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XIISAGRA DEL CACIOCAVALLO
la celebrazione
di sua Maestà
S
ua maestà il caciocavallo sta
per essere festeggiato nella
sua culla, Ciminà. È alle porte
la 12esima sagra del Caciocavallo di
Ciminà. Il 18 Agosto 2014 è il giorno dedicato alla delizia calabra,
presidio Slow Food. Il caciocavallo
ha anche ottenuto la denominazione Deco ed è stato inserito nell'elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali.
L'evento si svolgerà in piazza XX
Settembre a Ciminà ed è stato curato e organizzato con passione e
devozione dalla Pro-loco, dal comune di Ciminà e dall'Associazione
dei produttori del Presidio Slow
Food. Inoltre visto il valore riconosciuto a quest'eccellenza nostrana
la manifestazione è stata patrocinata dall'Ente Parco Nazionale
dell'Aspromonte.
Anche le Poste hanno deciso di
onorare questa tipicità squisitamente aspro montana celebrandola
con una cartolina postale e un
annullo filatelico.
Quest'anno è stata coinvolta anche
la Condotta Slow Food Reggio
Calabria Area Grecanica, in seno
alla quale il Presidio è nato e sta
robustamente crescendo.
L'appuntamento è il 18 agosto a
Ciminà per conoscere e degustare il
Caciocavallo di Ciminà, prodotto
ancora artigianalmente e secondo
le antiche tradizioni.
CONTROCOPERTINA
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Il caso
Il Festival Jazz è saltato, dopo trent’anni di onorata carriera quest’estate
non accompagnerà le serate d’Agosto della Locride. La Riviera dei
Gelsomini però non dovrà fare a meno solo della musica e dei
musicisti internazionali, ma anche dei fedeli appassionati turisti
che giungevano in occasione dell’importante rassegna musicale
A
seguito della repentina notizia della cancellazione del Festival Jazz, piovuta anche
sugli organizzatori come una secchiata d’acqua gelata, si legge sconforto e preoccupazione da molte parti, tra i piccoli esercenti, i ristoratori, gli albergatori e in genere il settore turistico, in sofferenza già da molti anni.
Il Festival Jazz, bloccato a quanto sembra da
un assurdo contrattempo burocratico, dopo paiolo: l’intenzione di cannibalizzare la
essere partito come novità, ha coeso molti Calabria fino a non lasciare neanche le
interessi nazionali e internazionali, attraendo ossa.
un certo tipo di pubblico che si era fidelizza- I problemi si ripercuotono anche sui prito. Una cancellazione all’ultimo momento vati che affittano appartamenti in estate.
significa rimandare la prenotazione e far scor- Bisogna dire che in alcuni paesi i prezzi
rere fino all’autunno tutta l’organizzazione sono inspiegabilmente alti, ma si stima
della quotidianità per potersi liberare in che quest’anno dovrebbe esserci un
dicembre. Per moltissime famiglie è del tutto decremento del 60-70%. Molte aziende
riescono a lavorare bene solo per 15-20
impossibile.
Stiamo parlando di un vertice del prestigio giorni, e non ce la fanno a tenersi in piedi
dell’offerta turistica qui nella Locride, cono- per tutto il resto dell’anno. «Bisogna
sciuto in tutta Italia e all’estero, tappa ripensare il turismo secondo tragitti
immancabile per molti jazzisti: a buon diritto meno consumistici e più slow – così la
si può dire che vi siano davvero poche cose in pensa Mario Diano- offrendo servizi di
grado di attirare il turismo dall’estero quanto alta qualità, con tragitti lungo percorsi
storico-artistici ed enogastronomici. Per
il Festival del Jazz.
A voler essere malpensanti, non si può far a farlo, aggiunge, è necessario che ci sia un
meno di sospettare che la bagarre suscitata netto miglioramento dei trasporti, di cui
dal fotografo francese Bruneau sui Bronzi di per ora non si vede nessun segnale, neanRiace e gli intoppi burocratici che hanno fer- che ad un orizzonte lontano».
La Redazione
mato il Festival siano forgiati nello stesso
FESTIVAL CANCELLATO,
albergatore
preoccupato
SABATO 16 AGOSTO
3
RIVIERA
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PRIMO PIANO
SABATO 16 AGOSTO
4
SIDERNO
GIUDIZIARIA
Nicodemo
Ciccia pentito
di Mammola
in Piemonte
Quanti anni ancora
per il lungomare?
In estate tutto si azzera perché divertirsi è obbligatorio.
Non si facciano più pensieri
“negativi” per non guastare il
clima festaiolo, per non
disturbale il relax coattivo
della routine tra spiaggia e
locali notturni. Il fatto che il
Lungomare di Siderno sia
ancora devastato diventa un
problema solo quando bisogna parcheggiare, e la cittadinanza sidernese continua
indifferente a percorrere sentieri già tracciati, come il
mulo scava il solco trainando
la macina. Dopo la violenta
mareggiata che ha causato
danni su tutto il litorale ionico fino a Catanzaro, Siderno
ha ricevuto le attenzioni di
molta politica locale e regionale, ma oggi tutto appare
sopito,
dimenticato.
L'emergenza -che non è
affatto cambiata da ieri ad
oggi- appare un fatto vecchio,
nessuno ha più la capacità di
indignarsi, di resistere nelle
richieste.
All'orizzonte non si prospettano novità positive per il
Lungomare. Il Comune chiarisce che sta operando i regimi minimi di erogazione di
fondi, con prospettive a
breve termine. Si percepisce
una grande amarezza anche
da parte dei tecnici che non
hanno materialmente la possibilità di operare a causa
della lentezza degli apparati
burocratici e l'inossidabile
fermezza dello Stato a voler
lasciare la Calabria nelle condizioni di dover elemosinare
un diritto.
Il 6 agosto scorso sono stati
chiesti 200 mila euro ulteriori, in aggiunta i 300 mila già
stanziati, ma si tratta di una
cifra del tutto insufficiente se
non per mettere in sicurezza
il trancio di Lungomare
rimasto ed evitare che nuove
mareggiate invernali si portino via il rimanente. Il
Lungomare, così com'è, non
può essere salvato. Per rifarlo
in toto servono milioni di
euro, poiché il primo intervento importante è da fare in
acqua, non con i “gabbioni”
lungo il waterfront. Questi
milioni di euro non ci saranno mai -non finché l'ordinamento politico rimane quello
attuale. In vista delle prossime elezioni primaverili qualcuno ha già iniziato a farsi
campagna elettorale, perciò
il Lungomare sarà la prima
promessa di chi verrà a conquistare Siderno. Ci auspichiamo che la cittadinanza
sarà stavolta più oculata nel
concedere il proprio voto ed
esca dallo stato di assoggettamento clientelare in cui versa
da decenni.
L.Z.
Nicodemo
Ciccia,
detto
Nicareddu, 43 anni originario di
Mammola ma da anni residente a
Fravia, un paesino del torinese, ha
deciso di mettere una pietra sopra
al passato di 'ndranghetista con la
dote del vangelo ha iniziato a raccontare ai magistrati della
Procura di Torino di aver intenzione di “intraprendere un percorso di collaborazione con la giustizia e di riferire tutto ciò che ho
appreso durante la mia vita delinquenziale e chiudere, in tal modo,
una parentesi negativa della mia
vita che mi ha segnato molto”.
Arrestato nel 2011 nell'operazione Minotauro, sulle infiltrazione
della criminalità calabrese nel
torinese, ha evitato il processo
patteggiando una pena a circa 3
anni, nonostante gli inquirenti lo
ritenevano affiliato alla locale di
'ndrangheta di Cuorgnè.
Nicareddu Ciccia ha rivelato ai
magistrati della Dda di Torino di
essere stato “battezzato” nel carcere di Saluzzo tra la fine del 2005
e l'inizio del 2006, dopo essere
stato arrestato per porto e detenzione di droga, acquisendo il
“grado di picciotto” con la copiata formata da: “Bevilacqua,
Alvaro e Candeloro”, riferendosi
alle tre persone presenti al rito di
iniziazione, dei quali Carmine
Alvaro di Sinopoli, inteso “u
Il palazzo della
Procura di Torino,
presso cui il 43enne
originario di
Mammola, ha iniziato
a collaborare con i
magistrati
cupertuni” si trovava recluso a
Saluzzo accusato di associazione
mafiosa, Armando Bevilacqua
apparteneva ad un clan di zingari
del reggino operante a Mondovì,
infine Candeloro Pio, detto
Tonino, era detenuto in quanto
arrestato e poi processato nell'ambito dell'indagine Infinito di
Milano con l'accusa di essere il
capo società della locale di Desio,
e sarebbe collegato con la famiglia Iamonte di Melito Porto
Salvo. Ciccia ricorda in un verbale
che Candeloro Pio gli avrebbe
chiesto come mai “non t'hanno
tagliato la coda” riferendosi all'età
avanzata del 43enne, che ha sottolineato di non provenire da una
famiglia con collegamenti crimi-
nosi ma di aver frequentato una
persona di Gioiosa Jonica, che
insieme alle autovetture commercializzava “cocaina”.
“La santa l'ho presa quando sono
uscito dal carcere a Courgné - ha
dichiarato il collaborante -, mentre il vangelo l'ho ricevuto nel
2009, la cerimonia avvenne al bar
Italia di Giuseppe Catalano”. Lo
stesso Peppe Catalano ritenuto al
vertice delle locali piemontesi,
collegato con la locale di Siderno
in particolare con la famiglia
“Commisso”, che dopo aver ottenuto gli arresti domiciliari nell'indagine Minotauro si è suicidato
nell'aprile del 2012 gettandosi dal
balcone di casa.
ERRATA CORRIGE
Pasquale D’Ettore assolto in Appello
Ci scusiamo con i lettori per l’errore commesso la scorsa settimana. In questa pagina infatti
è stato pubblicato due volte lo stesso testo.
Quello che segue è l’articolocorretto sul caso
di Pasquale D’Ettore.
È l'anno del Signore 1997 quando per
Pasquale D'Ettore, patron del calcio Locri, iniziano i guai giudiziari, di vario genere, che lo
tormenteranno fino a luglio scorso, quando i
giudici della Corte d'appello di Reggio
Calabria lo assolvono con formula piena dall'accusa di associazione mafiosa. D'Ettore
subisce un primo processo nell'ambito dell'operazione “Esculapio”, su presunte truffe
all'Asl, dove sarà assolto. Nel frattempo, però,
gli inquirenti lo perseguono nell'indagine
detta “Pinocchio”, per la quale il 58enne
intende rinunciare alla prescrizione per ottenere giustizia. Un collegamento al sito di un
ministero, con inserimento di nome e cognome, per richiedere delucidazioni sulla normativa per regolarizzare eventuali lavoratori stranieri extra comunitari lo vede accusato nell'indagine “Leone” di aver favorito l'immigrazione clandestina, con persone del Melitese con
le quali non ha mai avuto alcun rapporto
diretto o indiretto che sia. Altro procedimento subito da D'Ettore è quello detto “Giano”,
confluito nel maxiprocesso “Sharks”, dove in
primo grado è stato condannato a 9 anni, tre
in più di quanto chiesto dal pm, per reati di
partecipazione ad un sodalizio criminoso in
particolare per aver favorito la consorteria
detta “Cordì”. Assolto in appello, era difeso
dall'avv. Eugenio Minniti, Pasquale D'Ettore,
dopo 16 mesi dall'arresto è stato rimesso in
libertà e ha voluto raccontare la sua storia, le
sue vicende giudiziarie che lasciano aperti
diversi interrogativi per come un cittadino italiano rischia di subire oltre 5 anni di carcerazione preventiva per accuse pesanti e solo
dopo anni di processi poter ottenere il giusto
riconoscimento dell'assoluta innocenza dai
reati contestati. D'Ettore ha un legame
profondo con il calcio. Nel 1996 diviene presi-
dente dell'Ac Locri 1909, nel 1996-97 la iscrive
al campionato di serie D, ed è ad un passo dal
salto di qualità quando nel febbraio del '97
lascia la presidenza e va a Firenze, dove
apprende della sfortunata ultima partita casalinga che poteva segnare il futuro del calcio
giocato a Locri e nella Locride. D'Ettore tornerà ad occuparsi di calcio ma non della
società locrese. Intanto vuole tornare a vivere
con serenità la propria vita accanto alla sua
famiglia. Il suo racconto sarà approfondito la
settimana prossima sulle pagine di Riviera,
perché dalle parole di Pasquale D'Ettore sono
molte le riflessioni che hanno stuzzicato il cronista.
Feste&successi
Cittanova, orchestra del gusto
100mila persone tra Emis Killa e Renzo Arbore, tremila
porzioni di baccalà, ottomila di stocco, sono numeri che
consacrano la Festa Nazionale di Cittanovacome il più
grande evento estivo nella provincia di Reggio
L’uomo dello Stocco ha de
LA CALABRIA CHEVINCE. NE ABBIAMO PARLATO CON FRANCESCO D’AGOSTINOPATRON DI STOCCO&STOCCO E CANDITATO AL CONSIGLI
ERCOLE MACRÌ
La crisi? «U baccalà scalau». Di
prezzo, presumo io.
È fulminante la risposta di
Francesco D’Agostino, uno dei più
affermati importatori di stocco dell’intera nazione e primo ammollatore. «Ma non è mia la frase - continua
- la strillavano mio nonno e mio zio,
oltre quarant’anni fa, nei mercati
lungo, e attorno, la provincia».
Cittanova senza lo stocco e come
San Daniele senza il prosciutto? «La
quattordicesima edizione della Festa
Nazionale dello Stocco ci ha dato, se
ce ne fosse ancora bisogno, l’ennesima conferma», mi dice soddisfatto il
patron di Stocco&Stocco.
Ovvero, sette agosto Baccalà e
Maracanà, 10 agosto Renzo Arbore
con la sua orchestra?
Francesco D’Agostino annuisce, io
gli chiedo i numeri. «Sessantamila
presenze e 3000 porzioni di baccalà
vendute il 7 agosto quando si è esibito Emis Killa». Un Delirio? «Oltre
ogni più rosea aspettativa… e circa
40 mila più 8000 porzioni di stocco il
giorno dell’Orchestra Italiana».
Stocco&Stocco? «Ho ragionato
molto sul nome da dare al mio primo
negozio 15 anni fa. Molti mi consigliavano per esempio la Boutique
dello stocco», afferma smuovendo la
testa come tutti quelli che per una
volta nella vita hanno calato l’asso
giusto. Ha vinto lui, infatti, e con
ampio margine. Sin dall’inizio questo imprenditore della piana di
Gioia Tauro ha creduto nella forza
del messaggio pubblicitario, e oggi
ha trasformato la provincia di
Reggio in uno dei cinque distretti
dello stocco italiano. «Noi, Napoli,
Messina, Genova e Vicenza, ma, in
proporzione all’utenza, Cittanova è
la capitale». Anche come qualità?
«In Norvegia, nell’arcipelago delle
Lofoten esistono due atolli, (del
gusto, ndr) Røst e Vareoy. Lì lo stocco viene essiccato, salato e appeso
sulla rastrelliere rigorosamente a
una temperatura tra zero e quattro
gradi, infine passato ai selezionatori».
Quindi? «Il Bremese è riconosciuto
come prodotto di massima qualità,
io ne importo il 99% di quella produzione, inoltre lavoro e commercializzo anche il W. A. e l’Holandese,
altri due marchi di alta qualità… Al
resto pensa la fragranza dell’acqua
che sgorga miracolosa dal cuore
verde dello Zomaro», mi dice prima
di fare lui una domanda a me. «È
chiaro dottò? L’accoppiata Bremese
e acqua dello Zomaro, capisce?» Io
FOTO PANORAMICA: RENZO
ARBORE DURANTE IL CONCERTO A
CITTANOVA PER LA FESTA DELLO
STOCCO. IN ALTO, LO STABILIMENTO
DELLA STOCCO&STOCCO. DI LATO,
FRANCESCO D’AGOSTINO CON IL
CANTANTE FOGGIANO
di stocco ne capisco veramente poco,
a parte i bucatini al dente, quindi mi
rifugio in un frase di Totò Delfino
che mi ero preparato da prima: Con
il pittore Enotrio, si andava a
Cittanova a mangiare lo stocco da un
vecchio oste e le porzioni si pagavano
a peso. D’Agostino mi guarda perplesso, forse sta pensando al fatto
oggettivo che la sua città che ha
perso la leadership della ristorazione
nei confronti di Mammola. Senza
mezzi termini glielo domando. «Una
cosa è la materia prima, altra cosa
sono i fornelli», mi risponde secco.
Ma io non mi fermo e arrivo a quel
dilemma che ha sempre diviso le
buone forchette su questo prodotto
pregiato che in Calabria è diventato
strepitoso. Pigio sul registratore e
boom.
Meglio quello di Cittanova o di
Mammola, dottò? «Non sono dottore!»
Nemmeno
io
signor
D’Agostino, lo informo, dato che
anche lui, poco prima, mi aveva qualificato allo stesso modo.
Ricarico… e boom: Mammola o
Cittanova? «Invitiamo una massaia –
mi risponde erto sulla sua poltrona –
andiamo in una bottega e compriamo due pezzi di stocco, uno di
Mammola e uno di Stocco&Stocco.
La massaia lo cucina e stabilisce qual
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“
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La chiusura della festa dello Stocco
quest’anno ha avuto un protagonista
d’eccezione, Renzo Arbore con l’Orchestra
italiana. Arbore, uomo d’altri tempi con un
savoir faire e un’eleganza che ormai vanno
scomparendo, ha intrattenuto il pubblico
della Locride come solo lui poteva fare
FOTO ANGELO LAGANÀ
?
QUELLO DI MAMMOLA O DI CITTANOVA?
«Invitiamo una massaia, poi andiamo in una
bottega e compriamo due pezzi di stocco,
uno di Mammola e uno di Stocco&Stocco.
La massaia lo cucina e stabilisce qual è il
migliore» ha risposto così Francesco
D’Agostino evitando polemiche, ma certo
che il suo stocco sia il migliore in circolazione
SABATO 16 AGOSTO
detto sì
LIO REGIONALE DELLA CALABRIA
Renzo Arbore, l’anfitrione
non finisce mai di stupire
H
ANGELO LAGANÀ
è il migliore, oppure – continua convinto dell’altissima bontà del suo prodotto
– io e lei prendiamo due pezzi di stocco,
sempre uno di Mammola e uno della
mia azienda, non lo condiamo con
niente, a crudo… e vediamo», conclude
invitandomi a visitare la sua azienda,
soprattutto la parte che non si vede.
Raggiungiamo un seminterrato che si
estende per circa tremila metri sotto
due strutture imponenti, una della lavorazione dello stoccafisso, l’altra per la
logistica e il marketing. La prima parte
sembra una filiale della Fiat: decine di
furgoni adatti al trasporto dello stocco,
sono parcheggiati, in attesa di partire
all’alba del giorno dopo. Oltre, le celle
frigorifere sembrano villette a schiera e
si estendono fino al laboratorio della
lavorazione di assoluta avanguardia che
vive a 10 gradi in un martedì pomeriggio che registra almeno trenta all’ombra.
Lei è anche consigliere provinciale? «Ci
tengo a questa terra… mi fa male non
vederla decollare». A un uomo del fare,
del saper fare, e del saper far fare, che
sente come pochi il senso dell’appartenenza a una terra difficile, gli verrebbe
più facile cambiare le cose da consigliere regionale. Glielo chiedo. Lui sorride
e annuisce, ma non mi risponde. A me
pare, però, che l’uomo dello stocco
abbia già detto sì.
a chiuso col botto l'estate 2014, Francesco
D'Agostino, il “re” dello Stocco. Alla
14esima Festa Nazionale dello Stocco è riuscito a “portare” a Cittanova Renzo Arbore e
l'Orchestra italiana.
Un evento senza precedenti per l'intera Calabria,
tant'è che la capitale dello stoccafisso è stata invasa da
migliaia di fans. Il noto showman ha fondato
l'Orchestra italiana nel 1991 e, a distanza di 23 anni,
da quel palco tutt'insieme riescono a sprigionare dai
loro strumenti melodie che fanno venire la pelle
d'oca.
Renzo ha sempre avuto fiuto nelle diverse attività
nelle quali si è cimentato. Vulcanico e intraprendente. Figlio di un medico e di una casalinga, ha conseguito la laurea in legge all'Università di Napoli ma lui
è nato con la musica nel sangue. Pluristrumentista,
canta, presenta ed intrattiene, con le sue trovate esilaranti.
Ha cominciato in RadioRai con Boncompagni e si è
distinto in parecchie trasmissioni, ha firmato molti
programmi in televisione, ma la sua più grande passione rimane e rimarrà sempre il concerto, quel palcoscenico che quando si siede al pianoforte per cantare le canzoni di Domenico Modugno o Renato
Carosone, quando imbraccia la chitarra per rinverdire i classici della canzone italiana e napoletana o
quando si esibisce con il suo clarinetto. Ha al suo attivo 7 album con milioni di dischi venduti in tutto il
mondo.
Osservare Renzo durante un concerto, in particolare
in quello che ha tenuto a Cittanova, diventa una piacevole sorpresa. Perché è “profondamente innamorato”, dei suoi orchestrali, a tal punto che concede a
tutti di fare l'assolo e quando quei professori si esibiscono, lui poggia le mani sulla chitarra, li osserva e se
li “mangia con gli occhi” come se si trattasse della loro
prima esibizione. Non ne parliamo, poi, quando sono
di scena Barbara Buonaiuto e Gianni Conte, i cantanti, perché si emoziona come un bambino. Renzo si
mette sempre all'ultimo posto perché al primo sono
sistemati, da tempo, i suoi orchestrali.
Le cose che più colpiscono di questo grande personaggio sono: l'umiltà, la spontaneità. Sempre disponibile e umano. Tanti anni fa, ne inventò una delle sue
facendo arrivare in Italia la Cadillac di Elvis Presley e
mi chiamò per fare le foto. Ho stampato due gigantografie che credo abbia ancora appese nella sua casa
piena di cimeli provenienti.
Renzo Arbore è nato a Foggia però canta la canzone
napoletana perché ha studiato a Napoli per conseguire la laurea. Le parole di molte canzoni non sono
sempre di facile comprensione per chi ascolta….
«Quando mi esibisco al sud non esistono problemi,
dice con fermezza. Forse al nord è più difficile spiegare le canzoni del Vesuvio, però credo che siano tal-
mente belle che vanno raccontate come se fossero
poesie». L'orchestra esegue anche swing, jazz, musiche composte da Domenico Modugno ed altre che ha
composto con Claudio Mattone. «Sì, specie quelle a
firma di Mattone - ammette Arbore - sembrano facili ma non lo sono».
Hai “scoperto” personaggi che sono diventati nel
tempo grandi artisti e che hanno lasciato un segno
indelebile nel mondo dello spettacolo: Massimo
Troisi, Pino Daniele e Benigni.
«Con Massimo abbiamo avuto una lunghissima amicizia, un'amicizia vera perché quando ha lasciato
Napoli per trasferirsi a Roma, sono stato il primo a
conoscerlo. Eravamo vicini di casa. Sono passati
vent'anni dalla sua morte e mi dispiace moltissimo.
Con Massimo avremmo potuto mettere sul fuoco
molta carne e fare cose belle come qualcuno ricorda.”
Ci troviamo in un momento molto delicato con la crisi
galoppante. Momento negativo per tutta l'economia
che attanaglia artisti di vario genere che non sanno a
che santo rivolgersi.
Cosa bisogna fare e come comportarsi di fronte a
questa precaria situazione?
«In primis, non bisogna mai arrendersi! Noi italiani
abbiamo grandi qualità e la fortuna di abitare in un
Paese molto bello per bellezze naturali e paesaggistiche. Per tale motivo, bisognerebbe valorizzare di più
il turismo facendo in modo che gli stranieri vengano
più numerosi in Italia. Siamo considerati il Paese
dell'Opera, del Melodramma, di Bocelli, oltre che
della buona tavola».
Le sue parole sono piene di entusiasmo, di speranza,
di positività. Non può che essere soddisfatto per
quanto sia riuscito a realizzare nel corso della sua vita,
anche se gli sarebbe piaciuto fare il ballerino…. Ma,
ormai, è passato tanto tempo!
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L’intervista
La Saor, ditta fondata dall’imprenditore gioiosano, ha ricevuto sette
attentatie neanche una telefonata di solidarietà. Solo i carabinieri, il
sindaco e la Giunta l’hanno sostenuta. Ma tutti gli altri dove sono?
“
HA 64 ANNI, DA 20
COMBATTE PER PORTARE
AVANTI LIMPRESA CHE HA
CREATO MA È SUL PUNTO
DI CEDERE. ISUOIFIGLI
NONVOGLIONOPIÙ
METTEREPIEDEIN
CALABRIA. LUI VORREBBE
SOLO CHE «DELLE
PERSONE FUORI DAL
MONDO» GLI
PERMETTESSERO DI
LAVORARE IN PACE
Q
ELEONORA ARAGONA
uattro spari in piena notte contro un silos a Gioiosa Jonica,
contro la Saor, contro Rocco Crisera, contro un’alternativa.
La ditta di cui stiamo parlando dà lavoro a 40 dipendenti a
Gioiosa, 10 a Torino negli uffici amministrativi e crea un giro d’affari
nella Locride che coinvolge elettricisti, produttori, aziende di trasporto, meccanici, idraulici, imprese che producono tutta una serie di servizi, agricoltori. Indotto e maestranze locali.
Prima anomalia.
Quando contatto il patron della Saor, Rocco Criserà, mi spiazza. Di
solito occorrono un paio di telefonate per riuscire a stabilire una data,
poi le risposte ad alcune domande sono vaghe. Invece mi risponde «Io
sono libero anche adesso se vuole». Non mi era mai capitato nella
Locride, balbetto un «Adesso ho qualche problema tecnico. Le
dispiace se ci risentiamo Lunedì». Seconda anomalia.
Fissiamo l’appuntamento di domenica, perché sta per partire per
Istanbul per concludere un affare. Da Gioiosa in Turchia per vendere i suoi prodotti, come fa già con le grosse catene internazionali.
Quei quattro colpi, vigliacchi sono il settimo attentato che la Saor
subisce e non possiamo che partire da questo. Ha un’idea del perché
vi abbiamo fatto questo attentato, l’ennesimo?
«Non posso dire niente. Il capitano di Roccella e il maresciallo di
Gioiosa stanno svolgendo le indagini, non sarebbe quindi giusto fare
dichiarazioni. Loro – i carabinieri, ndr. – si stanno dando da fare e io
li devo ringraziare, perché ero sul punto di mollare. Sono stati loro a
convincermi ad andare avanti con il conservificio».
Gioiosa e la Locride, ma anche la Calabria, stavano per perdere, per
sempre, un’azienda che, da 20 anni, crea e dà lavoro. «A Nord e all’estero abbiamo i clienti più importanti, produciamo conserve per alcu-
Rocco
Criserà:
«Locride ti dò
l’ultima possibilità»
ne delle principali catene estere» mi racconta con una punta d’orgoglio nella voce Criserà. «A Londra serviamo Marks & Spencer, lavoriamo in America, in Giappone. Adesso iniziamo a collaborare con
Kroger. Siamo in Sud Africa, in Belgio, in Olanda, in Turchia».
E adesso lui, il patron di questa azienda, è stanco, scoraggiato, si sente
nel modo in cui parla dell’accaduto che non ha più energie per difendere ciò che ha costruito. «Dopo tutti questi attentati uno cosa deve
fare? Chiude, vende e trasferisce l’azienda all’estero. O vende l’azienda ai grossi gruppi che ci fanno offerte da molto tempo».
Quell’azienda a Gioiosa Jonica è un’anomalia, è un’impresa nata e
cresciuta senza appoggi. È un’azienda che Criserà ha voluto creare in
Calabria, nella città in cui è nato e da lì non vorrebbe portarla via.
Perché vorrebbe che la sua terra si sviluppasse, si arricchisse e fosse
conosciuta per quanto di positivo produce. «Noi finora siamo rimasti
in Calabria per un legame che ho con questa terra. Io sono di Gioiosa,
sono nato qui e ho scelto di aprire la ditta nella mia città. Stiamo cercando di creare anche nuove sinergie con le aziende agricole locali.
Fosse per noi compreremo tutto da ditte locali, ma purtroppo
non c’è quasi nessun produttore che soddisfi le nostre esigenze».
Le sue parole tradiscono delusione, forse solitudine. Una
solitudine che giunge anche dalla mancanza di manifestazioni di solidarietà, dalla mancanza di sostegno da parte
di Regione e Provincia. Mancanza di riconoscimento
dei meriti che l’azienda ha conquistato sul campo. Si
percepisce. «Sì e come mi vuole sentire. Noi in questa azienda abbiamo investito tutto, forse abbiamo
ricevuto un contributo pari all’1%. Quando altre aziende in Calabria,
aziende che non hanno il nostro fatturato, che non creano occupazione, hanno ricevuto contributi corposi. Io non sono abituato ad andare dietro la porta di nessuno a pregare, io sono abituato a lavorare».
Cosa vi ha fatto mancare la politica? «Tutto. I politici hanno visitato
tutti l’azienda, ma è finita così». Vale per tutti gli schieramenti politici? «Sì sì, tutti. Ad esempio l’assessore Trematerra ha visitato l’azienda interessato, ma poi niente. Adesso abbiamo fatto una domanda
per ottenere dei finanziamenti agevolati, siamo stati scelti da
FinCalabria, la CarimeCalabria ha valutato positivamente il progetto,
giunto a Bari è stato bocciato. Perché magari c’era qualcuno che doveva passare prima di noi, non so. Vede io faccio impresa e secondo me
uno che fa impresa deve fare quello, non deve perdere tempo andando a chiedere favori. Se gli tocca gli danno finanziamenti e contributi,
se no no». Il suo è un ragionamento impeccabile in una società ideale. Ma la Calabria non è un’utopica città in cui vince il più bravo. «Io
non ho chiesto mai niente a nessuno, sto solo dando lavoro in una
zona tra le più depresse d’Italia». Forse questo suo creare delle alternative in una Regione come questa, in cui spesso il lavoro è merce di
scambio, potrebbe essere il problema? «È scomodissimo. Si è mai
chiesta perché in provincia di Reggio e nella Jonica non ci sono aziende importanti. Noi avremmo un settore, quello dell’agroalimentare,
che sarebbe da sviluppare, da portare avanti. Hanno dato finanziamenti a tutti per fare le serre. Bene, se lei va da Cz a Rc vede chilometri di serre abbandonate. Questa è la realtà, vede aziende che
hanno preso fior fior di finanziamenti che sono lì abbandonate. Io non
so perché, so solo che succedono queste cose, che le ho viste accadere». «So solo che la Calabria, la Jonica non potrà mai avere uno sviluppo finché non lasciano lavorare gli imprenditori veri e seri, chi fa
impresa rischiando di suo, rischiando i suoi soldi e non quelli dello
Stato. Anzi rischiando in prima persona. Altrimenti facciamo tutti gli
impiegati statali».
Lei ha un legame forte con la sua città, con questa terra, ma i suoi figli
cose ne pensano delle sue scelte? «Loro hanno già detto che in
Calabria non vogliono più mettere piede». È una certezza, la voce di
Criserà non tentenna, per lui deve essere un colpo duro da incassare,
una sconfitta. «Mi dicono di abbandonare tutto, questo mi dicono.
Come si fa? Una volta mi hanno bruciato i camion, due volte il deposito. È una guerra». Questo è il suo ultimo tentativo? «Sicuramente
sì». È una promessa? «Se non mi fa fuori prima qualcuno. Basta poco,
basta un motorino con una persona che spara». Ha paura? «No perché sono apposto con la mia coscienza. Non ho fatto niente di male,
come non ho mai chiesto niente a nessuno».
«Non ho chiesto niente a nessuno» per lei è un punto d’onore. Ha
ripetuto questa frase diverse volte durante il nostro incontro… «Certo
perché ho dimostrato che sì può creare tanto anche in Calabria. L’ho
fatto avendo mille problemi, non dormendo la notte. E adesso se non
fosse stato per le forze dell’ordine avrei chiuso». A 64 anni e dopo aver
combattuto 20 anni Criserà non ne poteva più. Quella notte quei
quattro colpi lo hanno ferito. Ma dentro di lui evidentemente ancora
è viva una fiammella. Ha deciso di fidarsi dei carabinieri e dare un’ultima possibilità alla sua terra, di restare «Perché forse sono un incosciente» dice.
Cosa si sentirebbe di dire a chi le ha fatto tutto questo? «Che sono
persone fuori dal mondo, sono persone che non hanno capito che il
mondo sta cambiando, che la società è cambiata. Che non si può più
vivere di queste minacce. È finito quel tempo. E se non è finito oggi,
finirà domani. Questo modo di comportarsi per ottenere qualcosa
ormai è al tramonto». E ai suoi concittadini? «No, no, no a loro non
chiedo niente. Chiedo che continuino a vivere la loro vita senza esporsi. Cosa possono fare? Loro in una terra così cosa possono fare?»
Avere una reazione? « Non ci sarà mai. Viviamo in una zona dove si
vive ancora nel terrore di questi soggetti, è inutile che ci prendiamo in
giro. Lo Stato, a livello delle forze dell’ordine, c’è nel mio caso mi ha
dato un supporto enorme». Anche le istituzioni? «L’altro Stato purtroppo no, non mi ha dato niente». Cosa chiederebbe? «La Regione,
con l’assessorato all’Agricolutura, non dovrebbero regalare niente,
dovrebbero rispettare la meritocrazia e dare alle aziende che ogni
giorno si alzano e producono». Ma le sono stati vicini almeno in questa situazione? «Dalla Regione non si è fatto sentire nessuno, dalla
Provincia nemmeno. Nessuno. Nessuno. Sono stati distanti. Escluso il
sindaco con la giunta. Nessuno ha detto beh.Vede che ho ragione io.
È meglio smettere».
Invece no, è ora di alzarsi svegliarsi, non si può continuare a subire.
Avrebbero dovuto fare una fiaccolata o una marcia che sono così di
moda. «Fiaccolate per carità. Servirebbero, darebbero fiducia a chi,
come me, l’ha persa. Ma nessuno… vede nelle nostre zone a volte non
si vive, si vegeta». Lei cosa vorrebbe a questo punto? «Vorrei essere
lasciato tranquillo, vorrei solo poter lavorare in pace, per fare il lavoro che amo e che ho costruito».
SABATO 16 AGOSTO
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SACRO E PROFANO
SABATO 16 AGOSTO
“ Stop alle
FUGGIRÀDALLA
MACCHINADELFANGO
LAFESTADISANROCCO
AGIOIOSAJONICA? I
MEDIA NAZIONALI CHE
NULLA HANNO DA DIRE
SUI PROBLEMIVECCHI E
NUOVI DELLA CALABRIA SI
SCATENERANNO ANCHE
IN QUESTA OCCASIONE,
DENUNCIANDOINCHINI
OMALEFATTE?
processioni?
“Mi chiedo anzitutto se il nostro
modo di far festa è sempre esente da
quelle esagerazioni che confondono
la genuina manifestazione di una fede
vissuta con espressioni esteriori che
spesso nulla hanno a che vedere con
essa”. In questo passo della Lettera
estiva, monsignor Oliva, neovescovo
di Locri, prende di petto, in modo
chiaro e impegnativo, lo spinoso tema
delle feste padronali. Le vicende sono
note e destano molteplici preoccupa-
zioni non solo nel mondo cristiano,
ma anche nella società civile come
dimostra, in modo particolare, il caso
del sindaco di San Procopio e i commenti apparsi nei media. Per monsignor Oliva è necessario interrogarsi e
decidere che tipo di festa, con tutto
quello che ne consegue, si vuole realizzare: non è più tempo di “lasciare
fare”, di seguire in modo pigro e
pacioso le consuetudini, facendo finta
che si tratti di un “evento religioso”. E
non solo perché, a volte, le feste comportano spese ispirate più da una logica di “consumismo” che di fede, ma
anche perché “Resistono ancora processioni dalla lunga durata, durante le
quali tutt’altro si fa che pregare. Esse
nascondono radici che sanno di paganesimo o comunque sono evidente
commistione tra sacro e profano. Ciò
che mi duole di più è che sono occasioni mancate”. Insomma, bisogna
riflettere su “cosa” sono, troppe volte,
le feste e su “cosa” non sono e che,
invece, dovrebbero essere. Il vescovo
afferma che si tratta di “occasioni
mancate”: “quando non sono occasioni di preghiera e di ritorno a Dio,
quando potevano essere momenti
aggregativi e di riflessione, di crescita
culturale e sociale e si sono trasformate in occasione di semplice divertimento di effimera durata, quando
potevano prevedere gesti belli di solidarietà e di progettualità caritativa,
destinando parte delle offerte dei
fedeli a tali finalità, mentre tutto è
stato consumato nello stile di un consumismo esasperato, in costosi spettacoli di una o più serata, in luminarie
e fuochi d’artificio. E così, poveri eravamo e più poveri siamo rimasti”. Le
parole del vescovo non possono essere eluse e sono rivolte ai sacerdoti e ai
fedeli, innanzitutto, ma anche a tutte
le persone di buona volontà che
hanno a cuore la propria terra.
L’incalzare degli eventi e “la macchina
del fango” messa in atto con i media,
come fu fatto con la pedofilia, scuote
i responsabili parrocchiali, anche perché si rischia di far pagare alla comunità cristiana colpe che sono sue solo
in modo indiretto: le persone che frequentano in modo assiduo la chiesa
spesso non sono le stesse che gestiscono festa e processioni. Per quanto
concerne la Locride il pensiero va
subito alle imminenti feste padronali.
Sfuggirà alla macchina del fango la
festa di San Rocco a Gioiosa Jonica?
I media nazionali che nulla hanno da
dire sui problemi vecchi e nuovi della
Calabria si scateneranno anche in
questa occasione, denunciando
“inchini” o altre malefatte nel quadro
di una festa religiosa? Dopo gli eventi di Taurianova che, nonostante le
ripetute smentite e precisazioni,
hanno tenuto banco nei Tg nazionali
e locali; dopo la processione di San
Procopio dove il sindaco, peraltro
assessore alla legalità della Provincia
di Reggio Calabria, ha preso tutte le
misure possibili per prevenire “soste”
sospette, ma, nonostante tutto e in
assenza di un rapporto delle forze
10
dell’ordine, le accuse sono fioccate
senza pietà e alle sue precisazioni e
proteste, peraltro protocollate, è
seguita una denuncia per “calunnia
con modalità mafiosa”: come dire, se
ti accusano, fosse anche un giornalista
assente, devi stare zitto oppure recitare un mea culpa, sperando nella clemenza dei censori, decisamente strabici, della pubblica moralità. Per le
vicende calabresi, vere o inventate, la
condanna arriva con immediatezza:
basta la parola di un qualunque giornalista e senza necessità di ascoltare
nessuno, di approfondire: una sentenza senza giudice così immediata
che sembra già scritta. Ma da chi? E’
di tutta evidenza che molte cose
devono cambiare nella società e nella
Chiesa: il processo è già in atto da
anni e deve andare avanti come sottolinea Mons. Oliva: occorre ritornare
al vero valore della festa che è espressione di fede e come tale deve concretizzarsi in tutti i suoi aspetti: i fedeli
attivi nelle parrocchie, i cristiani che
frequentano la messa devono farsi
sentire ed essere più propositivi senza
delegare ad altri. Fermo restando
questa volontà di “purificazione”,
rimane il fatto che le feste costituiscono, forse, l’ultima realtà di identità
collettiva, un tesoro culturale, anche
in senso antropologico, che dobbiamo difendere. Il popolo che partecipa
alla processione di San Rocco,
accompagnata dai tamburi,o alla processione della Madonna di
Portosalvo, incorniciata dalla Fiera di
borbonica memoria, deve essere aiutato a riscoprire il vero valore della
festa, senza cadere nel puritanesimo.
Senza dubbio: l’incalzare delle critiche, giuste o sbagliate che siano, costituiscono l’occasione per migliorare
tanti aspetti della nostra società, e
della realtà cristiana in modo particolare, ma rimane comunque un dubbio: qualcuno vuole cancellare feste e
processioni?
Giuseppe Giarmoleo
Il Gruppo Podisti Locri chiede scusa a Giovanna
Palermo (vedova di Michele Vumbaca)
N
ei giorni scorsi si era tenuta a Locri
una manifestazione podistica intitolata alla figura del compianto imprenditore sidernese Michele Vumbaca. Alla manifestazione, in quanto non invitata, risultava
assente la vedova Vumbaca, Giovanna
Palermo, la quale, solo nei giorni successivi
allo svolgimento della stessa, venuta a conoscenza della manifestazione benefica, pur
condividendone le finalità , si era lamentata
con gli organizzatori per il suo mancato coinvolgimento. A tal fine, il presidente
dell'Associazione sportiva dilettantistica
Podisti Locri, Luigi Mollica, con un'apposita
missiva, ha inteso porgere le relative scuse alla
vedova di Vumbaca, evidenziando che l'associazione “Podisti Locri” ha deciso, a partire
dal 2011 di dedicare la manifestazione ad un
cittadino della Locride che si è distinto particolarmente, negli ambiti più svariati, e che
sia venuto a mancare all' affetto dei suoi cari e
dell'intera comunità.
Quest'anno si era scelta la figura di Michele
Vumbaca. E a tal fine, come ogni anno, il proponente della candidatura, Vincenzo Iennaro,
è andato a parlare con i suoi familiari per rappresentare l'iniziativa e per ricevere il placet
all'evento. Né io né Vincenzo Iennaro sapeva-
mo che Michele fosse sposato, e né tantomeno potevamo immaginare altre situazioni
familiari. Ci è stata data l'autorizzazione a
dedicare la manifestazione e così a partire
dalla metà di luglio abbiamo cominciato a
pubblicizzare l'evento sia sul sito della FIDAL
Calabria, che sui vari siti di atletica.
Il 24 luglio comparso su tutti i siti giornalistici locali la
notizia dettagliata della
manifestazione.
La manifestazione è stata molto partecipata e
ha avuto un grande successo. Siamo convinti che Michele, da sportivo qual'era, sarà stato
felice in particolare di vedere dall'alto tutti
quei bimbi correre verso il futuro con quella
maglia verde a lui dedicata.
Ci dispiace tantissimo per il fatto che Lei
non sia stata presente ma Le ribadiamo la
nostra buona fede e Le rinnoviamo le nostre
scuse per non averla contattata tempestivamente, cosa che avremmo certamente fatto se,
ripeto, avessimo saputo della circostanza che
il caro Michele era convolato a nozze.
Concludo invitandoLa fin da ora all'edizione
del prossimo anno.
IP
SUMMER
Pillole
Naturopatiche
Sabato 16
A cura di:
Patrizia Pellegrini
Naturopata Bioterapia Nutrizionale®
Presidente Associazione Culturale Tone
Sant’Agata
del Bianco
Il pesce stocco "u stòccu"...
cibo e dialetto!
Il pesce è il merluzzo artico conservato per essicazione al sole,
senza sale! Il pesce è uguale ma ogni terra lo ha battezzato
con parole diverse. La Calabria ha scelto "u stòccu"! Dai
mari freddi del Nord arrivava a Napoli. E dal porto di Napoli,
i battelli cominciarono, nel Cinquecento, ad importare il
merluzzo secco in Calabria nel piccolo porto di Pizzo, da
dove "Muscillo" è la parte dorsale del merluzzo, quella più
ricca di carne. I filetti sono detti "corinielli". Il cibo e l'amore:
il muscillo ricorda le labbra e i corinielli il cuore!
Il dialetto e il cibo sono caratteri che identificano una
Comunità, una Terra. Mangiare il cibo della terra di nascita, provare i primi gusti e sapori, usare le antiche parole. Il
dialetto in cucina racconta la tradizione di una famiglia, di
un popolo e la trasmette alle generazioni future. Così nei secoli passati, così dobbiamo continuare a vivere ancora oggi.
I primi atti alimentari con i loro sapori, odori, colori sono stimolazioni sensoriali che rimangono impresse nel sistema
limbico del cervello e partecipano alla costruzione della personalità alimentare capace di unire per sempre una persona
alla sua terra di nascita.
I primi odori, sapori, colori, le prime parole percepite dopo la
nascita creano l'identità biologica e culturale di una persona
e il senso di appartenenza ad una Comunità.. " Dimmi come
mangi, ti dirò chi sei". "U pisci stòccu" : piacere e salute in
tavola! "U stòccu" contiene acidi grassi omega 3 protettivi,
salutari e utili per tenere sotto controllo colesterolo e trigliceridi nel sangue. Ricco di Vitamina D necessaria per la crescita, il metabolismo calcico, per l'integrità dell'osso ad ogni età.
La più moderna ricerca scientifica ha elevato la Vitamina D
al rango di ormone, tanto è importante il suo ruolo fisiologico nelle cellule dell'intero corpo umano. La vitamina D è la
regina del sistema immunitario, cioè protegge e genera vita e
benessere psico-fisico. "U stòccu" è' consigliato ai bambini e
giovani in rapida crescita, alle donne in gravidanza e in
allattamento, per la prevenzione della osteoporosi. Utile
anche all'uomo per la sua vitamina D, protettiva sulla
prostata."U stòccu" contiene proteine ad alto valore biologico
con i suoi preziosi aminoacidi essenziali, vitamine liposolubili A - E - K - D con il loro ruolo attivo sul patrimonio genetico, sul DNA delle cellule, come la più moderna ricerca scientifica sta dimostrando. Il merluzzo ha un suo particolare valore in una sana alimentazione per i suoi minerali: magnesio, ferro, sodio, selenio, potassio. Il merluzzo contiene dosi
generose di arginina un aminoacido, una molecola dotata
di energia e in grado di intervenite sul profilo ormonale di
donne e uomini ! Giustamente, perché l'arginina favorisce la
formazione dell'ossido nitrico, molecola essenziale per la prevenzione delle patologie cardio-vascolari e per la sua vitale
azione sulla sessualità generatrice.
"U stòccu", con il suo "puzzore" era il mangiare dei poveri:
operai, contadini, braccianti agricoli. Mangiavano lo stoccafisso infarinato e fritto con peperoni piccanti, cipolla e
pomodori, il tutto annaffiato da vino di buona gradazione
alcolica. Ogni terra calabra ha elaborato, nei secoli, ricette
antiche che conservano la sana tradizione del piacere e della
salute a tavola.
ore 17.30. Piazza
Municipio
“gente in
viaggio” a 90
anni dalla
nascita. Ricordo
di Saverio Strati
Domenica 17
Marina di Gioiosa
Jonica
Festa in onore della Madonna
del Carmine
ore 17.00 tradizionale processione sul mare e per le vie
della città
ore 01.00 grandioso spettacolo
di fuochi pirotecnici e giochi
sull'acqua
Palizzi
ore 21.00
Mammola
“Paleariza
Festa dei Catoi”
ore 18.00. Festa
delle Tradizioni
“tipicità tradizioni e
folklore”
Località Reito
Marina di Gioiosa
Jonica
16/17 agosto 2014
Celebrazione di apertura Festa della
Madonna del Carmine
Cittanova
16-17-18 agosto 2014
VII-Edizione del Tradizionandu Etnofest
Monasterace
ore 17.00 per le vie del paese
Caccia al Tesoro Croce Rossa
e Radio Fantasy
Locri
ore 21.15
Festival Nazionale
Teatro Magna Grecia
“Casina” (CON
CORRADO
TEDESCHI)
Corte Palazzo
di Città
Palizzi
ore 21.30
“Calabria Sound”
in concerto
Piazza di Spropoli
Natile
di
Careri
con Ciccio Nucera
e Calabria Orchestra
Piazza Umberto I
Domenica 17 e lunedì 18
1° Edizione della Sagra della
Trippa a Natile di Careri
organizzata dall'associazione
di volontariato “Centro
Italiano Protezione Civile
Locri
Esposizione Canina
Summer dog
beach
Lungomare
lato sud,
Brancaleone
Area pineta
ore 17,30.
ore 17.00
gara aperta
Sea Turtle day
a tutte le
Concerto Francesca
razze.
Prestia
Premiati dal
più bello al più
brutto
Quartiere in Festa
Rione Campo Sportivo ore
21.00
Lunedi 18
Siderno
Mar
ore 21.00
18°edizione Miss Bambina e
Mister Bambino - lungomare
Caulonia
ore 19.00
“Festa dei bambini in piazza”
Piazza Ferrari
Canzoniere Greca
Salentino
Mammola
Natile di Careri
Domenica 17 e lunedì 18 agosto
2014
1° Edizione della Sagra della
Trippa organizzata dall'associazione di volontariato “Centro
Italiano Protezione Civile
Ciminà
XII Sagra del Caciocavallo
Centro Storico ore 20:00
Gioiosa
Jonica
Serata
in memoria
del cantante Mino
Reitano
Piazza Vittorio Veneto
ore 21:00
Monasterace
ore 21.30
“Festa dell'Immigrato”
organizzata dall'associazione “Uniti per
Monasterace”
Locri
ore 21.00
Coro Polifonico del Maestro
Femia
Corte del Palazzo di Città
Palizzi
ore 21.30
“Almagreca” spettacolo musicale
Piazza dei Martiri
Casignana
ore 21:30
Caffè letterario ospite
Gioacchino Criaco, conduce
MariaTeresa D'Agostino
Kaulonia Tara
Bombino (Nige
Mammo
ore 19.00
“presentazione del
“Il Profumo della v
di Silvana Barillaro
Palazzo Ferrari
Monaste
ore 17.00
Associazione An
AICS in piazza
Marina d
Jonica
ore 21.15
“Miles Glorius”
Festival Naziona
Palizzi
ore 21.00
“Giornata dell'infa
giochi e spettacoli p
dell'associazione “I
Piazza dei Martiri
Bianco
ore 21.30
Concerto Celtico
Piazzale Chiesa M
Gerace
ore 18,30, chiesa Sa
Francesco
Incontro dibattito
" La Giustizia tra e
efficienza ed esigen
garanzia"
Mario Mazza, Pas
Paolo Pollichieni, N
Salazar
ore 19.00
Concerto dedicato
Coro Polifonico Ca
ore 21.00
2° Ed. “La Corrida
C.da Merici, Gerac
rtedì 19
Giovedì 21
Mercoledi 20
Caulonia
a
antella Festival
er)
Casignana
ore 19.00
ola
Spettacolo per ragazzi
el libro
“Odissea” Laboratorio
vita”
Teatrale Soleluna
o
Villa Romana
erace
anico
Kaulonia Tarantella Festival
Mario Venuti
Mimmo Cavallaro
Mario Incudine & Band
Marina di Gioiosa
Festival Jazz ore 21,30 Teatro
"OpeRA Dentro e' Fuori"
Raul Colosimo & Provisional
Emigré Orchestra, immagini di
Elio Carrozza e Luca Daniele
Gioiosa
Jonica
Teatro Romano
ale Teatro Magna Grecia
San
esigenze di
nze di
Gioiosa
Jonica
ore 18.00
2° Ed. Maratona
“Quattro passi per
l'Unicef”
Vie cittadine
Martone
ore 18.00
“Estemporenea di Pittura
per ragazzi disabili”
Piazza Vittoria Emanuele
ore 21.00
“3° Premio Tony Silipo”
Piazza Vittorio Emanuele
ore 21.00 “Notte tra le Stelle”
Lungomare C. Colombo
di Gioiosa
Matrice
Kaulonia Tarantella Festival
Cavallaro &Papandrea Taranproject
con Cristiano De Andrè
Marina di Gioiosa
Jonica
Gioiosa Jonica
nthesterie circolo culturale
anzia”
per i bimbi, a cura
Il mondo di Ugo”
Caulonia
Venerdì 22
ore 21.30 Collinetta dei pini
Anni 2000 - Cocktail di Moda,
Musica e Cinema.
Caulonia
Kaulonia Tarantella
Festival Nidi D’Arac
I Tarantoli di Tricarico
Palazzo Ameduri ore 21,00.
Roccella Jonica
Presentazione del libro
Festival Jazz
"I darmati"
Teatro al Castello ore 21:00
Presenti i due sindaci di Gioiosa
Sofia Rei Trio Anteprima
Europea
Marina e Gioiosa Ionica, Piero
ore
22:30
Chico
Fantozzi, sociologo
Freeman
dell'Università della
“the Elvin Jones
Palizzi
Calabria.
Project”
Sabato 23
Caulonia
Kaulonia Tarantella Festival
Roy Paci & Aretuska
squale Sansalone,
Nicola Gratteri, Michele
Roccella Jonica
o a Maria SS. Assunta,
Cattedrale di Gerace
a - Dilettanti allo sbaraglio”
ace
Palizzi
Festival Jazz
Teatro al castello ore 21:00
Iberjazz
ore 22:30
Sun Ra Arkestra diretta da
Marshall Allen
ore 21.30, “Melt in Motherland”
con Nèfta Poetry e Gerald Toto, Piazza
dei Martiri
Stilo
Palio di Ribusa 2014
rievocazione storica
Dal 23 agosto alle
17.20 al 24 agosto
alle 23.45
ore 17.30
Centro del paese
“Festa degli
Anziani”
20° anniversario di
Casa Sant'Anna
Domenica 24
Roccella Jonica
Via Marina. ore 21,00
Festa dell'Unita', i candidati a
presidente della regione
Calabria alle elezioni primarie
del centro sinistra, Callipo,
Oliverio e Speranza,saranno
intervistati dal giornalista
Pietro Melia.
GERENZA
Registrata al Tribunale
di Locri (RC) N° 1/14
Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione
di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da
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rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali,
sono da ritenersi direttamente responsabili.
Direttore responsabile:
ANTONIO TASSONE
Editorialista:
ILARIO AMMENDOLIA
COLLABORATORI:
Ercole Macrì, Eleonora Aragona,
Franco Parrello, , Lidia Zitara,
Patrizia Pellegrini, Domenico Spanò, Sara
Leone, Sara Jacopetta, Francesca Barranca..
APPROFONDIMENTI
L’EDITORIALE
La ndrangheta conservatrice
voleva ristabilire gli equilibri
con l’omicidio Fortugno?
ILARIO AMMENDOLIA
Alle elezioni regionali del 2000 sembrerebbe che la ndrangheta votò compatta per un
alto magistrato alla carica di presidente della
Regione Calabria. Il centrodestra si presentò alle elezioni come un coeso blocco di
potere e la ndrangheta ne fece parte dimenticandosi il giuramento su “osso, mastrosso,
carcagnosso” ed altre simili amenità.
Nel 2005, con una doppia torsione, la
‘ndrangheta accettava i “consigli” di chi la
invitava a far parte ad uno schieramento in
cui erano i presenti anche gli eredi del
Partito Comunista Italiano. A guardare
bene le cose si ha la netta impressione che
qualcuno abbia rilasciato agli ex comunisti, o
a parte di costoro, il patentino di affidabilità
che, in questo caso, comportava il divieto
assoluto di alterare metodi di governo e gli
equilibri di potere consolidati negli anni.
Vale la pena soffermarsi su quest'ultimo
aspetto. In passato abbiamo parlato degli
enormi e oscuri interessi presenti nel mondo
della sanità calabrese e delle protezioni di
cui questo mondo ha goduto. Un “mistero”
a cui se ne aggiungono altri ancora più
inquietanti.
Per una strana combinazione astrale sempre
nel 2005, anno della morte di Fortugno, a
Catanzaro un giovane magistrato Luigi De
Magistris si imbatte nell'inchiesta che prenderà il nome di “Poseidon”. Trattava una
discutibile gestione di circa un miliardo di
euro destinati alla realizzazione di un
moderno sistema di depurazione.
Successivamente lo stesso magistrato pensò
di aver individuato un giro di affari miliardario gestito da un comitaton trasversale, che
come una enorme sfinge era costruita con
blocchi granitici composti da “politici” affaristi, magistrati, parlamentari, uomini delle
Istituzioni.
L'impatto fu violento, a De Magistris si
annebbiò la vista e, forse, perse la necessaria
lucidità e prudenza. Fu colto da una sindrome molto diffusa nei magistrati di assalto, un
delirio di onnipotenza che lo indusse ad
inseguire la notorietà , prestando così il fianco a quanti avevano l'interesse di fermarlo.
Noi siamo garantisti e non spariamo nel
mucchio. Questo non significa però che
dobbiamo bendarci gli occhi. Anche perché
i tratti salienti della sfinge erano così evidenti da essere colti con nitida chiarezza nelle
registrazioni effettuati dal funzionario di
polizia, Gioacchino Genchi. Questi cadrà in
disgrazia in seguito a questa inchiesta e contemporaneamente dal suo studio verrà prelevato tutto il materiale compromettente.
Sappiamo distinguere quella che è stata
pubblicità a costo zero di un pm affascinato
dalle luci della televisione e l'intervento
silenzioso di una mano possente che ha
coperto ogni cosa sotto una pesante coltre di
silenzi.
Un magistrato intercettato così parla di De
Magistris: «…questa gliela facciamo pagare... lo dobbiamo ammazzare. No, gli facciamo cause civile e ne affidiamo la gestione
alla camorra napoletana…». (A volte, mi
domando cosa sarebbe successo se queste
parole le avesse pronunciate un comune cittadino della Locride).
Si staglia all'orizzonte la cosiddetta nuova
P2 che comprende uomini del centro, della
destra e della sinistra, massoni, magistrati,
uomini delle istituzioni, avventurieri della
“finanza” e che detengono un potere enorme che va oltre la Calabria.
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SABATO 16 AGOSTO
14
SIDERNO
L’impianto di San Leo, da fiore
all’occhiello a pattumiera della Locride
D
“Biofiltro e biotunnell “ funzionano regolarmente ? Ecco quali potrebbero essere le cause della “puzza”
iciamo subito che sulle recenti
iniziative di protesta si è generata grande confusione. Allora
proviamo a riavvolgere il nastro e fare
chiarezza su questa incresciosa vicenda.
Eravamo rimasti alla manifestazione di
protesta, svoltasi la settimana scorsa
dove, tra le altre cose, si era stabilito che
se dall'impianto di separazione di rifiuti
contrada San Leo fosse continuata a fuoriuscire la puzza nauseabonda che da
mesi sta avvolgendo l'intera città, si
sarebbe dato vita ad un'eclatante iniziativa di protesta . L'odore è stato avvertito,
anche più del solito, ed allora, anche per
cercare di dare seguito a quanto stabilito,
il “comitato spontaneo di liberi cittadini”
ha promosso per lunedi' 18 agosto , dalle
ore 7,00 in poi, una protesta ad oltranza
nei pressi dello stabilimento situato ai
margini del torrente Novito. Da questa
iniziativa, però, dopo aver in un primo
momento condiviso le finalità, ha preso
le distanze l'altro comitato quello denominato “Riviera Pulita”, i cui componenti (a quanto pare consigliati da un legale
di fiducia) hanno tenuto a precisare che
lo stesso intenderà dissociarsi da tale iniziativa perché lo scorso 16 giugno è stata
presentata presso la Procura della
Repubblica di Locri un'apposita querela, pertanto, è stato detto, si è deciso di
rimanere in attesa dei provvedimenti che
la magistratura intenderà adottare.
Nessun componente ufficiale del comi-
tato “Riviera pulita” parteciperà alla
manifestazione se non come libero cittadino, in rappresentanza di se stesso,
quindi, così come saranno libere di aderire tutte le altre associazioni cittadine.
Appare utile specificare come funziona
l'impianto e quali potrebbero essere, a
nostro avviso, le cause che stanno determinando questi odori nauseabondi.
L'impianto MBT (Meccanic-bio-tecnological) di Contrada San Leo di Siderno,
fa parte del sistema di trattamento rifiuti
denominato "Sistema Calabria Sud" che
si compone di 5 impianti dislocati per la
Calabria (Siderno-Sambatello -RossanoCrotone-Gioia Tauro) che sono nati in
regione per il trattamento dei rifiuti con
produzione del cdr (combustibile da
rifiuto). Questo combustibile da rifiuto
successiv
amente dovrebbe essere inviato mediante dei cassoni chiusi ermeticamente
(siamo sicuri?) presso il termo-valorizzatore di Gioia Tauro per essere poi bruciato con generazione di energia elettrica.
L'impianto di Siderno, oltre a produrre
cdr, nasce anche per la valorizzazione
della frazione organica (umido) proveniente dalla raccolta differenziata.
Poiché l'impianto tratta sostanzialmente
“rifiuto”, inevitabilmente si sprigionano
cattivi odori e polveri dovute alla triturazione forzata dei rifiuti solidi urbani nonché dell'umido che in una filiera di trattamento dedicata viene miscelato a mate-
riale c.d. da "inoculo" per venire quindi
opportunamente depositato mediante
una pala gommata, in un bio-tunnel.
Quest'aria satura viene intercettata all'
interno dei capannoni e dopo apposita
de-polverizzazione viene lavata da una
torre di lavaggio chiamata “scrubber” e
inviata forzatamente al “biofiltro”. Il
“biofiltro” non è altro che una grande
vasca in calcestruzzo armato, con la base
completamente forata, al cui interno
viene depositata una torba o del cippato
di legno dove, nell'arco di poco tempo, si
formerà una flora enzimatica che servirà
per attaccare l'aria puzzolente inviata
dall'impianto maleodorante formata
essenzialmente da micro particelle organiche, neutralizzandole.
Tutto questo avveniva fino a qualche
anno fa dove l'impianto oltre ad esser
continuamente monitorato da software
di gestione con controllo della depressione interna dei capannoni al fine di non
far fuoriuscire l'aria, sonde di temperatura, misuratori di ossigeno, ventilatori e
sensori di umidità etc..) veniva sottoposto ad esami odorimetrici dell'aria,sia all'
interno che all'esterno. Oggi, a quanto
pare, questo impianto (fiore all'occhiello
della Calabria) oggi viene "gestito" da
una società lametina “Ecologia Oggi”,
alla quale l'allora Commissario Delegato
per l'Emergenza Rifiuti, Speranza, affidò
"temporaneamente" la gestione dell'impianto mediante procedura negoziata e,
probabilmente, senza le dovute verifiche
riguardo i requisiti tecnici e finanziari
necessari. La gestione doveva essere
temporanea ed invece dopo 2 anni ci
ritroviamo ancora lo stessa società
"Ecologia Oggi" alla quale la Regione
Calabria ha prorogato l'incarico.
Da quello che sappiamo noi, l'impianto
ogni sera dovrebbe esser lavato e deodorizzato e privo di rifiuti ed invece, sistematicamente, si trova ad essere saturo di
rifiuti solidi urbani, di frazione organica
per nulla stabilizzata in quanto i sei (6)
bio-tunnel non funzionano per come
dovrebbero, per non parlare poi della
torre di lavaggio e del povero biofiltro
ormai composto da legno secco e, secondo alcune nostre indiscrezioni, privo di
batteri "buoni".
A questo si aggiunga il trattamento del
materiale organico proveniente da raccolta differenziata che viene scaricato
nell'aia di ricezione e senza alcun trattamento di miscelazione viene depositato
nel capannone adiacente insieme ad altri
"rifiuti" a marcire per poi venire miscelato (siamo sicuri che si tratti di cosa legale
? ) alla frazione organica da rsu e inviato
in discarica invece di esser inviato al
recupero come “compost”. In sostanza
c'è poco da stare allegri. La cosa che tutti
vorrebbero è che a Siderno, finalmente si
possa tornare a vivere normalmente.
Antonio Tassone
Buona sanità: cronaca di una storia vissuta
Ci risiamo. Siamo qui ancora una volta a parlare di sanità. E già tutti
a pensare: la solita storia di malasanità, medici sotto accusa, infermieri superficiali e poco professionali e pazienti “spazientiti”, è un
eufemismo, che attendono, attendono, attendono.
E invece no. La storia che sto per raccontare è di un altro colore.
Voglio ribadire che oltre le storture, i torti, le discrasie che possono
capitare, e capitano, in special modo in questa terra di Calabria, può
succedere di trovare delle perle, dei valori che vanno messi in risalto e fungere da volano, come diaspora, per altri eventi.
Parlo di due strutture calabresi, si calabresi, per una delle quali si è
detto di tutto, nel bene e nel male. L'UTIC dell'Ospedale di Locri, e
La continuità di governo in Calabria significa la salvaguardia di tutto ciò. La sinistra
storica si trovò al governo della Regione e,
nonostante la possibilità che ci siano stati
taciti accordi, non poteva essere totalmente
insensibile alla spinta verso le riforme che
saliva dall'intera Regione.
Nell'estate del 2005 le contraddizioni vennero al pettine e “conservazione” e “riformismo” si trovarono faccia a faccia.
Il delitto Fortugno si colloca come spartiacque tra queste due spinte contrapposte.
La pistola che sparò a Palazzo Nieddu pretendeva la continuità e la conservazione.
La mano che occultò quanto stava per
emergere a Catanzaro esigeva la salvaguardia di storici equilibri di potere.
La mobilitazione popolare che seguì il delit-
l'UTIC dell'Azienda Ospedaliera di Germaneto-Catanzaro.
Ma cominciamo dall'inizio. Mi sono ritrovato, e non per mia
volontà, credetemi, coricato su un lettino dell'unità cardiologica
Utic, di Locri ed il personale presente al momento - grazie dott.ssa
Minniti - con un intuito ed una prontezza degni del migliore freddo
e cinico computer,è un complimento, dopo avermi visitato, prende
la decisione giusta tra le più giuste, ed io mi ritrovo a volare, nel
senso vero della parola,verso l'Ospedale di Germaneto reparto
UTIC. E qui comincia l'avventura. e il tempo si sia fermato.
to chiedeva riforme radicali.
La Chiesa della Locride chiedeva trasparenza e riforme.
Dopo l'esecuzione, scesero in campo i
ragazzi della scuole e delle università e un
movimento giovane, fresco, bello, spontaneo, colorato si incontrò con la Chiesa di
Bregantini ed a loro si unirono le forze più
limpide della Locride, della Calabria e
dell'Italia intera.
Lotta alla ndrangheta come lotta ai poteri
oscuri che utilizzano la ndrangheta stessa.
Lotta alla ndrangheta come lotta per le
riforme.
Onorare la memoria di Fortugno significava innanzitutto far pesare quel movimento
di popolo e restituire la Calabria alla sua
gente, affrancandola dalla subalternità
Aldo Scimone
La lettera integrale su www.rivieraweb.it
verso un potere oscuro e, spesso, anche
esterno.
Molti nei vertici della sinistra storica si
dimostrarono flaccidi e sordi. Mancò il
coraggio necessario e ci si avviò su una strada già sperimentata dove la stupidità e la
rozzezza della cieca repressione si saldò
con la retorica fluviale, debordante, insopportabile dell'antimafia di facciata..
La sinistra non fece i conti con quanto era
accaduto. Nel 2006 si limitò ad offrire un
seggio alla Camera alla vedova Fortugno .
Non ci sono seggi in Parlamento, né indennizzi che possono ripagare una famiglia
così duramente colpita. Forse, ci sarebbero
stati altri modi, tutti onorevoli e più consoni, per rendere il dovuto omaggio alla
memoria della vittima.
Non mi affascinano i misteri, i complotti, le
congiure, ma la drammaticità e la sequenza
logica dei fatti su cui ci siamo soffermati non
lasciano dubbi sulla loro sicura esistenza.
Noi non abbiamo la presunzione di dirvi chi
ha condannato a morte l'on. Fortugno. Non
è nostro compito, non è nostro mestiere
Forse inseguendo una pistola ci si può trovare dinanzi ad una sfinge. Non si sa mai!
Noi,per come abbiamo potuto e saputo
abbiamo messo in campo un minimo di
controinformazione contro i silenzi, le
omissioni e le indecenti bugie diffuse da un
potere degenerato e compromesso.
Infine una riflessione: a meno di una svolta
a 360° dopo le elezioni regionali ci ritroveremo allo stesso punto di prima. Anzi qualche
passo indietro…
RIVIERA
IL RICORDO AD UN ANNO DALLA SCOMPARSA
Si sono già dimenticati
di Pasquino Crupi
L
BRUNO GEMELLI
a morte di Pasquino Crupi mi
colse di sorpresa sebbene conoscessi la gravità del suo male.
Ricordo di aver ricevuto una sua
telefonata ai primi di agosto nella
quale mi prospettava un programma di
iniziative culturali che sarebbero durate almeno cinque anni. La cosa mi rallegrò perché pensai e sperai che l’amico Pasquino fosse uscito dal tunnel. Poi
la notizia della morte arrivò come un
fulmine via web.
Dopo un anno mi chiedo: Pasquino è
stato dimenticato? Ahimè sì, al netto
della cerchia degli amici più intimi e
dei conterranei più vicini, Nel senso
che non mi sono accorto della presenza di momenti rievocativi di livello
regionale degni di omaggiare il suo
ingegno. Pasquino è in buona compagnia in questo colpevole oblio. Sono
stati dimenticati, rispetto a un’esigenza
di ricordo legato alla produzione culturale esercitata in vita, Carlo Carlino,
Totò Delfino, Nicola Zitara, Salvatore
Santagata. Intellettuali, meridionalisti
autentici, provenienti da una stessa
area geografica, la Locride, escluso
Carlino che era di Cinquefrondi. Sarà
un caso? La stessa provenienza di
Corrado Alvaro, Francesco Perri,
Mario La Cava, Saverio Montalto
(Francesco Barillaro), Saverio Strati.
D’altra parte, perché meravigliarsi di
tanta dimenticanza? Cade quest’anno
il centenario della nascita di Renato
Dulbecco, premio Nobel per la medicina. L’unico premio Nobel che ha avuto
la Calabria. Lo scienziato nacque a
Catanzaro il 22 febbraio 1914 da padre
ligure (era ingegnere capo del Genio
Civile) e da madre calabrese, Emma
Virdia di Tropea. Né la città di
Catanzaro né la Regione Calabria
hanno promosso qualcosa di adeguato
per ricordare l’illustre genio al di là di
qualche comunicato e di improbabili
targhe. In extremis, dopo alcune sollecitazioni giornalistiche, l’assessore
Mario Caligiuri ha organizzato qualcosa per Dulbecco. Già, Caligiuri. Non
vorremmo infierire ma l’assessore
regionale alla cultura in questi quattro
anni è sembrato inadeguato a svolgere
il compito che ha svolto. Indugiare più
di tanto sarebbe come sparare sulla
Croce Rossa. Aspettiamo con ansia
che arrivi il nuovo assessore.
Pasquino dimenticato. Nei miei ricordi
egli è stato tante cose. Una mente
poliedrica e mediterranea, sostenuta
da una solida cultura classica. Un pensiero originale e profondo. Un pozzo di
saperi. Sempre romantico e barricadiero. Innanzitutto è stato comunista. Ma
anche garantista (mai a senso unico,
per convenienza o per frequentare
salotti). E le due cose non potevano
stare assieme. Infatti il Pci lo guardò
sempre con sospetto. Fu il prototipo
dell’eresia. Da geniaccio sregolato.
Irregolare. Da qui le sue frequenti
contraddizioni e le sue aperture di
uomo libero, senza paraocchi, senza
condizionamenti che non fossero quelli da lui accettati, senza schemi preconfezionati. Brillante editorialista, direttore, maestro, critico e storico della letteratura calabrese, saggista, elzevirista,
corsivista, situazionista, polemista,
operatore culturale a tutto tondo. Il
coraggio non gli è mai mancato.
INQUESTOCOLPEVOLEOBLIOIL
PROFESSORE È IN BUON.A
COMPAGNIA: CARLOCARLINO, TOTÒ
DELFINO, NICOLAZITARA,
SALVATORESANTAGATA.
MERIDIONALISTI AUTENTICI
C
PARIDE LEPORACE
aro Pasquino è già passato circa un anno quando la notizia della
tua scomparsa m’impietrì davanti l’Isola di Dino, facendo scorrere nella testa le immagini del nostro rapporto, e quindi i fatti,
le parole, le azioni. Pasquino mi manchi. Come amico saggio e furbo.
Nel magistero delle fonti e della conoscenza. Mi manca il professore
Crupi e il suo catalogare quella letteratura calabrese che per molta storia e geografia conosco dal tuo pugno. Pasquino mi manca la tua satira, la sciabolata fendente, il tuo ammiccare colto a qualche carognone
e la scimitarra del versetto in Luna Rossa. Ripenso a certi luoghi calabresi e sono indissolubilmente legati a te Pasquino. Una taverna a
ridosso dalla fiumara, il mare di Bova, le nebbie di Bova Superiore, la
casa editrice Pellegrini, le librerie della Locride, i cortili di case smunte
di Melito Porto Salvo. Pasquino seguito da poeti di strada che mi aprono il cuore con quel lessico vero che ha resistito all’intemperia dell’italiano burocratico che, anche tu, rettore Crupi, hai contribuito a far prosperare, pur non scrivendolo mai, ma gestendo qualche scriba e fariseo.
Mi manca quel tono di voce da teatro ancora non scritto, il tuo, personaggio da commedia dell’assurdo. La metafora colta nel dialogo polemico con il migliore amico cui non concedi spazio per poi passare a
lisciare il convivio di uva spremuta e parola levigata.
Caro Pasquino penso a te e l’associazione d’idee mi fa apparire anche
il figlio di Massaro Peppe, cresciuto a latte di asino tra Platì e San Luca.
Pasquino e Totó, Crupi e
Delfino,
professori
entrambi per antonomasia, giornalisti per scelta di
campo, sono stati a mio
modestissimo parere tra i
migliori levigatori di allitterazione calabra in testi
sicuramente colti e spesso
curiosamente divertenti.
In vostra assenza leggo
Corrado Alvaro. Gente d’Aspromonte come voi e i vostri padri.
Pasquino penna rossa come Pietro Mancini il vecchio. Pasquino luna
storta. Pasquino capataz da Riviera. Pasquino che non teme la sbirraglia delle caserme e dei giornali. E penso anche alle tue sbronzate rivendicate con orgoglio. In fondo la verità è dei bambini e degli ubriachi.
Pasquino, se ti riesce, mandami una Luna rossa su whatsApp o qualche
polemica tosta contro la politica nazionale che non s’interessa più di
Noi. Ne ho molto bisogno.
«Pasquino mi manca
la tua satira»
«RIPENSOACERTILUOGHICALABRESI
E SONO INDISSOLUBILMENTE LEGATI A
TE. UNATAVERNAA RIDOSSODELLA
FIUMARA, ILMAREDIBOVA, LE
NEBBIEDIBOVASUPERIORE»
Pasquino Crupi E
FORTUNATO NOCERA
nel ricordo
di un amico
bbi la fortuna di conoscere, nei primi
anni settanta, viaggiando sul treno
per Reggio Calabria, al ritorno dal
mio “esilio” milanese durato quindici anni,
un gruppo di persone, ciascuna delle quali
ha lasciato nel mio animo e nel mio cuore
un segno della propria spiccata personalità
umana e culturale e molti gradevoli ricordi
di allegri convivi e animati dibattiti politici.
Mi riferisco a Virgilio Condarcuri, maestro
di vita e cattedra di moralità e coerenza
politica e civile, a Peppe Falcone, che ci ha
lasciati di recente, uomo di grande sapienza, dalla conversazione densa di sapida e
sobria ironia, a Totò Furfaro, uomo di grande intelligenza capace di tenere sempre
allegra la comitiva con i suoi lazzi e le sue
trovate poetiche, a Ilario Placanica avvocato, dalla razionalità spiccata con un eloquio
semplice e brillante e a Pasquino Crupi, una
persona speciale, di molteplici talenti, un
grande calabrese, un intellettuale di profonda e variegata cultura, un giornalista e scrittore forte e incisivo, un oratore possente ed
affascinante che dedicò la sua intera esistenza alla difesa di noi tutti calabresi, troppo spesso bistrattati da una stampa nazionale prevenuta e ingiustamente oltraggiosa
contro la nostra Regione.
Pasquino fu uomo di cultura a tutto tondo.
A soli 20 anni non compiuti, nel febbraio
del 1960, ancora studente universitario,
sulla rivista “Rinascita” n.2 di quell’anno,
opponeva, ad affermati critici letterari e a
giornalisti del calibro di Mario
Montagnana, il suo libero pensiero critico
su autori emergenti, quasi sconosciuti al
grande pubblico, come P. P. Pasolini (a proposito del romanzo Una vita violenta).
A sedici anni già faceva comizi in piazza in
difesa dei lavoratori e per l’affermazione
dei principi di uguaglianza e giustizia, e di
SETTIMANALE
www.rivieraweb.it
SABATO16 AGOSTO O 17
19 Agosto Bova Marina,anniversario di morte ore 18,30messa nella chiesa di Don Bosco ore 21,30Ricordo di
Pasquino, presentazione del libro“un gambero rosso”, note autobiografiche di un meridionalista senza conversione
20 Agosto Bovalino ore 21,30 - Parco delle rimembranze Ricordando Pasquino musica e poesia popolare
M
ROSARIO V. CONDARCURI
ondadori era il soprannome che Pasquino mi
aveva affibbiato quando accettò di fare il direttore de “la Riviera”, era il suo modo per far capire
che ero sì l'editore, ma che non valevo quanto mio padre,
suo grande amico. In questo suo uso del soprannome c'è
tutto Pasquino, il suo stile inconfondibile, la sana ironia, il
saper stare insieme agli altri con lui a capotavola.
Mi manchi professore, questo mi viene spontaneo scrivere
a un anno dalla tua morte, mi sento molto più solo, ma
soprattutto mi manca il tuo pensiero libero. Dicono che la
grandezza si misura nelle piccole cose, quella telefonate
mattutina dove tra una bestemmia e una risata analizzavi il
Mi manchi,
Pasquino è luce
ÈSTATOUNUOMOCARICODI
VIRTÙ, DIDIFETTI, DIPASSIONI.
GIUSTE E SBAGLIATE. PERQUESTO
GLIABBIAMOVOLUTOBENEE
PERQUESTOCIMANCA. ÈSTATO
UNCAVALIEREERRANTE
Mondadori P
fatto del giorno o della settimana, con una lucidità e una
sensibilità giornalistica incomparabile. Ed ogni giorno era
un buon giorno.
Ora per me tutto è più difficile, la strada non è più maestra,
mi sento solo. Le nostre discussioni, i litigi, erano sale, stimolo per la redazione. Pasquino per spiegare “la Riviera”
diceva spesso «da fuori sembriamo il “Corriere della sera”,
ma poi il giornale sembra sempre indietro, arranca, finché
come per miracolo si confeziona e va in stampa».
Mi manchi professore perché con te mi sentivo con le spalle coperte e chiunque ci attaccava trovava pane per i suoi
denti. Rimanevo ammirato nel vederti ricercare nella
Bibbia la parabola giusta per rispondere. Sei stato un campione di umiltà giornalistica e di onestà intellettuale.
Citrosodina, sigari e tagliasigari, zippo e cerini da cucina, la
penna e il cappello. E un giornale che, come per miracolo,
andava in stampa.
Mi manchi maestro.
libertà. La sua forte passione civile e il suo
amore per la letteratura nazionale e regionale lo portarono ad occuparsi, con la pubblicazione di decine di volumi e centinaia di articoli, di entrambi questi aspetti della cultura. Sin
da giovanissimo ebbe come obiettivo principale la valorizzazione della cultura regionale
calabrese dedicando all’argomento molti libri
e centinaia di articoli, fino alla sua opera
capolavoro: Storia della letteratura calabrese,
autori e testi, in sette volumi, che rappresenta
la “summa” di ogni studio fatto sull’argomento, da sempre, in cui hanno trovato posto sia
i massimi esponenti che i minori della letteratura calabrese di tutti i secoli. Ma la sua voce
possente e tagliente si è alzata anche ogni
qualvolta venivano intaccati o conculcati i
diritti del popolo e dei calabresi. Con coraggio e decisione denunciò, senza tentennamenti, i soprusi e le violenze del potere e dei
potentati; molti di noi ricordano la sua presa
di posizione decisa e coraggiosa dopo la
Strage di Luino nel gennaio del 1990. Con il
libro Il giallo color sangue di Luino denunciò
l’esecuzione sommaria di quattro calabresi a
Germignana di Luino in Lombardia, rei di
aver pensato di sequestrare una persona.
Altro capitolo dei suoi interessi di studioso fu
la questione meridionale, argomento sempre
e ovunque presente nei suoi studi, nelle sue
opere e nei suoi interventi oratori. Ricordo di
una volta che l’accompagnai a Olten in
Svizzera, dove era stato chiamato da una
organizzazione di emigrati calabresi che,
conoscendo la sua preparazione sui fatti di
Melissa, lo invitarono a tenervi una conferenza sull’argomento. Era inverno. Dappertutto
c’era neve. La sala dell’albergo in cui si tenne
la conferenza era strapiena e non solo di calabresi,ma anche di altri italiani e alcuni svizzeri, Pasquino sbalordì tutti con la sua oratoria
sapiente ed efficace, ancorché un po’ tribunizia. Alla fine della conferenza molti dei presenti avevano le lacrime agli occhi.
Poco prima di morire volle lasciare su questo
argomento la sua opera, forse più meditata e
matura: La questione meridionale.
Ma ora lo voglio ricordare anche come uomo
devoto alla Madonna di Polsi. Pasquino teneva nel cuore, come una sacra reliquia, la fiammella della fede trasmessogli dalla amatissima madre e rafforzata dalla conoscenza e
dalla frequentazione di tre grandi sacerdoti:
padre Stefano De Fiores che fu forse colui
che influì di più sul suo carattere fortemente
realista e laico. don Giosafatto Trimboli di cui
Crupi ammirò molto la profonda fede e la
grande cultura e considerò suo maestro di
saggezza. don Pino Strangio, attuale
Superiore del Santuario mariano, del quale
disse: «...viene dal popolo, e al popolo sa parlare, sciogliendo i dogmi della Chiesa con l’arte difficile del parlare facile, dolcemente, soavemente, come zolletta di zucchero in un
bichiere d’acqua...», tra i due correva una
grande stima e una profonda amicizia, senti-
ILARIO AMMENDOLIA
uskin definiva la vita un
“dono terribile “ di Dio
perché pesa su di essa la
condanna alla pena capitale. La
falce ad uno ad uno ci ruba gli
amici, ci spopola il nostro mondo,
ci costringe a volgere la sguardo a
Ponente dove il tempo spinge
anche i cavalli più sbizzarriti e selvaggi.
Pasquino è stato uno di questi ed è
morto ad Agosto quando il “pianto di stelle” è visibile ad occhio
nudo. È morto mentre in questo
lembo di terra si riversava una
cascata di luce. Gli scienziati sono
sicuri che ovunque nell’universo
agisca una grande forza a cui
tende ogni forma di vita e capace
di calamitare ogni cosa. Pasquino
non può essere svanito nel nulla
ma il 19 Agosto del 2013 ha spinto
il suo destriero verso l’Alto.
menti molto apprezzati e condivisi da
entrambi. L’attaccamento a questo sacro
luogo, che definì «Capolavoro del sentimento cristiano», lo condusse a scrivere libri ed
intervenire con dei forti articoli, quando qualche pennivendolo ha cercato di infangare il
nome di questo venerabile Santuario.
Durante il viaggio, in mia compagnia, per
dare l’ultimo saluto alla Madonna, poche settimane prima della morte, mi ha confidato di
voler fondare una rivista che avesse come
argomento principale il Santuario della
Madonna della Montagna. La morte non gli
ha dato il tempo per attuare il progetto.
Addio mio caro Zarfò, avrei voluto scrivere
per te, nella ricorrenza di questo triste anniversario, tante altre cose che mi urgono nel
cuore. Ma non ho né la capacità, né la bravura che erano le tue caratteristiche. Sappi però
che sei sempre nei pensieri di chi ti ha stimato ed amato come un fratello e che hai lasciato in tutti noi un vuoto incolmabile.
Dovrei dire che adesso è in compagnia di quelli che Lui definiva
gli “spiriti magni” ma preferisco
pensare che almeno lassù tutte le
creature siano uguali.
Se potessi parlare a Pasquino non
vorrei annoiarlo dicendo che ogni
cosa quaggiù ci parla di lui e che
avremmo tanto bisogno della sua
brillante intelligenza e della sua
penna. Lo sa già!
Lui è in un’altra dimensione.
È stato un uomo carico di virtù, di
difetti, di passioni. Giuste e sbagliate. Per questo lo abbiamo voluto bene e per questo ci manca.
Non è stato un sepolcro imbiancato ma un cavaliere errante consapevole di quanto è dura quaggiù la
vita per chi si batte per la libertà,
per l’uguaglianza, per la giustizia.
Adesso però starà intessendo un
dialogo con Dio. Avrà anche l’ardire di contestarlo o forse si scuserà per averlo testardamente
negato. L’Altissimo lo perdonerà
perché l’ha visto raccogliersi nelle
sua originale preghiera dinanzi
alla Chiesa di S. Leo o nel silenzio
di Polsi.
Un anno è passato, in un lampo,
da quando Lui ha lasciato questa
nostra «aiuola che ci fa tanto feroci», Pasquino nella vita aveva
imbracciato una fiaccola per
rischiarare le tenebre .
Io posso solo portare per lui un
piccolo cero che il 2 Settembre
accenderò a Polsi che per noi è
stata il simbolo di una umanità
crocefissa. Ricorderò i versi di
Montale: «...tendono alla chiarità
le cose oscure, si esauriscono i
corpi in un fluire di tinte: queste in
musiche. Svanire è dunque la ventura delle venture».
Svanire dopo questo nostro breve
viaggio. Ricominciare tra gli infiniti silenzi. È questa la speranza
estrema.
Tutto svanisce in questo mondo.
Se privilegiassi la retorica direi che
il ricordo di Pasquino sarà “perenne” e non svanirà mai. Mentirei.
Non lo posso fare parlando di un
amico.
Pasquino ha finito di cavalcare
nelle nostre praterie. Ha fatto il
suo viaggio con onore e adesso
merita di cavalcare tra la luce in
un mondo più bello e più giusto.
CULTURA E SOCIETÀ
La Festa
del pane, un
incontro tra
tradizioni
Domenica 10 Agosto si è tenuta a Canolo la Festa del pane.
Un momento di comunità
autentica nel piccolo paese
aspromontano, un insieme di
tradizioni che si rinnovano e
legami con il territorio che si
rinsaldano. Si è parlato di cibo,
tipicità, territorio e dell’importanza di conservare gli antichi
sapori e mestieri e di valoriz-
zarli perché rappresentano una
delle poche risorse per centri
piccoli come Canolo.
Hanno partecipato Assessore
Gaetano Rao, il sindaco Rosita
Femia, il Presidente del Parco
D'Aspromonte
Giuseppe
Bombino, Laura Stilo dell'azienda Stilio, Ieraci della
Coldiretti, e la nostra Patrizia
Pellegrini.
Reggio città Metropolitana
Presentato a Siderno il libro di Francesco Nucara
“Reggio: Città Metropolitana” incentrato su un
nuovo orizzonte politico e un diverso assetto di pia-
nificazione per Reggio e provincia. Tematiche
complesse che stanno a cuore a molti: sul palco
erano infatti presenti personaggi di spicco della
politica calabrese, come Pietro Crinò, Pietro Fuda,
ma anche esperti, come l'ing. Edmondo Crupi. La
presentazione è stata curata da Marcello Attisano,
moderata da Aristide Bava e arricchita da intermezzi musicali di Francesco Raso.
La Città metropolitana è una organizzazione differente rispetto ad attuali Regione e Provincia,
secondo la quale verrebbe organizzata buona parte
del territorio calabrese. Verrebbe modificato tutto
l'assetto amministrativo, burocratico, politico e la
programmazione di gestione delle risorse. Sarebbe
una specie di “riavvio” della politica calabrese, e in
questo senso è un'occasione di grande potenzialità.
Tuttavia nell'ascoltare alcuni interventi si ha la
deprimente sensazione che si speri o si supponga
che tutto possa cambiare senza intaccare la politica
nazionale e che esista una seppur minima possibilità che lo Stato italiano abbia intenzione di portare la Calabria ad una parità economica, perdendo
così “il comodo” di avere una terra da saccheggiare a piacere e insultare senza moderazione.
La Redazione
Sold out per LaTraviata a Locri
Un importante traguardo quello ottenuto con questo evento, che dimostra la voglia di cultura di alta qualità nella Locride. Servono ora luoghi adatti ed educazione per ospitare altri eventi del genere
Accolto con un sold out l'allestimento de “La traviata” a Locri dello scorso 12 Agosto, traguardo finale
della prima edizione del Laboratorio Lirico
Internazionale di Alto Perfezionamento “Morgana
Opera Academy”, proposta dall'Associazione
Culturale Morgana inCanta, con il presidente
Serenella Fraschini, in collaborazione con l'assessorato alla Cultura del comune di Locri, nella persona
di Anna Rosa Sofia.
Nel cast si distinguono nei ruoli principali il soprano
Daniela Kovacheva (Violetta Valery), il tenore
Vladimir Reutov (Alfredo Germont) e il baritono
Leonardo Galeazzi (Germont padre), quest'ultimo
professionista accreditato a livello internazionale,
capace di commuovere la platea ipnotizzata nel
duetto con Violetta, durante il suo arioso Pura siccome un angelo.
Daniela Kovacheva (bulgara) e Vladimir Reutov
(russo) sono giovani artisti che sono stati all'altezza
del ruolo. Emergono come qualità vocali e scenica,
fra i ruoli minori, Annalisa Cappelleri (Flora
Bervoix), Chiara Marino (Annina) e Gianluca
Marino (Gastone e Giuseppe), mentre per il timbro
vocale Giuseppe Zema (Barone Duphol).
Completano il cast: Angelo Michele Mazza
(Marchese d'Obigny e commissario) e Giordano
Farina (dottor Grenvil). Bisogna segnalare inoltre la
coreografia su Noi siamo zingarelle del corpo di ballo
Danza Dionysos diretto da Ivana Sanci, la grande
competenza del Coro Francesco Cilea e la performance dell'Orchestra del Teatro Francesco Cilea di
Reggio Calabria. Questo unicum per la Locride si
fregia dell'attenta regia di Mario De Carlo, regista di
fama internazionale che vanta un curriculum costellato da riconoscimenti, fra cui, nel 2012, al Teatro
dell'Opera di Bucharest, il Premio “Gala Artele
Spectaculului Muzical (Opera, Operetta e Musical),
come miglior Regista d'Opera e il Premio Speciale
come miglior Scenografo/Costumista per la sua produzione del “Faust”(Miglior Spettacolo per la sezione Opera), e, nel 2013, all'Opera Nazionale
Romena di Ia_i, nella notte “Oscar per l'Opera”, il
premio come miglior Costumista dell'anno.
Nel suo allestimento Violetta è una donna pubblica,
la cui vita si svolge sotto gli occhi di tutti. Al pari
delle stars, anche a lei viene negata la possibilità di
vivere una vita che sia solo propria. Tutti gli aspetti
più privati vengono così spiati, seguiti, scrutati, da
“borghesi piccoli piccoli, col pelo sul bavero e sul
cuore”, una società priva di scrupoli e capacità analitiche che “allunga l'occhialino per meglio mettere
a fuoco le vicende di lei e ne segue le sorti”, come
precisa il regista. L'esperienza di Violetta si snoda in
una scenografia, al cui centro campeggia un elemento, che è di volta in volta alcova, tavola imbandita,
salottino intimo, tavolo da gioco, letto di morte.
“Tale elemento, che nella sua rigidità ospita la multiforme storia della protagonista, accompagna
La rete Macramé si presenta al territorio
LA PRIMA INIZIATIVA PROPOSTA È IL SERVIZIO DI CURA DOMICILIARE CONCORDATO CON L’ASP DI REGGIO
FRANCESCA BARRANCA
Da martedì 22 luglio a Siderno, presso i locali del centro di terapie riabilitative FitMed di
via Trieste n.75, è attiva la sede territoriale
della Locride della rete sociale “Macramé”.
In occasione della presentazione della sede
territoriale della Locride, i rappresentanti
della rete “Macramé”, di cui è presidente
Gianni Pensabene, hanno illustrato ai cittadini e agli operatori del settore l'accordo quadro sui nuovi servizi di cure a domicilio, siglato alcuni giorni fa con i vertici dell'ASP di
Reggio Calabria.
La rete “Macramé”, costituitasi recentemente dalla fusione dei consorzi Terre del Sole e
Kalon Brion che per storia e cultura appartengono all'associazionismo laico cattolico,
opera in diversi contesti: dai servizi di assistenza alla persona, all'agricoltura sociale e
solidale, alla progettazione e realizzazione di
interventi finalizzati alla proficua utilizzazione dei beni confiscati.
La rete “Macramé”, trame solidali mediterranee, contiene già nel suo acronimo l'idea di
un tessuto fitto e resistente, con le sue sedi
(antenne territoriali) di Reggio Calabria,
Villa S.Giovanni, Area Grecanica, Locride, si
propone l'obiettivo di contribuire a dare
nuova linfa a questa terra povera di occasioni e con una economia ormai da tempo in
ginocchio, attraverso la creazione di opportunità di lavoro e di riscatto per tutti quei soggetti che versano in una condizione di disagio
sociale.
All'interno della rete operano già diverse
figure professionali esperte nell'ambito dell'assistenza socio-sanitaria e socio-assistenziale domiciliare. Per gestire in modo efficiente
le richieste dell'utenza, la rete si è dotata di
un sistema di collegamento internet con la
centrale operativa che utilizza un software
specifico, interfacciandosi direttamente con
l'ASP di Reggio Calabria.
Tra i principali obiettivi del nuovo sodalizio
per quanto riguarda gli interventi nell'ambito
dell'assistenza domiciliare, vi è quello di
porre al centro le esigenze della persona
svantaggiata, nonché consolidare, anche sul
nostro territorio, una rete integrata tra enti
pubblici e privato sociale, al fine di garantire
alla popolazione anziana oltre i 65 anni non
autosufficiente ed ai disabili gravi, un servizio
quanto più possibile efficiente e soprattutto
continuativo, solo così si potrà rispondere
concretamente alle necessità di chi versa in
una condizione di gravità.
Violetta nella sua corsa verso l'ineluttabile fine”
spiega De Carlo. Il finale è forte, intenso, pregnante, quasi cinematografico, ben reso dalla
Kovacheva, e potenziato dalle scenografie di De
Carlo che si è avvalso dell'esperienza di Salvo
Manganaro che ha realizzato, con tecnica digitale,
scenovideografie di grande impatto, capaci di valorizzare le caratteristiche architettoniche dell'ottocentesca facciata della Corte comunale. Un esperimento ben riuscito, vanto per la città di Locri, che in
tal modo conferma il proprio investimento consapevole nella cultura, vista come leva di sviluppo e
capace di rendere Locri realtà produttrice di arte a
livello nazionale.
Un plauso particolare all'assessore alla Cultura,
Anna Rosa Sofia, e al direttore artistico del progetto, Serenella Fraschini, che si è spesa per realizzare
questa “creatura”. Docente della cattedra di Canto
al Conservatorio di Reggio Calabria, soprano di
luminosa carriera, direttore artistico per la Lirica
del Teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria.
Mi auguro, dato il successo, che il fuoco dell'arte
non si spenga, e abbia seguito una rassegna di lirica
estiva, capace, come già ebbi modo di dire, di imporsi come il Festival “Puccini” di Torre del Lago o “Lo
Sferisterio” di Macerata, e di richiamare un pubblico internazionale di patiti del bel canto” nella nostra
terra.
Annunziato Gentiluomo
Sonia Certomà si racconta
Nata a Catanzaro il 05 agosto 1974, Sonia
Certomà ha frequentato l’Accademia
delle Belle Arti laureandosi con il massimo dei voti. Una ragazza dolce e una pittrice di grande talento, ci ha ospitati nel
suo laboratorio e noi, da gran “spettatori”
abbiamo preparato quest’intervista:
Come è iniziato il tuo percorso artistico?
Sin da quando ero ragazzina, amavo i
colori e mi piaceva tantissimo disegnare....
adoravo i toni molto accesi, qualità che in
me è rimasta tutt’ora.
Qual è il tuo stile? Non seguo nessuna
corrente in modo particolare, benché io
stessa riconosca un’influenza da parte dei
colori orientali, molte delle mie raffigurazioni sono d’ispirazione simbolista, dove
trovo del positivo lo faccio mio, attraverso
la pittura, non è importante che sia di una
etnia specifica, l’importante è che riconduca alla serenità dell’animo.
Hai sempre avuto questa passione? Sì.
Qualsiasi altra cosa io faccia, per me stessa resto solo “la pittrice Sonia”.
Nel tuo lavoro quanto è importante la
fantasia? La fantasia è fondamentale,
attraverso essa, si filtra la realtà, che assume diversa forma, colore e significato.
Quando hai iniziato a dipingere i primi
quadri? All’età di undici anni, mi hanno
regalato un kit di colori ad olio e cinque
pennelli. Da quel momento in poi non li
ho mai lasciati; mi considero un “pennello nelle mani di Dio”. Conservo ancora il
mio primo dipinto.
Ho notato una certa predisposizione nel
dipingere figure di Santi. Che significato
assume per te? Ciò è dettato dalla mia
forte credenza e da alcune esperienze
dirette con il mondo così detto “dell’invisibile”. In passato mi ero documentata
sulle quattro religioni capostipiti, un po’
sospettando che non vi fosse una verità
inconfutabile, ma, più andavo avanti e più
non ho potuto fare a meno di riconoscere
in Gesù la verità assoluta. Ecco perché da
quel momento in poi ho deciso di rappresentarlo sia come immagine visiva e sia
attraverso le sue simbologie e i suoi
miglior seguaci, i Santi, con la predisposizione in particolar modo verso
l’Arcangelo Michele e l’Angelo Custode.
Sono passati dodici anni da allora e il mio
sentimento non muterà, sarà solo crescente.
Katia Candido
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La notte incantata dei saltimbanco
DUE GIORNI DI MAGIA E DI ARTISTI DI STRADA CHE HANNO FATTO RIVIVERE LA CITTÀ
DI STIGNANO PER LA TERZA EDIZIONE DELLA FESTA DEI VICOLI DELL’ANTICO CASALE
Un borgo, una notte d'estate e un briciolo di magia. Un incanto che
sa di epoche passate e di un tempo che fu. Saltimbanco, giocolieri,
acrobati, mangiafuoco e veggenti per le strade di Stignano in occasione della terza edizione Festa nei vicoli dell'Antico Casale. Artisti
di strada da ogni parte del mondo hanno intrattenuto i numerosi
curiosi che hanno scelto di passare una serata immersi nella magia
che solo il “circo di strada” sa ancora regalare. Un clown cileno, El
Karcocha, il tedesco Andrea Fidelio che interpreta Fefè, un grottesco boss, la performer canadese che si esibisce con gli hula hoops,
l'italianissima Claudia Franco che ha fatto venire i brividi ai presenti con le sue acrobazie con la ruota cyr. Ed ancora, la DuoDorant
Company, altro gruppo italiano di clown che ha improvvisato un
comico incontro di boxe, Flash Gonzales, altro cileno, giocoliere, il
mago Crispino ed infine il banditore, poeta, attore, Giuseppe
Mandica.L'11 e il 12 Agosto Stignano ha ospitato tutti questi artisti, trasformando i suoi vicoli in un grande teatro a cielo aperto. Tra
l'altro la manifestazione è stata accompagnata dalla super luna
piena che ha reso tutto ancora più magico
Al via laVI edizione del Festival nazionale teatro Magna Grecia
il 1 agosto è iniziata la stagione estiva teatrale a Marina di Gioiosa Ionica. Ha
preso il via infatti la VI edizione del Festival Nazionale Teatro Magna
Grecia, organizzato dai comuni di Marina di Gioiosa Ionica, Locri e Gioiosa
Ionica, insieme al Centro Teatrale Meridionale, diretto da Mimmo Pantano
e con il supporto della Soprintendenza per i Beni Archeologici della
Calabria.
A Marina di Gioiosa Ionica l'importante rassegna teatrale è ospitata presso
il Teatro Romano, un gioiello del II secolo a.C., scoperto nel 1883 e portato
alla luce dagli scavi diretti da Paolo Orsi, nel 1925.
Lo serata inaugurale ha visto in scena il grande Gigi De Luca, istrionico ed
apprezzato protagonista di Miseria e Nobiltà di Eduardo Scarpetta. La comicità di De Luca e della sua compagnia ha catturato il numerosissimo pubblico presente, che ha fatto registrare il tutto esaurito e questo a riprova del
fatto che la Calabria e la Locride sono luoghi in cui è possibile e anzi è necessario investire in cultura.
La kermesse teatrale, poi, è proseguita con un allegro e riuscito spettacolo di
burattini, portati sulla scena del Teatro Romano dalla Compagnia della
Maruca di Crotone. Grandi e piccini, per quasi due ore, sono stati affascinati dalla storia di Zampalesta u cani tempesta. La serata, poi, si è conclusa con
una dimostrazione sulle tecniche per costruire in famiglia una marionetta.
L'appuntamento, ora, è per martedì 19 agosto, alle 21,15, quando verrà rappresentata Miles Gloriosus, una commedia di Plauto, con l'interpretazione di
Edoardo Siravo. Commedia dalla comicità sfrenata, il Miles Gloriosus è considerata l'antecedente di tutti i “Capitan Spaventa” e “Fracassa” che animeranno la Commedia dell'Arte e il teatro del Rinascimento. Edoardo Siravo
sarà un Miles alquanto gloriosus, con gonnellino, mantello bordeaux e
imbracato in una corazza di seconda mano, usurata e ramata. Uno spettacolo da non perdere, in una cornice di inconsueta bellezza.
SABATO 16 AGOSTO
19
Non aprite
quella borsa
SARA JACOPETTA
Mary Poppins, la tata più amata d'America, ne
aveva tolto fuori perfino un attaccapanni dalla
sua borsa, lasciando i piccoli Jane e Michael a
bocca aperta. Fedele amica delle donne, si sta
avvicinando sempre più anche al mondo
maschile, sottoforma di tracolla. Borsa deriva
dal greco “byrsa” che vuol dire cuoio: sono
stati infatti gli uomini della preistoria ad
inventare questo accessorio. Difatti, i cavernicoli si accorsero che accartocciando la pelle
degli animali, si poteva ottenere un comodo
“aggeggio” dove poter riporre gli utensili. Chi
l'avrebbe mai detto che sarebbe diventato
qualcosa di irrinunciabile per una donna. Ma
attenzione, qualcuno si potrebbe arrabbiare a
sentirla chiamare semplicemente borsa: bisogna fare una distinzione tra shopping bag,
sacca, borsa a mano, a spalla, tracolla, bauletto... Quello che si può notare è che le donne
hanno un problema con le misure. Già! Perché
escono di casa con una pochette creata per
contenere un pacco di fazzoletti e un campioncino di profumo, e invece tu, uomo, la
apri, e ti senti come catapultato in una partita
di shangai, della serie “Fatemi riflettere con
calma, altrimenti qui faccio un patatrac”.
Oppure dicono di passare a fare una semplice
ricarica ed escono con una borsa che il tuo
borsone da calcio in confronto è un marsupio.
Ci infili la mano per prendere il telefono ed è
il vuoto più totale. Il pozzo di San Patrizio che
avevi visitato nel '93 non è nulla di fronte a
quella voragine di borsa. Che poi, all'interno
trovi un po’ di tutto: un astuccio salvavita con
pillole antinfiammatorie, assorbenti, un cerotto e un aggeggino piccolo che con due mosse
da mago diventa uno spazzolino da denti; un
libro, che le donne portano ovunque (“qualora mi dovessi annoiare”) che non leggono mai;
una penna che puntualmente esplode, macchiando l'intera borsa; gomme da masticare
seminate, a causa del pacchetto che si è aperto; quindici scontrini, che un po' di
spazzatura non guasta mai.
Quando all'improvviso tu,
uomo, affetto da un attacco
di raffreddore improvviso,
chiedi loro di salvarti con
la cosa più semplice
che esiste: un fazzoletto. Loro ti illudono, perdendo tre
minuti a cercare, e
con quel viso da
finte afflitte ti
dicono “Mi dispiace, non ce l'ho”.
Il Borgo di Bovalino Marina in festa per San Francesco, protettore della gente di mare
È notte profonda, in un caldo afoso quasi
irrespirabile, m'incammino insieme a mia
moglie, per raggiungere un amico e tutta
la troupe, di una parte d'inizio del Borgo,
padrone e dominio degli antichi pescatori. C'erano una volta il Borgo e i pescatori, con il silenzio, nelle loro case accennate, dove gli attrezzi di pesca erano i
padroni delle loro case, con le reti, i loro
attrezzi, le lampare quasi squassate, le
nasse, i sugheri, le ceste e i lettini in
mezzo a loro, facevano da cornice, in
questo disordine, ordine, per il loro riposo, dove l'odore del pesce era predominante e le narici respiravano l'odore del
mare e del sale. Ma in ognuno di loro,
c'era la conoscenza amorosa del mare
delle proprie reti da pesca, che, quando
non andavano a mare, curavano e rinfor-
zavano, se qualche pesce le aveva lacerate. Quasi tutte le sere c'era la preparazione della propria barca, per la partenza
per la pesca, tutto doveva essere al proprio posto, per poterla operare e trovare
anche nel buio della notte. E così, quasi
tutte le sere, lasciando la riva e il paese
alle spalle per raggiungere il largo, il più
lontano possibile s'inoltravano nel buio,
per abbandonare le reti nel profondo del
mare e in silenzio ritornavano alla riva,
con la speranza e l'attesa, l'indomani, di
tirarle piene, per la propria sopravivenza.
Gli anni di quella grande poesia che viveva la zona sono già passati, oggi a raccontarla sembra un sogno, ma era la realtà.
La nuova generazione non so da quando e come, con la stessa intensità, religiosità ed emozione e tanta fatica sovruma-
na, vuole raccontare il passaggio di san
Francesco, amico dei suoi marinai e
patrono del mare, nel rione Borgo con “
l'Infiorata ”. Era notte fonda come dicevo, percorrendo via Garibaldi all'incrocio
di via Fratelli Bandiera, si notavano da
distanza, i numerosi visitatori accorsi per
ammirare e assistere alle fasi conclusive
della preparazione. Raggiunto l'inizio del
Borgo, oltre alla folla mi ha colpito il viale
illuminato con dei piccoli ceri a forma
rotonda piccoli con la fiammella appena
accesa e tremolante, anche lei stanca,
come le donne, i bambini, gli uomini, che
hanno partecipato al grande lavoro di
cesello, di pittura a mano; la stanchezza
predominava in ognuno dei volti di coloro che, inginocchiati a terra, chini sull'asfalto, spalmavano l'impasto colorato,
per distribuirlo sul disegno preparatorio
di Luciano Armeni e dei suoi collaboratori. Sembravano tanti tatuaggi, che avevano preso d'assalto l'asfalto infuocato
dal giorno trascorso. Ma non è stato sufficiente un giorno, si sono avvicendati
altri giorni e parte delle notti, e la stanchezza e le forze sono arrivate al culmine.
Intanto i visitatori si intrecciavano nel
vicolo del Borgo ad ammirare quel capolavoro del viale infiorato: i tasselli curati
nei minimi particolari disegnati e non
fatti per caso, ma con un criterio e una
logica ben precisa, dalla Barca del pescatore all'ingresso del Borgo, all'acquario
con dei pesci, ai disegni e decorazioni di
molti colori, per raccontare il Borgo e
San Francesco padrone di Bovalino.
Domenico Savica
RIVIERA
BLOB
Candi..diamoci
Ferragosto a Marina di Gioiosa Jonica
Il suo ricordo rimarrà sempre nel nostro cuore. Una
somiglianza incredibile quella tra il compianto
Raimondo Scalisi, deceduto due anni fa, e lo
straordinario attore americano Jack Nicholson.
È l'attore vivente che ha ricevuto più nomination al
premio Oscar: ben dodici (otto come attore protagonista, quattro per non protagonista). L'onore
dei Prizzi, Ironweed e Codice d'onore alcuni tra i
suoi film di maggior successo.
Una festa di corpi svestiti e di gioia, di mare e di cielo e di
sole piantato in alto a sorvegliare. Il vociare allegro e le urla
giocose dei bimbi. La sabbia rovente e la frescura dell’acqua, e basta un pallone per ritrovarsi felici. Staccare dalla
routine, cercare gli altri e ritrovarli simili, e festeggiare il solleone con il grande rito collettivo del tuffo in mare. Auguri
a tutti, viva l’Estate!
Sergio “U squalu”
Assessore operaio.
Canta l’assessore all’ambiente del
comune di Bovalino, Sergio
Delfino: Api truccate, anni '90,
girano in centro sfiorando i 90,
rosse di fuoco, comincia la
danza, di frecce con dietro
attaccata una targa.
Dammi una Special, l'estate che avanza, dammi
un’Ape e ti porto in
vacanza!
Ma quanto è bello
andare in giro con le
ali sotto ai piedi se
hai un’Ape Special
che ti toglie i
problemi ...
Sunshine Reggae
Lo Squalo di Marassi in vacanza nell’arcipelago delle
Sbarre a Siderno, mentre increspa sotto la doccia il mare
di cemento della statale 106, al chilometro105.
Laid Back-Sunshine reggae: Gimme, gimme, gimme just
a little smile, That’s all I ask of you Gimme, gimme,
gimme just a little smile,We got a message for you.
Reduce dal grande
successo ottenuto
con una nuova, strabiliante
edizione
della “Festa nei vicoli
dell’Antico Casale di
Stignano” ecco a voi
il Sindaco Franco
Candia insieme a El
Karcocha ed il fotografo
Celestino
Gagliardi. Nessuna
improvvisazione, solo
tanto impegno.
Abbracciamose vip
“Abbracciamose” questa settimana è in
compagnia di alcuni Vips.
Bella serata in compagnia di Vincenzo,
Giovanna e Federica direttamente dal palcoscenico d'Amici a Merici da Rudy Lizzi
Foto di gruppo
L’Oroscopone del piccolo criminale
Mangia i cannoli contro il logorio della vita quotidiana. Alla festa del Pane di Canolo, grazie all’intraprendenza dei nostri amici, abbiamo assaggiato delle
specialità assolutamente “deliziose”.
by Giuditta
Ariete: voi siete uno dei tanti assessorucoli
comunali intrallazzisti, unigambisti e mistomafiosi. Avete fatto un pò di tric e trac su quelle
praticucce per favorire qualche amico di boss
ed ora vi ritrovate con la foto segnaletica sui
giornali. Ora che siete finiti con le brache calate
davanti a tutto il paese, le mutande ve le potete mettere in testa.
Cancro: voi avete aperto una pizzeria ma non
rispettate le norme igieniche, sul pavimento della
cucina c'è tanto di quell'olio che si potrebbe fare
lo slalom, ma voi invece di pulire ci gettate sopra
la farina, creando un impasto scivoloso. Una delle
commesse scivolerà e si romperà una gamba, e
voi dovrete pagare i danni.
Toro: voi avete cercato di scassinare la casa di
una vecchietta ultracentenaria che vive da sola
in una casetta di campagna. Pensando di trovare gioielli di famiglia di valore antiquariale, legate e imbavagliate la vecchietta. Purtroppo per
voi trovate solo una statuetta di Padre Pio e
acqua benedetta di Lourdes.
Leone: voi siete proprietari di una piccola
società di phishing su internet. Cercate di attrarre tutti in ogni modo possibile, finché non trovate un'idea stupenda: una petizione anti Silvio
Berlusconi che invece conduce ad un sito sul
quale vi verranno rubati i codici delle vostre carte
di credito. Purtroppo sarete intercettati dalla
Polizia Postale.
Vergine: voi avete ammaccato una macchina
facendo retromarcia e siete fuggiti. Ma siete stati
visti e qualcuno vi ha preso il numero di targa.
Dato che però non c'era nessuna prova contro di
voi, il danneggiato vi tormenterà con telefonate
minatorie e sms a tutte le ore del giorno e della
notte. Cambiate numero.
Gemelli: Voi sarete accusati di abigeato.
Data la vostra nota passione per il latte fresco e
le ricotte, ruberete tre pecorelle al vostro vicino
di casa. Oltre alle erbette fresche darete alle
pecorelle anche del caffè da bere, così mungerete cappuccino fresco ogni mattina. Purtroppo
le vostre colazioni saranno interrotte dai
Carabinieri.
SETTIMANALE
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SABATO 16 AGOSTO 23
Il prof. Domenico Angilletta
ed alcuni suoi alunni nel
mentre sono intenti ad una
necessaria pausa di riflessione. Come il professore
John Keating de “l’Attimo
Fuggente” (interpretato dal
grandissimo, compianto,
Robin Williams) il nostro
prezioso collaboratore sembra dire: Carpe diem,
cogliete l'attimo ragazzi,
rendete straordinaria la
vostra vita.
filù filù filù filà
Metti che sei un artista puro e questa cosa non
fa certo un bell'effetto. "Il clarinetto, quello che
fa filù filù filù filà".
La nostra amica Daniela Fazzolari si è sposata
a Tricase. Eccola in un selfie post wedding
con i più importanti attori di “Cento Vetrine”
la soap che l’ha resa famosa. Congratulazioni,
abbracci e un mare (pugliese e non sidernese)
di auguri. Il fortunato si chiama Sergio
Sparascio, ha 29 anni (10 meno di lei) e di professione fa il modello. Wowww!!!
Buon Primo Compleanno
Alfredo dee jay
A Maria Sole
luminosi auguri
per il suo Primo
Compleanno!
Alla consolle, più ambito di Avicii,
meglio di Fargetta e di Gigi
D’agostino immezzo a noi ( ed a voi) il
grandissimo dee jay sidernese
Alfredo Vitale, vera “rilevazione” e
non “rivelazione” dell’Ymca Street.
“Martonesi”
L'ambasciatore d'Italia a Vienna, Giorgio
Marrapodi, non è mancato all'appuntamento
con Paese Natio con il sindaco Imperitura.
Grazie
Coplimenti Max
Uomini del sud
Luigi Errigo, Nino Sigilli e Pino Aprile: Siamo
meridionali, dovete costruire le centrali nucleari?
Stiamo qua noi; approfittate di noi! Che fate?
Non ne approfittate?
Congratulazioni al nostro campione Massimo
Cataldo classificatosi al primo posto al torneo di
tennis “Madonna delle Grazie” a Roccella
Jonica.
Bilancia: dopo una vacanza a BaykonUr, dove ci sono i campi di nudisti, avete
preso a fare il bagno totalmente nudi.
Arrivati in Calabria pensate che non ci siano
leggi che vietino il bagno nudi e ve ne
andate in spiaggia con tutte le vostre cose
penzoloni. Passerete una bella estate al fresco. Al fresco, sì, ma di una cella!
Capricorno: voi, per comprarvi una
macchina nuova, dato che la vostra è del
1987, pensate di rapire qualcuno, ma non
sapete chi. Così rapite vostra zia, naturalmente col volto coperto e voce contraffatta. Chiedete un riscatto di 50mila euro,
appena quanto basta per una cinque porte
non di lusso, ma vostra zia vi riconoscerà e
vi prenderà a calci.
Scorpione: voi siete uno dei tanti medici che fanno esami radiologici a pagamento. Mentre avete un paziente sotto, ricevete una telefonata di un caro amico che
vi chiede aiuto per la futura campagna
elettorale. Fate tutti gli esami al povero
paziente usando il mignolo e i gomiti perché avete le mani impegnate col telefonino. Per ora nessuna sanzione, ma Dio
vede…
Acquario: voi avete tentato di vendere una
partita di spazzolini da denti avariati. Questi
spazzolini, invece di lavare i denti, li sporcano
di un colore grigiastro. Per fortuna siete riusciti a scappare dalla città dove li avevate venduti e a nascondervi a casa di un amico. Il problema è che anche voi avete utilizzato quegli
spazzolini e ora avete i denti di un bel grigio
topo.
Sagittario: Voi siete un modesto perito
geologo. Dovette fare una perizia sulla stabilità
di un edificio che però è di un amico di un amico
di un piccolo boss. Se non vogliamo dire che
siete stati comprati, potremmo dire che qualcuno vi ha offerto del danaro in cambio di un piccolo favoruccio. In fondo siete stati solo gentili,
no?
Pesci: voi fate i vigili urbani e per arrotondare la giornata avete fatto qualche
multa in più, sperando di poter ricavare
abbastanza per pagarvi un paio di mesi di
mutuo. Purtroppo non avete considerato
che avete fatto la multa anche al Sindaco
per aver parcheggiato in zona riservata ai
pubblici ufficiali del comune. E mo' sono
cavoli vostri.
“Le Macine” Ristorante
Contrada Nicolao snc uscita svincolo Mammola (RC)
Info & prenotazioni: 388 8091248 - 347 9636299