studia il testo - Parrocchia Cristo Re Milano

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studia il testo - Parrocchia Cristo Re Milano
Cat1021
CRISTO È RISORTO DAI MORTI
1Cor 15,1-58
(Relazione)
1. La preghiera
Chi sa mai, Signore,
se mi ami
solo per questi brevi istanti,
scanditi da tanti tramonti.
Chi sa se mi tieni
per mano
solo nel tempo,
ma non mi introduci
nella tua casa.
Oso sperare troppo
se credo nel tuo
amore eterno?
Amen.
2. Il tema
Sin dove sperare? Che cosa? A quale limite Dio ci fa giungere? Abbiamo la speranza solo in questa
vita (1Cor 15,19)? Non è la questione ultima, ma la prima. Dà un orizzonte a tutto. Dice molto su
di Dio. Dice molto di noi. Non riguarda il domani: ciò che è nelle premesse, quanto accade
inevitabilmente, tutto quanto è alla nostra portata. Riguarda il futuro, ciò che Dio dona, ciò che
oltrepassa, ciò che è quasi sottaciuto dalla speranza. Non permettiamo che qualcuno rubi il futuro!
(papa Francesco).
3. Il capitolo 15
Ci chiediamo: Come immaginiamo l’aldilà? Su quale base?
Paolo dedica a questo tema il cap.15 della 1Cor.
Tratta il fatto (15,12), le modalità (15,35), ma soprattutto la base (1Cor 15,1-6). Parla anche degli
esiti.
Le posizioni dentro la comunità di Corinto erano assai articolate:
– Non si collega la questione con il cuore della fede.
– Non c’è nulla (Sadducei, Gnostici, Cinici). Questo può avere i più diversi esiti: «Tutto mi è
lecito». «Moderiamoci». «Mangiamo e beviamo perché domani moriremo» (1Cor 15,32).
– L’immortalità dell’anima. Sono i neoplatonici ad affermarla. Parte di noi ha in sé un principio
incorruttibile. C’è una evoluzione. Il corpo si perde.
– La riesumazione. Dio ci fa tornare in questa vita (Farisei).
– La reincarnazione. A cascata si assumono vari tipi di vita.
4. Il fondamento
Si legge 1Cor 15,1-11
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Vi proclamo poi, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate
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saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate
creduto invano!
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A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
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e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
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e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
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In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive
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ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo
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fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non
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sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di
Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti
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loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e
così avete creduto. [1 Cor 15, 1-11]
Paolo non argomenta razionalmente. Non segue il calcolo delle probabilità. Interroga a fondo il
cuore della fede. Ripropone, allo stato puro, l’Evangelo che egli ha annunciato, che essi hanno
ricevuto, nel quale restando saldi riceveranno la salvezza (1Cor 15,1-2).
La notizia bella è “Cristo morì secondo le Scritture per i nostri peccati, fu sepolto, è risorto secondo
le Scritture”. Enumera poi i singoli testimoni: Cefa, Giacomo, Paolo; poi i gruppi: i dodici, i 500
discepoli. Si tratta di un vera la morte, totale, irreversibile. Vera è la nuova vita, diversa, indicibile,
presente a tutte le latitudini. Questo secondo le Scritture. Non è un caso, non è un incidente, è un
progetto. Questo è il Kerigma. Fa da fondamento. È misura, forma. La Tradizione lo consegna. Lo
riceve la fede.
5. Predicazione, fede, speranza
Si legge 1Cor 15,12-34
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Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è
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risurrezione dei morti? Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se
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Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. Noi, poi,
risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il
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Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti
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non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi
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siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi
abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli
uomini.
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Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un
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uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in
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Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo,
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che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli
consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
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È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo
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nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però, quando
dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni
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cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha
sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
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Altrimenti, che cosa faranno quelli che si fanno battezzare per i morti? Se davvero i morti non
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risorgono, perché si fanno battezzare per loro? E perché noi ci esponiamo continuamente al
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pericolo? Ogni giorno io vado incontro alla morte, come è vero che voi, fratelli, siete il mio vanto
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in Cristo Gesù, nostro Signore! Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Èfeso
contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché
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domani moriremo. Non lasciatevi ingannare: «Le cattive compagnie corrompono i buoni
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costumi». Tornate in voi stessi, come è giusto, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non
conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna. [1 Cor 15, 12-34]
Non si tratta di impresa solitaria. Cristo è causa e modello. Dio ha fatto risorgere Gesù.
In Cristo abbiamo i colori del futuro:
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–
–
–
–
–
È primizia dei risorti (1Cor 15,20).
Consegna il Regno al Padre (1Cor 15,24).
Tutto è riunificato (1Cor 15,25-28).
Non c’è più la storia o il destino di Adam. C’è quello di Cristo.
Ci sarà la vittoria sulla morte, ultimo nemico (1Cor 15,26).
6. Identità, discontinuità
Si legge 1Cor 15,35-58
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Ma qualcuno dirà: «Come risorgono i morti? Con quale corpo verranno?». Stolto! Ciò che tu
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semini non prende vita, se prima non muore. Quanto a ciò che semini, non semini il corpo che
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nascerà, ma un semplice chicco di grano o di altro genere. E Dio gli dà un corpo come ha
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stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo. Non tutti i corpi sono uguali: altro è quello degli
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uomini e altro quello degli animali; altro quello degli uccelli e altro quello dei pesci. Vi sono
corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, altro quello dei corpi
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terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle
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stelle. Ogni stella infatti differisce da un’altra nello splendore. Così anche la risurrezione dei
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morti: è seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità; è seminato nella miseria, risorge
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nella gloria; è seminato nella debolezza, risorge nella potenza; è seminato corpo animale, risorge
corpo spirituale.
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Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale. Sta scritto infatti che il primo uomo,
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Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu
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prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra,
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è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra;
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e come è l’uomo celeste, così anche i celesti. E come eravamo simili all’uomo terreno, così
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saremo simili all’uomo celeste. Vi dico questo, o fratelli: carne e sangue non possono ereditare il
regno di Dio, né ciò che si corrompe può ereditare l’incorruttibilità.
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Ecco, io vi annuncio un mistero: noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un
istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Essa infatti suonerà e i morti
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risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo
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corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità. Quando poi
questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si
compirà la parola della Scrittura:
La morte è stata inghiottita nella vittoria.
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Dov’è, o morte, la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?
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Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio,
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che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi,
rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la
vostra fatica non è vana nel Signore. [1 Cor 15, 35-58]
La difficoltà riguarda il modo con cui si rappresenta l’aldilà. Le categorie possono bloccare.
Paolo afferma:
– non hai misure per parlare dell’aldilà. Sperimenti un corpo animale; ci sarà un corpo “spirituale”;
– non si tratta di un “seme” come quello che c’è ora, ma di un albero. Non si va all’indietro
(riesumazione) ma in avanti (Resurrezione). Non ha precedenti: la novità è assoluta. C’è un
dono, il supremo di Dio a Gesù. E tramite a lui a tutti;
– c’è una identità (stessa persona) ma anche grande discontinuità;
– non esiste appiattimento. Ogni stella ha la sua luce. Non è evoluzione interna, ma opera dello
Spirito. C’è identità di persona e superamento di condizione.
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7. Parrocchia e aldilà
Siamo in presenza di:
– un orizzonte piatto
– una navigazione di piccolo cabotaggio
– smentite di vario genere.
Siamo come strani viaggiatori che chiedono il biglietto, ma ignorano la destinazione.
La parrocchia, con l’annuncio dell’Evangelo, educa a sperare.
– Raccontiamo come Gesù riapre le possibilità (udire, vedere) e gli orizzonti (il futuro).
– Ammiriamo la tenacia di Gesù che spera nel Padre. Non accusa né sé, né gli altri. Muta
continuamente strategia. Muore fidandosi di Dio. Il Padre risponde alla sua fiducia facendolo
risorgere da morte. Sta con noi per porre semi di speranza, per affrontare, garantire la
perseveranza.
Di fronte alla morte, diamo spazio alle persone, agli sfoghi, alle implorazioni, ed imprecazioni.
Annunciamo che Dio non ci imbroglia proprio lì. Parliamo di Gesù che, in faccia alla morte, dice:
«Vado dal Padre» (Gv 14,1-6).
Rivedremo i nostri cari? Si. In negativo: non avranno più i difetti, i peccati, le piaghe fisiche e
morali. In positivo: ci capiremo, ci ameremo; ognuno sarà ciò che Dio desidera su di lui. Per l’aldilà
usiamo le esperienze più parlanti: il giardino, l’incontro, l’abbraccio, la vita.
Gi esiti: non il lasciarsi andare. Non l’attimo fuggente. Ma, l’affrontare i pericoli (v.31), il rischiare
ogni giorno la vita, il dar senso alle sconfitte (Paolo accenna ad Efeso v.32).
Il percorso sacramentale
- Battesimo. La nostra prima Pasqua. Il seme. La caparra. La porta.
- Cresima. La conferma. Il sigillo. Il sacramento per l’attraversamento. La collocazione in una
Chiesa precisa.
- L’Eucarestia. La mensa dei figli. La attesa del ritorno. Il viatico.
- L’Unzione degli infermi. La malattia e le sue sorelle. La preghiera, la Unzione, la lotta
- le esequie cristiane. Il richiamo del Battesimo (il cero, l’acqua …)
Ezio Gazzotti
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Cat1021
CRISTO È RISORTO DAI MORTI
1Cor 15,1-58
(Strumento di lavoro)
1. La preghiera
Chi sa mai, Signore,
se mi ami
solo per questi brevi istanti,
scanditi da tanti tramonti.
Chi sa se mi tieni
per mano
solo nel tempo,
ma non mi introduci
nella tua casa.
Oso sperare troppo
se credo nel tuo
amore eterno?
Amen.
2. Il tema
Sin dove sperare? Che cosa? La questione prima. Non il domani, ma il futuro.
3. Il capitolo 15.
Come immaginiamo l’aldilà? Su quale base?
1Cor 15. Il fatto. La base. Gli esiti. Le varie posizioni.
4. Il fondamento
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Vi proclamo poi, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e
dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
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A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
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e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
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e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
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In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora,
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mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve
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anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere
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chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono,
e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che
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è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto. [1 Cor 15, 1-11]
5. Predicazione, fede, speranza
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Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è
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risurrezione dei morti? Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è
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risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi
testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non
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lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è
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risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò
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anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per
questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
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Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo
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venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti
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muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi,
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alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo
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avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia
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posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha
posto sotto i suoi piedi. Però, quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui
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che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a
Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
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Altrimenti, che cosa faranno quelli che si fanno battezzare per i morti? Se davvero i morti non risorgono,
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perché si fanno battezzare per loro? E perché noi ci esponiamo continuamente al pericolo? Ogni giorno
io vado incontro alla morte, come è vero che voi, fratelli, siete il mio vanto in Cristo Gesù, nostro Signore!
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Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Èfeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i
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morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo. Non lasciatevi ingannare: «Le
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cattive compagnie corrompono i buoni costumi». Tornate in voi stessi, come è giusto, e non peccate!
Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna. [1 Cor 15, 12-34]
6. Identità, discontinuità
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Ma qualcuno dirà: «Come risorgono i morti? Con quale corpo verranno?». Stolto! Ciò che tu semini non
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prende vita, se prima non muore. Quanto a ciò che semini, non semini il corpo che nascerà, ma un
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semplice chicco di grano o di altro genere. E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il
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proprio corpo. Non tutti i corpi sono uguali: altro è quello degli uomini e altro quello degli animali; altro
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quello degli uccelli e altro quello dei pesci. Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore
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dei corpi celesti, altro quello dei corpi terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna
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e altro lo splendore delle stelle. Ogni stella infatti differisce da un’altra nello splendore. Così anche la
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risurrezione dei morti: è seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità; è seminato nella miseria,
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risorge nella gloria; è seminato nella debolezza, risorge nella potenza; è seminato corpo animale, risorge
corpo spirituale.
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Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale. Sta scritto infatti che il primo uomo, Adamo,
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divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corpo
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spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il
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secondo uomo viene dal cielo. Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste,
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così anche i celesti. E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste. Vi dico
questo, o fratelli: carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che si corrompe può
ereditare l’incorruttibilità.
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Ecco, io vi annuncio un mistero: noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un
batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Essa infatti suonerà e i morti risorgeranno incorruttibili e noi
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saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo
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corpo mortale si vesta d’immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità
e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
La morte è stata inghiottita nella vittoria.
55
Dov’è, o morte, la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?
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Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci
58
dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e
irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel
Signore. [1 Cor 15, 35-58]
7. Parrocchia e aldilà
Ezio Gazzotti
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