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,
MONDO SIMBOLICO
SIA
O
VNIVERSITA" D'IMPRESE
SCELTE, SPIEGATE,
ED'
ILLVSTRATE
con fentenze.ederuditioni
SACRE,
E
PROFANE.
STVDIOSI DIPORTI
DEL
L'
ABBATE
DFILIPPO PICINELLI
MILANESE
NE
I
CANONICI REGOLARI LATERANENSI
Teologo^Lettor e di Sacra Scrittura, e Predicatore priuilegiato.
Che fomminiftrano à gli Oratori
Poeti òcc. infinito
,
Predicatori ,
numero
Accademici
di concetti
CON INDICI COPIOSISSIMI.
IN
MILANO
Per lo Stampatore Archiepifcopale.
<Ad inJlan^L
di Francefco
M. DC. LUI.
:•
Mogn&§ha,x
tr-.r
.
RICCIO SPINOSO
Gebon : ipjk eji qui circuit omnem ter*Atbiopi£ - Tegmen verofinminis tertvj Tygris :
vada coatra, ^uffynos dell'Eufrate folamente fi
fluutjfeeunii
rat»
nint. ipfe
imo in dice
t
Fluuius autem qnartus ipfe
«•"•4» 8 ricerca;
iniiSis
,
pondej Oppomtur quidemy\ed non
fed non felle
Un*
&
E rif-
belli odio: definirti
&
Che tanto egli
appreie da Filone
loco citato, luttit/ay quatti nobis refert Eupbrates
difjidij
.
tore
,
Capo
diiongò
to;
nibust quorum vulnera tanto difficiiius curantur >
quante facili us proferuntur Fd il Si\mq;Ftltj bomi-
che
<,(.
&
ortifi-
itione
,
nifi
poiché ad honore dello steifo Rdòrgente
preciievoci Santa Chiela, lì vale;
che da per tutto lo
no
,
attizzati à
affìcurar.ci
notòri danni
i
,
Tyrannum
.
tur Eremita
quando tentationn<n y fugge si; jnu'nque.
frauorumlenocmia fentiunt , fpimsyeferta pelle concludi , mortihcatione inqnam>afperitatcq; vitx,omni
voluptate abdicata fé concludi re , in cami\que mollitiem fpinas iemniorum a0iil>'in<mqne lacere
436
mare il
t
Non è cosi facile
il
potere
ò prendere
,
ò
fer-
perche effend'egli tutt'armato di punvuole molta deftrezz 1 , e prudenza ,
perche la mano > fenza riceuerne prtgmdicio > polla
onfer- afferarìo, e tenerlo. Don Diego Saauedra figuranriccio
genti fpinc
('re
dolo
;
, vi
fermatodavna mano armata di
motto de! Taffo j
gliagli aggiunfeiì
NO
do
CON LA MANO,
E
,
piaftra, e
COL
mi-
SEN-
infegnar volen-
che fé per acquiftareci ha parte la fortuna, per
coaleruare lì ricerca il giuditio , e la prudenza ; eiìen';."•
trito
'
Mia
>
detto di Quinto Curtioche ; FiciUuì
quxdam vincere, quam tenere ; »di Publio Mimo; Fortitnam magnameitius inuenies quam reti-
do venfTimo
il
ett
,
neas; onde Quinto Curtio ben coniigliaua
navi tuam prtffii manibus tene > lubrica ei~l
;
FortU'
.
Don Diego
Saauedra,, ponendo
per cimiero d'vnelmo vn riccio (pinofo,gli foprapoie:
ò veramente per bocca
IN
Lo
437
fteffo
DECVS
ARMIS;
lupri» del riccio ifteiTo
ìlor«
ARME
biltà
>
,
;
ORNO
L'ARME CON
dimoftrando che l'arme
e famiglia
to dall'arme
,
della noftra
ftanza inuitta in vn martire, pigliandoli
da noi braua
,
rntli»
ititi
ma-
» e con lo feudo; ScutOyframeaque ìuuenem ornant ; h£C apud illoi toga , hic
primus iuuenu bonos dille Cornelio Tacito de Ai or.
\
.
14. 4i.
il
concetto
ousdiRazialìdice; E-
potms , quam fub.iitus fieri pec- a. M*t.
caionbus. Degli Attenieli, mentre fo'.tp la condot- i4-4 J
ta di Miltiade lidìlpon.euano ad incontrarle fchiereimmenle di Xedej Filone Ebreo /. Quod omnis f>l<> nt
probits fu Uber cosi; Correpns armis ea<aexp'ditionem fufeeperunt , quafi debellitun cu n ingenti
ligens nobiliter mori
>
flrage hojlium, contemptis mortibus
bus
,
&
vuineri-
vt folte nt infepdircntur libero fola pai n.t . S.
Ilidoro Arciuefcouo di Siuiglia I. 1. Sent. cap. 16. Dei Si xn& or%
feruus aduerfitate vlla non frangitur , fed fé prò veritatis defenfione vitro certamtnt offert , nec vnquatn
prò vernate diffidit.
440 Animogrande, ma rifentito dimoftra il ri- Riferiti»
nocerotc, che portandoli contra chiloftuzzicò con mento
,
leoffefe
,
dice
;
INVLTVS.
KEVERLU
NON EGJ
Ofea Profeta
i4-in perlonadi Cri Ih»
Crifto ferito coi dardi della morte , ed ingoiato dalle fepolt»
fauci dell'inferno cosi ragiona ; Ero mors tua, ò mors; ofea 1 j.
ij.
morfus tuus ero , inferne; quali dica , commenta il 14Padre Cornelio à Lapide. EgoCbriJìus morde bar à Co meli»
ò inferne; fed ua t vt à te morfus te vi- * Laf>4
te, ò mors,
ciffìm mordeam, itaut à te quafi abforptus vifcera tua
&
'
difrumpam &c.
GNifE
i
Cosile bellezze di
deMacab.cap.
no-
armargli con la fpada
Ceman.
*
2,
L'-
Germani , la prima toga, ed ornamento d'honore , che dauano à 1 loro figliuoli , era l'-
neggiate. Cosi
dal
Prudenza militare dimoftra il rinoccrore ,
a,^\
che prima d'azziiffarfi co nemici , ftà agguzzando ElTercitij
PV- milita ri
il corno ad vna pietra , col mo to de) Bargagli ;
debbano riceuere nuouo ornamene vittoriofamente
.
Q^AM
&
i
¥*fib*l %
4}9 Monlìgnor Arefio diede al Rinocerote il
motto; MORI POTIVS,
SVB DI, Genero»
che dimoftra animo generofo in va guerriero , e co- ""**
Scania
;
de baratro,
trudens vinculo ,
Et paradifum referans
mio Concanomco
Afcanio Martinengo Giuli Magna fol. jy<JS Cir.
.mini.cumcingitur berinaceus pelle > crebra, i? acutiffimis fpinis munita; Eremi cultorcarnis 'ffUtlativiiincomnwdis , vtifpims vitam toufeot.tm ditbus ,
eti . Venator borimi Oxmonetty cum afiduis tal*
St ideant tgitationum iaculi s vulnerare contenda
Hym*
VICTOR RE DIT
dai cacciatori d'inferIl
diqucftc
,
Confurgit Cbrifìus tumulo
,
ed
d'elTercitijRato
1
,
,
Guerriero fortu-
t.rite
ricmgono.ondeglifùdato; ASPEUITATE TVTVS; cosùon la ruuidezzacjei (etolofi cdi 'j ecorj
e penitenze noi pol'afprczza delle mortifiracioni
tiamo ripararci
T^finqu.tm
;
Jtteneua vittorie, quante attaccaua battaglie, come Ceiare, Alelfindio vlignOjCarlo Qj^ito
Ócc Cri ito mentre li portò incontro a patimenti > ei Crifto
alla morte benpoteua dire; Tsfjn redeo
Victor, patte"*»
&
con l'orridezza delle fpine
legge che
foruuu ai honoredi qrilchi Generale
numdenteseorum arma
fagliti; òcome piace à
Gcnrbrardo; Habcnr verbo, dentata
fagittantìo\
lingua eorum gladius acutus.
4jc Si come il riccio s'alììcura dall'ingiurie dei
cani
fi
YJ vitlusab hojl? redttyU onde h?bbe motNON RE)EO, NIS[ VICTOR, impreia
il
.
&
rinoccrote
4j8 l""\Ef-
Valt- San Valeriano Hom. y de oris infoltiti j ; J^ibil efl
imo
f&uius , nibil violentius amaris > afperifq.te fermora l
XXXXI.
TAN-
S[
lì
ftoreas £
RINOCER OTE
.
omo > che nel purga, che non l'offenda;
GIT PVNGl T dai quali fcrifi non
&
autem virtutibus
ipfe
flimen , nec oppugnar qnemqn.vn , nec circumuallat,
nec babet aduerfanum Qua/ e? quia huius esìyfuum
ctnqpeddere :
e[ì loco non accufaturis, fri ludicis.
434 II Padre Camillo Amici riconobbe nel ricolmo- ciò vn idea de! mormoratore » che non sa toccare al-
&
,
1
&
oppomtttr > deft* uit iniqttos f
1$*
&
Curbellumaliquod Eriphratisyfeu lattiti*,
iniqua illatim non profertur f An non
Jujlitia iniuftnia
Capo XXXX.
gnaiato auiiMjto dall'arme, che gli pendeiuno dal
fianco ; accingere gladio tuo fuper fmur num pò- "Pf*l- 44tentijjime. Specie tua.
pulibritudine tua inten- 4de yprofpere procede f &c. i'Ul. 44 4. Non lontano
da quali difeorlì Giouanni Cnioltomo Hom. zj.
inGenef. Qttteenìmvtilitas e xclaris,
probis pa- Già: Cri*
rentibus origmem ducere ,JLtu botte viu , atque vir- fefiom*
tutum ftsexp'rs <? ^fut qu\d damnum fuerìt,ftparentes ,
maiores tui fuenm ignobdes ,
objcuri ,
Eupbrates; cosi
efl
.
.
Salomone riceueuanole-
i
VT PAR ATTOR
parationi
,
.
Qiiefte diligenti pre-
è preuentioni fono
vittorie; poiché
il fondamento delle
Animosfubito ad arma non engunt,
((erme Cafliodoro Variar, lib. i.Epifl.40.) nifi qui fé Cajfleitr*
ad ipfa idoneos prxmifja exercitatwne confidunt . E
Vegetio lib. 1. cap. 1. Incertamine leUorum exerci- *>£«'»•
tatapaucitas ad vittoriani promptior efl^uam rudis,
indotla multitudoyexpofita fetnper ad cxdem
&
442.
Come
ìu mal pago
il
rinocerote della ro-
buiteii.
QVADRVP EDI,
200
bùfteiza naturale, cvigorofa attitudine a vincer gli
v'aggiunge anco le diligenze , arrotando, ed
affilando il corno, clic gli lerue come di lancia , prima
Guerrie- d'attaccarla zuffa,™.! qua! aito portò il motto; NA10
Lo fteffo anco nellaminimici
litia
s'offerua
;
nella quale oltre
i
ricercano gli èflèrcitij dell'arte
natura fi
^Aduerfus omnia
talenti della
;
LE UT E M ELICE-
Lib. V.
E Manilio anch'elfo lib. r.
Mundi,
Omnia tonando docilisfolertia vincìt .
447 Oche il loie eftiuo coi fuoi raggi focofì per-
omnia domat
,
TVRA, ET ARTE.
y*&*ti»
,
.
.
.
, cangiando la coda in vn ombrella
con quefta ti ripara; o cadano dainuuoli diluuiando le piogge , con la medefima egli li copre, e fi difende» che però il Bargagli gli foprapofe;
colalo (coiattolo
EDA
DA PIOGGIA.
Incarna
doli fiale braccia d'vna verginella. In
In quefta confide- Difefa
ratione impari il mondo à confidare nella bontà»e prouidenza d'Iddio : che fé fouuiene all'indigenze d'vn
così vile animaletto, e l'arma contra le più graui in- Prouigiurie del cielo; molto più (ìcure apprettali le difefe denza e
all'huomo » che in (e medefimo fcuopre delPifteflò Id- uina
dio vnimagine pellegrina. Tabernaculum, diceua
none
que
Ifaia 4. 6. erit in
TTROtiEM
SO
profuit
(criueVegetiolib. i.cap.i.
RE,
IVSt
(vtitadi-
J.RMORV M DOCERE,
xerim)
difcipli-
nam quotidiano exercitio
roborare &c.
44} Dicono, che il rinocerote , benché per altro
furibondo, e terribile, diuitn tuttopiaccuole, corcanlo figurò
il
tal guifa dunLucarini, legnandolo col motto;
CVM VIRGINE C1CVR
moftrare» che Iddio
manto
e piaccuole
,
terribile
,
,
e ciò per di-
era diuenuto tutto
corcandoli ncll'vtero della Bea-
,
tillìma Vergine. San Bonauenturainfpecuiocap.13.
5.
T.ont-
utntura
CbriHns per manfuetiffìmam Mariam manfuefeity
placatur , ne fé de peccatore per mortem aternam
&
vlcifcatur
444
Genero- con
.
Rinocerote, che (degnando d'azzuffarti
II-
animali di forze inferiori , la vuole follmente
coi più nerboruti , e grandi , come l'elefante , e limili»
fità
gli
VRGET
MAIORA»
edimoitra animo
generofo, ed erculeo . OndeSenec. Hcrc.Fur. Aót.z.
Stnec*
Virtus eil domare > qua cuntli pauent .
Torquato Tallo Gcruf. Liberata Cant. 20.lt. ijS.in
Emircno, Capitano Generale del Rè d'Egitto quella
magnanimità va celebrando ;
tortjuMo
Cantra il maggior Buglione il deftrier punge :
Che nemico veder non sa più degno »
y*fF°
E moftra, ou'egli palla, ou'egli giunge
Di valor dilperato vltimo fegno
hebbe
SOLE, E
vmbraculum diei ab
&
teflu
,
&
infe-
Ifai*
4.<
curitatem >
abfconfionem à turbine > &àpluuia.
PuolTì anco dirc»che la memoria del noftro fine » che Memoben può nella coda figurarli» ci ripara dal femore de ria deli
morte
gli odi j, e delle libidini » e dalle innondationi d'ogni
, che fouraftar ne porla , nel
qualfenfo» con concetto tutto fimpaticoColprcfente il Card. Vgone fopraleparoledeProuerb. 18. 1.
Tro«.»!
I ufius quafileo confidens così; Leoni comparatur iu1.
animalia
quia
fius ,
ftcut Leo rugitu fuo flare facit
Vgon
caudafua deferibit limites » quos non audent alia Cardi».
pertranfire : ita iuflus rugitu compunffionis animales motus compefeit ,
cauda tdeft confiderationt
mori is, limites deferibit eis , vt non procedant vl-
altra patììone vitiofa
&
&
terius
448 Ha Io fcoiattolo due porte alla fua tana , fempre chiudendo quella , per la quale preuede , che (of- Occalìi
ne lei»
fiar debba il vento; ehe però Monlìgnor Arelìo, figurandolo con vna porta aperta > il fece dire ; A L- Prudéz
INVASIT SPIRITVS, idea di perfona
prudente, che chiude il cuore ai fuggeftiui del vitto »
TERAM
& a quelli della virtù lo (palanca.
SCOIATTOLO, SCHIRATTO
XXXXII.
Capo
44 f f^\ Veft'animale ,
V^[
ladro
buono
(tenerli (opra
nxc imprefa per
relìo ne
DEDVCET ME,
dir
nel pafiar
i
fiumi
vn picciol tronco
il
alla fine à nulla
,
;
;
tronco della
(cruiua a condurlo fe-
croce,
il
Cui quale eraloftenuto ,
licemente a laluamento . Sant'Ambrogio
Umbro
fuole fo-
però l' A-
fermar.
Latro dtu oberrans,&naufragus ,aliter ad
patriam redire non poter at , nifi fuerit arbori alligal'*
S.AgoJti-tus. Sant'Ago(iinotom.o.trad.2. in lozn. Inflittiti
n»
hgnum , quo mare tranfeamus 7S(emo enim poteil
tranfire mare bttius peculi , nifi cruce Chrifli purtatus. E San Clemente AleiTandr.lib.i.Pedag.cap.vlt.
S-cUme». Ligno alligatus, eris folutus ab omni exitio guberMtjfan. tiabit te Ve\ bum Dei ,&ad portum ecdorum te adduca Spiritus Santlus , ed allude alla fauola d' VlilTe,
che legato all'albero della naue lì (ottraffe all'inlidie
3.
vbiqt'.e
,
.
,
delle Sirene.
di torze
Jndttftria
panare
mi , od
,
lìa Io
e picciolo di corporatura
lcoiattolo,
e traghettar
i
s'ari ilchia
fiumi; che
,
ad ogni
(e
e debole
modo di
bene non ha
re-
finimenti per aiutarli, valendoli d'vn picelo! tronco per naue» e della coda per vela, con tale
altri
induftria fupplifce al
porta
all'altra riua
Emblema
RES;
òpure,
Che
.
il
.
fi
Camerario per tanto ne fece
;
dall'Auueduto
fu migliorato in;
delle forze » e
VINCIT SOLERTIA VIVIRIBVS INGENIVM PO-
col titolo
TIVS
mancamento
AS»T
fra gli
&
lib. 1.
&
&
AT
IMO»
NVN-
QV M
» come gli figurarono
perche non hanno altro femore chedibaiezze . Vn Poeta citato daGiouantii Thuilio fopra il
j. Embl. dell'Alda ti.
Tale giganteum legiturgenus t vtnibilaltum BartoU'
ritrouano coi pie di ferpenti
gli antichi,
Cogitet
,
at fpernat
»
vel mget effe
Deum ;
Et tantum, quantum fenfu exterioremouetur,
Commodat ad prxfens fé,vel ad id quoti adefi.
Hoc genus anguipedum mytbicifìnxere "Poeta
Quorum
JLFFECT V S UVMl
fSE-
Erranti di Brefcis
EGO INGENIO
9.tmlli$ peto ben diceua P. Emilio
LABOR IRRITVS
il motto;
OMNIS
lìmboleggiando le vane induftrie dei mondani, che
(tanno in volontarie , econtinue riuolte , per termine
dille quali altro non trouano,che vertigine, confufione,e ftanchezza. Cumque me conuerttfjem » di- tcdtf.
ceua Salomone Ecclef. 1. u. ad vniuerfa opera qua II.
fecerant manus mete ,
ad labore sin quibus frufira
fudaueram , vidi in omnibus vanitatem »
af(iitìio~
nem animi,
nibil permanere fub fole .
450 Per quanto s'affatichi lo fcoiattolo, raggirando quella rota, non può già mai me (alirc, ne auuanzarlì» ben meritando il motto ;
SEMPER
IN
ò veramente per bocca di lui;
A
EXTOLLOR . Tali appunto fono i fauij S.ipie»
del mondo , gente affaticata in riuoltar foflbprai vo- terrea
lumi» ma che occupandoli nelle fole vanità della terra » non arriua all'altezza de i celefti arcani ; i quali
mentre ti credono d'efier giganti (oblimi di fapienza
ti
Benché
446
che
Ingenita» bomiuis
Módan
(èrue; e mi panie che poteffeconue-
nireti
buon Ladrone col motto
volendo, che
Se ne ftà lo fcoiattolo , per lo più trattenuto
44J>
in riuolgere vna rota, fatta di filidiferro» fatica che
-
S1MIA
AnA*
.
.
S
M
I
.
A
I
.
,
Capo XXXXIII.
301
conofeen Jole , ed eifaminandole attentanr nte , figurò la (imia , chefeorzundo vna calcagna , portaua il
SIMIA Capo XXXXIII.
INTIMA,
motto;
NON
EXITVÌA. Lofludio
fodclle Sacre Scritture, Umilmente deue
4f
i
yr> Efare Antonio Bcndinelli , ad vnafimfa,
V_> in atto di calzarli le (carpe d'vn huomo
>
jnieario
foprafcriffe;
e degra
gnando che
noce
LAQVEOS
PARAT,
inic-
attioni de fuoi
mag-
SIBI
chi vuole imitare
le
giorijnon hauendoi loro talenti
grauemente fi pregiudica > edifcapira. Seme ancolTmprefa per chi è
abbro fabbro de luoi intrichi , e che da lemedelìmos'inuifuo luppa, che quello , come fi mia > non merita » ne comule
pallìcne» re folheuo. Seneca in Hiopol.^iti. z.
Quem fata cogunt ,
itltCA
iAt
fi qu'ts
Seque
ipfe
,
qmdem
Ine
viuat mifer;
vitro Je malis ojfert volens
torqueti perdere
efl
,
dignus bona >
Qiu nefeit va .
452 La fimia con
tant'affetto lì ftringe al feno i
che viene inauedutamente a (ufTocargli , ed vendergli. Il Camerario perciò ne fece imprela, co! motto; PERDIT
limbolo di quei Padri di famiglia > che amando con paz-
fuoi figliuoli
ducaone la.iida
,
AMANDO,
zo affetto lor figliuoli > e troppo delicatamente trattandogli , fono cagione della ruina loro
Damde con
amordi lìmiaamò Amone; eie bene lo vide ifpido»
emofiruolo, per l'eccello della violenza vfata à Tamar , non volle però amareggiarlo ne coi rimproiieri>
i
.
J^£.t 3. ne co j caftighi
'/m/i
Et noluit comrifìare fpintu/n ^imr.Qnfilij fititquoniam diligebat eum. Ma che? Cop quefto pazzo amore fu poi cagione che Abfalon ne facelle rigorola vendetta , col togliere ad Amon la vita > e quali il regno a Dauide medelìmo ; fi che moralmente lì può dire , che il fouerchio amor del padre leuò di vita il figliuolo.
Plinio 1. 8. cap. f 4. cosi delle fimie ragiona
4f3
Simiarum generi precipua erga factum affé ilio E fra
poco ; ltaque magna ex parte compie olendo necant ;
Puofli per tanto formar impreladel'alimia, che abbracciando vecide
l'iacer
lodano
il
fuo fig!iuolo)Col cartello;
PLECTENDO NECAT,
edei piaceri humani, de
i
ti
onum more
nos
Idulato-
e
3iuda
,
qitos
&
Vbdctas
inuififjìmas
RLgyptij
GyLEl^T
•
all'Adulatore
,
>
it-
STR^il^-
lmpreia che del tutto riefee quadrante
ed a Giuda traditore.
La fimia> che getta fuori da vna fineftrale
Acquiricchezze d'vnauaro, fùpotìa per Emblema>a lignilo
ficare che i mali acqui fti malamente fimfeono ,
che
dichiarai! motto lententiofo
NelqualfenfoOnorio Imperatore portò per fuo (imbolo ; Malèpar-
454
il
MALE PARTA
MALE DILABVNTVR.
;
tummale
Tbebaid.^icl. 4.
Iniqua nunquam imperia retinentur dm .
Perle bocche di tutti vulgatiflìmo corre il prouerbio;
De male quxfitis non gaudebtt tertius bxres. E l'm(egnarono fra gli antichi Euripide;
lurìpidt
Iniufle ne pojjìdeaspecunias , fi velislongo
difperit
Tempore
&
Giobbe 30. 3. Qui rodebantin folttudme,& mande- Io ^ ì°-lbant berbas, <& arborum cortices , nellib. 20. Moral. S.Creg»'
r, °
cap. 1 1. così gli rimprouera; Qjuaper fupernam gratiam non adatti , banc ( cioè la Scrittura (acraj comedere nequeunt t quafi quibufdam illamnifibus rodunt,
exi'crius qutppe illam concretlant f cnm quidem conanNel qual
tur )fed non ad eius interiora perueniunt
.
argomento non dcuo tralafchre
in
,
e Sen.
Mibus manere
.
la poftilla
d'Vgon
Carenlelopra le parole del Protierb.-i. 7. Sapienuam, Trou-i-1
atque doclrinam fluiti defpicìunt, che dice ; Ideo def- yg' n
piciunt, quia tantum eamextenus conjidcrant , fuul Cardm *
fimia.
nucem
Moufignor Arefio rapprefentò Amante
4f 6
di
l'
Amante
(pecchia nelle di
mani» s'innamora di 'lemedefi.ua, e tanto fiifarnente 1o
s'applica a guardar quel criftallo, che vi s'accieca» e le
fé fteffo, nella limia,
diede;SE
che tenendo
lo
fé Ilei
1PSAM SEDVClT.
Plutarco^ dijhi. T i, ltarct
amat ballucinatur , ac cecutit in eo
quod amat E San Gregorio Hotfi.4. in Ezechielem;
Sunt multa peccata , qua committimus , fed idcirco 5, Cregngrauia non videntur, quia pnuato nos amore ddigen- rl0 Tap*
adulat. Qttifquis
.
tes,claufis nobisoculis,in noflradtceptione blàdirnur.
TASSO Capo XXXXIV.
\.Vo-
bàbe
vocant,m hoc
JLMVLECT Fl^TVR VT
,
.
COMj
Studiolo
delle fa-
che è la pu>a letttra , mi Cre fcth
milieu , e ne cauerà tiu e
alimento ipirituale » di nobilitTima , e loauiflìma lo
itanza. San Girolamo Ep1li.13.ad Paultn.de inftitut.
Monach. Totum quod legimus in diiibus libris nitel S.Girol*quidem,
fulget etiamin conice, fed dulcms in me- ">o
Dunque chi bada al lolo etterno delie Sadulia efl
cre Scritture, limile à chi rode la feorza del frutto» ma
non arriua ad attingerne il midollo , non prona dolcezza alcuna. Sciagura che ne gli Erecici riconobbe
San Gregorio Papa , il quale elìaminando le parole di
garli del fenlo efierno loro
e farà idea delle voluttà,
quali Seneca F.pifr.
luptates precipue exturba,
non appa-
inlìnuarlì ad intendere gl'interni
.
.
,
Quidquid enim
4:7
A
MA
l\
le;
r
g andemente
il
fonno quelVanima-
che però fù delineato dorimene , col
Verbo; EXPERGlSCAR , quadrante ad vn giouinetto, chefepoltonel letargo di qualche vitio,pio- R e fipimettedi leuarfeloda gli occhi ,e di nfcuoterlì , corril- faenza
pondeado a rimproueri di San Paolo Ephel. f 14.
Surge qui dormisi nel qual propolko San Clemente £pf, r
i
.
e
.
&
(T illuininabit te Cbriflus. Quadra akr.si propriamente l'imprefaad ogni defonto » che dourà alle voci
delle trombe angeliche riaprir gli occhi alla vita,ueila
che vn
giornata finale , altro non elVeudo la morte
Rifurret-
rione
,
profondo ionno, nel qual fenlo l'Apottoio 1. Theffal.
4.12. T^olumits antera vos fr air es ignorare deiwmientibus, nel qual luogo Sant' Agoitmo ferm. 23.de
Verb. Domini." Qu ir e dormi ente s vocatituri ii-i'
I.
Tefal.
4.11.
S.jigoftl-
no
quia fuo die refufcitantur
inique
t
sfornilo quidemreclè excitat,zr ab I4t
ipfis tenebris , eos qui aberrauerunt fica furgere.
chmen.
exurgc à monuis, Alefìan.
Expergifcere inqutt qui dormii,
Alelfandnno
Domi cumulaueris, nonpotefì ef]e falmm.
E fra
i4chiUe
ìtechi»
i moderni Achille Boccino Symb.
47.
Terduntur bene parta fttpe . Semper
Verduntur mate parta ,
autbor ipfe
TIGRE Capo XXXXV.
&
pel qual argomento vedi Giouanni Thuilio fopra
Emblema 1 3 o. dell' Alciati , che morale , ed eruditamente ne tratta
l'
45
S
II
Eerro
,
per vno fottile
,
e perfpicace d'in-
Tonfide-
gegno,chenon s'appagauadi conofeere
atione
delle cofe,
ma penetraua
la
fuperficie
à dentro nelle vifcerebro>
4J
AiCcorgendoli
predati
i
la
Tigre
fuoi figliuoli
,
,
che
le
fono
fiati
à tutto corfo ien'-
i predatori.
Quelli legcttano,diceSanc'Ambrogio,ilPincontro vna palla di vetro, chea guifa
volaverlo
di (pechio riflettendo su gli occhi dellatigre
la
fua
propria imagine>le fa credere d'hauer trouato vno Módai.?
dei
.
.
QVADRVP EDI
104
de i figliuoli depredati reftando tosi trattenuta , ed
ingannata. In tal atto fu chi k- diede; FALLITVR
quadrandole ancora S P E
I E S
libidi»
1MAGINE,
D EC P ET ed
nolo
tiolì,libidiiiol5
C
è figuratiua de
,
I
i
mondani, ambi'
che dalle vane apparenze
delle cole terrene filalciano ingannare , e trattenere,
Giulio Liplìo in Difpunift. luuentiu ignaraiudican-
Cimilo
&c.
aiari
»
,
di, in fra/idem facile inducitur
bus vana, amplettìtur
liffi»
,&
gno Deridi
es tu
,
&
vetro, fiìfoprafcritto; FAI. LIT IMAMiferia deplorabile in molti giouinetti,i
quali nella carriera della virtù s'auuanzarebbero grandemente, le non follerò dà vna vana opinione del
proprio (apere,e da vn pazzo amore di fc fìellì ferma-
GO
proprio
Ingannarfi
ti ,
;
contra
quali San Paolo Galat. 6. $.
i
Galat. 6. si quis exiflimatfe aliquid cfjeycum mbil fit,ipfe S E
3*
, nel qual luogo Sant'Agotiino Se
SEDFCIT
S.jtg»Jli*
""
ipfum feducit , non emm eum
euu,fed ipfe potius.
Stimando la
460
tro
il
,
feducunt laudatore^
tigre di vedere nella palla di ve-
defili e dal
corlo i ntraprefo,e de-
VlTURS o
pROPRl£ TARDATVR IMAGINE
lqrm^. Pai ole di Claudianolib. de Rapai
pone
Memona
iuo figliuolo
furori
i
,
portando
il
metto
;
} ja
della
moite
J.
Proferpins . Ed è imprefa opportuna , ad inrerire
quanto polla in noi la memoria della morte; chele
imagine, rapprela tigre ti p'aca in vedere la propria
vedenpiùdifpettoiì,
cuori
vetro;
anco
nel
fentata
i
Tfal, 87.
»'
5-
dm
r"
gio ìnLitc,
In imagine pertranfit homo ; e ricordandoli
come Icriflc Ambrogio ; Corpora noftra fragilmm
exprefjìone [ignari, qiu brevi l.ipfa prxàpitatafranvitro prepter Sui fragilnatem non imguntur r
do che
;
&
inerno comparanti*, dalla rimembranza di quella
latranlìtoria imagine , e di quella fragilità di vetro ,
Aft.
7-
&
&
cheilconlìderarele mcdelimo
Più che mai veloce correla tigre
461
del fico
LI
da vna ghirfùqucfti figurato, col collo attorniato
Se le pafico,
di
rami
,
e
landa, intrecciata confondi
AB ILEO; tale la tortezza de
MVTATVS
role;
quando dalle lalau.e, afciu,
ipiù generofi, traligna in viltà,
trattenere . Milooc
lafciano
e voluttà mondane li
quando itringeCrotoniata .prodigio di gagliarda ,
«afelio*
poliuiza
non eraui
i,a nella deftra vn pomo ,
ad aprirgli
porta alcuno de fuoi figliuoli nella bocca
cine motti fu legnata ;
;
,
NEC RE TAKDATVR
PONDERE VELO-
ed ancora;
CIVS ACTA; che dimofkrano quanta poffanza ne
msum,
dia la carità, e l'amore ; ^imor meui pondui
feror.
qualunque
S.Jgofli- diccua Sant' Agofiino, ilio feror
Iano
461 La tigre, che va sbranando vn cauallo,
le
rubbarono
i
fuoi parti
;
ac-
elfi
ciochc trattenendoli ella nello «ratio di quello,
Vendei- pollano più agiata , e fiocamente fuggire , hebbe il
ta
{itolo tententiofo
LOREM
,
tolto
;
MlNVIT VINDiCTA DO-
daOuidio
jlt tu ne dubita
Ouidi»
,
lib.
UtCmpam
luxufìa per
Ma inqucfto
-Petrarca
argomento molto bene Francelco Petrarca Dial, 101. G. Fidici iuuat. R^iT. Fltionu
momentanea deletlatio efl mifericordits fempiterna,
Duoiumnempe deletl'abilium , iUud pnsferendum,
quod diutius deleftat Fac tu bodte , quo perpetuo de,
.
leclerts&c.
Teca-
463
Vdendo
il
fuono del timpano
,
Io
FIT EFFERA MaGIS.
i
vitioli
vtdis
lib.
9. cap.
ama
puhr,
complexa, vmeendum
Matfr,
U
Inmclum enwi
annibdemt illeceberis fuis
Romano militi mbuic, ULivigUantilJimmducem,
^bmianu
illaexercitum acerrimum dapidus largì s
vJuU,ciuioveneris
vino yvnvitentorum fragranti*,
tuta dernum
re, adfomnum,& dcluias euocauit
.
,
^c
6" contufa Tunica ftritas efl, cum Sepbju ei,
& Mbana
caftra ej]e ceperunt
.
Enrico Eburone , a! toro legato al hcolell T l S , Re !ig,
I
uatlco foprapofe;
lun- ne
Iddio
culto
d
,
Panificando che la Religione,
dilpeuole
barbare,c
più
le
anco
d'ammanl'are
no
EX AT ROC
&
M
.
virtù
;
verità praticata
da San Patruto
iW Con-
nell'Ibernia
,
canonico , quale portandoli à predicare
elfv.is , ad ogni
benché vi trouaffe gentes durai
modo tum verbo, tum fanti £ conucrfalio-as ixy Offu.CS
fui
%j. ;
predicanone
pio illaific domuit , vtdlius
Reg.
Can.
Oflic,
Ummitteret
:
f
fumi Clmsìiiugo colla
che nella vecLater. 7. Marti]'. Anco il grand' Iddio,
&
Ma m
'
1
fiero, terribichia legge pareua vn toro, faluaiico,
le
ria
,
legato nel
di
Ma-
frutto di fi.o,
Un-
tempo deU'Incarnarione alleno
Vergine, che quali dolciiTimo
carità , ed amore , tutto.
lana d'intorno miele di pietà ,
diucnnepietofo,emant'ueto. Così il Padre Sant' Antonino Arciuefcouo di Firenze p.5.m-?i-cap.*-§. 4quantumeunqueferui, fi aìligetur fiati ,man-
film
,
vinculo ebaritatii, ex
manfuettii
ail'.gaiur
yàrgini
qua incarnititi
,
leotcndoli correggere» ò riprendere,
lì
eoo-
CntM
incan
|
\
S;
•**
n> na
dnla(fim<e
effe($us efl
.
Diuiencmanfueto il toro, con lo ftarlenc leche produce foauillìma dolcezza,)
fico,(albero
gato al
meglio che con l'elìere dura , e difpettofanaente tratSVAVITA- Educ.
tato. Quefto volle lignificare il motto;
, benché feroce rione'
humano
L'animo
VI.
TE
go- foaue
e difpettofo,dalle maniere loaui , e non violente
Sente,
bumanm
*vcontum.ix
efl
uernar lì lafcia lettura
nitem , [equimiti ,
in contrarmm , atque arduum
Clem.
turqitefacilwi qu*m dnchur . Seneca lib. 1 de
adl'.be- -plutt*
Dico
educan.
liber.
p[Ma.rc.l.de
cap. 16., e
466
NON
.
la tigre
tor olii- fcrilfc Plutarco , Pierio Valer, ed altri, li riempie di
pato
grandilTìmo furore , es'attizzaad arrabbiato fdegno,
Tali
che però le diedi;
*
quam
Maffimo
Valer.
fuefcif. ita Dei
Efl eàiqua ingrato mentii exprobrare voluptas.
epuredaualua
eleuarglielo;
mano,
Taurui
u Amor.
minuet vindici* dolorem,
Quadibet infirmai adiuuat ir* mania.
Dal qual concetto non difeordò il mede! imo Epift. 1 2.
francefeo
la
Saiuone
donnacon molta facilità ciò veniua operato.
pareua
Dahda
di
terrore de gliefferciti , frale braccia
delizie d. Cadalle
Annabile
lì cangiaffe in vn altro;ed
trasformai
pua sì fattamente fu auuilito, che panie fi
digenerofo leone in vnvil conigliociuiUti nottr.* fuit , terme
nationi
quando
onde con
XXXXVI.
chele foglie
464 l-^Tcendo i Naturali,
la fierezza dei toro,
mitigar
di
virtù
hanno
46%
che
7.
eum U-
f 4.
Capo
Maeftà,
III. Rèdi Spagna, per lignificare, che quella
animo, anla fua dignità,
confìderando le ftelfa,
corché grauemente offela , firendeuaclementiflìma;
poiché all'ira altro rimedio Seneca non fcmmimfìra,
fciatolc da coloro,
lo. %. +!,
Ioan. 8. 48. ed i medelì
concertate di Santo Stet .no; D:f]i- •*%•
TORO, TORO DI PERILLO
fratta
PONDERE;
,
mi vdendo le voJ
ranno ritardati da i mali, ctrattcnuti dalla vitiola carriera. Fu queft'imprela alzata nei funerali di Filippo
Amore
i
.
cabanturcordibus }tiis,& fìriisbait dentibmin
SVI.
e trattenuti
;
Dxmoni'W babes
rella palla di
Amor
Giudei, riprc i liCnilj,
Tali
Bene dicimm noi quia Òàkxrìt aliti
legni
inferociuano
fpretn meiiori-
Alla tigre trattenuta dall'imagine che vede
455)
Lib. V.
tuioano,eti>m impartenti, datino d'implacabile fde-
&
.
ralia fludi* inflritendoi effe pueroi
, non mehercie
tiombufque
7
verbn
terrortbtts
,
adborta-
&c,
Don