I SISTEMI DI COMPUTER MEDIATED COMUNICATION (CMC) A
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I SISTEMI DI COMPUTER MEDIATED COMUNICATION (CMC) A
TESINA PER IL CORSO DI PSICOTECNOLOGIE PROF.SSA MARIA AMATA GARITO I SISTEMI DI COMPUTER MEDIATED COMUNICATION (CMC) A SOSTEGNO DEL COMPUTER SUPPORTED COLLABORATIVE LEARNING (CSCL) Marco Calenne 906664 Veronika Laura Santoro 907905 Emanuela Ziantoni 909786 Indice Abstract…………………………………………………………………………………..3 Introduzione……………………………………………………………………….……..4 CAPITOLO 1. L’APPRENDIMENTO COLLABORATIVO E LA CSCL (COMPUTER SUPPORTED COLLABORATIVE LEARNING………………………5 1.1 Definizione di apprendimento collaborativo……………………………………...5 1.2 Presupposti teorici dell’apprendimento collaborativo…………………………….6 1.3 Evoluzione tecnologica sulla base della CSCL……………………………….…..9 CAPITOLO 2. CMC (COMPUTER MEDIATED COMUNICATION) COME STRUMENTO PER LE PRATICHE DI APPRENDIMENTO COLLABORATIVE……………………………………………………………………12 2.1 CMC e ambienti di apprendimento attraverso i concetti di spazio e luogo………12 2.2 I sistemi della comunicazione come supporto alla formazione in rete…………...14 2.2.1 Rischi e limiti………………………………………………………………..19 2.3 La scelta degli strumenti e degli ambienti per la formazione in rete……………..20 2.3.1 Criteri di distinzione degli strumenti comunicativi…………………………22 2.3.2 Funzioni e capacità degli strumenti comunicativi…………………………..26 2.4 Un contributo empirico sulla presenza sociale percepita negli ambienti di CMC testuale……………………………………………………………………………28 Conclusioni……………………………………………………………………………..33 Bibliografia e sitografia………………………………………………………………...34 2 Abstract Il seguente lavoro di ricerca si struttura come una breve panoramica degli studi, delle definizioni e dei presupposti teorici che fondano l’apprendimento collaborativo come modalità di apprendimento che intreccia l’acquisizione di conoscenze con aspetti psicosociali. Si affronta l’evoluzione tecnologica e il suo valore aggiunto verso il supporto e lo sviluppo delle modalità di apprendimento collaborative e di co-costruzione di conoscenza e l’approccio del Computer Supported Collaborative Learning (CSCL) come ambito di ricerca che si occupa di analizzare i meccanismi collaborativi di costruzione di conoscenza propri delle comunità che agiscono per via telematica. Si passa poi a definire e ad analizzare approfonditamente la Computer Mediated Comunication (CMC) come situazione comunicativa interpersonale supportata dalle reti telematiche in cui è prevalente la modalità percettiva non sensoriale, centrata sullo scambio di parole scritte e di oggetti iconici a due o tre dimensioni. Gli ambienti di apprendimento in rete assolvono in questo senso la funzione di facilitare le pratiche di apprendimento collaborative costituendosi come risorse in grado di offrire nuove opportunità al fruitore di partecipare attivamente al processo educativo; consentono di ripensare l’apprendimento come processo sociale e di ridurre le distanze cognitive tra docenti e discenti rispetto alla didattica tradizionale; permettono di riprodurre nel cyberspazio molte delle dinamiche relazionali vissute nel contesto reale contribuendo a creare nuove ed indispensabili reti socio-relazionali tra individui, fenomenologie educative e di costruzione sociale della conoscenza tutt’altro che irrilevanti. Infine viene presentato un contributo empirico sulla presenza sociale percepita negli ambienti di CMC testuale (Chin-Hsiung Tu, 2002, “The Impact of Text-based CMC Online Social Presence”. The Journal of Interactive Online Learning , Volume 1, Number 2.) da cui emerge l’esistenza di una corrispondenza tra il livello percepito di presenza sociale e interazione online: se il primo risulta basso anche l’interazione sarà mediocre; inoltre, all’assenza di quest’ultima seguirà un elevato livello di frustrazione ed un effettivo basso livello di apprendimento. 3 Introduzione Sempre di più l’evoluzione tecnologica va di pari passo con una considerazione dell’interazione sociale e della collaborazione come il meccanismo attraverso cui si impara meglio, sminuendo così la supremazia del trasferimento da una fonte esperta ad un “ricevitore” meno esperto come motore dell’apprendimento. Il concetto implicito di conoscenza viene modificato: da un prodotto oggettivo e già predefinito a prodotto culturale e soggettivo, costruito di volta in volta proprio grazie all’interazione con gli altri. La mediazione del computer permette di aumentare il numero dei punti di vista con cui confrontarsi, punti di vista che a volte sono sostanzialmente diversi, dato che la comunicazione mediata consente di entrare facilmente in contatto con persone lontane e culturalmente differenti. Confrontarsi e collaborare va al di là del semplice scambio di informazioni e consente di costruire nuova conoscenza attraverso l’integrazione di punti di vista diversi e la reciproca divisione, consentendo di raggiungere livelli di pensiero e di riflessione più sofisticati di quelli ottenibili lavorando individualmente. La tecnologia educativa ha assunto come suo obiettivo generale proprio quello di promuovere l’apprendimento collaborativo e la costruzione di conoscenza e molti sono i sistemi computerizzati che hanno dimostrato di essere in grado di migliorare i processi e le abilità di collaborazione. 4 CAPITOLO 1 L’APPRENDIMENTO COLLABORATIVO E LA CSCL (COMPUTRE SUPPORTED COLLABORATIVE LEARNING) 1.1 Definizione di apprendimento collaborativo Secondo la definizione di Kaye (1994) per apprendimento collaborativo si intende: “l'acquisizione da parte degli individui di conoscenze, abilità o atteggiamenti che sono il risultato di un'interazione di gruppo, o, detto più chiaramente, un apprendimento individuale come risultato di un processo di gruppo.” Infatti “Collaborare (co-labore) vuol dire lavorare insieme, il che implica una condivisione di compiti, e una esplicita intenzione di "aggiungere valore" - per creare qualcosa di nuovo o differente attraverso un processo collaborativo deliberato e strutturato, in contrasto con un semplice scambio di informazioni o esecuzione di istruzioni.” Un gruppo collaborativo nasce infatti da un progetto comune e da un insieme eterogeneo di persone, disposte ad acquisire le competenze necessarie per portare a termine un progetto. Il singolo scompare, dal punto di vista del risultato finale, mentre diventa parte integrante di un “corpo collettivo” all'interno del quale riacquista la propria identità (con la propria opinione, la propria operatività, il proprio contributo al risultato del gruppo). Occorre distinguere l’apprendimento collaborativo da costrutti simili: infatti l'apprendimento inteso come semplice trasmissione del sapere o elaborazione dell'informazione attraverso lo studio individuale e l'estrapolazione dell'informazione dai libri o video didattici non è collaborativo. L’apprendimento collaborativo va anche distinto dal gruppo impegnato in una discussione o in una comunicazione. L'apprendimento collaborativo è caratterizzato infatti da tre diversi fattori: l'interdipendenza tra i membri del gruppo: i membri del gruppo fanno affidamento gli uni sugli altri per raggiungere lo scopo. la condivisione o la ripartizione dei compiti e la gestione del processo di gruppo: ciò che distingue le comunità collaborative dalla gran parte delle comunità è il desiderio di costruire nuovi significati del mondo attraverso l'interazione con altri. La comunità collaborativa diventa un mezzo sia per conoscere se stessi sia per esprimere se stessi.. 5 la finalità di costruire qualcosa di nuovo, cioè di ottenere un valore aggiunto dalla collaborazione Una collaborazione di successo prevede: obiettivi e valori comuni condivisi e compresi; il mettere insieme competenze individuali a vantaggio del gruppo come un tutt’uno; mutuo rispetto e fiducia; la creazione e la manipolazione di spazi condivisi; chiare linee di responsabilità (gli studenti sono responsabili del loro personale apprendimento e dell’apprendimento degli altri membri del gruppo); comunicazione; la flessibilità nell'organizzazione di gruppo; l'accettazione che le decisioni non devono essere basate sul consenso e che la presenza fisica non è necessaria; l'uso selettivo di persone al di fuori del gruppo; la consapevolezza che la collaborazione termina quando i suoi obiettivi sono stati raggiunti; interazione online (i membri del gruppo lavorano in teams in modo interattivo, verificandosi a vicenda la catena del ragionamento, le conclusioni, e fornendosi feedback); uso appropriato delle abilità nella collaborazione (gli studenti nel gruppo vengono incoraggiati a sviluppare la fiducia nelle proprie capacità); la leadership: la valutazione del lavoro (i membri, periodicamente, valutano l’efficacia del loro lavoro e il funzionamento del gruppo.) Un fattore da non sottovalutare è anche la gestione del contesto e all’interno di questo dei processi di gruppo: in tal senso il ruolo del tutor come facilitatore e organizzatore è cruciale nel formare i gruppi, nel definire le attività, nel fornire feedback dopo aver osservato il lavoro del gruppo, nella valutazione del successo o il fallimento dei processi di gruppo e dei contributi individuali a essi. In quest’ottica il tutor può aiutare gli studenti a rafforzare le proprie motivazioni attraverso il senso di appartenenza al gruppo e grazie ai feedback motivanti provenienti da sé e dagli altri studenti , recuperando così il senso di socialità e di supporto proprio della lezione in presenza. 1.2 Presupposti teorici all’apprendimento collaborativo I presupposti teorici all’apprendimento collaborativo supportato dalle nuove tecnologie, si legano essenzialmente all’approccio costruttivista, che considera l’apprendimento come processo sociale e costruzione attiva della conoscenza attraverso l’interazione tra pari, in contrapposizione ad una figura di insegnante come esclusivo fornitore di 6 informazioni. Nel contesto costruttivista, infatti, il processo di apprendimento si trasforma da mero trasferimento di contenuti dal docente agli studenti in costruzione sociale di nuove conoscenze, ripensando la didattica in un’ottica di partecipazione fortemente attiva. A differenza delle situazioni di semplice cooperazione in cui ciascuno lavora autonomamente e contribuisce allo svolgimento di un compito comune eseguendone una parte, in un’attività di collaborazione vera e propria i partecipanti lavorano in parallelo allo stesso compito, nello stesso arco di tempo, condividendo le proprie conoscenze e le eventuali difficoltà con gli altri membri del gruppo. La condivisione dell’esperienza di apprendimento comporta dunque l’acquisizione di molte più informazioni di quelle a cui si sarebbe in grado di arrivare individualmente, l’ampliamento dei propri orizzonti attraverso la presa di coscienza dell’esistenza di numerosi punti di vista e di diverse interpretazioni di uno stesso argomento, lo sviluppo di abilità meta-cognitive e infine la riflessione sul proprio processo di apprendimento. Gli ambienti di apprendimento di taglio costruttivistico sono orientati a: dare enfasi alla costruzione della conoscenza e non alla sua riproduzione; evitare eccessive semplificazioni rappresentando la naturale complessità del mondo reale; presentare compiti autentici (contestualizzare piuttosto che astrarre); offrire ambienti di apprendimento assunti dal mondo reale, basati su casi, piuttosto che sequenze istruttive predeterminate; offrire rappresentazioni multiple della realtà; alimentare pratiche riflessive; permettere costruzioni di conoscenze dipendenti dal contesto e dal contenuto; favorire la costruzione cooperativa della conoscenza, attraverso negoziazione sociale. In un gruppo collaborativo precondizioni per la creazione di nuova conoscenza sono: una motivazione intrinseca di base presente nei soggetti un linguaggio condiviso una ragionevole chiarezza comune sulla meta da raggiungere (o problemi da affrontare) l’esplicitazione (o condivisione implicita) di regole di comportamento e di dialogo 7 L'efficacia di tali percorsi dipende da diversi fattori: la possibilità di giocare un ruolo attivo nella costruzione della propria conoscenza, l'essere partecipe di situazioni in cui l'apprendere viene mutuato fra i diversi componenti del gruppo, il ricevere osservazioni e riscontri su quanto prodotto sia dall'interno che dall'esterno del gruppo. In ogni caso in un gruppo collaborativo si favoriscono condizioni idonee alla crescita di conoscenza solo se si crea una situazione di forte attenzione e rispetto al contributo dell’altro e alla divergenza. Fra i più rappresentativi esponenti teorici all’apprendimento collaborativo, per le implicazioni psicologiche dell'apprendimento collaborativo, si possono annoverare: Lev S. Vygotskij ,Jean Piaget, e John Dewey. Per Vygotskij il linguaggio è una funzione psichica complessa che si sviluppa nel bambino nell’interazione con l’ambiente sociale e quindi con il gruppo di coetanei e adulti con cui si rapporta. Il linguaggio è dunque una funzione dapprima interpsichica, che mette in rapporto cioè una persona con l’altra e solo successivamente diventa intrapsichica, una funzione mentale interiore che permette di regolare dall’interno i propri processi cognitivi e il proprio comportamento. La collaborazione può quindi aiutare a sviluppare determinate abilità e strategie di “problem solving” perché chi apprende userà le tecniche di ragionamento che ha interiorizzato durante l’interazione e la comunicazione con gli altri anche quando si troverà ad affrontare, da solo, un problema simile a quello sperimentato in gruppo. Gli studi sulle strategie di apprendimento collaborativo supportato dalle nuove tecnologie devono molto anche alle elaborazioni teoriche di Piaget. Egli sottolinea il concetto di sapere come costruzione personale dell'individuo: individua infatti nella scoperta della discordanza tra il proprio pensiero e quello altrui il meccanismo che conduce alla costruzione nella singola mente di nuove strutture concettuali e nuovi modi di comprendere ed interpretare gli eventi. La co-costruzione della conoscenza viene vista inoltre come causata dall’aumentata capacità di tenere conto delle prospettive altrui: centrale è dunque un processo di apprendimento attivo che permette di evitare l'isolamento dei saperi individuali, consentire a prospettive diverse di confrontarsi e quindi di interagire in modo costruttivo. L'attenzione di Dewey è concentrata invece sull'importanza dell'integrazione dello studente nella società piuttosto che sui risvolti che la collaborazione ha sullo sviluppo cognitivo del singolo. Partendo dal presupposto che la scuola insegni solo concetti 8 astratti incasellati in singole discipline, in netta contrapposizione con ciò che serve poi al singolo per relazionarsi alla società, Dewey sottolinea la necessità di riavvicinare scuola e società attraverso l’uso di metodologie proprie degli ambienti educativi della società esterna al mondo scolastico. A questo scopo risultano essere di fondamentale importanza, per sviluppare una certa criticità di pensiero, la pratica di attività sociali come l’apprendimento collaborativo che permette infatti di co-costruire una conoscenza che parte dall’esperienza pratica degli studenti e abitua i giovani lavorare in gruppo con persone di diverse culture in modo produttivo, elastico ed efficiente. In particolar modo la CMC (comunicazione mediata dal computer) e le applicazioni multimediali in quanto tali posso divenire strumenti che consentono di sviluppare uno dei requisiti ritenuti più importanti nella società dell'informazione, ossia la familiarità con tecnologie proprie del mondo lavorativo. 1.3 L’evoluzione tecnologica alla base del CSCL La progressiva evoluzione tecnologica ha favorito l'adozione di metodi di apprendimento collaborativo e del lavoro di gruppo intorno al computer, risorsa in grado di offrire nuove modalità di partecipare attivamente al processo educativo. . L’evoluzione tecnologica ha dato avvio ad un campo relativamente nuovo e promettente per l'uso dei computer e delle telecomunicazioni come supporto facilitatore alle pratiche di apprendimento collaborativo: l'apprendimento collaborativo basato sul computer, indicato con l'acronimo CSCL (Computer-Supported Collaborative Learning). L'idea di base del CSCL è che le applicazioni informatiche possono rafforzare processi sociocognitivi per condividere ed elaborare la conoscenza: vengono studiate infatti le modalità con cui le nuove tecnologie possono essere utilizzate per mediare e supportare la comunicazione tra i membri di gruppi impegnati in un'attività di apprendimento. Il CSCL è dunque un ambito di ricerca che si occupa di analizzare i meccanismi collaborativi di costruzione della conoscenza propri delle comunità che interagiscono per via telematica. Si sta consolidando l’idea, infatti, che l’efficacia didattica della telematica si concretizzi nella capacità di realizzare nuove forme di interazione a distanza che consentano al singolo un’attiva partecipazione al processo formativo dalla propria postazione del computer. La rete è dunque intesa non più solo come strumento di trasmissione dei materiali didattici ma anche e soprattutto come “luogo” dove dar vita 9 a un processo di insegnamento-apprendimento connotato da un elevato livello di interattività fra tutti gli attori coinvolti (partecipanti, tutor, esperti, ecc.) (Trentin, 1999). Tuttavia il CSCL deve trovare le condizioni adatte per una sua efficace realizzazione e messa in atto: innanzitutto richiede un adeguato supporto tecnologico con il quale gli utenti devono stabilire una buona confidenza di utilizzo. L'influenza della tecnologia sui metodi, i sistemi e il software che può essere usato per l'educazione e la formazione riguarda secondo Kaye: l'accresciuta disponibilità di personal computer economici e potenti sia a casa che sul lavoro; la comparsa sul mercato di "teleputer" multimediali che possono essere usati per tutte le applicazioni tradizionali dei PC, per la ricezione dei segnali radio e televisivi e come centri di comunicazione personali, con audio e videotelefoni, ed anche per comunicazione asincrona (fax, posta elettronica, computer conferencing, accesso a banche dati remote etc.); l'accresciuta miniaturizzazione dei componenti con una risultante crescita della portabilità dei personal computer; lo sviluppo di interfacce per input vocale e scrittura manuale. Anche alcuni sviluppi nelle reti di comunicazione pubbliche e private hanno un impatto notevole: progressiva installazione di reti ISDN e di dorsali a fibre ottiche a larga banda da parte di molti operatori del settore delle telecomunicazioni; globalizzazione e la crescita esponenziale delle reti accademiche e non: per esempio, il numero totale degli utenti di Internet è cresciuto dai meno di 2 milioni nel gennaio 1991 a una stima dei 20 milioni negli ultimi tre anni; l'espansione di comunicazioni "senza-filo" dalla telefonia al trasferimento dati (comunicazioni via satellite, trasferimento dati via etere etc.). La tecnologia può essere vista come generatrice di apprendimento proprio perché è in grado di creare nuovi dispositivi per l'azione. Si possono classificare in tre categorie le tecnologie informatiche che, combinate, possono fornire ambienti software per supportare attività di gruppo (groupware) adatti per l'apprendimento collaborativo 10 (Eijelenburg et al, 1992): sistemi di comunicazione (sincroni: testo, audio, audio grafica e comunicazione video; asincroni: posta elettronica, computer conferencing messaggi sonori e fax); sistemi per la condivisione di risorse (sincroni: condivisione dello schermo e lavagna elettronica, strumenti per la rappresentazione di progetti; asincroni: accesso ai sistemi di file e banche dati); sistemi di supporto a processi di gruppo (sistemi per la gestione dei progetti, calendari condivisi, sistemi per la produzione, strumenti di votazione, strumenti per la generazione di idee e per discussioni a ruota libera). I vantaggi che l’evoluzione tecnologica ha comportato nell’apprendimento collaborativo sono: la rimozione dei limiti spaziali e temporali, l'offerta di nuove opportunità allo sviluppo di percorsi educativi basati sull'apprendimento collaborativo e l’integrazione delle tre classi di tecnologie menzionate in un ambiente unico basato sul computer 11 CAPITOLO 2 CMC (COMPUTER MEDIATED COMMUNICATION) COME STRUMENTO PER LE PRATICHE DI APPRENDIMENTO COLLABORATIVE 2.1 CMC e ambienti di apprendimento attraverso i concetti di spazio e luogo L’approccio della CMC (Computer Mediated Communication) nasce con lo svilupparsi delle reti telematiche e quindi con il proliferarsi delle comunicazioni virtuali. Nella letteratura specializzata esiste ormai una definizione concorde su cosa sia la CMC: una situazione comunicativa interpersonale supportata dalle reti telematiche in cui è prevalente la modalità percettiva non sensoriale, centrata sullo scambio di parole scritte e di oggetti iconici a due o tre dimensioni. Questi sono, quindi, gli unici elementi di valutazione a disposizione dei soggetti per poter interpretare i contesti, le identità degli interlocutori e il senso stesso del processo comunicativo in cui sono coinvolti; dalla capacità dei sistemi di comunicazione mediata di produrre relazioni interpersonali efficaci e complesse, si evince il suo carattere eminentemente “sociale”. La CMC grazie anche alla diffusione del World Wide Web (www) si caratterizza sia come uno spazio informazionale sia come spazio sociale: accanto alla possibilità di reperire vaste informazioni sugli argomenti più disparati, garantita dall’acquisizione diffusa del web, la CMC si sviluppa come un contesto per la negoziazione di relazioni e la costruzione di significati condivisibili, un “luogo sociale”, dove incontrare gente, leggere biografie e costruire insieme ad altri utenti mondi tridimensionali. L’obiettivo di guardare alle specifiche tecnologie della rete, assumendo come primaria la metafora del “luogo”, deriva proprio dalla definizione degli ambienti di comunicazione mediata come “contesti psicosociali” nei quali la costruzione di relazioni interpersonali si intreccia con la costruzione di conoscenza condivisa e negoziata. Essendo la CMC la modalità con cui questi luoghi vengono “frequentati”, attraverso una sua analisi si rende possibile una riflessione sulle problematiche relative alla creazione e al mantenimento dello spazio virtuale come spazio eminentemente sociale. I sistemi di comunicazione realizzati attraverso la mediazione del computer permettono, quindi, di aumentare il numero di punti di vista con cui confrontarsi, punti di vista che a volte sono sostanzialmente diversi, dato che la comunicazione mediata consente di entrare facilmente in contatto con persone lontane e culturalmente differenti. Inoltre, 12 l’uso di software specialistico e la consultazione di banche dati on line fa moltiplicare anche il numero e la qualità delle fonti di informazione, contribuendo così alla percezione della conoscenza come dinamica e più facilmente manipolabile. In linea con tali principi l’interazione sociale proprio perché in grado di intrecciare l’acquisizione di conoscenze con aspetti psicosociali, perché consente di sviluppare un adeguato senso di identità attraverso il confronto con gli altri, di intrattenere relazioni interpersonali positive e di partecipare a gruppi di lavoro, di manipolare il proprio oggetto di conoscenza, di realizzare un apprendimento collaborativo efficace e consentire la condivisione e la disseminazione della conoscenza e delle competenze tra i membri di una comunità. Un’analisi orientata sulle caratteristiche specifiche in grado di facilitare o precludere le possibilità di incontro, di riflessione e di socializzazione, sui vincoli e sulle potenzialità degli strumenti che utilizzano la CMC, consente comprendere più approfonditamente la strutturazione delle dinamiche operative e quindi dei processi cognitivi e di apprendimento. La riflessione sulla rilevanza del contesto ambientale permette di comprendere come le persone siano indotte e in un certo senso “guidate” anche tacitamente a svolgere determinate funzioni. Gli ambienti artificiali nello strutturare le forme, strutturano assieme allo spazio anche il tempo che è necessario per il suo utilizzo. Gli ambienti svolgono quindi una funzione direttiva: attraverso vincoli ed affordance possono impedire, consentire o facilitare determinate azioni. Dietro ogni progettazione c’è un’idea che si concretizza in strumenti e funzionalità. Il risultato della progettazione, il prodotto tecnologico, continua ad obbedire all’idea progettuale nelle opportunità e potenzialità, ma anche nei limiti e nelle preclusioni. L’ambiente digitale costituisce un vero e proprio spazio che si affianca ed integra i precedenti spazi della comunicazione, soprattutto nel momento in cui i fruitori, o meglio i produttori e consumatori di informazione, sono in grado di percepirlo come strumento di interconnessione. Si tratta di un nuovo spazio del sapere e della comunicazione, che integra e rimedia la storia degli spazi della scrittura precedenti. Il tutto si svolge in una realtà che non è “materiale”, anche se per le persone che la praticano questa offre vissuti psicologici ed emotivi analoghi a qualsiasi altra esperienza concreta. Il soggetto che comunica in rete, infatti non si trasferisce fisicamente dalla sua stanza in un diverso luogo, ma lo fa mentalmente. “La Rete e i suoi ambienti più che 13 come luoghi alternativi alla realtà “reale” vanno concepiti come scenari di azione, come situazioni e sceneggiature di cui il soggetto è protagonista accanto ad infiniti altri”. (Rivoltella, 2001, p.48) Attraverso le reti telematiche avvengono infatti fenomeni di costruzione di una realtà sociale condivisa attraverso molte delle modalità che i sociologi sono abituati a studiare da decenni: esistono reticoli di relazioni personali, processi di socializzazione, istituzioni, fasci di ruoli, norme e sanzioni, tutto raccolto all’interno del cyberspazio, questo luogo virtuale cui si applica splendidamente ciò che Robert Merton ha chiamato teorema di Thomas: “se gli uomini definiscono le situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”. Il cyberspazio proprio per la sua natura decontestualizzata, sradicata dal contesto spazio-temporale, ha visto lo svilupparsi di fenomenologie sociologiche, come nel caso delle comunità virtuali , tali da far ipotizzare ad alcuni autori la presenza in rete di forme di “intelligenza connettiva” (De Kerckhove, 1999) o addirittura di “intelligenza collettiva” (Lévy, 1992, 1998). 2.2 I sistemi della comunicazione come supporto alla formazione in rete Le tecnologie della comunicazione, nell’ottica dello sviluppo di un iter formativo, costituiscono delle risorse in grado di offrire nuove opportunità al fruitore di partecipare attivamente al processo educativo. Questa prospettiva richiama l’esigenza di offerte formative basate su metodiche nuove che sfruttino efficacemente le potenzialità delle tecnologie multimediali, proponendosi percorsi sia personalizzati sia inseriti nell’ambito di comunità virtuali che apprendono collaborativamente. Lo spettro dei possibili contesti di applicazione appare praticamente illimitato e proprio tale vastità impone lo studio approfondito delle condizioni che possono determinare la scelta (o la messa a punto) dei metodi e delle tecnologie più efficaci. Nella formazione in rete rimane comunque centrale il ruolo della scrittura non solo nella trasmissione del contenuto, ma in questo caso anche nella definizione del contesto, nell’allestimento del luogo: il testo è il tessuto che consente la costituzione della rete. Esistono altri sistemi per comunicare in rete, ma sono ancora poco utilizzati e non offrono gli stessi oggettivi vantaggi della comunicazione mediata da scrittura. Inoltre, i luoghi della rete visuali o virtuali, come certi ambienti tridimensionali esplorabili apparentemente anche senza l’uso di un sistema testuale, richiedono comunque agli utenti una specifica alfabetizzazione informatica, ovvero il possesso di codici simbolici 14 – testuali –necessari per usare il sistema. La testualità scritta è quindi la modalità comunicativa prevalente in rete nonostante questa possa essere variamente integrata con apporti multimediali. La parola scritta come supporto alla comunicazione in rete presenta infatti analogie, ma anche forti differenze sia rispetto all’oralità, sia alla scrittura a stampa. Nella tabella che segue, dove sono rapportate tre forme di comunicazione: oralità, scrittura e scrittura mediata dal computer, mostra come quest’ultima incameri gli apporti dell’una e dell’altra fattispecie. Tabella 1 Tre forme di comunicazione: oralità, scrittura e scrittura mediata dal computer Oralità Contesto Accesso tecnico Dipendenza dall’hic et Indipendenza dall’hic et nunc nunc Incorporato in acquisizioni culturali di base Tipologia comunicativa Uno-uno e uno-molti Tipologia semiologica Modalità linguistiche prevalenti Tipologia pragmatica Tipologia fenomenologica Scrittura Dipendente dall’alfabetizzazione Uno-uno e uno-molti Scrittura mediata da computer Indipendenza dall’hic et nunc Dipendente dall’alfabetizzazione informatica Uno-uno e uno-molti, ma anche moltimolti Contrazione degli indici simbolici Comunicazione orale, Testuale (assenza degli indici paralinguistica ed simbolici paralinguistici ed paralinguistici ed extralinguistici. extralinguistica extralinguistici). Comunicazione prevalentemente testuale e ipertestuale/ipermediale Enfatica e oggettiva e distaccata, Enfatica e partecipativa (ma anche partecipativa, ipotattica, paratattica, analitica, tendente alla oggettiva e distaccata), paratattica e aggregativa, sintesi, ridondante, agonistica, oggettiva, astratta ipotattica, aggregativi e analitica, situazionale ridondante, agonistica, situazionale Orientata al Orientata all’introflessione Orientata a sollecitare l’espansione e mantenimento del clima sociale l’arricchimento del clima sociale Presenza fisica ed Coinvolgimento nel Presenza in uno o più contesti con percorso emozionale nel narrativo coinvolgimento emotivo contesto Fonte: Bonaiuti, 2005 15 La CMC nell’offrire spazio di parola senza limiti,senza censure, senza necessità di mostrare o svelare direttamente la completa identità dell’attore viene spesso percepita come aumento della propria libertà di espressione dando luogo ad un fenomeno sostanzialmente inedito che è quello di riuscire a ridurre i timori, assottigliare le differenze, livellare i ruoli. Dal punto di vista relazionale la CMC rappresenta una modalità di comunicazione totalmente nuova, alterando la natura stessa della presentazione del sé all’interno del contesto virtuale: nella CMC, “l’identità (il testo) e la comunità (il contesto) si definiscono mutuamente” consentendo spesso una positiva ridefinizione delle singole identità sociali. Nella CMC, grazie alla “separazione” spaziotemporale, alla mediazione dello strumento, non rappresentano ad esempio motivo di discriminazione, o lo fanno in maniera minore, le differenze di genere, censo, età, cultura, ecc. In Internet sono possibili fenomeni assolutamente manifesti di spontaneità, flessibilità (in quanto svincolata dai limiti spazio-temporali), immediatezza e velocità, dimostrandosi per certi versi assai più vicina allo stile conversazionale che al discorso scritto. Varie ricerche suggeriscono anche una serie di benefici minori per la CMC se comparata con l’interazione in presenza (“face-to-face”). Questi vantaggi includono un incremento nella partecipazione tra studenti e della quantità di prodotti di qualità elaborati dagli stessi. Il computer offre infatti una sorta di semi-anonimato che porta gli utenti ad atteggiamenti più disinibiti ed a sentirsi maggiormente sicuri di se. Fenomeno che consente maggiore partecipazione e disponibilità all’incontro con altri utenti. Secondo la Harasim (1990), la computer mediated communication fornisce un ambiente argomentativo particolarmente efficace per l’apprendimento collaborativo offrendo a studenti ed insegnanti un accesso a nuove idee, prospettive ed informazioni attraverso la costruzione di prospettive multiple su uno stesso esempio. Alla CMC è stato riconosciuto il merito di produrre un effetto di “equalizzazione” tra gli attori, cosa che – soprattutto in alcuni ambiti – è evidente riesca a produrre maggiori contributi e livelli più ampi nella partecipazione soprattutto per gli studenti più giovani che le discussioni face-to-face classiche (Light, Colbourn, Light, 1997). La CMC può risolvere quei fenomeni di egemonia che tipicamente sono presenti nei gruppiclasse, visto che come medium elettronico consente a ciascuno un illimitato spazio comunicativo fornendo ad ogni studente maggiori opportunità per parlare. Alcuni autori (Chun, 1994; Pennington, 1996; Warschauer, 1996; Beavois, 1998) hanno anche rilevato che la CMC può essere un medium capace di trainare ad esprimersi sia gli 16 studenti immigrati, che hanno quindi una minore padronanza della lingua, che gli studenti timidi ed introversi. Nella comunicazione scritta al computer sono infatti consentite sia le semplificazioni lessicali, sia tempi di incubazione delle risposte (e di riflessione sulle) più lunghi; fattori capaci di sedare l’ansia di chi, solitamente, si sente inadeguato a prendere parte alle discussioni. Dal punto di vista fenomenologico la specificità di questo tipo di comunicazione, a metà strada tra linguaggio scritto e orale, è fortemente orientata a stimolare relazioni, anche di tipo emotivo da cui consegue la possibilità di sviluppare un peculiare senso di appartenenza sociale. Il testo elettronico prodotto dalle interazioni attraverso la CMC si presenta estremamente duttile, articolato, dalla natura composita (alfabeto, immagini, suoni), corredato di funzioni ipertestuali ed interattive che lo differenziano in larga misura dal testo stampato, dattiloscritto o semplicemente chirografo. I nuovi testi si presentano come qualcosa di intrinsecamente aperto, incompiuto, suscettibile di modifiche, interconnesso con altri testi, con testi di altri autori in un rimando continuo che spesso rende difficile l’attribuzione ad un solo autore. Anzi: il testo elettronico, ed in particolare quello on line, si presta a continui riusi, a redazioni multiple, a lavori in equipe, a scritture progressive. Per questi ed altri motivi, l’elemento centrale su cui su basa la formazione in rete è oggi dato dal prevalente utilizzo della comunicazione testuale scritta. Ci sono infatti varie evidenze, nonostante una tendenza attuale ad usare anche ambienti chiamati “classi virtuali” che si basano prevalentemente sull’uso dell’audio-video, che i dialoghi in forma scritta siano maggiormente capaci di attribuire ai partecipanti remoti ruoli significativi nelle situazioni di apprendimento-insegnamento di gruppo, specie in modelli chiaramente orientati alla collaborazione (Kaye, 1994). Sul versante dell’apprendimento la CMC permette al soggetto un ruolo più dinamico nella costruzione attiva della propria conoscenza; il computer si trasforma in un amplificatore della capacità comunicativa e relazionale dell’uomo; i materiali prodotti, in quanto digitalizzati, sono inoltre facilmente revisionabili, analizzabili e riadattabili. Anche se dal punto di vista formale, la nuova testualità mette drammaticamente in discussione il rispetto della tradizionale correttezza grammaticale e stilistica (basti pensare alle contrazioni ed allo “slang”), la CMC presenta caratteristiche particolarmente interessanti per l’apprendimento. Questo tipo di comunicazione presenta infatti un duplice vantaggio:l’essere permanente, ovvero consentirne successive letture ed allo stesso tempo essere caratterizzata da plasticità, ovvero da una 17 duttile possibilità di recupero e manipolazione. La presenza della scrittura apporta caratteri “riflessivi” alla comunicazione individuale e di gruppo attraverso la caratteristica della permanenza aprendo così alla possibilità di molteplici riletture (filologiche, ermeneutiche, relazionali, ecc.), che all’invito al prodursi di nuova testualità (plasticità). Testualità che di volta in volta può assumere i caratteri del sito Internet del gruppo, l’ipertesto che approfondisce l’argomento, il documento scritto a più mani, il forum di lavoro dalla struttura informativa gerarchica e ramificata, del database condiviso o di quant’altro consenta al gruppo di sviluppare un proprio patrimonio conoscitivo, ovvero di creare un “luogo” dove il repertorio delle conoscenze condivise, viene reificato e reso disponibile per nuovi sviluppi. La rete consente di dare luogo anche ad un modello distribuito della conoscenza, cioè alla possibilità che parte delle competenze restino dislocate in forma differenziata tra studenti, piuttosto che perseguire l’omologazione degli studenti; “particolare importanza assume la possibilità da parte di ogni membro del gruppo di conoscere le diverse prospettive, esperienze e conoscenze dei suoi compagni e stabilire possibili forme di aiuto o cooperazione; si possono avere pertanto esperienze formative caratterizzate da una forte presenza sociale, dall’essere in rapporto agli altri, dal fatto di integrare i propri modi di affrontare i problemi con quelli altrui”. I processi di apprendimento e cognitivi che si sviluppano attraverso le complesse interazioni consentite dalla CMC consente all’intelligenza di “distribuirsi” - in situazione – tra il soggetto, gli altri con cui entra in relazione e gli artefatti tecnologici connotanti questo, come ogni diverso contesto culturale, consentendo così di svolgere in modo ottimale i vari compiti cognitivi (Pea, 1993). In questa prospettiva è il sistema nel suo insieme a connotarsi come “formativo”, riducendo così in maniera significativa il ruolo del docente come fonte centrale da cui dipende la capacità del gruppo di apprendere. La rete, anche attraverso gli effetti di democratizzazione e di ampliamento delle opportunità comunicative a disposizione di ogni partecipante, enfatizza in maniera particolare questo effetto. Lavorare con strumenti informatici “da soli, e ancor più in gruppo, è un’azione più sotto il controllo dello studente che dell’insegnante. È in questo punto che l’introduzione dei computer realizza un importante obiettivo: portare l’apprendimento da un processo di semplice assimilazione ad un processo di costruzione attiva […]. Se il lavoro collaborativo supportato dal computer viene ad investire i processi di costruzione mentale dello studente e i processi di appropriazione del significato, ne consegue che i processi 18 mentali richiesti siano non automatici e quindi controllati dallo studente” (Salomon, 1992). In sostanza, quindi, le tecnologie info-telematiche consentono di ripensare l’apprendimento come processo sociale, permettono di ridurre le distanze cognitive tra docenti e discenti, oltre che consentire, rispetto alla didattica tradizionale, economie di scala e ricadute tutt’altro che inferiori. I sistemi CMC permettono di riprodurre nel cyberspazio molte delle dinamiche relazionali vissute nel contesto reale (Rheingold, 1994; Lévy, 1997), contribuendo altresì a creare nuove ed impensabili reti sociorelazionali fra individui (Barrett, 1991) e fenomenologie educative e di costruzione sociale della conoscenza tutt’altro che irrilevanti. 2.2.1 Rischi e limiti Per poter comunicare in maniera produttiva è necessario il ricorso a regole specifiche di partecipazione e di coordinamento che concernano: la qualità e la quantità della comunicazione ammessa in un determinato contesto, la pertinenza, la congruenza, il formato specifico da utilizzare e uno svolgimento ordinato dei lavori, tenuto conto della mancanza di convenzioni comportamentali univoche e universalmente accettate. Considerando, ad esempio, l’assenza degli elementi metacomunicativi che costituiscono la cornice all’interno della quale si inscrive una comunicazione faccia a faccia e l’impossibilità di ricevere un feedback immediato, si accrescono le possibilità della decodifica aberrante (Rivoltella, 2003), mettendo a rischio l’efficacia comunicativa delle interazioni in rete. In particolare, gli studi più recenti sulla computer mediated communication in riferimento all’apprendimento online evidenziano come maggiori siano in rete alcuni rischi quali il senso di isolamento o quello di inadeguatezza rispetto al medium o alla situazione con conseguente ansia e tensioni che possono portare al rifiuto e all’abbandono. In questo senso la “non comunicazione” è pur sempre comunicazione, è in rete particolarmente imbarazzante portando incertezza ed indecifrabilità davanti all’assenza di feedback. Esiste poi il rischio di una limitata coesione sociale, da parte dei soggetti che interagiscono, tale da non garantire pratiche significative. In alcuni casi si verifica la perdita del controllo sulla gestione dei tempi o la difficoltà nella gestione di situazioni di conflittualità. Altri fenomeni possibili sono 19 quelli dell’accaparramento di risorse o, viceversa, la marginalizzazione, la dispersione, il senso di smarrimento o abbandono. Risulta quindi fondamentale rilevare che non è la rete, per sua natura, a privilegiare una specifica comunicativa e relazionale. Anche dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro, la rete consente molteplici modelli organizzativi, ma è importante riconoscere che la rete non ne favorisce uno in particolare. Anzi, per quello che abbiamo visto fin qui, potremmo affermare che la rete, per la sua natura multidimensionale e aperta, sembra più consona al privilegiare forme spontanee e rapsodiche di adesione al dibattito. Non a caso in rete è possibile imbattersi sia in forum densamente partecipati che in arene spaventosamente deserte. Secondo Calvani (2001, pag. 151), affinché un ambiente comunicativo di rete possa trasformarsi in un ambiente di costruzione della conoscenza e di collaborazione è necessario passare attraverso l’individuazione di relazioni dotate di uno scopo e, soprattutto, all’interno di un contesto di vincoli (expertise, tempo, risorse). Se la comunicazione è un semplice scambio informativo, la collaborazione implica uno scambio informativo orientato verso un aiuto reciproco (pur rimanendo individuale l’obiettivo) mentre la cooperazione è una forma di collaborazione, per così dire, più forte: i partner concorrono insieme a conseguire un obiettivo che è comune. Ogni passaggio ad un livello successivo, comporta livelli crescenti di accettazione di regole, criteri e motivazioni, tali da condurre – attraverso forme progressivamente più efficienti di comunicazione – al raggiungimento di obiettivi che da individuali divengono collegiali. 2.3 La scelta degli strumenti e degli ambienti per la formazione in rete Partendo dall’evidenza di queste difficoltà, dopo aver comunque visto le potenzialità della rete nell’attivare spazi concreti ed efficaci per lo sviluppo della socialità e dell’espressività, bisogna comprendere qual è il contributo che deriva dagli strumenti. La CMC prevede la possibilità di utilizzare strumenti di diverso tipo (posta elettronica, chat, forum, classi virtuali, ecc.). Ogni strumento di comunicazione offre delle affordance, ma al contempo presenta dei vincoli di uso. La scelta di quale strumento utilizzare, in quale fase del processo formativo, con quale obiettivi e quali regole è uno degli elementi su cui riflettere. La scelta dello strumento non idoneo (o la sua collocazione nel momento, o con le finalità sbagliate) può compromettere il 20 raggiungimento dei risultati. La scelta dello strumento – di una tipologia piuttosto che di un’altra – è però solo una parte del problema. Per la gestione dei web-forum, ad esempio, esistono migliaia di soluzioni diverse. Le differenze non sono solo formali (come la collocazione dei pulsanti, o la quantità o modalità di attivazione delle funzioni), ma in alcuni casi comportano anche una diversa concezione dello sviluppo dei dialoghi, dell’organizzazione dei dati, della ricerca delle informazioni, ecc. fino ad arrivare ad una diversa modalità di offrire le affordance per la percezione della presenza sociale. La scelta delle tecnologie è un momento delicato che non dovrebbe essere svolto frettolosamente, risultando in buona parte decisivo ai fini della riuscita complessiva dell’esperienza. Gli ambienti di apprendimento in rete non sono neutri, ma inglobano capacità dispositive e modelli concettuali capaci di promuovere o inibire determinate modalità comportamentali e non sono tutti uguali in quanto a capacità regolative ma le differenze – spesso – non sono solo nella quantità dei singoli strumenti messi a disposizione, quanto nella loro qualità ed usabilità. Ambienti che nominalmente offrono le stesse funzioni di base possono in realtà differire grandemente tra loro nelle modalità con cui queste vengono offerte agli studenti. La scelta degli strumenti adeguati a supportare il tipo di esperienza prevista è altrettanto importante che la successiva programmazione dei tempi e delle metodologie opportune. La relazione tra docenti (o tutor), studenti e risorse può diventare più o meno efficace a seguito della maggiore o minore correttezza nella selezione e integrazione delle tecnologie appropriate. L’adeguato dosaggio degli strumenti, dei tempi e delle finalità prefissate rappresenta infatti un’operazione che coinvolge specialisti diversi (docenti, tutor, informatici, ecc.) e riguarda sia la capacità dell’organismo formativo di fronteggiare gli impegni presi, sia una corretta analisi del carico di lavoro cognitivo a cui si sottopongono gli allievi. Strumenti tecnologici progettati male, utilizzati in modo improprio oppure in contesti non adeguati, possono inficiare gli obiettivi prefissati o rendere difficile il funzionamento del processo finendo, ad esempio, col distrarre l’utente con aspetti irrilevanti o inutili appesantimenti. Un ulteriore rilevante ordine di considerazioni riguarda gli utenti e le loro specifiche esigenze e modalità di accettare ed utilizzare le tecnologie. 21 Sono, infatti, gli utenti a determinare le modalità di utilizzo degli strumenti, a dare loro significato, a piegarli alle proprie esigenze oppure ad abbandonarli. A maggior ragione, nell’ambito di esperienze di apprendimento collaborativo, dove è sulla forza del gruppo che si punta, sulle sue capacità di costruire autonomamente le risposte alle domande conoscitive poste, che le tensioni verso l’auto determinazione hanno gli esiti più evidenti. 2.3.1 Criteri di distinzione degli strumenti comunicativi , MA CONTEMPORANEAMENTE PONGON DEI VINCOI computer Gli strumenti per l’apprendimento in rete sono variamente categorizzabili. Una delle ripartizioni più note è quella che distingue le modalità funzionali sincrone da quelle asincrone. Questa distinzione viene fatta sulla base delle modalità temporali di interazione. Gli strumenti sincroni richiedono la compresenza temporale degli attori, ovvero la contemporanea partecipazione all’evento comunicativo. Gli strumenti asincroni invece liberano dal vincolo temporale consentendo ai soggetti una fruizione in differita quindi, nel caso della formazione, sono sotto certi aspetti in grado di svincolare – oltre che dai limiti spaziali (solitamente si prende parte alla formazione in rete a partire da “luoghi fisici” diversi) – anche dai limiti temporali, operando una compiuta separazione spaziotemporale. La vocazione di uno strumento a fornire funzionalità in una determinata modalità non ne impedisce, naturalmente, utilizzi diversi. Il frutto delle interazioni sincrone di una chat, o di una videoconferenza, può ad esempio essere registrato e reso disponibile come risorsa asincrona, mentre in alcuni casi – sapendo ad esempio che un determinato utente è connesso in rete – si può tentare l’uso della posta elettronica per comunicare in tempo reale. Le evoluzioni dei diversi software, alla continua ricerca di nuove opzioni, stanno spingendo verso il superamento di questa distinzione che, comunque, rimane fondamentale per la comprensione delle modalità di utilizzo più idonee. Una diversa classificazione è quella che vede la distinzione sulla base delle diverse modalità di partecipazione alla comunicazione interpersonale: “uno a uno”, “uno a molti”, “molti a molti”. La conversazione telefonica tradizionale è una modalità tipicamente “uno a uno” (anche se recentemente i provider telefonici hanno introdotto la possibilità di piccole conferenze). La modalità “uno a molti” è tipicamente quella dei 22 mass-media (come radio e televisione), laddove chi trasmette si rivolge ad un grande numero di utenti. Anche la lezione tradizionale, con il docente in cattedra, è del tipo “uno a molti”. La modalità “molti a molti” è più caratteristica della rete, laddove ogni lettore è anche autore e viceversa. Il vantaggio della rete sta nella possibilità, attraverso l’utilizzo della scrittura, di convogliare i contributi di più attori in un unico testo che potrà poi essere letto sequenzialmente. La scrittura di messaggi “molti a molti” ha inoltre il vantaggio di svincolare (in parte) ogni redattore dall’esigenza di attendere il proprio turno. A differenza della comunicazione in “voce”, la quale ha degli oggettivi limiti relativamente alla “concomitanza” di messaggi provenienti da più emittenti sul “canale” uditivo dei partecipanti, la comunicazione su base testuale consente tempi separati di produzione e lettura. Anche lavorando “in sincrono”, i tempi possono essere in parte dilatati e adattati alle singole esigenze: ogni soggetto può scegliere se e come leggere i contributi, se e quando rispondere. Gli strumenti di comunicazione in rete possono essere raggruppati anche sulla base del sistema simbolico prevalentemente utilizzato (testuale, vocale, visivo, ecc.). Come abbiamo visto parlando di CMC la testualità scritta su cui si basa ancora prevalentemente la comunicazione in rete, pur nella perdita degli apporti extralinguistici della comunicazione orale (intonazione, prosodica) e di quella visiva (prosodica, espressività, posturalità) ha l’innegabile vantaggio di poter essere non solo conservata, ma anche indicizzata, recuperata e ri-elaborata. Dalla comunicazione su base scritta derivano opportunità per la formazione che altri mezzi, seppure più ricchi e completi, non sono in grado di assicurare. Questo non significa che non possano essere proposti momenti in audiovideo conferenza o l’utilizzo della multimedialità o delle ricostruzioni in realtà virtuale quando necessari. L’utilizzo di un canale sensoriale piuttosto che di un altro, o l’uso cinestesico di sfere sensoriali diverse, può fornire un valido supporto all’apprendimento ed alla motivazione purché ci sia coerenza tra i mezzi utilizzati e i fini perseguiti Una distinzione particolarmente utile è, infine, quella che contrappone le modalità di accesso alle informazioni “pull” o “push”. Le tecnologie “pull” sono quelle che necessitano di un ruolo attivo dell’utente nella ricerca ed acquisizione delle informazioni. L’utente deve cioè “tirare” l’informazione: andarsela a cercare aprendo i programmi giusti o visitando i siti opportuni. Le tecnologie “push”, invece, sono quelle che capaci di “spingere” le informazioni verso gli utenti. È un esempio di tecnologia 23 “pull” il browser che consente di “andare” a visitare intenzionalmente il sito desiderato alla ricerca di informazioni. È invece un buon esempio di tecnologia “push” il programma di posta elettronica (come Outlook o Eudora) che consentono ai messaggi, ed alle newsletter, di raggiungere la macchina dell’utente. Dal punto di vista dell’utente, del suo “modello mentale”, guardando in particolare all’interazione tra individuo e strumento, la distinzione tra “push” e “pull” ha dunque una sua ragione d’essere. In particolare se, alla modalità tecnica “push” viene risposto, da parte dell’utente, con l’acquisizione di una abitudine conseguente. Ad esempio: se l’utente prende ad utilizzare tutti i giorni la posta elettronica, ovvero ad aprirla con una certa regolarità, l’idea di essere “raggiunti” dai messaggi sarà molto realistica. L’atto cioè di eseguire comunque un’azione di richiesta (attivare cioè una connessione con il server per cercare nuove informazioni di posta), nel momento in cui viene automatizzata dall’abitudine, passerà in secondo piano, lasciando soltanto l’evidenza di un’azione passiva, in cui molto comodamente si è “raggiunti” dal messaggio. Dal punto di vista delle potenzialità offerte dai diversi strumenti, delle specifiche “affordance” è quindi evidente che strumenti di tipo “push” sono maggiormente capaci di indurre delle abitudini, e quindi teoricamente di risultare più efficaci. Uno dei problemi di eventi non consuetudinari, come quello dell’ingresso in formazione, è che richiedono uno sforzo di adattamento a nuovi ritmi ed a differenti abitudini rispetto, ad esempio, alla quotidianità lavorativa. La seguente tabella riepiloga le tecnologie di base attualmente più utilizzate precisandone le modalità di interazione e gli usi appropriati nel contesto sociale dell’apprendimento. Tabella 2. Tecnologie, modalità di interazione e modalità di utilizzo nel contesto sociale dell’apprendimento 24 Tecnologia Classificazione Opportunità Utilizzi specifici e vincoli Posta elettronica Modalità : Asincrona Medium : Testo (prevalente) Relazione: Uno-uno, uno/molti Accesso : push Revisionabilità, correggibilità Mailing-List Modalità : Asincrona Medium : Testo (prevalente) Relazione: Molti-molti Accesso: push Modalità : Asincrona Medium : Testo (prevalente) Relazione: Molti-molti Accesso : pull Revisionabilità, correggibilità, diffondibilità Dialogo asincrono tra singoli soggetti Comunicazione confidenziale o scambio Mancano elementi extralinguistici, possono generarsi incomprensioni. La produzione richiede tempo, ma consente di riflettere. La successione dei turni, specie in dialoghi tra molte persone, può essere problematica. Distribuzione di informazioni a molti attraverso la posta elettronica. Dibattito aperto tra componenti di un gruppo con modalità “push” (il messaggio viene recapitato al destinatario) Discussioni finalizzate su argomenti specifici Discussioni asincrone di cui è necessario mantenere memoria per successive analisi Distribuzione di informazioni a gruppi con modalità “pull” (il messaggio deve essere ricercato dal lettore all’interno del forum) Analisi di argomenti in tempo reale, ritmi veloci, problemi per chi non scrive rapidamente o con troppe persone. Utile per prendere decisioni Forum Chat Pagine web, Blog Condivisione di risorse sincrone (lavagne condivise) Ambienti immersivi Simulazioni, Moo, mod Strumenti per l’organizzazione Modalità : Sincrona Medium : Testo (prevalente) Relazione: Molti-molti Accesso : push/pull Modalità : Asincrona Medium: Multimediale Relazione : Uno-Molti Accesso : pull Modalità : Sincrona Medium: Multimediale Relazione : Uno-Molti Accesso : push/pull Modalità : Asincrona Medium: Multimediale Relazione : Uno-Molti Accesso : pull Modalità : Sincrona Medium: Multimediale Relazione: Molti-Molti Accesso : push/pull Modalità : Asincrona Medium: Multimediale Relazione: Uso singolo Accesso : pull Modalità : Asincrona Medium : Testo (prevalente) Relazione: Uno-Molti, Molti-molti Accesso : pull Streaming Video e Modalità: Sincrona se l’evento è in broadcasting diretta, asincrona se registrato Medium: Audio-Video Relazione : Uno-Molti Accesso : pull Audio conferenza Modalità : Sincrona Medium : Audio Relazione: Molti-Molti (piccoli gruppi) Accesso : push Video conferenza Modalità : Sincrona (classi virtuali o Medium: Audio-Video desktop conf.) Relazione: Uno-Molti (il turno della comunicazione è attribuito ad uno per volta. Si lavora in gruppi mediopiccoli) Accesso : push Revisionabilità, correggibilità, visibilità, sequenzialità Contemporalità, simultaneità Esponibilità, aggiornabilità, ipertestualità correggibilità Contemporalità, simultaneità Contemporalità, simultaneità Cotemporalità, simultaneità Pubblicazione di informazioni, risorse e notizie Diari, appunti di lavoro, storie personali e di vita (tipicamente con i così detti: “blog”) Distribuzione di materiali didattici ipermediali (learning object) o tradizionali (dispense, appunti). Condivisione dello schermo del docente o di uno studente (esempio: il docente mostra come si fa qualcosa) o condivisione di programmi software. Accesso ai sistemi di file e banche dati. Upload e download di documenti (eventualmente organizzabili in cartelle) realizzati dai docenti o dagli studenti. Ambienti di realtà virtuale bi o tridimensionali per lo svolgimento di giochi di ruolo in rete Cotemporalità, simultaneità Ambienti di realtà virtuale bi o tridimensionali per la simulazione di pratiche e azioni (esempio addestramento piloti guida aerei) Visibilità, revisionabilità, correggibilità, aggiornabilità Sistemi di supporto all’organizzazione della didattica (calendari condivisi, syllabus, FAQ, informazioni). Sistemi a supporto dei processi di gruppo (sistemi per la gestione dei progetti, per il monitoraggio, per il supporto alle decisioni, per sondaggi, ecc.). Distribuzione di lezioni, seminari, conferenze Cotemporalità, simultaneità Cotemporalità, simultaneità Interazione in tempo reale tra persone per organizzarsi, discutere e prendere decisioni Cotemporalità, simultaneità Lezione in “classe virtuale” o discussione seminariale. Di solito questi strumenti integrano la possibilità di condividere materiali (es.: slide powerpoint) e di gestire la classe attraverso la prenotazione degli interventi (alzata di mano) e l’attribuzione del microfono. Fonte: Bonaiuti, 2005 25 2.3.2 Funzioni e capacità degli strumenti comunicativi Ad un primo approccio sembrano predominare caratteristiche di tipo operativo: la velocità con la quale viene consentito lo svolgimento di alcune funzioni, l’efficacia di produrre una buona disponibilità delle risorse trattate, la capacità di fornire elementi utili per l’organizzazione e la condivisione. Seguendo la proposta da Archer, Garrison, Anderson e Rourke (2001) una comunità di apprendimento è chiamata a confrontarsi e ad interagire su tre diverse dimensioni della reciproca presenza: quella cognitiva (cognitive presence), quella dell’insegnamento (teaching presence) e quella della socialità (social presence). Ognuna di queste dimensioni è caratterizzata da fenomenologie e specificità peculiari, ma è soprattutto il carattere mediato della “presenza” ad essere centrale nell’online. In particolare è necessario comprendere che la presenza sociale, dalla quale deriva la possibilità di costruire le altre “presenze”, può svilupparsi – a seconda del tipo di strumento utilizzato per mediare la comunicazione – in forme e modi del tutto diverse. Solitamente, negli studi sugli strumenti di comunicazione, vengono attribuite ai media alcune peculiari caratterizzazioni che riguardano essenzialmente due fattori: la capacità di veicolare “informazioni ricche”, ovvero capaci di ridurre l’incertezza nel processo comunicativo e quella con cui un medium trasmette la presenza sociale dei partecipanti. Daft e Lengel propongono quattro fattori che contraddistingono la ricchezza di un media: l’interattività (ovvero la velocità del feedback), la molteplicità del canale modale (visivo, auditivo o misto), la varietà del linguaggio (ovvero la gamma dei simboli che possono essere trasmessi per aumentare l’informazione) e gli indicatori sociali (ovvero quegli elementi capaci di indirizzare le emozioni e i sentimenti che intervengono nel dialogo interpersonale). Da questo punto di vista media più ricchi sono in grado di facilitare la comunicazione nel momento in cui sono capaci di supportare il feedback, fornire variegati canali mediali, offrire il supporto ad un vasto sistema linguistico ed avere un focus personale, e all’opposto, media poveri sono costretti a confidare solo su regole, formalismi e procedure. L’altro fattore, che è una delle tematiche emergenti nell’attuale dibattito sulla CMC, è la capacità dello strumento di fornire la percezione della “presenza sociale”, elemento determinante nella “distance education” (Tu, 2002a). Come noto, nella comunicazione in presenza (face-to-face) i partecipanti non espongono solo i loro pensieri verbalmente, ma comunicano anche attraverso l’espressione facciale, la postura, la vicinanza fisica, lo 26 sguardo, l’intonazione, una quantità di altre informazioni utili alla comunicazione. La Computer mediated communication, come abbiamo detto, non consente lo stesso livello di prossimità e di relazione. La teoria della “presenza sociale” è stata elaborata per spiegare come, ed in quale misura, i diversi strumenti di mediazione comunicativa, consentono agli individui di sviluppare il senso della presenza dell’altro pur non risiedendo nello stesso spazio fisico. La presenza sociale può essere definita come il grado di consapevolezza, di presenza percepita di un’altra persona nell’interazione e il conseguente apprezzamento della relazione interpersonale. La percezione sociale dipende da fattori esogeni alla comunicazione (come ad esempio: l’atteggiamento psicologico e le motivazioni degli individui), dal contesto, dal senso di privacy percepita, dall’interattività; il medium ha un ruolo determinante nella possibilità di consentire lo sviluppo della percezione della presenza sociale. La presenza sociale, in questo senso, è affidata soprattutto alla larghezza di banda dello strumento ed alla molteplicità di canali comunicativi in grado di convogliare il maggior numero di indici sociali: voce, espressioni del viso, gestualità, vicinanza spaziale (prossemica), ecc.. Da questo punto di vista, quindi, i media capaci di maggiore ricchezza comunicativa (secondo le precedenti definizioni) sarebbero anche quelli maggiormente capaci di fornire il supporto alla presenza sociale. Media capaci di supportare la trasmissione di audio e video, secondo Rice (1993) offrono così maggiori possibilità di sviluppare il senso della presenza sociale che non di strumenti in cui la comunicazione è affidata alla sola testualità scritta. Secondo altri autori, invece, nonostante l’assenza di indicatori non verbali, la CMC – anche quella basata sulla sola testualità scritta – può essere perfettamente in grado di sviluppare un clima di presenza sociale ed affettiva tra quanti vi sono coinvolti (Parks, Floyd, 1996; Jacobson, 1999). Anzi, gli strumenti della CMC, possono fornire importanti elementi per lo sviluppo dell’identità sociale se solo consideriamo la costruzione del senso della “presenza” svincolandolo da quello della fisicità, ed in parte, da quello della “comunicazione”. L’essere in rete, sentirsi in “un ambiente” indipendentemente dal fatto che il corpo sia fisicamente collocato lì, secondo Lombard e Ditton (1997) è determinato non tanto dalla fisicità, né dall’ampiezza di banda del canale comunicativo quanto dal fatto che gli individui concettualizzano la presenza in varie modalità tra cui la ricchezza sociale, il realismo, il trasporto, l’immersione, la capacità degli strumenti di fornire interfacce capaci di mediare l’azione sociale. 27 Considerando le interazioni ondine è di vitale importanza la presenza sociale: influisce sullo svolgimento e sulla modalità d’interazione, sulla soddisfazione dell’utente, sulla profondità delle discussioni. Esiste una corrispondenza tra il livello percepito di presenza sociale e interazione online: quando il primo risulto di un livello basso anche l’interazione sarà mediocre inoltre l’assenza di questa porterà ad un elevato livello di frustrazione ed un effettivo basso livello di apprendimento. Una conseguenza derivante dall’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione è rappresentata da una rapida trasformazione di molte delle abitudini e delle certezze che fino ad oggi hanno accompagnato le nostre modalità di relazionarsi con gli altri. In questo senso gli strumenti sincroni, anche se a base testuale come le chat, realizzano pienamente il senso di contemporaneità, interpretando in maniera intrinseca le esigenze della ritmicità nei tempi della comunicazione. Alcuni strumenti, consapevoli dell’importanza del riuscire a veicolare il “senso della presenza sociale”, cercano di restituire visivamente i tempi della presenza. 2.4 Un contributo empirico sulla presenza sociale percepita negli ambienti di CMC testuale Per arricchire la trattazione sulla presenza sociale nella CMC, in questo paragrafo proponiamo schematicamente la sintesi (ponendo l’accento soprattutto sui risultati della ricerca e sui suggerimenti proposti) di una ricerca di Chih-Hsiung Tu della Gorge Washington University, riguardo le influenze della CMC testuale sulla presenza sociale percepita. Titolo Articolo: “Impacts of Text-based CMC on Online Social Presence”, pubblicato su “The Journal of Interactive Online Learning”, reperito sul sito: http://www.ncolr.net/jiol/issues/PDF/1.2.6.pdf Autore: Chih-Hsiung Tu della Gorge Washington University Scopo e ipotesi della ricerca: La presenza sociale influisce notevolemente nelle interazioni sociali online e di conseguenza è anche un fattore cruciale negli scambi 28 comunicativi inseriti in ambienti di apprendimento online. “This study examines how three CMC systems, email, bulletin board, and real time discussion, influence the level of online social presence and privacy”. La ricerca si pone sostanzialmente tre quesiti: 1) Esiste una relazione tra la presenza sociale e i sistemi di CMC quali email, bulletin board (Bboard)e real-time discussion (RTD)? 2) Se la relazione esiste, quali variabili costituiscono queste relazioni? 3)L’email, il bulletin board e il real time discussion come impattano sulla presenza sociale? Metodologia: i soggetti della ricerca sono stati 51 studenti di un corso universitario del quarto anno nel Southwestern U.S.. Il corso era proposto in due modalità: sia quella tradizionale faccia a faccia che quella televisiva. Nella ricerca sono stati utilizzati metodi sia qualitativi che quantitativi: - i dati qualitativi sono stati raccolti tramite l’osservazione diretta, interviste semistrutturate in profondità, analisi qualitativa dei messaggi; - i dati quantitativi sono stati raccolti somministrando ai partecipanti il CMC Questionaire (Tu, 2002b). Il questionario di valutazione per email, BBoard e RTD, prevede 17 items per la presenza sociale e 13 items per la privacy , ognuno strutturato secondo una scala likert a 5 punti. Risultati quantitativi: L’analisi ha portato all’estrazione di 5 fattori che spiegano il 75% della varianza. I fattori sono stati denominati contesto sociale, comunicazione online, interattività, sistema della privacy e sentimenti di privacy. Analisi fattoriali esplorative sono state effettuate per esaminare le dimensioni della presenza sociale e della privacy. Analisi statistiche hanno evidenziato una relazione significativa tra presenza sociale e i tre sistemi comunicativi presi in esame. Le analisi della varianza hanno messo in luce punteggi statisticamente più elevati della presenza sociale in riferimento alla email, a seguire RTD e Bboard. Risultati qualitativi: L’analisi dei dati qualitativi ha evidenziato le influenze di una serie di variabili riconducibili ai tre fattori costituenti la presenza sociale (social context dimension, online communication, interactivity dimension). La tabella 3 riassume i 29 risultati qualitativi in merito alla relazione tra le variabili, i fattori e gli strumenti comunicativi. Tabella 3. Risultati qualitativi Fonte: Tu, 2002 Discussione generale: Questo studio conferma l’esistenza di una relazione tra Presenza Sociale e i tre sistemi di CMC presi in esame, l’e-mail, il Bulletin Board e il Real Time Discussion; inoltre è stata anche riscontrata una relazione tra questi strumenti e la privacy. L’e-mail è percepita come il sistema che ha il più elevato livello di presenza sociale, seguito dal TRD e dal BBoard. Il livello di presenza sociale e di privacy del BBoard è significativamente differente rispetto all’e-mail e il RTD poiché è considerato il sistema più “pubblico” e rappresenta una traccia permanente. Tuttavia una conoscenza comprensiva degli effetti della presenza sociale non può derivare dalla semplice analisi delle categorie di comunicazione (email, BBoard e RTD). Quando si valutano gli impatti della CMC negli ambienti online di apprendimento, ogni categoria in esame deve essere presa in considerazione non solo per il suo aspetto sincrono o asincrono ma rispetto a quante persone partecipano alla conversazione: si avranno quindi sistemi di email uno-a-uno o uno-a-molti, BBoard e sistemi uno-a-uno o molti-a-molti. 30 Di seguito si riporta una trattazione più dettagliata e dei suggerimenti per incrementare la presenza sociale nei tre sistemi di CMC testuale: Keyboarding Skills: Keyboarding Skills influiscono significativamente sulla percezione della presenza sociale dei tre sistemi di CMC. Strategie utili e necessarie per incrementare l’apprendimento attivo e collaborativi sono lo sviluppo delle capacità degli studenti, la velocità e l’accuratezza. Immediatezza: Gli studenti devono apprendere come veicolare la necessaria immediatezza per incrementare l’interazione. Poiché la comunicazione basata esclusivamente sul testo è priva di social cues, gli studenti devono essere sensibilizzati ad esprimere un paralinguaggio ed emoticons per compensare a tale ricchezza di comunicazione. Lunghezza dei messaggi: La lunghezza dei messaggi varia da sistema a sistema: messaggi in RTD sono generalmente più corti rispetto l’email e il BBoard. Un messaggio troppo corto o troppo lungo può creare difficoltà nella comunicazione. Nel RTD è vitale che i messaggi siano più corti e le email dovrebbero essere costruite in modo da eliminare ogni difficoltà di scrittura. Per venire incontro a tale esigenza, invece, nei BBoard messaggi voluminosi potrebbero essere scomposti in più messaggi al fine di ridurre potenziali sentimenti negativi. Sistemi asincroni: Nei sistemi CMC asincroni vi rientrano l’email e BBoard. Lo stile di scrittura dei messaggi non è uguale per entrambi: i messaggi inseriti nei BBoard tendono ad essere più formali rispetto alle email. In ogni caso lo stile di scrittura tradizionale, potrebbe non essere appropriato per i Bboard: gli utenti dovrebbero utilizzare lo stile di scrittura appropriato previa analisi della situazione. Email: La propria sensibilità e senso di responsabilità sono fattori critici nell’utilizzo dell’email. Nel momento che si invia un’e-mail, si attende una risposta. Sentimenti e percezioni negativi possono incorrerere se la risposta non avviene tempestivamente: in una email non si dovrebbe mai scrivere ciò che non si direbbe in una situazione faccia a faccia. Un inappropriato utilizzo dell’email, quando questa è utilizzata come strumento di comunicazione personale (uno-a-uno), può essere fonte di una comunicazione negativa e del degradamento della presenza sociale. -Bulletin Board: Un grande volume di messaggi può causare reazioni negative: si possono verificare sentimenti negativi e un senso di overload, nonché le azioni di saltare 31 e tralasciare i messaggi e di uscire dal focus della discussione. I messaggi dei BBoard sono permanenti e non possono essere cancellati: questo lo rende uno strumento “pubblico”. Si suggerisce che i messaggi debbano essere revisionati prima dell’effettivo inserimento. Un moderatore dovrebbe cancellare prontamente messaggi impropri e richiamare gli eventuali autori. -RTD: Questo genera sia effetti negativi che positivi sulla presenza sociale. Questo sistema di CMC è sincorno e permette quindi una comunicazione sia istantanea che attiva; comunque questo lascia meno tempo per rispondere e riflettere sui messaggi. L’organizzazione e la facilitazione sono fondamentali nei RTD. Molte situazioni possono rovinare la presenza sociale ed inibire l’interazine online. Può accadere che le persone si concentrino sulle persone che già conoscono, lasciando in ombra chi non conoscono. Inoltre studenti assertivi e la presenza di un moderatore, possono inibire la partecipazione di alcuni studenti. -Privacy: Tra i tre sistemi di comunicazione CMC, l’email è stato considerato il sistema che garantisce il livello più elevato di privacy, seguito da uno-a-uno RTD, uno-a-molti e molti a molti RTD; BBoard è il sistema considerato più pubblico. Naturalmente quando due o più persone partecipano ad una conversazione, i tre sistemi di CMC sono considerati più pubblici poiché più persone hanno più accesso ai messaggi. La maggior parte degli studenti ha espresso il suo timore verso l’inesistenza della privacy nei sistemi di CMC, poiché credono che un amministratore o chiunque sia in grado di rompere il sistema possa pubblicare o spedire i messaggi verso chiunque. Conclusioni: I sistemi di CMC presi in esame hanno differenti gradi di impatto sulla presenza sociale. L’influenza non avviene solo a causa dei differenti attributi tecnici dei sistemi, ma anche dagli usi e dalle varie percezioni di questi. Molti utenti online cercano di utilizzare le stesse capacità della comunicazione faccia a faccia negli ambienti online. E’ auspicabile allora che gli studenti vengano seguiti, incoraggiati a sviluppare le appropriate capacità linguistiche per gli ambienti online. Nessun sistema di CMC è migliore in assoluto. E’ necessario strutturare dei sistemi integrati di comunicazione e permettere agli studenti di scegliere in base alle loro personali preferenze, situazioni, condizioni e opportunità. 32 Conclusioni La comunicazione mediata dalla tecnologia e il computer come strumento di supporto all’apprendimento collaborativi devono essere efficacemente e ingegnosamente utilizzati da quanti (insegnanti e progettisti dei corsi) lavorano con questa metodologia. E’ necessario considerare l’insorgenza delle difficoltà di livello relazionale che possono presentarsi data l’abitudine degli studenti ad una metodologia tradizionale in cui sono prevalenti la competizione, la valutazione individuale e quindi un modello di insegnamento trasmissivo che non favorisce l’apprendimento responsabile. In questo senso per sfruttare in pieno il potenziale dell’educazione, della formazione e dello sviluppo del pensiero critico attraverso la discussione, sarà necessario inventare nuovi scenari per l’attività di gruppo e perfezionare quelli esistenti. 33 Biblio-sitografia Anolli, L. (2002). Psicologia della comunicazione, Milano, il Mulino. Assini, L. . (updated 2003) Modulo 2 Processi di apprendimento/insegnamento e TD, [documento WWW] URL:< http://puntoeduft.indire.it/160mila/b/moduli/sintesi/2/index.htm > Accessed on 20th June 2006. Bonaiuti G. (updated 2003) Collaborazione e cooperazione con le nuove tecnologie: un nuovo paradigma per l’ instructional technology, [documento pdf] URL: < http://www.scuolainretenet.it/media/pdf/Bonaiuti.pdf > Accessed on 16th June 2006. Calvani A. (2001), Educazione, comunicazione e nuovi media. Sfide pedagogiche e cyberspazio, Torino, Utet. Chun D.M. 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