfondimenti storici, artistici e teologici molto approfonditi. È un’occasione importante
per la nostra diocesi: la ricchezza di questo allestimento, che
sta facendo il giro dell’Italia, ma
anche dell’Europa, ci permette
di entrare in contatto con
un’espressione culturale di alto
livello. Da sottolineare - aggiunge don Andrea - il coinvolgimento di volontari, molti dei
quali giovani e studenti, per
accompagnare nelle visite guidate». «Come Commisione giovanile - dice il responsabile don
Emanuele Corti - abbiamo subito appoggiato l’iniziativa che
ben si inserisce nel terzo anno
dell’Agorà dei Giovani, che propone proprio la testimonianza
della fede, dell’annuncio, attraverso la cultura. Se a questo
aggiungiamo la coincidenza
dell’Anno Paolino con l’attualità del suo messaggio per i giovani di oggi, è ancora più evidente l’importanza di questa
mostra. Metto in luce anche il
valore educativo: il fatto che
molti giovani abbiano dato la
disponibilità ad accompagnare
nelle visite guidate è espressione di attenzione, prossimità,
vicinanza nei confronti degli
altri. Altro aspetto che è bene
sottolineare è la “trasversalità”
dell’iniziativa: ovvero è stato
possibile collaborare fra realtà
diverse, prettamente diocesane
ma anche laicali». Accostarsi
alla Parola di Dio e modernità
del messaggio paolino sono altri due punti senza dubbio da
evidenziare ancora. «Certo aggiunge don Emanuele - Paolo è un modello che sa affascinare. Ne parleremo anche nella prossima catechesi del vescovo su san Paolo per i giovani: a
Mandello il 5 aprile, Domenica
delle Palme e Giornata Mondiale della Gioventù». Ricordiamo
che la mostra su san Paolo sarà
presente anche a Caravaggio, i
prossimi 30 e 31 maggio, proprio in occasione della chiusura del triennio dell’Agorà dei
Giovani Italiani.
a cura di ENRICA LATTANZI
UNA MOSTRA A COMO, PRESSO IL CENTRO PASTORALE, DAL 28 FEBBRAIO AL 13 MARZO
Sulla via della Croce: simbolo di vita per l’uomo
A
Como, dal 28 febbraio al 13 marzo,
presso il chiostro
del Centro Pastorale Cardinal Ferrari di viale Cesare Battisti,
sarà allestita una mostra dedicata alle “forme della Croce”. Il
titolo esatto è: “Le vie della
Croce. Il simbolo della vita
attraverso i secoli e le vicende umane”. Una sessantina le
croci smaltate in esposizione,
accompagnate da pannelli
esplicativi e di approfondimento. L’inaugurazione di terrà
il 28 febbraio, alle ore 10.00,
presso il Centro Pastorale.
La mostra resterà aperta
tutti i giorni dalle ore 10.00
alle ore 12.00 e dalle ore
14.00 alle ore 17.00.
LE FORME
DELLA CROCE
Quante forme può avere una
croce? La semplice intersezione
di due aste perpendicolari è ben
lontana da esaurire tutte le pos-
sibilità. Ci sono croci fiorite e
ramificate come frattali, croci
tronche, a tau. Senza contare le
tante croci impiegate nell’araldica religiosa, come quella di
Malta. C’è chi ne ha contate
quaranta, chi è arrivato a
settantadue. Difficile tentare
un catalogo esaustivo. Ci prova
l’Assotur Lombardia che, con la
collaborazione all’Università
Cattolica di Milano e associazioni che operano nel campo del
turismo religioso e dell’araldica, ha avviato da due anni il
progetto “Le vie della croce” di
conoscenza e di valorizzazione
del simbolo cristiano per eccellenza.
La ricerca si muove su un
duplice campo. Da una parte la
ricerca storica e teologica sulla
stratificazione grafica e simbolica che la croce ha vissuto nel
corso dei secoli, indice di sfumature diverse per origine, uso e
contenuti. Santi, re, cavalieri e
semplici pellegrini videro nel
simbolo cristiano della Resurrezione l’emblema quotidiano di
riferimento adattando alcune
volte l’iconografia della croce
stessa al sentire personale della fede. Dall’altra l’indagine sul
territorio, attraverso operatori
specializzati, per censire le croci
conservate nei patrimoni degli
edifici ecclesiastici e musei.
L’obiettivo è far conoscere al
grande pubblico il significato
storico e culturale di un simbolo noto spesso parzialmente e
in modo superficiale, grazie soprattutto a una mostra completamente dedicata al tema.
L’esposizione è stata pensata
per essere itinerante e trova il
suo ambiente ideale in spazi
che incarnano un secolare rapporto con la fede come abbazie,
conventi o chiese, anche non più
adibite al culto. Pannelli didattici illustreranno da ogni punto di vista le singole varianti
della croce, che saranno rappresentate attraverso modelli in
ceramica dipinta a mano.
Un’iniziativa che portando alla
luce una varietà e una ricchezza insospettate, viaggia con-
trocorrente rispetto a un momento segnato dalla globalizzazione sociale e culturale, in cui il senso e il simbolo
stesso della croce rischia di essere sommerso o cancellato.
IL SIMBOLO
DELLA VITA
ATTRAVERSO
I SECOLI
E LE VICENDE UMANE
Dall’Egitto arcaico all’India
sanscrita, al Golgota cristiano,
mai simbolo ebbe più sacralità
e devozione imperitura.
I secoli e le vicende storiche
portarono a modifiche, mai sostanziali, della rappresentazione della Croce.
Santi, Re, Cavalieri e semplici Pellegrini videro nel simbolo
cristiano della Resurrezione
l’emblema quotidiano di riferimento adattando alcune volte
l’iconografia della croce stessa
al sentire personale della fede.
Quante furono queste interpretazioni che, ricordiamolo
non si discostarono mai troppo
dal modello vero e universalmente riconosciuto?
Oltre sessanta sono state le
varianti che, nei secoli, sono
servite da riferimento per il
simbolo universale della Croce.
Sono queste che vogliamo
riproporre al grande pubblico,
le loro origini, la storia, quando, dove e chi le ha prese a riferimento.
Una ricerca che parte delle
origini del Cristianesimo fino ai
giorni nostri.
Chiese lontane nel tempo e in
terre disparate, confessioni religiose differenti, monasteri,
eremi, sacelli: tanto è stato indagato ma tantissimo deve ancora essere monitorato alla ricerca delle differenti Croci.
Una grande inalienabile certezza: la fede ed il mistero che
circondano tutte queste Croci
sono identici ad ogni latitudine
come identica è la certezza che
la Croce è il simbolo della Resurrezione dopo la Vita terrena.
CRONACA
P A G I N A
23
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
LA SFILATA DI DOMENICA SCORSA
Carnevale
e la città
si veste
di colore
Come da tradizione si è rinnovato,
a Como, domenica scorsa
il tradizionale appuntamento
con la sfilata di carnevale.
Almeno 10mila le presenze in città,
secondo la stima degli organizzatori ad
ammirare i 20, coreografici, carri che
hanno preso parte alla manifestazione.
Tanto colore e una grande festa,
favoriti dalle positive
condizioni meteo.
FOTOSERVIZIO WILLIAM
S. MARTINO. IL COLLE E LA CITTÀ:
LEGAMI DA RITROVARE
Martedì 3 marzo alle ore 17.00, presso
la Biblioteca Comunale di Como
(piazzetta Lucati 1) verrà inaugurata la
mostra documentaria e fotografica “S.
Martino. Il colle e la città: legami da ritrovare. Una breve storia carica di futuro”. La mostra è frutto del lavoro congiunto delle associazioni Iubilantes, Società
Ortofloricola Comense, Luoghi Non Comuni, in sinergia con l’Azienda Ospedaliera Sant’Anna e l’ASL della provincia di Como ed è dedicata alla storia dell’area dell’ex OPP S. Martino ricostruita
anche attraverso fonti inedite. L’ingresso è libero.
FRUTTICOLTURA, INNESTO
E POTATURA
A S. FEDELE INTELVI
Il Consorzio Agrario interprovinciale di
Como e Sondrio, in collaborazione con la
Comunità Montana Lario Intelvese, organizza per venerdì 27 febbraio, alle ore
20.30, presso la Sala Assembleare della
Comunità Montana (Via Roma 9, S. Fedele Intelvi) un incontro dal titolo “Frutticoltura: innesto e a potatura”. Relatore
sarà l’agronomo Felice Cattaneo. Alla fine
dell’incontro verranno distribuite delle
note tecniche. L’ingresso è libero.
L’ASSOCIAZIONE GARABOMBO
PRESENTA LA COOPERATIVA BASE,
ATTIVA IN BANGLADESH
L’associazione Garabombo propone, per giovedì 5 marzo alle ore 18, presso la libreria Ubik
in piazza S. Fedele a Como, la presentazione
della cooperativa BaSE, produttrice di commercio equo e solidale in Bangladesh che vede
coinvolte principalmente donne nella realizzazione di cesti e stoffe ricamate. A cura della
Bottega della Solidarietà di Sondrio.
BaSE coinvolge principalmente soggetti che
si trovano in una condizione di doppio svantaggio: essere donne e vivere in villaggi rurali
isolati. Alla possibilità di reddito creata direttamente dalla propria attività, BaSE affianca
una serie di programmi sociali. Vengono organizzati corsi di formazione sui temi dei diritti
umani e del sostegno legale, salute ed educazione per bambini, informatica, allevamento
e piscicoltura e sono stati istituiti fondi rotativi, basati sui gruppi di artigiane, ai quali ogni
donna può fare ricorso per necessità come la
scuola, spese mediche o altri eventi straordinari.
Tale serata rientra all’interno dell’attività
dell’associazione Garabombo impegnata nel
promuovere il commercio equo e solidale nella città di Como attraverso iniziative ed eventi di tipo culturale.
DOMENICA 1° MARZO
Unitalsi,
giornata
diocesana
di spiritualità
a Garzola
Domenica 1° marzo avrà luogo la Giornata di
spiritualità dell’Unitalsi
diocesana al Santuario
Madonna del Prodigio a
Garzola presieduta da
mons. Andrea Caelli, rettore del seminario.
Questo il programma:
ore 9 accoglienza, lodi meditazioni ore 11.30 S.
Messa; ore 12.45 pranzo
comunitario; ore 15 Vespri e benedizione.
La giornata oltre ai soci è aperta a malati e simpatizzanti per iscrizioni al pranzo telefonare martedì dalle
ore 14 alle 16 o il giovedì dalle ore 14 alle 18 alla sede
dell’ Unitalsi Como in via Rodari 1, telefono 031-304430.
.
A
CRONACA
P A G I N A
Como
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
L’ULTIMO LIBRO DI GIORGIO CAVALLERI EDIZIONI PAOLINE
Padre Leopoldo
la forza
della fede
Un testo dedicato alla figura di questo
confessore cappuccino, promotore
dell’ecumenismo spirituale.
La prefazione di mons. Bruno Maggioni
adre Leopoldo
Mandic, un uomo
di fede, una figura semplice che
ha lasciato un
segno indelebile nella storia della Chiesa. Alla figura di questo confessore
cappuccino, promotore
dell’ecumenismo spirituale, ha dedicato il suo
ultimo libro lo scrittore e
storico comasco Giorgio
Cavalleri.
“Confesso che leggendo
questa biografia di padre
Leopoldo - scrive nella
prefazione mons. Bruno
Maggioni - mi sono più
volte commosso. Ho incontrato una santità nascosta e tuttavia luminosissima. Una santità straordinaria, ma soltanto se
la guardi con la grandezza del Vangelo, non secondo il mondo, tanto meno
secondo quell’ossessione
dell’apparire, che a volte
mi sembra affacciarsi anche in alcune comunità
cristiane. Una santità,
quella di padre Leopoldo,
che ha saputo unire alcuni tratti evangelici a volte dimenticati, eppure di
grande importanza”.
Ecco i tratti evangelici
individuati da mons. Bruno Maggioni in padre Leopoldo: “Il primo è la quotidianità. Il Vangelo è radicale, certamente, ma
la vera radicalità evangelica si colora di quotidianità. Come la vita di padre Leopoldo sempre uguale, giorno dopo giorno,
un giorno uguale all’altro
sempre i confessionale…
Il secondo tratto è la di-
P
screzione, ma potrei anche parlare di nascondimento… Un terzo tratto
evangelico che ha caratterizzato padre Leopoldo
è quello di essersi considerato un servo inutile…
Un ultimo tratto evangelico, il più rivelatore: padre Leopoldo ha passato
la vita in confessionale
accogliendo i peccatori e
distribuendo a piene mani il perdono di Dio…”.
Ma chi era quest’uomo?
Leopoldo Mandic nasce
a Castelnuovo di Cattaro
in Dalmazia il 12 maggio
1866. Nel novembre 1882
entra nel Seminario dei
frati cappuccini di Udine,
accompagnato dal padre.
Tra il 2 maggio 1884 e il
4 maggio 1885 compie, a
Bassano del Grappa, il
suo anno di noviziato e
prende il nome di fra Leopoldo da Castelnuovo.
Dal 5 maggio 1885 sino al
30 ottobre 1888, fra Leopoldo risiede a Padova per
dedicarsi agli studi filosofici e poi, per quelli teologici a Venezia dove, nell’autunno del 1888, si trasferisce al convento del
Redentore, sull’isola di
Giudecca. In quella città,
il 20 settembre 1890, ultimati gli studi, viene ordinato sacerdote dal cardinale Domenico Agostini, nella basilica della
Madonna della Salute.
“Con l’ordinazione sacerdotale - scrive Giorgio
Cavalleri - inizia quell’opera di silenzioso quanto
prezioso apostolato nel
confessionale per la quale diventerà famoso. Nel
ASCOLTO E CONDIVISIONE
DELLA PAROLA DI DIO
PRESSO IL MONASTERO DELLE
BENEDETTINE DI GRANDATE
“Dio, ricco di misericordia, per il grande amore
con il quale ci ha amati, da morti che eravamo
per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo; per
grazia infatti siete stati salvati”. (Ef 2,4-5)
Questa è l’esperienza di Dio che san Paolo condivide con le comunità cristiane di Efeso. Possiamo anche noi dire la stessa cosa? E’ questo il
Dio che noi conosciamo? Per confrontarci sulla
nostra fede, anche in questa Quaresima 2009 il
Monastero delle Benedettine di Grandate propone l’ascolto e la condivisione della Parola di Dio.
Gli incontri, aperti a tutti, si tengono alle ore
20.30 i seguenti venerdì: 27 febbraio, 6 marzo,
13 marzo, 20 marzo, 27 marzo, 3 aprile.
Inoltre, nei sabati di Quaresima, alle ore 21, si
effettuerà la veglia con l’Ufficio delle Letture.
contempo si impegna in
una, forse meno conosciuta anche se altrettanto
silenziosa, e non meno
preziosa, offerta per il ‘ritorno dei fratelli separati
orientali all’unità cattolica’. Quest’ultima vocazione che percepisce per la
prima volta nel 1887, a
ventuno anni, nel terzo
anno di permanenza a Padova, lo accompagnerà,
talvolta in modo tormentato per tutta la vita…”.
Non fu certo agevolato,
nella sua missione, dalle
doti fisiche e loquaci. Anzi. “Poche persone - continua Cavalleri - sono state condizionate dai propri
limiti psico-fisici come padre Leopoldo. Alto un metro e trentacinque, non
bello, aveva gravi problemi di pronuncia che lo costringevano a un eloquio
inceppato e sincopato che
non lo rendeva idoneo a
predicare o leggere in
pubblico”.
Da taluni irriso (“Ecco
padre Leopoldo che non
vale un soldo!”), da altri
preso a compatimento,
nonostante le cagionevoli
condizioni di salute, il religioso riuscirà con pazienza, nel corso degli an-
ni, a creare un suo equilibrio interiore, in una continua ascesi di rinuncia e
purificazione per arrivare al “regno dei cieli”.
“Proprio nei suoi tanti
limiti di partenza - scrive
Cavalleri - padre Leopoldo sente e vive il sentiero
della purificazione e dell’ascesi come qualcosa che
rinasce sempre di nuovo
e che bisogna alimentare
in continuazione, soprattutto nel rapporto con gli
altri, con i quali viene in
contatto, in particolare
nel confessionale. Se all’inizio della esperienza sacerdotale cerca il cammino di purificazione per se
stesso, poi lo desidererà
per gli altri. Vivrà la sua
vocazione nella difesa della misericordia e della
bontà, prendendo sulle
spalle l’ansia e i limiti dei
penitenti, facendo penitenza per loro, cercando di
irradiare, senza imporre,
la bontà…”.
Con gli umili, padre Leopoldo seppe trovare sempre una spontanea congenialità, anche perché non
giocava a fare il povero,
ma lo era veramente. Nel
corso della sua esistenza,
in special modo tramite il
sacramento della confessione, seppe dire a tutti
coloro che incontrò, ma in
particolare ai più piccoli,
ai più umili, a quelli che
contano poco, a coloro che
la storia mette spesso ai
margini della società, le
parole più grandi della vita, quelle della fede e della serenità. Riuscendo
sempre ad avvertire quello di cui tante persone
hanno bisogno, vale a dire
il desiderio di essere amati e di amare, di essere
consolati e di consolare, di
essere liberati e di liberare, di essere perdonati e
di perdonare…
La sua vita si spegne il
1° luglio 1942. La folla accorsa al convento a tributargli l’ultimo saluto, pur
nel pieno conflitto in atto,
resta testimonianza più
grande di un’esistenza
profusa nel testimoniare
amore e che lo condurrà
agli altari.
È Paolo VI, il 2 maggio
1976, a proclamarlo beato.
Il 19 giugno 1983 avviene anche l’approvazione
di tre guarigioni inspiegabili, inspiegabili dal punto di vista dei medici, attribuite alla sua intercessione. Il 16 ottobre 1983
padre Leopoldo viene canonizzato da Giovanni
Paolo II nella cornice di
piazza San Pietro, alla
presenza di oltre centomila persone, annoverandolo nella gloria dei santi.
Padre Leopoldo,
Giorgio Cavalleri, Edizioni Paoline, 2009, pp
136, ill., 10 euro.
IN VIA COLLEGIO DEI DOTTORI
Famiglie numerose: sportello informativo
Ha aperto lo scorso lunedì 23 febbraio alle ore 9.30,
lo sportello informativo dell’Associazione Famiglie
Numerose di Como ubicato presso la sede della Circoscrizione nr. 7 di via Collegio dei Dottori a Como.
Questo sportello permetterà all’associazione, composta da nuclei familiari con almeno quattro figli, di
farsi conoscere, di scambiare idee e riflessioni e mettere le proprie capacità a disposizione delle altre famiglie. Verranno fornite informazioni su come creare gruppi di acquisto solidali, banche del tempo,
mercatini dell’usato oltre a fornire notizie su quanto fanno le Amministrazioni pubbliche a favore delle famiglie numerose, in altre regioni, in altre province, in altri comuni, affinché il maggior numero di
famiglie possibile possa accedere al più presto a condizioni di vita più dignitose. «Sono molto felice che
l’Associazione Famiglie Numerose apra una sede in
centro città - commenta l’assessore con delega alla
Famiglia, Anna Veronelli, che si è in ogni modo pro-
digata affinché questa realtà associativa trovasse un proprio spazio, dato che in città sono 183 i
nuclei che hanno quattro o più figli che molto spesso devono affrontare e superare difficoltà organizzative, economiche, ecc. -. Auspico che questa
sede possa diventare un punto di riferimento importante per chi cerca consigli e opportunità ma
anche un luogo per costruire una positiva rete di
amicizia tra famiglie».
Lo sportello comasco di Famiglie Numerose
dunque sarà aperto presso i locali della Circoscrizione 7, i cui consiglieri si sono dimostrati molto
sensibili nei confronti della tematica familiare,
dalle ore 9.30 alle ore 12.00 tutti i lunedì mattina con la presenza di un iscritto all’associazione
che potrà informare su iniziative e dare indicazioni in caso di necessità.
Per informazioni si può telefonare al numero
333.5222771.
CRONACA
P A G I N A
Como
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
ALLA SCOPERTA DELLA COOPERAZIONE/198
Conosciamo
da vicino questa
cooperativa
sociale di tipo
“B” nata nel
2008 che
si ispira ai
principi che
sono alla base
del movimento
cooperativo
mondiale ed
agisce in
rapporto ad essi
Con Il Faro
promozione
umana
e integrazione
spirituale
pagina a cura
del Consorzio Eureka
Ser vizi alla Cooperazione
e al Terzo Settore
www.eurekacomo.it
I
l Faro è una cooperativa sociale di tipo “B”
nata nel 2008 e che si
ispira ai principi che
sono alla base del movimento cooperativo mondiale ed agisce in rapporto ad essi.
Tali principi sono: la
mutualità, la solidarietà,
la democraticità, l’impegno, l’equilibrio delle responsabilità rispetto ai
ruoli, lo spirito comunitario, il legame con il territorio, un equilibrato rapporto con lo Stato e le istituzioni pubbliche.
La Cooperativa Il Faro
nasce con lo scopo di perseguire, nell’interesse generale della comunità, la
promozione umana e l’integrazione sociale dei cittadini, impegnandosi costantemente, sia nella ricerca che nello sviluppo di
attività finalizzate all’inserimento lavorativo di
persone svantaggiate, offrendo principalmente
servizi di pulizia, facchinaggio, confezionamento
di vario genere, orto-florovivaismo, guardiania e
portierato, raccolta differenziata di rifiuti, manutenzione di verde, gestione di bar, mense e ristoranti, custodia e gestione
dei parcheggi, manutenzione di stabili, gestione
di parchi, anche mediante il coinvolgimento delle
risorse della comunità,
dei volontari, dei fruitori
dei servizi e di enti, pubblici o privati, che perseguano finalità di solidarietà sociale analoghe o
affini.
LA MISSION
Vivere il lavoro come
strumento di integrazione sociale e come tale utilizzabile non solo per i risvolti tecnici ed economici ma anche per quelli più
squisitamente “relazionali” che rivestono particolare importanza nel caso
delle persone in palese
condizione di svantaggio
sociale.
Attraverso l’occupazio-
ne si favorisce l’integrazione e il riconoscimento
di cittadini che spesso sono emarginati e assistiti,
in quanto Il Faro ritiene
che il lavoro sia uno strumento fondamentale per
essere soggetti attivi nella società.
Il Faro si fonda sull’idea che la persona svantaggiata, se opportunamente supportata, può essere avviata al lavoro e operare in un contesto produttivo.
Il lavoro in cooperativa
diviene, per i soggetti
svantaggiati, momento
importante di socializzazione e luogo di apprendimento di abilità specifiche.
Scegliere di affidarsi ad
Il Faro vuol dire far crescere la società solidale
perché:
• facilita l’integrazione
lavorativa di soggetti
svantaggiati in numero
pari ad almeno il 30% dei
soci lavoratori;
• attraverso un lavoro di
elevata qualità e a costi
contenuti, offre opportunità di lavoro e accrescimento personale a lavoratori svantaggiati, ottenendo un servizio sociale
a costo zero per la comunità;
• chi sceglie di acquistare servizi da Il Faro contribuisce a favorire l’inserimento nel mondo del lavoro di categorie sociali
deboli;
• lo stesso legislatore, riconoscendo il principio solidaristico, con la legge
381/91 consente agli enti
pubblici, anche in deroga
alla disciplina in materia
di contratti della pubblica amministrazione, di
stipulare convenzioni con
le cooperative sociali che
svolgono attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate;
• in collaborazione con
enti e privati patrocina e
supporta diverse attività
sociali.
COSA OFFRE
La principale attività
della Cooperativa Sociale
Il Faro è incentrata sull’offerta di servizi di pulizia per enti pubblici e privati, strutture sportive e
culturali, uffici e condomini con interventi di: sanificazione ambienti, pulizia vetri anche con piattaforme, trattamenti di
inceratura, cristallizzazione ed impermeabilizzazione di qualsiasi superficie.
Inoltre Il Faro propone
un’altra serie di servizi
che sono:
- custodia;
- facchinaggio;
- confezionamento di vario genere;
- orto-florovivaismo;
- guardiania e portierato
- raccolta differenziata di
rifiuti;
- manutenzione di verde
- gestione di bar, mense e
ristoranti;
- gestione dei parcheggi
con custodia;
- manutenzione di stabili
- gestione di parchi;
- consulenza alle cooperative;
- sponsorizzazione e sostegno ad iniziative aven-
ti rilevanza sociale.
QUALITA’,
AMBIENTE E
SICUREZZA
Il Faro intende offrire
servizi qualitativamente
avanzati, garantiti dalle
certificazioni ISO 9002
del Sistema di Qualità Aziendale, dalla Certificazione ISO 9001:2000, e
dalla certificazione ISO
14001 del Sistema Qualità Ambientale e pertanto
si sta già predisponendo
per ottenere, nel più breve tempo possibile, tali
certificazioni.
Inoltre, attua tutte le
misure per migliorare la
sicurezza, la protezione e
la salute del personale sul
luogo di lavoro sia all’interno della Cooperativa,
che in ambienti di lavoro
esterni come previsto dal
D.Lgs. n. 81/08.
Con l’applicazione di
questo decreto Il Faro offre una maggior tutela dei
lavoratori attraverso una
precisa valutazione dei
pericoli, un adeguato controllo sanitario dei lavo-
ratori in funzione dei rischi specifici, la consegna
dei dispositivi di protezione individuale necessari,
la costante formazione/
informazione del personale sulla sicurezza, in generale sui rischi presenti
negli ambienti di lavoro,
e più in dettaglio per
quanto concerne la mansione svolta dai singoli
addetti.
PRODOTTI E
ATTREZZATURE
I prodotti utilizzati dal
nostro personale per le
pulizie, sono garantiti dai
più grandi marchi nazionali ed internazionali del
settore correlati da scheda tecnica e di sicurezza,
così come tutte le attrezzature impiegate (motoscopa, lavamoquette, idropulitrice, lavasciuga,
aspirapolvere/aspira liquidi, monospazzole, ecc.)
che vengono sottoposte ad
una manutenzione ordinaria periodica al fine di
mantenere un’efficienza
d’utilizzo e di sicurezza ai
massimi livelli.
P A G I N A
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CRONACA
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
SI RIACCENDE L’INTERESSE SULLE POTENZIALITÀ DI QUESTO TRATTO
Stazione di Molteno (Lc).
Foto Andrea Iula
Pedemontana
ferroviaria,
qualche passo
avanti
ue settimane fa
abbiamo presentato il progetto della cosiddetta “Pedemontana ferroviaria”, ovvero la proposta di rilanciare e mettere in rete le
linee ferroviarie brianzole, in primis la tanto
bistrattata Como-Molteno-Lecco, una via quasi
abbandonata nei fatti, ma
in realtà ricca di notevoli
potenzialità. La scorsa
settimana, a Merone, tra
i consiglieri regionali del
Pd, Luca Gaffuri e Carlo
Spreafico, e i sindaci delle località toccate dalle linee ferroviarie ComoMolteno-Lecco, LeccoMolteno-Monza (Trenitalia) e Milano-Asso
D
La scorsa settimana, a Merone,
tra i consiglieri regionali del Pd, Luca
Gaffuri e Carlo Spreafico, e i sindaci
delle località toccate dalle linee
ferroviarie Como-Molteno-Lecco, LeccoMolteno-Monza (Trenitalia) e MilanoAsso (FNM), si è deciso come dovrà
essere la composizione del Comitato
di coordinamento del progetto
(FNM), si è deciso come
dovrà essere la composizione del Comitato di coordinamento del progetto,
ovvero tre rappresentanti dei Comuni della provincia di Como e altrettanti di quella di Lecco;
dalle amministrazioni
provinciali; dai rappresentanti dei pendolari e
da quelli dei sindacati. E
sono sempre più chiare
anche le richieste dei sindaci che attendono ora il
viaggio-test dell’assessore
regionale ai Trasporti,
Raffaele Cattaneo, invitato a rendersi conto in prima persona dello stato in
cui versano le linee e di
come viaggiano quotidia-
namente i pendolari dal
consigliere comasco Luca
Gaffuri lo scorso mese di
dicembre nel dibattito venutosi a creare con l’entrata in vigore dei nuovi
orari ferroviari invernali
dei convogli TILO (Trasporto Integrato TicinoLombardia). I primi cittadini dei comuni che saranno toccati dal viaggio
dell’assessore lo accoglieranno con tanto di fascia
tricolore. Tra i punti fermi emersi nell’incontro di
Merone l’interesse per la
linea ferroviaria anche da
parte di comuni limitrofi
a quelli in cui effettivamente transita la linea,
ma che ritengono sempre
meglio, come alternativa,
lo spostamento dei pendolari fino alla prima stazione utile, piuttosto che la
viabilità completamente
intasata. Inoltre, tutti
hanno lamentato l’abbandono e il degrado in cui
versano le stazioni del
comasco giudicate, nel
complesso, impresentabili. L’auspicio è che, tramite l’intervento della Regione Lombardia, Trenitalia e Centostazioni, la
società che gestisce tali
I DATI DELL’UFFICIO FEDERALE STATISTICA
immobili lungo le linee
ferroviarie, possano assicurare una cura minima
delle strutture ora abbandonate a se stesse. Nell’incontro è stata ribadita anche la questione dei
parcheggi delle stazioni,
ritenuti sempre troppo
piccoli quando non inesistenti (es. alla stazione di
Cucciago lungo la linea
Como-Milano), e che in
base a un recente decreto, come aveva già fatto
sapere Gaffuri, possono
essere finanziati ai comuni che ne fanno richiesta.
Aumentano i frontalieri in Canton Ticino
A fine giugno
2008 il numero
era pari a 43.657
unità con segnali
di crescita rispetto
all’anno
precedente
Frontalieri per provincia di residenza
S
ono oltre 43mila i
frontalieri che lavorano in Canton Ticino secondo i dati forniti
dall’Ufficio Federale Statistica (UST) di Bellinzona. A fine giugno del 2008
il numero di lavoratori
frontalieri era infatti pari
a 43.657 mentre in Svizzera gli occupati stranieri erano 927.000, il 5,8%
in più rispetto al 2007.
Spulciando tra le righe
del Rapporto, a livello
nazionale elvetico, balza
all’occhio che la più alta
progressione è stata quella dei lavoratori tedeschi
(+21% a 139.000) e francesi (+9,9% a 49.000). Gli
italiani risultano invece
in lieve risalita (+1,1% a
164.000). Nel periodo in
esame, il numero di occupati svizzeri è progredito
dell’1,7% a 3,3 milioni.
Nel secondo trimestre
dell’anno scorso si sono
contati inoltre 47.000 lavoratori con permessi di
soggiorno temporaneo (30%) e 213.000 frontalieri
(+5,4%). Per quanto concerne i dati ticinesi la qu-
Frontalieri per sezione di attività svolta in Ticino
ota maggiore di lavoratori frontalieri proviene, come di consueto, dalle province di Como e Varese (il
40% a testa per provincia), seguite dal Verbano
Cusio Ossola (15%) e poi
dalle altre province italiane. Per quanto riguarda,
invece, i settori di occupa-
zione dei lavoratori italiani, la “parte del leone”
spetta ai lavoratori dell’industria (oltre 13.000),
seguiti da Commercio e
riparazioni (6.000), Costruzioni (poco meno di
6.000) e attività immobiliari e informatica (4.500).
L.CL.
L.CL.
CRONACA
P A G I N A
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Lago&Valli
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
NATURA DA CONOSCERE
Quei faggi
protesi
verso il cielo
È
il caso di pregare
il Signore, in questi giorni gelidi
“preservaci dal
freddo dell’inverno”. Sono giorni e giorni
che la colonnina del termometro non risale sopra
lo zero, e le nostre povere
ossa ne risentono, e non
solo le nostre. Mal comune mezzo gaudio sembra
volerci trasmettere la televisione quando ci manda in onda certi documentari che raccontano di emergenze estreme come
nevicate e gelate fuori del
comune. Eppure non ci
sentiamo minimamente
consolati. Tempo da lupi,
tempo di legna di faggio.
In tutte le legnaie antiche
era, in passato, riservato
un angolino per la legna
secca di faggio che si conservava per le emergenze
meteorologiche particolarmente fredde. Ciò per
il semplice motivo che la
legna di faggio ha un alto
potere calorico, ed essendo assai ricercata molti
boscaioli ne contrattavano il prezzo più alto. Il
faggio è una splendida
pianta dai tronchi grigio
chiari e colonnari. Dominatrice incontrastata di
Splendidi polmoni della Valle
Intelvi, meritano una visita,
non appena il grande freddo
avrà lasciato le vette
di RINA CARMINATI FRANCHI
tante aree della Valle Intelvi. I boschi di faggio sono ecologicamente molto
stabili e il loro contributo
al paesaggio montano è
notevole. Basti pensare
alle colorazioni naturali
autunnali, il dorato rossiccio delle foglie, il fogliame verde brillante dell’estate e il contrasto dei
tronchi grigi argento con
il bruno arancio della lettiera d’inverno. La naturale assenza del sottobosco e l’ordine che si riscontra nella faggeta ,associata alla maestosità delle
piante, la rendono unica
tra le formazioni dei boschi delle Prealpi lombarde.
Un giorno, con alcuni amici, decidemmo di andare a vedere ancora una
volta il maestoso, imponente e storico, “Foo dii
parool” cresciuto proprio
a fianco dell’Alpe di Got-
ta, verso la Valmara, sul
territorio di Pellio, di cui
corre voce insistente che
stia morendo di morte naturale. Il mentore della
compagnia ritornò dopo
poco, mettendomi in mano una perlina di legno,
non del tutto diversa da
quelle che ornano le semplici collane. Questa, però,
aveva una particolarità:
sulla sua sommità spuntava una piccolissima foglia verde. Mario mi invitò a confrontare la maestosità dell’albero di faggio che avevamo davanti
con ciò che avevo in mano:
quello era proprio il principio, dove la natura aveva cominciato a costruire
la vita di quel bellissimo
monumento naturale che
stavamo ammirando.
Consigliare una gita tra
una delle faggete più belle della Valle ora è d’obbligo, anche se è pruden-
te dare il tempo alla neve
di sciogliersi, se non si è
attrezzati per i percorsi
invernali di alta quota.
Non so se corrisponda a
verità, ma a quelle altezze pare che la neve quest’inverno abbia raggiunto il metro e mezzo. Ora,
certo, si sarà abbassata,
ma c’è il pericolo che sia
ricoperta di uno strato di
ghiaccio molto pericoloso,
specialmente nei tratti rivolti a nord.
L’itinerario consente di
esplorare i diversi stati
evolutivi della faggeta e si
trova in un breve percorso ad anello nel territorio
del comune di Ponna.
L’alpe di Ponna si può
raggiungere sulla strada
asfaltata. Poi sul sentiero n.12 che raggiunge il
rifugio Boffalora, la faggeta incomincia da subito e, proseguendo sulla
strada sterrata che con-
duce al rifugio, si possono ammirare sia esemplari di notevoli dimensioni,
sia un bosco più fitto che
denuncia, in quel luogo, il
periodico taglio dei faggi.
Per cui troviamo diverse
fasi evolutive: dai cedui
semplici fino a popolamenti di alto fusto. Usciti
dal bosco si prosegue per
i pascoli fino al Boffalora,
dove si può ancora localizzare il complesso del
convento della Valperlana: S.Benedetto, celebre
eremo con la sua maestosa chiesa, ormai del tutto
abbandonato. Il panorama è mozzafiato, e il rifugio serve da crocevia da
cui partono i vari sentieri (ora anche comode stradine, che portano all’Alpe
di Colonno, all’Alpe di Sala e all’Alpe di Ossuccio).
Prendendo anche la
strada che sale sulla sinistra si può raggiungere
l’Alpe di Lenno, il rifugio
Venini e proseguire per il
Monte Galbiga.
Per tornare a Ponna si
può imboccare il sentiero
12b che riporta al punto
di partenza.
Scrivendo di boschi e di
Alpeggi ci siamo purtroppo riscaldati, immaginando di trovarci più in basso, quindi a temperature
più accettabili! Avremmo
fatto, forse, meglio a dirigersi verso i laghi dove gli
abitanti dei paesi rivieraschi possono già tirare un
sospiro di sollievo. Eppure anch’essi hanno la loro
preoccupazione: l’acqua
del disgelo, infatti, che
deve transitare dalle loro
valli a seconda dell’andamento della temperatura
può diventare pericolosa.
Insomma quest’inverno
pare aver distribuito un
po’ di disagi a tutti, equamente.
APERTE LE ISCRIZIONI
“ALIMENTAZIONE E MALATTIE CARDIOVASCOLARI”.
SE NE PARLA A MOLTRASIO
“Alimentazione e malattie cardiovascolari. La prevenzione, dagli alimenti ai farmaci”. È questo il titolo del Congresso regionale della Società Italiana
per lo studio dell’Arteriosclerosi e della Società Italiana per lo studio dei Nutraceutici e degli integratori alimentari che avrà luogo presso il Grand
Hotel Imperiale di Moltrasio i prossimi 7 e 8 marzo.
“Nell’ambito di questo Congresso - si legge dalla brochure informativa - saranno presentate informazioni di natura epidemiologica, ottenute da
studi di intervento, che indicano con chiarezza,
come un corretto stile di vita, e un’alimentazione
appropriata e un adeguato livello di attività fisica, possano ridurre in maniera sensibile la probabilità di incorrere in eventi cardiovascolari. Indicazioni precise relative al ruolo degli integratori
alimentari e dei nutraceutici per una corretta
“integrazione”, talvolta di estrema utilità, per
svolgere un ruolo di supporto sia nella gestione
di malattie acute che si confrontano con un sistema immunitario inefficiente o declinante, sia
nel controllo e nella prevenzione di patologie
degenerative ad esordio subdolo e graduale, nei riguardi delle
quali la prevenzione rappresenta probabilmente l’unico approccio possibile.
L’uso di integratori, nella nostra società, può contribuire alla salute ed alla
qualità della vita umana in un modo estremamente importante, in larga parte ancora da scoprire. Focus on sulla terapia dell’obesità, che non si può limitare alla frettolosa prescrizione di una dieta e ad un generico e poco convinto
invito all’esercizio muscolare. Vista la multifattorialità dell’eziologia e la molteplicità degli interventi terapeutici, è auspicabile un trattamento integrato
che coinvolga internista, nutrizionista, psicologo e chirurgo. Riteniamo che
solo così si possa superare il limite delle attuali terapie rappresentato dalla
scarsità dei risultati a medio-lungo termine: attraverso un intervento mirato,
multidisciplinare, in base alle caratteristiche fisiche e cliniche del paziente
obeso. Si discuterà inoltre dei possibili interventi terapeutici per il controllo
delle dislipidemie in particolare delle ipercolesterolemie”.
Corsi Unitre a Lanzo
A
Lanzo Intelvi
sono aperte le
iscrizioni ai corsi dell’Università delle Tre
Età. Le “tre età” e non la
“terza età”: non si tratta
di un refuso, poiché i corsi organizzati con il patrocinio del Comune dall’Uni3 di Lanzo sono rivolti a tutta la popolazione, indipendentemente
dall’età e dal grado di istruzione. I corsi si terranno nella giornata di
sabato in Sala Consiliare;
i relatori sono docenti
qualificati che prestano
volontariamente la propria opera.
Le iscrizioni saranno
aperte fino alla fine di
marzo tutti i sabati presso la Sala Consiliare e
l’Ufficio Turistico di Lanzo Intelvi.
L’iscrizione di 15 euro dà
diritto alla frequenza di
tutti i corsi proposti:
Astronomia, Biologia, Diritto, Economia politica,
Farmacologia, Fisica, Informatica, Letteratura
lariana, Medicina, Patrimonio edilizio intel-vese,
Psicologia e psicanalisi,
Scacchi, Storia del Teatro,
Storia del Territorio Storia dell’Architettura, Storia dell’Arte.
Il programma dei corsi, il
calendario delle lezioni e
il modulo di iscrizione
sono scaricabili anche dal
sito della comunità Montana Lario Intelvese:
www.lariointelvese.eu.
TEMPO DI SOLIDARIETÀ CON “IL CERINO”
A MOLVEDO DI SAN SIRO”
L’associazione di solidarietà “Il Cerino” propone, le domeniche 1 e 8 marzo, a
partire dalle ore 10, una mostr-vendita di prodotti alimentari e dell’artigianato del sud del mondo a Villa Camilla, località Molvedo di San Siro.
Il programma delle giornate prevede:
domenica 1 marzo
ore 12.00 aperitivo con la presentazione dei disegni di Moreno Pedrazzini,
dalle ore 14.30 pomeriggio insieme. Paolo Sormani in “Crescere lavorando”,
dedicato ai bambini presenti: momento musicale con “La scatola dei suoni”,
gioco con materiale riciclato, seguirà rinfresco.
domenica 8 marzo
Dalle ore 14.30 pomeriggio… al femminile. Lidia Moroni in “Essere donna in
Bangladesh”. Il direttore Lauretta Porta e il m° Ramona Goni allieteranno i
presenti con il Coro CAI di Dongo, seguirà rinfresco.
CRONACA
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29
ValliVaresine
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
PONTE TRESA IL TERZO INCONTRO SARÀ IL 19 APRILE
Le «linee pastorali»
N
ei giorni scorsi,
presso la chiesa
parrocchiale di
Ponte Tresa, si è
tenuto il secondo dei tre incontri programmati in zona per approfondire e meglio capire
le tre mete che vengono
indicate nel piano pastorale diocesano. Tema di questo secondo ritrovo - un po’
meno frequentato, ma
ugualmente intenso e partecipato - è stato: “La bellezza del Bene - l’educazione alla moralità”. A proporre la riflessione introduttiva e a guidare i lavori è intervenuto don Battista
Rinaldi, direttore dell’ufficio catechistico diocesano.
“Gesù - ha ricordato don
Battista - viene continuamente a contatto con la realtà della vita, non è una
vita chiusa la sua, ma è
una vita consumata con la
gente e che si realizza pienamente mischiandosi con
l’umanità. Gesù è il modello su cui impostare la nostra esperienza cristiana,
guardiamo dunque a Lui e
facciamo anche noi la scelta del bene per rendere
anche la nostra vita bella
e affascinante!”. Dopo l’introduzione l’assemblea si è
divisa: i catechisti da una
parte con don Battista hanno approfondito il tema
della catechesi come momento importante per tra-
smettere l’esperienza cristiana. Un momento che va
calato nel contesto delle
nostre realtà odierne e proposto come cammino di
iniziazione non visto, però,
come percorso didattico,
ma esperienziale, che trova le sue basi nei momenti
dell’anno liturgico vissuti
all’interno della comunità
cristiana, comunità che è
in grado di generare nuovi
cristiani. Il catechista - ha
spiegato don Battista - è
chi ha fatto un’esperienza
bella di comunità e cerca di
accompagnare altri nella
stessa esperienza, in questo senso il catechista è chi
porta i ragazzi a vivere all’interno della comunità
cristiana, riuscendo, magari, a coinvolgere in questo
anche i genitori e le fami-
glie. Osservazioni che hanno destato interesse e suscitato un partecipato
dibattito tra i presenti e
don Battista, terminato
con la proposta di organizzare in zona, nel prossimo
futuro, un paio di incontri
di approfondimento sul
tema della catechesi.
L’altra parte dell’assemblea - divisa in 2 gruppi ha proseguito in autonomia, la riflessione ed il confronto. Al termine ci si è
nuovamente ritrovati tutti in chiesa dove i rappresentanti dei due gruppi
hanno riassunto all’assemblea il frutto delle riflessioni fatte. Don Battista, dopo
aver ringraziato per gli stimoli ricevuti e per le riflessioni ascoltate, ha congedato i partecipanti con una
brevissima riflessione conclusiva incentrata su “morale e comportamento cristiano”.
Il terzo ed ultimo incontro
sull’approfondimento del
piano pastorale diocesano
si svolgerà nel pomeriggio
di domenica 19 aprile
con tema: “La bellezza del
servizio - l’educazione alla
socialità” e con guida monsignor Battista Galli.
A.C.
SCUOLA DI PREGHIERA
PER GLI ADOLESCENTI
Le Commissioni Giovanile e Vocazionale della zona
pastorale hanno organizzato per il pomeriggio
di domenica 1° marzo a Bedero Valcuvia la
Scuola da Preghiera per adolescenti. Il ritrovo è
in parrocchia a Bedero alle ore 14.30, con possibilità di una pizzata insieme in serata.
AFRICALENDARIO/15
IL TURISMO
DI MASSA
È RAZZIST
A
RAZZISTA
La scorsa settimana ho avuto l’occasione di visitare la
costa vicino a Mombasa,
molto celebre come destinazione turistica. Tanti di noi
avranno almeno un amico o un parente che è stato in vacanza sull’Oceano Indiano in Kenya... Tanti
di noi crederanno una vacanza in un hotel un’occasione per rilassarsi vedendo un posto nuovo, conoscendo magari le persone locali e redistribuendo
risorse... I giorni al mare mi hanno messo invece
davanti agli occhi che l’industria del turismo, nella sua essenza, rischia di essere un sistema più
razzista dell’apartheid! Un episodio è stato
emblematico: abitando in una piccola guesthouse
senza spiaggia di sabbia eravamo soliti passare
dal cancello di un grande hotel a fianco per raggiungere la spiaggia (libera) davanti. L’ultimo giorno si è unito al nostro gruppo un amico kenyano,
che lavora a Nairobi con noi. Ebbene, passare dal
cancello con lui si è rivelato impossibile: la security
glielo impediva, addirittura estraendo un paio di
manette e pretendendo la sua carta d’identità e
la prenotazione! Di fronte alle nostre proteste, la
risposta della guardia (nera!) è stata: “Blacks are
problems!”. Abbiamo preteso di parlare con il direttore ma, come si suol dire, senza cavare un ragno dal buco. Un episodio del genere, sommato alle
decine di cinquantenni in compagnia di ragazzine locali, alle pubblicità di cene di S. Valentino
per 2500 scellini (metà del salario mensile di un
africano) e a capanni dietro gli hotel con la scritta
“Waste Food Only” (“solo rifiuti alimentari”) mi
hanno reso piuttosto intollerante: turismo responsabile (ad esempio con la formula di “Terre e Libertà” a cui stiamo lavorando per agosto) oppure,
per favore, stiamo a casa nostra! Per seguire
Martino: martinkenya.splinder.com
MARTINO GHIELMI
P A G I N A
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Sondrio
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
CATECHISTI PRESENTE IL VICARIO GENERALE MONSIGNOR ZANOTTA ALLA GIORNATA DI SPIRITUALITÀ A POSCHIAVO
Riflessioni sul vangelo di Marco
U
na giornata di
spiritualità a Poschiavo a partire da due brani
del Vangelo di
Marco, ha introdotto il
tempo della Quaresima
con il consueto momento
di riflessione rivolto ai catechisti e agli operatori
pastorali della zona Media Valtellina. La giornata trascorsa presso il Monastero di Poschiavo, la
scorsa domenica 22 febbraio, ha avuto, un primo
momento di riflessione,
con la meditazione sull’episodio dell’indemoniato
di Gerasa dal capitolo 5
di Marco, guidata inaspettatamente da monsignor Giuliano Zanotta,
vicario generale chiamato all’ultimo momento e
provvidenzialmente impegnato in Valtellina.
La giornata di ritiro ha
avuto dunque un appuntamento importante in
questo momento di spiritualità, attentamente organizzato grazie alla disponibilità di don Ferruccio Citterio. I catechisti e
gli operatori pastorali
hanno potuto quindi partecipare ad un ritiro dedicato alla preghiera e
alla meditazione, presso
un ambiente accogliente
e suggestivo come solo la
preziosa e discreta premura delle suore Agostiniane del monastero di
Poschiavo potevano offrire. Il monastero svolge
infatti una funzione di richiamo al passato in continuità con il presente;
ma è anche un ambiente
prezioso per aprirsi alle
esigenze di quanti sono
alla ricerca di un maggiore approfondimento della
propria spiritualità.
Al termine della preghiera dell’ora media, la
meditazione tenuta da
don Giuliano, sul brano
del Vangelo di Marco, attraverso la quale i partecipanti hanno potuto soffermarsi sul significato
dell’appartenenza a Dio.
Chi non sente di appartenere a Lui vuol dire che
fa fatica ad amare sé stesso, non si sente puro, cioè
trasparente e finisce per
allontanarsi dal progetto
che Dio ha su di lui. Il discepolo di Gesù ha da
compiere una missione
prima di tutto fra i suoi,
nella convinzione che tale
progetto trova compimento sempre e comunque. In
questo modo sarà segno
delle meraviglie di Dio.
Questa la certezza, né si
può sfuggire.
La giornata è poi proseguita con la partecipazio-
LA VALTELLINA IN LITUANIA
ne alla celebrazione eucaristica animata dal suono
dell’organo con le musiche magistralmente eseguite da Gabriele Zani,
giovane organista di Tresivio, quindi con uno spazio di dialogo con don Giuliano che si è reso disponibile per coloro che desiderassero approfondire
personalmente le proprie
riflessioni. Nel pomeriggio la meditazione di un
altro brano di Marco, dal
capitolo 10, con il racconto riguardante il cieco
Bartimeo, discepolo di
Gesù fin dal suo primo
desiderio di incontrare il
Maestro. Il significato
della salvezza è nell’insistenza, nel desiderio profondo, come è avvenuto
per Bartimeo, di fare della propria vita una testimonianza di adesione
spontanea a credere in
Lui: la conversione è sempre un cammino verso
una fede autentica, è il
primo miracolo. Questa è
la fede, perché legata ad
una scelta. L’adorazione
eucaristica con i Vespri ha
infine concluso la giornata di spiritualità comunitaria a Poschiavo.
DANIELA RUSSO
SONDRIO ALLA BPS L’INTERESSANTE CONFERENZA DI LIVIA POMODORO
Quando «giudicare» è un’arte?
V
enerdì 20 febbraio, Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano, è stata ospite della
Banca Popolare di Sondrio, dove ha tenuto una
conferenza sul tema: «Le
difficoltà attuali dell’arte
del giudicare: nuove
progettualità al servizio
dei cittadini». La relatrice
ha preso le mosse da
un’analisi della nostra società, che ci appare frammentata, in rapido cambiamento, difficile da leggere, perché sono venute
meno le leggi fondamentali del vivere civile. Dal
Paese vengono avanzate
ogni giorno richieste di
maggiore severità, di
maggiori garanzie di giustizia; il nostro sistema
giudiziario viene spesso
criticato e delegittimato;
l’attività governativa cerca di perseguire la sicurezza inseguendo le emergenze del momento o
quelle che vengono percepite come tali, anche in
base al clamore suscitato
dai mezzi di comunicazione, come è avvenuto per
il recente decreto emanato per prevenire gli stupri.
Quali sono i rimedi proposti dalla relatrice? «Bisogna tornare a ragionare su ciò che conta veramente, non soltanto raccogliere i cocci di ciò che
si rompe… Dobbiamo uscire da questi dibattiti
da osteria (che si ripetono negli anni) e puntare
a risanare le ferite del
patto sociale, con la collaborazione di tutti… L’aspetto più importante è
riportare tutto all’essenza dell’arte del giudicare»,
che Livia Pomodoro definisce «l’adesione del giudice ad una soluzione del
caso in base alla legislazione vigente». Il bravo
giudice, infatti, nell’esercizio della sua funzione, è
solo, perché deve collocarsi nel modo di pensare
delle due parti in causa e
poi valutare ed emettere
una sentenza imparziale.
Ciò esige soprattutto attenzione e riflessione.
L’amministrazione della
giustizia oggi è frenata da
una macchina giudiziaria
vecchia e obsoleta, ha proseguito la relatrice, ma
non basta rimettere in
moto questa macchina,
perché, al fondo, c’è un
problema sociale che investe tutti i Paesi occidentali. «Il degrado è di tutta
la società, cambiata e cresciuta non molto bene,
nutrita troppo… Dobbiamo riaprire un dibattito
sulle ragioni della democrazia, che si fonda sull’amministrazione della
Giustizia… C’è la necessità di rieducare un po’
questo Paese, dove non ci
si riconosce più come persone». Nella relazione non
sono poi mancati riferimenti diretti ai principali limiti della nostra Magistratura, come «l’autoreferenzialità del sistema
giudiziario, in cui ognuno
pensa che la soluzione del
problema possa scaturire
dall’interno», la difficoltà
dell’innovazione tecnologica, l’esasperante lentezza dei processi, la poco
razionale distribuzione
del personale e delle risorse. A questo proposito
Livia Pomodoro ha accennato (senza peraltro fornire dettagli) ad una proposta di sperimentazione
per il tribunale di Milano, avanzata presso il Ministero della Giustizia. Il
merito principale della relazione sta nell’aver richiamato con forza la necessità di focalizzare l’attenzione su ciò che veramente conta, cioè l’essenza dell’atto del giudicare
e nell’invito a tornare a riflettere, a pensare, a
ricomporre il patto sociale, a rieducare la società
al rispetto reciproco. Oggi
tuttavia vi sono alcune
emergenze che devono
essere affrontate subito,
pena la credibilità di tutto il sistema giudiziario.
Una giustizia troppo lenta, infatti, diventa ingiustizia. «Bisogna far capire ai cittadini – ha affermato la relatrice – che
l’onestà intellettuale è la
disposizione fondamentale di ogni giudice», ma
questo è veramente difficile da ottenere, quando,
come è avvenuto negli ul-
Il legame tra Valtellina e Lituania è nato sotto
la bandiera dell’Unione Europea, stimolato dai
tratti comuni di due regioni piccole e periferiche, favorito dai rapporti di collaborazione e di
amicizia instaurati tra le persone, suggellato da
scambi e visite, e in particolare dalla giornata
d’incontro e di studio organizzata a Sondrio il
12 novembre scorso. Ora, la partnership
Valtellina-Lituania è pronta a spiccare il volo,
complice lo status privilegiato della capitale
Vilnius, Capitale Europea della Cultura 2009,
che sta vivendo un anno intenso di appuntamenti e di eventi che la trasformeranno in una
delle mete più ambite da turisti di tutto il continente. La Società di Sviluppo Locale, che ha
lanciato e coordinato il progetto di collaborazione, si prepara ora ad organizzare una spedizione valtellinese in terra lituana per presentare
le nostre eccellenze in spazi appositamente predisposti a Vilnius. «Si tratta di una grande opportunità per le nostre aziende e per il nostro
turismo - sottolinea l’amministratore delegato
Sergio Schena -, la capitale lituana è diventata una meta privilegiata dai turisti per i
numerosissimi eventi che propone, perciò il nostro spazio potrà godere di una grande visibilità. La Lituania, come è stato approfondito nell’incontro di novembre con l’agenzia di sviluppo
lituana, è un Paese in grande crescita all’interno di un’area, quella baltica, molto interessante dal punto di vista economico. Vi sono imprese e distributori commerciali pronti a lavorare
con le nostre aziende, come già è stato chiarito,
perciò sarebbe importante coltivare l’interesse
reciproco manifestato a Sondrio». La Società di
Sviluppo Locale sosterrà i costi dell’organizzazione e dell’allestimento degli spazi a Vilnius,
agli operatori rimangono il viaggio e la promozione dei prodotti. La spedizione è programmata per la prima settimana di maggio.
Come ha precisato in una lettera il console onorario Guido Lèvera, il Consolato di Lituania di
Milano e l’Associazione Astipa affiancheranno
la Ssl nella preparazione degli incontri in Lituania che verranno disegnati sulla base delle
specifiche esigenze degli operatori. L’opportunità offerta alla valle concretizza i contatti avviati sin dalla primavera scorsa tra i vertici della
Società di Sviluppo Locale e il Consolato di Milano con l’agenzia di sviluppo lituana per l’avvio di una collaborazione. L’azione promossa era
nata da un’esigenza fortemente sentita dai soci,
le Comunità Montane, le categorie economiche
e altri, che avevano espressamente chiesto di
valutare questa opportunità.
I DATI ECONOMICI
DEL TERZO TRIMESTRE 2008
La Camera di Commercio di Sondrio ha diffuso
la nota congiunturale relativa al quarto trimestre 2008. Tra i vari elementi di spicco si rileva
un forte incremento degli imprenditori
extracomunitari, con il dato più alto negli ultimi anni. C’è stata una riduzione dello stock di
imprese registrate in provincia rispetto allo stesso periodo del 2007. Cassa integrazione: il
quarto trimestre del 2008 evidenzia una situazione più positiva sia rispetto al secondo e al
terzo trimestre dell’anno sia rispetto allo stesso periodo del 2007. Sono 69.894 le ore complessivamente autorizzate, il 35,9% circa riferite alla
gestione ordinaria, 25.088 ore: 17.536 ore sono
state autorizzate nell’industria e 7.552 nell’edilizia. Pesante il rallentamento dell’industria,
ma Sondrio riesce a contenere la crisi rispetto alle altre province lombarde. Valori negativi anche per l’artigianato manifatturiero. Aumentano valore e numero dei protesti.
timi anni, si assiste ad un
continuo travaso di persone dalla Magistratura
alla politica e, più ancora, alla militanza attiva
nei partiti, cioè proprio i
«luoghi» in cui sono più
evidenti i mali denunciati dalla relatrice, vale a
dire i giochi di potere,
l’estrema litigiosità e la
faziosità che ci trasforma
in perenni Montecchi e
Capuleti «che dovrebbero
essere assunti come nostro stemma». Ecco, forse
ci si aspettava di avere
delle indicazioni concrete
e più immediate anche su
questi scottanti problemi.
CIRILLO RUFFONI
CRONACA
SondrioCultura
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
P A G I N A
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SAVOGNO IL PICCOLO BORGO ESEMPIO IN LOMBARDIA PER LA SOSTENIBILITÀ
La Regione premia il progetto
S
avogno diventa
modello di recupero per la Regione
Lombardia. Si è
svolta la scorsa
settimana a Milano la consegna dei riconoscimenti
da parte dell’ente lombardo ai migliori interventi
di recupero e valorizzazione svolti nel territorio.
Tra i 15 nuclei montani
storici segnalati alla commissione che si è occupata di esaminare i progetti, Savogno - nel comune
di Piuro - ha ricevuto la
promozione a pieni voti,
attestandosi al primo posto della classifica. A ritirare la pergamena e la
targa, era presente il primo cittadino Paolo Lisignoli, che ha ricevuto i
complimenti per l’esperienza positiva portata
avanti dall’amministrazione, che in questi anni
ha creduto e sostenuto il
progetto. Lo studio, battezzato con il nome un po’
burocratico di “Interventi di riqualificazione e
valorizzazione del nucleo
storico montano di Savogno”, ha incluso opere di
pulizia dei boschi e rivalutazione della coltivazio-
ICE DIAMONDS: DIAMANTI
DI GHIACCIO... COPERTE D’ORO!
ne degli alberi di castagne, la sistemazione delle strade e delle vie interne al borgo, il recupero dei
luoghi storici di lavoro
come la falegnameria ad
acqua. Inoltre sono state
sistemate alcune stalle e
baite che il comune intende adibire a museo etno-
grafico. Il tocco di pregio
è stata l’integrazione di
un sistema di illuminazione studiato dai tecnici
di Artemide, che ha valorizzato Savogno di notte
proponendo percorsi incantevoli. Artemide ha
utilizzato circa 300 luci
“fredde” per un consumo
complessivo di appena 1,5
kilowatt. Lo studio ha permesso di ridurre l’inquinamento luminoso, valorizzando i sentieri, i viottoli, gli scorci più belli e i
luoghi oggetto del recupero, come il lavatoio e molti altri punti tipici.
G.L.P.
VALCHIAVENNA DOPO LO SCAVO NUOVI RITROVAMENTI IN CITTÀ
Reperti «archeologici» di valore
on solo reperti di
età romana in
piazza Castello.
Davvero impressionante il quadro dei lavori di scavo effettuati dalla Sovrintendenza ai Beni Archeologici
nell’area di piazza Castello a Chiavenna. I risultati
sono stati presentati in un
convegno voluto dall’amministrazione comunale in
collaborazione con il Politecnico di Milano e la stessa sovrintendenza e hanno
riservato più di una sorpresa. I rilievi stratigrafici, infatti, hanno portato alla
luce costruzioni che arrivano fino al decimo secolo avanti Cristo e non solo all’epoca imperiale come tutti pensavano. La responsabile della Sovrintendenza
Valeria Mariotti ha spiega-
N
to le motivazioni che hanno portato alla scelta, molto discussa in città, di ricoprire i ritrovamenti, con
l’eccezione ovviamente degli oggetti rinvenuti, e non
lasciarli visibili al pubblico: «Si tratta di strutture
decisamente labili. Abbiamo applicato un criterio
che abbiamo già utilizzato
decine di volte. Per conservarli al meglio in questi
casi la via più semplice è
quella di ricoprirli seguendo una metodologia molto
precisa. L’altra strada, impraticabile, era quella di
renderli fruibili in un ambiente chiuso». Per quanto
riguarda il tipo di ricostruzioni rinvenute, si tratta di
magazzini, stalle e spazi
destinati alle maestranze
facenti parte di un complesso più ampio, di cui non
c’è più traccia, che si estendeva anche ai giardini vicini. Gli scavi di piazza Castello, insomma, non sono
il Colosseo e pensare di lasciarli in balia degli agenti atmosferici sarebbe stato un suicidio. Grande stupore, quindi, ha lasciato
l’illustrazione dei reperti
ritrovati. Parte dei quali
andranno ad arricchire il
Museo della Valchiavenna.
Ritrovati monete, vetri, ceramiche fini, vasellame da
cucina, anfore. Tutti perfettamente databili e riconducibili ai traffici che vedevano Chiavenna come una
delle porte per l’Europa
centrale. Manufatti provenienti sia dalla zona padana, quanto dalla Gallia Orientale, l’attuale Germania, ma anche dall’Africa.
Il convegno ha visto anche
la partecipazione dell’equipe di tecnici incaricata dal
comune di curare la stesura del nuovo Piano per il
Governo del Territorio: «C’è
stata - ha spiegato Stefano Della Torre - grande attenzione per la tutela del
bene culturale. Una scelta
qualificante e non scontata. Chiavenna è la località
della provincia di Sondrio
che ha dato il maggior numero di reperti di età romana». Una storia da tutelare integrandola con le
necessità del presente
quando si tratta di stendere un Pgt: «Le parti sotterranee sotto gli edifici del
centro storico - ha concluso Della Torre - sono state
rimaneggiate di recente. Il
vero rischio archeologico lo
abbiamo nelle aree aperte
e nelle pertinenze».
Sul ghiaccio di casa brillano le Ice Diamonds:
Chiavenna sorride e si gusta una doppia vittoria. Domenica, il palazzetto del Centro sportivo
Valchiavenna ha accolto la seconda prova del
Trofeo Open e la seconda Gara nazionale di pattinaggio di figura. Alla manifestazione hanno
preso parte venticinque squadre provenienti da
tutto l’arco alpino, per un totale di quattrocento
partecipanti. Il Trofeo Open ha visto impegnate
quindici squadre, e proprio in questa sfida le
chiavennasche hanno raccolto i migliori risultati. Sia le Cadette che le Junior, infatti, hanno ottenuto il primo posto. Nella gara nazionale,
un’iniziativa che ha coinvolto dieci formazioni,
gli Allievi di Chiavenna sono arrivati quarti. «La
vittoria delle squadre di Chiavenna tra le
Cadette e le Junior nell’Open, ma anche il quarto posto degli Allievi nel nazionale, sono motivi
di enorme soddisfazione - rileva la dirigente del
team del Mera Rossella Ciuchi -. Dobbiamo sottolineare che nella prova delle Cadette ci siamo
lasciati alle spalle anche le campionesse italiane delle Hot shhivers di Milano: è stata proprio
una bella giornata anche sul piano dei risultati». Chiavenna ha dimostrato in più occasioni di
essere particolarmente legata agli sport del
ghiaccio, sia attraverso l’attenzione raccolta dalla
squadra di hockey che con il seguito della compagine del pattinaggio di figura. Ieri gli appassionati della valle sono stati affiancati da centinaia di tifosi provenienti dalla Lombardia e da
altre regioni. «Come sempre avviene in occasione di queste gare, anche ieri c’era tantissima
gente per tutta la giornata - aggiunge - Dobbiamo rilevare anche che siamo una delle poche città dalle piccole dimensioni in grado di gestire
una formazione in questo sport, dove per iscrivere una squadra servono almeno sedici componenti. Anche questo per noi è un motivo di soddisfazione: la nostra è una passione che coinvolge
tutta la valle». Adesso le atlete chiavennasche si
preparano a un’avvincente trasferta. Nel prossimo fine settimana le Junior saranno impegnate
in Svizzera per una gara internazione a Widnau.
«Speriamo che la vittoria di questa splendida
domenica serva per fare morale e arrivare con lo
spirito giusto all’appuntamento prestigioso che
si terrà sul ghiaccio elvetico». La società del pattinaggio di figura è attiva dal 1994. Le Cadette
sono allenate da Stefania Paggi di San Pietro di
Samolaco, mentre alla guida degli Allievi e delle
Junior c’è Nadia Conio di Milano. A livello dirigenziale, l’attività è diretta dalla presidente
Anna Ciuchi e dalla vice Milena Guglielmana.
Nel ruolo di infaticabile team manager è attiva
Rossella Ciuchi. Si tratta, insomma, di una società in rosa, dove la grinta e la passione non
mancano. Le Ice Diamonds hanno anche un sito
internet dove, settimana dopo settimana, lo staff
pubblica immagini e video sull’attività e informazioni sul team e sui programmi. L’indirizzo è
www.icediamonds.it.
ST.BAR.
POGGIRIDENTI UNA SERATA PER RIFLETTERE SUL VALORE DELLA VITA
La vera «carezza del Nazareno»
U
sulle tematiche di grande
attualità suscitate dalla
vicenda e dalla morte
“mediatica” di Eluana Englaro.
Il gruppo “Cerco l’uomo…” formato da universitari e giovani lavoratori della Parrocchia di
Poggiridenti, organizzandolo, intendeva offrire
uno spazio di riflessione
Ospite d’eccezione Giovanni di Concorezzo,
marito di Enrica, una
donna che vive in stato vegetativo (come Eluana appunto) da diciotto anni, e tre delle
numerose amiche che
non la lasciano mai
sola. Sì, perché intorno a
quel letto d’ospedale si
avvicendano giorno e notte, ininterrottamente, la
sua famiglia e una infinità di persone amiche da
na serata “particolare” quella
vissuta dalle oltre cento persone (tra le quali
molti giovani) che si sono
trovate nel salone del
Centro Educativo San Fedele di Poggiridenti, sabato 21 febbraio, richiamate dal titolo dell’incontro:
La carezza del Nazareno.
“prima dell’aneurisma cerebrale che l’ha resa così”
ma anche gente della sua
Parrocchia, che non la conosceva, spinte da un desiderio di carità vissuta
concretamente.
impari da lei il valore dell’esistenza… Sento su di
me la carezza del Nazareno stando in questo
gruppo dove l’amicizia è
grande, profonda, vera…”
dicono le amiche.
E faceva specie sentire
Giovanni raccontare, per
la prima volta in pubblico, di come si senta più
ricco adesso di quando ha
conosciuto la sua Enrica,
durante gli anni dell’università, e di come “…la
amo più di quando l’ho
sposata…”.
Ed è proprio questa la
risposta alla domanda di
fondo, che tutti ci poniamo: “Come fare a vivere
un dramma così devastante?”. Ce lo ha detto Giovanni: l’amicizia, la compagnia, una umanità nuova, che sta dentro la vita,
certa del Mistero che si fa
presente, che le dà significato.
“Andare da lei è come
stare davanti al Mistero,
SILVANA PAINDELLI
P A G I N A
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CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
SONDRIO LA TAVOLA ROTONDA “VICINI DI BANCO” SUL TEMA DEI BAMBINI STRANIERI E L’ISTRUZIONE
L’integrazione inizia a scuola
N
ei giorni scorsi,
a Sondrio, si è
tenuto un incontro pubblico
sul tema Vicini di banco. L’integrazione degli alunni stranieri nelle scuole, promosso dalle associazioni
che si occupano delle
problematiche dei migranti per stimolare il
confronto a partire dalle
esperienze, dai problemi
e dalle prospettive, nella
convinzione che la scuola
sia uno dei luoghi principali dove costruire positivi processi di interazione
e di integrazione tra culture e stili di vita diversi.
Ad aprire i lavori è stata
Chiara Cavagnini, collaboratrice dell’Osservatorio provinciale per l’Immigrazione presso l’Università Cattolica di Brescia, che da anni si occupa dei problemi dell’immigrazione per conto della Fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità). La relatrice ha
offerto una visione di
sfondo rispetto ai temi legati all’integrazione scolastica nel contesto italiano ed europeo. Anzitutto,
ha sottolineato che oggi
spesso al concetto di integrazione si preferisce
quello di “inclusione”, termine che però cela il pericolo di ritenere che l’immigrato debba rinunciare
alla propria cultura per
uniformarsi a quella del
paese ospitante (modello
etnocentrico), mentre si
dovrebbe tendere al modello dell’ibridazione o
dello scambio paritario
nell’incontro e nel reciproco influsso. Inoltre, parlando d’integrazione, è
importante che emergano
le diverse sfaccettature
del termine: è un processo che dura l’intera vita,
che si deve realizzare in
tutti gli aspetti (scolastico, culturale, economico),
che deve portare all’incontro fra immigrato e residente e deve essere plurale per tener conto anche
della sfera familiare e comunitaria dei migranti.
«Ovviamente - ha conclu-
so Cavagnini -, anche le
politiche per l’integrazione scolastica rispecchiano
le differenti idee d’integrazione e di società,
come per la recente proposta di classi differenziali per bambini stranieri».
Riferendosi poi ai modelli di integrazione scolastica europei, ha illustrato
quello integrato, corrispondente grosso modo a
quello italiano di qualche
tempo fa, dove i bambini
in base all’età anagrafica
e alle competenze linguistiche sono inseriti nelle
classi curricolari coi compagni autoctoni e per loro
ci sono progetti mirati
alla conoscenza della lingua e al successo scolastico. Diversamente nel mo-
dello separato transitorio
i bambini stranieri non
sono inseriti subito in una
classe ordinaria, ma per
un periodo non superiore
all’anno frequentano
“classi di accoglienza”,
dove si insegna loro la
nuova lingua in modo intensivo; il modello separato a lungo termine invece
prevede vere e proprie
classi speciali con programmi e curricoli per i
bambini stranieri. In Europa queste classi sono
presenti solo in Germania
e Romania. Ci sono poi
misure di sostegno, individualizzate o per piccoli gruppi, che mirano soprattutto all’apprendimento della lingua. In alcuni contesti le dimensioni delle classi sono ridotte per consentire agli insegnanti di seguire gli
alunni sia autoctoni sia
stranieri. Il Libro Verde.
Migrazione e mobilità: le
sfide e le opportunità per
i sistemi di istruzione europei, pubblicato lo scorso luglio, mira a mettere
in luce le pratiche che potrebbero essere diffuse
nei vari paesi per affrontare le sfide poste dall’immigrazione e dai flussi di
mobilità all’interno dell’Unione Europea. Concludendo, ha ricordato che
lo scorso anno scolastico
2007-8 hanno frequentato le scuole italiane
574.133 alunni stranieri
(il 6,4% del totale; nel
1997 erano stati 59.000,
pari allo 0,7%) e che le
province di Milano, Roma, Torino e Brescia hanno avuto la percentuale
più alta di alunni stranieri, concentrati soprattutto nella scuola primaria.
Infine, ha dato indicazioni sintetiche sui nodi da
sciogliere per realizzare
l’integrazione scolastica
in Italia, per garantire
pari opportunità per tutti nel rispetto delle differenze di cui sono portatori, tutelando in particolare la pluralità delle identità culturali e delle lingue. Altri problemi emergenti sono la dispersione
scolastica, in particolare
dopo la scuola media, e la
presenza di alunni stranieri con disabilità. La
dirigente del 1° Circolo didattico e delle Scuole in
Rete di Sondrio, Giulia
Rainoldi, ha illustrato
l’esperienza di lavoro tra
le scuole primarie di
Sondrio, cui si sono unite
altre scuole della provincia col coordinamento degli Uffici Scolastici Provinciali. Le difficoltà maggiori hanno riguardato
l’inserimento di alunni
stranieri ad anno scolastico inoltrato, la formazione degli operatori, la
ricerca sul territorio di
supporti per la scuola, il
bisogno di scambi professionali e di conoscenza
delle risorse disponibili.
Tra queste, hanno un rilievo particolare le associazioni e le cooperative,
attive soprattutto per interventi extrascolastici.
Un ruolo importante per
l’educazione degli adulti è
stato svolto negli anni
scorsi dal Centro territoriale permanente presso
la media Sassi. «Al momento attuale - ha concluso - abbiamo formalizzato
la rete di scuole già attiva da vari anni sul territorio, senza rinunciare
all’idea di potervi coinvolgere anche gli enti» (Prefettura, Questura, Provincia, Comune di Sondrio). Dal Rapporto annuale si evince che il fenomeno migratorio in
provincia è cresciuto particolarmente negli ultimi
anni. Infatti, mentre nel
2001 gli alunni stranieri
nelle scuole erano 260, lo
scorso anno scolastico si
è raggiunto il numero di
1.164. Il convegno è stato
completato dagli interventi di Marco Donati
della Rete Scuole di Milano, che ha portato ulteriori elementi di informazione e riflessione, e di
Annarita Fumarola,
che ha portato ulteriori
riflessioni sulla situazione locale.
A.R.
CRONACA
SondrioMondialità
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
P A G I N A
33
SONDRIO IL RESOCONTO DEL VIAGGIO COMPIUTO DA UNA PICCOLA DELEGAZIONE NEL CUORE DELL’AFRICA
Un po’ di Valtellina in Burundi...
D
ensi e proficui
gli incontri che
hanno caratterizzato e riempito le giornate
trascorse nel cuore dell’Africa, in Burundi, dalla delegazione, prevalentemente valtellinese,
rientrata a Linate sabato 14 febbraio. La comitiva costituita da Fausto
Gusmeroli, Flavio Murada, Elisabetta Paganoni, Stefano Bocchi,
Giancarlo Spe-ziale e
Fides Marzi Hatungimana ha raggiunto gli
obiettivi che si era prefissa per questo viaggio: incontrare e valutare il
percorso formativo dei
ragazzi sostenuti con
borse di studio da parte dell’associazione Dukorere Hamwe che stanno
seguendo i corsi presso il
centro di formazione professionale dei Salesiani a
Buterere nella capitale
Bujumbura del Burundi,
proporre laboratori
sperimentali da formalizzare nelle successive spedizioni che verranno proposte a gruppi
di volontari che si recheranno in Burundi, verificare lo stato di avanzamento dei lavori della
casa di accoglienza a
Mabayi per i volontari,
professionisti, artigiani,
tecnici che partiranno
dall’Italia sia per andare
ad affinare le competenze dei ragazzi che escono
dalla scuola dei salesiani
e sia per organizzare laboratori su vari temi che
vanno dalla pasticceria
alla cucina, all’organizzazione e gestione della
casa, realizzazione di un
orto, sia medici ed infermieri che affiancheranno
l’operato dei professionisti locali in ambito sanitario e per tutti coloro che
hanno delle competenze
da trasmettere nei settori più svariati essendo il
Burun-di una nazione in
ripresa in tutti i settori di
attività economica ed in
crescita. Il terzo obiettivo
del sopralluogo in Burundi era di avviare la collaborazione fra la Facoltà di Agraria di Milano con la Facoltà di
Agraria di Bujumbura, l’intesa è avvenuta tra
il professore Stefano
Bocchi, docente di Agronomia dell’Istituto di
Agronomia della Facoltà
di Milano ed il rettore e
preside della Facoltà di
Agraria di Bujumbura.
Sono stati intensi e
proficui gli incontri
avuti a tutti i livelli sia
per lo scambio di idee
sia per le proposte
emerse da attuare, a
partire dalla riflessione
sull’efficacia ed efficienza
della metodologia adottata per la formazione
proposta ai ragazzi attualmente in corso seguiti dall’associazione Dukorere Hamwe, sia ai ragazzi usciti l’anno scorso. Da
entrambi i gruppi è emersa l’importanza di potenziare le conoscenze possedute in materia in agra-
NOTIZIE SUL BURUNDI
DALLE AGENZIE
INTERNAZIONALI
ACCORDO TRA IL GOVERNO
E I RIBELLI: LA PACE È PIÙ VICINA
ria, essendo la loro attività primaria, che consente loro di garantirsi un
approvvigionamento alimentare basilare per
espletare qualsiasi attività, ciò in una nazione in
cui l’attività economica
principale è l’agricoltura
che occupa più del 90%
della forza lavoro e dove
la temperatura media
annua si aggira intorno ai
18-23 gradi centigradi
tutto l’anno con una piovosità regolarmente distribuita in tutte le stagioni migliorare ciò per
ampliare e migliorare le
conoscenze già possedute,
mentre l’apprendimento
di un mestiere viene vista
come la possibilità di diversificare il lavoro ed
avere un reddito alternativo in un contesto dove il
potere di acquisto della
massa non consente ancora il consumo di beni e
servizi con entità tale da
permettere ad un artigiano di vivere, in campagna,
solo ed esclusivamente
del suo lavoro. Interessante l’intesa di collaborazione tra il rettore della Facoltà di Agraria , tra responsabili
del Centro di ricerca di agricoltura più importante del Paese I.S.A.B.U. ed
il professore Stefano
Bocchi con cui procederanno alla stesura di progetti di collaborazione
dando la priorità al tema
la sicurezza alimentare e
salvaguardia del patrimo-
La notizia è di un paio di settimane fa. L’accordo firmato il 4 dicembre scorso a Bujumbura da
rappresentanti del governo e esponenti della ribellione costituisce “una svolta” e un passo in
avanti” per il processo di pace in Burundi. Lo
ha affermato il mediatore sudafricano Charles
Nqakula intervenendo ad una riunione in corso
oggi al Consiglio di sicurezza dell’Onu. “L’intesa tra il governo e Forze nazionali di liberazione (Fnl) ha permesso di trattare le questioni in
sospeso che minacciavano di far saltare gli accordi di pace” ha precisato il mediatore subito
dopo la lettura dell’ultimo rapporto del Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon sulla situazione nel paese. Il documento, la cui stesura
risale a prima degli accordi di Bujumbura, sottolinea la necessità di rinnovare di altri 12 mesi
il mandato dell’Ufficio integrato delle Nazioni
Unite in Burundi (Binub) e di “seguire da vicino” gli sviluppi sul fronte politico. Il paese infatti, “si trova sulla giusta via per risolvere i
suo problemi” ha precisato il presidente della
Commissione di consolidazione della pace (Ccp)
e rappresentante permanente della Svezia,
Anders Liden, sottolineando come “uno sviluppo positivo della crisi in Burundi possa riflettersi positivamente anche sulla crisi della regione dei Grandi Laghi”.
MALNUTRIZIONE: IN BURUNDI
UN BAMBINO SU DUE
NON HA CIBO A SUFFICIENZA
nio sementiero. Dopo aver
parlato sia con il direttore della scuola professionale di Kamenge, Pierfranco Revrenna, gestito dall’associazione AD.
SPES. di cui Ottavio Fra
marin è presidente, e con
i ragazzi della scuola sono
stati proposti laboratori
sperimentali di pasticceria e caseificazione
che hanno riscosso un
grande successo da parte
dei 65 studenti che li hanno seguiti. Le esercitazioni sono state tenute dalla signora Elisabetta Paganoni e da
Flavio Murada per mostrare che possono avere
ulteriori sbocchi professionali qualora decidessero di specializzarsi nel
settore.
L’associazione Dukorere Hamwe-Lavoriamo insieme propone una serie
di iniziative per promuovere i propri progetti: la
camelia per l’ 8 marzo in
occasione della festa della donna, una pesca di
beneficenza prima di Pasqua. Nel pomeriggio dell’8 marzo verrà riproposto
il “momento thé” per dare
un resoconto del viaggio
e proporre le diapositive
del soggiorno in Burundi,
e in tale occasione si raccoglieranno i nominative
delle persone interessate
a fare esperienza diretta
in occasione dei prossimi
viaggi.
Chi fosse interessato
può mettersi in contatto
con: 347-8546950 Giancarlo Speziale; 3400049153 Fides Marzi,
l’indirizzo mail è: spez
[email protected]; info@
dukorere-hamwe.org;
segreteria @dukorerehamwe.org.
Un milione di bambini al di sotto dei cinque anni
in Burundi soffre di malnutrizione cronica: lo
ha denunciato Youssef Mahmoud, rappresentante dell’Onu nel paese, in un discorso in cui ha
fatto appello per “un’azione urgente”, soprattutto nelle regioni più povere. Secondo il rappresentante Onu, il 46% dei bambini al di sotto dei
cinque anni, quasi uno su due, “soffre di una
malnutrizione le cui cause sono da imputare alla
carestia e alla siccità”. Nel corso delle celebrazioni per l’apertura dell’anno agricolo 20082009, svoltesi a Bugabira, nella provincia di
Kirundo, il governatore locale Juvenal Muvunyi
ha sottolineato che “bisogna fare fronte comune per il diritto all’alimentazione, la lotta ai
cambiamenti climatici e alla povertà”, che costituiscono “le pietre angolari del sottosviluppo
del paese”. Proprio per fare fronte all’emergenza malnutrizione, diverse organizzazioni non
governative e il Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp) hanno avviato un progetto di
distribuzione del cibo nelle scuole elementari
di sei province su 17. Per attenuare gli effetti
dell’aumento indiscriminato dei prezzi dei carburanti e dei beni di prima necessità, in conseguenza della crisi alimentare che ha investito
con violenza i paesi dell’Africa sub-sahariana,
il governo ha sospeso la riscossione dei dazi sull’importazione di 13 prodotti di base.
P A G I N A
34
CRONACA
SondrioCultura
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
SONDRIO LA CONFERENZA DI DON ANDREA STRAFFI PRESSO L’ORATORIO DEL SACRO CUORE
Come l’arte parla di san Paolo
P
er il ciclo di incontri, che si
tengono presso
l’oratorio del
Sacro Cuore per
l’Anno Paolino, recentemente è stato invitato a
Sondrio don Andrea
Straffi, responsabile dell’inventario presso l’Ufficio d’Arte Sacra della Diocesi di Como, per una conversazione su La figura
di san Paolo nell’arte.
Di necessità, nel breve
spazio a disposizione non
si potranno che indicare
per sommi capi gli elementi che nei secoli pittori, scultori, mosaicisti
hanno saputo illuminare
con la loro arte. All’inizio
di questo straordinario
viaggio di conoscenza dell’apostolo delle genti il
relatore ha posto il volto
della lastra tombale di
Asellus (inizio IV sec.),
conservata a Roma ai
Musei Vaticani. «San Paolo è raffigurato accanto
a san Pietro e tra loro il
monogramma di Cristo, a
indicare da chi traggono
la loro autorità e di chi
sono stati testimoni. Tutti e due possiedono tratti
somatici già ben definiti:
Paolo ha la fronte alta e
spaziosa, la barba a punta; i lineamenti di Pietro
sono più tozzi, i capelli
mossi e la barba ispida; in
entrambi la pupilla è ben
segnata e fissa il fedele
che si sofferma davanti
all’immagine. Un testo
apocrifo del II secolo, gli
Atti di Paolo e Tecla, ci dà
questa descrizione fisica
di Paolo: “Uomo di bassa
statura, la testa calva, le
gambe arcuate, il corpo
vigoroso, le sopracciglia
congiunte, il naso alquanto sporgente”, caratteri
che in parte saranno ripresi nella successiva
iconografia cristiana».
Con un salto di secoli ci
portiamo all’abbazia cistercense di Morimondo
a pochi chilometri da Milano. Nel XII sec. era sede
di un importante scriptorium, dove i monaci avevano miniato numerosi
codici molto belli. La soppressione napoleonica disperse questo patrimonio,
il cui corpus più cospicuo
oggi si trova presso la biblioteca del Seminario
di Como. «Qui, ad aprire
la Lettera ai Romani troviamo uno stupendo san
Paolo miniato nei pochi
centimetri della “P” di Paulus, che regge il cartiglio
con la singolare riproposizione con cui invita i cri-
stiani ad imitarlo, in
quanto imitatore di Cristo. Infatti, si legge la
scritta “Estote imitatores
mei che si completa “sicut
et ego Christi”, cioè: “Fatevi miei imitatori, come
io lo sono di Cristo”
(Corinzi I, 11-1). L’apostolo è raffigurato nei tratti
codificati dall’arte: viso
allungato, barba a punta,
fronte alta, sguardo intenso». Rimanendo in provincia di Como, sull’alto
lago a Garzeno nella
chiesa parrocchiale dei
SS. Pietro e Paolo una
vetrata del terzo decennio
del sec. XVI, attribuita al
cosiddetto Maestro di
Poschiavo (maestro vetraio che, collegato alla
bottega di Domenico
Cazzanore da Blevio, lavorò anche in Valtellina;
il nome gli deriva dagli
antelli conservati al Museo di Zurigo e provenienti dalla chiesa di S.
Vittore a Poschiavo), raffigura san Paolo nei trat-
ti somatici tradizionali,
ma con due simboli in più:
la spada e il libro (o il
rotolo in altre raffigurazioni). «Il libro richiama
la potenza delle sue lettere e del suo pensiero, l’importanza della Parola di
Dio in san Paolo. La spada riveste molteplici significati, tra cui prevalente, perché più immediata,
è la memoria del martirio.
Infatti, Paolo quale cittadino romano fu decapitato, pena meno crudele rispetto alla crocifissione,
riservata agli schiavi. Lo
stesso Paolo, soprattutto
nella Lettera ai Romani,
aveva adombrato questo
martirio, scrivendo: “Chi
ci separerà dall’amore di
Cristo: forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità,
il pericolo, la spada?”. Un
altro significato è ripreso
dalle sue lettere: la spada della parola. E, certamente, la lingua tagliente di Paolo non risparmia-
va nessuno, neppure gli
amici. Ma la spada è anche la forza stessa della
Parola di Dio, come Paolo
stesso dice nella lettera
agli Efesini: “Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con essa potete respingere tutti i dardi
infuocati del maligno;
prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello spirito, cioè la parola di
Dio”». Un tema che ha visto cimentarsi i più grandi artisti di ogni epoca è
quello della conversione
di san Paolo. Tra i capolavori dell’ultimo Michelangelo ci sono i due
grandi affreschi della
Cappella Paolina, il Martirio di S. Pietro e la Conversione di San Paolo
(1542-1550), che l’artista
realizza su commissione
di papa Paolo III Farnese
diversi anni dopo quelli
della Cappella Sistina.
«Nella scena affollata di
personaggi, in cielo un
volo di angeli attornia la
figura di Cristo, che sembra letteralmente fulminare Paolo con un getto di
luce, quasi un lampo, gettandolo a terra e accecandolo così da fargli chiudere gli occhi. Interessante
la rappresentazione del
volto di Paolo, non giovane come era in realtà, ma
anziano con la barba
bianca, lunga e bipartita.
È l’autoritratto di Michelangelo (uno dei tanti in
forma di Paolo, come più
tardi anche Velasquez e
Rembrandt), che ripropone il tema della grazia nei
suoi scritti e nelle sue
rime, carichi di forte tensione religiosa e di profondissima spiritualità cristiana. Altro tema ricorrente nell’arte è il martirio di san Paolo e, tra le
diverse opere illustrate
che lo rappresentano, ne
scegliamo una sul nostro
territorio, a Morbegno
nell’ex-parrocchiale dei
SS. Pietro e Paolo. In questa chiesa, dalle origini
relativamente antiche (fu
consacrata nel 1341), un
ciclo di affreschi, eseguiti
dal pittore comasco Pietro Bianchi detto il
Bustino negli anni 171213, decora l’intera volta e
la parte superiore delle
pareti. «L’artista riprende
la tradizione apocrifa secondo cui Pietro e Paolo
sarebbero stati uccisi lo
stesso giorno e addirittura si sarebbero incontrati per un attimo, mentre
venivano condotti nei rispettivi luoghi del martirio. Qui, nel primo riquadro affrescato accanto al
portale, viene proposta la
crocifissione di Pietro a
testa in giù, mentre Paolo sta per essere decapitato». La rappresentazione è fortemente scenografica e teatrale, come
nel gusto settecentesco:
dall’alto, in un cielo inondato di luce, gli angeli accorrono a portare la corona di gloria e la palma del
martirio. I volti dei carnefici di Pietro, gli unici visibili, hanno lineamenti
diabolici, tranne colui che
alza lo sguardo e, che, abbracciandola, regge l’estremità della croce: appare ricolmo di stupore, la
bocca aperta, di fronte al
cielo che si apre davanti
ai suoi occhi. Altri temi
trattati dall’arte sono il
rapporto di Paolo con Pietro, fondamentale nella
vita di Paolo e sua preoccupazione costante; Paolo apostolo delle genti,
degli ebrei e dei gentili
(talvolta, Paolo è così apostolo da prendere il posto
di uno dei dodici); l’uomo
Paolo, di cui gli artisti
hanno cercato di penetrare l’esperienza umana e la
psicologia; infine, Paolo
testimone. Tutti questi
temi saranno ripresi e
sviluppati nella mostra
Sulla via di Damasco,
che sarà allestita a Como
nella chiesa di S. Giacomo dall’11 al 24 marzo
e successivamente a
Sondrio presso la sala
Ligari della Provincia dal
4 al 21 aprile.
PIERANGELO MELGARA
IL MUSEO VALTELLINESE DI STORIA E ARTE
Proseguono, a Sondrio, le “miniconferenze del Vittoria”. Prossimo appuntamento
venerdì 27 febbraio, alle ore 18.00, sul tema: “Il nostro passato nel Museo
Valtellinese di Storia ed Arte”. Interviene la direttrice del Museo, Angela
Dell’Oca. La Dell’Oca, nata a Sondrio, sposata, quattro figli, si laurea con lode in
Lettere Moderne all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 1982. Aveva già conseguito il diploma di operatore culturale per Biblioteche e Musei della
Regione Lombardia (1977). Successivamente ottiene il Perfezionamento in
Museografia e Museologia (1984-85) presso la Facoltà di Architettura – Dipartimento di Scienze del territorio – Politecnico di Milano. Dirige dall’agosto 1984 il
Museo valtellinese di storia e arte di Sondrio. Dal 2006 è membro del Comitato
Regionale dei Musei. Ha pubblicato numerosi contributi sulla storia artistica della provincia di Sondrio, collaborando a molteplici iniziative espositive, editoriali e
di ricerca(la scultura lignea in Valtellina e Valchiavenna,Tesori di arte sacra e i
Ligari). Per chi intende seguire in diretta da lontano la miniconferenza ci si può
collegare via internet con il sito www.gazzettadisondrio.it/vittoria.
ANTICHE TECNICHE DI STAMPA FOTOGRAFICA
Il FAI, delegazione di Sondrio, promuove una mostra “Antiche tecniche di stampa
fotografica”, che sarà inaugurata sabato 28 febbraio, alle ore 17,30, presso la Sala
Ligari del Palazzo della Provincia. La mostra rimarrà aperta da lunedì 2 marzo
a mercoledì 25 marzo, tutti i giorni, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle
19.00.
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
P A G I N A
35
INTERVISTA AL DOTTOR CUCCHI DOPO L’INCONTRO REGIONALE SULLE PATOLOGIE DEL CUORE
Prospettive per la cardiologia
I
n queste settimane la
Commissione per la
definizione delle strategie territoriali ed
ospedaliere per l’approccio alla patologia
miocardica ischemica
acuta promossa dalla Regione Lombardia ha emanato il protocollo concordato per la trombolisi
extraospedaliera. Il responsabile dell’area di coordinamento per l’emergenza ed urgenza è il
dottor Mario Landriscina, direttore del 118 di
Como, mentre ha coordinato i lavori della commissione il dottor Roberto Canziani, direttore della Cardiologia e Utic
dell’ospedale di Gallarate.
Per la provincia di Sondrio ha partecipato il cardiologo Gianfranco Cucchi, responsabile dell’Unità di terapia intensiva
cardiologica(Utic) dell’ospedale di Sondrio . Al
medico abbiamo rivolto
alcune domande.
Quali sono i componenti e gli scopi della
commissione?
«La commissione è composta dai responsabili
delle cardiologie, delle
Utic e del 118 delle province di Varese, Como,
Lecco, Sondrio e dell’Azienda ospedaliera di Legnano. Alcuni sono anche
emodi-namisti come il direttore del Dipartimento
per le malattie cardiovascolari dell’ospedale di
Legnano dottor Stefano
De Servi, già presidente
dell’associazione italiana
di emodinamica. Il gruppo di lavoro si è incontrato ogni 3 mesi per definire e concordare le migliori strategie per la terapia
dell’infarto miocardico
acuto. E’ stato un lavoro
molto proficuo che ha
messo a confronto cardiologi clinici, emodinamisti e responsabili del
118. Il protocollo concordato per la trombo-lisi è
stato reso pubblico nel
dicembre 2008 con un
manifesto».
Ci può spiegare in
cosa consiste questo
protocollo e quali benefici ne possono trarre i pazienti?
«Occorre una piccola
premessa. Oggi la pratica della buona medicina
si basa sulle evidenze che
emergono dagli studi clinici controllati svolti a livello nazionale ed internazionale e che producono delle linee guida da
parte delle società scientifiche. Ad esempio l’efficacia della trombolisi è
stata scoperta dalla ricerca cardiovascolare italiana con gli studi Gissi di
cui sono stato responsabile a livello locale. In particolare il protocollo riguarda la terapia dell’infarto miocardico acuto
provocato dall’ostruzione
completa di un’arteria
coronarica da parte di un
trombo, che si evidenzia
con delle alterazioni elettrocardiografiche tipiche
(Stemi). Questi pazienti
costituiscono circa il 40%
di coloro che sono colpiti
il 118 o si presentino nel
pronto soccorso più vicino
perché un intervento precoce riduce la mortalità e
migliora la prognosi. Da
qui lo slogan che il “tempo salva il muscolo cardiaco”».
da infarto miocardico acuto. In questi malati
(Stemi) l’obiettivo principale della terapia è la dissoluzione del trombo il
più precocemente possibile, perché ricanalizzando
l’arteria si ripristina il
flusso di sangue con la riduzione dell’area infartuale e con una minore
mortalità. Le linee guida
americane ed europee per
la terapia di questo tipo
di infarto (Stemi) già da
alcuni anni prevedono
due possibilità terapeutiche: la trombolisi, che
“scioglie” il trombo e l’angioplastica primaria che
frantuma il coagulo mec-
PROVINCIA INTERVENTI FINANZIATI DA PALAZZO MUZIO
Cantieri per la viabilità
n anno esatto per
terminare la prima fase dei lavori di riqualificazione dell’area
interessata dalla frana del
monte Coppetto, in linea
con il cronoprogramma a
suo tempo definito. L’intervento in Val Pola, 27 milioni di euro a base d’asta, che
costerà alla Provincia poco
più di 12 grazie al cospicuo
ribasso dell’impresa vincitrice dell’appalto, prosegue
a pieno ritmo nel rispetto
di quanto previsto dal capitolato e in piena sicurezza, anche perché, come prescritto, i cosiddetti ‘oneri
per la sicurezza’ non sono
oggetto di ribasso. Sono
attualmente una trentina
gli operai al lavoro, impegnati in opere di movimento terra, ma nei prossimi
mesi diventeranno 50, offrendo uno sbocco occupazionale importante in una
fase di crisi qual è quella
che stiamo attraversando.
“Al di là dell’utilità pubblica di un’opera fondamentale per la sicurezza dell’Alta Valle – sottolinea
l’assessore ai Lavori Pubblici Massimo Sertori –
vorrei sottolineare le ricadute sul mercato dell’edilizia che alla ripresa primaverile paleserà tutte le
sue difficoltà. I lavori pubblici generano lavoro e
U
hanno ricadute positive
sull’indotto sopperendo
alla sofferenza del mercato immobiliare, per questo,
come Provincia, consapevoli dei problemi delle nostre
imprese stiamo accelerando la cantierizzazione delle opere già finanziate”.
Il progetto per la riqualificazione della Val Pola, che
verrà ultimato entro tre
anni, prevede il recupero,
la bonifica e la ricomposizione fondiaria dell’intera area. Attualmente l’impresa sta scavando per realizzare delle arginature
analoghe a quelle già presenti a nord, il materiale
recuperato viene trasportato a monte, nella zona del
lago, per ripristinare le
condizioni esistenti prima
del 1987. Oggi l’acqua arriva nel lago per poi
scomparire nel bypass;
a lavoro terminato scorrerà in superficie, tra le
due arginature. Il bypass
funzionerà solo in caso di
piena. Contemporaneamente, in collaborazione
con il Comune di Valdisotto, la Provincia sta lavorando alla ricomposizione
fondiaria per fare in modo
che i piccoli appezzamenti
di proprietà regionale, comunale o dei privati vengano riuniti e restituiti all’agricoltura. «Questo è un
aspetto particolarmente
qualificante – sottolinea
l’assessore Sertori – poiché
consente di recuperare
l’area sia dal punto di vista ambientale e paesaggistico che agricolo. Le piantumazioni e le sistemazioni restuiranno all’Alta Valtellina un’ampia zona verde che sarà solcata da una
pista ciclabile e pedonale
che la renderà fruibile a residenti e turisti».
In vista di una nuova fase
dei lavori, prevista per il
mese di marzo, il prefetto
Chiara Marolla ha riunito
il Comitato per la Sicurezza durante il quale l’assessore Sertori ha illustrato la
necessità di una modifica
dell’assetto viabilistico della zona. La questione è stata preliminarmente analizzata e verrà approfondita in successivi incontri.
Altro cantiere che si aprirà con la primavera quello
per la nuova rotonda di
Gordona, in Valchiavenna. Sarà realizzata sulla
provinciale Trivulzia, all’altezza dell’area industriale e sarà utile soprattutto per i mezzi pesanti.
Un intervento da 200mila
euro indispensabile per
mettere in sicurezza una
strada troppo spesso teatro
di incidenti molto gravi.
canicamente con un catetere. Il protocollo ha definito quando è necessario
eseguire le trombolisi».
Quindi quando la
trombolisi è più conveniente rispetto all’angioplastica primaria?
«Nella prima dall’esordio dei sintomi dell’infarto miocardico acuto, di cui
ricordo il sintomo più tipico è il dolore toracico
anteriore intenso, se entro 60 minuti non si riesce a disostruire il trombo
con l’angioplastica, oppure nelle prime 2 e 3 ore
quando il tempo è stimato in 90 minuti. È impor-
tante stabilire il tipo di
infarto che si può facilmente diagnosticare con
un elettrocardiogramma
inviato celermente all’Utic di riferimento. Quando la trombolisi è praticata nella prima ora l’infarto può addiritura abortire in alcune casistiche
sino nel 50% dei casi. La
trombolisi può essere eseguita anche a domicilio da
parte dell’equipe del 118,
come ad esempio nelle
province di Varese e di
Monza ecc..., o nei Pronto
Soccorso. Quindi è importante sensibilizzare i cittadini che nel più breve
tempo possibile chiamino
Nella nostra provincia come può essere
applicato il protocollo?
«Prima di tutto occorre
affermare che questa iniziativa è stata promossa
dalla Regione Lombardia
che ha il merito di avere
stimolato gli operatori
sanitari ad affrontare
questa problematica. Per
questa ragione il protocollo è applicabile su tutto il
territorio regionale. La
provincia di Sondrio, con
bassa densità di popolazione e lontananza dal
laboratorio di emodinamica , ha le caratteristiche ideali per applicare la
strategia riperfusiva con
la trombolisi a partire
dagli ospedali zonali e dal
pronto intervento di
Livigno. È poi auspicabile
che sull’esempio di altre
province lombarde si possa attuare la trombolisi a
domicilio per guadagnare
minuti preziosi per la salvaguardia del muscolo
cardiaco che può significare minore mortalità e
migliore prognosi negli
ammalati colpiti da infarto miocardico acuto».
Chi volesse leggere il
protocollo completo lo può
trovare sul sito www.118
G.C.
varese.org.
L’AUSER DI SONDRIO È ON LINE
L’Auser di Sondrio ha finalmente un suo sito internet: www.auser.lombardia.it/
sondrio/. Tutto l’aiuto e le informazioni, con un “Clic”. Sul sito si possono trovare la storia e i valori di Auser, le attività, il Filo d’Argento, sedi e contatti, il
servizio civile, come diventare volontari... e molto altro ancora. Da visitare. Nata
nel 1989 su iniziativa del Sindacato pensionati italiani Spi-Cgil, si è rivelata
una felice intuizione ed una grande sfida sia per realizzare il diritto degli anziani a rimanere protagonisti nella vita sociale ed economica del Paese sia per
valorizzare l’esperienza, le capacità ed i saperi dei cittadini anziani. A Sondrio
l’Auser è di recente costituzione ed ha bisogno di energie nuove per operare al
meglio. Se sei interessato ed hai del tempo libero da dedicare all’attività di
volontariato, comunicaci la tua disponibilità. Se vuoi comunque sostenere le
attività di volontariato chiedi l’iscrizione all’Auser presso la lega Spi di appartenenza. A Sondrio l’AUSER si è costituita nel 1996, inizialmente nelle zone di
Sondrio e Chiavenna. Attualmente è presente con le proprie Associazioni Locali
Affiliate (ALA) nelle 5 comunità montane (Chiavenna, Morbegno, Tirano, Bormio,
Sondrio). Associa oltre 400 persone e svolge l’attività a favore degli anziani soprattutto nel settore del trasporto. Inoltre si occupa di educazione permanente
con “Scuola Aperta” a Chiavenna e Morbegno.
TECNICHE E LINGUAGGI DEL TEATRO PER IL SOCIALE
CSV L.A.Vo.P.S. e Fondazione Gruppo Credito Valtellinese promuovono il corso
di formazione di base per insegnanti, volontari e operatori sociali “Tecniche e
linguaggi teatrali per il sociale”. Il percorso si articola in otto incontri in
calendario dal 4 marzo al 29 aprile dalle ore 17.00 alle 19.30 presso il
Policampus di Sondrio, in via Tonale. L’iniziativa intende fornire le conoscenze di base e gli strumenti necessari a conoscere le potenzialità del
linguaggio teatrale dal punto di vista pedagogico, così da poterli utilizzare sia in contesti educativi, quali quelli scolastici, sia in contesti sociali e di volontariato. Il corso è tenuto dalla docente Mira Andriolo, attrice,
regista e pedagogista del teatro. Maggiori informazioni e la scheda di iscrizione
possono essere richiesti al L.A.Vo.P.S. allo 0342 -200058 o alla Fondazione Creval
allo 0342-522156. L’iniziativa si inserisce all’interno del più ampio progetto
“Teatro Incontro” proposto da L.A.Vo.P.S. e Fondazione Creval con l’intento di
promuovere la cittadinanza attiva tramite relazioni corrette e solidali.
Infine, dopo l’ultimo nulla
osta da parte dell’Anas, c’è
attesa per il cantiere che
porterà alla realizzazione
del primo stralcio, primo
lotto della nuova Statale
38. Ma c’è un gruppo di cittadini di Sant’Agata e delle frazioni fluviali di
Piantedo, proprio all’im-
bocco della Valtellina, che
scrive al Prefetto di Sondrio e raccoglie firme per
fermare i lavori o almeno
per modificare il progetto.
«Il terrapieno che sarà costruito dal Trivio di Fuentes fino a Delebio – scrivono i numerosi cittadini –
mette il nostro territorio
nella golena artificiale
dell’Adda, con tutto quello
che ne consegue in caso di
allagamenti, piene e straripamenti del fiume». Una
vicenda che certamente
non mancherà di animare
il dibattito politico-amministrativo nei prossimi
giorni.
CRONACA
P A G I N A
36
AltaValle
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
LIVIGNO SUCCESSO PER LE RAPPRESENTAZIONI DEL GRUPPO TEATRALE CHE UNISCE PASSIONE E SOLIDARIETÀ
Carcent a sostegno delle missioni
S
ono stati più di
mille gli spettatori che hanno assistito a “Un matrimonio perfetto”, la
commedia brillante di
Robin Hawdon messa in
scena dal gruppo teatrale
livignasco “Carcent” nei
giorni 11,12,14 e 15 febbraio presso il Cinelux di
Livigno. Uno spettacolo
brillante che ha divertito i
numerosi spettatori, non
solo livignaschi, e che è stato la cornice ideale per festeggiare i 18 anni di attività del gruppo. Sono trascorsi, infatti, 18 anni da
quel 27 febbraio 1992
quando per la prima volta
il gruppo si esibì con la
commedia brillante di
Franco Roberto “Quel simpatico zio parroco”. Da allora, anno dopo anno, spettacolo dopo spettacolo, il
gruppo non si è più fermato e, seppure con inevitabili avvicendamenti, ha realizzato 18 spettacoli diversi, uno all’anno, che
hanno sempre richiamato
molta gente. Oltre alle
commedie teatrali i Carcent, a partire dal 1994,
hanno realizzato, in collaborazione con la Cooperativa di Consumo di Livigno,
il Tequìn, un calendario
TURISMO IN POSITIVO PER LIVIGNO
Nonostante la crisi economica, per Livigno, dal punto di vista turistico, il 2008 è
stato un anno da favola e le abbondanti precipitazioni nevose fanno ben sperare
per la stagione invernale 2009. Nel 2008 sono cresciuti sia le presenze, con un più
12%, sia gli arrivi, più 7%. Dalle analisi risulta che la permanenza media dei
turisti ha superato i cinque giorni; a farla da padrone gli stranieri, specie dall’est
europa. In calo gli italiana, quasi meno 4%, mentre il mercato straniero si è rafforzato con un incremento di quasi il 27% che si traduce in un aumento da 509mila
a 646mila presenze. Nel complesso sono stati circa il 43% gli italiani che hanno
pernottato nella località valtellinese; il 57% degli stranieri. Picchi di impennate
si registrano da parte dei polacchi (+116%) che rende la Polonia il primo mercato
estero del 2008 (da 52.845 a 114.268), con circa il 18% sul totale degli stranieri.
Seguono Germania (17,45%) e Belgio (9,38%).
COMUNE DI BORMIO CONTRO GLI SPRECHI
In epoca di decreti anti-fannulloni e di ristrettezze economiche per gli Enti Locali, non passa inosservata una nota diffusa in questi giorni dal Comune di Bormio.
Registrando il «frequente protrarsi oltre le ore 24 delle sedute di consiglio comunale - si legge nel comunicato - ci vediamo costretti ad anticipare alle ore 18
l’orario di inizio delle sedute, qualora l’ordine del giorno preveda più di quattro
punti, escluse le comunicazioni del Sindaco e qualora tra gli argomenti all’ordine
del giorno non vi siano temi come bilancio di previsione e conto consuntivo». Perché anticipare l’orario di inizio del Consiglio comunale? Perché nel caso in cui si
finisca oltre la mezzanotte «ciò determina - spiegano dal comune bormino - per
alcuni consiglieri, la facoltà di astenersi dal lavoro il giorno successivo, e il diritto, da parte del datore di lavoro, di richiedere al Comune il rimborso delle giornate di assenza del proprio dipendente». Per evitare spese e perdita di giornate di
lavoro, dunque, giro di vite sulla durata delle sedute. «Ci rammarichiamo molto
per l’eventuale disagio arrecato ai cittadini che desiderano partecipare alle sedute - conclude la nota -, ma riteniamo che qualsiasi spesa evitabile per le casse del
Comune, possa giustificare questa decisione». Firmato, comune di Bormio.
scritto in livignasco con
proverbi e modi di dire tipici di Livigno e ricco di fotografie d’epoca. Per il 2009
il Tequìn, dal titolo “C’al
séa sc’frìgol o menèsc’tra,
sa l’é sul tàul l’é sèmpri
fèsc’ta” (Che si tratti di un
tipo di polenta oppure di
minestra, se sulla tavola
c’è qualcosa da mangiare è
sempre festa!) ha cercato di
rappresentare quelle attività semplici e serene che
bastano (o bastavano) per
essere felici: farsi trainare
su una piccola slitta; partecipare ad uno spettacolo
teatrale; giocare con le palle di neve; scherzare con
amici e parenti su un bel
prato; improvvisare un
concerto di fisarmonica;
partecipare ad una gita in
montagna; sfidarsi ad una
partita di calcio; inventarsi un improbabile sciopero;
tornare a casa con un trofeo di caccia; pascolare il
gregge; fare un pò di baldoria in una “nozza”; brindare con i coscritti. Le due
attività, il calendario e il
teatro, permettono al gruppo di finanziare varie attività di beneficenza: dall’estate 1996 i Carcent
hanno attivato varie adozioni a distanza, prima in
collaborazione con Terre
des Hommes Italia e poi
con le Suore Poverelle di
Bergamo. Dal 2001 hanno
assunto più volte un Progetto Gemma, l’attività del
Movimento per la vita che
permette di stare vicini,
economicamente, a mamme che, per svariate ragioni, avevano pensato ad
abortire e poi ci hanno ripensato. Dal 2001 tutti i
soldi in attesa di destinazione sono depositati in un
conto corrente aperto presso la Banca Popolare Etica
di Padova. Nel 2008, inoltre, sono stati finanziati
due progetti in collaborazione con il Centro Missionario Diocesano: uno, con
durata di 5 anni, a favore
della Missione diocesana
di Mokolo (nord Cameroun) dove opera don Giusto
per il sostegno delle attività di educazione e della formazione dei ragazzi e dei
giovani.
L’altro è un progetto finanziato dal Centro Missionario di Como a Camiri in
Bolivia. Al gruppo sono
giunti i ringraziamenti dei
responsabili dei due progetti: don Giusto scrive:
“Carissimi, ci ha fatto molto piacere avere vostre notizie e quelle di Livigno.
Scriviamo agli amici dei
“Carcent” ed agli amici del
“Torneo dei Tifosi”: gli uni
e gli altri, insieme ai parrocchiani di Livigno, sostenete il nostro lavoro con
l’informazione e la solidarietà. (…) L’abbinamento
sport – teatro - apertura
universale - solidarietà è
un buon abbinamento che
da frutti nel tempo, ogni attività trasmette un messaggio e aiuta a riflettere, tutto questo è pedagogico.
Come ben sapete il grosso
lavoro nelle nostre parrocchie è costituito dall’educazione soprattutto delle nuove generazioni ed i giovani
costituiscono più della
metà della popolazione globale. (…) Questi alcuni servizi formativi proposti dalla parrocchia di MokoloMboua: l’aumônerie, centro
per studenti, fondamental-
mente viene in aiuto ai giovani con quello che in Italia è il servizio di una biblioteca ed aiuta all’approfondimento ed alla ricerca
individuale e in gruppo. Il
Centro di Formazione pratica per i Giovani è indirizzato a giovani con un basso o nullo livello scolastico
e vuole aiutarli ad avere
una formazione umana
globale. Nel corso di due
anni chi si impegna può
imparare un piccolo mestiere (falegnameria, cucito)
che lo aiuti a vivere meglio.
(…) Grazie perché attraverso il vostro aiuto queste attività continuano a vivere
e contribuiscono a creare
una mentalità nuova. Saluti cari e buon lavoro a
tutti voi. Il responsabile
delle missioni dei francescani toscani di Camiri fra
Guido Fineschi scrive:
“Sono felicissimo di ricevere la vostra mail e di conoscere quello che fate! Complimenti! È un bel segno
che mette speranza! Sarebbe bello far conoscere il vostro gruppo anche ad altri
per far vedere come si può
essere solidali anche divertendosi. (…) Camiri si trova nel sud-est della Bolivia,
circa 4 ore a sud di Santa
Cruz. Il sostegno della diocesi di Como è stato approvato per il sostegno ai catechisti indigeni e le suore che
operano nel vicariato, con
le molte cose che fanno. C’è
un centro dove possono essere ospitati un centinaio di
giovani. Lì le suore accolgono nella loro mensa anche i bambini poveri della
zona nel doposcuola per
farli mangiare e seguirli
nello studio. È una realtà
molto bella che potrete conoscere attraverso il sito
www.missionitau.it ma
anche andandoci direttamente(…) Un augurio a tutti voi e buon anno!” Qualche peccatuccio, tuttavia,
ce l’hanno anche i Carcent:
il loro sito www.carcent.it
è sempre un po’ troppo
casereccio e in perenne
fase di aggiornamento.
QUINTO BORMOLINI
TIRANO SI TRATTA DI INTERVENTI PREVISTI DA TEMPO CHE MIGLIORERANNO ASPETTO E ILLUMINAZIONE
Lavori in corso nella parrocchiale di San Martino
«
tiamo solo eseguendo lavori già progettati da tempo, sia da don
Tullio Viviani e sia da don
battista Galli - spiega
don Remo Orsini, attuale parroco di S.
Martino in Tirano e continua -, un restauro di cui
si avvertiva la necessità
già da tempo, per cui i
progetti per la realizzazione erano già stati realizzati. Il tutto partirà in
marzo; l’attesa è stata necessaria per dare il tempo alla parrocchia, che finanzierà i lavori, di raccogliere l’importo necessario, grazie a donazioni
e vendita di alcune proprietà della parrocchia».
La cifra prevista ad oggi
è di 170mila euro. «Al momento non abbiamo pensato di chiedere alcuna
sovvenzione, e, se si ren-
S
derà necessario, si potrà
chiedere per le fasi successive. In questo primo
lotto di lavori - continua
il parroco - è prevista la
ripulitura di tutta la chiesa e il rifacimento dell’impianto di illuminazione».
Alcune prove in merito
sono state già effettuate
su alcune parti di affreschi e muri con ottimi risultati. «Sarà la ditta Garoli di Morbegno ad eseguire il restauro», una ditta che ha già avuto modo
di lavorare sia in Santuario, per rimanere nel comune di Tirano, ma che è
anche intervenuta in altre chiese della zona. «Il
lavoro verrà suddiviso in
più tranches, forse tre, per
non rendere inaccessibile
la chiesa per un troppo
lungo periodo di tempo. In
questa prima fase ci si
occuperà della navata
centrale e del presbiterio;
dai saggi fatti si può dire
che verrà un buon lavoro.
Andranno tolte le coperture dei precedenti restauri per ridonare alla
chiesa luce e le forme originarie». Le migliorie sull’impianto elettrico porteranno invece ad avere
una luce più diffusa e un
impianto audio rinnovato.
«In effetti la chiesa soffriva di una penombra un
po’ troppo diffusa: al termine dei lavori avrà tutt’altro aspetto». La differenza tra prima e dopo
balzerà all’occhio immediatamente anche solo
guardando le colonne che
«risplenderanno del loro
originale colore rosa marmoreo». In totale sarà necessario attendere un anno di tempo: «verso Natale, salvo imprevisti, dovrebbe essere tutto concluso».
R.W.N.
TIRANO: RESTAURI PER LA SANTELLA DI PORTA MILANESE
«Una santella importante anche per la posizione; sulla porta d’entrata della
città, quindi la prima cosa che il viaggiatore incontrava nell’accesso alla Tirano antica». Il restauro è stato possibile grazie all’intervento del Kiwanis club
che ha stanziato una cifra consistente e si è fatto promotore per raccogliere i
fondi necessari. La struttura, del XVIII secolo è vistosamente deteriorata per
l’umidità e per l’antichità della stessa. «Sarebbe un peccato che un angolo così
caratteristico vada perso. La struttura potrebbe essere anche più antica, come
ha ipotizzato il professor Gianluigi Garbellini». La tesi del professore parte
dalla sua ubicazione. «Per la posizione in cui è la santella - questo il pensiero
di Garbellini riportato dal don Remo - potrebbe essere o la sostituzione di un
qualcosa esistente in precedenza. La ditta Baruta di Castionetto, a cui sono
stati assegnati i lavori, ha già fatto i rilievi e ha progettato l’intervento. Come
doveroso, ha aggiunto don Remo Orsini «la gente del rione - molto attaccata
alla tradizione - è stata coinvolta nel progetto con adeguate spiegazioni». L’inizio dei lavori è previsto per aprile o maggio al più tardi e consisteranno «in un
restauro effettivo della struttura muraria e pulitura del dipinto per rimuovere
la patina di smog e polvere ma è soprattutto l’umidità la causa più importante
del problema. Contemporaneamente alla santella di porta milanese - aggiunge don Remo - si sta pensando di restaurare anche il Crocefisso che un tempo
era in san Martino sopra l’altare e che adesso è posto nel cimitero. Si tratta di
un Crocefisso molto imponente e che ha bisogno anch’esso di una sistemazione
per la quale sono già arrivate alcune offerte. Al momento stiamo raccogliendo
alcuni preventivi da valutare per assegnare i lavori, di sicuro non sarà un
lavoro lungo».
R.W.N.
P A G I N A
37
SPOR
T
SPORT
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
VITTORIA AL 92°
Il Como resta
agganciato
al treno di testa
H
a dovuto attendere il 92° giro il
cronometro domenica allo stadio Sinigaglia.
Tanti sono, infatti, stati i
minuti che i tifosi hanno
dovuto aspettare per gioire
della ritrovata vittoria degli azzurri, reduci da due
sconfitte esterne consecutive che hanno pregiudicato il cammino seguito dal
Como finora e costate la
panchina a Corrado Cotta
(ma non era stato definito
“il tecnico del futuro” poco
meno di due mesi fa, giusto
durante il periodo relativo
alla sosta natalizia?). Un
successo i cui meriti (ben
pochi, oltre ovviamente ai
tre punti in classifica) vanno al nuovo allenatore azzurro, Stefano Di Chiara,
che, da giocatore insieme
al fratello Alberto, ha scritto le prime pagine dei successi sportivi del Lecce e
che ha giocato qui al Sinigaglia in serie A nella bellissima stagione lariana
1985/86 (per la cronaca
quella partita finì 2-0 per il
Como). La rete decisiva,
probabilmente un autogol,
è merito di Kalambay che
ha scagliato un pallone in
mezzo all’area e che ha infranto i sogni di un altro ex
allenatore del Como, Ninni
Corda, di uscire imbattuto
con il suo Alghero dal Sinigaglia. Invece alla fine è
stato 1-0 per il Como e la
compagine giallorossa sarda rimane ultima in classifica. Gli azzurri, invece,
con i tre punti di domenica
si portano al VI posto in
classifica a quota 38 punti.
Ad una sola lunghezza c’è
infatti un assembramento
di quattro squadre: Alessandria, Olbia, Sambonifacese e Rodengo Saiano. In
vetta alla graduatoria del
girone A resta il Varese
che, dopo aver battuto il
Como, è uscito indenne anche dalla insidiosa trasferta di Alessandria. Certo, se
la dea bendata non avesse
dato una mano al Como a
quest’ora anche i sogni dei
play-off resterebbero una
chimera. Solo con i tre punti gli azzurri restano attaccati al treno delle migliori
squadre del girone. Tre
punti arrivati ma non del
tutto meritati, anzi. Il Como, infatti, ha giocato male
e va segnalato che all’Alghero è stato annullato un
gol per fuorigioco ad un
quarto d’ora dalla fine.
IL CONI PROPONE UN CORSO PER DIRIGENTI SPORTIVI
Il Comitato Provinciale Coni di Como ha organizzato un corso di formazione per
dirigenti sportivi, 1° livello. A Como nei giorni 16, 23 e 30 marzo; a Menaggio nei
giorni 20 e 27 aprile. I corsi per dirigenti sportivi rispondono alla domanda di informazione, formazione e aggiornamento di coloro che operano nel ruolo di dirigenti nell’ambito sportivo. Il dirigente sportivo non può essere solamente un appassionato di sport, ma deve essere una persona in grado di progettare iniziative, motivare atleti e tecnici, coordinare le persone che operano a vario titolo nella
società. Il curricolo formativo del corso è mirato a soddisfare le richieste di base,
per mettere in grado la persona che vuole intraprendere l’attività di dirigente
sportivo di operare, in modo soddisfacente, nell’ambito delle sue competenze.
Questo corso costituisce il primo passo verso la professionalizzazione dell’attività di dirigente sportivo. Il termine “professionalizzazione” non deve essere interpretato nel senso economico del termine, bensì come approccio al fare caratterizzato da una procedura di tipo tecnologico scientifico, rispetto a quella legata al buon senso e all’improvvisazione. L’obiettivo di questo corso è quello di dare
al dirigente l’insieme di conoscenze di base necessarie a svolgere bene questo
ruolo. Queste le tematiche affrontate:
Area organizzativa - area fiscale
L’organizzazione sportiva in Italia: C.O.N.I., Federazioni, Enti di promozione
sportiva; rapporti con gli Enti Locali e la scuola;
Aspetti fiscali legati alla gestione di un’associazione sportiva
Area gestione delle risorse umane
La comunicazione; il ruolo del dirigente e le principali competenze; rapporti con
tecnici, atleti, genitori
Area medico-sanitaria
La tutela sanitaria nello sport; idoneità alla pratica sportiva; disciplina della lotta
contro il doping - legge 14/12/2000 n°376; la normativa regionale
Area giuridica
Le responsabilità del presidente: aspetti civilistici e responsabilità connesse;
profili civilistici della società sportiva: atto costitutivo, statuto e organi dell’associazione; articoli del codice civile facenti riferimento alle associazioni; responsabilità contrattuale ed extracontrattuale del dirigente sportivo
Area marketing - area impiantistica
Le strategie per acquisire sponsor; diritti e doveri dello sponsor; i rapporti tra
un sodalizio e lo sponsor; immagine della società; rapporti con la stampa e altri
mass media; il comunicato stampa; la comunicazione agli associati;
Tipologie e caratteristiche degli impianti sportivi; le convenzioni con la Provincia e gli Enti Locali; le diverse tipologie di gestione
La frequenza al corso è obbligatoria. Verrà rilasciato attestato di frequenza.
L.CL.
Csi Calcio: i risultati della settinana
RAGAZZI A 7
A.S.D. S.M. S. Paolo
U.S. Vertematese
A.S.D. Or. Città Murata
A.S.D. Or. Solbiate
OPENA A 7 Categoria A - Girone A
-
A.S.D. Piano e Valli
U.S. Prestino
Riposa
U.S. S. Maurizio Erba
4
6
2
3
2
6
-
G.S.O. Perticato
U.S. S. Maurizio Erba
G.S. S. Giovanni Bosco
Inter Club Valbrona
2
3
6
2
3
3
6
3
ALLIEVI A 7
A.S.D. Or. Rovellasca
A.S.D. Piano e Valli
U.S.O. Mariano S.A.
U.S. Prestino
JUNIORES A 7
G.S. S. Giorgio Luraghese
A.S.O.F. A.S.D.
G.S. Or. S. Luigi
- A.S.D. Pol. S. Agata
- G.S. S. Giuseppe A.S.D.
- C.S.O. Cirimido
10
4
0
1
6
4
ALLIEVI A 11
A.S.D. Oratorio Oggiono
Pol. Sanrocchese
Riposa
A.S.D. S. Michele "B"
-
Pol. Barzanò
Pol. Cucciago 80
C.S. Cortenova
A.S.D. S. Michele "A"
1
0
6
3
2
2
-
A.S.D. S. Michele
G.S. S. Giovanni Bosco
G.S.O. Perticato
A.S.D. Civiglio
A.D. Pol. Azzurra
Calcio Montorfano A.S.D
2
4
10
6
2
2
4
1
3
1
3
1
2
1
2
3
0
0
1
1
1
3
TOP JUNIOR A 7
S.A. La Spezia
G.S. Grisoni
Nuova E. Terraneo 1974 A.S.D
A.S. Or. Buratti
Riposa
A.S.D. Or. Lambrugo
OPENA A 11 Categoria A - Girone A
Lipmo Fotoinc. Beretta
Cernobbio Calcio 2005
A.S.D. Real Sagnino
G.S. Senna
U.S.D. Cacciatori Alpi
-
Lora 04
G.S. Or. S. Luigi
A.S. Gagginese
U.S. Lanzo Intelvi
A.C. Grandatese
OPENA A 11 Categoria A - Girone B
F.C. Monguzzo 1997
Hotel Funicolare
Electric 92 Cantù
C.S.I. Luisago
S.S. Falange
-
F.C. Albate Calcio
U.S. Albatese
Pol. S. Giuseppe Como
Misinto Calcio
U.S. Inverigo Calcio
4
1
3
1
3
0
1
3
2
2
-
S.T.L. Schignano "A"
G.S. Rovennese
G.T. Li Gufi
Ossuccio
A.S.D. Calcio Civello
Lario Ceramiche Gravedona
33 Caffè A.S.D.
6
0
4
0
3
2
4
1
0
2
9
3
1
2
5
3
6
2
13
rinv.
7
7
2
2
4
2
1
OPENA A 7 Categoria B - Girone E
4
3
4
3
0
5
7
2
C.Senna Velox Pluriservice
P.C.G. Copreno
G.S.O. Novedrate
C.S. Asnago Bar del Corso
Riposa
A.S. Or. Cadorago
OPENA A 7 Categoria A - Girone B
Ric. Tab. Ripamonti Carugo
G.S. Arco Lomazzo "B"
GGB Intermed. Immobiliari
C.S. Cantù Asnago
AZ Pneumatica
U.S. S. Maurizio Erba
C.S. Real Asnago
-
Pol. Longone
U.S. Villa Romanò
A.C. Caglio
Pol. Sanrocchese
Arredi SPD/Simmons
S.A. Mauri Macchine
A.S.D. Or. Rovellasca
OPENA A 7 Categoria B - Girone A
Pol. Lariana Menaggio
P.L. Corrido
A.S.D. Lenno
G.S. Plesio
Riposa
Pol. Grandola
-
S.T.L. Schignano "B"
Valli del Ceresio
A.S. Griante
P.L. S. Pietro Sovera
A.S.D. Pol. Valsoldese
A.S.D. Cusino
-
Monosportiva Como
A.S.D. Lambrugo Calcio
Pol. Cucciago 80 "A"
A.S.D. Cernobbio
A.C. Real Merone
Bernate Calcio
New Team Como A.S.D.
2
n.
rinv.
1
n.
4
2
1
p.
2
p.
1
3
-
C.S.O. S. Carlo "B"
G.A.S. 95
A.S. Bulgorello
G.S. Arco Lomazzo "A"
G.S.O. Buccinigo "A"
U.S. Rovellese
10
4
5
6
1
5
3
5
3
3
3
3
0
3
3
7
6
1
3
0
5
4
3
4
3
1
2
4
7
0
14
4
2
3
1
5
2
3
5
3
n. p.
OPENA A 7 Categoria B - Girone F
OPENA A 7 Categoria B - Girone B
A.S. Or. Buratti "A"
Amor Sportiva
G.S. Figino Calcio
G.S. Consolini "A"
Fair's Point
A.S.D. Or. Lambrugo
-
F.C. Dragons
G.S. S. Giov. Bosco
Pol. Limidese
G.S. Drezzo 76
A.S.D. Or. Città Murata
Atletico Figinese
0
2
2
5
7
5
1
3
1
1
2
1
G.S.O. Buccinigo "B"
A.S.D. S. Marco Mirabello
Pol. Forti e Liberi
C.G. Cabiate
Bar Sale e Pepe Perticato
C.S.O. S.Carlo "A"
-
Pol. Castelmartese
A.C. Brenna
A.S.D. Or. Pontelambro
Riposa
S.A. Imp. Edile Tagliabue
Inter Club Valbrona
A.D. Pol. Azzurra
F.C. Bulgaro
O.S.G. Guanzate
Riposa
Riposa
C.S. Carbonatese
-
Minniti Valmorea
A.S.D. G.S. Valmorea Pressal
A.S. Or. Buratti - Sydney B
Seprio Am. Audaci
G.S. S. Giorgio Luraghese "A"
A.S.D. G.S. Rodero
U.S. Laglio
Real Ramses
Lario 04
Celtic Como
Riposa
A.S.D. A.C. Muggiò Bar Fuin
-
G.S. Nadir Breggia
Pol. S. Giuseppe Como
A.S.D. Asserind Goand Play
Puccio
A.S.D. Virtus Lario
A.S.D. Pol. Libertas S.B.
OPENA A 7 Categoria B - Girone G
OPENA A 7 Categoria B - Girone C
4
5
3
2
1
5
3
5
3
2
New Red Boys
Nuova E. Terraneo 1974 A.S.D
Pol. Or. Lora
G.S.O. S.A. Arosio
Alfieri 1998
HP Erba
-
Impresa Edile Aleardi
Asof A.S.D. "A"
A.S.D. S. Marco Bucabelin
Montorfano "B"
Riposa
A.S. Caslino D'Erba
OPENA A 7 Categoria B - Girone H
OPENA A 7 Categoria B - Girone D
OPENA A 11 Categoria B
G.S.O. Lurago A.S.D.
A.S.D. S. Michele "B"
A.S.D. Brunatese
Pol. Cucciago 80 "B"
G.S. Cavallasca A.S.D.
A.S.D. S. Michele "A"
G.S. Moltrasio
Fraquelli Ettore Croce
S.S. Piano e Valli
Montorfano "A"
A.S.D. Or. Solbiate
U.S. Oltronese
I & M Bernareggi
Calcio Piazza
1
3
1
4
3
0
5
0
F.C. Burpers 1994
Lurago 05
U.S Prestino
G.S. Or. S. Luigi Lurate
La Piazzetta/Darsena
Calcio Prestino 2000
-
S.C.S. Socco
G.S. S. Giorgio Luraghese "B"
G.S. Villaguardia
Real's
Riposa
U.S. Cacc. Alpi
P A G I N A
38
MASSMEDIA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
IL FILM INDIANO FA INCETTA DI PREMI CERIMONIA ALL’INSEGNA DELLA SOBRIETÀ
CON THE MILIONAIRE, «BOLLYWOOD»
CONQUISTA LA NOTTE DEGLI OSCAR
È
The Millionaire il trionfatore degli 81esimi Academy Awards. La trasferta
indiana del regista inglese Danny Boyle supera le
già lusinghiere premesse della
vigilia e trasforma 8 nomination
su 10, centrando la vittoria nelle due categorie più importanti,
miglior film e miglior regia, e poi
sceneggiatura non originale
(Simone Beaufoy), fotografia
(Anthony Dod Mantle), montaggio (Chris Dickens), colonna sonora (A.R. Rahman), canzone
originale (Jai Ho) e suono (Ian
Tapp, Richard Pryke e Resul
Pookutty).
Grande sconfitto della notte al
Kodak Theatre di Los Angeles officiata da un superlativo Hugh
Jackman, cantante e ballerino sulle note dei musical più famosi degli ultimi anni - Il curio-
so caso di Benjamin Button, che
partiva in pole-position con 13
candidature e porta a casa solo
tre statuette, tutte in categorie
tecniche: scenografia (D.G. Burt
e Victor J. Zolfo), trucco (Greg
Cannom) ed effetti speciali (Eric
Barba, Steve Preeg, Burt Dalton
e Craig Barron).
Sul fronte delle interpretazioni, seconda delusione dopo la
mancata Coppa Volpi a Venezia
per il Wrestler Mickey Rourke
(sul palco con un “santino” dell’amata cagnetta Loki), battuto
nella categoria miglior protagonista da Sean Penn, straordinario Harvey Milk nel biopic
di Gus Van Sant, premiato anche
per la sceneggiatura originale
(Dustin Lance Black).
Penn riceve il suo secondo
Oscar dopo quello per Mystic
River dalle mani dei predeces-
Janacek
Sinfonietta
C
ome i due grandi
compatrioti, Smetana e Dvorák, Leoš
Janácek (1854-1928)
fu un ardente nazionalista. In nessuna altra sua
composizione come la Sinfonietta è così evidente il suo orgoglio patriottico. Completata
nel 1926 fu dedicata alle forze
armate cecoslovacche. Tutto
prese l’avvio a Pisek, in una
giornata di sole, nel 1925 mentre il compositore e Kamila, la
sua confidente, si godevano
un tranquillo pomeriggio su
una panchina del parco, quando all’improvviso la loro serenità fu sconvolta dall’assordante fragore di un corteo militare.
Lo stesso Janáèek definì la
composizione “Una graziosa
piccola Sinfonietta con fanfare, un’opera in grado di esprimere l’uomo cèco contemporaneo, libero nella sua bellezza
spirituale e letizia, la sua
energia, il suo coraggio e la
determinazione nella lotta
per la vittoria, per difendere
la giovane nazione e la sua
indipendenza faticosamente
conquistata”.
Benché in senso lato può
essere definita una musica “a
programma”. I cinque movimenti di cui è composta delineano l’immagine di una banda che si muove nei luoghi più
caratteristici di un contesto
cittadino. I primi ascoltatori
immaginarono la struttura
urbanistica di Praga, poi lo
stesso musicista tenne a identificare lo scenario della sua
composizione nella trasformazione subita da Brno durante gli anni dell’indipendenza del predominio austroungarico.
La Sinfonietta è da alcuni
considerata come una sorta di
autocelebrazione di un compositore che si sentiva ormai
un uomo di successo fra il suo
popolo e viveva orgogliosa-
mente il
suo patriottismo.
È l’ultima pagina
orchestrale
del musici- ALL'ASCOLTO
sta, ormai
settantaduenne, eppure emana una im- GRAMMA
mediatezza e una
molteplicità di ispirazione
davvero singolari, al punto da
poter essere considerata la
composizione orchestrale più
tipica e personale di Janácek.
La caratteristica fondamentale è data dal fatto che, formata da cinque movimenti, ognuno di essi è affidato a un differente organico orchestrale. Il
primo tempo (Allegretto-Allegro-Maestoso - Fanfares) è sostanzialmente una fanfara
introduttiva affidata alle trombe, tube e timpani. Il secondo
movimento (Andante-Allegretto-The Castle) è imperniato su
archi, legni e quattro tromboni; un tipico elemento di danza morava si alterna ad altri
di carattere ritmico e melodico. Il terzo tempo (ModeratoThe Queen’s Monastery) è
focalizzato su tutta l’orchestra; nella parte centrale predomina l’aspetto ritmico e viene
dato ampio spazio alla qualità
timbrica. Nel quarto tempo
(Allegretto-The Street) è in evidenza il motivo di polka annunciato da tre trombe all’unisono, poi rinvigorito da
tutta l’orchestra. Il quinto
movimento è un Andante con
moto (The Town Hall): conclude con una ripetizione del primo tempo, ampliata però dalla presenza degli archi e dei
legni, che conferiscono alla
conclusione della Sinfonietta
un andamento imponente e
festoso.
GUIDA
PEN
TA
ALBERTO CIMA
sori Ben Kingsley, Adrien Brody,
Robert De Niro, Michael Douglas
e Anthony Hopkins.
Viceversa, Kate Winslet per
l’interpretazione da protagonista in The Reader di Stephen
Daldry riceve l’ambito riconoscimento, alla sesta nomination,
dalle colleghe Sofia Loren,
Shirley MacClaine, Halle Berry,
Nicole Kidman e Marion Cotillard.
Miglior attrice non protagonista è Penelope Cruz per Vicky
Cristina Barcelona di Woody
Allen (una commedia, inusuale
per gli Academy Awards), prima
spagnola ad aggiudicarsi l’Oscar
che riceve dalle precedenti premiate: Anjelica Huston, Eva
Marie Saint, Tilda Swinton,
Goldie Hawn e Whoopi Goldberg.
Mantenendo i favori del pronostico, sul versante maschile vince il compianto Heath Ledger,
indimenticabile Joker de Il cavaliere oscuro: tra commozione
e silenzio irreale, a ritirare la
statuetta sono i genitori e la sorella, con Penn che si lascia scappare qualche lacrima.
In una cerimonia sobria e poco
glamour, in sintonia con i tempi
di crisi, il conduttore australiano
Hugh Jackman si ritrova di diritto tra i vincitori, rispolverando
con classe e humour i suoi trascorsi teatrali e danzerecci, che
gli valgono più di una standing
ovation, la prima per l’irresistibi-
le duetto canoro con un’Anne
Hathaway sotto le mentite spoglie di Richard Nixon... Tra gli
altri premi di peso, Wall.E vince
- e pare pure riduttivo - quale
miglior film d’animazione, Man
on Wire tra i documentari, mentre, sorpresa, nella categoria miglior film straniero, già accompagnata dalle polemiche per l’esclusione di Gomorra, la spunta il
giapponese Departures di Yojiro
Takita, che lascia al palo i favoriti Valzer con Bashir, La classe e
La banda Baader-Meinhof.
Gomorra escluso, la presenza
italiana agli 81esimi Academy
Awards è affidata solo a Sophia
Loren e ai disegni michelangioleschi - ideati per Piazza del
Campidoglio a Roma - del pavimento, mentre tra le personalità
scomparse nell’anno e ricordate
nel video di commiato al Kodak
Theatre sono mancati Dino Risi
(due nomination nel ’75 per Profumo di donna), Ugo Pirro (doppia candidatura per le sceneggiature de Il giardino dei Finzi
Contini e Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto) ed
Ennio de Concini, Oscar nel 1962
per lo script di Divorzio all’italiana di Germi. Viceversa, ricordati nel video Roy Scheider, Kon
Ichikawa, Charlton Heston,
Sydney Pollack, Michael Crichton, Anthony Minghella e Paul
Newman, mentre Jerry Lewis,
che lotta strenuamente contro la
distrofia muscolare, ha ricevuto
il riconoscimento umanitario intitolato a Jean Hersholt.
Quale dunque il verdetto di
questi 81esimi Oscar? Ricognizione - o meno... - sullo stato dell’arte, il trionfo di The Millionaire
indica dove Hollywood punta
l’occhio, e il portafoglio: l’India di
Bollywood, cui “dedica” idealmente questo en plein, nell’attesa di farlo proprio - vedi alcuni
sintomi: l’accordo tra Spielberg
e il Reliance Ada Group, il film
bollywoodiano di Paul Schareder, etc. - mentre la vittoria di
Sean Penn, nei panni del primo
gay dichiarato ad avere un incarico politico negli Usa, e la non
vittoria dell’israeliano Valzer con
Bashir sono scelte politiche: l’era
Obama è iniziata, al cinema.
FEDERICO PONTIGGIA
FACEBOOK E LA QUESTIONE DEI CONTENUTI
Neanche il tempo di godersi il meritato successo che Mark Zuckerberg e i suoi trionfi sono finiti nell’ennesima tempesta: da un lato, le polemiche degli internauti per le nuove policy sulla gestione dei contenuti del sito e, dall’altro, il pacchetto sicurezza del Governo che rischia di mettere il bavaglio al social
network. Nei giorni in cui festeggiava il suo quinto compleanno (4 febbraio), Facebook ha raggiunto la
quota record di 175 milioni di utenti, con una crescita sbalorditiva dato che il mese precedente gli iscritti
al social network erano “solo” 150 milioni (+17% in un solo mese). “Se Facebook fosse un Paese - aveva
scritto a gennaio il suo fondatore - sarebbe quello con l’ottava popolazione mondiale, superando Giappone e Russia”; ma tempo un mese e l’ex-studente di Harvard si è dovuto smentire: ora Facebook ha scavalcato anche Pakistan e Bangladesh, piazzandosi al sesto posto “virtuale” nella classifica delle nazioni
più popolose. Ma i festeggiamenti sono durati poco in casa Facebook, viste le polemiche sorte dopo le modifiche delle condizioni d’uso dei contenuti caricati sul sito dagli utenti. Le nuove condizioni d’uso erano
state introdotte proprio lo scorso 4 febbraio e prevedevano, tra le altre cose, la possibilità per i gestori del
network di appropriarsi dei contenuti degli utenti in maniera indefinita. La modifica, secondo Mark
Zuckerberg, avrebbe dovuto tutelare la conservazione dei contenuti condivisi con i propri, evitando che
questi venissero cancellati, qualora un utente avesse cancellato il proprio account. Ma le spiegazioni non
hanno convinto il popolo della Rete e Facebook è dovuto tornare sui suoi passi, annunciando che le condizioni del servizio saranno comunque modificate, ma “in termini comprensibili a tutti” ed ha aperto,
proprio per questo scopo, un nuovo gruppo, dove discutere con gli utenti prima di prendere ogni decisione. In queste settimane anche il Parlamento italiano si sta occupando del social network, un emendamento al pacchetto sicurezza del Governo, presentato dal presidente dei senatori dell’Udc, Giampiero
D’Alia, prevede la repressione dei casi di apologia e incitamento a delinquere tramite Internet. L’emendamento prevede che i provider blocchino, entro 24 ore dalla richiesta del Ministero, le pagine incriminate; i provider che dovessero rifiutarsi rischierebbero un’ammenda compresa tra 50.000 e 250.000 euro,
oltre all’incriminazione per corresponsabilità nei reati contestati. Siti come YouTube, Facebook, My Space
rischierebbero così la chiusura. Secondo Debbie Frost, attuale portavoce di Facebook, la legge “equivarrebbe a chiudere l’intera rete ferroviaria di un Paese a causa della presenza di alcuni graffiti discutibili
in una stazione”. Ma secondo il senatore D’Alia, “solo se vi sono concreti elementi in forza dei quali l’autorità giudiziaria ritiene che qualcuno compia questa attività illecita su Internet, il ministro dell’Interno può intervenire decretando l’interruzione della sola attività illecita”.
ANTONIO RITA
P A G I N A
39
LETTEREeCONTRIBUTI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 28 FEBBRAIO 2009
Il
punto di DOMANDA
a cura di MONS. FRANCO FESTORAZZI,
vescovo emerito di Ancona-Osimo
Vivo aperto
alla speranza?
(ROM 5,5)
Il terzo interrogativo paolino, conseguente alla fede e alla carità, è quello della speranza.
Per il cristiano la speranza si attiva in due tempi: il momento
presente nella vita terrena; quello escatologico, nell’eternità
beata della vita futura.
Come si fa a vivere con speranza il momento terreno, ove ci
sono dolore e sofferenza? San Paolo propone due risposte complementari: “La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio
è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo
che ci è stato dato” (Rom 5,5).
La seconda risposta è basata sull’esperienza di dolore, che san
Paolo ha affrontato nella sua laboriosa e difficile vita apostolica: “Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do
compimento a ciò che , dei patimenti di Cristo, manca nella mia
carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24).
Diciamo subito che non è facile e talvolta può sembrare quasi
impossibile vivere al seguito di san Paolo, con questa profonda
fede che sfocia nella carità e nella speranza. Chiediamo con forza al grande Apostolo di aiutarci e di guidarci in questa via, che
solo con l’amore di Dio Padre, del Figlio Gesù Salvatore e dello
Spirito Santo possiamo affrontare nella nostra vita terrena, in
comunione con Dio e con tutti i fratelli. Rimandiamo agli impegni concreti che ci siamo assunti come attuazione dell’ascolto
della Parola di Dio sulla carità.
Ora passiamo al secondo tempo della speranza cristiana, quello della vita eterna. Qui ritorna il testo già citato della prima
lettera ai Corinti: “La carità non avrà mai fine” (1 Cor 13,8).
San Paolo ripete più volte l’apertura della speranza alla vita
eterna, scrivendo a Tito,”mio vero figlio nella medesima fede” (Tt
1,4). Infatti l’Apostolo afferma che la vita dedicata a Dio si apre
alla “speranza nella vita eterna” (Tt 1,2). Perciò “la grazia di Dio,
che porta salvezza a tutti gli uomini” ci insegna a vivere rinnegando il male e operando il bene con “sobrietà, con giustizia e con
pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione
della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo” (Tt
2,11-13). Questa beata speranza porta ad essere “eredi della vita
eterna” (Tt 3,7).
Conseguentemente dobbiamo vivere con grande speranza
della beatitudine eterna. San Paolo lo afferma con forza e in modo
paradossale: “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto
per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini”
(1Cor 15,19). Rileggiamo questo significativo testo di san Paolo
sulla risurrezione dei morti (1Cor 15). Ne citiamo un passo fondamentale: “Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo
è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra
predicazione, vuota anche la nostra fede... Ora, invece, Cristo è
risorto, primizia di coloro che sono morti” (1Cor 15,13-14. 20).
Viviamo quindi con grande amore e con pace e gioia questa
nostra speranza, che ci spinge a una vita nuova su questa terra
e ci apre alla beatitudine eterna, in comunione con Dio e con tutti
i nostri fratelli.
UN PRETE PER AMICO (28)
DALLE IMMAGINI ALLA VITA...
i è capitato di assistere ad un episodio significativo.
Un “barbone”, uno
che dorme alla cacasa Ozanam, si è fermato, incuriosito, davanti alla chiesa di S.
Cecilia, per vedere uscire, a getto continuo, sul mezzogiorno, gli
alunni del Volta.
Sono cinquecento ragazzi che
escono tutti assieme da un unico scalone (Dio li preservi da un
incendio) e lo spettacolo di gioventù vociante, allegra e frettolosa affascinò il “barbone”: si fermò sorridente, girando qua e là
la testa, proprio in mezzo alla
fiumana. Ma i giovani non si accorgevano di lui, nemmeno lo
urtavano, forse nemmeno lo vedevano. Lo scansavano con rapidità, ma il loro uscire a fiotto
M
LETTERE
AL DIRETTORE
POSTA:
V.le Cesare Battisti 8
22100 COMO
continuo per dieci minuti era così
implacabile, che il “barbone”, dapprima divertito, incuriosito, sorridente, incominciò a tirarsi indietro, a scansarsi. Capiva che in
quel luogo disturbava, anche se
nessuno lo scacciava: era di impiccio, era una sorpresa inattesa
e un po’ seccante per chi lo
“dribblava” per non travolgerlo. E
si ritirò dietro la colonna, al sicuro, stringendo sottobraccio il suo
fagotto, che non gli sfuggisse, per
non dare ancora più fastidio con
lo spargersi dei suoi stracci.
Indaffarati, anche nelle nostre
“cose buone” che facciamo, che
organizziamo, che ci prendono
tempo, non ci accorgiamo degli
“ultimi” che ci sorridono, che
aspettano, in mezzo a noi, il nostro sguardo …
mons. AUGUSTO PEDUZZI
FAX:
031.3109325
✉
E-MAIL:
[email protected]
ANCORA SUL CASO ELUANA ENGLARO
MA IL BENE DELLA VITA NON È DISPONIBILE
i sia permesso, come cittadino, di esprimere il mio
pensiero sul caso
Englaro. Calato il
sipario sulla bufera delle reazioni
istintive per la morte di Eluana,
trovo ora lecito esporre pacatamente alcune mie considerazioni.
Il primo valore assoluto che la
Costituzione Italiana difende, è il
diritto alla vita.
Non condivido che il Capo dello
Stato abbia respinto un decreto
urgente del Governo che obbligava al rispetto della vita. Così facendo, ha favorito e autorizzato la
morte programmata che nessuna
Istituzione può permettere. Il valore inviolabile della vita non può
essere violato da nessuno. Andare
contro la sentenza della Corte di
Cassazione era, in questo caso,
una decisione moralmente corretta nei confronti di una sentenza
eticamente errata. Idratazione e
alimentazione non si possono negare a nessuno, perché fondamento e sostegno della vita.
Il Capo dello Stato, che può graziare un condannato, in questo
caso ha autorizzato la procedura
di morte di un innocente.
Aggiungo che, dalla intera situazione voluta e divenuta di pubblico dominio, si deduce che il padre, non avendo avuto il coraggio
di porre fine ad una situazione
difficile ed insopportabile per lui è
ricorso ad altri per decretare e
mettere in atto la morte della figlia. Per ciascun uomo, è la coscienza che va seguita, non la ideologia politica o partitica! Purtroppo l’edonismo non lascia spazio
all’assistenza degli ammalati. Se
quindi, come la Costituzione prevede, la legge non salverà il principio intoccabile del diritto alla
vita, si aprirà la porta alla barbarie.
M
PIERANGELO BELTRAMELLI
aro direttore, le scrivo in
merito a quanto apparso
sul numero 6 e nei precedenti sul caso Englaro. Le
premetto che sono tra coloro che al referendum sulla
Fecondazione assistita non ha seguito i dettami del cardinal Ruini,
andando a votare no. Sono per la
maturità dei laici, il pluralismo, la
libertà di coscienza, la ricerca di
“piste comuni” in campo legislativo (anche il minor male) quando
c’è confronto tra culture e prospettive diverse ancora, sono tra quelli
che ha pregato per Eluana, perché
il Signore della vita e della morte
l’accogliesse tra i suoi santi, come
talora si fa per un parente straziato dalla malattia: “che ùl Signore
la tira la....”.
Le note. Questa è stata innanzitutto una vicenda umana, con
forti sentimenti, di paure e desideri, ancor prima che giuridico morale. Posso solo intuire ciò che
il Beppino Englaro ha provato in
questi anni nel decidere del destino di sua figlia... con esposizione
mediatica, ostilità, etc. A lui la mia
umana comprensione! Una seconda. Se ci si guarda attorno con coraggio e senza ipocrisie, di fronte
alla sofferenza e alla morte troviamo accanto a persone che lottano
anche per un solo giorno in più di
vita, altre che si “lasciano andare”,
seguendo magari un affetto che se
ne è andato o, semplicemente per
la stanchezza del vivere o di essere finalmente “nel giorno senza
tramonto”... l’ottavo giorno... Talora non si prendono “scorciatoie”
nel silenzio di una stanza? C’è pari
trattamento sanitario qui e altrove? Non credo. C’è una concordanza tra i medici sui temi all’attenzione. Alimentazione, idratazione, stato vegetativo persistente? Mi pare che le “scuole” siano
diverse.
Una terza nota. E’ vero che la
vita è sacra, dono di Dio, ma è pur
C
vero che non è un valore assoluto.
Noi non diciamo eroi chi sacrifica
la propria vita per la libertà, la
giustizia, la salvezza di un altro?
Non mettiamo sugli altari i martiri della fede, della verginità...? E
se la Chiesa cattolica dal numero
2276 al 2279 del suo catechismo
enuncia il suo chiaro pensiero sull’eutanasia, non tutti coloro che si
richiamano a Cristo o gli altri condividono la sua posizione, soprattutto nel delineare determinati
confini, es. proporzionalità, economicità, accanimento. Poi, i principi in rapporto alla molteplicità dei
casi concreti... E allargando ancora di più chi ha memoria fin dal dibattito sull’aborto 30 anni fa si
parlava per il futuro di temi etici
e biologici, di eutanasia. Della cultura di morte non se ne parla e
legifera solo in Italia, ma anche
nei paesi vicini. Lo stesso caso
Englaro è apparso da più di dieci
anni, dunque...perché “stracciarsi
le vesti” quando dopo dei no la magistratura dice dei si? Non c’è un
ritardo colpevole nel dare una legge dei politici, di settori della società, forse anche di parte della
stessa Chiesa? Altro che leggi
d’urgenza e “scaricare” la colpa su
Napolitano! E se ci sarà una legge
nascerà sull’onda dell’emotività o
di un pacato confronto? E più che
creare lacci e laccioli darà la possibilità di un concreto aiuto alle
famiglie con casi del genere? Più
che alla burocrazia affiderà la
scelta alla responsabilità del curante e del paziente o di chi ne farà
le veci? Infine, ho trovato eccessiva, per alcuni versi “stomachevole” l’esposizione mediatica, l’accanimento e i toni nel parlarne,
nel valutare diritti e sentenze
(non ultimo l’articolo di don Riva).
Anche la “ragionevolezza” delle
motivazioni pare viziata dalla
paura di qualche cosa che è sfuggito o sta per sfuggire...una sfida
culturale si dice... ma non è solo
per la gerarchia... non è solo affermare un principio (che talora sfio-
ra l’ideologia), ma è anche ricerca,
cammino comune con altri uomini e donne, diversi, che la pensano
diversamente, sfide nuove vogliono menti e cuore aperti... lo stesso
cristianesimo nato nel popolo
ebraico ha “incontrato” il mondo
greco romano... E poi c’è uguale attenzione, uguale calore e passione
per gli altri “morti” che altrove e
qui si possono evitare? Si muore
per fame e sete nel terzo mondo...
per colera e morbillo... si muore
per freddo e stenti sotto i portici o
in una fabbrica dimessa... nelle attraversate della disperazione.
Non c’è solo lo scandalo di un momento? Bambine e donne muoiono sotto le bombe “intelligenti”.
Talora sono dei numeri di un riquadro 15x15 mm.? Non c’è un
certo “strabismo”?
Cordialità caro direttore
SALA GEREMIA
Sono due pareri diversi,
ed il secondo intervento
mi sembra onestamente
un po’ fuori le righe, anche se,
purtroppo, riflette un’emotività
confusa che ravviso in tanti,
troppi, cattolici. Caro signor
Geremia, per essere sintetico
solo tre cose le devo dire con
franchezza. Uno: è vero, la vita
non è un valore supremo, ma
solo in quanto si può donare la
propria vita per Dio, non certo
nel senso che si può interrompere la vita di un altro a proprio
piacimento. Due: l’ostilità
mediatica non l’ha certo patita
il Beppino Englaro, ma quanti
hanno difeso l’indisponibilità
della vita di Eluana (in quale
Paese è vissuto negli ultimi
mesi? quali giornali ha letto?).
Tre: il Catechismo della Chiesa
cattolica per un vero discepolo
di Gesù Cristo non è una
rassegna di consigli, altrimenti
qual è il logos che mette in
campo nel suo dialogare? Solo
una opinione tra le altre?
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