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UNA ASSOCIAZIONE, UN PROGETTO LIBERI A TEMPO PIENO IL PROGETTO ASSOCIATIVO CTG (Versione 8/2004) Premessa 2 - QUADRO GENERALE DI RIFERIMENTO: 3 - La società che cambia 3 - La promozione umana 4 - Il ruolo del CTG 5 - LE FINALITÀ GENERALI DEL CTG: 6 - GLI OBIETTIVI SPECIFICI: 6 - Promuovere il protagonismo dei giovani 6 - Valorizzare il tempo libero e il turismo 7 - Promuovere la conoscenza e valorizzazione dell'ambiente 8 - Partecipare al rinnovamento sociale 9 - GLI STRUMENTI E I METODI: 9 - a) l'animazione socio-culturale come prassi educativa 10 - b) l'attività turistica e di tempo libero 10 - c) l'animazione culturale e ambientale 10 - d) il gruppo CTG soggetto di animazione e agente di cambiamento sociale 11 - e) l'articolazione e la presenza associativa nel territorio 12 - f) i rapporti con la comunità civile ed ecclesiale 13 - g) l'impegno formativo 13 - h) la comunicazione intra ed extra associativa 14 - i) la promozione dell'associazione SCHEDE TECNICHE 15 - La programmazione delle attività 16 - La presentazione di un progetto 16 - Tecniche di animazione ambientale 16 - La stampa associativa 18 - Le case per ferie 19 - IL PIANO DI FORMAZIONE 22 - IL PROGETTO GIOVANI 25 - IL PROGETTO GIOVANISSIMI Premessa: Dagli inizi degli anni '80 il Centro Turistico Giovanile ha attivato un lungo e articolato percorso di analisi della propria situazione interna e di verifica della attualità ed efficacia della propria presenza all'interno della società italiana. Questo percorso è stato connotato da alcune tappe fondamentali in cui l'associazione ha fatto il punto della situazione e ha meglio indirizzato il proprio passo. L'ampliamento dell'azione associativa al tempo libero, ratificato nel Congresso nazionale di Sassone (1982), l'attenzione ai temi ecologici e all'educazione ambientale, lo sforzo concreto di recuperare la dimensione "giovane" all'interno dell'associazione, l'assunzione cosciente della "missione animatrice e di servizio" a cui la società e la Chiesa italiana ci chiamano: tutti questi elementi, proposti e approfonditi nei vari documenti e piani associativi, hanno trovato un momento di sintesi nell'ultimo Congresso di Numana-Loreto. "CTG: un progetto per una società che cambia": questo è il tema attorno al quale si sono incentrate le mozioni e la relazione congressuale, il dibattito e le tesi conclusive. La ricchezza e la complessità dei contenuti, delle proposte, delle riflessioni, degli indirizzi, emersi nella fase congressuale ci impongono uno sforzo in termini di chiarezza e razionalizzazione. Si tratta di rimettere insieme la teoria e la prassi, il contenuto e i metodi, la riflessione e l'operatività, l'utopia e la realtà. Si tratta di fornire indicazioni chiare su cosa è e dove vuole arrivare il Centro Turistico Giovanile. Si tratta di costruire un quadro avendo già chiari e a disposizione tutti gli elementi: la cornice, la tela, il disegno, i colori. Nelle pagine seguenti troveremo quindi questo quadro, il "progetto" dell'associazione, la nostra Carta d'identità aggiornata. Un progetto associativo che non vuole certo costituire una gabbia chiusa in cui tutti devono raccogliersi, ma che pone invece degli obiettivi. Che indica e suggerisce modalità e strumenti per raggiungerli, pur lasciando ad ogni realtà quella autonomia e quella creatività che fanno la ricchezza e la bellezza della nostra associazione. Non un progetto "catenaccio" quindi, ma lo strumento necessario per essere sempre di più associazione credibile, efficace, attenta ai problemi e alle esigenze dell'uomo d'oggi. LA SOCIETÀ CHE CAMBIA In questi anni quanti si pongono in atteggiamento di ricerca e di approfondimento nei confronti della società hanno l'impressione di trovarsi in una sorta di realtà frantumata, polverizzata, composta da tante "monadi" incomunicanti, tra le quali risulta sempre più difficile orientarsi e con le quali è arduo instaurare rapporti che non siano di pura e semplice convenienza o di normale "sopravvivenza". Nasce da qui quell'insidioso disorientamento che sembra accompagnare l'esistenza dell'uomo contemporaneo. La solitudine e l'indifferenza nei confronti degli altri, sembrerebbero gli elementi che caratterizzano la condizione esistenziale dell'attuale umanità in quest'ultimo scorcio di secolo che prelude all'alba di un nuovo Millennio. L'uomo, giunto al punto verosimilmente più alto di una parabola di sviluppo che ha determinato effetti epocali e per molti aspetti straordinari, stenta ora, paradossalmente, a riconoscersi, a riallacciare i rapporti con la propria identità, ad entrare in contatto con i propri simili. Si direbbe insomma essere in atto una sorta di "mutazione antropologica", dai connotati oscuri ed inquietanti, che rischia di condurre il genere umano verso una meta senza ritorno. Basta del resto guardarsi attorno, per rendersi conto dei principali effetti esercitati da questo fenomeno sulla nostra vita quotidiana. Anzitutto la "massificazione" di modelli e comportamenti, la progressiva rottura delle relazioni interpersonali, e la distruzione di quel particolare e prezioso reticolo di socialità, di confronto, conoscenza e scambio che rappresenta invece il miglior antidoto all'anonimato in cui minaccia sempre più di relegarci la vita quotidiana, specie nelle grandi città. A questa "mutazione antropologica" sembra corrispondere anche una "accelerazione sociale". Questa nostra società, rispetto solo a un decennio fa, sta cambiando molto più velocemente ma soprattutto secondo tipologie diverse e più complesse. Una società caleidoscopio che cambia repentinamente parvenza, in continuo movimento, una società che incoraggia la moltiplicazione incalzante di messaggi superficiali ed effimeri e ritmi di vita sempre più caotici. Una società in cui individualismo, vuoto di speranza, disimpegno, distacco tra istituzioni e cittadini, assumono dimensioni sempre più ampie e preoccupanti. Una società in cui - come indica il documento CEI "Evangelizzazione e testimonianza della carità" - "sembrano radicalizzarsi orientamenti culturali e politici tesi ad emarginare dalla realtà sociale e dalle istituzioni ogni riferimento all'etica cristiana ed alle più genuine tradizioni del nostro popolo, particolarmente in ambiti di decisiva importanza come quelli della famiglia, della tutela della vita, dell'educazione. Si finisce così per sostenere indirizzi contrari alla dignità della persona e ai vari interessi della nostra società". Questa situazione generale, questi elementi che caratterizzano questa nostra società alla vigilia del terzo millennio, hanno ovviamente ripercussioni negli ambiti propri della nostra associazione. La riduzione progressiva dell'orario di lavoro, il prolungamento dell'età scolare, l'evolversi dei sistemi produttivi che agevolano la turnazione e i part-time, hanno comportato un considerevole aumento del "tempo libero" a disposizione del cittadino. Spesso però, questo aumento quantitativo del tempo libero, non è seguito da un utilizzo qualitativamente valido. Ecco allora che il tempo libero va connotandosi sempre più esclusivamente come il tempo del "consumo", succube delle logiche di mercato. Ecco che prolifica "l'industria del tempo libero" che vende prodotti e servizi idonei a occupare e "riempire" il tempo delle persone. In alternativa, o addirittura conseguentemente, a questo uso del tempo libero, agli specchi per le allodole proposti dai mass-media rimane talvolta solo una sensazione di vuoto, di noia, di disagio psicologico. La concezione di un tempo libero come tempo di crescita, di relazione e di ri-creazione autentica, stenta a radicarsi nel modo di pensare e di vivere dell'uomo d'oggi. Anche il turismo - uno dei modi di trascorrere il tempo libero che è divenuto un fenomeno centrale della vita quotidiana non è immune dalle tentazioni e dalle lusinghe del consumismo sfrenato e della mercificazione. Gli italiani viaggiano molto ma hanno la tendenza a frammentare la loro vacanza in diverse occasioni. C'è una sempre maggior voglia di turismo che trova però, il più delle volte, sbocco in esperienze effimere, superficiali, se non addirittura frustranti. Se questa è la società d'oggi, se queste sono o le chiavi di lettura del tempo libero e del fenomeno turistico, comprendiamo quale possa essere la condizione di coloro che all'interno di questa società e con questi modelli "stanno crescendo", cioè dei giovani. La complessità e la frammentazione della realtà sociale creano disorientamento. Un certo acritico pluralismo e l'omologazione culturale possono impedire ai ragazzi d'oggi di avere dei punti di riferimento certi, di riconoscere una scala di valori cui appoggiarsi. Vengono definiti come i giovani della "concretezza", i giovani per cui ieri è preistoria e il domani è troppo lontano. Giovani per cui il tempo, o è presente, o non è. Ma sono anche i giovani cresciuti nel pieno sviluppo della civiltà del tempo libero e che riconoscono in questo tempo la qualità di "tempo prioritario", di luogo dell'identità. In questo contesto, gli atteggiamenti, i comportamenti, le culture giovanili si aprono a sbocchi diversi. Per molti la prospettiva è una crescente emarginazione, la disperazione, il disimpegno e l'indifferenza. Per altri invece l'impegno volontario, l'attenzione alle tematiche ambientali, la valorizzazione dello studio, l'apertura alla mondialità. Non esiste più quindi una "condizione" giovanile, ma sussistono e convivono più "condizioni" che rendono senz'altro più difficile l'approccio e l'interazione da parte delle agenzie educative e del mondo adulto in genere. Non è un terreno facile allora quello su cui intendiamo giocare la nostra partita. Di fronte a questa società mutevole e frammentata siamo chiamati ad agire col discernimento del saggio e l'entusiasmo del fanciullo, con i piedi bene ancorati a terra ma con il corpo e le mani flessibili e pronti a cambiare posizione, a cogliere nuove esigenze, a volgere lo sguardo verso sempre nuovi orizzonti . LA PROMOZIONE UMANA La nota CEI già citata si conclude così: " Questa situazione complessa stimola comunque, sia nei suoi profili positivi che in quelli negativi, la comunità cristiana a proseguire e intensificare il proprio impegno per la promozione dell'uomo e il bene del paese". La promozione umana dunque viene indicata quale via maestra, viene vista come chiave di volta per offrire un contributo fattivo e positivo alla società che cambia. Una società che negli ultimi anni ha assunto una forte ed insidiosa connotazione "rampante", proprio all'insegna del "tutto e subito" e dei codici totalizzanti. E' dovuto a ciò, a questa evoluzione materiale, ma anche a questa involuzione spirituale e valoriale, uno dei fatti più sintomatici e più scandalosamente taciuti del nostro vivere contemporaneo: la progressiva, la colpevole emarginazione di strati crescenti della società, di tutti coloro che, per vari motivi, non possono o non vogliono mettersi al passo con tendenze ed interessi che sembrano pericolosamente porre tra parentesi la dignità ed i valori dell'uomo. Basti pensare ai giovani, da sempre portatori inascoltati di aspirazioni ad una nuova cultura dello scambio ed dell'incontro ed invece, oggi più che mai, costretti di fronte ad un'alternativa inaccettabile: o integrazione o emarginazione. Basti pensare ai bambini (i nostri giovanissimi) e agli anziani (le nostre pantere grigie), soggetti considerati trascurabili da una società sempre più votata al mito produttivistico, che non puo' "perdere" né tempo, né risorse in assenza di una sicura ed immediata redditività. Basti pensare ai disabili, autentici "figli di un dio minore" in un contesto socio culturale che sembra aver perso la consapevolezza della sacralità e dignità della vita umana, in qualunque forma e in qualunque condizione essa si esprima. E' una situazione, questa sommariamente tratteggiata, che è logica conseguenza dell'aver privilegiato troppo interessi ed aspetti puramente economici e di profitto, trascurando valori di cui ci siamo forse illusi di poter fare a meno. Abbiamo scambiato il "benessere" con il "più essere" . E se oggi la "società caleidoscopio" ci sfugge e si trasforma continuamente tra le mani, se le certezze di ieri sono difficili da recuperare e mettere in pratica, se il cinismo e l'indifferenza la fanno ormai da padroni nei rapporti quotidiani, significa che si è rotto qualcosa di importante nel meccanismo che regola la convivenza. E contribuire a riparare questo "qualcosa", a ricercare questi equilibri è un compito che spetta anche alla nostra Associazione. Ecco quindi la necessità di riconfermare il nostro stile, secondo cui le tante iniziative associative, da occasioni di mero divertimento e di puro svago, divengono momenti emblematici di un impegno civile e sociale che ci spinge ad interagire nell'ambito delle comunità locali . Con un'impronta di gratuità e di gioia , con uno spirito di accoglienza e di rispetto, con un impegno per la costruzione di una società che sia a misura d'uomo. Ed è su queste basi e attorno a queste coordinate valoriali che le varie esperienze nella struttura del CTG crescono, maturano e diventano realtà pulsante e luogo vitale di crescita personale e comunitaria, di confronto con le altre realtà giovanili, di esperienze culturali, civili ed ecclesiali, fonti di maturazione e di crescita responsabile. In ciò consiste fondamentalmente l'essenza vera e profonda della nostra proposta associativa. Una proposta che abbiamo affinato nel corso di questi ultimi anni nella comune convinzione che, a fronte dell'evolversi o, se si vuole, dell'involversi della situazione sociale e culturale del Paese, occorresse agire responsabilmente. Tutto ciò, cogliendo i primi segni di controtendenza, facendoli germogliare al fine di risultare occasioni intelligenti che fornissero ai giovani, alle famiglie ed alla comunità locale, una vasta gamma di "giovani opportunità", turistiche, ricreative e culturali, tali da favorire la ripresa di un dialogo intergenerazionale e l'acquisizione di chiari riferimenti valoriali. Questo diventa il nostro modo di fare "promozione umana" , questo diventa il nostro apporto convinto alla crescita e maturazione della persona, questo diventa il nostro contributo allo sviluppo sociale in termini di solidarietà e giustizia. Questo rappresenta il nostro percorso , seguendo l'appello del recente Convegno di Palermo delle Chiese Italiane, per divenire uomini e donne nuovi, per uscire dal torpore e dalla rassegnazione, per adottare uno stile esigente di vita cristiana, pur nella normalità del vissuto di ogni giorno. IL RUOLO DEL CTG Definito quindi il quadro della società attuale e indicata la strada maestra della promozione umana, è necessario comprendere e definire con chiarezza quale può essere il ruolo e il compito del CTG, nell'attuale contesto sociale. La società è cambiata, dunque. Si è detto come nuove emergenze e istanze emergano da diverse fasce sociali. Cambiano le istituzioni e le strutture di partecipazione. Cambia la dimensione del tempo libero e la modalità di utilizzarlo. Tutto ciò comporta che anche il CTG debba assumere un ruolo nuovo, diverso in parte rispetto a quello passato, più aderente alla situazione socioculturale del nostro paese. Proprio di fronte ad un simile contesto, la proposta aggregativa, culturale ed educativa di cui, come Associazione, siamo portatori deve essere aggiornata, potenziata e testimoniata con maggiore vigore e convinzione. Non possiamo più dare motivo, a chi ci guarda, di essere visti come "il gruppo della gita", interpretati come l'associazione dei buontemponi. Oggi siamo chiamati a dare risposte serie e qualificate , non solo in termini di aggregazione e socializzazione, ma in termini di animazione sociale, di promozione culturale, di partecipazione. In questa nostra azione possiamo essere in parte agevolati dal fatto che si avvertono nell'aria positivi e confortanti fermenti reattivi che non debbono andare delusi. Segnali positivi e visibili quali l'interesse nei confronti della tutela ambientale, i tanti fermenti in difesa della vita che cominciano a far breccia nei cuori, il diffuso bisogno di solidarietà, di amicizia, di rapporti più autentici. Sono questi, dei precisi segnali profetici verso i quali dobbiamo rivolgere la nostra attenzione e la nostra volontà di presenza, attrezzandoci ad affrontare le inevitabili difficoltà che incontreremo lungo il cammino. Difficoltà, innanzitutto, di ordine psicologico, poiché ci rendiamo ben conto che a volte può apparire persino un po' futile occuparsi di animazione del turismo e del tempo libero in una società che dimostra di avere ben più pressanti problemi cui far fronte. Ma siamo pure convinti che per il CTG l'animazione del turismo e del tempo libero non rappresenta uno specifico ad effetto limitato, che il nostro progetto non si prefigge di fornire un semplice servizio fine a sè stesso. E' invece la base di una concezione dell'uomo ben più ampia e profonda, che abbiamo liberamente scelto come "mezzo operativo", non come semplice fine di comodo. Il Centro Turistico Giovanile è innanzitutto un'Associazione portatrice di un progetto educativo, prima ancora che di servizi, nata da un preciso alveo culturale e spirituale che si riallaccia alla dottrina sociale della Chiesa e per la quale conta soprattutto l'uomo, la sua identità, il suo destino di salvezza. Per questo non abbiamo paura di immergerci nelle inquietudini e nei drammi dell'attuale momento sociale; per questo ai nostri incontri, ai nostri convegni, nell'ambito delle nostre attività, non si parlerà mai soltanto di turismo, ma anche di tutto ciò che può contribuire a rendere la vita più umana e degna di essere vissuta insieme. La nostra risposta alla polverizzazione ed alle contraddizioni cui sembra volerci condannare questa società, deve saper partire da qui, da questa irrinunciabile consapevolezza di fondo, senza la quale perderebbe di significato qualsiasi nostra azione, qualsiasi nostra volontà di agire e di incidere. Condividere "l'avventura" associativa del CTG significa saper comprendere la portata degli avvenimenti sociali che accadono nella realtà circostante e soprattutto voler incidere in essi attraverso un'azione di testimonianza e di impegno globale che, pur adoperando in primo luogo gli strumenti del turismo e delle attività di tempo libero, intende rappresentare una fucina di socialità e di crescita civile complessiva delle persone. Non risulterà pertanto difficile comprendere che, sulla base di ciò, il turismo e il tempo libero sono chiamati a diventare, per il CTG, un prezioso mezzo di lettura della realtà e di inserimento nel sociale, anche perché essi stanno sempre più diventando un fenomeno centrale della nostra vita quotidiana. Il Centro Turistico Giovanile intende allora confermarsi come una Associazione che, attraverso la pratica e la promozione di un turismo e di un tempo libero cristianamente ispirati e culturalmente motivati, intende animare dal di dentro la condizione giovanile e la realtà sociale, suscitando, salvaguardando e liberando potenzialità e valori. LE FINALITÀ GENERALI DEL CTG Non è dunque casuale che il primo articolo del nostro Statuto indichi il tempo libero e il turismo come ambiti e strumenti con i quali il CTG si prefigge di contribuire alla formazione integrale della persona, ispirandosi alla concezione cristiana dell'uomo e della vita. Conseguentemente quello che veramente ci preme è un lavoro di formazione. Una formazione che è definita integrale. Infatti, se è necessario formare l'uomo alla corretta fruizione del turismo e del tempo libero, tutto ciò non è sufficiente. Occorre anche prendere cognizione del fatto che la persona umana non è un'arancia divisa a spicchi. Si agisce in un campo ben specifico, ma rivolti all'interità della persona umana. Si deve contribuire a formare l'uomo-che-vive e non solo l'uomo-che-viaggia o l'uomo-chegioca. E poiché è la formazione il nostro fine, diventa basilare a monte il percorso di preparazione dei nostri animatori, formatori e dirigenti a qualsiasi livello. Nell'immaginario collettivo un'associazione di turismo e tempo libero appare subito come un'entità di evasione o - peggio - di disimpegno. Questo perché si ha ancora la concezione di un tempo libero come occasione in cui il tempo viene perso, va sprecato, resta vuoto. E' lo stereotipo di un tempo libero come un tempo secondario riempito da luci di discoteche spersonalizzanti, da bicchieri di whisky che fanno apparire disinvolti, da corse in macchina nella notte per dimostrare la propria invincibilità. Ma questo è un tempo libero che libera o un tempo che rende ancora più dipendenti, perché ai genitori, al preside, al capopersonale si sostituisce un biglietto d'ingresso, una marca di liquori, qualche litro di benzina? Tempo libero significa che ognuno di noi è libero in questo tempo: significa che se in ogni momento è importante come si usa la libertà, ciò diviene fondamentale quando la libertà viene utilizzata nel tempo libero, quando cioè si è liberi. Valorizzare il tempo libero quindi perché è il tempo in cui si può crescere umanamente e spiritualmente, ci si può formare senza vincoli. In epoche recenti - col passaggio da una civiltà contadina a una civiltà industriale e postindustriale, con la crisi dei valori tradizionali, con l'affermarsi dei miti della produzione, del consumismo, del profitto, - si è verificata la caduta dei tradizionali ambiti di formazione: la scuola e il lavoro. Il mondo del lavoro è divenuto il mondo del carrierismo, in cui spesso la dignità umana è asservita a logiche di mercato, senza contenuti qualificanti o socialmente gratificanti. Il valore della scuola spesso non è più quello di una realtà che serve a preparare alla vita, che educa ad investire in un progetto di vita, ma si è trasformato in un qualcosa di strumentale, che qualifica prioritariamente in direzione di un mercato del lavoro. Con questo scenario ecco allora l'importanza del tempo libero come campo strategico per la costruzione di una identità dell'uomo. Un tempo in cui si può sviluppare - perché sganciato da controlli istituzionali - la capacità di scoprire un percorso di critica della vita quotidiana e della sua ritualità. Una chiave con cui aprire il guscio di conformismo, magari alla moda e riappropriarsi di spazi di libertà, di creatività, di scoperta e crescita. Tutto ciò vale anche per il turismo, che è senz'altro un settore importante per la bilancia economica del Paese,ma non può essere solo affare di albergatori, ristoratori, noleggiatori, bancarellari di gondole made in Hong Kong e Cupoloni innevati sotto vetro. Il turismo è anche uno straordinario fenomeno sociale il cui soggetto non è un semplice consumatore di servizi, ma un uomo che incontra altri uomini, altre culture e tradizioni, paesaggi nuovi e luoghi differenti da quelli in cui abitualmente vive. Un incontro che diviene conoscenza, dato fondamentale per capire le diversità, amarle o semplicemente accettarle. Ne discende la necessità di dare un'anima al turismo. Un' anima che significa riscoprire il senso dell'accoglienza come memoria, segno, solidarietà e comunicazione con l'altro; il senso del viaggio come esperienza radicale dell'essere uomo, che apre orizzonti di libertà e autorealizzazione, di uscita dall'alienazione. Si tratta di ridare anche nel turismo il primato alla Cultura, che è ciò che produce senso al vivere dell'uomo ed è ciò che orienta scelte e passi sia a livello individuale che comunitario, anche in momenti di vita come questi, abitualmente portati alla dispersione. Ma tutto questo - formazione dell'uomo, valorizzazione del tempo libero, animazione del turismo, - assume luce diversa se informato ad una ispirazione evangelica. Ma cos'è, al di là dell'espressione linguistica in sè, l'ispirazione cristiana? E' un generico appellarsi alle origini storiche del CTG, al fatto che la Chiesa nomini un consulente e ci riconosca alcuni ruoli? Sarebbe poco e riduttivo. Si tratta invece, ben più impegnativo, di seguire le parole, le azioni, lo stile di Cristo. Chiedendoci in ogni momento se il nostro fare CTG è informato su quell'esempio. Non ci interessa dunque la cosiddetta gita cattolica, condita da una preghiera appena saliti in pullman o da una messa appiccicata in un viaggio comprato all'agenzia. Il CTG è chiamato a un compito più difficile, che è quello di parlare di Dio senza mai dire Dio. Un compito che parte dall'ambiente ristretto, parrocchiale, diocesano, scolastico, per essere rivolto all'interità della società, dei giovani, del fenomeno turistico. E' un compito che si inserisce nella nuova evangelizzazione avviata dal Concilio. La Chiesa, assemblea del Popolo di Dio, Cattolica e cioè universale, si rivolge a tutti gli uomini, a tutti i giovani, a tutto il mondo. Ecco allora che la nostra attività diviene un messaggio, un'occasione di impegno e di incontro fraterno. Non si tratta di predicare, ma di testimoniare uno spirito, un modo di essere, una speranza che ci faccia identificare nelle cose normali di ogni giorno come Cristiani, come portatori di quel rivoluzionario annuncio di pace, di fraternità, di gioia partito da Betlemme duemila anni fa. Chi trova nei nostri incontri il clima di una vera festa può crescere secondo il progetto di Dio: far splendere il volto di Dio sul volto dell'uomo. Tutto ciò non è facile, ma molto stimolante. Perché se non ci limitiamo a piccole sicure comunità, ma ci poniamo di fronte al mondo, allora rientriamo a pieno titolo nell' opera che la Chiesa si è data nel nostro tempo. "Non abbiate paura!" è il grido evangelico con cui papa Wojtila ha iniziato il suo pontificato. Non dobbiamo avere paura di rivolgerci a tutti, di aprire a tutti senza esami di fede la nostra associazione, i nostri gruppi, le nostre case. Importante diviene allora il ruolo dei dirigenti, siano tecnici siano formatori o animatori. E' necessario dunque che siano sempre educatori dell'uomo e impegnati nell'evangelizzazione. Diventano così inadeguati i dirigenti casuali che non comprendono questo passaggio fondamentale. Perchè spetta a loro essere testimoni di fronte ai soci dell'ispirazione cristiana che ci guida, recuperando una concezione dirigenziale che sia una concezione di servizio, di un mandato ben preciso nel campo del turismo e del tempo libero. OBIETTIVI SPECIFICI In questo quadro generale, gli obiettivi specifici cui tendere nella nostra elaborazione progettuale e nella azione concreta saranno quattro : - agevolare e promuovere il protagonismo giovanile; - dare pienezza di significato al tempo libero e alla prassi turistica; - promuovere la conoscenza e valorizzazione dell'ambiente; - contribuire, attraverso la partecipazione sociale ed ecclesiale, a rinnovare la società. PROMUOVERE IL PROTAGONISMO DEI GIOVANI Essere giovani oggi è tutt'altro che facile e per un motivo preciso: la complessità della società. Abbiamo già visto che il carattere profondamente complesso dell'odierno contesto sociale implica continui cambiamenti, disorientamenti radicali, scelte sempre più difficili ed impegnative. E' logico, quindi, che siano proprio i giovani, soggetti in formazione per antonomasia, le principali "vittime" di questa situazione che non concede pause o attenuanti per chi indugia sulla strada da intraprendere. Ne deriva la crescente emarginazione, la disperazione e il lassismo che sono spesso le più odiose anticamere della droga e della delinquenza; oppure il nichilismo godereccio e consumista, la "cultura del carpe diem", il disimpegno totale ed egoista incentrato su falsi miti. Ma per fortuna gli esempi di una contro tendenza non mancano. Basti pensare alle crescenti schiere dei giovani che si dedicano con passione alle attività di volontariato; all'interesse sempre maggiore rivolto dalle nuove generazioni alle tematiche ambientali e alla migliore qualità della vita, alla riscoperta di alcuni valori-cardine. Sè, perché oggi i giovani sembrano chiedere soprattutto valori da riscoprire quali: l'ambiente pulito, lo studio serio, la famiglia, l'aggregazione, la pace, la solidarietà, l'internazionalizzazione, la mondialità. Bisogna aiutare questa ricerca, che è una ricerca di senso, di radici, di speranza, di protagonismo. Ma attenzione, assecondare e valorizzare l'aspirazione al protagonismo espressa dai giovani non significa farne degli scalatori sociali proponendo loro lo stile di vita che, al giorno d'oggi, si tende solitamente ad associare al concetto di "protagonismo". Il CTG non è per un protagonismo "patinato", per un successo costruito attraverso l'egoismo e l'ambizione più sfrenata. Rendere i giovani protagonisti significa metterli nella condizione di leggere criticamente la realtà che li circonda, farli uscire dalla marginalità sociale, porli al centro dei processi decisionali, riconoscere loro la dignità di "soggetti" .Rendere i giovani protagonisti significa offrire loro gli strumenti per orientarsi nella babele delle opportunità, delle opzioni , delle proposte a cui sono assoggettati e che non sempre sono finalizzate positivamente. Rendere i giovani protagonisti significa dar la possibilità di vivere il proprio tempo libero in modo creativo, non frustrante; sperimentare la gioia dello stare insieme contro la noia del "passare il tempo"; comprendere che si può arricchire il proprio tempo anche donandolo agli altri. Perchè per il CTG "essere giovani protagonisti" significa vivere responsabilmente il proprio tempo, forti di un patrimonio valoriale di salde radici; significa saper operare scelte misurate, uscire dall'indeterminatezza e dall'istinto di una condizione subita, più che realmente vissuta. E tutto questo perché il CTG è un'Associazione non per i giovani, ma con i giovani, in grado di animare e promuovere dal di dentro la realtà giovanile, che non va gestita, ma condotta ad autogestirsi . Obiettivo primario dell'Associazione è quello di formare soggetti sociali attivi e responsabili, abituati all'incontro e allo scambio. E saper incontrare gli altri significa anche non essere tentati di chiedere loro l'anno di nascita e di giudicarli per questo. Ecco allora l'importanza e la profezia della scelta intergenerazionale operata dal CTG. Una scelta che si prefigge di mantenere le porte dell'Associazione aperte a tutti, anche a chi ha già i capelli grigi. Perché l'associazionismo sappia essere giovanile non solo in termini anagrafici, ma anche a livello di ideali e motivazioni. Perchè crescere e salvaguardare dei valori significa anche saper far tesoro delle esperienze passate, della memoria, delle radici. E queste si conservano e si tramandano facilitando l'incontro intergenerazionale, non ergendo barriere di età, ma mettendo idealmente accanto alla "pantera nera" (simbolo della nuova contestazione studentesca), la "pantera grigia" emblema degli ex-giovani. In tale senso va anche vista una attenzione alla "famiglia" come nucleo e realtà fondamentale della società. E' la famiglia il primo luogo di "scambio e incontro generazionale" e sempre più numerosi sono i nuclei familiari che cercano occasioni di incontro e modalità positive di vivere il tempo libero. Alle famiglie quindi non può non giungere la proposta aggregante ed educativa del CTG. VALORIZZARE IL TEMPO LIBERO E IL TURISMO Si è già detto che presentarsi oggi come "associazione di tempo libero" rischia di essere inadeguato se non addirittura controproducente per una realtà come la nostra. La concezione diffusa del tempo libero come tempo dello svago, dell'effimero, del consumo può portare infatti ad una cattiva interpretazione di ciò che è e può essere il CTG. La connotazione ambigua di questo ambito temporale e il fatto che comunque i tempi liberi sono destinati ad assumere sempre maggiore spazio e importanza nella vita dell'uomo, devono provocare un grosso impegno nell'associazione per dare pienezza di senso a questo tempo dell'uomo: tempo sì del riposo e dello svago, ma anche tempo di dialogo, di impegno, di relazione, di crescita. All'interno del grande fenomeno Tempo Libero vi sono diversi settori specifici che vanno letti e interpretati nella loro realtà e dai quali dobbiamo trarre indicazioni per il servizio e l'azione che vogliamo compiere. Prendiamo il turismo, ambito imprescindibile della nostra proposta divenuto oggi un fenomeno centrale della vita quotidiana. Da simbolo di benessere e distinzione per pochi, è infatti rapidamente assurto ai fasti della pratica di massa, con tutte le conseguenze - positive e negative che ne derivano. Ma il turismo è anch'esso figlio dei tempi, e come tale non è immune dalle tentazioni e dalle lusinghe del consumismo sfrenato e della mercificazione. C'è sempre più voglia di turismo e il desiderio è di praticarlo il più spesso possibile, spezzando di frequente la routine del lavoro e della stressante vita quotidiana per recuperare il contatto con sè stessi. Questo perché al giorno d'oggi la qualità della vita sta vertiginosamente calando, minacciata e spesso sconfitta dai guasti recati da un tipo di sviluppo a senso unico, che ha privilegiato troppo la sfera del materiale e del consumo passivo. Così si evade o si avverte la voglia di farlo, non accorgendosi che spesso si cade dalla "padella"... nella classica "brace", vale a dire da un disagio che deriva da una sostanziale mancanza di senso, a una pratica turistica assoggettata agli stessi schemi e alle stesse contraddizioni che determinano il malessere quotidiano. Si fugge insomma dalla città affollata e si finisce in una spiaggia rumorosa, caotica e quasi sempre inquinata; oppure ci si intruppa in uno di quei viaggi organizzati e standardizzati che non consentono neppure di fare una vera conoscenza con il vicino di posto. Anche al turismo allora occorre ridare senso e anima, promuoverne gli aspetti culturali e sociali, valorizzarne i contenuti di accoglienza, confronto e incontro. Se è vero che il T.L. e il turismo assumono talvolta connotazioni controproducenti e dannose per la persona, ne deriva la necessità di saper leggere e decodificare gli elementi di fondo dei fenomeni e, soprattutto, la capacità di trovare adeguate risposte ad una domanda di tempo libero "sano" che, non trovando appigli, è destinata ad affogare e stordirsi nelle offerte "tutto compreso" dei soliti mercanti. Il tempo libero-valore, insomma, è più che mai vivo nella nostra società, ma il suo dispiegamento è soffocato dallo strapotere del tempo libero-merce. E' in queste condizioni che il CTG deve sapersi inserire con incisività e coraggio, per contribuire a riconsegnare al tempo libero e al turismo la peculiare natura di conoscenza, scoperta, ri-creazione e crescita individuale della persona. E' in contrasto con la logica "mercantile" che il CTG intende evidenziare la propria proposta di un turismo che è sociale anche perché economico. Un turismo che tiene conto delle "tasche" delle persone, che vuole essere accessibile a tutti anche nei prezzi. Compito dell'associazione è allora anche quello di promuovere una "cultura" del tempo libero e del turismo che ne recuperi le dimensioni sociali, culturali ed etiche in alternativa e in contro tendenza rispetto alla "cultura" del consumo, dell'effimero, della superficialità. Promuovere invece una cultura dell' approfondimento, della socializzazione, del confronto, della solidarietà. Una cultura che non puo' limitarsi a dei proclami ma deve essere soprattutto testimoniata e resa visibile nello stile e nell'azione di tutti i livelli associativi. PROMUOVERE LA CONOSCENZA E VALORIZZAZIONE DELL'AMBIENTE Ognuno di noi vive in un particolare ambiente con caratteristiche peculiari. Definire l'ambiente è difficile, infatti esso è tutto ciò che ci circonda, dal territorio, alle persone, alle cose ed agli avvenimenti che abbiamo più vicini (la famiglia, la casa, la scuola, gli animali domestici, i giochi, il lavoro, il paese o il quartiere, la gente, ecc.), all'insieme degli avvenimenti e delle situazioni più distanti, che però influiscono sempre sul nostro modo di essere, quali le trasmissioni televisive, il cinema, i giornali, la radio, il telefono, le scoperte e le invenzioni. L'ambiente è quindi un sistema complesso unitario ed inscindibile di correlazioni ed interrelazioni tra condizioni naturali, fisiche e biologiche, e di diverse realtà umane, sociali, economiche, etiche, scientifiche e religiose, che formano oggi, ed hanno costituito in passato, la cultura umana. L'ambiente non è quindi rappresentato solamente dal mondo fisico e dallo spazio in cui viviamo, ma anche dalla realtà sociale, economica, culturale e morale, che formano un tutt'uno, un complesso vasto di scambi e di rapporti che si modificano e si influenzano reciprocamente. Se da una parte l'uomo è stato ed è influenzato dall'ambiente in cui vive, dall'altra lo ha modificato e lo trasforma tuttora secondo i propri bisogni ed i propri fini. L'ambiente umano è un ambiente costruito, frutto di una lunga serie di esperienze, fatiche e ricerche che l'uomo ha vissuto nel corso dei secoli da quando è comparso sulla terra. La natura si può paragonare ad un grandioso laboratorio formato da complesse interrelazioni tra esseri viventi e sostanze non viventi che si modificano vicendevolmente in numerose catene alimentari ed in flussi di energia che si reggono su delicati equilibri (ecosistemi). Anche l'uomo fa parte di questi processi e quindi della natura, solo che l'uomo ha utilizzato la propria intelligenza per adattare i processi naturali alle proprie esigenze, mentre negli ultimi decenni li sta trasformando e modificando consistentemente con l'uso di una tecnologia di cui non valuta appieno le conseguenze dell'impiego; ed in alcuni casi tale uso si sta ritorcendo contro l'uomo stesso (fenomeni di inquinamento e relativi pericoli per la salute, casi di esaurimento delle risorse, ecc.). Esiste allora un problema etico che riguarda il rapporto tra uomo, ambiente e natura, che supera la concezione storica di questo rapporto, facendo diventare l'uomo da dominatore a custode dell'ambiente. Esiste anche una ecologia cristiana che si rifà alla Bibbia, alla Dottrina Sociale della Chiesa ed a numerosi documenti episcopali ed Encicliche Papali. Nella Bibbia è scritto che la creazione viene affidata agli uomini perché lavorino e la custodiscano non perché la distruggano e la derubino. Nel rapporto tra uomo e ambiente vi è una dimensione etica e morale che richiama ad una nuova concezione di vita che metta in crisi l'attuale idea di sviluppo e si fondi sui valori del rispetto del creato, della moderazione nell'uso delle risorse e dell'attenzione alla qualità della vita. Il rispetto del creato nasce dalla consapevolezza che la realtà è un tutto ordinato, armonico ed interdipendente, perciò tale realtà esige custodia e non può essere manipolata e sfruttata solo in base a considerazioni economiche, ma va attentamente protetta da un suo possibile degrado. La moderazione dell'uso delle risorse deve partire dalla considerazione che alcune risorse naturali non sono rinnovabili all'infinito e non possono essere sottoposte a sfruttamento indiscriminato. C'è quindi una responsabilità di condivisione e di solidarietà sia con i Paesi in via di sviluppo, sia nei confronti delle generazioni future che erediteranno la Terra. L'attenzione alla qualità della vita va rivolta non solo all' ambiente naturale, ma anche all' ambiente vitale quotidiano (urbanizzazione, zone industrializzate, rischi per la salute, ecc.). Un rapporto armonico uomoambiente è quello in cui l'uomo opera con e nell'ambiente mediante il rispetto totale per la vita, a partire da quella umana. E' infatti da atteggiamenti contro la vita della terra e dell'uomo, dal suo sfruttamento, dal culto del profitto e del benessere materiale che nasce l'attuale crisi ecologica. Il CTG ha inserito nel proprio Statuto, al punto 8) dell'art. 2 la dicitura: attua studi ed iniziative per la salvaguardia dei beni naturali e dell'ambiente. Qual'è allora il nostro contributo per uscire da questa crisi ecologica? Concretamente serve partire da azioni che fanno parte di una micro etica che ci coinvolge tutti e di una macro-etica che coinvolge invece gli amministratori pubblici in prima persona. Per quanto riguarda nostra micro-etica occorre cambiare gli atteggiamenti di ogni giorno, gli stili del nostro consumismo; consumare meno ed in modo migliore: tentare di conoscere il nostro ambiente, per rispettarlo, amarlo e valorizzarlo correttamente. Agire con la propria testa, attivamente, salvaguardando i beni ambientali in modo che l'ambiente sia veramente a dimensione umana e viceversa. Occorre insomma una nuova animazione ed educazione ambientale. Nella macro-etica è necessario invece far rispettare ed applicare le leggi sull'ambiente che già esistono e ricercare soluzioni ai problemi ecologici più pressanti. Serve considerare l'ambiente e l'ecologia come un problema prioritario da risolvere e di conseguenza adottare politiche territoriali che promuovano una corretta programmazione ambientale. Per Konrad Lorenz la percezione dell'ambiente arriva all'uomo con due canali: una percezione corporea, sensoriale, di ciò che esiste, ed è vero, ed una percezione intellettuale di ciò che può essere discusso e dimostrato con la logica, di ciò che è esatto. Solo la somma delle due percezioni consente la comprensione corretta della realtà; il prevalere di una sull'altra, distorce il rapporto uomo-ambiente. L'animazione ambientale è uno strumento privilegiato per educare e formare la persona umana verso un corretto rapporto con l'ambiente; si tratta di osservare, percorrere, toccare con mano, direttamente ed in prima persona, il territorio e l'ambiente in cui viviamo per comprendere le caratteristiche ed i più intimi meccanismo di funzionamento. Una realtà ambientale che diventa viva, che si impersonifica, che si fa leggere, purché riusciamo ad osservarla in profondità, al di là delle apparenze, spogliandola dai luoghi comuni e dalle sovrastrutture per coglierne la vera essenza. L'animazione ambientale fa quindi conoscere l'ambiente con modalità attive in cui tutti diventeranno protagonisti della scoperta e promuove un metodo di analisi territoriale che fa superare il semplice contatto fisico ed emotivo con l'ambiente, magari vissuto in modo indifferente o noioso, per arrivare ad una concreta immersione ed integrazione nell'ambiente. Una conoscenza attiva che ci farà vedere con occhi nuovi anche il nostro stesso ambiente di vita, apprezzandolo per le risorse che possiede e, magari amandolo. Da ciò deve nascere un impegno concreto per la salvaguardia dell'ambiente e sua corretta valorizzazione e quindi verso la modifica di atteggiamenti negativi nei confronti dell'ambiente. PARTECIPARE AL RINNOVAMENTO SOCIALE E' stato Giovanni Paolo II° ad affermare al Convegno ecclesiale di Palermo che la crisi del nostro Paese nonè superficiale, ma raggiunge i livelli profondi della cultura e dell' ethos collettivo. Una crisi che nei settori politici e amministrativi ha provocato sconquassi impensabili sino ad alcuni anni fa, con la scomparsa dalla scena di partiti che avevano fatto - nel bene e nel male - la storia del secondo dopoguerra. Una crisi che non solleva i credenti dal compiere un necessario esame di coscienza sia a livello personale, sia a livello di movimenti ecclesiali, sia a livello dell'istituzione. Non è certo qui compito nostro l'addentrarci in analisi e giudizi su fatti ancora troppo recenti per permettere una pacata valutazione. D'altra parte va considerato che il nuovo scenario politico e sociale apertosi può far sperare che il travaglio attualmente in corso si tramuti in una crisi di crescita e apra la via ad un vero rinnovamento sociale. Una fase in cui i cristiani impegnati abbiano l'opportunità, non tanto di apparire sotto etichette, ma di diventare ispiratori e testimoni di una proposta culturale, economica e politica secondo l'insegnamento della Dottrina Sociale della Chiesa. Non può infatti non far pensare come la fede cristiana, nonostante una importante precedente fase politica, abbia alla fine così poco inciso e così poco continui ad incidere nella vita e nella cultura di un Paese in cui la maggioranza si dichiara cattolica Diviene dunque necessario partecipare al rinnovamento sociale in corso quale nuova forma di evangelizzazione della società italiana, ispirata al vangelo della Carità. termine questo che coniuga l'amore di Dio con l'amore cui l'uomo è chiamato. E' questa la novità assoluta, la novità dell'amore di Dio che rinnova l'uomo, la comunità ecclesiale e la stessa società civile. Si ricordi a questo proposito l'Apocalisse : " Ecco, io faccio nuove tutte le cose". Se il CTG fosse un'agenzia turistica o un circolo aziendale, tutto questo discorso ci interesserebbe forse poco. Ma noi siamo invece un'associazione che per le sue stesse origini e per la sua storia occupa un posto particolare nel panorama del movimento ecclesiale italiano. I nostri dirigenti, animatori, soci non sono " una realtà a parte" della Chiesa e del Paese. Essi sono chiamati, nel loro specifico, a condividere lo sforzo degli uomini di buona volontà nella costruzione della Polis comune, secondo un'ispirazione cristiana dell'impegno civile, dello spirito di sacrificio, della solidarietà efficace e di una vocazione democratica sincera e rispettosa degli ultimi. Soprattutto oggi, osservando la società italiana percorsa da pericolose frammentazioni e spinte individualistiche, non è possibile essere disattenti di fronte alla chiamata ad assumere un preminente impegno per il bene comune. In particolar modo per un'associazione come il CTG che ha fatto del turismo un mezzo per la conoscenza tra gli uomini, superando barriere, differenze e preconcetti. In questo quadro la nosta presenza va considerata come ricaduta ed esplicitazione di un patrimonio di valori e di esperienze condiviso e gestito dall'Associazione nella pienezza della sua dimensione nazionale. Solo così si possono inserire gli aderenti in un circuito di socialità che travalica gli stretti ambiti locali e si può offrire molto di più di una semplice opportunità episodica e circoscritta. Operare nel territorio significa allora farsi portavoce, al suo interno, di proposte e di progetti applicati e condivisi da altre realtà e da altri contesti, pur nella specificità dei luoghi e delle peculiarità ad essi collegate. L'associazione deve contribuire allora a divulgare e trasmettere quella "cultura" nuova rispetto all'utilizzo del tempo libero e alla pratica turistica di cui è portatore. Una cultura che deve permeare società e istituzioni . Entrare in questa logica, significa porre la premessa per "farsi ascoltare" di più e in maniera più proficua. Ciò non vuol dire che il CTG debba assimilarsi ai giochi di potere cui il sistema partitico ci aveva recentemente abituato, ma significa rendersi consapevoli della propria funzione e rivendicarla nelle sedi competenti. Un tale atteggiamento è tanto più urgente in un momento in cui sembra profondamente in crisi il concetto tradizionale di rappresentatività sociale (partiti, sindacati, ecc.) ed in cui si assiste alla crescita della proposta associativa quale palestra di democrazia e laboratorio di cultura civile. Ne deriva un accresciuto impegno nel lavoro di promozione associativa laddove si affrontano i grandi temi e nel momento in cui vengono elaborati progetti e destinate risorse. In questa chiave occorrerà approfondire i meccanismi che regolano la vita civile e tessere una rete di rapporti anche in collegamento con altre realtà associazionistiche di comune impegno. Poichè siamo convinti che dar vita a qualcosa insieme ad altri è sempre più incisivo e carico di risultati , dovremmo allora farci carico di promuovere azioni di coordinamento al fine di moltiplicare le risorse e le potenzialità. Lo stile, il messaggio, la cultura di cui siamo portatori, non possono restare chiusi al nostro interno ma devono essere posti a confronto con le altre realtà associative e con le istituzioni civili ed ecclesiali. Assemblee elettive pubbliche, circoscrizioni, consigli pastorali, consulte giovanili , commissioni diocesane , comitati locali : questi devono essere i luoghi del nostro apporto e della nostra presenza. Ed essendo il CTG una associazione educativa non puo' non interagire con quelle agenzie che tradizionalmente sono preposte all'educazione e istruzione della persona, come la famiglia, la parrocchia, la scuola. Soffermiamoci un attimo su quest'ultima: nella scuola si fa scuola ma si fa- o si dovrebbe fare- anche educazione ambientale, si organizzano uscite didattiche, si ragiona di apertura all'Europa. E a scuola si dovrebbe parlare anche del tempo non scolastico, del tempo libero; per farne capire l'importanza e il valore, per "insegnare" a ben occuparlo. Ecco perchè è importante che una associazione come il CTG collabori con la scuola - dal Ministero fino al circolo didattico - con alcune proposte qualificate e alcuni servizi seri. E non per il prestigio del CTG, ma per dare un servizio agli studenti e all' Istituto scolastico. Ecco allora che la presenza associativa non si limita al " formale", ma si esprime in contributi ideali, in proposte, in testimonianza di valori e di contenuti. Una presenza che all'occasione diventa anche presa di posizione, non arrogante o becera ma nemmeno tiepida e accomodante. Una presenza e una partecipazione serie, coerenti alle linee e ai principi dell'associazione, attente sempre alla promozione dell'uomo e alla animazione della realtà sociale negli ambiti del tempo libero , del turismo, dell'ambiente. GLI STRUMENTI E I METODI Una volta definiti i nostri obiettivi, cioè i risultati che vogliamo raggiungere, possiamo addentrarci verso la disamina della parte più operativa e più concretamente propositiva di questo nostro documento. E' chiaro infatti che il patrimonio valoriale del CTG, la sua Carta fondamentale che è lo Statuto, i documenti o le dichiarazioni di intenti a poco servono se non trovano concreta ed efficace diffusione all'interno della nostra stessa realtà associativa e nella realtà sociale che ci circonda. Parlando quindi di operatività, non si possono non premettere alcune considerazioni sulla animazione socio-culturale, su quella che, per le sue caratteristiche e le sue metodologie, deve diventare la "prassi educativa" da privilegiare all'interno del CTG. a) L'ANIMAZIONE SOCIO-CULTURALE: Il termine "animazione" è stato oggetto di una quantità di definizioni e interpretazioni che hanno reso molto differenziata la sua realizzazione in termini pratici. Oggi si parla spesso di animazione e spesso si abusa di questo termine per dare valore ad alcune attività sociali. Non c'è più la Scuola di teatro, ma si fa animazione teatrale. Non si insegna più disegno ma animazione espressiva. Al di là comunque di questa banalizzazione del termine, possiamo affermare che sono tre i filoni interpretativi moderni della parola e della prassi "animazione". Il primo vede l'animazione come l'insieme di attività ludico-ricreative attraverso cui si stimola la creatività delle persone. Un secondo filone interpreta l'animazione come attività contro la noia del tempo libero, tesa quindi a riempire il Tempo libero, a organizzarlo e strutturarlo. Una terza linea interpretativa vede l'animazione come dinamica di gruppo, come azione psico-sociale per la presa di coscienza e la maturazione dei componenti di un gruppo. Per noi del CTG, più predisposti a cogliere l'essenza delle cose umane che le interpretazioni temporanee o le mode, è più logico adottare un concetto di animazione "radicale", nel senso che va alle radici del termine. Il verbo animare ( " dare, infondere l' anima; dare vita, vivacità, calore, energia ") indica il nascere della vita, l'attività con cui la vita pervade l'uomo e l'universo. Sempre c'è animazione là dove si vuole dare vita, vitalità a qualcosa. Per cui animare non è una azione particolare, ma una qualità di molte azioni umane. Animazione allora non è una azione a sè stante, ma è la qualità nascosta in diverse attività." Coll'anima dar vita al corpo, conservargliela, svolgergliela" così il Tommaseo nel suo famoso dizionario alla voce "animare". Si anima allora quando si aiuta la persona a "conservare e a sviluppare la vita", cioè a realizzare pienamente la propria esistenza, la propria umanità. Posta in questo modo l'animazione può' apparire come un entusiasmante "modello filosofico" ma può' anche disorientare perché alla fine la domanda lecita è "come si fa animazione?". Come si esplica l'animazione vista come "modello formativo"? In termini generali le strategie per animare possono essere così semplificate: -prendere coscienza delle situazioni di "morte" sia dell'ambiente sociale che dell'individuo: vincoli, inibizioni, mancanze che possono esprimersi sotto forma di bisogni. -stimolare una risposta personale e creativa a questi vincoli e blocchi; -puntare sul gruppo come luogo privilegiato del processo di animazione; -adottare lo stile della programmazione educativa delle attività; -approfondire la conoscenza delle tecniche. Certo ciascuno di questi elementi meriterebbe una approfondita riflessione. Per una associazione di tempo libero con finalità educative a prevalente target giovanile come è il CTG, due diventano gli aspetti fondanti da approfondire e da rivalutare. Anzitutto la valorizzazione decisa del "gruppo" come strumento privilegiato di animazione. Un gruppo in cui siano agevolati i processi di comunicazione e relazione interpersonale che sono alla base dell'animazione. Dove non c'è comunicazione, scambio, confronto non vi può essere animazione. E, d'altra parte, se non vi è animazione difficilmente si attuano quei processi relazionali che fanno di un gruppo un "luogo educativo". Nel gruppo si avvera quella particolare e per certi versi misteriosa situazione per cui le persone che vi appartengono formano un tutto pur mantenendo ciascuna la propria individualità. Un ruolo fondamentale, perché il gruppo possa esprimere tutte le sue potenzialità di luogo formativo per la persona, lo gioca l'animatore. Tanto più la relazione animatore-gruppo è efficace - cioè in grado di rispondere ai bisogni di socializzazione, di far prendere coscienza a ciascuno della propria libertà e responsabilità, di fondare rapporti autentici di comunicazione interpersonale - tanto più la persona si educa e il gruppo puo' assumere una funzione "animativa" verso l'ambiente che lo circonda. Altro strumento fondamentale per una efficace animazione diventa, per il CTG, "l'esperienza". "Si educa con i fatti non con le parole" invita il card. Martini. Le esperienze sono le "unità di lavoro" dell'animazione. Esperienza però non è sinonimo di "attività". Esperienza è l'insieme di pratica e riflessione concettuale. Un metodo esperienziale corretto prevede una circolarità di questi elementi: dall'azione pratica alla riflessione teorica alla conseguente azione pratica. Fare esperienza ed esperienze di gruppo non significa tanto svolgere attività interessanti quanto realizzare momenti di coinvolgimento e collaborazione attivi fra tutti, attraverso la valorizzazione delle capacità di ciascuno. La riflessione sull'attività serve per trarne da essa messaggi, insegnamenti, spunti, che diventano patrimonio del gruppo e dei singoli. Tutto questo per dire che il CTG, proprio per la sua struttura, non può agire a prescindere dall'animazione. Poiché l'animazione si riferisce prevalentemente al tempo libero, è una prassi educativa e si fonda sulla vita di gruppo, comprendiamo bene come sia indispensabile che una associazione come la nostra ne riconosca il valore, ne approfondisca i contenuti, ne adotti i metodi. La "cultura dell'associazione" deve arricchirsi sempre di più della componente "animazione", puntando principalmente sulla formazione dei dirigenti e sulla preparazione di persone che, acquisendo competenze e conoscenze specifiche, sappiano "dare un'anima" a settori, ambienti e realtà anche esterne all'associazione. b) L' ATTIVITA' DI TEMPO LIBERO E TURISTICA Il confronto con il settore del turismo e del tempo libero, cui siamo chiamati a fornire risposte concrete, credibili ed efficaci, si configura oggi complesso come non mai. E' una "cultura del no" (no allo stress, no alla routine, no alla noia ) che sta affiorando prepotentemente in tutti i settori del tempo libero, ma in particolare nel turismo; una sorta di impulso reattivo che sta via assumendo le caratteristiche di una semplice fuga da qualcuno, da qualcosa, priva quindi di una responsabile e convinta proposta costruttiva per qualcuno e per qualcosa. In questa situazione il CTG è chiamato a recuperare quegli elementi di consapevolezza e di intenzionalità capaci di trasformare quei tanti "no" in altrettanti e costruttivi "sì". Sì ad occasioni di tempo libero pienamente vissute e non subite; al protagonismo dei giovani; ad un turismo per l'uomo; al recupero della comunicazione e del dialogo intergenerazionale. Dobbiamo insomma puntare sulla nostra più autentica natura proprio perché, nell'attuale congiuntura, questa sembra avere i maggiori contatti con le domande di senso che affiorano dalla gente. Occorre quindi fare in modo che la proposta CTG conferisca spessore e significati nuovi e profondi alle attività ricreative, di tempo libero e di viaggio. "Animare il tempo libero" oggi non è una cosa semplice ed univoca, poiché molte sono le possibili forme in cui esso si declina, molti sono i fruitori, molti i significati sottesi. E' necessario pertanto, per il CTG, operare delle precise scelte strategiche, che privilegino le attività dei giovani, delle famiglie, delle comunità parrocchiali, del mondo della scuola, delle fasce sociali più deboli ed esposte culturalmente ed economicamente E' questa la strada maestra che ci compete per storia e tradizione e che davvero potrà contribuire a quell'evoluzione sociale e culturale ormai improcrastinabile e sempre più desiderata da strati consistenti della società, specie da chi non ha voce o non riesce a farsi ascoltare nel rumore caotico che circonda la nostra convivenza ed i nostri rapporti quotidiani. Oggi molte realtà, sia associative che economiche, propongono diversificate proposte di tempo libero e di turismo. Il CTG, principalmente attraverso i suoi gruppi, deve essere in grado di fare delle proposte che si contraddistinguano per lo "stile" con cui vengono condotte. Accoglienza, disponibilità, attenzione, stimolo culturale, solidarietà invito alla socializzazione, gioco, valorizzazione delle capacità di ciascuno, coinvolgimento, organizzazione, verifica: sono questi gli ingredienti che devono qualificare ogni attività associativa. E' necessario comunque saper leggere anche nuove realtà e nuove istanze evitando la sterile ripetitività di iniziative e individuando anche proposte originali e accattivanti. In ogni ambito del Tempo Libero (ecologia, cultura, sport, etc.) sono innumerevoli le attività da proporre, attività che è bene ricordarlo, devono soddisfare anzitutto le esigenze legittime dei soci. Molte possibilità offre, ad esempio, il settore dell'educazione ambientale. E' un settore che coniuga felicemente pratica turistica, ecologia, cultura e animazione. Nel campo del turismo andranno potenziate le attività in "contro tendenza" rispetto alle proposte classiche delle agenzie o dei tour operator. Il turismo "fuori porta", i trekking, i viaggi "oltre le apparenze" ( con una attenzione particolare ai viaggi della solidarietà), i camping tour, possono costituire proposte interessanti e originali. Altro grande banco di prova su cui il CTG è chiamato a verificare la propria proposta e la propria presenza è costituito dal clima di radicali cambiamenti che ci sta proponendo lo scenario internazionale. Un'Associazione come la nostra, che da sempre ha fatto proprio il "sogno europeo", deve saper trovare in questo processo epocale i fermenti e gli stimoli giusti per cogliere al volo le potenzialità che scaturiranno dall'abbattimento delle frontiere e tradurle in occasioni concrete per nuovi scambi e nuove proposte progettuali, che coinvolgono principalmente le nuove generazioni. E' indubbio che nella costruzione dell'Europa delle genti, il turismo in stile CTG può dare un grosso contributo. In tal senso acquistano grande significato e importanza gli scambi giovanili internazionali e tutti i programmi della Comunità Euuropea che agevolano in particolare la mobilità giovanile. Sarà compito dei livelli associativi intermedi (regionali e provinciali) e del livello nazionale individuare le modalità e gli strumenti per promuovere incoraggiare e sostenere questo tipo di esperienze. c) L'ANIMAZIONE CULTURALE E AMBIENTALE L'animazione culturale ed ambientale è una azione che cerca di "dare anima" alla cultura ed all'ambiente, nel senso di renderli strumenti per una crescita della persona nella sua globalità. L'animazione ambientale cerca quindi di rendere la persone protagoniste di una autentica conoscenza dell'ambiente, non con un processo di "riempimento di nozioni", ma con un processo di "scavo del territorio", aiutando ad una corretta lettura dell'ambiente. Perciò l'animazione ambientale è una forma di educazione attiva che cerca di far conoscere l'ambiente in tutte le sue molteplici manifestazioni e componenti: naturali, fisiche, storico-artistiche ed antropiche. Una conoscenza ambientale non accademica, ma viva e vivace, strettamente legata alla percezione della realtà; una conoscenza che porta a capire i meccanismi ed i ritmi più nascosti che governano l'ambiente perchè è solo da una loro corretta comprensione che si può intraprendere un efficace azione di difesa, di conservazione e di corretta valorizzazione dell'ambiente. La conoscenza dell'ambiente fine a sè stessa non avrebbe senso. Da questa deve nascere un nuovo rapporto tra le persone e l'ambiente; occorre cambiare alcuni atteggiamenti nei confronti della realtà ambientale, per poter difendere l'ambiente e valorizzarlo secondo le sue possibilità, le sue caratteristiche ed i limiti intrinseci. L'animazione culturale ed ambientale va perciò svolta nell'ambiente a diretto contatto con le realtà, partendo da una percezione sensoriale. Ma è anche un' animazione all'ambiente, che richiede cioè un bagaglio di conoscenze e tecniche, ed è infine un animazione per l'ambiente che sfocia in azioni e realizzazioni pratiche tese alla protezione della realtà ambientale. E' quindi indispensabile preparare adeguatamente gli animatori culturali e ambientali, cioè quelle persone che siano in grado di mediare efficacemente la conoscenza ambientale e la sua difesa e valorizzazione, ed essere animatori di gruppi - associativi, scolastici, parrocchiali, informali - aiutando i fruitori ad una autentica e personale scoperta dell'ambiente. Sono necessari quindi dei corsi di formazione per animatori da promuovere a livello provinciale e regionale, così come occorre la predisposizione e diffusione di programmi di educazione ambientale da svolgere anche in alcuni centri di vacanza. Una attività appropriata può essere la costituzione di Università Ambiente in ogni provincia, con lo scopo di divulgare una corretta conoscenza del territorio attraverso conferenze, corsi, escursioni e visite guidate rivolte a tutte le fasce di età. In questo senso è importante che vi sia una collaborazione con l'ente pubblico (Provincia, Comune, ULSS) e con altre associazioni ed istituzioni (scuole, WWF, CAI, Lega Ambiente, ecc.), anche per ipotizzare la costituzione, dove non esista, di un coordinamento regionale che dia indirizzi ed uniformità d'azione. d) IL GRUPPO CTG SOGGETTO DI ANIMAZIONE E AGENTE DI CAMBIAMENTO SOCIALE II gruppo è un sistema di relazioni e interazioni. E' una entità autonoma e unitaria che vive una propria vita distinta da quella dei singoli componenti. Ogni persona all'interno del gruppo conserva la propria individualità e personalità ma il gruppo non è la somma degli individui ma un sistema, un "tutto" che si manifesta come tale nei confronti dell'ambiente sociale in cui vive. Il gruppo però non è una realtà positiva in sè. Possono esservi conflitti, tensioni, chiusure che rendono frustrante l' esperienza del singolo nel gruppo. D'altro canto, invece, una buona comunicazione, il confronto e lo scambio di idee, il vivere esperienze comunitarie, possono costituire un elemento fondamentale nella maturazione personale. La vitalità e la validità di un gruppo si misura quindi principalmente dalla qualità delle relazioni e della comunicazione che si sviluppano al suo interno. Non è un caso che il CTG abbia deciso di porre il gruppo come "comunità di base" dell'associazione. La scelta del gruppo come realtà fondamentale del CTG deriva proprio dalle sue caratteristiche strutturali a livello di comunicazione in grado di attivare dinamiche e situazioni che, se ben controllate, rivelano un elevato potenziale educativo. Compito dell'animatore, in tal senso, è quello di agevolare e sviluppare le condizioni perché la comunicazione nel gruppo risulti sempre educativa, valorizzando la diversità e le capacità di ciascuno, favorendo le relazioni interpersonali, individuando obiettivi e interessi condivisi. Il gruppo infatti diventa "formativo" se, oltre a valorizzare diversità dei singoli, riesce a definire un punto di convergenza tra i singoli membri, comuni obiettivi, riesce a definire, in altre parole una "progettualità". La vita e l'esperienza di gruppo non possono e non devono esaurirsi al suo interno. Un rischio che corrono i gruppi CTG - costituiti principalmente per stare insieme e per condividere alcuni interessi- è quello della chiusura. Si sta bene insieme, si fanno delle attività che gratificano, qualche mangiata, e tutto finisce. Tutto questo è elemento indispensabile ma non sufficiente per la vita di un gruppo che aderisce ad una associazione come il CTG. Lo stare insieme in amicizia va bene. Organizzare attività turistiche e culturali va bene. Ma non basta. Un gruppo CTG deve trovare anche le modalità per interagire positivamente con l'ambiente in cui è inserito. Il gruppo CTG può costituire un "luogo" intermedio per preparare i giovani, e non solo i giovani, ad un inserimento attivo nella società. Ma non solo. Lo stesso gruppo, come entità specifica, deve diventare un sistema " aperto" che instaura relazioni con l'ambiente e il territorio che lo circonda. Relazioni che devono essere necessariamente bidirezionali: il gruppo deve infatti raccogliere dall'ambiente esterno messaggi e richieste. Deve anche maturare una coscienza critica che gli permetta di filtrare e decodificare i messaggi per tenere in considerazione quelli più ricchi di significato, quelli che derivano da situazioni di povertà, sofferenza, disagio (non tanto materiali o fisiche ma sociali e spirituali) nel settore del tempo libero. A questi stimoli, a queste provocazioni provenienti dall'ambiente, il gruppo CTG deve offrire risposte sempre finalizzate alla promozione umana, alla migliore qualità della vita, al protagonismo giovanile e offerte con lo stile dell'animazione. Essere "soggetto di animazione" per il gruppo CTG significa: -assumere un atteggiamento critico e responsabile nei confronti dell'ambiente in cui opera; -saper cogliere ed evidenziare gli aspetti positivi e i segni di bene ancora presenti; -evitare il conformismo e l'omologazione; -conservare la fiducia nell'uomo e nelle sue possibilità di conversione e redenzione; -porsi sempre in atteggiamento di servizio e collaborazione con le diverse entità presenti nel territorio. Tutti questi atteggiamenti vanno naturalmente inquadrati negli ambiti che sono propri del CTG: il tempo libero e il turismo sociale. Il gruppo CTG sarà infatti soggetto di animazione se riuscirà a riempire di significato (anima) questi settori della vita dell'uomo; se contribuirà a rendere le persone più solidali, più accoglienti, più disponibili; se creerà occasioni di incontro, di festa, di gioia. Un gruppo che anima, un gruppo che progetta diventa, in tal modo, "agente di cambiamento sociale" e contribuisce, in modo originale, alla creazione di una società più giusta e solidale. Per raggiungere questo obiettivo del "cambiamento" il gruppo CTG deve far propri alcuni atteggiamenti fondamentali. Anzitutto adottare il metodo della programmazione educativa. Evitare quindi l'improvvisazione e l'eccessivo spontaneismo. Puntare invece su una attività che si fondi sull' analisi dei bisogni e delle risorse interni e esterni al gruppo, sulla definizione di obiettivi da raggiungere, sulla individuazione di fasi operative e sulla verifica periodica. Il gruppo, inoltre, deve avere la capacità di aprirsi al nuovo, di sperimentare nuovi percorsi, di operare con la flessibilità necessaria per seguire e comprendere le situazioni. Rapportarsi con la realtà con l'intendimento di migliorarla implica impegno e fatica; non mancheranno le delusioni, i momenti di crisi, le difficoltà. Di fronte a queste situazioni il gruppo deve reagire individuando momenti di pausa, di distensione, di recupero di energie. Certo un gruppo CTG presentato con le caratteristiche di "soggetto di animazione e di cambiamento sociale" rischia di disorientare o spaventare. Teniamo presente che tale struttura di gruppo rappresenta "un risultato" da raggiungere, una aspirazione, e non il presupposto o la condizione indispensabile per l'esistenza e l'attività di un gruppo. E' importante però che i soci e soprattutto i dirigenti siano coscienti del ruolo e dell'importanza che un gruppo CTG puo' avere in una determinata realtà sociale. L'Associazione, da parte sua, dovrà individuare le modalità più opportune per formare animatori di gruppo in grado di agevolare quei processi di comunicazione, di attenzione, di servizio che possono rendere concreta ed efficace l'azione educativa e sociale del CTG. e) L'ARTICOLAZIONE E LA PRESENZA ASSOCIATIVA NEL TERRITORIO. Premesso che tutta la vita associativa deve essere permeata da quella prassi educativa definita "animazione" , occorre di conseguenza individuare le modalità concrete di presenza nel territorio e riconsiderare il ruolo e la vita delle strutture associative a partire dai gruppi, la struttura di base del CTG. Al di là di un giudizio complessivamente positivo su di essi , vi è talvolta il pericolo di un'impostazione per la quale tutto inizi e termini entro i confini del gruppo. Si può fare cioè anche molta attività, ma limitandosi a questo, senza ricercare un senso e un significato più ampio. Più che in uno spirito associativo si rischia allora di vivere una specie di federalismo autarchico in cui ognuno prende ciò che più gli è utile. Per divenire veramente comunità di base - come dice lo statuto - il gruppo deve avere consapevolezza di essere la base portante del CTG, sviluppando più una cultura dell'essere associazione rispetto a una cultura dell'appartenenza; non limitandosi ad essere fruitore di servizi associativi, ma partecipando direttamente a una corale azione di servizio. In questa ottica, ridisegnando nuovi compiti per tempi nuovi, potrebbero configurarsi forme distinte di gruppo a seconda di un' attenzione prevalente verso segmenti come il mondo giovanile o i giovanissimi, oppure verso attività particolari, come ad esempio la gestione diretta di una casa per ferie o un'animazione turistica svolta con stile professionale e continuità. Peraltro, per un' azione più corretta in questi ultimi ambiti appare ormai opportuno prevedere, accanto al gruppo tradizionale, altre forme associative. Ad esempio, specialmente per gestire attività che, pur nel no-profit, abbiano caratterizzazioni commerciali, è preferibile utilizzare strumenti più pertinenti, come una cooperativa sociale di nostra espressione. Una scelta che non va vista come antitetica ad un impegno da volontari, ma che costituisce anzi un ulteriore complemento tecnico e di supporto all'azione. Non ci potrebbe poi far altro che piacere, specie in talune aree del Paese, se da alcune attività associative nascessero chiare e distinte opportunità di lavoro nel turismo e nelle attività di tempo libero per i nostri giovani ancora in cerca di occupazione. Ma una struttura di base, sia essa gruppo o casa per ferie o cooperativa, è CTG solo se inserita in un più ampio articolato associativo. In esso è strategico il ruolo del Comitato Provinciale, cui spetta tra l'altro il compito di mettere in circolo ciò che proviene sia dalla base, sia dagli ambiti regionale e nazionale. Sembra dunque fondamentale che in questo settore operino dirigenti esperti e preparati, consapevoli di aver fatto una scelta prioritaria in questo spazio associativo. Senza questa presenza, è difficile che i gruppi da soli possano rappresentare il CTG, anche perchè al Provinciale spetta il ruolo di coordinamento e programmazione sul territorio, nonchè l'impegno nel settore della formazione, sia dei soci che dei dirigenti. Stiamo insomma pensando a un Provinciale che mette in secondo piano gli aspetti burocratici per divenire esso stesso gruppo di lavoro, laboratorio di idee e azioni. Un organismo che va maggiormente qualificato come punto di riferimento progettuale ed educativo, al di là degli aspetti puramente organizzativi. Si è fin qui usato il termine "Provinciale". Ciò non esclude che possa delinearsi un diverso ambito in cui i confini non coincidano con quelli amministrativi. Ci riferiamo all'esistenza di diocesi non riferite a provincie, a gruppi molto dislocati rispetto al capoluogo, a situazioni di scarsa o forte presenza associativa di base in sotto-aree omogenee: potrebbero essere queste le premesse per la creazione di Comitati Locali, distinti da una territorialità provinciale.. Ma veramente importanti, con l' abolizione del Ministero del Turismo, sono i nuovi compiti e le responsabilità che toccano ai nostri Consigli Regionali . Concepiti inizialmente come struttura di rappresentanza intermedia, sono invece oggi chiamati ad essere l'interlocutore delle politiche turistiche regionali. Cosa questa che comporta una preparazione e un impegno non superficiale. Ecco anche qui la necessità di divenire "laboratori" delle idee associative nella regione, con compiti di presenza esterna e di intervento e stimolo verso le istituzioni. Verso l'interno del Ctg, il gruppo regionale deve maturare un ruolo di coordinamento e di stimolo delle realtà provinciali, privilegiando più un'azione volta a creare le condizioni, rispetto ad iniziative dirette e calate dall'alto. Vengono normalmente più frutti dal lavoro di tutta una serie di attività locali e decentrate, che da una sola grande manifestazione regionale. Per la nuova importanza assunta da questi organi, il loro ruolo non può essere disgiunto da quello del Consiglio Nazionale quando si tratti di delineare l'indirizzo generale dell'Associazione. Da questa sinergia si deve consolidare una politica associativa unitaria, pur nelle articolazioni necessarie per una risposta calibrata sulle diverse situazioni. E' compito del nazionale intervenire nelle zone in cui la nostra presenza appaia debole, con iniziative ad hoc e promuovendo attività locali, non tralasciando neppure l'ipotesi di creare organismi di supporto oltre i confini amministrativi, magari utilizzando criteri di aree contigue od omogenee. Un nuovo ruolo giocato non solo da un livello romano, ma in collaborazione con le altre entità associative, sapendo intelligentemente trovare forme di articolazione nel concreto, legate a situazioni ed esperienze locali, valorizzando la ricchezza delle diversità. Tornando al Consiglio Nazionale, anche per questo organo si possono ipotizzare nuove modelli di azione, utilizzando consulenti ed esperti, allargando le riunioni ad esponenti di associazioni collegate, coinvolgendo ulteriormente i presidenti regionali. Altra strada da seguire è quella dell'impegno (in équipes di lavoro o in mandati particolari) dei consiglieri non già coinvolti in ruoli di presidenza, in maniera da distribuire meglio i carichi di lavoro. Per ultimo, anche a questo livello come a quello regionale, vale quanto gia detto per i dirigenti provinciali. E' cioè opportuno che la scelta di ricoprire questi ruoli sia pienamente consapevole della responsabilità assunta, evitando - per quanto possibile - il cumulo di cariche in più organi o un'eccessiva permanenza in alcuni incarichi. Appare dunque preferibile impegnarsi in un ambito preciso, rispetto a una generosità che si disperda e alla fine rischi di vanificarsi in più sedi. d) I RAPPORTI CON LA COMUNITA' CIVILE ED ECCLESIALE La nostra azione, per avere possibilità di riuscita e di affermazione, dovrà estrinsecarsi tenendo ben presente che si può essere maggiormente efficaci e credibili se si è portatori di istanze unitarie. Ciò vale ovviamente al nostro interno, ma vale anche e soprattutto in chiave esterna in un periodo in cui si fanno sempre più intense le tendenze alla disgregazione e alla dispersione. Molto spesso, all'interno della realtà associazionistica impegnata nel sociale e persino in quella ecclesiale - che non a caso costituiscono i due principali ambiti di riferimento del CTG -, si assiste a fenomeni di frammentazione e di frattura, la qual cosa comporta una serie di azioni scoordinate e contraddittorie. Noi invece vogliamo riproporre e riaffermare la necessità di una sempre più incisiva strategia dell'incontro e della collaborazione fra le componenti che danno vita alla realtà civile ed ecclesiale del nostro Paese. Si propone, in altri termini, di rompere la logica dei compartimenti stagni e delle specificità esagerate per tornare ad avviare il dibattito, il reciproco scambio di esperienze, per fare opinione e crescere comunitariamente. Il negarsi al confronto ed all'esperienza di altre realtà è indice di debolezza ed immaturità e, soprattutto, rappresenta l'anticamera di quell'adesione aiin sintonia con quella spinta all'unitarietà e alla condivisione partecipata che ha caratterizzato costantemente il quadriennio trascorso. Ma localistici che tanti problemi stanno recando alla nostra evoluzione collettiva. Abbiamo dunque il coraggio di essere coerenti con i nostri propositi di fondo; non abbiamo paura di chiedere e offrire collaborazione: è così che si valorizza la carica ideale dell'Associazionismo e che si edifica la Chiesa. In questo processo di autopromozione della realtà associativa ed ecclesiale, il CTG può dare e ricevere molto, se sarà d'ora in avanti capace di proporsi come catalizzatore ed elemento di rilancio di sempre più convinte sollecitudini sociali, formative e pastorali. Pur nel rispetto del carisma e della storia di ciascuna associazione, è dunque tempo di considerare l'opportunità di una possibile casa comune che superi talune inutili dispersioni e costituisca una forma di servizio valido e coerente. Per questo ci siamo sempre fatti promotori - e continueremo a farlo - di un vasto processo di incontro, di scambio e di collegamento non effimero con le altre Associazioni di comune impegno e comune ispirazione. E non solo con esse. Pur coscienti della nostra identità e del nostro ruolo, non possiamo certo adottare atteggiamenti presuntuosi o aristocratici. Per servire meglio la persona e la società dobbiamo raccordarci e lavorare con le altre realtà associative che condividono il nostro impegno. Associazioni culturali, turistiche, sociali, sia laiche che cattoliche, devono diventare nostri interlocutori permanenti a tutti i livelli, dalla provincia alla Regione. Il CTG, per essere fedele a tutto il suo processo culturale, deve assumere nei rapporti sociopolitico-amministrativi un ruolo in grado di garantire: -che il potere pubblico fornisca un effettivo servizio alle attese dei cittadini; -che la politica si faccia con la partecipazione costante e reale dell'associazionismo di base, senza mortificare il pluralismo; -che l'intervento pubblico non sconfini sulla libera gestione associativa delle attività, condizionando le stesse. Da ciò deriva che il Centro Turistico Giovanile dovrà impegnarsi con rinnovata energia per sostenere la sua linea, proprio nel momento attuale in cui si riscontrano nuove opportunità: -quella di dover e poter entrare a far parte di organismi ed istituzioni; -quella di rapportarsi con tutto l'associazionismo di tempo libero e di volontariato per affermare in pieno la sua presenza nel paese; -quella di confermare la necessaria apertura culturale per trovare interlocutori validi sia nelle Istituzioni pubbliche che private e sia nei confronti delle altre componenti del mondo attuale: ecclesiale, sociale e di tempo libero. L'affermarsi del CTG nel territorio darà un contributo di notevole valore alla stessa società, in ordine al formarsi di una capacità a considerare gli apporti culturali, le spinte innovative e la volontà di partecipazione proprie dell'associazionismo libero di base, di cui il CTG è senz'altro una componente significativa. Questo ultimo impegno ci richiama il concetto cristiano ed universale di "promozione umana" nel quale tutti, e ciascun socio, possono sentirsi accomunati. Quella promozione umana che è l'idea-forza a fondamento di una società civile: quel fondamento che noi abbiamo individuato nella libertà, nel pluralismo,nella solidarietà , nella responsabilità e nella partecipazione; quel fondamento che dà senso e coraggio all'agire umano in una chiara e lucida prospettiva di salvezza. e) L'IMPEGNO FORMATIVO: Si è già visto che l'azione sul versante ecclesiale, sociale e politico è compresa tra gli impegni fondamentali del CTG come detta chiaramente lo statuto associativo al primo articolo. Non c'è da una parte attività di tempo libero e dall'altra l'educazione; non ci sono nella vita del gruppo momenti neutri e momenti associativi. E' l'esperienza complessiva della associazione che deve risultare educativa per i principi cui si ispira, i valori che vi circolano, i metodi che vi si adottano. Allora l'educazione, come dovrebbe essere nella vita, diventa un processo permanente, cioè continuo nel tempo (tutti i momenti sono educativi) e nello spazio (tutti gli ambiti di attività sono educativi). In pedagogia però si usano individuare all'interno dell'unica esperienza educativa dei "momenti forti" e dei "momenti secondari". I momenti forti sono quelli i cui valori educativi sono proposti dalla vita concreta; i momenti secondari, o sussidiari, sono quelli in cui i contenuti, i valori, i problemi sono fatti oggetto di riflessione esplicita, di studio, di illustrazione, di dibattito. Questi momenti nel CTG li chiamiamo "formativi" per distinguerli dall'esperienza educativa più ampia della società. Se alcuni momenti dedicati specificamente alla formazione sono importanti per tutti i soci, essi sono determinanti per i nostri animatori. Non si fa educazione senza averne appreso i presupposti, la prassi, i metodi. Tale necessità è così evidente che appare superfluo soffermarcisi. Ma non sembra che sia così nella realtà: l'empirismo nella programmazione associativa è una ... tradizione! Chiunque abbia praticato ed orecchiato un po' la materia, si sente maestro; chiunque avverta una qualche "vocazione", o interesse o attrattiva a stare con i ragazzi e i giovani, si sente un educatore. Si può facilmente immaginare con quali conseguenze sia tecniche sia socio-culturali. Il fatto è che, soprattutto nel nostro ambito, si confonde la buona volontà, la dedizione, la generosità con il volontariato. Ma volontariato significa libera scelta, gratuita, non incompetenza, improvvisazione, empirismo, avventurismo. Non c'è generosità bastevole a giustificare i danni provocati da interventi incompetenti e irresponsabili. E non si tratta tanto della dispersione di talenti e di non raggiungere determinati obiettivi. La posta in gioco è molto più alta poiché si sciupa una preziosa occasione di maturazione umana. Un operatore, un dirigente, un animatore di gruppo deve avere come prima preoccupazione di diventare competente nel suo ruolo. Per farlo deve acquisire competenze specifiche nell'ambito dell'animazione socio-culturale che è il metodo educativo comune a tutti gli operatori del CTG e che vuol dire conferire un'anima alle attività che si compiono, non imponendola dall'esterno ma facendola emergere dalla stessa esperienza con il coinvolgimento attivo, consapevole, responsabile dei soggetti interessati. Formazione, educazione e attività turistica e di tempo libero sono tre ambiti strettamente uniti; nessuno di essi è fine a se stesso. La formazione è il sussidio per fare dell'attività un'esperienza educativa e cioè, in definitiva, renderla qualitativamente migliore, più significativa sotto il profilo umano, più ricca di valori positivi. E' nell'ambito delle sue specifiche attività che il CTG educa e la formazione è funzionale all'attività di tempo libero. Se la formazione è efficace, cambierà sicuramente in meglio l'attività che diventerà così la cartina di tornasole della bontà dell'azione formativa sugli operatori. Ecco perché ci è parso opportuno definire un piano di formazione che possa razionalizzare e meglio articolare ai diversi livelli, le azioni formative per diversi destinatari. f) LA COMUNICAZIONE INTRA ED EXTRA ASSOCIATIVA In un suo scritto ammonisce S. Agostino: "A chi giova l'uso di un linguaggio forbito se non è compreso da chi ascolta?". Ora a prescindere dal fatto che sia più o meno forbito il nostro modo di parlare, è centrale per il CTG il ruolo della comunicazione intra ed extra associativa. In primo luogo perché viviamo in una società detta della comunicazione globale, pur se - a ben vedere - spesso si tratta di flussi a senso unico. Poi perché diventa necessità vitale per un'associazione diffusa sul territorio nazionale riuscire a dialogare con tutte le realtà interne e portare quindi fuori un'immagine del proprio lavoro. Agli inizi comunicare sembrava voler dire unicamente parlare; in seguito per anni è stato sinonimo di carta stampata. Sono espressioni ancora oggi valide, ma devono essere completate da tutta una serie di altri modi più o meno sofisticati. Vediamo qui di seguito alcuni strumenti utilizzabili. La parola. E' probabilmente la più efficace, anche se realizzabile solo in determinate situazioni. Occorre infatti la presenza fisica degli interlocutori ed è quindi spesso possibile solo a certi livelli. Diventa invece improponibile quando si voglia comunicare a una generalità di soci, anche a livello locale. Ma anche la parola deve essere ben usata: per ottenere ciò è necessario fissare bene i punti da trasmettere in una maniera chiara e concisa. Da evitare sia i toni piatti, sia un'enfasi eccessiva. Sincerarsi sempre di avere qualcosa da dire prima di aprir bocca per non correre il rischio di "parlarsi addosso". La Stampa. Al di là delle notizie, è' utile individuare alcuni temi da sviluppare, come la condizione giovanile, il tempo libero, l'animazione sociale, il volontariato e l'associazionismo, il turismo giovanile e sociale, l'educazione ambientale. Naturalmente sarà necessario trattare gli argomenti non solo in maniera teorica, ma offrendo anche scelte operative da porre a disposizione della struttura. Occorre tenere poi presente che non si comunica solo con i testi. Bisogna farlo anche con una impaginazione e una grafica funzionali. Tutto ciò non s'improvvisa: sarà pertanto da valutare l'opportunità di prepararsi anche consultando alcuni specialisti della comunicazione, meglio se interni al CTG. Ma possono essere anche altre le sinergie da sfruttare, sul piano tipografico, redazionale, di spedizione per ottenere una comunicazione scritta di livello più qualificato. L'immagine. Occorre recuperare una maggiore visibilità del CTG. Si comunica anche per immagini fisse: un'idea può essere quella di puntare su una serie di manifesti che individuino e trasmettano un messaggio preciso. A volte un'immagine indovinata rende più di cinquanta pagine diffuse in ventimila copie. Nè va trascurata l'idea di comunicare attraverso video di buona qualità, realizzati con brio, chiarezza e breve durata. Si può spaziare dagli argomenti istituzionali (che cos'è il CTG) a quelli di attività (escursionismo, fotografia, ecc.) per dare didatticamente ad ogni realtà un utile supporto, specie quando si tratti di presentare l'associazione in ambienti esterni. Senza cadere in banalizzazioni o facili slogans, potremmo individuare parole-chiave e concetti-guida semplici e incisivi da trasmettere all'esterno, utilizzando magari anche le emittenti radio o video locali. Un'idea da sviluppare è anche quella di curare rubriche sui nostri ambiti specifici in queste sedi. Anche qui ricordiamo che l'improvvisazione non paga. Infine, per quanto riguarda le age.nzie di stampa (Ansa, AGI, ecc.)va considerato che queste battono migliaia di notizie al giorno e che quindi un invio asettico può non bastare. Più utile invece può essere il produrre articoli già confezionati - attraverso conoscenze negli ambiti redazionali - per le rubriche di quotidiani e riviste, sia a livello locale che nazionale. Internet. Quando questo progetto fu redatto per la prima volta, lo strumento Internet era ancora ai primi passi di una diffusione che sarebbe stata travolgente. Ciò è utile per osservare anche con quanta velocità cambi il sistema di comunicazione. Marginale, solo 10 anni fa, oggi questa opportunità permette scambi di contatti in maniera veloce superando le barriere di tempo e di spazio. L’abbiamo definito uno strumento. Non a caso. Internet infatti deve essere concepito come tale, al nostro servizio, evitando di cadere nella tentazione opposta che ci farebbe diventare solo un terminale della rete. E’ il rischio che corrono in molti, quando entrano nel vortice virtuale, con il pericolo di perdere i contatti con la realtà che ci circonda. Usata nella maniera giusta, invece, la rete diventa un formidabile modo per aprirsi al mondo, scambiare posta, far conoscere le nuove opportunità che l’associazione può offrire. Oggi gestire una casella di posta, una mailing list, un sito senza grandi pretese, è la maniera più semplice ed economica per comunicare con i giovani e il resto del mondo. E si impara facilmente, con un po’ di buona volontà, anche grazie agli spazi sul web che numerosi provider mettono a disposizione, addirittura con la procedura guidata per chi fosse totalmente a digiuno di informatica. Gli incontri. E' indubbio che, almeno per quanto riguarda la comunicazione interna, l'incontro tra soci e gruppi sia lo strumento più efficace. Il confronto di esperienze, la condivisione di momenti gioiosi, lo scambio di idee, sono elementi comunicativi fondamentali perché rafforzano il senso di essere 'associazione. Maggiori relazioni si creano tra gruppi CTG di diverse realtà, più consistente e forte si fa il tessuto associativo, più gratificante l'impegno di ciascuno. E' necessario quindi incrementare e sostenere gli scambi "group to group" per crescere di più come persone e come associazione. Parola, stampa, immagine, incontri: va in ogni caso tenuto sempre ben presente che dobbiamo comunicare avendo sempre ben chiaro a chi ci rivolgiamo, per non rischiare di fare solo un esercizio intellettuale, magari pregevole ma sterile. Ricordiamo Sant'Agostino. E' con gli altri che dobbiamo comunicare. h) LA PROMOZIONE DELL'ASSOCIAZIONE In generale, promuovere un qualcosa, oggi, è diventato di fondamentale importanza per l'affermazione di un messaggio, di un'idea, di un prodotto. La promozione, componente fondamentalmente del processo di conoscenza, purtroppo si sta snaturando sempre di più in messaggio pubblicitario. L'immagine, l'apparire, contano più della sostanza. E' importante partire da questa considerazione di base se si vuol tentare di elaborare un concetto di promozione che restituisca al termine il suo intimo significato, che ristabilisca il giusto equilibrio tra proposta ed azione, tra progetto e sua realizzazione. Promuovere conta molto, ma ancor di più conta farlo in modo corretto, coerente e credibile. Occupiamoci innanzitutto dalla promozione delle nostre attività. E' utile che la promozione sia fatta per tutte le iniziative che vengono proposte, dando un maggiore risalto a quelle che hanno forti contenuti valoriali, secondo un ordine di priorità che ogni realtà sarà in grado di assegnare. Si tenga comunque presente che l'obiettivo principale non è tanto quello di farsi conoscere, ma soprattutto quello di far conoscere. Stabilire cioè un contatto, un rapporto con il proprio territorio e la propria comunità. Per raggiungere questo scopo si possono utilizzare forme e strumenti tradizionali, ma anche nuove tecnologie, calibrando comunque i mezzi in ragione dell'entità dell'iniziativa e del livello organizzativo. E' opportuno cioè individuare il giusto risalto da dare, senza cadere in minimalizzazioni o in opposti eccessi . Scendendo più in dettaglio, le forme utilizzabili sono molteplici: manifesti, avvisi, depliants, pubblicazioni; comunicati stampa a giornali e televisioni; comunicazioni ufficiali agli enti interessati sia pubblici che privati; utilizzo di appositi spazi su periodici specializzati; iniziative specifiche di promozione; oggettistica promozionale, video informativi. E' chiaro che queste iniziative e questi strumenti promozionali sono efficaci se utilizzati nel momento opportuno e nella forma migliore che devono essere attentamente individuati da ciascun livello associativo. Più complesso diviene il discorso quando si passa dalla promozione di attività alla promozione generale dell'Associazione. Questo può avere vari significati. Il primo può essere quello di allargare la base associativa , mediante "l'acquisizione" (termine brutto, ma che rende) di nuovi soci. Va chiarito che al CTG non interessa piazzare tessere per fare incassi o poter sparare cifre improbabili sul tesseramento. Quello che interessa è invece allargare la propria proposta culturale e in questo senso va detto che i soci non possono mai essere troppi. Sarà dunque necessario promuovere l'associazione chiarendo bene di che cosa si tratta, facendo emergere la precisa ispirazione, delineando gli scopi e i metodi, in maniera che chi si associa sia consapevole di non aver preso una tessera- lasciapassare per quel viaggio, ma di aver aderito ad un preciso progetto educativo. In ogni caso, tenendo presente quanto appena detto, vanno lasciate alla sapienza di ogni dirigente le modalità e i tempi per estendere l'esperienza citigina a nuovi soci. Un secondo significato può essere quello di favorire la nascita di nuovi gruppi. Diventa qui difficile fare un'analisi articolata, in quanto svariate possono essere le condizioni locali in cui attivare questo processo. E' chiaro che è diverso costituire un nuovo gruppo in una realtà associativamente ricca, con la presenza di altri gruppi e di un consiglio provinciale organizzati, oppure andare a creare l'associazione in una provincia scoperta o comunque debole. La stessa ricetta non può andare bene in tutte le occasioni. E' invece fondamentale che del problema si faccia carico il consiglio provinciale, quello regionale e quello nazionale, individuando una persona, tra le più capaci ed esperte, cui affidare l'incarico di promuovere e seguire la nascita di nuove esperienze associative. In questo caso lo spunto e il motivo d'aggancio possono arrivare dalle strade più diverse, come può essere la Pastorale del Tempo Libero o i contatti con associazioni operanti in campi limitrofi o una particolare conoscenza del territorio. Ma anche i gruppi, soprattutto quelli più attivi, non possono chiamarsi fuori da questo impegno : a tal proposito si potrebbe riprendere l'antica formula "Ogni gruppo fondi un altro gruppo " , già utilizzata con successo dal CTG dei primi anni. Il processo può essere quello di clonazione, per cui elementi di un gruppo numeroso o di un'età specifica o con un interesse particolare si staccano dal gruppo-madre per dare vita ad una nuova entità. In questo caso si raccomanda che il fatto non sia vissuto come una scissione traumatica, come un'indebolimento di un gruppo, ma come il crearsi di una ulteriore opportunità e di nuova ricchezza associativa. In alternativa un gruppo può curare la fondazione di un gruppo in un' altra città, in un altro quartiere o parrocchia, individuando una situazione favorevole o una domanda specifica della nostra azione. In questo caso sarà opportuno incaricare un dirigente di seguire l'iniziativa, dando una mano ai nuovi amici, discutendo le difficoltà, aiutando a trovare le fattibilità; ma tutto il gruppopromotore deve seguire il processo con la propria efficace esperienza, pronto a seguire con amicizia e solidarietà i primi passi di un' avventura che si rinnova. Un terzo e ultimo significato, più generale, può essere invece quello di una promozione associativa in senso lato. Cioè di far conoscere all'esterno il progetto e le finalità del CTG. A onor del vero, bisogna dire che questo - più che con i manifesti o gli spot pubblicitari, si realizza con la testimonianza, l'impegno e la presenza dell'associazione. Vogliamo dire che, se il CTG riuscirà ad essere coerente e visibile nella sua azione e filosofia associativa, si autopromuoverà automaticamente. Se la nostra rivista Turismo Giovanile si proporrà come valido momento di informazione e di approfondimento, acquisterà giocoforza l'autorità e il prestigio per cui la redazione lavora. Se i dirigenti saranno responsabilmente presenti e attivi nei luoghi pubblici ed ecclesiali in cui sono chiamati a rappresentare il CTG, l'associazione sarà di conseguenza riconosciuta e stimata non solo per un glorioso passato, ma anche per un utile contributo che continua. Se il nostro agire trasparirà in articoli di giornale, in spezzoni audiovisivi, nei discorsi della gente, allora vorrà dire che l'impegno associativo troverà sempre nuove strade su cui dipanarsi. E allora manifesti, pieghevoli, magliette e berrettini saranno sì utili, ma come supporti di un'azione che si impone e si qualifica da sè. Non illudiamoci che un pò di materiale colorato basti a promuovere il CTG. Concludendo, in buona sostanza si tratta di attuare una promozione associativa che non sia della pubblicità fine a se stessa, ma si ponga come strumento di conoscenza e di conferma di una presenza nel sociale basata sulla coerenza, la credibilità e la presenza attiva. SCHEDE TECNICHE LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITA' PERCHÉ PROGRAMMARE? Parlare di programmazione nel CTG non deve sembrare anacronistico soprattutto oggi in cui la programmazione è entrata in molti settori della società e non solo in quelli economici. Si tratta di investire un capitale che non può essere speso male o sprecato, perché è rappresentato dall'uomo; un capitale che va investito con intelligenza - e quindi con una seria programmazione - anche nel tempo libero e nel turismo, intesi come strumenti di promozione della persona umana. La programmazione nel CTG è così la carta vincente che da una associazione spontanea e spesso non tanto organizzata, ci può far diventare una associazione organizzata con radici e fondamenta solide, una associazione più "professionale" a tutti i livelli (dal gruppo, al provinciale, al regionale ed al nazionale). La programmazione rende la vita di ogni livello associativo da episodica, parziale e discontinua a unitaria e seria, basata su principi fondamentali e su metodi d'azione adeguati. Certamente bisogna stare attenti a non cadere pericolosamente nella condizione opposta, poiché se la vita associativa si riduce ad un'arida programmazione, l' associazione stessa perde la sua fisionomia ed il suo stesso motivo di esistere. COS'E' LA PROGRAMMAZIONE E LA PROGRAMMAZIONE CTG La programmazione è il tentativo di raggiungere e realizzare determinati obiettivi che ci si sono posti, con l'aiuto di tecniche e metodi adeguati , in un determinato periodo di tempo. La differenza tra programma e programmazione sta nel fatto che il programma è qualcosa di pronto, di definitivo, di già svolto, mentre la programmazione è l'azione del programmare che coinvolge tutti gli interessati in un lavoro collegiale o comunitario prima della fase esecutiva. La programmazione è costituita da una serie di elementi e di fasi che si ripetono, ma che sono specifici a seconda del particolare livello a cui ci si riferisce. Per esemplificare, l'analisi della situazione di partenza è diversa per il Consiglio Provinciale da quella che dovrà effettuare il Consiglio di Gruppo o il Consiglio Regionale. Elementi indispensabili, che non ci stancheremo mai di sottolineare, per ottenere una buona programmazione CTG, sono gli obiettivi e le verifiche o analisi. Ma oltre a questi elementi indispensabili la programmazione è costituita da una sequenza di fasi non meno importanti che ora cercheremo di analizzare. 1) ANALISI DELLA SITUAZIONE DI PARTENZA E' la conoscenza della realtà associativa e della realtà sociale, ambientale e giovanile del territorio in cui si opera. Tale conoscenza è indispensabile per poter individuare gli obiettivi ed i programmi concreti da svolgere: necessaria in pratica per operare correttamente. 2) DEFINIZIONE DEL COMPITO (OBIETTIVI) Sono le mete o i fini che improntano tutta l'azione e la vita stessa di ogni livello associativo (dal gruppo al nazionale) e di ogni singola e specifica attività. Si distinguono in obiettivi generali e cioè le finalità del CTG calate nella pratica e che possono avere una realizzazione prevista pluriennale od annuale; ed in obiettivi specifici, cioè le finalità e le mete calate dopo essere state opportunamente adattate, nello specifico ambiente, territorio e tempo in cui si opera; tali obiettivi specifici prevedono una realizzazione mensile, bimensile o comunque inferiore all'annuale. 3) ARTICOLAZIONE DEGLI INTERVENTI (PROGRAMMI) Si tratta del calendario delle attività e delle iniziative pratiche da svolgere in un determinato periodo o anche del programma specifico con cui si intende realizzare una singola attività. In ogni caso si dovrà far attenzione a che il programma non sia un elenco di date ma una scelta di contenuti ben precisi e motivati dalla scelta di finalità ed obiettivi. 4) METODI E TECNICHE Sono gli strumenti più idonei da impiegare per raggiungere gli obiettivi proposti e per attuare il programma. I metodi e le tecniche CTG (partecipazione democratica, autogestione, non direttività, vita di gruppo, ecc.), sono, assieme agli obiettivi, le caratteristiche che danno lo stile della nostra associazione ad ogni attività programmata e realizzata. 5) VERIFICHE O ANALISI Si tratta delle valutazioni da operarsi periodicamente per osservare l'effettiva rispondenza delle attività pratiche con gli obiettivi proposti, per analizzare quanto gli obiettivi si sono concretamente realizzati, per analizzare le difficoltà incontrate o anche i consensi ottenuti. Tali verifiche vanno svolte non solo una volta all'anno o a scadenza pluriennale, ma anche dopo ogni singola attività realizzata del programma, positiva o negativa che sia risultata. Questi cinque elementi che formano la programmazione associativa sono in diretto rapporto tra di loro ed ognuno non può prescindere dagli altri (così ad esempio gli obiettivi e le finalità non possono prescindere dai metodi e dalle tecniche disponibili, e viceversa).Inoltre queste fasi della programmazione formano una sequenza circolare di momenti che si succedono senza interruzione. Arrivati infatti alla verifica finale si potrà ampliare ulteriormente la conoscenza della situazione che farà da punto di partenza per una ulteriore formulazione di finalità ed obiettivi, di programmi e metodi. La programmazione, per sua natura, richiede tempi medio-lunghi. Ciò non toglie che i suoi elementi e le sue fasi si possano applicare anche ad una singola attività associativa (festa, gita, convegno etc.).Molto importante è poi nella programmazione associativa del CTG la direzione verticale che partendo dalla programmazione nazionale passa per quella regionale e provinciale ed arriva a quella di gruppo (e questo modo di procedere va rispettato se si vuole arrivare a quella unitarietà operativa e di programmazione che è alla base della vita stessa dell'associazione). D'altra parte la programmazione dei livelli nazionale e regionale non può non tener conto delle esigenze e della realtà delle strutture di base (provincie e gruppi). LA PRESENTAZIONE DI UN PROGETTO AD UN ENTE PUBBLICO Presentare un progetto a un ente pubblico non è un semplice passare le carte, ma presuppone un rapporto corretto, chiaro e paritario tra associazione ed ente. Prima di presentare un progetto occorre: -stabilire un contatto con i responsabili istituzionali, preferibilmente i responsabili del settore oggetto della richiesta; - concordare, possibilmente modalità e termini di presentazione del progetto stesso (ad esempio è opportuno predisporre i progetti prima che gli enti pubblici approvino i loro bilanci di previsione in modo da prevedere, eventualmente, le relative somme in relativi capitoli di bilancio); - redigere progetti per i quali esistano specifiche leggi di finanziamento al fine di evitare di trovarsi di fronte ad oggettive difficoltà nel momento della realizzazione; - preparare sempre un piano finanziario di previsione con inserito il contributo richiesto a pareggio in modo da rendere visibile ed evidente l'importanza della richiesta stessa; - verificare il tipo e il numero di eventuali autorizzazioni da richiedere; - predisporre ogni altro atto che si renda necessario anche in ragione di specifiche richieste locali. TECNICHE DI ANIMAZIONE AMBIENTALE 1) CONOSCERE IL COMUNE, LA VALLE, LA CITTÀ, UN TERRITORIO. Vediamo come si può organizzare un corso di conoscenza del territorio. Per conoscere il proprio ambiente di vita od un ambiente particolare che interessa i soci del gruppo, può essere opportuno proporre un corso di una decina di incontri, aperto alla libera partecipazione. Obiettivi: l'iniziativa ha lo scopo di far conoscere il territorio nelle sue principali caratteristiche, fisicogeografiche, storiche, artistiche, tradizionali e socio-economiche, sia attraverso alcune nozioni ed informazioni fornite da docenti, sia con l'esperienza diretta del toccare con mano attraverso alcune visite ed uscite nel territorio. Il corso può anche risultare un veicolo promozionale per il gruppo per farsi conoscere nel territorio. Articolazione: per l'organizzazione di un corso di conoscenza del territorio sono necessari una sede dove tenere le lezioni e dei Docenti qualificati. Innanzitutto occorre definire precisamente il territorio o l'argomento che si vuole conoscere; può essere un comune, una paese, una città, una montagna, una valle, la vegetazione di una zona, la geologia...; oppure un periodo storico di una città, una serie di castelli o di ville; l'architettura particolare di un territorio, alcune tradizioni popolari, ecc. Poi occorre decidere le date e gli orari degli incontri (meglio l'orario serale dalle 20.30 alle 22.30 per le lezioni ed il pomeriggio del sabato o la domenica per le visite ed escursioni) e contattare per tempo i Docenti. Si dovrà quindi stilare il programma-calendario tenendo presente che le lezioni teoriche occupino circa un terzo degli incontri, mentre i due terzi siano lasciati alle uscite guidate ed alle escursioni pratiche. Per una conoscenza generale di un comune, ad esempio, si potranno prevedere 3-4 lezioni sulla geografia geologica ed aspetti naturalistici, sulla storia, sulle tradizioni popolari e sugli aspetti architettonici ed artistici, mentre verranno programmate 6-7 uscite guidate (escursioni e visite ) per toccare tutto il territorio e le sue principali caratteristiche. Si dovrà decidere una quota di iscrizione e le modalità di partecipazione, stilando anche un piccolo regolamento. Importante è poi fare un depliant del corso ed una locandina da diffondere per pubblicità . Referenti: sarà opportuno che il corso abbia il patrocinio dell'Ente locale, della Biblioteca o di altro Ente e che magari venga programmato in collaborazione con altre associazioni. Esperienze in questo senso possono dar vita alle già citate Università Ambiente, istituite sperimentalmente in alcune provincie come Verona e Rovigo, cui ci si può rivolgere per consigli e collaborazioni. UN LIBRO SUL TERRITORIO Potrebbe essere cioè un volume sulla storia naturale ed umana di una realtà, con itinerari di visita. A conclusione di un corso di conoscenza del proprio ambiente, o come studio del territorio o come proposta di itinerari turistici locali, si può progettare la realizzazione di un libro divulgativo. Obiettivi: la realizzazione di un volume sul proprio ambiente ha lo scopo di far conoscere al grande pubblico il proprio territorio di vita sotto i più diversi aspetti, in modo da favorirne la tutela e la valorizzazione. Inoltre la proposta di una serie di itinerari e percorsi di visita, consente di rendere il pubblico protagonista in prima persona della scoperta del territorio. Articolazione: presupposti per la realizzazione di un libro, sono la ricerca di fondi (sponsor) che garantiscano almeno la copertura del 60-70% delle spese (per un libro con foto a colori e in bianco e nero, di circa 140 pagine, formato A4, stampato in 1500 copie, occorrono circa 20 milioni), e la disponibilità di alcuni soci ed esperti per la sua scrittura e per le foto. E' opportuno che il volume comprenda tre parti: una prima parte con descrizione geograficageologica, climatica, vegetazionale e faunistica, con la storia umana e con la descrizione di tradizioni popolari, di personaggi famosi, di avvenimenti o luoghi particolari (architetture tipiche, monumenti artistici, particolarità e curiosità); con notizie socio culturali. Una seconda parte che presenti e descriva alcuni itinerari che consentano la visita di tutto il territorio, con consigli e l'indicazione dei tempi di percorrenza e delle eventuali difficoltà. Una terza parte con indicazioni utili ed informazioni su aspetti turistici, gastronomici, culturali ed anche commerciali. La realizzazione del volume dovrà essere corredata da numerose foto in bianco e nero ed a colori , da piantine e disegni. E' importante che i diversi itinerari ed i capitoli siano scritti da diversi autori ma con il coordinamento e la supervisione finale di un'unica persona o al massimo di due. Importante è anche seguire la realizzazione grafica del volume, in stretta collaborazione con la tipografia e con l'impaginatore-grafico. Non secondaria è poi una efficace distribuzione del volume nelle edicole e nelle librerie per la vendita, così come la richiesta di acquisto da parte di Enti, Istituti o Banche locali. Una volta che il libro sarà stato stampato, è indispensabile una sua presentazione al pubblico con una o più serate appositamente strutturate, prevedendo magari anche la proiezione di alcune diapositive. Un eventuale rinfresco finale non guasterà certo il clima... LA STAMPA ASSOCIATIVA LA PREPARAZIONE Per promuovere in generale l'associazione e per far conoscere a livello diffuso le iniziative e le proposte del CTG, il mezzo "stampa" si rivela ancora come il più adeguato. Dal bollettino di gruppo fino alla rivista nazionale, la stampa associativa si conferma - in attesa dello sviluppo di più moderne tecniche informative - come lo strumento migliore di relazione tra i diversi livelli associativi e i soci. Oggi viviamo nella "civiltà della comunicazione" e anche noi del CTG dobbiamo cercare, per quanto possibile, di fare una buona ed efficace "comunicazione", anche attraverso la nostra stampa. E' auspicabile che, ad ogni livello associativo, ogni pubblicazione sia connotata in termini di informazione/formazione. Se da un lato infatti è importante trasmettere informazioni pratiche, programmi e date, dall'altra è fondamentale promuovere la conoscenza dell'associazione, creare una "cultura del tempo libero", sensibilizzare su temi e argomenti sociali che in qualche modo ci riguardano. Ben vengano allora, sulle nostre riviste, i programmi, i calendari, i comunicati, le informazioni spicciole. Ma siano integrati con articoli, interviste, riflessioni, commenti, spazi aperti. Certo il pericolo - e il timore - del costruire un giornale a doppia valenza (formativa e informativa) è quello di renderlo pesante, poco leggibile, impegnativo. E qui giocano senz'altro un ruolo importante il "modo" di comunicare e alcune tecniche di presentazione e impaginazione. Dalla circolare di gruppo al giornale nazionale alcuni elementi di presentabilità e leggibilità devono essere rispettati. Anche l'occhio vuole la sua parte. Pubblicazioni raffazzonate, con alcuni testi scritti a mano, scarabocchi, caratteri variabili, righe storte, non servono bene la causa della "comunicazione", anzi sono controproducenti. Alcune semplici regole di estetica e di impaginazione vanno rispettate. Eccone alcune: - ogni pagina deve essere equilibrata tra bianchi e neri. Cioè evitare i testi fitti (nero), intervallare con disegni o titoletti in modo da far "respirare" la pagina. - Equilibrio deve esserci pure tra titolo e testo: evitare titoli troppo grossi e vistosi, magari in testa a dieci righe di comunicato. - Se possibile impaginare su due colonne e non su una sola, la pagina così è più leggibile. - Le parti di testo (articoli, riflessioni) non devono essere troppo lunghe e vanno eventualmente interrotte con foto, disegni, sottotitoli o richiami in box. - Evitare l'utilizzo di diverse forme di scrittura (dattilo, ritagli, manoscritti). Danno un senso di disordine e tolgono leggibilità. - Le frasi all'interno di un articolo devono essere brevi; evitare i periodi troppo lunghi, aggettivi e avverbi superflui, troppe subordinate. LA DIFFUSIONE Un giornale o un bollettino a livello di gruppo o provinciale - e quindi a diffusione limitata e interna ai soci- non è soggetto a particolari vincoli. Occorre evidenziare comunque sulla prima pagina il nome della testata, il soggetto titolare e il suo indirizzo. Per la diffusione via posta è necessario imbustare il giornale e affrancarlo con bollo a tariffa "stampati". Se invece la rivista ha un certo numero di copie e va divulgata in un ambito territoriale ampio, è opportuno registrarla presso il tribunale della città di riferimento. In tal caso è necessario che venga indicato il direttore responsabile che, per legge, deve essere un giornalista iscritto all'albo dei professionisti o dei pubblicisti. Effettuata la registrazione, è possibile spedire le copie della rivista in abbonamento postale usufruendo anche di tariffe agevolate, secondo una procedura consultabile presso gli uffici postali preposti . LE CASE PER FERIE Le Case per ferie, o come più compiutamente si usa dire, i Centri Vacanza sono ancora oggi una viva realtà associativa. Si tratta di strutture di ospitalità con una vasta gamma di disponibilità, dall'edificio con ogni comfort al rifugio più spartano, e con possibilità di utilizzo diversificate, dal semplice soggiorno, alla pensione completa, alla totale autogestione. Per tentare una utile sintesi, possiamo dire che gli obiettivi principali di tale attività associativa sono: - una vacanza serena, vissuta in spirito comunitario - dare il gusto e la ricerca dei valori da vivere con gli altri e con gli amici; - avere costi giusti e contenuti; - permettere a tutti di realizzare vacanze e viaggi, anche ai meno abbienti; - sperimentare esperienze di autogestione, come metodo formativo; - il servizio agli altri come espressione operativa del nostro essere cristiani; - gestire incontri e scambi tra gruppi con strutture idonee . Va subito precisato che la Casa per Ferie non è un albergo: è invece il modo attraverso cui il CTG esprime la sua vocazione ad esercitare l'accoglienza secondo uno stile di semplicità e secondo la sua filosofia associativa. Vero e proprio luogo di aggregazione, essa si presta in maniera ideale all'animazione e alla qualificazione della vacanza a misura d'uomo. Gli ospiti del centro Vacanza non sono dei semplici clienti, ma degli amici con i quali trascorrere un periodo fatto di comunicazione reciproca, di arricchimento umano, di ricerca comune, di allegria. Vi si deve trovare un'accoglienza cordiale, un soggiorno vario e creativamente attrezzato, una serie di attività collaterali finalizzate a far sentire l'ospite sempre più a casa sua. Lo sforzo è quello di creare un ambiente in cui vivere una vacanza serena, lontano dalle mode consumistiche e dai grandi complessi spersonalizzanti, in strutture dalle dimensioni mediopiccole dove la persona si trova al centro di ogni proposta. Non secondariamente, poi, si cerca che la vacanza abbia il suo costo reale, avvicinandosi alle possibilità economiche dei giovani e delle famiglie, con particolare attenzione a chi ha minori capacità di spesa. Attualmente i Centri Vacanza del CTG sono dislocati su tutto il territorio nazionale, con una certa concentrazione nel Nord Italia e una prevalenza delle località di montagna. Questo non significa il trascurare una politica di ricerca di nuove strutture, in zone già coperte o scoperte; sia che si tratti di case da adattare allo scopo e gestire poi direttamente, sia che si tratti di edifici di parrocchie, istituti o privati, in attività ricettiva ma non affiliati a noi. Quest'ultimo aspetto diventa rilevante anche per l'attuale momento di preparazione al Giubileo del 2000, nell'ottica di un servizio da rendere ai pellegrini e alla Chiesa. Non si tratterà di speculare su un avvenimento che deve conservare intatta la sua valenza spirituale, ma comunque di poter dare l'opportunità a tutti di un'accoglienza sobria e rispettosa della dignità umana. Ecco che allora, accanto alle nostre forme tradizionali di case per ferie potremmo utilizzare questi anni per "inventare" altre, nuove e semplici occasioni di ospitalità. Non è certo questo il tempo in cui i pellegrini, come nel medioevo, venivano accolti lungo il viaggio in ricoveri di fortuna, ammassati nei fienili e sfamati con una ciotola di brodaglia. Ma perchè non pensare, accanto a chi - più fortunato- soggiornerà in comodi alberghi , anche a chi arriverà in Italia cercando un semplice letto pulito, una doccia con cui rinfrescarsi, un fornello su cui scaldare un piatto di minestra ? Il tutto ad un prezzo equo e contenuto. E a fronte di questa probabile domanda, come non pensare alle Parrocchie con alcune stanze in disuso, ai vecchi Asili infantili spopolati dalla crescita demografica, a scuole, caserme e altri edifici non più funzionanti ? Siamo convinti che questo progetto possa trovare le nostre realtà stimolate a percorrere una nuova strada nella tradizione dell'ospitalità citigina, anche perchè - una volta conclusa l'esperienza giubilare - resterebbe una rete di accoglienza facilmente gestibile, localizzata anche nei centri minori, utilizzabile dai giovani anche per piccoli scambi e incontri. Cerchiamo ora di vedere alcune fasi gestionali, anche se in modo sintetico . Le strutture vanno prima ricercate, valutate per la futura destinazione e per il loro possibile utilizzo, sondando l'ambiente degli enti pubblici e religiosi.. Individuata la struttura occorre instaurare un concreto rapporto con il proprietario e realizzare un accordo per l'utilizzo che preveda la durata minima di alcuni anni. Formare quindi un gruppo di soci disposto a dedicarsi alla gestione e dotato di una ottimistica fiducia nella esperienza da affrontare, di costanza nel tempo e di continuità di presenza. Va detto che per la loro peculiarità, tali caratteristiche spesso si manifestano più negli adulti che nei giovani. Il gruppo individuato inizierà allora la sua opera di volontariato e di sistemazione della struttura e curerà contemporaneamente il lancio associativo affinché la stessa sia conosciuta da molti. La prima fase sarà coperta dall'entusiasmo della novità, ma nel proseguo occorrerà mantenere vivo l'entusiasmo e l'accordo. Avuta la struttura in gestione occorre costruire un rapporto chiaro con il comune ove la stessa è localizzata per definire, in accordo con gli appositi uffici, le modalità di gestione e di utilizzo, per poi richiedere al Sindaco il rilascio dell'autorizzazione amministrativa. E' necessario anche richiederel'autorizzazione sanitaria da parte dell' USL locale, nonchè, qualora la struttura ospiti più di 25 persone, si dovrà ottenere anche il nulla osta dei vigili del fuoco. Tali autorizzazioni sono molto simili a quelle di un normale albergo. Una struttura può avere una gestione in pensione completa o parziale, oppure essere utilizzata da gruppi in autogestione. La seconda soluzione, organizzativamente, appare la più semplice. In ogni caso, il soggiorno potrà essere offerto solo a soci del CTG, sia per seguire i dispositivi di legge, sia per motivi di assicurazione dell'ospite, sia per regolarità con l'autorizzazione amministrativa: infatti la Casa per Ferie è per legge una struttura associativa e non un esercizio pubblico. Eventuali infrazioni sono punite molto pesantemente, con multe fino a tre milioni per ogni ospite non socio del CTG. Le leggi che regolano tutta la materia sono diverse da regione a regione, mentre a livello nazionale le leggi di riferimento sono la legge quadro sul turismo (217/83), e le precedenti DPR 869/61, 326/58. E' quindi necessario documentarsi bene nella regione in cui la casa è ubicata. Peraltro, la nostra associazione sta dotando le strutture affiliate di un supporto informatico contenente alcune note e indicazioni per agevolare una corretta gestione amministrativa . Il buon funzionamento della Casa per Ferie dipende molto anche dalla persona che la dirige. Infatti il direttore è colui che, partecipe delle finalità e dei programmi associativi del CTG, coordina e anima la comunità che gli viene affidata, secondo una metodologia più idonea alla dinamica educativa giovanile e familiare. Tale ruolo comporta una grande serietà, responsabilità e competenza, elementi inscindibili per la realizzazione di quel piano di animazione culturale di cui si è fatto più volte riferimento. Il gruppo di animazione della casa deve, alla luce di queste direttive, rapportarsi agli ospiti e a tutti coloro che vivono in essa con questa precisa dimensione. Da ciò scaturisce poi tutta la gamma di diritti e doveri di ciascuno a seconda dei specifici ruoli. La gestione non può dunque ridursi ad un fatto tecnico, per quanto importante. Potremmo allora dire che in una nostra struttura diventa essenziale la capacità di "dare un'anima anche ai muri ". Ecco allora che punto qualificante diviene la presenza di un gruppo di animatori che operino all'interno di essa, in grado di valorizzare la diversità di provenienza, di cultura, di esperienze che ogni ospite porta con sè. Non è certo un'impresa facile, soprattutto perchè bisogna saper dare quanto più spazio possibile alla libera partecipazione organizzativa degli ospiti, intesa come applicazione concreta ed immediata della creatività propria di ciascuno. Svariati a questo punto possono essere i campi di azione come : - Programmi di escursioni, di momenti nel "camminare insieme", nello "scoprire insieme" - Escursioni e itinerari ecologici con finalità di denuncia e di risanamento - Ricerca di botteghe, di laboratori tipici per la lavorazione artigianale di prodotti locali caratteristici - Incontri tra gruppi di residenti e ospiti in cui ci si scambiano esperienze - Incontri sui dialetti e forme dialettali, proiezione di diapositive sull'ambiente in cui ci si trova - Momenti ricreativi, sportivi, falò, ecc. Sono solo alcuni, limitati, esempi : siamo infatti sicuri che l'esperienza associativa sappia trovare agevolmente queste e mille altre risorse per rendere l'ambiente ospitale secondo lo stile e la tradizione del CTG. . Ma questo gruppo e il direttore dovranno farsi carico anche di altri aspetti gestionali, forse più umili, ma non certo trascurabili. Ad esempio, nell'arredamento delle case si dovrà rispettare un criterio di semplicità. Attenzione anche a dare la sensazione di ordine e di pulizia; la sciatteria è sempre male accettata. Un impegno tutto particolare è richiesto a chi dirige le strutture in autogestione: si consiglia l'attenzione a particolari talvolta trascurati come appendiabiti, ripiani per i bagagli e idonee scaffalature per le attrezzature di cucina e comuni. In particolare per le cucine è indispensabile che tutto sia perfettamente pulito, ordinato, in posizione facilmente visibile ed individuabile. Lo stesso dicasi per gli altri materiali in dotazione. Le camere è bene che siano dotate di materassi, cuscini e coperte da disporsi ordinatamente al fondo di ciascun letto. Da non trascurare, tra i problemi della gestione, quello del costo di manutenzione della struttura, specie quando si tratta di edifici costruiti da molti anni. Occorre pertanto tenere presente la necessità di interventi ben fatti e che costituiscano un continuo miglioramento della stessa struttura negli anni. Altro aspetto da non tralasciare è quello di una corretta stesura dei bilanci preventivi e dei consuntivi. Solo da un continuo esame di questi si possono individuare le giuste quote da applicare, anche in relazione alla nostra continua tentazione di mantenerle sempre al minimo. Non vanno dimenticate nei bilanci i consumi di acqua, gas, energia elettrica, tassa rifiuti, costi di manutenzione ordinaria, arredi e loro sostituzione, rimborsi al volontariato di servizio. Si deve pensare inoltre che il gruppo che gestisce la casa debba sostenere anche spese non previste. Importante poi è prevedere la presenza a inizio e fine turno di soggiorno di uno dei responsabili; ciò permetterà di verificare il corretto comportamento del gruppo ospite, evitando brutte sorprese e avendo la certezza che il gruppo successivo trovi una struttura adeguata al desiderio di chi per la struttura lavora. PIANO NAZIONALE DI FORMAZIONE ASSOCIATIVA Premessa. " Formazione: maturazione delle facoltà psichiche e intellettuali dovuta allo studio e all'esperienza": così recita lo Zingarelli. Ma al di là delle dizioni, già da tempo e in diverse occasioni è emersa con forza, all'interno dell'associazione, l'esigenza di individuare modalità concrete per la formazione dei soci e, soprattutto, dei dirigenti . Certo che per una realtà come il CTG che si propone finalità educative, sembrerebbe naturale e scontato parlare di formazione. Il problema è che troppo frequentemente di formazione si "parla" solamente e poco la si applica. Il problema è che parlare di formazione e fare formazione in una associazione di tempo libero sembra una anomalia, una contraddizione, una stortura. Non è il tempo libero il tempo dell'ozio, del relax, dell'assenza di vincoli , della spensieratezza? Nel CTG non si cerca il divertimento, la festa, lo stare insieme senza tante preoccupazioni e assilli? La formazione invece richiede studio, impegno, riflessione, confronto. Certo è, ed è stato ribadito più volte, che se vogliamo essere veramente ed in modo efficace associazione di promozione umana, ambito educativo, luogo e strumento di animazione sociale, è necessario individuare le strategie per far prendere coscienza a soci e dirigenti dei valori dell' associazione e del ruolo che i nostri gruppi e gli altri livelli sono chiamati ad assumere per la costruzione di una società più giusta e solidale. FORMARE CHI: Volendo semplificare, si possono ipotizzare tre livelli di formazione: - uno "diffuso" che riguarda tutti i soci e che può concretizzarsi in alcuni momenti particolari o attraverso la stampa associativa. E' il livello in cui ogni impegno formativo deve essere teso a creare nei soci una maggiore "coscienza associativa", a cogliere cioè il senso e il valore pieno dell'adesione a una associazione in termini generali e al CTG in particolare. Più propriamente potremmo dire forse che dobbiamo muoverci sul piano della "promozione culturale" della persona-socio. Essendo il livello a target più ampio richiede l'intervento differenziato e complementare di tutte le strutture associative, a partire dal gruppo; - uno "specifico", per dirigenti di gruppo e provinciali, da realizzare attraverso percorsi organici e articolati , affrontando tematiche associative, sviluppando alcune competenze tecniche. E' senz'altro il livello in cui ci si deve impegnare maggiormente. L'associazione è credibile, coerente, efficace quando sono credibili, coerenti e preparati i propri dirigenti. Il Ctg non è educativo in sè. La "preparazione del Regno" non avviene grazie a due righe di uno Statuto. L'associazione è educativa nella misura in cui vi sono persone che la rendono tale. E l'ispirazione cristiana del CTG viene resa visibile grazie alla testimonianza dei suoi dirigenti. E' fondamentale allora curare con assiduità e energia la preparazione di coloro che assumono un qualche ruolo e incarico a livello di gruppo e provinciale. - un altro "specialistico" per preparare figure particolari come gli animatori socio-culturali, gli animatori culturali e ambientali, gli animatori turistici. E' il livello del "servizio". Il CTG prepara secondo propri contenuti e modalità alcune figure che, oltre ad essere a disposizione delle diverse strutture associative, si pongono a servizio della collettività (scuole, altre associazioni, parrocchie, enti, istituti etc.) per dare "anima" ad alcune esperienze umane. I gruppi di animatori culturali e le guide di turismo sociale presenti in alcune realtà sono esempi significativi in tale senso. E' necessario ampliare e qualificare le opportunità per la creazione di queste figure che possono diventare un veicolo importante di promozione dell'associazione all'esterno. Destinatari privilegiati dell'azione formativa di ciascuno dei tre livelli descritti devono essere i giovani. Anche se siamo convinti che la formazione è sempre e comunque "permanente", non possiamo dimenticare che è nell'età della adolescenza e della giovinezza che la persona principalmente si plasma e cresce in cultura, intelligenza, capacità relazionale, socialità. Ed è certamente dall'impegno di giovani preparati, coscienti dei valori associativi, capaci di animare la realtà sociale in cui vivono, che il CTG puo' trarre linfa per la propria azione e accrescere la propria capacità di coinvolgimento e aggregazione delle fasce giovanili. FORMARE COME: Ognuno dei tre livelli sopra citati richiede modalità diverse. Si possono però individuare alcuni criteri generali che dovrebbero connotare l'azione formativa del CTG a tutto campo e cioè: - la formazione deve essere il più possibile decentrata e capillare. I corsi nazionali o regionali vanno bene se sviluppano o approfondiscono tematiche già trattate a livello di base. E' chiaro che se curiamo seriamente la formazione dei dirigenti di gruppo e provinciali, ci troveremo in futuro dei dirigenti regionali e nazionali - che provengono dalla base- con un bagaglio di "cultura associativa" già pronto. - la prima formazione riguarda "l'essenza" del CTG. Se un socio non avesse mai letto lo Statuto e non conoscesse l'associazione, difficilmente potrebbe essere un socio consapevole e attivo. Se poi addirittura questi divenisse un dirigente, non si capisce bene cosa potrebbe dirigere. Per questo occorre mettere i gruppi nelle condizioni di poter presentare in modo semplice, chiaro e completo ai nuovi soci cosa è e cosa fa il CTG. - la formazione non si improvvisa. Va pensata e calibrata a seconda della situazione da cui si parte e dei destinatari che si vogliono raggiungere. La formazione richiede intenzionalità e metodicità. E' necessario quindi che almeno i presidenti provinciali e regionali si "preoccupino" della formazione dei dirigenti e individuino modalità e strumenti permanenti e diversificati con l'ausilio del Consiglio nazionale. - la formazione non è solo "teoria". Lo Zingarelli parla di "Studio e esperienza". Quindi qualsiasi attività, se ben programmata e condotta, può' essere formativa. "Non si educa con le parole ma con le azioni" raccomanda il Card. Martini. Fare un viaggio, partecipare alla vita associativa, aprirsi all'incontro con persone e ambienti, socializzare nel tempo libero, sono esperienze che aiutano la persona a crescere. - la formazione è sempre "globale" nel senso che considera la persona nella sua totalità. Ad esempio, il CTG non vuole formare dei "viaggiatori" ma delle persone ( fatte di intelletto, affetti, fisicità) attraverso il viaggio. Quindi in ogni iniziativa formativa, per quanto specialistica, non si deve mai dimenticare che è a "tutta" la persona che ci si rivolge. - il gruppo è "luogo formativo". Ne vanno valorizzate al massimo le potenzialità in termini di comunicazione, di esperienza, di socializzazione. Non a caso il CTG ha scelto il gruppo come "comunità di base". La vita di gruppo ha grandissime "potenzialità" educative. Il gruppo però deve essere ben condotto e gestito. Se ciò non accade l'esperienza di gruppo puo' diventare inutile e frustrante. Tutto ciò premesso, è utile ora individuare alcuni percorsi "scalari" di formazione che partano cioè dal livello di base ( gruppo) per giungere ai livelli superiori in modo graduale e differenziato. Quello che si vuole proporre quindi è un piano formativo " a ritroso", che si realizza cioè ai livelli di base dopo una prima fase di stimolo e proposta attivata dal Consiglio Nazionale. LIVELLO PROVINCIALE: E' stata ribadita in diverse occasioni la "centralità" del livello provinciale per la qualificazione associativa nel territorio. E' indubbio che ad esso spetti assumere come prioritario il compito della formazione dei propri associati. Ogni Consiglio deve allora porsi seriamente il problema della formazione e delle modalità con cui attuarla, partendo ovviamente da una analisi delle realtà di gruppo presenti nel proprio territorio di riferimento. Dicevamo che la prima formazione deve riguardare l'essenza CTG. Particolare cura dovrò essere dedicata ai neo-presidenti e ai neo-consiglieri di gruppo ai quali rivolgere una azione formativa specifica su finalità, struttura, metodi del CTG, sulla programmazione delle attività, sul ruolo del gruppo. Più in generale invece soci e dirigenti devono essere coinvolti in riflessioni e confronti sui grandi temi associativi ( valori del turismo, uso del tempo libero, tutela dell'ambiente, condizione giovanile etc .......), sulle eventuali tematiche annuali proposte dal Consiglio nazionale, su argomenti tratti dall'attualità. Rispetto al metodo è forse opportuno puntare, più che su corsi "centralizzati", su percorsi itineranti, cambiando sede ad ogni incontro cercando di coinvolgere e rendere partecipi i diversi gruppi. Inoltre è necessario evitare le classiche conferenze ed individuare invece modalità più attive e vivaci per affrontare gli argomenti, utilizzando anche schede, questionari, audiovisivi, simulazioni etc. Occorre inoltre ricordare che già il "fare e sentirsi associazione" è formativo. Ben vengano quindi i momenti di incontro e festa tra gruppi, lo scambio e il confronto di esperienze. LIVELLO REGIONALE: Ogni regione dovrà commisurare i propri interventi formativi in base alla situazione delle diverse province. In linea teorica diciamo che al Regionale spetta il compito di curare la preparazione dei dirigenti provinciali e di proporre magari alcuni momenti "forti" di formazione per i soci più convinti. Il Consiglio deve quindi periodicamente verificare il grado "qualitativo" dei dirigenti dei diversi Consigli Proviunciali per poter intervenire con maggiore efficacia in quelle situazioni che si rivelano statiche o deboli. Se sono i dirigenti provinciali infatti che devono preoccuparsi della formazione di base, devono anche essere preparati a sostenerla. Ecco allora che, ad esempio, un corso intensivo di due giorni a livello regionale e alcuni incontri mirati per ogni provincia si rendono necessari al fine di garantire la "formazione dei formatori". Che deve riguardare principalmente la conoscenza dell'Associazione. Un dirigente provinciale che debba seguire la formazione di base deve essere in grado anzitutto di spiegare bene cosa è e cosa fa il CTG. Non guasterebbe però anche una preparazione più specifica su alcuni aspetti che sono pure importanti: le dinamiche di gruppo, l'animazione socio-culturale, la comunicazione, l'educazione ambientale. Ecco allora che il C.R. può' offrire ai dirigenti le opportunità di ampliamento e approfondimento di argomenti di interesse associativo. LIVELLO NAZIONALE: Suo compito prioritario non è tanto quello di promuovere e organizzare direttamente momenti di formazione quanto quello di offrire gli stimoli, gli strumenti, i metodi affinché la formazione venga attuata dai livelli regionale e provinciale. Da qui la necessità che il Nazionale produca, avvalendosi anche dell'aiuto di esperti esterni, materiale didattico di facile comprensione che possa essere di ausilio alle realtà che vogliono avviare percorsi di formazione. Schede, sussidi, piccoli manuali, audiovisivi, supporti informatici si rendono necessari per dare organicità ed efficacia all'azione formativa. Spetta poi al Consiglio Nazionale anche il compito di creare uno staff di persone interne e esterne al CTG disponibili a supportare le realtà regionali e provinciali nel progettare e realizzare attività formative. Un corso nazionale non deve presentare i "rudimenti" del CTG, ma deve piuttosto porsi come massimo livello di formazione, una sorta di "Master associativo" in cui affrontare e approfondire alcune tematiche e completare una base culturale che deve essere già stata acquisita a livello di base. Ciò non toglie che, nel caso vi fossero difficoltà a promuovere e gestire corsi o attività formative da parte di uno o più Regionali, possa essere questo livello a organizzare alcuni appuntamenti aperti a "neofiti" o a giovani dirigenti. E' ovvio che, nel momento in cui in qualche realtà si dovesse avviare un discorso dalle basi, spetterebbe al Nazionale dare la spinta iniziale ai diversi livelli associativi, mettendo in campo alcune persone disposte a curare in modo particolare la fase di lancio del piano e di prima "formazione" di dirigenti locali. FORMARE SU CHE COSA: 1) A livello diffuso: Abbiamo già spiegato che i livelli formativi sono diversi e che il più importante riguarda senz'altro la massima diffusione della conoscenza del CTG. E' dalla conoscenza che nasce la "coscienza", cioè il senso di appartenenza, la voglia di partecipazione, lo stimolo all'impegno. In termini generali quindi i temi da far "attecchire" in modo diffuso possono essere le seguenti: - cosa significa essere e fare associazione; - le finalità educative del CTG; - la struttura democratica e la realtà del gruppo; - l'ispirazione cristiana; - la pratica turistica e attività di tempo libero; - lo stile CTG; - il rapporto gruppo e territorio; 2) A livello dirigenti di gruppo e provinciali: In termini più ampi, ma sempre strettamente attinenti la vita dell'associazione vi sono altri temi da approfondire con i dirigenti CTG : - l'animazione come prassi educativa; - elementi di psicologia sociale (il gruppo, le dinamiche, la comunicazione); - ruolo dell'associazionismo e del volontariato; - valore e significato del tempo libero; - l'educazione ambientale; - l'apertura all'Europa; - il ruolo dei laici cristiani nella società; - la società della "comunicazione"; - le condizioni giovanili; - i rapporti con gli Enti Locali - la pastorale del turismo e del tempo libero - il senso della festa 3) A livello specialistico: Un terzo livello, più discrezionale ma non meno importante, riguarda invece temi specialistici rivolti a persone che hanno specifici interessi. Alcune realtà locali quindi possono attivare percorsi di formazione per animatori socio-culturali, per animatori ambientali, per animatori turistici, per accompagnatori di scambi internazionali e di viaggi, per redattori di giornali associativi, eccetera. In questo livello "specialistico" va inserita anche la formazione dei titolari, responsabili e gestori dei Centri di Vacanza del CTG sia dal punto di vista della "cultura dell'accoglienza" sia dal punto di vista tecnico- amministrativo. L'ARTICOLAZIONE: ( cosa fare concretamente) Nel definire un programma concreto di attività e strumenti formativi occorre tenere conto di due fattori fondamentali: A - al di là delle varie iniziative locali e nazionali, vi è una certa carenza di organicità e di continuatività; B - ci troviamo di fronte ad una associazione con un alto "coefficiente di rotazione" e pertanto chi oggi è socio o dirigente di gruppo, domani potrebbe non esserlo più; La scommessa da vincere quindi sta, da un lato, nel riuscire ad essere capaci di dare una "formazione " basilare e immediata per chi entra nell'associazione in modo da invogliarlo a rimanere e, dall'altro, nel predisporre un percorso permanente e "scalare" ben chiaro e definito per quelli che decidono di impegnarsi più attivamente all'interno dell'associazione. Occorre allora che la prima fase di lancio e sensibilizzazione rispetto al problema "formazione " riguardi tutti i livelli associativi. Un impegno fondamentale che deve assumersi il C.N. è quello di stimolare nei livelli regionali e provinciali l'interrogativo rispetto alle esigenze formative di propri ambiti di riferimento. In altre parole occorre sensibilizzare i presidenti regionali e provinciali a farsi carico in modo diretto del problema "formazione". Ciò può' avvenire: - per i presidenti regionali in occasione dell'annuale Consiglio Nazionale di autunno; - per i presidenti provinciali in un incontro convocato da ciascuna presidenza regionale, da mettere in calendario entro la fine di ogni anno e dedicato alle "strategie regionali di formazione". A questa opera di sensibilizzazione va affiancata una azione tesa a creare una équipe di persone disposte a fare i "consulenti" delle diverse strutture associative in tema di formazione. A tal riguardo potrebbero essere coinvolti alcuni tra i Consiglieri nazionali e tra i giovani partecipanti ai passati corsi nazionali, disposti a frequentare uno o due stage "intensivi" di due giorni , in cui apprendere gli elementi della progettazione delle attività formative, dei processi decisionali, della valutazione degli interventi. I componenti di questo gruppo diventerebbero così i "formatori di formatori" e potrebbero contribuire a promuovere e coordinare attività formative decentrate e curare la preparazione dei dirigenti provinciali che a loro volta, con un procedimento a cascata, andranno a promuovere e gestire la formazione dei dirigenti di gruppo. Se questo procedimento "a cascata" funzionerà, nel giro di due o tre anni, avremo all'interno dell'associazione un certo numero di persone che hanno acquisito una serie di conoscenze e competenze che non possono che giovare alla globalità dell'azione CTG e qualificare la nostra presenza nella società. GLI STRUMENTI E' necessario che l'associazione si doti anche degli strumenti didattici che possano essere utilizzati dai diversi livelli per acquisire conoscenze sia in termini di contenuto che di tecnica. Il C.N. potrebbe allora: - raccogliere e mettere in circuito il patrimonio di materiale formativo prodotto dalle varie strutture associative nel passato; - predisporre un " vademecum del gruppo CTG" in cui si spiegano ruolo, funzioni e valenze di un gruppo Ctg e si danno alcune indicazioni pratiche sulla conduzione del gruppo e sulle modalità di realizzazione di alcune attività standard. Tale vademecum verrebbe consegnato inizialmente a tutti i gruppi attualmente affiliati e, mano a mano, ai nuovi gruppi. - redigere le "pagine gialle CTG" contenenti i nomi e i recapiti delle persone interne ed esterne all'associazione in grado e disponibili a condurre incontri, seminari, stage sulle varie tematiche associative; - riprendere la pubblicazione dei "quaderni CTG" utili all'approfondimento culturale e tecnico di temi monografici e specialistici inerenti l'associazione (ad es. sull'animazione ambientale, sugli scambi giovanili internazionali, etc.) - affrontare argomenti e temi formativi in modo vivace e accattivante anche attraverso "turismo giovanile" - realizzare audiovisivi di informazione e supporto didattico. Un utile aiuto, che segnaliamo, può essere costituito dal Quaderno CTG n. 4 "La Formazione", pubblicato nel 1977, ma ancor oggi valido nei principi fondamentali. CTG : P R O G E T T O G I O V A N I Quadro di riferimento. Un punto essenziale da cui partire è quello di individuare a chi debba andare la proposta dell'associazione, o meglio bisogna identificare la realtà giovanile su cui si intende operare. Per aiutarci, tentiamo un'analisi sintetica partendo da alcune categorie riferibili a questo pianeta. La prima categoria è la categoria della "complessità". La complessità vuol dire che i giovani, oggi, non sono più una realtà omogenea, uniforme, ma sono un soggetto storico in estrema evoluzione e in estrema frammentazione. La società "complessa" crea come conseguenza una realtà giovanile complessa. Di fronte a questa situazione i ragazzi che non sono al centro di precisi processi educativi, crescono un po' alla rinfusa, in modo disordinato. Questa situazione di disorientamento, provoca quello che viene definito il sentimento della marginalità. E' questa la seconda categoria, definita dai sociologi come l'espropriazione del diritto di decidere, di partecipare, di essere protagonisti. E' una sensazione di dipendenza, di irrilevanza sociale che i giovani provano: basti pensare alla scarsa attenzione posta loro dalla politica e dall'economia. . La terza categoria è quella del "presentismo": se per gli adulti il futuro è dei giovani, per i giovani il futuro non esiste, così come non esiste il passato; per i ragazzi esiste solo il presente, il quotidiano, l'oggi, per cui, il passato, anche il più recente, è preistoria, e il futuro è lontano. Conta la concretezza, l'esperienza. La generazione "dell'abbastanza" è tentata di adagiarsi sui risultati ottenuti, mortificando cosi il gusto di ricercare e soddisfare nuovi bisogni e nuovi valori. E' la generazione del carpe diem, del cogliere l'attimo, la generazione che manca di una capacità progettuale e che stenta a definire obiettivi personali e sociali a medio e lungo termine. La quarta categoria è quella definita della " impermanenza", che è un po' la conseguenza del pluralismo culturale e della indifferenza verso il futuro. L'impermanenza è la capacità e la possibilità che ha il giovane d'oggi di sperimentare una pluralità di esperienze, di scegliere una strada e di tornare indietro, di cambiare continuamente direzione. Per i giovani non esistono più scelte prese una volta per tutte, non esistono esperienze totalizzanti, e anche questa dell'impermanenza è una forma di mobilità psicologica, culturale, relazionale. Un'altra categoria, la quinta, è quella del gruppo, della piccola socializzazione; cioè il ragazzo si trova a proprio agio in ambienti di socializzazione ristretti, circoscritti, per cui il gruppo di coetanei diventa il luogo privilegiato di crescita e viene considerato quindi come un valore importante; il problema è che non sempre il gruppo è in grado di attivare quelle dinamiche positive che rendono proficua l'appartenenza al gruppo stesso: conformismo, noia, frustrazioni, conflitti, la trasgressione sono i caratteri che sembrano prevalere nella vita dei gruppi giovanili e, quando prevalgono questi caratteri, significa che il gruppo, anziché essere esperienza di confronto e di crescita, diventa un luogo di bassa socializzazione e quindi controproducente per lo sviluppo della persona. Per il nostro ambito associativo diventa poi fondamentale individuare una sesta ed ultima categoria . E' quella del "tempo libero", visto come tempo dell'identità; per cui se il gruppo dei coetanei è il luogo privilegiato di socializzazione, il tempo libero è il tempo determinante per la formazione dei giovani. In passato erano i momenti forti della vita, come la politica, lo studio, il lavoro, la famiglia che costruivano la personalità dei giovani: oggi è prevalentemente durante il tempo libero che i giovani fanno esperienze che costruiscono la loro personalità. Il tempo libero occupa infatti un posto rilevante nella graduatoria dei valori dei giovani d'oggi. Definite queste categorie, tentando una ulteriore semplificazione, bisogna dire che se ci mettiamo ad osservare bene l'ambito giovanile potremmo cogliere altre specificazioni. Ad esempio, è facilmente identificabile una fascia di giovani che, in modo più o meno intenso e impegnato, vivono esperienze significative di socializzazione, cultura, solidarietà. Così è purtroppo ben individuabile anche un'altra fascia che comprende invece coloro che definiamo i devianti e i marginali: tossicodipendenti, sbandati, caratteriali, quei soggetti definiti da Don Ciotti in un suo libro "le mele marce" . Vi è così anche un'ultima fascia, forse la più consistente, che raccoglie coloro che ci appaiono poco interessati, apatici, quelli che secondo Dante sarebbero stati "ignavi" e secondo Moravia "indifferenti".Noi invece- dato che abbiamo la Tivù - li definiremo i "ragazzi del muretto", quei giovani che vivono alla giornata, trovano soddisfazione nel piccolo gruppo di pari, non aderiscono a proposte aggregative e culturali significative, trascorrendo spesso il loro tempo libero in modo abbastanza annoiato, ma innocuo. In tale quadro, considerato che la seconda fascia necessita di interventi di recupero intensi e specialistici, preferiamo qui concentrare una proposta del CTG mirata sulle restanti fascie, con la consapevolezza però che la nostra azione può avere un importante carattere "preventivo" rispetto a rischi di disagio e devianza. Il nostro Piano Giovani va dunque indirizzato a diverse aree di utenza, disponibili a differenti livelli di impegno. Se da un lato dovremo elaborare una proposta di crescita e di socializzazione per i molti ospiti del muretto, dall'altro ci sentiamo motivati a porre un forte stimolo di impegno sociale e culturale per chi è alla ricerca di una dimensione di "servizio". Obiettivi. A fronte di questa realtà, pur semplicisticamente delineata, gli obiettivi generali che tutta l'associazione deve porsi sono: - promuovere il protagonismo dei giovani attraverso proposte aggregative di carattere turistico, culturale e ricreativo, privilegiando il loro coinvolgimento diretto nella programmazione e gestione delle attività; - qualificare la presenza giovanile all'interno dell'associazione con una proposta forte di impegno e servizio . Due sono quindi i livelli di intervento: uno finalizzato ad aiutare un numero più globale a vivere in modo proficuo il proprio tempo libero; l'altro teso a coinvolgere alcuni giovani in una scelta prioritaria di disponibilità agli altri, vissuta all'interno dell'associazione. Passando a individuare le modalità, gli strumenti e le iniziative per raggiungere gli obiettivi , si rende ora probabilmente necessario analizzare meglio la situazione dei giovani all'interno e all'esterno del CTG e fornire alcune indicazioni generali di intervento . I giovani impegnati nel CTG. Si tratta di una categoria in costante crescita grazie ad una politica attenta a livello nazionale e in alcune regioni, ma ancora talvolta disattesa in altre strutture locali. Va senz'altro detto che questo impegno nel CTG non può essere definito in modo univoco: esso varia infatti a seconda delle diverse realtà in cui si opera, ma resta il fatto che ora l'associazione può contare su un nucleo consistente di nuovi soggetti che hanno fatto una "scelta" di impegno nel CTG. Importante appare, adesso, lavorare per confermare ed incentivare questo sforzo dando continue possibilità di approfondimento e di lavoro. Per chiarire meglio, ipotizziamo che alcuni ragazzi si dedichino principalmente ad attività ludiche: diventa allora fondamentale fornire loro la possibilità di aggiornarsi su temi come l'animazione e l' organizzazione delle attività; se viceversa altri fossero prioritariamente impegnati in attività di volontariato come scelta di solidarietà nel territorio, gli dovrebbe essere dato l'appoggio necessario ad individuare le realtà su cui operare nel modo migliore. Per questa categoria di giovani, deve essere chiara la filosofia dell'associazione e l'ispirazione cristiana che si intende testimoniare. Ciò non vuol dire emarginare chi non sia in linea, ma usare coerenza rispetto alla nostra identità. E' ovvio che a queste persone va indicato e proposto un percorso formativo che li metta nella condizione di qualificare la loro azione e quella del livello associativo di cui sono espressione . I giovani coinvolti nel CTG. Il gruppo in questione è quello che definiremo " degli utenti" , coloro che sono soci ma che, per scelta propria o dei loro dirigenti, partecipano ad attività già preordinate. Sono coloro che utilizzano il CTG principalmente come servizio, come agenzia, come struttura organizzativa. E' d'altra parte anche il bacino in cui individuare potenziali "dirigenti". Si rende quindi necessaria, anche nei loro confronti, una scelta associativa prioritaria (a livello locale soprattutto) da parte dei responsabili, snodandosi su due filoni: - nel tentativo di coinvolgere maggiormente questi ragazzi in attività, formazione e vita di gruppo; - nel predisporre proposte GIOVANILI non solo nello spirito ma anche nei costi. Ciò anche per non correre il rischio di apparire un'associazione rivolta a giovani con possibilità economiche consistenti. A tale proposito, anzi, sarebbe auspicabile una politica di prezzi differenziati per giovani studenti e in attesa di prima occupazione, favorendo così la partecipazione alle attività. Strategico appare poi il coinvolgimento nella formazione, che oltre alla sua funzione specifica , assume un'importanza ulteriore quando diventa il volano di nuove amicizie, di scambi di idee, di voglia di essere protagonisti. Gli "utenti" - siamo convinti - se trovano spazio e stimoli adeguati, possono essere coinvolti maggiormente e decidere di impegnarsi più attivamente nell'associazione, assumendo anche le realative responsabilità . I giovani impegnati fuori dal CTG. All'interno di questa categoria potremmo individuare e distinguere tra i giovani, il cui impegno discende da un'impostazione evangelica, e quelli viceversa con una visione laica delle cose. Una volta questi ultimi, in ambiente ecclesiale, erano definiti i "lontani", un' impostazione che il recente Convegno di Palermo ha rovesciato, ponendo il quesito se non sia proprio la Chiesa ad essere lontana da loro. Con tutti è possibile allora confrontarsi sulla realtà in cui si vive (città, scuole,famiglie e così via), sulla partecipazione sociale ( consulte, forum), sulla tutela ambientale, sui modi di valorizzare il tempo libero e l'esperienza del turismo. Come passo successivo bisognerà inoltre studiare ed attuare forme di collaborazione con altre associazioni , secondo i vari ambiti di azione. La carta da giocare è quella di creare occasioni di incontro nelle singole realtà locali, partecipando alla vita della comunità . Tra le associazioni, dovrebbero poi essere pubblicizzate le attività nazionali e locali di ciascuna, in modo da costruire un clima di collaborazione e di servizio reciproco. Con i giovani che condividono con noi l'ispirazione cristiana, il discorso diventa più articolato. Qualcuno vede talvolta il CTG come "fratello minore" e i suoi soci come ragazzi poco impegnati, ai margini della comunità ecclesiale, troppo individualisti e velleitari. Per costoro, allora, il CTG è "poco" rispetto all'impegno in gruppi parrocchiali che rimangono indifferenti di fronte alla nostra proposta, talvolta per lo scetticismo di un clero poco informato nei confronti dell'associazione. E' un aspetto da non sottovalutare, anche perchè la nostra prospettiva è quella di abbandonare la logica degli "orticelli" e individuare forme di collaborazione . Per quanto riguarda i rapporti con i giovani impegnati in ambito ecclesiale, si rende dunque necessario un ampio lavoro di sensibilizzazione verso le parrocchie e le diocesi, presentando la nostra proposta associativa. Bisogna superare ogni forma di vecchio campanilismo, andando oltre una concezione per cui il possesso di una tessera rende la persona proprietà esclusiva di un'associazione. Il risultato che si vuole ottenere è in fondo sempre lo stesso: fare qualcosa di costruttivo per se stessi e per gli altri. I ragazzi del muretto Un altro discorso va dedicato a quella che sembra la maggioranza dei giovani . Che stimoli può dare loro il CTG ? Come può il CTG entrare in contatto ? Come deve proporsi a queste persone? Nel tentare qui di abbozzare una risposta, dobbiamo comunque tenere ben presente che anche in questo gruppo vi sono varie situazioni che si richiamano all'ambiente familiare che ciascuno ha alle spalle, al gruppo che frequenta, alla sensibilità individuale. Innanzitutto, lo stimolo che il CTG può dare è quello di cominciare a credere che il tempo libero sia tanto prezioso quanto quello dedicato allo studio e al lavoro. Per molti giovani il mostro da sconfiggere è la noia , è la "nausea" di Sartre. E' la noia che porta alla incomunicabilità, alla ricerca del divertimento estremo e dell'eccesso. Il messaggio che proviene dal CTG è il recupero del gusto di vivere in un certo modo, dello stare insieme in una certa maniera. La strategia più giusta è quella di coinvolgere le persone in attività che siano ispirate da questa filosofia. Si pone allora pressante il problema della promozione della nostra associazione all'esterno. Per raggiungere e coinvolgere questi ragazzi bisogna allargare i soliti ambiti in cui operiamo, portandosi nei luoghi propri dei giovani come le scuole, le università, le discoteche, inserendosi negli spazi da loro frequentati, mettendo annunci sui loro giornali e così via. Talvolta in alcune realtà associative ci si lamenta che i giovani vengano con fatica al Ctg , che sia difficile trovarli: una riflessione stimolante può discendere da una vecchia massima. Infatti se il proverbio dice "chi cerca trova", non è arrivato il momento di chiedersi: "Quanto si è cercato?". E' chiaro ora che la presentazione del CTG non deve essere a parole, non è necessario un annuncio che riporti l'art. 1 dello Statuto. L'identità citigina deve trasparire dallo stile di fare turismo, dallo stare insieme, da una fruizione intelligente del tempo libero, da una naturalezza non forzata nei momenti dedicati alla riflessione e alla preghiera, invito a "perdersi per poi ritrovarsi". Il problema fondamentale quindi è quello dell'approccio, del primo contatto. Suscitare interesse nel mondo d'oggi può essere la carta vincente: un interesse che risponde a una curiosità vera per un messaggio coerente ed accattivante. Per raggiungere questo scopo è opportuno ricercare le attività che possono interessare questa fascia giovanile come: - viaggi, anche all'estero, con prezzi abbordabili; - escursioni in parchi naturali, in montagna; - campeggi e soggiorni in strutture informali; - feste in discoteca. Si tratta quindi di una serie di attività simpatiche, originali, economiche, bene organizzate e animate, proposte con stile di accoglienza, di gioia e di apertura. Queste le caratteristiche di una proposta CTG per i giovani, da qualsiasi livello essa parta. Si ritiene tuttavia importante che nel primo contatto e nell'organizzazione ci si avvalga dell'apporto di giovani già impegnati in associazione, presenza strategica che può favorire la socializzazione, suscitare certe domande e provocare interessamento. Lo stile deve essere quello di non aggredire ma di attirare, con discrezione e intelligenza. Bisogna trasmettere il grande spirito di libertà che regna nella nostra associazione dove non si obbliga nessuno ma si chiede a tutti di aprirsi all'incontro. E ' forse questo il terreno di frontiera in cui il CTG è chiamato ad operare, portando anche il suo piccolo contributo a un più vasto disegno di testimoniuanza ed evangelizzazione. LE AZIONI GENERALI Cercando di fare sintesi di quanto sopra esposto, è possibile individuare alcune linee generali di azione che ogni livello associativo potrà fare proprie e adeguare alle diverse realtà locali: - fare una lettura circoscritta, ma per quanto possibile completa, della realtà giovanile all'interno e all'esterno dell'associazione nel proprio ambito operativo; - individuare e proporre attività e servizi di carattere turistico, ambientale, ricreativo e culturale originali, accattivanti e accessibili economicamente; - divulgare attraverso stampa, lettere, manifesti e locandine ogni iniziativa; pubblicizzare le attività nei luoghi di ritrovo giovanili; - adottare e trasmettere, nell'organizzazione delle attività, lo stile "partecipativo", autogestito, e non impositivo del CTG per invogliare i giovani ad assumere progressivamente un ruolo attivo; - dare fiducia e spazio ai giovani "utenti" del CTG e stimolarli ad un maggiore coinvolgimento e impegno all'interno dell'associazione; - valorizzare e gratificare l'opera dei giovani "impegnati" nel CTG affidando responsabilità, riconoscendo loro spazi autonomi di operatività; - contattare le diverse realtà ecclesiali (Diocesi, parrocchie, Consulte, Commissioni, associazioni) presentando la nostra proposta educativa e rivendicando il nostro spazio e il nostro ruolo di " frontiera "; - essere presenti e propositivi nei confronti di Enti e istituzioni preposti alla definizione di politiche giovanili (Forum, Consulte, Commissioni); - curare con diligenza e professionalità la formazione di giovani dirigenti che possono costituire lo strumento fondamentale di contatto, coinvolgimento e impegno dei loro coetanei; - agevolare al massimo, anche dal punto di vista economico, la partecipazione giovanile alle diverse attività proposte; - affrontare sulla stampa associativa tematiche e argomenti di interesse giovanile; coinvolgere giovani dirigenti nella redazione delle diverse riviste; - individuare e contattare gruppi giovanili informali (paesani, di quartiere, di parrocchia) a cui fare la proposta associativa CTG. Cercare contatti e collaborazioni col mondo della scuola superiore e universitaria con alcune proposte qualificate. LE AZIONI CONCRETE A questo punto viene succintamente esposta una soluzione operativa, cioè un metodo che permetta di realizzare tutto ciò che è stato detto precedentemente, suddiviso per livelli associativi. Livello nazionale. Per gli "impegnati" tutto si riassume in una parola: formazione. Attraverso il piano nazionale si devono dare le basi che consentano lo sviluppo di una base preparata di dirigenti associativi e di promoter in grado di: - avvicinare " i ragazzi del muretto" ed iniziare ad operare con loro; - costruire e coltivare collaborazioni con associazioni di comune ispirazione nelle singole realtà territoriali; - avviare i contatti con le parrocchie ed iniziare con loro un rapporto solido e continuato; - stimolare e far crescere i giovani "utenti" del CTG, rendendoli partecipi dei circuiti formativi dell'associazione. Sulla base di queste premesse il piano di formazione deve prevedere la stretta collaborazione fra livello nazionale e livello regionale, mentre tecnicamente è importante organizzare un'équipe nazionale in grado di disegnare una strategia globale e poi gestirla. Si ritiene che dovrebbe essere poi avviata una stretta collaborazione fra l'équipe e i livelli regionali, in seno ai quali è indispensabile individuare un referente in grado di: - partecipare attivamente alla fase progettuale nazionale; - verificare se esista già un piano di formazione regionale per i giovani ed individuarne i risultati conseguiti. - attuare un piano di formazione regionale che sia allineato con quello nazionale, mae rispondendo nel concreto alle esigenze specifiche locali. Solo con queste premesse si ritiene possibile la creazione di un background giovanile in grado di raccogliere il peso della dirigenza di un'associazione che non può e non deve più in alcun modo consentire improvvisazione e pressapochismi. Il referente regionale in tal senso ci consentirà di verificare l'effettiva sintonia tra la periferia e il centro e ci permetterà la realizzazione di corsi più completi, scientifici, mirati e ricchi di idee. Relativamente all'organizzazione dei corsi nazionali e locali è auspicabile un politica attenta dei prezzi che consenta una partecipazione estesa e non discriminante nei confronti di nessuno. Per quanto riguarda la categoria "utenti", il livello nazionale deve provvedere a : - organizzare attività dove sia possibile stimolare interesse e partecipazione: feste, incontri, viaggi, scambi internazionali; -offrire servizi e agevolazioni in tema di viaggi; -creare interesse sulla vita associativa anche grazie ad appositi angoli su Tg; -dare le prime basi di formazione per iniziare un cammino associativo più consapevole; -garantire l'accessibilità economica alle attività. Per chi poi sta al di fuori dell'associazione, si deve promuovere a livello nazionale una politica di incontro sia con le associazioni di eguale ispirazione sia con quelle di ispirazione diversa, promuovendo e partecipando a incontri, convegni e manifestazioni di rilevanza nazionale. Deve essere migliorata anche l'immagine che l'associazione dà di sé all'esterno, curando la preparazione dei suoi operatori; intavolando un dialogo chiaro e proficuo con gli ambienti ecclesiastici. Per quanto riguarda gli "indifferenti", spetterà al Consiglio Nazionale individuare metodi e strumenti di "promozione" associativa, in modo da agire sul territorio nazionale attraverso il coinvolgimento delle realtà locali. Il livello regionale. Per la categoria degli "impegnati" si deve: -coinvolgere i consiglieri regionali nella gestione dell'associazione sul territorio; -offrire strutture e contatti per poter coltivare i loro settori di interesse; -collaborare alla loro formazione ; -contribuire alle spese di viaggio che vengono sostenute per la formazione; -organizzare incontri e meeting interregionali. Verso gli "utenti". Compito del Consiglio è: -attivare corsi che diano idea di cosa è il CTG e di cosa offre; -creare attività ludiche che consentano incontri interregionali con altri giovani; - avere uncontatto continuo con i gruppi giovanili per intervenire sulle eventuali difficoltà e per avere sempre il polso della situazione . - intervenire sul livello amministrativo per delle politiche giovanili efficaci e attente. Il livello provinciale e di gruppo. In relazione agli impegnati il Provinciale deve: - rendere agevole il contatto con gli altri livelli associativi, in special modo con i gruppi ; -coinvolgerli nelle attività sul territorio; -dare libertà di lanciare nuove iniziative che suscitino interesse. Per quanto riguarda la categoria degli "utenti", oltre a ciò che è stato già detto, è necessario che ci si dedichi ad un'intensiva opera di indirizzo delle politiche giovanili dei vari gruppi . Verso i giovani impegnati esternamente al CTG, è necessario capillarizzare l'azione già descritta, collaborando con le altre realtà presenti sul territorio e le agenzie educative. Rispetto infine ai disimpegnati, è indubbio che spetti proprio a questo livello associativo il compito di far conoscere cosa è e cosa fa il CTG attraverso un lavoro, a carattere fortemente sperimentale e innovativo, in termini di contatti, relazioni, proposte, attività e servizi ad essi mirati ( campi natura, meeting, ricerche d'ambiente, feste, camping-tour, scambi giovanili e così via) PROGETTO GIOVANISSIMI C.T.G. Premessa L'attenzione per i giovanissimi chiede, innanzitutto di essere chiarita e rileggittimata ai vari livelli associativi. L'apertura dell'Associazione ai giovanissimi: * NON E' una trovata promozionale per aumentare il numero dei soci; * NON E' un allargamento funzionale della struttura per raggiungere e soddisfare un maggior numero di "clienti" Per contro si delinea come una esigenza non più rimandabile se si vuole esssere coerenti con il "taglio" e le scelte educative dell'Associazione, ribadite anche recentemente dalle tesi congressuali. QUADRO DI RIFERIMENTO Chi da ragazzo o da preadolescente non ha avuto proposte ed occasione educative è assai meno recettivo e disponibile a tali proposte quando gli sono rivolte da adolescente o da giovane. Anche nel contesto del tempo libero, del turismo e dell'associazionismo, se i riferimenti sono valoriali come: - l'ispirazione cristiana; - la solidarietà; - l'apertura agli altri; - l'impegno sociale; - l'autoeducazione; - la convivenza democratica; - l'amicizia; - la famiglia; - il rispetto dell'ambiente. Per tale ragione occorre innanzitutto prendere atto del fatto che molti giovanissimi, oggi NON SEMPRE INCONTRANO ADEGUATE PROPOSTE EDUCATIVE fondate sui valori sopra citati: NON SEMPRE NELLA SCUOLA (perchè troppo spesso coinvolta, in questo momento più dai problemi didattico-organizzativi che non pedagogico-educativi); NON SEMPRE IN FAMIGLIA (stante la realtà di molte famiglie, "tiepide" o "fredde" o indifferenti nei confronti dei valori); NON SEMPRE NEL TEMPO LIBERO ("affollato di proposte consumistiche ed arrivistiche mal celate da corsi, lezioni, vacanze, gruppi sportivi, ecc.). IL RUOLO DEL C.T.G. Una Associazione come il CTG, che molto ha da dire e soprattutto da testimoniare in fatto di valori, non può dunque restare insensibile a questa "carenza educativa" dei giovanissimi, per superare la quale è in grado di offrire un contributo importante. La specificazione del contributo educativo che il CTG può offrire ai giovanissmi necessita però di alcune considerazione preliminari: a) a livello di vertici associativi • la condivisione piena delle motivazione/legittimazione dell'attenzione da prestare ai giovanissimi; • la disponibilità messa a disposizione di risorse materiali ed umane b) a livello di gruppo, oltre, ovviamente, alla condivisione della motivazione/legittimazione: • la presenza quanto meno di un tema disponibile a lavorare PER e CON i giovanissimi, dopo una formazione iniziale. La possibile articolazione dell'attività sottoesposta non è che una idea di partenza, centrata su due capisaldi: • il servizio che può essere reso ai giovanissimi in vari contesti (scuola, comunità, strutture ricettive); attraverso l'impiego di animatori specializzati (ad es. nella didattica dell'ambiente o nell'animazione turistica); • l'associazione vale a dire il "gruppo giovanissimi" inteso come realtà sociologico-educativa (nella struttura associativa non significa, tout court, gruppo a se stante, ma branca specifica e sui generis ( e seguito da animatori giovani e adulti che fanno la scelta precisa di dedicarsi a questo settore. Le singole realtà CTG possono occuparsi della dimensione "servizio" e/o della dimensione "associazione" in base alle risorse interne, alle esigenze locali, ecc. OBIETTIVI GENERALI Sia per l'ambito di "servizio" che per la proposta più direttamente "associativa", gli obiettivi che l'associazione si pone sono: • "insegnare/testimoniare" in valenze formative di un certo modo di intendere e fare turismo e di stare insieme; • valorizzare gli ambiti più vicini e/o meno usuali; • promuovere la riscoperta del gioco come valore sociale e creativo; • sensibilizzare e coinvolgere nell'impegno ambientale e sociale nel contesto turistico e associativo; • proporre i valori di riferimento dell'Associazione. PREREQUISITI (da attivare a livello centrale) a) Formazione degli animatori b) Predisposizione di materiali c) Animazione/sperimentazione di esperienze tipo occasioni particolari. AMBITI DI INTERVENTO Scuola (elementari e medie) 1.assistenza/animazione/accompagnamento/guida in attività turistico-ambientali 2.presenza nella classe PRIMA e DOPO l'iniziativa (attività di preparazione di laboratorio, di commento, di documentazione, ecc.); 3.offerta di "pacchetti" e di animatori adeguatamente formati per 1. e 2. COMUNITA' CONFESSIONALE (oratori, parrocchie) * per i soli ragazzi: * per le famiglie ambientali rivolte alle con i ragazzi a) vedi scuola + b) momenti di festa-turismo-gioco: c) animazione specifica e caratterizzazione di iniziative turisticofamiglie (occupandosi, in tale contesto dei ragazzi). ASSOCIAZIONE a) costituzione di "gruppi giovanissimi" COMUNITA' LOCALE (comune, quartiere...) a) idem come per la comunità confessionale; b) servizio "accoglienza giovanissimi" (accoglienza di gruppi turistici, classi, ecc. in visita o in soggiorno temporaneo nella propria località) STRUTTURE RICETTIVE (case per ferie, campeggi, alberghi a carattere familiare...) a) vedi tutti i punti relativi a scuola, comunità confessionale e comunità locale. CONTENUTI (non esaustivi ma da privilegiare) a) L'ambiente "vicino" b) L'accoglienza c) Gli scambi d) L'Associazione e) L'impegno ambientale e sociale IL GRUPPO GIOVANISSIMI * Struttura a partecipazione democratica con coinvolgimento responsabilizzante: - i giovanissimi aderiscono al gruppo; - i giovanissimi eleggono tra di loro varie figure di ruolo (capogruppo ed incaricati vari); - i giovanissimi decidono con gli animatori del gruppo vari aspetti della vita e dell'attività del gruppo stesso. * Struttura animata/assistita da un team di animatori (due o tre) collegati con l'ordinario gruppo CTG; ad ogni team corrisponde un gruppo giovanissimi di consistenza qualitativa simile ad una classe scolastica o di catechismo; la presenza del medesimo contesto di più gruppi comporta, ovviamente, attività di collegamento e/o comuni tra i team di animatori e tra i gruppi. * La nascita/costituzione di un gruppo giovanissimi si può ipotizzare come risposta-sbocco di attività di servizio e/o di animazione saltuaria. *L'offerta avanzata dagli animatori (dopo una gita, un intervento a scuola o in parrocchia, ecc.) può indicativamente consistere nella proposta di: ritrovarsi regolarmente una o due volte alla settimana per: * vedere filmati o diapositive delle iniziative appena svolte; * preparare cartelloni o altro materiale per illustrarle; * parlare dei propri problemi e delle proprie realtà; *rispondere a particolari inviti e momenti della vita associativa; * assumere particolari impegni di carattere ambientale e/o sociale legati al turismo e all'Associazione * Il riferimento delle iniziative, strettamente rivolte al gruppo o allargate (ad altri gruppi e/o anche all'esterno) può riguradare: - gite, escursioni, visite d'ambiente...; - feste e giochi; - scambi di ospitalità e/o di visite; - campagne e/o impegno di sensibilizzazione o di attività specifiche a favore dell'ambiente e della scoperta nel contesto del turismo e dell'Associazione. AZIONI PRIORITARIE a) Censimento delle realtà associative che si occupano dei giovanissimi e delle attività ad essi finalizzate; b) presentazione e proposta del progetto giovanissimi; c) verifica della disponibilità dei gruppi CTG ad intraprendere attività a favore dei giovanissimi; d) individuazione di "team" di animatori a cui rivolgere un percorso personalizzato di formazione; e) sostegno e consulenza a gruppi CTG e animatori nella programmazione di attività di "servizio" o associative per giovanissimi; f) attivazione dei percorsi di formazione là dove richiesti; g) predisposizione di sussidi e schede su specifiche attività.