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“Miseria e Nob “Miseria e Nobiltà”, il grande a e Nobiltà”, il grande
“Miseria e Nobiltà”, il grande classico al teatro Verdi
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Nuovo Teatro Verdi
Dal 21/01/2016 Al 21/01/2016 Ore 20.30
Redazione oggi pomeriggio, 13:21
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BRINDISI - La stagione del Teatro Verdi di Brindisi prosegue all’insegna della tradizione con
«Miseria e nobiltà», classico del teatro napoletano di Eduardo Scarpetta in scena giovedì 21
gennaio, alle ore 20.30. A interpretare il ruolo dello scrivano don F
Felice
elice Sciosciammocca è Luigi
De Filippo, che ha curato la regia e l’adattamento della commedia conservando l’ambientazione
storica e i passaggi cruciali.
Luigi De Filippo riprende questo lavoro scritto nel 1887, nelle vesti ora dimesse ora luccicanti di
don
n Felice, con lo scopo di rendere omaggio a Eduardo Scarpetta, a poco più di novanta anni
dalla morte del grande drammaturgo, che proprio con «Miseria e nobiltà» aveva compiuto la
sua riforma, con l’invenzione e la consacrazione di un personaggio prototipo del napoletano
piccolo borghese, che sostituisce Pulcinella, maschera d’altri tempi. «Ciò che ho voluto
sottolineare è la fame e la miseria, di cui si racconta con comicità nella commedia, che
rappresentano l’anticipazione della disperata emigrazione dell
dellee genti del Sud Italia verso le
Americhe in cerca di lavoro», ha sottolineato De Filippo in una recente intervista. Ed è, infatti, la
fame, la protagonista di «Miseria e nobiltà», che non è solo fame di cibo ma anche di giustizia,
di lavoro, di dignità. Un
Una
a fame figlia di un innato istinto di sopravvivenza che, anche oggi,
soprattutto in alcune realtà del Mezzogiorno, ci porta ad agire senza porci troppe domande,
proprio come fanno i protagonisti sulla scena, quando, alla fine del primo atto, entrano due
cuochi
ochi che portano un pranzo, e tutti si gettano sulla tavola, afferrando i maccheroni con le
mani, senza neppure chiedersi chi li abbia mandati. Finale reso celebre dal film omonimo di
Mario Mattoli del 1954 con Totò. La vicenda racconta di due famiglie pov
poverissime
erissime di Napoli,
quelle di don Felice e di don Pasquale, avvilite dalla fame vera, dalla miseria e dalla povertà, e
costrette a dividere lo stesso sottoscala: la fortuna sembra bussare alla loro porta quando sono
tutti ingaggiati dal ricco marchesino Eugenio
Eugenio per fingersi suoi parenti davanti alla famiglia della
fidanzata, la ballerina Gemma, figlia di un cuoco arricchito.
Risate, equivoci e la presenza straripante di Stefania Ventura (nel ruolo di Luisella) accendono
l’entusiasmo del pubblico: d’altra parte
parte la forza del testo sta nella sua semplicità e nella sua
quotidianità, nell’ossessione amaramente spassosa della fame. La Compagnia di Teatro Luigi De
Filippo, specialista nel repertorio, rinvigorisce una storia fatta di equivoci e di miseria e De
Filippo
po si differenzia dalla maschera di Totò rendendo il suo Felice più malinconico e riflessivo
mentre gli altri personaggi si vestono di una propria umanità e di proprie debolezze. Uno
spettacolo di tradizione, omaggio non solo a Scarpetta, ma all’intero tea
teatro
tro napoletano, che
diverte cercando una luce propria rispetto al film e facendo riflettere sulle miserie umane con
amarezza e insieme con il sorriso sulle labbra. La grandezza di Scarpetta, in linea con la
tradizionale comicità partenopea, sta nel muovere alla risata mettendo in scena una realtà più
vera e profonda: la commedia, figlia di un’epoca, segna l’ascesa della borghesia commerciale a
scapito della decadente nobiltà, cinquant’anni prima dell’avvento della Repubblica. Decadenza
che oggi, in piena cr
crisi
isi economica, si ritrova nella bramosia di ricchezza e nella mancanza di
lavoro, a dispetto dei sentimenti e della stabilità. Lo spettacolo arriva a Brindisi in un momento
particolare della vita famigliare e artistica del regista e protagonista, a causa d
della recente
scomparsa del cugino Luca, figlio di Eduardo. Luigi De Filippo sospira: «È vero, la sento come
una grande responsabilità. Luca mi manca molto non solo come cugino, ma anche come
compagno d’arte, perché entrambi abbiamo seguito le orme dei nost
nostri
ri genitori, con impegno,
passione e anche una buona dose di coraggio per intraprendere una carriera difficile nel nome
dei De Filippo».