La trappista leggendaria

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La trappista leggendaria
belgio / ardenne
Nel sud del Belgio, tra fitte foreste
popolate da cinghiali, antiche abbazie e villaggi semi-disabitati, si scoprono grandi maîtres
chocolatiers e birre leggendarie, piccoli relais di
charme e artigiani del gusto. E, a sorpresa, spunta un pizzico d’Italia. Lungo la strada tra l’aeroporto low cost di Charleroy e Liegi scorrono le
indicazioni che riportano alla mente eventi storici, leggende e grandi birre d’abbazia: Namur,
Chimay, Rochefort, Bastogne, Achouffe... All’improvviso, ti trovi circondato da boschi fittissimi,
popolati da cervi e cinghiali. La strada si perde
tra gli alberi di una foresta che sembra quella
praline (alle spezie, al sesamo, al rosmarino,
con il croustillant), dessert al piatto, gelati a base
di frutta fresca o al cioccolato speziato, crêpes
e soffici gauffres con salsa al cioccolato e panna. A pranzo ci sono le proposte salate, tra cui
grandi classici della Gaume come la fleuriflette
– versione locale della tartiflette francese a base
di formaggio d’Orval, pancetta affumicata e patate dell’ottima varietà plate de Florenville – e il
paté gaumais, robusta torta rustica con un ripieno a base di carne di maiale e erbe aromatiche.
Il locale, moderno e informale, tutto giocato sui
toni caldi del caccaldiaranc io e viola, stride con
La trappista leggendaria
delle fiabe attraversando piccoli villaggi sperduti, dimore nobiliari che si specchiano su placidi
laghetti e campi con le piantagioni di alberelli di
Natale. E ti chiedi: ma che ci faccio qui?
Deve esserselo chiesto anche Chiara
Cianciaruso giungendo a Florenville, piccolo
paese della Gaume che si apre al fianco delle Ardenne, a pochi chilometri dalla Francia.
Trentatré anni, napoletana di nascita e romana
d’adozione, Chiara qui ci è arrivata per amore
del cioccolato: circa sei anni fa ha deciso di lasciare gli studi di Psicologia per seguire quella
che, da semplice passione “sensoriale”, si è trasformata in lavoro. «Ho cominciato a fare i cioccolatini in casa, per hobby. A un certo punto,
ho voluto capire se avevo la stoffa per farne un
mestiere». Così, tra uno stage e l’altro, incontra
Edouard Bechoux, maître chocolatier con un bel
passato in Italia: lui la chiama a lavorare nel suo
nuovo locale, in Belgio. E Chiara si ritrova catapultata dalla dolce vita romana alla fin troppo
tranquilla Florenville. Les Chocolats d’Edouard
– il regno di Bechoux – è una cioccolateria-caffetteria-ristorante dove si preparano deliziose
gambero rosso
il contesto piuttosto tradizionale della cittadina,
eppure in poco tempo è diventato una meta
molto frequentata dai giovani del posto e delle
famiglie che lo scelgono per il tè pomeridiano
come per il pranzo della domenica.
Ma nelle Ardenne non c’è solo cioccolato. La regione è soprattutto il regno delle
salaisons - dal Jambon d’Ardenne IGP ai saucissons, pâtés e culatelli derivati dalle carni dei
maiali fermier allevati nei boschi dei dintorni - e
dei formaggi come quello dell’abbazia di Notre
Dame d’Orval, immersa in una foresta a poca
distanza da Florenville. Della costruzione cistercense medievale, distrutta dai Francesi
dopo la Rivoluzione e abbandonata fino al
1948, restano ormai solo le suggestive rovine accanto al nuovo edificio progettato da
Henry Vaes negli anni ‘30 ispirandosi
all’abbazia di Fontenay, in Borgogna.
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La cioccolatiera napoletana Chiara
Cianciaruso con un dessert
al piatto da Bechoux; nella pagina
a fianco, l’indicazione
verso l’abbazia trappista
dove si produce la birra Orval
maggio