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UNA ASSOCIAZIONE, UN PROGETTO
LIBERI A TEMPO PIENO
IL PROGETTO ASSOCIATIVO CTG
(Versione 8/2004)
Premessa
2 - QUADRO GENERALE DI RIFERIMENTO:
3 - La società che cambia
3 - La promozione umana
4 - Il ruolo del CTG
5 - LE FINALITÀ GENERALI DEL CTG:
6 - GLI OBIETTIVI SPECIFICI:
6 - Promuovere il protagonismo dei giovani
6 - Valorizzare il tempo libero e il turismo
7 - Promuovere la conoscenza e valorizzazione dell'ambiente
8 - Partecipare al rinnovamento sociale
9 - GLI STRUMENTI E I METODI:
9 - a) l'animazione socio-culturale come prassi educativa
10 - b) l'attività turistica e di tempo libero
10 - c) l'animazione culturale e ambientale
10 - d) il gruppo CTG soggetto di animazione e agente di cambiamento sociale
11 - e) l'articolazione e la presenza associativa nel territorio
12 - f) i rapporti con la comunità civile ed ecclesiale
13 - g) l'impegno formativo
13 - h) la comunicazione intra ed extra associativa
14 - i) la promozione dell'associazione
SCHEDE TECNICHE
15 - La programmazione delle attività
16 - La presentazione di un progetto
16 - Tecniche di animazione ambientale
16 - La stampa associativa
18 - Le case per ferie
19 - IL PIANO DI FORMAZIONE
22 - IL PROGETTO GIOVANI
25 - IL PROGETTO GIOVANISSIMI
Premessa:
Dagli inizi degli anni '80 il Centro Turistico Giovanile ha attivato un lungo e articolato
percorso di analisi della propria situazione interna e di verifica della attualità ed efficacia della
propria presenza all'interno della società italiana.
Questo percorso è stato connotato da alcune tappe fondamentali in cui l'associazione ha
fatto il punto della situazione e ha meglio indirizzato il proprio passo.
L'ampliamento dell'azione associativa al tempo libero, ratificato nel Congresso nazionale di
Sassone (1982), l'attenzione ai temi ecologici e all'educazione ambientale, lo sforzo concreto di
recuperare la dimensione "giovane" all'interno dell'associazione, l'assunzione cosciente della
"missione animatrice e di servizio" a cui la società e la Chiesa italiana ci chiamano: tutti questi
elementi, proposti e approfonditi nei vari documenti e piani associativi, hanno trovato un momento
di sintesi nell'ultimo Congresso di Numana-Loreto.
"CTG: un progetto per una società che
cambia": questo è il tema attorno al quale si sono incentrate le mozioni e la relazione
congressuale, il dibattito e le tesi conclusive. La ricchezza e la complessità dei contenuti, delle
proposte, delle riflessioni, degli indirizzi, emersi nella fase congressuale ci impongono uno sforzo
in termini di chiarezza e razionalizzazione.
Si tratta di rimettere insieme la teoria e la prassi, il contenuto e i metodi, la riflessione e
l'operatività, l'utopia e la realtà. Si tratta di fornire indicazioni chiare su cosa è e dove vuole
arrivare il Centro Turistico Giovanile. Si tratta di costruire un quadro avendo già chiari e a
disposizione tutti gli elementi: la cornice, la tela, il disegno, i colori. Nelle pagine seguenti
troveremo quindi questo quadro, il "progetto" dell'associazione, la nostra Carta d'identità
aggiornata.
Un progetto associativo che non vuole certo costituire una gabbia chiusa in cui tutti devono
raccogliersi, ma che pone invece degli obiettivi. Che indica e suggerisce modalità e strumenti per
raggiungerli, pur lasciando ad ogni realtà quella autonomia e quella creatività che fanno la
ricchezza e la bellezza della nostra associazione.
Non un progetto "catenaccio" quindi, ma lo strumento necessario per essere sempre di più
associazione credibile, efficace, attenta ai problemi e alle esigenze dell'uomo d'oggi.
LA SOCIETÀ CHE CAMBIA
In questi anni quanti si pongono in atteggiamento di ricerca e di approfondimento nei
confronti della società hanno l'impressione di trovarsi in una sorta di realtà frantumata, polverizzata,
composta da tante "monadi" incomunicanti, tra le quali risulta sempre più difficile orientarsi e con
le quali è arduo instaurare rapporti che non siano di pura e semplice convenienza o di normale
"sopravvivenza".
Nasce da qui quell'insidioso disorientamento che sembra accompagnare l'esistenza dell'uomo
contemporaneo. La solitudine e l'indifferenza nei confronti degli altri, sembrerebbero gli elementi
che caratterizzano la condizione esistenziale dell'attuale umanità in quest'ultimo scorcio di secolo
che prelude all'alba di un nuovo Millennio.
L'uomo, giunto al punto verosimilmente più alto di una parabola di sviluppo che ha
determinato effetti epocali e per molti aspetti straordinari, stenta ora, paradossalmente, a
riconoscersi, a riallacciare i rapporti con la propria identità, ad entrare in contatto con i propri simili.
Si direbbe insomma essere in atto una sorta di "mutazione antropologica", dai connotati oscuri ed
inquietanti, che rischia di condurre il genere umano verso una meta senza ritorno.
Basta del resto guardarsi attorno, per rendersi conto dei principali effetti esercitati da questo
fenomeno sulla nostra vita quotidiana. Anzitutto la "massificazione" di modelli e comportamenti, la
progressiva rottura delle relazioni interpersonali, e la distruzione di quel particolare e prezioso
reticolo di socialità, di confronto, conoscenza e scambio che rappresenta invece il miglior antidoto
all'anonimato in cui minaccia sempre più di relegarci la vita quotidiana, specie nelle grandi città.
A questa "mutazione antropologica" sembra corrispondere anche una "accelerazione sociale".
Questa nostra società, rispetto solo a un decennio fa, sta cambiando molto più velocemente ma
soprattutto secondo tipologie diverse e più complesse. Una società caleidoscopio che cambia
repentinamente parvenza, in continuo movimento, una società che incoraggia la moltiplicazione
incalzante di messaggi superficiali ed effimeri e ritmi di vita sempre più caotici. Una società in cui
individualismo, vuoto di speranza, disimpegno, distacco tra istituzioni e cittadini, assumono
dimensioni sempre più ampie e preoccupanti.
Una società in cui - come indica il documento CEI "Evangelizzazione e testimonianza della
carità" - "sembrano radicalizzarsi orientamenti culturali e politici tesi ad emarginare dalla realtà
sociale e dalle istituzioni ogni riferimento all'etica cristiana ed alle più genuine tradizioni del nostro
popolo, particolarmente in ambiti di decisiva importanza come quelli della famiglia, della tutela
della vita, dell'educazione. Si finisce così per sostenere indirizzi contrari alla dignità della
persona e ai vari interessi della nostra società".
Questa situazione generale, questi elementi che caratterizzano questa nostra società alla
vigilia del terzo millennio, hanno ovviamente ripercussioni negli ambiti propri della nostra
associazione. La riduzione progressiva dell'orario di lavoro, il prolungamento dell'età scolare,
l'evolversi dei sistemi produttivi che agevolano la turnazione e i part-time, hanno comportato un
considerevole aumento del "tempo libero" a disposizione del cittadino.
Spesso però, questo aumento quantitativo del tempo libero, non è seguito da un utilizzo
qualitativamente valido. Ecco allora che il tempo libero
va connotandosi sempre più
esclusivamente come il tempo del "consumo", succube delle logiche di mercato. Ecco che prolifica
"l'industria del tempo libero" che vende prodotti e servizi idonei a occupare e "riempire" il tempo
delle persone. In alternativa, o addirittura conseguentemente, a questo uso del tempo libero, agli
specchi per le allodole proposti dai mass-media rimane talvolta solo una sensazione di vuoto, di
noia, di disagio psicologico.
La concezione di un tempo libero come tempo di crescita, di relazione e di ri-creazione
autentica, stenta a radicarsi nel modo di pensare e di vivere dell'uomo d'oggi. Anche il turismo - uno
dei modi di trascorrere il tempo libero che è divenuto un fenomeno centrale della vita quotidiana non è immune dalle tentazioni e dalle lusinghe del consumismo sfrenato e della mercificazione.
Gli italiani viaggiano molto ma hanno la tendenza a frammentare la loro vacanza in diverse
occasioni. C'è una sempre maggior voglia di turismo che trova però, il più delle volte, sbocco in
esperienze effimere, superficiali, se non addirittura frustranti. Se questa è la società d'oggi, se queste
sono o le chiavi di lettura del tempo libero e del fenomeno turistico, comprendiamo quale possa
essere la condizione di coloro che all'interno di questa società e con questi modelli "stanno
crescendo", cioè dei giovani.
La complessità e la frammentazione della realtà sociale creano disorientamento. Un certo
acritico pluralismo e l'omologazione culturale possono impedire ai ragazzi d'oggi di avere dei punti
di riferimento certi, di riconoscere una scala di valori cui appoggiarsi. Vengono definiti come i
giovani della "concretezza", i giovani per cui ieri è preistoria e il domani è troppo lontano. Giovani
per cui il tempo, o è presente, o non è.
Ma sono anche i giovani cresciuti nel pieno sviluppo della civiltà del tempo libero e che
riconoscono in questo tempo la qualità di "tempo prioritario", di luogo dell'identità. In questo
contesto, gli atteggiamenti, i comportamenti, le culture giovanili si aprono a sbocchi diversi. Per
molti la prospettiva è una crescente emarginazione, la disperazione, il disimpegno e l'indifferenza.
Per altri invece l'impegno volontario, l'attenzione alle tematiche ambientali, la valorizzazione
dello studio, l'apertura alla mondialità. Non esiste più quindi una "condizione" giovanile, ma
sussistono e convivono più "condizioni" che rendono senz'altro più difficile l'approccio e
l'interazione da parte delle agenzie educative e del mondo adulto in genere. Non è un terreno facile
allora quello su cui intendiamo giocare la nostra partita.
Di fronte a questa società mutevole e frammentata siamo chiamati ad agire col discernimento
del saggio e l'entusiasmo del fanciullo, con i piedi bene ancorati a terra ma con il corpo e le mani
flessibili e pronti a cambiare posizione, a cogliere nuove esigenze, a volgere lo sguardo verso
sempre nuovi orizzonti .
LA PROMOZIONE UMANA
La nota CEI già citata si conclude così: " Questa situazione complessa stimola comunque,
sia nei suoi profili positivi che in quelli negativi, la comunità cristiana a proseguire e intensificare il
proprio impegno per la promozione dell'uomo e il bene del paese". La promozione umana dunque
viene indicata quale via maestra, viene vista come chiave di volta per offrire un contributo fattivo e
positivo alla società che cambia.
Una società che negli ultimi anni ha assunto una forte ed insidiosa connotazione "rampante",
proprio all'insegna del "tutto e subito" e dei codici totalizzanti. E' dovuto a ciò, a questa evoluzione
materiale, ma anche a questa involuzione spirituale e valoriale, uno dei fatti più sintomatici e più
scandalosamente taciuti del nostro vivere contemporaneo: la progressiva, la colpevole
emarginazione di strati crescenti della società, di tutti coloro che, per vari motivi, non possono o
non vogliono mettersi al passo con tendenze ed interessi che sembrano pericolosamente porre tra
parentesi la dignità ed i valori dell'uomo.
Basti pensare ai giovani, da sempre portatori inascoltati di aspirazioni ad una nuova cultura
dello scambio ed dell'incontro ed invece, oggi più che mai, costretti di fronte ad un'alternativa
inaccettabile: o integrazione o emarginazione.
Basti pensare ai bambini (i nostri giovanissimi) e agli anziani (le nostre pantere grigie),
soggetti considerati trascurabili da una società sempre più votata al mito produttivistico, che non
puo' "perdere" né tempo, né risorse in assenza di una sicura ed immediata redditività.
Basti pensare ai disabili, autentici "figli di un dio minore" in un contesto socio culturale che
sembra aver perso la consapevolezza della sacralità e dignità della vita umana, in qualunque forma e
in qualunque condizione essa si esprima.
E' una situazione, questa sommariamente tratteggiata, che è logica conseguenza dell'aver
privilegiato troppo interessi ed aspetti puramente economici e di profitto, trascurando valori di cui
ci siamo forse illusi di poter fare a meno.
Abbiamo scambiato il "benessere" con il "più essere" . E se oggi la "società caleidoscopio" ci
sfugge e si trasforma continuamente tra le mani, se le certezze di ieri sono difficili da recuperare e
mettere in pratica, se il cinismo e l'indifferenza la fanno ormai da padroni nei rapporti quotidiani,
significa che si è rotto qualcosa di importante nel meccanismo che regola la convivenza. E
contribuire a riparare questo "qualcosa", a ricercare questi equilibri è un compito che spetta anche
alla nostra Associazione.
Ecco quindi la necessità di riconfermare il nostro stile, secondo cui le tante iniziative
associative, da occasioni di mero divertimento e di puro svago, divengono momenti emblematici di
un impegno civile e sociale che ci spinge ad interagire nell'ambito delle comunità locali . Con
un'impronta di gratuità e di gioia , con uno spirito di accoglienza e di rispetto, con un impegno
per la costruzione di una società che sia a misura d'uomo.
Ed è su queste basi e attorno a queste coordinate valoriali che le varie esperienze nella
struttura del CTG crescono, maturano e diventano realtà pulsante e luogo vitale di crescita
personale e comunitaria, di confronto con le altre realtà giovanili, di esperienze culturali, civili ed
ecclesiali, fonti di maturazione e di crescita responsabile. In ciò consiste fondamentalmente
l'essenza vera e profonda della nostra proposta associativa.
Una proposta che abbiamo affinato nel corso di questi ultimi anni nella comune convinzione
che, a fronte dell'evolversi o, se si vuole, dell'involversi della situazione sociale e culturale del
Paese, occorresse agire responsabilmente. Tutto ciò, cogliendo i primi segni di controtendenza,
facendoli germogliare al fine di risultare occasioni intelligenti che fornissero ai giovani, alle
famiglie ed alla comunità locale, una vasta gamma di "giovani opportunità", turistiche, ricreative e
culturali, tali da favorire la ripresa di un dialogo intergenerazionale e l'acquisizione di chiari
riferimenti valoriali.
Questo diventa il nostro modo di fare "promozione umana" , questo diventa il nostro apporto
convinto alla crescita e maturazione della persona, questo diventa il nostro contributo allo sviluppo
sociale in termini di solidarietà e giustizia.
Questo rappresenta il nostro percorso , seguendo l'appello del recente Convegno di Palermo
delle Chiese Italiane, per divenire uomini e donne nuovi,
per
uscire dal torpore e dalla
rassegnazione, per adottare uno stile esigente di vita cristiana, pur nella normalità del vissuto di
ogni giorno.
IL RUOLO DEL CTG
Definito quindi il quadro della società attuale e indicata la strada maestra della promozione
umana, è necessario comprendere e definire con chiarezza quale può essere il ruolo e il compito del
CTG, nell'attuale contesto sociale.
La società è cambiata, dunque. Si è detto come nuove emergenze e istanze emergano da
diverse fasce sociali. Cambiano le istituzioni e le strutture di partecipazione. Cambia la dimensione
del tempo libero e la modalità di utilizzarlo. Tutto ciò comporta che anche il CTG debba assumere
un ruolo nuovo, diverso in parte rispetto a quello passato, più aderente alla situazione socioculturale del nostro paese.
Proprio di fronte ad un simile contesto, la proposta aggregativa, culturale ed educativa di cui,
come Associazione, siamo portatori deve essere aggiornata, potenziata e testimoniata con maggiore
vigore e convinzione. Non possiamo più dare motivo, a chi ci guarda, di essere visti come "il
gruppo della gita", interpretati come l'associazione dei buontemponi.
Oggi siamo chiamati a dare risposte serie e qualificate , non solo in termini di
aggregazione e socializzazione, ma in termini di animazione sociale, di promozione culturale,
di partecipazione. In questa nostra azione possiamo essere in parte agevolati dal fatto che si
avvertono nell'aria positivi e confortanti fermenti reattivi che non debbono andare delusi.
Segnali positivi e visibili quali l'interesse nei confronti della tutela ambientale, i tanti fermenti
in difesa della vita che cominciano a far breccia nei cuori, il diffuso bisogno di solidarietà, di
amicizia, di rapporti più autentici. Sono questi, dei precisi segnali profetici verso i quali dobbiamo
rivolgere la nostra attenzione e la nostra volontà di presenza, attrezzandoci ad affrontare le
inevitabili difficoltà che incontreremo lungo il cammino.
Difficoltà, innanzitutto, di ordine psicologico, poiché ci rendiamo ben conto che a volte può
apparire persino un po' futile occuparsi di animazione del turismo e del tempo libero in una società
che dimostra di avere ben più pressanti problemi cui far fronte. Ma siamo pure convinti che per il
CTG l'animazione del turismo e del tempo libero non rappresenta uno specifico ad effetto limitato,
che il nostro progetto non si prefigge di fornire un semplice servizio fine a sè stesso.
E' invece la base di una concezione dell'uomo ben più ampia e profonda, che abbiamo
liberamente scelto come "mezzo operativo", non come semplice fine di comodo. Il Centro
Turistico Giovanile è innanzitutto un'Associazione portatrice di un progetto educativo, prima
ancora che di servizi, nata da un preciso alveo culturale e spirituale che si riallaccia alla
dottrina sociale della Chiesa e per la quale conta soprattutto l'uomo, la sua identità, il suo
destino di salvezza.
Per questo non abbiamo paura di immergerci nelle inquietudini e nei drammi dell'attuale
momento sociale; per questo ai nostri incontri, ai nostri convegni, nell'ambito delle nostre attività,
non si parlerà mai soltanto di turismo, ma anche di tutto ciò che può contribuire a rendere la vita più
umana e degna di essere vissuta insieme.
La nostra risposta alla polverizzazione ed alle contraddizioni cui sembra volerci condannare
questa società, deve saper partire da qui, da questa irrinunciabile consapevolezza di fondo, senza la
quale perderebbe di significato qualsiasi nostra azione, qualsiasi nostra volontà di agire e di
incidere. Condividere "l'avventura" associativa del CTG significa saper comprendere la portata
degli avvenimenti sociali che accadono nella realtà circostante e soprattutto voler incidere in essi
attraverso un'azione di testimonianza e di impegno globale che, pur adoperando in primo luogo gli
strumenti del turismo e delle attività di tempo libero, intende rappresentare una fucina di socialità e
di crescita civile complessiva delle persone. Non risulterà pertanto difficile comprendere che, sulla
base di ciò, il turismo e il tempo libero sono chiamati a diventare, per il CTG, un prezioso mezzo di
lettura della realtà e di inserimento nel sociale, anche perché essi stanno sempre più diventando un
fenomeno centrale della nostra vita quotidiana. Il Centro Turistico Giovanile intende allora
confermarsi come una Associazione che, attraverso la pratica e la promozione di un turismo e di un
tempo libero cristianamente ispirati e culturalmente motivati, intende animare dal di dentro la
condizione giovanile e la realtà sociale, suscitando, salvaguardando e liberando potenzialità e
valori.
LE FINALITÀ GENERALI DEL CTG
Non è dunque casuale che il primo articolo del nostro Statuto indichi il tempo libero e il
turismo come ambiti e strumenti con i quali il CTG si prefigge di contribuire alla formazione
integrale della persona, ispirandosi alla concezione cristiana dell'uomo e della vita.
Conseguentemente quello che veramente ci preme è un lavoro di formazione. Una
formazione che è definita integrale. Infatti, se è necessario formare l'uomo alla corretta fruizione
del turismo e del tempo libero, tutto ciò non è sufficiente. Occorre anche prendere cognizione del
fatto che la persona umana non è un'arancia divisa a spicchi. Si agisce in un campo ben specifico,
ma rivolti all'interità della persona umana.
Si deve contribuire a formare l'uomo-che-vive e non solo l'uomo-che-viaggia o l'uomo-chegioca. E poiché è la formazione il nostro fine, diventa basilare a monte il percorso di preparazione
dei nostri animatori, formatori e dirigenti a qualsiasi livello.
Nell'immaginario collettivo un'associazione di turismo e tempo libero appare subito come
un'entità di evasione o - peggio - di disimpegno.
Questo perché si ha ancora la concezione di un tempo libero come occasione in cui il tempo
viene perso, va sprecato, resta vuoto. E' lo stereotipo di un tempo libero come un tempo secondario
riempito da luci di discoteche spersonalizzanti, da bicchieri di whisky che fanno apparire disinvolti,
da corse in macchina nella notte per dimostrare la propria invincibilità. Ma questo è un tempo libero
che libera o un tempo che rende ancora più dipendenti, perché ai genitori, al preside, al capopersonale si sostituisce un biglietto d'ingresso, una marca di liquori, qualche litro di benzina?
Tempo libero significa che ognuno di noi è libero in questo tempo: significa che se in ogni
momento è importante come si usa la libertà, ciò diviene fondamentale quando la libertà viene
utilizzata nel tempo libero, quando cioè si è liberi. Valorizzare il tempo libero quindi perché è il
tempo in cui si può crescere umanamente e spiritualmente, ci si può formare senza vincoli.
In epoche recenti - col passaggio da una civiltà contadina a una civiltà industriale e postindustriale, con la crisi dei valori tradizionali, con l'affermarsi dei miti della produzione, del
consumismo, del profitto, - si è verificata la caduta dei tradizionali ambiti di formazione: la scuola
e il lavoro.
Il mondo del lavoro è divenuto il mondo del carrierismo, in cui spesso la dignità umana è
asservita a logiche di mercato, senza contenuti qualificanti o socialmente gratificanti. Il valore della
scuola spesso non è più quello di una realtà che serve a preparare alla vita, che educa ad investire
in un progetto di vita, ma si è trasformato in un qualcosa di strumentale, che qualifica
prioritariamente in direzione di un mercato del lavoro.
Con questo scenario ecco allora l'importanza del tempo libero come campo strategico per la
costruzione di una identità dell'uomo. Un tempo in cui si può sviluppare - perché sganciato da
controlli istituzionali - la capacità di scoprire un percorso di critica della vita quotidiana e della sua
ritualità. Una chiave con cui aprire il guscio di conformismo, magari alla moda e riappropriarsi di
spazi di libertà, di creatività, di scoperta e crescita.
Tutto ciò vale anche per il turismo, che è senz'altro un settore importante per la bilancia economica
del Paese,ma non può essere solo affare di albergatori, ristoratori, noleggiatori, bancarellari di
gondole made in Hong Kong e Cupoloni innevati sotto vetro. Il turismo è anche uno straordinario
fenomeno sociale il cui soggetto non è un semplice consumatore di servizi, ma un uomo che
incontra altri uomini, altre culture e tradizioni, paesaggi nuovi e luoghi differenti da quelli in cui
abitualmente vive. Un incontro che diviene conoscenza, dato fondamentale per capire le diversità,
amarle o semplicemente accettarle.
Ne discende la necessità di dare un'anima al turismo. Un' anima che significa riscoprire il
senso dell'accoglienza come memoria, segno, solidarietà e comunicazione con l'altro; il senso del
viaggio come esperienza radicale dell'essere uomo, che apre orizzonti di libertà e autorealizzazione,
di uscita dall'alienazione. Si tratta di ridare anche nel turismo il primato alla Cultura, che è ciò che
produce senso al vivere dell'uomo ed è ciò che orienta scelte e passi sia a livello individuale che
comunitario, anche in momenti di vita come questi, abitualmente portati alla dispersione.
Ma tutto questo - formazione dell'uomo, valorizzazione del tempo libero, animazione del
turismo, - assume luce diversa se informato ad una ispirazione evangelica. Ma cos'è, al di là
dell'espressione linguistica in sè, l'ispirazione cristiana? E' un generico appellarsi alle origini
storiche del CTG, al fatto che la Chiesa nomini un consulente e ci riconosca alcuni ruoli?
Sarebbe poco e riduttivo. Si tratta invece, ben più impegnativo, di seguire le parole, le
azioni, lo stile di Cristo. Chiedendoci in ogni momento se il nostro fare CTG è informato su
quell'esempio. Non ci interessa dunque la cosiddetta gita cattolica, condita da una preghiera appena
saliti in pullman o da una messa appiccicata in un viaggio comprato all'agenzia.
Il CTG è chiamato a un compito più difficile, che è quello di parlare di Dio senza mai
dire Dio.
Un compito che parte dall'ambiente ristretto, parrocchiale, diocesano, scolastico, per
essere rivolto all'interità della società, dei giovani, del fenomeno turistico. E' un compito che si
inserisce nella nuova evangelizzazione avviata dal Concilio. La Chiesa, assemblea del Popolo di
Dio, Cattolica e cioè universale, si rivolge a tutti gli uomini, a tutti i giovani, a tutto il mondo. Ecco
allora che la nostra attività diviene un messaggio, un'occasione di impegno e di incontro fraterno.
Non si tratta di predicare, ma di testimoniare uno spirito, un modo di essere, una speranza che
ci faccia identificare nelle cose normali di ogni giorno come Cristiani, come portatori di quel
rivoluzionario annuncio di pace, di fraternità, di gioia partito da Betlemme duemila anni fa. Chi
trova nei nostri incontri il clima di una vera festa può crescere secondo il progetto di Dio: far
splendere il volto di Dio sul volto dell'uomo.
Tutto ciò non è facile, ma molto stimolante. Perché se non ci limitiamo a piccole sicure
comunità, ma ci poniamo di fronte al mondo, allora rientriamo a pieno titolo nell' opera che la
Chiesa si è data nel nostro tempo. "Non abbiate paura!" è il grido evangelico con cui papa Wojtila
ha iniziato il suo pontificato. Non dobbiamo avere paura di rivolgerci a tutti, di aprire a tutti senza
esami di fede la nostra associazione, i nostri gruppi, le nostre case. Importante diviene allora il ruolo
dei dirigenti, siano tecnici siano formatori o animatori.
E' necessario dunque che siano sempre educatori dell'uomo e impegnati nell'evangelizzazione.
Diventano così inadeguati i dirigenti casuali che non comprendono questo passaggio fondamentale.
Perchè spetta a loro essere testimoni di fronte ai soci dell'ispirazione cristiana che ci guida,
recuperando una concezione dirigenziale che sia una concezione di servizio, di un mandato ben
preciso nel campo del turismo e del tempo libero.
OBIETTIVI SPECIFICI
In questo quadro generale, gli obiettivi specifici cui tendere nella nostra elaborazione
progettuale e nella azione concreta saranno quattro :
- agevolare e promuovere il protagonismo giovanile;
- dare pienezza di significato al tempo libero e alla prassi turistica;
- promuovere la conoscenza e valorizzazione dell'ambiente;
- contribuire, attraverso la partecipazione sociale ed ecclesiale, a rinnovare la società.
PROMUOVERE IL PROTAGONISMO DEI GIOVANI
Essere giovani oggi è tutt'altro che facile e per un motivo preciso: la complessità della società.
Abbiamo già visto che il carattere profondamente complesso dell'odierno contesto sociale implica
continui cambiamenti, disorientamenti radicali, scelte sempre più difficili ed impegnative. E' logico,
quindi, che siano proprio i giovani, soggetti in formazione per antonomasia, le principali "vittime"
di questa situazione che non concede pause o attenuanti per chi indugia sulla strada da
intraprendere.
Ne deriva la crescente emarginazione, la disperazione e il lassismo che sono spesso le più
odiose anticamere della droga e della delinquenza; oppure il nichilismo godereccio e consumista, la
"cultura del carpe diem", il disimpegno totale ed egoista incentrato su falsi miti. Ma per fortuna gli
esempi di una contro tendenza non mancano.
Basti pensare alle crescenti schiere dei giovani che si dedicano con passione alle attività di
volontariato; all'interesse sempre maggiore rivolto dalle nuove generazioni alle tematiche
ambientali e alla migliore qualità della vita, alla riscoperta di alcuni valori-cardine. Sè, perché oggi i
giovani sembrano chiedere soprattutto valori da riscoprire quali: l'ambiente pulito, lo studio serio, la
famiglia, l'aggregazione, la pace, la solidarietà, l'internazionalizzazione, la mondialità. Bisogna
aiutare questa ricerca, che è una ricerca di senso, di radici, di speranza, di protagonismo.
Ma
attenzione, assecondare e valorizzare l'aspirazione al protagonismo espressa dai giovani non
significa farne degli scalatori sociali proponendo loro lo stile di vita che, al giorno d'oggi, si tende
solitamente ad associare al concetto di "protagonismo". Il CTG non è per un protagonismo
"patinato", per un successo costruito attraverso l'egoismo e l'ambizione più sfrenata.
Rendere i giovani protagonisti significa metterli nella condizione di leggere criticamente la
realtà che li circonda, farli uscire dalla marginalità sociale, porli al centro dei processi decisionali,
riconoscere loro la dignità di "soggetti" .Rendere i giovani protagonisti significa offrire loro gli
strumenti per orientarsi nella babele delle opportunità, delle opzioni , delle proposte a cui sono
assoggettati e che non sempre sono finalizzate positivamente.
Rendere i giovani protagonisti significa dar la possibilità di vivere il proprio tempo libero in
modo creativo, non frustrante; sperimentare la gioia dello stare insieme contro la noia del "passare
il tempo"; comprendere che si può arricchire il proprio tempo anche donandolo agli altri. Perchè
per il CTG "essere giovani protagonisti" significa vivere responsabilmente il proprio tempo, forti di
un patrimonio valoriale di salde radici; significa saper operare scelte misurate, uscire
dall'indeterminatezza e dall'istinto di una condizione subita, più che realmente vissuta.
E tutto questo perché il CTG è un'Associazione non per i giovani, ma con i giovani, in grado
di animare e promuovere dal di dentro la realtà giovanile, che non va gestita, ma condotta ad
autogestirsi . Obiettivo primario dell'Associazione è quello di formare soggetti sociali attivi e
responsabili, abituati all'incontro e allo scambio. E saper incontrare gli altri significa anche non
essere tentati di chiedere loro l'anno di nascita e di giudicarli per questo.
Ecco allora l'importanza e la profezia della scelta intergenerazionale operata dal CTG. Una
scelta che si prefigge di mantenere le porte dell'Associazione aperte a tutti, anche a chi ha già i
capelli grigi. Perché l'associazionismo sappia essere giovanile non solo in termini anagrafici, ma
anche a livello di ideali e motivazioni. Perchè crescere e salvaguardare dei valori significa anche
saper far tesoro delle esperienze passate, della memoria, delle radici.
E queste si conservano e si tramandano facilitando l'incontro intergenerazionale, non ergendo
barriere di età, ma mettendo idealmente accanto alla "pantera nera" (simbolo della nuova
contestazione studentesca), la "pantera grigia" emblema degli ex-giovani.
In tale senso va anche vista una attenzione alla "famiglia" come nucleo e realtà fondamentale della
società. E' la famiglia il primo luogo di "scambio e incontro generazionale" e sempre più numerosi
sono i nuclei familiari che cercano occasioni di incontro e modalità positive di vivere il tempo
libero. Alle famiglie quindi non può non giungere la proposta aggregante ed educativa del CTG.
VALORIZZARE IL TEMPO LIBERO E IL TURISMO
Si è già detto che presentarsi oggi come "associazione di tempo libero" rischia di essere
inadeguato se non addirittura controproducente per una realtà come la nostra. La concezione diffusa
del tempo libero come tempo dello svago, dell'effimero, del consumo può portare infatti ad una
cattiva interpretazione di ciò che è e può essere il CTG. La connotazione ambigua di questo ambito
temporale e il fatto che comunque i tempi liberi sono destinati ad assumere sempre maggiore spazio
e importanza nella vita dell'uomo, devono provocare un grosso impegno nell'associazione per dare
pienezza di senso a questo tempo dell'uomo: tempo sì del riposo e dello svago, ma anche tempo di
dialogo, di impegno, di relazione, di crescita.
All'interno del grande fenomeno Tempo Libero vi sono diversi settori specifici che vanno letti
e interpretati nella loro realtà e dai quali dobbiamo trarre indicazioni per il servizio e l'azione che
vogliamo compiere.
Prendiamo il turismo, ambito imprescindibile della nostra proposta divenuto oggi un
fenomeno centrale della vita quotidiana. Da simbolo di benessere e distinzione per pochi, è infatti
rapidamente assurto ai fasti della pratica di massa, con tutte le conseguenze - positive e negative che ne derivano.
Ma il turismo è anch'esso figlio dei tempi, e come tale non è immune dalle tentazioni e dalle
lusinghe del consumismo sfrenato e della mercificazione. C'è sempre più voglia di turismo e il
desiderio è di praticarlo il più spesso possibile, spezzando di frequente la routine del lavoro e della
stressante vita quotidiana per recuperare il contatto con sè stessi.
Questo perché al giorno d'oggi la qualità della vita sta vertiginosamente calando, minacciata e
spesso sconfitta dai guasti recati da un tipo di sviluppo a senso unico, che ha privilegiato troppo la
sfera del materiale e del consumo passivo. Così si evade o si avverte la voglia di farlo, non
accorgendosi che spesso si cade dalla "padella"... nella classica "brace", vale a dire da un disagio
che deriva da una sostanziale mancanza di senso, a una pratica turistica assoggettata agli stessi
schemi e alle stesse contraddizioni che determinano il malessere quotidiano.
Si fugge insomma
dalla città affollata e si finisce in una spiaggia rumorosa, caotica e quasi sempre inquinata; oppure ci
si intruppa in uno di quei viaggi organizzati e standardizzati che non consentono neppure di fare una
vera conoscenza con il vicino di posto. Anche al turismo allora occorre ridare senso e anima,
promuoverne gli aspetti culturali e sociali, valorizzarne i contenuti di accoglienza, confronto e
incontro.
Se è vero che il T.L. e il turismo assumono talvolta connotazioni controproducenti e dannose
per la persona, ne deriva la necessità di saper leggere e decodificare gli elementi di fondo dei
fenomeni e, soprattutto, la capacità di trovare adeguate risposte ad una domanda di tempo libero
"sano" che, non trovando appigli, è destinata ad affogare e stordirsi nelle offerte "tutto compreso"
dei soliti mercanti. Il tempo libero-valore, insomma, è più che mai vivo nella nostra società, ma il
suo dispiegamento è soffocato dallo strapotere del tempo libero-merce.
E' in queste condizioni che il CTG deve sapersi inserire con incisività e coraggio, per
contribuire a riconsegnare al tempo libero e al turismo la peculiare natura di conoscenza, scoperta,
ri-creazione e crescita individuale della persona.
E' in contrasto con la logica "mercantile" che il CTG intende evidenziare la propria proposta di un
turismo che è sociale anche perché economico. Un turismo che tiene conto delle "tasche" delle
persone, che vuole essere accessibile a tutti anche nei prezzi. Compito dell'associazione è allora
anche quello di promuovere una "cultura" del tempo libero e del turismo che ne recuperi le
dimensioni sociali, culturali ed etiche in alternativa e in contro tendenza rispetto alla "cultura" del
consumo, dell'effimero, della superficialità. Promuovere invece una cultura dell' approfondimento,
della socializzazione, del confronto, della solidarietà.
Una cultura che non puo' limitarsi a dei proclami ma deve essere soprattutto testimoniata e
resa visibile nello stile e nell'azione di tutti i livelli associativi.
PROMUOVERE LA CONOSCENZA E VALORIZZAZIONE DELL'AMBIENTE
Ognuno di noi vive in un particolare ambiente con caratteristiche peculiari. Definire
l'ambiente è difficile, infatti esso è tutto ciò che ci circonda, dal territorio, alle persone, alle cose ed
agli avvenimenti che abbiamo più vicini (la famiglia, la casa, la scuola, gli animali domestici, i
giochi, il lavoro, il paese o il quartiere, la gente, ecc.), all'insieme degli avvenimenti e delle
situazioni più distanti, che però influiscono sempre sul nostro modo di essere, quali le trasmissioni
televisive, il cinema, i giornali, la radio, il telefono, le scoperte e le invenzioni.
L'ambiente è quindi un sistema complesso unitario ed inscindibile di correlazioni ed
interrelazioni tra condizioni naturali, fisiche e biologiche, e di diverse realtà umane, sociali,
economiche, etiche, scientifiche e religiose, che formano oggi, ed hanno costituito in passato, la
cultura umana. L'ambiente non è quindi rappresentato solamente dal mondo fisico e dallo spazio in
cui viviamo, ma anche dalla realtà sociale, economica, culturale e morale, che formano un tutt'uno,
un complesso vasto di scambi e di rapporti che si modificano e si influenzano reciprocamente.
Se da una parte l'uomo è stato ed è influenzato dall'ambiente in cui vive, dall'altra lo ha
modificato e lo trasforma tuttora secondo i propri bisogni ed i propri fini. L'ambiente umano è un
ambiente costruito, frutto di una lunga serie di esperienze, fatiche e ricerche che l'uomo ha vissuto
nel corso dei secoli da quando è comparso sulla terra.
La natura si può paragonare ad un grandioso laboratorio formato da complesse interrelazioni
tra esseri viventi e sostanze non viventi che si modificano vicendevolmente in numerose catene
alimentari ed in flussi di energia che si reggono su delicati equilibri (ecosistemi). Anche l'uomo fa
parte di questi processi e quindi della natura, solo che l'uomo ha utilizzato la propria intelligenza per
adattare i processi naturali alle proprie esigenze, mentre negli ultimi decenni li sta trasformando e
modificando consistentemente con l'uso di una tecnologia di cui non valuta appieno le conseguenze
dell'impiego; ed in alcuni casi tale uso si sta ritorcendo contro l'uomo stesso (fenomeni di
inquinamento e relativi pericoli per la salute, casi di esaurimento delle risorse, ecc.).
Esiste allora un problema etico che riguarda il rapporto tra uomo, ambiente e natura, che
supera la concezione storica di questo rapporto, facendo diventare l'uomo da dominatore a custode
dell'ambiente. Esiste anche una ecologia cristiana che si rifà alla Bibbia, alla Dottrina Sociale della
Chiesa ed a numerosi documenti episcopali ed Encicliche Papali.
Nella Bibbia è scritto che la creazione viene affidata agli uomini perché lavorino e la
custodiscano non perché la distruggano e la derubino. Nel rapporto tra uomo e ambiente vi è una
dimensione etica e morale che richiama ad una nuova concezione di vita che metta in crisi l'attuale
idea di sviluppo e si fondi sui valori del rispetto del creato, della moderazione nell'uso delle risorse
e dell'attenzione alla qualità della vita. Il rispetto del creato nasce dalla consapevolezza che la realtà
è un tutto ordinato, armonico ed interdipendente, perciò tale realtà esige custodia e non può essere
manipolata e sfruttata solo in base a considerazioni economiche, ma va attentamente protetta da un
suo possibile degrado.
La moderazione dell'uso delle risorse deve partire dalla considerazione che alcune risorse
naturali non sono rinnovabili all'infinito e non possono essere sottoposte a sfruttamento
indiscriminato. C'è quindi una responsabilità di condivisione e di solidarietà sia con i Paesi in via di
sviluppo, sia nei confronti delle generazioni future che erediteranno la Terra. L'attenzione alla
qualità della vita va rivolta non solo all' ambiente naturale, ma anche all' ambiente vitale quotidiano
(urbanizzazione, zone industrializzate, rischi per la salute, ecc.). Un rapporto armonico uomoambiente è quello in cui l'uomo opera con e nell'ambiente mediante il rispetto totale per la vita, a
partire da quella umana. E' infatti da atteggiamenti contro la vita della terra e dell'uomo, dal suo
sfruttamento, dal culto del profitto e del benessere materiale che nasce l'attuale crisi ecologica.
Il CTG ha inserito nel proprio Statuto, al punto 8) dell'art. 2 la dicitura: attua studi ed iniziative per
la salvaguardia dei beni naturali e dell'ambiente. Qual'è allora il nostro contributo per uscire da
questa crisi ecologica?
Concretamente serve partire da azioni che fanno parte di una micro etica che ci coinvolge tutti
e di una macro-etica che coinvolge invece gli amministratori pubblici in prima persona. Per quanto
riguarda nostra micro-etica occorre cambiare gli atteggiamenti di ogni giorno, gli stili del nostro
consumismo; consumare meno ed in modo migliore: tentare di conoscere il nostro ambiente, per
rispettarlo, amarlo e valorizzarlo correttamente.
Agire con la propria testa, attivamente, salvaguardando i beni ambientali in modo che
l'ambiente sia veramente a dimensione umana e viceversa. Occorre insomma una nuova animazione
ed educazione ambientale. Nella macro-etica è necessario invece far rispettare ed applicare le leggi
sull'ambiente che già esistono e ricercare soluzioni ai problemi ecologici più pressanti.
Serve considerare l'ambiente e l'ecologia come un problema prioritario da risolvere e di
conseguenza adottare politiche territoriali che promuovano una corretta programmazione
ambientale. Per Konrad Lorenz la percezione dell'ambiente arriva all'uomo con due canali: una
percezione corporea, sensoriale, di ciò che esiste, ed è vero, ed una percezione intellettuale di ciò
che può essere discusso e dimostrato con la logica, di ciò che è esatto.
Solo la somma delle due percezioni consente la comprensione corretta della realtà; il
prevalere di una sull'altra, distorce il rapporto uomo-ambiente. L'animazione ambientale è uno
strumento privilegiato per educare e formare la persona umana verso un corretto rapporto con
l'ambiente; si tratta di osservare, percorrere, toccare con mano, direttamente ed in prima persona, il
territorio e l'ambiente in cui viviamo per comprendere le caratteristiche ed i più intimi meccanismo
di funzionamento.
Una realtà ambientale che diventa viva, che si impersonifica, che si fa leggere, purché
riusciamo ad osservarla in profondità, al di là delle apparenze, spogliandola dai luoghi comuni e
dalle sovrastrutture per coglierne la vera essenza. L'animazione ambientale fa quindi conoscere
l'ambiente con modalità attive in cui tutti diventeranno protagonisti della scoperta e promuove un
metodo di analisi territoriale che fa superare il semplice contatto fisico ed emotivo con l'ambiente,
magari vissuto in modo indifferente o noioso, per arrivare ad una concreta immersione ed
integrazione nell'ambiente.
Una conoscenza attiva che ci farà vedere con occhi nuovi anche il nostro stesso ambiente di
vita, apprezzandolo per le risorse che possiede e, magari amandolo. Da ciò deve nascere un
impegno concreto per la salvaguardia dell'ambiente e sua corretta valorizzazione e quindi verso la
modifica di atteggiamenti negativi nei confronti dell'ambiente.
PARTECIPARE AL RINNOVAMENTO SOCIALE
E' stato Giovanni Paolo II° ad affermare al Convegno ecclesiale di Palermo che la crisi del
nostro Paese nonè superficiale, ma raggiunge i livelli profondi della cultura e dell' ethos collettivo.
Una crisi che nei settori politici e amministrativi ha provocato sconquassi impensabili sino ad alcuni
anni fa, con la scomparsa dalla scena di partiti che avevano fatto - nel bene e nel male - la storia del
secondo dopoguerra.
Una crisi che non solleva i credenti dal compiere un necessario esame di coscienza sia a
livello personale, sia a livello di movimenti ecclesiali, sia a livello dell'istituzione. Non è certo qui
compito nostro l'addentrarci in analisi e giudizi su fatti ancora troppo recenti per permettere una
pacata valutazione. D'altra parte va considerato che il nuovo scenario politico e sociale apertosi
può far sperare che il travaglio attualmente in corso si tramuti in una crisi di crescita e apra la via ad
un vero rinnovamento sociale.
Una fase in cui i cristiani impegnati abbiano l'opportunità, non tanto di apparire sotto
etichette, ma di diventare ispiratori e testimoni di una proposta culturale, economica e politica
secondo l'insegnamento della Dottrina Sociale della Chiesa. Non può infatti non far pensare come
la fede cristiana, nonostante una importante precedente fase politica, abbia alla fine così poco inciso
e così poco continui ad incidere nella vita e nella cultura di un Paese in cui la maggioranza si
dichiara cattolica
Diviene dunque necessario partecipare al rinnovamento sociale in corso quale nuova forma
di evangelizzazione della società italiana, ispirata al vangelo della Carità. termine questo che
coniuga l'amore di Dio con l'amore cui l'uomo è chiamato. E' questa la novità assoluta, la novità
dell'amore di Dio che rinnova l'uomo, la comunità ecclesiale e la stessa società civile. Si ricordi a
questo proposito l'Apocalisse : " Ecco, io faccio nuove tutte le cose".
Se il CTG fosse un'agenzia turistica o un circolo aziendale, tutto questo discorso ci
interesserebbe forse poco. Ma noi siamo invece un'associazione che per le sue stesse origini e per
la sua storia occupa un posto particolare nel panorama del movimento ecclesiale italiano. I nostri
dirigenti, animatori, soci non sono " una realtà a parte" della Chiesa e del Paese. Essi sono
chiamati, nel loro specifico, a condividere lo sforzo degli uomini di buona volontà nella costruzione
della Polis comune, secondo un'ispirazione cristiana dell'impegno civile, dello spirito di sacrificio,
della solidarietà efficace e di una vocazione democratica sincera e rispettosa degli ultimi.
Soprattutto oggi, osservando la società italiana percorsa da pericolose frammentazioni e
spinte individualistiche, non è possibile essere disattenti di fronte alla chiamata ad assumere un
preminente impegno per il bene comune. In particolar modo per un'associazione come il CTG che
ha fatto del turismo un mezzo per la conoscenza tra gli uomini, superando barriere, differenze e
preconcetti.
In questo quadro la nosta presenza va considerata come ricaduta ed esplicitazione di un
patrimonio di valori e di esperienze condiviso e gestito dall'Associazione nella pienezza della sua
dimensione nazionale. Solo così si possono inserire gli aderenti in un circuito di socialità che
travalica gli stretti ambiti locali e si può offrire molto di più di una semplice opportunità episodica e
circoscritta.
Operare nel territorio significa allora farsi portavoce, al suo interno, di proposte e di progetti
applicati e condivisi da altre realtà e da altri contesti, pur nella specificità dei luoghi e delle
peculiarità ad essi collegate. L'associazione deve contribuire allora a divulgare e trasmettere
quella "cultura" nuova rispetto all'utilizzo del tempo libero e alla pratica turistica di cui è
portatore. Una cultura che deve permeare società e istituzioni . Entrare in questa logica, significa
porre la premessa per "farsi ascoltare" di più e in maniera più proficua. Ciò non vuol dire che il
CTG debba assimilarsi ai giochi di potere cui il sistema partitico ci aveva recentemente abituato, ma
significa rendersi consapevoli della propria funzione e rivendicarla nelle sedi competenti. Un tale
atteggiamento è tanto più urgente in un momento in cui sembra profondamente in crisi il concetto
tradizionale di rappresentatività sociale (partiti, sindacati, ecc.) ed in cui si assiste alla crescita della
proposta associativa quale palestra di democrazia e laboratorio di cultura civile.
Ne deriva un accresciuto impegno nel lavoro di promozione associativa laddove si affrontano
i grandi temi e nel momento in cui vengono elaborati progetti e destinate risorse. In questa chiave
occorrerà approfondire i meccanismi che regolano la vita civile e tessere una rete di rapporti
anche in collegamento con altre realtà associazionistiche di comune impegno.
Poichè siamo convinti che dar vita a qualcosa insieme ad altri è sempre più incisivo e carico
di risultati , dovremmo allora farci carico di promuovere azioni di coordinamento al fine di
moltiplicare le risorse e le potenzialità.
Lo stile, il messaggio, la cultura di cui siamo portatori, non possono restare chiusi al nostro
interno ma devono essere posti a confronto con le altre realtà associative e con le istituzioni civili ed
ecclesiali.
Assemblee elettive pubbliche, circoscrizioni, consigli pastorali, consulte giovanili ,
commissioni diocesane , comitati locali : questi devono essere i luoghi del nostro apporto e della
nostra presenza. Ed essendo il CTG una associazione educativa non puo' non interagire con quelle
agenzie che tradizionalmente sono preposte all'educazione e istruzione della persona, come la
famiglia, la parrocchia, la scuola. Soffermiamoci un attimo su quest'ultima: nella scuola si fa scuola
ma si fa- o si dovrebbe fare- anche educazione ambientale, si organizzano uscite didattiche, si
ragiona di apertura all'Europa. E a scuola si dovrebbe parlare anche del tempo non scolastico, del
tempo libero; per farne capire l'importanza e il valore, per "insegnare" a ben occuparlo.
Ecco perchè è importante che una associazione come il CTG collabori con la scuola - dal Ministero
fino al circolo didattico - con alcune proposte qualificate e alcuni servizi seri. E non per il
prestigio del CTG, ma per dare un servizio agli studenti e all' Istituto scolastico.
Ecco allora che la presenza associativa non si limita al " formale", ma si esprime in
contributi ideali, in proposte, in testimonianza di valori e di contenuti.
Una presenza che all'occasione diventa anche presa di posizione, non arrogante o becera ma
nemmeno tiepida e accomodante. Una presenza e una partecipazione serie, coerenti alle linee e ai
principi dell'associazione, attente sempre alla promozione dell'uomo e alla animazione della realtà
sociale negli ambiti del tempo libero , del turismo, dell'ambiente.
GLI STRUMENTI E I METODI
Una volta definiti i nostri obiettivi, cioè i risultati che vogliamo raggiungere, possiamo
addentrarci verso la disamina della parte più operativa e più concretamente propositiva di questo
nostro documento. E' chiaro infatti che il patrimonio valoriale del CTG, la sua Carta fondamentale
che è lo Statuto, i documenti o le dichiarazioni di intenti a poco servono se non trovano concreta ed
efficace diffusione all'interno della nostra stessa realtà associativa e nella realtà sociale che ci
circonda.
Parlando quindi di operatività, non si possono non premettere alcune considerazioni sulla
animazione socio-culturale, su quella che, per le sue caratteristiche e le sue metodologie, deve
diventare la "prassi educativa" da privilegiare all'interno del CTG.
a) L'ANIMAZIONE SOCIO-CULTURALE: Il termine "animazione" è stato oggetto di una
quantità di definizioni e interpretazioni che hanno reso molto differenziata la sua realizzazione in
termini pratici. Oggi si parla spesso di animazione e spesso si abusa di questo termine per dare
valore ad alcune attività sociali.
Non c'è più la Scuola di teatro, ma si fa animazione teatrale. Non si insegna più disegno ma
animazione espressiva. Al di là comunque di questa banalizzazione del termine, possiamo affermare
che sono tre i filoni interpretativi moderni della parola e della prassi "animazione". Il primo vede
l'animazione come l'insieme di attività ludico-ricreative attraverso cui si stimola la creatività delle
persone. Un secondo filone interpreta l'animazione come attività contro la noia del tempo libero,
tesa quindi a riempire il Tempo libero, a organizzarlo e strutturarlo. Una terza linea interpretativa
vede l'animazione come dinamica di gruppo, come azione psico-sociale per la presa di coscienza e
la maturazione dei componenti di un gruppo.
Per noi del CTG, più predisposti a cogliere l'essenza delle cose umane che le interpretazioni
temporanee o le mode, è più logico adottare un concetto di animazione "radicale", nel senso che va
alle radici del termine.
Il verbo animare ( " dare, infondere l' anima; dare vita, vivacità, calore, energia ") indica il
nascere della vita, l'attività con cui la vita pervade l'uomo e l'universo. Sempre c'è animazione là
dove si vuole dare vita, vitalità a qualcosa.
Per cui animare non è una azione particolare, ma una qualità di molte azioni umane.
Animazione allora non è una azione a sè stante, ma è la qualità nascosta in diverse attività."
Coll'anima dar vita al corpo, conservargliela, svolgergliela" così il Tommaseo nel suo famoso
dizionario alla voce "animare".
Si anima allora quando si aiuta la persona a "conservare e a sviluppare la vita", cioè a
realizzare pienamente la propria esistenza, la propria umanità. Posta in questo modo l'animazione
può' apparire come un entusiasmante "modello filosofico" ma può' anche disorientare perché alla
fine la domanda lecita è "come si fa animazione?".
Come si esplica l'animazione vista come "modello formativo"? In termini generali le strategie
per animare possono essere così semplificate:
-prendere coscienza delle situazioni di "morte" sia dell'ambiente sociale che dell'individuo: vincoli,
inibizioni, mancanze che possono esprimersi sotto forma di bisogni.
-stimolare una risposta personale e creativa a questi vincoli e blocchi;
-puntare sul gruppo come luogo privilegiato del processo di animazione;
-adottare lo stile della programmazione educativa delle attività;
-approfondire la conoscenza delle tecniche.
Certo ciascuno di questi elementi meriterebbe una approfondita riflessione. Per una associazione di
tempo libero con finalità educative a prevalente target giovanile come è il CTG, due diventano gli
aspetti fondanti da approfondire e da rivalutare. Anzitutto la valorizzazione decisa del "gruppo"
come strumento privilegiato di animazione. Un gruppo in cui siano agevolati i processi di
comunicazione e relazione interpersonale che sono alla base dell'animazione. Dove non c'è
comunicazione, scambio, confronto non vi può essere animazione. E, d'altra parte, se non vi è
animazione difficilmente si attuano quei processi relazionali che fanno di un gruppo un "luogo
educativo".
Nel gruppo si avvera quella particolare e per certi versi misteriosa situazione per cui le
persone che vi appartengono formano un tutto pur mantenendo ciascuna la propria individualità. Un
ruolo fondamentale, perché il gruppo possa esprimere tutte le sue potenzialità di luogo formativo
per la persona, lo gioca l'animatore.
Tanto più la relazione animatore-gruppo è efficace - cioè in grado di rispondere ai bisogni di
socializzazione, di far prendere coscienza a ciascuno della propria libertà e responsabilità, di
fondare rapporti autentici di comunicazione interpersonale - tanto più la persona si educa e il
gruppo puo' assumere una funzione "animativa" verso l'ambiente che lo circonda.
Altro strumento fondamentale per una efficace animazione diventa, per il CTG, "l'esperienza". "Si
educa con i fatti non con le parole" invita il card. Martini. Le esperienze sono le "unità di lavoro"
dell'animazione. Esperienza però non è sinonimo di "attività". Esperienza è l'insieme di pratica e
riflessione concettuale. Un metodo esperienziale corretto prevede una circolarità di questi elementi:
dall'azione pratica alla riflessione teorica alla conseguente azione pratica. Fare esperienza ed
esperienze di gruppo non significa tanto svolgere attività interessanti quanto realizzare momenti di
coinvolgimento e collaborazione attivi fra tutti, attraverso la valorizzazione delle capacità di
ciascuno.
La riflessione sull'attività serve per trarne da essa messaggi, insegnamenti, spunti, che
diventano patrimonio del gruppo e dei singoli. Tutto questo per dire che il CTG, proprio per la sua
struttura, non può agire a prescindere dall'animazione. Poiché l'animazione si riferisce
prevalentemente al tempo libero, è una prassi educativa e si fonda sulla vita di gruppo,
comprendiamo bene come sia indispensabile che una associazione come la nostra ne riconosca il
valore, ne approfondisca i contenuti, ne adotti i metodi.
La "cultura dell'associazione" deve arricchirsi sempre di più della componente "animazione",
puntando principalmente sulla formazione dei dirigenti e sulla preparazione di persone che,
acquisendo competenze e conoscenze specifiche, sappiano "dare un'anima" a settori, ambienti e
realtà anche esterne all'associazione.
b) L' ATTIVITA' DI TEMPO LIBERO E TURISTICA
Il confronto con il settore del turismo e del tempo libero, cui siamo chiamati a fornire risposte
concrete, credibili ed efficaci, si configura oggi complesso come non mai. E' una "cultura del no"
(no allo stress, no alla routine, no alla noia ) che sta affiorando prepotentemente in tutti i settori del
tempo libero, ma in particolare nel turismo; una sorta di impulso reattivo che sta via assumendo le
caratteristiche di una semplice fuga da qualcuno, da qualcosa, priva quindi di una responsabile e
convinta proposta costruttiva per qualcuno e per qualcosa.
In questa situazione il CTG è chiamato a recuperare quegli elementi di consapevolezza e di
intenzionalità capaci di trasformare quei tanti "no" in altrettanti e costruttivi "sì". Sì ad occasioni di
tempo libero pienamente vissute e non subite; al protagonismo dei giovani; ad un turismo per
l'uomo; al recupero della comunicazione e del dialogo intergenerazionale.
Dobbiamo insomma puntare sulla nostra più autentica natura proprio perché, nell'attuale
congiuntura, questa sembra avere i maggiori contatti con le domande di senso che affiorano dalla
gente. Occorre quindi fare in modo che la proposta CTG conferisca spessore e significati nuovi e
profondi alle attività ricreative, di tempo libero e di viaggio. "Animare il tempo libero" oggi non è
una cosa semplice ed univoca, poiché molte sono le possibili forme in cui esso si declina, molti
sono i fruitori, molti i significati sottesi.
E' necessario pertanto, per il CTG, operare delle precise scelte strategiche, che privilegino le
attività dei giovani, delle famiglie, delle comunità parrocchiali, del mondo della scuola, delle fasce
sociali più deboli ed esposte culturalmente ed economicamente E' questa la strada maestra che ci
compete per storia e tradizione e che davvero potrà contribuire a quell'evoluzione sociale e culturale
ormai improcrastinabile e sempre più desiderata da strati consistenti della società, specie da chi non
ha voce o non riesce a farsi ascoltare nel rumore caotico che circonda la nostra convivenza ed i
nostri rapporti quotidiani.
Oggi molte realtà, sia associative che economiche, propongono diversificate proposte di
tempo libero e di turismo. Il CTG, principalmente attraverso i suoi gruppi, deve essere in grado di
fare delle proposte che si contraddistinguano per lo "stile" con cui vengono condotte. Accoglienza,
disponibilità, attenzione, stimolo culturale, solidarietà invito alla socializzazione, gioco,
valorizzazione delle capacità di ciascuno, coinvolgimento, organizzazione, verifica: sono questi gli
ingredienti che devono qualificare ogni attività associativa.
E' necessario comunque saper leggere anche nuove realtà e nuove istanze evitando la sterile
ripetitività di iniziative e individuando anche proposte originali e accattivanti. In ogni ambito del
Tempo Libero (ecologia, cultura, sport, etc.) sono innumerevoli le attività da proporre, attività che è
bene ricordarlo, devono soddisfare anzitutto le esigenze legittime dei soci. Molte possibilità offre,
ad esempio, il settore dell'educazione ambientale.
E' un settore che coniuga felicemente pratica turistica, ecologia, cultura e animazione.
Nel campo del turismo andranno potenziate le attività in "contro tendenza" rispetto alle
proposte classiche delle agenzie o dei tour operator. Il turismo "fuori porta", i trekking, i viaggi
"oltre le apparenze" ( con una attenzione particolare ai viaggi della solidarietà), i camping tour,
possono costituire proposte interessanti e originali. Altro grande banco di prova su cui il CTG è
chiamato a verificare la propria proposta e la propria presenza è costituito dal clima di radicali
cambiamenti che ci sta proponendo lo scenario internazionale.
Un'Associazione come la nostra, che da sempre ha fatto proprio il "sogno europeo", deve
saper trovare in questo processo epocale i fermenti e gli stimoli giusti per cogliere al volo le
potenzialità che scaturiranno dall'abbattimento delle frontiere e tradurle in occasioni concrete per
nuovi scambi e nuove proposte progettuali, che coinvolgono principalmente le nuove generazioni.
E' indubbio che nella costruzione dell'Europa delle genti, il turismo in stile CTG può dare un
grosso contributo.
In tal senso acquistano grande significato e importanza gli scambi giovanili internazionali e
tutti i programmi della Comunità Euuropea che agevolano in particolare la mobilità giovanile. Sarà
compito dei livelli associativi intermedi (regionali e provinciali) e del livello nazionale individuare
le modalità e gli strumenti per promuovere incoraggiare e sostenere questo tipo di esperienze.
c) L'ANIMAZIONE CULTURALE E AMBIENTALE
L'animazione culturale ed ambientale è una azione che cerca di "dare anima" alla cultura ed
all'ambiente, nel senso di renderli strumenti per una crescita della persona nella sua globalità.
L'animazione ambientale cerca quindi di rendere la persone protagoniste di una autentica
conoscenza dell'ambiente, non con un processo di "riempimento di nozioni", ma con un processo di
"scavo del territorio", aiutando ad una corretta lettura dell'ambiente. Perciò l'animazione ambientale
è una forma di educazione attiva che cerca di far conoscere l'ambiente in tutte le sue molteplici
manifestazioni e componenti: naturali, fisiche, storico-artistiche ed antropiche. Una conoscenza
ambientale non accademica, ma viva e vivace, strettamente legata alla percezione della realtà; una
conoscenza che porta a capire i meccanismi ed i ritmi più nascosti che governano l'ambiente perchè
è solo da una loro corretta comprensione che si può intraprendere un efficace azione di difesa, di
conservazione e di corretta valorizzazione dell'ambiente. La conoscenza dell'ambiente fine a sè
stessa non avrebbe senso. Da questa deve nascere un nuovo rapporto tra le persone e l'ambiente;
occorre cambiare alcuni atteggiamenti nei confronti della realtà ambientale, per poter difendere
l'ambiente e valorizzarlo secondo le sue possibilità, le sue caratteristiche ed i limiti intrinseci.
L'animazione culturale ed ambientale va perciò svolta nell'ambiente a diretto contatto con le realtà,
partendo da una percezione sensoriale. Ma è anche un' animazione all'ambiente, che richiede cioè
un bagaglio di conoscenze e tecniche, ed è infine un animazione per l'ambiente che sfocia in azioni
e realizzazioni pratiche tese alla protezione della realtà ambientale. E' quindi indispensabile
preparare adeguatamente gli animatori culturali e ambientali, cioè quelle persone che siano in
grado di mediare efficacemente la conoscenza ambientale e la sua difesa e valorizzazione, ed essere
animatori di gruppi - associativi, scolastici, parrocchiali, informali - aiutando i fruitori ad una
autentica e personale scoperta dell'ambiente. Sono necessari quindi dei corsi di formazione per
animatori da promuovere a livello provinciale e regionale, così come occorre la predisposizione e
diffusione di programmi di educazione ambientale da svolgere anche in alcuni centri di vacanza.
Una attività appropriata può essere la costituzione di Università Ambiente in ogni provincia, con lo
scopo di divulgare una corretta conoscenza del territorio attraverso conferenze, corsi, escursioni e
visite guidate rivolte a tutte le fasce di età. In questo senso è importante che vi sia una
collaborazione con l'ente pubblico (Provincia, Comune, ULSS) e con altre associazioni ed
istituzioni (scuole, WWF, CAI, Lega Ambiente, ecc.), anche per ipotizzare la costituzione, dove
non esista, di un coordinamento regionale che dia indirizzi ed uniformità d'azione.
d) IL GRUPPO CTG SOGGETTO DI ANIMAZIONE E AGENTE DI CAMBIAMENTO
SOCIALE
II gruppo è un sistema di relazioni e interazioni. E' una entità autonoma e unitaria che vive
una propria vita distinta da quella dei singoli componenti. Ogni persona all'interno del gruppo
conserva la propria individualità e personalità ma il gruppo non è la somma degli individui ma un
sistema, un "tutto" che si manifesta come tale nei confronti dell'ambiente sociale in cui vive. Il
gruppo però non è una realtà positiva in sè.
Possono esservi conflitti, tensioni, chiusure che rendono frustrante l' esperienza del singolo
nel gruppo. D'altro canto, invece, una buona comunicazione, il confronto e lo scambio di idee, il
vivere esperienze comunitarie, possono costituire un elemento fondamentale nella maturazione
personale. La vitalità e la validità di un gruppo si misura quindi principalmente dalla qualità delle
relazioni e della comunicazione che si sviluppano al suo interno.
Non è un caso che il CTG abbia deciso di porre il gruppo come "comunità di base"
dell'associazione. La scelta del gruppo come realtà fondamentale del CTG deriva proprio dalle sue
caratteristiche strutturali a livello di comunicazione in grado di attivare dinamiche e situazioni che,
se ben controllate, rivelano un elevato potenziale educativo. Compito dell'animatore, in tal senso, è
quello di agevolare e sviluppare le condizioni perché la comunicazione nel gruppo risulti sempre
educativa, valorizzando la diversità e le capacità di ciascuno, favorendo le relazioni interpersonali,
individuando obiettivi e interessi condivisi.
Il gruppo infatti diventa "formativo" se, oltre a valorizzare diversità dei singoli, riesce a
definire un punto di convergenza tra i singoli membri, comuni obiettivi, riesce a definire, in altre
parole una "progettualità". La vita e l'esperienza di gruppo non possono e non devono esaurirsi al
suo interno. Un rischio che corrono i gruppi CTG - costituiti principalmente per stare insieme e per
condividere alcuni interessi- è quello della chiusura.
Si sta bene insieme, si fanno delle attività che gratificano, qualche mangiata, e tutto finisce.
Tutto questo è elemento indispensabile ma non sufficiente per la vita di un gruppo che aderisce ad
una associazione come il CTG. Lo stare insieme in amicizia va bene. Organizzare attività turistiche
e culturali va bene. Ma non basta.
Un gruppo CTG deve trovare anche le modalità per interagire positivamente con l'ambiente in
cui è inserito. Il gruppo CTG può costituire un "luogo" intermedio per preparare i giovani, e non
solo i giovani, ad un inserimento attivo nella società. Ma non solo. Lo stesso gruppo, come entità
specifica, deve diventare un sistema " aperto" che instaura relazioni con l'ambiente e il territorio
che lo circonda. Relazioni che devono essere necessariamente bidirezionali: il gruppo deve infatti
raccogliere dall'ambiente esterno messaggi e richieste.
Deve anche maturare una coscienza critica che gli permetta di filtrare e decodificare i
messaggi per tenere in considerazione quelli più ricchi di significato, quelli che derivano da
situazioni di povertà, sofferenza, disagio (non tanto materiali o fisiche ma sociali e spirituali) nel
settore del tempo libero. A questi stimoli, a queste provocazioni provenienti dall'ambiente, il gruppo
CTG deve offrire risposte sempre finalizzate alla promozione umana, alla migliore qualità della
vita, al protagonismo giovanile e offerte con lo stile dell'animazione.
Essere "soggetto di animazione" per il gruppo CTG significa:
-assumere un atteggiamento critico e responsabile nei confronti dell'ambiente in cui opera;
-saper cogliere ed evidenziare gli aspetti positivi e i segni di bene ancora presenti;
-evitare il conformismo e l'omologazione;
-conservare la fiducia nell'uomo e nelle sue possibilità di conversione e redenzione;
-porsi sempre in atteggiamento di servizio e collaborazione con le diverse entità presenti nel
territorio.
Tutti questi atteggiamenti vanno naturalmente inquadrati negli ambiti che sono propri del
CTG: il tempo libero e il turismo sociale. Il gruppo CTG sarà infatti soggetto di animazione se
riuscirà a riempire di significato (anima) questi settori della vita dell'uomo; se contribuirà a rendere
le persone più solidali, più accoglienti, più disponibili; se creerà occasioni di incontro, di festa, di
gioia.
Un gruppo che anima, un gruppo che progetta diventa, in tal modo, "agente di cambiamento
sociale" e contribuisce, in modo originale, alla creazione di una società più giusta e solidale. Per
raggiungere questo obiettivo del "cambiamento" il gruppo CTG deve far propri alcuni atteggiamenti
fondamentali. Anzitutto adottare il metodo della programmazione educativa. Evitare quindi
l'improvvisazione e l'eccessivo spontaneismo.
Puntare invece su una attività che si fondi sull' analisi dei bisogni e delle risorse interni e
esterni al gruppo, sulla definizione di obiettivi da raggiungere, sulla individuazione di fasi operative
e sulla verifica periodica. Il gruppo, inoltre, deve avere la capacità di aprirsi al nuovo, di
sperimentare nuovi percorsi, di operare con la flessibilità necessaria per seguire e comprendere le
situazioni.
Rapportarsi con la realtà con l'intendimento di migliorarla implica impegno e fatica; non
mancheranno le delusioni, i momenti di crisi, le difficoltà. Di fronte a queste situazioni il gruppo
deve reagire individuando momenti di pausa, di distensione, di recupero di energie.
Certo un gruppo CTG presentato con le caratteristiche di "soggetto di animazione e di
cambiamento sociale" rischia di disorientare o spaventare. Teniamo presente che tale struttura di
gruppo rappresenta "un risultato" da raggiungere, una aspirazione, e non il presupposto o la
condizione indispensabile per l'esistenza e l'attività di un gruppo.
E' importante però che i soci e soprattutto i dirigenti siano coscienti del ruolo e
dell'importanza che un gruppo CTG puo' avere in una determinata realtà sociale. L'Associazione, da
parte sua, dovrà individuare le modalità più opportune per formare animatori di gruppo in grado di
agevolare quei processi di comunicazione, di attenzione, di servizio che possono rendere concreta
ed efficace l'azione educativa e sociale del CTG.
e) L'ARTICOLAZIONE E LA PRESENZA ASSOCIATIVA NEL TERRITORIO.
Premesso che tutta la vita associativa deve essere permeata da quella prassi educativa
definita "animazione" , occorre di conseguenza individuare le modalità concrete di presenza nel
territorio e riconsiderare il ruolo e la vita delle strutture associative a partire dai gruppi, la struttura
di base del CTG.
Al di là di un giudizio complessivamente positivo su di essi , vi è talvolta il pericolo di
un'impostazione per la quale tutto inizi e termini entro i confini del gruppo. Si può fare cioè anche
molta attività, ma limitandosi a questo, senza ricercare un senso e un significato più ampio. Più che
in uno spirito associativo si rischia allora di vivere una specie di federalismo autarchico in cui
ognuno prende ciò che più gli è utile.
Per divenire veramente comunità di base - come dice lo statuto - il gruppo deve avere
consapevolezza di essere la base portante del CTG, sviluppando più una cultura dell'essere
associazione rispetto a una cultura dell'appartenenza; non limitandosi ad essere fruitore di servizi
associativi, ma partecipando direttamente a una corale azione di servizio.
In questa ottica, ridisegnando nuovi compiti per tempi nuovi, potrebbero configurarsi forme
distinte di gruppo a seconda di un' attenzione prevalente verso segmenti come il mondo giovanile
o i giovanissimi, oppure verso attività particolari, come ad esempio la gestione diretta di una casa
per ferie o un'animazione turistica svolta con stile professionale e continuità.
Peraltro, per un' azione più corretta in questi ultimi ambiti
appare ormai opportuno
prevedere, accanto al gruppo tradizionale, altre forme associative.
Ad esempio, specialmente per gestire attività che, pur nel no-profit, abbiano
caratterizzazioni commerciali, è preferibile utilizzare strumenti più pertinenti, come una
cooperativa sociale di nostra espressione. Una scelta che non va vista come antitetica ad un
impegno da volontari, ma che costituisce anzi un ulteriore complemento tecnico e di supporto
all'azione. Non ci potrebbe poi far altro che piacere, specie in talune aree del Paese, se da alcune
attività associative nascessero chiare e distinte opportunità di lavoro nel turismo e nelle attività di
tempo libero per i nostri giovani ancora in cerca di occupazione.
Ma una struttura di base, sia essa gruppo o casa per ferie o cooperativa, è CTG solo se
inserita in un più ampio articolato associativo.
In esso è strategico il ruolo del Comitato
Provinciale, cui spetta tra l'altro il compito di mettere in circolo ciò che proviene sia dalla base,
sia dagli ambiti regionale e nazionale. Sembra dunque fondamentale che in questo settore operino
dirigenti esperti e preparati, consapevoli di aver fatto una scelta prioritaria in questo spazio
associativo. Senza questa presenza, è difficile che i gruppi da soli possano rappresentare il CTG,
anche perchè al Provinciale spetta il ruolo di coordinamento e programmazione sul territorio,
nonchè l'impegno nel settore della formazione, sia dei soci che dei dirigenti.
Stiamo insomma pensando a un Provinciale che mette in secondo piano gli aspetti
burocratici per divenire esso stesso gruppo di lavoro, laboratorio di idee e azioni. Un organismo
che va maggiormente qualificato come punto di riferimento progettuale ed educativo, al di là degli
aspetti puramente organizzativi.
Si è fin qui usato il termine "Provinciale". Ciò non esclude che possa delinearsi un diverso
ambito in cui i confini non coincidano con quelli amministrativi. Ci riferiamo all'esistenza di
diocesi non riferite a provincie, a gruppi molto dislocati rispetto al capoluogo, a situazioni di scarsa
o forte presenza associativa di base in sotto-aree omogenee: potrebbero essere queste le premesse
per la creazione di Comitati Locali, distinti da una territorialità provinciale..
Ma veramente importanti, con l' abolizione del Ministero del Turismo, sono i nuovi compiti e
le responsabilità che toccano ai nostri Consigli Regionali .
Concepiti inizialmente come struttura di rappresentanza intermedia, sono invece oggi
chiamati ad essere l'interlocutore delle politiche turistiche regionali. Cosa questa che comporta una
preparazione e un impegno non superficiale. Ecco anche qui la necessità di divenire "laboratori"
delle idee associative nella regione, con compiti di presenza esterna e di intervento e stimolo verso
le istituzioni.
Verso l'interno del Ctg, il gruppo regionale deve maturare un ruolo di coordinamento e di
stimolo delle realtà provinciali, privilegiando più un'azione volta a creare le condizioni, rispetto ad
iniziative dirette e calate dall'alto. Vengono normalmente più frutti dal lavoro di tutta una serie di
attività locali e decentrate, che da una sola grande manifestazione regionale.
Per la nuova importanza assunta da questi organi, il loro ruolo non può essere disgiunto da
quello del Consiglio Nazionale quando si tratti di delineare l'indirizzo generale dell'Associazione.
Da questa sinergia si deve consolidare una politica associativa unitaria, pur nelle articolazioni
necessarie per una risposta calibrata sulle diverse situazioni.
E' compito del nazionale intervenire nelle zone in cui la nostra presenza appaia debole, con
iniziative ad hoc e promuovendo attività locali, non tralasciando neppure l'ipotesi di creare
organismi di supporto oltre i confini amministrativi, magari utilizzando criteri di aree contigue od
omogenee.
Un nuovo ruolo giocato non solo da un livello romano, ma in collaborazione con le altre
entità associative, sapendo intelligentemente trovare forme di articolazione nel concreto, legate a
situazioni ed esperienze locali, valorizzando la ricchezza delle diversità.
Tornando al Consiglio Nazionale, anche per questo organo si possono ipotizzare nuove
modelli di azione, utilizzando consulenti ed esperti, allargando le riunioni ad esponenti di
associazioni collegate, coinvolgendo ulteriormente i presidenti regionali. Altra strada da seguire è
quella dell'impegno (in équipes di lavoro o in mandati particolari) dei consiglieri non già coinvolti
in ruoli di presidenza, in maniera da distribuire meglio i carichi di lavoro.
Per ultimo, anche a questo livello come a quello regionale, vale quanto gia detto per i
dirigenti provinciali. E' cioè opportuno che la scelta di ricoprire questi ruoli sia pienamente
consapevole della responsabilità assunta, evitando - per quanto possibile - il cumulo di cariche in
più organi o un'eccessiva permanenza in alcuni incarichi. Appare dunque preferibile impegnarsi
in un ambito preciso, rispetto a una generosità che si disperda e alla fine rischi di vanificarsi in più
sedi.
d) I RAPPORTI CON LA COMUNITA' CIVILE ED ECCLESIALE
La nostra azione, per avere possibilità di riuscita e di affermazione, dovrà estrinsecarsi
tenendo ben presente che si può essere maggiormente efficaci e credibili se si è portatori di istanze
unitarie. Ciò vale ovviamente al nostro interno, ma vale anche e soprattutto in chiave esterna in un
periodo in cui si fanno sempre più intense le tendenze alla disgregazione e alla dispersione.
Molto spesso, all'interno della realtà associazionistica impegnata nel sociale e persino in
quella ecclesiale - che non a caso costituiscono i due principali ambiti di riferimento del CTG -, si
assiste a fenomeni di frammentazione e di frattura, la qual cosa comporta una serie di azioni
scoordinate e contraddittorie. Noi invece vogliamo riproporre e riaffermare la necessità di una
sempre più incisiva strategia dell'incontro e della collaborazione fra le componenti che danno vita
alla realtà civile ed ecclesiale del nostro Paese.
Si propone, in altri termini, di rompere la logica dei compartimenti stagni e delle specificità
esagerate per tornare ad avviare il dibattito, il reciproco scambio di esperienze, per fare opinione e
crescere comunitariamente. Il negarsi al confronto ed all'esperienza di altre realtà è indice di
debolezza ed immaturità e, soprattutto, rappresenta l'anticamera di quell'adesione aiin sintonia con
quella spinta all'unitarietà e alla condivisione partecipata che ha caratterizzato costantemente il
quadriennio trascorso. Ma localistici che tanti problemi stanno recando alla nostra evoluzione
collettiva.
Abbiamo dunque il coraggio di essere coerenti con i nostri propositi di fondo; non abbiamo
paura di chiedere e offrire collaborazione: è così che si valorizza la carica ideale
dell'Associazionismo e che si edifica la Chiesa. In questo processo di autopromozione della realtà
associativa ed ecclesiale, il CTG può dare e ricevere molto, se sarà d'ora in avanti capace di
proporsi come catalizzatore ed elemento di rilancio di sempre più convinte sollecitudini sociali,
formative e pastorali. Pur nel rispetto del carisma e della storia di ciascuna associazione, è dunque
tempo di considerare l'opportunità di una possibile casa comune che superi talune inutili
dispersioni e costituisca una forma di servizio valido e coerente.
Per questo ci siamo sempre fatti promotori - e continueremo a farlo - di un vasto processo di
incontro, di scambio e di collegamento non effimero con le altre Associazioni di comune impegno e
comune ispirazione. E non solo con esse. Pur coscienti della nostra identità e del nostro ruolo,
non possiamo certo adottare atteggiamenti presuntuosi o aristocratici. Per servire meglio la
persona e la società dobbiamo raccordarci e lavorare con le altre realtà associative che
condividono il nostro impegno. Associazioni culturali, turistiche, sociali, sia laiche che
cattoliche, devono diventare nostri interlocutori permanenti a tutti i livelli, dalla provincia
alla Regione.
Il CTG, per essere fedele a tutto il suo processo culturale, deve assumere nei rapporti sociopolitico-amministrativi un ruolo in grado di garantire:
-che il potere pubblico fornisca un effettivo servizio alle attese dei cittadini;
-che la politica si faccia con la partecipazione costante e reale dell'associazionismo di base, senza
mortificare il pluralismo;
-che l'intervento pubblico non sconfini sulla libera gestione associativa delle attività, condizionando
le stesse.
Da ciò deriva che il Centro Turistico Giovanile dovrà impegnarsi con rinnovata energia per
sostenere la sua linea, proprio nel momento attuale in cui si riscontrano nuove opportunità:
-quella di dover e poter entrare a far parte di organismi ed istituzioni;
-quella di rapportarsi con tutto l'associazionismo di tempo libero e di volontariato per affermare in
pieno la sua presenza nel paese;
-quella di confermare la necessaria apertura culturale per trovare interlocutori validi sia nelle
Istituzioni pubbliche che private e sia nei confronti delle altre componenti del mondo attuale:
ecclesiale, sociale e di tempo libero.
L'affermarsi del CTG nel territorio darà un contributo di notevole valore alla stessa società, in
ordine al formarsi di una capacità a considerare gli apporti culturali, le spinte innovative e la
volontà di partecipazione proprie dell'associazionismo libero di base, di cui il CTG è senz'altro una
componente significativa. Questo ultimo impegno ci richiama il concetto cristiano ed universale di
"promozione umana" nel quale tutti, e ciascun socio, possono sentirsi accomunati.
Quella promozione umana che è l'idea-forza a fondamento di una società civile: quel
fondamento che noi abbiamo individuato nella libertà, nel pluralismo,nella solidarietà , nella
responsabilità e nella partecipazione; quel fondamento che dà senso e coraggio all'agire umano in
una chiara e lucida prospettiva di salvezza.
e) L'IMPEGNO FORMATIVO:
Si è già visto che l'azione sul versante ecclesiale, sociale e politico è compresa tra gli
impegni fondamentali del CTG come detta chiaramente lo statuto associativo al primo articolo.
Non c'è da una parte attività di tempo libero e dall'altra l'educazione; non ci sono nella vita del
gruppo momenti neutri e momenti associativi.
E' l'esperienza complessiva della associazione che deve risultare educativa per i principi cui
si ispira, i valori che vi circolano, i metodi che vi si adottano. Allora l'educazione, come dovrebbe
essere nella vita, diventa un processo permanente, cioè continuo nel tempo (tutti i momenti sono
educativi) e nello spazio (tutti gli ambiti di attività sono educativi). In pedagogia però si usano
individuare all'interno dell'unica esperienza educativa dei "momenti forti" e dei "momenti
secondari". I momenti forti sono quelli i cui valori educativi sono proposti dalla vita concreta; i
momenti secondari, o sussidiari, sono quelli in cui i contenuti, i valori, i problemi sono fatti oggetto
di riflessione esplicita, di studio, di illustrazione, di dibattito.
Questi momenti nel CTG li chiamiamo "formativi" per distinguerli dall'esperienza educativa
più ampia della società. Se alcuni momenti dedicati specificamente alla formazione sono importanti
per tutti i soci, essi sono determinanti per i nostri animatori. Non si fa educazione senza averne
appreso i presupposti, la prassi, i metodi.
Tale necessità è così evidente che appare superfluo soffermarcisi. Ma non sembra che sia così
nella realtà: l'empirismo nella programmazione associativa è una ... tradizione! Chiunque abbia
praticato ed orecchiato un po' la materia, si sente maestro; chiunque avverta una qualche
"vocazione", o interesse o attrattiva a stare con i ragazzi e i giovani, si sente un educatore. Si può
facilmente immaginare con quali conseguenze sia tecniche sia socio-culturali. Il fatto è che,
soprattutto nel nostro ambito, si confonde la buona volontà, la dedizione, la generosità con il
volontariato. Ma volontariato significa libera scelta, gratuita, non incompetenza, improvvisazione,
empirismo, avventurismo.
Non c'è generosità bastevole a giustificare i danni provocati da interventi incompetenti e
irresponsabili. E non si tratta tanto della dispersione di talenti e di non raggiungere determinati
obiettivi. La posta in gioco è molto più alta poiché si sciupa una preziosa occasione di maturazione
umana. Un operatore, un dirigente, un animatore di gruppo deve avere come prima preoccupazione
di diventare competente nel suo ruolo. Per farlo deve acquisire competenze specifiche nell'ambito
dell'animazione socio-culturale che è il metodo educativo comune a tutti gli operatori del CTG e
che vuol dire conferire un'anima alle attività che si compiono, non imponendola dall'esterno ma
facendola emergere dalla stessa esperienza con il coinvolgimento attivo, consapevole, responsabile
dei soggetti interessati.
Formazione, educazione e attività turistica e di tempo libero sono tre ambiti strettamente
uniti; nessuno di essi è fine a se stesso. La formazione è il sussidio per fare dell'attività
un'esperienza educativa e cioè, in definitiva, renderla qualitativamente migliore, più significativa
sotto il profilo umano, più ricca di valori positivi. E' nell'ambito delle sue specifiche attività che il
CTG educa e la formazione è funzionale all'attività di tempo libero. Se la formazione è efficace,
cambierà sicuramente in meglio l'attività che diventerà così la cartina di tornasole della bontà
dell'azione formativa sugli operatori.
Ecco perché ci è parso opportuno definire un piano di formazione che possa razionalizzare e
meglio articolare ai diversi livelli, le azioni formative per diversi destinatari.
f) LA COMUNICAZIONE INTRA ED EXTRA ASSOCIATIVA
In un suo scritto ammonisce S. Agostino: "A chi giova l'uso di un linguaggio forbito se non
è compreso da chi ascolta?". Ora a prescindere dal fatto che sia più o meno forbito il nostro modo di
parlare, è centrale per il CTG il ruolo della comunicazione intra ed extra associativa. In primo luogo
perché viviamo in una società detta della comunicazione globale, pur se - a ben vedere - spesso si
tratta di flussi a senso unico.
Poi perché diventa necessità vitale per un'associazione diffusa sul territorio nazionale riuscire
a dialogare con tutte le realtà interne e portare quindi fuori un'immagine del proprio lavoro. Agli
inizi comunicare sembrava voler dire unicamente parlare; in seguito per anni è stato sinonimo di
carta stampata. Sono espressioni ancora oggi valide, ma devono essere completate da tutta una serie
di altri modi più o meno sofisticati.
Vediamo qui di seguito alcuni strumenti utilizzabili.
La parola. E' probabilmente la più efficace, anche se realizzabile solo in determinate
situazioni. Occorre infatti la presenza fisica degli interlocutori ed è quindi spesso possibile solo a
certi livelli.
Diventa invece improponibile quando si voglia comunicare a una generalità di soci, anche a
livello locale. Ma anche la parola deve essere ben usata: per ottenere ciò è necessario fissare bene i
punti da trasmettere in una maniera chiara e concisa. Da evitare sia i toni piatti, sia un'enfasi
eccessiva. Sincerarsi sempre di avere qualcosa da dire prima di aprir bocca per non correre il rischio
di "parlarsi addosso".
La Stampa.
Al di là delle notizie, è' utile individuare alcuni temi da sviluppare, come la
condizione giovanile, il tempo libero, l'animazione sociale, il volontariato e l'associazionismo, il
turismo giovanile e sociale, l'educazione ambientale.
Naturalmente sarà necessario trattare gli argomenti non solo in maniera teorica, ma offrendo
anche scelte operative da porre a disposizione della struttura. Occorre tenere poi presente che non si
comunica solo con i testi. Bisogna farlo anche con una impaginazione e una grafica funzionali.
Tutto ciò non s'improvvisa: sarà pertanto da valutare l'opportunità di prepararsi anche
consultando alcuni specialisti della comunicazione, meglio se interni al CTG.
Ma possono essere anche altre le sinergie da sfruttare, sul piano tipografico, redazionale, di
spedizione per ottenere una comunicazione scritta di livello più qualificato.
L'immagine. Occorre recuperare una maggiore visibilità del CTG. Si comunica anche per
immagini fisse: un'idea può essere quella di puntare su una serie di manifesti che individuino e
trasmettano un messaggio preciso.
A volte un'immagine indovinata rende più di cinquanta pagine diffuse in ventimila copie. Nè
va trascurata l'idea di comunicare attraverso video di buona qualità, realizzati con brio, chiarezza e
breve durata. Si può spaziare dagli argomenti istituzionali (che cos'è il CTG) a quelli di attività
(escursionismo, fotografia, ecc.) per dare didatticamente ad ogni realtà un utile supporto, specie
quando si tratti di presentare l'associazione in ambienti esterni.
Senza cadere in banalizzazioni o facili slogans, potremmo individuare parole-chiave e
concetti-guida semplici e incisivi da trasmettere all'esterno, utilizzando magari anche le emittenti
radio o video locali. Un'idea da sviluppare è anche quella di curare rubriche sui nostri ambiti
specifici in queste sedi. Anche qui ricordiamo che l'improvvisazione non paga.
Infine, per
quanto riguarda le age.nzie di stampa (Ansa, AGI, ecc.)va considerato che queste battono migliaia
di notizie al giorno e che quindi un invio asettico può non bastare. Più utile invece può essere il
produrre articoli già confezionati - attraverso conoscenze negli ambiti redazionali - per le rubriche
di quotidiani e riviste, sia a livello locale che nazionale.
Internet.
Quando questo progetto fu redatto per la prima volta, lo strumento Internet
era ancora ai primi passi di una diffusione che sarebbe stata travolgente. Ciò è utile per osservare
anche con quanta velocità cambi il sistema di comunicazione. Marginale, solo 10 anni fa, oggi
questa opportunità permette scambi di contatti in maniera veloce superando le barriere di tempo e di
spazio. L’abbiamo definito uno strumento. Non a caso. Internet infatti deve essere concepito come
tale, al nostro servizio, evitando di cadere nella tentazione opposta che ci farebbe diventare solo un
terminale della rete. E’ il rischio che corrono in molti, quando entrano nel vortice virtuale, con il
pericolo di perdere i contatti con la realtà che ci circonda. Usata nella maniera giusta, invece, la
rete diventa un formidabile modo per aprirsi al mondo, scambiare posta, far conoscere le nuove
opportunità che l’associazione può offrire. Oggi gestire una casella di posta, una mailing list, un
sito senza grandi pretese, è la maniera più semplice ed economica per comunicare con i giovani e il
resto del mondo. E si impara facilmente, con un po’ di buona volontà, anche grazie agli spazi sul
web che numerosi provider mettono a disposizione, addirittura con la procedura guidata per chi
fosse totalmente a digiuno di informatica.
Gli incontri.
E' indubbio che, almeno per quanto riguarda la comunicazione interna,
l'incontro tra soci e gruppi sia lo strumento più efficace. Il confronto di esperienze, la condivisione
di momenti gioiosi, lo scambio di idee, sono elementi comunicativi fondamentali perché rafforzano
il senso di essere 'associazione. Maggiori relazioni si creano tra gruppi CTG di diverse realtà, più
consistente e forte si fa il tessuto associativo, più gratificante l'impegno di ciascuno. E' necessario
quindi incrementare e sostenere gli scambi "group to group" per crescere di più come persone e
come associazione.
Parola, stampa, immagine, incontri: va in ogni caso tenuto sempre ben presente che dobbiamo
comunicare avendo sempre ben chiaro a chi ci rivolgiamo, per non rischiare di fare solo un
esercizio intellettuale, magari pregevole ma sterile. Ricordiamo Sant'Agostino. E' con gli altri che
dobbiamo comunicare.
h) LA PROMOZIONE DELL'ASSOCIAZIONE
In generale, promuovere un qualcosa, oggi, è diventato di fondamentale importanza per
l'affermazione di un messaggio, di un'idea, di un prodotto. La promozione, componente
fondamentalmente del processo di conoscenza, purtroppo si sta snaturando sempre di più in
messaggio pubblicitario. L'immagine, l'apparire, contano più della sostanza.
E' importante partire da questa considerazione di base se si vuol tentare di elaborare un
concetto di promozione che restituisca al termine il suo intimo significato, che ristabilisca il giusto
equilibrio tra proposta ed azione, tra progetto e sua realizzazione. Promuovere conta molto, ma
ancor di più conta farlo in modo corretto, coerente e credibile.
Occupiamoci innanzitutto dalla promozione delle nostre attività.
E' utile che la promozione sia fatta per tutte le iniziative che vengono proposte, dando un
maggiore risalto a quelle che hanno forti contenuti valoriali, secondo un ordine di priorità che ogni
realtà sarà in grado di assegnare.
Si tenga comunque presente che l'obiettivo principale non è tanto quello di farsi conoscere,
ma soprattutto quello di far conoscere. Stabilire cioè un contatto, un rapporto con il proprio
territorio e la propria comunità.
Per raggiungere questo scopo si possono utilizzare forme e strumenti tradizionali, ma anche
nuove tecnologie, calibrando comunque i mezzi in ragione dell'entità dell'iniziativa e del livello
organizzativo. E' opportuno cioè individuare il giusto risalto da dare, senza cadere in
minimalizzazioni o in opposti eccessi .
Scendendo più in dettaglio, le forme utilizzabili sono molteplici: manifesti, avvisi, depliants,
pubblicazioni; comunicati stampa a giornali e televisioni; comunicazioni ufficiali agli enti
interessati sia pubblici che privati; utilizzo di appositi spazi su periodici specializzati; iniziative
specifiche di promozione; oggettistica promozionale, video informativi. E' chiaro che queste
iniziative e questi strumenti promozionali sono efficaci se utilizzati nel momento opportuno e nella
forma migliore che devono essere attentamente individuati da ciascun livello associativo.
Più complesso diviene il discorso quando si passa dalla promozione di attività alla
promozione generale dell'Associazione. Questo può avere vari significati.
Il primo può essere quello di allargare la base associativa , mediante "l'acquisizione"
(termine brutto, ma che rende) di nuovi soci.
Va chiarito che al CTG non interessa piazzare
tessere per fare incassi o poter sparare cifre improbabili sul tesseramento. Quello che interessa è
invece allargare la propria proposta culturale e in questo senso va detto che i soci non possono mai
essere troppi. Sarà dunque necessario promuovere l'associazione chiarendo bene di che cosa si
tratta, facendo emergere la precisa ispirazione, delineando gli scopi e i metodi, in maniera che chi si
associa sia consapevole di non aver preso una tessera- lasciapassare per quel viaggio, ma di aver
aderito ad un preciso progetto educativo.
In ogni caso, tenendo presente quanto appena detto,
vanno lasciate alla sapienza di ogni dirigente le modalità e i tempi per estendere l'esperienza
citigina a nuovi soci.
Un secondo significato può essere quello di favorire la nascita di nuovi gruppi. Diventa qui
difficile fare un'analisi articolata, in quanto svariate possono essere le condizioni locali in cui
attivare questo processo.
E' chiaro che è diverso costituire un nuovo gruppo in una realtà associativamente ricca, con
la presenza di altri gruppi e di un consiglio provinciale organizzati, oppure andare a creare
l'associazione in una provincia scoperta o comunque debole. La stessa ricetta non può andare bene
in tutte le occasioni. E' invece fondamentale che del problema si faccia carico il consiglio
provinciale, quello regionale e quello nazionale, individuando una persona, tra le più capaci ed
esperte, cui affidare l'incarico di promuovere e seguire la nascita di nuove esperienze associative.
In questo caso lo spunto e il motivo d'aggancio possono arrivare dalle strade più diverse,
come può essere la Pastorale del Tempo Libero o i contatti con associazioni operanti in campi
limitrofi o una particolare conoscenza del territorio.
Ma anche i gruppi, soprattutto quelli più attivi, non possono chiamarsi fuori da questo
impegno : a tal proposito si potrebbe riprendere l'antica formula "Ogni gruppo fondi un altro
gruppo " , già utilizzata con successo dal CTG dei primi anni. Il processo può essere quello di
clonazione, per cui elementi di un gruppo numeroso o di un'età specifica o con un interesse
particolare si staccano dal gruppo-madre per dare vita ad una nuova entità. In questo caso si
raccomanda che il fatto non sia vissuto come una scissione traumatica, come un'indebolimento di un
gruppo, ma come il crearsi di una ulteriore opportunità e di nuova ricchezza associativa.
In alternativa un gruppo può curare la fondazione di un gruppo in un' altra città, in un altro
quartiere o parrocchia, individuando una situazione favorevole o una domanda specifica della nostra
azione.
In questo caso sarà opportuno incaricare un dirigente di seguire l'iniziativa, dando una
mano ai nuovi amici, discutendo le difficoltà, aiutando a trovare le fattibilità; ma tutto il gruppopromotore deve seguire il processo con la propria efficace esperienza, pronto a seguire con amicizia
e solidarietà i primi passi di un' avventura che si rinnova.
Un terzo e ultimo significato, più generale, può essere invece quello di una promozione
associativa in senso lato. Cioè di far conoscere all'esterno il progetto e le finalità del CTG.
A onor del vero, bisogna dire che questo - più che con i manifesti o gli spot pubblicitari, si
realizza con la testimonianza, l'impegno e la presenza dell'associazione. Vogliamo dire che, se il
CTG riuscirà ad essere coerente e visibile nella sua azione e filosofia associativa, si
autopromuoverà automaticamente. Se la nostra rivista Turismo Giovanile si proporrà come valido
momento di informazione e di approfondimento, acquisterà giocoforza l'autorità e il prestigio per
cui la redazione lavora. Se i dirigenti saranno responsabilmente presenti e attivi nei luoghi pubblici
ed ecclesiali in cui sono chiamati a rappresentare il CTG, l'associazione sarà di conseguenza
riconosciuta e stimata non solo per un glorioso passato, ma anche per un utile contributo che
continua.
Se il nostro agire trasparirà in articoli di giornale, in spezzoni audiovisivi, nei discorsi
della gente, allora vorrà dire che l'impegno associativo troverà sempre nuove strade su cui
dipanarsi.
E allora manifesti, pieghevoli, magliette e berrettini saranno sì utili, ma come supporti di
un'azione che si impone e si qualifica da sè. Non illudiamoci che un pò di materiale colorato basti
a promuovere il CTG.
Concludendo, in buona sostanza si tratta di attuare una promozione associativa che non sia
della pubblicità fine a se stessa, ma si ponga come strumento di conoscenza e di conferma di una
presenza nel sociale basata sulla coerenza, la credibilità e la presenza attiva.
SCHEDE TECNICHE
LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITA'
PERCHÉ PROGRAMMARE?
Parlare di programmazione nel CTG non deve sembrare anacronistico soprattutto oggi in cui
la programmazione è entrata in molti settori della società e non solo in quelli economici. Si tratta di
investire un capitale che non può essere speso male o sprecato, perché è rappresentato dall'uomo; un
capitale che va investito con intelligenza - e quindi con una seria programmazione - anche nel
tempo libero e nel turismo, intesi come strumenti di promozione della persona umana.
La programmazione nel CTG è così la carta vincente che da una associazione spontanea e
spesso non tanto organizzata, ci può far diventare una associazione organizzata con radici e
fondamenta solide, una associazione più "professionale" a tutti i livelli (dal gruppo, al provinciale,
al regionale ed al nazionale).
La programmazione rende la vita di ogni livello associativo da episodica, parziale e
discontinua a unitaria e seria, basata su principi fondamentali e su metodi d'azione adeguati.
Certamente bisogna stare attenti a non cadere pericolosamente nella condizione opposta, poiché se
la vita associativa si riduce ad un'arida programmazione,
l' associazione stessa perde la sua fisionomia ed il suo stesso motivo di esistere.
COS'E' LA PROGRAMMAZIONE E LA PROGRAMMAZIONE CTG
La programmazione è il tentativo di raggiungere e realizzare determinati obiettivi che ci si
sono posti, con l'aiuto di tecniche e metodi adeguati , in un determinato periodo di tempo. La
differenza tra programma e programmazione sta nel fatto che il programma è qualcosa di pronto, di
definitivo, di già svolto, mentre la programmazione è l'azione del programmare che coinvolge tutti
gli interessati in un lavoro collegiale o comunitario prima della fase esecutiva.
La programmazione è costituita da una serie di elementi e di fasi che si ripetono, ma che sono
specifici a seconda del particolare livello a cui ci si riferisce. Per esemplificare, l'analisi della
situazione di partenza è diversa per il Consiglio Provinciale da quella che dovrà effettuare il
Consiglio di Gruppo o il Consiglio Regionale.
Elementi indispensabili, che non ci stancheremo mai di sottolineare, per ottenere una buona
programmazione CTG, sono gli obiettivi e le verifiche o analisi. Ma oltre a questi elementi
indispensabili la programmazione è costituita da una sequenza di fasi non meno importanti che ora
cercheremo di analizzare.
1) ANALISI DELLA SITUAZIONE DI PARTENZA
E' la conoscenza della realtà associativa e della realtà sociale, ambientale e giovanile del territorio
in cui si opera. Tale conoscenza è indispensabile per poter individuare gli obiettivi ed i programmi
concreti da svolgere: necessaria in pratica per operare correttamente.
2) DEFINIZIONE DEL COMPITO (OBIETTIVI)
Sono le mete o i fini che improntano tutta l'azione e la vita stessa di ogni livello associativo (dal
gruppo al nazionale) e di ogni singola e specifica attività. Si distinguono in obiettivi generali e cioè
le finalità del CTG calate nella pratica e che possono avere una realizzazione prevista pluriennale
od annuale; ed in obiettivi specifici, cioè le finalità e le mete calate dopo essere state
opportunamente adattate, nello specifico ambiente, territorio e tempo in cui si opera; tali obiettivi
specifici prevedono una realizzazione mensile, bimensile o comunque inferiore all'annuale.
3) ARTICOLAZIONE DEGLI INTERVENTI (PROGRAMMI)
Si tratta del calendario delle attività e delle iniziative pratiche da svolgere in un determinato periodo
o anche del programma specifico con cui si intende realizzare una singola attività. In ogni caso si
dovrà far attenzione a che il programma non sia un elenco di date ma una scelta di contenuti ben
precisi e motivati dalla scelta di finalità ed obiettivi.
4) METODI E TECNICHE
Sono gli strumenti più idonei da impiegare per raggiungere gli obiettivi proposti e per attuare il
programma. I metodi e le tecniche CTG (partecipazione democratica, autogestione, non direttività,
vita di gruppo, ecc.), sono, assieme agli obiettivi, le caratteristiche che danno lo stile della nostra
associazione ad ogni attività programmata e realizzata.
5) VERIFICHE O ANALISI
Si tratta delle valutazioni da operarsi periodicamente per osservare l'effettiva rispondenza delle
attività pratiche con gli obiettivi proposti, per analizzare quanto gli obiettivi si sono concretamente
realizzati, per analizzare le difficoltà incontrate o anche i consensi ottenuti. Tali verifiche vanno
svolte non solo una volta all'anno o a scadenza pluriennale, ma anche dopo ogni singola attività
realizzata del programma, positiva o negativa che sia risultata.
Questi cinque elementi che formano la programmazione associativa sono in diretto rapporto
tra di loro ed ognuno non può prescindere dagli altri (così ad esempio gli obiettivi e le finalità non
possono prescindere dai metodi e dalle tecniche disponibili, e viceversa).Inoltre queste fasi della
programmazione formano una sequenza circolare di momenti che si succedono senza interruzione.
Arrivati infatti alla verifica finale si potrà ampliare ulteriormente la conoscenza della situazione che
farà da punto di partenza per una ulteriore formulazione di finalità ed obiettivi, di programmi e
metodi. La programmazione, per sua natura, richiede tempi medio-lunghi.
Ciò non toglie che i suoi elementi e le sue fasi si possano applicare anche ad una singola
attività associativa (festa, gita, convegno etc.).Molto importante è poi nella programmazione
associativa del CTG la direzione verticale che partendo dalla programmazione nazionale passa per
quella regionale e provinciale ed arriva a quella di gruppo (e questo modo di procedere va rispettato
se si vuole arrivare a quella unitarietà operativa e di programmazione che è alla base della vita
stessa dell'associazione). D'altra parte la programmazione dei livelli nazionale e regionale non può
non tener conto delle esigenze e della realtà delle strutture di base (provincie e gruppi).
LA PRESENTAZIONE DI UN PROGETTO AD UN ENTE PUBBLICO
Presentare un progetto a un ente pubblico non è un semplice passare le carte, ma presuppone
un rapporto corretto, chiaro e paritario tra associazione ed ente. Prima di presentare un progetto
occorre:
-stabilire un contatto con i responsabili istituzionali, preferibilmente i responsabili del settore
oggetto della richiesta;
- concordare, possibilmente modalità e termini di presentazione del progetto stesso (ad esempio è
opportuno predisporre i progetti prima che gli enti pubblici approvino i loro bilanci di previsione in
modo da prevedere, eventualmente, le relative somme in relativi capitoli di bilancio);
- redigere progetti per i quali esistano specifiche leggi di finanziamento al fine di evitare di trovarsi
di fronte ad oggettive difficoltà nel momento della realizzazione;
- preparare sempre un piano finanziario di previsione con inserito il contributo richiesto a pareggio
in modo da rendere visibile ed evidente l'importanza della richiesta stessa;
- verificare il tipo e il numero di eventuali autorizzazioni da richiedere;
- predisporre ogni altro atto che si renda necessario anche in ragione di specifiche richieste locali.
TECNICHE DI ANIMAZIONE AMBIENTALE
1) CONOSCERE IL COMUNE, LA VALLE, LA CITTÀ, UN TERRITORIO.
Vediamo come si può organizzare un corso di conoscenza del territorio. Per conoscere il
proprio ambiente di vita od un ambiente particolare che interessa i soci del gruppo, può essere
opportuno proporre un corso di una decina di incontri, aperto alla libera partecipazione.
Obiettivi:
l'iniziativa ha lo scopo di far conoscere il territorio nelle sue principali caratteristiche, fisicogeografiche, storiche, artistiche, tradizionali e socio-economiche, sia attraverso alcune nozioni ed
informazioni fornite da docenti, sia con l'esperienza diretta del toccare con mano attraverso alcune
visite ed uscite nel territorio. Il corso può anche risultare un veicolo promozionale per il gruppo per
farsi conoscere nel territorio.
Articolazione:
per l'organizzazione di un corso di conoscenza del territorio sono necessari una sede dove tenere le
lezioni e dei Docenti qualificati. Innanzitutto occorre definire precisamente il territorio o
l'argomento che si vuole conoscere; può essere un comune, una paese, una città, una montagna, una
valle, la vegetazione di una zona, la geologia...; oppure un periodo storico di una città, una serie di
castelli o di ville; l'architettura particolare di un territorio, alcune tradizioni popolari, ecc. Poi
occorre decidere le date e gli orari degli incontri (meglio l'orario serale dalle 20.30 alle 22.30 per le
lezioni ed il pomeriggio del sabato o la domenica per le visite ed escursioni) e contattare per tempo i
Docenti.
Si dovrà quindi stilare il programma-calendario tenendo presente che le lezioni teoriche
occupino circa un terzo degli incontri, mentre i due terzi siano lasciati alle uscite guidate ed alle
escursioni pratiche. Per una conoscenza generale di un comune, ad esempio, si potranno prevedere
3-4 lezioni sulla geografia geologica ed aspetti naturalistici, sulla storia, sulle tradizioni popolari e
sugli aspetti architettonici ed artistici, mentre verranno programmate 6-7 uscite guidate (escursioni e
visite ) per toccare tutto il territorio e le sue principali caratteristiche.
Si dovrà decidere una quota di iscrizione e le modalità di partecipazione, stilando anche un
piccolo regolamento. Importante è poi fare un depliant del corso ed una locandina da diffondere per
pubblicità .
Referenti:
sarà opportuno che il corso abbia il patrocinio dell'Ente locale, della Biblioteca o di altro Ente e che
magari venga programmato in collaborazione con altre associazioni.
Esperienze in questo senso possono dar vita alle già citate Università Ambiente, istituite
sperimentalmente in alcune provincie come Verona e Rovigo, cui ci si può rivolgere per consigli e
collaborazioni.
UN LIBRO SUL TERRITORIO
Potrebbe essere cioè un volume sulla storia naturale ed umana di una realtà, con itinerari di visita.
A conclusione di un corso di conoscenza del proprio ambiente, o come studio del territorio o come
proposta di itinerari turistici locali, si può progettare la realizzazione di un libro divulgativo.
Obiettivi:
la realizzazione di un volume sul proprio ambiente ha lo scopo di far conoscere al grande pubblico
il proprio territorio di vita sotto i più diversi aspetti, in modo da favorirne la tutela e la
valorizzazione.
Inoltre la proposta di una serie di itinerari e percorsi di visita, consente di rendere il pubblico
protagonista in prima persona della scoperta del territorio.
Articolazione:
presupposti per la realizzazione di un libro, sono la ricerca di fondi (sponsor) che garantiscano
almeno la copertura del 60-70% delle spese (per un libro con foto a colori e in bianco e nero, di
circa 140 pagine, formato A4, stampato in 1500 copie, occorrono circa 20 milioni), e la
disponibilità di alcuni soci ed esperti per la sua scrittura e per le foto.
E' opportuno che il volume comprenda tre parti: una prima parte con descrizione geograficageologica, climatica, vegetazionale e faunistica, con la storia umana e con la descrizione di
tradizioni popolari, di personaggi famosi, di avvenimenti o luoghi particolari (architetture tipiche,
monumenti artistici, particolarità e curiosità); con notizie socio culturali.
Una seconda parte che presenti e descriva alcuni itinerari che consentano la visita di tutto il
territorio, con consigli e l'indicazione dei tempi di percorrenza e delle eventuali difficoltà. Una
terza parte con indicazioni utili ed informazioni su aspetti turistici, gastronomici, culturali ed anche
commerciali. La realizzazione del volume dovrà essere corredata da numerose foto in bianco e nero
ed a colori , da piantine e disegni.
E' importante che i diversi itinerari ed i capitoli siano scritti da diversi autori ma con il
coordinamento e la supervisione finale di un'unica persona o al massimo di due. Importante è anche
seguire la realizzazione grafica del volume, in stretta collaborazione con la tipografia e con
l'impaginatore-grafico. Non secondaria è poi una efficace distribuzione del volume nelle edicole e
nelle librerie per la vendita, così come la richiesta di acquisto da parte di Enti, Istituti o Banche
locali.
Una volta che il libro sarà stato stampato, è indispensabile una sua presentazione al pubblico
con una o più serate appositamente strutturate, prevedendo magari anche la proiezione di alcune
diapositive. Un eventuale rinfresco finale non guasterà certo il clima...
LA STAMPA ASSOCIATIVA
LA PREPARAZIONE
Per promuovere in generale l'associazione e per far conoscere a livello diffuso le iniziative e le
proposte del CTG, il mezzo "stampa" si rivela ancora come il più adeguato.
Dal bollettino di gruppo fino alla rivista nazionale, la stampa associativa si conferma - in attesa
dello sviluppo di più moderne tecniche informative - come lo strumento migliore di relazione tra i
diversi livelli associativi e i soci.
Oggi viviamo nella "civiltà della comunicazione" e anche noi del CTG dobbiamo cercare, per
quanto possibile, di fare una buona ed efficace "comunicazione", anche attraverso la nostra stampa.
E' auspicabile che, ad ogni livello associativo, ogni pubblicazione sia connotata in termini di
informazione/formazione.
Se da un lato infatti è importante trasmettere informazioni pratiche, programmi e date, dall'altra è
fondamentale promuovere la conoscenza dell'associazione, creare una "cultura del tempo libero",
sensibilizzare su temi e argomenti sociali che in qualche modo ci riguardano.
Ben vengano allora, sulle nostre riviste, i programmi, i calendari, i comunicati, le informazioni
spicciole. Ma siano integrati con articoli, interviste, riflessioni, commenti, spazi aperti.
Certo il pericolo - e il timore - del costruire un giornale a doppia valenza (formativa e informativa) è
quello di renderlo pesante, poco leggibile, impegnativo.
E qui giocano senz'altro un ruolo importante il "modo" di comunicare e alcune tecniche di
presentazione e impaginazione.
Dalla circolare di gruppo al giornale nazionale alcuni elementi di presentabilità e leggibilità devono
essere rispettati.
Anche l'occhio vuole la sua parte. Pubblicazioni raffazzonate, con alcuni testi scritti a mano,
scarabocchi, caratteri variabili, righe storte, non servono bene la causa della "comunicazione",
anzi sono controproducenti. Alcune semplici regole di estetica e di impaginazione vanno
rispettate. Eccone alcune:
- ogni pagina deve essere equilibrata tra bianchi e neri. Cioè evitare i testi fitti (nero), intervallare
con disegni o titoletti in modo da far "respirare" la pagina.
- Equilibrio deve esserci pure tra titolo e testo: evitare titoli troppo grossi e vistosi, magari in testa
a dieci righe di comunicato.
- Se possibile impaginare su due colonne e non su una sola, la pagina così è più leggibile.
- Le parti di testo (articoli, riflessioni) non devono essere troppo lunghe e vanno eventualmente
interrotte con foto, disegni, sottotitoli o richiami in box.
- Evitare l'utilizzo di diverse forme di scrittura (dattilo, ritagli, manoscritti). Danno un senso di
disordine e tolgono leggibilità.
- Le frasi all'interno di un articolo devono essere brevi; evitare i periodi troppo lunghi, aggettivi e
avverbi superflui, troppe subordinate.
LA DIFFUSIONE
Un giornale o un bollettino a livello di gruppo o provinciale - e quindi a diffusione limitata e
interna ai soci- non è soggetto a particolari vincoli. Occorre evidenziare comunque sulla prima
pagina il nome della testata, il soggetto titolare e il suo indirizzo. Per la diffusione via posta è
necessario imbustare il giornale e affrancarlo con bollo a tariffa "stampati".
Se invece la rivista ha un certo numero di copie e va divulgata in un ambito territoriale ampio,
è opportuno registrarla presso il tribunale della città di riferimento. In tal caso è necessario che
venga indicato il direttore responsabile che, per legge, deve essere un giornalista iscritto all'albo
dei professionisti o dei pubblicisti.
Effettuata la registrazione, è possibile spedire le copie della rivista in abbonamento postale
usufruendo anche di tariffe agevolate, secondo una procedura consultabile presso gli uffici
postali preposti
.
LE CASE PER FERIE
Le Case per ferie, o come più compiutamente si usa dire, i Centri Vacanza sono ancora
oggi una viva realtà associativa.
Si tratta di strutture di ospitalità con una vasta gamma di disponibilità, dall'edificio con
ogni comfort al rifugio più spartano, e con possibilità di utilizzo diversificate, dal semplice
soggiorno, alla pensione completa, alla totale autogestione.
Per tentare una utile sintesi, possiamo dire che gli obiettivi principali di tale attività
associativa sono:
- una vacanza serena, vissuta in spirito comunitario
- dare il gusto e la ricerca dei valori da vivere con gli altri e con gli amici;
- avere costi giusti e contenuti;
- permettere a tutti di realizzare vacanze e viaggi, anche ai meno abbienti;
- sperimentare esperienze di autogestione, come metodo formativo;
- il servizio agli altri come espressione operativa del nostro essere cristiani;
- gestire incontri e scambi tra gruppi con strutture idonee .
Va subito precisato che la Casa per Ferie non è un albergo: è invece il modo attraverso cui il
CTG esprime la sua vocazione ad esercitare l'accoglienza secondo uno stile di semplicità e secondo
la sua filosofia associativa.
Vero e proprio luogo di aggregazione, essa si presta in maniera ideale all'animazione e alla
qualificazione della vacanza a misura d'uomo. Gli ospiti del centro Vacanza non sono dei semplici
clienti, ma degli amici con i quali trascorrere un periodo fatto di comunicazione reciproca, di
arricchimento umano, di ricerca comune, di allegria.
Vi si deve trovare un'accoglienza cordiale, un soggiorno vario e creativamente attrezzato,
una serie di attività collaterali finalizzate a far sentire l'ospite sempre più a casa sua.
Lo sforzo è quello di creare un ambiente in cui vivere una vacanza serena, lontano dalle
mode consumistiche e dai grandi complessi spersonalizzanti, in strutture dalle dimensioni mediopiccole dove la persona si trova al centro di ogni proposta. Non secondariamente, poi, si cerca che
la vacanza abbia il suo costo reale, avvicinandosi alle possibilità economiche dei giovani e delle
famiglie, con particolare attenzione a chi ha minori capacità di spesa.
Attualmente i Centri Vacanza del CTG sono dislocati su tutto il territorio nazionale, con
una certa concentrazione nel Nord Italia e una prevalenza delle località di montagna. Questo non
significa il trascurare una politica di ricerca di nuove strutture, in zone già coperte o scoperte; sia
che si tratti di case da adattare allo scopo e gestire poi direttamente, sia che si tratti di edifici di
parrocchie, istituti o privati, in attività ricettiva ma non affiliati a noi. Quest'ultimo aspetto diventa
rilevante anche per l'attuale momento di preparazione al Giubileo del 2000, nell'ottica di un servizio
da rendere ai pellegrini e alla Chiesa.
Non si tratterà di speculare su un avvenimento che deve conservare intatta la sua valenza
spirituale, ma comunque di poter dare l'opportunità a tutti di un'accoglienza sobria e rispettosa della
dignità umana.
Ecco che allora, accanto alle nostre forme tradizionali di case per ferie potremmo utilizzare
questi anni per "inventare" altre, nuove e semplici occasioni di ospitalità. Non è certo questo il
tempo in cui i pellegrini, come nel medioevo, venivano accolti lungo il viaggio in ricoveri di
fortuna, ammassati nei fienili e sfamati con una ciotola di brodaglia.
Ma perchè non pensare,
accanto a chi - più fortunato- soggiornerà in comodi alberghi , anche a chi arriverà in Italia cercando
un semplice letto pulito, una doccia con cui rinfrescarsi, un fornello su cui scaldare un piatto di
minestra ? Il tutto ad un prezzo equo e contenuto.
E a fronte di
questa probabile domanda, come non pensare alle
Parrocchie con alcune stanze in disuso, ai vecchi Asili infantili spopolati dalla crescita demografica,
a scuole, caserme e altri edifici non più funzionanti ?
Siamo convinti che questo progetto possa trovare le nostre realtà stimolate a percorrere una
nuova strada nella tradizione dell'ospitalità citigina, anche perchè - una volta conclusa l'esperienza
giubilare - resterebbe una rete
di accoglienza facilmente gestibile, localizzata anche nei centri minori, utilizzabile dai giovani
anche per piccoli scambi e incontri.
Cerchiamo ora di vedere alcune fasi gestionali, anche se in modo sintetico .
Le strutture vanno prima ricercate, valutate per la futura destinazione e per il loro possibile
utilizzo, sondando l'ambiente degli enti pubblici e religiosi..
Individuata la struttura occorre instaurare un concreto rapporto con il proprietario e realizzare un
accordo per l'utilizzo che preveda la durata minima di alcuni anni.
Formare quindi un gruppo di soci disposto a dedicarsi alla gestione e dotato di una ottimistica
fiducia nella esperienza da affrontare, di costanza nel tempo e di continuità di presenza. Va detto
che per la loro peculiarità, tali caratteristiche spesso si manifestano più negli adulti che nei giovani.
Il gruppo individuato inizierà allora la sua opera di volontariato e di sistemazione della struttura e
curerà contemporaneamente il lancio associativo affinché la stessa sia conosciuta da molti.
La prima fase sarà coperta dall'entusiasmo della novità, ma nel proseguo occorrerà mantenere vivo
l'entusiasmo e l'accordo.
Avuta la struttura in gestione occorre costruire un rapporto chiaro con il comune ove la stessa
è localizzata per definire, in accordo con gli appositi uffici, le modalità di gestione e di utilizzo, per
poi richiedere al Sindaco il rilascio dell'autorizzazione amministrativa.
E' necessario anche richiederel'autorizzazione sanitaria da parte dell' USL locale, nonchè, qualora la
struttura ospiti più di 25 persone, si dovrà ottenere anche il nulla osta dei vigili del fuoco. Tali
autorizzazioni sono molto simili a quelle di un normale albergo.
Una struttura può avere una gestione in pensione completa o parziale, oppure essere
utilizzata da gruppi in autogestione. La seconda soluzione, organizzativamente, appare la più
semplice.
In ogni caso, il soggiorno potrà essere offerto solo a soci del CTG, sia per seguire i
dispositivi di legge,
sia per motivi di assicurazione dell'ospite, sia per regolarità con
l'autorizzazione amministrativa: infatti la Casa per Ferie è per legge una struttura associativa e non
un esercizio pubblico. Eventuali infrazioni sono punite molto pesantemente, con multe fino a tre
milioni per ogni ospite non socio del CTG.
Le leggi che regolano tutta la materia sono diverse da regione a regione, mentre a livello
nazionale le leggi di riferimento sono la legge quadro sul turismo (217/83), e le precedenti DPR
869/61, 326/58.
E' quindi necessario documentarsi bene nella regione in cui la casa è ubicata. Peraltro, la nostra
associazione sta dotando le strutture affiliate di un supporto informatico contenente alcune note e
indicazioni per agevolare una corretta gestione amministrativa .
Il buon funzionamento della Casa per Ferie dipende molto anche dalla persona che la dirige.
Infatti il direttore è colui che, partecipe delle finalità e dei programmi associativi del CTG, coordina
e anima la comunità che gli viene affidata, secondo una metodologia più idonea alla dinamica
educativa giovanile e familiare.
Tale ruolo comporta una grande serietà, responsabilità e competenza, elementi inscindibili per la
realizzazione di quel piano di animazione culturale di cui si è fatto più volte riferimento.
Il gruppo di animazione della casa deve, alla luce di queste direttive, rapportarsi agli ospiti e a
tutti coloro che vivono in essa con questa precisa dimensione. Da ciò scaturisce poi tutta la gamma
di diritti e doveri di ciascuno a seconda dei specifici ruoli.
La gestione non può dunque ridursi ad un fatto tecnico, per quanto importante. Potremmo
allora dire che in una nostra struttura diventa essenziale la capacità di "dare un'anima anche ai muri
".
Ecco allora che punto qualificante diviene la presenza di un gruppo di animatori che operino
all'interno di essa,
in grado di valorizzare la diversità di provenienza, di cultura, di esperienze che ogni ospite porta
con sè. Non è certo un'impresa facile, soprattutto perchè bisogna saper dare quanto più spazio
possibile alla libera partecipazione organizzativa degli ospiti, intesa come applicazione concreta ed
immediata della creatività propria di ciascuno.
Svariati a questo punto possono essere i campi di azione come :
- Programmi di escursioni, di momenti nel "camminare insieme", nello "scoprire insieme"
- Escursioni e itinerari ecologici con finalità di denuncia e di risanamento
- Ricerca di botteghe, di laboratori tipici per la lavorazione artigianale di prodotti locali
caratteristici
- Incontri tra gruppi di residenti e ospiti in cui ci si scambiano esperienze
- Incontri sui dialetti e forme dialettali, proiezione di diapositive sull'ambiente in cui ci si trova
- Momenti ricreativi, sportivi, falò, ecc.
Sono solo alcuni, limitati, esempi : siamo infatti sicuri che l'esperienza associativa sappia
trovare agevolmente queste e mille altre risorse per rendere l'ambiente ospitale secondo lo stile e la
tradizione del CTG.
.
Ma questo gruppo e il direttore dovranno farsi carico anche di altri aspetti gestionali, forse più
umili, ma non certo trascurabili.
Ad esempio, nell'arredamento delle case si dovrà rispettare un criterio di semplicità.
Attenzione anche a dare la sensazione di ordine e di pulizia; la sciatteria è sempre male accettata.
Un impegno tutto particolare è richiesto a chi dirige le strutture in autogestione: si consiglia
l'attenzione a particolari talvolta trascurati come appendiabiti, ripiani per i bagagli e idonee
scaffalature per le attrezzature di cucina e comuni. In particolare per le cucine è indispensabile che
tutto sia perfettamente pulito, ordinato, in posizione facilmente visibile ed individuabile. Lo stesso
dicasi per gli altri materiali in dotazione.
Le camere è bene che siano dotate di materassi, cuscini e coperte da disporsi ordinatamente al fondo
di ciascun letto.
Da non trascurare, tra i problemi della gestione, quello del costo di
manutenzione della struttura, specie quando si tratta di edifici costruiti da molti anni. Occorre
pertanto tenere presente la necessità di interventi ben fatti e che costituiscano un continuo
miglioramento della stessa struttura negli anni. Altro aspetto da non tralasciare è quello di una
corretta stesura dei bilanci preventivi e dei consuntivi. Solo da un continuo esame di questi si
possono individuare le giuste quote da applicare, anche in relazione alla nostra continua tentazione
di mantenerle sempre al minimo. Non vanno dimenticate nei bilanci i consumi di acqua, gas,
energia elettrica, tassa rifiuti, costi di manutenzione ordinaria, arredi e loro sostituzione, rimborsi al
volontariato di servizio. Si deve pensare inoltre che il gruppo che gestisce la casa debba sostenere
anche spese non previste.
Importante poi è prevedere la presenza a inizio e fine turno di soggiorno di uno dei
responsabili; ciò permetterà di verificare il corretto comportamento del gruppo ospite, evitando
brutte sorprese e avendo la certezza che il gruppo successivo trovi una struttura adeguata al
desiderio di chi per la struttura lavora.
PIANO NAZIONALE DI FORMAZIONE ASSOCIATIVA
Premessa.
" Formazione: maturazione delle facoltà psichiche e intellettuali dovuta allo studio e
all'esperienza": così recita lo Zingarelli.
Ma al di là delle dizioni, già da tempo e in diverse occasioni è emersa con forza, all'interno
dell'associazione, l'esigenza di individuare modalità concrete per la formazione dei soci e,
soprattutto, dei dirigenti . Certo che per una realtà come il CTG che si propone finalità educative,
sembrerebbe naturale e scontato parlare di formazione.
Il problema è che troppo frequentemente di formazione si "parla" solamente e poco la si
applica. Il problema è che parlare di formazione e fare formazione in una associazione di tempo
libero sembra una anomalia, una contraddizione, una stortura. Non è il tempo libero il tempo
dell'ozio, del relax, dell'assenza di vincoli , della spensieratezza?
Nel CTG non si cerca il divertimento, la festa, lo stare insieme senza tante preoccupazioni e
assilli? La formazione invece richiede studio, impegno, riflessione, confronto. Certo è, ed è stato
ribadito più volte, che se vogliamo essere veramente ed in modo efficace associazione di
promozione umana, ambito educativo, luogo e strumento di animazione sociale, è necessario
individuare le strategie per far prendere coscienza a soci e dirigenti dei valori dell' associazione e
del ruolo che i nostri gruppi e gli altri livelli sono chiamati ad assumere per la costruzione di una
società più giusta e solidale.
FORMARE CHI:
Volendo semplificare, si possono ipotizzare tre livelli di formazione:
- uno "diffuso" che riguarda tutti i soci e che può concretizzarsi in alcuni momenti
particolari o attraverso la stampa associativa. E' il livello in cui ogni impegno formativo deve
essere teso a creare nei soci una maggiore "coscienza associativa", a cogliere cioè il senso e il
valore pieno dell'adesione a una associazione in termini generali e al CTG in particolare. Più
propriamente potremmo dire forse che dobbiamo muoverci sul piano della "promozione culturale"
della persona-socio. Essendo il livello a target più ampio richiede l'intervento differenziato e
complementare di tutte le strutture associative, a partire dal gruppo;
- uno "specifico", per dirigenti di gruppo e provinciali, da realizzare attraverso percorsi
organici e articolati , affrontando tematiche associative, sviluppando alcune competenze tecniche.
E' senz'altro il livello in cui ci si deve impegnare maggiormente. L'associazione
è
credibile,
coerente, efficace quando sono credibili, coerenti e preparati i propri dirigenti. Il Ctg non è
educativo in sè. La "preparazione del Regno" non avviene grazie a due righe di uno Statuto.
L'associazione è educativa nella misura in cui vi sono persone che la rendono tale. E l'ispirazione
cristiana del CTG viene resa visibile grazie alla testimonianza dei suoi dirigenti. E' fondamentale
allora curare con assiduità e energia la preparazione di coloro che assumono un qualche ruolo e
incarico a livello di gruppo e provinciale.
- un altro "specialistico" per preparare figure particolari come gli animatori socio-culturali,
gli animatori culturali e ambientali, gli animatori turistici. E' il livello del "servizio". Il CTG prepara
secondo propri contenuti e modalità alcune figure che, oltre ad essere a disposizione delle diverse
strutture associative, si pongono a servizio della collettività (scuole, altre associazioni, parrocchie,
enti, istituti etc.) per dare "anima" ad alcune esperienze umane. I gruppi di animatori culturali e le
guide di turismo sociale presenti in alcune realtà sono esempi significativi in tale senso.
E'
necessario ampliare e qualificare le opportunità per la creazione di queste figure che possono
diventare un veicolo importante di promozione dell'associazione all'esterno.
Destinatari privilegiati dell'azione formativa di ciascuno dei tre livelli descritti devono essere i
giovani. Anche se siamo convinti che la formazione è sempre e comunque "permanente", non
possiamo dimenticare che è nell'età della adolescenza e della giovinezza che la persona
principalmente si plasma e cresce in cultura, intelligenza, capacità relazionale, socialità.
Ed è certamente dall'impegno di giovani preparati, coscienti dei valori associativi, capaci di
animare la realtà sociale in cui vivono, che il CTG puo' trarre linfa per la propria azione e
accrescere la propria capacità di coinvolgimento e aggregazione delle fasce giovanili.
FORMARE COME:
Ognuno dei tre livelli sopra citati richiede modalità diverse. Si possono però individuare
alcuni criteri generali che dovrebbero connotare l'azione formativa del CTG a tutto campo e cioè:
- la formazione deve essere il più possibile decentrata e capillare. I corsi nazionali o regionali
vanno bene se sviluppano o approfondiscono tematiche già trattate a livello di base.
E' chiaro che se curiamo seriamente la formazione dei dirigenti di gruppo e provinciali, ci
troveremo in futuro dei dirigenti regionali e nazionali - che provengono dalla base- con un bagaglio
di "cultura associativa" già pronto.
- la prima formazione riguarda "l'essenza" del CTG. Se un socio non avesse mai letto lo Statuto e
non conoscesse l'associazione, difficilmente potrebbe essere un socio consapevole e attivo. Se poi
addirittura questi divenisse un dirigente, non si capisce bene cosa potrebbe dirigere. Per questo
occorre mettere i gruppi nelle condizioni di poter presentare in modo semplice, chiaro e completo ai
nuovi soci cosa è e cosa fa il CTG.
- la formazione non si improvvisa. Va pensata e calibrata a seconda della situazione da cui si parte
e dei destinatari che si vogliono raggiungere. La formazione richiede intenzionalità e metodicità. E'
necessario quindi che almeno i presidenti provinciali e regionali si "preoccupino" della formazione
dei dirigenti e individuino modalità e strumenti permanenti e diversificati con l'ausilio del
Consiglio nazionale.
- la formazione non è solo "teoria". Lo Zingarelli parla di "Studio e esperienza". Quindi qualsiasi
attività, se ben programmata e condotta, può' essere formativa. "Non si educa con le parole ma con
le azioni" raccomanda il Card. Martini. Fare un viaggio, partecipare alla vita associativa, aprirsi
all'incontro con persone e ambienti, socializzare nel tempo libero, sono esperienze che aiutano la
persona a crescere.
- la formazione è sempre "globale" nel senso che considera la persona nella sua totalità. Ad
esempio, il CTG non vuole formare dei "viaggiatori" ma delle persone ( fatte di intelletto, affetti,
fisicità) attraverso il viaggio. Quindi in ogni iniziativa formativa, per quanto specialistica, non si
deve mai dimenticare che è a "tutta" la persona che ci si rivolge.
- il gruppo è "luogo formativo". Ne vanno valorizzate al massimo le potenzialità in termini di
comunicazione, di esperienza, di socializzazione. Non a caso il CTG ha scelto il gruppo come
"comunità di base".
La vita di gruppo ha grandissime "potenzialità" educative. Il gruppo però deve essere ben
condotto e gestito. Se ciò non accade l'esperienza di gruppo puo' diventare inutile e frustrante.
Tutto ciò premesso, è utile ora individuare alcuni percorsi "scalari" di formazione che
partano cioè dal livello di base ( gruppo) per giungere ai livelli superiori in modo graduale e
differenziato. Quello che si vuole proporre quindi è un piano formativo " a ritroso", che si realizza
cioè ai livelli di base dopo una prima fase di stimolo e proposta attivata dal Consiglio Nazionale.
LIVELLO PROVINCIALE:
E' stata ribadita in diverse occasioni la "centralità" del livello provinciale per la qualificazione
associativa nel territorio. E' indubbio che ad esso spetti assumere come prioritario il compito della
formazione dei propri associati. Ogni Consiglio deve allora porsi seriamente il problema della
formazione e delle modalità con cui attuarla, partendo ovviamente da una analisi delle realtà di
gruppo presenti nel proprio territorio di riferimento.
Dicevamo che la prima formazione deve riguardare l'essenza CTG. Particolare cura dovrò
essere dedicata ai neo-presidenti e ai neo-consiglieri di gruppo ai quali rivolgere una azione
formativa specifica su finalità, struttura, metodi del CTG, sulla programmazione delle attività, sul
ruolo del gruppo.
Più in generale invece soci e dirigenti devono essere coinvolti in riflessioni e confronti sui
grandi temi associativi ( valori del turismo, uso del tempo libero, tutela dell'ambiente, condizione
giovanile etc .......), sulle eventuali tematiche annuali proposte dal Consiglio nazionale, su
argomenti tratti dall'attualità.
Rispetto al metodo è forse opportuno puntare, più che su corsi "centralizzati", su percorsi
itineranti, cambiando sede ad ogni incontro cercando di coinvolgere e rendere partecipi i diversi
gruppi. Inoltre è necessario evitare le classiche conferenze ed individuare invece modalità più
attive e vivaci per affrontare gli argomenti, utilizzando anche schede, questionari, audiovisivi,
simulazioni etc.
Occorre inoltre ricordare che già il "fare e sentirsi associazione" è formativo. Ben vengano
quindi i momenti di incontro e festa tra gruppi, lo scambio e il confronto di esperienze.
LIVELLO REGIONALE:
Ogni regione dovrà commisurare i propri interventi formativi in base alla situazione delle diverse
province. In linea teorica diciamo che al Regionale spetta il compito di curare la preparazione dei
dirigenti provinciali e di proporre magari alcuni momenti "forti" di formazione per i soci più
convinti. Il Consiglio deve quindi periodicamente verificare il grado "qualitativo" dei dirigenti dei
diversi Consigli Proviunciali per poter intervenire con maggiore efficacia in quelle situazioni che si
rivelano statiche o deboli.
Se sono i dirigenti provinciali infatti che devono preoccuparsi della formazione di base,
devono anche essere preparati a sostenerla. Ecco allora che, ad esempio, un corso intensivo di due
giorni a livello regionale e alcuni incontri mirati per ogni provincia si rendono necessari al fine di
garantire la "formazione dei formatori".
Che deve riguardare principalmente la conoscenza dell'Associazione. Un dirigente
provinciale che debba seguire la formazione di base deve essere in grado anzitutto di spiegare bene
cosa è e cosa fa il CTG. Non guasterebbe però anche una preparazione più specifica su alcuni
aspetti che sono pure importanti: le dinamiche di gruppo, l'animazione socio-culturale, la
comunicazione, l'educazione ambientale.
Ecco allora che il C.R. può' offrire ai dirigenti le opportunità di ampliamento e
approfondimento di argomenti di interesse associativo.
LIVELLO NAZIONALE:
Suo compito prioritario non è tanto quello di promuovere e organizzare direttamente momenti di
formazione quanto quello di offrire gli stimoli, gli strumenti, i metodi affinché la formazione
venga attuata dai livelli regionale e provinciale.
Da qui la necessità che il Nazionale produca, avvalendosi anche dell'aiuto di esperti esterni,
materiale didattico di facile comprensione che possa essere di ausilio alle realtà che vogliono
avviare percorsi di formazione. Schede, sussidi, piccoli manuali, audiovisivi, supporti informatici
si rendono necessari per dare organicità ed efficacia all'azione formativa.
Spetta poi al Consiglio Nazionale anche il compito di creare uno staff di persone interne e
esterne al CTG disponibili a supportare le realtà regionali e provinciali nel progettare e realizzare
attività formative. Un corso nazionale non deve presentare i "rudimenti" del CTG, ma deve
piuttosto porsi come massimo livello di formazione, una sorta di "Master associativo" in cui
affrontare e approfondire alcune tematiche e completare una base culturale che deve essere già
stata acquisita a livello di base.
Ciò non toglie che, nel caso vi fossero difficoltà a promuovere e gestire corsi o attività
formative da parte di uno o più Regionali, possa essere questo livello a organizzare alcuni
appuntamenti aperti a "neofiti" o a giovani dirigenti. E' ovvio che, nel momento in cui in qualche
realtà si dovesse avviare un discorso dalle basi, spetterebbe al Nazionale dare la spinta iniziale ai
diversi livelli associativi, mettendo in campo alcune persone disposte a curare in modo particolare
la fase di lancio del piano e di prima "formazione" di dirigenti locali.
FORMARE SU CHE COSA:
1) A livello diffuso: Abbiamo già spiegato che i livelli formativi sono diversi e che il più
importante riguarda senz'altro la massima diffusione della conoscenza del CTG. E' dalla
conoscenza che nasce la "coscienza", cioè il senso di appartenenza, la voglia di partecipazione, lo
stimolo all'impegno. In termini generali quindi i temi da far "attecchire" in modo diffuso possono
essere le seguenti:
- cosa significa essere e fare associazione;
- le finalità educative del CTG;
- la struttura democratica e la realtà del gruppo;
- l'ispirazione cristiana;
- la pratica turistica e attività di tempo libero;
- lo stile CTG;
- il rapporto gruppo e territorio;
2) A livello dirigenti di gruppo e provinciali: In termini più ampi, ma sempre strettamente attinenti
la vita dell'associazione vi sono altri temi da approfondire con i dirigenti CTG :
- l'animazione come prassi educativa;
- elementi di psicologia sociale (il gruppo, le dinamiche, la comunicazione);
- ruolo dell'associazionismo e del volontariato;
- valore e significato del tempo libero;
- l'educazione ambientale;
- l'apertura all'Europa;
- il ruolo dei laici cristiani nella società;
- la società della "comunicazione";
- le condizioni giovanili;
- i rapporti con gli Enti Locali
- la pastorale del turismo e del tempo libero
- il senso della festa
3) A livello specialistico: Un terzo livello, più discrezionale ma non meno importante, riguarda
invece temi specialistici rivolti a persone che hanno specifici interessi. Alcune realtà locali quindi
possono attivare percorsi di formazione per animatori socio-culturali, per animatori ambientali, per
animatori turistici, per accompagnatori di scambi internazionali e di viaggi, per redattori di giornali
associativi, eccetera.
In questo livello "specialistico" va inserita anche la formazione dei
titolari, responsabili e gestori dei Centri di Vacanza del CTG sia dal punto di vista della "cultura
dell'accoglienza" sia dal punto di vista tecnico- amministrativo.
L'ARTICOLAZIONE: ( cosa fare concretamente)
Nel definire un programma concreto di attività e strumenti formativi occorre tenere conto di
due fattori fondamentali:
A - al di là delle varie iniziative locali e nazionali, vi è una certa carenza di organicità e di
continuatività;
B - ci troviamo di fronte ad una associazione con un alto "coefficiente di rotazione" e pertanto chi
oggi è socio o dirigente di gruppo, domani potrebbe non esserlo più; La scommessa da vincere
quindi sta, da un lato, nel riuscire ad essere capaci di dare una "formazione " basilare e immediata
per chi entra nell'associazione in modo da invogliarlo a rimanere e, dall'altro, nel predisporre un
percorso permanente e "scalare" ben chiaro e definito per quelli che decidono di impegnarsi più
attivamente all'interno dell'associazione.
Occorre allora che la prima fase di lancio e sensibilizzazione rispetto al problema
"formazione " riguardi tutti i livelli associativi. Un impegno fondamentale che deve assumersi il
C.N. è quello di stimolare nei livelli regionali e provinciali l'interrogativo rispetto alle esigenze
formative di propri ambiti di riferimento. In altre parole occorre sensibilizzare i presidenti regionali
e provinciali a farsi carico in modo diretto del problema "formazione".
Ciò può' avvenire:
- per i presidenti regionali in occasione dell'annuale Consiglio Nazionale di autunno;
- per i presidenti provinciali in un incontro convocato da ciascuna presidenza regionale, da mettere
in calendario entro la fine di ogni anno e dedicato alle "strategie regionali di formazione". A questa
opera di sensibilizzazione va affiancata una azione tesa a creare una équipe di persone disposte a
fare i "consulenti" delle diverse strutture associative in tema di formazione.
A tal riguardo potrebbero essere coinvolti alcuni tra i Consiglieri nazionali e tra i giovani
partecipanti ai passati corsi nazionali, disposti a frequentare uno o due stage "intensivi" di due
giorni , in cui apprendere gli elementi della progettazione delle attività formative, dei processi
decisionali, della valutazione degli interventi.
I componenti di questo gruppo diventerebbero così i "formatori di formatori" e potrebbero
contribuire a promuovere e coordinare attività formative decentrate e curare la preparazione dei
dirigenti provinciali che a loro volta, con un procedimento a cascata, andranno a promuovere e
gestire la formazione dei dirigenti di gruppo. Se questo procedimento "a cascata" funzionerà, nel
giro di due o tre anni, avremo all'interno dell'associazione un certo numero di persone che hanno
acquisito una serie di conoscenze e competenze che non possono che giovare alla globalità
dell'azione CTG e qualificare la nostra presenza nella società.
GLI STRUMENTI
E' necessario che l'associazione si doti anche degli strumenti didattici che possano essere
utilizzati dai diversi livelli per acquisire conoscenze sia in termini di contenuto che di tecnica. Il
C.N. potrebbe allora:
- raccogliere e mettere in circuito il patrimonio di materiale formativo prodotto dalle varie strutture
associative nel passato;
- predisporre un " vademecum del gruppo CTG" in cui si spiegano ruolo, funzioni e valenze di un
gruppo Ctg e si danno alcune indicazioni pratiche sulla conduzione del gruppo e sulle modalità di
realizzazione di alcune attività standard. Tale vademecum verrebbe consegnato inizialmente a tutti i
gruppi attualmente affiliati e, mano a mano, ai nuovi gruppi.
- redigere le "pagine gialle CTG" contenenti i nomi e i recapiti delle persone interne ed esterne
all'associazione in grado e disponibili a condurre incontri, seminari, stage sulle varie tematiche
associative;
- riprendere la pubblicazione dei "quaderni CTG" utili all'approfondimento culturale e tecnico di
temi monografici e specialistici inerenti l'associazione (ad es. sull'animazione ambientale, sugli
scambi giovanili internazionali, etc.)
- affrontare argomenti e temi formativi in modo vivace e accattivante anche attraverso "turismo
giovanile"
- realizzare audiovisivi di informazione e supporto didattico.
Un utile aiuto, che segnaliamo, può essere costituito dal Quaderno CTG n. 4 "La Formazione",
pubblicato nel
1977, ma ancor oggi valido nei principi fondamentali.
CTG : P R O G E T T O G I O V A N I
Quadro di riferimento.
Un punto essenziale da cui partire è quello di individuare a chi debba andare la proposta
dell'associazione, o meglio bisogna identificare la realtà giovanile su cui si intende operare. Per
aiutarci, tentiamo un'analisi sintetica partendo da alcune categorie riferibili a questo pianeta.
La prima categoria è la categoria della "complessità". La complessità vuol dire che i
giovani, oggi, non sono più una realtà omogenea, uniforme, ma sono un soggetto storico in estrema
evoluzione e in estrema frammentazione. La società "complessa" crea come conseguenza una realtà
giovanile complessa. Di fronte a questa situazione i ragazzi che non sono al centro di precisi
processi educativi, crescono un po' alla rinfusa, in modo disordinato. Questa situazione di
disorientamento, provoca quello che viene definito il sentimento della marginalità.
E' questa la seconda categoria, definita dai sociologi come l'espropriazione del diritto di decidere, di
partecipare, di essere protagonisti. E' una sensazione di dipendenza, di irrilevanza sociale che i
giovani provano: basti pensare alla scarsa attenzione posta loro dalla politica e dall'economia. .
La terza categoria è quella del "presentismo": se per gli adulti il futuro è dei giovani, per i
giovani il futuro non esiste, così come non esiste il passato; per i ragazzi esiste solo il presente, il
quotidiano, l'oggi, per cui, il passato, anche il più recente, è preistoria, e il futuro è lontano. Conta la
concretezza, l'esperienza.
La generazione "dell'abbastanza" è tentata di adagiarsi sui risultati ottenuti, mortificando cosi il
gusto di ricercare e soddisfare nuovi bisogni e nuovi valori. E' la generazione del carpe diem, del
cogliere l'attimo, la generazione che manca di una capacità progettuale e che stenta a definire
obiettivi personali e sociali a medio e lungo termine.
La quarta categoria è quella definita della " impermanenza", che è un po' la conseguenza del
pluralismo culturale e della indifferenza verso il futuro. L'impermanenza è la capacità e la
possibilità che ha il giovane d'oggi di sperimentare una pluralità di esperienze, di scegliere una
strada e di tornare indietro, di cambiare continuamente direzione. Per i giovani non esistono più
scelte prese una volta per tutte, non esistono esperienze totalizzanti, e anche questa
dell'impermanenza è una forma di mobilità psicologica, culturale, relazionale.
Un'altra categoria, la quinta, è quella del gruppo, della piccola socializzazione; cioè il
ragazzo si trova a proprio agio in ambienti di socializzazione ristretti, circoscritti, per cui il gruppo
di coetanei diventa il luogo privilegiato di crescita e viene considerato quindi come un valore
importante; il problema è che non sempre il gruppo è in grado di attivare quelle dinamiche positive
che rendono proficua l'appartenenza al gruppo stesso: conformismo, noia, frustrazioni, conflitti, la
trasgressione sono i caratteri che sembrano prevalere nella vita dei gruppi giovanili e, quando
prevalgono questi caratteri, significa che il gruppo, anziché essere esperienza di confronto e di
crescita, diventa un luogo di bassa socializzazione e quindi controproducente per lo sviluppo della
persona.
Per il nostro ambito associativo diventa poi fondamentale individuare una sesta ed ultima
categoria .
E' quella del "tempo libero", visto come tempo dell'identità; per cui se il gruppo dei coetanei è il
luogo privilegiato di socializzazione, il tempo libero è il tempo determinante per la formazione dei
giovani. In passato erano i momenti forti della vita, come la politica, lo studio, il lavoro, la famiglia
che costruivano la personalità dei giovani: oggi è prevalentemente durante il tempo libero che i
giovani fanno esperienze che costruiscono la loro personalità. Il tempo libero occupa infatti un
posto rilevante nella graduatoria dei valori dei giovani d'oggi.
Definite queste categorie, tentando una ulteriore semplificazione, bisogna dire che se ci
mettiamo ad osservare bene l'ambito giovanile potremmo cogliere altre specificazioni.
Ad
esempio, è facilmente identificabile una fascia di giovani che, in modo più o meno intenso e
impegnato, vivono esperienze significative di socializzazione, cultura, solidarietà.
Così è purtroppo ben individuabile anche un'altra fascia che comprende invece coloro che
definiamo i devianti e i marginali: tossicodipendenti, sbandati, caratteriali, quei soggetti definiti da
Don Ciotti in un suo libro "le mele marce" .
Vi è così anche un'ultima fascia, forse la più consistente, che raccoglie coloro che ci appaiono poco
interessati, apatici, quelli che secondo Dante sarebbero stati "ignavi" e secondo Moravia
"indifferenti".Noi invece- dato che abbiamo la Tivù - li definiremo i "ragazzi del muretto", quei
giovani che vivono alla giornata, trovano soddisfazione nel piccolo gruppo di pari, non aderiscono a
proposte aggregative e culturali significative, trascorrendo spesso il loro tempo libero in modo
abbastanza annoiato, ma innocuo.
In tale quadro, considerato che la seconda fascia necessita di interventi di recupero
intensi e specialistici, preferiamo qui concentrare una proposta del CTG mirata sulle restanti fascie,
con la consapevolezza però che la nostra azione può avere un importante carattere "preventivo"
rispetto a rischi di disagio e devianza.
Il nostro Piano Giovani va dunque indirizzato a diverse aree di utenza, disponibili a
differenti livelli di impegno. Se da un lato dovremo elaborare una proposta di crescita e di
socializzazione per i molti ospiti del muretto, dall'altro ci sentiamo motivati a porre un forte stimolo
di impegno sociale e culturale per chi è alla ricerca di una dimensione di "servizio".
Obiettivi.
A fronte di questa realtà, pur semplicisticamente delineata, gli obiettivi generali che tutta
l'associazione deve porsi sono:
- promuovere il protagonismo dei giovani attraverso proposte aggregative di carattere turistico,
culturale e ricreativo, privilegiando il loro coinvolgimento diretto nella programmazione e
gestione delle attività;
- qualificare la presenza giovanile all'interno dell'associazione con una proposta forte di impegno
e servizio .
Due sono quindi i livelli di intervento: uno finalizzato ad aiutare un numero più globale a vivere in
modo proficuo il proprio tempo libero; l'altro teso a coinvolgere alcuni giovani in una scelta
prioritaria di disponibilità agli altri, vissuta all'interno dell'associazione.
Passando a individuare le modalità, gli strumenti e le iniziative per raggiungere gli obiettivi , si
rende ora probabilmente necessario analizzare meglio la situazione dei giovani all'interno e
all'esterno del CTG e fornire alcune indicazioni generali di intervento .
I giovani impegnati nel CTG.
Si tratta di una categoria in costante crescita grazie ad una politica attenta a livello nazionale e in
alcune regioni, ma ancora talvolta disattesa in altre strutture locali.
Va senz'altro detto che questo impegno nel CTG non può essere definito in modo univoco: esso
varia infatti a seconda delle diverse realtà in cui si opera, ma resta il fatto che ora l'associazione
può contare su un nucleo consistente di nuovi soggetti che hanno fatto una "scelta" di impegno nel
CTG.
Importante appare, adesso, lavorare per confermare ed incentivare questo sforzo dando continue
possibilità di
approfondimento e di lavoro.
Per chiarire meglio, ipotizziamo che alcuni ragazzi si dedichino principalmente ad attività ludiche:
diventa allora fondamentale fornire loro la possibilità di aggiornarsi su temi come l'animazione e l'
organizzazione delle attività;
se viceversa altri fossero prioritariamente impegnati in attività di
volontariato come scelta di solidarietà nel territorio, gli dovrebbe essere dato l'appoggio necessario
ad individuare le realtà su cui operare nel modo migliore.
Per questa categoria di giovani, deve essere chiara la filosofia dell'associazione e l'ispirazione
cristiana che si intende testimoniare. Ciò non vuol dire emarginare chi non sia in linea, ma usare
coerenza rispetto alla nostra identità.
E' ovvio che a queste persone va indicato e proposto un percorso formativo che li metta nella
condizione di qualificare la loro azione e quella del livello associativo di cui sono espressione
.
I giovani coinvolti nel CTG.
Il gruppo in questione è quello che definiremo " degli utenti" , coloro che sono soci ma che, per
scelta propria o dei loro dirigenti, partecipano ad attività già preordinate. Sono coloro che
utilizzano il CTG principalmente come servizio, come agenzia, come struttura organizzativa. E'
d'altra parte anche il bacino in cui individuare potenziali "dirigenti". Si rende quindi necessaria,
anche nei loro confronti, una scelta associativa prioritaria (a livello locale soprattutto) da parte dei
responsabili, snodandosi su due filoni:
- nel
tentativo di coinvolgere maggiormente questi ragazzi in attività, formazione e vita di
gruppo;
- nel predisporre proposte GIOVANILI non solo nello spirito ma anche nei costi.
Ciò anche per non correre il rischio di apparire un'associazione rivolta a giovani con possibilità
economiche consistenti.
A tale proposito, anzi, sarebbe auspicabile una politica di prezzi differenziati per giovani studenti e
in attesa di prima occupazione, favorendo così la partecipazione alle attività.
Strategico appare poi il coinvolgimento nella formazione, che oltre alla sua funzione specifica ,
assume un'importanza ulteriore quando diventa il volano di nuove amicizie, di scambi di idee, di
voglia di essere protagonisti.
Gli "utenti" - siamo convinti - se trovano spazio e stimoli adeguati, possono essere coinvolti
maggiormente e decidere di impegnarsi più attivamente nell'associazione, assumendo anche le
realative responsabilità
.
I giovani impegnati fuori dal CTG.
All'interno di questa categoria potremmo individuare e distinguere tra i giovani, il cui impegno
discende da un'impostazione evangelica, e quelli viceversa con una visione laica delle cose. Una
volta questi ultimi, in ambiente ecclesiale, erano definiti i "lontani", un' impostazione che il recente
Convegno di Palermo ha rovesciato, ponendo il quesito se non sia proprio la Chiesa ad essere
lontana da loro.
Con tutti è possibile allora confrontarsi sulla realtà in cui si vive (città, scuole,famiglie e così via),
sulla partecipazione sociale ( consulte, forum), sulla tutela ambientale, sui modi di valorizzare il
tempo libero e l'esperienza del turismo.
Come passo successivo bisognerà inoltre studiare ed attuare forme di collaborazione con altre
associazioni , secondo i vari ambiti di azione. La carta da giocare è quella di creare occasioni di
incontro nelle singole realtà locali, partecipando alla vita della comunità . Tra le associazioni,
dovrebbero poi essere pubblicizzate le attività nazionali e locali di ciascuna, in modo da costruire
un clima di collaborazione e di servizio reciproco.
Con i giovani che condividono con noi l'ispirazione cristiana, il discorso diventa più articolato.
Qualcuno vede talvolta il CTG come "fratello minore" e i suoi soci come ragazzi poco impegnati,
ai margini della comunità ecclesiale, troppo individualisti e velleitari.
Per costoro, allora, il CTG è "poco" rispetto all'impegno in gruppi parrocchiali che rimangono
indifferenti di fronte alla nostra proposta, talvolta per lo scetticismo di un clero poco informato nei
confronti dell'associazione. E' un aspetto da non sottovalutare, anche perchè la nostra prospettiva è
quella di abbandonare la logica degli "orticelli" e individuare forme di collaborazione .
Per quanto riguarda i rapporti con i giovani impegnati in ambito ecclesiale, si rende dunque
necessario un ampio lavoro di sensibilizzazione verso le parrocchie e le diocesi, presentando la
nostra proposta associativa.
Bisogna superare ogni forma di vecchio campanilismo, andando oltre una concezione per cui il
possesso di una tessera rende la persona proprietà esclusiva di un'associazione.
Il risultato che si vuole ottenere è in fondo sempre lo stesso: fare qualcosa di costruttivo per se
stessi e per gli altri.
I ragazzi del muretto
Un altro discorso va dedicato a quella che sembra la maggioranza dei giovani .
Che stimoli può dare loro il CTG ? Come può il CTG entrare in contatto ? Come deve proporsi a
queste persone?
Nel tentare qui di abbozzare una risposta, dobbiamo comunque tenere ben presente che anche in
questo gruppo vi sono varie situazioni che si richiamano all'ambiente familiare che ciascuno ha alle
spalle, al gruppo che frequenta, alla sensibilità individuale.
Innanzitutto, lo stimolo che il CTG può dare è quello di cominciare a credere che il tempo libero sia
tanto prezioso quanto quello dedicato allo studio e al lavoro. Per molti giovani il mostro da
sconfiggere è la noia , è la "nausea" di Sartre. E' la noia che porta alla incomunicabilità, alla ricerca
del divertimento estremo e dell'eccesso. Il messaggio che proviene dal CTG è il recupero del gusto
di vivere in un certo modo, dello stare insieme in una certa maniera.
La strategia più giusta è quella di coinvolgere le persone in attività che siano ispirate da questa
filosofia.
Si pone allora pressante il problema della promozione della nostra associazione all'esterno.
Per raggiungere e coinvolgere questi ragazzi bisogna allargare i soliti ambiti in cui operiamo,
portandosi nei luoghi propri dei giovani come le scuole, le università, le discoteche, inserendosi
negli spazi da loro frequentati, mettendo annunci sui loro giornali e così via.
Talvolta in alcune realtà associative ci si lamenta che i giovani vengano con fatica al Ctg , che sia
difficile trovarli: una riflessione stimolante può discendere da una vecchia massima.
Infatti se il proverbio dice "chi cerca trova", non è arrivato il momento di chiedersi: "Quanto si è
cercato?".
E' chiaro ora che la presentazione del CTG non deve essere a parole, non è necessario un annuncio
che riporti l'art. 1 dello Statuto. L'identità citigina deve trasparire dallo stile di fare turismo, dallo
stare insieme, da una fruizione intelligente del tempo libero, da una naturalezza non forzata nei
momenti dedicati alla riflessione e alla preghiera, invito a "perdersi per poi ritrovarsi".
Il problema fondamentale quindi è quello dell'approccio, del primo contatto.
Suscitare interesse nel mondo d'oggi può essere la carta vincente: un interesse che risponde a una
curiosità vera per un messaggio coerente ed accattivante.
Per raggiungere questo scopo è opportuno ricercare le attività che possono interessare questa fascia
giovanile come:
- viaggi, anche all'estero, con prezzi abbordabili;
- escursioni in parchi naturali, in montagna;
- campeggi e soggiorni in strutture informali;
- feste in discoteca.
Si tratta quindi di una serie di attività simpatiche, originali, economiche, bene organizzate e
animate, proposte con stile di accoglienza, di gioia e di apertura. Queste le caratteristiche di una
proposta CTG per i giovani, da qualsiasi livello essa parta.
Si ritiene tuttavia importante che nel primo contatto e nell'organizzazione ci si avvalga dell'apporto
di giovani già impegnati in associazione, presenza strategica che può favorire la socializzazione,
suscitare certe domande e provocare interessamento.
Lo stile deve essere quello di non aggredire ma di attirare, con discrezione e intelligenza. Bisogna
trasmettere il grande spirito di libertà che regna nella nostra associazione dove non si obbliga
nessuno ma si chiede a tutti di aprirsi all'incontro.
E ' forse questo il terreno di frontiera in cui il CTG è chiamato ad operare, portando anche il suo
piccolo contributo a un più vasto disegno di testimoniuanza ed evangelizzazione.
LE AZIONI GENERALI
Cercando di fare sintesi di quanto sopra esposto, è possibile individuare alcune linee generali di
azione che ogni livello associativo potrà fare proprie e adeguare alle diverse realtà locali:
- fare una lettura circoscritta, ma per quanto possibile completa, della realtà giovanile all'interno e
all'esterno dell'associazione nel proprio ambito operativo;
- individuare e proporre attività e servizi di carattere turistico, ambientale, ricreativo e culturale
originali, accattivanti e accessibili economicamente;
- divulgare attraverso stampa, lettere, manifesti e locandine ogni iniziativa; pubblicizzare le
attività nei luoghi di ritrovo giovanili;
- adottare e trasmettere, nell'organizzazione delle attività, lo stile "partecipativo", autogestito, e
non impositivo del CTG per invogliare i giovani ad assumere progressivamente un ruolo attivo;
- dare fiducia e spazio ai giovani "utenti" del CTG e stimolarli ad un maggiore coinvolgimento e
impegno all'interno dell'associazione;
- valorizzare e gratificare l'opera dei giovani "impegnati" nel CTG affidando responsabilità,
riconoscendo loro spazi autonomi di operatività;
- contattare le diverse realtà ecclesiali (Diocesi, parrocchie, Consulte, Commissioni, associazioni)
presentando la nostra proposta educativa e rivendicando il nostro spazio e il nostro ruolo di "
frontiera ";
- essere presenti e propositivi nei confronti di Enti e istituzioni preposti alla definizione di
politiche giovanili (Forum, Consulte, Commissioni);
- curare con diligenza e professionalità la formazione di giovani dirigenti che possono costituire
lo strumento fondamentale di contatto, coinvolgimento e impegno dei loro coetanei;
- agevolare al massimo, anche dal punto di vista economico, la partecipazione giovanile alle
diverse attività proposte;
- affrontare sulla stampa associativa tematiche e argomenti di interesse giovanile; coinvolgere
giovani dirigenti nella redazione delle diverse riviste;
- individuare e contattare gruppi giovanili informali (paesani, di quartiere, di parrocchia) a cui
fare la proposta associativa CTG. Cercare contatti e collaborazioni col mondo della scuola
superiore e universitaria con alcune proposte qualificate.
LE AZIONI CONCRETE
A questo punto viene succintamente esposta una soluzione operativa, cioè un metodo che permetta
di realizzare tutto ciò che è stato detto precedentemente, suddiviso per livelli associativi.
Livello nazionale.
Per gli "impegnati" tutto si riassume in una parola: formazione. Attraverso il piano nazionale si
devono dare le basi che consentano lo sviluppo di una base preparata di dirigenti associativi e di
promoter in grado di:
- avvicinare " i ragazzi del muretto" ed iniziare ad operare con loro;
- costruire e coltivare collaborazioni con associazioni di comune ispirazione nelle singole realtà
territoriali;
- avviare i contatti con le parrocchie ed iniziare con loro un rapporto solido e continuato;
- stimolare e far crescere i giovani "utenti" del CTG, rendendoli partecipi dei circuiti formativi
dell'associazione.
Sulla base di queste premesse il piano di formazione deve prevedere la stretta collaborazione fra
livello nazionale e livello regionale, mentre tecnicamente è importante organizzare un'équipe
nazionale in grado di disegnare una strategia globale e poi gestirla. Si ritiene che dovrebbe essere
poi avviata una stretta collaborazione fra l'équipe e i livelli regionali, in seno ai quali è
indispensabile individuare un referente in grado di:
- partecipare attivamente alla fase progettuale nazionale;
- verificare se esista già un piano di formazione regionale per i giovani ed individuarne i risultati
conseguiti.
- attuare un piano di formazione regionale che sia allineato con quello nazionale, mae
rispondendo nel concreto alle esigenze specifiche locali.
Solo con queste premesse si ritiene possibile la creazione di un background giovanile in grado di
raccogliere il peso della dirigenza di un'associazione che non può e non deve più in alcun modo
consentire improvvisazione e pressapochismi. Il referente regionale in tal senso ci consentirà di
verificare l'effettiva sintonia tra la periferia e il centro e ci permetterà la realizzazione di corsi più
completi, scientifici, mirati e ricchi di idee.
Relativamente all'organizzazione dei corsi nazionali e locali è auspicabile un politica attenta dei
prezzi che consenta una partecipazione estesa e non discriminante nei confronti di nessuno.
Per quanto riguarda la categoria "utenti", il livello nazionale deve provvedere a :
- organizzare attività dove sia possibile stimolare interesse e partecipazione: feste, incontri, viaggi,
scambi internazionali;
-offrire servizi e agevolazioni in tema di viaggi;
-creare interesse sulla vita associativa anche grazie ad appositi angoli su Tg;
-dare le prime basi di formazione per iniziare un cammino associativo più consapevole;
-garantire l'accessibilità economica alle attività.
Per chi poi sta al di fuori dell'associazione, si deve promuovere a livello nazionale una politica di
incontro sia con le associazioni di eguale ispirazione sia con quelle di ispirazione diversa,
promuovendo e partecipando a incontri, convegni e manifestazioni di rilevanza nazionale.
Deve essere migliorata anche l'immagine che l'associazione dà di sé all'esterno, curando la
preparazione dei suoi operatori; intavolando un dialogo chiaro e proficuo con gli ambienti
ecclesiastici.
Per quanto riguarda gli "indifferenti", spetterà al Consiglio Nazionale individuare metodi e
strumenti di "promozione" associativa, in modo da agire sul territorio nazionale attraverso il
coinvolgimento delle realtà locali.
Il livello regionale.
Per la categoria degli "impegnati" si deve:
-coinvolgere i consiglieri regionali nella gestione dell'associazione sul territorio;
-offrire strutture e contatti per poter coltivare i loro settori di interesse;
-collaborare alla loro formazione ;
-contribuire alle spese di viaggio che vengono sostenute per la formazione;
-organizzare incontri e meeting interregionali.
Verso gli "utenti".
Compito del Consiglio è:
-attivare corsi che diano idea di cosa è il CTG e di cosa offre;
-creare attività ludiche che consentano incontri interregionali con altri giovani;
- avere uncontatto continuo con i gruppi giovanili per intervenire sulle eventuali difficoltà e per
avere sempre il polso della situazione .
- intervenire sul livello amministrativo per delle politiche giovanili efficaci e attente.
Il livello provinciale e di gruppo.
In relazione agli impegnati il Provinciale deve:
- rendere agevole il contatto con gli altri livelli associativi, in special modo con i gruppi ;
-coinvolgerli nelle attività sul territorio;
-dare libertà di lanciare nuove iniziative che suscitino interesse.
Per quanto riguarda la categoria degli "utenti", oltre a ciò che è stato già detto, è necessario che ci si
dedichi ad un'intensiva opera di indirizzo delle politiche giovanili dei vari gruppi .
Verso i giovani impegnati esternamente al CTG, è necessario capillarizzare l'azione già descritta,
collaborando con le altre realtà presenti sul territorio e le agenzie educative.
Rispetto infine ai disimpegnati, è indubbio che spetti proprio a questo livello associativo il compito
di far conoscere cosa è e cosa fa il CTG attraverso un lavoro, a carattere fortemente sperimentale e
innovativo, in termini di contatti, relazioni, proposte, attività e servizi ad essi mirati ( campi natura,
meeting, ricerche d'ambiente, feste, camping-tour, scambi giovanili e così via)
PROGETTO GIOVANISSIMI C.T.G.
Premessa
L'attenzione per i giovanissimi chiede, innanzitutto di essere chiarita e rileggittimata ai vari
livelli associativi.
L'apertura dell'Associazione ai giovanissimi:
* NON E' una trovata promozionale per aumentare il numero dei soci;
* NON E' un allargamento funzionale della struttura per raggiungere e soddisfare un maggior
numero di "clienti"
Per contro si delinea come una esigenza non più rimandabile se si vuole esssere coerenti con il
"taglio" e le scelte educative dell'Associazione, ribadite anche recentemente dalle tesi congressuali.
QUADRO DI RIFERIMENTO
Chi da ragazzo o da preadolescente non ha avuto proposte ed occasione educative è assai
meno recettivo e disponibile a tali proposte quando gli sono rivolte da adolescente o da giovane.
Anche nel contesto del tempo libero, del turismo e dell'associazionismo, se i riferimenti sono
valoriali come:
- l'ispirazione cristiana;
- la solidarietà;
- l'apertura agli altri;
- l'impegno sociale;
- l'autoeducazione;
- la convivenza democratica;
- l'amicizia;
- la famiglia;
- il rispetto dell'ambiente.
Per tale ragione occorre innanzitutto prendere atto del fatto che molti giovanissimi, oggi
NON SEMPRE INCONTRANO ADEGUATE PROPOSTE EDUCATIVE fondate sui valori sopra
citati:
NON SEMPRE NELLA SCUOLA (perchè troppo spesso coinvolta, in questo momento più dai
problemi didattico-organizzativi che non pedagogico-educativi);
NON SEMPRE IN FAMIGLIA (stante la realtà di molte famiglie, "tiepide" o "fredde" o indifferenti
nei confronti dei valori);
NON SEMPRE NEL TEMPO LIBERO ("affollato di proposte consumistiche ed arrivistiche mal
celate da corsi, lezioni, vacanze, gruppi sportivi, ecc.).
IL RUOLO DEL C.T.G.
Una Associazione come il CTG, che molto ha da dire e soprattutto da testimoniare in fatto di
valori, non può dunque restare insensibile a questa "carenza educativa" dei giovanissimi, per
superare la quale è in grado di offrire
un contributo importante.
La specificazione del contributo educativo che il CTG può offrire ai giovanissmi necessita
però di alcune considerazione preliminari:
a) a livello di vertici associativi
• la condivisione piena delle motivazione/legittimazione dell'attenzione da prestare ai
giovanissimi;
• la disponibilità messa a disposizione di risorse materiali ed umane
b) a livello di gruppo,
oltre, ovviamente, alla condivisione della motivazione/legittimazione:
• la presenza quanto meno di un tema disponibile a lavorare PER e CON i giovanissimi, dopo una
formazione iniziale.
La possibile articolazione dell'attività sottoesposta non è che una idea di partenza, centrata
su due capisaldi:
• il servizio che può essere reso ai giovanissimi in vari contesti (scuola, comunità, strutture
ricettive); attraverso l'impiego di animatori specializzati (ad es. nella didattica dell'ambiente o
nell'animazione turistica);
• l'associazione vale a dire il "gruppo giovanissimi" inteso come realtà sociologico-educativa
(nella struttura associativa non significa, tout court, gruppo a se stante, ma branca specifica e sui
generis ( e seguito da animatori giovani e adulti che fanno la scelta precisa di dedicarsi a questo
settore.
Le singole realtà CTG possono occuparsi della dimensione "servizio" e/o della dimensione
"associazione" in base alle risorse interne, alle esigenze locali, ecc.
OBIETTIVI GENERALI
Sia per l'ambito di "servizio" che per la proposta più direttamente "associativa", gli obiettivi
che l'associazione si pone sono:
• "insegnare/testimoniare" in valenze formative di un certo modo di intendere e fare turismo e di
stare insieme;
• valorizzare gli ambiti più vicini e/o meno usuali;
• promuovere la riscoperta del gioco come valore sociale e creativo;
• sensibilizzare e coinvolgere nell'impegno ambientale e sociale nel contesto turistico e
associativo;
• proporre i valori di riferimento dell'Associazione.
PREREQUISITI
(da attivare a livello centrale)
a) Formazione degli animatori
b) Predisposizione di materiali
c) Animazione/sperimentazione di
esperienze tipo
occasioni particolari.
AMBITI DI INTERVENTO
Scuola
(elementari e medie)
1.assistenza/animazione/accompagnamento/guida in attività turistico-ambientali
2.presenza nella classe PRIMA e DOPO l'iniziativa (attività di preparazione di laboratorio, di
commento, di documentazione, ecc.);
3.offerta di "pacchetti" e di animatori adeguatamente formati per 1. e 2.
COMUNITA' CONFESSIONALE
(oratori, parrocchie)
* per i soli ragazzi:
* per le famiglie
ambientali rivolte alle
con i ragazzi
a) vedi scuola +
b) momenti di festa-turismo-gioco:
c) animazione specifica e caratterizzazione di iniziative turisticofamiglie (occupandosi, in tale contesto dei ragazzi).
ASSOCIAZIONE
a) costituzione di "gruppi giovanissimi"
COMUNITA' LOCALE
(comune, quartiere...)
a) idem come per la comunità confessionale;
b) servizio "accoglienza giovanissimi" (accoglienza di gruppi turistici, classi, ecc. in visita o in
soggiorno temporaneo nella propria località)
STRUTTURE RICETTIVE
(case per ferie, campeggi, alberghi a carattere familiare...)
a) vedi tutti i punti relativi a scuola, comunità confessionale e comunità locale.
CONTENUTI
(non esaustivi ma da privilegiare)
a) L'ambiente "vicino"
b) L'accoglienza
c) Gli scambi
d) L'Associazione
e) L'impegno ambientale e sociale
IL GRUPPO GIOVANISSIMI
* Struttura a partecipazione democratica con coinvolgimento responsabilizzante:
- i giovanissimi aderiscono al gruppo;
- i giovanissimi eleggono tra di loro varie figure di ruolo (capogruppo ed incaricati vari);
- i giovanissimi decidono con gli animatori del gruppo vari aspetti della vita e dell'attività del
gruppo stesso.
* Struttura animata/assistita da un team di animatori (due o tre) collegati con l'ordinario gruppo
CTG; ad ogni team corrisponde un gruppo giovanissimi di consistenza qualitativa simile ad una
classe scolastica o di catechismo; la presenza del medesimo contesto di più gruppi comporta,
ovviamente, attività di collegamento e/o comuni tra i team di animatori e tra i gruppi.
* La nascita/costituzione di un gruppo giovanissimi si può ipotizzare come risposta-sbocco di
attività di servizio e/o di animazione saltuaria.
*L'offerta avanzata dagli animatori (dopo una gita, un intervento a scuola o in parrocchia, ecc.) può
indicativamente consistere nella proposta di: ritrovarsi regolarmente una o due volte alla settimana
per:
* vedere filmati o diapositive delle iniziative appena svolte;
* preparare cartelloni o altro materiale per illustrarle;
* parlare dei propri problemi e delle proprie realtà;
*rispondere a particolari inviti e momenti della vita associativa;
* assumere particolari impegni di carattere ambientale e/o sociale legati al turismo e
all'Associazione
* Il riferimento delle iniziative, strettamente rivolte al gruppo o allargate (ad altri gruppi e/o anche
all'esterno) può riguradare:
- gite, escursioni, visite d'ambiente...;
- feste e giochi;
- scambi di ospitalità e/o di visite;
- campagne e/o impegno di sensibilizzazione o di attività specifiche a favore dell'ambiente e della
scoperta nel contesto del turismo e dell'Associazione.
AZIONI PRIORITARIE
a) Censimento delle realtà associative che si occupano dei giovanissimi e delle attività ad essi
finalizzate;
b) presentazione e proposta del progetto giovanissimi;
c) verifica della disponibilità dei gruppi CTG ad intraprendere attività a favore dei giovanissimi;
d) individuazione di "team" di animatori a cui rivolgere un percorso personalizzato di formazione;
e) sostegno e consulenza a gruppi CTG e animatori nella programmazione di attività di "servizio" o
associative per giovanissimi;
f) attivazione dei percorsi di formazione là dove richiesti;
g) predisposizione di sussidi e schede su specifiche attività.