“Leva gli occhi intorno, Sion, e guarda: ecco, a te sono venuti i tuoi

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“Leva gli occhi intorno, Sion, e guarda: ecco, a te sono venuti i tuoi
“Leva gli occhi intorno, Sion, e guarda:
ecco, a te sono venuti i tuoi figli, splendenti
come stelle di luce divina, dall’occidente,
dal settentrione, dal mare e dall’oriente, per
benedire in te il Cristo, per i secoli.”
CRISTO È RISORTO!
La risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo ci ha rivelato il perché della
creazione del mondo. Questo giorno “regale e sovrano” in cui ci troviamo, “l’ottavo
giorno” della promessa divina, è la vera e piena manifestazione del “mistero nascosto
da secoli”, che consiste nel nostro passaggio dalla morte alla vita, dalla terra ai cieli.
In altre parole, la Pasqua del Signore è la rivelazione dell’unità tra l’increato
ed il creato, è la rivelazione dell’unità di tutti i popoli nella Gerusalemme celeste, del
nostro essere una sola cosa con l’Agnello “per tutti volontariamente immolato”.
L’unità, l’unione, la santa κοινωνία, essere una sola cosa, o radunarsi nello
stesso luogo (ἐπὶ τῷ αὐτῷ), stare tutta la comunità insieme attorno al celebrante,
comunicare allo stesso calice, oppure celebrare la Divina Eucaristia, tutti questi sono
tantissimi modi (e tutti così cari alla tradizione ortodossa) d’esprimere un’unica cosa, il
concetto vitale della Chiesa ortodossa: la sua unità come icona dell’unità divina.
Credo la Chiesa UNA!
Per la nostra unità Gesù Cristo è morto sulla Croce, per la nostra unità è
risuscitato e liberandoci dalla morte, ha eliminato la causa principale della morte:
l’individualismo, ogni tipo di individualismo che può prendere vari nomi (l’egoismo,
il nazionalismo, l’etnofiletismo), pur rimanendo lo stesso: la via che conduce alla
morte, dato che l’individualismo limita il dono della risurrezione e così provoca il
grave peccato.
Noi cristiani ortodossi abbiamo ereditato dai secoli passati tante realtà per le
quali possiamo esultare e rallegrarci: prima di tutto il fatto stesso della nostra esistenza.
Malgrado tutti i problemi storico – politici, nonostante le nostre sofferenze secolari,
noi, grazie a Dio, ancora esistiamo. Anzi, esistiamo come la vera Chiesa di Dio, quella
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prevista dal Padre prima di tutti i secoli. Siamo coscienti di vivere nel mondo, ma
altrettanto sicuri di non essere di questo mondo.
Ecco perché la nostra gloria sono i nostri martiri, la nostra dogmatica, i nostri
santi padri, i nostri monasteri, la nostra storia e non nessuna potenza o forza mondiale.
E come dice uno dei nostri più grandi maestri d’oggi, Giovanni Zizioulas, il
Metropolita di Pergamo, “possiamo soltanto ringraziare Dio per questo. Per noi Paolo
scriveva ‘la potenza di Dio si manifesta nella debolezza”.
La Chiesa trova forza nel Risorto per vincere le difficoltà del suo
pellegrinaggio terreno. Il Risorto apre gli occhi della nostra fede e si mostra a noi
quando stiamo passando i momenti più difficili dello stesso pellegrinaggio. Ci ricorda
che Lui con la sua morte ha vinto la morte e che la sua vittoria pasquale è la promessa
della seconda e gloriosa venuta del Re della gloria, quando anche noi risorgeremo a
vita nuova in Lui. Appunto, grazie a questo passaggio noi abbiamo l’accesso al
banchetto celeste del Regno, anticipato, però, quaggiù nel banchetto eucaristico sempre
pasquale. Uniti alla messa, noi siamo già quello che saremo: “un solo gregge e un solo
pastore”.
Ciò che abbiamo celebrato oggi è il modello salvifico di una vita data per gli
altri, di una vita data per la vita e per l’unità del popolo eletto. In altre parole un solo
gregge può esistere soltanto quando il pastore è pronto al sacrificio, quando il “primus”
serve nell’amore e nella piena libertà i suoi. Secondo le parole di San Giovanni
Apostolo, Gesù stesso ha dato la sua gloria della Risurrezione agli apostoli “affinché
siano perfetti nell’unità”(Gv 17, 22), ed essi a loro volta hanno trasmesso la stessa
gloria ai loro successori fino agli attuali vescovi. Così solo la comunità dei cristiani,
guidata dal vescovo, merita il nome della Chiesa di Cristo. Solo la comunità dei
vescovi ortodossi, guidata dal primo tra loro, cioè dal Patriarca Ecumenico, può essere
il garante dell’unità della nostra Chiesa, santa, cattolica ed apostolica.
Sapendo tutto questo noi, come teologi, abbiamo oggi celebrato la Divina
Eucaristia, rievocando il nome di S. S. il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I. Pensiamo
di aver così espresso e sottolineato la nostra unità, il primo dono del Cristo Risorto, il
dono escatologico già pregustato.
Pensiamo, anche, di poter soltanto così, rivolgerci al nostro Signore, al
Vincitore sulla morte, al Signore Veniente, e ripetere ancora ed ancora:
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“O Pasqua grande, sacratissima, o Cristo! O Sapienza, Verbo e potenza di Dio,
donaci più chiara comunione con te nel giorno senza sera del tuo Regno”.
Cristo è risorto!
9 maggio 2002
Pontificio Seminario Francese
la Prima riunione dei teologi ortodossi dottorandi a Roma
Pr. Ovidiu Sava (Caransebes, Ro)
Milen Bakalov (Russe, Bg)
Stoian Cilikov (Plovdiv, Bg)
Caius Claudius Cutaru (Arad, Ro)
Marina Cristea (Sibiu, Ro)
Daniela Dumbrava (Buzàu, Ro)
Gabriel Ionita (Alexandria, Ro)
Zlatko Matić (Pozadovac- Branicevo, Serbia)
Alexandru Moldovan (Alba-Iulia, Ro)
Stefan Munteanu (Iasi, Ro)
Ioan Sabin Mureşan (Maramures, Ro)
Zahari Konkiov Nikolov (Vidin, Bg)
Stefan Tatu
Dan Gavril Vesea (Bihor, Rom)
Evangelos Yfantidis (Kavala, Gr)
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