Rossiyskaya Gazeta
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Ambasciata d’Italia a Mosca Rassegna della stampa russa Traduzioni 18 giugno 2013 Rossiyskaya Gazeta http://www.rg.ru/ Pagina n – Pagina 8 – Lanceranno i missili ? – Mentre parlano di pace gli attori chiave nel Medio Oriente si preparano apertamente alla guerra. Gli esperti ripetono all’unisono: il summit del G8 che si è aperto ieri nell’Irlanda del Nord la Siria, per importanza e tensione degli animi, mette nell’ombra tutti gli altri temi. È inoltre evidente che, parlando di pace molti attori chiave del Medio Oriente si preparano alla guerra. Nell’amministrazione del presidente USA Barack Obama si e’ comunicato apertamente che ci si e’ piegati ai falchi che vogliono distruggere il regime del presidente siriano Bashar Assad con missili americani. Tutti discutono apertamente a Washington le possibilità di rovesciamento del regime di Assad. L’Unione Europea non meno apertamente si è posizionata dalla parte degli insorti siriani, dopo aver comunicato di essere pronta a cominciare a rifornire loro armi. E tutto ciò nonostante il fatto che sia dimostrato che tra i “rivoluzionari” ci sono alcuni esponenti di Al-Qaida. Lo stesso Iran, secondo le agenzie di informazione occidentali, ha deciso di trasferire in Siria quattromila baionette dai suoi reparti d’elite. È davvero arrivato il momento di mettere una croce sui tentativi di convocazione di una conferenza internazionale di pace? Il 5 giugno a Ginevra si è tenuto un incontro trilaterale tra i rappresentanti di Russia, Stati Uniti e ONU per la preparazione di una conferenza di pace sulla questione siriana. I diplomatici dicono di aver raggiunto un certo progresso e continueranno gli sforzi iniziati. L’idea di una conferenza sulla base del comunicato di Ginevra dello scorso anno non sembrerebbe suscitare nessun rigetto. L’iniziativa russoamericana è stata formalmente sostenuta da Inghilterra, Francia, Unione Europea e dagli arabi. L’Iran ha affermato di essere pronto a partecipare, qualora verrà invitato. Il consenso a mandare al forum una delegazione è stato dato anche dal governo siriano e da una serie di gruppi dell’opposizione. (…) Molti osservatori, sia in Russia, sia oltre i suoi confini, come ha chiarito RG, non condividono posizioni di ottimismo riguardo al forum che si sta preparando. Essi indicano sia il corso degli eventi nella stessa Siria, dove i successi dell’esercito siriano hanno rafforzato in modo considerevole le posizioni del regime, che non ha ragione di cedere a compromessi con gli oppositori usciti estremamente mal ridotti dagli ultimi scontri, sia soprattutto fanno riferimento non alle parole, ma ai fatti delle potenze occidentali. Non si può non vedere che i loro rappresentanti ufficiali aumentano di conseguenza la veemenza della tensione attorno alla Siria sul campo dell’informazione, accusano l’Iraq e l’Hezbollah libanese di intromettersi nella questione siriana, cercano e – cosa sorprendente! – trovano nel materiale giornalistico “prove” dell’applicazione da parte del regime siriano di sostanze tossiche di guerra chimica. 4 mila militari del Corpus di “guardia della rivoluzione islamica” verranno presto trasferiti dall’Iran in Siria, secondo quando riferito da The Independent. Dopo aver saputo di tali “prove”, delle quali parlano i ministri degli affari esteri di diversi Stati occidentali, sorge spontanea una domanda: vale davvero la pena di condurre delle trattative con questi mostri di Damasco, che avvelenano con armi chimiche il proprio popolo? Forse è meglio agire come in Serbia, come in Iran, in Afghanistan, in Libia, bombardare, bombardare, bombardare, con una mossa risolvere tutti i problemi politici, socio-economici e umanitari della Siria, portare la democrazia al popolo siriano? Sembra che un tale scenario non solo non venga snobbato dai partner della Russia nella ricerca della pace, ma che acquisti anche un significato prioritario in caso di fallimento della conferenza. La sua realizzazione è richiesta già da tempo dal veterano della guerra del Vietnam, il senatore J. McCain. Poco tempo fa ha visitato di persona “i territori siriani liberati”, dove ha fatto delle foto ricordo con un gruppo di “fautori della libertà”, del quale è noto con certezza il legame con gli omicidi e i sequestri di cittadini civili, tra i quali anche stranieri. McCain è repubblicano e si trova in feroce opposizione con l’amministrazione americana attuale. Ciononostante al momento questa stessa amministrazione trasferisce in Giordania aerei F16 e missili “Patriot”. Come affermano i rappresentanti della Casa Bianca, ciò avviene nell’ambito delle esercitazioni plurinazionali Eager Lion 2013 cominciate a metà giugno nel Regno Hascemita, però nella prospettiva che quest’arma americana possa restare in Giordania. L’entità delle imminenti esercitazioni non può non suscitare rispetto. In Giordania si sono concentrati circa 5 mila militari americani oltre ad alcune centinaia stabilitesi qui su base permanente. Essi metteranno a punto le abilità di cooperazione nelle condizioni della regione assieme ad un gruppo giordano, e anche con i contingenti di una serie di altri Stati. Considerando il fatto che dal confine settentrionale lo spazio aereo su una parte consistente del territorio siriano è già chiuso (dall’inizio dell’anno in Turchia sono in allerta le batterie NATO degli stessi missili Patriot), non sarà difficile comprendere la presenza negli USA di piani di intervento militare sulle questioni siriane. Se non si riuscirà a far capitolare il regime siriano con sforzi diplomatici, allora troveranno impiego strumenti più efficaci, la creazione di no-fly zones e di zone cuscinetto, il potenziamento degli aiuti militare e finanziario dell’opposizione e la continua minaccia di intervento di forza sia direttamente da parte degli Stati Uniti, sia, perché no, dalle mani degli alleati in Israele. Esistono allora prospettive per un regolamento pacifico in Siria? Autore: Vladislav Vorob’ev Taglio: medio alto Traduzione: Alice Bravin Kommersant http://www.kommersant.ru/ Pagina 8 – Gli spazi di manovra del bilancio rimangono pochi: le spese per la difesa e la sicurezza ed i trasferimenti sociali mantengono lo status di “vacche sacre” – Editoriale dell’ex Ministro delle Finanze La settimana scorsa, il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha presentato al Parlamento il messaggio del bilancio. Un po’ tardi, certo. La legge prevede che questo intervento è da tenersi entro marzo. Il Governo già in aprile-maggio forma i parametri principali del bilancio, ora perciò rimane tempo solo per una piccola correzione. Così si crea un’impressione che nessuno si aspetta dal Governo che esso possa eseguire sul serio i compiti che vengono preposti. E questo riguarda un elemento determinante della pianificazione dell’economia nazionale. Il bilancio consolidato russo, l’anno scorso, è ammontato al 37% del PIL, un numero vicino ai paesi come l’Australia (36,6%), gli USA (40%) e il Brasile (40,2%), e notevolmente più elevato rispetto alla Cina (24,8%) e all’India (27,8%). Spendiamo, per dirla con le buone, parecchio. Lo spirito generale del messaggio, così come molte proposte concrete, si possono sostenere: sono parole molto giuste che corrispondono in gran parte alle aspettative degli esperti. In particolare, è stata dichiarata la ristrutturazione degli impegni sociali aumentando la loro personalizzazione. Sia la realizzabilità che l’efficacia di queste proposte, però, rimangono incerte. Per esempio, il messaggio propone una certa modifica delle priorità e una ridistribuzione di risorse a vantaggio della ricerca, dell’infrastruttura e di una serie dei settori sociali. In essenza, però, non c’è una manovra budgetaria sufficiente: le spese per la difesa e la sicurezza, i trasferimenti sociali rimangono malgrado tutto nello status di vacche sacre. Sì, sarebbe bello preparare il programma della strategia del bilancio fino al 2030 nei tre mesi fissati nel messaggio. Tuttavia, le posizioni della previsione economico-sociale per questo periodo, già approvata dal Governo, e quelle del progetto della strategia del bilancio divergono seriamente nella valutazione sia delle risorse disponibili che propriamente dei risultati. È praticamente impossibile conciliare differenze così fondamentali in tre mesi. Ed è da questo che dipendono tutte le strategie settoriali, per le quali non ci sono di fatto punti di riferimento chiari. I programmi statali dovrebbero diventare parte del nuovo modello di gestione e di pianificazione strategica. Dal 1 gennaio del 2014, il bilancio federale passa da una classificazione funzionale a una classificazione per programmi: i finanziamenti saranno collegati agli indicatori del monitoraggio del conseguimento dei risultati. Tutti i 42 programmi statali sono stati approvati in due versioni: quella basse e quella supplementare (se si troveranno i soldi). La versione supplementare per l’anno prossimo esce dai limiti di quella base di 1,132 trilione di rubli, nel 2015 invece di 1,402 trilione di rubli; l’eccesso, quindi, è pari a circa il 2% del PIL l’anno. I Ministeri e i dicasteri stanno realizzando una versione sperando, naturalmente, nell’altra. Ciò disorienta seriamente sia tutti gli esecutori che la società. Nel messaggio si dà l’incarico di passare a una versione unica dei programmi. Domanda: ce la farà, il Governo, ad abolire queste opzioni supplementari per il momento della presentazione alla Duma del bilancio federale, e in quale grado ciò sarà calcolato? Inoltre, il messaggio parla della necessità di risolvere i problemi delle regioni. È già chiaro che nel 2013 gli impegni sociali continueranno a incalzare gli investimenti, che quest’anno diminuiranno di più di 160 miliardi di rubli. In più, sta aumentando il deficit dei bilanci regionali: se nel 2009, al picco della crisi, per le regioni sovvenzionate ammontava a 155 miliardi di rubli, l’anno scorso è arrivato a 249 miliardi. La soluzione del problema delle regioni prevede il trasferimento ad esse di una parte degli introiti e delle sovvenzioni, il che richiede una riduzione delle spese a livello federale, e questa non si vede… In generale, l’analisi del messaggio in sé e delle circostanze che lo accompagnano fa giungere alla conclusione che oggi la pianificazione strategica nel nostro paese praticamente non funziona. Il campo di manovra, per il Governo, risulta minimo – per definizione. Il che non toglie ad esso in nessun modo la responsabilità per quanto sta accadendo: il Governo deve chiedere al Presidente un mandato per cambiamenti più rilevanti. Il Presidente, invece, deve riformare questo sistema, poiché si tratta, in essenza, della strategia della gestione del Paese. Altrimenti saranno di nuovo mezze misure e mezze riforme. E la responsabilità per le mancanze del Governo cadrà sempre di più sul Presidente. Autore: A. Kudrin Taglio: alto Traduzione: Lev Kats Nezavisimaya Gazeta http://www.ng.ru/ Pagina 1/7 – Il G8 a colazione sulla Siria – Al Vertice G8 Vladimir Putin oppone resistenza ai colleghi occidentali Ieri nella località di Lough Erne, in Irlanda del Nord, si è inaugurato il vertice del G8. L’incontro durerà due giorni, nel corso dei quali i leader della Gran Bretagna, della Germania, dell’Italia, del Canada, della Russia, degli USA, della Francia e del Giappone devono discutere di un’ampio spettro di questioni della sicurezza internazionale e dell’economia globale. Il tema centrale dell’incontro, invece, è il conflitto in Siria. Inaugurando il summit, l’ospite, il Premier britannico David Cameron ha detto che vorrebbe che i partecipanti “possano guardarsi negli occhi, superare gli ostacoli e le divergenze e riunire una volontà politica per risolvere i problemi che dobbiamo affrontare”. E questi non mancano affatto: sia nell’economia mondiale, sia nell’ambito della politica estera. Rimane però la questione chiave dell’agenda del summit la Siria, dove ormai da più di due anni va avanti la guerra civile che si è portata via 93 mila vite. Alla vigilia dell’incontro a Lough Erne, la situazione intorno alla Siria si è aggravata maggiormente. L’assistente del Presidente degli USA per la sicurezza nazionale Ben Rhodes ha fatto sapere che Washington aveva ricevuto informazioni riguardo all’utilizzo da parte delle truppe governative siriane, del gas sarin. Gli USA stanno iniziando a fornire armi ai ribelli, ha avvertito Rhodes. I dati esposti dagli americani non sembrano convincenti, è persino difficile definirli fatti, hanno dichiarato in risposta l’assistente del Presidente russo Yury Ushakov e il Ministro agli Esteri Serghey Lavrov. La discussione della crisi siriana si è tenuta nel corso della colazione di lavoro. Cameron ha proposto di iniziare il dibattito sulla questione a Vladimir Putin e Barack Obama, in quanto presidenti dei paesi che avevano iniziato la convocazione della conferenza internazionale sulla Siria, Ginevra-2. “La questione siriana potrebbe mangiarsi metà della colazione”, - ha osservato Ushakov il giorno prima. La Siria fu l’argomento principale anche nei colloqui di domenica tra Putin e Cameron a Londra. In conferenza stampa hanno dato valutazioni diverse a quanto sta avvenendo in Siria. In particolare, il Premier britannico ha dichiarato che è il Presidente Bashar al-Assad il responsabile dello spargimento di sangue in Siria. Putin in risposta ha osservato che, nel conflitto siriano, “le mani in sangue ce le hanno entrambe le parti”, ammonendo l’Occidente di non sostenere i ribelli siriani “che non solo uccidono i propri nemici ma aprono i loro corpi e si mangiano le loro viscere sotto gli occhi del pubblico e delle telecamere”. Secondo Putin, “la Russia fornisce armi al legittimo Governo siriano in piena conformità con le norme del diritto internazionale”. Cameron invece ha precisato che le posizioni di Mosca e Londra possono divergere su alcuni aspetti, però entrambe le parti sono d’accordo che in Siria è in corso una catastrofe umanitaria, e l’obiettivo della Gran Bretagna e della Russia è comune: la cessazione della violenza. “Ora il nostro compito è quello di formare, nel corso del vertice G8, una posizione comune che permetterebbe di effettuare il passaggio verso la pace”, - ha detto il Premier britannico. Ieri, ai margini del summit, sia il Premier britannico che il Presidente russo hanno tenuto incontri bilaterali con il Presidente degli USA Barack Obama. Ricordiamo che in precedenza Obama e Putin si sono scambiati dei messaggi, e ora è arrivato il momento di colloqui personali sui vari aspetti dell’agenda bilaterale ed internazionale. “Vladimir Putin e Barack Obama devono dedicare un’attenzione particolare alla Siria, - ha detto a NG il direttore dell’Istituto degli USA e del Canada, l’accademico Serghey Rogov. – Se in maggio i capi dei dicasteri di politica estera Serghey Lavrov e John Kerry hanno avanzato l’iniziativa dell’organizzazione di una conferenza internazionale sulla Siria, verso il summit del G8 le divergenze tra la Russia e gli USA riguardo alla questione siriana sono notevolmente aumentate. La decisione dell’amministrazione di Obama di iniziare le forniture di armi ai ribelli complicano seriamente la situazione”. Al contempo, secondo Rogov, né Mosca né Washington vogliono un ulteriore peggioramento dei rapporti. “Credo che al vertice entrambe le parti tenteranno di trovare comunque qualche punto di contatto in comune, - ha detto l’esperto. – Ciò non riguarda solo la Siria ma anche il problema della difesa antimissilistica. Se l’esito sarà favorevole, i presidenti della Russia e degli USA potrebbero decidere di iniziare le trattative formali al riguardo. Perché di fatto queste trattative non sono tenute. Di tanto in tanto avviene uno scambio d’opinioni riguardo alla difesa antimissilistica, ma ricorda piuttosto un dialogo tra i sordi. Inoltre, si può contare sulla decisione dei presidenti di stimolare lo sviluppo dei rapporti economico-commerciali”. Molto più pessimistica la visione di Aleksey Gromyko, vice direttore dell’Istituto dell’Europa presso l’Accademia Russa delle Scienze. “Putin non vorrà cambiare radicalmente l’approccio alla crisi siriana, - ha detto a NG. – Le prospettive di Ginevra-2 stanno diventando sempre più vaghe. Se la scelta sarà – far fallire la conferenza o fare concessioni al regime di Assad – evidentemente, l’Occidente, per non parlare delle monarchie del Golfo Persico, preferirà farla fallire”. Domani il vertice darà avvio ai lavori con una riunione sul tema lotta al terrorismo. Secondo Ushakov, la minaccia terroristica sta acquistando una nuova dimensione e gravità. “Il motivo di ciò sono stati anche gli eventi della primavera araba che hanno attivizzato l’attività terroristica nella regione del Medio Oriente e del Nordafrica”, - ha detto l’assistente del Presidente russo. Secondo lui, G8 considererà le questioni dell’opposizione alla radicalizzazione delle opinioni pubbliche, comprese le sue componenti interreligiosa e interetnica, della lotta all’istigazione al terrorismo, dell’inammissibilità dell’utilizzo dei media a scopi terroristici. Poi si terrà ancora una riunione, in cui le questioni più importanti saranno quelle fiscali. “I leader del G8 discuteranno delle misure per aumentare la trasparenza del sistema di tassazione per intraprendere, nel futuro, un’offensiva ai danni degli offshore e delle zone grigie”, - ha spiegato Gromyko. Secondo lui, la Russia è interessata a mettere ordine in quest’ambito. “Non è normale che le nostre imprese – private e pubbliche – utilizzano un’aiuto a tutto campo delle zone offshore all’estero. Si tratta di utilizzare tali zone secondo la loro sostanza: non per evadere le tasse, bensì per accrescere l’efficienza del business”, - ha detto Gromyko. Alla riunione conclusiva, Cameron tirerà le somme del vertice. E siccome dal 1 gennaio del 2014 sarà la Russia a prendere il testimone della presidenza nel G8, si aspetta che Putin inviterà i propri colleghi al prossimo summit a Sochi. Autore: Y. Paniev Taglio: alto Traduzione: Lev Kats Pagina n – Pagina 6 – L’Azerbaijan riceverà il bonus europeo A Bruxelles annunceranno l’apertura del corridoio meridionale del gas Per il 21 giugno è stata pianificata una visita di lavoro a Bruxelles del presidente dell'Azerbaijan, Ilham Aliev. Arriverà a Bruxelles su invito del presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso. A questa visita Baku e Bruxelles attribuiscono un grande significato. Come ha comunicato ai giornalisti il capo della rappresentanza dell’UE in Azerbaijan Rolan Kobia, nel corso della visita verrà presa una decisione sull’apertura del corridoio meridionale del gas. In altre parole a Bruxelles verrà resa nota la sentenza definitiva di Baku sulla scelta del percorso di fornitura del gas dal giacimento di Shah Deniz verso l’Europa. “L’Azerbaijan rappresenta un grande partner per l’Unione Europea nella regione della “Partnership orientale”, e intendiamo mantenere una collaborazione sia politica sia economica. Per l’inizio del 2019 speriamo di ricevere il primo gas (dal giacimento di Shah Deniz – ndr)” ha dichiarato ai giornalisti Kobia. Eppure, secondo quanto ha riferito, l’UE considera il corridoio meridionale del gas come un progetto a più livelli: “Contiamo che questo condotto riceverà gas anche da altri giacimenti dell’Azerbaijan e avrà anche prospettive di attirare gas dal Turkmenistan e dal nord dell’Iraq. A tal proposito continueremo le trattative con l’Azerbaijan e il Turkmenistan per la creazione di un condotto lungo il mar Caspio. Speriamo di riuscire a raggiungere un’intesa in questo ambito” ha affermato il capo della rappresentanza dell’UE in Azerbaijan. Come ha scritto NG, con l’avvicinarsi del termine per la scelta definitiva del percorso per la costruzione dell'gasdotto per l’Occidente, i membri dei due progetti concorrenti Trans Adriatic Pipeline (TAP) e Nabucco West hanno intrapreso dei passi avanti con l’obiettivo di aumentare le proprie possibilità nella lotta di concorrenza. Così, poco tempo fa Montenegro, Albania, Bosnia ed Erzegovina e Croazia hanno sottoscritto un memorandum sulla comprensione reciproca, il sostegno e la collaborazione alla realizzazione di due gasdotti – TAP e Ionian Adriatic Pipeline, IAP. Nel messaggio diffuso a tal proposito il Ministero per gli Affari Esteri del Montenegro osserva che “gli Stati-membri hanno espresso il pieno sostegno ai progetti TAP e IAP, dichiarando l’attaccamento agli obiettivi dell’Unione Europea per la diversificazione e la garanzia di sicurezza delle forniture di gas all’Europa”. Come ha già osservato NG, il progetto di realizzazione di un condotto trans-adriatico è destinato al trasporto di gas dalla regione del mar Caspio all’Europa Occidentale. Si prevede che il condotto collegherà Grecia, Albania, e che attraverso il mar Adriatico uscirà nella regione italiana orientale della Puglia. Per quanto riguarda invece IAP, questa conduttura lunga 530 km diverrà di fatto una diramazione del TAP, collegherà la città albanese di Fier e la croata Spalato attraverso il territorio del Montenegro, della Bosnia ed Erzegovina. A sua volta il direttore esecutivo del consorzio Nabucco, Reinhard Mitchek, che si è recato poco tempo fa a Baku, ha comunicato ai giornalisti nel corso della conferenza stampa che le richieste di gas dei paesi di transito nell’ambito del progetto Nabucco West per il 2030 costituiranno i 43 miliardi di metri cubi. Nabucco West permetterà di soddisfare dall’8 al 10% le esigenze di gas dei paesi europei. “Il nostro obiettivo non è quello di soddisfare pienamente le richieste del mercato del gas, ma di svilupparlo. Crediamo che a fine giugno il consorzio Shah Deniz prenderà una decisione a favore di tale progetto, dato che le nostre offerte sono le più vantaggiose” ha detto Mitchek. Egli ha inoltre comunicato che in aprile il consorzio Nabucco ha presentato ai membri del progetto Shah Deniz un pacchetto di proposte, la cui essenza si riduce alle garanzie di esportare il gas non solo verso quei Paesi attraversati dal percorso del Nabucco, ma anche verso gli Stati balcanici, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia, Francia, Germania, Ucraina e altri paesi. “Se il consorzio Shas Deniz sceglierà il progetto Nabucco, allora nel 2014 cominceremo a prepararci, in modo tale da avviare la costruzione nel 2015, e a fine 2018-inizio 2019 dare inizio all’importazione di gas” ha concluso il direttore esecutivo del consorzio Nabucco. Secondo gli analisti del posto, Baku probabilmente si fermerà sulla scelta del progetto Nabucco West. In ogni caso una tale conclusione si impone in seguito ai risultati più che positivi della visita ufficiale di maggio in Austria del presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliev. Eppure la comunità esperta ultimamente si sta convincendo dell’idea che il gas del Caspio verrà esportato anche attraverso il TAP. Il tempo mostrerà se le previsioni degli esperti sono giustificate. Quanto invece al volume di gas dell’Azerbaijan, in base alla conferma del presidente della Compagnia petrolifera statale Rovnag Abdullayev, già nel 2015 l’Azerbaijan potrà estrarre 20 miliardi di metri cubi di gas naturale senza considerare i volumi di gas in strati per il mantenimento della pressione. Autore: Sochbet Mamedov Taglio: medio alto Traduzione: Alice Bravin Vedomosti http://www.vedomosti.ru/ Pagina 12 - Gli aerei austriaci si assembleranno in Russia Gli aviatori russi sono riusciti a sottoscrivere accordi durante il primo giorno dell’air show di Le Bourget. “Rostech” ha preso accordi con l’austriaca Diamond Aircraft per la costruzione di un aereo leggero, mentre la United Aircraft Corporation si è accordata per la vendita di 20 “Ilyushin Finance Co” SSJ100” Come promesso dal presidente della United Aircraft Corporation Michail Pogosyan nell’intervista rilasciata a “Vedemosti”, l’industria aeronautica russa ha regalato sorprese già durante il primo giorno di esposizione al Le Bourget. Una pioggia torrenziale ha minacciato di rovinare non solo l’evento fieristico, ma a metà giornata il cielo sopra il Le Bourget si è rischiarato. Si è levato in aria il caccia intercettore Su-35 e nei padiglioni russi il lavoro è proseguito. IL PICCOLO AEREO RUSSO La prima novità del salone non ha riguardato la United Aircraft Corporation direttamente. Aleksej Fedorov,il predecessore di Pogosyan in qualità di presidente della United Aircraft Corporation e attuale consigliere per l’aviazione del direttore generale di “Rosstech” Sergey Chemezova, ha presentato il nuovo progetto aeronautico. La fabbrica degli Urali dell’aviazione civile che fa parte di “Rosstech” insieme all’austriaca Diamond Aircraft Industries progetta di produrre aerei leggeri versatili, con capacità di carico di 19 passeggeri (prezzo: da 600,000 fino a 1,4 milioni di dollari). “Questo tipo di aerei può soddisfare la richiesta della linea aerea locale, che offre voli per una distanza di 400-1000 km” ha affermato Fedorov. Secondo le valutazioni di “Rosstech” la richiesta del mercato russo per questo tipo di aerei di linea non è inferiore a 200 velivoli. Non hanno rivelato il numero di partner che entreranno a far parte della produzione. Inizialmente gli aerei e i motori verranno assemblati in Austria. Il primo aereo completamente costruito in Russia potrà essere utilizzato già nel 2016, promette l’ufficio stampa di “Rosstech”. IL CONTRATTO PER L’AEREO SSJ100 Nella seconda parte della giornata al Le Bourget già la stessa United Aircraft Corporation aveva sottoscritto un accordo con la sua “figlia” di leasing “Ilyushin finance Co” in merito alle principali condizioni per la fornitura di 20 aerei SukhoiSuperJet 100 (SSJ100). Non è un contratto stabile, sarà sottoscritto al Salone Internazionale dell’Aeronautica e dello Spazio 2013, ha sottolineato il rappresentante di “Ilyushin finance Co”. Gli aerei sono destinati a una clientela proveniente dal Sud Est Asiatico, ha aggiunto, senza specificare i nomi. Allo stesso modo si è comportato anche il suo collega di “GSS- Aerei civili Sukhoi” (la “figlia” della United Aircraft Corporation). Si parla di aerei i cui contratti sono già stati firmati: sei SSJ100 per l’indonesiana Sky Aviation e nove per la compagnia del Laos “LAO Central”, spiega la fonte alla società di investimento VEB Capitale (comproprietaria di “Ilyushin Finance Co”). La compagnia aerea non aveva la possibilità di pagare le forniture, per questo motivo “Ilyushin Finance Co” nel loro interesse acquista aerei con i mezzi di Eximbank, racconta l’interlocutore di “Vedomosti”. Per 5 aerei di linea ancora non c’è un acquirente. L’interlocutore di “Vedomosti” afferma che “Ilyushin Finance Co” è anche pronta ad acquistare 32 Bombardier C-Series e 50 MC-21. Secondo quanto ha affermato, il 75% degli aerei acquistati saranno collocati all’estero. La fonte di “Ilyushin Finance Co” ha confermato questo fatto, mentre il rappresentante si è trattenuto dal commentare. Fino a questo momento l’aereo SSJ100 è stato promosso sui mercati mondiali da GSS e Aviastar SP e dall’italiana Finmeccanica, ma sembra che adesso sia gradualmente rimpiazzato dall’ “Ilyushin Finance Co” rimarca il capo redattore di Avia.ru Roman Gusarov. Autore:Ekaterina Sobol’ Taglio:Alto Traduzione:Camilla Bisesti Izvestia http://izvestia.ru/ Pagina 7 – Lukashenko va a Kiev a per demarcare il confine e per promuovere integrazione – Prima visita del Presidente bielorusso in Ucraina dal 2010 Il Presidente bielorusso, che in precedenza se l’era presa con il proprio collega ucraino, visiterà Kiev il 18-19 giugno, per la prima volta dal 2010. Secondo le fonti di Izvestia, è stato il leader kazako Nursultan Nazarbaev che ha riconciliato Aleksandr Lukashenko con Viktor Yanukovich. Sarebbe successo durante il vertice di maggio ad Astana, dove l’Ucraina ha ottenuto lo status dell’osservatore nell’Unione Doganale. Lukashenko se l’era presa con Yanukovich per il fatto che negli eventi dedicati al 25mo anniversario dell’avaria di Chernobyl che si sono svolti a Kiev nel 2011, su richiesta del Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso, è stato deciso di accogliere il Presidente bielorusso separatamente dagli ospiti europei. Allora Lukashenko a Kiev non ci è andato del tutto, mandando un sacco di “complimenti” a tutti i suoi detentori. In particolare, ha definito le autorità ucraine schifose, e Barroso uno stronzo. Dopo la conciliazione ad Astana, però, il leader bielorusso sembra di avere una disposizione benevola. E ora, a Kiev, intende convincere i vertici ucraini di collaborare più strettamente con l’Unione Doganale e la Comunità Economica Eurasiatica, senza limitarsi agli status formali in queste strutture. - Da quanto ho capito dagli incontri con Viktor Fyodorovich, capisce tutto, è una persona ragionevole. L’Ucraina ha perso tanto per il fatto di non essere in alleanza con noi. Vogliamo l’Ucraina con noi, - ha dichiarato Lukashenko a Izvestia. Se sarà questa la direzione dell’evoluzione degli eventi, allora, secondo lui, verranno cancellate anche le divergenze tra l’Ucraina e la Russia intorno al gas. Il leader bielorusso anzi consiglia a Kiev di vendere il sistema di trasporto del gas alla parte russa. - Noi ci abbiamo venduto il condotto per $5 miliardi. Siamo provvisti di gas naturale in volume maggiore, abbiamo un prezzo più alto di quello russo ma più basso di quello ucraino. Con i soldi risparmiati, possiamo costruire un condotto nuovo, ma non ci serve, - ha detto il Presidente bielorusso. – L’Ucraina non vuole dare il condotto. Però si inizia a costruire South Stream, Nord Stream, - ed è finita: i condotti ucraini rimarranno a marcire nella terra. A parte i discorsi dei processi d’integrazione, da Lukashenko a Kiev ci si aspetta l’inizio della demarcazione del confine tra i due paese. Il rispettivo accordo è stato ratificato dai Parlamenti ancora nel 2010, ma ancora non viene eseguito, poiché Minsk si è rifiutato di scambiarsi le missive necessarie per farlo. All’inizio, la Bielorussia ha chiesto il ritorno da parte dell’Ucraina del debito di $134 milioni. Questi soldi le imprese bielorusse li avrebbero trasferiti nel 1992 a quelle ucraine, senza però avere in cambio la merce. L’Ucraina invece dichiara di non averli visti questi soldi, e non riconosce il debito. Ora, però, Kiev non è in un posizione vantaggiosissima: la demarcazione le serve in misura maggiore rispetto a Minsk, in quanto questa è una condizione necessaria della firma dell’accordo sull’associazione con l’UE che l’Ucraina spera di siglare già a novembre. - La demarcazione del confine adesso è più importante per l’Ucraina, tenuta a rispettare la richiesta dell’UE. La Bielorussia invece può fare senza fretta, - ha detto a Izvestia il politologo Mikhail Pogrebinsky. Per questo, la parte ucraina è persino disposta ad accollarsi praticamente tutte le spese. - Nel 2009 Kiev ha proposto a Minsk uno schema di compensazione: dare per la sistemazione del confine quasi 70 milioni di euro dei 180 milioni stanziati dall’Unione Europea per il programma del Partenariato Orientale, - ricorda lo storico e il politologo Konstantin Bondarenko. In processo analogo della demarcazione del confine bielorusso con l’UE era costato soltanto 11 milioni di euro. - Nel pacchetto delle proposte sono anche inseriti sconti per Minsk sull’energia elettrica ucraina. Ora a Kiev ci si aspetta che Lukashenko porterà con sé questa “missiva scomparsa”, - ha detto Bondarenko. Se i presidenti si mettono d’accordo, la demarcazione inizierà nel 2020. La parte bielorussa ricorda che non è un affare veloce. Per esempio, la demarcazione del confine con la Lettonia e la Lituania è durata 10 anni. La situazione tra l’Ucraina e la Bielorussia è anche complicata dal fatto che bisognerà spartirsi anche i territori di Chernobyl. Autore: Y. Sokolovskaya Taglio: alto Traduzione: Lev Kats