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, MONDO SIMBOLICO SIA O VNIVERSITA" D'IMPRESE SCELTE, SPIEGATE, ED' ILLVSTRATE con fentenze.ederuditioni SACRE, E PROFANE. STVDIOSI DIPORTI DEL L' ABBATE DFILIPPO PICINELLI MILANESE NE I CANONICI REGOLARI LATERANENSI Teologo^Lettor e di Sacra Scrittura, e Predicatore priuilegiato. Che fomminiftrano à gli Oratori Poeti òcc. infinito , Predicatori , numero Accademici di concetti CON INDICI COPIOSISSIMI. IN MILANO Per lo Stampatore Archiepifcopale. <Ad inJlan^L di Francefco M. DC. LUI. :• Mogn&§ha,x tr-.r . RICCIO SPINOSO Gebon : ipjk eji qui circuit omnem ter*Atbiopi£ - Tegmen verofinminis tertvj Tygris : vada coatra, ^uffynos dell'Eufrate folamente fi fluutjfeeunii rat» nint. ipfe imo in dice t Fluuius autem qnartus ipfe «•"•4» 8 ricerca; iniiSis , pondej Oppomtur quidemy\ed non fed non felle Un* & E rif- belli odio: definirti & Che tanto egli appreie da Filone loco citato, luttit/ay quatti nobis refert Eupbrates difjidij . tore , Capo diiongò to; nibust quorum vulnera tanto difficiiius curantur > quante facili us proferuntur Fd il Si\mq;Ftltj bomi- che <,(. & ortifi- itione , nifi poiché ad honore dello steifo Rdòrgente preciievoci Santa Chiela, lì vale; che da per tutto lo no , attizzati à affìcurar.ci notòri danni i , Tyrannum . tur Eremita quando tentationn<n y fugge si; jnu'nque. frauorumlenocmia fentiunt , fpimsyeferta pelle concludi , mortihcatione inqnam>afperitatcq; vitx,omni voluptate abdicata fé concludi re , in cami\que mollitiem fpinas iemniorum a0iil>'in<mqne lacere 436 mare il t Non è cosi facile il potere ò prendere , ò fer- perche effend'egli tutt'armato di punvuole molta deftrezz 1 , e prudenza , perche la mano > fenza riceuerne prtgmdicio > polla onfer- afferarìo, e tenerlo. Don Diego Saauedra figuranriccio genti fpinc ('re dolo ; , vi fermatodavna mano armata di motto de! Taffo j gliagli aggiunfeiì NO do CON LA MANO, E , piaftra, e COL mi- SEN- infegnar volen- che fé per acquiftareci ha parte la fortuna, per coaleruare lì ricerca il giuditio , e la prudenza ; eiìen';."• trito ' Mia > detto di Quinto Curtioche ; FiciUuì quxdam vincere, quam tenere ; »di Publio Mimo; Fortitnam magnameitius inuenies quam reti- do venfTimo il ett , neas; onde Quinto Curtio ben coniigliaua navi tuam prtffii manibus tene > lubrica ei~l ; FortU' . Don Diego Saauedra,, ponendo per cimiero d'vnelmo vn riccio (pinofo,gli foprapoie: ò veramente per bocca IN Lo 437 fteffo DECVS ARMIS; lupri» del riccio ifteiTo ìlor« ARME biltà > , ; ORNO L'ARME CON dimoftrando che l'arme e famiglia to dall'arme , della noftra ftanza inuitta in vn martire, pigliandoli da noi braua , rntli» ititi ma- » e con lo feudo; ScutOyframeaque ìuuenem ornant ; h£C apud illoi toga , hic primus iuuenu bonos dille Cornelio Tacito de Ai or. \ . 14. 4i. il concetto ousdiRazialìdice; E- potms , quam fub.iitus fieri pec- a. M*t. caionbus. Degli Attenieli, mentre fo'.tp la condot- i4-4 J ta di Miltiade lidìlpon.euano ad incontrarle fchiereimmenle di Xedej Filone Ebreo /. Quod omnis f>l<> nt probits fu Uber cosi; Correpns armis ea<aexp'ditionem fufeeperunt , quafi debellitun cu n ingenti ligens nobiliter mori > flrage hojlium, contemptis mortibus bus , & vuineri- vt folte nt infepdircntur libero fola pai n.t . S. Ilidoro Arciuefcouo di Siuiglia I. 1. Sent. cap. 16. Dei Si xn& or% feruus aduerfitate vlla non frangitur , fed fé prò veritatis defenfione vitro certamtnt offert , nec vnquatn prò vernate diffidit. 440 Animogrande, ma rifentito dimoftra il ri- Riferiti» nocerotc, che portandoli contra chiloftuzzicò con mento , leoffefe , dice ; INVLTVS. KEVERLU NON EGJ Ofea Profeta i4-in perlonadi Cri Ih» Crifto ferito coi dardi della morte , ed ingoiato dalle fepolt» fauci dell'inferno cosi ragiona ; Ero mors tua, ò mors; ofea 1 j. ij. morfus tuus ero , inferne; quali dica , commenta il 14Padre Cornelio à Lapide. EgoCbriJìus morde bar à Co meli» ò inferne; fed ua t vt à te morfus te vi- * Laf>4 te, ò mors, ciffìm mordeam, itaut à te quafi abforptus vifcera tua & ' difrumpam &c. GNifE i Cosile bellezze di deMacab.cap. no- armargli con la fpada Ceman. * 2, L'- Germani , la prima toga, ed ornamento d'honore , che dauano à 1 loro figliuoli , era l'- neggiate. Cosi dal Prudenza militare dimoftra il rinoccrore , a,^\ che prima d'azziiffarfi co nemici , ftà agguzzando ElTercitij PV- milita ri il corno ad vna pietra , col mo to de) Bargagli ; debbano riceuere nuouo ornamene vittoriofamente . Q^AM & i ¥*fib*l % 4}9 Monlìgnor Arefio diede al Rinocerote il motto; MORI POTIVS, SVB DI, Genero» che dimoftra animo generofo in va guerriero , e co- ""** Scania ; de baratro, trudens vinculo , Et paradifum referans mio Concanomco Afcanio Martinengo Giuli Magna fol. jy<JS Cir. .mini.cumcingitur berinaceus pelle > crebra, i? acutiffimis fpinis munita; Eremi cultorcarnis 'ffUtlativiiincomnwdis , vtifpims vitam toufeot.tm ditbus , eti . Venator borimi Oxmonetty cum afiduis tal* St ideant tgitationum iaculi s vulnerare contenda Hym* VICTOR RE DIT dai cacciatori d'inferIl diqucftc , Confurgit Cbrifìus tumulo , ed d'elTercitijRato 1 , , Guerriero fortu- t.rite ricmgono.ondeglifùdato; ASPEUITATE TVTVS; cosùon la ruuidezzacjei (etolofi cdi 'j ecorj e penitenze noi pol'afprczza delle mortifiracioni tiamo ripararci T^finqu.tm ; Jtteneua vittorie, quante attaccaua battaglie, come Ceiare, Alelfindio vlignOjCarlo Qj^ito Ócc Cri ito mentre li portò incontro a patimenti > ei Crifto alla morte benpoteua dire; Tsfjn redeo Victor, patte"*» & con l'orridezza delle fpine legge che foruuu ai honoredi qrilchi Generale numdenteseorum arma fagliti; òcome piace à Gcnrbrardo; Habcnr verbo, dentata fagittantìo\ lingua eorum gladius acutus. 4jc Si come il riccio s'alììcura dall'ingiurie dei cani fi YJ vitlusab hojl? redttyU onde h?bbe motNON RE)EO, NIS[ VICTOR, impreia il . & rinoccrote 4j8 l""\Ef- Valt- San Valeriano Hom. y de oris infoltiti j ; J^ibil efl imo f&uius , nibil violentius amaris > afperifq.te fermora l XXXXI. TAN- S[ lì ftoreas £ RINOCER OTE . omo > che nel purga, che non l'offenda; GIT PVNGl T dai quali fcrifi non & autem virtutibus ipfe flimen , nec oppugnar qnemqn.vn , nec circumuallat, nec babet aduerfanum Qua/ e? quia huius esìyfuum ctnqpeddere : e[ì loco non accufaturis, fri ludicis. 434 II Padre Camillo Amici riconobbe nel ricolmo- ciò vn idea de! mormoratore » che non sa toccare al- & , 1 & oppomtttr > deft* uit iniqttos f 1$* & Curbellumaliquod Eriphratisyfeu lattiti*, iniqua illatim non profertur f An non Jujlitia iniuftnia Capo XXXX. gnaiato auiiMjto dall'arme, che gli pendeiuno dal fianco ; accingere gladio tuo fuper fmur num pò- "Pf*l- 44tentijjime. Specie tua. pulibritudine tua inten- 4de yprofpere procede f &c. i'Ul. 44 4. Non lontano da quali difeorlì Giouanni Cnioltomo Hom. zj. inGenef. Qttteenìmvtilitas e xclaris, probis pa- Già: Cri* rentibus origmem ducere ,JLtu botte viu , atque vir- fefiom* tutum ftsexp'rs <? ^fut qu\d damnum fuerìt,ftparentes , maiores tui fuenm ignobdes , objcuri , Eupbrates; cosi efl . . Salomone riceueuanole- i VT PAR ATTOR parationi , . Qiiefte diligenti pre- è preuentioni fono vittorie; poiché il fondamento delle Animosfubito ad arma non engunt, ((erme Cafliodoro Variar, lib. i.Epifl.40.) nifi qui fé Cajfleitr* ad ipfa idoneos prxmifja exercitatwne confidunt . E Vegetio lib. 1. cap. 1. Incertamine leUorum exerci- *>£«'»• tatapaucitas ad vittoriani promptior efl^uam rudis, indotla multitudoyexpofita fetnper ad cxdem & 442. Come ìu mal pago il rinocerote della ro- buiteii. QVADRVP EDI, 200 bùfteiza naturale, cvigorofa attitudine a vincer gli v'aggiunge anco le diligenze , arrotando, ed affilando il corno, clic gli lerue come di lancia , prima Guerrie- d'attaccarla zuffa,™.! qua! aito portò il motto; NA10 Lo fteffo anco nellaminimici litia s'offerua ; nella quale oltre i ricercano gli èflèrcitij dell'arte natura fi ^Aduerfus omnia talenti della ; LE UT E M ELICE- Lib. V. E Manilio anch'elfo lib. r. Mundi, Omnia tonando docilisfolertia vincìt . 447 Oche il loie eftiuo coi fuoi raggi focofì per- omnia domat , TVRA, ET ARTE. y*&*ti» , . . . , cangiando la coda in vn ombrella con quefta ti ripara; o cadano dainuuoli diluuiando le piogge , con la medefima egli li copre, e fi difende» che però il Bargagli gli foprapofe; colalo (coiattolo EDA DA PIOGGIA. Incarna doli fiale braccia d'vna verginella. In In quefta confide- Difefa ratione impari il mondo à confidare nella bontà»e prouidenza d'Iddio : che fé fouuiene all'indigenze d'vn così vile animaletto, e l'arma contra le più graui in- Prouigiurie del cielo; molto più (ìcure apprettali le difefe denza e all'huomo » che in (e medefimo fcuopre delPifteflò Id- uina dio vnimagine pellegrina. Tabernaculum, diceua none que Ifaia 4. 6. erit in TTROtiEM SO profuit (criueVegetiolib. i.cap.i. RE, IVSt (vtitadi- J.RMORV M DOCERE, xerim) difcipli- nam quotidiano exercitio roborare &c. 44} Dicono, che il rinocerote , benché per altro furibondo, e terribile, diuitn tuttopiaccuole, corcanlo figurò il tal guifa dunLucarini, legnandolo col motto; CVM VIRGINE C1CVR moftrare» che Iddio manto e piaccuole , terribile , , e ciò per di- era diuenuto tutto corcandoli ncll'vtero della Bea- , tillìma Vergine. San Bonauenturainfpecuiocap.13. 5. T.ont- utntura CbriHns per manfuetiffìmam Mariam manfuefeity placatur , ne fé de peccatore per mortem aternam & vlcifcatur 444 Genero- con . Rinocerote, che (degnando d'azzuffarti II- animali di forze inferiori , la vuole follmente coi più nerboruti , e grandi , come l'elefante , e limili» fità gli VRGET MAIORA» edimoitra animo generofo, ed erculeo . OndeSenec. Hcrc.Fur. Aót.z. Stnec* Virtus eil domare > qua cuntli pauent . Torquato Tallo Gcruf. Liberata Cant. 20.lt. ijS.in Emircno, Capitano Generale del Rè d'Egitto quella magnanimità va celebrando ; tortjuMo Cantra il maggior Buglione il deftrier punge : Che nemico veder non sa più degno » y*fF° E moftra, ou'egli palla, ou'egli giunge Di valor dilperato vltimo fegno hebbe SOLE, E vmbraculum diei ab & teflu , & infe- Ifai* 4.< curitatem > abfconfionem à turbine > &àpluuia. PuolTì anco dirc»che la memoria del noftro fine » che Memoben può nella coda figurarli» ci ripara dal femore de ria deli morte gli odi j, e delle libidini » e dalle innondationi d'ogni , che fouraftar ne porla , nel qualfenfo» con concetto tutto fimpaticoColprcfente il Card. Vgone fopraleparoledeProuerb. 18. 1. Tro«.»! I ufius quafileo confidens così; Leoni comparatur iu1. animalia quia fius , ftcut Leo rugitu fuo flare facit Vgon caudafua deferibit limites » quos non audent alia Cardi». pertranfire : ita iuflus rugitu compunffionis animales motus compefeit , cauda tdeft confiderationt mori is, limites deferibit eis , vt non procedant vl- altra patììone vitiofa & & terius 448 Ha Io fcoiattolo due porte alla fua tana , fempre chiudendo quella , per la quale preuede , che (of- Occalìi ne lei» fiar debba il vento; ehe però Monlìgnor Arelìo, figurandolo con vna porta aperta > il fece dire ; A L- Prudéz INVASIT SPIRITVS, idea di perfona prudente, che chiude il cuore ai fuggeftiui del vitto » TERAM & a quelli della virtù lo (palanca. SCOIATTOLO, SCHIRATTO XXXXII. Capo 44 f f^\ Veft'animale , V^[ ladro buono (tenerli (opra nxc imprefa per relìo ne DEDVCET ME, dir nel pafiar i fiumi vn picciol tronco il alla fine à nulla , ; ; tronco della (cruiua a condurlo fe- croce, il Cui quale eraloftenuto , licemente a laluamento . Sant'Ambrogio Umbro fuole fo- però l' A- fermar. Latro dtu oberrans,&naufragus ,aliter ad patriam redire non poter at , nifi fuerit arbori alligal'* S.AgoJti-tus. Sant'Ago(iinotom.o.trad.2. in lozn. Inflittiti n» hgnum , quo mare tranfeamus 7S(emo enim poteil tranfire mare bttius peculi , nifi cruce Chrifli purtatus. E San Clemente AleiTandr.lib.i.Pedag.cap.vlt. S-cUme». Ligno alligatus, eris folutus ab omni exitio guberMtjfan. tiabit te Ve\ bum Dei ,&ad portum ecdorum te adduca Spiritus Santlus , ed allude alla fauola d' VlilTe, che legato all'albero della naue lì (ottraffe all'inlidie 3. vbiqt'.e , . , delle Sirene. di torze Jndttftria panare mi , od , lìa Io e picciolo di corporatura lcoiattolo, e traghettar i s'ari ilchia fiumi; che , ad ogni (e e debole modo di bene non ha re- finimenti per aiutarli, valendoli d'vn picelo! tronco per naue» e della coda per vela, con tale altri induftria fupplifce al porta all'altra riua Emblema RES; òpure, Che . il . fi Camerario per tanto ne fece ; dall'Auueduto fu migliorato in; delle forze » e VINCIT SOLERTIA VIVIRIBVS INGENIVM PO- col titolo TIVS mancamento AS»T fra gli & lib. 1. & & AT IMO» NVN- QV M » come gli figurarono perche non hanno altro femore chedibaiezze . Vn Poeta citato daGiouantii Thuilio fopra il j. Embl. dell'Alda ti. Tale giganteum legiturgenus t vtnibilaltum BartoU' ritrouano coi pie di ferpenti gli antichi, Cogitet , at fpernat » vel mget effe Deum ; Et tantum, quantum fenfu exterioremouetur, Commodat ad prxfens fé,vel ad id quoti adefi. Hoc genus anguipedum mytbicifìnxere "Poeta Quorum JLFFECT V S UVMl fSE- Erranti di Brefcis EGO INGENIO 9.tmlli$ peto ben diceua P. Emilio LABOR IRRITVS il motto; OMNIS lìmboleggiando le vane induftrie dei mondani, che (tanno in volontarie , econtinue riuolte , per termine dille quali altro non trouano,che vertigine, confufione,e ftanchezza. Cumque me conuerttfjem » di- tcdtf. ceua Salomone Ecclef. 1. u. ad vniuerfa opera qua II. fecerant manus mete , ad labore sin quibus frufira fudaueram , vidi in omnibus vanitatem » af(iitìio~ nem animi, nibil permanere fub fole . 450 Per quanto s'affatichi lo fcoiattolo, raggirando quella rota, non può già mai me (alirc, ne auuanzarlì» ben meritando il motto ; SEMPER IN ò veramente per bocca di lui; A EXTOLLOR . Tali appunto fono i fauij S.ipie» del mondo , gente affaticata in riuoltar foflbprai vo- terrea lumi» ma che occupandoli nelle fole vanità della terra » non arriua all'altezza de i celefti arcani ; i quali mentre ti credono d'efier giganti (oblimi di fapienza ti Benché 446 che Ingenita» bomiuis Módan (èrue; e mi panie che poteffeconue- nireti buon Ladrone col motto volendo, che Se ne ftà lo fcoiattolo , per lo più trattenuto 44J> in riuolgere vna rota, fatta di filidiferro» fatica che - S1MIA AnA* . . S M I . A I . , Capo XXXXIII. 301 conofeen Jole , ed eifaminandole attentanr nte , figurò la (imia , chefeorzundo vna calcagna , portaua il SIMIA Capo XXXXIII. INTIMA, motto; NON EXITVÌA. Lofludio fodclle Sacre Scritture, Umilmente deue 4f i yr> Efare Antonio Bcndinelli , ad vnafimfa, V_> in atto di calzarli le (carpe d'vn huomo > jnieario foprafcriffe; e degra gnando che noce LAQVEOS PARAT, inic- attioni de fuoi mag- SIBI chi vuole imitare le giorijnon hauendoi loro talenti grauemente fi pregiudica > edifcapira. Seme ancolTmprefa per chi è abbro fabbro de luoi intrichi , e che da lemedelìmos'inuifuo luppa, che quello , come fi mia > non merita » ne comule pallìcne» re folheuo. Seneca in Hiopol.^iti. z. Quem fata cogunt , itltCA iAt fi qu'ts Seque ipfe , qmdem Ine viuat mifer; vitro Je malis ojfert volens torqueti perdere efl , dignus bona > Qiu nefeit va . 452 La fimia con tant'affetto lì ftringe al feno i che viene inauedutamente a (ufTocargli , ed vendergli. Il Camerario perciò ne fece imprela, co! motto; PERDIT limbolo di quei Padri di famiglia > che amando con paz- fuoi figliuoli ducaone la.iida , AMANDO, zo affetto lor figliuoli > e troppo delicatamente trattandogli , fono cagione della ruina loro Damde con amordi lìmiaamò Amone; eie bene lo vide ifpido» emofiruolo, per l'eccello della violenza vfata à Tamar , non volle però amareggiarlo ne coi rimproiieri> i . J^£.t 3. ne co j caftighi '/m/i Et noluit comrifìare fpintu/n ^imr.Qnfilij fititquoniam diligebat eum. Ma che? Cop quefto pazzo amore fu poi cagione che Abfalon ne facelle rigorola vendetta , col togliere ad Amon la vita > e quali il regno a Dauide medelìmo ; fi che moralmente lì può dire , che il fouerchio amor del padre leuò di vita il figliuolo. Plinio 1. 8. cap. f 4. cosi delle fimie ragiona 4f3 Simiarum generi precipua erga factum affé ilio E fra poco ; ltaque magna ex parte compie olendo necant ; Puofli per tanto formar impreladel'alimia, che abbracciando vecide l'iacer lodano il fuo fig!iuolo)Col cartello; PLECTENDO NECAT, edei piaceri humani, de i ti onum more nos Idulato- e 3iuda , qitos & Vbdctas inuififjìmas RLgyptij GyLEl^T • all'Adulatore , > it- STR^il^- lmpreia che del tutto riefee quadrante ed a Giuda traditore. La fimia> che getta fuori da vna fineftrale Acquiricchezze d'vnauaro, fùpotìa per Emblema>a lignilo ficare che i mali acqui fti malamente fimfeono , che dichiarai! motto lententiofo NelqualfenfoOnorio Imperatore portò per fuo (imbolo ; Malèpar- 454 il MALE PARTA MALE DILABVNTVR. ; tummale Tbebaid.^icl. 4. Iniqua nunquam imperia retinentur dm . Perle bocche di tutti vulgatiflìmo corre il prouerbio; De male quxfitis non gaudebtt tertius bxres. E l'm(egnarono fra gli antichi Euripide; lurìpidt Iniufle ne pojjìdeaspecunias , fi velislongo difperit Tempore & Giobbe 30. 3. Qui rodebantin folttudme,& mande- Io ^ ì°-lbant berbas, <& arborum cortices , nellib. 20. Moral. S.Creg»' r, ° cap. 1 1. così gli rimprouera; Qjuaper fupernam gratiam non adatti , banc ( cioè la Scrittura (acraj comedere nequeunt t quafi quibufdam illamnifibus rodunt, exi'crius qutppe illam concretlant f cnm quidem conanNel qual tur )fed non ad eius interiora perueniunt . argomento non dcuo tralafchre in , e Sen. Mibus manere . la poftilla d'Vgon Carenlelopra le parole del Protierb.-i. 7. Sapienuam, Trou-i-1 atque doclrinam fluiti defpicìunt, che dice ; Ideo def- yg' n piciunt, quia tantum eamextenus conjidcrant , fuul Cardm * fimia. nucem Moufignor Arefio rapprefentò Amante 4f 6 di l' Amante (pecchia nelle di mani» s'innamora di 'lemedefi.ua, e tanto fiifarnente 1o s'applica a guardar quel criftallo, che vi s'accieca» e le fé fteffo, nella limia, diede;SE che tenendo lo fé Ilei 1PSAM SEDVClT. Plutarco^ dijhi. T i, ltarct amat ballucinatur , ac cecutit in eo quod amat E San Gregorio Hotfi.4. in Ezechielem; Sunt multa peccata , qua committimus , fed idcirco 5, Cregngrauia non videntur, quia pnuato nos amore ddigen- rl0 Tap* adulat. Qttifquis . tes,claufis nobisoculis,in noflradtceptione blàdirnur. TASSO Capo XXXXIV. \.Vo- bàbe vocant,m hoc JLMVLECT Fl^TVR VT , . COMj Studiolo delle fa- che è la pu>a letttra , mi Cre fcth milieu , e ne cauerà tiu e alimento ipirituale » di nobilitTima , e loauiflìma lo itanza. San Girolamo Ep1li.13.ad Paultn.de inftitut. Monach. Totum quod legimus in diiibus libris nitel S.Girol*quidem, fulget etiamin conice, fed dulcms in me- ">o Dunque chi bada al lolo etterno delie Sadulia efl cre Scritture, limile à chi rode la feorza del frutto» ma non arriua ad attingerne il midollo , non prona dolcezza alcuna. Sciagura che ne gli Erecici riconobbe San Gregorio Papa , il quale elìaminando le parole di garli del fenlo efierno loro e farà idea delle voluttà, quali Seneca F.pifr. luptates precipue exturba, non appa- inlìnuarlì ad intendere gl'interni . . , Quidquid enim 4:7 A MA l\ le; r g andemente il fonno quelVanima- che però fù delineato dorimene , col Verbo; EXPERGlSCAR , quadrante ad vn giouinetto, chefepoltonel letargo di qualche vitio,pio- R e fipimettedi leuarfeloda gli occhi ,e di nfcuoterlì , corril- faenza pondeado a rimproueri di San Paolo Ephel. f 14. Surge qui dormisi nel qual propolko San Clemente £pf, r i . e . & (T illuininabit te Cbriflus. Quadra akr.si propriamente l'imprefaad ogni defonto » che dourà alle voci delle trombe angeliche riaprir gli occhi alla vita,ueila che vn giornata finale , altro non elVeudo la morte Rifurret- rione , profondo ionno, nel qual fenlo l'Apottoio 1. Theffal. 4.12. T^olumits antera vos fr air es ignorare deiwmientibus, nel qual luogo Sant' Agoitmo ferm. 23.de Verb. Domini." Qu ir e dormi ente s vocatituri ii-i' I. Tefal. 4.11. S.jigoftl- no quia fuo die refufcitantur inique t sfornilo quidemreclè excitat,zr ab I4t ipfis tenebris , eos qui aberrauerunt fica furgere. chmen. exurgc à monuis, Alefìan. Expergifcere inqutt qui dormii, Alelfandnno Domi cumulaueris, nonpotefì ef]e falmm. E fra i4chiUe ìtechi» i moderni Achille Boccino Symb. 47. Terduntur bene parta fttpe . Semper Verduntur mate parta , autbor ipfe TIGRE Capo XXXXV. & pel qual argomento vedi Giouanni Thuilio fopra Emblema 1 3 o. dell' Alciati , che morale , ed eruditamente ne tratta l' 45 S II Eerro , per vno fottile , e perfpicace d'in- Tonfide- gegno,chenon s'appagauadi conofeere atione delle cofe, ma penetraua la fuperficie à dentro nelle vifcerebro> 4J AiCcorgendoli predati i la Tigre fuoi figliuoli , , che le fono fiati à tutto corfo ien'- i predatori. Quelli legcttano,diceSanc'Ambrogio,ilPincontro vna palla di vetro, chea guifa volaverlo di (pechio riflettendo su gli occhi dellatigre la fua propria imagine>le fa credere d'hauer trouato vno Módai.? dei . . QVADRVP EDI 104 de i figliuoli depredati reftando tosi trattenuta , ed ingannata. In tal atto fu chi k- diede; FALLITVR quadrandole ancora S P E I E S libidi» 1MAGINE, D EC P ET ed nolo tiolì,libidiiiol5 C è figuratiua de , I i mondani, ambi' che dalle vane apparenze delle cole terrene filalciano ingannare , e trattenere, Giulio Liplìo in Difpunift. luuentiu ignaraiudican- Cimilo &c. aiari » , di, in fra/idem facile inducitur bus vana, amplettìtur liffi» ,& gno Deridi es tu , & vetro, fiìfoprafcritto; FAI. LIT IMAMiferia deplorabile in molti giouinetti,i quali nella carriera della virtù s'auuanzarebbero grandemente, le non follerò dà vna vana opinione del proprio (apere,e da vn pazzo amore di fc fìellì ferma- GO proprio Ingannarfi ti , ; contra quali San Paolo Galat. 6. $. i Galat. 6. si quis exiflimatfe aliquid cfjeycum mbil fit,ipfe S E 3* , nel qual luogo Sant'Agotiino Se SEDFCIT S.jtg»Jli* "" ipfum feducit , non emm eum euu,fed ipfe potius. Stimando la 460 tro il , feducunt laudatore^ tigre di vedere nella palla di ve- defili e dal corlo i ntraprefo,e de- VlTURS o pROPRl£ TARDATVR IMAGINE lqrm^. Pai ole di Claudianolib. de Rapai pone Memona iuo figliuolo furori i , portando il metto ; } ja della moite J. Proferpins . Ed è imprefa opportuna , ad inrerire quanto polla in noi la memoria della morte; chele imagine, rapprela tigre ti p'aca in vedere la propria vedenpiùdifpettoiì, cuori vetro; anco nel fentata i Tfal, 87. »' 5- dm r" gio ìnLitc, In imagine pertranfit homo ; e ricordandoli come Icriflc Ambrogio ; Corpora noftra fragilmm exprefjìone [ignari, qiu brevi l.ipfa prxàpitatafranvitro prepter Sui fragilnatem non imguntur r do che ; & inerno comparanti*, dalla rimembranza di quella latranlìtoria imagine , e di quella fragilità di vetro , Aft. 7- & & cheilconlìderarele mcdelimo Più che mai veloce correla tigre 461 del fico LI da vna ghirfùqucfti figurato, col collo attorniato Se le pafico, di rami , e landa, intrecciata confondi AB ILEO; tale la tortezza de MVTATVS role; quando dalle lalau.e, afciu, ipiù generofi, traligna in viltà, trattenere . Milooc lafciano e voluttà mondane li quando itringeCrotoniata .prodigio di gagliarda , «afelio* poliuiza non eraui i,a nella deftra vn pomo , ad aprirgli porta alcuno de fuoi figliuoli nella bocca cine motti fu legnata ; ; , NEC RE TAKDATVR PONDERE VELO- ed ancora; CIVS ACTA; che dimofkrano quanta poffanza ne msum, dia la carità, e l'amore ; ^imor meui pondui feror. qualunque S.Jgofli- diccua Sant' Agofiino, ilio feror Iano 461 La tigre, che va sbranando vn cauallo, le rubbarono i fuoi parti ; ac- elfi ciochc trattenendoli ella nello «ratio di quello, Vendei- pollano più agiata , e fiocamente fuggire , hebbe il ta {itolo tententiofo LOREM , tolto ; MlNVIT VINDiCTA DO- daOuidio jlt tu ne dubita Ouidi» , lib. UtCmpam luxufìa per Ma inqucfto -Petrarca argomento molto bene Francelco Petrarca Dial, 101. G. Fidici iuuat. R^iT. Fltionu momentanea deletlatio efl mifericordits fempiterna, Duoiumnempe deletl'abilium , iUud pnsferendum, quod diutius deleftat Fac tu bodte , quo perpetuo de, . leclerts&c. Teca- 463 Vdendo il fuono del timpano , Io FIT EFFERA MaGIS. i vitioli vtdis lib. 9. cap. ama puhr, complexa, vmeendum Matfr, U Inmclum enwi annibdemt illeceberis fuis Romano militi mbuic, ULivigUantilJimmducem, ^bmianu illaexercitum acerrimum dapidus largì s vJuU,ciuioveneris vino yvnvitentorum fragranti*, tuta dernum re, adfomnum,& dcluias euocauit . , ^c 6" contufa Tunica ftritas efl, cum Sepbju ei, & Mbana caftra ej]e ceperunt . Enrico Eburone , a! toro legato al hcolell T l S , Re !ig, I uatlco foprapofe; lun- ne Iddio culto d , Panificando che la Religione, dilpeuole barbare,c più le anco d'ammanl'are no EX AT ROC & M . virtù ; verità praticata da San Patruto iW Con- nell'Ibernia , canonico , quale portandoli à predicare elfv.is , ad ogni benché vi trouaffe gentes durai modo tum verbo, tum fanti £ conucrfalio-as ixy Offu.CS fui %j. ; predicanone pio illaific domuit , vtdlius Reg. Can. Oflic, Ummitteret : f fumi Clmsìiiugo colla che nella vecLater. 7. Marti]'. Anco il grand' Iddio, & Ma m ' 1 fiero, terribichia legge pareua vn toro, faluaiico, le ria , legato nel di Ma- frutto di fi.o, Un- tempo deU'Incarnarione alleno Vergine, che quali dolciiTimo carità , ed amore , tutto. lana d'intorno miele di pietà , diucnnepietofo,emant'ueto. Così il Padre Sant' Antonino Arciuefcouo di Firenze p.5.m-?i-cap.*-§. 4quantumeunqueferui, fi aìligetur fiati ,man- film , vinculo ebaritatii, ex manfuettii ail'.gaiur yàrgini qua incarnititi , leotcndoli correggere» ò riprendere, lì eoo- CntM incan | \ S; •** n> na dnla(fim<e effe($us efl . Diuiencmanfueto il toro, con lo ftarlenc leche produce foauillìma dolcezza,) fico,(albero gato al meglio che con l'elìere dura , e difpettofanaente tratSVAVITA- Educ. tato. Quefto volle lignificare il motto; , benché feroce rione' humano L'animo VI. TE go- foaue e difpettofo,dalle maniere loaui , e non violente Sente, bumanm *vcontum.ix efl uernar lì lafcia lettura nitem , [equimiti , in contrarmm , atque arduum Clem. turqitefacilwi qu*m dnchur . Seneca lib. 1 de adl'.be- -plutt* Dico educan. liber. p[Ma.rc.l.de cap. 16., e 466 NON . la tigre tor olii- fcrilfc Plutarco , Pierio Valer, ed altri, li riempie di pato grandilTìmo furore , es'attizzaad arrabbiato fdegno, Tali che però le diedi; * quam Maffimo Valer. fuefcif. ita Dei Efl eàiqua ingrato mentii exprobrare voluptas. epuredaualua eleuarglielo; mano, Taurui u Amor. minuet vindici* dolorem, Quadibet infirmai adiuuat ir* mania. Dal qual concetto non difeordò il mede! imo Epift. 1 2. francefeo la Saiuone donnacon molta facilità ciò veniua operato. pareua Dahda di terrore de gliefferciti , frale braccia delizie d. Cadalle Annabile lì cangiaffe in vn altro;ed trasformai pua sì fattamente fu auuilito, che panie fi digenerofo leone in vnvil conigliociuiUti nottr.* fuit , terme nationi quando onde con XXXXVI. chele foglie 464 l-^Tcendo i Naturali, la fierezza dei toro, mitigar di virtù hanno 46% che 7. eum U- f 4. Capo Maeftà, III. Rèdi Spagna, per lignificare, che quella animo, anla fua dignità, confìderando le ftelfa, corché grauemente offela , firendeuaclementiflìma; poiché all'ira altro rimedio Seneca non fcmmimfìra, fciatolc da coloro, lo. %. +!, Ioan. 8. 48. ed i medelì concertate di Santo Stet .no; D:f]i- •*%• TORO, TORO DI PERILLO fratta PONDERE; , mi vdendo le voJ ranno ritardati da i mali, ctrattcnuti dalla vitiola carriera. Fu queft'imprela alzata nei funerali di Filippo Amore i . cabanturcordibus }tiis,& fìriisbait dentibmin SVI. e trattenuti ; Dxmoni'W babes rella palla di Amor Giudei, riprc i liCnilj, Tali Bene dicimm noi quia Òàkxrìt aliti legni inferociuano fpretn meiiori- Alla tigre trattenuta dall'imagine che vede 455) Lib. V. tuioano,eti>m impartenti, datino d'implacabile fde- & . ralia fludi* inflritendoi effe pueroi , non mehercie tiombufque 7 verbn terrortbtts , adborta- &c, Don