attualità - La Riviera

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attualità - La Riviera
LA CONTROCOPERTINA
www.rivieraweb.it
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Viaggio
a zig-zag
tra le coste
d’Italia
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DOMENICA 20 MARZO
ormai di casa Klaus Davi: il famoso
massmediologo, dopo essere salito agli
onori della cronaca locridea con la polemica sui cartelli antindrangheta scatenata con Giovanni Calabrese la scorsa
estate, è deciso a cogliere fino in fondo
l’invito a vivere un po’ di Locride prima
di sparare a zero sui nostri amministratori e, tra un “citofona e scappa” fatto a casa De
Stefano e un’intervista al sindaco del mese, questa
settimana ha fatto una capatina a Linea Aperta, il
programma condotto da Maria Teresa Criniti (1). Per
un Klaus che muove da nord a sud troviamo invece
un pezzo di storia della Locride che intraprende il
viaggio opposto: ci riferiamo al Cavaliere di Casa
Marafioti (2), una terracotta del V secolo a.C. che,
ritrovata dall’archeologo Paolo Orsi a Locri, dopo il
restauro cui è stato sottoposto a Reggio è in questi
giorni esposto a Milano presso la Galleria Italia.
Torniamo a giro stretto dalle nostre parti per ricordare che si avvicina il 17 aprile, giorno nel quale sarà
imperativo votare SÌ al referendum contro le trivellazioni nello Jonio, che rovineranno il nostro mare per
qualche goccia di petrolio. Un gruppo di ragazzi
pugliesi, decisi a sottolineare che le trivellazioni siano
dannose per il territorio, ha ideato lo slogan molto
forte “Trivella tua sorella” (3) che è stato bollato di
sessimo e volgarità da tre quarti del web. Di nuovo a
(centro)nord per fare la conoscenza di Gaetano
Gargiulo (4), cardiochirurgo sidernese, primo medico in Italia a effettuare un trapianto di cuore su un
bambino che è stato nominato direttore del dipartimento cardiotoracico vascolare del nuovo polo sanitario di Bologna, arricchendo la già nutrita rosa di
Calabresi che fanno grande il nome dell’Italia nel
mondo. Saliamo di qualche centinaio di chilometri
per andare a Milano, dove un altro calabrese rappresenterà la Ministro Lorenzin nel consiglio di amministrazione del Registro Tumori: parliamo di
Alessandro Gentile (5), figlio del sottosegretario Ncd
Tonino indagato per truffa e associazione a delinquere (e poi prosciolto) nell’ambito di un'inchiesta collegata a una storia di rotative bloccate al quotidiano
Calabria Ora, che costò il posto nel governo al padre,
poi tornato nell'esecutivo col rimpasto. Il nostro girovagare ci porta sulla scrivania di Monsignor Oliva,
dove lunedì mattina è giunta la risposta del premier
Renzi all’appello che la scorsa settimana abbiamo
pubblicato anche sul nostro giornale. La lettera (6),
telegrafica come la risposta di professore universitario e vergata a mano, afferma di aver udito il grido di
dolore del vescovo e che, da oggi, verrà fatto di tutto
per i giovani del nostro territorio. È proprio vero che
si sente più un grido di vescovo che un appello di sindaco… Dal sacro al profano alleggeriamo i toni con
la simpatica Sofia Vergara (7): l’attrice e modella
colombiana, conosciuta per il ruolo di Gloria nella
spassosa sit-com Modern Family è salita agli onori
della cronaca per la sua abitudine a indossare abiti
che esaltano le sue forme generose. Torniamo a questioni più serie con il sopralluogo che Tansi (8) ha
fatto sulla spiaggia di Palizzi constatando la neces-
È
sità di avviare le “pulizie di primavera” e con il
tweet di Gasparri che ha sconvolto il web (9): il
Vicepresidente del Senato ha messo infatti in
evidenza il livello culturale dei nostri rappresentanti “strafalciando” oscenamente il passato
remoto del verbo chiedere. Pensiamo davvero
di ricoprire un ruolo di primo piano nella politica internazionale?
Jacopo Giuca
RIVIERA
ATTUALITÀ
GIUDIZIARIA
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24^ EDIZIONE DELLE GIORNATE FAI DI PRIMAVERA
‘NdrineaGioiosaJonica
cennistorico-giudiziari
Negli ultimi giorni Gioiosa Jonica è rimbalzata tristemente agli
onori della cronaca per un fermo richiesto dalla Procura
distrettuale antimafia di Reggio Calabria nei confronti di una
trentina di persone che, all’esito delle investigazioni eseguite da
carabinieri e guardia di finanza, risultano indagate a vario titolo di reati che vanno dall’associazione per delinquere di stampo mafioso all’usura aggravata e altro.
Negli atti di indagine insiste, tra l’altro, una ricostruzione che gli
inquirenti compiono sulla presenza e pervasività delle ‘ndrine
in quel paese, attraverso dei cenni storico giudiziari che partono dagli anni Settanta fino ad oggi.
L’attività criminale delle ‘ndrine, dagli anni ’70 a oggi si è sviluppata in molteplici attività delittuose, contro il patrimonio, la vita
e l’incolumità individuale, in materia di armi e nel commercio
di quantità ingenti di sostanze stupefacenti, ampliandosi da un
ambito locale e rurale, a uno nazionale e internazionale, attraverso la costituzione di gruppi di affiliati nel nord Italia e all’estero, diretta promanazione della cosca originaria, nonché
attraverso collaborazioni e alleanze criminali con altre cosche
mafiose.
Come detto, la manifestazione di tale ‘ndrina risale già agli anni
’70: esplicativo il fatto di cronaca verificatosi dopo la morte del
pregiudicato U.V., all’epoca ritenuto a capo dell’omonimo clan,
ucciso in un conflitto a fuoco con i Carabinieri di Gioiosa Ionica
il 06.11.1976. Il giorno successivo (domenica) non veniva tenuto il tradizionale mercato poiché alcune persone avevano
costretto, anche con l’uso delle armi, i commercianti locali a
chiudere i negozi e quelli ambulanti ad allontanarsi in segno di
lutto: nel frangente, un anziano ambulante, colto da malore in
seguito alle minacce ricevute, ricoverato presso il nosocomio di
Locri, ivi decedeva nel pomeriggio.
Uno degli ambulanti che inizialmente aveva presentato denuncia presso i Carabinieri, ritrattava successivamente.
Tra i denuncianti vi era anche Rocco Gatto, titolare di attività
commerciale (Mulino), in Gioiosa Ionica già denunciante di
patite estorsioni, che il 12.03.1977 veniva ucciso con tre colpi di
lupara a Gioiosa Ionica. Indagati e rinviati a giudizio per tale
evento, U.L. (fratello di U.V.) e S.M., il 22.07.1979 venivano
assolti per insufficienza di prove dalla Corte d’Assise di Locri.
Nel giudizio d’appello, il 06.05.1986, con la medesima motivazione veniva confermata l’assoluzione dall’accusa
di omicidio, ma gli stessi venivano condannati per estorsione
aggravata.
Negli anni ‘80, la sentenza di condanna emessa all’esito del procedimento originato dalle dichiarazioni rese da P.N.: quest’ultimo, dopo essere scampato a un agguato il 22.11.1986, riportando solo ferite, denunciava all’Arma di Roccella Ionica di essere vittima di un’attività estorsiva ad opera di alcuni soggetti di
Gioiosa. Per tali fatti venivano arrestate 48 persone e tra queste, il 23.10.1987, venivano rinviati a giudizio U.L. e U.A., M.D.
e T.N., per i reati di tentato omicidio, estorsione aggravata,
detenzione illegale di armi ed esplosivi nonché associazione
mafiosa. Il procedimento si concludeva con la condanna degli
stessi per tutti i reati ascritti, eccezion fatta per l’associazione
mafiosa che veniva derubricata in associazione semplice. In
data 11.06.1991, in Grotteria, P.N. rimaneva vittima di un
agguato a colpi di mitra, unitamente al suo accompagnatore, R.
N., all’interno dell’auto crivellata di colpi.
Gli anni ’90 invece, si caratterizzavano per la sentenza di condanna emessa nell’ambito dell’operazione convenzionalmente
denominata “Sant’Ambrogio”, relativa all’esistenza e operatività internazionale di un’associazione a delinquere, finalizzata
al traffico di stupefacenti, che vedeva tra i suoi imputati-condannati numerosi soggetti ritenuti vicini alla cosca in argomento.
Infine gli anni 2000 su Gioiosa Jonica insistono diversi procedimenti penali che vedono coinvolte alcune delle consorterie del
luogo. Tra i procedimenti vi sono “Mistero”, “New Bridge”,
“Ulivo 99”, “Minotauro”, “Il Crimine”, “Morsa sugli appalti”,
e da ultimo “Typographic - Acero bis”.
DOMENICA 20 MARZO
La Delegazione Fai della Locride e della Piana ha
previsto, per l’edizione 2016, un suggestivo itinerario
che si snoda tra i principali poli urbanistici e i più
rappresentativi monumenti di Caulonia
Un viaggio per le vie dell’antica Castelvetere
alla scoperta di 10 secoli di storia calabrese
la splendida Caulonia, l’antica
Castelvetere, la protagonista della
24^ edizione delle giornate Fai di
Primavera, in programma per la giornata di ieri e di oggi, con orario continuato 9.30 – 16.30. Un viaggio in più
di 10 secoli di storia calabrese, esemplificata in uno dei suoi luoghi più significativi.
Centro sorto in età bizantina, Caulonia, è cresciuta sotto la signoria della potente famiglia
napoletana dei Carafa, che dominarono dal
1479 al 1806. Nel Medioevo e in età moderna fu
uno dei centri più grandi e importanti della
Calabria Ultra e insignito del titolo di “città”
pur non essendo sede vescovile. Tale importanza avuta in passato ha lasciato una traccia evidente nel tessuto urbanistico, dominato da maestosi palazzi, chiese ricche di opere d’arte e tre
conventi.
Il percorso proposto, intitolato Per le vie di
Castelvetere: Kastron bizantino, metropoli dei
Carafa, teatro del Caracolo, si snoda nel cuore
dell’antica città, privilegiando una direttrice che
ripercorre l’antica strada di mezzo, il cui toponimo bizantino, “mese”, si conserva ancora nella
piazza di “susu”: partendo dalla Porta del
Salvatore, principale ingresso alla città, e attraverso la Giudecca, tocca i principali poli urbanistici e i più rappresentativi monumenti, fino al
È
Castello feudale, situato in cima alla rocca. Le
quattro tappe del percorso terminano ciascuna
con la visita a un bene: Chiesa dell’Immacolata,
ruderi della Chiesa di S. Zaccaria con l’affresco
medievale e Chiesa del Rosario, Chiesa matrice
“La Cattolica” e Monumento funerario Carafa,
Castello feudale. L’itinerario è arricchito da
due stazioni paesaggisticoambientali,
che affacciano rispettivamente
sul
fiume Allaro
e sul fiume
Amusa.
Forte risalto è
dato
al
Caracolo,
solenne processione che si
ripete soltanto
due volte l'anno
durante i riti
della
Pasqua
nella spettacolare cornice del centro storico e
caratterizzata da un percorso sinusoidale simulante una vera e propria serpentina, che la fa
muovere circolarmente su se stessa. Tra le otto
pregevoli statue processionali si potrà ammirare
la toccante immagine del Cristo alla Colonna,
capolavoro di scultura napoletana realizzato
alla fine del XVII secolo.
Anche nella giornata di oggi i visitatori potranno avvalersi di guide
d’eccezione: saranno i
190
Apprendisti
Ciceroni® - per questa edizione allievi del
Liceo
Scientifico
“P.Mazzone”
di
Roccella Ionica e di
Gioiosa Ionica (dirigente
Domenica
Mallamaci), dell’
I.I.S. “Oliveti Panetta” Liceo classico di Locri (dirigente Giovanna
Maria Autelitano),
dell’I.I.S. “Zanotti
Bianco” di Marina
di Gioiosa Ionica e dell’Istituto
tecnico agrario di Caulonia (dirigente Antonino
Morfea) - i quali sapranno trasmettere, con le
rispettive competenze, ai loro compagni e a tutti
i visitatori l’amore per la storia della propria
terra.
RIVIERA
BENI CULTURALI
Dalla sua fondazione l’antica Kaulon è stata protagonista a più riprese della gloriosa
storia della nostra Locride. Un destino beffardo e l’implacabilità del tempo, unitamente
all’incuria di chi si sarebbe dovuto prendere cura di lei, rischiano di cancellare uno dei siti
archeologici più belli e abbandonati del Paese. C’è chi si sgola da anni per salvaguardare
Kaulon, ma continua a sprecare il fiato grazie l’inettitudine di certe istituzioni
Dalla gloria greca all’in
Tra luglio e
dicembre 2013
venne ritrovato
il più grande
mosaico ellenistico
del sud Italia, una
tabella bronzea. Ma
il mare si portò via
mezzo tempio...
ascesa e declino d
i ritorno dalla guerra di Troia, l’eroe
Kaulo approdò lungo le coste della
Calabria jonica scoprendo un luogo
incantato. La bellezza di quella
costa, ammirata dal vecchio soldato
durante una calda giornata estiva, fu
sicuramente la causa scatenante
della sua decisione, istintiva quanto irremovibile, di
rimanere lì per qualche tempo. I giorni diventarono
mesi, i mesi anni e gli anni decadi e il breve riposo
che Kaulo aveva preventivato prima di riprendere il
mare si trasformò in un lungo soggiorno, nel quale
ebbe modo di fraternizzare con la gente del posto e
prese l’importante decisione di fondare una città.
Fu così che, almeno secondo una parte della storiografia antica, nacque la città di Kaulon, fiorente centro magnogreco affacciato sullo Jonio di cui si
hanno testimonianze dirette a partire dall'VIII secolo a.C. Fedele alleata di Kroton (l’attuale Crotone),
Kaulon ne divenne di fatto l’avamposto locrideo,
rendendosi protagonista di una leale rivalità con
D
Locri Epizephiri, sfogata in numerose epiche battaglie che culminarono con il dominio siracusano e la
sottrazione del territorio dalle grinfie di Annibale da
parte dei Romani nel 205 a.C.
In epoca arcaica, Kaulon poteva vantare uno dei più
grandi porti della zona, con un doppio approdo
sfruttato per gli spostamenti e per il commercio di
legname, pietra, magnesia, sale, oro e piombo.
Già semi deserta al declino della civiltà greca,
Kaulon avrebbe seguito il destino di tanti altri centri
di zona divenendo città fantasma durante il medioevo e l’età rinascimentale, subendo passivamente il
corso degli eventi e la furia degli elementi, che l’avrebbero lentamente cancellata.
Tra il 1911 e il 1913, tuttavia, l’archeologo Paolo
Orsi, all’epoca illuminato Soprintendente ai Beni
Archeologici della Calabria e cofondatore del
Museo della Magna Grecia, condusse una campagna di scavi che riportò alla luce buona parte dell’antica Kaulon, ricostruendone la storia. Gli studi condotti attorno alle rovine del tempio, la cui edificazio-
ne venne all’epoca erroneamente attribuita a maestranze siracusane, fecero comprendere già allora
che il sito era interessato da una forte erosione
costiera, motivo per il quale sarebbe stato salvaguardato alla meglio negli anni a venire senza tuttavia
effettuare nuovi scavi.
Nel 1999 la Scuola Normale Superiore e
l’Università di Pisa decisero di rimettere mano al
sito archeologico, riportando immediatamente alla
luce buona parte del santuario urbano e analizzando meglio gli scavi condotti 86 anni prima. La campagna iniziata quell’anno, comunque, era ben lungi
dal concludersi e sarebbe, anzi, passata alla storia
come una delle più certosine condotte sul nostro
territorio, visto che è stata dichiarata chiusa solamente nel 2014. In questi quindici anni professori e
studenti di archeologia, soprintendenti e ministri
hanno scoperto, studiato, supervisionato e proclamato il ritrovamento di reperti incredibili, che
hanno permesso di ricostruire la storia della città e
far registrare anche qualche record: nel reperimen-
“
SETTIMANALE
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Nell’indignazione generale regione e
Stato promisero fondi per salvaguardare
il sito ma, ad oggi, di circa 3 milioni
si sono visti solo 300mila €
Burocrazia:
il boia di Kaulon
L’EDITORIALE
MARIA GIOVANNA COGLIANDRO
ondola pericolosamente sul parapetto. Su quel filo dove la storia e il
mito mescolano le acque. Si aggiungerà presto alla lista dei nostri "benicidi". Non abbiamo scelto la rivoltella, nè la corda per finirla. L'antica Kaulon affogherà spinta in mare dalla burocrazia.
Le onde hanno iniziato pian piano a lambire le
pietre per poi farsi strada a spiare nelle "stanze"
del tempio, gonfiandosi di superbia. Un primo
colpo a tradimento è stato sferrato nel febbraio
2014 provocando il parziale crollo del tempio su
cui era già piantato un cartello di allarme rimasto inascoltato. Una coltellata vibrata che lasciò
spazio allo sgorgare salmodiante della falsa
preoccupazione, insopportabile nella sua solita
deliquescenza. Sono trascorsi più di due anni da
allora e l'antica Kaulon è rimasta penzoloni a
fissare ogni giorno quei cieli avversi poggiati sul
mare. Tremolante.
Mentre gli uomini cincischiavano facendo credere di essere impegnati a trovare una soluzione, l'entusiasmo avviluppante regalato dalla scoperta, nell'estate del 2013, del meraviglioso
mosaico del drago - il più grande dell'epoca ellenistica - si andava allentando. Quel momento di
rara felicità da zabaione nello stomaco faceva
largo a una maionese impazzita.
Il velo di Maya fu sollevato e rimpiazzato da un
volgare telo di plastica. Da più di due anni pezzi
di Magna Grecia giacciono sotto uno strato di
cellophane. E mentre qualcuno continua a elemosinare l'intervento dello Stato, nel tentativo
di ottenere l'adozione di misure di tutela che in
altri Paesi e per reperti di minore valore sono di
ordinaria amministrazione, la maggioranza si
lascia inondare dalla vigliacca accettazione della
fatalità che esige che si chiudano gli occhi.
Ci troviamo continuamente nell'alveo delle
eccezioni, in caselle che non sono di tutti. Ci
sguazziamo dentro ignorando che i beni culturali, oltre ad ancorarci ad accoccolanti radici,
sono il nostro petrolio, un asset prezioso per il
rilancio del Sud. L'antica Kaulon è un museo a
cielo aperto che ha 3000 anni di storia da raccontare ma non ha ancora trovato un pubblico
disposto a mettersi comodo e ascoltare.
Lo scrisse già Strabone nel I secolo a.C. nel VI
libro della sua Geografia: "Dopo il fiume Sagra
c'è Caulonia, fondazione achea, prima detta
Aulonia, per il vallone che è nei suoi pressi. Ora
è abbandonata."
D
ncuria moderna:
dell’antica Kaulon
to di ben 174 unità topografiche e 230 manufatti
sono stati infatti annoverate le scoperte, il 23 luglio
2013, del più ampio mosaico ellenistico reperibile al
sud, una meravigliosa pavimentazione raffigurante
un drago e un delfino e risalente alla fine del IV
secolo a.C. e, l’8 ottobre dello stesso anno, di una
tabella bronzea con una dedica in alfabeto acheo
del V secolo a.C., che dà credito alla leggenda dell’eroe Kaulo e della fondazione della città.
Stappato lo spumante, tuttavia, i motivi per sorridere sono terminati bruscamente l’1 dicembre di quel
2013 benedetto e maledetto allo stesso tempo. Un
violento nubifragio abbattutosi sulle coste di
Monasterace ingrossò il mare che erose velocemente il piccolo promontorio sul quale l’antica Kaulon
aveva appena rivisto la luce e ne portò via un pezzo
con sé.
All’allarme degli studiosi, della cittadinanza e dell’amministrazione di Monasterace, fece eco solo il 3
febbraio 2014, in occasione di un sit-in, il (tardivo)
grido di dolore dell’allora Assessore Regionale alla
DOMENICA 20 MARZO 7
Cultura Mario Caligiuri che, in una conferenza
presso il museo, rassicurò di aver sentito il Ministro
dei Beni e delle attività culturali e del turismo
Massimo Bray e di aver ottenuto la garanzia che
sarebbero presto stati stanziati 300mila euro per la
salvaguardia del sito.
A questi fondi, che garantirono la posa di una gabbionatura che ha impedito al resto degli scavi di
venire inghiottito dall’implacabile Jonio, la Regione
Calabria annunciò che avrebbe contribuito con 2,5
milioni oggi non impiegabili a causa di un ridicolo
contenzioso tra le ditte che dovrebbero partecipare
al bando di gara per l’aggiudicazione dei lavori ed è
stato istituito un nuovo finanziamento ministeriale
di 700mila euro a oggi (dopo quasi due anni) ancora inutilizzato.
In questo lasso di tempo è stato tanto l’impegno
profuso da esponenti illustri della nostra terra, da
Gioacchino Criaco a Simona Musco, da Maria
Carmela Lanzetta a Giovanni Scarfò sono tanti i
nomi di coloro che hanno gridato indignazione rice-
vendo vaghe risposte dagli organi di competenza.
L’attuale sindaco di Monasterace, Cesare De Leo,
ha fatto la sua parte insistendo a lungo con le istituzioni affinché i 700mila euro che ancora riposano
nelle casse della soprintendenza venissero finalmente impiegati. Dal luglio 2014, come ci ha raccontato
il primo cittadino, la Soprintendenza per i beni
archeologici per la Calabria, nella figura di
Simonetta Bonomi, ha colpevolmente e inspiegabilmente bloccato l’impiego del denaro fino a quando,
con le sue dimissioni, non ha lasciato spazio a un
nuovo responsabile evidentemente più consapevole
della situazione che, proprio questa settimana, ha
telefonato a De Leo per comunicargli che, il prossimo 5 aprile, indirà una conferenza dei servizi per
acquisire i pareri degli enti responsabili e avviare le
pratiche di spesa. Chiarito l’iter burocratico si
potranno avviare i lavori.
E, forse, la storia dell’antica Kaulon avrà un lieto
fine.
Jacopo Giuca
RIVIERA
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DOMENICA 20 MARZO
08
L’incontro di lunedì tra sindaci della Locride e vertici della regione Calabria ha
rivelato una (inaspettata?) comunione di intenti tra le parti.Ascoltati i timori dei
nostri rappresentanti, Oliverio si è dimostrato disponibile all’instaurazione del tanto
reclamato Tavolo tecnico permanente e ha dimostrato di essere consapevole che, se
non ci risolleviamo noi, tutta la Calabria rimarrà indietro…
Politica
La Cittadella tende
la mano alla Locride
I
“
I NOSTRI SINDACI
HANNO
IMMEDIATAMENTE
PRESENTATO LE GIÀ
NOTE PROBLEMATICHE
DEL NOSTRO
TERRITORIO E OLIVERIO
HA ACCETTATO DI BUON
GRADO DI DARE UNA
MANO.
timori di Pietro Fuda si sono rivelati
infondati. Una consultazione attenta e
il rinvio di una settimana dell’incontro
dei nostri sindaci alla Cittadella di
Catanzaro pare abbia dato, lunedì
mattina, i risultati sperati.
Una delegazione di diciannove rappresentanti politici, composta da
Caterina Furfaro (Agnana), Giovanni
Totino (Ardore), il vicesindaco
Domenico Mantegna (Benestare), Aldo
Canturi (Bianco), Felice Valenti (Bivongi),
Francesco Cuzzola (Bruzzano Zeffirio),
Giuseppe Rocco Giugno (Careri), Vito
Antonio Crinò (Casignana), Giovanni Riccio
(Caulonia), Giuseppe Varacalli (Gerace),
Giovanni Calabrese (Locri), Giorgio
Imperitura (Martone), Cesare De Leo
(Monasterace),
Alessandro
Taverniti
(Pazzano), Giuseppe Certomà (Roccella),
Pino Vumbaca (San Giovanni di Gerace),
Giuseppe Strangio (Sant’Agata del Bianco),
Pasquale Brizzi (Sant’Ilario) e Pietro Fuda
(Siderno), si è confrontata direttamente con il
presidente della Giunta Regionale Mario
Oliverio e il suo vice Antonio Viscomi, con
l’Assessore al Lavoro Federica Roccisano e il
capogruppo PD in consiglio regionale Seby
Romeo.
I nostri sindaci hanno immediatamente presentato le già note problematiche del nostro
territorio, ponendo particolare accento sulle
questioni rifiuti, sanità, dissesto idrogeologico,
abbandono delle aree interne e mancanza di
infrastrutture (tema tanto caro a Pietro Fuda,
che ha relazionato nel dettaglio in merito) chiudendo con la richiesta, della quale si è invece
fatto portavoce Giovanni Calabrese, di instaurare una volta per tutte il famigerato Tavolo tecnico permanete per la Locride.
In seguito alle brevi relazioni dei sindaci,
l’Assessore Roccisano ha fatto una panoramica
in merito ai progetti già avviati sul tutto il territorio, che coinvolgono le politiche giovanili nell’ambito del Piano Locale del Lavoro e il tema
dei beni culturali.
Il governatore Oliverio, invece, ha evidenziato
l’importanza dell’incontro da lui immediatamente definito positivo, accettando di buon
grado di avviare le pratiche utili all’instaurazione del tavolo tecnico evidentemente consapevole che, se la Locride resta una zavorra,
potranno essere abbandonati gli ambiziosi progetti di rinascita dell’intera regione. Pur ricordando che le risorse a disposizione del governo
non sono attualmente sufficienti a fare fronte a
tutte le richieste avanzate durante l’incontro,
Oliverio ha rassicurato i primi cittadini di aver
già accennato a buona parte delle nostre difficoltà al premier Matteo Renzi in occasione
della sua recente visita in Calabria, chiedendo
che i fondi del Piano per il Sud possano andare
a rifocillare quella parte di bilancio regionale
destinato proprio all’implemento delle infrastrutture e alla sistemazione del dissesto idrogeologico.
Un approfondimento è stato poi dedicato dal
presidente alle questioni SS 106 e ferrovia jonica. Riprendendo il discorso del sindaco Fuda,
Oliverio ha infatti affermato di voler dare priorità alla questione sicurezza sulla principale
arteria stradale della nostra costa e di aver già
sollecitato a Rfi l’ammodernamento della linea
ferroviaria, domandando la realizzazione di
quei sovrapassi necessari a facilitare l’accesso
alle spiagge e reclamati dal primo cittadino di
Siderno fin dai tempi della sua campagna elettorale.
Ma anche la questione Beni Culturali ha dimostrato di avere un posto speciale nei pensieri
del presidente. I Pon, è stato infatti annunciato,
dovranno essere sfruttati intensivamente con
l’obiettivo di realizzare un ribattezzato “percorso della Magna Grecia” che crei attrazioni turistiche in grado di risollevare l’economia del territorio e che, com sottolineato da Giovanni
Calabrese, potrebbe seguire il progetto proposto da Civita.
Ultima, ma non per importanza, la parentesi
relativa alla sanità, un problema di difficile
soluzione ma del quale si conoscono i mali da
sanare nella speranza di risollevarne le sorti
perché, è stato detto facendo tirare un sospiro
di sollievo a più di un sindaco, è imperativo
categorico che l’ospedale di Locri continui a
vivere e riprenda a funzionare a pieno regime.
Estremamente propositivo in merito all’incontro è stato anche Seby Romeo, convinto di
quanto la ripresa della Locride sia propedeutica allo sviluppo complessivo dell’intera regione. Secondo il consigliere regionale la riunione
di lunedì è solo il primo passo utile a realizzare
operazioni specifiche di sviluppo locale, che
creeranno opportunità di lavoro e garantiranno al territorio di affrontare con maggiore
determinazione le questioni riguardanti agricoltura, trasporti, infrastrutture, lavoro, istruzione, politiche comunitarie, turismo e beni
culturali, in merito ai quali Romeo auspica la
costituzione di un Distretto Turistico che valorizzi enogastronomia e artigianato. Un riferimento è stato poi fatto dal capogruppo PD alla
realizzazione del collegamento viario
Bovalino-Bagnara, un’infrastruttura che, nei
piani del governo regionale, dovrebbe garantire a Locride e Piana di diventare un’unica area
commerciale con immense prospettive di crescita nell’ambito della Città Metropolitana.
Come accennavamo in apertura, tutti questi
elementi hanno contribuito a far alzare dal
tavolo soddisfatti tutti i nostri sindaci, dai fiduciosi presidenti dell’assocomuni Imperitura
Strangio a Calabrese, Fuda e Furfaro, che avevano invece espresso alcune perplessità.
Non resta adesso che monitorare gli sviluppi di
questa nuova situazione e sperare che la
Regione, che pare finalmente tenerci di conto,
non cambi nuovamente rotta.
Jacopo Giuca
GERENZA
Registrata al Tribunale
di Locri (RC) N° 1/14
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tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle
rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali,
sono da ritenersi direttamente responsabili.
ATTUALITÀ
Prima pietra per la
Gallico-Gambarie, simbolo
del riscatto territoriale
È stata finalmente posata, in settimana, la prima pietra del
Progetto Esecutivo del terzo Lotto della Gallico-Gambarie,
Presso l’Area Destinata al Cantiere in Località Mulini di
Calanna. La posa, oltre a segnare l’inizio dei lavori, chiude
anche un’era di ritardi e difficoltà gestionali e amministrative che dovranno adesso divenire definitivamente solo un
brutto ricordo. Con questa nuova arteria, è stato affermato
dai responsabili e dal presidente della Provincia, il territorio
combatterà l’isolamento.
Direttore responsabile:
MARIA GIOVANNA COGLIANDRO
Editorialista:
ILARIO AMMENDOLIA
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Irto“corre”verso
l’Austria grazie
all’ambasciatore
e conterraneo
Marrapodi
Nella giornata di giovedì il Presidente del
Consiglio Regionale Nicola Irto ha incontrato
l'ambasciatore italiano a Vienna, Giorgio
Marrapodi che, come lui, è anch’egli calabrese.
I due hanno aperto un confronto sulle opportunità di scambi commerciali con la Calabria,
per la valorizzazione dei nostri prodotti tipici
all’estero in generale e in Austria in particolare.
Lanciando l’hashtag #Corriamo, Irto ha affermato che è obbiettivo regionale rafforzare le
presenze dei turisti austriaci sul territorio.
Il treno della Magna Grecia
DOMENICA 20 MARZO
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A Mirto laVia
Crucis vivente
L'Associazione Pastorale Giovanile
Prendi il Volo della Parrocchia Maria
Immacolata della Frazione Mirto di
Siderno, organizza la Passione Vivente
per la oggi, domenica 20 marzo, con inizio
alle ore 16:30. Padre Don Marius, che si
cura delle parrocchie di Mirto e Donisi,
ha affermato che da due anni i ragazzi
dell’Oratorio, con la rappresentazione
della Via Crucis, cercano di riportare al
centro dell'attenzione le tradizioni ma
anche il messaggio del sacrificio di Gesù
che per noi ha dato se stesso.
un’opportunità per la Ferrovia Jonica
La Calabria torna ad avvicinarsi ai treni
turistici sulle linee di RFI. Il prototipo di
questo rilancio ha debuttato sabato 5
marzo, in occasione del Treno della Magna
Grecia, viaggio da Crotone a Locri organizzato da Associazione Ferrovie in
Calabria in sinergia con Italia Nostra.
Questa iniziativa è stata inserita all'interno
del Mese della Mobilità Dolce e delle
Ferrovie Non Dimenticate: non solo treni
turistici a vapore sulla rete delle ex
Calabro Lucane, ma "l'assalto" allo scartamento ordinario.
Ugo Bonavita
Platì: Platì focalizza la sua attenzione coordinatore
roccellese di FI
sulla donna nella Locride
Gerace: il Gruppo Incudine
pronto a mettersi in gioco alle
prossime amministrative
Ottima partecipazione alla “prima” del Gruppo Incudine, progetto politico
presentatosi al ristorante La Terrazza, che candida Giuseppe Pezzimenti a
sindaco di Gerace. L’incontro si è sviluppato attraverso gli interventi dei
membri del movimento, ognuno dei quali ha scelto un punto del programma elettorale spiegandolo ai cittadini. La serata per oltre un’ora ha trattenuto i partecipanti, interessati alle parole del candidato sindaco e alle motivazioni che lo hanno spinto a dar continuità al progetto.
Giovedì 3 marzo, a Platì, si è tenuto un bel convegno sul tema Protagonismo femminile nella
Locride. L’incontro, organizzato da Luca Rotondi, commissario della cttà, ha visto una sala affollata e tante ragazze della scuola media che hanno partecipato con letture, balli e interventi dinanzi a
un uditorio attento. È stato trasmesso con forza il messaggio secondo il quale abbiamo il dovere di
credere nel nostro futuro e appropriarcene. A Platì si parla di vita reale e si dice NO alla “criminalizzazione”.
Ugo Bonavita è il nuovo Coordinatore
cittadino di Forza Italia Giovani a
Roccella Jonica.
Ad ufficializzare la nomina il
Coordinatore provinciale RC FIG
Francesco Bruzzaniti. La nomina di
Bonavita è testimonianza del lavoro svolto e del lustro arrecato a il movimento
giovanile azzurro.
Bonavita ha sottolineato che si impegnerà
al massimo per creare un movimento
capace di coinvolgere tanti giovani che
vogliono mettersi in gioco per risollevare
le sorti della nostra terra: una sfida ma
anche un'opportunità.
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DOMENICA 20 MARZO
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SOCIETÀ
Intere settimane passate da "impigiamati" con tanto di pile di
libri che ti seguono ovunque tu vada, persino in bagno.Giorni
e notti di rinunce - di sonno, di cibo, di divertimento. Ansia alle
stelle e un'unica speranza:“Che Dio ce la mandi buona!”
Sessione di esami invernale,
roba da traumi
esi e mesi trascorsi ad ascoltare
professori, tra i più brillanti e i più
noiosi, studio più o meno costante, stress e ore di sonno andate
perse. C'è, però, un momento,
che più di altri è impresso nella
mente di ogni studente universitario: il periodo - troppo lungo della sessione d'esame.
Quando sta per cominciare la sessione d'esame universitaria invernale, più che "lasciate ogne speranza o voi
ch'intrate", ogni studente che si rispetti, adotta una particolare invocazione per affrontare mesi estenuanti.
Si tratta della più comune speranza "che Dio ce la mandi
buona".
Così più che demoralizzarsi e partire dall'Inferno, come
fa Dante, si comincia a invocare Dio come Suprema
Speranza a cui aggrapparsi.
Al "Che Dio ce la mandi buona" si ricorre sia quando ci
si è immersi nello studio matto e disperatissimo, sia
quando, più che studiare, il tempo è volato in chiacchiere e pronostici.
Un sano segno della croce prima di gettarsi fra le grinfie
di puntigliosi docenti, ed è fatta. O quasi.
Il caso ha optato per l'assistente esigente piuttosto che
per quello "amicone", per una domanda difficile anziché
per una su cui si era ferrati.
La vita di uno studente universitario, infatti, è sempre
molto precaria.
E la soluzione o l'unica consolazione - che dir si voglia è credere in un destino al quale attribuire tutti i fallimenti e le situazioni. Come se questo fosse un capro espiatorio sul quale potersi sfogare.
Capita che ci si precipiti in università con il freddo e il
M
gelo, con un'ansia che come una belva feroce divora l'anima, dopo giorni e giorni di studio per scoprire che "per
impegni accademici del docente… l'esame è stato rimandato"!
Intere settimane passate da "impigiamati" con tanto di
pile di libri che ti seguono ovunque tu vada, persino in
bagno. Giorni e notti di rinunce - di sonno, di cibo, di
divertimento. Ansia alle stelle, per poi scoprire che, a
causa della data di esame rimandato, salta tutto il programma che ci si era prefissati per la sessione.
Impotenti e senza abbandonare l'ultima speranza, si continua a studiare. Disperatamente.
Fuori scende romantica la neve? Si continua a studiare.
Fuori c'è il maltempo? Bene, il maltempo concilia lo studio.
Fuori c'è un cielo azzurro con un tiepido sole? Sbarriamo
le finestre, il buio favorisce l'apprendimento.
Arriva, poi, un giorno in cui tutto, per il momento, sembra finire.
Questo è il giorno dell'ultimo esame della sessione.
Quello dopo il quale si potrà respirare aria di pace, e si
potrà godere di un po' di relax.
Poi succede che l'esame slitta al pomeriggio, dal pomeriggio alla sera e, dopo aver subito 12 ore di ansia, l'esame
va bene. Si torna a casa gattonando per la stanchezza, ma
non si festeggia neppure.
Alle 8:30, in punto, del giorno dopo si inaugura il nuovo
semestre. Ci saranno molti esoneri, è necessario studiare
da subito.
E allora ogni studente universitario (sempre che si rispetti) pensa: sessione invernale conclusa? No, sessione d'esame perennemente modalità "on".
Sara Leone
VOCE AI LETTORI
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DOMENICA 20 MARZO 14
Ci aveva scritto lo scorso settembre, Domenico Barranca, originario di Siderno, detenuto nel carcere di massima sicurezza di Maiano di
Spoleto (Perugia). Qualche giorno fa ci ha inviato una nuova lettera per segnalarci un artista di Sinopoli, Giuseppe Furina, che con lui "condivide la
sofferenza del carcere, un corregionale poco illustre ma decisamente speciale, una vera forza della natura". Di seguito un pezzo dell'artista
sinopolese in cui racconta del suo dipinto realizzato per il monastero di Santa Rita da Cascia.
“ÈSTATASANTARITAAGUIDARELA
MIAMANOMENTREDIPINGEVO”
redo che l’arte rappresenti la massima espressione della creativita.
Qualcosa di introspettivo. Mi sono avvicinato all’arte da bambino e gia
durante le elementari giocavo con le matite colorate. Spesso le mie
maestre mi dicevano: “Un giorno sarai un grande pittore!”. All’epoca,
non seguivo un particolare modello, mi affascinavano le figure sacre,
ma anche i paesaggi rurali. Ricordo di un disegno realizzato a matita
che raffigurava la chiesa del mio paese. Fu un vero successo, piacque
a tutti e all’epoca ricevetti molti consensi. Da qui, inizia la mia passione per il disegno. Verso l’arte.
Come tutte le mie opere, quello che prevale e l’introspettiva. Il cuore. La mente. Ma
la figura di Santa Rita mi ha ispirato in maniera decisa e particolare; un po’ come se
ci fosse stata una mano invisibile che mi suggeriva e mi guidava verso le sfumature
dei chiaroscuri, la magia delle tonalita, il gioco delle ombre, la “musica” dei colori. E
stata davvero una meravigliosa avventura che ha lasciato un segno indelebile dentro
di me. Si! Se ci penso, credo che Santa Rita ci abbia messo anche un po’ del suo. Un
miracolo. Infatti, appena completata l’opera e poi consegnata, il giorno successivo mi
sono recato nel laboratorio dove
custodisco i colori e i pennelli e, incredibilmente, ho avvertito la sua presenza accan-
C
to a me. Un po’ come se la sua figura fosse ancora sul cavalletto in attesa di un ritocco. Di una mia carezza. Di un mio sguardo. E davvero incredibile e mi chiedo come
sia stato possibile dal niente realizzare qualcosa che in poco tempo mi abbia coinvolto cosi tanto e soprattutto mi abbia donato magiche e forti sensazioni e oggi mi rivedo nelle storie dei grandi artisti; infatti costoro hanno sempre affermato che spesso
si innamoravano delle loro opere. Credo che lo stesso sia accaduto a me. Dunque,
qualcosa di magico. Molti detenuti si erano abituati al dipinto di Santa Rita e oggi
molti di loro mi chiedono notizie. Sono felice di aver realizzato quest’opera e mi
piace immaginare che anche Santa Rita, nella sua immensa misericordia e tra profumate rose, possa essere
felice e sorridere. Sa di magnifico l’idea, poi, di pensare che tutto abbia avuto inizio
dai miei pennelli. Desidero ringraziare infine tutti coloro che hanno reso possibile la
realizzazione di questo progetto, un sentito ringraziamento alla responsabile dell’area corrispondenza detenuti del carcere di Spoleto che mi ha fornito informazioni
preziose oltre ad essermi stata da supporto per l’intero iter progettuale. Le sono davvero riconoscente. Grazie! Un grazie particolare e sentito alle monache agostiniane.
E, infine, grazie a te, Santa Rita, che in poco tempo sei entrata nel mio “martoriato”
cuore; nei cuori dei carcerati, nel cuore di tutti e in eterno per sempre rimarrai.
IN BREVE
Lettera al brigadiere
capo (in pensione) della
GDF MicheleVitucci
In settimana i funerali dei
ragazzi di Gioia Tauro
Si sono svolti la scorsa settimana i funerali di
Fortunato, Francesco, Giuseppe e Marzio, i quattro figli di Gioia Tauro volati in cielo prematuramente in seguito a un terribile schianto sull’A3 il
primo giorno di marzo. La funzione, svoltasi alla
presenza della autorità locali e della cittadinanza
stretta con cordoglio attorno alle famiglie, è stata
l’occasione di dare l’ultimo saluto a questi universitari dalla storia troppo simile a quella dei nostri
angeli e ai quali va la nostra solidarietà.
Caro Papà,
un alito di vento ti ha portato via da noi troppo presto, tu, discreto e
silenzioso, sei tornato alla casa del Padre.
La tua breve vita all’insegna del dovere, del rispetto verso tutti, coronata da quelli che sono i veri valori della vita si è interrotta? Non può essere così.
Da lassù continui a prenderti cura di tutti noi, continuerai anche a guidare i tuoi stimati colleghi con la tua saggia ironia e meticolosità che ti
contraddistingue.
Sarai sempre lì a sorridere delle nostre gioie e sorreggerci nelle difficoltà, sei stato un marito esemplare, un padre orgoglioso e attento nelle
scelte dei tuoi amati figli, pilastro della nostra educazione.
Nessuno di noi ha un ricordo amaro legato a te, nessuno! Il Signore
chiamandoti a Sé ha colto uno dei fiori più belli del Suo giardino.
Sarai sempre la nostra stella più bella. Papà io sono parte di te, fai parte
della mia vita, tutti i giorni e sarà così per sempre, sei il mio cuore.
T.V.B. papà
I tuoi adorati figli Annalisa e Giovanni
La preziosa Chiesa di San Carlo LA POESIA
Borromeo a Siderno Superiore Soffia vento leggero
Lo scorso 11 marzo il sidernese Aldo Caccamo, per molti anni
consigliere comunale, ha dato alle stampe un ricco e interessante opuscolo riguardante la Chiesa di San Carlo Borromeo che
sorge a Siderno Superiore. Si tratta di un’edizione aggiornata,
dopo quella pubblicata nel 1999, in cui Aldo Caccamo ripercorre la storia non solo della chiesa ma anche della “Confraternita
di San Carlo Borromeo e delle anime del Purgatorio”. La scelta operata da Caccamo di pubblicare questi cenni storici l’11
marzo non è casuale: la data coincide, infatti, con l’anniversario
della scomparsa della madre che tanto amò questa chiesa ed è
in omaggio alla sua memoria che Caccamo ripropone questo
scritto rivisto e ampliato.
Di rito greco-bizantino, la Chiesa di San Carlo Borromeo a
Siderno Superiore risale probabilmente al XVII secolo, anche
se stando ad alcune fonti storiche, pare esistesse già prima del
Seicento sotto altro nome: sarebbe stata inizialmente intitolata
a Santo Stefano. È l’unica chiesa della provincia di Reggio
Calabria dedicata a questo santo, considerato tra i massimi
riformatori della chiesa cattolica nel XVI secolo. Fu, infatti,
assieme a Sant’Ignazio di Loyola e San Filippo Neri, alla guida
del movimento della Controriforma.
La chiesa è sempre stata retta dalla “Confraternita di San Carlo
Borromeo e delle anime del Purgatorio”, che si occupò del
restauro a seguito dei terremoti del 1783 e del 1908 e delle alluvioni delle 1920 e del 1953. Il rimaneggiamento (architettonico
e decorativo) sette-ottocentesco costituisce l’attuale immagine
stilistica della chiesa. La facciata, di semplice impostazione, è
composta da due ordini culminanti con un timpano triangolare. A impreziosirla, una cornice marcapiano, opera notevole di
scultori di Serra San Bruno.
La firma di maestranze serresi ricorre anche per quanto riguarda il prezioso ciclo decorativo in stucchi che troviamo all’interno e che costituisce la vera ricchezza della Chiesa di San Carlo
Borromeo. L’interessante decorazione necessita, però, di
approfonditi restauri che si aggiungono a quelli architettonici.
Nel dicembre scorso l’Amministrazione Comunale di Siderno
ha inoltrato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una
richiesta di finanziamento per iniziare i lavori di restauro. “Mi
auguro che la curia vescovile di Locri e l’Amministrazione
Comunale di Siderno – scrive Aldo Caccamo - si impegnino
SAVERIO MACRÌ
Soffia vento sui mari lontani,
sulle barche con le vele
alzate,
nei cieli stellati, sulle spiagge delle onde schiumate,
sui laghi distesi, sui fiumi in
cascata, sui torrenti, ruscelli,
soffia pure sulle stelle, che
sono così belle!
Nelle pianure, nelle valli,
colline, sui monti dalla neve
imbiancati, soffia pure sulle
strade,
sui campi infiniti da erba da
fieno, sul profumo dell’erba,
dei fiori e del cielo stellato,
soffia qui che è tutto profumato.
Soffia sui prati, sui campi di
grano, nelle distese,
sulle spighe dorate dal sole
baciate, nelle vie lontane
infinite,
sulla pioggia che cade serena, tu che bagni i fiori, la
terra, i mari e i monti, baci
tutti nei nostri confronti.
affinché la Chiesa di San Carlo Borromeo possa essere restaurata, perché è un’opera molto importante, non solo per i cittadini di Siderno Superiore, ma per tutta la Locride”.
Soffia la pace nel mondo, su
alberi, animali, cose e persone,
soffia nel cielo, spazza le
nuvole e torna il sereno!
ATTUALITÀ
TRA LATERZA E LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE GENERAZIONI DI MILLENNIALS SPESSO, MALGRADO LA
LORO IPER-COMUNICATIVITÀ, STENTANO ATROVARE IL GIUSTO MEZZOTRA RELAZIONARSI AL PROSSIMO E
SVENDERSI, RISCHIANDO DITRASFORMARSI IN MERI SIMULACRI DEI LORO AVATAR DIGITALI.
I
“
Il sexting,
la concreta espressione del porno“fai da te”...
DALLAPIÙ
ELABORATA
RETORICADELLA
SEDUZIONE,
ALLAPIÙ
PICCANTE
ESTERNAZIONE
DIPULSIONIE
DESIDERI
CARNALI, TUTTO
ORMAIPASSA
ATTRAVERSOLA
TASTIERADI
UNO
SMARTPHONE.
cambiamenti geopolitici, che intercorrono nel tempo,
sono da sempre ampiamente documentati da tutti i canali
d’informazione, e non parliamo soltanto della comunicazione mediale di più recente diffusione, ma di carta stampata, libri e ancora, scorrendo a ritroso le ere, di commentari e cronache. La rilevanza di tali informazioni, insomma, è stata considerata di capitale importanza da ogni
periodo storico. Molto meno diffusi, almeno in ambito non specialistico, sono invece i rilevamenti dei cambianti sociali, delle
abitudini tipiche di un’epoca, dell’evoluzione del rapporto tra i
sessi o ancora della relazione che gli uomini istaurano nel tempo
con i prodotti del loro ingegno, con la tecnologia.
Già solo provando a fare un parallelo delle nostre abitudini, del
nostro modo di vivere quotidiano, con quello dei nostri genitori
ci accorgeremmo di quale abisso comportamentale ci separi, di
quanta incomunicabilità ci possa essere in uno scambio interpersonale a una sola generazione di distanza.
Proprio di rapporti interpersonali e modi di comunicare ho
intenzione di parlare.
La rivoluzione informatica, insieme alla sempre maggiore pervasività del digitale nelle nostre vite, grazie alla miniaturizzazione dei computer e alla capillare diffusione degli smartphone, ha
radicalmente cambiato abitudini e modi di vivere, comunicare,
rapportarsi agli altri, segnando una cesura storica che, dal punto
di vista evenemenziale, potrebbe tranquillamente essere accostata alla caduta di un impero o allo scoppio di una guerra mondiale.
Rivoluzionari sono sicuramente i cambiamenti che hanno investito la comunicazione di natura sessuale. Dalla più elaborata
retorica della seduzione, alla più piccante esternazione di pulsioni e desideri carnali, tutto ormai passa attraverso la tastiera di
uno smartphone e i megapixel della sua fotocamera, per poi
incanalarsi nella rete.
Un fenomeno sociale, nato diversi anni fa negli State, ha ormai
preso piede anche in Europa e in Italia: il sexting, cioè l’invio di
messaggi sessualmente espliciti e foto pornografiche fai da te
attraverso applicazioni di messaggistica generica, come
WhatsApp, o applicazioni ad hoc, come Snapchat.
Il sexting è praticato da giovani, giovanissimi e adulti che lo
usano sia come una forma di conoscenza intima, preliminare di
un rapporto sessuale vero e proprio, che, nei casi più tristi, come
surrogato digitale di un’esperienza che è, e deve rimanere,
materiale, fisica, reale e soprattutto empirica.
Nel novembre del 1958 la ballerina Aïché Nana, durante una
festa dell’élite romana del tempo, venne fotografata durante un
improvvisato spogliarello e quello “scoop fotografico”
dell’Espresso scandalizzò l’opinione pubblica al punto da generare un caso giuridico, segnando allo stesso tempo la nascita
della “Dolce Vita” romana. Oggi improvvisati video amatoriali
di casalinghi burlesque, selfie di parti anatomiche, misti a “musi”
e atteggiamenti fortemente espliciti, girano copiosi sulle chat
personali, promuovendo, quasi fossero slogan pubblicitari di
materia inanimata, le pulsioni sessuali dei loro autori, la loro
avvenenza, il loro disperato bisogno di un’iper-comunicatività,
che spesso e volentieri è indice inequivocabile del suo contrario;
indice di quell’incapacità di comunicare, di farsi capire e accettare, in un normale rapporto interpersonale senza lo “schermo”
dello schermo.
La cosa realmente preoccupante di un fenomeno come il sexting è la sua diffusione tra i minorenni, che spesso sono inconsapevoli di tutta una serie di meccanismi pericolosi che possono scaturire dalla diffusione telematica
dei loro pensieri più intimi, dei
loro desideri più osé e, ancor peggio, dalla divulgazione di materiale
pornografico nel quale sono facilmente identificabili e riconoscibili.
La permanenza dei bit testuali e
iconici, all’interno delle memorie di massa di cellulari e dispositivi informatici in genere, rischia di trasformare il materiale di un
gioco erotico, in materiale vessatorio nelle mani di cyberbulli,
che possono letteralmente distruggere, psicologicamente e dal
punto di vista relazionale, la vita delle loro ingenue vittime.
Ancora, la diffusione indiscriminata di foto e video di natura sessualmente esplicita, può attirare l’attenzione, invece che dei
reali destinatari, di maniaci e pedofili normalmente abituati e
dediti al grooming, ovvero all’adescamento online, rischiando di
trasformare il sogno dell’atteso incontro nel mondo reale, in un
incubo, anche questo fortemente reale, dal quale difficilmente ci
si riprende.
Infine, una cattiva educazione all’uso delle nuove tecnologie, la
mancanza di una personalità ben formata a causa della giovane
età, o ancora, la smodata attrazione per le lusinghe di una
società fortemente consumistica, può generare fenomeni di
mercificazione e micro prostituzione, barattano la dignità personale con gli spiccioli necessari ad apparire conformati all’edonismo imperante, delle griffe e dello star system, veicolato dai
mass media.
Questa critica puritana, che in realtà poco mi si addice, non
nasce da un’idea del sesso come tabù, o della sessualità come di
un qualcosa da nascondere, dissimulare o addirittura reprimere,
tutt’altro.
Se da un lato sono fortemente convinto che non vi sia niente di
vietato o da vietare all’interno di un rapporto sessuale, che sia di
natura eterosessuale o omosessuale poco importa, tra due esseri umani, non sono in grado di accettare l’utilizzo sconsiderato
della tecnologia da parte dei giovanissimi che, per una naturale
inesperienza o per eccesso di fiducia, rischiano di trasformare la
loro vita sessuale e tutto ciò che le ruota intorno in un’esperienza fortemente negativa.
Le incredibili potenzialità forniteci dallo sviluppo di tecnologie
sempre più smart, sempre più intrecciate alla nostra quotidianità rischiano, se male interpretate, di farci perdere di vista l’importanza di un reale contatto sociale con il prossimo.
Nessuna applicazione di messaggistica, nessun social network,
riuscirà mai a restituirci le sensazioni di un contatto reale, di una
conoscenza face to face, con la persona che ci interessa, che ci
attrae. La bellezza di quello scoprirsi piano, la percezione visiva
dei cambiamenti fisiognomici del volto che ci fissa mentre chiacchieriamo, la pregnanza degli odori e le vibrazioni che nascono
dallo sfiorarsi, dall’avvicinarsi dei corpi, la tensione delle voci
che si cercano e scatenano ora scoppi di ilarità, ora una mal
mascherata verecondia, fanno parte di un universo sensoriale
negato alle macchine e a qualsiasi comunicazione da esse veico-
Il sexting è praticato da giovani e adulti che lo usano
sia come preliminare di un rapporto sessuale, sia,
nei casi più tristi, come suo surrogato digitale
lata.
Per questo la sessualità dovrebbe rimanere ancorata a una
“socialità” vecchio stampo e il sesso nel suo climax dovrebbe
rimanere morte metaforica di provenzale memoria, piuttosto
che morte delle capacità comunicative e relazionali, sfocianti in
atti meccanici quanto gli approcci che li hanno generati.
Vincenzo Larosa.
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DOMENICA 20 MARZO
17
L’INDAGATO
Mercoledì i
carabinieri hanno
scoperto a
Reggio Calabria
una casa di
tolleranza che si
spacciava per
un'associazione
culturale senza
scopo di lucro.
MARIA GIOVANNA COGLIANDRO
è anche un parco divertimenti a Reggio
Emilia con lo stesso nome. Ma al
Reggioland di Reggio Calabria ci si
divertiva di più. Il maestro d'arte autodidatta Francesco Alati, presidente dell'associazione culturale senza scopo di lucro
Reggioland, dopo aver girato il mondo
partecipando a varie mostre anche di alto livello (a
Stoccolma, Mosca, New york) ha un po' cambiato gusti.
Ha iniziato a sostituire i corpi nudi di sinuose ragazze alle
sue tele bianche, piatte e insulse. Si era dato al body painting ed era quasi sempre la sua pennellata a dare il via al
dipinto umano. Come durante quella serata organizzata a
Lazzaro con l'esplosiva Natalia Bush, ricordata dagli
appossionati del genere per essere stata la protagonista
assoluta, insieme alle sue curve incontenibili dentro quei
bikini strizzati, in The Lady 2, regia di Lory del Santo.
Oltre alle serate di body painting, Francesco Alati e la sua
Reggioland hanno preso parte all'organizzazione dell'estate reggina, collaborato con i lidi e i locali più "in" di
Reggio Calabria e Provincia. Il maestro d'arte ha anche
organizzato, con il patrimonio del comune di Reggio
Calabria, "La notte Rosa", un'iniziativa di beneficenza
all'Hospice Via delle Stelle, la struttura di assistenza e
C'
ricovero per malati terminali di Reggio Calabria.
"Lavoriamo per un progetto e mai per un profitto", questa
la frase riportata sul sito dell'evento seguita dalla locandina delle due top model, special guests della serata.
Nessuno avrebbe immaginato allora che Francesco Alati,
insieme alla moglie, Gregoria Liberata Logoteta, finissero
in manette nell'ambito dell'operazione portata a termine
lo scorso mercoledì dai Carabinieri della Stazione di
Cannavò e che, in onore dell'associazione culturale senza
fini di lucro/casa di tolleranza, è stata battezzata
Reggioland. Non solo serate di solidarietà e beneficenza,
quindi, ma anche il vizietto per il sesso a pagamento. Era
Alati - scrivono i carabinieri - a prendere i contatti con i clienti per le serate a domicilio, reclutare prostitute, organizzarne il lavoro e accertarsi che le ragazze non si
affezionassero ai clienti. Era onnipresente il maestro d'arte
durante gli incontri di sesso così da vigilare sulla sicurezza
personale delle sue ragazze, sulle ventenni come sulle
cinquantenni. La moglie Gregoria le accompagnava alle
serate esterne, mentre Marco Toscano, 23 anni, finito agli
arresti domiciliari, andava a prendere al porto di Villa San
Giovanni le prostitute provenienti dalla Sicilia e "recuperava" i clienti che non conoscevano la location. Il meretricio
veniva pubblicizzato sul sito www.donnamistero.com, un
sito per adulti dove ad accoglierti c'è "la sexy star Sara, la
venere, e il suo team di bellissime ragazze". Sara si presen-
ta: "Calda sensualità... trasparenze... reggicalze... pelle liscia come seta... profumo inebriante di donna da urlo...
calore irresistibile... uno spettacolo di madre natura... irresistibile... inafferrabile creatura padrona della notte... strip
girl super sexy".
I servizi offerti sono tantissimi e per tutti i gusti, da fare
invidia al Tom Cruise di Eyes Wide Shut. Sexy-show a
richiesta e personalizzato (sic); addii al celibato, feste di
laura, compleanni e pensionamenti (qualora il cuore
dovesse reggere!); strip tease sia di tipo erotico che di tipo
hard (in cui è previsto un completo coinvolgimento dei
partecipanti); donna buffet, dove il corpo nudo di Sara e
delle amiche fa da tavola imbandita con dolcetti e panna,
così da poterla "assaporare interamente". C'è anche
qualche commento: "Il bignè è da sballo... e la panna
sopra...".
"Sono tristissimo per questi eventi di una sconcezza e di
una disumanità civica indicibile. Per tutto ciò provo disgusto sensoriale, morale e spirituale! Mi sento altresì pervaso
da una forte rabbia umana". A scrivere è Francesco Alati.
Ma no, non si riferisce alla sua Reggiosud. È un suo post
del 14 aprile 2014 che commenta la chiusura del campo
sportivo CONI a Reggio Calabria. Chissà cosa vorrebbe
scrivere adesso dopo che la sua casa chiusa è stata aperta
e tutta la melma, prodotta in questi anni nel buio di quelle
stanze, spalata fuori.
Operazione Reggioland,
ai reggini piace caldo
RIVIERA
CULTURA
Gli
enti
Appuntam
della
settimana
OGGI, DOMENICA 20 MARZO 2016
Mercato Coperto, via Nazionale, Melito
Porto Salvo: Si conclude “Emozioni sui binari - esposizione fermodellistica statica e
dinamica” iniziata alle ore 17:00 di ieri e
organizzata dal Circolo Culturale Meli in collaborazione con l’Associazione modellisti
reggini, il Gruppo Fermodellistico Reggino
“Reghium” e il patrocinio dell’Associazione
Treni Storici e Turistici “La vaporiera
Calabria Express”, DLF Reggio Calabria e il
Dopolavoro Ferroviario;
Hotel President, Siderno, ore 17.30: presentazione del romanzo d’esordio di Filomena
Drago “Viola”, presentato dall’autrice di
Martone con l’ausilio di Manuela Cricelli
che, dando voce alla protagonista, leggerà
alcuni passi del libro.
LUNEDÌ 21 MARZO 2016
Sala Biblioteca, Palazzo Amaduri, Gioiosa
Jonica, ore 15.30: “Favole & Fiabe 2016”,
evento culturale dedicato ai bambini, con
iscrizione a numero chiuso, organizzato dalla
Consulta Associazioni Comune di Gioiosa
Jonica e dal Comune di Gioiosa Jonica.
ARTISTI CALABRESI
EMERGENTI:
MAX LO RUSSO
Massimiliano (Max) Lo Russo nasce a
Lamezia Terme ed è un giovane e innovativo
artista calabrese emergente. Cresciuto tra
agrumi, olive e spiagge selvagge, durante i
primi anni del Liceo scientifico inizia a praticare l’aerosol art, che gli consente di
trasferire schizzi e disegni dai quaderni di
scuola ai muri e alle lamiere degli automezzi
agricoli. Nel 2001 si trasferisce a Firenze,
dove consegue il primo livello della laurea in
“Comunicazione linguistica e multimediale”.
Nel 2010 si specializza presso l’Accademia di
Belle Arti di Firenze, indirizzo “Pittura-Arti
visive e linguaggi espressivi”. Durante il soggiorno fiorentino
comincia a collaborare
con
alcune gallerie
senza mai accantonare del tutto la
bomboletta spray
che al posto del
classico pennello,
è il suo mezzo di
espressione per
raffiugurare
concretamente le
sue idee artistiche
su ogni supporto
di
rappresentazione. I soggetti
delle sue opere
simpatici personaggi imbavagliati
utili a mandare
chiari messaggi di
rivalsa sociale e
etica.
Massimiliano Lo Russo si dedica all’arte, in
modo chiaro e diretto. Egli fabbrica con spray
o pennello, il colore su supporti eterogenei
(tele, cartoni, pezzi di elettrodomestici rottamati ad arte, sponde di letto, plateaux
arabescati, ecc.), a immagine e somiglianza
della propria fantasia, un individuo solitario,
portatore non di scienza ma di coscienza;
l'artista dipinge pure famiglie più o meno
numerose, imbavagliate e attente osservatrici, un popolo di figure che non conosce ancora la legge di Dio e le sue determinazioni
socio-biologiche, e di quella degli uomini fa a
meno poiché vive nell’ebbrezza di un mondo
irreale o nel dubbio di un’esistenza coatta. In
virtù di leggi imperscrutabili, sempre giocando sul palcoscenico dell’arte l’ultima chance,
il tragico si manifesta come contrasto insolubile e come ambiguità, come domanda, e mai
come risposta.
Domenico Spanò
“
L’INTERVISTA
Compie 20 anni Helios, la rivista che
analizza la società al chiaro di Luna
Helios ha
ospitato firme
di grandi
intellettuali,
scienziati,
scrittori, artisti,
sia italiani che
stranieri,
e anche diversi
premi Nobel,
come Josè
Saramago
“Amiamo parlare della Luna, al chiaro di Luna, ma non con la
Luna”. Questo il motto di Helios, bimestrale di scienze, cultura e
società che lo scorso gennaio ha spento 20 candeline. Abbiamo
intervistato il suo fondatore, Pino Rotta.
Quali erano i suoi propositi quando nel gennaio del 1996 fondò il
suo giornale e perchè la scelta di quel motto?
Quando abbiamo deciso di fondare Helios Magazine io avevo le
idee gia abbastanza chiare, avevo alle spalle già un’attività sia di
giornalista che di saggista. La rivista doveva analizzare la società,
capire quali dinamiche sociali si sarebbero sviluppate nel rapporto tra il locale e il globale. Indagare il rapporto tra la cultura di
massa e processi di globalizzazione economica e politica. Sia il
logo (il Prometeo liberato) che il motto, sintetizzavano queste
intenzioni. Sin dal primo numero abbiamo avuto chiaro il potenziale sviluppo web e siamo stati la priva rivista online della provincia con una redazione e un comitato di collaborazione in parte
locale e in parte localizzato in altre aree italiane ed estere.
L’impegno di tutti i collaboratori e i redattori (quasi tutti specialisti di materie sociologiche, psicologiche, scientifiche, letterarie e
artistiche) ha caratterizzato il risultato: una rivista che guardava al
passato ma con una proiezione nel futuro offrendo analisi e tornando nel tempo a verificarle.
Cosa si aspettava dal suo giornale ma non è riuscito nell’impresa
e in che cosa invece il suo giornale l’ha stupita perchè non l’aveva
previsto?
Il risultato di questa operazione che sinceramente non mi aspettavo anche se era ovviamente auspicato, è stato che nell’arco di due
anni Helios Magazine ha raggiunto la distribuzione (in libreria) in
30 città italiane e 10 capitale europee e questo ci ha aperto le porte
all’incontro con problemi sociali, politici, economici e culturali che
hanno allargato l’orizzonte dell’offerta di riflessione proposta ai nostri lettori. Il clou di quest’impegno è stata la possibilità di avere ospiti della rivista premi Nobel, intellettuali, scienziati, scrittori
e artisti sia italiani che stranieri.
Ricordo, ad esempio, che intervistammo a
Mantova Josè Saramago il giorno prima che gli
conferissero il premio Nobel. Una coincidenza fortunata, certo, ma eravamo nel posto giusto al momento giusto e questo era frutto del
lavoro di tutti i collaboratori.
La seconda questione riguarda la durata dell’interesse. Nel tempo siamo stati sempre
più sul web e sempre meno su carta, soprattutto per motivi economici visto che Helios
Magazine è completamente autofinanziata dai soci dell’Associazione culturale
Club Ausonia, niente contributi niente
pubblicità. Una scelta difficile ma culturalmente fruttuosa in termini di libertà di
ricerca e di proposta. Oggi registriamo
circa 20.000 contatti l’anno sul web e
sono contatti che vengono da ogni parte del
mondo.
Per venti anni il suo giornale ha parlato di scienza e cultura nazionale e internazionale instancabilmente. Vittorio Feltri in un’intervista ha dichiarato che per lui i giornali sono come le donne, dopo
un po’ si stufa. Si è mai stufato del suo giornale?
L’entusiasmo per la “costruzione” di ogni numero non è mai calato, anche grazie all’allargamento dei collaboratori nazionali ed
esteri. Quello che personalmente mi ha creato un senso quasi di
impotenza è stato l’effetto delle nostre analisi. Abbiamo anticipato di 15 anni le questioni del disfacimento dell’Unione Europea
sia in conferenze pubbliche, che in articoli e saggi e lo abbiamo
spiegato dettagliatamente indicando con largo anticipo gli interessi che si stavano muovendo nel Mediterraneo, e nell’area tra il
Nord Africa e il Caucaso; abbiamo denunciato la rinascita dei
movimenti nazifascisti e l’espansione della ‘ndrangheta al Nord e
all’estero già 10 anni fa, ma i media televisivi sono stati così potenti da anestetizzare, prima in Italia poi nel resto d’Europa,
la gente facendola trasformare da pubblico
in massa e poi in moltitudine. Il risultato di
questo trasformazione negativa della società
ha fatto in modo che, se anche a livello individuale hai coscienza di un fenomeno, collettivamente sei nell’impossibilità di incidere
sulle scelte che spingono in certe direzioni sia
politiche, sia economiche e con le conseguenze
sociali che oggi vediamo.
L’identikit di un bravo giornalista?
Essere giornalisti oggi come ieri è molto difficile
non perchè manchino gli spazi di scrittura, in
questo il web ha aperto il mondo, ma perchè il
livello di impegno che richiede l’approfondimento
delle notizie è sempre più sganciato dallo studio
dei fatti che hanno portato al fatto di cui si scrive,
oggi è molto facile fare cronaca ma fare inchieste è
praticamente impossibile, o quanto meno è riservato a pochi.
Noi continuiamo nel nostro stile, certo cambieremo
forma e stile comunicativo come abbiamo fatto in
questi anni, ma rimarremo fedeli al nostro obiettivo:
porre domande ragionate, denunciare le brutture del mondo ma
anche offrire una finestra sulla bellezza che pure uomini e donne
nel nostro paese e fuori continuano a cercare e a proporre.
Speriamo di poterlo fare per altri 20 anni almeno!
Maria Giovanna Cogliandro
RadioTouring 104, 40 anni
di informazione e passione
“Radio Touring 104”, la storica radio calabrese che ha fatto compagnia con la sua musica, informazione, sport e cultura, dal 1 marzo 1976, compie 40 anni! Si è tenuta il 15 Marzo a Reggio una conferenza stampa al Palazzo San Giorgio, per festeggiare questo fantastico compleanno della Radio. Un pensiero carino per congratularsi con tutti gli operatori che lavorano dietro questa macchina, una delle più
longeve d'Italia. La Radio tra le più ascoltate in Calabria, da sempre intrattiene con brio i suoi utenti,
si occupa della Reggina Calcio, della
Viola Basket, e di altri importanti eventi sportivi cittadini e di caratura nazionale; quindi musica, ma anche cronaca,
cultura e intrattenimento. Oggi la radio
si arrichisce di nuovi contenuti e nuovi
mezzi di comunicazione quali Video
Touring, con un aumento nell’offerta
data all’intera cittadinanza calabrese. Il
nuovo editore, Santo Frascati, al timone da quattro anni – durante la conferenza ha ripercorso il ruolo di Radio
Touring 104 nel tempo, la forza con cui
dalla fine degli anni 70 ad oggi, si è ben
integrata nel territorio provando ad
esserne la voce narrante.
Domenico Spanò
SETTIMANALE
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DOMENICA 20 MARZO
19
IN BREVE
Viaggiodiunacalabrese
nellacucinatipicaromana
I dolci pasquali della
tradizione calabrese
a Pasqua, in Calabria, è una delle festività più sentite, in alcuni luoghi ancor
più che il Natale. La religiosità, ancor molto presente specie nei piccoli paesi,
è certo una delle ragioni del successo delle festività pasquali tra i calabresi,
segno di quanto siano radicate le tradizioni popolari in questa terra. La
Settimana Santa per le massaie calabresi è particolarmente intensa, le cucine
sono inondate da profumi e imbiancate dalla farina, la preparazione dei dolci
tradizionali, molto gustosi e dal grande valore simbolico, è un rito che si ripete nel
tempo.
Le festività pasquali sono ormai alle porte, e da buona tradizione culinaria del profondo Sud si preparano tanti
dolci tradizionali che esaltano i prodotti e i sapori
della bella Calabria. Ad aprire le danze saranno le
famose “Sgute pasquali”. Le Sgute (o ‘ngute, o
cudduraci) calabresi sono dei dolci tipici di
tutta la Calabria, anche se hanno nomi
diversi in tutte le regioni: Cuzzupe,
Angute, Sgute, Cudduraci ecc. Questo
dolce pasquale è di origine orientale e
simboleggia la fine del digiuno di
Quaresima. L’uovo è il simbolo della
resurrezione del Signore. Può avere varie
forme, a discrezione di chi la prepara.
Solitamente riguarda un tema pasquale, cestini di
fiori, o animaletti, oppure si fa un filone che poi si
attorciglia a treccia e al centro si posiziona un uovo, nelle due parti sporgenti si fanno dei segni con i rebbi di una forchetta che assomigliano a delle zampine.
La bellezza delle sgute calabresi viene data anche da confettini e codette colorate con
cui vengono decorate. Le sgute vengono preparate in anticipo di qualche giorno e si
conservano per il giorno di Pasqua. Le donne anziane si riuniscono spesso con le vici-
L
ne di casa e tutte assieme preparano allegramente tanti dolci che cuociono nel forno
a legna. Oltre a esaltare i sapori, queste tradizioni legano ai tanti ricordi del passato.
Si preparano, inoltre, le Susumelle calabresi di Pasqua, realizzate secondo un’antica
ricetta che si tramanda da madre in figlia. Conosciute anche come ''nginetti'' o ''ciambelle'' o “ngiloppate”. Nei tempi passati si aspettava il periodo antecedente le Palme
per la preparazione di questi dolci che venivano conservati anche per il giorno di
Pasqua. Non c’era una misura e nel farle ci si regolava in base alle uova che si usavano. Due/tre giorni prima delle Palme si
faceva il pane nel forno a legna e in quel
giorno venivano preparate anche le susumelle. Le Susumelle di Pasqua erano
dei dolci che si usavano il giorno delle
Palme. Queste ciambelle decorate con
confettini colorati venivano legate con
nastri e vi si adornavano le Palme che
erano portate in chiesa per farle benedire. Con il passare degli anni l’usanza
è andata persa. Questi dolci erano
usati anche per altre feste. In previsione dei matrimoni era uso prepararne tanti, per tutti gli invitati che
partecipavano al banchetto nuziale.
Ci sono, infine, i biscotti pasquali con vaniglia, uovo e burro, spolverati di zucchero in grani. Nell'amalgamare gli ingredienti è
necessario lavorare l'impasto il meno possibile. L'eccessiva lavorazione, infatti, surriscalda l'impasto e rischia di rendere i biscotti gommosi. Per avere biscotti friabili, è
necessario lavorare l'impasto il più velocemente possibile. Vengono fatte a forma di
trecce, ciambelline, o forme allungate e cotti al forno.
Domenico Spanò
È iniziato martedì 15 marzo a Roma il tour
"Aperilibro e Cenalibro" per la presentazione di
Roma a Tavola in cento Parole, curato dall'avv.
Antonella Sotira e dallo Chef Fabio Campoli.
Il libro fa parte di un progetto grazie al quale la
Sotira coinvolge amici e colleghi appassionati di
scrittura e li induce a pubblicare storie in cento
parole.Tra i calabresi presenti Antonella Freno,
Sara Papa, Alberto Campisi, Teresa Sotira,
Flavia Pugliese, Angela Modafferi, Geltrude
Prologo e Francesco Niutta.
Torna in grande stile
l’Officinadell’artealCilea
Al teatro “Cilea” l’Officina dell’Arte è ritornata
in scena con la commedia Folli, sempre folli,
fortissimamente folli, una storia tra realtà e
farsa che affronta il tema della follia. Sul palco,
insieme all’istrionico Piromalli, Patrizia Britti,
Antonio Malaspina e Agostino Pitasi. Tra ritmi
e tempi perfetti di battute incalzanti e linearità
di un testo rivisto dalla regia si compone un piccolo gioiello teatrale capace di sprigionare inesauribile divertimento grazie alla freschezza
degli interpreti.
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Grande partecipazione per il convegno
AMMI sull’invecchiamento cerebrale
L’Associazione A.M.M.I. ha organizzato, domenica 13 marzo, una partecipatissima conferenza tenuta
dal Neurologo Giulio Fiorenza, che ha intrattenuto una folta e attenta platea con il tema Cervello e Stili
di vita, come invecchiare con successo. Sono state presentate relazioni relative ai rischi che possono
intervenire sull’invecchiamento cerebrale e i possibili interventi per rallentare il decadimento cognitivo
conseguente all’invecchiamento per arrivare a un cosiddetto invecchiamento di successo.
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DOMENICA 20 MARZO
21
Vincenzo Cordì:
La poesia come
devozione e ricerca
del diverso
di Carlo A. Pascale
Il Ricordo di un grande
calabrese: Corrado Alvaro
L
’antica terra di Calabria, nella fattispecie quella lingua di terra infuocata della costa jonica-reggina,
spesso dimenticata o ai diritti di
cronaca più a vista e ridondanti, è
stata nei secoli una terra ricca di cultura
(…non a caso la culla della Magna Grecia).
Una terra dura ma capace di far nascere
figli forti, divenuti nel tempo eccellenze
nazionali della cultura italiana.
Nei primi cinquanta anni del 1900 la cultura nata nelle terre aride del profondo sud,
era magnificamente rappresentata su tutto
il territorio nazionale dalla grandezza dello
scrittore, poeta, giornalista e sceneggiatore
Corrado Alvaro. Un eclettico letterato che
ha rappresentato molto l’eccellenza culturale di un popolo risorto nel dopoguerra.
Contribuì a una seria e libera informazione
(schierato politicamente a sinistra) attraverso il suo percorso artistico-letterario svoltosi tra le testate giornalistiche nazionali più
importanti: il Resto del Carlino, La
Stampa, Corriere della Sera.
Fu narratore di scritti sublimi che oggi
fanno parte del patrimonio della letteratura italiana, opere che hanno lasciato il
segno quali: “Quasi una Vita” (Premio
Strega nel 1951), “L’uomo è forte” (Premio
Accademia Italiana della letteratura 1940)
o il popolare “Gente in Aspromonte” che
racchiude scenari ed emozioni del vivere in
una terra difficile ma magnifica come la
Calabria, ricca di legami, bellezze e contraddizioni.
Era molto legato alla sua terra di origine, il
suo paese natio S.Luca (RC), portò sempre
con sè dei segni indelebili sull’essere calabrese ed essere molto legato a questa regione, alle abitudini e alla sua gente. Egli stesso descrive la sua gente così: “I calabresi
mettono il loro patriottismo nelle cose più
semplici, come la bontà dei loro frutti e dei
loro vini. Amore disperato del loro paese,
di cui riconoscono la vita cruda, che hanno
fuggito, ma che in loro è rimasta allo stato
di ricordo e di leggenda dell'infanzia.”
L’attività letteraria del grande Corrado
Alvaro, insieme alla sua divulgazione giornalistica, continuò sotto varie forme e
mediante diversi mezzi di comunicazione
arrivando a tutti in modo diretto e con
estrema semplicità. Uno scrittore umile per
tutti. Fu poi Direttore del Giornale
RadioRai, e poi critico e sceneggiatore teatrale-cinematografico, lasciando segni tangibili del suo modo essenziale e popolare di
fare letteratura e informazione.
Domenico Spanò
Al di là dei luoghi comuni, invalidati dal tempo
(L’orfanellu con la sua storia, triste e languida; U
tilaru, il cui fascino esiste ancora e spesso si
ripropone; A jettatura, che è come l’Araba
Fenice; U forisi, che mal si propone nel mondo
cittadino) e spesso ripresi e argomentati quasi
sempre con maestria, ma privi di forza poetica
eppure attesi e goduti dal popolo, il libro di
Vincenzo Cordì, Acqua Frisca, in vernacolo
locrese, si fa carico di aperture piacevolissime e
di motivi nuovi e diversi come le tante esegesi
evangeliche che aprono enormi spazi poetici. E
l’incalzante voglia di scendere nel cuore della
poesia.
E comunque in questa silloge di Cordì il poeta
appare e s’impone come poeta della ricerca, del
turbamento morale e della pienezza dell’uomo,
della tradizione da rispettare e interpretare con
nuovo diverso cipiglio. Il poeta non si appaga e
si spinge sempre più in là.
Poesia didattica? Potremmo dire di sì, senza tema
di sbagliare. L’essenza è comunque significativa
di una vis poetica che si pone e si propone senza
sosta tentando e talvolta riuscendovi a porsi
come poesia dialettale libera dai soliti schemi e
dai ritornanti motivi. Poesia, se non nuova, diversa dalla solita e detta con pienezza di linguaggio
e di canto. Non è ancora innovativa e solo qua e
là è originale e contemporanea. Ma forse la
novità è nello stesso titolo, “Acqua frisca”, acqua
fresca, che dà salute e sazia. Che piace e che
scorre limpida e chiara. Poesia della freschezza.
Cordì è un poeta dotato di ottime strumentazioni poetiche che ama la pace piuttosto che se stesso.
Detto ciò, bisogna, doverosamente aggiungere
che la poesia non la si trova per la strada e che
non tutto ciò che nasce dalla nostra emozione o
dalla società in cui viviamo, sia sempre e comunque poesia. Potremmo dire che la poesia sta
sempre al di là, in una maturazione che difficilmente è raggiungibile senza lavoro e fatica,
senza il sostegno di una cultura che non finisce
mai. Senza mettersi in discussione. Senza tentare
e soffrire. Oggi come ieri la poesia è salvezza. Il
“fanciullino” del Pascoli. La “parola unica”, polivalente ed essenziale di Ungaretti, il fascino delle
cose di pessimo gusto di Gozzano, l’enigma che
brucia oltre il muro di cocci di Montale, il magma
struggente ed enigmatico della Marini e così via.
Loro i maestri. È necessario andare alla loro scuola. Senza batter ciglio, prendere atto che la poesia è tutt’uno col poeta. L’uomo e il poeta o si
inchinano o distruggono la poesia.
L’uomo poeta deve diventare il gran maestro di
se stesso, il grande esperto di fatti e di parole, di
modi di dire e di stati d’animo, di commozione e
d’intendimento. Il poeta è colui che sa vedere,
penetrare e afferrare l’essenza di ciò che scorre
e si propone con voce dorata. Cordì deve liberarsi delle pastoie di una dotta e meravigliosa
Prefazione a nome del preside, Luigi Schirripa,
collega che saluto e ricordo con grandissimo
affetto e con forte stima, per uscire dal classico
contenitore di rime e dal tradizionale canone
della spontaneità –Acqua Frisca!-- e deve calarsi
nelle poetiche dell’ultimo Ottocento e in quelle
del Novecento. Le lezioni di Baudelaire, di
Rimbaud, di Verlaine e tutte le poetiche del
Novecento (ermetici, futuristi, postmoderni…)
non possono essere ignorate, anche quando si è
esclusivamente poeti in vernacolo, poeti della
satira, dell’ironia, del sarcasmo e della mentalità
popolare, salace e sagace insieme. Poesia dello
spasso e del sorriso, ma che punge e diverte.
Cordì ha i numeri per carezzare questo sogno di
poeta nuovo e sensibile, perché la sua poesia
quando è poesia raggiunge l’essenziale ed è
“acqua frisca”.
Ecco la via gusta di Cordì: “Mi dissi: Dassa la
buffoneria, / ca poi scriviri così cchjù valenti”.
Ecco l’impegno nuovo del poeta di Locri.
Ecco la sua grande scoperta: scendere nell’agone
poetico senza fare “il buffone”. Con voglia diversa dalla solita rimeria, con l’impegno rinnovato e
assimilato di cantare l’essenza della vita, ciò che
sta dentro, nella profondità dell’anima umana. Il
quid universale. Le parabole evangeliche sono
oggi per Cordì le nuove fonti d’ispirazione. La via
engagée.
Non siamo naturalmente alla poetica dell’albatros o del poeta veggente, né al poeta ermetico,
ma siamo in un mondo che promette molto e si
propone con forti convincimenti.
Alla tristezza del presente storico Cordì porge i
suoi convincimenti morali senza pretese rivoluzionarie.
Dice:”Ma stati attenti vecchi pajsani / ca puru o
nord è amara la vuccata”. L’universale che sostiene il particolare. Il sistema che valorizza la cellula. Niente è senza raffronto nella vita dell’uomo.
RIVIERA
Bavosa Africana
Scilla, 13/03/2016
Questa specie tropicale ha colonizzato
stabilmente il Mar
Mediterraneo, dove è
in netta espansione,
solo da pochi anni, si
suppone a causa
della tropicalizzazione di questo mare.
Carlo Codispoti
Se Lucifero ci mette lo zampino
Rosario Lucifero, preside e grande
artista, è l’autore dello splendido
quadro che ha ispirato l’incontro su
Dante svoltosi lo scorso 13 marzo a
Lo scatto all’Old West
Sant’Ilario.
Mister Sciglitano posa all’Old West
con i suoi fedelissimi di Grotteria, per
una serata all’insegna della buona
cucina e dall’atmosfera unica!
Politica spensierata
A Locri i problemi si
affrontano con il sorriso sulle labbra grazie
alla bella presenza
delle due assessori
Anna Baldessarro ed
Eva Cappuccio.
Poesia annacquata
Con Marcello Pezzano, la
Pro Loco di Locri ha premiato con il buon vino i
volenterosi partecipanti
dell’ultimo incontro della
rassegna “Veniti Poeti”.
Nonna ‘mbriaca
Il nostro uomo cabaret
Severino Pasqualino,
ormai universalmente
conosciuto come
Nonna Cata, guarda
sornione la fotocamera dopo essersi rifocillato adeguatamente.
Amici galanti
Una serata di gala a
Catanzaro è stata l’occasione ideale per fare una
bella rimpatriata con
tanti vecchi amici per
Franco Noto e Salvatore
Gemito, che possiamo
ammirare all’estrema
destra.
Paesaggio locrideo
Rocco Giugno, Katy
Belcastro e
Giovanbattista
Bruzzaniti si incontrano al comune di
Siderno: tra Careri e
Samo ecco che ti “ciccia” Caulonia…
SETTIMANALE
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DOMENICA20 MARZO 23
Quando i sindacati si incontrano
Nicola Simone,
della UIL, sorride al
nostro fotografo in
compagnia di
Emanuela Barbuto,
segretaria della FSI,
dopo un incontro
svoltosi al comune
di Locri.
Uniti dalla passione
Dopo il Derby Locri-Siderno i ragazzi si sono raccolti intorno a Nicola
Romeo per una foto ricordo.
Luciano Pedullà
alla tastiera, Gianni
Lacopo alla batteria,
Ciccio Pelle al tamburello, Carmine Rispoli al basso,
canta Basilio Catania, Totò
Murdaca alla chitarra. In
quello stesso palchetto della
Playa furono ospiti i
Camaleonti, i Dick Dick,
Rocky Roberts e tanti altri.
Sempreverde
Il nostro caro
Antonio Tallura
abbraccia Tony
Marino, che
mette in
mostra ancora
una volta la
sua forma invidiabile.
In Scala 2:20
Sandro Taverniti e Giancarlo
Miriello i sindaci di Stilo e
Pazzano, cercano di riprodurre in
scala, al comune di Siderno, la
distanza fisica che intercorre tra i
due paesi.
Sono bravi… ma non si applicano
I ragazzi dell’ITC Marconi seguono
con (evidente!) interesse un convegno al Polifunzionale di Siderno.
Capiamo l’attività extracurricolare,
ma fate fare loro qualcosa di più stimolante!
80 voglia di politica
Domenico Panetta, Antonio Longo,
Cesare De Leo e Giuseppe
Certomà si riuniscono al comune di
Siderno ricordando quante cose
sono cambiate dagli anni in cui
erano sulla cresta dell’onda politica.
Una ferita ancora
aperta
Antonio Fanito, l’ultras
n°1 del Siderno,
immortalato durante il
derby a Locri la scorsa
settimana. Avrebbe
detto ad amici che
un’apparizione sul
Blob avrebbe (parzialmente) lenito il suo
dolore per la sconfitta… come non accontentarlo?!