Untitled - Giorgio Giliberti
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Untitled - Giorgio Giliberti
Giorgio Giliberti fotografo A work of art and art in the work artMIAMI International Art Exposiston/Carpi Castello dei Pio 199.... Giorgio Giliberti, nato a San Prospero di Modena il 22 giugno 1955, si occupa di fotografia dal 1979, prima personale di fotografia. Fotografo pubblicitario di professione, dopo prime esperienze come fotoreporter ha sviluppato la sua attività operando nel campo della moda della pubblicità, dell’industria, del teatro e dell’editoria d’arte, continuando al tempo stesso la propria personale ricerca espressiva, oggetto di numerose esposizioni e di diverse pubblicazioni di foto d’autore. L’estrema raffinatezza, che costituisce la cifra dei risultati della sua ricerca, caratterizza anche il lavoro professionale. Questo del resto, è il solo comun denominatore tra i due aspetti dell’attività di questo giovane fotografo. Mentre infatti, per le foto di ricerca, tutte rigorosamente in bianco e nero e di piccolo formato, egli ricorre all’infrarosso e usa per la stampa una vecchia carta “camoscio”, per le fotografie di lavoro ferma restando la qualità, procedimenti ed esiti sono tutt’affatto diversi. Egli infatti esegue fotografie a colori, stampate in grande formato, e crea suggestive composizioni degne di un artista del pennello, ricorrendo spesso ad esposizioni multiple sulla stessa lastra. Al virtuosismo tecnico si accompagna il rigore formale, frutto con tutta evidenza di una solida cultura dell’immagine. Anche nella professione egli è dunque un creativo a pieno titolo e riesce a conseguire esiti davvero originali, universalmente riconosciuti ed apprezzati. Gilberto Zacchè BIBLIOGRAFIA •Fare teatro, Giorgio Giliberti, Campogalliano, 1987. •Mare d’inverno, Giorgio Giliberti, a cura di Vittorio Erlindo, C.L.E.B. Gallery Club, S.Benedetto Po,1989. •Andar per alberi, andar per siepi, Giorgio Giliberti, a cura dell’ Assessorato all’ ambiente e alla cultura del Comune di Soliera, Carpi, 1989. •Patrik Degli Esposti, Dove nascono gli arcobaleni a cura di Giorgio Giliberti, S.Prospero, 1989. •Abbracci naturali senza tempo, Giorgio Giliberti, testi di Giorgio Bettelli, S.Prospero, 1990. •La perla blu dei tuoi occhi d’acqua, Giorgio Giliberti, testi di Patrik Degli Esposti, S.Prospero, 1990. •Ombre Chiare, Giorgio Giliberti, a cura di Gilberto Zacché, Modena 1994. •Dynamis, Giorgio Giliberti, a cura di Gilberto Zacché, Modena 1995. •..lungo il fiume tra gli alberi fino al mare.., Giorgio Giliberti, a cura di Gilberto Zacché, Campogalliano 1996. •Interferenze,incontri possibili tra Arte & Industria, Giorgio Giliberti, a cura di Giorgio Giliberti, Campogalliano 1996. •il grande coraggio del silenzio..., Giorgio Giliberti, a cura di Giorgio Giliberti, Venezia 1996. •Oltre i limiti del tempo, Giorgio Giliberti, a cura di Giorgio Giliberti, Roma 1997. •Mi ha colpito la tua immagine, Giorgio Giliberti, a cura di Giorgio Giliberti, Roma 1998. •Il calore di queste strade, Giorgio Giliberti, a cura di Giorgio Giliberti, Bologna 1999. •Le carousel du monde, Giorgio Giliberti, a cura di Giorgio Giliberti, Parigi 2000. •Tutto è incontro di culture lontane, Giorgio Giliberti, a cura di Giorgio Giliberti, Barcellona 2001. •Per queste strade, invaso dai ricordi, Giorgio Giliberti, a cura di Giorgio Giliberti, Berlino 2002. •Intervalli della storia, Giorgio Giliberti, a cura di Giorgio Giliberti, Praga,Budapest, 2003. •Invito a Dante, Giorgio Giliberti, a cura di Giorgio Giliberti, Campogalliano 2004. •Invito a Catullo, Giorgio Giliberti, a cura di Giorgio Giliberti, Campogalliano 2005. •Quella parte di me fuggita con l’estate, Giorgio Giliberti, testi di Giulia Giliberti, Campogalliano 2005. •Invito a Virgilio Georgico, Giorgio Giliberti, a cura di Giorgio Giliberti, Campogalliano 2006. •Invito ai miti, Fetonte, Ovidio, Metamorfosi, libro II, Giorgio Giliberti, testi: Gianfranco Maretti Tregiardini, Rodolfo Signorini Campogalliano 2007. •Lettori in festa : racconto di una citta che legge, fotografie di Giorgio Giliberti ; testi di Paolo Barbaro, Guido Conti ; a cura di Anna Prandi. - (Catalogo della mostra allestita presso la Sala Ex-Poste del Palazzo dei Pio a Carpi. Modena 2007 •Invito ai miti Orfeo ed Euridice, Giorgio Giliberti, a cura di Giorgio Giliberti, Campogalliano 2008. •... del diritto al sogno, Giorgio Giliberti, testi Gemma Messori, Catalogo della mostra , Castelvetro, Mercurdo 2009. •Anime senza patria, Giorgio Giliberti, testi Giulia Giliberti, a cura di Giorgio Giliberti, Campogalliano 2009. •Sguardi d’autore, Modenesi di “peso”, a cura di Giulia Luppi, Daniela Moscatti, Libra 93, Catalogo della mostra , Museo della Bilancia. Campogalliano 2009 •Andata e ritorno 1980-2011, Antologica di fotografia Giorgio Giliberti, testi: Paolo Barbaro, Vittorio Ferorelli,Giulia Giliberti, Catalogo della mostra antologica, Mirandola Castello dei Pico, 2011. •La terra desolata, Giorgio Giliberti, Testo Thomas S. Eliot, Presentazione Tiberio Artioli, Campogalliano 2001 PUBBLICAZIONI D’ARTE, BENI CULTURALI E AMBIENTALI •Il lavoro e la memoria .Fonderia Ghisa. Mirandola 1935-1982 , a cura di Vittorio Erlindo, Mantova; Publi-Paolini,1983. •Il territorio mirandolese 1311-1710 , a cura di Andreolli, Corradini, Erlindo, Frison, Mirandola, 1983. •Comune di Suzzara Galleria d’Arte Contemporanea, Opere, a cura di Alberto Lui, Publi Paolini, Mantova,1984. •Anna Girolomini, La forma del vento nell’isola dei segreti, a cura di Vittorio Erlindo, Mirandola, 1989. •Alfonso Salardi, Mostra antologica 1930-1980,a cura di Vittorio Erlindo, Alfonso Garuti,Mirandola 1989 •Pietro Annigoni, Gli Annigoni degli Annigoni, a cura di Vittorio Erlindo, Mantova, Publi-Paolini, 1989 •Le case sparse. Ricerca storica degli edifici in zona rurale a Campogalliano , a cura di Giulia Luppi,Modena, Il Bulino edizioni d’arte, 1991. •Libra. La bilancia nei codici Estensi, a cura di Giulia Luppi e Ernesto Milano, Modena, Il Bulino edizioni d’arte, 1991. •Le forme del revival. Fermo Forti 1839-1911 Graziella Martinelli Braglia, Carpi, 1992. •I libri delle bilance. Collezione Albertazzi-Dazzani, Sola, Dazzani, Farina, a cura di Giulia Luppi, Budrio, 1992. •Bilance a bracci uguali, a cura di Giulia Luppi, Museo della Bilancia Il Bulino, 1993. •Lo stile del peso. Trentennale Soc. Coop Bilanciai, Bini Editore,Modena, 1993. •Modena: lavori da fotografo, a cura di Rolando Bussi, Franco Cosimo Panini Editore ,Modena 1993. •Le case, le storie, le pietre. Itinerari nei comuni della provincia Modenese, a cura di Longagnani, Manicardi, Schifani Corfini, Bologna Grafiche Zanini Editore,1994. •XXXII Mostra mercato nazionale del mobile antico, Cortona, 1994. •Forum Artis Museum - Montese, a cura di Fabio Tedeschi, Forum artis Editions, Modena,1995. •Il Museo della Bilancia a Campogalliano, a cura di R. Gibertoni, A. Melodi, G. Luppi, Edizioni Electa, Milano 1995 •L’orologio e la campana della torre civica, a cura di Giulia Luppi e Daniele Adilardi, Edizioni Comune di Campogalliano Centro Culturale,Campogalliano 1996. •Campogalliano dagli insediamenti preistorici all’età delle macchine, a cura di Giulia Luppi , Edizioni Comune di Campogalliano Centro Culturale, Campogalliano 1996. • Le Montagnole e gli Estensi, XIV - XVI secolo, a cura di G. Luppi, C. Corti, C. Sola Edizioni Comune di Campogalliano Centro Culturale, Campogalliano 1997. •La bona opinione, cultura e scienze negli stati estensi, 15981860, a cura di D. Dameri, A. Lodovisi, G. Luppi , Editore Museo della Bilancia,Campogalliano 1997. •Manuela Ghizzoni, La pietra forte. Carpi: città e cantieri alle fortificazioni (XII - XVIII secolo), Grafis Edizioni, Bologna 1998. •Ritmi e luoghi del tempo, calendario 1998 delle nuove meridiane reggiane, a cura di Cilloni, Giliberti, Righi , Salvaterra, 1997. •Albert Barreda, In musica, a cura di Piero Sacchetto, Pieve di Cento, 1998. •Chitarre e mandolini, piccola raccolta di strumenti italiani dell’ ‘800 e dell ‘900. a cura di Lorenzo Frignani, Pieve di Cento, 1998. • Da Castagnolo a Castel Maggiore fonti per la storia locale, F.Collorafi, C. Della Casa, M. Ghizzoni, Castel Maggiore 1999 •Organi Antichi 1999 XI edizione, rassegna musicale organizzata dall’Associazione Organi Antichi, a cura di Tiberio Artioli . •La favola delle tre ocarine, a cura di Tiberio Artioli, Edizioni Nuovo Perimetro Italiano. •Tesori di una biblioteca francescana, libri e manoscritti del Convento di San Nicolò in Carpi sec.XV-XIX. a cura di Anna Prandi, Carpi 2000 •Ebrei a Carpi sec.XV-XX. Vita quotidiana, religiosità e cultura,a cura di Anna Maria Ori, Mariagiulia Sandonà, Carpi 2000 •Attimi, Giusppe Pareschi, a cura di Giorgio Giliberti. Comune di Bondeno, Comune di Camposanto, Comune di Mirandola. maggio 2001 •L”esthétique du son / The aesthetics of sound. A cura di Lorenzo FrignaniPhilip Morris Europa. Losanne Suisse, maggio 2001 •Musica a corte e in collezione. A cura di Lorenzo Frignani e Nunzia Lanzetta. Comune di Modena, assessorato allo Sport. Modena 2002 •Mauro Bursi, nuove emozioni. A cura di Giorgio Giliberti. Comune di Soliera. Modena 2003 •Il suono di Bologna oggi. A cura del Gruppo Liuteria Bolognese e Giorgio Giliberti. Bologna 2003 •Luoghi e gente della Liuteria. A cura di Giorgio Giliberti e Lorenzo Frignani. Modena 2004 •E diventa erotismo. Di Anais e Demily. Modena 2005 •Indissolubili presenze. Di Ivette Cacciatori, testi A. Iaschi. Modena 2005 •Colpa del fato. Di Pietro Lombardo, testi A. Iaschi e Thomas Malaguti. Modena 2005 •I colori delle emozioni. Di Adolfo Iori, testi di: A. Tassi, S. Bicocchi, A. Iaschi, Giulia Giliberti. Campogalliano 2005 •Visioni cromatiche. Di sandro manetti, testi A. Iaschi, Zaira Daniele, Franco Bulfarini. Modena 2007 •La guerra non è roba da bambini, testi Giuseppe Pederiali, A. Iaschi. Modena 2007 •Felix Ravenna, regina fra due sponde e due epoche, Skira editore, a cura dei professori Bertelli Carlo, Augenti Andrea , Fondazione RavennAntica 2007 •Stadere, a cura di Giulia Luppi, Museo della Bilancia 2008. •Matisse illustratore, a cura di Michele Tavola, Biblioteca Multimediale “Arturo Loria” Carpi, Edizioni ETS •OTIUM L’arte di vivere nelle domus romane di età imperiale, Skira editore, a cura dei professori Carlo Bertelli, Luigi Malnati e Giovanna Montevecchi, Fondazione RavennAntica •Defilage, Rosa spina, Catalogo monografico tri-lingue accompagnato da testi critici e testi poetici. Catanzaro •Progetto Affido Accoglienza, Assessorato alle Politiche Sociali, Comune di Soliera 2008 •HISTRIONICA Teatri, maschere e spettacoli nel mondo antico, Skira editore, a cura dei professori Maria Rosaria Borriello, Luigi Malnati, Giovanna Montevecchi, Valeria Sanpaolo, Fondazione RavennAntica. •La mora romagnola, una splendida avventura, a cura di Antonella Anderlini, Modena , 2010 •Leggere e guardare l’EmiliaRomagna. Leer y mirar EmiliaRomaña, A cura di Maria Giuseppina Muzzarelli, Postfazione di Ezio Raimondi, Bologna 2010 •Materia & Luce, Calendario ufficiale Galleria Estense di Modena, Modena 2011 • Celso Nanni 1960-2010, a cura di Giorgio Giliberti, Forlì 2011 • Ricominciamo da noi, a cura di Mario Lanzafame e Laura Mauri Reggio Emilia 2011 TRA GLI ALTRI, HANNO SCRITTO DEL SUO LAVORO: “Saggi di foto-reportage italiano” Galleria Il diaframma/Canon Milano 198.. Giorgio Giliberti si inserisce in questa serie di mostre di fotografi italiani che possiamo considerare tutti sotto il segno del reportage, con sequenze di immagini che ci dicono molto bene la varietà e l’ampiezza dei suoi interessi fotografici, sono quelli dell’uomo, attivo su piani diversi nell’ambito dello stesso comprensorio il cui le sei mostre vengono tenute. I temi delle sue immagini sono gli stessi che lo vedono muoversi a livello politico e sindacale, culturale e sociale, nella zona in cui opera.... ...La lezione di quei cinque fotografi (Romano Cagnoni, Gianni Berengo Gardin, Mimmo Iodice, Gabriele Basilico, Federico Patellani) le cui mostre insieme alla sua sono state scelte per una promozione di interesse nei confronti della fotografia di casa nostra, gli è certo servita anche in questo senso, nel tenersi lontano cioè da ogni forma di sterile provincialismo. Se le fotografie dell’asilo nido o dello spettacolo per le strade di Mirandola ispirato a Pico, toccano problemi educativi che riguardano noi tutti, quelle del mercato bestiame, a volte intense e drammatiche, oltre a caricarsi di valori simbolici mettono anche il dito su una delle nostre piaghe antiche, la violenza nei confronti degli animali, che è più in generale violenza nei confronti della natura.... ... Se... ma non occorre andare oltre. Servirà invece aggiungere che Giliberti ha imparato a fotografare da pochi anni e non è - o non è ancora - un professionista. Tuttavia, l’impegno che mette in questa attività, gli interessi culturali che esprime, organizzando seminari e manifestazioni fotografiche, gli scopi che persegue con questo suo lavoro, lo tengono lontano dai limiti e dai vizi del dilettantismo generico e dal fotoamatorismo gratuito, velleitario e improduttivo. Antonio Arcari Fare teatro 1987 ...La considerazione che ha spinto Giorgio Giliberti a cercare un momento di collaborazione con l’artista è quella che concepisce lo spettacolo come la risultante di un lavoro di ricerca. E’ infatti sulla preparazione e sulla progettazione di una “messinscena” che si è voluto puntare l’obbiettivo... ...se c’è qualcosa di “rubato” in queste foto, è l’anima di chi si è prestato a farvi da protagonista... Scilla di Massa, L’Unità ...L’immagine, in questo lavoro di Giliberti non ci pone in un rapporto voyeuristico con il mondo (il teatro); la macchina fotografica non è usata come intercapedine fra l’autore e ciò che la vita (il teatro) gli rivela. La scommessa ha un posta ben più alta, che, al di fuori di ogni retorica, sta nel comunicare agli altri, o meglio con gli altri. L’immagine diventa quindi espressione della creatività visiva di Giliberti, influenzata da professionalità ed emozione interiore e in perfetta armonia con la polarità barthesiana fra STUDIUM (che non significa “lo studio” ma l’applicazione di una cosa) e PUNCTUM di una fotografia che in essa ci punge. ...è qui che si apre il sipario su un lavoro che merita ben più di una ri lettura per poi affidare alla memoria il compito di non disperdere le tracce visive registrate... Paolo Monti Se si vuole cogliere l’essenza e l’anima della danza è indispensabile possedere un occhio che percepisce nel profondo del gesto e che va oltre, con una capacità analitica. Più difficile se lo strumento è la macchina fotografica, prolungamento dell’occhio che deve essere assai intelligente per sapere osservare e fissare attraverso l’immagine. Giorgio Giliberti ha sperimentato questo viaggio. Le sequenze dei corpi in atteggiamento di danza sono la testimonianza della bellezza interpretata con evidente padronanza... ...E ancora colgo nelle immagini lo spazio ed il tempo in cui si colloca il corpo, la luce, la forma e l’espressività; e ancora la tensione, lo slancio, l’armonia, la carica emozionale, la tecnica, la vitalità del gesto, e della spiritualità. La macchina fotografica diventa così uno strumento indispensabile per fermare e comunicare agli altri la danza, reinterpretando lo spettacolo e rafforzandone quindi la memoria. Sono pochi i fotografi che sanno esplorare ed interpretare, in questo caso Giorgio Giliberti usa lo strumento tecnico con la disinvoltura di chi conosce la danza e ne sa apprezzare anche gli aspetti meno appariscenti... Pina Tromellini Direttore rivista “DANZARE” Mare d’inverno 1989 E... immagini riflesse Ci sono immagini che sembrano riflettersi nello specchio dell’anima. Ci sono luoghi che sprofondano nella memoria... ...Al loro interno, come nel Grand Hotel, l’unico ospite è l’inquietante fantasma dell’attesa. Vittorio Erlindo ...il mare d’inverno è senz’altro un luogo comune del pittoresco e il fotografo che intende cimentarsi con esso deve prepararsi a correre il rischio del banale o, nel migliore dei casi, del mediocre plagio felliniano. Giliberti ha scelto di sfidare tutti gli stereotipi del caso; e ha sputo vincere la scommessa tagliando alla radice il problema; estromettendo, cioè, proprio l’immagine del mare da ogni inquadratura, o riducendolo a ruoli di comprimario; veri protagonisti sono invece gli oggetti, arredi urbani, panchine, lampioni, marciapiedi e ringhiere, oggetti creati dall’uomo per l’uso di una sola stagione, e nelle altre abbandonati a se stessi, privi dell’uomo, la cui figura infatti non compare mai, se non come impronta, ombra, ricordo. Oggetti orfani, il cui aspetto malinconicamente “fuori stagione” è specchio di un periodo dell’esistenza più che di calendario. Michele Smargiassi ...é il gioco del mare, e non la sua narrazione, ciò che Giorgio Giliberti propone nelle sue piccole foto in bianco e nero. Eliminato ogni tentativo di descrivere o spettacolizzare l’immagine, tutta concentrata, “ritorna” nei luoghi del mare disabitato,delle strutture fuori stagione, e diventa breve analisi pensosa delle tracce di ciò che è già stato vissuto. Proprio perchè è ricordo, le geometrie elle panchine, delle ringhiere, dei lampioni, dell’arredo del mare, non sono,nella refistrazione fotografica, preda di giochi formali, ma veri segni che danno via alla riflessione e al rimando. Come spesso accade nell’immagine e nell’immagine fotografica in particolare, ciò che ha più peso non è ciò che noi vediamo materialmente incluso nell’inquadratura, ma ciò che restandone escluso per scelta dell’autore, di fatto la determina. Roberta Valtorta 1998 Mi ha colpito la tua immagine, 1998 ...uno degli aspetti più’ affascinanti dell’arte, e della fotografia in particolare, é la possibilità che essa offre di disporsi dinnanzi a un soggetto già visto, copiato, interpretato, dipinto, fotografato, raccontato innumerevoli volte, sapendo che é ancora possibile ricavarne un’immagine diversa, darne una lettura propria. é, questo, ciò che Giliberti va facendo da anni - con una puntualità che ne attesta anche la coscienza metodologica e professionale - confrontandosi con le città’ italiane, dalla natia Modena alle rarefatte atmosfere di Venezia, dalla Roma monumentale alla Firenze reinventata nelle pagine che seguono. E, ancora, si ripete l’arcano dei luoghi visti mille volte che divengono inediti, sorprendenti non perchè nel frattempo sono mutati, ma perchè é cambiato l’occhio di chi li guarda, di chi li restituisce, “nuovi”, allo spettatore. Se la Galleria Civica di Modena un paio d’anni orsono ha potuto dedicare una mostra alla “scuola emiliana” di fotografia, questo si deve non solo ai grandi fotografi - da Ghirri a Fontana a Barbieri - che partendo da qui hanno fondato un linguaggio, ma anche a quanti, e Giliberti è tra loro, hanno contribuito con un lavoro serio e costante a diffondere un’autentica cultura fotografica sul territorio. Una cultura che e’ patrimonio comune della città, cui la Galleria Civica intende dare sempre maggiori occasioni di rendersi visibile : perciò questo volume - e la elativa mostra che si terrà nella Sala Piccola di Palazzo Santa Margherita - rappresenta l’ulteriore, prezioso tassello d’una vicenda in continuo divenire, di cui Giliberti è appartato ma significativo protagonista. Walter Guadagnini Direttore della Galleria civica di Modena Tutto è incontro di culture lontane, Barcellona 2001 ..di Barcellona mi ha sempre colpito la luce. Un abbraccio caldo che fa sentire a casa. Come l’ultima volta che sono venuto, in occasione di un importante incontro fra regioni europee, organizzato dal presidente della Catalogna, Jordi Pujol. Per me personalmente e per l’Emilia-Romagna è stata una bella esperienza di collaborazione e di amicizia, sulla strada di un’Europa più coesa ed anche più attenta alle realtà e identità regionali. Ebbene questa città ne fu la cornice ideale. Impegnata, positiva, luminosa. Questa è la Barcellona che mi è rimasta negli occhi e che ritrovo ora nelle immagini di Giliberti, con una grande forza evocativa. Una forza che viene dall’originalità delle inquadrature, dalle angolazioni scelte, dai tagli particolari, che ci restituiscono una città non usuale e scontata. Ma una città “unica” e dalla forte identità, che esprime una grande vitalità, anche ad uno sguardo privo di persone. Davvero lo spirito di una grande città lo si vede anche nei particolari. Ed in quella particolare luminosità dei colori che, nel caso del bel lavoro di Giliberti, diventano un vero e meritato omaggio a Barcellona. Vasco Errani Presidente della Regione Emilia Romagna Per queste strade, invaso dai ricordi, Berlino 2002 Giunto all’ottava tappa di una serie di coinvolgenti albums dedicati a città italiane ed europee, Giorgio Giliberti ha accettato la difficile sfida di confrontarsi con Berlino. Certo, non è esagerato parlare di sfida perché in questo caso l’atteggiamento richiesto è stato necessariamente diverso rispetto a quello ormai ben collaudato nelle occasioni precedenti. Di fronte c’era un soggetto difficile, un caso veramente unico, non tanto dal punto di vista materiale quanto per ciò che Berlino oggi mentalmente rappresenta. Non si trattava cioè di ripercorrere fotograficamente una città definita, un codice urbano in qualche modo stabilizzato dalla storia, bensì di entrare nella logica di un laboratorio aperto, in divenire, di un luogo che ci sembra di poter dire stia costruendo la propria identità su un principio di difficile ma al tempo stesso affascinante coesistenza di codici differenti... ...Giliberti ha affrontato quest’impegno mantenendo la cifra stilistica adottata nelle tappe precedenti: per mettere dei segnali, degli evidenziatori di senso. Ora, se questo ha funzionato per le altre città fin qui raccontate, a maggior ragione mi sembra funzioni per la Berlino di oggi, la cui complessità di presenze evidentemente richiedeva ed invocava l’inserimento di tali segnali. Si tratta comunque di interventi aperti, di evidenziatori concettualmente mobili, che se da un lato corrispondono alla sensibilità di Giliberti dall’altra suonano anche come invito a che ognuno, ripercorrendo virtualmente questa Berlino, li riposizioni a partire da un proprio percorso di senso emozionalmente teso ad incrociarsi col senso della città. Claudio Marra Intervalli della storia, 2003 ...Vi invitiamo ora a proseguire il viaggio facendovi afferrare per mano da Giliberti che ci offre le immagini catturate a Praga e Budapest, definite in un tempo ormai lontano città d’oltre cortina. Giliberti non ha bisogno di guide turistiche per cogliere gli aspetti veri e caratteristici dei luoghi in cui lavora. S’immerge con la sua macchina fotografica adagiando l’occhio secondo il suo fiuto, la sua capacità di capire in un breve intervallo ciò che avrà senso riportare su carta e cogliere un particolare, una panoramica, attento alla luce migliore per quell’immagine. Ne nasce un itinerario che sa affondare l’attenzione sulla vitalità del momento senza tralasciare le tracce della storia con le sue icone che rimandano, a volte, a momenti che si vorrebbero scordare, mentre a volte suscitano una vena di nostalgia che può diventare energia per costruire il futuro. Il disordine con cui scatta Giliberti (questa almeno l’impressione per chi lo vede dietro la macchina fotografica la prima volta), è solo apparente perché mentre cattura le immagini sa già quale ordine dare loro nel momento in cui, attraverso le tecnologie digitali, le presenterà. Le fotografie di Giliberti trovano poi una propria interpretazione attraverso uno studio utile per ottenere una gamma di colori e di forme a volte surreale, ma comunque gratificante per chi le guarda. Il lavoro finale è un’offerta di immagini diverse dalla realtà che Giliberti ha inteso rendere poetica, piacevole, dolce, sospesa tra sogno e idealità senza renderla artefatta... Tberio Artioli lettori in festa racconti di una città che legge, Carpi, 2007/8/9 ...Si è trattato di un evento culturale per molti versi nuovo e originale che ha coinvolto migliaia di persone e si è voluto lasciarne una traccia attraverso una documentazione fotografica che fosse essa stessa un racconto di quei giorni. Giorgio Giliberti con grande sensibilità ha colto questa occasione per realizzare un reportage che nel sapiente uso del bianco e nero e nella suggestione delle inquadrature di volti e di luoghi, reca la sua cifra stilistica rigorosa e al tempo stesso ricca di lirismo... Anna Prandi Le fotografie che Giorgio Giliberti allinea nell’autunno del 2006 hanno un’aria falsamente svagata, la capacità di restituire un evento complesso con argomenti solo in apparenza tenui. I modi sono quelli del réportage, ma il fotografo qui non cerca i momenti forti da condensare in una manciata di immagini pesantemente simboliche. Sembra piuttosto perdersi tra le piazze, gli angoli, le file di poltroncine provvisorie da arena estiva, scivolare dietro i palchi più da fiera di paese che da concerto rock, e confondersi nella folla variegata del Festival del Racconto di Carpi... Paolo Barbaro ...Giorgio Giliberti si è aggirato nei tre giorni della Festa del racconto lavorando con la sua macchina fotografica in maniera discreta e silenziosa. Le sue immagini non ci restituiscono solo gli incontri, gli eventi con i vari protagonisti, non ci riportano solo la cronaca dei fatti ma descrivono le atmosfere e i luoghi di quei giorni. Ne è scaturito questo libro, catalogo di una mostra che restituisce una città diversa, un atto d’amore che si legge nel bianco e nero di questo fotografo che ha riscoperto lui stesso il fare fotografia in mezzo alla gente, “rubando” un gesto, uno sguardo, un volto. Guido Conti -Andata e ritorno 1980-2011, Mostra antologica,Mirandola 2011 “Sulle mie foto, mica far dei poemi, ve’!”. Tranquilli, ho seguito in pieno la raccomandazione di Giorgio Giliberti. Non che avessi intenzioni diverse, ma un consiglio così saggio mi ha dato una bella mano per cominciare questa pagina con lo spirito giusto. Con in più la simpatia del suo morbido accento di pianura. Ho conosciuto Giorgio qualche anno fa, quando, su segnalazione di uno dei nostri redattori, l’ho contattato per chiedergli se potevamo pubblicare su “IBC” le sue foto in bianco e nero della “Festa del racconto” di Carpi. È tutt’altro che facile rendere l’energia che si sprigiona nell’incontro tra qualcuno che legge e qualcuno che ascolta. Quel reportage ci riusciva, catturando persino gli attimi fulminei in cui la gioia della lettura e quella dell’ascolto si fondono in un unico incanto. La rivista dell’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna ha fatto da tempo una scelta di campo in fatto di fotografia. Non riduce le immagini al servizio dei singoli pezzi. Sceglie, per ogni nu- mero, un autore oppure un tema, e li lascia liberi di correre di pagina in pagina, di articolo in articolo. Una scelta non certo originale, ma a suo modo audace, per affermare che il contributo visivo ha per noi lo stesso valore di quello testuale. Né più, né meno. Oltre a considerare testi e immagini sullo stesso piano, cerchiamo di ricompensare i loro autori nello stesso modo: non col denaro, di cui non disponiamo, ma con una moneta andata quasi fuori corso, quella con cui, fuori dal mercato, si può acquistare una fiducia reciproca, parlare un linguaggio comune, condividere dei valori. E di questi tempi non mi pare poco. Quando gli ho chiarito questo aspetto, non ho percepito in Giorgio la minima variazione d’umore. Non solo – come ho imparato poi – perché in trent’anni di mestiere ha capito a fondo la differenza tra l’essere pagati e l’essere valutati. Ma proprio perché questo è lo spirito con cui da sempre lavora. Lo spirito orgoglioso di un artigiano della cultura: “Per me l’importante è andare in giro sul territorio, per vedere cose che, poi, possono servire a tutti”. Dopo quella prima collaborazione ne sono venute altre. Un calendario dedicato al museo contadino realizzato da Ettore Guatelli sulle colline parmensi. Un libro di racconti e foto d’autore sui paesaggi della nostra regione, destinato a un progetto di scambio culturale con l’Università dell’Avana. E altri progetti verranno. Nel frattempo lui continua a girare per le città dell’Emilia-Romagna, in cerca di immagini del mondo che abbiano ancora un senso. Ma, se lo vedete, non gli date chiacchiera. Sta lavorando anche per voi. Vittorio Ferorelli caporedattore della rivista “IBC. Ad un primo sguardo sul lavoro di Giorgio Giliberti, oltre trent’anni di immagini in diverse declinazioni ed applicazioni, è difficile credere che tutto sia opera di un solo autore. Per la quantità di pubblicazioni, realizzazioni grafiche, progetti editoriali e culturali, e anche per la loro varietà. Si ha quasi l’ impressione di avere davanti la produzione (moltiplicata) di un artista giovanissimo, in quella fase in cui si saggiano strade diverse, si affronta un ventaglio di esperienze dai confini sfumati, prima di trovare un proprio “stile”, una modalità espressiva che in seguito diviene automatica, un ambito di scritture e di interessi da percorrere senza troppi sussulti. Questa varietà di approcci –che forse lo ha anche in parte danneggiato sul piano dell’ affermazione come fotografo-artista, cosa che forse non lo ha mai interessato più di tanto- credo però sia frutto di una radicale coerenza di intenzioni. Qualcosa lo spiegano anche gli inizi. Quando espone per la prima volta, nel 1979, sono tempi in cui la fotografia italiana è in una fase di effervescenza. A Venezia si tiene una grande manifestazione che tenta (senza rilevanti risultati) di lanciare una via nazionale al mercato della fotografia parallelo al mercato dell’ Arte Contemporanea; a Modena (dove Giliberti opera) sono attivi autori anche molto differenti tra loro come Luigi Ghirri, Franco Vaccari, Franco Guerzoni, Cesare Leonardi, che trovano nella fotografia lo strumento per ridefinire in direzione concettuale il proprio operare, nella sperimentazione di scritture diverse (e quindi nel rifiuto dell’ automatismo stilistico) la ragione profonda dell’ uso della fotografia, ragione che spesso inizia a misurarsi con i modelli delle avanguardie storiche. E’ una stagione in cui il nesso tra il produrre immagini, il pensare criticamente la comunicazione per immagini e l’ azione sul contesto sociale è nesso evidente a tutti. Così il nostro autore espone come reporter alla Galleria Il Diaframma di Lanfranco Colombo (unica Galleria in Europa, allora, ad occuparsi solo di fotografia) e si adopera come animatore culturale. L’impegno civile di un fotografo, in quegli anni, non poteva più attenersi alla declinazione neorealista della mera testimonianza. In altri termini, il problema non è più solo quello di mostrare l’umanità attraverso la figura delle persone: occorre occuparsi dei segni nell’ambiente, delle tracce della cultura, dei modi di percepire. Per questo Giliberti si occupa quindi anche di animazione culturale, collabora a iniziative per far circolare nel suo territorio (la Bassa Modenese) immagini d’autore, collabora con Oscar Goldoni, Vittorio Erlindo, Gilberto Zacchè, Vittorio Ferorelli (collaborazioni che scivolano volentieri in amicizie duratu- re) e con istituzioni come il CSAC dell’Università di Parma, con Arturo Carlo Quintavalle, Arturo Calzona, Massimo Mussini la Galleria d’Arte Moderna di Suzzara, e la riflessione sulle avanguardie della fotografia, storiche e recenti, prende l’aspetto della ricerca scientifica che produce mostre su Man Ray, Mario Giacomelli… Mirandola è proprio uno dei luoghi in cui Giliberti pratica, fin dagli inizi, questo approccio multiforme all’essere fotografo. E la sua fotografia mantiene, a reggere la varietà di esiti della sua produzione, alcuni punti fermi: una dimensione saldamente legata al –fare– quasi artigianale: dai viraggi selettivi che reinventano il colore, solo in seguito riproposti con tecniche digitali (un colore quindi non documentario ma espressivo, Moholy- Nagy avrebbe detto fotografia produttiva e non riproduttiva) ma soprattutto la prevalenza dell’istanza comunicativa: ogni immagine è concepita per far parte di un progetto comunicativo e/o editoriale, concepito senza particolari gerarchie. Il libro, il catalogo commerciale, il calendario, il portfolio, la cartolina, l’ audiovisivo (spesso concepiti e integrati dall’opera scritta della figlia Giulia) sono concepiti come esiti di un unico progetto di comunicazione, che l’autore controlla saldamente. E’ così che i diversi ambiti, o le diverse committenze, sono per lui occasione per esercitare con flessibilità un progetto comunicativo in fondo unitario. Di volta in volta individua modalità adeguate all’ occasione, con scelte che a tratti evocano percorsi storici definiti. Questi possono attingere alla metafisica per le immagini monumentali –dall’ architettura medievale al contemporaneo, passando magari dal realismo socialista–, di urbanistica, alle culture del fotomontaggio Dada, al dinamismo delle frequenti riflessioni sulla danza, sul corpo. Certamente, tra le collaborazioni di Giorgio Giliberti un posto di primo piano lo ha quella con la Cooperativa Bilanciai di Campogalliano, a cui appartiene una tradizione di promozione culturale (ricordiamo il Museo della Bilancia, l’incarico conferito a Luigi Veronesi che arricchisce l’esterno visibile della sede aziendale di una delle ultime opere del grande artista…) con cui il fotografo modenese ha trovato una felice sintonia; la presente raccolta ha infatti anche il senso di un ringraziamento da parte dell’ autore per l’appoggio convinto e duraturo alla propria opera. L’ appoggio aziendale o la committenza pubblica (si vedano le recenti operazioni con l’ IBC dell’ Emilia Romagna) sono in fondo occasioni di un unico percorso, dalla comprensione dei segni umani nel mondo al loro racconto, alla loro immagine condivisa. Paolo Barbaro Novembre 2010 ww.gilibertifotografia.it