l`area - Unindustria Reggio Emilia
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Vision il punto di vista degli industriali reggiani costruire PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE - N. 3/2015 • POSTE ITALIANE SPA • SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE -70% • REGGIO EMILIA REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI REGGIO EMILIA N. 1104 DEL 09/09/2003 OTTOBRE 2015 55 ASSEMBLEA GENERALE 2015 l’area mediopadana 44 58 82 102 Premio italiano Meccatronica Assemblea generale Assemblea generale approfondimenti Upidea! Startup Program Imprese Reggiane 2 n° 55 OTTOBRE 2015 Rivista trimestrale di Unindustria Reggio Emilia Vision il punto di vista degli industriali reggiani 05 L’OPINIONE Mauro Severi 06 26 26 30 32 36 37 40 42 43 Direttore Responsabile Giulio Paterlini Redazione Via Toschi, 32 – 42121 Reggio Emilia Progetto grafico Hammer Communication srl Editore S.I.F.I.R. Spa Via Toschi, 32 – 42121 Reggio Emilia Stampa Tecnograf srl Stampato e diffuso in 6.000 copie Pubblicità Pubblì - Concessionaria Editoriale srl C.so Vittorio Emanuele 113 • Modena Tel. 059 212194 Gli articoli presentati possono non rispecchiare le posizioni di Unindustria Reggio Emilia che comunque li ritiene un contributo sul piano dell’informazione e dell’opinione. IMPRESE REGGIANE INDUSTRIA LA POLITICA INDUSTRIALE AI TEMPI DEL TABLET SPAGHETTI ROBOT • IL MADE IN ITALY CHE CI CAMBIERÀ LA VITA LA STAMPA IN 3D: MODA O RIVOLUZIONE? VISLAB: L’AUTO ITALIANA SENZA PILOTA EXTEND YOUR VISION L’INDUSTRIA ITALIANA SI LANCIA VERSO IL 4.0 INNOVAZIONE RIACCENDERE I MOTORI 44 48 LE CINQUE FINALISTE DEL PREMIO ITALIANO MECCATRONICA 2015 PREMIO ITALIANO MECCATRONICA 52 52 JOBS ACT 56 56 ITALIA 2015 • PER L’ASSENTEISMO VINCE IL PUBBLICO IMPIEGO LAVORO CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA 58 ARTICOLO DI COPERTINA Costruire l’area mediopadana • Assemblea generale 2015 63 64 70 74 76 78 81 82 87 88 90 96 GUARDARE CON NUOVI OCCHI LA NOSTRA REALTÀ LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE MAURO SEVERI CITTÀ METROPOLITANE E RETI URBANE BONOMI, CELANT E PALEARI SI CONFRONTANO CON MYRTA MERLINO UN GRANDE INCONTRO DI “SOGNATORI” PERCHÉ È INDISPENSABILE “COSTRUIRE” L’AREA MEDIOPADANA LA NUOVA PROSPETTIVA MEDIOPADANA CRISI, NUOVO PARADIGMA, TRANSIZIONE E RETE CHE COSA È UNA CITTÀ METROPOLITANA LA RETE DI CITTÀ PROVINCE • IL RUOLO DELL’AREA VASTA CONFINDUSTRIA E LA LEGGE DELRIO 100 VALORI E SOCIETÀ 100 LAUDATO SI’ • L'ENCICLICA DI PAPA FRANCESCO Unindustria Reggio Emilia Via Toschi 30/A - 42121 Reggio Emilia 102 UPIDEA! STARTUP PROGRAM 102 LE STARTUP VINCITRICI 108 VOLONTARIATO tel. 0522 409711• Fax 0522 409793 www.unindustriareggioemilia.it 112 UNINDUSTRIA NOTIZIE REGGIO EMILIA, CREARE ANCORA PIÙ VALORE IN MANIERA CONDIVISA Nello scorso mese di Luglio sono stati resi noti i risultati di una grande ricerca realizzata dalla società KFinance per Borsa Italiana su un campione di oltre 53.000 imprese manifatturiere italiane con un fatturato superiore a cinque milioni di euro. L’obiettivo di questa analisi era la misurazione della capacità di produrre valore individualmente e come sistemi territoriali. Lo studio dei bilanci d’esercizio 2013 ha sancito il primato delle imprese industriali della provincia di Reggio Emilia; dunque, ci collochiamo al vertice nazionale per capacità di generare valore. Un dato di grande importanza, per la nostra realtà economica e sociale, che merita alcune riflessioni. La prima è la conferma di quanto abbiamo sostenuto durante l’Assemblea Generale di Unindustria Reggio Emilia tenutasi nel mese di giugno al Teatro Municipale. In quella occasione evidenziammo i successi dell’export e, nello stesso tempo, il perdurante stato di crisi delle imprese che operano sul piano locale e nazionale. La seconda considerazione è che la leadership nella produzione di valore deve rappresentare il punto di partenza per migliorare ulteriormente il posizionamento competiti- l’opinione vo del sistema reggiano all’interno dell’economia globale fondata sulla conoscenza. In altri termini, dobbiamo rifuggire dal compiacimento impegnandoci nella “costruzione” di “innovazioni di sistema”. Mi riferisco a progetti che coinvolgono non solo le imprese, ma anche la Pubblica Amministrazione, le catego- Mauro Severi Presidente Unindustria Reggio Emilia rie economiche, i lavoratori, il terziario, le scuole, le università, le banche, le professioni e i cittadini di un territorio. Penso a iniziative come Reggio Emilia Innovazione, il Tecnopolo o, ancora, a quella “soggettività mediopadana” che proprio gli industriali reggiani hanno messo a fuoco per primi. Una visione, quest’ultima, che trova un’ulteriore conferma nei dati emersi dall’indagine di KFinance. Nelle prime cinque posizioni, infatti, troviamo, dopo Reggio Emilia, le province di Modena e Parma. Se osserviamo questi sistemi locali confinanti possiamo cogliere, nella loro “filigrana” economico-sociale, i presupposti di una reale, competitiva e innovativa “piattaforma territoriale” di classe europea. Una realtà che deve essere con urgenza “scoperta” e valorizzata. I tempi sono maturi per far si che i sistemi locali di Piacenza, Parma, Modena e Reggio Emilia apprendano a connettersi per definire in maniera condivisa gli obiettivi strategici d’area vasta, gli strumenti per raggiungerli e le conseguenti azioni di lobbying. Un impegno che non dipende né dall’Europa, né da Roma, né dalla Regione, ma, prima di tutto, da noi. L’impresa Gigli Costruzioni srl si occupa dell’intero processo edilizio offrendo servizi di costruzione, demolizione, scavi ed interventi edili in genere ponendo al centro dei propri interessi la soddisfazione del cliente, appor- terno di Moda In, segmento dedicato agli accessori, che Isi Plast ha proposto il proprio packaging dal design lineare, moderno ed accattivante. I diversi modelli spaziano dal cilindrico all’esagonale fino a forme particolari ed inusuali; inoltre la trasparenza, la possibilità di abbinare coperchi di colori diversi nonché di personalizzazione, IMPRESE REGGIANE Si invitano le Aziende Associate della provincia di Reggio Emilia a segnalare notizie e avvenimenti sulle loro attività all’Ufficio Comunicazione di Unindustria Reggio Emilia, tel. 0522 409760-409723, email: [email protected]. La scelta sarà poi compiuta dalla redazione di Vision. tando ad ogni lavorazione una precisa etica professionale basata sul raggiungimento dell’eccellenza e sul dialogo diretto con la committenza, in ogni passaggio. Dopo l’inaugurazione di Palazzo Busetti per l’impresa prosegue l’impegno per il percorso di riqualificazione del centro storico di Reggio Emilia. La nuova commessa prevede i lavori di recupero delle facciate esterne di Palazzo Scaruffi nel cuore della citta in via Crispi. Lo storico edificio, risalente al XVI° secolo, appartenente alla famiglia Scaruffi, ricchi signori che commerciavano seta e spezie pregiate, è oggi sede della Camera di Commercio di Reggio Emilia. L’isolato a cui appartiene Palazzo Scaruffi è compreso nel nucleo fondativo dell’insediamento romano del II secolo a.C., confermato dagli importanti ritrovamenti archeologici del 1964. Con questa importante iniziativa di recupero del centro storico della città le vie Crispi, Sessi e Don Andreoli negli anni subiranno una significativa trasformazione estetica e funzionale. ISI PLAST Isi Plast, azienda italiana leader nella produzione di contenitori in plastica per il settore industriale, alimentare ed eco-sanitario, grazie alla trasversalità del proprio prodotto, si sta espandendo verso nuovi mercati e utilizzi. L’azienda ha partecipato alla XXI edizione di Milano Unica, che si è svolta dal 8 al 10 settembre a Milano e dove sono state presentate le collezioni autunno/inverno 2016 in ambito tessuti ed accessori. Ed è proprio all’in- rende questo packaging un’idea innovativa e interessante per contenere accessori, abbigliamento, tessuti, ecc… IMMERGAS Immergas vuole sviluppare anche a livello internazionale il network che in Italia, da molti anni, collega in tempo reale i centri di assistenza tecnica e i rivenditori, a tutte le funzioni nevralgiche della casa madre, con l’obiettivo di migliorare continuamente il livello di competitività e la soddisfazione del cliente. Immergas, partendo da una posizione di ascolto, vuole proporre soluzioni concrete a supporto dell’attività delle filiali e dei partner che operano in tutti i continenti. All’estero Immergas realizza circa il 60% delle vendite anche 7 Imprese Reggiane Imprese Reggiane 6 GIGLI COSTRUZIONI Imprese Reggiane 8 grazie alle unità produttive in Slovacchia (Immergas Europe) e la start up in Iran (Immergas Pars). Il service meeting internazionale svoltosi nelle sale della Domus Technica, il centro di formazione avanzata di Immergas, ha messo a punto un’agenda di lavoro che porterà in tempi brevi allo sviluppo di nuove strategie per consolidare la presenza di Immergas sui mercati esteri. Sono state messe a confronto le buone pratiche che in ogni filiale sono state attivate per replicare il modello che in Italia è basato sui centri di assistenza tecnica e sul Caius Club Professional. Una rete di collegamento costante che ha dato e continua a dare ottimi risultati in relazione alla gestione delle più svariate problematiche riscontrate nella quotidiana attività sul mercato. A Brescello sono arrivati da tutto il mondo per confrontarsi con il management Immergas. Powertrain Products Segment, la giornata è proseguita con la condivisione della Brand Vision di CNH Industrial e l’assegnazione dei premi per i fornitori nelle categorie Sustainability, WCM e Best supplier. Il World Class Manufacturing Supplier Award è stato assegnato a Comer Industries per i risultati raggiunti nel percorso di certificazione WCM, che collocano l’azienda in una posizione di avanguardia nella Supply Chain CNH. Nell’intervento conclusivo, Richard Tobin, CEO, CNH Industrial, ha evidenziato l’importanza di un’alleanza sempre più stretta tra le aziende che collaborano sulla stessa catena del valore. ARGO TRACTORS In Sicilia tra i 400 filari dei due grandi vigneti di Baglio Biesina a Marsala (TP) si è tenuta l’edizione 2015 di Enovitis in campo, italianissima fiera MINI MOTOR Comer Industries è stata premiata da CNH Industrial come World Class Manufacturing Supplier nel corso del primo Global Supplier Advisory Council Meeting, che si è svolto a Torino. L’obiettivo di questo evento globale è quello di aumentare la comprensione delle tendenze attuali del mercato e delineare le prospettive future per il settore. Per Comer Industries, l’incontro ha offerto l’opportunità di rafforzare la partnership strategica con CNH Industrial Con la nuova serie DBS che si compone di motore e azionamento integrato, Mini Motor ha realizzato la soluzione ideale per i numerosi comparti dell’automazione industriale, con particolare riguardo ad un ambito strategico come quello dell’imballaggio nel settore alimentare e farmaceutico e nel cambio formato. Due sono i nuovi prodotti che hanno arricchito la serie DBS oltre al modello 55/100 e al 55/50: l’MCDBS con riduttore angolare a vite senza fine e il DBSE con riduttore epicicloidale a gioco ridotto. Il motore è il Brushless trifase sinusoidale a quattro poli, in forma chiusa, dotato di rotore con magneti in NdFeb, protezione termica di sicurezza, freno di stazionamento e l’occasione per condividere opinioni ed esperienze con la direzione della Società. All’evento hanno partecipato il presidente Fabio Storchi e l’amministratore delegato Matteo Storchi, che ha illustrato alla platea l’esperienza nel percorso di certificazione dal 2013 a oggi. Dopo l’apertura dei lavori da parte di Annalisa Stupenengo, Brand President, FPT Industrial President, a magneti permanenti (optional), avvolgimento in classe F e, per finire, la protezione è classe IP65. Con la soluzione DBS si ottengono: facilità di installazione, riduzione dei cablaggi e riduzione dei costi. La nuova serie DBS, grazie all’installazione di un solo alimentatore e un solo modulo interfaccia, è una soluzione semplice e poco costosa, consente infatti l’installa- COMER INDUSTRIES zione in un quadro elettrico dalle dimensioni ridotte, risolvendo le problematiche tipiche dei sistemi standard che necessitano di un numero elevato di Servo Drive con conseguente numero elevato di cavi. Mini Motor ha presentato il prodotto alle fiere SPS IPC DRIVES Italia e Ipack-Ima 2015. dinamica per attrezzature e trattori specializzati. Un’occasione unica per il lancio delle nuove gamme specializzate Argo Tractors, alcune già mostrate in anteprima, e presentate per la manifestazione ad Enovitis “in azione” nei vigneti in abbinamento a diverse attrezzature per le lavorazioni interfilari e per i trattamenti antiparassitari. Prima tra tutte la nuova serie Landini REX, esibita in anteprima mondiale al Sima di Parigi con un importante aggiornamento stilistico della cabina e del cofano, mentre per il marchio McCormick sarà l’occasione del lancio ufficiale dei McCormick F in versione completamente rinnovata con un restyling che interessa design e comfort. Presente anche Valpadana con la gamma completa VP4600, VP7000 e VP9000; trattori estremamente versatili e maneggevoli in tutti i tipi di vigneto compresi quelli molto stretti e in pendenza. STUDIO ALFA Etica, legalità e trasparenza come opportunità Particolare attenzione viene poi dedicata all’innovazione e alle nuove tecnologie di produzione. Nella nuova sede è stato approntato un apposito reparto per la produzione dell’articolo di punta, gli indicatori verticali per la misurazione del livello dell’olio, per il cui assemblaggio viene utilizzata una nuova saldatrice a ul- profondendo le dinamiche di un mercato sempre più attento e disponibile a premiare le aziende capaci di garantire comportamenti eticamente corretti. Come riuscirci e con quali strumenti, è stato il filo conduttore della giornata di studio organizzata da Studio Alfa, prima società di servizi e laboratori nel mondo ad aver ottenuto la Certificazione di Responsabilità sociale, che si è aperta con l’introduzione del Presidente Mauro Carretti. Il convegno si è concluso con l’intervento di Ciro Santoriello, Sostituto Procuratore del Tribunale di Torino, che ha illustrato le sentenze più significative su questa complessa e articolata materia e l’orientamento giurisprudenziale corrente. trasuoni la quale consente il raggiungimento di standard qualitativi elevati. La famiglia Miselli, titolare dell’azienda da tre generazioni, auspica con questi miglioramenti un incremento dell’efficienza produttiva e soprattutto del livello di servizio per la clientela. INTERPULS Avon Dairy Solutions è produttore per diversi costruttori e rivenditori del settore, molti dei quali in comune con InterPuls. ADS con il marchio Milkrite è presente in oltre 80 paesi in perfetta sinergia con la rete distributiva InterPuls. Fondata nel 1974, InterPuls ha sviluppato una gamma unica di componenti per impianti di mungitura, permettendo ai clienti di configurare gli impianti di ultima generazione. In aggiunta ai componenti tradizionali, InterPuls sta espandendo la sua ricerca verso sensori e dispositivi ad alta tecnologia che permettono di monitorare il ciclo vitale e la salute delle vacche, di analizzare la produzione di latte, il ciclo riproduttivo e che forniscono dati utili per aumentare l’efficienza della stalla. Questi saranno distribuiti con il nuovo marchio “Milkrite-InterPuls” e permetteranno un posizionamento di leadership tecnologica sul mercato, fornendo soluzioni complete per il settore zootecnico. Questa integrazione da adito ad un’espansione significativa delle linee di prodotto di entrambe le aziende, ad una più ampia copertura geografica del marchio combinato, ottimizzando allo stesso tempo le risorse globali volte all’espansione delle vendite e della rete di supporto ai partner distributivi. Inoltre permette di guardare ad investimenti futuri in tecnologia e sviluppo di prodotto, assicurando una posizione di leadership nel mercato del Dairy. SMEG Avon Rubber, quotata alla borsa FTSE di Londra, ha annunciato l’acquisizione del 100% del capitale azionario InterPuls spa, azienda meccatronica con sede ad Albinea (RE), leader a livello mondiale nella produzione di Alla definizione di “buon progetto” si accompagna, inscindibilmente nel mondo delle eccellenze, quella di “ben comunicato”: in sintesi, questo il senso della vittoria di Smeg con il sito hwww.smeg50style.com, del XVI Interactive Key Award nella categoria Elettrodomestici, soluzioni per impianti di mungitura che diventerà così parte della divisione Avon Dairy Solutions. Informatica, Servizi web (con una nomination anche per la categoria Social Media Marketing Non Food). Indetto dal Gruppo Editoriale Media Key, il contest premia creatività ed innovazione tecnologica di progetti di MISELLI Miselli srl, azienda nata alla fine degli anni ‘50 che produce e commercializza dai primi anni ‘80 accessori per componenti oleodinamici, ha inaugurato a marzo 2015 la nuova sede nella zona dell’Aeroporto di Reggio Emilia. Lo stabilimento degli anni ‘80 della zona Bazzarola e quello più recente di Prato di Correggio sono stati infatti riuniti in un’unica sede di 2300 metri quadri, di cui 1800 mq di superficie produttiva e 500 mq di uffici. L’azienda ad oggi occupa 22 addetti, suddivisi nei reparti stampaggio, assemblaggio, magazzino e spedizione, ufficio commerciale, amministrazione e il più recente reparto qualità, il quale segue il mantenimento della Certificazione ISO 9001:2008, conseguita nel 2007. comunicazione online all’insegna del web made in Italy. L’azienda emiliana, che nella proposta di elettrodomestici d’arredo e di design storicamente ha fatto del made in Italy la sua bandiera sia a livello di processo produttivo che di senso del bello, per un progetto speciale quale la Linea Anni ’50 ha optato per una comunicazione dedicata che ne rappresentasse i valori con gli strumenti del web 2.0. Creatività, contenuti e sviluppo del sito lanciato ad aprile 2014, sono firmati da Webranking, nota agenzia di web marketing a cui Smeg ha già affidato il sito istituzionale. Questo importante riconoscimento conferma che Smeg, con il supporto di Webranking, si colloca all’avanguardia anche nel panorama digitale: lo spirito di ricerca che coniuga estetica e funzionalità permea la comunicazione così come ogni singolo prodotto, per una unità di progetto avvalorata dal successo di pubblico. L’Interactive Key Award è stato consegnato durante una cerimonia di premiazione presso il nuovo Auditorium IULM 6 a Milano. SERIGRAFIA 76 Pellicole adesive colorate, non più utili ai fini aziendali, ma ancora cariche di utilizzi possibili se dati in mano a qualcuno dotato di grande creatività. E chi è più creativo dei bambini? Da questa constatazione, nata non a caso in una azienda che conta su una maggioranza di dipendenti donne, è stato realizzato il progetto sostenuto da Serigrafia 76 per il “riciclo creativo”. L’azienda di Montecchio Emilia, specializzata in grafiche di grande formato e decorazioni per macchine agricole 11 Imprese Reggiane Imprese Reggiane 10 per favorire la competitività delle imprese, è stato il tema del convegno promosso da Studio Alfa, a cui hanno preso parte o professionisti, esperti e giuristi di fama nazionale, nonché figure di spicco di tre imprese leader di settore, che hanno da tempo intrapreso questi percorsi. È con loro che la giornata di studio si è sviluppata ap- FERRARINI Ferrarini si racconta ad Expo 2015. Nella location unica e straordinaria di Casa Ferrarini gli esperti dell’azienda raccontano i segreti e le curiosità dei prodotti che, con grande esperienza e grande passione, producono ogni giorno: il prosciutto cotto, il prosciutto crudo, il Parmigiano Reggiano, l’aceto balsamico e i vini. A conclusione di ogni incontro è prevista una gustosa tegrata messa in campo per la casa automobilistica Alfa Romeo in occasione dalla partita di beneficenza Zanetti & Friends Match for Expo, che si è svolta nei giorni scorsi a San Siro a favore del diritto alla nutrizione dei bambini di tutto il mondo. Alfa Romeo è stata top partner del progetto che ha visto sfidarsi le vecchie glorie delle due principali squadre di calcio milanesi, Inter e Milan, e i fuoriclasse di oggi, giunti allo stadio a bordo delle vetture della casa automobilistica milanese, ambasciatrice del Made in Italy in oltre 100 Paesi. A cura di O-One l’elaborazione di una strategia di social advertising su Facebook e Twitter e il coordinamento costante di tutti gli interlocutori coinvolti nell’iniziativa. A supporto dell’evento l’agenzia ha dato vita al digital contest “Vinci la leggenda”, veicolato sul sito progettato ad hoc, che ha messo alla prova gli utenti web e gli spettatori presenti a Zanetti & Friends Match for Expo sul rapporto storico tra Alfa Romeo e la città di Milano. Durante la partita di beneficenza, l’agenzia ha lavorato al fianco di Alfa Romeo con un team di sei persone che si sono dedicate allo storytelling live, alla creazione del video e della fotogallery della serata. NETIDEA WEBRANKING degustazione. Gli incontri si tengono a Casa Ferrarini all’interno del sito espositivo Expo 2015, a fianco Palazzo Italia e di fronte alle attrazioni Lake Arena e Albero della Vita, dal martedì al sabato, dalle 16 alle 17,30. INDUSTREE Porta la firma di O-One la strategia di comunicazione in- La strategia SEO messa in atto da Webranking avrà l’obiettivo di rafforzare maggiormente il presidio delle SERP attraverso un’ottimizzazione completa del sito. In sinergia alla consulenza SEO, Webranking attiverà per Genialloyd una strategica attività di Web Analytics, fondamentale per monitorare in maniera puntuale le performance complessive del sito. Grazie al setup di Google Analytics Premium, sarà possibile integrare i dati raccolti da sistemi di business intelligence aziendali con i dati collezionati online, creando un unico ecosistema dove saranno tracciate tutte le sorgenti di traffico, i preventivi configurati e le transazioni concluse. Webranking, che già dal 2013 dà supporto alle strategie digitali di Allianz Italia, intensifica così la collaborazione con i brand sul mercato italiano del Gruppo Allianz SE, il leader assicurativo mondiale, che ha sede a Monaco di Baviera. Giacobazzi si è sempre sentita legata e in cui tutt’ora si identifica. È risultato interessante confrontare le antiche tecniche di produzione del vino con le tecnologie avanzate della cantina contemporanea. All’interno del museo trova spazio anche un’interessante collezione di cimeli sportivi che testimoniano le collaborazioni sportive storiche e ancora attuali, in particolare relative alla Formula 1 e al ciclismo degli anni d’oro. Il “Museo del Vino e della Civiltà Contadina” è tappa del tour “Discover Ferrari & Pavarotti Land”, che per tutto il periodo di Expo 2015 conduce i partecipanti alla scoperta delle eccellenze anche enogastronomiche della terra del Cavallino Rampante. ROVATTI POMPE & FIGLI Gavioli Antica Cantina (Gruppo Donelli Vini), azienda storica nel panorama vitivinicolo nazionale, ha preso parte a “Cantine Aperte”, evento che attira ogni anno centinaia di curiosi ed eno-appassionati. Presso la cantina di Nonantola (MO) è stato degustato Rovatti Pompe, azienda reggiana leader nella progettazione e produzione di pompe centrifughe, è presente a Expo 2015 come esponente del settore industriale legato alla meccanizzazione agricola e alla tecnologia dell’acqua. L’acqua, indispensabile elemento e sinonimo di vita, è da sempre il punto di riferimento per Rovatti Pompe, gruppo industriale che ha fatto propria la profonda con- il meglio della produzione della casa vinicola, insieme a gnocco, tigelle e salumi della tradizione; a corollario il carretto dei gelati e giochi per i bambini, per trascorrere una giornata in famiglia all’insegna del buon vino e dei sapori emiliani. “Cantine Aperte” è stata anche l’occasione ideale per scoprire il “Museo del Vino e della Civiltà Contadina”, un percorso espositivo di oggetti e strumenti legati al mondo agricolo ed enologico fra i più ricchi d’Italia, teso a valorizzare l’appartenenza a un territorio a cui la famiglia sapevolezza per cui lavorare per una risorsa indispensabile, significhi prendersi cura del futuro. Per questo partecipa ad Expo nel padiglione di Federalimentare “Cibus è Italia”, luogo pensato come epicentro per divulgare e valorizzare l’immagine dell’industria alimentare italiana e dei suoi marchi eccellenti. Tutto il comparto dell’agroalimentare, infatti, trova nelle tecnologie e soprattutto nel convogliamento dell’acqua la propria radice essenziale. Il concept del padiglione è stato ideato come una vera e propria rappresentazione dell’industria italia- DONELLI VINI Genialloyd, leader di mercato in Italia nella vendita di polizze assicurative online, è entrato nella famiglia Webranking con l’obiettivo di ottimizzare e migliorare le strategie digitali di SEO e Web Analytics. In un contesto in cui la competitività rimane altissima, Genialloyd ha già ben consolidato la sua presenza nel mercato online. Ora, grazie al supporto di Webranking, si apriranno per il brand ulteriori opportunità di crescita sia in termini di acquisizione di nuovi clienti che in termini di aumento di brand awareness. 13 Imprese Reggiane Imprese Reggiane 12 e industriali, si è infatti occupata di distribuire molto materiale adesivo di scarto della produzione industriale in 20 tra asili, scuole e oratori della Val d’Enza per stimolare la creatività nei più piccoli. fornito adesivi e sigillanti per la realizzazione di alcune aree di uno dei padiglioni più visitati di Expo 2015, creato dallo studio londinese Foster+Partners e realizzato dalla reggiana Tecton Società Cooperativa. dispositivi elettronici nei mercati automotive e della telematica in Europa e in Asia. L’attuale top management di Meta sarà dotato di ampia autonomia per sviluppare le attività previste dal piano in- contatto con potenziali nuovi clienti che operano su mercati globali. Modelleria Brambilla ha registrato nel 2014 un valore della produzione pari a € 16,5 milioni, con una crescita Con una superficie di 4.386 mq il padiglione “Food for Thought” degli Emirati Arabi prende ispirazione dal paesaggio degli Emirati Arabi Uniti e si avvale di tecnologie verdi e sostenibili. (vedi foto realizzata da Cristian Iotti) Lo spazio del padiglione ha la forma di un canyon, lungo 140 metri, definito da setti e pareti curvilinee alte 12 metri. L’architettura evoca da un lato le strette strade pedonali delle città della penisola arabica e dall’altro le forme morbide e sinuose del deserto. Al termine di Expo Milano 2015, il padiglione degli Emirati Arabi Uniti sarà smantellato e riallestito ad Abu Dhabi, pertanto la progettazione ha dovuto tener conto sia delle condizioni generali di Milano sia di quelle della capitale degli Emirati Arabi Uniti. Litokol ha fornito il materiale per la posa di tutte le pavimentazioni e i rivestimenti del padiglione: adesivi cementizi ad alte prestazioni per la posa di piastrelle ceramiche e pietre naturali, idonei anche per sovrapposizioni e pavimenti riscaldanti. Inoltre sono stai utilizzati prodotti per l’impermeabilizzazione di ambienti umidi interni e per la scala interna che conduce dall’area show all’oasi. dustriale quinquennale approvato e condiviso con Deren. Allo stesso tempo, Deren sarà direttamente coinvolta nello sviluppo delle attività in Cina per cogliere le enormi opportunità del mercato locale. Meta contribuirà alla partnership con il proprio knowhow tecnologico e le proprie capacità industriali nello sviluppo di prodotti state of the art, mentre Deren condividerà il proprio ampio network di relazioni in Cina sia nel campo automotive sia nel settore assicurativo. A seguito dell’operazione, Meta sarà in grado di sfruttare le proprie tecnologie, i prodotti e processi industriali per avere successo nel promettente mercato cinese che sarà reso accessibile dalle forti relazioni di Deren con i principali player del mercato. del 30% rispetto al 2013 (€ 12,7 milioni) generata da tutti i principali mercati di riferimento in cui opera la società (Italia 25%, Europa 45% e America 25%). L’EBITDA è stato pari a € 2,0 milioni (EBITDA margin pari al 12,2%), +48% rispetto a € 1,4 milioni nel 2013 (EBITDA margin pari al 10,7%). CANOSSA EVENTS L’edizione 2015 della Modena Cento Ore Classic ha celebrato il 15° compleanno della gara, la Scuderia Tricolore di Reggio Emilia ha tracciato un percorso unico e spettacolare attraverso il centro Italia e ha organizzato un susseguirsi di gare nei più sfidanti autodromi italiani e sulle più impegnative strade di montagna. La gara si è svolta con la partecipazione di 80 equipag- gi provenienti da tutto il mondo a bordo di meravigliose auto storiche: vetture di ogni età e numerosi pezzi da collezione, per un valore complessivo stimato in oltre 100 milioni di euro. Sei giorni intensi, di cui quattro di guida, e circa 1.200 km tra le più suggestive strade panoramiche di Lazio, Umbria, Toscana ed Emilia-Romagna, con inizio a Roma e fine a Modena, facendo tappa a Firenze, culla dell’arte e del rinascimento Italiano e a Perugia, città d’arte e capoluogo della regione più mistica d’Italia. La Modena Cento Ore è la prima gara per auto storiche a “emissioni zero”: un approccio consapevole di tutela e sostenibilità ambientale. LITOKOL Litokol, l’azienda di Rubiera specializzata nella produzione di materiali per l’edilizia e decorazione d’interni, ha META SYSTEM Shenzen Deren Electronic Co. ltd (“Deren”) e Meta-Fin spa hanno siglato un accordo per sviluppare una partnership strategico-industriale, dando seguito alle intese definite nella lettera di intenti sottoscritta a marzo 2015. Sulla base di questo accordo, Deren acquisirà inizialmente da Meta-Fin il 60 % delle quote di Meta System con l’obiettivo di diventare uno dei principali fornitori di MODELLERIA BRAMBILLA Modelleria Brambilla, società quotata sul mercato AIM Italia specializzata nella componentistica di precisione per il settore automotive, ha preso parte alla Fiera Gifa 2015, giunta alla XIII edizione, che si è tenuta a Dusseldorf, in Germania. Il più importante evento mondiale nel settore fonderia, che si tiene a cadenza quadriennale e che nella scorsa edizione ha visto la partecipazione di 780 espositori da 45 Paesi per un totale di circa 50.000 visitatori presenti. La gamma presentata a GIFA 2015 copre l’intera gamma tecnologica impiegata in fonderia: impianti, macchine ed attrezzature. La partecipazione a questa fiera per l’azienda reggiana ha avuto una forte valenza strategica perché ha permesso di consolidare il rapporto con i partner e di entrare in CAR SERVER È stato inaugurato Drive Different: il primo store dell’Autonoleggio, il progetto pilota di Car Server per andare incontro alle esigenze di professionisti, Partite Iva e privati. La grande festa di inaugurazione è stata animata dalla Strana Coppia di Radio Bruno. Vi hanno preso parte anche i giocatori della Pallacanestro Reggiana che, insieme alla tennista Flavia Pennetta e al nuotatore Gregorio Paltrinieri, sono fra i primi testimonial ad aver provato il servizio Drive Different. 15 Imprese Reggiane Imprese Reggiane 14 na, una vetrina completa di prodotti di eccellenza, disposti secondo un percorso articolato in grado di fornire una panoramica esaustiva del Made in Italy. Fondata nel 1952, l’azienda ha sede in via Trento 24 a Fabbrico (RE), attualmente occupa oltre 160 dipendenti. È presente in oltre 60 Paesi, progetta e produce oltre 2.000 modelli di pompe. (full electric) per il trasporto urbano di Manila, la capitale delle Filippine. Dopo oltre due anni di lavoro congiunto e dopo aver realizzato una pre-serie di 50 mezzi elettrici che stanno lavorando nella megalopoli asiatica la società ha superato tutti i test e i requisiti qualitativi per poter fornire nuove trasmissioni per la realizzazione di ulteriori bus elettrici che si districheranno presto nel traffico della capitale filippina. BININI PARTNERS Si è tenuta presso lo spazio Impluvium della Triennale di Milano la mostra “La cultura della salute”, con la presentazione in anteprima di un video dedicato al modello di “Ospedale del Futuro” del Gruppo Ospedaliero San Donato, basato sui progetti degli I.R.C.C.S Istituto Ortopedico Galeazzi e Policlinico San Donato, a Milano, realizzati dalla Binini Partners di Reggio Emilia. Il Gruppo Ospedaliero San Donato, con 4 milioni di pazienti all’anno, curati da più di 4000 medici in 18 strutture, è il primo gruppo ospedaliero del Paese. Il video ha presentato il modello di “Ospedale del futuro” del Gruppo Ospedaliero San Donato, che prevede l’integrazione fra attività clinica, ricerca scientifica e didattica universitaria con l’obiettivo di mettere il benessere del paziente al centro. BENEVELLI L’impresa rubierese Benevelli ha raggiunto un accordo con la società GET per la fornitura di trasmissioni elettriche per la realizzazione di autobus a zero emissioni Benevelli esporta il 90% del fatturato in 40 paesi esteri, produce oltre centomila trasmissioni per veicoli elettrici contribuendo così in diversi ambiti a ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica e polveri sottili nell’atmosfera. Per quanto riguarda il progetto GET è stata realizzata negli stabilimenti produttivi di Rubiera una trasmissione che possa garantire le prestazioni richieste dal cliente interamente progettata e costruita in Italia utilizzando componenti Italiani. GET, azienda produttrice di bus elettrici, è una joint venture filippino-americana che ha come fine la progettazione e la realizzazioni di soluzioni per la mobilità sostenibile. Con diverse sedi negli Stati Uniti e in Asia, GET è pioniere nella produzione di veicoli a zero emissioni, anche il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha presenziato alla presentazione del progetto. Benevelli srl inoltre ha ricevuto le congratulazioni da parte di Massimo Roscigno, Ambasciatore Italiano nelle Filippine, e la visita da parte di Sigfrido Tinga, politico filippino ed ex sindaco di Manila. OLMEDO Si è svolta nella sala polivalente mobility room di Olmedo la conferenza stampa di presentazione del progetto “Running to Rio”, che vedrà l’azienda di Bibbiano al fianco di Francesca Porcellato nel percorso sportivo di avvi- cinamento ai Giochi Paralimpici in Brasile, in programma a Rio de Janerio dal 7 al 18 settembre 2016, dove si confronterà nella specialità dell’handbike. Atleta versatile, campionessa in varie specialità, Francesca ha conquistato varie medaglie prima nelle Paralimpiadi estive dove, nel 2008 a Pechino, è stata portabandiera della nostra Nazionale e successivamente in quelle invernali dove, nel 2010 a Vancouver, ha conquistato la medaglia d’oro nello sci di fondo. Oggi per lei un nuovo progetto, ambizioso e affascinante allo stesso tempo, denominato “Running to Rio”, che la vede e la vedrà partecipare a varie competizioni Italiane e Internazionali come i campionati italiani, le maratone, le gare in linea, a cronometro e presentarsi a Rio del Janeiro a 46 anni per conquistare una nuova medaglia. A margine della conferenza stampa è stato presentato il azienda leader nel settore del confezionamento dei formaggi grattugiati e porzionati freschi, il caseificio ubicato sulle colline di Reggio Emilia ha ottenuto la certificazione British Retail Consortium, livello A, e la certificazione International Food Standard, livello A. Il primo è uno standard relativo alla sicurezza alimentare, fondamentale in particolare per operare nel mercato britannico, mentre il secondo sancisce la competenza delle aziende del settore food in termini di qualità e sicurezza dei prodotti. video promozionale del progetto “Running to Rio” e la divisa ufficiale targata Olmedo che accompagnerà Francesca nelle gare che affronterà in tutto il mondo. Nel corso dell’evento sono intervenuti: William Reverberi, presidente Regionale del C.O.N.I., Emore Manfredi, presidente provinciale della F.I.G.C., Sergio Cavallari in rappresentanza della Boxe Tricolore Reggio Emilia, Davide Alberghini, Presidente del Gruppo Ciclistico APRE-OLMEDO di Reggio Emilia, Dario Morello, ex professionista di varie squadre calcistiche tra le quali Inter, Bologna, Genoa e Reggiana, Giovanni Bruno, Direttore di Sky Sport, Umberto Murazio, Responsabile Programma FIAT Autonomy e Marco Trapani, Responsabile Rete Italia Mercedes Benz. Determinanti per l’ottenimento delle certificazioni BRC e IFS sono stati gli investimenti effettuati per l’ammodernamento strutturale e tecnologico del Caseificio Colline di Selvapiana e Canossa. Oggi questa realtà è dotata di 30 caldaie e di un magazzino per la stagionatura con una capacità di 14.000 forme. Tra le novità più recenti, una citazione meritano il salatoio ad immersione, che assicura alle forme uniformità di assorbimento del sale ed è quindi garanzia di costanza qualitativa del Parmigiano Reggiano e la camera di asciugatura dove le forme riposano nei primi giorni di vita, collegata direttamente alla produzione attraverso un tunnel. DALTER ALIMENTARI A fronte della nuova fase di relazioni commerciali avviata dall’Italia con l’Isola di Cuba, l’impresa reggiana Clevertech, che produce ed esporta automazioni dei processi produttivi per le industrie, ha ottenuto un’importante Nuove importanti certificazioni per il Caseificio Colline di Selvapiana e Canossa: controllato da Dalter Alimentari, CLEVERTECH 17 Imprese Reggiane Imprese Reggiane 16 Il salone multimarca, situato in via Fratelli Cervi 79, si affaccia direttamente sulla via Emilia e permette di conoscere in concreto il noleggio a lungo termine, che sostituisce la rata per l’acquisto dell’automobile con un canone mensile onnicomprensivo, dall’assistenza alla manutenzione, dal bollo all’assicurazione, per una mobilità senza preoccupazioni. In Italia non esistono luoghi dove i privati, sempre più interessati al servizio, possano toccarlo con mano. Car Server ha voluto dedicare loro questo nuovo Salone. gli ospiti delle aziende sono anche visitatori della città e, nel tempo libero, diventano turisti. La loro permanenza a Reggio Emilia acquisisce un nuovo valore esperienziale: tra cooking lesson e visite a caseifici, cantine e acetaie, tour storici e culturali, i pacchetti offerti da Itinere permettono di vivere in prima persona ciò che il nostro territorio ha da offrire. Inoltre, l’agenzia si sta occupando del progetto Rexpo Day, dedicato alle imprese che desiderano organizzare una visita all’Esposizione per i propri ospiti, fornendo i servizi di biglietteria treni e di ingresso a Expo. La vicinanza di Milano rende Reggio Emilia una tappa ideale per chi progetta una visita a questo evento di portata mondiale ed ha contribuito, infatti, ad incrementare il numero di turisti accolti da Itinere nel trimestre appena trascorso. BLULINK La pubblicazione del Final Draft International Standard di ISO 9001:2015 per la gestione della qualità e di ISO 14001:2015 per la gestione ambientale, è lo stadio fi- so l’acquisizione di Ortopedia Ravaioli sas di Cesena. Ortopedia Ravaioli è una realtà storica nel panorama sanitaristico romagnolo e rappresenta, per Barbieri srl, una presenza di livello nel mercato ed un nuovo passo nel progetto di copertura del territorio nazionale. CREDEMTEL la Camera di Commercio di Cuba erano presenti Omar Fernandez Jimenez, segretario generale, Celia Labora Rodriguez, direttore generale delle relazioni internazionali, Lourdes Morell Santos, che cura le relazioni con la CEE e Yvonne Grass Delgado, presidente della sezione cubana del Comitato delle imprese Cuba-Italia. Una delle tappe fondamentali per garantire affidabilità e qualità nella propria offerta di servizi di conservazione dei documenti informatici è sicuramente ottenere l’accreditamento a svolgere tale attività dall’Agenzia per l’Italia Digitale. Infatti con la Circolare n. 65/2014 (G.U. n. 89 del 16/04/2014) AgID ha ridefinito le modalità per l’accre- ITINERE Itinere, referente sul territorio per il business tourism, propone un nuovo approccio di accoglienza e incoming: ditamento e per la vigilanza dei soggetti che intendono conseguire i riconoscimenti più elevati in termini di qualità e sicurezza prevedendone l’iscrizione in un apposito elenco pubblico. Obiettivo dell’intervento normativo è quello di garantire al mercato l’individuazione di player affidabili nell’erogare un servizio di cui molto spesso ci si dimentica nella scelta del partner a cui affidare per anni i propri documenti quanto sia fondamentale che questi abbia caratteristiche di competenza, affidabilità e solidità e che queste siano garantite nel tempo. Credemtel, società del Gruppo Credem che da sempre riconosce nell’affidabilità, sicurezza e solidità i propri valori fondanti, ha ottenuto tale accreditamento e, anche grazie all’esperienza maturata in tale ambito in questi 19 anni, si conferma tra i principali leader nel mercato della conservazione dei documenti informatici con oltre 800 clienti attivi che scegliendo di affidarci il proprio patrimonio di documenti ed informazioni sono certi che siano in buone mani. Imprese Reggiane Imprese Reggiane 18 commessa del valore di due milioni e 700 mila euro per la fornitura di una fabbrica per la produzione di chiavi, cilindri per serrature e lucchetti che verrà costruita a Camaguey, importante città al centro di Cuba, ed entrerà a pieno regime entro maggio 2016 e produrrà un milione di pezzi all’anno per soddisfare il mercato interno. La sede dell’impresa di Cadelbosco Sotto (RE) è stata meta della visita di una delegazione istituzionale cubana, che è stata accolta dal titolare Giuseppe Reggiani, di cui facevano parte: Isamary Gonzales Jover, consigliere economico dell’ambasciata di Cuba in Italia, per nale nel processo di revisione degli standard: il FDIS definisce informazioni coerenti e in linea con la versione definitiva che verrà pubblicata a settembre 2015. Durante la 6a edizione del “Quality for Italy –Italy for Quality”, l’evento che si terrà giovedì 12 novembre 2015 organizzato da Blulink in occasione della giornata Mondiale della Qualità (che si celebra tutti gli anni il secondo giovedì del mese di novembre), si porrà l’attenzione sui nuovi standard, sul nuovo approccio basato sulla Valutazione dei Rischi nei processi aziendali e sul periodo di transizione. Il “Quality for Italy” è diventato, come l’Open House annuale, uno degli eventi principali organizzati da Blulink nell’ambito della Qualità, a conferma di un ruolo di primo piano di Blulink in ambito Qualità e Compliance Management in Italia. L’incontro come sempre è gratuito ed è rivolto a tutti gli addetti ai lavori e agli imprenditori. BARBIERI Barbieri srl Progettiamo Autonomia di Reggio Emilia, punto di riferimento in Italia per quanto riguarda l’ortoprotesica, coerentemente al piano di sviluppo aziendale che sta da anni perseguendo, ha recentemente conclu- EMAK Il Gruppo Emak affianca la Pallacanestro Reggiana per il quinto anno consecutivo, il secondo da co-sponsor. Anche per la stagione 2015/16 il logo dell’azienda reggiana, uno dei maggiori gruppi a livello globale nei settori dell’outdoor power equipment, delle pompe e del water jetting, e dei relativi componenti e accessori, comparirà sul pantaloncino della Grissin Bon. “Nelle ultime stagioni Pallacanestro Reggiana ci ha regalato grandi emozioni: lo scorso anno l’indimenticabile vittoria dell’EuroChallenge a Bologna e quest’anno la finale scudetto, seguita con entusiasmo e passione dalla città intera, che si è sentita davvero parte del gruppo - commenta Fausto Bellamico, Presidente di Emak - Siamo orgogliosi di rinnovare la collaborazione con il club biancorosso, che rappresenta una testimonianza della nostra vicinanza a Reggio Emilia e alla sua squadra, esprimendo il sostegno di Emak ai valori positivi che questo sport comunica: competizione, dedizione, rispetto per le regole e impegno. Gli stessi valori che da sempre caratterizzano il nostro lavoro e sono alla base del nostro gruppo. Allo staff e ai ragazzi va il nostro più caloroso in bocca al lupo per l’inizio del nuovo campionato che siamo certi ci regalerà altre grandi soddisfazioni”. Imprese Reggiane Artoni Europe è in grado di gestire le spedizioni sia in import sia in export assicurando la massima professionalità anche nella gestione dei documenti di trasporto. engineering, Ghepi ha valorizzato questo evento con la presentazione di alcuni nuovi sviluppi ottenuti grazie alla GHEPI calcoli fem/fea/cfd, documentazione tecnica, automazione e software industriali, animazione 3d e rendering, costruzione prototipi. Le sedi Asotech sono a Sant’Ilario d’Enza (RE), Modena e Casalecchio di Reno (BO). ARTONI TRASPORTI Artoni Europe, servizio internazionale via terra di Artoni Trasporti, registra ottimi risultati nel primo semestre con un aumento dei quintali trasportati superiore al +20% ri- ASOTECH È online il nuovo sito internet di Asotech, che è il risultato di un lavoro totalmente nuovo per presentare al meglio tutte le attività aziendali. La struttura è stata completamente riorganizzata secondo i migliori standard del web design utilizzando tecnologie responsive. Lo stile grafico è stato rinnovato senza rinunciare alla consolidata tradizione dei colori aziendali. Ampio spazio è stato dedicato ai social network Facebook, Linkedin, Google Plus e Youtube canale dedicato al servizio di animazione e rendering per favorire il contatto diretto con tutti i followers. L’azienda attende dai visitatori feedback e suggerimenti per migliorare ancora. Asotech è una società di engineering con oltre cento collaboratori che si propone quale partner qualificato per le aziende anticipandone le esigenze e garantendo, attraverso l’offerta congiunta di tecnologie all’avanguardia e professionalità altamente qualificate, un’ampia gamma di servizi tecnici nelle tre sedi o in outsourcing. spetto allo stesso periodo del 2014. Grazie al potenziamento delle linee di collegamento coi ben 32 paesi europei, Artoni Europe garantisce alle aziende clienti partenze giornaliere per le principali destinazioni e, tramite un esteso network europeo, può movimentare, trasportare e consegnare qualsiasi tipologia di merce, senza limiti di peso, dimensioni, ingombro e numero di colli. Ghepi ha preso parte in qualità di sponsor allo Smart Plastics Forum che si è tenuto a Milano Malpensa giovedì 24 e venerdì 25 settembre. In questa sede ha presentato materiali polimerici avanzati, tecnologie di engineering e casi applicativi. Il forum è stato suddiviso in quattro sessioni: metal replacement, sostituzione di metalli e leghe con relativa re-ingegnerizzazione; high performances, impiego di tecnopolimeri in applicazioni di nicchia che richiedono prestazioni specifiche (conducibilità elettrica, resistenza ad agenti chimici ed atmosferici); lightweight, alleggerimento di prodotti e componenti grazie all’utilizzo di tecnopolimeri e materiali compositi; surface, ottimizzazione delle superfici con l’impiego di tecnopolimeri (autolubrificazione, resistenza all’abrasione, texture, ecc.). Nell’ambito delle tecnologie di 21 Imprese Reggiane 20 Da oltre 25 anni offre ai propri clienti servizi di: progettazione meccanica e impianti industriali, simulazione e recente acquisizione della stampante 3D Delta-Wasp 4070. La prototipazione rapida che la caratterizza consente di offrire un servizio completo nello sviluppo dei progetti, ottimizzare la progettazione degli articoli, prevenire errori e difetti, ridurre tempi e costi dovuti a modi- Imprese Reggiane 22 fiche stampi. Ha inoltre un ruolo importante nelle valutazioni di marketing e nella definizione del design prima ancora di procedere con la costruzione degli stampi. PRIMA INDUSTRIES Prima, azienda di primaria importanza mondiale nella subfornitura di componenti e sistemi utilizzati da costruttori di autobus e di cabine per veicoli industriali, ha recentemente immesso sul mercato una nuova versione del suo innovativo sistema di pulsantiere senza fili EasyStop, utilizzato per la chiamata di fermata sugli autobus urbani od interurbani sui quali è prevista tale opzione. Il sistema, brevettato ed interamente prodotto da Prima, che è installato da oltre cinque anni da costruttori di autobus presenti su tutti i continenti del mondo, oltre a consentire ora una più facile e rapida installazione anche senza l’assistenza dei tecnici specializzati, presenta ora una unità ricevente completamente rinnovata nel design che, ove desiderato per ragioni stilistiche o funzionali, può anche essere nascosta dietro un pannello. Inoltre, pur rimanendo invariato il design, le pulsantiere sono state modificate per renderle maggiormente resistenti agli atti vandalici (asportazione). Infine, l’architettura hard e software è stata implementata ai fini di una più precisa emissione e riconoscimento del segnale. Prima è particolarmente fiera di questo prodotto, che ben rappresenta la strategia e le capacità innovativa che la caratterizza e che negli anni le ha consentito, partendo dalla produzione di semplici componenti in plastica, di diventare un player globale della subfornitura verso produttori di autobus e veicoli industriali. CIS & MET INFORMATICA Dopo la recente installazione del software CM-LogisticaFashion.Net a Shanghai, il successo di Cis & Met Informatica è sbarcato ora a Singapore. Insieme al partner B Group – importante società di logistica che lavora per grandi marchi della moda nel mon- do – l’impresa reggiana ha gestito al meglio lo start-up in un magazzino di 10 mila metri quadri dove, in sole due settimane, si è passati dalla movimentazione manuale a quella gestita tramite la logistica avanzata con radiofrequenza. La partnership tra Cis & Met, B Group e altre aziende straniere ha permesso di avviare questo grande progetto che molti competitor del settore avevano rifiutato. Dallo scorso mese di luglio CM-LogisticaFashion.Net permette, insieme ai partner e a B Group, di gestire la movimentazione del materiale di lusso dei clienti dall’accettazione alla spedizione, curandone l’intero controllo e tracciamento. “Solo affrontando la questione dell’età nelle aziende potre- te destinata a crescere: nel 2030 un lavoratore su quattro Ponzellini, sociologa del Lavoro; da Giovanni Boniolo, pro- mo adottare fin da subito quegli strumenti per governare l’im- (26%) sarà over 55 anni, traghettando l’Italia ai valori più fessore di Filosofia della Scienza presso l’Università di Mi- patto generazionale, il trasferimento delle competenze, l’ob- alti d’Europa, insieme solo alla Spagna. Nelle aziende ita- lano, ad Alessandro Rosina, professore di Demografia alla solescenza dei saperi. L’invecchiamento nelle imprese è un pro- liane, è emerso ancora, i dipendenti sono sempre più anzia- Cattolica. Con loro anche Pierangelo Albini, direttore del- blema, e un costo, solo se lo si subisce”. ni e gli ingressi dei giovani stanno diventando un’eccezio- l’Area Lavoro e Welfare Confindustria: “I numeri – ha riba- Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana, l’Agenzia ne. I dipendenti con un’età compresa fra 55 e 64 anni sono dito Albini – ci dicono che il modello odierno di welfare non per il Lavoro veneziana, sesta in Italia con un fatturato di 3,7 milioni, fra 15 anni, anche ipotizzando un tasso di at- potrà più sostenersi e soprattutto il suo peso non potrà gra- tività costante nei vare in capo a chi prossimi anni, sa- produce. È necessa- ranno un milione in rio passare da un si- più. Un incremento stema che si fonda del 27%. È eviden- sulle politiche pas- te che le imprese sive ad un altro, dovranno essere che si fonda sulle capaci di evitare il politiche attive. Le “crash generazio- aziende più avvedu- nale” e una conse- te già oggi gestisco- guente crisi di si- no la fase dell’in- stema. Per gli ana- vecchiamento non listi è un passaggio come un percorso obbligato, guardan- obbligato verso la do al fatturato, alla pensione, ma at- produttività, all’ot- traverso modelli in- tenimento delle mi- Nel 2030 saranno quasi 10 milioni gli over 55 AGE MANAGEMENT, LA GESTIONE DELLE ETÀ NELLE IMPRESE. UN PATTO FRA GENERAZIONI PER EVITARE UNA NUOVA CRISI DI SISTEMA novativi. Bisogna 366 milioni nel 2014, lo spiega chiaramente alla platea di gliori performance grazie ad una migliore gestione delle ri- costruire un nuovo modello e dobbiamo avere nuovi strumen- oltre 250 fra imprenditori, professionisti, manager, diretto- sorse umane. ti per farlo”. ri delle risorse umane, raccolti l’8 giugno scorso in Sala Col- “Age Management – ha spiegato Caprioglio – non vuol dire Tutti fenomeni che se gestiti determinano il benessere di lina della sede del Gruppo Sole24Ore a Milano. “Age Mana- solamente gestione delle età, ma gestione delle persone nel- un’impresa, in termini di miglioramento dell’ambiente di la- gement, conoscere la propria azienda per farla cresce- le diverse fasi della loro vita lavorativa siano esse giovani o voro e dunque di produttività e fatturato. re”, è il titolo del convegno che Umana ha realizzato in col- anziane, da quando entrano in azienda a quando sono pros- “Prendere in considerazione le diverse età nell’impresa, agi- laborazione con Il Sole 24 ore. simi all’uscita”. re di conseguenza attraverso azioni rivolte all’age manage- Dopo circa un anno di lavoro, in collaborazione con espo- Analisi demografiche periodiche, life-long learning, rever- ment, vuol dire affrontare concretamente un processo etico nenti scientifici di livello internazionale e professori univer- se mentoring, self empowerment sono le chiavi di lettura del- e al tempo stesso economico – ha aggiunto Giovanni Bonio- sitari, Umana ha voluto scattare la fotografia della situazio- le strategie più innovative nella gestione delle risorse uma- lo nel suo intervento – perché questi sono temi sensibili e ne italiana, guardando dentro alle imprese, cercando di ca- ne, strade obbligatorie per affrontare gli impatti demogra- ricevono una risposta da parte del mercato. Comportarsi bene pire le loro esigenze e costruire dei percorsi per affrontare fici sul mondo del lavoro, anche alla luce delle recenti di- paga, anche in termini economici. Stiamo passando dall’eti- quello che gli indicatori prefigurano come un problema da scussioni sulla riforma delle pensioni. ca del profitto al profitto dell’etica”. Ecco allora perché af- gestire subito. L’incontro milanese, moderato da Alberto Orioli, vicediret- frontare la valorizzazione delle singole persone, comincian- Il report Umana, elaborato con il demografo dell’Università tore del Sole 24 Ore, poteva contare su di un panel quali- do magari dal conoscere la propria azienda, analizzando di- Cattolica di Milano Alessandro Rosina, ha evidenziato che ficato: da Tommaso Nannicini, professore associato pres- namicamente la componente generazionale, capendo dall’in- nei prossimi 15 anni la fascia d’età 55-64 anni (oggi pari so il dipartimento di Economia “Ettore Bocconi” e consiglie- terno quali strategie adottare per far diventare risorsa quel al 15% della forza lavoro complessiva) sarà inesorabilmen- re economico della Presidenza del Consiglio, ad Annamaria che poterebbe costituire un disvalore. La politica industriale ai tempi del tablet Recensione del libro “CACCIAVITE, ROBOT E TABLET. COME FAR RIPARTIRE LE IMPRESE” di Dario di Vico e Gianfranco Viesti * di Enrico Viceconte Il libro di Dario di Vico e Gianfranco Viesti ci fornisce un quadro molto preciso di quanto siano state molto imprecise, generiche e incerte, in Italia, certe scelte determinanti per la crescita del Paese. Il libro è una ricognizione di taglio giornalistico in grado di farci accorgere di una svantaggiosa tendenza molto italiana a non portare a termine progetti, a enunciare ed esortare più che a concretizzare. Emerge anche che, qui da noi, non possiamo attribuire la mancanza di una pianificazione strategica alla scelta legittima di lasciar fare al mercato, quanto a un’inammissibile incapacità italiana di definire ed eseguire una qualsiasi strategia. L’idea di “politica industriale” ha un’oscillante fortuna critica. Abbiamo trascorso, fino alla crisi, una lunga stagione d’impopolarità del termine e dei principi che esso contiene. La tifoseria del “Mercato” che ritiene inutile o dannosa la politica industriale, ha per oltre un ventennio messo in soggezione quella dello “Stato” che auspicava invece un’attiva e vivace politica industriale. Oggi la politica industriale torna ad alimentare il dibattito sulla crescita e s’infoltisce il numero di fautori di un intervento pubblico mirato e strategico in economia: nel mondo, in Europa e finalmente, di nuovo, in Italia. Con il perdurare della crisi, con l’avvento accelerato delle tecnologie “disruptive” che cancellano posti di lavoro molto più velocemente di quanti ne possano ricreare, ritornano anche gli indu- strialisti convinti e si può parlare di azione pubblica e politica industriale senza sentirsi statalisti e demodé. Anzi l’economia industriale mostra soluzioni di politica industriale avanzate e “sistemiche” adatte alle sfide nuovissime di riconfigurazione delle catene del valore globali e di creazione di ecosistemi dell’innovazione in cui si metta in moto il “turbo” della tripla elica costituita dalle imprese, dallo Stato e dall’Accademia. Scrivo “finalmente in Italia” non perché voglio subito unirmi ai “tifosi” dell’“industrialismo” contro quelli del “post-industrialismo” o contro gli oltranzisti ultraliberisti affetti spesso da “anti-industrialismo”, ma perchè ho l’impressione che il nostro tempo di risposta sia rallentato, oltre che da una carenza di visione sistemica, di capacità strategica e di “project management”, da una certa inerzia e da una certa opacità delle posizioni. Il libro di Viesti e di Vico sembra confermarlo. I segnali di risveglio della politica industriale nel mondo sono molti. Cominciamo dagli Stati Uniti in cui l’amministrazione Obama ha lanciato due grandi progetti per lo sviluppo del Paese: “Transatlantic Trade and Investmens Partnership” (TTIP), per favorire gli scambi commerciali, e “Manufacturing” anche denominato “Industrial renaissance” o, dal MIT, “Making in America”, per favorire il ritorno delle fabbriche sul suolo USA. Del primo progetto si è parlato molto perché i critici credono che, prevedendo l’abbattimento di molte barriere normative tra USA ed Europa (anche quelle improntate a una certa prudenza degli standard di produzione), sia molto favorevole a un’America che non si cura né di welfare né di garanzia di qualità dei prodotti, poco favorevole all’Europa e al suo modello accorto di welfare e di qualificazione dei prodotti e del tutto sfavorevole all’Italia e ai prodotti tradizionali di alta qualità delle sue pic- cole aziende, soprattutto nell’alimentazione. Il secondo progetto riguarda gli investimenti pubblici per la riscossa del “manufactured in USA”. I due programmi, intervenendo indirettamente in modo integrato e innovativo sul Product Lifecycle Management (R&D, progettazione ed engineering, approvvigionamento, produzione, Original Equipment Manufacturing, distribuzione, servizio) e sulla configurazione della catena del valore globale, mettono le premesse per una ridi- 27 Industria Industria 26 stribuzione internazionale del lavoro molto favorevole alle capability e agli obiettivi statunitensi. Con i due progetti del governo Obama, uno che rimuove ostacoli e l’altro che investe nei varchi di opportunità creati, gli Stati Uniti vogliono modificare l’“ecosistema” (soprattutto nell’area atlantica e con possibili vantaggi reciproci, secondo alcuni, per USA ed Europa, considerati “partner”) con l’obiettivo di arrestare il processo di deindustrializzazione che, negli USA, ha visto la quota del prodotto manifatturiero ridursi dal 15% all’11,6% del quindicennio 1998-2012, con la perdita di 5,7 milioni di posti di lavoro e una crescita del disavanzo commerciale. Il risultato atteso per il 2024 è di riportare al 16% il peso della manifattura nel PIL e la creazione di 3,7 milioni di posti di lavoro aggiuntivi. C’è da credere che le riconosciute capacità di project management degli americani diano una ragionevole confidenza che gli obiettivi saranno perseguiti e raggiunti, anche parzialmente, pur alla presenza dei futuri cambi dell’amministrazione. Vediamo l’Europa. Nel 2012, una comunicazione della Commissione ha sollecitato il Parlamento Europeo ad ag- porsi ideologicamente, escludendosi a vicenda, sembrano integrarsi tra loro, superando le faziosità dei “tifosi” di Coppi o Bartali. Un’ integrazione basata su una possible composizione degli interessi e dei punti di vista delle parti, in logica combinata top-down-bottom-up. Vale a dire il superamento sistemico della confusione tutta italiana del cerchio e della botte, oppure della tendenza, nel dubbio, a non fare alcunchè. Una rinata politica industriale potrebbe indicare soluzioni nuove e creative, in logica ambidestra di “Stato e Mercato” più che di “Stato o Mercato” e con la presa d’atto che, in un’ economia competitiva, convivono il “cacciavite, il robot e il tablet”. La possibile nuova politica industriale auspicata nel libro prevede la presenza, in un paese, di molteplici settori industriali e il presidio, la prossimità e l’integrazione “quasi gerarchica” (ovvero di “quasi mercato”), del maggior numero possibile di segmenti verticali delle Global Value Chain. Per restare alla metafora vetero-ciclistica, il libro non sembra mai abbandonarsi al principio di Bartali che “è tutto sbagliato, tutto da rifare”, ma indica diversi fenomeni incoraggianti sui cui è possibile lavorare. Un esempio tra tutti è quello della performance dell’industria biotech e farmaceutica italiana che emerge benissimo nell’ipercompetizione, nonostante lo smantellamento del piano “Industria 2015” che si proponeva di intervenire top-down nel comparto delle scienze della vita (pag. 78-79). Insomma si intravede, dai due saggi del volume, un’area di lavoro (tra stato e mercato; tra top-down e bottom-up) in cui si potrà avere successo se saranno chiari i principi strategici adottati. Come sono chiarissimi, ad esempio, negli USA. Dal libro emerge che è giunto il tempo delle scelte, dopo che per decenni, nel dubbio se soddisfare alcune istanze o altre, non si sono fatte scelte precise e azioni concrete, ad esempio la scelta di quei settori (e non altri) in cui l’“Azienda Italia” poteva difendere o generare vantaggi competitivi sullo scenario globale. Ricordiamo una delle definizioni di strategia (tratto da Hax, Majluf, 1991): 1 la strategia è un insieme di decisioni coerente, unitario e ben integrato; 2 che definisce ed esplicita gli obiettivi di lungo periodo, le linee d'azione per perseguirli e i criteri per l'allocazione delle risorse; 3 che seleziona le aree strategiche in cui si dovrà essere presenti; 4 che mira a raggiungere un vantaggio competitivo sostenibile in ciascuna delle aree strategiche, rispondendo in modo appropriato alle minacce e alle opportunità – espresse dall'ambiente – che devono essere coerentemente combinate con i punti di forza e di debolezza; 5 che motiva e coinvolge tutti. Leggendo il libro di Viesti e Di Vico, o se sfogliamo una rivista di Economia industriale come “L’industria”, ci accorgiamo che le scelte non sono state fatte anche per mancanza di strategia, così come l’abbiamo schematicamente definita. Il rischio di non trovare la strategia italiana è che, in presenza dell’“Industrial Compact” europeo, e del “TTIP” atlantico, a dettarci la strategia saranno altri e probabilmente non a favore dei nostri interessi. Poi c’è il problema dell’“Execution”, non certo secondario alla strategia: saremmo dopotutto in grado di eseguire una strategia ben formulata? Oppure abbiamo, nel pubblico e nel privato, delle tare insuperabili ed è meglio che ci affidiamo allo “stellone” italiano. Abbiamo, a tutti i livelli, capacità di project management pari a quelle degli altri paesi? Oltre alla necessità di riforme (istituzioni, lavoro, pubblica amministrazione, giustizia, fisco, legalità) non servirà, per accrescere le nostre capacità di esecuzione, anche un progetto di lungo termine per coltivare, allo stesso tempo, “technical capabilities” e “social capabilities”? Le social capability sono nel quadro politico e giuridico, nella disponibilità d’infrastrutture materiali e immateriali, ma anche nell’istruzione, nella mobilità sociale, nella cultura e nel sistema di valori, nel “capitale sociale”. Tutti fattori che si modificano, se c’è la volontà, in tempi molto lunghi. Nessuna strategia di sviluppo può fare a meno di capability fondamentali e capability “distintive”, altrimenti si riduce a un insieme di “esortazioni”. Sono stati evidenti i casi in cui le esortazioni, da qualunque parte provenissero, sono restate esortazioni e dunque lettera morta; i casi in cui piani strategici ottimamente articolati (come “Industria 2015”, elaborato nel 2006 e dotato di un “fondo di competitività” di un miliardo di Euro) sono stati smantellati nel susseguirisi dei governi senza avere la possibilità di dispiegarsi nel tempo. Questi insuccessi sono elementi di riflessione per chiedersi, non ideologicamente, “cosa non ha funzionato?”: le “lezioni apprese” di alcuni progetti. Questa è una funzione del libro di Viesti e Di Vico: chiedersi cosa non ha funzionato (e farcelo sapere con chiarezza) per non commettere più gli errori del passato. “Ancora una volta però ci si muoverà solo sotto il segno dell’emergenza e non su progetti di sviluppo” scrive con molta rassegnazione Dario di Vico a pag. 134. “Bisogna che l’Italia diventi un paese più serio. Vale la pena di provarci” conclude con un po’ più di speranza Gianfranco Viesti. Buona fortuna! Oggi che l’accelerazione del cambiamento ci mette in angoscia, come scrive Adriano Solidoro in questo blog, nell’era che si definiva post-industriale e che invece non lo è del tutto, quella del cacciavite, dei robot e dei tablet, l’economia industriale è una materia che comincia finalmente da appassionare e la politica industriale diventa un tema all’ordine del giorno. Lo testimonia anche il successo che incontrano i libri e gli studiosi che parlano con chiarezza di politica industriale anche ai non addetti ai lavori. Prendiamo il caso di Marianna Mazzuccato e del suo best seller internazionale “Lo stato innova- Il Bicocca Training & Development Centre (BTDC) è il centro di ricerca dell'Università di Milano-Bicocca che opera nel campo dello sviluppo organizzativo, della formazione e della gestione strategica delle risorse umane. Il BTDC è composto da studiosi e ricercatori nell’area degli studi organizzativi e delle risorse umane. Si avvale di un ampio network di università, centri di ricerca e Business School italiane e straniere per svolgere studi su temi di frontiera relativi allo sviluppo organizzativo e di crescita delle risorse umane, nel mondo delle organizzazioni pubbliche, private, non-profit. Il BTDC, inoltre, svolge ricerche su commessa su temi rilevanti per gruppi dirigenti, famiglie professionali e associazioni di imprese. tore”. Le persone vogliono saperne di più, non si accontentano di assistere nei talk-show alla contrapposizione tra le formule semplificate espresse da schieramenti contrapposti né all’esercizio esibito dell’esortazione e delle bocciature agli altri. Le persone sanno che è in gioco il futuro proprio e dei propri figli e vogliono capire di più, per partecipare alle scelte ormai indifferibili per un rinascimento italiano. * pubblicata sul Bolg di Bicocca Training & Development Centre. 29 Industria Industria 28 giornare gli obiettivi della politica industriale comunitaria. Nel 2014, alla comunicazione si aggiungeva un memorandum intitolato, senza grande fantasia, “For an European Renaissance” ovvero, nel gergo più antipatico in uso in Europa, “Industrial Compact”. Il “Compact” è una proposta di patto volta a mantenere l’impegno assunto dell’Europa di riportare il peso della manifattura europea dal 15% al 20% del PIL nei prossimi sei anni. Se si tiene conto che la Germania viaggia stabilmente con un 22% sin dal 1999, il patto lancia a tutti gli altri paesi, scesi molto al di sotto del 20%, una sfida estrema sul piano dell’innovazione, dell’efficienza e della crescita della produttività. Passiamo infine all’Italia che, in tema di “rinascimento”, dovrebbe insegnare e in cui invece, come scrive Confindustria in una nota del 31 gennaio 2014, “la politica industriale è tuttora assente.” Confindustria scrive proprio “assente” e non “incerta” o “sfocata”, in un gioco delle parti in cui tutti bocciano tutti agli esami di maturità. La sfida del “Compact”, con queste premesse, non è quella di un rinascimento ma quella di una rivoluzione culturale che, tra l’altro, dovrebbe provare a rimuovere una serie di alibi. Della difficoltà della sfida ci parla il libro di Viesti (economista industriale) e De Vico (giornalista) uscito nella collana "Bianconero". La battaglia delle idee" de “Il Mulino”. I due autori sono largamente d’accordo sul problema italiano e sulle sue radici storiche, ma divergono sulla risposta alla domanda che è nel titolo “Come far ripartire le imprese?” Il libro si divide così in due saggi, ciascuno dei quali mette argomentazioni ed esempi sul proprio piatto della bilancia. Insomma più che di una battaglia tra “bianco e nero”, il libro presenta lodevolmente molteplici sfumature e il senso di un equilibrio. Nel primo piatto della bilancia, Gianfranco Viesti sostiene con convinzione le ragioni e l’importanza dell’azione pubblica (top-down) per fronteggiare la globalizzazione, per scetticismo sulla possibilità che il mercato sia capace “di spingere gli imprenditori a fare investimenti e a governare l’innovazione”. Nel secondo piatto della bilancia, Dario Di Vico, per scetticismo sulla “capacità dei soggetti pubblici di operare in una materia così complessa”, mostra invece maggiore fiducia nell’iniziativa e negli “animal spirit” degli imprenditori italiani (bottomup), nell’effetto dell’abbassamento delle tasse e nei comportamenti di banche e multinazionali. Il pregio del libro è che le due tesi, invece di contrap- SPAGHETTI ROBOT 31 Industria Industria 30 Il made in Italy che ci cambierà la vita INTERVISTA ALL’AUTORE RICCARDO OLDANI Perché un libro sui robot fatti in Italia? Perché è da almeno un decennio che, da giornalista scientifico, frequento i ricercatori e i laboratori di robotica italiani, dove si lavora a progetti assolutamente straordinari e all’avanguardia. In Italia siamo bravissimi in molti aspetti di questa nuova e complessa scienza delle macchine, che spazia dalla meccanica all’informatica, dall’automatica alla bioingegneria. Poi però, quando leggo i giornali o cerco sul web, spuntano fuori soltanto robot giapponesi, tedeschi o americani. Mi sembrava doveroso rendere merito al lavoro che fanno i nostri scienziati. In quali ambiti della robotica siamo più all’avanguardia? Certamente nella robotica industriale, che vede intorno a Torino una concentrazione probabilmente unica al mondo di aziende di altissimo livello. Del resto le nostre aziende sono tra le più robotizzate del pianeta, dopo quelle giapponesi, coreane e tedesche, e davanti a paesi come Stati Uniti, Francia o Gran Bretagna. Ma ci sono anche altri poli di ricerca eccellenti nella robotica industriale, per esempio a Napoli o a Milano. Non solo robot operai però… No, infatti. Abbiamo anche molti centri che lavorano sui robot di servizio, cioè quelli capaci di cooperare con l’uomo, assisterlo, perfino curarlo. In questo ambito la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’Iit, l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, sono strutture dove si fa una ricerca davvero all’avanguardia. Entro pochi anni potrebbero nascere, nella penisola, robot camerieri in grado di rivoluzionare il nostro modo di vivere in casa. Ma ci sono anche altri progetti che lasciano a bocca aperta. Per esempio? Per esempio le auto robotiche progettate dal Vislab, un centro di ricerca di Parma. Leggiamo meravigliati del- l’auto robotica di Google o di quella di Uber, che sono finite sui giornali di tutto il mondo, ma il Vislab sviluppa auto che si guidano da sole da molto, molto tempo prima. Pensate che nel 2011 ha spedito quattro furgoncini Piaggio fino a Shanghai: un viaggio di oltre 11.000 chilometri dove a guidare era solo l’intelligenza artificiale del veicolo. Nel 2013 un’auto del Vislab ha circolato senza autista per le vie di Parma: è stata la prima volta al mondo che una vettura robotica si è destreggiata con successo nel traffico di una città. Che utilizzi potrebbero avere i robot italiani? Per esempio assistere le persone anziane, un compito importantissimo in una società che invecchia sempre di più. La Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha perfino stretto un accordo con un piccolo comune, Peccioli, in Toscana, dove tutta la popolazione collabora con gli scienziati nello sviluppo di nuovi ro- bot utili: capaci, tra le altre cose, di portare la spazzatura nei cassonetti, facendo anche la differenziata, o perfino andare in negozio a fare la spesa. Altre applicazioni? Per esempio aiutare a curare disturbi o malattie, superare disabilità, recuperare la perfetta forma fisica. In Italia, sempre il Sant’Anna di Pisa, ha realizzato il primo braccio robotico del mondo impiantato su un paziente amputato. È in grado, attraverso speciali sensori immersi nei polpastrelli, di restituire perfino il senso del tatto. In Giappone lavorano molto sui robot umanoidi. E noi? Anche. A Genova, all’Iit ne stanno sviluppando due dalle caratteristiche eccezionali. Si chiamano ICub e Coman. Il primo è grande come un bambino di 5 anni ed è capace di interagire con gli oggetti e con le persone: è usato come piattaforma di ricerca in una trentina di università del mondo, ma è nato in Italia da ricercatori italiani. Il secondo ha la capacità di stare sempre in piedi, anche se gli si fa lo sgambetto o lo si prende a spintoni. In prospettiva futura potrebbero diventare robot di casa, capaci di aiutarci a fare le pulizie, giocare con i bimbi, controllare la casa in nostra assenza e molte altre cose ancora. Quindi andiamo verso un mondo popolato di robot? Io credo proprio di sì e spero che sia il genio italiano a guidarci verso questa transizione. I nostri scienziati sono i più sensibili alle questioni etiche sollevate dall’utilizzo di queste macchine e sono anche tra i più creativi nel pensare nuovi impieghi e nuove mansioni, in cui i robot siano alleati e compagni dell’uomo e non loro sostituti o, peggio, nemici. Senza contare che mantenere entro i nostri confini simili eccellenze potrebbe contribuire allo sviluppo di una nuova imprenditoria, di cui si vedono già numerosi esempi nella penisola. Un’opportunità per creare lavoro altamente qualificato di cui abbiamo tanto bisogno. Spaghetti robot. Il made in Italy che ci cambierà la vita Lontano dai riflettori i robotici italiani, tra i più bravi e creativi del mondo, stanno sviluppando macchine intelligenti che presto potrebbero trasformare le nostre vite, rendendo realtà quello che fino a poco tempo fa era considerato fantascienza: robot domestici in grado di farci compagnia, di aiutarci nelle faccende di casa e di prendersi cura di noi; robot operai capaci di lavorare fianco a fianco con i loro colleghi umani; robot soccorritori che possono salvarci da incendi, alluvioni o terremoti; robot chirurghi per curarci o robot da indossare per darci forza e resistenza. Riccardo Oldani racconta le moltissime eccellenze italiane della robotica, all’avanguardia nel mondo e sconosciute ai più, e delinea un prossimo futuro in cui le macchine pensanti saranno sempre più a contatto con noi, nelle fabbriche come a casa, nelle scuole o in ufficio. Codice Edizioni La casa editrice Codice Edizioni è stata fondata a Torino nel settembre 2003 da Vittorio Bo. Le linee portanti della casa editrice, inizialmente orientate primariamente alla scienza, si sono ampliate nel tempo nel tentativo di coprire gli innumerevoli bisogni di conoscenza e curiosità di lettori alla ricerca di informazioni, analisi e confronti puntuali. Abbiamo seguito grandi scienziati e grandi comunicatori, prestato un’attenzione particolare alle nuove forme di comunicazione, ai mutamenti occorsi nelle scienze sociali e nella critica: in una parola ai nuovi bisogni culturali, crediamo di tutti. Dal 2014 ci siamo lanciati in un’avventura nuova, per cercare di tornare alle origini della nostra vocazione: raccontare storie. È così nata la prima collana di narrativa di Codice Edizioni, che ha debuttato nel maggio 2014 al Salone Internazionale del Libro di Torino. LA STAMPA IN 3D: MODA O RIVOLUZIONE? di Luca Beltrametti e Angelo Gasparre LA FRONTIERA La stampa 3D è un’innovazione che ha già qualche decennio ma sta mostrando le sue applicazioni più interessanti sul piano economico solo recentemente. Anche sul piano tecnologico, peraltro, si è ancora per alcuni aspetti in una fase di sviluppo e sperimentazione. È chiaro, in ogni caso, che questa tecnologia merita grande attenzione e richiederà un notevole impegno di ricerca non solo da parte degli studiosi dei materiali e delle tecnologie (che se ne occupano già da tempo) ma anche di economisti, sociologi e studiosi dei problemi organizzativi e aziendali. Un imprenditore o un manager del settore biomedicale o aerospaziale, infatti, potrebbero confermare che le applicazioni più interessanti della stampa 3D non riguardano più solo il campo della prototipazione ma al contrario è nella produzione di parti e componenti che essa sta mostrando le potenzialità più rilevanti. Esse hanno implicazioni economiche profonde, dalla rilevanza delle economie di scala della produzione alla logistica, all’impatto ambientale; si aprono spazi nuovi per l’innovazione di processo e di prodotto, cui si connettono trasformazioni nei fabbisogni professionali delle imprese manifatturiere, soprattutto nel campo del design industriale, della chimica, della tecnologia dei processi produttivi e nella manutenzione degli impianti. Guardando al fenomeno della manifattura additiva nel suo complesso sono in atto due tendenze parallele, profondamente diverse. In primo luogo (e questo che attira l’attenzione dei me- dia che parlano di “rivoluzione della manifattura”) oggi le stampanti 3D sono entrate nella disponibilità del grande pubblico. A partire dalla scadenza dei primi brevetti, infatti, e stato possibile realizzare stampanti a basso co- sto che hanno suscitato l’interesse di molti appassionati del Fai-da-te e delle nuove tecnologie. Lo sviluppo e la disponibilità gratuita di software di progettazione assai più user friendly di un tempo, la diffusione dei social network e la natura open source di molte tecnologie nel campo dell’elettronica hanno fatto il resto. In pochi anni, dunque, è nato un vero e proprio movimento, quello dei “makers” che guar- salvati dalle precedenti ondate di meccanizzazione. Sotto questa prospettiva l’esito finale sarebbe dunque opposto: questa tecnologia metterebbe in pericolo proprio alcuni dei settori che avevano mantenuto una dimensione manuale e “umana” grazie alla loro capacita di realiz- zare produzioni personalizzate. La storia ci dirà quale delle due visoni sia quella corretta. Un secondo fenomeno che si lega alla diffusione della stampa 3D nella manifattura riguarda il campo nella produzione industriale. Come si e accennato, infatti, l’evoluzione tecnologica e dei materiali che si e avuta negli ultimi anni ha consentito lo sviluppo di macchine per la stampa 3D molto avanzate (e costose) che permettono produzioni anche in metallo con livelli molto elevati di precisione. Dalla prototipazione, dunque, la manifattura additiva ha cominciato a essere utilizzata anche in settori industriali molto sofisticati come aerospaziale, biomedicale, automotive e nel campo della produzione del gioiello. In questa serie di articoli focalizziamo in particolare questo secondo ambito di applicazione della stampa 3D, ci occupiamo delle implicazioni economiche e organizzative che si connettono all’adozione di questa tecnologia nei processi della manifattura e cerchiamo di fornire alcune chiavi generali di lettura del fenomeno che – partendo da esempi concreti riferiti all’industria italiana – possano fornire indicazioni utili a comprendere la possibile evoluzione futura delle tendenze in atto. LE DIMENSIONI DEL FENOMENO Le applicazioni della manifattura additiva sono in costante crescita da diversi anni, sebbene le dimensioni di questo mercato siano per ora complessivamente contenute: 2,2 miliardi di dollari di fatturato a livello mondiale nel 2012 per il mercato primario (+ 28,5% rispetto al 2011), di cui un miliardo circa per materiali e sistemi e 1,2 miliardi di dollari per servizi. Se si prende in considerazione anche il mercato secondario (che comprende il valore di attrezzature, stampi, modelli e prototipi realizzati con le stampanti 3D), il valore complessivo del settore raggiunge i 3,4 miliardi di dollari, un valore ragguardevole ma ancora trascurabile se rapportato alle dimensioni della manifattura a livello mondiale: circa 11.600 miliardi di dollari (FMI). Il trend del settore, in ogni caso, e ben rappresentato dal tasso medio annuo di crescita del fatturato complessivo a livello mondiale negli ultimi 25 anni, stimato dell’ordine del 25,4% (+ 27,4% nel triennio 2009-2012). Anche il fatturato delle materie prime impiegate nella manifattura additiva (resine, polveri, filamenti di plastica, ecc.) è ovviamente in crescita (422,6 milioni di dollari nel 2012, + 29,2% rispetto al 2011, + 495% rispetto al 2001). Il Wohlers Report fornisce, inoltre, alcune stime sulle aspettative di crescita della manifattura additiva sulla base delle infor- 33 Industria Industria 32 dano a una prospettiva di produzione decentrata e di autoconsumo che non ha precedenti nella storia dell’ultimo secolo. In particolare, si e diffusa l’idea che si tratti di una vera e propria rivoluzione industriale, ma di segno opposto a quelle che l’hanno preceduta: questa volta l’innovazione non spingerebbe verso la massificazione delle produzioni e la concentrazione delle localizzazioni produttive ma, al contrario, favorirebbe le produzioni su piccola scala e le personalizzazioni fornendo agli “artigiani 2.0” nuovi, importanti, strumenti per conquistare nuovi spazi. Si tratta di una visione talvolta un po’ “romantica” secondo la quale sarebbe in atto una rivincita di modi di produzione minacciati di estinzione dalle precedenti rivoluzioni industriali, che in Italia hanno, tra l’altro, punti di eccellenza assoluta. Alle tendenze in atto si potrebbe dare tuttavia una lettura meno ottimistica: con l’avvento delle stampanti 3D si agevolerebbe l’introduzione di macchine anche in settori di nicchia legati alla produzione artigianale e ai saperi taciti dell’uomo che si erano PROPRIO MOVIMENTO, QUELLO DEI “MAKERS” CHE GUARDANO A UNA PROSPETTIVA DI PRODUZIONE DECENTRATA E DI AUTOCONSUMO CHE NON HA PRECEDENTI NELLA STORIA mazioni raccolte presso un panel di 21 esperti del settore: ci si attende che il fatturato possa arrivare a 6 miliardi di dollari nel 2017 e superare i 10 miliardi di dollari nel 2021. Decisamente più ottimistiche le previsioni di un gruppo di esperti ingaggiati dal governo inglese: 100 miliardi di dollari entro il 2020 (Dickens, Kelly e Williams, 2013). Alcuni dati interessanti riguardano la geografia dei produttori. Nel 2012 le aziende produttrici di stampanti 3D per uso industriale erano 33 a livello mondiale: 16 in Europa, 7 in Cina, 5 negli Stati Uniti e 2 in Giappone. In Italia la realtà produttiva più importante oggi è DWS (Digital Wax System), mentre a livello mondiale i maggiori produttori sono: Stratasys, 3D Systems, Arcam, Eos, ExOne, Envisiontec, Renishaw, Bejiing Tiertime. Per quanto riguarda le quote di mercato dei diversi produttori non e semplice proporre una classifica attendibile, in assenza di dati sul fatturato delle aziende produttrici non quotate Stratasys e 3D Systems, in ogni caso, costituiscono i due maggiori player del settore con fatturati annui comparabili, pari a circa $350 milioni (2012), seguiti da Arcam (circa $140 milioni) e ExOne (circa $30). Per quanto riguarda le macchine installate, i dati disponibili confermano il dominio del mercato da parte di Stratasys e 3D Systems, le cui quote sul totale delle unita vendute sono del 57,4% per Stratasys 5 e del 17,5% per 3D Systems, a cui seguirebbero quote sensibilmente inferiori per gli altri produttori: Envisiontec 11,3%; Bejiing Tiertime 2%; EOS 1,9%. Se si guarda, invece, ai paesi dove le stampanti 3D professionali sono installate, le localizzazioni negli Stati Uniti dominano con il 38%, seguiti molto da lontano da Giappone, Germania e Cina, rispettivamente al 9,7%, 9,4% e 8,7%. Per quanto riguarda l’Italia essa e presente con il 3,8%, a testimonianza di un’attenzione non secondaria che le imprese del nostro paese stanno assegnando alla manifattura additiva. Il 60% dei macchinari sono installati in imprese delle regioni settentrionali e l’azienda leader di mercato e Stratasys. Trend di crescita estremamente significativi riguardano, inoltre, il mercato delle stampanti 3D per uso non industriale, spesso indicate come stampanti “desktop”, il cui mercato di riferimento riguarda per ora sia l’hobbistica e il Fai-da-te sia le piccole applicazioni nel campo dell’artigianato e della prototipazione nei progetti di architettura e ingegneria di piccola scala. Nell’ultimo triennio di rilevazione questo settore ha fatto registrare un aumento delle vendite pari al 46,3%, un risultato rilevante ma nettamente in contrasto rispetto al vero e proprio "boom" che aveva caratterizzato il triennio precedente, nel quale queste tecnologie sono state introdotte per la prima volta nel comparto consumer (+ 346%). LA STAMPA 3D NELLA DIGITALIZZAZIONE DELLA MANIFATTURA La possibilità di controllare attraverso un computer le attrezzature per la produzione manifatturiera e una realtà già a partire dagli anni’80, quando sono state introdotte le prime apparecchiature a controllo numerico per la fresatura, la tornitura, la perforazione, ecc., secondo la logica della “sottrazione dal pieno”, tipica della manifattura tradizionale. Quasi contemporaneamente si sviluppano le prime stampanti 3D che vengono usate per realizzare prototipi in plastica. A differenza dalle macchine a controllo numerico, per alcuni decenni questa tecnologia ha un’applicazione importante (nel processo di sviluppo di nuovi prodotti) ma una diffusione relativamente limitata e entra nella produzione finale solo da una decina di anni. Come nel caso delle macchine a controllo numerico e dei robot, anche nel caso delle stampanti 3D la manifattura può dirsi “digitale” dal momento che il progettista deve poter disporre di un software – iCAD – che dia una rappresentazione virtuale dell’oggetto da produrre a partire dai suoi parametri geometrici (la sua “matematica”) che vengono trasmessi da un computer a una macchina che lo realizza. Un’ulteriore fase nel processo di digitalizzazione della manifattura e rappresentata dal cosiddetto “internet delle cose”, tecnologie in cui gli oggetti hanno la capacità di comunicare informazioni tra loro: per esempio un pezzo può segnalare il proprio di livello di usura a un computer che automaticamente attiva l’ordine e la produzione di un pezzo di ricambio. Grazie alla sua flessibilità e alla minore rilevanza dei vincoli spaziali che caratterizza la manifattura additiva, essa rappresenta un pezzo importante di un futuro in cui la digitalizzazione della manifattura trasforma in modo radicale i processi produttivi. Uno sviluppo enorme e recente nella diffusione di dispositivi a controllo digitale anche al di fuori del mondo della produzione industriale e professionale si lega ad “Arduino”, una scheda elettronica open-source di piccole dimensioni e a prezzo contenuto che consente di connettere efficacemente e in modo assai flessibile oggetti dotati di sensori e microprocessori elettronici. Arduino, infatti, permette a questi componenti di ricevere segnali ambientali, di connettersi a internet per comunicare o controllare altri dispositivi; ciò contribuisce in modo significativo alla progressiva maggiore connessione del mondo virtuale dei computer e quello reale degli oggetti. La sua natura open-source, peraltro, si sposa perfettamente con le applicazioni tipiche del mondo dei “makers” (coloro che producono oggetti con le stampanti 3D). È però vero che da molti, significativi, punti di vista le tecnologie additive rappresentano una discontinuità nel processo di digitalizzazione nella manifattura. Le stampanti 3D, infatti, sono strumenti più flessibili rispetto alle tecnologie manifatturiere tradizionali e permettono di superare molti dei limiti costruttivi legati ai vincoli geometrici imposti dalle altre tecnologie. Si parla al riguardo di “free-form”, una potenzialità che valorizza la creatività dei progettisti, che possono immaginare (e realizzare) nuove geometrie per ottimizzarne le performance e l’estetica degli oggetti. Ne consegue che la stampa 3D può rendere non necessarie alcune saldature e molte attività di assemblaggio. Si noti però che a oggi la stampa 3D comporta vincoli molto stringenti re- lativamente alla dimensione massima degli oggetti producibili (circa un metro cubo per le lavorazioni in plastica e mezzo metro cubo per nquelle in metallo). Nel confronto con le macchine a controllo numerico sussistono altre importanti differenze. Le stampanti 3D non richiedono alcuna specifica impostazione per ogni ciclo di lavorazione e consentono la produzione simultanea di pezzi di forma diversa, fino alla capienza massima di ogni piano di stampa. La natura generalista e la grande flessibilità delle applicazioni in campo industriale della stampa 3D e, più in generale, della manifattura digitale spiegano probabilmente il fatto che molti governi stiano seguendo con grande attenzione le innovazioni connesse a queste tecnologie in una prospettiva di politiche industriali in un contesto nel quale si sta anche affermando una nuova complementarietà tra industria e servizi. GLI AUTORI: Angelo Gasparre è Professore associato di Organizzazione aziendale, Dipartimento di Economia, Università degli Studi di Genova. E-mail: [email protected]. Luca Beltrametti è ordinario di Politica economica, Dipartimento di Economia, Università degli Studi di Genova. E-mail: [email protected]. Cingolani Roberto; Metta Giorgio Umani e umanoidi. Vivere con i robot Aiutano l'uomo nei lavori domestici, intervengono accanto ai chirurghi nelle sale operatorie, affrontano situazioni estreme, dai disastri naturali ai conflitti. In un futuro non poi così lontano l'uomo vivrà e lavorerà con robot costruiti a sua immagine e somiglianza, sempre più sofisticati negli aspetti cognitivi come in quelli emotivi. Una prospettiva affascinante che suscita domande ineludibili. Per esempio: macchine che sanno decidere, scegliere, pensare hanno anche delle responsabilità nei nostri confronti? E noi, a nostra volta, abbiamo responsabilità verso di loro? Tra vent'anni potrebbe esserci un umanoide amico in ogni casa per assistere i nonni, portare i nostri figli a scuola e prepararci il caffè. 35 Industria Industria 34 IN POCHI ANNI È NATO UN VERO E VisLab: l’auto italiana senza pilota Industria Auto senza pilota: la società fondata dal professor Broggi venduta per 30 milioni a una società americana 37 Extend Industria 36 your vision di Arcangelo Rociola Una macchina che si guida da sola progettata prima che Google si lanciasse nel progetto Google Car. VisLab, gioiello dell’Università di Parma, è stata comprata da Ambarella Inc. società americana quotata al Nasdaq specializzata nello sviluppo di compressioni video e immagini attraverso semiconduttori. L’acquisto è stato annunciato il primo luglio. VisLab, Vision e intelligent systems laboratory di Parma, ha elaborato un sistema di controllo video delle auto che si muovono senza pilota in grado di competere con il sensore a 64 fasci laser che invece muovono la Google Car. Per efficienza e economicità. Fondata nel 2009 come spinoff universitario dal professor Alberto Broggi, di VisLab si è parlato tanto quando nel 2010 ha portato a termine con un’auto un viaggio con veicoli a guida autonoma di 13 mila chilometri tra Parma e Shangai. La cosa più bella che si legge nel comunicato di Ambarella è nelle parole del Ceo Wang, che ha definito l’operazione qualcosa che farà fare alla big company americana un salto in avanti nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni innovative di 20 anni. 20 anni nel futuro scovati in Italia, a Parma. Si tratta dell’exit con il valore più altro del 2015, e una delle più alte negli ultimi 5 anni. “Il nostro interesse è integrare le nostre soluzioni con quelle dell’automotive” ha detto Fermi Wang, CEO of Ambarella. “È per questo che siamo felici di dare il benvenuto al professor Broggi al suo team di VisLab in Ambarella per cercare di sviluppare le future generazioni di soluzioni di computer vision”. Gli fa eco il Broggi che ha detto come “La combinazio- INTERVISTA AL PROFESSOR ALBERTO BROGGI DI VISLAB di Riccardo Luna da WeBlog News / StartupItalia! Professor Alberto Broggi, perché la vendida di VisLab è una buona notizia per l’Italia? Perchè rimaniamo in italia, Vislab resta a Parma con i suoi ventisette ingegneri e i suoi brevetti. Questa cessione in sostanza vuol dire che arriveranno altri finanzia- più studenti, più ricerca: se questa cosa ingrana, ci saranno grossi vantaggi al nostro territorio. Di chi era VisLab prima della cessione? Era di quelli che la fondarono nel 2009 e che la fecero menti per ingrandire il gruppo; vuol dire che attrarremo altri studenti con corsi specifici sui nostri progetti; e che, facendo più ricerca, realizzeremo nuovi prodotti. Insomma, possiamo attivare un circolo virtuoso: più soldi, partire: io e alcuni dei miei studenti. Siete partiti prima di Google a fare auto senza pilota: come mai? Siamo partiti molto prima, ma molto molto prima. Negli Alberto Broggi, professore di Computer Engineering presso l’Università di Parma, è un pioniere della “machine vision” (vision industriale) applicata alle automobili prive di pilota e, più in generale, ai veicoli inanimati. ne unica della nostra computer vision con le alte performance delle soluzioni di Ambarella potranno dare soluzioni potentissime al settore”. Come parte dell’accordo, i 27 ricercatori di VisLab si uniranno alla sezione di ricercatori di Ambarella dedicati allo sviluppo della computer vision. Una bella vittoria per l’ecosistema di Parma, dove sono nate diverse applicazioni e progetti anche grazie al programma incubatore di imprese b-ventures. Industria 38 anni ‘90, quando realizzai il primo prototipo a Torino, Google non esisteva neanche. Io sono un appassionato di tecnologie di elaborazione immagini applicata al settore automobilitico, nasce tutto da lì. Perché avete ceduto tutto proprio ad Ambarella? Perché loro hanno quel piccolo pezzo che manca a noi. Mi spiego: noi facciamo algoritmi di software, loro hanno un fantastico hardware. Insieme possiamo realizzare dei prodotti unici. Cosa farete assieme? Sfiderete Google sull’auto senza pilota? O altro? Non si può dire. Ho in mente applicazione fenomenali della nostra tecnologia che un giorno, presto, scoppieranno e saranno diffusissime. “ Potevamo vendere VisLab in Italia, ma gli americani sono stati più veloci Ma all’auto senza pilota dobbiamo crederci davvero? Sì a brevissimo avremo davvero su strada queste auto. Per andare da casa mia a lavoro servirà più tempo, ma per vedere auto così in autostrada manca davvero poco. Dopo il famoso viaggio da Parma a Shanghai di qualche anno fa, si era parlato di voi solo per dire che la burocrazia vi stava soffocando: che era successo? Quando eravamo all’interno dell’università molte cose ci erano precluse. Per esempio noi lavoriamo con automobili ma per una strana regola a un certo punto ci hanno vietato di comprare automobili. E allora abbiamo dovuto trovare un escamotage, abbiamo acquistato un laboratorio, ovvero un’auto modificata. ” Molti si chiedono come mai Finmeccanica a Fiat non si siano accorti di voi e vi abbiano lasciato andare in Silicon Valley. Con Finmeccanica e Fiat ci siamo visti alcune volte ma non è mai partito nulla. Non so dirmi perché. Con altri invece abbiamo fatto tanti progetti, per esempio Magneti Marelli. Nei mesi scorsi si è parlato di una cordata italiana per comprare il 10 per cento di VisLab: poi che è successo? Che gli altri sono stati più veloci. Il timing è importante. Io questa cosa volevo farla già nel 2014, siamo un po’ in ritardo. Mi spiego: le cose vanno veloci non puoi permetterti di rimanere indietro se non lo avessimo fatto adesso qualcun altro ci avrebbe sorpassato e avrebbe mandato in fumo 20 anni di ricerche. Come è andata con Ambarella? Come è avvenuto il contatto? Li abbiamo cercati noi: abbiamo preso dei consulenti in Silicon Valley che ci hanno proposto vari partner. Li abbiamo valutati e abbiamo scelto questo perché come matching industriale è perfetto. Professore non parli come uno che ha appena incassato 30 milioni di dollari e se li sta andando a godere: giusto? Giusto. Siamo assolutamente impegnati sul progetto, questo è un nuovo inizio non è una exit. Adesso partiamo con una velocità che prima era inimmaginabile, andremo alla velocità della Silicon Valley. Non vogliamo andarcene alle Bahamas ma realizzare prodotti rivoluzionari e possiamo farlo. È vero che la valutazione di 30 milioni è stata fatta in base al numero di ingegneri che ha VisLab? No, non è esatto. La valutazione dipende dal fatto che abbiamo una storia che non ha nessuno sul mercato, una esperienza ventennale e una messe di dati che sono la base di qualunque altra ricerca. Tutti intangibles. Come avete festeggiato? Abbiamo firmato l’accordo a Milano e siamo andati a Parma a farci una megacena. Alberto Broggi L’industria italiana si lancia verso il 4.0 Una nuova era per l'industria globale, un cambiamneto radicale che sta trasformando il modo di lavorare unendo il digitale, la con- nessione, la cloud, Big data, il digital manufacturing, l'automazione industriale. In una parola sola l'Industria 4.0, così com'è stato definito il quadro che si va configurando per la quarta rivoluzione industriale. Il nuovo paradigma della produzione industriale totalmente automatizzatae interconnessa si fonda su nove tecnologie: cybersecurity, Big data, cloud computing, realtà aumentata, robotica, prototipazione rapida, radio frequency identification and tracking, superconnessione degli impianti e stampa 3D. A lanciare il sasso è stata la Germania – ma anche gli Stati Uniti hanno una loro iniziativa, nota come Smart Manufacturing Leadership Coalition – che quattro anni fa ha istituito un gruppo di lavoro dell'industria per elaborare un quadro teorico entro cui muoversi e mettere a punto una strategia di politica industriale. Sono stati individuati sei principi per aiutare le aziende nell'implementazione degli scenari dell'Industria 4.0: • l'interoperabilità: la capacità della Smart factory, dei sistemi robotici e degli essere umani di connettersi e comunicare tra loro attraverso l'Internet of things; • lavirtualizzazione: la possibilità di creare una copia virtuale della Smart factory attraverso la connessione di sensori con modelli virtuali e simulazioni; • il decentramento: la capacità dei sistemi robotici e 4.0 la Germania ha messo a punto un piano. Anche l'Italia ci sta lavorando Per gentile concessione di Nòva 24 41 Industria Industria 40 di automazione di prendere decisioni autonome all'interno della fabbrica; • i processi in tempo reale: la capacità di raccogliere e analizzare dati, restituendo immediatamente le deduzioni; • l'orientamento dei servizi: l'offertadi servizi, sia umani che robotici, attraverso l'Internet of services; • la modularità: l'adattamento flessibile delle Smart factory alle esigenze mutevoli at- traverso la sostituzione o l'espansione di moduli singoli. Il risultato è una forte "customizzazione" dei prodotti che permette di avere oggetti fortemente personalizzati grazie a un produzione (di massa) altamente flessibile e che va progressivamente smaterializzandosi. In questo ambito il digital manufacturing rappresenta un'arma potente, così come larobotica avanzata e i sistemi di sensoristica. Ma, per esempio, un recente rapporto di McKinsey indica che la maggioranza dei manager è convinta che una maggior efficienza nella raccolta e nel trattamento dei dati possa risultare in un aumento del 25% della produttività. Anche l'Italia ha messo in campo una task force per l'Industria 4.0 che dovrebbe presentare a breve i propri risultati, in vista degli Stati generali dell'industria, che dovrebbero tenersi a settembre. «Per portare la quota manifatturiera dall'attuale 15% delvalore aggiunto al 20% entro il 2030 occorrono 8 miliardi di euro di investimenti annui aggiuntivi in piattaforme digitali, software, robotica, gestione dei Big data e sistemi cloud», ha indicato Roberto Crapelli, ad di Roland Berger, società di consulenza che ha avuto un ruolo centrale nella task force. Quattro gli strumenti indicati per avviare la nuova strategia. In primo luogo un bond per finanziare progetti di sviluppo e rilancio aziendale, legati alle logiche e agli obiettivi dell'Industria 4.0, collocabili presso investitori qualificati e, solo in seguito, al pubblico retail, da rendere appetibile mediante agevolazioni fiscali. Un secondo strumento sarebbe il conduit, «una società veicolo che integra e organizza un indotto di fornitura, automotive o aerospazio per esempio, per rafforzarne le capacità di finanziamento», spiega Crapelli. Inoltre i consorzi di ricerca raggrupperebbero una o più aziende e uno o più organismi di ricerca che condividono un progetto certificato. Ultimo tassello, la previdenza integrativa, cui spetterebbe convogliare sul tessuto industriale anche risorse a mediolungo termine. INNOVAZIONE RIACCENDERE I MOTORI 43 la visione di Rocca per far ripartire l’Italia Industria Industria 42 Solo 7 aziende agricole su 100 chiedono un prestito per innovare Nonostante la disponibilità delle banche a concedere finanziamenti, la maggior parte delle imprese dell’agroalimentare sceglie di accedere al credito per sopperire alla mancanza di liquidità. I dati di un’indagine Ismea * di Gabriele Madala Solo 7 aziende agricole su 100, quando nel 2014 sono andate in banca per chiedere un prestito, lo hanno fatto per innovare la propria attività. Il settore che dovrebbe vivere il suo periodo di massima gloria e rinnovamento con Expo in realtà fatica ancora e parecchio. C’è da dire che la fotografia fatta dall’Ismea, Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, per quanto riguarda l’innovazione è decisamente migliore se la si confronta con quella del 2013. In quell’anno solo il 2,7 per cento delle aziende agricole italiane pensava di poter chiedere dei soldi a un istituto di credito per apportare qualche modi- Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali fica innovativa al proprio sistema di business. Un fondo per le startup agroalimentari Non c’e dunque da stupirsi se nel luglio scorso il Ministro Maurizio Martina ha sottolineato quanto ancora ci sia da fare per migliorare la digitalizzazione del settore. “Vogliamo anche lavorare molto sulle infrastrutture – ha dichiarato durante un evento tra i padiglioni di Expo – investendo 500 milioni di euro di risorse europee e pubbliche per portare internet veloce con la banda ultralarga nelle zone rurali”. Rispetto al 2013 sono aumentate le richieste per investimenti di medio lungo-periodo passando dal 34,1 per cento del 2013 al 40,5 del 2014. Purtroppo però la maggior parte dei prestiti, il 45 per cento, servono a finanziare l’attività ordinaria. Scelte probabilmente dettate da una crisi di liquidità del settore. E guarda caso buona parte delle tasche di agricoltori e allevatori italiani sono vuote a causa di uno dei mali atavici del nostro paese: i maledetti debitori insolventi. Le aziende che hanno problemi di liquidità sono quasi raddoppiate in un anno passando dal 17 per cento nel 2013 al 28 del 2014. È da questi dati che si capisce come mai il ministro Martina abbia deciso, e probabilmente non avrebbe potuto fare diversamente, di istituire un fondo di finanziamento da 20 milioni di euro per le startup del settore che partirà da settembre. Perché se è vero che, rispetto al 2013, sono aumentate le aziende che si sono presentate allo sportello per avere un prestito è altrettanto vero il fatto che queste corrispondano solamente al 25,3 per cento. Istituti di credito ben disposti verso contadini e allevatori La vera buona notizia per il settore che, come a dichiarato Martina sempre a Expo “Deve assolutamente recuperare terreno”, è che gli istituti di credito sono ben disposti verso agricoltori e allevatori che chiedono liquidità. Tre aziende su quattro hanno infatti ottenuto un prestito, segno che c’è fiducia nel settore. Dato ancora migliore se si tiene conto che, arrivate al momento della firma, l’11% delle imprese ha rifiutato la proposta della banca, principalmente per via dei tassi di interesse applicati. I dati dell’Ismea lasciano quindi l’amaro in bocca perché se le banche, nonostante il credit crunch, sembrano ben disposte a concedere prestiti le aziende agricole italiane sembrano non volerli utilizzare per fare innovazione. Un piccolo miglioramento si vede ma ora non resta che aspettare i dati del 2015 e i risultato del fondo ministeriale per capire se la tendenza si confermerà positiva nei prossimi anni. * Da The Foodmakers - Food Economy / StartupItalia! StartupItalia! Direttore responsabile: Riccardo Luna. Un progetto RnDlab. Nel libro “Riaccendere i motori” (Marsilio) Gianfelice Rocca ricorda che l'Italia possiede una straordinaria capacità di innovazione, un incredibile capitale di creatività e di esperienza, che risiede in un comparto importante della nostra economia: le imprese medium tech. Tipiche del manifatturiero tedesco così come di quello italiano, sono le fabbriche di un'innovazione incrementale, non distruttiva, ma costruita, mattone dopo mattone, sulle esperienze del passato, valorizzando quello che Gianfelice Rocca chiama «merito ordinario». Una forte presenza medium tech ha conseguenze di ampia portata, per tutta la società. Non ultima, consente di mantenere in piena attività l'ascensore sociale. Frutto dell'esperienza di lungo corso a capo di un grande gruppo in ambito internazionale, il libro segna una presa di posizione decisa nel dibattito sulla crescita e sul ruolo dell'industria. È la testi- monianza della passione per la lettura dei macro-fenomeni che hanno mutato il volto del globo e alla luce dei quali anche le politiche pubbliche dovrebbero essere ricalibrate. Lasciando da parte quelle interpretazioni eccessivamente sbrigative che oggi fanno la parte del leone nel dibattito economico, Rocca descrive dinamiche e fatti, fornisce argomenti e idee e dimostra che la globalizzazione non ci obbliga necessariamente a un destino da comprimari. Ma dovremo essere capaci di partire dai nostri punti di forza, da politiche che possano valorizzarli, da un cambiamento culturale che esalti ciò che funziona nel nostro Paese e sappia farne un esempio per tutti. Gianfelice Rocca è Presidente di Assolombarda dal giugno 2013. Nato a Milano nel 1948, si è laureato con lode in Fisica all’Università di Milano e ha conseguito un PMD presso la Harvard Business School di Boston. Rocca è Presidente del Gruppo Techint, composto dalle società Tenaris, Ternium, Tenova, Techint E&C, Tecpetrol e Humanitas, e riconosciuto tra i leader mondiali nei settori della siderurgia, energia e infrastrutture. Negli anni Novanta ha fondato l’Istituto Clinico Humanitas, ospedale policlinico tra i più riconosciuti d’Europa, centro internazionale di ricerca e didattica. Da maggio 2004 a maggio 2012 è stato Vicepresidente di Confindustria con delega all’Education. Precedentemente. È stato Vicepresidente di Assolombarda con delega all’Economia. In Italia. è membro del Comitato Direttivo di EIT (Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia). Impegnato in attività sociali e di beneficenza. Nel 2007 è stato nominato Cavaliere del Lavoro e nel 2009. Nel 2010 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il “Premio Leonardo 2009” per il contributo al rafforzamento della proiezione internazionale dell’Italia nei settori della siderurgia, energia e infrastrutture. 45 Industria - Premio Meccatronica Industria - Premio Meccatronica 44 Mecca tronica Il settore diventa sempre più trasversale, toccando nuove tipologie di prodotto. E la ricerca garantisce l'innovazione di Riccardo Oldani difficile fare una stima esatta delle aziende italiane impegnate nella meccatronica. Il settore è così trasversale coinvolgendo prodotti di tipologie così diverse che la sua dimensione sfugge. Ma una cosa è certa: l'Italia è uno dei leader mondiali, con migliaia di imprese concentrate nel Nord, ma con importanti distretti anche al Sud. Il polo per eccellenza è quello di Reggio Emilia, almeno 300 imprese, 6 miliardi di fatturato, 28mila addetti. Ma i numeri raddoppiano se si guar- È da a tutto il Nord Italia. Quale il motivo di questo successo? «La nascita dei settore - spiega Cesare Fantuzzi, docente di Automatica all'Università di Modena e Reggio - si deve in particolare ad aziende del settore meccanico: sviluppatori di riduttori, componenti, macchinari, che per migliorare la qualità e aggiungere valore hanno iniziato, ormai qualche decennio fa, a introdurre nei loro prodotti elementi elettronici, in grado di migliorare il controllo della qualità, sincronizzare le ope- razioni, renderle più veloci e precise. Il tessuto imprenditoriale del Reggiano è storicamente ricco di officine e produttori di macchinari per l'industria e si è dimostrato terreno fertile per questo sviluppo». Aiutato da una caratteristica tipicamente italiana, la dimensione medio-piccola dell'impresa. «Le nostre aziende meccatroniche - spiega Fantuzzi – si distinguono per una forte propensione all'innovazione e l'abitudine a lavorare in collaborazione con altre imprese, a essere proattive e a puntare alla soluzione dei problemi posti dal committente. Un tratto distintivo della manifattura italiana che proviene proprio dalla dimensione piccola dell'impresa, obbligata a essere competitiva attraverso la qualità». La meccatronica, dunque, espressione dell'ingegno italiano? Ne è convinto anche Carlo Marchisio, vicepresidente di Anipla-Milano, associazione che si adopera per la diffusione della cultura dell'automazione. Marchisio ha curato anche la realizza- Industria - Premio Meccatronica 46 zione di "Automation Story", ebook scaricabile gratuitamente, in cui un ampio capitolo è dedicato alla meccatronica. «Se avessimo avuto un tessuto produttivo impostato sul modello americano, cioè su grandi industrie con la forza di imporre il proprio prodotto, non avremmo assistito al fiorire della meccatronica italiana. Ma noi abbiamo aziende piccole, che devono trovarsi la loro nicchia. Siamo predisposti a realizzare soluzioni uniche, su misura. E la meccatronica consente di farlo». Un esempio sono le macchine automatiche per il confezionamento e l'imballaggio: «Un universo di oltre 63 aziende localizzate principalmente in Emilia Romagna, al primo posto per quota di fatturato e addetti totali, ma anche in Lombardia, Veneto e Piemonte. Il settore ha tratto vantaggio dall'approccio meccatronico negli ultimi due decenni. Ma ci sono altri ambiti pronti per un percorso simile: quello delle macchine per la lavorazione del legno o delle piastrelle, di cui siamo leader mondiali». Ma in generale il momento è di forte crescita. Ne è certo Alberto Sicuri, titolare della Egicon di Mirandola, una delle 94 aziende iscritte al Club Meccatronica di Unindustria Reggio Emilia, creato una decina di anni fa per riunire le imprese del territorio e ora allargatosi a tutta Italia: «L'azienda è stata fondata nel 2008 sulla base di una lunga esperienza in elettronica, e negli ultimi tempi abbiamo avuto una crescita esponenziale di richieste. Abbiamo stretto accordi con importanti firme nel campo della visione artificiale e della robotica, come Cognexe Kuka, e iniziato a sviluppare dispositivi embedded per il controllo della qualità, delle conformità e anche per guidare e governare robot. Nell'ultimo anno gli ordini sono praticamente raddoppiati e si stanno allargando i campi di applicazione: macchinari per il marmo e la plastica, linee produttive per aziende medicali. Ci contattano produttori di elettrodomestici, macchine agricole e aerospaziali per esplorare sempre di più l'impiego di robot cooperanti, capaci di lavorare fianco a fianco con l'uomo e di rendere più flessibili i processi produttivi». Un'esigenza diffusa, quella della flessibilità, che suscita sempre più interesse verso la meccatronica e bisogno di conoscenza. Con incontri per le imprese, per esempio, come il Forum Meccatronica, evento itinerante ideato nel 2014 da Messe Frankfurt Italia e dalla fiera Sps Ipc Drives Italia di Parma in collaborazione con Anie Automazione. La seconda edizione è in programma a Lazise, sul Lago di Garda, il 29 ottobre. Ma soprattutto occorre un intenso lavoro di ricerca e sviluppo. E l'Italia mostra di essere molto ben attrezzata. Lo dimostra una ricerca della Fondazione Irso di Milano e del centro di ricerche economi- che Antares di Forlì, che ha mappato nel Nordltalia l'offerta R&D per il settore. «Abbiamo individuato – illustra Lorenzo Ciapetti, uno degli autori dello studio circa 300 nodi di ricerca, tra pubblici e privati, di cui almeno 52 particolarmente orientati alla meccatronica. Sono strutture molto ben attrezzate, con strumentazioni all'avanguardia e molto vicine alle imprese, con cui collaborano intensamente. L'unico limite è forse uno sfruttamento ancora parziale delle loro potenzialità, troppo localizzato e poco basato su un'attività a livello interregionale». La meccatronica sembra però riuscita, almeno in parte, ad attivare quello scambio tra ricerca e industria che da sempre è considerato uno dei talloni d'Achille del nostro sistema e si propone anche in questo senso come un modello da imitare. La mappatura della ricerca ha consentito agli autori dello studio Irso-Antares di individuare i futuri trend di sviluppo della meccatronica italiana: quelli più caldi, in proiezione di un industria sempre più 4.0, sono l'integrazione sempre più spinta tra uomo e macchina, il monitoraggio continuo e la diagnostica, l'automazione e robotizzazione dei processi. Per gentila concessione di Nòva 24 II Premio Meccatronica si apre alle startup La cerimonia il 15 dicembre a Reggio Emilia Il Premio italiano Meccatronica, giunto alla nona edizione, è organizzato da Unindustria Reggio Emilia con la collaborazione di Nòva 24, del Club Meccatronica e con il supporto di Community Group. La cerimonia di consegna è prevista per il 15 dicembre a Reggio Emilia. Il premio si propone di promuovere la cultura della tecnologia meccatronica nei diversi settori dell'industria meccanica nazionale e di mettere in evidenza le imprese nazionali che hanno saputo sviluppare prodotti innovativi tali da determinare vantaggi competitivi distintivi sui mercati internazionali. Quest'anno è prevista anche una menzione speciale per la startup più innovativa. 5 Le finaliste del Premio Italiano Meccatronica 2015 1 2 MBL SOLUTIONS GALDI Soluzioni su misura e il robot fa anche la burrata Dalla latteria di famiglia all'imbottigliatrice su misura La storia Tradizione non esclude innovazione. Sartoria non esclude robotica. E il principio della Mbl Solutions di Corato (Bari), che produce soluzioni meccatroniche "su misura" per vari settori di impresa: dai pallettizzatori per il packaging ai microonde per la disinfestazione del legno, dallo smistamento delle lenti ottiche al confezionamento caseario. L'azienda ha appena compiuto dieci anni, ma gli obiettivi sono rimasti quelli delle origini: creare macchine e impianti secondo le esigenze dei clienti, dando una spinta smart all'industria del territorio. Come spiega Luigi Maldera, cofondatore e amministratore unico della società, «innovare significa dare strumenti che possono essere utilizzati dal mondo industriale. È interessante creare soluzioni innovative che rendano tali anche le nostre imprese». La strategia? «Fare prodotti a basso costo per poterli aiutare a renderli più competitivi a livello globale». La storia Dalla latteria di famiglia al "tocco invisibile" della produzione modulare. II ponte? La meccatronica, soluzione innovativa per processi tradizionali. Così Antonella Candiotto e Federico Bardini, rispettivamente generai manager ed engineering department manager, riassumono l'evoluzione di Galdi: l'azienda di Treviso specializzata nella costruzione di macchine riempitrici per latte, prodotti lattiero-caseari e succhi di frutta. La sua nicchia sono i sistemi di confezionamento in cartoncini goble top, quelli destinati al latte fresco, con l'aggiunta di macchine per il riempimento di coppette e bottiglie di plastica. Nelle parole di Candiotto, la meccatronica ha accompagnato la crescita naturale delle società: «La funzione decisiva è stata quella di dare più flessibilità e più performance al cliente. Siamo riusciti a riconfigurare i prodotti. E a migliorarli». Impatti diretti sull'ambiente? Più che altro l'impatto è sul cliente: il maggior grado di precisione dei macchinari spinge al ribasso il rischio di sprechi nell'operazione. «II cliente finale ha meno sprechi. Tutto il prodotto viene immesso nella vaschetta di raccolta, senza sbavature». Il comitato per l’assegnazione del Premio PRESIDENTE Mauro Severi Presidente Unindustria Reggio Emilia Cesare Fantuzzi Docente di Controlli e Automazione industriale, Università di Modena e Reggio Emilia Luca De Biase Responsabile Nòva24 – Il Sole 24 Ore Enzo Rullani Docente di Economia della Conoscenza, Venice International University Maurizio Brevini Presidente Club Meccatronica SEGRETARIO Auro Palomba Presidente Community L’idea che ha ispirato nel 2003 la costituzione del Club Meccatronica è dar vita a un’aggregazione formata da persone e aziende accomunate dall’interesse per la meccatronica. Promosso da un gruppo di imprenditori di Unindustria Reggio Emilia, il Club Meccatronica si propone come punto d’incontro aperto a tutti coloro che operano nella meccanica avanzata e nella meccatronica. Il Club non è solo un’occasione di approfondimento tecnico, ma anche il luogo nel quale la dimensione locale si connette con le principali e più avanzate esperienze maturate in Italia e nel mondo. L’innovazione La «sartoria tech» di Mbl riemerge in due tra le novità che stanno facendo parlare di sé. Da un lato sono annunciate entro fine anno delle mani bioniche con sensori tattili ultrasensibili, capaci di intervenire nei processi di manipolazione con la precisione di un arto umano. Dall'altro, l'ingegneria creativa si sposa ai sapori della regione: Mbl ha automatizzato il confezionamento della burrata, con un processo robotico attento a tutti i dettagli dell'operazione. Dalla forma esatta del formaggio, richiestissimo all'estero, all'applicazione della foglia verde decorativa. Come spiega Maldera, la crisi aveva costretto alcuni produttori a rinunciare all'estetica del formaggio. Contro la sua natura e la tradizione. Ora, spiega Maldera, «con una soluzione robotizzata riusciamo a confezionare la burrata nella sua tipica foglia verde e ad allacciare la rafia, che lega il collo della burrata. Riducendo i costi del lavoro». 1,5 milioni di euro (+30%) fatturato 2014 30% quota di export sul fatturato 20 dipendenti L’innovazione Una tra le (storiche) spinte in avanti di Galdi è stato l'Ultra Clean System, un sistema di riempimento brevettato nel 2000 dopo quattro anni di studio in collaborazione con l'Università di Udine. II macchinario permette di riempire e sterilizzare i contenuti in maniera controllata, dando al prodotto la garanzia di una "vita sullo scaffale" sempre più estesa. Un ingranaggio per la marcia in più di Galdi, la personalizzazione: la modularità della stazione di riempimento permette di impostare gli impianti a seconda delle necessità specifiche. «Abbiamo fatto un grande lavoro di standardizzazione e razionalizzazione, aumentando il livello di qualità del progetto finale». 20 milioni di euro fatturato 2014 90% quota di export sul fatturato 80 dipendenti 49 Industria - Premio Meccatronica Industria - Premio Meccatronica 48 Unindustria Reggio Emilia in collaborazione con Nòva 24, la sezione de Il Sole 24 ORE dedicata ai temi dell’Innovazione, e con il Club Meccatronica di Reggio Emilia, organizza la nona edizione del Premio Italiano Meccatronica. Da anni Unindustria Reggio Emilia ha individuato in questo nuovo settore uno dei maggiori driver dello sviluppo delle imprese meccaniche italiane. Il Premio Italiano Meccatronica si propone di mettere in evidenza le imprese nazionali che, grazie a soluzioni meccatroniche, hanno saputo sviluppare prodotti innovativi tali da determinare vantaggi competitivi distintivi sui mercati internazionali. La selezione dei candidati al Premio viene effettuata dalla redazione di Nòva 24 che indica cinque aziende tra quelle che si sono meglio distinte per le soluzioni meccatroniche realizzate. Successivamente, il Comitato per l’Assegnazione del Premio, indica l’azienda vincitrice la cui innovazione meccatronica può costituire un modello di riferimento per l’industria meccanica italiana. Industria - Premio Meccatronica INTERPULS Il software prevede cosa fa la macchina utensile Dalle mungitrici per cammelle alla stalla intelligente La storia Per Fidia, gigante piemontese dei sistemi di fresatura, l'innovazione non è una prospettiva. É una «politica di vita quotidiana» che spiega la crescita dell'azienda da1974 a oggi: oltre 300 dipendenti, cuore italiano e filiali dal Brasile alla Cina, leadership nei settori di controlli numerici e sistemi di fresatura per automotive e aerospaziale. Un'evoluzione trainata proprio dalla meccatronica, «sintesi tra meccanica di precisione ed elettronica di consumo» che filtra l'intero processo di produzione. Come spiega Enrico Tamburini, R&D manager della multinazionale, «l'innovazione di prodotto è il pane quotidiano dell'attività, una della strade che ci fa resistere e crescere nella sfida internazionale. Siamo abituati a lavorare sull'innovazione, sia per i controlli numerici sia per le macchine utensili». Solo negli ultimi anni, Fidia ha incassato 17 progetti di ricerca finanziati dall'Europa. Ma, precisa Tamburini, «la ricerca finanziata è solo una piccola parte di un'attività di ricerca più complessa. Senza ricerca non esisterebbe Fidia». La storia A volte bastano i numeri: 30 brevetti in cinque anni. Sono i segni dell'evoluzione di InterPuls di Albinea (Reggio Emilia), l'azienda di componenti per la mungitura che ha cambiato pelle con il salto dalla meccanica alla meccatronica. Oggi è presente in 70 paesi e cinque continenti, insegue un'innovazione sempre più specialistica («Essere riconosciuti come uno dei produttori di componenti e soluzioni per impianti di mungitura più specializzati al mondo») e ribadisce la sua vocazione green. Come spiega Gabriele Nicolini, general manager, «bisogna essere sostenibili nei propri comportamenti» più che negli intenti programmatici. Qualche esempio? «Stiamo lavorando con le bioplastìche e tutte le soluzioni ecocompatibili. Il nostro modello è quello di un allevamento sostenibile, non esagerato». L’innovazione Tra gli ultimi progetti c'è ViMill: un software capace di simulare il comportamento futuro della macchina utensile, per evitare collisioni e movimenti inaspettati tra utensile o testa con il pezzo in lavorazione. Il programma si installa sui controlli numerici di Fidia e dà all'operatore la possibilità di un controllo grafico accurato, sia poco prima di digitare il tasto "start" sia nel vivo della lavorazione: «Così facendo, si aggiustano i parametri in funzione di quello che succederà. È come essere in autostrada, vedere una curva e prepararsi. La previsione dei dati futuri permette ai moderni sistemi di calcolo di comandare la macchina nel futuro. E, su macchine di dimensione particolare, impedisce collisioni accidentali». L’innovazione Quella più nota è quella che ha aperto le porte degli "animali esotici" alla società reggiana: Interpuls adatta alcuni dei suoi componenti per la mungitura di cammelle a Dubai, in stalle hi-tech da più di 600 esemplari. Il latte ricavato è un ingrediente per le tavolette di cioccolato di Harrods. E per il futuro o, meglio, il presente? Nicolini spiega che la società lavora ancora sulla traccia di una "stalla intelligente", uno spazio iperconnesso dove i sensori forniscono informazioni su fertilità, razioni alimentari e temperature. Come spiega Nìcolini «il controllo è necessario perché parliamo dì aziende che allevano dai 200 ai 300 animali e investono il 50% della propria spesa in mangimi: meglio ridurre il più possibile». L'azienda si è appena aggiudicata il premio Best Product alla fiera AgroFarm di Mosca con iCalve 101, un sistema che permette di controllare le mucche in remoto e "avvisare" man mano che si avvicina il parto. 54 milioni di euro fatturato 2014 90% quota di export sul fatturato 320 dipendenti 15 milioni di euro fatturato 2014 95% quota di export sul fatturato 85 dipendenti 5 COBO Comandi di guida centralizzati il volante diventa un sensore La storia «L'innovazione fredda produce parole, l'innovazione calda evoluzione e progresso». Gino Mainardi, ad di Cobo, riassume così la sua strategia sul binario, congiunto, di innovazione e meccatronica. Il gruppo bresciano è tra i leader in produzione e progettazione di componenti elettrici per macchine agricole, veicoli industriali, auto e moto. L'obiettivo è scalare il mercato di soluzioni integrate e forniture per veicoli off-highway. Secondo i quattro punti già fissati in agenda: «II primo è fornire valore aggiunto a macchine di qualsiasi cilindrata. Il secondo, più che altro un obiettivo, sta nel ridurre componenti e aumentare prestazioni: fare di più con meno risorse. Il terzo punto è l'hi-tech, inteso come spinta tecnologica. Il quarto è lavorare su nuovi sistemi integrati». L’innovazione "Integrata" è la colonnetta sterzo, ultima arrivata nella famiglia Cobo. “È un dispositivo che centralizza i comandi di guida e permette a una persona di non disto- gliere mai lo sguardo», spiega Mainardi. Il prodotto farà il suo esordio a Louisville, nel Kentucky, all'Icuee. Due i modelli in fase di lancio: uno a meccanica tradizionale e uno provvisto di "steer by wire", il sistema di controllo automatizzato per il comando della guida. «Il volante stesso diventa un sensore e manda le informazioni necessarie alla centralina. Stiamo parlano della cabina per i veicoli di ultima generazione, dove l'operatore diventa connesso e usa il suo smartphone come "bridge" per invio e ricezione di dati». Tutto quello che succede in cabina è geo-referenziato e connesso via Gps, grazie a una microscheda integrata nella colonnetta. «Un elemento decisivo per la telemetria e l'e-service. Il beneficio maggiore è che ricevi tutto questo con quattro viti impiantate nel pavimento e un cellulare». 250 milioni di euro fatturato 2014 70% quota di export sul fatturato 1.500 dipendenti Per gentila concessione di Nòva 24 51 Industria - Premio Meccatronica 3 4 50 FIDIA Jobs Act INTERVISTA A CURA DI ALDO NOVELLINI * rofessor Ichino, è uscito da poco nelle librerie il suo volume, Il lavoro ritrovato (Mondadori), le cifre Istat evidenziano un incremento occupazionale. È davvero il lavoro ritrovato? Sta arrivando la ripresa? Che la ripresa sia già in atto, credo che possiamo ormai darlo per acquisito. La sorpresa sta semmai nel fatto che l’occupazione abbia incominciato a crescere subito, a differenza di quello che accade normalmente: cioè un ritardo degli effetti occupazionali rispetto ai mutamenti congiunturali. L’incremento di aprile è effettivamente un po’ impressionante. Perché impressionante? Gli ultimi dati Istat riferiti ad aprile ci parlano di 261.000 occupati in più rispetto all’aprile 2014, che non è molto; ma anche di 159.000 in più rispetto a marzo 2015, che è moltissimo. Per farsi un’idea dell’entità di questo aumento, basti pensare che si tratta di uno 0,7 per cento dell’occupazione totale in più in un solo mese. Se questo tasso di aumento si mantenesse per un anno significherebbe quasi due milioni di occupati in più a fine marzo dell’anno prossimo. Il quadro positivo è completato dal fatto che i nuovi lavori sono ben distribuiti tra tutte le classi di età, quindi anche nel segmento 18-30 e in quello 50-65, dall’aumento del tasso generale degli attivi P l’opinione di Pietro Ichino IL LAVORO RITROVATO Come la riforma sta abbattendo il muro tra i garantiti, i precari e gli esclusi di Pietro Ichino Mondadori «Giù le mani dall'articolo 18!» si gridava, nelle piazze e non solo. Poi, quando si è capito che quella norma poteva essere davvero mandata in soffitta, la tensione è arrivata al calor bianco. Eppure tutti sanno che il sistema di protezione di cui l'articolo 18 è la chiave di volta, quello che oggi chiamiamo job property, è nato mezzo secolo fa, nel lontano 1970: da allora tutto, o quasi, è cambiato. Cinquant'anni fa non c'erano ancora i computer, non esisteva Internet, ma neppure fax e fotocopiatrici. Esisteva, invece, il «posto fisso»: si entrava in azienda a 16 anni per rimanerci fino alla pensione, fabbricando sempre gli stessi oggetti, con gli stessi strumenti. In una società dove erano ancora gli aiuti di Stato ad assicurare la continuità delle grandi strutture produttive, non era neppure pensabile che aziende come Olivetti, Fiat o Alitalia potessero ricorrere a un licenziamento collettivo o tanto meno chiudere. Mentre era pensabile che il «risarcimento» per la perdita del posto in aziende come quelle consistesse in anni e anni di Cassa integrazione, fino a un prepensionamento a 57 o 58 anni. Ma nel frattempo l'articolo 18 generava un regime di apartheid tra i garantiti e i precari, cui la grande crisi ha aggiunto gli esclusi. In questo libro scritto con il rigore dello studioso ma con la penna agile del giornalista, Pietro Ichino, giuslavorista e senatore della Repubblica, racconta perché e come nel nostro ordinamento è stato introdotto l'articolo 18, spiega il meccanismo giudiziale che ha fatto di questa norma la fonte della job property, traccia la storia politica della riforma che va sotto il nome di Jobs Act, ne ripercorre il tormentato iter legislativo fino al varo della legge-delega del dicembre 2014 e all'entrata in vigore nel marzo 2015 dei primi due decreti attuativi, uno sul contratto a tutele crescenti e l'altro sul nuovo trattamento universale di disoccupazione e sul contratto di ricollocazione, mirati a proteggere il lavoratore nel mercato anziché dal mercato. Attraverso una galleria di esempi reali, spiega come la soluzione di compromesso tentata con la legge Fornero è stata svuotata del suo contenuto per il modo in cui è stata applicata, ma soprattutto ci racconta la «storia segreta» del Jobs Act, il braccio di ferro sui contenuti dei primi decreti attuativi e sulla disciplina del contratto a tutele crescenti: che cosa è accaduto fin qui e che cosa deve ancora accadere. Affinché il lavoro sognato, perduto, rivendicato sia, prima di tutto, un lavoro ritrovato. 53 Lavoro Lavoro 52 nel mercato del lavoro rispetto alla popolazione totale e dalla riduzione di quello dei disoccupati, adulti e giovani. Il mercato del lavoro si è rimesso in moto davvero. All’inizio dell’anno neppure i più ottimisti si attendevano una svolta di questa entità. L’aumento riguarda anche la quota di assunzioni a tempo indeterminato rispetto al flusso totale delle assunzioni. Sì: questo dato era già conosciuto un mese fa, tanto che l’ho potuto citare nel capitolo finale che dà il titolo al libro che lei ha citato all’inizio. Lo si traeva dal sistema delle Comunicazioni obbligatorie al ministero del Lavoro per il marzo 2015: aumento del 49,5 per cento dei nuovi rapporti a tempo indeterminato rispetto al marzo 2014 e aumento dell’81 per cento delle trasformazioni di contratti a termine in tempo indeterminato. Nel successo che sta avendo il contratto a tutele crescenti, stanno giocando più a favore gli sgravi contributivi o la rimozione dell’art.18? È ancora troppo presto per dirlo. Qui l’appello alla prudenza resta attualissimo. In che senso? Sulla base di questi dati nessuno può seriamente pretendere di indicare quanta parte delle variazioni sia imputabile alla drastica riduzione del cuneo fiscale e contributivo entrata in vigore il 1° gennaio scorso, quanta parte alla nuova disciplina dei licenziamenti e quanta parte all’incipiente ripresa economica: per stabilirlo occorrerà attendere il risultato delle analisi degli econometristi sui dati disaggregati, che non potranno venire prima del prossimo anno. Chiarito tutto ciò, tuttavia, non mi sembra scorretto trarre da questi numeri almeno un indizio. Indizio di che cosa? Se è vero che normalmente la ripresa della crescita del PIL precede di un semestre o anche più la ricrescita dell’occupazione, mentre oggi in Italia questa dilazione non si sta verificando, abbiamo quanto meno un indizio del fatto che l’incentivo economico in vigore da gennaio e i decreti in vigore da marzo stanno favorendo una netta anticipazione dell’aumento della domanda di lavoro. E se da gennaio si è registrato un aumento della quota di assunzioni a tempo indeterminato sul totale delle nuove assunzioni, ma da marzo questo ha fatto registrare una netta impennata, abbiamo quanto meno un forte indizio dell’efficacia della riforma dei licenziamenti entrata in vigore il 7 marzo, nel produrre un netto miglioramento della qualità dei rapporti di lavoro, quindi della loro produttività. E anche una riduzione del precariato. SEVERI: AUMENTA L’ATTRATTIVITÀ DEL CONTRATTO A TEMPO INDETERMINATO I primi dati che emergono sugli effetti della riforma del lavoro sono incoraggianti. Dall’indagine di Unindustria Reggio Emilia emerge un trend complessivamente favorevole con un saldo positivo di nuova occupazione. Il Jobs Act, dunque, sta mostrando i primi effetti, anche se è presto per parlare di un cambio di passo dell'occupazione possiamo già affermare che ogni dose di flessibilità nel mercato del lavoro produce effetti positivi. La prosecuzione del trend dipenderà soprattutto dal consolidarsi di una vera ripresa economica. Gli sgravi contributivi rendono vantaggioso il nuovo contratto a tempo indeterminato, ma ora il governo deve migliorare le condizioni in cui operano le imprese italiane, a cominciare dalla riduzione del carico fiscale per poi passare allo Mauro Severi snellimento della burocrazia e al miglioramento delle infrastrutture. Anche a Reggio Emilia i segni di ripresa s’intrecciano con situazioni che rimangono difficili: in particolare, cresce la forbice tra gli operatori attivi nel mercato interno e quelli orientati all’export. I primi non riescono ancora a vedere la luce in fondo al tunnel; i secondi invece hanno recuperato i volumi pre-crisi e sono tornati ad espandersi. perseguire con il terzo decreto attuativo della legge-delega n. 183/2014, che sta per essere approvato in via definitiva dal Governo. Finora, invece, questo contratto “a causa mista” è stato utilizzato dalle imprese soprattutto per assumere personale a basso costo, approfittando dello sgravio contributivo: questo spiega perché la drastica riduzione del cuneo fiscale e contributivo disposta dalla legge di stabilità 2015 per il nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti abbia dirottato su questo contratto molte assunzioni che altrimenti sarebbero state fatte nella forma dell’apprendistato. Quale assetto avranno i nuovi ammortizzatori sociali? La Cassa integrazione guadagni viene ricondotta alla sua funzione originaria, cioè quella di sostegno del reddito per periodi brevi di sospensione del lavoro con ri- presa dell’attività nella stessa azienda. Quanto al trattamento di disoccupazione, viene completata la riforma compiuta dalla Legge Fornero del 2012, con un rafforzamento, ampliamento del campo di applicazione e allungamento della durata dell’indennità: 75 per cento della retribuzione per i primi tre mesi, poi riduzione del 3 per cento al mese per l’eventuale periodo ulteriore fino al massimo di 24 mesi. Esaurita questa forma di natura assicurativa, il decreto n. 22/2015 prevede l’avvio di una forma di sostegno del reddito di tipo assistenziale, che è per ora sperimentale e con campo di applicazione ridotto. In futuro dovrà diventare una forma di reddito minimo di inserimento, secondo il tipico modello del welfare cetro e nord-europeo. Meno protezioni sul posto di lavoro ma robusti ammortizzatori sociali e riqualificazione di chi è disoccupato. Un sistema che funzionerà davvero? La parte di cosiddetta “politica passiva” del lavoro, cioè quella del sostegno del reddito, funziona già; e tutto lascia prevedere che funzionerà molto meglio di quanto abbia funzionato finora, con l’abuso diffuso della Cassa integrazione. Il punto debole del sistema è costituito invece dalle politiche attive del lavoro, cioè le misure volte al reinserimento attivo del disoccupato nel tessuto produttivo. Qui la sperimentazione è in grave ritardo. È stato istituito il contratto di ricollocazione, uno strumento molto importante di politica attiva, basato sul coinvolgimento degli operatori privati specializzati, ispirato al modello olandese che ora viene sperimentato anche in Germania e negli U.S.A. Ma i primi esperimenti pilota, previsti e finanziati dalla legge di stabilità 2014, avrebbero dovuto partire già all’inizio dello scorso anno e invece sono ancora bloccati da una struttura ministeriale prevalentemente ostile alla cooperazione con gli operatori privati. Si parla spesso del modello tedesco. Saranno finalmente introdotti per legge alcuni elementi partecipativi dei lavoratori nelle imprese? Il disegno di legge n. S-1051 sulla partecipazione dei lavoratori nell’impresa, frutto di una iniziativa unitaria dei partiti di maggioranza in seno alla Commissione Lavoro del Senato, è pronto per essere approvato. Prevede la possibilità, non l’obbligo, di attivare una o più tra nove pratiche partecipative, incentivandone alcune sul piano fiscale. Ma il modello non è – e in Italia non può essere – quello della Mitbestimmung tedesca, cioè della cogestione aziendale. Da tempo è in agenda il nuovo Codice semplificato del lavoro. È ancora tra le priorità del Governo? Se sì, quali ne saranno i contenuti? A questo tema è dedicato un capitolo nel libro Il lavoro ritrovato, dove è riportata in appendice l’ultima versione del progetto di Codice semplificato, aggiornata con i contenuti degli ultimi decreti attuativi della legge-delega n. 183/2014. Quest’ultima, tra l’altro, prevede che alla fine del processo di riforma del nostro diritto del lavoro, l’intera nuova disciplina venga riordinata in un testo unico semplificato. Lo schema di decreto sul cosiddetto “riordino dei contratti” si muove esplicitamente in questa direzione. Ma sono ancora molto forti le resistenze contro questo progetto da parte delle strutture ministeriali. Quali sono i motivi di questa resistenza? Vede, negli ultimi decenni le leggi in materia di lavoro sono sempre state scritte soltanto da loro, dagli alti diri- genti del ministero, nel loro linguaggio e in una forma tale che le rende difficili da leggere e capire anche dai giuristi esperti della materia. Per non dire dei ministri, sottosegretari e parlamentari, che capiscono e controllano a dir tanto il dieci per cento dei testi legislativi. Il risultato è un enorme potere dell’apparato ministeriale stesso, il quale di fatto ha acquisito una sorta di monopolio di fatto della scrittura della legge, e anche della sua piena comprensione e interpretazione attraverso le circolari. Ritornare alle leggi scritte in modo comprensibile per tutti i loro destinatari, come lo fu lo Statuto dei lavoratori del 1970, significa eliminare quel monopolio indebito. Si capisce che chi oggi ne è titolare non ne sia contento e cerchi di impedirlo. * Il nostro tempo, settimanale diocesano torinese % + JOBS ACT: cresce l’occupazione nelle aziende reggiane L’Ufficio Studi di Unindustria Reggio Emilia ha svolto un’indagine sui primi effetti della riforma del lavoro con riferimento ad un campione di circa 400 imprese associate. Dall’analisi risulta che nei primi cinque mesi del 2015 le assunzioni sono aumentate del 2,3% rispetto alle attivazioni registrate nello stesso periodo di un anno prima, mentre nel periodo di entrata in vigore del contratto a tutele crescenti, le assunzioni sono aumentate addirittura del 5,2%. Significativo (+8,8%) il balzo compiuto dai rapporti a tempo indeterminato, ora fortemente incentivati, la cui quota sul totale sale dal 34,9 al 37,1%. Mentre la quota dei contratti a tempo determinato cala dal 65,1 al 62,9%. In calo rispetto al 2014 il numero delle cessazioni dei rapporti di lavoro: 530 contro 1.761. Più nel dettaglio, i contratti di lavoro attivati dal 1° gennaio di quest’anno al 31 maggio, che hanno usufruito della decontribuzione triennale prevista dalla normativa, sono stati 259 su un totale di 698 assunzioni, mentre i contratti a tutele crescenti, attivati dall’entrata in vigore del Jobs Act lo scorso 7 marzo, al 31 maggio 2015 sono stati 306. Significativo anche il dato delle trasformazioni della tipologia dei contratti, che segnala un miglioramento della qualità del lavoro: a fine maggio sono state infatti 93 le trasformazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti a tempo indeterminato, di cui 85 per effetto dell’esonero contributivo. I primi effetti del Jobs Act si traducono quindi in assunzioni, con contratto a tutele crescenti, da parte di piccole e grandi imprese reggiane. L'incremento dei contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato è legato in parte alla stabilizzazione degli attuali precari (tempo determinato), ma principalmente a nuove assunzioni in senso stretto, derivanti da incremento di produzione e prospettive di crescita delle aziende. 55 Lavoro Lavoro 54 Un dato negativo: l’apprendistato sta subendo un calo. Pensa che occorra rivitalizzarlo? Occorre soprattutto che l’apprendistato diventi la forma normale di accesso al tessuto produttivo per una metà circa degli adolescenti, attraverso l’alternanza scuola-lavoro. Questo è l’obiettivo che la riforma si propone di Centro studi Confindustria ITALIA 2015 Per l’assenteismo vince il pubblico impiego Il peso delle ore di assenza sulle ore lavorabili si è attestato nel 2013 al 6,5%, dal 7,0% di un anno prima, nelle aziende Confindustria. L’incidenza delle assenze rimane più alta nelle imprese grandi (7,2% in quelle con più di 100 addetti; 4,5% in quelle fino ai 15). Nello stesso anno i dipendenti del settore pubblico hanno totalizzato in media 19 giorni di assenze retribuite (dati RGS), 6 in più rispetto a quanto rilevato nel mondo Confindustria per un gruppo di dipendenti comparabile. Ridurre l’assenteismo nel settore pubblico a questi livelli più bassi permetterebbe un risparmio di oltre 3,7 miliardi di euro. Nel 2013 nell’industria in senso stretto erano coperti da un accordo aziendale 2 lavoratori su 3; 5 lavoratori su 6 nelle imprese associate con almeno 100 dipendenti. La contrattazione aziendale è meno diffusa nei servizi, dove i lavoratori co- perti erano il 56,9% (68,0% nelle imprese più grandi). I premi variabili, collettivi o individuali, sono stati erogati dal 70,5% delle imprese con contrattazione di secondo livello e dal 31,7% di quelle senza. Per il personale non dirigenziale, la copertura dei premi variabili cresce con la qualifica (52,5% tra gli operai, 56,3% tra gli impiegati e 63,4% tra i quadri), mentre l’incidenza sulla retribuzione è mediamente simile (intorno al 5%). Tra i dirigenti, l’erogazione appare più selettiva: solo poco più di un quarto li riceve, ma, se erogati, essi rappresentano mediamente il 15,6% della retribuzione media annua lorda. Migliora la fiducia dei consumatori italiani è in calo di quattro punti sui tre mesi precedenti, che aveva segnato un’impennata di 11 punti a livello tendenziale, e resta ancora lontano dalla media europea (79 punti). Tra i segnali positivi c’è la percentuale di quanti si dichiarano preoccupati della sicurezza del posto di lavoro, che diminuisce rispetto l’anno precedente (24% contro 30%) al primo trimestre 2015 (28%). L’indice di fiducia dei consumatori italiani, secondo il Global Consumer Confidence Survey realizzato da Nielsen, nel secondo trimestre è positivo: due punti percentuali in più rispetto al dato dello periodo dell’anno precedente (53 contro 51). Nello stesso periodo, tuttavia, * L’Indagine di Confindustria sul lavoro, realizzata con la collaborazione di 4.405 aziende e di oltre 90 Associazioni. Nella competizione globale sempre più accesa, le imprese italiane hanno dimostrato di saper tenere il passo di quelle tedesche sui mercati esteri: negli ultimi quattro anni il loro export è cresciuto del 3,0% annuo, contro il 3,5%. Per reggere il confronto hanno saputo orientare le vendite verso i paesi più dinamici, tanto che la domanda potenziale italiana è salita del 4,1% medio annuo tra il 2000 e il 2014, contro il +4,2% di quella tedesca. Hanno aumentato la qualità dei prodotti: +25,0% l’incremento nello stesso periodo dell’indicatore elaborato dal CSC, contro +13,3%. Hanno contenuto l’aumento dei listini: +2,0% annuo, contro +1,8%. E hanno sempre più presidiato le posizioni a monte lungo le catene globali del valore, mentre la Germania, al contrario, si è specializzata a valle. Insieme, queste forze hanno offerto un contributo positivo di 4,9 punti percentuali all’anno alla dinamica delle esportazioni italiane. Allo stesso tempo, hanno spinto in direzione contraria alcuni fattori. In particolare, l’aumento del CLUP (costo del lavoro per unità di prodotto): +3,0 punti percentuali all’anno, rispetto al -0,1 tedesco (per la Germania i dati sono fermi al 2013). Una serie di elementi offre, oggi, un’occasione di recupero: svalutazione dell’euro e crollo delle quotazioni oil, che aumentano la competitività italiana di prezzo e di costo e rimpolpano i margini delle imprese; e tassi a lunga ai minimi, che riducono i costi di fi- nanziamento. Maggiori margini e minore costo del denaro alimenteranno nuovi investimenti e, quindi, futuri guadagni di produttività. Occorre capitalizzare i vantaggi che derivano da questi fattori proseguendo lungo la strada delle riforme strutturali, con il completamento di quelle del mercato del lavoro e della pubblica amministrazione. Produzione industriale giugno 2015 Il Centro Studi Confindustria rileva un aumento della produzione industriale dello 0,4% in luglio su giugno quando è stata stimata una variazione di -0,3% su maggio. Nel secondo trimestre del 2015 il CSC stima un incremento della produzione dello 0,8% sul primo, quando si era registrato un progresso dello 0,5% sul quarto 2014. La variazione congiunturale acquisita per il terzo trimestre è di +0,5%. La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, è avanzata in luglio del 2,6% rispetto allo stesso mese dello scorso anno; in giugno si era avuto +1,4% su giugno 2014. Gli ordini in volume hanno registrato in luglio un progresso dell’1,0% su giugno e del 2,3% su luglio 2014. In giugno si era avuto un miglioramento dello 0,8% su maggio e del 2,7% su giugno 2014. L’indagine sulla fiducia nel manifatturiero mostra una maggiore prudenza degli imprenditori, spiegata soprattutto dall’evoluzione della crisi greca durante la rilevazione (condotta tra 1 e 16 luglio mentre l’accordo è stato sottoscritto il 13). In luglio l’indice è diminuito di 0,3 punti (dopo +0,5 in giugno), a 103,6, un livello comunque elevato e intorno ai massimi dal 2011. Sono stabili, giudizi e attese sui livelli di produzione; migliorano invece quelli sugli ordini (di più per quelli esteri). 57 Centro studi Confindustria 56 L'EXPORT ITALIANO VINCE NELLA QUALITÀ MA È PENALIZZATO DAI COSTI costruire ASSEMBLEA GENERALE 2015 l’area mediopadana 59 Articolo di copertina Articolo di copertina 58 Articolo di copertina 61 Articolo di copertina 60 l’assemblea generale 2015 degli industriali reggiani di DG L’Assemblea Generale 2015 di Unindustria Reggio Emilia si è posta l’obiettivo di contribuire alla comprensione dell’emergente soggettività mediopadana che si manifesta attraverso un ambito esteso e “plurale”. Un sistema territoriale che “chiede”, implicitamente, di essere scoperto come premessa per poter essere organizzato in una vera e propria “rete” i cui “nodi” sono rappresentati dai Capoluoghi e dai centri principali. In tale prospettiva gli obiettivi che gli industriali reggiani intendono promuovere nei confronti del sistema confindustriale e presso gli stakeholder locali, sono il superamento della frammentazione nel rispetto delle individualità e l’ampliamento della scala progettuale. Se consideriamo la varietà e la complessità degli obiettivi richiamati appare evidente la parallela necessità – esplicitata nella relazione del Presidente Severi – di dar vita progressivamente a una rete di Associazioni capaci di coordinarsi attraverso forme inedite di condivisione, collaborazione e integrazione. In tal modo le diverse territoriali dovrebbero diventare l’elemento di promozione dei processi d’innovazione e di progresso economico e sociale riferiti all’intero sistema territoriale mediopadano. La relazione del Presidente e il confronto tra diversi testimoni hanno proposto, da angolazioni diverse e con un approccio interdisciplinare, la visione mediopadana come un processo di auto-organizzazione dal basso sul quale costruire un progetto di lungo periodo capace di facilitare nel tempo un’inedita governance territoriale. costruire ASSEMBLEA GENERALE 2015 l’area mediopadana 63 Articolo di copertina Articolo di copertina 62 Guardare con nuovi occhi la nostra realtà di Simone Russo Giornalista “Guardare con nuovi occhi la soggettività mediopadana significa far si che ciascun attore, amministrativo, economico e sociale, inizi a considerare i propri vicini non come competitori, ma come parte di sé, del proprio futuro e del proprio destino”. È questo il cuore della relazione tenuta dal Presidente di Unindustria Reggio Emilia, Mauro Severi, all’Assemblea Generale di Unindu- stria Reggio Emilia tenutasi venerdì 19 giugno. Una relazione centrata sulla definizione di un obiettivo portante per tutto il sistema - Reggio: Costruire l’Area Mediopadana, intesa come la nuova soggettività chiamata ad affrontare le sfide sempre più impegnative dei prossimi decenni. Nella splendida cornice del Teatro Municipale “Romolo Valli”, il Presidente Severi ha esposto il quadro della situazione economica attuale: “Una situazione problematica, che le attuali difficoltà del Governo aggravano, facendo temere per le riforme già in programma o in fase d’attuazione”. E, anche a Reggio Emilia, “i segni di ripresa s’intrecciano con situazioni che rimangono difficili”. Ma si può affermare che “nonostante l’andamento negativo del commercio, la durissima crisi del settore edile e le gravi difficoltà della cooperazione, il sistema reggiano ha confermato, grazie alla manifattura, una elevata capacità di tenuta”. Ma le sfide sono sempre più impegnative e per dare risposte al passo con i tempi, occorre un nuovo paradigma. costruire Articolo di copertina 64 È un percorso in cui “gli attori sociali devono guardarsi dall’inconscia e illusoria tentazione di usare vecchie soluzioni per risolvere nuovi problemi”. E questo vale a maggior ragione se s considera che la tecnologia corre veloce: “La fabbrica che conosciamo potrebbe destrutturarsi per dar vita a una rete di centri di competenza e di produzione condivisi e capaci di garantire produttività senza precedenti”. Il mondo della produzione cambierà quindi radicalmente. E Reggio ha già fatto dei passi importanti con il trasferimento tecnologico alle imprese guidato da Reggio Emilia Innovazione e con l’avvio del Tecnopolo, un progetto per cui Severi auspica un sempre maggiore coinvolgimento degli attori locali. Ma c’è di più: ”Anche la questione della “soggettività mediopadana”, vale a dire la scoperta del grande sistema economico-sociale collocato tra le aree metropolitane di Milano e Bologna, rappresenta un’innovazione di sistema”. Secondo Severi, “guardare con nuovi occhi la soggettività mediopadana significa far si che ciascun attore, amministrativo, economico e sociale, inizi a considerare i propri vicini non come competitori, ma come parte di sé, del proprio futuro e del proprio destino”. Concretamente, “la logistica di Piacenza è un valore d’area vasta; la Stazione Mediopadana e l’aeroporto di Parma sono infrastrutture condivise; i poli universitari e quelli della ricerca devono diventare i nodi di una rete di competenze mediopadane; l’Alta Velocità e la futura connessione con il Brennero sono un’occasione per tutti”. In questo quadro, Unindustria Reggio Emilia guarda al di là dei meri processi di fusione in corso tra le vicine rappresentanze confindustriali: “La fusione con altre associazioni non è per noi una questione all’ordine del giorno. Siamo convinti, infatti, che sia preliminarmente indispensabile valorizzare l’autonomia e la soggettività delle diverse Associazioni emiliane impegnandoci per far sì che inizino a operare come una vera e propria rete. Un network capace di favorire la specializzazione dei diversi “nodi” per sviluppare servizi di nuova generazione in grado di apportare concreto valore alle imprese”. Concludendo il suo intervento, il presidente Severi ha annunciato la prossima presentazione del progetto Otto Azioni per Reggio Emilia: “Otto iniziative, pluriennali e complementari, attraverso le quali l’Associazione intende contribuire attivamente al rinnovamento del sistema locale”. “Uniamo le forze, le idee, le capacità di questa terra – ha detto infine Severi – non per aspettare il momento migliore, ma per crearlo. Subito”. La relazione del Presidente Mauro Severi Autorità, Relatori, Signore e Signori, Colleghe e Colleghi, l’Assemblea degli industriali reggiani è da tempo uno dei momenti nei quali la nostra comunità s’incontra per confrontarsi sul presente e, soprattutto, sul futuro. Riferendomi proprio alla dimensione del presente, vo-glio ricordare che, nel corso delle ultime settimane, si sono susseguiti appuntamenti di grande rilievo dedicati all’economia nazionale, regionale e locale. Dall’Assemblea di Confindustria alla Relazione del Governatore della Banca d’Italia; dall’analisi sulla economia regionale, presentata a Reggio Emilia dalla Banca d’Italia, al Rapporto sull’economia reggiana, illustrato in occasione della Giornata dell’economia. Analisi che hanno descritto con precisione la realtà economica all’interno della quale viviamo e operiamo. Nella consapevolezza di ciò, mi limiterò a richiamare sinteticamente la situazione del Paese e dell’industria reggiana, per dedicarmi poi al sistema locale di cui oggi ci occupiamo. La prima valutazione è riconducibile a quanto emerso nei quattro Incontri di Zona, che nelle scorse settimane mi hanno permesso di ascoltare molti imprenditori. Appuntamenti che hanno confermato i dati delle nostre note congiunturali: ci sono segnali di ripresa, seppur non ancora forti, e dunque tutti da consolidare. Allo stesso tempo, destano apprensioni le diverse crisi riguardanti alcune aree strategiche del mondo, alle quali s’aggiunge l’incognita della situazione greca, che pesa come un macigno sul futuro dell’eurozona. Quanto al quadro politico è certamente segnato dalla crisi dei partiti, dal consenso accordato a movimenti massimalisti e, non certo da ultimo, dal distacco dei cittadini dalla politica e dunque dal voto. Una situazione problematica, che le attuali difficoltà del Governo aggravano, facendo temere per le riforme già in programma o in fase d’attuazione. Anche a Reggio Emilia i segni di ripresa s’intrecciano con situazioni che rimangono difficili: in particolare, cresce la forbice tra gli operatori attivi nel mercato interno e quelli orientati all’export. I primi non riescono ancora a vedere la luce in fondo al tunnel; i secondi, non solo hanno recuperato i volumi pre-crisi, ma sono tornati a espandersi, come ben testimonia la crescita superiore a quattro punti registrata dalle esportazioni reggiane nel 2014. Un risultato positivo, che tuttavia da solo non è riuscito a fermare il trend negativo dell’occupazione; nell’anno trascorso, infatti, abbiamo superato la soglia del 6% di persone senza lavoro. Un dato, preoccupante per il sistema locale, che deve essere confrontato con la media regionale pari a 8,7 %, e con quella nazionale che si avvicina ormai al 13%. Possiamo così affermare che, nonostante l’andamento negativo del commercio, la durissima crisi del settore edile e le gravi difficoltà della cooperazione, il sistema reggiano ha confermato, grazie alla manifattura, una elevata capacità di tenuta. Un risultato del quale dobbiamo essere orgogliosi, seppur nella consapevolezza, che in sette anni la produzione nazionale ha subito un crollo del 30%, la capacità produttiva si è ridotta di un quarto e centinaia di migliaia di posti di lavoro sono andati perduti. Molti analisti descrivono l’Italia di oggi come un Paese uscito da una guerra e credo non sbaglino. Nei giorni scorsi, lavorando ai contenuti di questo incontro, mi sono tornate alla mente le parole pronunciate da Bob Kennedy nel marzo del ‘68, pochi mesi prima d’essere assassinato. Il candidato alla presidenza degli Stati Uniti metteva in guardia i suoi concittadini ricordando che “il Prodotto Interno Lordo non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio; né la nostra saggezza né la nostra conoscenza; né la nostra compassione né la devozione al nostro Paese”. “Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani”. Intendo partire proprio da l’area mediopadana queste considerazioni non per disconoscere il valore e l’importanza dei dati macroeconomici né, tantomeno, per associare la mia piccola figura a una delle più belle icone del ‘900. Inizio dall’affermazione di Bob Kennedy perché sono convinto che l’incontro con una comunità – come quello al quale oggi partecipiamo – impone di dedicare la massima attenzione alla dimensione più importante per ciascuno di noi: il futuro. In altri termini, ciò che oggi proporremo rappresenta il contributo che gli industriali reggiani intendono dare al loro territorio, per far si che “la vita di tutti possa essere un’esperienza degna di essere vissuta”. Non si tratta di un obiettivo velleitario, ma della logica conseguenza del ruolo sociale esercitato dalle imprese in una delle aree più industrializzate d’Europa. I problemi non mancano e la sfida è dunque grande: dalla crescita della povertà al peso del carico fiscale; dalla sicurezza alla necessità di rinnovare un Paese restio al cambiamento; dall’incapacità di riformare lo Stato e la sua burocrazia all’anoressia del progetto Europeo; dalla solitudine miserevole di troppi anziani alla disoccupazione dei giovani; dall’immigrazione al collasso della Grecia. Nel considerare tutti questi elementi di criticità è indispensabile comprendere che la nostra crisi ha origine, prima di tutto, nell’incapacità della società italiana a misurarsi con il nuovo paradigma dello sviluppo che, da tempo, ha iniziato a delinearsi. La comprensione di questo dato di fatto è la premessa indispensabile per sviluppare soluzioni coerenti con uno scenario caratterizzato da ineludibili novità. La prima è la globalizzazione, che enfatizza, tanto in positivo, quanto in negativo, le differenze di costo, di capacità e di cultura tra i diversi paesi. La seconda è la facilità di connessione, che collega in rete persone, imprese, istituzioni, macchine e territori. La terza è la tecnologia, che consente inedite soluzioni di processo, di prodotto e di servizio. La quarta è l’intelligenza delle persone, che attraverso l’innovazione permette di aumen- “il viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” 65 Articolo di copertina ASSEMBLEA GENERALE 2015 costruire Articolo di copertina 66 tare la complessità in ogni ambito delle attività e della vita delle persone. Non solo le imprese, ma anche le nazioni, i sistemi locali, le Istituzioni, le associazioni e le persone sono investiti da questa evoluzione che sta già cambiando il modo di pensare, di vivere e di lavorare. Il cammino che come imprese e come comunità abbiamo davanti è lungo, insicuro e impegnativo. Un anno fa, quando sono stato chiamato alla guida di Unindustria Reggio Emilia, rivolgendomi a questa stessa sala, avevo ricordato che “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Un esercizio indispensabile perché la crisi attuale va pensata e vissuta come una transizione: un passaggio che ci porterà da un paradigma all’altro. L’umanità vive una trasformazione come quella che si determinò con l’introduzione della macchina a vapore senza la quale non esisterebbe l’industria. Oggi, come allora, nulla sarà più come prima. Il compito che ci tocca, dunque, non è rimediare a qualche inconveniente, ma quello di ricostruire l’intero sistema secondo un disegno e regole diversi. Per fare questo è indispensabile prospettiva gli attori sociali devono guardarsi dall’inconscia e illusoria tentazione di usare vecchie soluzioni per risolvere nuovi problemi. Un pensiero che rivolgo, in particolare, non solo ai miei Colleghi, ma anche ai Segretari e ai Quadri sindacali della nostre provincia. Se continuiamo a parlare solo di crisi, trascurando il nuovo paradigma e le forze che lo stanno definendo, tutti i nostri discorsi – da quello sulla sostenibilità a quello sulla disuguaglianza – diventano giochi a somma zero, nei quali, se un attore sociale vince, l’altro è condannato a perdere. Al contrario, se guardiamo al futuro dal punto di vista della transizione, i giochi possono essere a somma positiva perché si può, e si deve, scegliere di perseguire la creazione condivisa di valore. Persone, lavoratori, Sindacati, amministratori locali e sistemi territoriali devono apprendere ad agire come un imprenditore collettivo capace di produrre valore insieme alle imprese. Per affrontare il futuro serve sempre di più quella attitudine imprenditoriale che una volta era limitata alle imprese e che ora va estesa all’intera società. Mi riferisco a una nuova dimensione – fondata sulla col- Costruire l’area Mediopadana “Voglio esprimere il mio apprezzamento per la riflessione proposta dagli Industriali di Reggio Emilia. L'idea di costruire un'area metropolitana mediopadana è molto suggestiva. E credo sia anche molto corretta, in un tempo di globalizzazione, dove la competizione è tra territori” – così il sindaco di Torino e Presidente Associazione Nazionale Comuni Italiani, Piero Fassino, ha commentato il dibattito sulla nuova soggettività mediopadana proposto da Unindustria Reggio Emilia. “Hanno più possibilità di sviluppo – ha detto Fassino – quei territori che sono più densi di attività di ricerca, attività terziarie e culture. Abbiamo alle spalle il tempo in cui lo sviluppo delle città era univocazionale: Torino era la città dell'auto, Clermont Ferrand della gomma, Pittsburgh dell'acciaio, Glasgow e Manchester del tessile. Oggi lo sviluppo non può essere pensato attorno ad una vocazione”. Ora infatti, secondo Fassino, “sempre di più lo sviluppo va pensato in senso plurale, dove una molteplicità di vocazioni, unendosi in una visione coerente, determina la prospettiva di crescita del territorio”. Fassino giudica molto interessante l’idea di “costruire un'area da Modena Piacenza, lambendo i territori vicini, un’area densa di attività produttive, di ricerca di università, di cultura. L'idea che questo territorio non sia un vuoto tra Milano e Bologna, ma un territorio che forte delle sue eccellenze costruisce un progetto e si costituisce come un'area metropolitana diffusa, capace di competere con le are e limitrofe è unidea giusta e suggestiva”. Perché l’idea trovi forza “serve il coinvolgimento delle istituzioni, con un ruolo di regia, ma devono partecipare tutti i soggetti del territorio: imprese, Camera di Commercio, banche, università, in una governance collegiale e plurale come lo è il territorio”. “Per questo – ha concluso Fassino – apprezzo il vostro lavoro e lo seguirò per tenerne conto nel mio compito di amministratore dell’area metropolitana di Torino”. predisporre un modello di futuro che sia non solo possibile, ma anche desiderabile e, dunque, condiviso. Ne abbiamo bisogno perché l’assenza di riferimenti sul futuro possibile, indebolisce i legami sociali e la tenacia nel perseguire gli obiettivi, facendo prevalere logiche individuali attente solo al presente. In tale laborazione tra competenze complementari presenti nei territori e nelle aziende – indispensabile per gestire la complessità della società, della tecnologia, dei mercati, delle filiere e delle stesse realtà aziendali. Ciò significa sperimentare nuove soluzioni che, tra le altre cose, presuppongono la condivisione dei il punto di vista di Piero Fassino di SR rischi. In un mondo instabile e incerto, persino la relazione tra capitale e lavoro non può più essere centrata solo sulla distribuzione del reddito generato dall’azienda. Oggi, le imprese e il lavoro devono, prima di tutto, trovare l’accordo su come contribuire e partecipare alla produzione di quel reddito. In tale prospettiva la reazione non può essere quella di resistere a oltranza a ogni cambiamento. La lotta senza se e senza ma per la conservazione di tutto; la difesa del conosciuto; lo scandalo per quelli che Alessandro Baricco ha definito “i nuovi barbari”, sono reazioni comprensibili, ma ininfluenti. La verità brutale con la quale dobbiamo fare i conti – per limitarci solo a qualche esempio – è che oggi un adolescente ha in tasca uno smartphone, potente come un supercomputer degli anni ’90, che gli permette di accedere a venti milioni di canzoni al costo di un 45 giri degli anni Sessanta. La cronaca ci informa che da alcune settimane un autocarro Mercedes viaggia – privo di autista – sulle autostrade della California o, ancora, apprendiamo che l’interfaccia vocale si avvia a essere una caratteristica incorporata in ogni oggetto d’uso quotidiano de- “L’ipotesi di costruire un’area vasta mediopadana è un’idea suggestiva che ritengo corretta” stinato, a sua volta, a connettersi alla rete. La disponibilità di enormi capacità di calcolo e di elaborazione dei dati rende possibile servizi impensabili solo cinque anni fa. L’idea di un’economia e di una società basate sulla condivisione dei beni e dei servizi non è futurologia né una questione legata solo alle l’area mediopadana biciclette e alle auto elettriche da utilizzare in città. Il combinato dato dalle grandi possibilità di calcolo e dalla sempre maggiore flessibilità delle macchine utensili e dei centri di lavoro, configura già un futuro, non lontano, nel quale aziende diverse potranno condividere macchinari utilizzabili 24 ore al giorno e capaci di garantire prestazioni just in time. La fabbrica che conosciamo potrebbe destrutturarsi per dar vita a una rete di centri di competenza e di produzione condivisi e capaci di garantire produttività senza precedenti. In tale prospettiva, la naturale organizzazione a rete dei nostri distretti e delle nostre filiere rappresenta un vantaggio che dobbiamo imparare a valorizzare. Un’originalità completata dalla qualità delle nostre risorse umane che sono destinate ad assumere un ruolo centrale all’interno delle fabbriche che stiamo via via trasformando. Se qualcuno pensa che si tratti di fantasie commette lo stesso errore di coloro che due secoli fa ritenevano che una macchina a vapore si sarebbe limitata a sostituire un mulino ad acqua. In pochi decenni, invece, i treni e le navi alimentati dal vapore avevano letteralmente cambiato il mondo. Ho fatto ricorso a questi esempi per evidenziare quanto siano reali: la presenza di un nuovo paradigma, la conseguente transizione verso un nuovo mondo e, dunque, la necessità di trovare soluzioni per gestire problemi che non hanno precedenti. Singolarmente ciascun attore sociale – compresi gli imprenditori – può ben poco di fronte a ciò che ho descritto. Oggi, infatti, la produzione di valore dipende sempre di più dallo sviluppo di innovazioni di sistema. Soluzioni capaci di favorire la diffusione delle idee, la trasmissione delle conoscenze, la trasformazione dei modelli di business e della cultura aziendale, in coerenza con la transizione in corso. Penso a iniziative che coinvolgono non solo le aziende, ma anche la Pubblica Amministrazione, i servizi, le scuole, le università, le banche, i lavoratori, le professioni e i cittadini presenti nel territorio. La nostra società, che nel passato ha dimostrato di sapersi “mettere al lavoro” spontaneamente, deve oggi rimettersi al lavoro, condividendo obiettivi, investimenti e rischi. Un buon esempio in tal senso è costituito dal progetto di Reggio Emilia Innovazione. Ciò che lo rende originale è la visione che lo ispira: creare un soggetto territoriale dedicato al trasferimento delle conoscenze a vantaggio del sistema produttivo. Reggio Emilia Innovazione costituisce un banco di prova dal quale potrebbe svilupparsi un innovativo modello di governance. Si configura, infatti, come il nodo d’una rete, costituita dall’insieme dagli 67 Articolo di copertina ASSEMBLEA GENERALE 2015 “Oggi la produzione di valore dipende dalle innovazioni di sistema” costruire Articolo di copertina 68 attori locali, il cui fine è lo sviluppo di progetti condivisi e i cui costi e investimenti vanno ripartiti tra partner che assumono così rischi comuni. Il prossimo rinnovo della Presidenza di Reggio Emilia Innovazione interroga tutti gli attori locali sul loro impegno in questo progetto che rappresenta la più avanzata iniziativa reggiana. Possiamo affermare che la governance delle iniziative territoriali è ormai una tema vitale per la nostra comunità. Un dato che trova conferma nel progetto del Parco dell'innovazione di Reggio Emilia e, in particolare, del suo cuore: il Tecnopolo. Nel futuro, il sistema mediopadano non competerà solo con nuove fabbriche, ma sviluppando l’intelligenza che è dentro e intorno alle sue fabbriche. Un’intelligenza diffusa che si trova nell’Università, nei centri di ricerca, nelle professioni, nelle banche, nei servizi innovativi e nelle istituzioni dell’area vasta. La cornice definita dalla Regione per l’innovazione e la ricerca rappresenta il punto di partenza che ora deve essere declinato e sviluppato nel Tecnopolo. Per realizzarlo sono indispensabili tanto le risorse pubbliche, quanto l’intervento dei privati, non solo per la realizzazione del secondo stralcio ma anche per la definizione degli assetti proprietari e del progetto complessivo dell’intera area delle ex Reggiane. Anche la questione della “soggettività mediopadana”, vale a dire la scoperta del grande sistema economico-sociale collocato tra le aree metropolitane di Milano e Bologna, rappresenta un’innovazione di sistema. In tale prospettiva “Costruire l’area Mediopadana” – il tema di quest’Assemblea – rappresenta non solo una visione, ma un possibile banco di prova attraverso cui imparare a risolvere nuovi problemi con nuove soluzioni. I sistemi locali di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova e Cremona, devono apprendere a connettersi per definire in maniera condivisa gli obiettivi d’area vasta, gli strumenti per raggiungerli e le conseguenti azioni di lobbying. Tutto ciò mantenendo integre la proprie identità e le rispettive autonomie. Una vera e propria rivoluzione culturale soprattutto se consideriamo il lascito di una storia secolare e il totale e reciproco disinteresse praticato per decenni. È finita l’epoca nella quale chi produceva pensava solo a produrre e chi amministrava pensava solo ad amministrare, determinando, in tal modo, logiche parallele condannate a non incontrarsi mai. Guardare con nuovi occhi la soggettività mediopadana significa far si che ciascun attore, amministrativo, economico e sociale, inizi a considerare i propri vicini non come competitori, ma come parte di sé, del proprio futuro e del proprio destino. “risolvere nuovi problemi con nuove soluzioni” La logistica di Piacenza è un valore d’area vasta; la Stazione Mediopadana e l’aeroporto di Parma sono infrastrutture condivise; i poli universitari e quelli della ricerca devono diventare i nodi di una rete di competenze mediopadane; l’Alta Velocità e la futura connessione con il Brennero sono un’occasione per tutti e tutti devono impegnarsi per far sì che si realizzi in coerenza con le esigenze mediopadane. Mi auguro che il futuro assetto amministrativo dell’Emilia tenga conto di queste considerazioni. Lo scorso anno abbiamo ricevuto dalle associazioni confindustriali di Bologna, Modena e Ferrara la proposta di partecipare a un progetto di fusione da realizzarsi entro il 2016. Nel settembre scorso la Giunta Esecutiva di Unindustria Reggio Emilia ha deciso di declinare questo invito. La fusione con altre associazioni dunque non è per noi una questione all’ordine del giorno. Siamo convinti, infatti, che sia preliminarmente indispensabile valorizzare l’autonomia e la soggettività delle diverse Associazioni emiliane impegnandoci per far sì che inizino a operare come una vera e propria rete. Un network capace di favorire la specia- “Abbiamo bisogno di politiche a rete, abbiamo bisogno di costruire alleanze” lizzazione dei diversi “nodi” per sviluppare servizi di nuova generazione in grado di apportare concreto valore alle imprese. Oggi, la sfida non è diventare più grandi, ma apprendere a essere più intelligenti, più rapidi, più connessi e dunque più efficaci e innovativi a vantaggio delle imprese e dei territori. Tutto ciò all’interno della dimensione mediopadana che mi auguro venga l’area mediopadana assunta – consapevolmente e da tutte le associazioni – come un grande progetto territoriale d’interesse generale. Autorità, Signore e Signori, nell’estate del 2000, in concomitanza con un anno dal grande valore simbolico, gli industriali formulavano a questa comunità una proposta di grande forza politica e morale sintetizzata nello slogan: “Imprese & territorio alleati per competere”. Da allora, la ricerca di una progettazione territoriale condivisa è stata una costante dell’azione associativa. Dai contributi per l’apertura della sede universitaria al sostegno per la costruzione della stazione dell’Alta Velocità; da “Reggio Regia” ai primi studi sugli effetti dell’Alta Velocità sul sistema locale; dall’impegno per gli Stati Generali all’analisi sulle infrastrutture locali e d’area vasta, fino alla scoperta della soggettività mediopadana di cui oggi ci occupiamo. Negli stessi anni gli Enti locali reggiani si sono impe-gnati in un profondo processo di rinnovamento ammi-nistrativo, urbano e territoriale. Penso, solo per citare le realizzazioni più significative, alla Stazione Mediopadana; alla riqualificazione del Centro storico; al Tecnopolo; al consolidamento del polo aggiornare le visioni e il por-tafoglio dei progetti considerando gli effetti di quanto già realizzato: basti pensare, in proposito, al successo e all’ulteriore impatto potenziale della Stazione Mediopadana o alla scoperta della dimensione mediopadana. La consapevolezza di tutto ciò, del nostro ruolo e della nostra volontà di collaborazione, ci ha spinto alla predisposizione del progetto denominato Otto Azioni per Reggio Emilia che presenteremo nei prossimi giorni. Otto iniziative, pluriennali e complementari, attraverso le quali l’Associazione intende contribuire attivamente al rinnovamento del sistema locale. Il valore di queste Azioni non sta solo nella coerenza e nella loro durata nel tempo, ma anche nell’obiettivo di connettere altri attori locali per ricercare soluzioni coerenti con le trasformazioni in atto. Ci guida il convincimento che in un territorio più efficiente e attraente sia più facile fare impresa. Allo stesso tempo, pensiamo che imprese ancora più competitive possano continuare ad apportare, al sistema locale, quell’intraprendenza orientata alla manifattura avanzata che deve rimanere la cifra distintiva della nostra terra. Costruire l’area Mediopadana “La logica di rete è una grande opportunità di maturazione dei territori, che si abituano ad avere lo sguardo più largo pur mantenendo la loro identità”. Così il Ministro alle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio nel suo intervento all'assemblea di Unindustria Reggio Emilia ha tratteggiato il senso della soggettività mediopadana vista dal lato dell'azione amministrativa. “Abbiamo bisogno di politiche a rete, di costruire alleanze – ha spiegato Delrio – cosa che abbiamo cercato di fare nel percorso amministrativo: forti sinergie nelle aziende di trasporto pubblico, fino alla fusione; forti sinergie nelle aziende che producono servizi, anche qui fino alla fusione, ed efficienta- mento delle aziende pubbiche, che ora hanno massa critica per stare sul mercato come operatori veri”. Secondo il Ministro Delrio “fanno bene gli industriali a credere che attraverso una rete di relazioni tra i territori si costruisca il futuro. La cooperazione tra i territori è la vera chiave per il futuro: basta pensare che nelle aree vaste si concentra la maggior parte della produzione di innovazione, valore aggiunto e ricchezza. Lavorare a rete e lavorare insieme è una grande opportunità”. Ma è davvero possibile conciliare i confini amministrativi con relazioni di area vasta? “Sì – risponde Delrio – le riforme che stiamo facendo vanno in questa direzione. area vasta significa poter cooperare, avere infrastrutture di utilizzo più vasto rispetto ai territori in cui sono allocati, significa logistica e ricerca comune. In ultima analisi, significa rendere più efficiente non solo il percorso produttivo, ma anche quello amministrativo, e rendere più logica la programmazione infrastrutturale”. universitario e alla visione per l’Area Nord. La riclassificazione di tutto ciò all’interno di un rinno-vato “disegno” richiede ora un duplice sforzo. Da una parte, occorre l’affinamento delle logiche e delle soluzioni di governance indispensabili per mettere a sistema tutto ciò che potrebbe contribuire alla realizzazione dei molti cantieri in corso o in programma. Dall’altra, la necessità di Care Colleghe e cari Colleghi, noi ci sentiamo pronti per contribuire a un progetto di rinnovamento fondato sulla consapevolezza di una nuova era, sulla centralità del capitale umano e delle imprese e sulla scala mediopadana. Uniamo le forze, le idee, le capacità di questa terra non per aspettare il momento migliore, ma per crearlo. Subito. il punto di vista di Graziano Delrio di SR 69 Articolo di copertina ASSEMBLEA GENERALE 2015 CITTÀ METROPOLITANE E RETI URBANE la soggettività mediopadana esiste già Siamo di fronte ad un processo di ri-organizzazione istituzionale del Paese di grande portata. Riorganizzazione che ha conseguenze territoriali altrettanto rilevanti. Le Province annichilite, le Regioni messe in discussione, e soprattutto un “nuovo” soggetto – le città metropolitane – che si presenta come protagonista di politiche nazionali, scardinando le gerarchie consolidate. Un nuovo assetto che pone una sfida importante alle molte città “di rango” che sono rimaste fuori dal gioco metropolitano. Reggio Emilia è tra queste, con Modena e Parma, e Piacenza. Per essere raccolta e giocata con efficacia, questa sfida richiede alle città di interpretare le proprie vocazioni più profonde e al tempo stesso di disporsi a ricercare le ragioni di cooperazione, con la flessibilità che ogni buon negoziato impone. “Fare rete” è la prospettiva necessaria per le città che vogliono partecipare ad una stagione di forte innovazione territoriale, sollecitata dalla globalizzazione delle tecnologie e delle economie e sostenuta (si spera) dalle politiche europee per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Fare rete è anche una opportunità di apprendimento per le città di rango che non sono entrate nella costituzione metropolitana e, in prospettiva, perfino un loro possibile vantaggio competitivo. Una opportunità che richiede di esercitarsi in una azione difficile ma sempre più indispensabile per costruire, con altri, coalizioni tematiche e territoriali, Tutto ciò nella consapevolezza che a questa ricerca non potranno sottrarsi neanche le nuove città metropolitane. Per le une (città metropolitane) come per le altre (reti urbane locali), l’esigenza è infatti quella di competere in una arena continentale che richiede dimensioni e densità di relazioni ben maggiori di quelle di una“vecchia” provincia. Reti nuove, dunque, che interpretino nuove soggettività, proponendo agli attori antichi (istituzioni, imprese, rappresentanze sociali) nuove solide ragioni per riconoscersi in esse e per costruire così progetti di territorio all’altezza delle sfide. di Ugo Baldini presidente CAIRE e Domenico Gribaudi Ugo Baldini è Presidente di CAIRE Urbanistica e Vice Presidente Archivio Osvaldo Piacentini. Esperto di Pianificazione Urbanistica, Territoriale e Strategica, coordinatore scientifico di piani a scala urbana e regionale, membro effettivo INU. CAI R E U R BAN I STI CA è la Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia, società fondata nel 1947, presente da oltre trent’anni in tutto il territorio nazionale nei campi della pianificazione territoriale, dell’urbanistica, della programmazione dello sviluppo, della valutazione socio-economica, ambientale e della progettazione urbana. 71 Articolo di copertina Articolo di copertina 70 costruire Articolo di copertina 72 Il sistema produttivo fondato sulla manifattura organizzata in distretti e filiere;l'emergere dell'economia globale basata sulla conoscenza; le trasformazioni della architettura istituzionale dello stato, con la creazione delle aree metropolitane, l'abolizione delle province, l'accorpamento dei comuni minori; il ruolo delle infrastrutture; co regionale - per valorizzare, di volta in volta, il policentrismo, la potenziale città lineare emiliana o, ancora, il ruolo di Bologna capitale. Ipotesi via via dismesse perché risultate astratte o perché rifiutate dai diversi attori coinvolti. L'elemento di novità, nel considerare come un TAVOLA 1 / BACINI DI INFLUENZA DELLE STAZIONI DELL’ALTA VELOCITÀ seguire con convinzione le grandi opportunità che si prospettano temendo, allo stesso tempo, i rischi correlati. Un ambiente “urbano”favorevole e un territorio ben attrezzato devono necessariamente considerare e accogliere questa nuova infrastruttura europea come prima parte di un riassetto logistico da realizzarsi all’interno di una “valle Padana” molto in ritardo rispetto agli altri principali quadranti europei. Per far si che la soggettività mediopadana prenda consistenza è indispensabile organizzarla come una rete. Un sistema di nodi che si prefigga e realizzi l’obiettivo di connettere le importanti realtà intra-metropolitane poste tra Milano e l’asse Bologna-Padova, per collocarle, in una prospettiva europea, attorno al corridoio del Brennero. Il perimetro naturale dell’area mediopadana è definito dalle due realtà metropolitane che la delimitano. La prima è l’area metropolitana di classe continentale espressa da Milano con i suoi formidabili addensamenti economici, sociali, produt- La dimensione manifatturiera dell’area Mediopadana l'evidenza di un'area vasta che corre lungo la via Emilia, ma che si dilata dall'Appennino alla Lombardia e al Veneto. L'insieme di tutti questi elementi, solitamente considerati e affrontati singolarmente, sono i presupposti a partire dai quali occorre considerare l'esistenza della emergente “soggettività mediopadana”. Una realtà economica, sociale e amministrativa da guardare con "occhi nuovi" per poterla prima scoprire e poi valorizzare. Nel corso degli anni, come molti ricordano, sono state elaborate diverse analisi e visioni - che hanno contribuito a orientare le scelte del decisore pubbli- nuovo potenziale soggetto l’area mediopadana, sta nell'aver rifuggito soluzioni teoriche calate sulla realtà, per cogliere, al contrario, l'intreccio esistente tra i dati di fatto economici, sociali e amministrativi esistenti e le logiche che guidano le aree più competitive del mondo. L’entrata in esercizio della nuova Stazione Mediopadana a Reggio Emilia ha reso più evidente l’esigenza di immaginare e organizzare il suo funzionamento non sulla scala di un Capoluogo o di una provincia, bensì di una comunità più estesa che sfiora i due milioni di abitanti. Questa area rappresenta il cuore della dimensione mediopadana che configura non solo un “bacino di utenza” ma un’area vasta collocata potenzialmente all’interno della rete europea delle città e delle aree metropolitane. Il successo della stazione Mediopadana richiede di per- tivi, finanziari, amministrativi e culturali. Una realtà destinata a un'ulteriore e duratura affermazione grazie all'imminente EXPO. La seconda è costituita dall’altrettanto significativa area metropolitana di Bologna che, oltre alla sua oggettiva centralità – intesa come snodo verso i quattro punti cardinali del Paese – conta un milione di abitanti, un sistema produttivo evoluto e integrato, nodi l’area mediopadana logistici, infrastrutturali e fieristici di primaria importanza e grandi addensamenti universitari, amministrativi e culturali. È proprio l'esistenza di questi due "campioni" territoriali che enfatizza la necessità di scoprire la "soggettività mediopadana". Una realtà che, al contrario di Milano e Bologna, non è esplicita, non esiste nell'immaginario collettivo, non ha un nome e, sotto molti aspetti, non è neppure percepita come tale dalla gran parte dei suoi cittadini. Eppure, come ciascuno di noi ben sa, esiste da tempo ed è costituita non solo delle città di Piacenza, Parma,Reggio Emilia e Modena, ma anche da Mantova e Cremona, al di la dal Po, per giungere a Verona e a Brescia, a Nord, e attraverso l’Appennino, a Sud Ovest, fino a La Spezia. Un reticolo di capoluoghi che presenta potenzialità rilevanti di cooperazione e di integrazione funzionale. Elementi che dovrebbero essere valorizzati con una azione importante e convinta “alla scala dell’area vasta”. Un potenziale che si esprime sul fronte del- I dati dell’area mediopadana – Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena con l’esclusione della nuova area metropolitana bolognese che per dimensioni e status fa storia a se – indicano che poco più di 2 milioni e settecentomila abitanti conseguono risultati da primato. L’export supera i 39 miliardi di euro. Un dato straordinario pari al triplo delle esportazioni realizzate dall’area metropolitana bolognese e superiore di quasi di 2 miliardi al valore dell’esportazioni dell’area metropolitana milanese. le relazioni di impresa (piattaforma produttiva) non meno che per le politiche e le istituzioni culturali o per i processi formativi e per la ricerca. Una realtà che trova la sua espressione più importante - la condizione che può dare corpo alla “soggettività”- nelle infrastrutture di comunicazione che vanno anche esse reinterpretate alla luce della nuova dimensione e della nuova soggettività. 73 Articolo di copertina ASSEMBLEA GENERALE 2015 costruire Articolo di copertina 74 Costruire l’area Mediopadana? Bonomi, Celant e Paleari si confrontano con Myrta Merlino di Simone Russo Dopo la relazione del presidente Mauro Severi, i lavori dell’Assemblea sono proseguiti con una conversazione, moderata dalla giornalista e conduttrice televisiva de La7 Myrta Merlino, tra Ugo Baldini, Presidente Cooperativa Architetti e Ingeneri di Reggio Emilia, Aldo Bonomi, sociologo e Presidente Consorzio Aaster, Germano Celant, critico e storico dell’Arte contemporanea e Stefano Paleari, Rettore dell’Università di Bergamo e Presidente Conferenza Rettori Università Italiane. “In questo territorio – ha detto l’urbanista Ugo Baldini – si fondono la cultura urbana e quella rurale, civiltà e innovazione: ciò rende questa regione capace di orientare il futuro”. Baldini ha illustrato il cambiamento tra l’ultimo decennio del secolo scorso, con la fuga dalle aree metropolitane, ai primi dieci anni del duemila, quando la popolazione è tornata a crescere vorticosamente: “Siamo entrati, in modo problematico, nel secolo delle grandi migrazioni”. Il tutto in un quadro di cambiamento dello Stato e delle funzioni delle sue articolazioni: “Nodi da affrontare con risorse decrescenti e vulnerabilità crescenti” – ha sottolineato Baldini. Si apre quindi il tema “della nuova governance territoriale”. E in questa ottica “bisogna ‘armare’ la soggettività mediopadana. La stazione di Calatrava va intesa come la stazione della ‘mediopadanità’, non come la fermata “L’area metropolitana di Milano può contare su formidabili addensamenti sociali, produttivi, finanziari, amministrativi e culturali, che la proiettano a pieno titolo nella dimensione europea. Nonostante la scala diversa, anche l’area metropolitana di Bologna esprime elementi di rilievo nazionale. La conclamata esistenza di questi due “campioni” territoriali pone la reggiana”. Per raggiungere l’obiettivo, Baldini ha tratteggiato l’idea di un “patto che leghi tutti i sistemi urbani che convergono verso questa opportunità”. Germano Celant, critico e storico dell’arte contemporanea, ha toccato il tema della nuova identità mediopadana, come poterla costruire in un’epoca dove si parla di cloud, dopo che per molto tempo “quello che ci ha contraddistinto è stata l’incapacità di coniugare cultura alta e bassa”. Bene, secondo Celant, “l’industria produce cultura” e “il linguaggio dell’industria va studiato come quello del design, dell’arte”. E da questo punto di vista, “quello che c’è tra Bologna e Milano non è uno spazio vuoto, è un ‘pieno’ in cui si riscontra una convergenza di valori e di ideali”. Il sociologo Aldo Bonomi ha sottolineato l’uso della parola “comunità” nella relazione del presidente Severi: “Compito dell’imprenditore è sentirsi dentro la società come soggetto portatore di una responsabilità sociale”. Secondo Bonomi, l’avvio del ridimensionamento di snodi istituzionali come le Province e le Camere di Commercio, ha creato “una grande voglia di area vasta”. Il problema “non è aggregarsi, ma iniziare un processo di relazioni”, perché “identità non è chiusura, è relazionarsi, mettendosi in un’idea di comunità aperta”. E, l’area mediopadana a proposito della necessità di creare un’identità nuova, Bonomi manda anche un messaggio al Ministro Delrio: “Nella riforma degli assetti territoriali, non si possono immaginare solo grandi aree metropolitane, tra Milano e Bologna non c’è solo una lunga fila di capannoni”. Stefano Paleari, Presidente Conferenza Rettori Università Italiane, ha ripreso un passaggio della relazione del presidente Severi: “Dopo comunità, è cambiamento la parola del suo intervento che mi ha più affascinato. Sul lato delle risorse il modello oggi è che devi fare di più con meno risorse. Bisogna essere più performanti, ma utilizzando risorse più scarse di un tempo”. L’altro aspetto che Paleari sottolinea è quello del rapporto tra diritti e doveri: “Non possiamo parlare di diritti senza doveri. Una studentessa cinese mi ha detto una volta: qui in Italia sento sempre parlare di diritti, ma mai di doveri. È strano perché in Cina è la parte conclusiva del compimento di un dovere”. Secondo Paleari oggi il compito dell’università “è educare al cambiamento. Un giovane che a solo voglia di conservare non riesco ad accettarlo”. E Paleari ha lodato lo sguardo rivolto al futuro di Unindustria Reggio Emilia: “In questa rappresentanza imprenditoriale vedo la volontà positiva di andare oltre l’esistente”. questione della “terra di mezzo”: quell’area vasta che per primi gli industriali reggiani hanno definito “soggettività mediopadana”. Una realtà che, al contrario di Milano e Bologna, non è esplicita, non esiste ancora nell’immaginario collettivo, non ha un nome, eppure c’è… produce ricchezza, innovazione, lavoro, cultura, coesione sociale e qualità della vita”. (dal contributo video dedicato alla soggettività mediopadana presentato nel corso dei lavori assembleari) 75 Articolo di copertina ASSEMBLEA GENERALE 2015 costruire Articolo di copertina 76 Un grande incontro di “sognatori” con gli occhi ben aperti sul mondo di Myrta Merlino Giornalista de La7 e moderatrice dell’incontro “Quel gran pezzo dell’Emilia”: mi ha sempre colpita questa espressione di Edmondo Berselli, ma posso dire di averla compresa e apprezzata fino in fondo solo dopo aver partecipato all’Assemblea generale di Unindustria Reggio Emilia. Un’esperienza che mi ha permesso di entrare in contatto con una grande e “nascosta” realtà economica e sociale. Una terra – voglio ricordarlo – che contando solo sulle proprie forze ha saputo reagire alle distruzioni del terremoto e ricostruire il proprio tessuto industriale di eccellenza. L’opportunità di conoscere gli industriali di Reggio Emilia, a cominciare dal Presidente Severi, mi ha permesso di scoprire e di affrontare il tema della “soggettività mediopadana”. Una realtà emergente verso la quale credo sia indispensabile dedicare la massima attenzione. Sono rimasta molto colpita, in particolare, dalle parole di Severi quando ha ricordato – citando Proust – che “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Quegli stessi nuovi occhi attraverso i quali Bonomi, Celant e Paleari hanno interpretato questo microcosmo confermandone non solo il valore oggettivo e le potenzialità ma anche e soprat- tutto, la grande capacità d’adattamento nei confronti dell’economia globale fondata sulla conoscenza. L’obiettivo, dunque, è fa si che l’area mediopadana, sotto molti Myrta Merlino aspetti paragonabile a una famiglia di fatto, sia finalmente riconosciuta nel Paese. Da questa terra, infatti, emerge una grande storia, presente e futura, che deve essere ora raccontata agli italiani. L’Assemblea degli industriali reggiani del Giugno scorso ha iniziato a dare forma a questo “racconto” che nei prossimi anni diventerà certamente un “best seller” economico e sociale. Myrta Merlino è laureata con lode in Scienze Politiche. Dopo un'esperienza presso la Comunità europea, collabora con “Il Mattino” e “Panorama”. Nel 1994 arriva in Rai, realizzando inchieste per il rotocalco “Mixer” di Giovanni Minoli. Diventa responsabile economica di Raitre e autrice dei programmi “Italia-Maastricht”, “Energia” e “Mister Euro”, di cui è co-conduttrice. Lavora anche a Radio Due, con due rubriche per la trasmissione “Alle otto della sera”. Per conto della Rai segue come inviata numerosi vertici europei, i forum internazionali di Davos e Chicago e riunioni dell'FMI, dell'OCSE e dell'ONU. Nel 2002 è responsabile dell’informazione di RaiEducational e autrice de “La Storia siamo noi” e dal 2005 al 2008 conduce “Economix”, trenta minuti di approfondimento giornalistico. Nel 2009 arriva a La7, prima con “Effetto Domino” e poi dal 2011 è ideatrice, autrice e conduttrice del programma quotidiano “L'aria che tira”, un talk show in onda al mattino. Giunta alla quinta edizione, la trasmissione è cresciuta negli ascolti e nella programmazione: due ore e mezza di diretta al giorno e il debutto in prima serata. Ha collaborato con diverse testate tra cui “International Herald Tribune”, “Liberation”, “Il Sole 24 Ore”, "Il Mattino". Per Sperling & Kupfer ha scritto: “La moneta”, “Gli affari nostri” e “L'aria che tira. Noi e i nostri soldi in tempo di crisi”. l’area mediopadana L'ARIA CHE TIRA Noi e i nostri soldi in tempo di crisi di Myrta Merlino Sperling & Kupfer Debito pubblico, titoli di Stato, spread ed Euribor: con la crisi finanziaria che dilaga ovunque, questi termini dell'economia sono entrati di prepotenza nei discorsi e nelle preoccupazioni quotidiane della maggior parte degli italiani. Cosa fare dei nostri risparmi? I fondi pensione sono a rischio? E cosa succederà alla rata del mutuo? Myrta Merlino offre un'informazione precisa, accessibile, di immediata utilità per affrontare le incertezze e le difficoltà economiche. Senza cedere al panico o al fatalismo, senza delegare, decidendo con consapevolezza e idee chiare. 77 Articolo di copertina ASSEMBLEA GENERALE 2015 costruire ASSEMBLEA GENERALE 2015 PERCHÉ È INDISPENSABILE “COSTRUIRE” L’AREA MEDIOPADANA di Aldo Bonomi Sociologo, Presidente Consorzio AASTER, Associazione Agenti di Sviluppo del Territorio Il concetto di “prossimità” è stato la cifra produttiva su cui i ricercatori della mia generazione sono cresciuti. Nel secondo dopoguerra, dopo gli anni del boom, il distretto industriale era “prossimità”. Oggi, al contrario, la nuova “piattaforma” della via Emilia non lo è più. La nuova “soggettività mediopadana” o ha le reti lunghe o non va da nessuna parte: la prossimità è finita. Da tempo siamo infatti di fronte a cicli economici di “simultaneità”. In altri termini, sopravvive chi è simultaneo all’interno del meccanismo selettivo della globalizzazione. Una metamorfosi che si va realizzando perché è cambiato il paradigma su cui abbiamo costruito città e sistemi locali. Il vecchio paradigma era fondato sulla statualità che discendeva giù per i diversi “rami”. Al centro c’era la statualità che discendeva per regioni, province, comuni e comunità montane. Oggi è evidente che questa discesa – diventata nel frattempo asfittica – si muo- ve lungo “rami” amministrativi che non solo sono “tagliati” continuamente, ma anche condizionati da poteri e decisioni sovranazionali come quelli della Commissione Europea. Il paradigma del novecento, quello ormai tramontato, era un paradigma elementare: da una parte il Capitale, variamente inteso nella sua complessità, e dall’altra parte il lavoro (al singolare). Il conflitto tra capitale e lavoro era mediato dai numerosi soggetti della prossimità che si chiamavano “parti sociali”. Soggetti che organizzavano gli interessi anche all’interno della dimensione territoriale e mediopadana 79 Articolo di copertina Articolo di copertina 78 che vedevano nelle Camere di Commercio il loro luogo di sintesi. Ebbene, come dicevo, questo era il vecchio paradigma. Quello nuovo è un’altra cosa. Penso, prima di tutto, ai flussi che impattano sui luoghi, li cambiano antropologicamente, culturalmente, economicamente e persino nelle forme di convivenza. All’interno di questo processo evolutivo c’è una questione centrale costituita dalle emergenti nuove dimensioni geopolitiche e geoeconomiche. I grandi flussi che impattano sui luoghi (la finanza, le infrastrutture, internet, la globalizzazione, le migrazioni, ecc.) li cambiano in profondità. Nella consapevolezza di ciò oggi è indispensabile ragionare – come giustamente fanno gli industriali reggiani – su come ritrovare una “nuova” dimensione intermedia. l’area Cosa significa tutto ciò nell’Italia delle 100 città? Come stanno, per intenderci, Reggio Emilia, Arezzo, Modena o Cremona? Si tratta di interrogativi che non possono certo trovare risposta nelle dieci aree metropolitane che costruire Articolo di copertina 80 – secondo il legislatore – dovrebbero essere la nuova forma intermedia, quella, per intenderci, che succede all’Italia dei distretti e del capitalismo “molecolare”. Personalmente sono convinto che le Aree Metropolitane – concepite venti anni fa – stiano nascendo già vecchie. Quando mi riferisco a una piattaforma territoriale penso, infatti, alla via Emilia che rappresenta un’enorme piattaforma produttiva. Altri esempi non mancano: la “città adriatica”, la pedemontana veneta e la pedemontana lombarda sono tutti “pezzi” di piattaforma produttiva. Conosco molto benne quella che ho definito la “città infinita lombarda”. Una realtà che non è Milano, ma ha dentro l’area metropolitana di Milano o, meglio, la “Milano città regione”. Un universo con oltre mezzo milione di attività economiche e, badate bene, non mi riferisco solo alle imprese perché considero volutamente anche gli ipermercati, i cinema e quant’altro. Dunque, mezzo milione di attività economiche con un milione e mezzo di addetti. Se qualcuno ha nostalgia della classe operaia è qui che oggi deve venire a cercarla. In questa “città infinita” c’è la più alta concentrazione di sportelli bancari, di agenzie del lavoro interinale e di un mucchio di altre cose. Questa piattaforma produttiva o se volete questa geocomunità, compete simultaneamente e in presa diretta all’impresa tedesca da cui dipende per tutta una serie di fattori e di relazioni. Questo è ciò che definisco simultaneità. Oggi, ciò che appare sempre più evidente è che l’Italia si sta naturalmente ridisegnando attorno a 19-20 piattaforme produttive e geocomunità. Realtà complesse d’area vasta che riorganizzano il loro spazio, la loro posizione e la loro rappresentazione all’interno di una metamorfosi indotta dalla globalizzazione. La soggettività mediopadana – che esiste già nei fatti – è il prodotto di questa lenta ma inesorabile costruzione che parte dal basso e che deve essere “scoperta”. In tale prospettiva “Costruire l’Area Mediopadana” rappresenta un obiettivo indispensabile che vale la pena d’essere perseguito. IL CAPITALISMO IN-FINITO. INDAGINE SUI TERRITORI DELLA CRISI Che cosa è cambiato rispetto agli anni del trionfo del modello della piccola e media azienda italiana rampante? E che cosa da quando migliaia di imprenditori (molti nel Nordest) investivano nel Made in Italy e si lanciavano in nuove sfide, mossi dalla voglia di affermarsi sul mercato e di guadagnarsi il proprio posto al sole ? Erano gli anni di quel che Bonomi definì il "capitalismo molecolare". È cambiato tutto. Dal Nordovest alla Pedemontana lombarda e veneta e poi dall'Emilia, la Toscana fino al Sud, il nuovo saggio di Bonomi mette insieme le storie di artigiani, imprenditori, piccoli e meno. E lo fa nel contesto non agevole di un declino dei ceti medi di mercato (professionisti, lavoratori autonomi, piccoli imprenditori) e della middle class cresciuta con lo sviluppo dei sistemi di welfare. Eppure, nonostante le difficoltà, l'indagine di Bonomi ci dice che piccoli imprenditori e lavoratori della conoscenza non subiscono passivamente la crisi; aggiornano le competenze, si muovono sul mercato, cooperano. Forse, in alternativa al "finanzcapitalismo" la traccia da seguire sta nella eventualità di far sì che la parola chiave, Economia, sappia tenere assieme le 3 T della new economy (Tecnologia-Talento-Tolleranza) con le 3 T della Terra come risorsa, del Territorio da ripensare e della Tenuta dell'ecosistema. Aldo Bonomi è laureato in Sociologia. Nel 1984 ha fondato l’istituto di ricerca Consorzio A.A.S.TER.. Mantenendo al centro del suo interesse le dinamiche sociali, antropologiche ed economiche dello sviluppo territoriale, è stato consulente della Presidenza del CNEL (durante il mandato di G. De Rita) e ha scritto per il Corriere della sera (1997-2004); dal 2005 cura la rubrica “Microcosmi” per Il Sole 24 ore e dirige la rivista Communitas. È autore di numerose pubblicazioni tra cui Il capitalismo molecolare (1997), nonché i recenti Il Rancore Alle radici del malessere del Nord (2009), Sotto la pelle dello Stato – Rancore, cura, operosità (2010), Elogio della depressione (2011, con lo psichiatra E. Borgna) e Il capitalismo in-finito. Indagine sui territori della crisi (2013). l’area mediopadana la nuova prospettiva mediopadana di Ugo Baldini Presidente CAIRE, Cooperativa Architetti e Ingegneri Reggio Emilia C’è un forte scarto tra la reale consistenza “metropolitana” nel Paese – costituita da realtà diffuse lungo direttrici lineari e reticolari che organizzano lo spazio insediativo ed economico della regione padana – e la sua rappresentazione “politica” che la limita alle “sole” 15 Città metropolitane individuate già dal 1990, rimaste ferme sin qui, e ora rilanciate e identificate provvisoriamente - e impropriamente - con le loro province. In questo spazio tra le città maggiori (uno spazio densamente popolato di persone e di imprese) si colloca il “sistema metropolitano” delle città emiliane che raccoglie le città di Modena, Reggio e Parma e che può estendersi con geometrie variabili sino a Piacenza (ma anche a Mantova e Cremona oltre il Po) e integrarsi con il sistema metropolitano del Garda (Brescia - Verona) lungo la direttrice del Brennero. Uno spazio “intrametropolitano” già a suo tempo riconosciuto dalle proiezioni territoriali del “Progetto 80” e ora riproposta alla attenzione come nuove “piattaforme programmatiche di dimensione regionale” dalla proposta della Società Geografica Italiana. Si tratta di un sistema territoriale, quello mediopadano dotato di un potenziale demografico, produttivo e più in generale economico importante, con una “massa critica” che avvicina quella di Milano e supera spesso quella di Bologna. Un sistema che esprime dinamiche e qualità significative, ad esempio sul fronte della attrattività demografica, su quello dell’innovazione, della internazionalizzazione o della sicurezza urbana e che mostra su altri fronti, come quello del capitale umano e della sua formazione, significativi margini di miglioramento. Perché questo sistema acquisisca soggettività - e abbia quindi “voce in capitolo” - gli attori sociali e istituzionali che lo animano devono cogliere e interpretare positivamente le opportunità e le minacce che si presentano oggi nello scenario regionale e nazionale. Tra le opportunità c’è innanzitutto la Stazione Mediopadana dell’Alta Velocità che si propone come una realtà nuova tra Milano e Bologna. novità che segna una oggettiva condizione di centralità “che prima non c’era” e che ora “non è più in discussione” e tanto meno lo sarà dopo l’EXPO. Una novità che ha reso il territorio più accessibile ma anche più attrattivo. Le minacce da sventare sono rappresentate da una tendenza alla concentrazione sulle realtà metropolitane “canoniche” delle attenzioni nazionali ma anche dei flussi finanziari per gli investimenti strategici (l’esempio di Firenze che riprende l’aeroporto a Pisa, il PON Metro...). Per costruire l’integrazione territoriale del sistema mediopadano bisogna migliorare la logistica dell’Area Vasta. Bisogna lavorare sulla integrazione logistica (Aeroporto e Marzaglia) come premessa funzionale (e diplomatica) a una nuova integrazione produttiva e sociale. Reggio Emilia con la sua stazione ha una grande opportunità da offrire e anche una esigenza particolarmente forte a perseguire l’integrazione perché è la città che già oggi presenta i maggiori livelli di scambio con Parma e Modena. Reggio Emilia è anche la realtà industriale che può trovare nella integrazione mediopadana un profilo di immagine nuova che non rischia di essere messa in secondo piano nel rapporto con Parma per l’alimentare (Barilla...) e con Modena per la meccanica (Ferrari...); avendo Reggio una struttura industriale orientata piuttosto sui beni intermedi (Meccatronica…) che sui “più visibili” prodotti del consumo finale. L’integrazione allora, per Reggio ma anche per le altre città, non solo è possibile ma risulta necessaria e deve essere mentale e operativa (soggettività e governance), proprio come strategia che interpreta il futuro della reggianità in una prospettiva di area vasta. La soggettività mediopadana si aggiunge – e non sostituisce – le identità originarie che segnano il radicamento territoriale delle città, determinato dalla lunga durata della tradizione civica dell’Italia dei Comuni; ne rappresenta invece una moderna proiezione plurale, attenta a costruire un’identità definita dalle relazioni piuttosto che dai confini in una prospettiva compiutamente europea. Anche per questo governance e soggettività hanno bisogno di stare assieme!! 81 Articolo di copertina ASSEMBLEA GENERALE 2015 CRISI, NUOVO PARADIGMA, TRANSIZIONE E RETE Le parole chiave della relazione di Severi Intervista a Enzo Rullani di Rosanna Campora Enzo Rullani presiede il centro Tedisdella Venice International University dove insegna ed è ricercatore di economia della conoscenza, dell’evoluzione dei distretti, di nuove tecnologie nei settori emergenti. È stato tra i primi a intuire la grande trasformazione postfordista che ha dato vita ai distretti italiani e il successivo impatto dell’economia globale fondata sulla conoscenza. A lui chiediamo di commentare le idee forti proposte dal Presi- dente Mauro Severi nella Relazione svolta all’Assemblea Generale delle Associate a Unindustria Reggio Emilia nel giugno scorso. Prof. Rullani, il presidente Severi nella sua Relazione ha insistito sull’idea della crisi, lei si è occupato molto di questo tema ce ne può dare una definizione? La si può vedere come transizione a un mondo basato costruire Articolo di copertina - approfondimenti 84 su nuovi paradigmi, diversi da quelli del ‘900. Modelli che inquietano, per i cambiamenti che li accompagnano, ma che contengono grandi potenzialità. Dunque, invece di difendere passivamente quanto abbiamo ereditato dalla storia e dalla tradizione, dobbiamo attrezzarci fin da ora per trarre valore dai prodotti futuri, cavalcando l’onda della transizione, in modo da trarre vantaggio dalle novità che essa contiene. La forza del paradigma si vede già nella geografia della crisi. Il calo di domanda è vissuto diversamente a seconda che imprese o territori abbiano o no un rapporto forte coi mercati globali. Chi esporta ha più chance di crescere, perché si aggancia alla crescita della domanda nei Paesi in forte sviluppo. Chi serve solo mercati locali o nazionali trova una domanda in regresso. Non tutte le imprese né i settori sono uguali: il rallentamento non è generalizzato ma limitato all’Europa. Mentre l’Occidente segna il passo, i paesi emergenti hanno imparato a cooptare e riusare le conoscenze codificate (scienza, macchine, materiali, software) che sono nate a Ovest e in Giappone e che oggi vengono sempre più spesso applicate là dove lavoro, tasse, energia costano meno. La capacità di operare nel mondo, esportando o presidiando l’estero, è ora uno spartiacque fra imprese, settori e luoghi capaci di agganciare l’onda; e chi, invece, non vi riesce, condannandosi al declino insieme al vecchio modello. Qual è il nuovo paradigma cui allude e al quale ha fatto più volte riferimento anche Severi? È il capitalismo globale della conoscenza in rete, dominato da due trend. Prima di tutto, la produzione, sempre più organizzata a scala trans-nazionale e trans-settoriale, viene ormai svolta da filiere mondiali che coinvolgono diversi Paesi e imprese a monte e a valle. In secondo luogo, il valore che viene, in questo modo, co-prodotto e distribuito tra i vari protagonisti, dipende da produzione e uso della conoscenza, cioè di risorse immateriali (intelligenza, relazioni) che valorizzano gli oggetti perche vi legano significati, esperienze, marchi, comunicazioni, rapporti. Vale per i prodotti finiti per il consumer; e per quelli intermedi per l’industria. Ciò, tra le altre cose, rende preziosi – e talvolta insostituibili -quei fornitori che garantiscono ai committenti globali prestazioni eccellenti e spirito collaborativo, da impiegare nei sempre più complessi e veloci processi di innovazione: fattoriche rendono importanti le loro competenze e il loro apporto alla filiera globale di appartenenza. Oggi, tuttavia, questa prospettiva – di “contare di più” nella filiera di appartenenza – non basta più: in un contesto competitivo diventato fluido e polivalente si deve, infatti, rendere più impegnativa e differenziante la collaborazione, fornendo pacchetti di competenze e lavorazioni più ampi di quelli disponibili presso una sola impresa. Se ci si mette in rete per dare questo tipo di servi- zio/competenza allargata c’è buona probabilità di sottrarsi alla tendenza alla banalizzazione dei prodotti e alla concorrenza sul prezzo delle prestazioni standard ripetitive – oggi dilagante – che rovina i mercati. Non esiste un maggior rischio che il knowhow venga in tal modo sottratto? La globalizzazione richiede che le filiere non siano solo creative, capaci di immaginare sempre nuove possibilità, ma che trasformino le loro capacità generative – e dunque il loro knowhow – in modelli replicabili, che possono essere propagati nel mondo, dando luogo a moltiplicatori e volumi di scala corrispondente, Questo rende necessario accelerare il trasferimento di competenze, ma senza ridurre la centralità, nelle filiere, di chi è in grado – con le conoscenze generative – di innovare e reinventare i modelli replicabili da vendere sui mercati mondiali. In questi mercati, la possibilità di un riuso delle conoscenze cresce dando luogo a moltiplicatori che l’area mediopadana promettono di diventare tre o quattro volte più grandi che in passato. Il più esteso riuso delle conoscenze replicative (codificate) è dunque essenziale per generare valore nelle condizioni competitive attuali. Ma va governato da chi possiede la conoscenza generativa necessaria a modificarla, adattarla, rinnovarla. Ciò richiede consapevolezza e pazienza per proporsi come cittadini del capitalismo globale della conoscenza in rete. Se non facciamo viaggiare le nostre qualità altri lo faranno. Quali sono i metodi per gestire il passaggio? Mettere a frutto i moltiplicatori significa per l’impresa italiana trovare sbocchi e clienti all’estero creando strutture dedicate all’export e al presidio dei mercati. La globalizzazione, non è un mondo più grande, ma un mondo con logiche diverse; e la politica è fra i criteri da considerare per affrontare un business basato sulla conoscenza, insieme al costo dell’energia o del lavoro: possiamo avere costi più alti di altri solo se usiamo la conoscenza per compensare, aumentando la produttività, lo svantaggio di costo iniziale. La conoscenza va usata mettendo in sinergia le sue possibilità moltiplicative e generative. Potrebbe chiarire i concetti di conoscenza codificata e generativa? La prima è tipica di applicazioni industriali tratte da scienza, tecnologia, standard, macchine utensili, 85 Articolo di copertina - approfondimenti ASSEMBLEA GENERALE 2015 costruire Articolo di copertina - approfondimenti 86 software o soluzioni chimico-farmacologiche. Fatte per esser replicate ovunque, purchè sia rispettato il codice originario, sono conoscenze astratte e impersonali: dunque conoscenze mobili. In quanto tali, nel circuito della modernità globale, esse sono attratte da Paesi a minor costo di energia, lavoro e tasse ove possono dar luogo a moltiplicatori milionari: un’idea replicabile che vale 100 euro per ogni uso, è un capitale se viene ri-usata un milione di volte, dando luogo ad un enorme flusso di generazione del valore. Ma tale valore è co-prodotto e distribuito tra tanti attori nella filiera globale: in parte va al produttore che usa conoscenza replicabile, diciamo cinese; in parte alla multinazionale che lo intercetta associandolo alla sua linea produttiva grazie alla conoscenza generativa che essa possiede; ma esso – col passare del tempo – va anche agli utenti (industriali o di consumo) che utilizzano il modello replicabile fornito dalla filiera globale, perché i suoi prezzi tendono prima o poi a calare, allineandosi ai costi, sotto la spinta competitiva dei Paesi low cost. E la conoscenza generativa? È quella, come già detto, su cui dobbiamo puntare come fonte per elaborare un flusso di modelli replicativi, sia in termini di conoscenze standard, sia in termini di componenti, programmi, procedure che possono essere usate con alti moltiplicatori di valore. La conoscenza generativa serve a creare conoscenze nuove, sfruttarle e interpretarle: non può esser delegata a macchine o algoritmi ed è insita nelle menti delle persone, associandosi all’unicità di ciascuno e alla specificità del contesto in cui ogni persona pensa e agisce. Ogni Paese, e ogni luogo, ha dunque le sue fonti di conoscenza generativa, legata a storia, cultura, antropologia. «Andare a produrre in Cina» va bene se si usano conoscenze replicative, non se vi si vuol spostare la fonte della conoscenza generativa. Implica rinunciare a ciò che siamo e sappiamo, che viene dai luoghi in cui siamo vissuti. Tuttavia, la continua produzione e rigenerazione di conoscenza generativa nelle persone e nei luoghi costa molto, e non rende se non si traduce in modelli replicabili, da propagare in filiere ampie, tendenzialmente globali, ai nostri giorni. Dunque contrapporre conoscenze generative e replicative non ha senso: nelle filiere di oggi esse sono risorse complementari che non possono rendere se usate al di fuori del circuito che ne permette l’uso complementare di innovazione e propagazione, garantendo la reciproca ri-produzione. l’area mediopadana la scheda CHE COSA È UNA CITTÀ METROPOLITANA Enzo Rullani Presidente di Tedis, centro di ricerca sulle imprese e sui distretti industriali presso la Venice International University di Venezia; direttore del t.Lab, Laboratorio del terziario che innova, presso il CFMT di Milano; direttore di ricerca di Laboratorio Network RLN, società di studi e consulenza di Venezia. Ha insegnato Economia della conoscenza e Strategie di impresa presso Ca’ Foscari (Venezia), l’Università Bocconi (Milano) e le Università di Udine e di Verona. Tra i suoi ultimi lavori Innovazione e produttività nelle imprese di servizi, Angeli, Milano e Modernità sostenibile, Marsilio, Venezia. Il Testo Unico Enti Locali definisce le città metropolitane nel AMBITO TERRITORIALE modo seguente: “Sono considerate aree metropolitane le zone Inizialmente il Testo Unico degli Enti Locali del 1990 definiva il comprendenti i Comuni di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bo- territorio della città metropolitana con riferimento al Comune calogna, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Reggio Calabria e gli altri poluogo e ai comuni contigui, lasciandone aperta la definizione, Comuni i cui insediamenti abbiano con mentre la L. 135 del 2012 fa coincidere “Dalle città può nascere essi rapporti di stretta integrazione in orla città metropolitana con la Provincia. “Il dine alle attività economiche, ai servizi esterritorio della Città Metropolitana coinciun'occasione di rilancio. senziali alla vita sociale, nonché alle relade con quello della Provincia contestualLe città metropolitane zioni culturali e alle caratteristiche territomente soppressa (…), fermo restando il riali.” “Nelle aree metropolitane, il Comupossono essere la riforma potere dei Comuni interessati di deliberane capoluogo e gli altri Comuni a esso del rilancio ma da 30 anni re, con atto del consiglio, l’adesione alla uniti da contiguità territoriale e da rapporCittà Metropolitana o, in alternativa, a una sono diventate una ti di stretta integrazione in ordine all'attiprovincia limitrofa”. “Il riordino (…) non vità economica, ai servizi essenziali, ai capuò comportare l'accorpamento di una o barzelletta nel dibattito ratteri ambientali, alle relazioni sociali e più Province esistenti con le Province che politico, sono rimaste un culturali possono costituirsi in città metroverranno soppresse con contestuale istioggetto misterioso” politane ad ordinamento differenziato.” La tuzione delle relative città metropolitane.” L.135/2012 dispone che “a garanzia delQuesta norma vincola l’ambito della Città Matteo Renzi l’efficace ed efficiente svolgimento delle Metropolitana al territorio della corrisponPresidente del Consiglio dei Ministri funzioni amministrative (…) le province di dente Provincia, non tendendo conto che Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, spesso l’area metropolitana è più vasta, o comunque diversa, Napoli e Reggio Calabria sono soppresse, con contestuale dalla provincia, precludendo l’accorpamento di più Province istituzione delle relative città metropolitane, il 1° gennaio 2014, comprese in nella medesima area metropolitana. ovvero precedentemente, alla data della cessazione o dello scioglimento del consiglio provinciale, ovvero della scadenza ORGANI dell’incarico del commissario eventualmente nominato.” “Sono organi della Città Metropolitana il Consiglio metropolita“È istituita la Conferenza metropolitana della quale fanno parte i no e il Sindaco metropolitano, il quale può nominare un vicesindaci dei Comuni del territorio (…) nonché il Presidente della sindaco ed attribuire deleghe a singoli consiglieri.” Provincia, con il compito di elaborare e deliberare lo statuto del- “Il Consiglio metropolitano è composto da: la città (…) entro il 31 ottobre 2013. La deliberazione è adotta- • Sedici consiglieri nelle città metropolitane con popolazione ta a maggioranza dei due terzi dei componenti della Conferenza residente superiore a 3.000.000 di abitanti. e, comunque, con il voto favorevole del sindaco del Comune • Dodici consiglieri nelle città metropolitane con popolazione capoluogo e del presidente della Provincia. In caso di mancata superiore a 800.000 e inferiore o pari a 3.000.000 di abitanti. approvazione dello statuto entro il termine (…), il sindaco metro- • Dieci consiglieri nelle altre città metropolitane.” politano è di diritto il sindaco del comune capoluogo, fino alla “Lo Statuto della Città Metropolitana può stabilire che il sindadata di approvazione dello statuto della città metropolitana”. co metropolitano: sia di diritto il sindaco del Comune capoluogo, sia eletto secondo le modalità stabilite per l’elezione del Presidente della Provincia, oppure sia eletto a suffragio univerFUNZIONI “Alla Città Metropolitana sono attribuite oltre alle funzioni fon- sale e diretto.” damentali delle Province, le seguenti funzioni fondamentali: Pianificazione territoriale generale e delle reti infrastrutturali. SISTEMA ELETTIVO Strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pub- La Città Metropolitana è un ente di secondo grado. I consiglieri blici, nonché organizzazione dei servizi pubblici di interesse ge- sono eletti dai Consigli comunali fra i propri componenti. La nerale di ambito metropolitano. Mobilità e viabilità. Promozione modalità di elezione del Sindaco metropolitano è stabilita dallo e coordinamento dello sviluppo economico e sociale.” Statuto (vedi paragrafo precedente). 87 Articolo di copertina - approfondimenti ASSEMBLEA GENERALE 2015 costruire ASSEMBLEA GENERALE 2015 l’area mediopadana 89 Articolo di copertina - approfondimenti Articolo di copertina - approfondimenti 88 La pianificazione strategica per lo sviluppo dei territori: la Rete di città Tratto da “Analisi e strumenti per l’innovazione” a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Funzione Pubblica egli ultimi anni si è affermato un nuovo modo di leggere e rappresentare il territorio, più in termini di nodi e di connessioni che di strutture statiche e autocontenute. Quindi una città, grande o piccola, diventa un nodo di reti che possono essere locali e globali, territoriali e trans-territoriali. L’organizzazione delle connessioni tra i nodi della rete è un tipico campo per la pianificazione strategica. Essa permette a ciascuna città di posizionarsi entro uno scenario più allargato rispetto a quello che da sola ogni città potrebbe avere. Ciò amplia la visione attuale, consente di costruirne di nuove e permette alla stessa pianificazione strategica di ogni città di accrescere i propri obiettivi, acquisire una maggiore massa critica e un peso specifico superiore: per città medio-piccole come quelle italiane, è uno dei requisiti per incrementare l’efficacia della propria azione. Esempi di reti di città sono facilmente individuabili. In Europa esistono oggi più di 50 reti di città, in cui si associano città N diverse unite da elementi comuni di specializzazione produttiva (per esempio, le città marittimo-portuali), culturale (per esempio, le città d’arte), territoriale (per esempio, le città di confine), o da vocazioni che si vogliono mettere in comune (per esempio, le città dello sviluppo sostenibile). Queste reti trans-locali permettono a città distanti di dialogare, progettare, condividere e scambiare esperienze. La cooperazione di questo tipo è stata favorita sistematicamente dall’Unione Europea mediante la programmazione di interventi e progetti specifici (per esempio, InterAct). Esistono poi reti di città unite dalla prossimità territoriale: questa tipologia può essere facilitata da un collegamento di tipo infrastrutturale, come nel caso degli assi autostradali che uniscono le città di Verona, Trento, Brescia, Vicenza e Mantova in una nuova entità territoriale sovraregionale pronta a mettere in comune progetti in campi diversi (economia, cultura, ricerca). Un caso simile è quello delle città del Nord-Ovest (Milano-Torino-Genova) dove, attraverso connessioni logistiche tra le città, si stanno rilanciando percorsi cooperativi con le province dello stesso territorio. In entrambi i casi la progettazione della rete sta dando luogo a esperimenti che direttamente o indirettamente si richiamano alla pianificazione strategica territoriale. Il modello della reti di città è, inoltre, una possibile risposta di grande interesse al fenomeno largamente negativo della città diffusa, emerso anche in Italia a partire dagli anni ’70. Soprattutto nelle regioni del Nord e del NordEst, caratterizzate da un forte policentrismo di piccoli centri urbani, si è assistito a una proliferazione nelle estensioni delle aree urbanizzate frammiste ad aree industriali e artigianali. La mobilitazione individualistica di mercato degli attori economici, coniugata a un iper-localismo degli attori politici, ha prodotto una miscela di cui si misurano oggi i costi sociali, ambientali e territoriali. Una possibile linea di evoluzione potrebbe essere affidata alla creazione di strategie di rete tra gli attori locali, che permettano di transitare dal modello della città diffusa al modello delle reti di città. costruire Articolo di copertina - approfondimenti 90 PROVINCE il ruolo dell’area vasta Rileggere i territori per dare identità e governo all’area vasta La centralità della dimensione territoriale Bisogna essere consapevoli che la dimensione territoriale rimarrà centrale nei destini del Paese. Con le Province o senza le Province. E questo vale a maggior ragione in questa fase di crisi economica e finanziaria e di grande difficoltà della società civile. La globalizzazione sembrava aver cancellato il territorio, e imposto il primato del singolo – impresa, lavoratore – nei processi di sviluppo, ma proprio la crisi sta portando alla riscoperta del territorio come dimensione strategica di competitività del sistema: una competitività che non si fonda più sull’intraprendenza della singola impresa, ma sulla capacità dei territori di promuovere l’eccellenza dei tanti fattori che lo compongono. Una capacità che rischia di venir meno se non viene riconosciuta, incoraggiata porta- ta alla luce come modello esemplare. Anche per questo è necessario e urgente uscire dallo stallo attuale e, superando gli arroccamenti, porre con forza la questione di una revisione dell’assetto amministrativo del Paese che sia davvero in grado di rispecchiare i diversi profili socio-economici, i tanti assetti insediativi, le difficoltà e le virtù dei sistemi d’impresa e degli aggregati sociali, comprese le istituzioni locali. Una società impegnata nel complicato esercizio di uscire dalla crisi ha certamente bisogno di soggetti intermedi con capacità di cogliere le istanze locali e di offrirne adeguata rappresentazione, con attitudine alla concertazione, con possibilità di impegnare risorse proprie e di canalizzazione le risorse disponibili presso altri soggetti pubblici e privati. Nei territori si esprime e si costruisce quell’offerta ad elevata differenziazione che è tipica del nostro Paese e che costituisce un formidabile fattore di appeal sui mercati esteri. Questo acquisisce tanta più rilevanza se si considera la stagnazione attuale della domanda interna. Dentro ognuna delle grandi regioni italiane sono rinvenibili tante specificità e tante differenze territoriali, siano esse dotazioni di beni ambientali, vocazioni produttive, aperture al mercato, capacità di intercettare i flussi di persone o di risorse per investimenti. La dimensione provinciale è sicuramente quella più adatta per custodire e riprodurre queste ricchezze, per coltivare queste differenze, per trasformare in valore, in lavoro, in benessere, gli asset tangibili ed intangibili dei territori. I risultati dello studio: una geografia inattesa dei territori provinciali I risultati dello studio realizzato da CENSIS possono essere riassunti in tre differenti considerazioni, ognuna di esse articolabile in più punti: La prima considerazione riguarda l’importanza e la sensatezza della proposizione di un governo di area vasta nelle aree del Paese a forte addensamento soggettuale. I dati analizzati evidenziano tuttavia che i territori delle future 10 Città Metropolitane non sono i soli ad avere que- l’area mediopadana ste caratteristiche. Al contrario, in alcune province la dimensione metropolitana risulta finanche più marcata sia dal punto di vista sia morfologico che relazionale. Infatti: • se si guarda alla mera dimensione demografica si evidenzia che solo le province di Roma, Milano, Napoli e Torino presentano grandezze tali da distinguersi nel panorama nazionale. Per il resto, è opportuno prendere atto, ad esempio, che la provincia di Brescia ha una popolazione residente superiore a quella di Bari, e che le province di Palermo, Bergamo, Salerno e Catania sono più popolate di quelle di Bologna o Firenze. Addirittura Genova e Venezia si collocano al 19° e 21° posto della graduatoria; • se si guarda alla densità di popolazione, è la provincia di Napoli a prevalere nettamente nel contesto nazionale, ma al secondo posto, sorprendentemente, c’è la provincia di Monza e della Brianza, con valori addirittura superiori a quelli di Milano. C’è da chiedersi se avrebbe senso costituire la Città Metropolitana di Milano senza prendere in considerazione la conurbazione monzese. Ma altre province “non metropolitane” hanno densità elevate: Trieste e Varese, per esempio,presentano densità doppie rispetto a Torino e Bari; • anche guardando alle dimensioni dei territori provinciali RIORDINARE COMPORTA: • • • • • • la riallocazione dei ruoli provinciali; Il decollo delle Città metropolitane; l’accorpamento delle autonomie funzionali e delle sedi decentrate dello Stato; la problematizzazione della intercomunalità; la ri-definizione “di fatto” del rapporto Stato/Regioni; l’integrazione “necessaria” di istituzioni, società e imprese. Dalla mappatura del territorio nazionale una ridefinizione delle funzioni di governo intermedio Estratto dal Report di ricerca a cura di C E N S I S (2013) 91 Articolo di copertina - approfondimenti ASSEMBLEA GENERALE 2015 costruire Articolo di copertina - approfondimenti 92 caratterizzati da forti relazioni funzionali tra i poli e le cinture urbane emerge una geografia del Paese in buona parte inattesa. A Trieste, ad esempio, tutta la popolazione provinciale sembrerebbe inserita in una tipica dimensione metropolitana. Così non è per Firenze, Torino, Bologna, dove la quota di popolazione metropolitana sul totale provinciale si attesta intorno all’86%. Così non è per Napoli o bari, con quote ancora più basse (73%). • un’ultima considerazione può riguardare la densità di soggetti amministrativi a livello provinciale. A questo riguardo può essere utile notare che solo 3 delle future Città metropolitane hanno più di 100 comuni all’interno del loro perimetro. Per contro, saranno 22 le “altre province” dove, pur con più di 100 comuni presenti, non si prevede alcun tipo di governance territoriale ma al contrario si ipotizza di depotenziare e di “spacchettare” tra Più in generale la domanda da porsi è quale sia il senso di un ampliamento dei poteri di governo locale in alcune realtà e di un indebolimento in altre. La seconda considerazione attiene al livello di “diffusione provinciale” di fattori insediativi (popolazione, imprese, infrastrutture, servizi, ecc.). Tale livello è decisamente elevato in molte aree del Paese e richiede sicuramente la presenza di un ente in grado di riconoscere le specificità territoriali e di organizzarne il funzionamento. Ma anche rispetto alla “diffusione territoriale di fattori insediativi”, la geografia del Paese si presenta diversa rispetto alle rappresentazioni più consolidate e sicuramente non evidenzia una chiara differenziazione tra le province destinate a trasformarsi in Città Metropolitane e una parte cospicua di tutte le altre. Infatti: • considerando la diffusione di fenomeni demografici, le • considerazioni analoghe valgono per ulteriori indicatori, come quelli relativi alla diffusione della ricchezza, dell’ospitalità turistica, o altri ancora. Tenendo insieme tutti gli indicatori e ricavando un indice sintetico di “diffusività” si rileva come le province di Monza, Treviso, Bolzano, Varese, Brescia e Bergamo presentano una diffusione territoriale dei fattori insediativi in linea con quella della provincia di Milano ma molto superiore a quella di province come Bologna, Firenze, Torino, Venezia. È evidente che l’interpretazione e il governo di questi elevati livelli di diffusione territoriale di fattori richiedono quantomeno l’intervento di un ente con i poteri delle attuali Province. Non possono infatti avvenire a livello regionale, sovraccaricando di funzioni gestionali un organo con compiti legislativi, né spacchettando queste funzioni su enti sub-provinciali (come le Unioni di Comuni) sicura- AVEN L’integrazione interaziendale attraverso l’Area Vasta costituisce un’opzione strategico-organizzativa funzionale al raggiungimento di obiettivi di efficienza del Servizio Sanitario Regionale non solo nel campo delle funzioni amministrative e tecniche di supporto alla funzione sanitaria, ma anche nel campo dell’organizzazione e della gestione dei servizi sanitari , e dell’integrazione di servizi assistenziali. Da oltre un decennio sono state tracciate dalla Regione Emilia Romagna linee di politica sanitaria tese a favorire ed incentivare la realizzazione di modelli di integrazione tra i servizi delle aziende sanitarie, con una progressiva estensione da ambiti interprovinciali ad ambiti inter-aziendali; tutto ciò senza ovviamente com- promettere il modello aziendale che caratterizza il Servizio Sanitario Regionale. Sulla base di medesimi principi la Regione Emilia Romagna ha adottato provvedimenti legislativi per la formazione e lo sviluppo di funzioni integrate sull’intero ambito regionale, ritenute strategiche ai fini della qualità dei servizi ai cittadini ed economicità della gestione. In questo ambito va inquadrata la L.R. 24 maggio 2004 n. 11: “sviluppo regionale della società dell’informazione”, nell’ambito della quale è stata prevista (capo VI) la costituzione di una “Agenzia Regionale per lo Sviluppo dei Mercati Telematici” (intercent.ER) prevedendo l’adesione obbligatoria delle Aziende Sanitarie per l’acquisto centralizzato a livello regionale di beni standardizzabili, fungibili e validati dalle aziende, e la "direttiva" alle Aziende Sanitarie n. 927 del 27 Giugno 2011 per la regolamentazione delle relazioni fra le Aziende in ambito di Area Vasta. Le Aziende dell’Area Vasta Emilia Nord (Azienda Usl di Piacenza, Azienda Usl di Parma, Azienda Ospedaliero - Universitaria di Parma, Azienda Usl di Reggio Emilia; Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova di Reggio Emilia- IRCCS, Azienda Usl di Modena, Azienda Ospedaliero - Universitaria Policlinico di Modena) operano in forma associata perseguendo obiettivi di integrazione fin dal 2004, prima con la forma dell'Associazione fra Aziende Sanitarie e poi, dal luglio 2012, con le modalità previste dalla Direttiva Regionale n. 927, sulla base di un “Accordo Quadro” che disciplina e regolamenta le relazioni tra le Aziende Sanitarie dell’Area Vasta. In tale documento, le Aziende associate all'Aven, nella specificità propria del ruolo e dei compiti di ciascuna e nel rispetto del ruolo esercitato dai livelli istituzionali proposti a competenze di programmazione, governo e vigilanza dei servizi sanitari, hanno individuato nell’Area Vasta la dimensione strategica ed operativa ottimale per la programmazione integrata dei servizi e la gestione in forma unitaria di specifiche attività amministrative, tecniche, sanitarie ed assistenziali. più soggetti le funzioni di area vasta. In conclusione, guardando congiuntamente ai quattro indicatori di cui sopra, sembra sensato chiedersi per quale motivo province come Brescia, Palermo, Bergamo, Catania e altre ancora, pur avendo abitanti, densità, e quote di popolazione insediata nei centri urbani e nelle cinture superiori a quelli di molte delle future città metropolitane, siano destinate nei disegni del legislatore nazionale a una limitazione dei loro poteri di intervento. province di Bergamo, Brescia e Treviso sono ai primi posti in graduatoria, ben al di là del posizionamento di Venezia, Torino, Bologna, Firenze; • la diffusione sul territorio di servizi e infrastrutture colloca ai primi posti le province di Pavia e Brindisi. Genova, per contro, è al 97° posto; • guardando alla distribuzione territoriale dell’industria manifatturiera i valori più elevati dell’indicatore si raggiungono nel fermano, nel trevigiano e nel vicentino; mente non in grado di guardare al livello territoriale al quale questi processi si dispiegano concretamente. La terza ed ultima considerazione – ma non certo per importanza – attiene specificamente al tema delle funzioni di area vasta. Un governo di area vasta è assolutamente necessario, deve essere chiaro e univoco e va mantenuto su soggetti in grado di calibrare la propria azione sulla dimensione provinciale. È all’interno di questa dimensione, infatti, che si esprimono le dinamiche sanità e dimensione mediopadana l’area mediopadana più interessanti per quanto concerne i processi lavorativi, la mobilità, lo studio, la produzione, l’attrattività turistica, ecc. Le attuali province italiane auto-contengono all’interno dei propri perimetri questi processi e sono dunque il livello istituzionale più adeguato per interpretarli e organizzarli. Infatti: • la geografia e la struttura dei 686 Sistemi Locali del Lavoro (SLL) evidenzia che il 75,7% dei sistemi a forte coerenza e connessione tra residenza e attività lavorativa si colloca all’interno del perimetro di un’unica provincia; • anche i distretti produttivi del Paese operano su cluster comunali che per la gran parte interessano il territorio di una sola provincia (64,3%) o al massimo di due province (25,0%); • se si guarda alle eccellenze territoriali del Paese, sia sotto il profilo dell’attività produttiva che della capacità di attrarre flussi turistici, le cose non cambiano, con un auto-contenimento provinciale che si attesta rispettivamente al 56,3% e al 70,8% del totale. Le dinamiche del lavoro e dell’insediamento di impresa vanno dunque considerate e gestite alla dimensione provinciale. Ma anche guardando alle ulteriori funzioni attualmente in capo alle Province, come la gestione degli edifici per le scuole superiori o la manutenzione e lo sviluppo del reticolo stradale minore, emerge l’appro- 93 Articolo di copertina - approfondimenti ASSEMBLEA GENERALE 2015 l’importanza di non subire passivamente il riordino istituzionale Al cospetto di questo scenario il sistema delle Province italiane deve assumere consapevolezza che la partita non può essere giocata esclusivamente sul piano del contrasto tra ragioni di opportunità politica da un lato e difesa della legittimità costituzionale dall'altro. Alla stessa stregua sarà difficile uscire dall'angolo contrastando punto su punto – sia pure legittimamente – le argomentazioni abolizioniste centrate sul costo complessivo e sul costo di funzionamento delle istituzioni provinciali. In generale, in tutto il mondo delle autonomie locali occorre superare gli atteggiamenti attendisti e smettere di giocare di rimessa. Le Province hanno oggi l’opportunità (e forse anche l’obbligo istituzionale) di far ripartire un ragionamento approfondito sul riconoscimento del concetto di area vasta, sull’importanza del suo governo per il sistema Paese nel suo complesso e sull’opportunità che questo venga esercitato al livello provinciale Guardando ad esempio alle tante ipotesi di riordino – che marciano in parallelo e a volte come contraltare alle spinte abolizioniste – non si può abdicare di fronte alla proposizione di criteri “rozzi ma praticabili”, sollevando al massimo qualche eccezione rispetto ad alcune evidenti “anomalie” locali. Se di riordino dovrà trattarsi, questo dovrà incorporare un alto tasso di aderen- za ai bisogni di governo del territorio, più grande del Comune e più piccolo della Regione. Ovvero della effettiva dimensione spaziale dove oggi sono insediati i cittadini, dove si svolgono le relazioni e si dispiega la mobilità, dove interagiscono le imprese, dove è possibile salvaguardare l’ambiente e le risorse primarie. Al riguardo, appare poco efficace creare enti di dimensioni molto più grandi delle attuali (a questo puntavano alcune ipotesi di accorpamento) ridimensionandone le funzioni (da trasferire in “alto” alle Regioni o “in basso” alle Unioni di comuni). Alla stessa stregua, per valorizzare l’intervento nell’area vasta, occorre riunificare le funzioni in capo ad un unico soggetto, riannodare fili piuttosto che spezzarli ulteriormente. Solo in questo modo si può creare valore nelle diverse filiere, da quella “scuola-formazione-politiche per l’impiego” a quella “pianificazione-paesaggio-tutela ambiente” o ad altre ancora. Se una razionalità va cercata nel presidio dell’area vasta, occorre che questa sia perseguita ovunque in Italia. E dunque non si comprende perché immaginare ampi poteri (superiori a quelli attuali delle Province) nelle nuove Città metropolitane e poteri di intervento a livello di area vasta drasticamente ridimensionati in tutto nel resto del Paese. Ecco perché è importante, in questa fase, provare a ripercorrere la strada del “governo delle uniformità”, delle vocazioni e delle convergenze, finanche delle problematiche che accomunano. Da quest’analisi può provenire la legittimazione al ridisegno, al “ritaglio intelligente”, purché essa si accumuni con una riflessione ampia sulle funzioni delegate. Allo stato attuale sarebbe importante comprendere se l’azione pubblica di contrasto alla crisi economica (che ha ormai svelato il suo carattere strutturale) sia più o meno gradita – anche in termini di puro consenso – rispetto ai tentativi di taglio della spesa pubblica o dei cosiddetti “costi della politica”. Se si ritiene che oggi la bilancia tenda progressivamente a spostarsi verso il primo tipo di intervento, il sistema delle Province italiane (e la sua rappresentanza associativa) ha l’occasione di “giocare in attacco”, di riconquistare protagonismo uscendo dall’angolo, dalla difesa ad oltranza delle sue prerogative basata sul fatto che il sistema non è poi così oneroso o che lo smontaggio genererebbe costi ulteriori per il Paese. In un momento di crisi economica come quello che stiamo attraversando, infatti, non ha senso indebolire ulteriormente le istituzioni. E non ha senso neppure che da un intreccio perverso di crisi istituzionale e crisi economica si aggravi la situazione di entrambi. 95 Articolo di copertina - approfondimenti Articolo di copertina - approfondimenti 94 priatezza delle deleghe attualmente in essere. Le scuole superiori sono presenti nel 43,1% dei comuni italiani. Spostarne la gestione sui comuni equivarrebbe a porre un singolo ente nella condizione di sopportare l’onere di erogare un servizio di cui beneficia in gran parte una popolazione residente altrove. Equivarrebbe a rinunciare ad ogni economia di scala (in alcune province operano centinaia di scuole) ed alla possibilità stessa di programmare la distribuzione territoriale delle scuole con attenzione ai pesi demografici ed alle esigenze del pendolarismo scolastico. Una programmazione, dunque, che si lega in filiera con la gestione delle strade (si consideri che circa due terzi della rete stradale italiana è affidata oggi alle Province) e dei servizi di trasporto locali. Lavoro, impresa, istruzione, mobilità, vanno dunque organizzati al livello territoriale provinciale ed è opportuno, proprio perché sottendono filiere di attività tra loro connesse, che facciano capo ad un unico soggetto. Un soggetto che, sovrintendendo alla pianificazione territoriale ed alla tutela ambientale, sia in grado di prefigurarne gli impatti, di distribuirne i carichi, di ottimizzarne i costi. costruire Articolo di copertina - approfondimenti 96 Confindustria e la Legge Delrio Nella prospettiva delle imprese, il processo di riordino delle funzioni amministrative in attuazione della legge Delrio (legge n. 56/2014) deve ispirarsi all’obiettivo prioritario di garantire - nel rispetto dei livelli di autonomia riconosciuti dall’ordinamento costituzionale - l’omogeneità sul territorio. La disomogeneità delle funzioni, spesso tra territori comunali contigui, rappresenta una grave distorsione dell’organizzazione dell’attività di impresa e una rilevante criticità per l’at- trazione degli investimenti. Un profilo che sta assumendo rilevanza nel processo di riordino è costituito dai connessi oneri di finanza pubblica, legati principalmente al personale. In proposito, il punto di vista delle imprese è che, da un lato, occorre evitare che la riorganizzazione sia l’occasione per allentare la rigidità dei vincoli finanziari; dall’altro, però, non si può enfatizzare esclusivamente questo profilo, perché la precondizione per l’esercizio efficace delle funzioni amministrative è data dall’adeguatezza strumentale e finanziaria. Un ulteriore elemento da tenere in considerazione è l’evoluzione istituzionale che il nostro ordinamento potrebbe subire di qui a breve per effetto dell’approvazione definitiva della riforma costituzionale.Uno dei punti cardine del disegno di legge è l’abolizione delle Province, che rimane, a giudizio di Confindustria, l’obiettivo strategico nell’ottica dell’ammodernamento del Paese. Questa prospettiva suggerisce di anticipare gli effetti del futuro riordino, in modo da evitare un nuovo intervento di riorganizzazione nel breve termine. È noto, infatti, che i processi di riorganizzazione delle funzioni determinano periodi transitori, situazioni di “interregno”, che sarebbe bene limitare per evitare il costo dell’incertezza, “È necessario scongiurare contrapposizioni, che potrebbero bloccare il riordino della funzioni, tappa fondamentale per il rilancio dei territori” Gaetano Maccaferri Vice Presidente Confindustria con delega alla semplificazione e all’ambiente l’area mediopadana che si riverbera, in definitiva, sulle imprese. Allo stesso geneità. L’indagine svolta tra le Associazioni territoriali tempo, il dibattito in corso sulla riforma costituzionale conferma questa indicazione, anche se non mancano sembra non escludere uno spazio per le aree vaste, in- posizioni differenziate su specifici punti, rispetto ai quali tese come ambiti ottimali intermedi tra le Regioni e i Co- si suggerisce una riallocazione allo stesso, attuale livello muni, ma necessariamente collocate su una dimensione istituzionale, ovvero a un livello inferiore: è il caso delle territoriale più estesa di quella delle attuali Province. Il competenza in materia di edilizia. tema si colloca nel quadro più generale delle politiche • Per trovare un punto di equilibrio, ed evitare che la redi efficientamento della PA, che dovrebbe includere au- gionalizzazione delle funzioni possa generare effetti indispicabilmente anche il riassetto delle Prefetture e delle retti negativi in termini di allontanamento dei decisori Camere di commercio. Ma al di là delle ragioni di oppor- pubblici dal territorio, si potrebbe valorizzare la soluzione tunità legate alla riforma costituzionale, emerge da diver- già sostenuta nel position paper di Confindustria sulle se Regioni un’istanza di concentrazione delle funzioni riforme istituzionali. In questa prospettiva, andrebbero resul livello di governo regionale. Istanza ancor più marca- gionalizzate molte delle funzioni che l’ordinamento asseta in quei territori che hanno conosciuto in passato pro- gnava - prima della legge Delrio - alle Province e che impattano sulla vita delle imprese. La cessi contrari di accentuato derilevazione effettuata presso le Ascentramento. In sostanza, e in sociazioni ha consentito di indivianalogia con quanto è accaduto a duare le più rilevanti: ambiente, atlivello nazionale, la fuga dal centro tività produttive, formazione prorisulta aver provocato effetti negafessionale, programmazione di intivi in termini di disomogeneità. terventi per infrastrutture logistiSulla base di queste premesse, il che, energia, difesa del suolo. Per position paper contiene alcune bilanciare il modello, andrebbero proposte di policy, anche alla luce poste le basi per predisporre un di un’indagine svolta presso le Asdisegno organizzativo che consensociazioni territoriali di Confinduta alle Regioni, una volta che le stria, che rappresentano il contriProvince saranno state abolite, di buto delle imprese al processo di utilizzare strutture e risorse che riordino in corso. fanno oggi capo alle stesse in • La prima direttrice da seguire qualità di strutture decentrate deldovrebbe essere di limitare il più le Regioni. In questo modo, verpossibile le funzioni delle Province rebbero mantenuti adeguati livelli a quelle strettamente indicate daldi prossimità nell’erogazione dei la legge Delrio come “fondamenservizi, configurando veri e propri tali” (pianificazione territoriale prouffici periferici delle Regioni, che vinciale di coordinamento, costruNel maggio scorso Confindustria rappresentino le interfaccia locali zione e gestione delle strade proha presentato il proprio Position per le imprese e i cittadini.Nell’imPaper sull'attuazione della Legge vinciali, gestione dell’edilizia scoDelrio. Il documento, tra le altre comediato, il modello proposto polastica), facendo sì che la cabina se, contiene alcune proposte di potrebbe essere comunque temperadi regia nazionale fornisca criteri licy elaborate considerando anche to dal riconoscimento di enti di di interpretazione o applicazione l’indagine svolta presso le Associaarea vasta, risultanti dall’aggregaunivoci e restrittivi. Al di là delle zioni territoriali di Confindustria. Il zione delle attuali Province. A quefunzioni “fondamentali” proprie Position Paper è il contributo delle sta condizione - l’effettiva aggredelle Province, quelle residue doimprese al processo di riordino delgazione degli attuali territori provrebbero essere tendenzialmente lo Stato in corso. vinciali in ambiti ottimali - si poallocate a livello regionale. Una ditrebbe immaginare una maggiore versa soluzione, che accentui il delega di funzioni da parte delle ruolo dei Comuni o delle loro Regioni, fermo restando, però, che Unioni, sconterebbe un rilevante i compiti di regolazione e programmargine critico in termini di omo- 97 Articolo di copertina - approfondimenti ASSEMBLEA GENERALE 2015 del territorio urbano e dell’efficienza amministrativa. Tutto questo non esclude che la valorizzazione delle Città metropolitane possa essere contemperata, in un equilibrio ottimale, con l’esigenza di proteggere l’omogeneità del sistema e con la necessità di procedere con progressività all’attivazione del nuovo ente. In questa prima fase di attuazione della Legge Delrio, è quindi preferibile che le Regioni evitino trasferimenti di funzioni alle Città metropolitane, se non quelle previste per legge ovvero quelle che – in base alle specifiche esigenze espresse dal territorio – meglio servano a qualificare la funzione di promozione dello sviluppo economico. Diversamente, le funzioni residuali “non fondamentali” potrebbero appesantire l’assetto della Città metropolitane, sacrificando la loro funzione essenziale di driver dello sviluppo locale. • Un ultimo profilo riguarda l’aspetto finanziario della riforma. Come si è accennato, la sua efficace attuazione richiede, in parallelo, un impegno in termini di risorse. Ridisegnare l’assetto istituzionale senza adeguata copertura comporta il rischio che i servizi e le funzioni vivano solo sulla carta, ma non nella realtà. Questo profilo merita particolare attenzione per evitare che le imprese si trovino, di fatto, senza adeguati interlocutori quando hanno bisogno di atti e provvedimenti necessari per avviare o sviluppare le proprie attività. Da un lato, gli ultimi interventi di finanza pubblica (la legge di stabilità 2015) hanno alterato la base finanziaria su cui era stato prefigurato il processo di riordino delle funzioni. Dall’altro, emerge la diffusa tendenza delle Regioni a rivendicare la carenza delle risorse come fattore impeditivo della piena attuazione della riforma. È necessario allora scongiurare il rischio di contrapposizioni, che potrebbero bloccare il riordino della funzioni, tappa fondamentale per il rilancio economico dei territori. In questa ottica, l’auspicio del mondo produttivo è che le Regioni assicurino, nell’ambito delle risorse già disponibili, adeguate coperture finanziarie per rendere possibile, nell’attuale fase di transizione, la continuità dei servizi alle imprese, agevolando così l’attuazione della riforma in modo tempestivo, efficace e secondo un principio di leale cooperazione. È comunque auspicabile che questa linea di intervento sia sancita in un accordo quadro tra Stato e Regioni. 99 Articolo di copertina - approfondimenti Articolo di copertina - approfondimenti 98 mazione, vale a dire quei compiti che implicano la defini- titività dell’area urbana, ma con riflessi positivi per tutto zione di aspetti regolamentari, debbano rimanere in capo il territorio regionale. alle Regioni, mentre agli enti di area vasta così configura- • Il riconoscimento delle Città metropolitane deve essere ti andrebbero attribuiti compiti di attuazione e/o di ese- effettivo e non meramente nominale come è avvenuto in cuzione. Ciò anche per evitare la reintroduzione fittizia passato. Questo risultato presuppone due condizioni: del modello provinciale, con quello che ne consegue in l’adeguatezza delle disponibilità finanziarie rispetto alle funzioni esercitate; la possibilità per le Città di interloquitermini di sovrapposizione e cogestione delle funzioni. • Il disegno proposto assegna un ruolo meno impegnati- re direttamente con i diversi livelli di governo, non ultimo con le strutture centrali dello vo ai Comuni. Questi ultimi riStato. Ciò, soprattutto, in remarrebbero titolari delle funlazione alle funzioni di impulzioni “naturalmente locali”, CITTÀ METROPOLITANE E AREE VASTE so delle economie locali. In che mal si conciliano con L’incontro tra Confindustria e il Ministro questo contesto, è importanun’allocazione sovra comunate che le Città metropolitane le (gestione delle pratiche Nel Giugno scorso il sottosegretario Bressa ha insvolgano un ruolo di interazioedilizie, promozione e tutela contrato il Vice Presidente di Confindustria con ne attiva nella definizione deldel turismo locale, ecc.). Per delega alla semplificazione e all’ambiente, Gaetano le politiche regionali, ruolo contemperare la regionalizzaMaccaferri Al centro del colloquio, che si è svolto che potrebbe concretizzarsi zione delle funzioni, i Comuni presso la sede del ministero degli Affari regionali, valorizzando i noti istituti di potrebbero essere coinvolti lo stato di attuazione della legge Delrio, e in particolare la nascita delle Città metropolitane e delle coordinamento e di interrelain misura maggiore nell’eseraree vaste, in sostituzione delle vecchie province. Il zione istituzionale. Si pensi alcizio di quelle funzioni che sottosegretario Bressa ha evidenziato come il Paele intese programmatiche, ovimplicano attività di programse stia affrontando “il più grande processo di riorvero al coinvolgimento della mazione o pianificazione. dino della pubblica amministrazione i cui effetti, Città metropolitane, ad esemQuesta tecnica di amminiuna volta completato il complesso iter in corso, appio attraverso pareri obbligastrazione è rimessa alla dipariranno in tutta la loro forza innovativa sul piano tori, nell’attività di programscrezionalità del legislatore, dell’architettura istituzionale”. Da parte sua, Maccamazione e pianificazione tipiper cui non è possibile stabiferri ha sottolineato l’importanza per le imprese di ca di molte materie di compelire a priori in quali ambiti questo processo, auspicando che si concluda in tenza regionale. Proprio in debba essere assicurato il tempi rapidi e che assicuri adeguata omogeneità quest’ottica, la Legge Regiocoinvolgimento dei Comuni sul territorio nazionale. Durante l’incontro sono stanale Toscana ha puntato su nelle attività istruttorie e di te assieme analizzate le diverse leggi regionali fin un istituto ad hoc: la confepredisposizione di piani e qui approvate, con un accento di preoccupazione renza Regione-Città Metropoprogrammi. È tuttavia auspiper i ritardi maturati da alcune regioni in materia di litana. Questa visione unificabile che ciò avvenga, così nuova attribuzione delle funzioni in precedenza in cante dovrebbe operare anda assicurare l’adeguato capo alle province. Bressa e Maccaferri hanno che in senso discendente, oscoinvolgimento delle comucondiviso il ruolo innovativo di pianificazione stratesia in una prospettiva di coornità locali. Un discorso a pargica e di promozione dello sviluppo economico del dinamento dell’azione dei Cote merita la disciplina della territorio delle Città metropolitane. muni che si collocano nell’aCittà metropolitana. Si tratta Proprio perché immaginate come attori di governo rea metropolitana con l’obietdi una “novità” istituzionale delle economie locali, esse costituiranno oggetto tivo di favorire processi di importante, che deve trovare di ulteriori confronti, affinché possano nascere semplificazione ed efficientafinalmente completa attuaziomettendo assieme tutti gli attori del territorio, a partire dal mondo economico e imprenditoriale mento dell’azione amministrane per supportare in modo tiva. Si tratta di processi che adeguato lo sviluppo delle possono rappresentare un’opprincipali aree urbane del Paese. Non può più essere sottovalutato, infatti, il tema portunità nella misura in cui vengano utilizzati in modo dell’economia delle Città, che è centrale da molto tem- coordinato e sinergico rispetto a un piano strategico delpo nelle politiche industriali ed economiche dei princi- la Città, che, anche valorizzando le best practice esistenpali Paesi, europei e non. È tema che involge la compe- ti, ponga al centro i temi dell’attrattività, dello sviluppo Laudato si’ L'Enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune a cura di Radio Vaticana “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?”. Questo interrogativo è al cuore della Laudato si’, l’Enciclica sulla cura della casa comune di Papa Francesco. Che prosegue: “Questa domanda non riguarda solo l’ambiente in modo isolato, perché non si può porre la questione in maniera parziale”, e questo conduce a interrogarsi sul senso dell’esistenza e sui valori alla base della vita sociale: “Per quale fine siamo venuti in questa vita? Per che scopo lavoriamo e lottiamo? Perché questa terra ha bisogno di noi?”: se non ci poniamo queste domande di fondo – dice il Pontefice – “non credo che le nostre preoccupazioni ecologiche possano ottenere effetti importanti”. L’Enciclica prende il nome dall’invocazione di san Francesco, «Laudato si’, mi’ Signore», che nel Cantico delle creature ricorda che la terra, la nostra casa comune, “è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia”. Noi stessi “siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora”. Ora, questa terra, maltrattata e saccheggiata si lamenta e i suoi gemiti si uniscono a quelli di tutti gli abbandonati del mondo. Papa Francesco invita ad ascoltarli, sollecitando tutti e ciascuno – singoli, famiglie, collettività locali, nazioni e comunità internazionale – a una “conver- sione ecologica”, secondo l’espressione di san Giovanni Paolo II, cioè a “cambiare rotta”, assumendo la bellezza e la responsabilità di un impegno per la “cura della casa comune”. Allo stesso tempo Papa Francesco riconosce che “Si avverte una crescente sensibilità riguardo all’ambiente e alla cura della natura, e matura una sincera e dolorosa preoccupazione per ciò che sta accadendo al nostro pianeta”, legittimando uno sguardo di speranza che punteggia l’intera Enciclica e manda a tutti un messaggio chiaro e pieno di speranza: “L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune”; “l’essere umano è ancora capace di intervenire positivamente”; “non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi”. Papa Francesco si rivolge certo ai fedeli cattolici, riprendendo le parole di san Giovanni Paolo II: “i cristiani, in particolare, avvertono che i loro compiti all’interno del creato, i loro doveri nei confronti della natura e del Creatore sono parte della loro fede”, ma si propone “specialmente di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune”: il dialogo percorre tutto il testo, e nel capitolo cinque diventa lo strumento per affrontare e risolvere i problemi. Fin dall’inizio Papa Francesco ricorda che anche “altre Chiese e Comunità cristiane – come pure altre religioni – hanno sviluppato una profonda preoccupazione e una preziosa riflessione” sul tema del- “non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi” ci, affrontati da una varietà di prospettive diverse, che gli conferiscono una forte unitarietà: “l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita”. 101 Valori e società Valori e società 100 l’ecologia. Anzi, ne assume esplicitamente il contributo, a partire da quello del “caro Patriarca Ecumenico Bartolomeo” ampiamente citato. A più riprese, poi, il Pontefice ringrazia i protagonisti di questo impegno – tanto singoli quanto associazioni o istituzioni –, riconoscendo che “la riflessione di innumerevoli scienziati, filosofi, teologi e organizzazioni sociali [ha] arricchito il pensiero della Chiesa su tali questioni” e invita tutti a riconoscere “la ricchezza che le religioni possono offrire per un’ecologia integrale e per il pieno sviluppo del genere umano”. L’itinerario dell’Enciclica si snoda in sei capitoli. Si passa da un ascolto della situazione a partire dalle migliori acquisizioni scientifiche oggi disponibili (cap. 1), al confronto con la Bibbia e la tradizione giudeo-cristiana (cap. 2), individuando la radice dei problemi (cap. 3) nella tecnocrazia e in un eccessivo ripiegamento autoreferenziale dell’essere umano. La proposta dell’Enciclica (cap. 4) è quella di una “ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali”, inscindibilmente legate con la questione ambientale. In questa prospettiva, Papa Francesco propone (cap. 5) di avviare a ogni livello della vita sociale, economica e politica un dialogo onesto, che strutturi processi decisionali trasparenti, e ricorda (cap. 6) che nessun progetto può essere efficace se non è animato da una coscienza formata e responsabile, suggerendo spunti per crescere in questa direzione a livello educativo, spirituale, ecclesiale, politico e teologico. Il testo termina con due preghiere, una offerta alla condivisione con tutti coloro che credono in “un Dio creatore onnipotente”, e l’altra proposta a coloro che professano la fede in Gesù Cristo, ritmata dal ritornello «Laudato si’», con cui l’Enciclica si apre e si chiude. Il testo è attraversato da alcuni assi temati- Il progetto Upidea! Startup Program promosso dai Giovani Imprenditori e dal Gruppo Terziario di Unindustria Reggio Emilia ha individuato le migliori startup tra le 40 candidate che otterranno sostegno per il lancio della propria attività. 16 le selezionate: 5 prenderanno parte al percorso di accelerazione LUISS Enlabs e potranno usufruire di una location gratuita a Reggio Emilia per un anno; supporto con differenti modalità anche ad altre 11 idee d’impresa. le startup vincitrici Si è conclusa la prima fase di selezione del progetto Upidea! Startup Program, promosso da Giovani Imprenditori e dal Gruppo Terziario di Unindustria Reggio Emilia, in collaborazione con LUISS ENLABS e Reggio Emilia Innovazione ed il patrocinio di Camera di Commercio e Comune di Reggio Emilia, nato con l’obiettivo di incentivare la creazione di nuove imprese a Reggio Emilia e innovare le imprese associate. Alla chiusura della call erano circa 40 le idee ed i progetti d’impresa che hanno partecipato alla fase di selezione che tra maggio e giugno ha visto impegnata la Giuria di Upidea, formata per i Giovani Imprenditori dal Presidente Enrico Giuliani, Francesca Grasselli e Stefano Guerrieri; per il Gruppo Terziario, da Letizia Palladino, Vittorio Guarini e Lorenza Cristini, da Augusto Coppola, Direttore del Programma di accelerazione LUISS ENLABS, e Michela Audone di Reggio Emilia Innovazione. Di diversi settori merceologici e provenienti da tutta Italia, le startup concorrenti hanno colpito per la ricchezza e la qualità delle proposte. Per questa ragione, dopo attenta valutazione, la Giuria ha deciso di sostenere con differenti modalità ben 16 progetti, anche in base al grado di avanzamento di ciascuno. Tre sono le categorie in cui sono stati classificati: dire ogni progetto, anche effettuando dei colloqui individuali con i candidati. Alla fine la Giuria ha ritenuto opportuno premiare un maggior numero di startup in diversi modi. Una scelta coerente con le finalità espresse nel bando Upidea! di voler incentivare la nascita e lo sviluppo di nuove imprese e di attrazione di talenti e investimenti nel territorio”. “La Giuria è arrivata a questa classificazione analizzando i progetti secondo precisi criteri, in particolare il grado di innovatività della proposta, la sostenibilità economica e la coerenza con i settori più sviluppati nel territorio – spiega Luigi Orlandini, Presidente del Gruppo Terziario – Ora inizia la fase più interessante, il percorso di accelerazione e l’incontro tra le startup e le aziende associate. Perché, occorre ricordarlo, gli imprenditori possono essere un’ottima guida per gli startupper, ma anche le startup possono essere un grande stimolo di innovazione per le nostre imprese”. Ha così preso il via nel mese di luglio al Tecnopolo il programma di accelerazione di LUISS ENLABS, sviluppato in sei seminari tematici e cicli bisettimanali di sviluppo delle attività da parte di ciascuna startup, che saranno sottoposte a valutazione periodica dei progressi fatti, nei cosiddetti “demo day”. Da settembre è stata messa a disposizione da parte di Reggio Emilia Innovazione una sede operativa per le startup vincitrici. Il 22 settembre le stesse startup hanno avuto l’opportunità di essere presentate presso Palazzo Italia ad Expo, in occasione di un’iniziativa promossa dai Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia Romagna. Il percorso si concluderà il 2 dicembre con l’Investor day, una giornata dedicata all’incontro tra le startup che hanno ottenuto risultati con l’accelerazione e gli investitori, imprenditori e venture capitalist alla ricerca di finanziamenti e collaborazioni. L’assistenza alle neo-imprese continuerà per i sei mesi successivi, con il follow up dell’attività. 103 Upidea! Startup Program Upidea! Startup Program 102 CATEGORIA GOLD: Kpi6 (social media listening), Mdlab (ict elettronica), Safe Bike (sicurezza stradale, bici), Up2go (mobilità sostenibile car sharing) e Yeticlan (education Ict). Vengono loro offerte tutte le opportunità del bando: partecipazione al programma di accelerazione LUISS ENLABS per sviluppare l’idea d’impresa; location gratuita per un anno a Reggio Emilia; supporto nello sviluppo del prodotto con partner tecnici, laboratori, imprese; visibilità, contatti e matching con le imprese del territorio; contatti con fondi di business angels, venture capitalist, incubatori e adesione gratuita per un anno ad Unindustria Reggio Emilia con l’utilizzo completo dei servizi associativi. CATEGORIA SILVER: Gigfound (ict musica), Isodrops (integratori alimentari), Just eataly (food ict), live 3.0 (realtà aumentata per marketing innovativo), Plyterm (riscaldamento e risparmio energetico) e Trd Troubleshooting (meccatronica). Parteciperanno al percorso di accelerazione, oltre ad avere contatti e matching con le imprese associate e non e con fondi di investimento. CATEGORIA BRONZE: Autoricambio Eu (piattaforma web automotive), Kheni Orthopedics (biomedicale), Paul memoir (maglieria innovativa), Kore (efficienza energetica per settore ceramico), Trovandovai (ict piattaforma web). Viene riconosciuto loro supporto di matching e contatto con imprese dello stesso settore. “Abbiamo ricevuto diversi progetti validi sotto vari punti di vista, ma non omogenei per quanto riguarda il loro sviluppo: alcune sono solo idee, altre startup vere e proprie già avviate, ma tutte di livello elevato – afferma Enrico Giuliani, Presidente Giovani Imprenditori di Unindustria Reggio Emilia – La fase di analisi è stata più lunga del previsto, ma abbiamo preferito approfon- UPIDEA! SELEZIONE SILVER KPI6 GIGFOUND Piattaforma SaaS che permette di eseguire ricerche di mercato approfondite per rendere i processi decisionali più efficaci. Cercare influencers, nuovi mercati, capire come si parla di noi e dei nostri competitor, analizzando 500 milioni di Tweets al giorno fatti da 285 milioni di persone. Il mercato di riferimento è quello delle PMI che hanno l’esigenza di monitorare il mondo dei SN per estrarre informazioni utili al raggiungimento dei propri obiettivi, in termini di: Brand Reputation, R&D, ricerche di mercato, analisi dei competitor. Categoria social media listening • Referente Alberto Nasciuti • E-mail [email protected] • Sito web kpi6.com Un portale che vuole rivoluzionare il modo di fare musica. Gigfound è nato per aiutare gli esercenti del settore musicale a incontrarsi, interagire e creare una community salda, dando risposta a tutte le problematiche che un'artista musicale, emergente o professionista, trova nel corso della sua carriera, tra cui la mancanza di informazioni, costi elevati di produzione e la perdita di tempo in lunghe ricerche. Categoria Ict musica • Referente Samer Gaber • E-mail [email protected] • Sito web gigfound.com MDLAB Sviluppo e commercializzazione software dispositivi di simulazione micro/nano-elettronica focalizzata sui fenomeni fisici che avvengono negli strati dielettrici. Il software MDLab ha diverse caratteristiche peculiari rispetto ai software TCAD disponibili sul mercato: interpretazione automatica e calibrazione, simulazione, completa affidabilità, focalizzazione su dispositivi dielettrici a base di un approccio multi-scala atomica, interfaccia grafica flessibile, simile a uno strumento di misurazione. Categoria software di simulazione dispositivi elettronici • Referente Luca Larcher E-mail [email protected] • Sito web mdlab-software.com SAFE BIKE Una sella tra le più avanzate, in comunicazione via bluetooth col proprio smartphone e gestibile tramite una app già disponibile negli appstore chiamata SafeBike, consente un controllo e una sicurezza mai avuti su una E-bike. La sella è dotata di sensori di prossimità e di una microcamera posteriore che trasmette le immagini allo smartphone posizionato sulla consolle, avvertendo il ciclista di pericoli imminenti. Sulla sella è presente anche lo stop che entra in funzione in caso di frenata o decelerazione. Con lo smartphone si gestiscono le luci di posizione, le luci led posteriori ed anteriori, gli indicatori di direzione, il clacson ed il motore elettrico. Categoria mobilità sostenibile, sicurezza stradale • Referente Franco Cimurri • E-mail [email protected] Sito web cimurribike.com UP2GO App per car pooling, disponbile per iOS e Android, destinata agli utenti di una stessa community. L'app UP2GO è nata come prodotto B2B, pensato per organizzare i passaggi casa-lavoro di dipendenti di aziende sopra i 100 addetti, ma utilizzabile da qualunque tipo di comunità (associazioni, comunità sportive, ecc.). Le caratteristiche principali sono: facilità di utilizzo, flessibilità, sicurezza (garantita dalla registrazione tramite codice fiscale e da un sistema di feed back) e l'adozione di un sistema di ricompensa mediante acquisizione di crediti, che danno diritto a benefit definiti dalla propria comunità di riferimento. Categoria mobilità sostenibile • Referente Elena Salsi • E-mail [email protected] • Sito web up2go.it YETICLAN Fornisce contenuti di qualità per bambini nella fascia d’età 0-6 anni, che possano essere fruiti attraverso smart devices o pc. L’obiettivo che Yeticlan si è posto è quello di creare una App per smartphone e tablet, che contenga una linea di edutainment movie che abbiano un contributo costruttivo per la crescita del bambino: si tratta di minivideo, della durata di 10-15 minuti ognuno, in cui si insegna qualcosa ai bambini attraverso il racconto di storie e attraverso tecniche particolari di video-making. Categoria education • Referente Stefano Bonino • E-mail [email protected] • Sito web yeticlan.com ISODROPS Produzione e commercializzazione di una linea di nutrizione per lo sport e il benessere che ha come suo primo prodotto la bevanda Isodrops, integratore proteico dalle elevate proprietà qualitative: altissima concentrazione proteica, assenza di grassi, di glutine e di zuccheri. Consigliato come supplemento alimentare, meglio se consumato fresco, sviluppa al meglio le sue proprietà caratteristiche fino a 60 minuti dopo l’attività fisica. Durante il giorno, come alimento e/o integratore proteico per la dieta quotidiana. Categoria Integratori alimentari • Referente Alessandro Annovi • E-mail [email protected] • Sito web nutriplus.it JUST EATALY Portare in tutte le case di chi vive all'estero un "pezzo d'Italia", attraverso un kit di facile preparazione con prodotti italiani di alta qualità e fama internazionale. L'idea di business si basa su un e-commerce in cui il servizio innovativo offerto riguarda la possibilità di ricreare, con pochi e semplici "assemblaggi culinari", un'atmosfera tipica dell'Italia: una cena o un aperitivo. Il punto di forza consiste nel fornire la possibilità al "consumatore" di costruirsi un momento gradevole per tutti i suoi cinque sensi: tutto porta dunque a soddisfare il bisogno (molto sentito nei paesi mitteleuropei, innamorati della nostra cucina) di poter rivivere un'esperienza del tutto simile a quella già sperimentata passando dal nostro paese. Categoria Food ICT • Referente Lorenzo Sassi • E-mail [email protected] • Sito web justeataly.com LIVE 3.0 Live 3.0 è una piattaforma di gestione completamente scalabile, gestita tramite un CMS modulare e facilmente adattabile ad ogni realtà che voglia integrare attività tradizionali con contenuti digitali, sfruttando le potenzialità della realtà aumentata quale fattore di innovazione e differenziazione. Prodotta da E3.0, società che fornisce soluzioni tecnologiche legate al mondo mobile a supporto di attività di marketing e di customer relationship, sia in ambito business che consumer, utilizzando la realtà aumentata quale elemento distintivo. Categoria Realtà aumentata per marketing innovativo • Referente Emanuele Maccaferri E-mail [email protected] • Sito web eventotrepuntozero.com PLYTERM Con la nuova linea di prodotti Plyterm la startup EN.Tech intende rivoluzionare il settore del riscaldamento degli ambienti. Plyterm è una pedana innovativa, riscaldante, elettrica e modulare, da assemblare direttamente nelle aree di edifici di vario genere, domestico o aziendale, pubblico o privato. Una soluzione pratica che permette di risolvere i problemi degli sprechi energetici negli edifici con grandi volumi. Categoria Riscaldamento e risparmio energetico • Referente Fabrizio Alfieri • E-mail [email protected] Sito web en-tech.it TDR TROUBLESHOOTING Integrare il principio della riflettometria nel dominio del tempo con documentazione ad hoc per velocizzare la ricerca e la risoluzione di guasti elettrici ed elettronici. Categoria meccatronica • Referente Luca Vettorello • E-mail [email protected] • Sito web dalet.it 105 Upidea! Startup Program Upidea! Startup Program 104 UPIDEA! SELEZIONE GOLD UPIDEA! SELEZIONE BRONZE AUTORICAMBIO.EU È una piattaforma on-line completamente gratuita che permette di cercare o proporre autoricambi usati, rigenerati e nuovi. Professionisti del settore e privati possono registrarsi ed inserire gratuitamente singoli ricambi o intere auto da smembrare. Inoltre è presente il servizio di consegna e ritiro in tutta Italia a prezzi vantaggiosi. Categoria commercio • Referente Nelson Bertellini • E-mail [email protected] Sito web autoricambio.eu KHENI ORTHOPEDICS Progettazione e realizzazione di dispositivi ortopedici e sportivi sensorizzati. In particolare: plantari, busti e tutori smart (corredati da sensori, IoT), stampati in 3D, e piattaforme multi-sensori con applicabilità riferita a vari ambiti industriali e commerciali (dallo sport, alla tracciabilità dei prodotti agrifood). Categoria biomedicale • Referente Francesco Cosenzo Bove • E-mail [email protected] Sito web kheniorthopedics.eu PAUL MEMOIR Collezioni innovative di maglieria con particolare cura del dettaglio e la sperimentazione di lavorazioni diverse, con l'utilizzo di filati di alta qualità. Creazioni giocate sui colori, e i simboli per raccontare delle storie attraverso una comunicazione continuativa e brillante, cercando di coinvolgere i followers con iniziative che stimolino la voglia di partecipazione. Categoria abbigliamento • Referente Luca Ferrari • E-mail [email protected] • Sito web paulmemoir.com KORE Sistema innovativo di recupero del calore da forni per ceramica, basato sul trasferimento del calore direttamente dal forno all'acqua. Più performante rispetto ai tradizionali sistemi di recupero del calore ad aria, Kore è inserito nella parte più calda della zona del raffreddamento del forno e favorisce ridotti consumi elettrici e ridotte dispersioni di calore, dal momento che l’acqua ha una capacità termica superiore rispetto all’'aria: a parità di calore trasportato, sono necessarie portate di fluido più ridotte, e tubazioni e scambiatori molto più piccoli. Categoria efficienza energetica - ambiente • Referente Gian Paolo Balderacchi • E-mail [email protected] Sito web koreitalia.com TROVANDOVAI Piattaforma logistica virtuale che gestisce ed organizza le informazioni utili a far incontrare domanda ed offerta di beni e servizi. La ricerca avviene, oltre che per prossimità geografica, sulla base di caratteristiche che valorizzano i beni e i servizi rispetto ad altri simili ed ai bisogni a cui rispondono. Per descrivere la propria attività, l'espositore inserisce autonomamente parole ed immagini, tipo di prodotti e sedi produttive, i servizi prestati e in quali città, per quali attributi e valori si differenziano dalla concorrenza. In base a tali informazioni, il cliente trova uno o più espositori, attraverso gli strumenti di ricerca forniti dalla piattaforma, può scegliere e mettersi in contatto diretto. Categoria ICT • Referente Marco Culzoni• E-mail [email protected] • Sito web trovandovai.it 107 Imprese Reggiane Upidea! Startup Program 106 volontariato A CURA DI DARVOCE molto complesso, sono previste procedure – prevalentemente informatizzate – diverse per ogni categoria. Per offrire un quadro chiaro e sintetico della situazione, DarVoce ha organizzato un seminario in programma martedì 13 ottobre, dalle ore 18 alle ore 20 nella sede dello stesso Centro di servizio. Nell’occasione l’avvocato di DarVoce approfondirà la nuova normativa fornendo indicazioni utili alle realtà reggiane. FOCUS ALIMENTAZIONE CON LA MELAGRANA “Affetti, misfatti, effetti – alimentazione, fonte del nostro benessere, merita oggi una attenzione del tutto particolare”. Si parlerà di cibo e alimentazione, nel seminario che l’associazione La Melagrana propone per sabato 17 ottobre a Reggio Emilia, dalle 8,30 alla sede universitaria della caserma Zucchi in viale Allegri 9, nella sala al primo piano. Da vent’anni La Melagrana è attiva nell’aiutare i pazienti oncologici, con sostegno psicologico, nella qualità della vita e nella capacità di resilienza, nella ricerca sulla malattia e le sue conseguenze e sugli stili di vita per prevenirla. In questa ottica arriva il seminario si dividerà in due sessioni distinte inframezzate da una pausa caffè durata da 109 Volontariato Volontariato 108 SEMINARIO NUOVE REGOLE DI GESTIONE DELLE ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO Cambiano le modalità di gestione dei registri regionali delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni di promozione sociale. La novità arrivano dalla giunta regionale emiliano-romagnola dopo il riordino istituzionale che ha ridotto e modificato il ruolo delle Province, e riguarderanno iscrizione, cancellazione, aggiornamento e revisione per queste realtà del terzo settore. Il tutto all’insegna della “semplificazione del sistema, alla informatizzazione delle procedure e all’accertamento preventivo della sussistenza dei requisiti oggettivi e soggettivi per l’iscrizione”. Il nuovo registro regionale sarà diviso in tre voci, organizzazioni di rilevanza regionale, di rilevanza locale e organismi di collegamento e coordinamento di organizzazioni di volontariato, le cosiddette associazioni di secondo o terzo livello, con base associativa di sole organizzazioni di volontariato costituita in numero prevalente da organizzazioni già iscritte nel registro regionale. Sarà poi prevista una sezione speciale per le tre articolazioni locali di organizzazioni di respiro nazionale, iscritte come “base” nei registri di altre Regioni. Il tema è SERVIZI A DOMICILIO ACI PER DISABILI Servizio a domicilio per chi non può muoversi per completare le pratiche automobilistiche. Lo mette a disposizione l’Unità Territoriale ACI di Reggio Emilia per gli abitanti impossibilitati a recarsi agli sportelli per l’espletamento delle pratiche automobilistiche. Si pensa ai soggetti disabili o affetti da patologie che impediscano o rendano difficoltoso lo spostamento dal proprio domicilio, le persone ricoverate presso case di cura, ospedali o case di riposo, i detenuti presso istituti di pena, gli ospiti di comunità terapeutiche. Queste persone potranno richiedere il servizio, senza alcuna spesa aggiuntiva, rivolgendosi direttamente o trami- BAMBINI BIELORUSSI OSPITI A CORREGGIO A fine agosto sono arrivati a Correggio nove bambini bielorussi ospiti delle famiglie dell’associazione onlus “Ciao Correggio Insieme”. Il gruppo di bambini, cinque femmine e quattro maschi di età dai 7 ai 9 anni, è accompagnato da una interprete bielorussa e rimarrà fino al 2 ottobre, data prevista per il rientro nel loro Paese. Martedì 1 settembre hanno ricevuto il benvenuto “ufficiale” nella sala del consiglio comunale dalla padrona di casa, il sindaco Ilenia Malavasi. I bambini provengono da due villaggi della provincia di Hoiniki, nella regione di Gomel, una delle zone più contaminate dalla nube radioattiva sprigionatasi a seguito dell’esplosione del reattore della centrale nucleare di Chernobyl il 26 aprile 1986. La visita in Italia permette ai piccoli di trascorrere un periodo di vacanza, ma anche di eseguire accertamenti diagnostici per verificare le loro condizioni di salute. Durante la permanenza trascorrono le loro giornate al campo scuola, presso la “Casa nel parco”, messa a disposizione dal Comune di Correggio. Oltre alle lezioni scolastiche sono previsti momenti ludici, visite ad aziende e un soggiorno al mare di una settimana. Questi periodi di distacco dal loro territorio sono estremamente te le associazioni di categoria all’Ufficio Relazioni con il Pubblico dell’ACI da lunedì a venerdì dalle 8 alle 12,30. Maggiori informazioni: tel. 0522/587726 mail [email protected]. AVIS INVITA A DIFFIDARE DAI FALSI MESSAGGI AVIS invita a diffidare dalle “bufale informatiche”. Periodicamente si diffondono via sms, e-mail o social network falsi appelli di richiesta urgente di sangue per una bambina ammalata. Avis invita ad evitare la diffusione di tali messaggi che creerebbero solo inutili allarmismi. E spiega: “il Centro Regionale sangue, e quindi il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale (SIMT) di Reggio Emilia, sono articolati in modo tale da reagire alle eventuali emergenze, lavorando in costante sinergia con le AVIS comunali che hanno il compito di raccogliere il dono del sangue e del plasma. Pertanto, in caso di necessità, i donatori saranno contattati direttamente dalla propria AVIS. Ribadiamo quindi che i donatori dovranno solo rispondere agli inviti dell’AVIS comunale di appartenenza. È altrettanto importante anche iscriversi all’AVIS utili per la salute di questi bambini che vivono in una situazione di rischio sanitario per l’esposizione a basse dosi di radioattività causata dall’alimentazione quotidiana e dalla vita su un territorio ancora fortemente contaminato. Da ricordare anche la difficile situazione economica e sociale in cui vivono questi bambini e le loro famiglie. L’associazione si fa carico di tutte le spese relative al viaggio aereo, al campo scuola/giochi, ai pasti del mezzogiorno, al soggiorno per una settimana al mare, permettendo a tutte le famiglie disponibili ad accogliere senza fare distinzioni economiche. Maggiori informazioni: www.correggioinsieme.it. per poter essere contattati. Solo dopo l’esito positivo degli esami di idoneità, procedura che richiede circa 40 giorni, si potrà donare. Ogni giorno c’è una bambina che sta male e ha bisogno del tuo sangue. Se non è una bambina è un adulto, un anziano, un amico ed è per questo che in provincia di Reggio Emilia raccogliamo quasi 400 sacche di sangue ogni settimana”. CAMPO DI VOLONTARIATO IN KENYA La nostra Africa Onlus sta organizzando il campo di volontariato internazionale 2015/’16. Il campo si terrà in Kenya, specificatamente presso le comunità Masai, nel distretto di Kajiado a sud di Nairobi, dal 27 dicembre 2015 fino al 9 gennaio 2016. Sarà un momento particolare dell’attività dell’associazione in condivisione tra i volontari ed il popolo Masai, per costruire insieme un progetto comune. “Il volontario deve essere una persona particolarmente predisposta alla condivisione e deve avere uno spiccato spirito di adeguamento perché vivremo spalla a spalla con il popolo Masai lavorando, cucinando, mangiando e STELLE DI NATALE DEL BETTOLINO La Cooperativa Sociale Il Bettolino persegue la promozione umana e l’integrazione sociale dei cittadini disabili e svantaggiati proponendo esperienze di lavoro nei settori agricolo, industriale, commerciale e dei servizi. Il Bettolino ha in cantiere una nuova iniziativa denominata “stelle di Natale della solidarietà”, che prevede la vendita delle piantine che ogni anno che vengono prodotte nelle serre di Reggiolo e che punta alla raccolta fondi per l’acquisto di un pulmino per il trasporto delle persone in difficoltà impegnate in nuovi inserimenti lavorativi. La richiesta è arrivata dai Servizi Sociali dei Comuni, anche perché non c’è un servizio pubblico adeguato e molti non sono in grado di usufruire autonomamente. I responsabili della struttura spiegano: “Attualmente in Cooperativa queste persone si muovono dal lunedì al venerdì grazie a tre pulmini. Accogliamo i ragazzi nei vari Comuni di appartenenza e, visto le sempre meno risorse messe a disposizione dell’Ausl, abbiamo dovuto investire noi per l’acquisto dei pulmini e successivamente , con l’ingresso di nuovi ragazzi con grosse difficoltà deambulatorie aggiungere strumenti adeguati ai mezzi, come la pedana per salire e scendere. Con que- giocando con loro – spiegano gli organizzatori – Durante il campo si dormirà per terra con il sacco a pelo, non ci sarà corrente elettrica, non ci sarà acqua corrente e i ritmi delle attività giornaliere saranno dettate dal sole. Sarà un momento che segnerà la vostra vita, cambierà i nostri valori e metterà anche in discussione tante certezze. Abbiamo quindi bisogno di persone pronte a mettersi in discussione, disposte a parlare e prendere decisioni in fretta. L’importante sarà conoscere la realtà in cui vivremo (ascoltar /osservare), prendersi il tempo per metabolizzare (pensare) e poi discutere con gli altri quali soluzioni adottare (agire). Inoltre è fondamentale avere una capacità di accontentarsi di quello che si avrà e non lamentarsi di ciò che mancherà. Per i volontari saranno organizzati due incontri formativi prima della partenza durante i quali avremo modo di conoscerci, avere una percezione dell’ambientein cui vivremo e di cosa andremo a fare durante il campo”. È obbligatoria la partecipazione a tutti i corsi di formazione. Maggiori informazioni: http://www.lanostraafrica.it/2010/content/camp-2015 sta iniziativa speriamo di riuscire a coprire queste spese”. Maggiori informazioni: Tel. 0522/650000 www.ilbettolino.it 111 Volontariato Volontariato 110 Disanapianta. Sono stati richiesti i crediti ECM per gli operatori. Iscrizioni entro il 14 ottobre alla sede dell’associazione (viale Monte San Michele, 1 a Reggio Emilia), martedì dalle ore 17,00 alle ore 19,00, mercoledì e venerdì 10-12, o via mail [email protected] e [email protected]. Maggiori informazioni:www.lamelagranaonlus.it “Va sfruttata l’occasione fornita dal Governo ai Comuni di derogare per quasi 100 milioni al Patto di stabilità” – così il Presidente di Unindustria Reggio Emilia Mauro Severi e il Presidente di Ance Reggio Emilia Aldo Dall’Aglio si sono rivolti tramite una nota stampa alle Amministrazioni invitandole a cogliere a pieno la possibilità di derogare al Patto di stabilità interno nel 2015 per gli interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici e del territorio. Il Decreto Legge 78/2015 dello scorso 19 giugno consentiva, infatti, alle amministrazioni comunali che ne avessero fatto richiesta di accedere extra patto fino a 97 milioni di euro per interventi diffusi sul territorio. “Di questi tempi non possiamo permetterci di far cadere nel vuoto questa opportunità – continuavano i due Presidenti aggiungendo – il nostro territorio ha bisogno di interventi sulle scuole e contro il dissesto idrogeologico, che non possono essere rimandati solo per mancanza di fondi, intoppi burocratici o contenzioso amministrativo. Naturalmente è un’occasione da cogliere anche per il sostegno al settore edile, che, dopo essere stato messo a dura prova in questi ultimi anni, potrebbe ottenere una spinta importante per il proprio rilancio”. GMP AL CONGRESSO ANNUALE ASSOCIAZIONE ITALIANA TECNICI DELLE MATERIE PLASTICHE Il Gruppo Gomma Materie Plastiche di Unindustria Reggio Emilia ha preso parte al Congresso annuale dell’Associazione Italiana Tecnici delle Materie Plastiche al centro congressi di Busto Arsizio (MI), e all’incontro con l’omologo Gruppo di Assolombarda, presso il Padiglione Italia a EXPO. “La partecipazione a questi due importanti incontri si inserisce nel progetto che il Gruppo sta realizzando per promuovere il proprio distretto nelle manifestazioni più importanti del comparto, dove è possibile trovare i potenziali clienti delle aziende associate – ha spiegato Giuseppe Parmigiani, Presidente del GMP – Al Congresso davanti ad una platea di circa duecento imprese provenienti da tutta Italia, abbiamo illustrato la fisionomia delle nostre 61 imprese associate in cui operano quasi 2.600 dipendenti, per un fatturato complessivo di oltre 500 milioni di euro. Abbiamo inoltre spaziato sui principali settori e mercati esteri di sbocco delle aziende, declinando quelli che costituiscono i punti di forza del distretto: elevato know how tecnologico, specializzazione in lavorazioni di nicchia ad alto valore aggiunto di un nucleo significativo di aziende che lavora con marchio proprio, riconosciuta affidabilità nei rapporti di partnership basata su co-design, progettazione, logistica, post vendita, collocazione geografica vicino all’area di maggiore concentrazione della domanda nazionale, solidità economico finanziaria delle aziende e conseguente elevata capacità di autofinanziamento”. Lo stesso format si è ripetuto nella riunione con i colleghi di Assolombarda di Milano, dove Parmigiani, insieme al Vicepresidente Vittorio Medici, ha illustrato il progetto di analisi comparata di distretti della gomma plastica che il Gruppo reggiano ha ideato ed avviato nei giorni scorsi. “Si tratta di un’analisi fondata su due direttrici, una strategica e una tecnica, e trova il suo valore aggiunto proprio nella comparazione tra territori ad alta densità di imprese del comparto, quali Reggio Emilia e provincia e l’ampia porzione territoriale del milanese. Il GMP rappresenta un asse importante dell’economia reggiana e provinciale, con aziende che hanno alle spalle storie decennali e che hanno sviluppato dei punti di forza invidiabili – ha spiegato Medici – La nostra partecipazione a eventi del genere è il primo step di un percorso articolato 113 Unindustria notizie Unindustria Imprese Reggiane notizie 112 "ATTUARE LO SBLOCCO DEL PATTO DI STABILITÀ" ISABELLA BOVERO PRESIDENTE DEL CLUB DIGITALE Si è svolta presso la sede di via Toschi l’Assemblea del Club Digitale di Unindustria Reggio Emilia, che ha provveduto al rinnovo delle cariche sociali, nominando Presidente per il biennio L’Assemblea ha inoltre provveduto all’elezione del Consiglio Direttivo che sarà composto da: Massimo Bolzoni, Answer; Luigi Capria, Ferrarini; Giovanni Cortesi, Gruppo Sinapsi; Cristiano Fossali, Spal Automotive; Corrado Mazzoni, Corghi; Andrea Salvarani, OT Consulting; Andrea Storchi, Netidea Webranking; Agostino Vertucci, Errevi System. Terminano il loro mandato Luca Torri, Presidente per quattro anni dalla costituzione del Club, e i consiglieri Marco Pederzini, Enrico Baldisserri, Doriano Guerrieri, Francesco Tessoni, Giuseppe Maramotti, che sin dal 2011 hanno collaborato alla nascita e alle successive attività. “Le linee guida del programma del nuovo Consiglio Direttivo seguiranno necessariamente il solco tracciato da Luca Torri – ha affermato Isabella Bovero – continueremo quindi con i cicli di seminari tematici aperti al pubblico presso storiche imprese di Reggio e provincia, offriremo agli associati dei percorsi di formazione manageriale e sosterremo come in passato un tema molto innovativo per il comparto ICT quale quello dell’internazionalizzazione delle imprese digitali. Credo – ha continuato la neo-Presidente – che l’attività di marketing del Club Digitale e la partecipazione a seminari e corsi possa essere la carta vincente per favorire conoscenza e aggregazione fra imprese: da questa necessaria condizione potranno scaturire più agevolmente idee e progetti di business”. C’è anche un’attenzione particolare all’Area Mediopadana, nel futuro delle attività del Club Digitale: “Nel corso dell’Assemblea generale di qualche settimana fa, il Presidente Mauro Severi ha posto in evidenza il concetto di network come sistema capace di favorire la specializzazione di nodi legati tra loro in grado di sviluppare servizi di nuova generazione, ed ha sottolineato l’opportunità di essere più intelligenti, più rapidi, più connessi: credo – ha concluso Isabella Bovero – che il supporto e la capacità innovativa del digitale rappresentino una delle risposte più adatte allo sviluppo del concetto mediopadano”. Emanazione del Gruppo Terziario Innovativo di Unindustria Reggio Emilia, il Club Digitale rappresenta una quarantina di aziende ICT aderenti a Unindustria. Vuole essere uno stimolo per dibattere problematiche comuni, mettere in campo iniziative o creare opportunità su temi di pertinenza del settore dell’information technology, mantenendo sempre aperto il confronto tra le aziende e le realtà del comparto. PUBBLICAZIONE PER FAR CONOSCERE LE IMPRESE DEL SETTORE GOMMA PLASTICA 2015-2017 Isabella Bovero, Responsabile Marketing di Blulink, azienda attiva da oltre 25 anni nello sviluppo di soluzioni software per la gestione integrata di Qualità, Sicurezza e Ambiente, che impiega oltre una trentina di persone. Il GMP/Gruppo Gomma Materie Plastiche di Unindustria Reggio Emilia sta realizzando una pubblicazione, in versione cartacea e digitale, che comprenda tutte le aziende associate del comparto. Il repertorio, che verrà stampato in circa 3.000 copie ed avrà durata biennale, sarà diffuso a livello nazionale e all’estero e avrà un duplice scopo: favorire la conoscenza delle imprese at- traverso la diffusione diretta e mirata del volume presso fiere, eventi e convegni, e promuovere il marchio GMP presso Istituti, Enti e Organismi. “Questa pubblicazione – ha commentato il Presidente del GMP Ivano Parmigiani – si pone l’obiettivo di allargare la base di conoscenza e di interesse verso le aziende del comparto, facendone conoscere il know how specialistico e le produzioni a quei mercati, settori e potenziali clienti che, per diversi motivi, non ultimo anche la dimensione aziendale, ad oggi non siano ancora stati toccati. Le aziende potranno scegliere fra diverse opzioni per presentarsi così nel migliore e più ampio modo possibile, tramite uno strumento che avrà larga diffusione in contesti economici e di business potenzialmente proficui”. INDAGINE UNINDUSTRIA SUI PRIMI EFFETTI DEL JOBS ACT L’Ufficio Studi di Unindustria Reggio Emilia nel mese di luglio ha presentato alla stampa i risultati di una propria un’indagine sui primi effetti della riforma del lavoro con riferimento ad un campione di circa 400 imprese associate. Dall’analisi risulta che nei primi cinque mesi del 2015 le assunzioni sono aumentate del 2,3% rispetto alle attivazioni registrate nello stesso periodo di un anno prima, mentre nel periodo di entrata in vigore del contratto a tutele crescenti, le assunzioni sono aumentate addirittura del 5,2%. Significativo (+8,8%) il balzo compiuto dai rapporti a tempo indeterminato, ora fortemente incentivati, la cui quota sul totale sale dal 34,9 al 37,1%. Mentre la quota dei contratti a tempo determinato cala dal 65,1 al 62,9%. In calo rispetto al 2014 il numero delle cessazioni dei rapporti di lavoro: 530 contro 1.761. Più nel dettaglio, i contratti di lavoro attivati dal 1° gennaio di quest’anno al 31 maggio, che hanno usufruito della decontribuzione triennale prevista dalla normativa, sono stati 259 su un totale di 698 assunzioni, mentre i contratti a tutele crescenti, attivati dall’entrata in vigore del Jobs Act lo scorso 7 marzo, al 31 maggio 2015 sono stati 306. Significativo anche il dato delle trasformazioni della tipologia dei contratti, che segnala un miglioramento della qualità del lavoro: a fine maggio sono state infatti 93 le trasformazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti a tempo indeterminato, di cui 85 per effetto dell’esonero contributivo. I primi effetti del Jobs Act si traducono quindi in assunzioni, con contratto a tutele crescenti, da parte di piccole e grandi imprese reggiane. L'incremento dei contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato è legato in parte alla stabilizzazione degli attuali precari (tempo determinato), ma principalmente a nuove assunzioni in senso stretto, derivanti da incremento di produzione e prospettive di crescita delle aziende. “I primi dati che emergono sugli effetti della riforma del lavoro sono incoraggianti – ha commentato Mauro Severi, Presidente di Unindustria Reggio Emilia – Si tratta di un monitoraggio effettuato dai nostri uffici e si riferisce ad un campione di aziende del sistema Confindustria, da cui emerge un trend complessivamente favorevole con un saldo positivo di nuova occupazione. Il Jobs Act, dunque, sta mostrando i primi effetti, anche se è presto per parlare di un cambio di passo dell'occupazione. Certo è che si tratta di una nuova dimostrazione che ogni dose di flessibilità nel mercato del lavoro produce effetti positivi. La prosecuzione del trend – continua Severi – dipenderà soprattutto dal consolidarsi di una vera ripresa economica. Gli sgravi contributivi rendono vantaggioso il nuovo contratto a tempo indeterminato, ma certamente il governo deve mettere il piede sull'acceleratore per migliorare le condizioni in cui operano le imprese italiane, a cominciare dalla riduzione del carico fiscale per poi passare allo snellimento della burocrazia e al miglioramento delle infrastrutture. Anche a Reggio Emilia – conclude il Presidente – i segni di ripresa s’intrecciano con situazioni che rimangono difficili: in particolare, cresce la forbice tra gli operatori attivi nel mercato interno e quelli orientati all’export. I primi non riescono ancora a vedere la luce in fondo al tunnel; i secondi invece hanno recuperato i volumi pre-crisi e sono tornati ad espandersi. Rimane ora da capire fino in fondo quale sarà l’impatto che avrà la situazione greca sui mercati finanziari mondiali e sull’economia reale”. OSCAR RICCÒ NOMINATO PRESIDENTE DEL GRUPPO CHIMICO DI UNINDUSTRIA REGGIO EMILIA Si è costituito ufficialmente presso la sede di via Toschi il Gruppo Chimico di Unindustria Reggio Emilia, che rappresenta venticinque imprese, che esprimono un fatturato annuo com- 115 Unindustria notizie Unindustria notizie 114 che snoda in due filoni paralleli e complementari. Da un lato costruire un distretto certificato e riconosciuto, in grado di proporsi sul mercato e di attirare interessi commerciali. Dall’altro, intanto, promuovere e far conoscere il GMP, le sue specificità e caratteristiche”. “Ecco perché stiamo lavorando alla realizzazione di un repertorio strutturato da distribuire ai potenziali clienti, nelle varie manifestazioni nazionali ed internazionali, come il Mecspe (fiera di riferimento dell’industria manifatturiera che si terrà all’ente fiera di Parma dal 17 al 19 marzo 2016) e alla possibilità di individuare altre fiere strategiche dove essere presenti, così da raggiungere centinaia di potenziali nostri clienti attraverso una modalità qualitativamente alta e senz’altro nuova di promozione. Ecco perché - ha concluso il Presidente Parmigiani - la volontà di condividere una ricerca analitica su più distretti della gomma-plastica. Ci attendiamo una rilevazione non solo fotografica, ma anche output operativi con suggerimenti strategici di miglioramento e indicazioni sulle probabili strade da seguire, partendo da dati tecnici quali dati aggregati di bilancio e altri indicatori (costi di produzione, investimenti in macchinari), e dati strategici quali la percentuale di lavorazione conto terzi, macro aree geografiche di sbocco commerciale, presenza sull’estero, dotazione tecnologica, screening degli occupati”. 66 anni, socio dell’impresa Carlo Riccò e Fratelli spa di Correggio (RE), attiva dal 1955 nella produzione di resine e poliesteri insature per i principali settori di applicazione. Il neo eletto Presidente ha individuato come priorità del suo mandato: “il supporto alle aziende su alcuni ambiti precisi a forte incidenza nell’operatività quotidiana, quali l’approfondimento sulle normative comunitarie (Reach e Clp), il legame sul territorio con il mondo della ricerca e dei brevetti, la collaborazione con altre Confindustrie regionali per fare fronte comune sulle problematiche del settore”. Il Gruppo Chimico è l’ultimo nato tra le “verticali di settore” che Unindustria Reggio Emilia ha costituito negli anni per dare voce e risposte concrete alle specifiche esigenze di ogni comparto attraverso servizi e approfondimenti sempre più segmentati e mirati. CONTRIBUTO PER IL FUNZIONAMENTO DELL’ANTITRUST: DOPPIO OBOLO PER LE IMPRESE Perché il costo di funzionamento di una Authority di Pubblica Utilità deve essere pagata dalle aziende e non ricadere sulla fiscalità generale? Perché un tema di lotta ai monopoli ed alle concentrazioni viene pagata, principalmente, dalla società per azioni di medie dimensioni che operano in mercati nei quali è alto il numero dei competitor? Perché la Commissione Tributaria Provinciale di Roma, a nove mesi dall’instaurazione di un contenzioso, non ha ancora calendarizzato la prima udienza, mentre le aziende – il 31 luglio – saranno chiamate da quella stessa Pubblica Amministrazione a pagare con puntualità l’obolo? Nelle cronache di ordinaria vessazione fiscale delle imprese italiane c’è anche il contributo per il funzionamento dell’Autorità Antitrust, con il quale Unindustria Reggio Emilia, in stretta collaborazione con Confindustria Ceramica, con le organizzazioni territoriali confindustriali di Bologna e Parma e a breve Bergamo ha avviato un'azione legale tesa ad ottenere la pronuncia di incostituzionalità del contributo stesso. A decorrere dall’anno d’imposta 2013, sono tenute al pagamento del contributo per il funzionamento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) tutte le società di capitali che realizzano ricavi annui superiori a 50 milioni di euro, con un contributo, inizialmente pari allo 0,08 per mille, che è attualmente fissato allo 0,06 per mille del fatturato. Un prelievo che prevede un collar, ovvero una soglia minima ed una massima: 3.000 euro o 300 mila euro come tetto massimo, nel caso delle aziende più grandi. Poiché questa pretesa finanziaria ha natura di tributo statale, il contenzioso per ottenere il rimborso di quanto versato è stato correttamente incardinato in ambito tributario e ha visto la presentazione, da parte di 21 aziende industriali italiane di altrettanti ricorsi alla Commissione tributaria provinciale di Roma, volti a far dichiarare l’illegittimità delle norme istitutive del tributo, anche a mezzo di un opportuno rinvio alla Corte Costituzionale. Il contributo in oggetto, infatti, si configura come un ulteriore onere tributario dai dubbi profili di costituzionalità, che va a gravare sul carico fiscale delle aziende italiane, danneggiandone in modo improprio la capacità competitiva. In particolar modo, mediante le azioni promosse, le ricorrenti censurano l’illegittimità del contributo rispetto alle norme costituzionali poste a garanzia dell’iniziativa economica privata e delle corrispondenti norme a livello di legislazione Europea. Tra le violazioni più evidenti, poi, da un lato vi è il mancato rispetto del principio di uguaglianza tra soggetti nella medesima condizione, e dall’altro vi è la violazione del principio della progressività dei tributi in relazione alla effettiva capacità contributiva delle imprese, il quale incide in maniera più leggera sulle società di capitali di maggiori dimensioni, peraltro gravando su una sola fascia di soggetti (le società di capitale con un fatturato superiore ai 50 milioni di euro) a fronte di un servizio di cui usufruisce tutta la collettività. Da ultimo va detto che, a fronte della presentazione dei ricorsi nell’ottobre 2014, i tempi per la discussione in udienza si prevedono molto lunghi (nell’ordine dei due o tre anni). Nel frattempo, ovviamente, le aziende devono continuare a pagare il contributo con cadenza annuale. GIOVANI IMPRENDITORI “CONSAPEVOLEZZA D’IMPRESA” Si è tenuto nella sede associativa di via Toschi il quarto di sette appuntamenti organizzati dal Gruppo Giovani Imprenditori di Unindustria Reggio Emilia dal titolo “Quotazione su AIM Italia e fonti di capitale alternative al sistema bancario”. “È un percorso di approfondimento e riflessione pensato e studiato appositamente per chi è chiamato a guidare un’impresa e ad incrementarne la competitività” – ha spiegato Enrico Giuliani, Presidente dei Giovani Industriali. Sono intervenuti Giuseppe Grasso, advisor finanziario specializzato nella raccolta di finanza straordinaria e in operazioni di fusione e acquisizione, e Luca Taviano di Borsa Italiana, che ha introdotto il Progetto Elite che si propone di sostenere in modo concreto la crescita delle PMI italiane attraverso un innovativo percorso di sviluppo organizzativo e manageriale volto a rendere imprese già meritevoli e orientate alla crescita ancora più competitive, più visibili e più attraenti nei confronti degli investitori. Durante l’incontro è emerso come le imprese italiane dipendano troppo dal finanziamento bancario: circa il 66%, contro una media europea del 40% e anglosassone del 30%. Gli interventi hanno evidenziato come le regole di Basilea 3, la generale debolezza patrimoniale di molte banche italiane e l’ammontare enorme di crediti incagliati forzino il sistema bancario a ridurre il suo contributo all’economia. Da qui l’esigenza per le imprese di rivolgersi ad una platea più ampia di finanziatori: mercati dei capitali di equity (AIM Italia e segmento Star di Borsa Italiana), mercati dei capitali di debito (obbligazionario), fondi di private equity e di private debt. SEMINARIO: “NUOVE AGEVOLAZIONI REGIONALI PER PROGETTI DI RICERCA E INNOVAZIONE” Si è tenuto, presso la sede di via Toschi, un seminario di approfondimento sulle nuove agevolazioni per progetti di ricerca e innovazione, organizzato da Unindustria Reggio Emilia e dedicato ai primi bandi di attuazione del programma operativo della Regione Emilia-Romagna e alle agevolazioni messe in campo dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia. I bandi, pubblicati, sono stati illustrati da Confindustria Emilia-Romagna attraverso gli interventi del Vicedirettore Luca Rossi, e del responsabile Ricerca & Innovazione Danilo Mascolo. Prevedono contributi a fondo perduto per progetti di Ricerca e Sviluppo per complessivi 65 milioni di euro. Il primo bando, scaduto il 30 settembre, riguarda i laboratori di ricerca della Rete Alta Tecnologia dell’Emilia-Romagna che saranno chiamati a presentare progetti atti a sviluppare nuovi prodotti, servizi o sistemi produttivi. Il secondo, che scadrà il 30 ottobre, riguarda invece progetti di ricerca e sviluppo gestiti direttamente dalle imprese. L’incontro ha visto il saluto introduttivo di Giannicola Albarelli, Vicepresidente dell’Associazione con delega a Ricerca, Innovazione e Qualità, che ha detto: “Ad inizio anno abbiamo fornito alle aziende il quadro completo delle agevolazioni italiane disponibili per consentire loro di programmare i propri investimenti. Ora abbiamo tempestivamente organizzato questo appuntamento per informare le associate e invitarle a partecipare ai primi bandi regionali della nuova programmazione 2014-‘20. È un’occasione importante che il nostro territorio deve sfruttare per portare a Reggio Emilia risorse comunitarie in grado di agevolare lo sforzo fatto dalle nostre aziende per progettare nuovi prodotti e innovare i processi, in stretta collaborazione con il mondo della ricerca e i laboratori dell’alta tecnologia della nostra regione. Per questo Unindustria Reggio Emilia sta lavorando per favorire la più ampia partecipazione possibile a questi importanti bandi”. IMPRESE E TRADIZIONE PROTAGONISTE A LIVELLO INTERNAZIONALE Una corposa delegazione di operatori stranieri, provenienti da diverse parti del mondo, ha partecipato allo show cooking dello chef reggiano Gianni D’Amato nel contesto della mostra NOI– Storie di comunità, idee, prodotti e terre reggiane allestita presso i Musei Civici. L’evento è stato organizzato da Unindustria Reggio Emilia e Unione Parmense degli Industriali, che hanno voluto creare per le aziende associate un’occasione nuova per attrarre delegazioni selezionate di operatori esteri sul proprio territorio, mostrando e facendo assaporare le eccellenze del contesto produttivo in cui si inseriscono. Si tratta di un’iniziativa che rientra nel più ampio progetto From Farm To Fork, che le due associazioni hanno concepito insieme – grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna e di Credem – per valorizzare i sistemi produttivi locali nei settori della meccanica agricola, dell’impiantistica alimentare e dell’agroalimentare in occasione di Expo 2015. 117 Unindustria notizie Unindustria notizie 116 plessivo superiore ai 600 milioni di euro e impiegano circa mille dipendenti. Il Gruppo sarà guidato per il prossimo biennio da Oscar Riccò, presentato il progetto dell’Associazione a sostegno del dottorato di ricerca, attivato in collaborazione con le imprese e la scuola di dottorato in Ingegneria dell’Innovazione di Unimore (sede di Reggio Emilia), attraverso la creazione di tre borse di studio triennali nel settore dell’ingegneria. Un impegno che si è sviluppato tra il 2013 e il 2016 ha visto l’investimento di 150 mila euro. Ogni dottorando ha svolto il suo periodo triennale di formazione alternando la presenza nei laboratori dell’Università, con la presenza nei laboratori delle aziende che hanno aderito al progetto”. Giacomo Davoli, Responsabile Ricerca dell’azienda F.M., accompagnato da Barbara Franchini, amministratore delegato Il fatturato industriale cresce, non in maniera eclatante, ma in modo costante, prevalentemente grazie all’estero, e si nota anche una risalita della domanda interna; in generale gli ordini sono in ascesa, principalmente anch’essi grazie alla componente estera. Nel dettaglio, i dati di luglio mettono in luce un progressivo rafforzamento, da sei trimestri a questa parte, della dinamica tendenziale. Nei dettagli, la crescita dell’andamento delle vendite su base annua è del 2,7%. Il fatturato estero evidenzia una dinamica positiva del 3,6%, superiore all’andamento delle vendite nel mercato interno, che tuttavia tornano a crescere, mostrando una vitalità che mancava da molto tempo (+2,5% in confronto “È stata una bella occasione per illustrare agli operatori stranieri la tradizione e l’innovazione che contraddistingue il percorso dalla terra alla tavola caratteristico delle produzioni tra Parma e Reggio Emilia – ha affermato Paolo Bucchi, Vicepresidente Unindustria Reggio Emilia con delega all’Internazionalizzazione – ma anche per dimostrare che grazie allo straordinario ‘gioco di squadra’ di imprese, enti, istituzioni, associazioni, è possibile essere protagonisti in un contesto globale”. dell’azienda di Correggio, ha così illustrato la propria esperienza: “Dopo uno stage per la tesi in azienda ho avuto la possibilità, grazie al sostegno economico di F.M., di portare a termine il triennio della scuola di dottorato di ricerca in ingegneria industriale presso il Dipartimento di Ingegneria di Modena sul tema delle tecnologie delle materie plastiche alternandomi tra i laboratori dell’azienda e quelli dell’Università ed ora lavoro come responsabile della Ricerca&Sviluppo”. Luca Solimè, marketing & communication manager, ha invece illustrato il caso di Interpuls di Albinea: “La nostra azienda crede da sempre nelle risorse umane qualificate e nella collaborazione con l’Università, per questo stiamo svolgendo un’esperienza positiva di dottorato di ricerca in alto apprendistato in scienze umanistiche, portato avanti con il gruppo di ricerca del Dipartimento di studi linguistici e culturali e del Dipartimento di Economia "Marco Biagi” di Unimore”. al 2° trimestre del 2014). Anche la dinamica degli ordini acquisiti nel trimestre è stata positiva. Gli ordini totali aumentano dell’1,4% rispetto al secondo trimestre dell’anno scorso principalmente, per effetto della crescita del 2,3% su base annua degli ordini esteri Nel 2° trimestre 2015 la produzione industriale continua a mostrare una dinamica moderatamente positiva confermando il lento e graduale recupero dei trimestri precedenti (+1,3% su base annua), anche se va rilevato che i livelli pre-crisi restano ancora lontani. Gli indicatori del mercato del lavoro del 2° trimestre 2015 mostrano un calo significativo delle ore autorizzate di Cassa Integrazioni Guadagni che sono diminuite sensibilmente passando da 1,6 milioni nel 1° trimestre 2015 a 1,2 milioni (-25,7%) restando comunque su valori molto superiori ai livelli pre-crisi. Relativamente al saldo occupazionale, si rileva un miglioramento rispetto al precedente trimestre, con un incremento degli organici delle imprese manifatturiere reggiane (+1,6% rispetto al corrispondente periodo del 2014). Per il prossimo trimestre gli imprenditori dell’industria manifatturiera prevedono che i livelli di produzione resteranno sostanzialmente stazionari, mentre nutrono attese più positive per la domanda estera. L’IMPRESA COLTIVA TALENTI: ESPERIENZE REGGIANE PROTAGONISTE AD EXPO Presso Palazzo Italia ad EXPO Milano una delegazione di aziende di Unindustria Reggio Emilia ha partecipato all'evento "L’impresa coltiva talenti: 136 dottori di ricerca per l’industria”, organizzato da Confindustria, per lanciare il bando nazionale che sostiene l’assunzione di giovani ricercatori in azienda e promuovere la figura del dottorando di ricerca in collaborazione tra impresa e Università. Sono intervenuti portando la loro testimonianza sul tema e le best practices realizzate a Reggio Emilia: diversi imprenditori tra cui Giannicola Albarelli, Vicepresidente Unindustria Reggio Emilia con delega all’Innovazione, Ricerca e Qualità e titolare di Reggiana Riduttori di San Polo, che ha detto: “Abbiamo INDAGINE CONGIUNTURALE - 2° TRIMESTRE 2015 Nel 2° trimestre 2015 i segnali positivi sull’andamento economico evidenziati dai principali istituti di ricerca nazionali trovano conferma anche in ambito reggiano e l’insieme degli indicatori del ciclo provinciale dell’industria conferma il consolidamento della fase di ripresa in corso. Sul fronte del lavoro, in un quadro di stime delle imprese ancora prevalentemente attendiste domina un orientamento alla stabilità. “Pur in presenza di fattori di potenziale criticità quali il caso Grecia o i focolai di crisi geo-politica – commenta il Presidente di Unindustria Mauro Severi – l’andamento dell’euro e il prezzo del petrolio hanno creato condizioni esogene favorevoli alla ripresa, che le nostre imprese sono state abili a cogliere. Come si è detto recentemente, alle grandi trasformazioni si risponde adattandosi al nuovo. Le imprese reggiane, in un mondo sempre più complesso e competitivo, dimostrano ogni giorno questa qualità. Ripensare la propria azienda e il modo di lavorare sono oggi esercizi indispensabili, pur se faticosi. Questo dovrà diventare anche la cifra distintiva di una visione alta di sviluppo territoriale fondata sulla collaborazione e l’unitarietà di intenti. Sotto il profilo strettamente economico, dopo la pausa di agosto, la priorità dell’Italia – prosegue Severi – sarà rafforzare la risalita dell’economia continuando con riforme strutturali. La prossima Legge di Stabilità, come annunciato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, dovrà cominciare a contenere interventi di riduzione del prelievo fiscale. La tassazione in Italia ha raggiunto livelli al limite del sostenibile. Il total tax rate in Italia è pari al 65,4%, ben 24 punti in più rispetto a quello della media OCSE, quasi 17 punti superiore a quello della Germania. Il punto di partenza – continua Severi – deve essere la verifica delle misure che hanno dimostrato di essere efficaci per lo sviluppo. Mi riferisco alla riduzione del carico fiscale e contributivo sul lavoro. Da qui, nello stesso positivo senso di marcia, ritengo che i prossimi principali capitoli di intervento per l'azione del Governo siano la riduzione del prelievo sugli immobili di impresa, a partire ovviamente dai c.d. imbullonati, per poi passare ad azioni di riduzione su IRAP, IRES e IRPEF, come detto da Renzi, per il biennio 2017- 2018. Come Confindustria, da tempo sosteniamo che questi interventi siano necessari per far ripartire la domanda interna e rilanciare gli investimenti, pubblici e privati, ridando così competitività al sistema, stimolando la crescita e sostenendo l’occupazione”. UNINDUSTRIA SULLE LETTERE FIOM INVIATE ALLE AZIENDE REGGIANE L’Associazione ha inviato ai media locali il testo di questa nota stampa. Il Jobs Act completerà a breve il suo iter legislativo e diventerà legge dello Stato. Nel mese di settembre la Fiom reggiana ha inviato a molte aziende metalmeccaniche una lettera con cui si diffidano esplicitamente le imprese dall’applicare una parte qualificante di questa riforma. 119 Unindustria notizie Unindustria notizie 118 Nel corso della serata i rappresentanti delle aziende Salvarani (sponsor dell’evento), Impresa Molitoria Denti, Industrie Montali e Walvoil di Reggio Emilia e Sassi, Nilma e Fipal di Parma, insieme ai loro ospiti stranieri, hanno potuto così conoscere le peculiarità del territorio reggiano attraverso un percorso che ha unito la storia e i prodotti locali, rivisti ed interpretati dallo chef stellato. Hanno preso parte all’evento anche Annalisa Sassi, delegata di Confindustria Emilia Romagna per Expo 2015 e Matteo Setti della Regione Emilia Romagna, oltre ai rappresentanti delle due associazioni, per testimoniare la capacità di fare sistema e creare sinergie in un contesto di area vasta. Unindustria notizie 120 In pratica, si pretende di cancellare per via contrattuale e sindacale importanti interventi legislativi prima ancora che entrino in vigore. Va detto a chiare lettere che la strada intrapresa dal Governo è corretta. Solo nei prossimi mesi potremo essere in grado di verificare sul campo l’effettiva e concreta ricaduta di questi interventi legislativi, le necessità di correzioni e gli opportuni miglioramenti. Tuttavia si tratta di provvedimenti che vanno finalmente nella giusta direzione, avvicinando la farraginosa legislazione lavoristica italiana alla normalità europea. È inconcepibile pensare che il sistema delle imprese possa assecondare la richiesta della Fiom di cancellare non solo una legge dello Stato, ma un insieme di norme che spingono finalmente l’Italia verso la modernizzazione in materia di legislazione del lavoro, provvedimenti sollecitati da tutto il sistema confindustriale, che hanno ottenuto apprezzamenti anche all’estero. Al contrario ancora una volta la Fiom vorrebbe scaricare sulle imprese del territorio la sua incapacità di dialogo nelle sedi preposte e opportune. Ci aspettiamo e auspichiamo da questo sindacato consapevolezza e collaborazione in uno scenario economico che vede affacciarsi timidi segnali di ripresa e senso di responsabilità nel non intraprendere azioni che possano nuocere al comparto industriale locale ed all’economia reggiana nel complesso. RUSSIA, KAZAKISTAN E AZERBAIJAN: DELEGAZIONE PER INCONTRARE LE IMPRESE LOCALI Per cogliere le opportunità offerte da Expo alle imprese locali, anche in termini di attrattività e promozione del territorio, Unindustria Reggio Emilia collabora fattivamente con le iniziative promosse dalla Camera di Commercio locale sia per agevolare le occasioni di matching fra le imprese associate e le controparti estere, sia per abbattere parte dei costi a carico delle proprie associate. Fra le iniziative si è tenuto a settembre un incoming di una delegazione economica di buyers proveniente da Russia, Kazakistan e Azerbaijan del settore della meccanica agricola. Questi interlocutori sono stati selezionati sulla base delle richieste delle associate ad Unindustria, e hanno incontrato più di 20 imprese locali in occasione di b2b e visite aziendali. Il programma della prima giornata ha visto presso la sede camerale di Palazzo Scaruffi in via Crispi, i saluti istituzionali di Stefano Landi, Presidente della Camera di Commercio, e di Paolo Bucchi, Vicepresidente Unindustria Reggio Emilia con delega all’Internazionalizzazione, seguiti dai b2b. Si è tenuto quindi un working lunch presso la sede di Unindustria in via Toschi al quale potranno partecipare tutte le imprese associate interessate a conoscere la delegazione e a cogliere l’occasione per approfondire la reciproca conoscenza dei mercati. “Dopo l'autentico boom registrato a partire dai primi anni del duemila, con crescite anche a tre cifre – sottolinea Stefano Landi, presidente della Camera di Commercio – nel 2014 e nel primo semestre del 2015 abbiamo registrato una flessione delle esportazioni reggiane in Russia, Kazakistan e Azerbaijan, che insieme valgono un fatturato di circa 364 milioni di euro per le nostre imprese. Ora siamo impegnati ad invertire questa tendenza, e a questo proposito è particolarmente importante la collaborazione di Unindustria Reggio Emilia, grazie alla quale si realizza una incisiva integrazione di funzioni e ruoli a beneficio delle imprese della meccanica agricola interessate a questi Paesi”. “La collaborazione di Unindustria a queste iniziative della Camera di Commercio – spiega Paolo Bucchi, Vicepresidente Unindustria Reggio Emilia con delega all’Internazionalizzazione – rappresenta, ancora una volta, per il nostro sistema economico un ulteriore segnale di impegno finalizzato a potenziare la promozione delle nostre eccellenze e a favorirne il business”.