CASHMERE - La magia del cashmere Anche il semplice suono

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CASHMERE - La magia del cashmere Anche il semplice suono
CASHMERE - La magia del cashmere
Anche il semplice suono della parola Cashmere è evocatico. In esso è certamente racchiuso qualche cosa di romantico,
di magico, che nessuna altra fibra racchiude in sé. Da dove viene:
La Piacenza acquista il suo cashmere più fine esclusivamente nella zona Alashan che produce il cashmere più fine al
mondo.
Le capre produttrici di questo pelo provengono principalmente dalle montagne e dagli altipiani che vanno dall'Asia
Minore all'Himalaya, Mongolia, Cina ed anche dall'Afghanistan e dall'Iran. Queste capre, soprattutto quelle del Tibet e
del Nord della Cina, si sono adattate a vivere in luoghi con temperature assai rigide, che in inverno scendono fino a 30
gradi sotto lo zero, mentre in estate il clima è torrido.
Che cos'è:
Il cashmere è una capra che vive circa 7 anni e la prima raccolta del pelo avviene al secondo o terzo anno di vita. La
lunghezza del vello è notevole, tanto che può arrivare fino a terra. Esso è composto da pelame grossolano e dal
sottovello o "duvet". E' quest'ultimo, molto soffice, morbido e liscio ad essere utilizzato per i nostri prodotti. Il
sottovello viene sviluppato dalle capre in inverno, per proteggersi dal freddo. In un anno una capra produce cashmere
sufficiente per una sola sciarpa, sono necessarie 3 capre per una maglia ad un filo e 8 per un cappotto!
La materia prima:
Il suo micronaggio (diametro di una fibra) può variare dai 14 ai 16 micron e quello Cinese (Inner Mongolia) è forse
anche più fine. La lunghezza della fibra può variare dai 25 ai 50 mm. Il colore viene suddiviso in tre tonalità principali:
bianco, bruno e grigio. Il bianco ovviamente è il più ricercato.
La pulizia del vello è determinante per raggiungere i nostri standard qualitativi e adeguati controlli del contenuto di
impurità vegetali o animali e di contaminazione da fibre non proteiche vengono effettuati su ogni partita esaminata
all'origine. Piacenza utilizza solo la miglior materia prima sul mercato e per la maglieria, oltre alla finezza 14,5/15
micron, arriviamo fin oltre i 40 mm di lunghezza della fibra.
1. La lunghezza della fibra: è l'aspetto fondamentale nella selezione della materia prima. L'arte consiste nel trovare e
selezionare una fibra di grande finezza e con una lunghezza sufficiente (da 25 a 50 mm) per produrre un filo resistente
e un ancoraggio che scongiuri il rischio di peeling e i difetti derivanti da una fibra corta: stramatura, rottura, usura
rapida.
2. La degiarratura: è la fase che permette l'eliminazione della parte grossolana del vello, le cosiddette "giarre", tipiche
impurità presenti nella materia prima che, in fase di raccolta, rimangono mescolate alla parte fine. E' un'operazione
lunga e minuziosa, ma determinante nel garantire una materia prima di alta qualità.
La lavorazione
Il puro cashmere è una fibra delicata, non sopporta forzature e maltrattamenti nelle fasi della lavorazione. E' una fibra
viva e richiede profonde attenzioni. Per consentirle di mantenere le sue qualità originali e, in particolare, per farle ogni
volta recuperare la sua naturale umidità, sono necessarie delle pause tra le varie fasi di lavorazione. Inadeguati tempi
di riposo provocano infatti difetti: scarsa lucentezza, opacità, scarsa regolarità del pelo.
La filatura
Nel produrre un tessuto con alte valenze di durata, resistenza e aspetto, la fase della filatura gioca un ruolo da
protagonista. Per ottenere un filo resistente è determinante partire da una fibra sufficientemente lunga. Le fibre devono
essere in parallelo e quindi ritorte senza rotture. Solo produttori di rinomata esperienza e serietà sono in grado di
sviluppare tecniche così raffinate.
Il lavaggio del tessuto
Durante la lavorazione il tessuto subisce diverse operazioni di lavaggio. Per garantire alti livelli qualitativi e non
compromettere la fibra è necessario che durante queste fasi venga utilizzata un'acqua non dura, controllata e priva di
impurità; indispensabili i saponi naturali, evitando assolutamente i prodotti chimici. Il rischio è la perdita di lucentezza e
morbidezza.
La tintoria
Il cashmere non sopporta prolungate esposizioni al calore, soprattutto nelle fasi di tintura ed asciugatura, fondamentali
per la garanzia delle sue preziose qualità. In gergo una fibra "cotta" è una fibra che ha perso ogni suo valore.
La garzatura vegetale
Nella fase della garzatura del pelo, l'utilizzo di cardi vegetali anziché di spazzole metalliche consente un'azione molto
più delicata, che non spezza la fibra e ne conserva intatte le proprietà. Questa tecnica, antica quanto rara, esalta
alcune caratteristiche uniche del tessuto in puro cashmere. Regala compostezza e copertura del pelo, grande
morbidezza, preziosità e durata nel tempo.
QIVIUK - Dalla preistoria ad oggi
Qiviuk è una parola che nella lingua Inuvialuit significa "Piumino d'oca": il finissimo sottopelo del bue muschiato
dell'Artico canadese. Ruminantia, Ovibos Moschatus (bue muschiato) è un animale preistorico. Milioni di anni fa gli
antenati del bue muschiato popolavano l'Eurasia.
La loro sopravvivenza all'Era glaciale è dovuta soprattutto al loro manto: un'incredibile combinazione di rivestimento
esterno, composto da peli ordinari e lunghi oltre 60 cm., ed uno interno, il Qiviuk, più corto e finissimo, che proteggono
l'animale da temperature che raggiungono facilmente i - 60° centigradi. Dovuto a questo voluminosissimo manto, i buoi
muschiati sembrano più grossi e massicci del dovuto, infatti raramente superano l'altezza del busto umano.
Gli aborigeni Inuvialuit (i popoli dell'Artico canadese) raccolgono la bellissima fibra che dal mese di maggio e per tutta
la breve estate gli "Umingmak" del nord perdono (una parola che nella lingua Inuit descrive il bue muschiato e significa
"l'irsuto"). Questo popolo, con la propria forte fede nell'esistenza armoniosa con la natura, insieme al Governo
Canadese, osserva e gestisce attentamente la popolazione dei buoi muschiati assicurandone l'esistenza senza pericolo
di estinzione.
VICUÑA - La fibra più fine al mondo
Con questo nome "commerciale" è conosciuto nel mondo il vello del camelide andino "vigogna". Fragile, aggraziata,
estremamente timida, ma dotata di grande agilità, la vigogna è il più piccolo dei camelidi, con un'altezza che varia dai
70 ai 90 cm e con un peso che non supera i cinquantacinque chili. La colorazione è identica in tutte le vigogne; infatti il
tono si è imposto nella terminologia della lana che porta il loro nome (vicuña).
La fibra è molto corta, sebbene dal collo pendano lunghi peli di tono più chiaro, quasi bianco. Dopo un declino di più di
quattrocento anni, le vigogne sono fortunatamente ritornate dall'orlo dell'estinzione al punto che la loro lana può
ancora una volta essere filata e tessuta dagli uomini. Perciò, sebbene rimanga ancora molto da fare, la protezione
offerta alle vigogne molto tempo fa dagli Inca è stata restituita a questi timidi animali, che sono i camelidi più graziosi.
Piacenza è tra le pochissime aziende al mondo che hanno la capacità di trasformare il vello della vigogna in tessuti e
prodotti di grandissimo pregio e dalle caratteristiche ineguagliabili.
SETA - Meraviglia delle meraviglie
La lavorazione della seta ha origine in Cina, probabilmente già nel 6.000 a.C. Inizialmente le vesti di seta erano
riservate agli imperatori cinesi ma il loro uso si estese gradualmente ad ampi strati sociali ed a paesi al di fuori della
Cina.
In Europa la conoscenza della sericoltura è giunta solo intorno al 550, attraverso l'impero bizantino. Bisanzio rimase,
dal VI al X secolo, il più grande centro europeo della manifattura e del commercio della seta.
La seta è una fibra viva, assolutamente naturale con una composizione proteica del tutto simile alla nostra pelle. Forse
è anche per questo che indossare un indumento di seta dà un immediato senso di dolcezza, benessere, protezione.
Secondo una delle leggende relative al baco, la scoperta di questo insetto si deve ad un'antica imperatrice di nome Xi
Ling Shi.
L'imperatrice stava passeggiando, quando notò un bruco. Lo sfiorò con un dito, ricavandone una sensazione di calore e,
meraviglia delle meraviglie, dal bruco spuntò un filo di seta.
Il baco produce una bava sottilissima che, a contatto con l'aria, si solidifica e che si dispone in strati formando un
bozzolo di seta grezza costituito da un filo continuo di seta di lunghezza variabile tra i 300 e i 900 metri.
LANA MERINOS 200'S - Per tessuti mai sognati
La prima pecora Merino arrivò in Australia dal Capo di Buona Speranza.
A seguito di una carenza di alimenti in Australia nel 1797, due vascelli si recarono a Capo di Buona Speranza per
approvvigionamenti; vennero portate anche pecore, non tutte Merino, e tra queste quattordici del gregge Gordon
sbarcarono vive.
Queste furono gli antenati del gregge Camden Park nel nuovo Galles del Sud. Furono tenuti puri e formarono il nucleo
dell'industria laniera australiana, oggi la più grande del mondo.
Da vent'anni a questa parte alcuni allevatori Australiani e Neozelandesi si sono particolarmente specializzati
nell'allevamento di Merino per produzioni di lane extra fini ottenendo risultati assolutamente impensabili solo fino a
pochi anni fa. Grazie a questa specializzazione, oggi si riescono ad ottenere lane dalla finezza pari e oltre alle fibre di
Vicuña e del proibitissimo Hipex (Antilope nepalese) e dalla fibra decisamente più lunga riuscendo così a sviluppare
filati fini quasi come una tela di ragno (con un chilo di questa lana si possono fare 140.000 metri di filo) e di
conseguenza tessuti mai "visti" prima d'ora.
Attualmente la produzione annua di lane da 12,9 µ / 13,4 µ è di circa 1.500/1.800 kg, delle quali il Lanificio Piacenza ne
compra oltre il 90% tutte utilizzate per produrre tessuti neppure mai "sognati" e solo per clienti che hanno "l'ossessione
della qualità"!
ALPACA - L'Oro delle ande
Fra gli allevatori d'alpaca si trasmette da secoli una leggenda; essa narra che gli alpaca sono venuti al mondo dagli
occhi dell'acqua delle fonti, dei fiumi e dei laghi.
Questo racconto, nella sua bellezza e simbolismo, esprime l'enorme importanza che il prezioso camelide riveste per il
campesino andino. Entrambi, uomo e animale, sono indissolubilmente legati e solo così possono affrontare l'ecospazio
che abitano: gli alti e freddi altopiani (punas) posti quasi a 5 mila metri sopra il livello del mare. Per il campesino
peruviano l'alpaca è tutto. Egli ne utilizza la carne per alimentarsi, la pelle per la fabbricazione di utensili e oggetti
domestici e di lavoro, le ossa per la preparazione di strumenti, gli escrementi come combustibile ed infine la fibra per la
confezione di indumenti. La lana dell'alpaca è particolarmente pregiata, non contiene lanolina, non infeltrisce e non dà
allergia. Una curiosità:
Gli alpaca sono di proprietà individuale. La formazione del gregge comincia dall'infanzia, quando si celebra la cerimonia
del chuqcharutuchi cioè il primo taglio di capelli, che costituisce la forma ritualizzata di acquisire i primi animali.
Durante la cerimonia, l'invitato che taglia la prima treccia di capelli è scelto con cura e si considera il padrino maggiore.
È obbligato a concedere un regalo di valore, generalmente uno o più alpaca o denaro che consenta di acquistarli. Gli
altri invitati seguono l'esempio. Inizia così la formazione del gregge.
Cashmere, Qiviuk, Vicuña, sono più che mai sogni che Piacenza Cashmere ha "catturato" dalla natura, così come la
seta, la lana, l'alpaca.