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Rassegna stampa 09 settembre 2016 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE ANICA - ANICA SCENARIO 09/09/2016 Corriere della Sera - Nazionale L'Italia fragile del Lido 5 09/09/2016 Corriere della Sera - Nazionale Konchalovsky, film sulla Shoah «E fermiamo le bombe di oggi» 7 09/09/2016 Il Sole 24 Ore Jaeger-LeCoultre «sfila» a Venezia 9 09/09/2016 Il Sole 24 Ore Il lato intimo e femminile dell'Italia di Piccioni 10 09/09/2016 La Repubblica - Nazionale Caccia al Leone 11 09/09/2016 La Repubblica - Nazionale "A Venezia ci si incontra, a Toronto si vende" 13 09/09/2016 La Stampa - Nazionale Belmondo: "Ho fatto tutto Adesso? Penso al futuro" 14 09/09/2016 La Stampa - Nazionale Quell'incontro mancato tra Kusturica e Celentano 16 09/09/2016 Il Messaggero - Nazionale Belmondo: ho vissuto a modo mio 17 09/09/2016 Il Messaggero - Nazionale «Oggi l'amnesia collettiva mette a rischio la civiltà» 18 09/09/2016 Il Messaggero - Abruzzo Sara e l'arcangelo Gabriele L'ospedale diventa un set 19 09/09/2016 Il Messaggero - Nazionale Cinema sotto le stelle per salutare l'estate 20 09/09/2016 Il Fatto Quotidiano A Venezia sbarca la fanfara di Putin 21 09/09/2016 Il Tempo - Nazionale Il road movie di Piccioni verso la maturità di quattro giovani amiche 22 09/09/2016 Il Tempo - Nazionale Il «Vangelo» secondo Delbono 24 ANICA WEB - ANICA WEB 08/09/2016 www.wired.it 10:32 Tanto nudo e poche battute, il cinema continua a discriminare le donne 26 08/09/2016 www.comingsoon.it 13:18 Cinema a 2 euro a Roma e in tutta Italia: ecco tutte le sale che aderiscono a Cinema2Day 28 08/09/2016 hitechweb.info 17:23 Presentata a Venezia la campagna 'Io Faccio Film' 29 08/09/2016 www.ilfaroonline.it 21:30 Cinema2day, la magia della sala a 2 euro sbarca a #roma 30 ANICA - ANICA SCENARIO 15 articoli 09/09/2016 Pag. 52 diffusione:266814 tiratura:354388 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Venezia 2016 Tre titoli in gara e tante opere che non convincono L'Italia fragile del Lido Storie esili e narcisismo: non bastano i tocchi d' autore Deludono anche le ragazze in viaggio di «Questi giorni» Paolo Mereghetti Un verdetto la Mostra l'ha già dato, in anticipo sui Leoni: il cinema nazionale non ha superato gli esami. Troppo esile, troppo fragile, troppo narciso. L'ultima conferma è venuta da Questi giorni , terzo titolo italiano presentato in concorso ed ennesima conferma della fragilità di un regista che sa usare il tratteggio per le psicologie dei suoi personaggi ma non sa mai spingerli verso i chiaroscuri cui il cinema ambirebbe. Qui si racconta di tre amiche ventenni che accompagnano la quarta decisa a fare la cameriera a Belgrado. E la sua voglia di tagliare i ponti con tutto diventa il pretesto che offre alle altre la possibilità di rallentare tre destini che sembrano già scritti: chi si è scoperta un tumore (e l'impossibilità dell'amore col professore universitario), chi ha una gravidanza non proprio voluta, chi un fidanzato e una famiglia problematici. Ma quello che sappiamo all'inizio non evolve mai, ognuna resta il simbolo di se stessa, sempre uguale e sempre prevedibile. E l'entrata in scena della madre della malata (Margherita Buy) e dell'affascinante professore (Filippo Timi) invece di arricchire il film lo sfrangia ancora di più, in una sottotrama di cui non si sente la necessità. Anche perché non porta a niente. Piccioni gira intorno alle sue quattro ragazze, costringendole a non cambiare mai tono (specie l'aspirante cameriera. Eternamente ingrugnita), si concede qualche tocco «d'autore» ma alla fine resta prigioniero di un cinema esangue. Ecco questa incapacità - paura? - di usare delle proprie idee (o di quelle degli sceneggiatori) per offrire ai propri film la verità e l'originalità che tutti vorremmo, sembra aver contagiato molti dei registi italiani qui a Venezia. Kim Rossi Stuart sogna un film sulla doppia impasse che può colpire un attore, quella artistica e quella privata, epperò nel suo Tommaso (fuori concorso) finisce per ripetere sempre le stesse battute e le stesse scelte, inchiodando il film a un'inutile coazione a ripetere. Edoardo De Angelis con Indivisibili (Giornate degli autori) incrocia i sogni di due gemelle siamesi con un mondo che sembra capace solo di sfruttarle, ma per mandare avanti il film sceglie la strada dell'eccesso (il ridondante bordello galleggiante) e perde di vista la lucidità cui voleva ispirarsi. Invece a La ragazza del mondo (ancora Giornate degli autori) di Marco Danieli manca il coraggio della coerenza: dopo aver trovato un tema inedito e affascinante - la rigidità insospettata dei testimoni di Geova - abbandona quel mondo per rifugiarsi in un universo derivativo (una Gomorra all'amatriciana), più scontato perché più di moda. Un po' l'opposto di quello che fa Irene Dionisio in Le ultime cose (Settimana della critica), dove la vaghezza che avvolge i destini dei personaggi che ruotano attorno a un banco di pegni finisce per rivelare una mancanza di fiducia nel cinema come sguardo sulla realtà, un'ammissione di impotenza che si vorrebbe spacciare per «modernità» e invece è solo una resa alle vacuità dei nouveaux cinephiles . Chi sceglie il documentario sembra avere una strada più facile: l'argomento diventa il messaggio, come nel sorprendente Liberami di Federica Di Giacomo (Orizzonti; sulla diffusione delle pratiche di esorcismo a Palermo) e in Robinù di Michele Santoro (Cinema nel giardino; sul destino segnato dei baby boss della camorra) dove la forza del reale finisce per imporre al cinema un percorso più diretto per arrivare allo spettatore. E che permette al Michele Vannucci di Il più grande sogno (Orizzonti; la redenzione di un ex carcerato) di riscattare una materia a rischio retorica. © RIPRODUZIONE RISERVATA Questi giorni di Giuseppe Piccioni ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 5 09/09/2016 Pag. 52 diffusione:266814 tiratura:354388 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: da evitare interessante da non perdere capolavoro Programma Oggi L'attesa della penultima giornata della Mostra è tutta per la coppia Emir Kusturica - Monica Bellucci (nella foto in una scena del film), protagonisti, e lui anche regista, di «On the Milky Road»: complicata storia d'amore durante la guerra dei Balcani. Sarà presentato oggi anche l'ultimo (e il più lungo, 3 ore e 46 minuti) dei film in concorso: «The Women Who Left» del filippino Lav Diaz, tratto da un racconto di Tolstoj. Foto: Insieme In alto da sinistra: Caterina Le Caselle, Maria Roveran, Laura Adriani e Marta Gastini, protagoniste di «Questi giorni» di Piccioni. Sotto, le attrici in una scena ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 6 09/09/2016 Pag. 53 diffusione:266814 tiratura:354388 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La polemica Konchalovsky, film sulla Shoah «E fermiamo le bombe di oggi» Il maestro russo applaudito per «Paradise» girato in bianco e nero «Troppe stragi in nome della democrazia. Dico no a Hollywood » Valerio Cappelli DA UNO DEI NOSTRI INVIATI VENEZIA In una Mostra che riserva i maggiori applausi a uno sbarbatello di 31 anni (Damien Chazelle, La La Land ), l'unico regista della vecchia guardia che non naufraga nelle acque del Lido è Andrei Konchalovsky, immerso nella Shoah. Senti il carisma, le solide letture alle spalle, le betulle e i ciliegi di Cechov, il respiro di una Russia non dispotica e guerrafondaia che da qualche parte ancora esiste. Oggi riceve il premio «Bresson»: «Era il più grande, diceva che le immagini sono una cosa volgare, la parola è sofisticata. Bisogna far sì che le persone vedano cosa c'è dietro il mondo fisico, la sostanza spirituale». In Paradise mette le mani nel sangue e nel Male assoluto, uscendo a testa alta da un tema nobile ma cinematograficamente usurato come l'Olocausto. Prima però manda qualche cattivo pensiero a Hollywood. Due anni fa qui a Venezia con Le notti bianche di un postino vinse il Leone d'argento, film per cui ritirò la candidatura come miglior film straniero agli Oscar. «Hollywood fa film per bambini, perché è un business e niente di più. Hanno capito che i film oggi sono fatti per gente che non legge: i giovani, che guardano Internet e amano le immagini. In passato invece Hollywood realizzava film per i genitori. Hollywood ha capito, guarda al profitto e si è adeguata ai tempi. Fortunatamente ci sono mezzi per fruire dei film restando lontani dalle sale. Io non faccio film per i multiplex, mentre i ragazzini mangiano pop corn». Il suo film, nella Francia occupata dai nazisti, ha tre protagonisti, che poi, trascendendo la realtà, dopo morti si raccontano in monologhi a punteggiare la storia: la contessa aristocratica russa che per salvare bambini ebrei finisce in un campo di concentramento (Julia Vysotskaya alla quale suo marito, ovvero Konchalovsky, ha fatto tagliare i capelli a zero, ma è affascinante lo stesso); l'ufficiale tedesco colto col chiodo fisso per un Intermezzo di Brahms, e in giorni felici in Toscana amò, non corrisposto, quella donna (Christian Clauss); il collaborazionista francese (Philippe Duquesne) che nelle autointerviste racconta di avere una famigliola felice, padre amorevole. Deve portare il figlio al circo, ma prima interroga l'aristocratica russa arrestata. La banalità del male incorniciata da una citazione dantesca, come fece l'ungherese Nemes a Cannes in Il figlio di Saul , mentre musica classica e nazismo furono il pane de Il pianista di Polanski. Eppure c'è una prospettiva inedita: la sofferenza fisica viene dopo. «Non volevo raccontare la violenza sul corpo ma dello spirito, non meno dolorosa ma più difficile da trasmettere al pubblico». Poi c'è un'esigenza formativa che non muore mai: «I giovani non sanno nulla del passato, non conoscono nemmeno Mussolini, Umberto Eco scrisse una lettera al figlio e al nipote sui danni nella perdita della memoria. La condizione umana ha tre livelli di esistenza: quella animalesca, basata su aspetti fisiologici; quella interiore e idealista; poi c'è un livello intermedio dove si incontrano l'angelo e il diavolo». Il fondamentalismo di oggi è una minaccia paragonabile al nazismo? «È un'etichetta appiccicata in ogni movimento musulmano radicale, è l'esasperazione di una certa filosofia e prescinde dall'aspetto religioso. Il nazismo fu lo stesso. Però il fondamentalismo non è nato in Germania, ma quando i bianchi andarono in Africa, in India, in America e ammassarono la gente nei ghetti. Dopo il processo a Norimberga il mondo creò confusione, oggi si bombarda in Libia o in Iraq come ottima causa della democrazia, il male si presenta in abiti eleganti». Ha girato in bianco e nero: «Se vedi gente a colori in pigiama a righe pensi subito che stai vedendo Nabucco all'Opera». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il profilo ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 7 09/09/2016 Pag. 53 diffusione:266814 tiratura:354388 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Andrei Konchalovsky (79 anni) è nato a Mosca. Il suo debutto come regista risale al 1965, ma è con «Zio Vanja» (1970) che raggiunge il successo internazionale. Ha diretto tra gli altri «A 30 secondi dalla fine» (nominato a 3 Oscar), «Duet for One», «Maria's Lovers», «Tango & Cash» «Paradise» racconta la storia di tre persone i cui destini si incrociano sullo sfondo della Shoah: Olga, un'aristocratica russa; Jules, un collaborazioni-sta francese; e Helmut, un alto ufficiale delle SS Foto: I migranti di Delbono Pippo Delbono, 57 anni, ha portato a Venezia alcuni migranti, protagonisti del suo «Vangelo» (fuori concorso) Foto: Le acrobazie di Timi Un acrobatico Filippo Timi alla presentazione di «Questi giorni», film di cui è interprete con Margherita Buy Foto: Natalie bis sul red carpet Natalie Portman, 35 anni, sfoggia un abito bianco che non nasconde le forme della gravidanza ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 8 09/09/2016 Pag. 18 MODA 24 diffusione:149769 tiratura:200828 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato cinema Jaeger-LeCoultre «sfila» a Venezia Il ceo Daniel Riedo: «Creare un orologio di lusso è quasi come fare un film » Giulia Crivelli Ancora poche ore e si conosceranno i vincitori della 73esima edizione del Festival del cinema di Venezia: la cerimonia di chiusura, dopo undici giorni di filme red carpet, si terrà domani sera e assegnerà i famosi Leoni. Jaeger-LeCoultre, sponsor della mostra, il suo premio "Glory to the Filmmaker" invece lo ha già assegnato, come avviene dall'edizione del 2007. Quest'anno è andato al regista iraniano Amir Naderi, presente a Venezia, fuori concorso, con il film Monte, girato in Italia, sulle montagne altoatesine e friulane. Domani inoltre la maison svizzera di orologi del gruppo Richemont consegnerà ai vincitori dei Leoni una versione speciale del Reverso, icona Jaeger-LeCoultre, che nel 2016 ha compiuto 85 anni. Entusiasta e sostenitore del forte legame del marchio di orologi di lusso con il cinema è il ceo Daniel Riedo. Comeè cresciuta la partnership con il festival di Venezia? È una relazione che dura da 11 anni, un progetto win win, per dirlo all'americana. Un brand di alta gamma come Jaeger-Le Coultre aggiunge ulteriore glamour e lustro alla Mostrae siamo l'unico marchio di orologeria direttamente associato al festival. Tutto all'insegna della discrezione, che corrisponde ai nostri valori: autenticità senza ostentazione. Che effetti ha sul brand, durante l'anno, la partecipazione a Venezia? Crediamo nel prodotto, più che nel marketing del prodotto. Non pensiamoa un ritorno immediato o quantificabile del legame con Venezia, bensì a un percorso per sostenere la creatività e vitalità del mondo del cinema. Ci sono stati altri progetti, come il restauro del patrimonio cinematografico di Shanghai e il sostegno al cinema sudamericano al festival di San Sebastian. L'autenticità del nostro impegno va ben oltre i red carpet, per quanto importanti, ed è riconosciuta da tutti. Quantoè importante per un marchio del lusso legarsi ad altri mondi? Lo diventa solo se si trova la partnership giusta, che significa, autenticae credibile. Jaeger-LeCoultre viene spesso associato al polo, soprattutto perché il Reverso fu pensato per i giocatori di questo sport da gentiluomini. Ma sosteniamo anche l'Unesco nella protezione di aree marine in pericolo e non sbanderiamo questo impegno. Come dicevo, non ci piace ostentare. Pensa che i consumatori del futuro, i Millennials, apprezzino le collaborazioni tra orologeria e altri settori? Sono stati condotti molti studi sui Millennials e credo che su un dato tutti concordino: questa generazione, che identifichiamo un po' sommariamente con i nati dopo il 1980, vuole concretezza e coerenza. Cerca la sostanza, però apprezza anche la forma, se non viene percepita come marketing. Capisce quindi che Jaeger-LeCoultre, per tutte le ragioni che le ho spiegato prima, è in un'ottima posizione per attrarre questi consumatori. A proposito di clienti finali, comeè andato il 2016? Incertezza economica e finanziaria, tensioni geopolitiche e terrorismo hanno influenzato negativamentei flussi turistici e, in genere, il desiderio di fare shopping. Viviamo in un mondo percepito come fragile e pericoloso. Non possiamo cambiare questa situazione. Però possiamo e vogliamo continuare a lavorare sul prodotto, che è poi l'unico modo per restare un brand di successo globale. In situazioni di crisi si preferiscono sempre prodotti con una lunga storia. Che riscontro avete della collezione di orologi Reverso creata con lo stilista di calzature Christian Louboutin? Dopo lo stupore iniziale, c'è un interesse crescente per i Reverso "personalizzati" da Louboutin. In fondo è l'incontro di due artigianalità e molte persone appassionate di moda e che magari non ci conoscevano hanno scoperto tante analogie e si sono lasciate affascinare dall'alta orologeria. Foto: Anniversario. Da sinistra, Daniel Bruhl, Felicitas Rombold, Cristiana Capotondi, Sonia Bergamasco, Eva Riccobono, Carmen Chaplin, Christian Louboutin, Zhao Wei, Jorge Viladoms. A lato, il Reverso per Venezia ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 9 09/09/2016 Pag. 24 diffusione:149769 tiratura:200828 Il lato intimo e femminile dell'Italia di Piccioni Cristina Battocletti Da quest'anno nella riserva del Lidoi Leoni sono due (alla carriera): quello attribuito, all'inizio della Mostra,a un regista (Jerzy Skolimowski)e quello conferitoa un attore, alla fine del festival. Così ieri la rassegna veneziana ha premiato Jean-Paul Belmondo. L'ottantatreenne, Borsalino con bastone, accompagnato da Sophie Marceau, ha ricordato la gioia di ritrovarsia casa un telegramma di Vittorio De Sica che lo chiamavaa interpretare Michele, giovane idealista antifascista, ne "La ciociara" (1960). Bei tempi, quelli, per il cinema italiano, mentre ora non si fa che mugugnare come trai nostri registi non ci siano più maestri. Così nel solito italico desiderio di darci addossoè passato trai rimbrotti l'ultimo film nostrano in Concorso, "Questi giorni" di Giuseppe Piccioni. Con la sua consueta inclinazione alle storie intime ("Luce dei miei occhi", 2001, "Il rossoe il blu", 2012), il regista marchigiano ha raccontato l'Italia contemporanea con risvolto femminile: quattro ragazze, diversissime tra loro, amiche nonostante le diversitàe tutte con un tormento che le logora. Caterina (Marta Gastini)è innamorata del professore (Filippo Timi) con cui discute la tesie ha appena scoperto di avere un tumore; Liliana (Maria Roveran)è in cerca di lavoroe di placare la passione che prova per Caterina; Anna (Caterina Le Caselle)è una musicista, incinta del primo fidanzato in cui ha trovato riparo; mentre Angela (Laura Adriani) non riescea troncare con un ragazzo che non la considera socialmente all'altezza di stargli al fianco. Fragilitàe ipocrisie, solidarietàe affetto si ingarbugliano in un viaggioa Belgrado in un'atmosfera tra l'Erasmuse l'ultimo round di pugilato. Ci sono poi Margherita Buy, già protagonista per Piccioni di "Fuori dal mondo" (2008), che ben interpreta il ruolo della madre di Caterina con l'esitazionee lo schiacciamento del genitore di frontea una malattia grave di un figlio;e Sergio Rubini, che il regista lanciò ne "Il grande Blek" nel 1987e che passa da giovane ribelle refrattarioa padre conformista. Sulla carta le questioni sembrano troppee smisurate per esser affrontate in due ore sullo schermo. Invece Piccioni riesce con brevi grattate di quotidianitàa spiegarci come sonoi ragazzi di oggi, negli infantilismie nel coraggio di affrontare un futuro senza paracolpi. Con un po' di naïveté, ma con un'introspezione psicologica femminile sincera. L'opportunità di fare partecipare il film al Concorsoè poi una falsa questione, visto che in gara ci sono anche l'impensabile film sui cannibalie il Superquark di Terrence Malick. Alle "Giornate degli Autori"è arrivato Pippo Delbono con un "Vangelo" che esplora il mondo dell'immigrazione già tanto battuto dal cinema italiano, da "La bàs" di Guido Lombardi che nel 2011a Venezia vinse il Leone d'Oro del futuro,a "Fuocoammare" di Gianfranco Rosi, Orso d'oroa Berlino nel febbraio scorso.A loro, che devono nascondersie vengono considerati clandestini, Pippo Delbono dà il nome degli apostoli, perché Cristo oggi li avrebbe scelti per portare il suo verbo. Sono immagini "sporche" quelle di Delbono, per un'operazione scardinata dai normali crismi del cinema, eppure il regista ci restituisce il doloree l'autenticità che mette anche nel suo teatro in cui recitano gli emarginati.È Delbono il primo ad avvertire la sofferenza del prossimoe il pubblico la sente con lui. In concorso poiè passato un veterano di Venezia, Andrei Konchalovsky, già Leone d'argento nel 2014 con "Le notti bianche di un postino"e Gran Premio speciale della giuria per "La casa dei matti" (2002). In "Paradise", in biancoe nero, affronta il tema dell'Olocausto facendo parlare dall'Oltretomba un'aristocratica russa ebrea, che aiutavai bambinia mettersi in salvo, un francese filonazistae un ufficiale delle SS. Il maestro russoè sempre interessante. Lo stesso tema è affrontato nel bel documentario "Austerlitz" (Fuori concorso) di Sergej Loznitsa che ha puntato la macchina da presa davanti ai visitatori dei lager, registrando l'atmosfera da gitae le fotografie da trofeo sotto il cancello con la scritta "Il lavoro rende liberi". ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA MOSTRA DEL CINEMA 09/09/2016 Pag. 42 diffusione:226066 tiratura:334292 Caccia al Leone Un musical e un biopic in pole position E Natalie Portman si candida alla Coppa EMILIANO MORREALE VENEZIA OGGI, ultimo giorno della Mostra, come è ovvio dilagano già pronostici e auspici, anche se devono ancora passare gli ultimi due film del concorso, che non sono secondari: il filippino Lav Diaz, uno dei beniamini della critica più sofisticata, già vincitore a Orizzonti 2008 e a Locarno due anni fa, e il ritorno di Emir Kusturica con The milky way, interpretato anche da Monica Bellucci. Al momento, si staccano dagli altri per unanimità di consensi il film d'apertura La La Land di Damien Chazelle e Jackie di Pablo Larraín. Due titoli di nazionalità americana che potrebbero contendersi il Leone, e che in molti vedono già proiettati verso gli Oscar. Certo, Jackie è paradossalmente "penalizzato" dall'interpretazione di Natalie Portman, finora maggior candidata alla Coppa Volpi per l'attrice, il che, secondo il regolamento del festival, gli impedirebbe di ricevere anche il massimo riconoscimento. Per la verità, oltre alla Portman almeno una mezza dozzina di attrici sarebbero possibili candidate: dive americane (Amy Adams, Emma Stone, Dakota Fanning), la tedesca Paula Beer del film di Ozon (molto più forte del partner maschile) e la francese Judith Chemla di Une vie, la russa Julia Vysotskaya di Paradise. Ma, per esempio, anche Lav Diaz lavora a stretto contatto con l'attrice Charo Santos- Concio, protagonista anche di quest'ultimo The woman who left: e all'ultimo festival di Cannes un'altra attrice filippina ha soffiato il premio a un parterre di dive una più famosa dell'altra. Più ristretta la rosa degli interpreti maschili. Spicca su tutti l'argentino Oscar Martínez di El ciudadano ilustre (che è in realtà possibile vincitore di altri premi, a cominciare da quello per la miglior sceneggiatura). Ci sarebbero al massimo, tra i divi, Ryan Gosling o Jake Gyllenhaal. Leone d'argento alla miglior regia, Gran premio della giuria e premio speciale potrebbero muoversi tra una rosa di nomi. Se i premi fossero da prendere alla lettera, la miglior regia dovrebbe andare a Une vie di Stéphane Brizé, lezione di messa in scena. Ma comunque, a dar retta ai critici in lizza ci sono almeno Animali notturni di Tom Ford e Paradise di Konchalovsky, ma anche Frantz di François Ozon e La regiòn salvaje di Escalante e Arrival di Villeneuve, più amati dagli stranieri. Tra gli italiani si vedono poche possibilità, a meno che la giuria non si lasci conquistare dalla forza delle immagini di Spira mirabilis, o che qualcuno dei giovani del film di Piccioni e Johnson non vinca il premio Mastroianni per l'attore emergente. Ma, come sempre, i pronostici basati sui pareri della critica raramente coincidono col verdetto. E dedurre i gusti dei giurati dalla loro carriera è sempre un azzardo. Oltretutto, il presidente Sam Mendes è un regista eclettico: inglese di famiglia intellettuale, passato da American beauty ai film di James Bond, con in mezzo un noir rétro, un film di guerra, il raffinato adattamento del romanzo Revolutionary road e una commedia on the road scritta da Dave Eggers e Vendela Vida. C'è da aggiungere che, di tutti i registi in lizza, nessuno ha mai vinto un Leone d'oro (Wenders e Kusturica, decenni fa, ebbero la Palma a Cannes), e nello stesso tempo molti di loro sono autori apprezzati a livello internazionale per i quali il Leone sarebbe la perfetta consacrazione. Dunque ci sono forti possibilità di un Leone d'oro solido e insieme non troppo scontato. TAPPETO ROSSO MARGHERITA BUY Sempre tanto carina, ma perché quella pettinatura da Nonna Papera? FILIPPO TIMI Di corsa, in posa plastica, l'attore è nel cast di "Questi giorni" di Giuseppe Piccioni LE RAGAZZE DI PICCIONI Quartetto di bellezze: Caterina Le Caselle, Maria Roveran, Laura Adriani e Marta Gastini IL REGISTA Andrei Konchalovsky con la moglie, attrice in "Paradise", Julia Vysotskaya ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Domani la consegna dei premi della 73ª Mostra del cinema Poche possibilità per i nostri film / R2 SPETTACOLI 09/09/2016 Pag. 42 diffusione:226066 tiratura:334292 ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: FOTO: ©FOTOGRAMMA Foto: QUASI SORELLE Natalie Portman, 35 anni, israeliana naturalizzata americana, e la franco statunitense Lily-Rose Depp protagoniste di "Planetarium" della regista francese Rebecca Zlotowski, presentato fuori concorso 09/09/2016 Pag. 42 diffusione:226066 tiratura:334292 "A Venezia ci si incontra, a Toronto si vende" (ari.fi.) DALLA NOSTRA INVIATA VENEZIA L'ALTRA faccia dell'arte, l'industria. Mentre la Mostra marcia verso il verdetto di domani, arrivano i dati del mercato e un primo bilancio dell'edizione 73 fatto con produttori e distributori. Le cifre ci consegnano 1767 accreditati al mercato, il venti per cento in più rispetto allo scorso anno. «Prima c'era solo una sorta di business club dove d'incontravano venditori e compratori. Quest'anno ci siamo presi la responsabilità di scegliere 40 progetti che erano già prodotti al 60 per cento, abbiamo invitato potenziali finanziatori. Ci sono stati 650 incontri in tre giorni. Un feedback forte: la gente sa che non si perde tempo, che si tratta di progetti concreti», dice il direttore Alberto Barbera. Per Catia Rossi, direttore vendite di True Colors, che si occupa di trovare acquirenti per film italiani, «il mercato a Venezia è stato, come al solito, piccolo. Più forte dal lato europeo, meno dal resto del modo. Ma i produttori europei sono quelli giusti, consolidati, che amano il film di qualità: francesi, belgi, tedeschi, scandinavi. La cosa buona è che se il film piace a Venezia la eco arriva a Toronto. L'esperienza ci dice che se i nostri film vanno al festival canadese senza l'anteprima al Lido, hanno poi più difficoltà ad emergere». Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema sottolinea che «al Lido si parla più di progetti e coproduzioni che di acquisti. Qui nasce un interesse, poi la vendita si chiude magari a Toronto». Per Del Brocco malgrado i costi, portare un film italiano al festival è un grande vantaggio. «I fischi, segno di poco rispetto per il lavoro altrui, e i giudizi severi riservati al nostro cinema, sono un rischio che vale la pena correre. Il bilancio resta comunque positivo». Festival promosso, dunque: «Logistica e organizzazione migliorate, ottima selezione. E film come Jackie e Animali notturni sono un'apertura a un cinema non solo d'autore ma anche pop». Richard Borg, AD di Universal, alla Mostra con Animali notturni e il cartone Pets parla di «edizione in netta crescita rispetto al passato. Finalmente si è tornati a una copertura mediatica internazionale, forte. Condivido l'idea di Barbera di non puntare solo alla qualità artistica, ma aprire a una divulgazione più commerciale. Ottima l'idea di mettere una commedia in concorso». Rispetto agli altri festival per Borg «Cannes è ancora il primo, inarrivabile. Ma rispetto a Berlino c'è la possibilità di sorpasso, specie dopo la selezione che si è vista e che difficilmente il festival tedesco potrà uguagliare». Per Franco Zuliani, fondatore di Ufficine Ubu «è andata bene, considerando che a Venezia circolano film da festival, poco commerciali. Molti titoli presentati qui l'anno scorso poi non sono stati distribuiti. Alla Mostra mi sembra ci sia meno gente. È cara, specie se porti una star. Berlino costa la metà, a Cannes ci sono molte più proposte, più film commerciali. Ma per gli italiani Venezia resta un appuntamento irrinunciabile». ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL MERCATO / R2 SPETTACOLI 09/09/2016 Pag. 1 diffusione:159940 tiratura:227480 Belmondo: "Ho fatto tutto Adesso? Penso al futuro" ALBERTO MATTIOLI INVIATO A VENEZIA Cammina a fatica, aiutandosi con il bastone. Per issarlo sulla pedana devono quasi sollevarlo di peso. Anche la parola è un po' faticosa. Gli anni sono 83, e nel 2001 fu colpito da un'ischemia. In compenso il sorriso da simp atica can aglia è semp re quello. Bebel, ancora lui. Abbronzatissimo, cravatta rossa, rosetta della L egion d'onore all'occhiello, le mani coperte di grandi anelli, ecco a voi JeanPaul Belmondo, uno dei due Leoni d'oro alla carriera di questa Most ra (l 'alt ro l 'aveva già riti rato Jerzy Skolimowski) consegnato ieri dalla B2, il duo BarattaBa rbe ra, rispetti vamente presidente della Biennale e di retto re della Most ra. I giornalisti, al solito, non hanno capito nulla e alla conferenza stampa ce ne sono pochi. Invece il pubblico gremisce la Sala Grande e accoglie il ve cchio leone venuto a prendersi il Leone con una standing ovation, tutti in piedi fra l'impazzare dei flash e dei ricordi. Loren, Delon, Godard Lui è contento, anzi raggiante, ma rifiuta di arrendersi alla commozione, non sarebbe da Bebel. È una celebrazione, non una commemorazione. L'aveva detto poco prima ai giornalisti: «Non penso mai al passato, ma sempre al futuro. Il mio motto è: demain, demain, demain». Sophie Ma rceau, che lo accompagna, non è solo bellissima, ma sa anche trovare le parole giuste. Ricorda i cinquant'anni abbondanti di carrie ra, i 130 milioni di spettatori, la star popolare e l 'atto re complet o, il gan gster di mille film e filmetti ma anche l'icona della Nouvelle Vague, l'ex boxeur diventato attore, il seduttore e il p ad re di fami glia: « Non avevi paura di niente». Lui, il festeggiato, parla poco ma dice moltissimo. Diverte e si diverte quando fa l'elenco delle dive che gli sono passate per le braccia, e allora per ogni LorenLollobrigida-Cardinale -Deneuve, ma si farebbe prima a dire chi non c'è, sbuffa ammiccando un «oh!» da pascià soddisfatto. Il bel mondo di Belmondo. Ricorda che era disoccupato a Parigi dopo essere andato invano a Cinecittà quando arrivò il telegramma di De Sica, che lo chiamava per La ciocia ra. «Ho sempre amato il vostro cinema», dice, e in effetti è sempre stato il più italiano degli attori francesi (del resto, è figlio di uno scultore emigrato), magari insieme con il grande e troppo dimenticato Philippe Noiret. Le risposte sono brevi ma non banali. Con l'età si diventa più bravi? «Certo, si impara». Con Delon siete ancora rivali? «E ravamo colle ghi, siamo amici». Meglio il cinema d'autore o i blockbuster? «Mi sono divertito in entrambi. È come la vita: un giorno si ride, un giorno si piange». E G odard? «Avevo fatto teatro per nove anni, poi arrivò lui a propormi Fino al l'ultimo respi ro, e fu l'inizio della mia carriera». Che ricordi ha di Venezia? «Il più curioso è quando in un film la sorvolai appeso a un elicottero». Ha dei rimpianti? «Ho fatto tutto quel che dovevo». E adesso? «Adesso amo il sole e il mare». Però nel 2008, già colpito, accettò di recitare il remake di Umberto D a una condizione: che lo filmassero così com'era, senza controfigure. A proposito, Belmondo: c'è un suo erede? «Ce ne sono tanti, sta a loro. Ma oggi la felicità è più difficile». Appunt o. Negli applausi non di circostanza di ieri c'era anche la nostalgia ag rodol ce per un mondo, e un cinema, forse più felici e sicuramente più facili, quando un gangster poteva ancora essere simpatico e una star sedurre pure fuori dal set senza infrangere i tabù del politicamente corretto. O magari tutti i tempi, quando sono antichi, sono automaticamente anche buoni. Ma in quell'affett o, in quelle ovazioni, in quei «ti ricordi» (e giù liste di film, variabili a seconda della m e m o r i a e d e i g u s t i d e i cinéphiles) c'è soprattutto la gran voglia di identificazione. I festival, siano di cinema come di teatro, di arte, di letteratura, di musica, di danza, insomma tutti, servono anche e forse soprattutto a questo: a condividere una passione. Che è poi la vera ragione per cui si continua a farli (e a frequentarli, anche). c Sophie Marceau È stata l'attrice francese Sophie Marceau a consegnare il Leone d'oro alla carriera a Jean-Paul Belmondo (foto sopra). Nel discorso che gli ha dedicato, ha ricordato i 50 anni di carriera, il gangster di mille film, il seduttore e il padre di famiglia. E ha concluso: «Belmondo non ha mai avuto paura di niente» ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LEONE D'ORO ALLA CARRIERA La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 15 ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 diffusione:159940 tiratura:227480 09/09/2016 Pag. 1 Foto: ANSA 09/09/2016 Pag. 31 diffusione:159940 tiratura:227480 Quell'incontro mancato tra Kusturica e Celentano STEVE DELLA CASA Quando si parla di Emir Kusturica (il cui film più recente, Milky Road, viene proiettato oggi in concorso) si citano di solito le tante polemiche delle quali è stato protagonista. È stato in fatti accusato di sci ovinismo quando il suo film Unde rg round vinse la Palma d'oro al festival di Cannes nel 1995. Due anni prima le cronache si erano occupate di lui per un caso apparentemente opposto, visto che aveva addirittura sfidato a duello il capo di un movimento ultranazionalista serbo. E anche quest'anno il suo arrivo a Venezia è stato preceduto da una polemica, con Kusturica e un giornalista italiano che si sono scambiati accuse rispetto a un'intervista nella quale il regista sembrava dire che il festival di Venezia era la sua seconda scelta e il giornalista che ha dovuto smentire. Insomma, Kusturica non ha certo un carattere facile. Ma sicuramente non disprezza Venezia, che gli ha dato un Leone d'argento per Gatto nero, gatto bianco. E prima ancora il suo film d'esordio, Ti rico rdi di Dolly Bell aveva ottenuto il massimo ri conosciment o, e cioè il Leone d'oro. Anche in altre occasioni si era fatto vedere alla Mostra, per incontri o anche solo per vedere i film. E nel 2008, quando fu assegnato il Leone d'oro alla carriera, circolò a lungo la voce che anche Kusturica sarebbe stato al Lido. Il motivo non è però il regista Ermanno Olmi, per il quale comunque Emir ha grande ammirazione, bensì il fatto che Olmi avesse indicato Adriano Celentano come l'artista che avrebbe voluto per farsi consegnare l'ambito riconoscimento. L'amicizia tra Olmi e Celentano inizia con il primo film del regista bergamasco, Il tempo si è fermato, dove il protagonista è un ancora sconosciuto molleggiato che interpreta King of Rock. L'incontro tra Celentano e Kusturica purtroppo non avvenne. Peccato, sa rebbe st ato un ve ro spettacolo. c ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ieri e oggi 09/09/2016 Pag. 26 diffusione:112565 tiratura:151086 Belmondo: ho vissuto a modo mio Venezia celebra l' attore con un Leone d'oro alla carriera. Accompagnato alla premiazione da Sophie Marceau e acclamato dalla folla: «Il mio segreto è di non guardarmi indietro» Sul red carpet le giovani protagoniste di "Questi giorni", ultimo film italiano in concorso Gloria Satta Tappeto rosso all'insegna delle emozioni. Le prime le regala Jean-Paul Belmondo, Leone d'oro alla carriera, poi qualche ora più tardi sfilano i profughi protagonisti del film di Pippo Delbono Vangelo, applaudito alle Giornate degli Autori e girato nel centro di accoglienza Villa Quaglina di Asti. E le quattro giovani attrici di Questi giorni , ultimo titolo italiano in concorso, diretto da Giuseppe Piccioni, portano al Lido una ventata di novità e freschezza: Marta Gastini, Laura Adriani, Caterina Le Caselle e Maria Roveran incarnano l'onda nuova dello star system nazionale. «Siamo riconoscenti alla Mostra perché punta su di noi che siamo estranee alla casta del cinema, il futuro è dei giovani», esclamano le ragazze, un secolo in quattro e un grande avvenire, sperano, davanti a loro. STANDING OVATION Belmondo, per tutti e per sempre Bebèl, incede aiutandosi con il bastone al braccio di Sophie Marceau, oggi elegante e affettuosa quasi cinquantenne e nel lontano 1984 sua partner nel film Irresistibile bugiardo . Ma l'attore non rinuncia a un sorriso divertito e commosso mentre la folla urla il suo nome e poi in sala gli riserva una standing ovation. Cravatta rossa, mille anelli alle dita e capelli bianchi tenuti vezzosamente lunghi sul collo, l'attore francese ha 83 anni, alle spalle una carriera leggendaria che include la storica, pompatissima (dai media) "rivalità" con Alain Delon per il titolo di sex symbol, e tanti amori con donne bellissime come Ursula Andress e Laura Antonelli. Belmondo ha anche una forza vitale sorprendente. Non si è lasciato piegare dall'ischemia che lo colpì nel 2001: ha continuato a vivere, ha avuto nuovi amori, non ha smesso di fare da patriarca alla numerosa famiglia (a Venezia è venuto con il figlio Paul che ha dedicato al padre un magnifico documentario, ancora invisibile in Italia per una questione di diritti d'autore). Nel 2008 ha perfino girato un film, Un homme et son chien , remake del capolavoro di De Sica Umberto D , mostrando senza complessi la propria invalidità. «Il mio segreto», dice Bebèl tra gli applausi, «è non guardarmi indietro, io penso solo al domani». A Delon, spiega, lo lega un'amicizia «che dura da decenni e durerà per sempre». Si è divertito «nella stessa misura», interpretando sia i film d'autore di Godard come Fino all'ultimo respiro , sia pellicole spettacolari o d'azione ( Cartouche, L'uomo di Rio , il cult Borsalino in coppia con Alain) che mettevano in risalto la sua sensualità e quell'esuberanza un po' guascona che è sempre stato il suo "marchio di fabbrica". Al Lido, Belmondo racconta l'incontro con il cinema italiano: «Ho girato La Ciociara con la Loren, poi ho lavorato con la Lollobrigida e la Cardinale», dice, piazzando tra un nome e l'altro un «oh!» di allegro compiacimento che scatena la divertita complicità del pubblico. Sul palco con Baratta e Barbera, Sophie Marceau enumera i suoi meriti e alla fine gli dice: «Sei un campione di leggerezza, sei audace e generoso. Hai messo d'accordo giovani e vecchi, intellettuali e persone semplici, sei un uomo che mi piace». Rimpianti? «Nessuno, ho fatto tutto quello che volevo fare e oggi amo le cose che mi restano: la vita, il sole, il mare», risponde l'attore. Ma esistono suoi eredi? «Con il cinema ho chiuso, ora tocca a loro divertirsi». La consegna del Leone d'oro è un momento gioioso e tra i più commoventi della Mostra. «Adoro Venezia, ci sono venuto tante volte con i film», dice il vecchio Leone, «ma mi sono divertito soprattutto a sorvolarla in elicottero». Dopo la cerimonia, Il ladro di Parigi , il film del '67 diretto da Louis Malle e interpretato da Belmondo, ha concluso in bellezza l'omaggio Foto: RED CARPET In alto, Sophie Marceau e Jean-Paul Belmondo A sinistra una scena di "Questi giorni" di Giuseppe Piccioni Foto: LA VECCHIA RIVALITÀ CON ALAIN DELON: «IN REALTÀ SIAMO AMICI DA DECENNI» E PER FESTEGGIARLO UN FILM DI MALLE ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato EMOZIONI 09/09/2016 Pag. 27 diffusione:112565 tiratura:151086 «Oggi l'amnesia collettiva mette a rischio la civiltà» Gl. S. In un quieto giardino del Lido, panama bianco e figura aristocratica, intercalando al russo natale qualche parola d'italiano («ho una casa in Toscana, ci vado ogni volta che posso»), Andrei Konchalovsky racconta la sua nuova sfida: Paradise , il film applaudito in concorso e idealmente candidato al Leone d'oro. A 79 anni, il regista di film diversi tra loro come Siberiade, Maria's Lovers, Tango & Cash, The postman's White Nights (Leone d'argento a Venezia 2014), riceverà oggi al Lido il Premio Robert Bresson dalle mani di monsignor Dario E. Viganò per il suo cinema «scomodo, dallo stile essenziale, capace di grande scandaglio psicologico». In Paradise affronta l'Olocausto attraverso le storie di tre personaggi che s'intrecciano durante e "oltre" la guerra: un'aristocratica russa membro della Resistenza francese, un commissario collaborazionista francese e un ufficiale tedesco delle SS. Sullo sfondo l'inferno dei campi di sterminio, sullo schermo un potente bianco e nero. Il cinema ha parlato spesso della massima tragedia contemporanea: perché ha voluto farlo anche lei? «Paradise non è un film sulla Shoah ma sulla seduzione del male, che a volte si presenta con un volto attraente». Perché l'ha girato in bianco e nero? «Sarebbe stato osceno filmare i campi di concentramento a colori. Gli ebrei in pigiama a righe sarebbero sembrati comparse di un musical o del Nabucco. Niente come il bianco e nero rende il dolore, la violenza e la morte». L'Olocausto rischia di essere dimenticato, specialmente dai più giovani? «Per dimenticare devi conoscere, e oggi nessuno sa niente. Internet, come denunciava Umberto Eco, ha cancellato la memoria. Anche l'Olocausto è stato banalizzato: la gente si fa i selfie a Auschwitz, ma non conosce la storia. L'amnesia collettiva mette a rischio la civiltà umana». I fondamentalisti islamici sono i nuovi nazisti? «Il fondamentalismo unisce tutti i movimenti musulmani radicali di estrema destra. Non bisogna confondere il nazismo con il nazionalismo, una filosofia che, considerando una nazione superiore alle altre, giustifica lo sterminio. Di origine anglosassone, spiega le atrocità commesse in Africa nel 18mo secolo dai colonialisti». Come si manifesta, oggi, il male? «Ad esempio quando si bombarda la Serbia, la Libia, l'Iraq in nome della democrazia e della libertà». Come definirebbe, in defintiva, Paradise? «Una riflessione sul Ventesimo secolo e sul pericolo della retorica dell'odio che ancora oggi minaccia le vite e la sicurezza di milioni di persone nel mondo». Come si passa da un film d'azione con Stallone alla tragedia dell'Olocausto? «Sono un artigiano e amo tutte le espressioni del cinema. È sempre la curiosità a motivare il mio lavoro». Ha proprio chiuso con Hollywood? «Ormai gli americani fanno solo film per ragazzini e gente che non legge. Non posso fare un cinema da pop corn». Chi è, per lei, Robert Bresson? «Un artista che non si accontentava di rimanere alla superficie delle cose e mostrava cosa c'è dietro». Il film migliore sull'Olocausto, a suo avviso? «Non me ne viene in mente nessuno. Preferisco i libri come S e questo è un uomo di Primo Levi». Non le è piaciuto nemmeno "La vita è bella" di Benigni? «Film toccante ma non parla dell'Olocausto, piuttosto della capacità umana di resistere al male». Foto: Andrei Konchalovsky e la moglie attrice, Julia Vysotskaya Foto: «COME DICEVA ECO INTERNET HA CANCELLATO LA MEMORIA: ADESSO NESSUNO SA PIÙ NIENTE» ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista Andrei Konchalovsky Il grande regista riceve il premio Bresson e parla del suo nuovo film sull'Olocausto: «Un'opera sulla seduzione del Male, che a volte si presenta con un volto attraente» 09/09/2016 Pag. 41 Ed. Abruzzo diffusione:112565 tiratura:151086 LA CITTÀ SUGLI SCHERMI Si chiama Speranza ed è un film - girato nel pescarese - ispirato ad una storia vera, senza lieto fine: la produzione, italo-iraniana, ha voluto portare sul grande schermo la vicenda di una bambina, Sara, morta per gravi problemi di cuore. La storia diventa subito volano di confronto e dialogo. Così l'assessore comunale Di Iacovo: «La cultura è il mezzo migliore per veicolare grandi messaggi. La sottotraccia del film è proprio un contenuto di solidarietà e tolleranza, per questo faremo un'anteprima di presentazione al Museo Colonna, dove ci auguriamo che il film venga applaudito come merita». Il regista è Bruno Spadaccini, coadiuvato da Loredana Saccomandi. «Gli imprevisti, le tradizioni, i sentimenti, anche quelli legati alla fede, sono tutti elementi presenti in ognuno di noi e che ritroviamo anche nel film», ha dichiarato proprio Spadaccini. Nel cast, oltre alla partecipazione di 8 bambini straordinari selezionati durante una colonia - come spiegato dallo staff - anche Viviana Bazzani, nota tra l'altro per la sua partecipazione televisiva a L'isola dei Famosi, qualche anno fa. Al centro della trama c'è l'Arcangelo Gabriele, «una figura presente sia nel cristianesimo, sia nell'islamismo - aggiunge il regista - che ho scelto proprio perché restituisce bene l'idea di ponte tra la Bibbia e il Corano». Ad interpretare l'arcangelo sarà però una donna: Elisabetta D'Eustacchio che si è detta onorata del ruolo affidatole. Importante anche la partecipazione di Ghodi, che recita in un certo senso se stesso, ovvero un uomo iraniano. Ma anche quella di Rosanna Scutece, Piero Montesi, Franco Corsetta, Stefano Mancinelli, Carlotta Battistoni, solo per citarne alcuni. Non manca la presenza, nel film, di uno scafista, chiaro rimando all'attuale tematica dell'emigrazione e dei permessi di soggiorno. Merito di un benefattore anonimo, il lungometraggio è stato girato tra l'ospedale di Pescara, Torre de' Passeri, Scafa e Ortona. Gli introiti della prima proiezione - data da stabilire, confermato il museo di via Gramsci - verranno destinati alle popolazioni colpite dal sisma. F. Fus. © RIPRODUZIONE RISERVATA ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sara e l'arcangelo Gabriele L'ospedale diventa un set 09/09/2016 Pag. 48 diffusione:112565 tiratura:151086 Cinema sotto le stelle per salutare l'estate Laura Larcan Chissà che non sia davvero la "seconda vita" delle arene, ma la formula del cinema sotto le stelle incorniciata in un evento notturno e nottambulo, sembra essere la tendenza del momento. Quanto meno, il mood di tante rassegne che animano l'Estate romana. Si sceglie un film di culto, gradito a cinefili e appassionati del mondo di celluloide, e si costruisce un party a tema, con dj-set ispirati alla colonna sonora, aperitivi e dopo-cena griffati, e magari coinvolgendo anche qualche rappresentante del cast. E la festa va in scena, nelle location più disparate. Ce n'è per tutti i gusti in questo fine settimana. Si può scegliere il Chiostro Film Fest, ritrovo di fan del cinema e addetti ai lavori, che schiude stasera il chiostro universitario di San Pietro in Vincoli per una notte all'insegna della pluri-premiata pellicola "Non essere cattivo". Non solo, ma domani sera la gran festa di chiusura celebra "La pazza gioia" di Paolo Virzì. La sceletta è impeccabile: proiezione (attenzione, 300 posti non prenotabili), giro di mangerecci e aperitivi, per poi accendere i riflettori sulla consolle con special guest. Altra tappa in questo tour da movida cinefila, è l'Ex Dogana che stasera organizza un party a tema swing jazz prendendo ispirazione dal cartoon storico "Gli Aristogatti" e alla famosissima canzone dal refrain indimenticabile "Tutti quanti voglion fare jazz, alleluja". Sulle immagini dei gattoni musicisti e cantanti del capolavoro Disney, ecco l'adrenalinico concerto di Henzapoppin Cortese's Choo Choo Train. Al Gasometro invece arrivano domani sera gli eclettici Antonio Rezza e Flavia Mastrella per i venti anni del film "Escoriandoli ". Proiezione, incontro, e musica. Buon divertimento. Dall'Ex Dogana al Chiostro Fest al Gasometro - Chostro Film Fest, San Pietro in Vincoli, via Eudossiana 18. - Ex Dogana , via dello Scalo di San Lorenzo 10, dalle ore 20. - Gasometro, via del Porto Fluviale, dalle ore 21 Foto: A sinistra, un momento della proiezione al Chiostro di S. Pietro in Vincoli. Sotto un'immagine del film "Non essere cattivo" ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato TENDENZE Proiezioni , incontri e musica live le rassegne rilanciano la tradizione dell'arena 09/09/2016 Pag. 22 diffusione:35068 tiratura:81573 A Venezia sbarca la fanfara di Putin FEDERICO PONTIGGIA Venezia. Ancora due. Due film per arrivare a venti, e fare i conti in tasca, anzi, in palmares alla 73ª Mostra di Venezia: chi vincerà? Domani sera il verdetto, oggi passano The Women Who Left del filippino Lav Diaz, che argina la sua fluviale poetica in sole tre ore e 46 minuti, e il redivivo Emir Kusturica, che dirige l ' eburnea Monica Bellucci nel lattiginoso On the Milky Road . Arrecheranno scompensi al toto Leone? Per i critici nostrani interpellati dal daily di Ciak il favorito è ancora il musical dell ' americano Damien Chazelle La La Land (4,1 su 5), tallonato da Jackie (3,8) del cileno Pablo Larraìn, mirabile ritorno sul caso JFK visto dall ' inedita prospettiva della First Lady , e l ' outsider a r g e ntino El ciudadano ilustre (3,5), che frulla arte e vita, verità e finzione nella parabola di uno scrittore (Oscar Martinez, da Coppa Volpi) premio Nobel. Più di una chance ha anche il russo Andrei Konchalovsky - oggi riceve l ' ambito premio Robert Bresson della Fondazione Ente dello Spettacolo - con Paradise , dove ritrova un collaborazionista francese, una principessa russa resistente e un nobile Standartenführer delle SS nell ' inf erno della Shoah: opera di qualche pregio, bianco e nero d ' a r t ista, lascia però interdetti con un finale stolidamente nazionalistico e si fa derubricare a film di propaganda. PER CARITÀ, così era inteso pure C as a bl an c a , ma Konchalovsky esagera in amor di patria: dopo un Gran Premio e un Leone d ' Argento, compromette il trofeo più prezioso? Dovessimo scommettere una lira veneziana, andrebbe su Jackie , per molteplici ragioni: abitualmente ignorato dalla Cannes di Thierry Fremaux, Larrain ( Il Club , Neruda ) cerca nel metallo prezioso la consacrazione internazionale: ha vinto qualcosa a Berlino e Torino, ma qui sarebbe un ' altra, più importante storia; co-produzione tra Cile e Usa, schiuderebbe la bacheca della Mostra al cinema americano, che negli ultimi tre anni con Gra vity , Birdman e Spotlight ha digiunato in Laguna per poi abbuffarsi agli Oscar; darebbe al presidente di giuria Sam Mendes la possibilità di distinguere insieme autorialità e industria, appianando per Natalie Portman la strada dell ' award season hollywoodiana. IMPENSABILE, al contrario, una vittoria italiana: dopo l ' im pegnativo documentario Spi ra Mirabilis e la divertente commedia di Roan Johnson Piuma, Questi giorni di Giuseppe Piccioni non incanta, facendosi contaminare poeticamente e stilisticamente dall ' indecisione a tutto delle ragazze che inquadra. Arriveranno giorni migliori, ora tocca riflettere: l ' assaggio di serie tv e il nuovo ventilato progetto di Sorrentino hanno monopolizzato gradimento e attenzione mediatica, ma non illudano sulle reali condizioni del cinema italiano. Le note positive stanno a margine: l ' esorcismo doc di Liberami di Federica Di Giacomo; Spes contra spem di Ambrogio Crespi, che mette la camera tra le sbarre del fine pena mai; Bozzetto non troppo di Marco Bonfanti, che tratteggia mito e privato del genio dell ' animazione. Tutto il resto è da Leone d ' Oro alla carriera, è di Jean-Paul Belmondo, che dribbla gli acciacchi dei suoi 83 anni vissuti appassionatamente aggrappandosi alla memoria: " Di Venezia mi ricordo soprattutto di averla sorvolata appeso ad un elicottero " . Standing ovation in Sala Grande, Sophie Marceau gli fa le fusa ( " Tutti i tuoi film ci hanno fatto vibrare, tu mi piaci " ), lui guarda alle nostre attrici: " Ho lavorato con Sophia Loren, Gina Lollobrigida e Claudia Cardinale, per questo amo il cinema italiano " . Foto: D elusione Italia Domani la premiazione Escluso un successo " casalin go " , se la giocano L arraìn e " La La Land " Foto: C on iug i Konch a lovs ky e l ' attrice Julia Vys otskaya Ansa ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MENO UNO Delude " Paradise " di Konchalovsky, ultimo candidato al Leone d ' Oro: chance per " Jackie " 09/09/2016 Pag. 22 diffusione:16726 tiratura:31832 Il road movie di Piccioni verso la maturità di quattro giovani amiche Standing ovation Dieci minuti di applausi per Paradise di Konchalovsky Giulia Bianconi VENEZIA È «Questi giorni» diGiuseppe Piccioni il terzo e ultimo film italiano in concorso alla Mostra del Cinema 2016 che, a pochi giorni dalla conclusione del festival, si è confrontato con il drammatico «Paradise» di Andrej Konchalovsky che ha ricevuto sentiti applausi di oltre dieci minuti e la standing ovation in Sala Grande da parte del pubblico. Nella sua pellicola, Piccioni va oltre l'immagine dei giovani dioggi constantemente al cellulare e con la smania dei social, descrivendoconprofonditàeattenzione le quattro giovani protagoniste. Quattro amiche poco più che ventenni - Caterina (Marta Gastini), Liliana (Maria Roveran), Angela (Laura Adriani), Anna (Caterina Le Caselle) che intraprendono un viaggio verso Belgrado, dove una di loro ha scelto di trasferirsi per lavoro,in attesa di conoscere quale sarà il loro futuro. «Non volevo fare un film generazionale o giovanilista - precisail regista- Hocercatodimettere in contatto l'attesa, il disordine e la confusione delle protagonisteche hanno un'aspettativadelfuturo, ma anche la sensazione che il meglio non debba venire. Penso che ci sia qualcos'altro nei giovani, oltre ai comportamenti codificati dai social». Le ragazze descritte da Piccioni sono semplici, capaci disbagliare,assediatedaunsenso di incertezza. «Ciò che manca loro è il sentimento del mondo» aggiunge il cineasta. L'ideadi portare la protagonista a scegliere Belgrado come cittàincui vivere èvenutaalregista, dopo la partecipazione a un festival nella capitale della Serbia «Avevamo pensato inizialmente alla Germania. Berlino era troppo banale come scelta, allora abbiamo puntato su Amburgo. E alla fine è stata scelta Belgrado che si è rivelata una sorpresa. Una città dove parlano inglese e si ha la sensazione che gli abitanti siano più dentro l'Europa di noi». Riguardo alla competizione veneziana, Piccioni ha affermato di essere «fiducioso e curioso. Mi piace la battaglia. La dimensione del festival non è naturale per me, ma ogni tanto è divertente e appassionante parteciparvi» e scherzando ha aggiunto: «Chissà che quest'anno non commettano qualche giustizia». Nel film - che uscirà nella sale italiane il prossimo 15 settembre con Bim oltre alle giovani interpreti, ci sono anche Margherita Buy e Filippo Timi, nel ruolo rispettivamente della madre e del professore universitario di Liliana, e Sergio Rubini, il padre di Angela. «Amo Piccioni per la sua libertà e il suo coraggio - ha detto Rubini - Ho iniziato con lui e quando ho avuto l'occasione di lavorare anche con Federico Fellini, ho capito che tra quel giovane autore e il più anziano non c'era differenza». Ieri sera in Sala Grande è stato difficile far smettere di applaudireil pubblico alla fine della proiezione dell'opera drammatica di Andrej Konchalovski con Julia Vysotskaya, Christian Clauss e Philippe Duquesne. Film che analizza profondamente i rapporti umani all'interno di un Lager dove si incrociano i destini durante la Seconda guerra mondiale della prigioniera russa Olga, del soldato tedesco Helmut e del collaborazionista franco-nazista Jules. Per «Paradise», che fa riferimento a quell'Eden ideale dei tedeschi ai tempi del nazismo, il regista russo ha scelto «l'Olocausto per far vedere l'orrore che l'uomo è in grado di compiere, credendo di avere ragione. Il male non sempre si presenta vestito da male, puo essere seducente e apparentemente qualcos'altro». Konchalovski ha anche sottolineato alla stampa: «Penso che precedentemente nei film l'Olocausto sia stato molto banalizzato. Io volevo parlare della cattiveria, il male che nasce ogni giorno, in ogni epoca». Sulla situazione attuale nel mondo, ha aggiunto: «Il fondamentalismo non è necessariamente musulmano perchè anche bombardare la Libia è allo stesso modo fondamentalista. Lanciare le bombe parlando di democrazia è esattamente quello che i tedeschi hanno fatto durante la guerra ed è quanto la Nato ha fatto a Paesi come Iraq, Siria o Serbia». Per far sì che le tragedie non si ripetano c'è «bisogno della memoria. Leggere libri e ricordare serve a conoscere la vita, diceva Umberto Eco» ha affermato il regista, secondo il quale le «nuove generazioni di internet non hanno memoria perchè qualsiasi cosa la trovano cliccando. E anche chi vedrà questo film, senza memoria, ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Venezia In concorso il terzo e ultimo film italiano «Questi giorni» 09/09/2016 Pag. 22 diffusione:16726 tiratura:31832 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato penserà che si tratti di una fantasia». Foto: Margeritha Buy Una delle interpreti del film diretto da Giuseppe Piccioni (foto a sinistra) ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 23 09/09/2016 Pag. 22 diffusione:16726 tiratura:31832 Il «Vangelo» secondo Delbono Giu.Bia. VENEZIA Ha sfilato sul tappeto rosso del Palazzo del Cinema insieme ai rifugiati del Centro di Villa Quaglina di Asti, nonostante il suo film fosse inserito come evento speciale alle Giornate degli Autori. In veste di regista e attore cinematografico Pippo Delbono approda in Laguna con «Vangelo», prodotto anche dai fratelli Dardenne e nato come spettacolo teatrale con la sua storica compagnia. Il film è stato girato quasi interamente nel centro astigiano e ha tra i protagonisti alcuni profughi afgani, somali e nigeriani (come Safi Zakria e Nosa Ugiagbe), che hanno raccontato storie personali, dolorose e toccanti a Delbono, il quale ha poi deciso di mettere in scena il Vangelo. A far crescere nel regista l'esigenza di affrontare un tema come la fede è stata la madre scomparsa qualche tempo fa: «Io non credo nel Dio dei miracoli che cammina sull'acqua spiega nella pellicola - Si può solo sprofondare nell'acqua, come sprofondano tutte queste persone che stanno arrivando qua e che cadono, come dei Cristi, in mezzo al mare». Delbono ha confessato di aver vissuto «un'esperienza dura» iniziata un anno e mezzo fa, quando sono partite le riprese realizzate in parte con il suo telefonino. «Il centro di Asti è un luogo particolare, un po' sciamanico immerso nel bosco. Ma è sempre un campo per rifugiati, una sorta di prigione dove mi sono sentito un profugo anch'io». Prima della proiezione di «Vangelo» in Sala Perla 2, Delbono ieri sera ha ricevuto da Filippo Timi il Premio Siae al talento creativo sia per il film che per la sua partecipazione all'opera prima di Marco Danieli (sempre inserita nei Venice Days) «La ragazza del mondo». Un riconoscimento per il «grande eclettismo dimostrato nell'ultimo decennio tra cinema, teatro, televisione e scrittura». Foto: Pippo Delbono Il regista ieri in laguna ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il regista Ha presentato la pellicola prodotta dai fratelli Dardenne ANICA WEB - ANICA WEB 4 articoli 08/09/2016 10:32 Sito Web www.wired.it pagerank: 7 I risultati di una ricerca basata sui 100 film più popolari del 2015 evidenziano come il grande schermo continui a essere maschilista e a oggettivizzare la donna Simone Cosimi Simone Cosimi Giornalista Pubblicato settembre 8, 2016 *IdeeCommento Tutti gli stickersidee 501Parlano pochissimo e sono sempre mezze nude. Questa la brutale sintesi di un'analisi annuale firmata dalla Media, Diversity and Social Change Initiative della Scuola di comunicazione e giornalismo dell'università della California del Sud. Un bilancio sconfortante che fornisce anche un indizio di più sul successo delle serie tv, in grado di raccontare con più sensibilità e obiettività il mondo in cui viviamo. Iniziative e impegni, come la campagna #OscarSoWhite rivolta pochi mesi fa all'Academy di Hollywood in occasione delle nomination per le statuette, non sembrano aver condotto a risultati di qualche peso. Il grande schermo rimane territorio d'occupazione maschile sotto tutti i punti di vista. Ma i dati più deprimenti, raccolti dai 100 film più popolari del 2015 ai botteghini statunitensi, sono appunto quelli sui ruoli femminili. Su 4.370 personaggi "parlanti" e dotati di "nome", dunque con un qualche peso, pur limitato, all'interno della sceneggiatura, il 68,8% erano uomini e appena il 31,4% donne. Qualche passo in avanti si registra nei ruoli principali (protagonista e coprotagonista), con un saltino dell'11% anno su anno: lo scorso anno nel 32% dei film al centro delle vicende c'era una donna. Il fatto è anche capire come le donne vengano rappresentate. Quando appaiono, una volta su tre sono vestite succintamente. Questo accade solo il 7,7% delle volte con i personaggi maschili. Se a questa cornice si aggiunge che di registe ne lavorano pochissime (il 92,5% dei film è diretto da maschi) la situazione si completa. E dà l'idea di un immaginario che, almeno per quanto riguarda i blockbuster a stelle e strisce, rimane inchiodato ai suoi tristi stereotipi. Sarebbe interessante capire come vada da noi. Secondo i dati dell'ultimo rapporto Anica, il 91,5% dei registi dei 187 film di produzione o coproduzione nostrana su 473 prime uscite in sala è uomo. Le registe sono solo l'8,5%, poco meglio che nel contesto registrato negli Stati Uniti. Ma non ci sono altre informazioni sul dettaglio dei ruoli. Tornando al quadro internazionale, se possibile va anche peggio. Oltre a essere fondamentalmente maschio, e a raffigurare la donna muta e nuda, il grande schermo occidentale è anche razzista. O almeno, per così dire, poco corretto e obiettivo in termini di rappresentazione del mondo. Il 73,3% dei personaggi è infatti bianco, appena il 12,2% di colore (lo sono per giunta solo 10 fra i 107 registi considerati) , il 5,3% ispanico e il 3,9% asiatico. In quest'ultimo caso, per esempio, non sono stati individuati protagonisti e coprotagonisti. Ciliegina sulla torta che ci mangiamo ogni settimana riempiendo i cinema - convinti che un film ci apra la mente e ci faccia viaggiare verso chissà quali mondi possibili - l'universo Lgbt sostanzialmente non esiste. Appena 32 dei 4.370 personaggi messi sotto la lente sono stati identificati come omosessuali, bisex o transgender. Non c'era ovviamente neanche un protagonista - anche se su questo specifico punto qualche dubbio rimane, pensando per esempio a The Danish Girl o a Carol. Eliminati dalla faccia dello schermo anche la disabilità: appena il 2,4% dei personaggi presentava una qualche situazione di questo tipo. Un ANICA WEB - ANICA WEB - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Tanto nudo e poche battute, il cinema continua a discriminare le donne 08/09/2016 10:32 Sito Web www.wired.it La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato mondo di maschi chiacchieroni, donne nude e mute senza alcun genere di altra scelta possibile. ANICA WEB - ANICA WEB - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 27 08/09/2016 13:18 Sito Web www.comingsoon.it pagerank: 5 Cinema a 2 euro a Roma e in tutta Italia: ecco tutte le sale che aderiscono a Cinema2Day Grazie a Cinema2Day l'iniziativa, promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, in collaborazione con ANEM, ANICA e ANEC, in vigore nelle giornate del 14 settembre, 12 ottobre, 9 novembre, 14 dicembre 2016, 11 gennaio e 8 febbraio 2017, si potranno acquistare al costo unitario di due euro tutti i film in programmazione, in ognuno degli orari previsti, con la sola esclusione delle visioni in 3D, che godranno comunque di una tariffa agevolata, comunicata direttamente alla cassa. Ecco tutti i cinema di Roma che aderiscono all'iniziativa Cinema2Day, al cinema con solo 2 euro ogni secondo mercoledì del mese. Admiral, Adriano, Alhambra, Ambassade, Andromeda, Antares, Atlantic, Barberini, Broadway, Ciak, Cineland, Dei Piccoli, Doria, Eden, Eurcine, Europa, Farnese, Fiamma, Galaxy, Giulio Cesare, Greenwich, Intrastevere, Jolly, King, Lux, Maestoso, Mignon, Nuovo Olimpia, Nuovo Sacher, Odeon, Quattro Fontane, Reale, Roxy Parioli, Royal, Sala Trevi, Savoy, Stardust Village, Starplex, The Space - Guidonia, The Space - Moderno, The Space - Parco Dei Medici, Tibur, Trianon, Uci-Cinemas Lunghezza, Uci-Cinemas Marconi, Uci-Cinemas Parco Leonardo, Uci-Cinemas Porta Di Roma. Qui potete trovare tutte le sale italiane che aderiscono all'iniziativa Cinema2Day (Le informazioni saranno in fase di aggiornamento fino al 10 settembre 2016. Le adesioni delle sale di Lombardia e Toscana saranno integrate a breve.) ANICA WEB - ANICA WEB - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Cinema a 2 euro a Roma e in tutta Italia: ecco tutte le sale che aderiscono a Cinema2Day 08/09/2016 17:23 Sito Web hitechweb.info diffusione:2 pagerank: 2 08 settembre 2016 17:23 Presentata a Venezia la campagna 'Io Faccio Film' Venezia - È stata presentata lo scoorso 6 settembre in anteprima assoluta, nell'ambito della 73esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, presso l'Italian Pavilion dell'Hotel Excelsior la campagna Io Faccio Film, un'iniziativa unica nel panorama italiano promossa dalle associazioni dell'industria audiovisiva a tutela del patrimonio creativo italiano. Per la prima volta in Italia Anica (Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali), Fapav (Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali), MPA (Motion picture association Emea) e Univideo (Editoria audiovisiva media digitali e online) hanno deciso di dare vita danno vita a una campagna per sostenere e valorizzare le professionalità del cinema italiano e gli appassionati della settima arte. Con oltre 170.000 professionisti impiegati, infatti, l'industria audiovisiva italiana ha un valore di circa 14 miliardi di euro e costituisce un'importante risorsa culturale, economica e occupazionale per il nostro Paese. La campagna Io Faccio Film si propone di chiamare in campo non solo l'industria cinematografica, le istituzioni e gli addetti ai lavori ma anche il grande pubblico, perché chi ama il cinema e lo guarda in modo legale "fa" film, proteggendo e rendendo possibile la loro esistenza e soprattutto contribuendo alla realizzazione di nuove opere. ANICA WEB - ANICA WEB - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 29 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Presentata a Venezia la campagna 'Io Faccio Film' 08/09/2016 21:30 Sito Web www.ilfaroonline.it Dal 14 settembre fino all'8 febbraio 2017 il biglietto del cinema costerà solo due euro: ecco le sale di Roma che aderiscono all'iniziativa Cinema2day, la magia della sala a 2 euro sbarca a #roma Il Faro on line - Grazie all'iniziativa Cinema2Day, promossa dal Ministero dei Beni Culturali in collaborazione con Anem, Anica e Anec, dal 14 di questo mese fino a febbraio 2017 ogni secondo mercoledì del mese il biglietto di ingresso nei cinema che hanno scelto di aderire al progetto costerà la ridotta cifra di due euro. Sarà insomma l'occasione per tutta la famiglia di godersi i migliori film in uscita in sala senza spendere un patrimonio, e considerate le tante uscite interessanti da questo settembre fino al prossimo febbraio le opportunità di godersi dei blockbuster di indubbia qualità sborsando la cifra di un doppio caffè saranno molteplici. "Cinema2day è un'iniziativa per riavvicinare le persone alla magia della sala", ha commentato il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, sponsorizzando l'iniziativa. A partire dunque dal 14 settembre, e per le giornate del 12 ottobre, 9 novembre, 14 dicembre 2016, 11 gennaio e 8 febbraio 2017, si potranno acquistare al costo unitario di due euro tutti i film in programmazione, in ognuno degli orari previsti, con la sola esclusione delle visioni in 3D, che godranno comunque di una tariffa ridotta, comunicata direttamente alla cassa. Trentotto le sale cinematografiche di Roma che aderiscono a Cinema2Day: Admiral, Adriano, Alhambra, Ambassade, Andromeda, Antares, Atlantic, Barberini, Broadway, Ciak Cine, Cinema dei Piccoli, Doria, Eden Multisala, Eurcine, Europa, Farnese, Fiamma, Galaxy, Giulio Cesare, Greenwich, Intrastevere, Jolly, King, Lux, Maestoso, Mignon, Nuovo Olimpia, Nuovo Sacher, Odeon, Quattro Fontane, Reale, Royal, Roxy Multisala, Sala Trevi, Savoy, Trianon. Insomma, le opportunità di godersi il grande cinema a prezzo quanto mai ridotto non mancheranno, sperando che queste iniziative riescano a riavvicinare la gente al grande schermo, la cui magia non sembra mai appassire, anzi, tutt'altro. ANICA WEB - ANICA WEB - Rassegna Stampa 09/09/2016 - 09/09/2016 30 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Cinema2day, la magia della sala a 2 euro sbarca a #roma