Acqua per elettricità

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Acqua per elettricità
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L’ECO DI BERGAMO
VENERDÌ 27 APRILE 2012
Provincia
alli
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L
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da s
6
[email protected]
Il ciclo dell’acqua all’ex Cantoni
17.000
9.700
In base alla concessione
di derivazione di acqua
superficiale per uso
idroelettrico ottenuta
nel 2008 a Ponte Nossa,
nell’area dell’ex Cotonificio
Cantoni, la Ster Società
trasformazione energie
rinnovabili Spa può derivare
dal fiume Serio una portata
massima di acqua
di 17.000 litri al secondo
È la portata media
concessa per questo impianto
idroelettrico
litri al secondo
www.ecodibergamo.it/cronaca/section/
litri al secondo
a
A Ponte Nossa ribolle
la guerra dell’acqua
7 centrali
La centrale dell’ex Cantoni rende due milioni di euro all’anno
Ma finiscono in Toscana. «Rubati: vadano al Kilometro verde»
A
Ponte Nossa
MARTA TODESCHINI
Mettete una slot machine dove
si vince sempre. Avercene. In
Valle Seriana ce l’hanno, solo che
le monetine le ritirano direttamente in Toscana. Qui niente,
manco le briciole. Chiamatela
pure guerra, il discorso ha tutti i
toni quantomeno di una rivincita e qualcuno è pronto a prendersela, ne va del futuro dell’economia locale.
È un fiume in piena il sindaco
di Ponte Nossa e di domanda in
domanda, con quel suo procedere da arringa, arriva dritto al cuore del discorso. Il primo quesito
che si pone è: come uscire da
questa crisi, con quali strumenti si può partire per rilanciare la
Valle Seriana? Risposta: riprendendosi ciò che di nostro altri
stanno sfruttando ricavandone
«diversi milioni di euro l’anno: la
nostra acqua», spiega il sindaco
Angelo Capelli, professione avvocato, da qualche mese pure
coordinatore provinciale del Pdl.
Acqua che, trasformata in energia, frutta ricavi da milioni di euro l’anno, «una rendita sicura a
vita».
Di più: è con questi soldi che
qui si intende finanziare (almeno in parte) il cosiddetto Kilometro verde, progetto scelto nei
mesi scorsi dalla Fondazione Cariplo (insieme alla Fase di Alzano) fra quelli più emblematici,
ma rimasto ancora sulla carta.
Il discorso è nell’aria da tempo, ma ora i tempi sembrano
stringere, «questa crisi terrifi-
& sons?) all’estero. Per trent’anni gli opifici della Cantoni hanno
funzionato connessi alla centrale idroelettrica. «Ora che la fabIl cuore della questione
brica è chiusa, la centrale è stata
Che parte da lontano, ma non conferita (insieme a quelle di
troppo. Ponte Nossa viene da un Valcanale, Albareti ad Ardesio,
passato produttivo legato a dop- Ponte Nossa, Costone a Casnigo
pio filo all’acqua? Bene, «ora que- e Vertova, ndr) dalla proprietà
st’acqua farà girare le
nella Ster, Società trarotelle del cervello
sformazione energie
della gente», dice Carinnovabili Spa, dello
pelli riferendosi a ciò
stesso gruppo, e nesche sogna di realizzasuno – spiega il sindare con il Kilometro
co – ha avuto lo scruverde: fabbriche e anpolo di chiedersi dove
che un incubatore
vanno a finire le decid’impresa che si relane di milioni che frutzioni con scuole, unita l’acqua del Serio?».
versità e imprese.
Capelli sì, e si inferAngelo Capelli vora a pensare che
Il tutto reinvestendo i proventi del ciclo
«sono risorse che inproduttivo della centrale idroe- tascano i privati, senza alcuna rilettrica che si trova nel perime- caduta sul nostro territorio e
tro della fabbrica dismessa dal grazie a concessioni di fatto re2004, quando la produzione galate».
venne trasferita dal Gruppo InCome uscirne, quindi? Il singhirami di Arezzo (presente i daco risponde con una domanmarchi Ingram, Reporter, Peter da: «È possibile immaginare un
cante che stiamo attraversando
ci obbliga a identificare un processo di rilancio».
Trattative a rilento
«Il Serio faceva
con il Gruppo girare mulini e telai,
Inghirami: ultima
ora faccia girare il
spiaggia l’esproprio cervello della gente»
recupero produttivo che accanto alla riqualificazione urbanistica – senza peraltro cambiare destinazione d’uso, che rimane industriale – unisca un discorso a
massima produttività, che possa
poi sostenere l’intero progetto?».
Possibile, se il discorso di cui sopra si chiama centrale. «Solo
quella di Ponte Nossa può produrre fino a 8,5 milioni di kilowatt all’anno, per un ricavo
medio di più di due milioni di euro l’anno». Da queste parti sono
pronti a comprarsela, «auspicando che i proventi siano reinvestiti in un progetto industriale autentico e non in una mera operazione finanziaria».
Il Gruppo Inghirami
attraverso la Ster Società
trasformazione energie
rinnovabili Spa raggruppa
sette centrali idroelettriche
nella provincia di Bergamo:
si trovano a Valcanale,
Albareti (Ardesio),
Ponte Nossa, Costone
(Casnigo) e Vertova
VALCANALE
ALBARETI
(ARDESIO)
PONTE NOSSA
VERTOVA
COSTONE
(CASNIGO)
BERGAMO
Questione di dialogo
Ma il dialogo con il Gruppo Inghirami non è dei più collaborativi. Certo, se dopo anni di silenzio la proprietà desse cenni di
apertura («ma pare che stiano
cercando di vendere in fretta e
furia»), si sarebbe alla svolta.
A Ponte Nossa si sono «portati avanti», scegliendo come strumento per realizzare il Kilometro verde la Società di trasformazione urbana che permette l’esproprio delle opere che ricadano nel perimetro su cui si dovrà
intervenire. Il Kilometro verde
è sulla carta dal 2005. Siamo nel
2012 e di acqua sotto i ponti ne è
passata, ma Eureka, la soluzione
è qui a due passi. Centrale idroelettrica ai nossesi e un po’ di
energia (acqua) per far girare le
rotelle del cervello alla gente: i
mulini del terzo millennio. ■
©RIPRODUZIONE RISERVATA
a
La proposta: sconti
sull’energia nei paesi
dove viene prodotta
a Se il sindaco di Ponte
Nossa è pronto a comprare (o
espropriare) la centrale dell’ex
Cantoni, il tema delle rendite a
vita nel settore idroelettrico tiene banco anche a livello nazionale.
Enrico Borghi, presidente della Commissione montagna dell’Anci, l’associazione dei Comu-
ni italiani, chiede di uscire dal far
west delle concessioni per ridare competitività alla montagna.
In soldoni, ridistribuire le rendite a favore delle comunità locali.
L’ha detto nei giorni scorsi a Firenze al convegno «Italia di Mezzo: quale modello di sviluppo»
organizzato dalla fondazione
Trentin e che ha visto la parteci-
ETI
IO)
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Il Cotonificio Cantoni
Costruito nel 1910, esempio
di archeologia industriale
2.991
Kilowatt
Fra gli esempi di archeologia industriale nella nostra provincia c’è l’ex
Cotonificio bergamasco di Ponte
Nossa (poi De Angeli Frua, poi Cotonificio Cantoni Spa). Inserito nel
censimento regionale dei monumenti storico-industriali, si compone – come si può leggere sulla scheda dedicata dal Centro per la cultura d’impresa a questo complesso –
di un fabbricato per la filatura, capannoni per la tessitura, un canale,
quattro case dipendenti, uffici, un
convitto, tre centrali termiche e l’asilo infantile. Fu costruito intorno
al 1910 e dismesso nel 2004, quando il gruppo Inghirami trasferì la
produzione all’estero. Dal 2005 si
ragiona su un progetto di recupero
industriale, il Kilometro verde.
L’impianto produce,
sul salto di 31,45 metri,
una potenza nominale
media di 2.991 Kilowatt
con restituzione dell’acqua
nel fiume Serio all’impianto
del Costone, a Casnigo,
a 471 metri sul livello
del mare
a
Rilancio della valle? La ricetta
è partire dalle aree dismesse
2.000.000 euro
È quanto - secondo le stime
del sindaco di Ponte Nossa,
Angelo Capelli - frutta
in un anno la centrale
dell’ex Cantoni
pazione, fra gli altri, di Susanna
Camusso, Guglielmo Epifani,
Enrico Rossi e Renata Polverini.
«L’Italia riparte se l’economia
esce dalle sacche di monopolio e
di rendita. E questo vale anzitutto in settori strategici come l’energia – ha detto Borghi –. Per
questo ci aspettiamo che il ministro Passera dia il buon esempio,
facendo cessare quelle rendite
come nell’idroelettrico dove il
surplus garantito dai certificati
verdi va quasi tutto nelle tasche
dei concessionari e dello Stato
concessionario di se stesso attraverso l’Enel».
Il problema per Borghi è che
«nel comparto elettrico stiamo
assistendo a un’accumulazione
di ricavo che deriva da due aspetti: molte delle concessioni han-
a La Bassa cresce in un
tripudio di autostrade, circonvallazioni e tracciati ferroviari.
Nelle valli le aree dismesse non
si contano: paesi nati sull’industria manifatturiera, tutti casalaboratorio cielo terra, da tempo vedono i laboratori chiudere e (magari) le case svuotarsi.
Ma come vedono le valli questo spostamento a sud di un baricentro che, oltre a toccare (e
non poco) la sfera produttiva e
pure logistica, potrebbe avere
pure ripercussioni demografiche?
Le valli sono destinate a diventare dei grandi dormitori?
Verdi e soleggiati, ma pur sempre dormitori? Abbiamo girato
questa domanda a Fabio Corgiat Mecio di Confindustria.
«La fotografia di uno svuotamento è reale, le aree dismesse
in Valle Seriana sono una realtà
considerevole. Ma ci sono anche esempi positivi, di rilancio.
Pensiamo al Kilometro verde di
Ponte Nossa, ma anche al Cotonificio Albini che ha deciso di
creare il suo centro logistico in
Valle Gandino, partito un anno
fa. Lo stesso gruppo ha pure
una filatura a Breno: se queste
localizzazioni fossero spacciate, non si vedrebbero segnali di
questo tipo».
Poi Corgiat snocciola altri
esempi di rilancio: la Fase (Fab-
Corgiat legge questi segnali di
timida ripresa anche alla luce
delle ultime novità che arrivano dal governo tecnico di Roma: «Nel prossimo futuro – aggiunge il funzionario di Confindustria – il riutilizzo di siti industriali sarà spinto anche dall’Imu, che pare più pesante del-
l’Ici. Tenere fermi questi siti diventerà più costoso».
Se poi si aggiunge che «i Comuni stanno mettendo sempre
più vincoli sul consumo di suolo», cioè lasciano costruire sempre meno, tanto varrà ricominciare dal recupero dell’esistente.
«Certo, con la Brebemi, nella Bassa ci sarà una concentrazione di luoghi produttivi – aggiunge Corgiat –, ma confidiamo che le valli proseguano sulla linea di questi segnali che
sembrano scongiurare il pericolo di essere fagocitati dalla
Bassa».
Certo l’iniziativa privata va
sostenuta anche dal pubblico:
«Si può chiedere realisticamente all’ente pubblico di mettere
in grado chi vuole investire di
farlo – spiega Corgiat –: oggi
con la Scia, la Segnalazione certificata di inizio attività, i tempi per avviare un’attività risultano tagliati. Anche il Suap, lo
Corgiat di
Confindustria:
partiamo dagli
esempi positivi
«L’Imu spingerà il
recupero di questi
siti: troppo costoso
tenerli fermi»
brica seriana energia) di Alzano, progetto nato dal recupero
degli edifici industriali del complesso Pigna, completato con
servizi alla persona, artigianato, commercio, pubblici esercizi e luoghi di svago, tutti orientati alla tematica della eco-compatibilità, di recente inserito
anche tra le «Città sostenibili»
dalla Fondazione Politecnico di
Milano. Ci sono poi il piano Comital di Nembro che vede per
protagonista la Persico stampi,
oltre (ma qui siamo al capitolo
note stonate) il piano Honegger, «purtroppo saltato».
Vietato stare fermi
Mettersi in rete
La seconda ricetta per garantire un rilancio alle valli è riassunta in tre parole: mettersi in
rete. Più o meno il concetto anticipato dallo stesso Corgiat già
lo scorso ottobre in una ricerca
presentata ad Albino. Riguardava l’«area omogenea» formata
appunto da Albino e Nembro,
più Alzano.
E, dati alla mano, si concludeva con l’invito a ragionare insieme, pensandosi come un’unica grande zona accomunata
dal pendolarismo (solo ad Albino ogni giorno si spostano per
lavoro 6.125 residenti, ma circa
la metà rimane all’interno della bassa valle).
«Se ci parliamo – spiega Corgiat – si evita di duplicare i progetti». Infine un interrogativo
che sa di provocazione: «Ora in
Valle Seriana i capannoni vuoti
non si contano. Ma se un domani servissero e nel frattempo
fossero stati trasformati per altre funzioni, mentre nella Bassa si è già consumato il suolo,
come la mettiamo?». ■
M. T.
no superato il periodo degli ammortamenti, inoltre la produzione idroelettrica è incentivata dai
certificati verdi, per i quali il 10
maggio va in conferenza unificata il decreto che li confermerà».
E spiega il concetto con due conti: «Se un Kilowatt vale 0,10 euro, oggi e per i prossimi vent’anni viene acquistato a 0,22 euro.
Ma non dimentichiamo che questo surplus deriva da un bene comune come l’acqua e dal contributo dei cittadini attraverso i
certificati verdi impone un tema
di redistribuzione».
Come? «Attraverso sconti sul
costo dell’energia là da dove la risorsa arriva, perché è assurdo
che in piazza Duomo o a Ponte
Nossa l’energia costi uguale». ■
La centrale al Ponte del Costone; in alto, la Cantoni FOTO FRONZI
Sportello unico attività produttive è partito sulla carta, ma non
in tutti i Comuni riescono ad
applicarlo. Vero è che è nato un
po’ azzoppato, ma potrebbe dare un input».
M. Tode.
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