Sport e salute. I programmi della Regione Emilia
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Sport e salute. I programmi della Regione Emilia
Sport e salute. I programmi della Regione Emilia-Romagna 1 –Attività fisica e salute I danni alla salute prodotti dalla sedentarietà e dall’inattività fisica costituiscono uno dei più importanti problemi di salute a livello globale, presente anche nella nostra popolazione: quello dei gravi. Inattività fisica e sedentarietà sono due concetti diversi, e ognuno dei due fattori presenta un profilo di rischio autonomo per l’insorgenza delle malattie croniche. Il primo fa riferimento a una quantità insufficiente di movimento eseguito nella vita quotidiana, nel lavoro, nel tempo libero, il secondo rappresenta un atteggiamento mentale, un modo di comportarsi: si può essere inattivi ma non sedentari, e viceversa. Naturalmente l’associazione di entrambi i fattori è la condizione peggiore. Nel numero monografico di luglio dedicato all’inattività fisica, Lancet scrive in copertina: “In considerazione della prevalenza, delle implicazioni globali e degli effetti dell’inattività fisica, il problema dovrebbe essere definito in modo più appropriato come una pandemia, con importanti conseguenze per la salute, l’economia, l’ambiente e la società”. Recenti studi stanno inoltre dimostrando che il rischio globale per la salute prodotto dalla sedentarietà e dall’inattività fisica ha ormai superato il rischio derivante dal fumo di tabacco. Tutto ciò si può ben comprendere anche considerando che l’evoluzione dell’uomo ha sempre fatto i conti con la necessità di muoversi, anzi di muoversi molto: l’uomo primitivo, cacciatore e raccoglitore, correva e camminava per 30-40 Km al giorno, quasi una maratona. Se rileggiamo la fisiologia e la biochimica dell’organismo umano alla luce di queste considerazioni, ci accorgiamo che effettivamente tutti i “meccanismi di funzionamento”, dal metabolismo dei grassi e degli zuccheri ai neurotrasmettitori endocrini, sono finalizzati a sostenere un’attività fisica intensa e funzionano a regime in un organismo che si muove molto e consuma molte calorie. Esistono dunque inconfutabili evidenze scientifiche che dimostrano che l’attività fisica è necessaria a tutte le età per mantenere lo stato di buona salute e la completa efficienza fisica e mentale. Si calcola che l’inattività fisica sia responsabile del 30% delle malattie ischemiche cardiache, del 27% di diabete, del 21–25% di tumori del colon e del seno; inoltre è ormai ampiamente dimostrato che praticare attività fisica migliora l’umore e contrasta gli stati depressivi. Nonostante queste inconfutabili evidenze scientifiche, i sistemi di sorveglianza sviluppati negli ultimi anni ci dicono che in Italia solo un terzo circa delle persone adulte svolge una quantità sufficiente di attività fisica, mentre solo il 16% dei bambini e il 7% dei ragazzi pratica attività fisica secondo la quantità raccomandata per le rispettive età. Esiste quindi una situazione di contrasto stridente fra conoscenze scientifiche e realtà concreta, che è intollerabile non solo sul piano etico - dal momento che esistono interventi di provata efficacia che potrebbero contrastare l’insorgenza di malattie croniche, disabilità e non autosufficienza – ma anche sul piano economico e della sostenibilità dei sistemi di welfare – poiché misure di prevenzione attuate correttamente potrebbero ridurre il carico assistenziale e i relativi costi per numeri molto elevati di persone -. 1 L’OMS ci ricorda che le principali barriere che ostacolano l’adozione di uno stile di vita fisicamente attivo sono riconducibili a fattori legati alla persona (preoccupazione di farsi male, mancanza di motivazione, di tempo, di conoscenze sulle opportunità a disposizione,…), fattori legati all’ambiente sociale (mancanza di modelli di riferimento positivi, mancato supporto sociale da parte di amici e familiari,…) e fattori legati al contesto ambientale (difficoltoso accesso a parchi, palestre e altre risorse per l’esercizio fisico, ambiente urbano sfavorevole, scarsa cultura della promozione dell’attività fisica negli operatori sanitari...). Gli stili di vita sono infatti influenzati da un complesso insieme di fattori individuali e socioambientali. A livello macro, i fattori ambientali maggiormente significativi sono quelli socioeconomici, le condizioni ambientali e culturali; a livello micro, esercitano un ruolo fondamentale fattori come le problematiche urbane e degli ambienti lavorativi, le norme sociali e le abitudini nella comunità locale. Anche i fattori individuali giocano un ruolo rilevante, come gli atteggiamenti, le convinzioni o la consapevolezza delle opportunità di operare, nella vita quotidiana, scelte per la salute. Nella letteratura scientifica esistono diverse autorevoli rassegne degli interventi che hanno mostrato, in Paesi diversi, di essere efficaci nel contrasto dei quattro fattori di rischio (alimentazione scorretta, inattività fisica, fumo di tabacco, eccesso di consumo di alcol), singolarmente presi o in associazione. La letteratura scientifica mostra anche come gli interventi di maggiore successo, in tutti i setting e in tutte le popolazioni target, siano quelli multi-componenti (che agiscono contemporaneamente a livello di macro-ambiente e/o micro-ambiente e/o individuale), adattati al contesto locale, che utilizzano le risorse esistenti di una comunità, come le scuole o i ritrovi per anziani e che coinvolgono le figure interessate già nelle fasi di pianificazione e di realizzazione 2 – Gli interventi realizzati in Emilia-Romagna Per questi motivi, occorre che il Servizio sanitario regionale, insieme alle amministrazioni locali, alla scuola, alle istituzioni e agli enti sportivi e alla società nel suo complesso promuovano una serie di interventi strutturati e coordinati per rimuovere le cause che ostacolano le persone ad adottare stili di vita più attivi e favorevoli alla salute e al benessere. Questi interventi possono essere schematicamente distinti in: a) Programmi di promozione dell’attività fisica, rivolti alla popolazione generale. Essi richiedono iniziative sviluppate in molti settori della società, con il fine di diffondere la cultura della vita attiva come strumento fondamentale per il benessere fisico e psichico della cittadinanza, e sono rivolti soprattutto ai bambini, ai giovani e alle persone che vivono in condizioni di svantaggio socio-economico e di fragilità: esistono molte esperienze ed evidenze di letteratura sull’efficacia e sostenibilità di questi interventi, e tutte sottolineano la necessità di un approccio multicomponente, intersettoriale e multidisciplinare. Il Piano della Prevenzione 2010-2012 della Regione Emilia-Romagna contiene 8 progetti rivolti alla promozione dell’attività fisica nella popolazione, che vanno dalla 2 promozione di ambienti urbani e di un territorio favorevoli al movimento, a interventi per gli anziani che utilizzano strutture e luoghi di ritrovo esistenti, al sostegno all’attività motoria in ambito scolastico e nei percorsi casa-scuola, ad un accordo organico con il CONI e gli Enti di promozione sportiva per sostenere il concetto di “sport per la salute” e contrastare il fenomeno dell’abbandono precoce dell’attività sportiva. b) programmi di prescrizione dell’attività fisica e dell’esercizio fisico, destinati, questa volta, alle persone che presentano fattori di rischio per la salute, o malattie sensibili all’esercizio fisico, che vengono avviate a programmi personalizzati di prescrizione dell’attività fisica sotto controllo sanitario e in totale sicurezza. Anche in questo settore la Regione Emilia-Romagna ha sviluppato importanti esperienze e sta conducendo un interessante progetto pilota – finalizzato a verificare la sostenibilità economica e organizzativa di interventi di questo tipo praticati su larga scala -, sostenuto attivamente dal Ministero della Salute con appositi finanziamenti destinati a quattro Regioni (Lombardia, Veneto, EmiliaRomagna e Sicilia). Il progetto è denominato “La prescrizione dell’attività fisica come strumento di prevenzione e terapia”, e riguarda la prescrizione dell’attività fisica a persone affette da esiti stabilizzati di patologie dell’apparato muscoloscheletrico o di malattie neurologiche, oppure affette da patologie cardiovascolari e dismetaboliche, o a soggetti anziani fragili. Ancora, è attivo il progetto “Trapianto … e adesso sport”, attuato in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti, che riguarda la prescrizione personalizzata di attività fisica a persone trapiantate di cuore, rene e fegato. c) Programmi per la tutela della salute e sicurezza degli atleti che praticano attività agonistica a livello amatoriale, rivolti al mondo della pratica sportiva amatoriale, dove certe forme di agonismo esasperato e il desiderio di prevalere ad ogni costo possono portare a snaturare il concetto di attività sportiva come modo per mantenere (o ritrovare) uno stato di benessere complessivo e di salute, per compromettere invece la salute o, addirittura, costituire fattore di rischio per la sicurezza dell’atleta durante la competizione. Questo problema è particolarmente importante in quanto il settore amatoriale è spesso coinvolto in programmi di promozione della salute attraverso la pratica sportiva, e viene rappresentato come un modello positivo per l’intera popolazione, alla quale vengono offerte diverse proposte di attività fisica-sportiva strutturata ed organizzata; pertanto la presenza di abitudini pericolose per lo stato di salute, per di più in soggetti non sempre compiutamente monitorati sul fronte delle proprie caratteristiche e dei propri limiti in ambito biologico, può costituire un ostacolo al generale obiettivo di promuovere stili di vita più attivi nell’intera popolazione. La lotta a questo tipo di doping richiede metodiche e strumenti completamente diversi da quelli utilizzati per gli atleti professionisti di élite, e va inquadrata nel più generale contesto delle scelte di vita salutari, in particolare quelle connesse all’attività fisica ed allo sport, come la sana alimentazione, il contrasto all’abuso di farmaci, integratori e/o supplementi alimentari, il rispetto della legalità, di se stessi e degli altri come condizione indispensabile della pratica sportiva e la ricerca della salute come obiettivo di un percorso complesso ma stimolante. Recentemente è inoltre venuto alla ribalta in modo prepotente il tema della sicurezza sui campi di gioco, ed esiste una specifica previsione del Decreto Legge 13 settembre 2012, n. 158 per estendere ulteriormente l’obbligo di certificazione medica preventiva per attività sportive amatoriali e per dotare le società sportive, professionistiche e dilettantistiche, di defibrillatori semiautomatici; queste previsioni 3 non ci sembra che rappresentino la risposta efficace a un problema che pure va affrontato, ma in modo più appropriato e sostenibile. Anche su questi temi la Regione Emilia-Romagna ha sviluppato iniziative e programmi, attivando, ad esempio, il Progetto “Palestra sicura”, istituendo il Centro regionale antidoping di Modena, promuovendo iniziative congiunte con il mondo dello sport e della scuola e attuando iniziative di informazione e comunicazione. Tutti questi interventi, sebbene elencati separatamente, devono costituire un quadro d’azione d’insieme e sono da attuare, quando possibile, in sinergia per potenziarne l’azione, avendo attenzione alla continuità degli interventi nelle diverse fasce di età e nei diversi settori, al fine di sviluppare una azione adeguata ed efficace, secondo le raccomandazioni contenute nel recente documento dell’OMS “Interventions on diet and physical activity: what works – Summary report”. Per questi motivi, le iniziative promosse in questo settore dovrebbero privilegiare le azioni di sistema che comprendano diversi campi di intervento prima elencati, coordinate e sviluppate in ambiti territoriali significativi, in modo da garantire efficacia di allocazione delle risorse e risultati di salute e benessere. Nella nostra Regione, inoltre, i servizi di Medicina dello sport hanno abbandonato da tempo il tradizionale modello che li vedeva dedicati esclusivamente alla certificazione di idoneità per gli atleti che praticano attività sportiva agonistica, per assumere compiti più vasti legati allo sviluppo dei programmi sopra riportati. In questo contesto i servizi di Medicina dello sport delle Aziende Usl costituiscono un punto di riferimento culturale e scientifico, e uno snodo organizzativo fondamentale nei percorsi assistenziali complessi della cosiddetta “sport-terapia”, cui partecipano i MMG/PLS e gli specialisti di riferimento per le diverse patologie sensibili all’esercizio fisico (cardiologi, diabetologi, fisiatri, geriatri, ..). Il percorso si è avviato nel 2004, con la Delibera n. 775, “Riordino delle attività di medicina dello sport; individuazione di ulteriori prestazioni nei livelli essenziali di assistenza garantiti dal servizio sanitario regionale”, che indicava, tra i compiti della Medicina dello sport (i Servizi prendono da allora il nome di “Servizi di Medicina dello sport e promozione dell’attività fisica” e sono presenti in tutti i Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Aziende Usl), la promozione dell’attività fisica nella popolazione generale, il recupero funzionale di persone affette da patologie che possono beneficiare dell’esercizio fisico, nonché l’attività di vigilanza sulle società sportive e di sorveglianza sugli impianti sportivi. 4