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09 settembre 2016
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INDICE
ANICA - ANICA SCENARIO
09/09/2016 Corriere della Sera - Nazionale
L'Italia fragile del Lido
5
09/09/2016 Corriere della Sera - Nazionale
Konchalovsky, film sulla Shoah «E fermiamo le bombe di oggi»
7
09/09/2016 Il Sole 24 Ore
Jaeger-LeCoultre «sfila» a Venezia
9
09/09/2016 Il Sole 24 Ore
Il lato intimo e femminile dell'Italia di Piccioni
10
09/09/2016 La Repubblica - Nazionale
Caccia al Leone
11
09/09/2016 La Repubblica - Nazionale
"A Venezia ci si incontra, a Toronto si vende"
13
09/09/2016 La Stampa - Nazionale
Belmondo: "Ho fatto tutto Adesso? Penso al futuro"
14
09/09/2016 La Stampa - Nazionale
Quell'incontro mancato tra Kusturica e Celentano
16
09/09/2016 Il Messaggero - Nazionale
Belmondo: ho vissuto a modo mio
17
09/09/2016 Il Messaggero - Nazionale
«Oggi l'amnesia collettiva mette a rischio la civiltà»
18
09/09/2016 Il Messaggero - Abruzzo
Sara e l'arcangelo Gabriele L'ospedale diventa un set
19
09/09/2016 Il Messaggero - Nazionale
Cinema sotto le stelle per salutare l'estate
20
09/09/2016 Il Fatto Quotidiano
A Venezia sbarca la fanfara di Putin
21
09/09/2016 Il Tempo - Nazionale
Il road movie di Piccioni verso la maturità di quattro giovani amiche
22
09/09/2016 Il Tempo - Nazionale
Il «Vangelo» secondo Delbono
24
ANICA WEB - ANICA WEB
08/09/2016 www.wired.it 10:32
Tanto nudo e poche battute, il cinema continua a discriminare le donne
26
08/09/2016 www.comingsoon.it 13:18
Cinema a 2 euro a Roma e in tutta Italia: ecco tutte le sale che aderiscono a
Cinema2Day
28
08/09/2016 hitechweb.info 17:23
Presentata a Venezia la campagna 'Io Faccio Film'
29
08/09/2016 www.ilfaroonline.it 21:30
Cinema2day, la magia della sala a 2 euro sbarca a #roma
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ANICA - ANICA SCENARIO
15 articoli
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Venezia 2016 Tre titoli in gara e tante opere che non convincono
L'Italia fragile del Lido
Storie esili e narcisismo: non bastano i tocchi d' autore Deludono anche le ragazze in viaggio di «Questi
giorni»
Paolo Mereghetti
Un verdetto la Mostra l'ha già dato, in anticipo sui Leoni: il cinema nazionale non ha superato gli esami.
Troppo esile, troppo fragile, troppo narciso. L'ultima conferma è venuta da Questi giorni , terzo titolo italiano
presentato in concorso ed ennesima conferma della fragilità di un regista che sa usare il tratteggio per le
psicologie dei suoi personaggi ma non sa mai spingerli verso i chiaroscuri cui il cinema ambirebbe.
Qui si racconta di tre amiche ventenni che accompagnano la quarta decisa a fare la cameriera a Belgrado.
E la sua voglia di tagliare i ponti con tutto diventa il pretesto che offre alle altre la possibilità di rallentare tre
destini che sembrano già scritti: chi si è scoperta un tumore (e l'impossibilità dell'amore col professore
universitario), chi ha una gravidanza non proprio voluta, chi un fidanzato e una famiglia problematici. Ma
quello che sappiamo all'inizio non evolve mai, ognuna resta il simbolo di se stessa, sempre uguale e
sempre prevedibile. E l'entrata in scena della madre della malata (Margherita Buy) e dell'affascinante
professore (Filippo Timi) invece di arricchire il film lo sfrangia ancora di più, in una sottotrama di cui non si
sente la necessità. Anche perché non porta a niente. Piccioni gira intorno alle sue quattro ragazze,
costringendole a non cambiare mai tono (specie l'aspirante cameriera. Eternamente ingrugnita), si concede
qualche tocco «d'autore» ma alla fine resta prigioniero di un cinema esangue.
Ecco questa incapacità - paura? - di usare delle proprie idee (o di quelle degli sceneggiatori) per offrire ai
propri film la verità e l'originalità che tutti vorremmo, sembra aver contagiato molti dei registi italiani qui a
Venezia.
Kim Rossi Stuart sogna un film sulla doppia impasse che può colpire un attore, quella artistica e quella
privata, epperò nel suo Tommaso (fuori concorso) finisce per ripetere sempre le stesse battute e le stesse
scelte, inchiodando il film a un'inutile coazione a ripetere.
Edoardo De Angelis con Indivisibili (Giornate degli autori) incrocia i sogni di due gemelle siamesi con un
mondo che sembra capace solo di sfruttarle, ma per mandare avanti il film sceglie la strada dell'eccesso (il
ridondante bordello galleggiante) e perde di vista la lucidità cui voleva ispirarsi. Invece a La ragazza del
mondo (ancora Giornate degli autori) di Marco Danieli manca il coraggio della coerenza: dopo aver trovato
un tema inedito e affascinante - la rigidità insospettata dei testimoni di Geova - abbandona quel mondo per
rifugiarsi in un universo derivativo (una Gomorra all'amatriciana), più scontato perché più di moda. Un po'
l'opposto di quello che fa Irene Dionisio in Le ultime cose (Settimana della critica), dove la vaghezza che
avvolge i destini dei personaggi che ruotano attorno a un banco di pegni finisce per rivelare una mancanza
di fiducia nel cinema come sguardo sulla realtà, un'ammissione di impotenza che si vorrebbe spacciare per
«modernità» e invece è solo una resa alle vacuità dei nouveaux cinephiles .
Chi sceglie il documentario sembra avere una strada più facile: l'argomento diventa il messaggio, come nel
sorprendente Liberami di Federica Di Giacomo (Orizzonti; sulla diffusione delle pratiche di esorcismo a
Palermo) e in Robinù di Michele Santoro (Cinema nel giardino; sul destino segnato dei baby boss della
camorra) dove la forza del reale finisce per imporre al cinema un percorso più diretto per arrivare allo
spettatore. E che permette al Michele Vannucci di Il più grande sogno (Orizzonti; la redenzione di un ex
carcerato) di riscattare una materia a rischio retorica.
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Questi giorni di Giuseppe Piccioni
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016
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Foto: da evitare interessante da non perdere capolavoro
Programma
Oggi
L'attesa della penultima giornata della Mostra è tutta per la coppia Emir Kusturica - Monica Bellucci (nella
foto in una scena del film), protagonisti, e lui anche regista, di «On the Milky Road»: complicata storia
d'amore durante la guerra dei Balcani. Sarà presentato oggi anche l'ultimo (e il più lungo, 3 ore e 46 minuti)
dei film in concorso: «The Women Who Left» del filippino Lav Diaz, tratto da un racconto
di Tolstoj.
Foto: Insieme
In alto da sinistra: Caterina Le Caselle, Maria Roveran, Laura Adriani e Marta Gastini, protagoniste di
«Questi giorni» di Piccioni. Sotto, le attrici in una scena
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016
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La polemica
Konchalovsky, film sulla Shoah «E fermiamo le bombe di oggi»
Il maestro russo applaudito per «Paradise» girato in bianco e nero «Troppe stragi in nome della
democrazia. Dico no a Hollywood »
Valerio Cappelli
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
VENEZIA In una Mostra che riserva i maggiori applausi a uno sbarbatello di 31 anni (Damien Chazelle, La
La Land ), l'unico regista della vecchia guardia che non naufraga nelle acque del Lido è Andrei
Konchalovsky, immerso nella Shoah. Senti il carisma, le solide letture alle spalle, le betulle e i ciliegi di
Cechov, il respiro di una Russia non dispotica e guerrafondaia che da qualche parte ancora esiste. Oggi
riceve il premio «Bresson»: «Era il più grande, diceva che le immagini sono una cosa volgare, la parola è
sofisticata. Bisogna far sì che le persone vedano cosa c'è dietro il mondo fisico, la sostanza spirituale».
In Paradise mette le mani nel sangue e nel Male assoluto, uscendo a testa alta da un tema nobile ma
cinematograficamente usurato come l'Olocausto. Prima però manda qualche cattivo pensiero a Hollywood.
Due anni fa qui a Venezia con Le notti bianche di un postino vinse il Leone d'argento, film per cui ritirò la
candidatura come miglior film straniero agli Oscar. «Hollywood fa film per bambini, perché è un business e
niente di più. Hanno capito che i film oggi sono fatti per gente che non legge: i giovani, che guardano
Internet e amano le immagini. In passato invece Hollywood realizzava film per i genitori. Hollywood ha
capito, guarda al profitto e si è adeguata ai tempi. Fortunatamente ci sono mezzi per fruire dei film restando
lontani dalle sale. Io non faccio film per i multiplex, mentre i ragazzini mangiano pop corn».
Il suo film, nella Francia occupata dai nazisti, ha tre protagonisti, che poi, trascendendo la realtà, dopo morti
si raccontano in monologhi a punteggiare la storia: la contessa aristocratica russa che per salvare bambini
ebrei finisce in un campo di concentramento (Julia Vysotskaya alla quale suo marito, ovvero Konchalovsky,
ha fatto tagliare i capelli a zero, ma è affascinante lo stesso); l'ufficiale tedesco colto col chiodo fisso per un
Intermezzo di Brahms, e in giorni felici in Toscana amò, non corrisposto, quella donna (Christian Clauss); il
collaborazionista francese (Philippe Duquesne) che nelle autointerviste racconta di avere una famigliola
felice, padre amorevole. Deve portare il figlio al circo, ma prima interroga l'aristocratica russa arrestata. La
banalità del male incorniciata da una citazione dantesca, come fece l'ungherese Nemes a Cannes in Il figlio
di Saul , mentre musica classica e nazismo furono il pane de Il pianista di Polanski. Eppure c'è una
prospettiva inedita: la sofferenza fisica viene dopo. «Non volevo raccontare la violenza sul corpo ma dello
spirito, non meno dolorosa ma più difficile da trasmettere al pubblico».
Poi c'è un'esigenza formativa che non muore mai: «I giovani non sanno nulla del passato, non conoscono
nemmeno Mussolini, Umberto Eco scrisse una lettera al figlio e al nipote sui danni nella perdita della
memoria. La condizione umana ha tre livelli di esistenza: quella animalesca, basata su aspetti fisiologici;
quella interiore e idealista; poi c'è un livello intermedio dove si incontrano l'angelo e il diavolo». Il
fondamentalismo di oggi è una minaccia paragonabile al nazismo? «È un'etichetta appiccicata in ogni
movimento musulmano radicale, è l'esasperazione di una certa filosofia e prescinde dall'aspetto religioso. Il
nazismo fu lo stesso. Però il fondamentalismo non è nato in Germania, ma quando i bianchi andarono in
Africa, in India, in America e ammassarono la gente nei ghetti. Dopo il processo a Norimberga il mondo
creò confusione, oggi si bombarda in Libia o in Iraq come ottima causa della democrazia, il male si
presenta in abiti eleganti». Ha girato in bianco e nero: «Se vedi gente a colori in pigiama a righe pensi
subito che stai vedendo Nabucco all'Opera».
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Il profilo
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016
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09/09/2016
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diffusione:266814
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Andrei Konchalovsky (79 anni) è nato a Mosca. Il suo debutto come regista risale al 1965, ma è con «Zio
Vanja» (1970) che raggiunge il successo internazionale. Ha diretto tra gli altri «A 30 secondi dalla fine»
(nominato a 3 Oscar), «Duet for One», «Maria's Lovers», «Tango & Cash» «Paradise» racconta la storia di
tre persone i cui destini si incrociano sullo sfondo della Shoah: Olga, un'aristocratica russa; Jules, un
collaborazioni-sta francese; e Helmut, un alto ufficiale delle SS
Foto: I migranti di Delbono Pippo Delbono, 57 anni, ha portato a Venezia alcuni migranti, protagonisti del
suo «Vangelo» (fuori concorso)
Foto: Le acrobazie
di Timi Un acrobatico Filippo Timi alla presentazione di «Questi giorni», film di cui è interprete con
Margherita Buy
Foto: Natalie bis
sul red carpet
Natalie Portman, 35 anni, sfoggia un abito bianco che non nasconde
le forme della gravidanza
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016
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MODA 24
diffusione:149769
tiratura:200828
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cinema
Jaeger-LeCoultre «sfila» a Venezia
Il ceo Daniel Riedo: «Creare un orologio di lusso è quasi come fare un film »
Giulia Crivelli
Ancora poche ore e si conosceranno i vincitori della 73esima edizione del Festival del cinema di Venezia: la
cerimonia di chiusura, dopo undici giorni di filme red carpet, si terrà domani sera e assegnerà i famosi
Leoni. Jaeger-LeCoultre, sponsor della mostra, il suo premio "Glory to the Filmmaker" invece lo ha già
assegnato, come avviene dall'edizione del 2007. Quest'anno è andato al regista iraniano Amir Naderi,
presente a Venezia, fuori concorso, con il film Monte, girato in Italia, sulle montagne altoatesine e friulane.
Domani inoltre la maison svizzera di orologi del gruppo Richemont consegnerà ai vincitori dei Leoni una
versione speciale del Reverso, icona Jaeger-LeCoultre, che nel 2016 ha compiuto 85 anni. Entusiasta e
sostenitore del forte legame del marchio di orologi di lusso con il cinema è il ceo Daniel Riedo. Comeè
cresciuta la partnership con il festival di Venezia? È una relazione che dura da 11 anni, un progetto win win,
per dirlo all'americana. Un brand di alta gamma come Jaeger-Le Coultre aggiunge ulteriore glamour e
lustro alla Mostrae siamo l'unico marchio di orologeria direttamente associato al festival. Tutto all'insegna
della discrezione, che corrisponde ai nostri valori: autenticità senza ostentazione. Che effetti ha sul brand,
durante l'anno, la partecipazione a Venezia? Crediamo nel prodotto, più che nel marketing del prodotto.
Non pensiamoa un ritorno immediato o quantificabile del legame con Venezia, bensì a un percorso per
sostenere la creatività e vitalità del mondo del cinema. Ci sono stati altri progetti, come il restauro del
patrimonio cinematografico di Shanghai e il sostegno al cinema sudamericano al festival di San Sebastian.
L'autenticità del nostro impegno va ben oltre i red carpet, per quanto importanti, ed è riconosciuta da tutti.
Quantoè importante per un marchio del lusso legarsi ad altri mondi? Lo diventa solo se si trova la
partnership giusta, che significa, autenticae credibile. Jaeger-LeCoultre viene spesso associato al polo,
soprattutto perché il Reverso fu pensato per i giocatori di questo sport da gentiluomini. Ma sosteniamo
anche l'Unesco nella protezione di aree marine in pericolo e non sbanderiamo questo impegno. Come
dicevo, non ci piace ostentare. Pensa che i consumatori del futuro, i Millennials, apprezzino le
collaborazioni tra orologeria e altri settori? Sono stati condotti molti studi sui Millennials e credo che su un
dato tutti concordino: questa generazione, che identifichiamo un po' sommariamente con i nati dopo il 1980,
vuole concretezza e coerenza. Cerca la sostanza, però apprezza anche la forma, se non viene percepita
come marketing. Capisce quindi che Jaeger-LeCoultre, per tutte le ragioni che le ho spiegato prima, è in
un'ottima posizione per attrarre questi consumatori. A proposito di clienti finali, comeè andato il 2016?
Incertezza economica e finanziaria, tensioni geopolitiche e terrorismo hanno influenzato negativamentei
flussi turistici e, in genere, il desiderio di fare shopping. Viviamo in un mondo percepito come fragile e
pericoloso. Non possiamo cambiare questa situazione. Però possiamo e vogliamo continuare a lavorare sul
prodotto, che è poi l'unico modo per restare un brand di successo globale. In situazioni di crisi si
preferiscono sempre prodotti con una lunga storia. Che riscontro avete della collezione di orologi Reverso
creata con lo stilista di calzature Christian Louboutin? Dopo lo stupore iniziale, c'è un interesse crescente
per i Reverso "personalizzati" da Louboutin. In fondo è l'incontro di due artigianalità e molte persone
appassionate di moda e che magari non ci conoscevano hanno scoperto tante analogie e si sono lasciate
affascinare dall'alta orologeria.
Foto: Anniversario. Da sinistra, Daniel Bruhl, Felicitas Rombold, Cristiana Capotondi, Sonia Bergamasco,
Eva Riccobono, Carmen Chaplin, Christian Louboutin, Zhao Wei, Jorge Viladoms. A lato, il Reverso per
Venezia
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016
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09/09/2016
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diffusione:149769
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Il lato intimo e femminile dell'Italia di Piccioni
Cristina Battocletti
Da quest'anno nella riserva del Lidoi Leoni sono due (alla carriera): quello attribuito, all'inizio della Mostra,a
un regista (Jerzy Skolimowski)e quello conferitoa un attore, alla fine del festival. Così ieri la rassegna
veneziana ha premiato Jean-Paul Belmondo. L'ottantatreenne, Borsalino con bastone, accompagnato da
Sophie Marceau, ha ricordato la gioia di ritrovarsia casa un telegramma di Vittorio De Sica che lo
chiamavaa interpretare Michele, giovane idealista antifascista, ne "La ciociara" (1960). Bei tempi, quelli, per
il cinema italiano, mentre ora non si fa che mugugnare come trai nostri registi non ci siano più maestri. Così
nel solito italico desiderio di darci addossoè passato trai rimbrotti l'ultimo film nostrano in Concorso, "Questi
giorni" di Giuseppe Piccioni. Con la sua consueta inclinazione alle storie intime ("Luce dei miei occhi",
2001, "Il rossoe il blu", 2012), il regista marchigiano ha raccontato l'Italia contemporanea con risvolto
femminile: quattro ragazze, diversissime tra loro, amiche nonostante le diversitàe tutte con un tormento che
le logora. Caterina (Marta Gastini)è innamorata del professore (Filippo Timi) con cui discute la tesie ha
appena scoperto di avere un tumore; Liliana (Maria Roveran)è in cerca di lavoroe di placare la passione
che prova per Caterina; Anna (Caterina Le Caselle)è una musicista, incinta del primo fidanzato in cui ha
trovato riparo; mentre Angela (Laura Adriani) non riescea troncare con un ragazzo che non la considera
socialmente all'altezza di stargli al fianco. Fragilitàe ipocrisie, solidarietàe affetto si ingarbugliano in un
viaggioa Belgrado in un'atmosfera tra l'Erasmuse l'ultimo round di pugilato. Ci sono poi Margherita Buy, già
protagonista per Piccioni di "Fuori dal mondo" (2008), che ben interpreta il ruolo della madre di Caterina
con l'esitazionee lo schiacciamento del genitore di frontea una malattia grave di un figlio;e Sergio Rubini,
che il regista lanciò ne "Il grande Blek" nel 1987e che passa da giovane ribelle refrattarioa padre
conformista. Sulla carta le questioni sembrano troppee smisurate per esser affrontate in due ore sullo
schermo. Invece Piccioni riesce con brevi grattate di quotidianitàa spiegarci come sonoi ragazzi di oggi,
negli infantilismie nel coraggio di affrontare un futuro senza paracolpi. Con un po' di naïveté, ma con
un'introspezione psicologica femminile sincera. L'opportunità di fare partecipare il film al Concorsoè poi una
falsa questione, visto che in gara ci sono anche l'impensabile film sui cannibalie il Superquark di Terrence
Malick. Alle "Giornate degli Autori"è arrivato Pippo Delbono con un "Vangelo" che esplora il mondo
dell'immigrazione già tanto battuto dal cinema italiano, da "La bàs" di Guido Lombardi che nel 2011a
Venezia vinse il Leone d'Oro del futuro,a "Fuocoammare" di Gianfranco Rosi, Orso d'oroa Berlino nel
febbraio scorso.A loro, che devono nascondersie vengono considerati clandestini, Pippo Delbono dà il
nome degli apostoli, perché Cristo oggi li avrebbe scelti per portare il suo verbo. Sono immagini "sporche"
quelle di Delbono, per un'operazione scardinata dai normali crismi del cinema, eppure il regista ci
restituisce il doloree l'autenticità che mette anche nel suo teatro in cui recitano gli emarginati.È Delbono il
primo ad avvertire la sofferenza del prossimoe il pubblico la sente con lui. In concorso poiè passato un
veterano di Venezia, Andrei Konchalovsky, già Leone d'argento nel 2014 con "Le notti bianche di un
postino"e Gran Premio speciale della giuria per "La casa dei matti" (2002). In "Paradise", in biancoe nero,
affronta il tema dell'Olocausto facendo parlare dall'Oltretomba un'aristocratica russa ebrea, che aiutavai
bambinia mettersi in salvo, un francese filonazistae un ufficiale delle SS. Il maestro russoè sempre
interessante. Lo stesso tema è affrontato nel bel documentario "Austerlitz" (Fuori concorso) di Sergej
Loznitsa che ha puntato la macchina da presa davanti ai visitatori dei lager, registrando l'atmosfera da gitae
le fotografie da trofeo sotto il cancello con la scritta "Il lavoro rende liberi".
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016
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LA MOSTRA DEL CINEMA
09/09/2016
Pag. 42
diffusione:226066
tiratura:334292
Caccia al Leone
Un musical e un biopic in pole position E Natalie Portman si candida alla Coppa
EMILIANO MORREALE
VENEZIA OGGI, ultimo giorno della Mostra, come è ovvio dilagano già pronostici e auspici, anche se
devono ancora passare gli ultimi due film del concorso, che non sono secondari: il filippino Lav Diaz, uno
dei beniamini della critica più sofisticata, già vincitore a Orizzonti 2008 e a Locarno due anni fa, e il ritorno
di Emir Kusturica con The milky way, interpretato anche da Monica Bellucci.
Al momento, si staccano dagli altri per unanimità di consensi il film d'apertura La La Land di Damien
Chazelle e Jackie di Pablo Larraín. Due titoli di nazionalità americana che potrebbero contendersi il Leone,
e che in molti vedono già proiettati verso gli Oscar. Certo, Jackie è paradossalmente "penalizzato"
dall'interpretazione di Natalie Portman, finora maggior candidata alla Coppa Volpi per l'attrice, il che,
secondo il regolamento del festival, gli impedirebbe di ricevere anche il massimo riconoscimento. Per la
verità, oltre alla Portman almeno una mezza dozzina di attrici sarebbero possibili candidate: dive americane
(Amy Adams, Emma Stone, Dakota Fanning), la tedesca Paula Beer del film di Ozon (molto più forte del
partner maschile) e la francese Judith Chemla di Une vie, la russa Julia Vysotskaya di Paradise. Ma, per
esempio, anche Lav Diaz lavora a stretto contatto con l'attrice Charo Santos- Concio, protagonista anche di
quest'ultimo The woman who left: e all'ultimo festival di Cannes un'altra attrice filippina ha soffiato il premio
a un parterre di dive una più famosa dell'altra.
Più ristretta la rosa degli interpreti maschili.
Spicca su tutti l'argentino Oscar Martínez di El ciudadano ilustre (che è in realtà possibile vincitore di altri
premi, a cominciare da quello per la miglior sceneggiatura). Ci sarebbero al massimo, tra i divi, Ryan
Gosling o Jake Gyllenhaal.
Leone d'argento alla miglior regia, Gran premio della giuria e premio speciale potrebbero muoversi tra una
rosa di nomi. Se i premi fossero da prendere alla lettera, la miglior regia dovrebbe andare a Une vie di
Stéphane Brizé, lezione di messa in scena. Ma comunque, a dar retta ai critici in lizza ci sono almeno
Animali notturni di Tom Ford e Paradise di Konchalovsky, ma anche Frantz di François Ozon e La regiòn
salvaje di Escalante e Arrival di Villeneuve, più amati dagli stranieri.
Tra gli italiani si vedono poche possibilità, a meno che la giuria non si lasci conquistare dalla forza delle
immagini di Spira mirabilis, o che qualcuno dei giovani del film di Piccioni e Johnson non vinca il premio
Mastroianni per l'attore emergente. Ma, come sempre, i pronostici basati sui pareri della critica raramente
coincidono col verdetto. E dedurre i gusti dei giurati dalla loro carriera è sempre un azzardo. Oltretutto, il
presidente Sam Mendes è un regista eclettico: inglese di famiglia intellettuale, passato da American beauty
ai film di James Bond, con in mezzo un noir rétro, un film di guerra, il raffinato adattamento del romanzo
Revolutionary road e una commedia on the road scritta da Dave Eggers e Vendela Vida. C'è da aggiungere
che, di tutti i registi in lizza, nessuno ha mai vinto un Leone d'oro (Wenders e Kusturica, decenni fa, ebbero
la Palma a Cannes), e nello stesso tempo molti di loro sono autori apprezzati a livello internazionale per i
quali il Leone sarebbe la perfetta consacrazione. Dunque ci sono forti possibilità di un Leone d'oro solido e
insieme non troppo scontato.
TAPPETO ROSSO
MARGHERITA BUY Sempre tanto carina, ma perché quella pettinatura da Nonna Papera? FILIPPO TIMI
Di corsa, in posa plastica, l'attore è nel cast di "Questi giorni" di Giuseppe Piccioni LE RAGAZZE DI
PICCIONI Quartetto di bellezze: Caterina Le Caselle, Maria Roveran, Laura Adriani e Marta Gastini IL
REGISTA Andrei Konchalovsky con la moglie, attrice in "Paradise", Julia Vysotskaya
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016
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Domani la consegna dei premi della 73ª Mostra del cinema Poche possibilità per i nostri film / R2
SPETTACOLI
09/09/2016
Pag. 42
diffusione:226066
tiratura:334292
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016
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Foto: FOTO: ©FOTOGRAMMA
Foto: QUASI SORELLE Natalie Portman, 35 anni, israeliana naturalizzata americana, e la franco
statunitense Lily-Rose Depp protagoniste di "Planetarium" della regista francese Rebecca Zlotowski,
presentato fuori concorso
09/09/2016
Pag. 42
diffusione:226066
tiratura:334292
"A Venezia ci si incontra, a Toronto si vende"
(ari.fi.)
DALLA NOSTRA INVIATA VENEZIA L'ALTRA faccia dell'arte, l'industria. Mentre la Mostra marcia verso il
verdetto di domani, arrivano i dati del mercato e un primo bilancio dell'edizione 73 fatto con produttori e
distributori. Le cifre ci consegnano 1767 accreditati al mercato, il venti per cento in più rispetto allo scorso
anno. «Prima c'era solo una sorta di business club dove d'incontravano venditori e compratori. Quest'anno
ci siamo presi la responsabilità di scegliere 40 progetti che erano già prodotti al 60 per cento, abbiamo
invitato potenziali finanziatori. Ci sono stati 650 incontri in tre giorni. Un feedback forte: la gente sa che non
si perde tempo, che si tratta di progetti concreti», dice il direttore Alberto Barbera. Per Catia Rossi, direttore
vendite di True Colors, che si occupa di trovare acquirenti per film italiani, «il mercato a Venezia è stato,
come al solito, piccolo. Più forte dal lato europeo, meno dal resto del modo. Ma i produttori europei sono
quelli giusti, consolidati, che amano il film di qualità: francesi, belgi, tedeschi, scandinavi. La cosa buona è
che se il film piace a Venezia la eco arriva a Toronto. L'esperienza ci dice che se i nostri film vanno al
festival canadese senza l'anteprima al Lido, hanno poi più difficoltà ad emergere». Paolo Del Brocco,
amministratore delegato di Rai Cinema sottolinea che «al Lido si parla più di progetti e coproduzioni che di
acquisti. Qui nasce un interesse, poi la vendita si chiude magari a Toronto». Per Del Brocco malgrado i
costi, portare un film italiano al festival è un grande vantaggio. «I fischi, segno di poco rispetto per il lavoro
altrui, e i giudizi severi riservati al nostro cinema, sono un rischio che vale la pena correre. Il bilancio resta
comunque positivo».
Festival promosso, dunque: «Logistica e organizzazione migliorate, ottima selezione. E film come Jackie e
Animali notturni sono un'apertura a un cinema non solo d'autore ma anche pop». Richard Borg, AD di
Universal, alla Mostra con Animali notturni e il cartone Pets parla di «edizione in netta crescita rispetto al
passato. Finalmente si è tornati a una copertura mediatica internazionale, forte. Condivido l'idea di Barbera
di non puntare solo alla qualità artistica, ma aprire a una divulgazione più commerciale. Ottima l'idea di
mettere una commedia in concorso». Rispetto agli altri festival per Borg «Cannes è ancora il primo,
inarrivabile. Ma rispetto a Berlino c'è la possibilità di sorpasso, specie dopo la selezione che si è vista e che
difficilmente il festival tedesco potrà uguagliare». Per Franco Zuliani, fondatore di Ufficine Ubu «è andata
bene, considerando che a Venezia circolano film da festival, poco commerciali. Molti titoli presentati qui
l'anno scorso poi non sono stati distribuiti. Alla Mostra mi sembra ci sia meno gente. È cara, specie se porti
una star. Berlino costa la metà, a Cannes ci sono molte più proposte, più film commerciali. Ma per gli
italiani Venezia resta un appuntamento irrinunciabile».
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IL MERCATO / R2 SPETTACOLI
09/09/2016
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Belmondo: "Ho fatto tutto Adesso? Penso al futuro"
ALBERTO MATTIOLI
INVIATO A VENEZIA Cammina a fatica, aiutandosi con il bastone. Per issarlo sulla pedana devono quasi
sollevarlo di peso. Anche la parola è un po' faticosa. Gli anni sono 83, e nel 2001 fu colpito da un'ischemia.
In compenso il sorriso da simp atica can aglia è semp re quello. Bebel, ancora lui. Abbronzatissimo,
cravatta rossa, rosetta della L egion d'onore all'occhiello, le mani coperte di grandi anelli, ecco a voi JeanPaul Belmondo, uno dei due Leoni d'oro alla carriera di questa Most ra (l 'alt ro l 'aveva già riti rato Jerzy
Skolimowski) consegnato ieri dalla B2, il duo BarattaBa rbe ra, rispetti vamente presidente della Biennale e
di retto re della Most ra. I giornalisti, al solito, non hanno capito nulla e alla conferenza stampa ce ne sono
pochi. Invece il pubblico gremisce la Sala Grande e accoglie il ve cchio leone venuto a prendersi il Leone
con una standing ovation, tutti in piedi fra l'impazzare dei flash e dei ricordi. Loren, Delon, Godard Lui è
contento, anzi raggiante, ma rifiuta di arrendersi alla commozione, non sarebbe da Bebel. È una
celebrazione, non una commemorazione. L'aveva detto poco prima ai giornalisti: «Non penso mai al
passato, ma sempre al futuro. Il mio motto è: demain, demain, demain». Sophie Ma rceau, che lo
accompagna, non è solo bellissima, ma sa anche trovare le parole giuste. Ricorda i cinquant'anni
abbondanti di carrie ra, i 130 milioni di spettatori, la star popolare e l 'atto re complet o, il gan gster di mille
film e filmetti ma anche l'icona della Nouvelle Vague, l'ex boxeur diventato attore, il seduttore e il p ad re di
fami glia: « Non avevi paura di niente». Lui, il festeggiato, parla poco ma dice moltissimo. Diverte e si
diverte quando fa l'elenco delle dive che gli sono passate per le braccia, e allora per ogni LorenLollobrigida-Cardinale -Deneuve, ma si farebbe prima a dire chi non c'è, sbuffa ammiccando un «oh!» da
pascià soddisfatto. Il bel mondo di Belmondo. Ricorda che era disoccupato a Parigi dopo essere andato
invano a Cinecittà quando arrivò il telegramma di De Sica, che lo chiamava per La ciocia ra. «Ho sempre
amato il vostro cinema», dice, e in effetti è sempre stato il più italiano degli attori francesi (del resto, è figlio
di uno scultore emigrato), magari insieme con il grande e troppo dimenticato Philippe Noiret. Le risposte
sono brevi ma non banali. Con l'età si diventa più bravi? «Certo, si impara». Con Delon siete ancora rivali?
«E ravamo colle ghi, siamo amici». Meglio il cinema d'autore o i blockbuster? «Mi sono divertito in
entrambi. È come la vita: un giorno si ride, un giorno si piange». E G odard? «Avevo fatto teatro per nove
anni, poi arrivò lui a propormi Fino al l'ultimo respi ro, e fu l'inizio della mia carriera». Che ricordi ha di
Venezia? «Il più curioso è quando in un film la sorvolai appeso a un elicottero». Ha dei rimpianti? «Ho fatto
tutto quel che dovevo». E adesso? «Adesso amo il sole e il mare». Però nel 2008, già colpito, accettò di
recitare il remake di Umberto D a una condizione: che lo filmassero così com'era, senza controfigure. A
proposito, Belmondo: c'è un suo erede? «Ce ne sono tanti, sta a loro. Ma oggi la felicità è più difficile».
Appunt o. Negli applausi non di circostanza di ieri c'era anche la nostalgia ag rodol ce per un mondo, e un
cinema, forse più felici e sicuramente più facili, quando un gangster poteva ancora essere simpatico e una
star sedurre pure fuori dal set senza infrangere i tabù del politicamente corretto. O magari tutti i tempi,
quando sono antichi, sono automaticamente anche buoni. Ma in quell'affett o, in quelle ovazioni, in quei «ti
ricordi» (e giù liste di film, variabili a seconda della m e m o r i a e d e i g u s t i d e i cinéphiles) c'è
soprattutto la gran voglia di identificazione. I festival, siano di cinema come di teatro, di arte, di letteratura,
di musica, di danza, insomma tutti, servono anche e forse soprattutto a questo: a condividere una passione.
Che è poi la vera ragione per cui si continua a farli (e a frequentarli, anche). c
Sophie Marceau È stata l'attrice francese Sophie Marceau a consegnare il Leone d'oro alla carriera a
Jean-Paul Belmondo (foto sopra). Nel discorso che gli ha dedicato, ha ricordato i 50 anni di carriera, il
gangster di mille film, il seduttore e il padre di famiglia. E ha concluso: «Belmondo non ha mai avuto paura
di niente»
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LEONE D'ORO ALLA CARRIERA
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09/09/2016
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Pag. 31
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Quell'incontro mancato tra Kusturica e Celentano
STEVE DELLA CASA
Quando si parla di Emir Kusturica (il cui film più recente, Milky Road, viene proiettato oggi in concorso) si
citano di solito le tante polemiche delle quali è stato protagonista. È stato in fatti accusato di sci ovinismo
quando il suo film Unde rg round vinse la Palma d'oro al festival di Cannes nel 1995. Due anni prima le
cronache si erano occupate di lui per un caso apparentemente opposto, visto che aveva addirittura sfidato
a duello il capo di un movimento ultranazionalista serbo. E anche quest'anno il suo arrivo a Venezia è stato
preceduto da una polemica, con Kusturica e un giornalista italiano che si sono scambiati accuse rispetto a
un'intervista nella quale il regista sembrava dire che il festival di Venezia era la sua seconda scelta e il
giornalista che ha dovuto smentire. Insomma, Kusturica non ha certo un carattere facile. Ma sicuramente
non disprezza Venezia, che gli ha dato un Leone d'argento per Gatto nero, gatto bianco. E prima ancora il
suo film d'esordio, Ti rico rdi di Dolly Bell aveva ottenuto il massimo ri conosciment o, e cioè il Leone d'oro.
Anche in altre occasioni si era fatto vedere alla Mostra, per incontri o anche solo per vedere i film. E nel
2008, quando fu assegnato il Leone d'oro alla carriera, circolò a lungo la voce che anche Kusturica sarebbe
stato al Lido. Il motivo non è però il regista Ermanno Olmi, per il quale comunque Emir ha grande
ammirazione, bensì il fatto che Olmi avesse indicato Adriano Celentano come l'artista che avrebbe voluto
per farsi consegnare l'ambito riconoscimento. L'amicizia tra Olmi e Celentano inizia con il primo film del
regista bergamasco, Il tempo si è fermato, dove il protagonista è un ancora sconosciuto molleggiato che
interpreta King of Rock. L'incontro tra Celentano e Kusturica purtroppo non avvenne. Peccato, sa rebbe st
ato un ve ro spettacolo. c
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Ieri e oggi
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Pag. 26
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Belmondo: ho vissuto a modo mio
Venezia celebra l' attore con un Leone d'oro alla carriera. Accompagnato alla premiazione da Sophie
Marceau e acclamato dalla folla: «Il mio segreto è di non guardarmi indietro» Sul red carpet le giovani
protagoniste di "Questi giorni", ultimo film italiano in concorso
Gloria Satta
Tappeto rosso all'insegna delle emozioni. Le prime le regala Jean-Paul Belmondo, Leone d'oro alla
carriera, poi qualche ora più tardi sfilano i profughi protagonisti del film di Pippo Delbono Vangelo,
applaudito alle Giornate degli Autori e girato nel centro di accoglienza Villa Quaglina di Asti. E le quattro
giovani attrici di Questi giorni , ultimo titolo italiano in concorso, diretto da Giuseppe Piccioni, portano al
Lido una ventata di novità e freschezza: Marta Gastini, Laura Adriani, Caterina Le Caselle e Maria Roveran
incarnano l'onda nuova dello star system nazionale. «Siamo riconoscenti alla Mostra perché punta su di noi
che siamo estranee alla casta del cinema, il futuro è dei giovani», esclamano le ragazze, un secolo in
quattro e un grande avvenire, sperano, davanti a loro. STANDING OVATION Belmondo, per tutti e per
sempre Bebèl, incede aiutandosi con il bastone al braccio di Sophie Marceau, oggi elegante e affettuosa
quasi cinquantenne e nel lontano 1984 sua partner nel film Irresistibile bugiardo . Ma l'attore non rinuncia a
un sorriso divertito e commosso mentre la folla urla il suo nome e poi in sala gli riserva una standing
ovation. Cravatta rossa, mille anelli alle dita e capelli bianchi tenuti vezzosamente lunghi sul collo, l'attore
francese ha 83 anni, alle spalle una carriera leggendaria che include la storica, pompatissima (dai media)
"rivalità" con Alain Delon per il titolo di sex symbol, e tanti amori con donne bellissime come Ursula Andress
e Laura Antonelli. Belmondo ha anche una forza vitale sorprendente. Non si è lasciato piegare
dall'ischemia che lo colpì nel 2001: ha continuato a vivere, ha avuto nuovi amori, non ha smesso di fare da
patriarca alla numerosa famiglia (a Venezia è venuto con il figlio Paul che ha dedicato al padre un
magnifico documentario, ancora invisibile in Italia per una questione di diritti d'autore). Nel 2008 ha perfino
girato un film, Un homme et son chien , remake del capolavoro di De Sica Umberto D , mostrando senza
complessi la propria invalidità. «Il mio segreto», dice Bebèl tra gli applausi, «è non guardarmi indietro, io
penso solo al domani». A Delon, spiega, lo lega un'amicizia «che dura da decenni e durerà per sempre». Si
è divertito «nella stessa misura», interpretando sia i film d'autore di Godard come Fino all'ultimo respiro ,
sia pellicole spettacolari o d'azione ( Cartouche, L'uomo di Rio , il cult Borsalino in coppia con Alain) che
mettevano in risalto la sua sensualità e quell'esuberanza un po' guascona che è sempre stato il suo
"marchio di fabbrica". Al Lido, Belmondo racconta l'incontro con il cinema italiano: «Ho girato La Ciociara
con la Loren, poi ho lavorato con la Lollobrigida e la Cardinale», dice, piazzando tra un nome e l'altro un
«oh!» di allegro compiacimento che scatena la divertita complicità del pubblico. Sul palco con Baratta e
Barbera, Sophie Marceau enumera i suoi meriti e alla fine gli dice: «Sei un campione di leggerezza, sei
audace e generoso. Hai messo d'accordo giovani e vecchi, intellettuali e persone semplici, sei un uomo che
mi piace». Rimpianti? «Nessuno, ho fatto tutto quello che volevo fare e oggi amo le cose che mi restano: la
vita, il sole, il mare», risponde l'attore. Ma esistono suoi eredi? «Con il cinema ho chiuso, ora tocca a loro
divertirsi». La consegna del Leone d'oro è un momento gioioso e tra i più commoventi della Mostra. «Adoro
Venezia, ci sono venuto tante volte con i film», dice il vecchio Leone, «ma mi sono divertito soprattutto a
sorvolarla in elicottero». Dopo la cerimonia, Il ladro di Parigi , il film del '67 diretto da Louis Malle e
interpretato da Belmondo, ha concluso in bellezza l'omaggio
Foto: RED CARPET In alto, Sophie Marceau e Jean-Paul Belmondo A sinistra una scena di "Questi giorni"
di Giuseppe Piccioni
Foto: LA VECCHIA RIVALITÀ CON ALAIN DELON: «IN REALTÀ SIAMO AMICI DA DECENNI» E PER
FESTEGGIARLO UN FILM DI MALLE
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EMOZIONI
09/09/2016
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«Oggi l'amnesia collettiva mette a rischio la civiltà»
Gl. S.
In un quieto giardino del Lido, panama bianco e figura aristocratica, intercalando al russo natale qualche
parola d'italiano («ho una casa in Toscana, ci vado ogni volta che posso»), Andrei Konchalovsky racconta
la sua nuova sfida: Paradise , il film applaudito in concorso e idealmente candidato al Leone d'oro. A 79
anni, il regista di film diversi tra loro come Siberiade, Maria's Lovers, Tango & Cash, The postman's White
Nights (Leone d'argento a Venezia 2014), riceverà oggi al Lido il Premio Robert Bresson dalle mani di
monsignor Dario E. Viganò per il suo cinema «scomodo, dallo stile essenziale, capace di grande
scandaglio psicologico». In Paradise affronta l'Olocausto attraverso le storie di tre personaggi che
s'intrecciano durante e "oltre" la guerra: un'aristocratica russa membro della Resistenza francese, un
commissario collaborazionista francese e un ufficiale tedesco delle SS. Sullo sfondo l'inferno dei campi di
sterminio, sullo schermo un potente bianco e nero. Il cinema ha parlato spesso della massima tragedia
contemporanea: perché ha voluto farlo anche lei? «Paradise non è un film sulla Shoah ma sulla seduzione
del male, che a volte si presenta con un volto attraente». Perché l'ha girato in bianco e nero? «Sarebbe
stato osceno filmare i campi di concentramento a colori. Gli ebrei in pigiama a righe sarebbero sembrati
comparse di un musical o del Nabucco. Niente come il bianco e nero rende il dolore, la violenza e la
morte». L'Olocausto rischia di essere dimenticato, specialmente dai più giovani? «Per dimenticare devi
conoscere, e oggi nessuno sa niente. Internet, come denunciava Umberto Eco, ha cancellato la memoria.
Anche l'Olocausto è stato banalizzato: la gente si fa i selfie a Auschwitz, ma non conosce la storia.
L'amnesia collettiva mette a rischio la civiltà umana». I fondamentalisti islamici sono i nuovi nazisti? «Il
fondamentalismo unisce tutti i movimenti musulmani radicali di estrema destra. Non bisogna confondere il
nazismo con il nazionalismo, una filosofia che, considerando una nazione superiore alle altre, giustifica lo
sterminio. Di origine anglosassone, spiega le atrocità commesse in Africa nel 18mo secolo dai colonialisti».
Come si manifesta, oggi, il male? «Ad esempio quando si bombarda la Serbia, la Libia, l'Iraq in nome della
democrazia e della libertà». Come definirebbe, in defintiva, Paradise? «Una riflessione sul Ventesimo
secolo e sul pericolo della retorica dell'odio che ancora oggi minaccia le vite e la sicurezza di milioni di
persone nel mondo». Come si passa da un film d'azione con Stallone alla tragedia dell'Olocausto? «Sono
un artigiano e amo tutte le espressioni del cinema. È sempre la curiosità a motivare il mio lavoro». Ha
proprio chiuso con Hollywood? «Ormai gli americani fanno solo film per ragazzini e gente che non legge.
Non posso fare un cinema da pop corn». Chi è, per lei, Robert Bresson? «Un artista che non si
accontentava di rimanere alla superficie delle cose e mostrava cosa c'è dietro». Il film migliore
sull'Olocausto, a suo avviso? «Non me ne viene in mente nessuno. Preferisco i libri come S e questo è un
uomo di Primo Levi». Non le è piaciuto nemmeno "La vita è bella" di Benigni? «Film toccante ma non parla
dell'Olocausto, piuttosto della capacità umana di resistere al male».
Foto: Andrei Konchalovsky e la moglie attrice, Julia Vysotskaya
Foto: «COME DICEVA ECO INTERNET HA CANCELLATO LA MEMORIA: ADESSO NESSUNO SA PIÙ
NIENTE»
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016
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L'intervista Andrei Konchalovsky Il grande regista riceve il premio Bresson e parla del suo nuovo film
sull'Olocausto: «Un'opera sulla seduzione del Male, che a volte si presenta con un volto attraente»
09/09/2016
Pag. 41 Ed. Abruzzo
diffusione:112565
tiratura:151086
LA CITTÀ SUGLI SCHERMI
Si chiama Speranza ed è un film - girato nel pescarese - ispirato ad una storia vera, senza lieto fine: la
produzione, italo-iraniana, ha voluto portare sul grande schermo la vicenda di una bambina, Sara, morta
per gravi problemi di cuore. La storia diventa subito volano di confronto e dialogo. Così l'assessore
comunale Di Iacovo: «La cultura è il mezzo migliore per veicolare grandi messaggi. La sottotraccia del film
è proprio un contenuto di solidarietà e tolleranza, per questo faremo un'anteprima di presentazione al
Museo Colonna, dove ci auguriamo che il film venga applaudito come merita». Il regista è Bruno
Spadaccini, coadiuvato da Loredana Saccomandi. «Gli imprevisti, le tradizioni, i sentimenti, anche quelli
legati alla fede, sono tutti elementi presenti in ognuno di noi e che ritroviamo anche nel film», ha dichiarato
proprio Spadaccini. Nel cast, oltre alla partecipazione di 8 bambini straordinari selezionati durante una
colonia - come spiegato dallo staff - anche Viviana Bazzani, nota tra l'altro per la sua partecipazione
televisiva a L'isola dei Famosi, qualche anno fa. Al centro della trama c'è l'Arcangelo Gabriele, «una figura
presente sia nel cristianesimo, sia nell'islamismo - aggiunge il regista - che ho scelto proprio perché
restituisce bene l'idea di ponte tra la Bibbia e il Corano». Ad interpretare l'arcangelo sarà però una donna:
Elisabetta D'Eustacchio che si è detta onorata del ruolo affidatole. Importante anche la partecipazione di
Ghodi, che recita in un certo senso se stesso, ovvero un uomo iraniano. Ma anche quella di Rosanna
Scutece, Piero Montesi, Franco Corsetta, Stefano Mancinelli, Carlotta Battistoni, solo per citarne alcuni.
Non manca la presenza, nel film, di uno scafista, chiaro rimando all'attuale tematica dell'emigrazione e dei
permessi di soggiorno. Merito di un benefattore anonimo, il lungometraggio è stato girato tra l'ospedale di
Pescara, Torre de' Passeri, Scafa e Ortona. Gli introiti della prima proiezione - data da stabilire, confermato
il museo di via Gramsci - verranno destinati alle popolazioni colpite dal sisma.
F. Fus.
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ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016
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Sara e l'arcangelo Gabriele L'ospedale diventa un set
09/09/2016
Pag. 48
diffusione:112565
tiratura:151086
Cinema sotto le stelle per salutare l'estate
Laura Larcan
Chissà che non sia davvero la "seconda vita" delle arene, ma la formula del cinema sotto le stelle
incorniciata in un evento notturno e nottambulo, sembra essere la tendenza del momento. Quanto meno, il
mood di tante rassegne che animano l'Estate romana. Si sceglie un film di culto, gradito a cinefili e
appassionati del mondo di celluloide, e si costruisce un party a tema, con dj-set ispirati alla colonna sonora,
aperitivi e dopo-cena griffati, e magari coinvolgendo anche qualche rappresentante del cast. E la festa va in
scena, nelle location più disparate. Ce n'è per tutti i gusti in questo fine settimana. Si può scegliere il
Chiostro Film Fest, ritrovo di fan del cinema e addetti ai lavori, che schiude stasera il chiostro universitario
di San Pietro in Vincoli per una notte all'insegna della pluri-premiata pellicola "Non essere cattivo". Non
solo, ma domani sera la gran festa di chiusura celebra "La pazza gioia" di Paolo Virzì. La sceletta è
impeccabile: proiezione (attenzione, 300 posti non prenotabili), giro di mangerecci e aperitivi, per poi
accendere i riflettori sulla consolle con special guest. Altra tappa in questo tour da movida cinefila, è l'Ex
Dogana che stasera organizza un party a tema swing jazz prendendo ispirazione dal cartoon storico "Gli
Aristogatti" e alla famosissima canzone dal refrain indimenticabile "Tutti quanti voglion fare jazz, alleluja".
Sulle immagini dei gattoni musicisti e cantanti del capolavoro Disney, ecco l'adrenalinico concerto di
Henzapoppin Cortese's Choo Choo Train. Al Gasometro invece arrivano domani sera gli eclettici Antonio
Rezza e Flavia Mastrella per i venti anni del film "Escoriandoli ". Proiezione, incontro, e musica. Buon
divertimento.
Dall'Ex Dogana al Chiostro Fest al Gasometro - Chostro Film Fest, San Pietro in Vincoli, via Eudossiana
18. - Ex Dogana , via dello Scalo di San Lorenzo 10, dalle ore 20. - Gasometro, via del Porto Fluviale, dalle
ore 21
Foto: A sinistra, un momento della proiezione al Chiostro di S. Pietro in Vincoli. Sotto un'immagine del film
"Non essere cattivo"
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016
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TENDENZE Proiezioni , incontri e musica live le rassegne rilanciano la tradizione dell'arena
09/09/2016
Pag. 22
diffusione:35068
tiratura:81573
A Venezia sbarca la fanfara di Putin
FEDERICO PONTIGGIA
Venezia. Ancora due. Due film per arrivare a venti, e fare i conti in tasca, anzi, in palmares alla 73ª Mostra
di Venezia: chi vincerà? Domani sera il verdetto, oggi passano The Women Who Left del filippino Lav Diaz,
che argina la sua fluviale poetica in sole tre ore e 46 minuti, e il redivivo Emir Kusturica, che dirige l '
eburnea Monica Bellucci nel lattiginoso On the Milky Road . Arrecheranno scompensi al toto Leone? Per i
critici nostrani interpellati dal daily di Ciak il favorito è ancora il musical dell ' americano Damien Chazelle La
La Land (4,1 su 5), tallonato da Jackie (3,8) del cileno Pablo Larraìn, mirabile ritorno sul caso JFK visto dall
' inedita prospettiva della First Lady , e l ' outsider a r g e ntino El ciudadano ilustre (3,5), che frulla arte e
vita, verità e finzione nella parabola di uno scrittore (Oscar Martinez, da Coppa Volpi) premio Nobel. Più di
una chance ha anche il russo Andrei Konchalovsky - oggi riceve l ' ambito premio Robert Bresson della
Fondazione Ente dello Spettacolo - con Paradise , dove ritrova un collaborazionista francese, una
principessa russa resistente e un nobile Standartenführer delle SS nell ' inf erno della Shoah: opera di
qualche pregio, bianco e nero d ' a r t ista, lascia però interdetti con un finale stolidamente nazionalistico e
si fa derubricare a film di propaganda. PER CARITÀ, così era inteso pure C as a bl an c a , ma
Konchalovsky esagera in amor di patria: dopo un Gran Premio e un Leone d ' Argento, compromette il
trofeo più prezioso? Dovessimo scommettere una lira veneziana, andrebbe su Jackie , per molteplici
ragioni: abitualmente ignorato dalla Cannes di Thierry Fremaux, Larrain ( Il Club , Neruda ) cerca nel
metallo prezioso la consacrazione internazionale: ha vinto qualcosa a Berlino e Torino, ma qui sarebbe un '
altra, più importante storia; co-produzione tra Cile e Usa, schiuderebbe la bacheca della Mostra al cinema
americano, che negli ultimi tre anni con Gra vity , Birdman e Spotlight ha digiunato in Laguna per poi
abbuffarsi agli Oscar; darebbe al presidente di giuria Sam Mendes la possibilità di distinguere insieme
autorialità e industria, appianando per Natalie Portman la strada dell ' award season hollywoodiana.
IMPENSABILE, al contrario, una vittoria italiana: dopo l ' im pegnativo documentario Spi ra Mirabilis e la
divertente commedia di Roan Johnson Piuma, Questi giorni di Giuseppe Piccioni non incanta, facendosi
contaminare poeticamente e stilisticamente dall ' indecisione a tutto delle ragazze che inquadra.
Arriveranno giorni migliori, ora tocca riflettere: l ' assaggio di serie tv e il nuovo ventilato progetto di
Sorrentino hanno monopolizzato gradimento e attenzione mediatica, ma non illudano sulle reali condizioni
del cinema italiano. Le note positive stanno a margine: l ' esorcismo doc di Liberami di Federica Di
Giacomo; Spes contra spem di Ambrogio Crespi, che mette la camera tra le sbarre del fine pena mai;
Bozzetto non troppo di Marco Bonfanti, che tratteggia mito e privato del genio dell ' animazione. Tutto il
resto è da Leone d ' Oro alla carriera, è di Jean-Paul Belmondo, che dribbla gli acciacchi dei suoi 83 anni
vissuti appassionatamente aggrappandosi alla memoria: " Di Venezia mi ricordo soprattutto di averla
sorvolata appeso ad un elicottero " . Standing ovation in Sala Grande, Sophie Marceau gli fa le fusa ( " Tutti
i tuoi film ci hanno fatto vibrare, tu mi piaci " ), lui guarda alle nostre attrici: " Ho lavorato con Sophia Loren,
Gina Lollobrigida e Claudia Cardinale, per questo amo il cinema italiano " .
Foto: D elusione Italia Domani la premiazione Escluso un successo " casalin go " , se la giocano L arraìn e
" La La Land "
Foto: C on iug i Konch a lovs ky e l ' attrice Julia Vys otskaya Ansa
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016
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MENO UNO Delude " Paradise " di Konchalovsky, ultimo candidato al Leone d ' Oro: chance per " Jackie "
09/09/2016
Pag. 22
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tiratura:31832
Il road movie di Piccioni verso la maturità di quattro giovani amiche
Standing ovation Dieci minuti di applausi per Paradise di Konchalovsky
Giulia Bianconi
VENEZIA È «Questi giorni» diGiuseppe Piccioni il terzo e ultimo film italiano in concorso alla Mostra del
Cinema 2016 che, a pochi giorni dalla conclusione del festival, si è confrontato con il drammatico
«Paradise» di Andrej Konchalovsky che ha ricevuto sentiti applausi di oltre dieci minuti e la standing
ovation in Sala Grande da parte del pubblico. Nella sua pellicola, Piccioni va oltre l'immagine dei giovani
dioggi constantemente al cellulare e con la smania dei social, descrivendoconprofonditàeattenzione le
quattro giovani protagoniste. Quattro amiche poco più che ventenni - Caterina (Marta Gastini), Liliana
(Maria Roveran), Angela (Laura Adriani), Anna (Caterina Le Caselle) che intraprendono un viaggio verso
Belgrado, dove una di loro ha scelto di trasferirsi per lavoro,in attesa di conoscere quale sarà il loro futuro.
«Non volevo fare un film generazionale o giovanilista - precisail regista- Hocercatodimettere in contatto
l'attesa, il disordine e la confusione delle protagonisteche hanno un'aspettativadelfuturo, ma anche la
sensazione che il meglio non debba venire. Penso che ci sia qualcos'altro nei giovani, oltre ai
comportamenti codificati dai social». Le ragazze descritte da Piccioni sono semplici, capaci
disbagliare,assediatedaunsenso di incertezza. «Ciò che manca loro è il sentimento del mondo» aggiunge il
cineasta. L'ideadi portare la protagonista a scegliere Belgrado come cittàincui vivere èvenutaalregista, dopo
la partecipazione a un festival nella capitale della Serbia «Avevamo pensato inizialmente alla Germania.
Berlino era troppo banale come scelta, allora abbiamo puntato su Amburgo. E alla fine è stata scelta
Belgrado che si è rivelata una sorpresa. Una città dove parlano inglese e si ha la sensazione che gli abitanti
siano più dentro l'Europa di noi». Riguardo alla competizione veneziana, Piccioni ha affermato di essere
«fiducioso e curioso. Mi piace la battaglia. La dimensione del festival non è naturale per me, ma ogni tanto
è divertente e appassionante parteciparvi» e scherzando ha aggiunto: «Chissà che quest'anno non
commettano qualche giustizia». Nel film - che uscirà nella sale italiane il prossimo 15 settembre con Bim oltre alle giovani interpreti, ci sono anche Margherita Buy e Filippo Timi, nel ruolo rispettivamente della
madre e del professore universitario di Liliana, e Sergio Rubini, il padre di Angela. «Amo Piccioni per la sua
libertà e il suo coraggio - ha detto Rubini - Ho iniziato con lui e quando ho avuto l'occasione di lavorare
anche con Federico Fellini, ho capito che tra quel giovane autore e il più anziano non c'era differenza». Ieri
sera in Sala Grande è stato difficile far smettere di applaudireil pubblico alla fine della proiezione dell'opera
drammatica di Andrej Konchalovski con Julia Vysotskaya, Christian Clauss e Philippe Duquesne. Film che
analizza profondamente i rapporti umani all'interno di un Lager dove si incrociano i destini durante la
Seconda guerra mondiale della prigioniera russa Olga, del soldato tedesco Helmut e del collaborazionista
franco-nazista Jules. Per «Paradise», che fa riferimento a quell'Eden ideale dei tedeschi ai tempi del
nazismo, il regista russo ha scelto «l'Olocausto per far vedere l'orrore che l'uomo è in grado di compiere,
credendo di avere ragione. Il male non sempre si presenta vestito da male, puo essere seducente e
apparentemente qualcos'altro». Konchalovski ha anche sottolineato alla stampa: «Penso che
precedentemente nei film l'Olocausto sia stato molto banalizzato. Io volevo parlare della cattiveria, il male
che nasce ogni giorno, in ogni epoca». Sulla situazione attuale nel mondo, ha aggiunto: «Il
fondamentalismo non è necessariamente musulmano perchè anche bombardare la Libia è allo stesso
modo fondamentalista. Lanciare le bombe parlando di democrazia è esattamente quello che i tedeschi
hanno fatto durante la guerra ed è quanto la Nato ha fatto a Paesi come Iraq, Siria o Serbia». Per far sì che
le tragedie non si ripetano c'è «bisogno della memoria. Leggere libri e ricordare serve a conoscere la vita,
diceva Umberto Eco» ha affermato il regista, secondo il quale le «nuove generazioni di internet non hanno
memoria perchè qualsiasi cosa la trovano cliccando. E anche chi vedrà questo film, senza memoria,
ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016
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Venezia In concorso il terzo e ultimo film italiano «Questi giorni»
09/09/2016
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penserà che si tratti di una fantasia».
Foto: Margeritha Buy Una delle interpreti del film diretto da Giuseppe Piccioni (foto a sinistra)
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Il «Vangelo» secondo Delbono
Giu.Bia.
VENEZIA Ha sfilato sul tappeto rosso del Palazzo del Cinema insieme ai rifugiati del Centro di Villa
Quaglina di Asti, nonostante il suo film fosse inserito come evento speciale alle Giornate degli Autori. In
veste di regista e attore cinematografico Pippo Delbono approda in Laguna con «Vangelo», prodotto anche
dai fratelli Dardenne e nato come spettacolo teatrale con la sua storica compagnia. Il film è stato girato
quasi interamente nel centro astigiano e ha tra i protagonisti alcuni profughi afgani, somali e nigeriani
(come Safi Zakria e Nosa Ugiagbe), che hanno raccontato storie personali, dolorose e toccanti a Delbono, il
quale ha poi deciso di mettere in scena il Vangelo. A far crescere nel regista l'esigenza di affrontare un
tema come la fede è stata la madre scomparsa qualche tempo fa: «Io non credo nel Dio dei miracoli che
cammina sull'acqua spiega nella pellicola - Si può solo sprofondare nell'acqua, come sprofondano tutte
queste persone che stanno arrivando qua e che cadono, come dei Cristi, in mezzo al mare». Delbono ha
confessato di aver vissuto «un'esperienza dura» iniziata un anno e mezzo fa, quando sono partite le riprese
realizzate in parte con il suo telefonino. «Il centro di Asti è un luogo particolare, un po' sciamanico immerso
nel bosco. Ma è sempre un campo per rifugiati, una sorta di prigione dove mi sono sentito un profugo
anch'io». Prima della proiezione di «Vangelo» in Sala Perla 2, Delbono ieri sera ha ricevuto da Filippo Timi
il Premio Siae al talento creativo sia per il film che per la sua partecipazione all'opera prima di Marco
Danieli (sempre inserita nei Venice Days) «La ragazza del mondo». Un riconoscimento per il «grande
eclettismo dimostrato nell'ultimo decennio tra cinema, teatro, televisione e scrittura».
Foto: Pippo Delbono Il regista ieri in laguna
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Il regista Ha presentato la pellicola prodotta dai fratelli Dardenne
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08/09/2016 10:32
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I risultati di una ricerca basata sui 100 film più popolari del 2015 evidenziano come il grande schermo
continui a essere maschilista e a oggettivizzare la donna
Simone Cosimi
Simone Cosimi
Giornalista
Pubblicato
settembre 8, 2016
*IdeeCommento
Tutti gli stickersidee
501Parlano pochissimo e sono sempre mezze nude. Questa la brutale sintesi di un'analisi annuale firmata
dalla Media, Diversity and Social Change Initiative della Scuola di comunicazione e giornalismo
dell'università della California del Sud. Un bilancio sconfortante che fornisce anche un indizio di più sul
successo delle serie tv, in grado di raccontare con più sensibilità e obiettività il mondo in cui viviamo.
Iniziative e impegni, come la campagna #OscarSoWhite rivolta pochi mesi fa all'Academy di Hollywood in
occasione delle nomination per le statuette, non sembrano aver condotto a risultati di qualche peso. Il
grande schermo rimane territorio d'occupazione maschile sotto tutti i punti di vista. Ma i dati più deprimenti,
raccolti dai 100 film più popolari del 2015 ai botteghini statunitensi, sono appunto quelli sui ruoli femminili.
Su 4.370 personaggi "parlanti" e dotati di "nome", dunque con un qualche peso, pur limitato, all'interno della
sceneggiatura, il 68,8% erano uomini e appena il 31,4% donne. Qualche passo in avanti si registra nei ruoli
principali (protagonista e coprotagonista), con un saltino dell'11% anno su anno: lo scorso anno nel 32%
dei film al centro delle vicende c'era una donna.
Il fatto è anche capire come le donne vengano rappresentate. Quando appaiono, una volta su tre sono
vestite succintamente. Questo accade solo il 7,7% delle volte con i personaggi maschili. Se a questa
cornice si aggiunge che di registe ne lavorano pochissime (il 92,5% dei film è diretto da maschi) la
situazione si completa. E dà l'idea di un immaginario che, almeno per quanto riguarda i blockbuster a stelle
e strisce, rimane inchiodato ai suoi tristi stereotipi.
Sarebbe interessante capire come vada da noi. Secondo i dati dell'ultimo rapporto Anica, il 91,5% dei
registi dei 187 film di produzione o coproduzione nostrana su 473 prime uscite in sala è uomo. Le registe
sono solo l'8,5%, poco meglio che nel contesto registrato negli Stati Uniti. Ma non ci sono altre informazioni
sul dettaglio dei ruoli.
Tornando al quadro internazionale, se possibile va anche peggio. Oltre a essere fondamentalmente
maschio, e a raffigurare la donna muta e nuda, il grande schermo occidentale è anche razzista. O almeno,
per così dire, poco corretto e obiettivo in termini di rappresentazione del mondo. Il 73,3% dei personaggi è
infatti bianco, appena il 12,2% di colore (lo sono per giunta solo 10 fra i 107 registi considerati) , il 5,3%
ispanico e il 3,9% asiatico. In quest'ultimo caso, per esempio, non sono stati individuati protagonisti e
coprotagonisti.
Ciliegina sulla torta che ci mangiamo ogni settimana riempiendo i cinema - convinti che un film ci apra la
mente e ci faccia viaggiare verso chissà quali mondi possibili - l'universo Lgbt sostanzialmente non esiste.
Appena 32 dei 4.370 personaggi messi sotto la lente sono stati identificati come omosessuali, bisex o
transgender. Non c'era ovviamente neanche un protagonista - anche se su questo specifico punto qualche
dubbio rimane, pensando per esempio a The Danish Girl o a Carol. Eliminati dalla faccia dello schermo
anche la disabilità: appena il 2,4% dei personaggi presentava una qualche situazione di questo tipo. Un
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Tanto nudo e poche battute, il cinema continua a discriminare le donne
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mondo di maschi chiacchieroni, donne nude e mute senza alcun genere di altra scelta possibile.
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08/09/2016 13:18
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Cinema a 2 euro a Roma e in tutta Italia: ecco tutte le sale che aderiscono a Cinema2Day
Grazie a Cinema2Day l'iniziativa, promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, in
collaborazione con ANEM, ANICA e ANEC, in vigore nelle giornate del 14 settembre, 12 ottobre, 9
novembre, 14 dicembre 2016, 11 gennaio e 8 febbraio 2017, si potranno acquistare al costo unitario di due
euro tutti i film in programmazione, in ognuno degli orari previsti, con la sola esclusione delle visioni in 3D,
che godranno comunque di una tariffa agevolata, comunicata direttamente alla cassa.
Ecco tutti i cinema di Roma che aderiscono all'iniziativa Cinema2Day, al cinema con solo 2 euro ogni
secondo mercoledì del mese.
Admiral, Adriano, Alhambra, Ambassade, Andromeda, Antares, Atlantic, Barberini, Broadway, Ciak,
Cineland, Dei Piccoli, Doria, Eden, Eurcine, Europa, Farnese, Fiamma, Galaxy, Giulio Cesare, Greenwich,
Intrastevere, Jolly, King, Lux, Maestoso, Mignon, Nuovo Olimpia, Nuovo Sacher, Odeon, Quattro Fontane,
Reale, Roxy Parioli, Royal, Sala Trevi, Savoy, Stardust Village, Starplex, The Space - Guidonia, The Space
- Moderno, The Space - Parco Dei Medici, Tibur, Trianon, Uci-Cinemas Lunghezza, Uci-Cinemas Marconi,
Uci-Cinemas Parco Leonardo, Uci-Cinemas Porta Di Roma.
Qui potete trovare tutte le sale italiane che aderiscono all'iniziativa Cinema2Day (Le informazioni saranno in
fase di aggiornamento fino al 10 settembre 2016. Le adesioni delle sale di Lombardia e Toscana saranno
integrate a breve.)
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Cinema a 2 euro a Roma e in tutta Italia: ecco tutte le sale che aderiscono
a Cinema2Day
08/09/2016 17:23
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08 settembre 2016
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Presentata a Venezia la campagna 'Io Faccio Film'
Venezia - È stata presentata lo scoorso 6 settembre in anteprima assoluta, nell'ambito della 73esima
Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, presso l'Italian Pavilion dell'Hotel Excelsior la
campagna Io Faccio Film, un'iniziativa unica nel panorama italiano promossa dalle associazioni
dell'industria audiovisiva a tutela del patrimonio creativo italiano. Per la prima volta in Italia Anica
(Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali), Fapav (Federazione per la
tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali), MPA (Motion picture association Emea) e Univideo (Editoria
audiovisiva media digitali e online) hanno deciso di dare vita danno vita a una campagna per sostenere e
valorizzare le professionalità del cinema italiano e gli appassionati della settima arte. Con oltre 170.000
professionisti impiegati, infatti, l'industria audiovisiva italiana ha un valore di circa 14 miliardi di euro e
costituisce un'importante risorsa culturale, economica e occupazionale per il nostro Paese. La campagna Io
Faccio Film si propone di chiamare in campo non solo l'industria cinematografica, le istituzioni e gli addetti
ai lavori ma anche il grande pubblico, perché chi ama il cinema e lo guarda in modo legale "fa" film,
proteggendo e rendendo possibile la loro esistenza e soprattutto contribuendo alla realizzazione di nuove
opere.
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Presentata a Venezia la campagna 'Io Faccio Film'
08/09/2016 21:30
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Dal 14 settembre fino all'8 febbraio 2017 il biglietto del cinema costerà solo due euro: ecco le sale di Roma
che aderiscono all'iniziativa
Cinema2day, la magia della sala a 2 euro sbarca a #roma
Il Faro on line - Grazie all'iniziativa Cinema2Day, promossa dal Ministero dei Beni Culturali in
collaborazione con Anem, Anica e Anec, dal 14 di questo mese fino a febbraio 2017 ogni secondo
mercoledì del mese il biglietto di ingresso nei cinema che hanno scelto di aderire al progetto costerà la
ridotta cifra di due euro.
Sarà insomma l'occasione per tutta la famiglia di godersi i migliori film in uscita in sala senza spendere un
patrimonio, e considerate le tante uscite interessanti da questo settembre fino al prossimo febbraio le
opportunità di godersi dei blockbuster di indubbia qualità sborsando la cifra di un doppio caffè saranno
molteplici.
"Cinema2day è un'iniziativa per riavvicinare le persone alla magia della sala", ha commentato il Ministro dei
beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, sponsorizzando l'iniziativa.
A partire dunque dal 14 settembre, e per le giornate del 12 ottobre, 9 novembre, 14 dicembre 2016, 11
gennaio e 8 febbraio 2017, si potranno acquistare al costo unitario di due euro tutti i film in
programmazione, in ognuno degli orari previsti, con la sola esclusione delle visioni in 3D, che godranno
comunque di una tariffa ridotta, comunicata direttamente alla cassa. Trentotto le sale cinematografiche di
Roma che aderiscono a Cinema2Day: Admiral, Adriano, Alhambra, Ambassade, Andromeda, Antares,
Atlantic, Barberini, Broadway, Ciak Cine, Cinema dei Piccoli, Doria, Eden Multisala, Eurcine, Europa,
Farnese, Fiamma, Galaxy, Giulio Cesare, Greenwich, Intrastevere, Jolly, King, Lux, Maestoso, Mignon,
Nuovo Olimpia, Nuovo Sacher, Odeon, Quattro Fontane, Reale, Royal, Roxy Multisala, Sala Trevi, Savoy,
Trianon.
Insomma, le opportunità di godersi il grande cinema a prezzo quanto mai ridotto non mancheranno,
sperando che queste iniziative riescano a riavvicinare la gente al grande schermo, la cui magia non sembra
mai appassire, anzi, tutt'altro.
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Cinema2day, la magia della sala a 2 euro sbarca a #roma