Dicembre 2007 - Concreta srl

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Dicembre 2007 - Concreta srl
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Acquadulza bar - wine butega & restaurant,
dove la tradizione diviene contemporaneità
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DICEMBRE 2007
alberghi
hotels
ristoranti pizzerie rifugi residences
Valerio
Gavazzi
Pregiata finitura artigianale insieme ad
alta tecnologia, design d’avanguardia
in spazi perfettamente ottimizzati, qualità e funzionalità delle strutture, 16 anni
di idee per la creazione di luoghi unici
ed irripetibili. Questa è Concreta
srl, un’azienda capace di progettare, realizzare e fornire “chiavi
in mano” soluzioni d’arredo
per alberghi e strutture commerciali di ogni genere. La
professionalità e l’esperienza maturate consentono di
offrire tutti i prodotti e i servizi legati all’arredamento avvalendosi delle
tecnologie più avanzate e di un’equipe
di lavoro altamente
specializzata. Essere al tempo stesso
ville re
progettisti e produttori consente di ottimizzare le caratteristiche del prodotto
e rispondere meglio alle esigenze della
Clientela. Siamo qualificati per proporre un servizio “Chiavi in mano” dove
viene richiesto un lavoro completo, un
rapporto con un unico interlocutore,
che garantisca costi definiti e tempi certi. Il concetto “Chiavi in mano” si basa
infatti sul principio di sollevare il cliente
da tutte le preoccupazioni gestionali ed
avere un unico referente. Dalle esigenze del cliente alla realizzazione del prodotto, Concreta offre un servizio completo in grado di rispondere a desideri
sempre nuovi.
sidenziali bar-pub nights pasticcerie gelaterie
out. Seguono poi bozzetti per le parti
più significative dell’arredo. Tutto l’arredo prende poi forma in un’immagine
virtuale creata da designer con i più sofisticati strumenti di computer graphics.
La realizzazione in falegnameria
La lavorazione del legno e l’assemblaggio dell’arredamento nella nostra falegnameria (3000 mq.) unite a un gruppo
di professionisti della lavorazione dell’acciaio, della verniciatura, del vetro,
Il contatto con il cliente
È in questa fase che i requisiti di un progetto vengono raccolti in linea con i desideri del cliente; la combinazione dei
Vostri bisogni e la nostra esperienza è il
primo passo verso il progetto.
La progettazione degli arredi e degli
impianti
Curata da importanti architetti e designer, garantisce lo sviluppo di un progetto sempre unico, che sviluppa e
arricchisce gli arredi Concreta. Primo
passo è la proposta planimetrica di lay-
Concreta srl - Via Nazionale 14/a - Postalesio (SO) - Tel. ++39 0342 49 35 67 - Fax 0342 49 39 86
sono garanzia di un prodotto completo e inconfondibile. La falegnameria è
senz’altro uno dei punti di forza dell’azienda.
Sviluppa al proprio interno le diverse
fasi della lavorazione del legno, dalla
sezionatura alla laccatura e al premon-
taggio prima della consegna. Il tutto
sotto l’accurato controllo di architetti e
progettisti che seguono ogni lavoro in
ogni fase della produzione e del montaggio in cantiere.
La consegna e il montaggio
La consegna e il montaggio, effettuati
con personale e mezzi nostri, assicurano i tempi concordati e un servizio di
assistenza presente e puntuale nel tempo.
Comunicazione e aggiornamento
Concreta Magazine è un trimestrale di
arredamento ed immagine, oltre a un
versatile contenitore di storia, turismo
e curiosità che viene redatto all’interno
del nostro ufficio marketing. Viene spedito in 5000 copie ad operatori commerciali, professionisti e a coloro che
lo richiedono.
Corsi professionali per gelatieri,
pasticceri, albergatori, barman,
pizzaioli e cuochi, vengono proposti periodicamente nella nostra sala corsi, nella convinzione che l’aggiornamento, unito
alla tecnologia, sia la chiave
per qualunque successo imprenditoriale.
www.concretasrl.com - [email protected]
negozi
uffici
Umberto
Paganoni
Sommario
Editoriale
Dicembre 2007
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40
PERIODICO TRIMESTRALE DI
ARREDAMENTO, IMMAGINE E CULTURA
Anno XII - N° 3 - Dicembre 2007
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Direttore responsabile:
ROBERTA BERTOLATTI
[email protected]
Redazione:
EDITORIALE - Roberta Bertolatti
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STRAORDINARIO ED INDIMENTICABILE
TROFEO “KIMA” - Silvio Mevio
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EDIZIONE 2007... L’UNDICESIMA SCULTURA
Leila Giacomelli
CONCRETA s.r.l.
Via Nazionale 14 A
Postalesio (SO)
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ELIWORK: UNA REALTÀ DOVE LE RISORSE
32
UMANE SONO FONDAMENTALI - Attilio Piazza
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VALTELLINA VALCHIAVENNA E GRIGIONI
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SOTTO LA LENTE. ANTICA CARTOGRAFIA DAL
XVI AL XVIII SECOLO
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Aut. Trib. SO N° 258 del 5/12/95
PORTE, PORTONI E PORTALI DELLA
PROVINCIA DI SONDRIO - Silver
In copertina:
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CONCRETA E IL MONDO DELL’OSPITALITÀ
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PROFFESSIONALE A HOST 2007 - Roberta Bertolatti
1ª edizione “Notte senza tempo”
Corte Cavalli
Foto:
• Andrea Basci
• Alberto Ruzzene
• Jurgen Eheim
• Luca Gianatti
• Giorgio De Giorgi
• Marco De Campo
• Archivio Associazione “Kima”
• Archivio Eliwork
• Archivio Mario Mariani - Accademia
del Pizzocchero di Teglio
• Center Ladin, Lia Rumantsha e
Dicziunari Rumantsch Grischun
• Archivio Fondazione “Fojanini”
Studi Superiori
• Archivio Stefano Zazzi
• Archivio MBT - Ortopedia Borelli
UNO SGUARDO AL PASSATO
NEL CORSO DEI SECOLI - Cecilia Paganoni
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“LA MEMORIA DELL’ACQUA” - Silver
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LA FONDAZIONE “FOJANINI” E L’AZIENDA
“CASTELLINA”: UN BINOMIO DI SUCCESSO...
Silver
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CON I DANCALI, GENTE DI SOLITUDINE
E LIBERTÀ - Ermanno Sagliani
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PER UNA STORIA DELLE MINIERE DELLA
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VALLE DI FRAELE GLI “ALTOFORNI” DI PREMADIO
Silvio Mevio
UNA TRADIZIONE DI QUALITÀ IN
VALTELLINA SUA MAESTÀ IL BITTO
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“ALMA VIVA 2007”: GLI “STATI
GENERALI”DELLA CUCINA ITALIANA
A COLORNO … - Attilio Piazza
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Grafica:
DAI MASAI, INDIGENI AFRICANI, IL
SEGRETO DELLA CAMMINATA - Attilio Piazza
90
Stampa:
“IMPRESSIUNS”, FOTOGRAFI PER LA CULTURA 96
ROMANCIA GRIGIONE - Hermann Sagliani
Lineagrafica s.a.s.
Bonazzi grafica - Sondrio
CHE COSA C’E’ DI VERO E CHE COSA
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DI FALSO NEI MODI DI DIRE SUI NOSTRI AMICI
A DUE E QUATTRO ZAMPE - Arcangelo Tartaro
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CONCRETA RINGRAZIA
PER LA COLLABORAZIONE:
MELLO’S
pag.
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GEOCLIMA
pag.
31
EDILBI
pag.
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GR TENDAGGI
pag. 70-71
VDM
pag.
89
CREDITO VALT.
pag. 101
58
REFERENZE
104
Arredamento
78
RELAIS CORTE CAVALLI E LA
DINASTIA RESTAURANT - Ponti sul Mincio (MN)
PARK HOTEL LADINIA - San Vito di Cadore (BL)
TANCINI - Tirano (SO)
RISTORANTE MUTI THOMAS
BAR MASAI - Aprica (SO)
PASTICCERIA TAVELLI - Sondrio
GARNI DEL BOSCO - Livigno (SO)
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Dopo le ferie d’estate eccoci di nuovo al nostro ultimo appuntamento di quest’anno.
Con questa edizione siamo arrivati al numero traguardo del dodicesimo anno d’attività della nostra rivista e vorrei esprimere i miei più calorosi ed affettuosi ringraziamenti
a tutte le persone che hanno collaborato nella realizzazione della stessa e a tutti Voi
lettori! Nonostante l’impegno e le difficoltà che si sono presentate durante quest’attività editoriale non possiamo non essere contenti: le nostre fatiche sono state premiate
dai vostri consensi.
Anche quest’anno il Natale giunge gradito come uno dei periodi più magici e amati
di tutto il calendario. In città e nelle campagne, l’aria frizzantina di fine autunno, per
quanto purtroppo, le mezze stagioni sembrino destinate a restare mero ricordo, contribuisce ad incantare ogni cosa. Il Natale posa la sua magia su questo mondo e se
osserviamo tutto a Natale è più dolce e più bello e tutti siamo più buoni e generosi. Ricerchiamo nel Natale, la sua
magia nei gesti semplici, nei sapori genuini e nell’aiuto agli altri. E in questo Natale tutti noi di Concreta e di Confa
vogliamo ricordare con affetto e stima una persona che ha lavorato con noi e che purtroppo ci ha lasciato, Emilio Paiè.
Una serie di articoli storici e culturali vi accompagneranno nelle pagine successive. In apertura, a firma Silvio Mevio,
“tre giornate“ all’insegna dell’ambiente, della cultura, dello sport, del turismo e della solidarietà con lo straordinario ed
indimenticabile Trofeo “Kima”, la grande corsa, giunta alla sua tredicesima edizione, sul Sentiero “Roma” in Val Masino
protagonista indiscussa nel panorama nazionale ed internazionale delle “skyrace”. Eliwork: piloti, tecnici, operatori ed
impiegati rappresentano il fulcro dell’attività e sono il cuore pulsante dell’intera azienda; competenza e professionalità
si uniscono ad entusiasmo, grinta e determinazione; non c’è ombra di dubbio, le risorse umane sono il vero patrimonio
di questa importante azienda valtellinese nel mondo del trasporto aereo di Attilio Piazza. E poi lo scorso mese di
ottobre 2007 Alma ha ospitato il “meglio” della cucina italiana con i più importanti cuochi e gastronomi italiani ed internazionali; l’invito del rettore, Gualtiero Marchesi, è stato quello di “unire le forze”. Leila Giacomelli ci racconta come
ogni anno, dal 3 al 7 dicembre, artisti da tutto il mondo si ritrovano a Livigno per “Art In Ice”, il Concorso internazionale
di sculture di neve. Silver ci accompagna alle porte di Sondrio in un centro all’avanguardia per l’intera agricoltura
della provincia: la Fondazione“Fojanini” e l’azienda “Castellina” , un binomio di successo. Ancora Silver che dopo
“Fontane di Valtellina e Valchiavenna”, presenta l’Accademia del Pizzocchero di Teglio ancora protagonista con un
libro sulle Porte, Portoni e Portali. Una pubblicazione che ripercorre, da Chiavenna a Bormio, l’intera Valchiavenna e la
Valtellina alla scoperta di bellezze architettoniche spesso dimenticate. Attilio Piazza con i Masai, indigeni africani, parla
del segreto della camminata in una “salubre” lezione di postura; un paio di scarpe pensate per tenere in allenamento
i muscoli, per migliorare la postura e per tonificare gambe e glutei. Per una storia delle miniere della Valle di Fraele e
dei forni fusori da esse alimentati: gli “altoforni” di Premadio di Silvio Mevio ripropone,dopo oltre un secolo di oblio,
l’interesse del Comune di Valdidentro per il recupero di questo straordinario insediamento di archeologia industriale.
Cecilia Paganoni con uno sguardo al passato propone nel suo racconto una serie di avvenimenti accaduti nei secoli.
Ermanno Sagliani con la mostra concorso fotografico “ Impressiuns” conclusa lo scorso autunno nella Chiesa Planta di
Zuoz con alta frequenza di pubblico e promossa dalla Lia Rumantscha Center Ladin e con i Dancali, gente di solitudine
e libertà. Arcangelo Tartaro con detti e curiosità sugli animali in cosa c’è di vero e di falso nei modi di dire sui nostri
amici a due e quattro zampe. E poi ancora tanti altri articoli e la presentazione di alcuni dei nostri ultimi arredamenti.
Un augurio di Buone Feste e un grazie a tutti i dipendenti e collaboratori, Concreta e Confa, che, giorno dopo giorno,
contribuiscono al successo delle nostre aziende.
Un augurio a tutti i clienti, fornitori e ai giornalisti che collaborano con entusiasmo alla buona riuscita del nostro Magazine e a tutti Voi lettori ! Grazie e buona lettura!
Roberta Bertolatti
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sport - ambiente - solidarietà
Straordinario ed indimenticabile
Trofeo “Kima” …
Il logo dell’
Associazione “Kima”
24 – 25 - 26 agosto 2007
Tre giornate all’insegna
dell’ambiente, della cultura, dello sport, del turismo e della solidarietà
La grande corsa, giunta alla sua tredicesima
edizione, sul Sentiero
“Roma” in Val Masino
(Sondrio) protagonista indiscussa nel panorama
nazionale ed internazionale delle “skyrace”
Txt: Silvio Mevio
Foto: Archivio Associazione “Kima”
4
Dopo la scomparsa di Pierangelo Marchetti (fratello di Ilde), avvenuta l’8 luglio
1994 in seguito ad un tragico incidente
durante un operazione di elisoccorso, in
alcuni suoi amici si è acceso forte il desiderio di dare vita ai suoi “sogni”… nasce
così un mese più tardi, il 5 agosto 1994,
l’Associazione “Kima” (Pierangelo era conosciuto, infatti, con questo soprannome)
con lo scopo di “diffondere l’amore e la
passione per la montagna da intendersi
quale espressione di rispetto della stessa
e valorizzazione dei sentimenti interiori
che legano coloro che la amano e la vivono”.
Pierangelo “Kima”: l’uomo, la guida alpina, il soccorritore … un uomo schivo di
carattere, ma con un cuore grande proiettato sempre verso il prossimo … un padre dolcissimo ed attento … un figlio diligente … un grande e vero amico che ha
saputo lasciare a tutti quelli che l’hanno
conosciuto dei grandi valori: solidarietà,
umiltà, coerenza e tanta voglia di aiutare il prossimo. Il suo è stato il gesto più
grande che un uomo possa fare verso il
prossimo: dare la propria vita per salvarne
un’altra! Non avrebbe mai voluto essere
ricordato come un “eroe” ma come un
uomo semplice che ha fatto della sua passione un lavoro. Pierangelo “Kima” aveva
una forte carica interiore ed un grande
spirito di solidarietà; era mosso da un
amore profondo per la montagna vissuto
e testimoniato, sempre ed in prima persona, ogni giorno in famiglia, in paese, con
5
gli amici e sul lavoro; era veramente una
“creatura” straordinaria e meravigliosa …
La grande gara di corsa in montagna
lungo il Sentiero “Roma”, uno dei sogni
di “Kima”, prende corpo e si avvera … il
primo “sogno” di una lunga serie! L’Associazione “Kima”, lungo tutte le tredici
edizioni che si sono svolte dal lontano
1994 fino ad oggi (2007), ha sempre cercato di sensibilizzare le diverse associazioni
– organizzazioni e gli enti preposti che si
occupano di soccorso in montagna al fine
di migliorare le condizioni di sicurezza in
cui operano tutti i soccorritori.
Per ulteriori informazioni: Associazione “Kima”
- Via Vanoni, 45 - S. Martino Valmasino (Sondrio) - tel. e fax 0342/64.11.54 www.kima.org
- [email protected]
Abbiamo incontrato, a questo proposito, la sorella di Pierangelo Ilde Marchetti,
“deus ex machina” del “Kima”, per fare
una bella chiacchierata dopo la tredicesima edizione di questa importantissima
“skyrace” oramai diventata un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati “skyrunner” lungo l’affascinante Sentiero “Roma”.
Ilde Marchetti, molto sinteticamente, in
questa edizione che cosa la Val Masino
ha proposto per rendere più appetibile
questa manifestazione estiva “agostana”?
<<Sono state tre giornate all’insegna
dell’ambiente, della cultura, dello sport,
del turismo e della solidarietà; infatti,
1. Il percorso completo
4. Il guppo di volontari davanti al Rifugio Kima
2. Il podio maschile. Da sinistra a destra: 2° Dino
Melzani - 1° Pado Gotti - 3° Franco Sancassiani
5. Le “magnifiche donne” del Kima. Da sinistra
a destra: Corinne Favre, Manuela Di Centa, Ilde
Marchetti
3. La partenza
6. Un primo piano “intenso” della vincintrice
Favre
2
1
di Pepi Merisio. E’ stato indubbiamente
un grande evento sia da un punto di vista mediatico che di pubblico. Un ultima
annotazione è quella riferita alla sistemazione del bivacco – rifugio “Kima”, realizzato in Val Cameraccio a quota 2750m dai
volontari, che proprio per la sua posizione
è punto di riferimento per i molti frequentatori del Sentiero “Roma”; ebbene i lavori sono oramai giunti al termine e con
molta probabilità il prossimo anno (2008)
sarà fruibile e disponibile per tutti gli appassionati>>.
3
nelle giornate comprese tra il 24 ed il 26
agosto 2007 la nostra Val Masino è stata teatro della 13^ edizione dell’evento
“Kima” con la grande corsa sul Sentiero
“Roma”, della 5^ edizione del minitrofeo “Kima” (abbinato alla Stramilano),
della Festa delle Guide Alpine e “dulcis
in fundo” di un importante convegno
dal titolo “Sicurezza a confronto in montagna: velocità ed etica” - Come si deve
affrontare la montagna? Velocità ed etica
possono andare d’accordo? Mentre da
un punto di vista culturale è stata allestita
una mostra sul tema “Arti e Mestieri nella
cultura contadina di montagna “ che ha
voluto ricordare uno spaccato del passato
in montagna attraverso le stupende foto
Ilde, veniamo alla “grande corsa” sul
Sentiero “Roma” …
<<Per tutti gli appassionati delle corse di
alta quota (skyrace) domenica 26 agosto
2007 si è disputata la tredicesima edizione
del Trofeo “Kima”. La manifestazione ha
ricevuto il patronato del Presidente della
Regione Lombardia, Roberto Formigoni e
ha goduto del patrocinio dell’Assessorato
allo Sport Giovani e alla Promozione Attività Turistica della Regione Lombardia,
della Provincia di Sondrio, della Comunità
Montana Valtellina di Morbegno, del BIM
di Sondrio, dei Comuni di Val Masino, di
Dubino, dell’ERSAF e della FSA (Federazione Sport Alta Quota).
La grande corsa sul Sentiero “Roma”,
con 90 atleti iscritti, si è disputata lungo
il famoso Sentiero “Roma” che collega i
rifugi alpini: Ponti (2559m.), Allievi - Bonacossa (2384m.), Gianetti (2534m.) e Omio
(2108m.). Hanno aderito alla manifestazione i migliori atleti internazionali; presenti
una decina di nazioni tra cui ricordiamo
6
Stati Uniti d’America, Germania, Messico, Colombia, Austria, Francia, Spagna,
Sud Africa e Svizzera. Il “team” affiatato
e rodato di associazioni e di volontari ha
curato in ogni particolare l’evento, migliorando e potenziando i punti di accoglienza, di controllo e di ristoro. A questo
proposito vorrei sottolineare che hanno
collaborato più di 300 volontari e gruppi
tutti impegnati per garantire la massima
sicurezza di ogni singolo partecipante ed
il corretto svolgersi della manifestazione
sportiva.
Il compito della sicurezza, durante la gara,
è stato curato dal Corpo Nazionale del
Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), dal Soccorso Alpino della Guardia
di Finanza (SAGF), dalle Guide Alpine,
dal Gruppo della Protezione Civile e dal
personale medico - paramedico del 118
(elisoccorso) dislocati sui vari passi e rifugi; da ricordare anche gli elicotteri del
Soccorso Alpino della Guardia di Finanza e dell’Associazione “Kima” (Eliwork),
entrambi utilizzati per il trasporto in quota dei volontari alla sicurezza e di tutto
quanto necessario per i ristori dislocati
sull’intero percorso. Tutta questa organizzazione è stata seguita, in ogni minimo
dettaglio, dai responsabili di ogni gruppo
assieme all’Associazione “Kima. Un lavoro meticoloso e lungo, ma fatto sempre
con entusiasmo e con idee migliorative.
E’ bello porre l’accento sulla voglia e
sull’entusiasmo di esserci al “Kima”; infatti, tutti indistintamente, i volontari che
anno dopo anno partecipano attivamente a questa straordinaria manifestazione
4
agonistico - sportiva e ludico – ricreativa
la sentono un po’ anche loro e pur non
correndo … sono già sul tracciato prima
dello spuntar del sole e vi rimangono fino
al tramonto>>.
Alcune considerazioni tecniche su questa
impegnativa e particolare “ultraskymarthon” …
<<La grande corsa sul Sentiero “Roma” è
uno tra gli appuntamenti sportivi internazionali d’alto livello e più importanti della
nostra Provincia e della nostra Regione. E’
conosciuta da buona parte degli appassionati “skyrunner” per la durezza del percorso e la sua particolarità … che la rende
unica al mondo, ma allo stesso tempo è
in grado di fornire forti ed indimenticabili emozioni che solo il “Kima” è in grado
di regalare. Lungo i sentieri e le morene
del Sentiero “Roma”, conosciuto ed apprezzato da tutti gli alpinisti, si sono confrontati per questa edizione targata con
il numero “tredici”, in puro spirito agonistico, i migliori specialisti “skyrunnig”.
Su tutti i passi, fuori dai rifugi, nell’area di
partenza e di arrivo, ai Bagni, a S. Martino
e a Filorera migliaia di persone, fin dalle
prime luci del giorno, hanno incoraggiato
indistintamente campioni, atleti e semplici partecipanti che per quasi mezza giornata sono stati impegnati a combattere
la fatica, la delusione, il dolore, i crampi
e la sete per una “prova d’alto contenuto
sportivo” come è stato definito il “Kima”.
Le grigie e granitiche montagne della Val
Masino sono diventate per una giornata
multicolori grazie a questi atleti che han-
no cercato il confronto con se stessi, con
la natura e con gli altri lungo un tracciato
che è stato definito tra i migliori a livello
internazionale. Il 2007 (tredicesima edizione) passerà alla storia: infatti, “Giove Pluvio” è rimasto a guardare (basti pensare
alle precedenti edizioni) fornendoci una
giornata calda e soleggiata … ma, purtroppo, le nevicate dei giorni precedenti
non hanno permesso alla coltre nevosa di
sciogliersi essendo gran parte del sentiero collocato a nord. Perciò la decisione da
parte dell’organizzazione, visto le temperature sotto zero e la neve ghiacciata, è
stata quella di percorrere (solo ed esclusivamente per ragioni di sicurezza) solamente 25,50km dei 48 previsti seguendo
il percorso ridotto, ovvero partenza da
Filorera, rifugio Gianetti, Passo del Barbacane, rifugio Omio, Bagni di Masino e arrivo a Filorera con un dislivello di 2000m.
Nonostante ciò è risultato un percorso
molto affascinante che ha attraversato
uno degli scenari alpinistici più importanti al mondo, passando sotto le pendici
del Pizzo Badile … comunque, anche se
meno corta, è stata ugualmente una gara
impegnativa>>.
Ilde, in sintesi, quali sono stati i risultati
“agonistici” del “Kima”?
<<Ad aggiudicarsi il primo gradino del
podio è stato il bergamasco (Villa d’Almè)
Paolo Gotti in 3h. 00’ 54”, seguito da Dino
Melzani di Bagolino staccato di un minuto
(3h. 01’ 22’’); ottimo terzo il lariano (Bellagio - Como) ed olimpionico di canottaggio, Franco Sancassiani in 3h. 01’ 52’’. Tra
7
5
6
le donne, invece, prima è stata la grande
atleta francese (Argentiere) Corinne Favre
con il tempo di 3h. 41’ 27’’ davanti alla
vicentina (Torri di Quartesolo) Federica
Boifava che con il tempo di 3h. 55’ 53” ha
preceduto la terza classificata, ovvero la
trentina (Imer) Sara Rigoni con il tempo di
4h. 02’ 22”.
Il record imbattuto rimane quello di 5h.
48’ (sul tracciato originale, ovvero quello
dei 48 km.) che appartiene al plurivincitore del “Kima”, Mauro Gatta, con ben tre
edizioni al suo attivo>>.
Una “tre giorni” veramente indimenticabile; ci può raccontare Ilde, oltre al
“Kima” vero e proprio, quali sono stati
gli appuntamenti più importanti?
<<A dare il via all’intera manifestazione,
8
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9
7. Un passaggio tecnico della vincitrice
Corinne Favre
8. Marco Zanchi, 4° assoluto al traguardo, ad un
ristoro...
9. Il vincitore Paolo Gotti
venerdì 24 agosto 2007, è stata l’inaugurazione della mostra “Arti e Mestieri nella
cultura contadina di montagna” attraverso l’esposizione degli attrezzi di una volta,
oltre alle splendide fotografie di Pepi Merisio ed organizzata in collaborazione con
Ersaf; è rimasta aperta al pubblico tutti i
giorni fino al 9 settembre 2007.
La giornata si è conclusa con la degustazione dei prodotti tipici locali e la serata
di musica organizzata dalla Pro - Loco della Val Masino. Sabato 25 agosto 2007 l’Associazione “Kima”, intendendo avvicinare
alla montagna non solo i professionisti ma
anche e soprattutto il grande pubblico,
ha organizzato una gara non competitiva
aperta a tutti denominata “Mini Trofeo
Kima”. Giunta alla sua quinta edizione
e gemellata con la Stramilano, fin dalle
prime ore della mattina, ha visto ai nastri
di partenza ben 140 atleti sul percorso di
sei km. e 105 sul percorso da sedici. Numerosi i gruppi famigliari al via: dal papà
alla mamma, dai nonni ai nipotini, tutti, insomma, hanno dato vita ad avvincenti sfide lungo i sentieri della Val Masino e della
Val di Mello (paradiso dei free – climber
e di tutti gli amanti della natura incontaminata). La competizione, proprio perché
aperta a tutti e perché rientra nei propositi statutari dell’Associazione “Kima”, ha
visto al via anche ventiquattro disabili
che non si sono certamente risparmiati,
sfidandosi a suon di corse e fiatone … in
una “gara unica” per l’affascinante scenario che le fa da cornice.
La giornata di sabato 25 agosto 2007 non
è stata solo un momento ludico – ricrea-
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tivo – agonistico, ma anche un “happening” per la montagna visto il positivo
abbinamento con la festa delle Guide e
la conseguente premiazione della “Guida Alpina Emerita” 2007. Un momento,
questo, voluto fermamente dai promotori della kermesse sportiva per ricordare
Pierangelo Marchetti. Il riconoscimento è
stato assegnato a Stanislao Fiorelli di S.
Martino Val Masino, Guida Alpina e Maestro di sci alpino; un veterano, a tutti gli
effetti, con i suoi 90 anni ben portati e
con molteplici esperienze vissute in prima
persona in montagna. Decorato con medaglia d’argento al Valor Militare e guida
alpina dal 1938. Nella sua vita ha scalato
buona parte delle montagne dell’intero arco alpino: basta ricordare il Bianco,
il Cervino, il Rosa, etc. … è stato anche
membro del Soccorso Alpino. L’Associazione “Kima”, oltre alla guida emerita sopra ricordata, ha premiato anche altri due
grandi personaggi del mondo dell’alpinismo mondiale: Riccardo Cassin per il 70 °
anniversario (1937 - 2007) della prima salita alla parete Nord - Est del Pizzo Badile
e Kurt Diemberger per il 50° anniversario
(1957 - 2007) della prima salita al Broad Peak (8047m).
Il pomeriggio del sabato, inoltre, si è tenuto presso il Comune di Val Masino un
importante convegno – seminario a cui
hanno partecipato i più rappresentativi
esperti del settore dal titolo “Sicurezza
a confronto in montagna”: come affrontarla? Velocità ed etica possono andare
d’accordo? Moderatore è stata la guida alpina Cesare Cesa Bianchi. Relatori:
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Erminio Sertorelli (Presidente Collegio
Nazionale Guide Alpine); Maurizio Della
Libera (Presidente Commissione Nazionale Scuole Alpinismo – Sci alpino – Sci
Alpinismo – Arrampicata del Club Alpino Italiano); Giancarlo Morandi (Responsabile del Centro per la gestione delle
montagne dell’Università degli studi di
Milano); Vittorio Bedogni (membro della
Commissione Nazionale Materiali e Tecniche Alpinismo del Club Alpino Italiano);
Gabriele Bianchi (Past Presidente Club Alpino Italiano).
La serata è terminata con una degustazione di prodotti tipici locali e all’insegna
della montagna, con l’amico alpinista Kurt
Diemberger, attraverso la visione di un
inedito filmato dove lo stesso Kurt assieme ad Hermann Buhl sono i protagonisti
nella spedizione (1957) per la conquista
del Broad – Peak – 8047m>>.
Ilde ci può spiegare il perché di un convegno – seminario sulle tematiche che
riguardano da vicino gli aspetti di sicurezza ed etica in montagna?
<<Questo convegno ha proposto una
riflessione sulla combinazione tra velocità (agonismo) ed etica nei confronti della
sicurezza in montagna.
Ha voluto appositamente sviscerare i pro
e contro di due correnti di pensiero: da
una parte quella di chi è contrario alle discipline agonistiche in montagna poiché,
se si raggiungono gli obiettivi in velocità,
si va a discapito della sicurezza; dall’altra,
invece, quella di chi sostiene che si può
andare “in velocità e fare agonismo” sen-
za mettere a repentaglio la propria incolumità e quindi la sicurezza. La montagna
e le sue discipline, in questi ultimi anni,
hanno subito molti cambiamenti in relazione alla tecnica e ai materiali impiegati
e proprio in relazione a ciò per quanto
riguarda l’innovazione si sono effettuati
notevoli passi … e forse proprio per questo si sono trasformati anche i modi di
fruizione e di vivere la montagna (dall’arrampicata classica fino ad arrivare al free
climbig). Le nostre vette alpine e a volte
anche gli “Ottomila” vengono affrontati
in “stile alpino” senza troppi campi “intermedi di avanzamento” … aumentando
così la velocità e diminuendo il rischio di
esposizioni troppo a lungo ai pericoli della natura. Anche lo sci alpinismo, l’arrampicata su ghiaccio, il trekking, la corsa in
montagna (skyrunnig), etc. hanno subito
repentinamente notevoli cambiamenti. Il
convegno – seminario proprio su queste
tematiche è servito, principalmente, per
creare un punto di incontro e di riflessione tra etica – velocità e sicurezza in
montagna, oltre a discutere su tematiche
relative alla sistemazione ed alla messa in
sicurezza degli ambienti di montagna e di
tutto ciò che risulta essere “prevenzione”
il quale spesso viene sottovalutato dalle
persone che “vanno in montagna” e dagli enti preposti. Non ultimo perché meno
importante un cenno è stato fatto anche
sulla conoscenza e sulle caratteristiche
dell’ambiente montano e relativo rispetto
della montagna>>.
Ilde, a conclusione di questa bellissima e
9
11
12
10. Il “severo” tracciato di gara
11. Atleti sul percorso
12. In discesa verso il traguardo
Un bivacco per i nostri sogni… e un libro per la Val Masino
Il rifugio – bivacco “Kima”
Grazie a persone come Vera Cenini
Lusardi e moltissimi amici, il cui elenco
occuperebbe diverse pagine, l’Associazione “Kima” ha potuto raggiungere lusinghieri livelli organizzativi e crescere realizzando sogni e progetti che
erano stati elaborati da mio fratello
Pierangelo. Tra questi la realizzazione,
sul Sentiero “Roma” che collega tutti
i rifugi alla testata della Val Masino, di
un moderno bivacco - rifugio in muratura, un importante punto di appoggio
per chi affronta la grandiosa traversata dal rifugio Ponti alla Omio e oltre.
Quelle quattro mura volute con tutte
le energie dai soci dell’Associazione
“Kima” rappresentano un messaggio
importante che rimarrà nel tempo a
testimoniare la passione e la dedizione
di Pierangelo “Kima” Marchetti per le
sue montagne. In fase di realizzazione
(oramai concluso e prossimo all’inaugurazione), la scelta è andata alla valle
Cameraccio, proprio per la sua posizione strategica essendo collocata a
metà tra il rifugio Allievi - Bonacossa
13
proficua chiacchierata, alcune considerazioni …
<<Numerosi sono stati i media che hanno
diffuso l’evento “Kima” sia per quanto riguarda la televisione nazionale che internazionale (tedesca ed inglese) che buona
parte dei quotidiani locali e nazionali, oltre a riviste di settore (montagna) e come
del resto il numeroso pubblico “online”
che ha visitato il sito della manifestazione: www.kima.org. L’obiettivo dichiarato
del “Kima” è stato e rimane quello della promozione di un appuntamento estivo di grande interesse sportivo e ludico
– ricreativo che ha permesso e negli anni
a venire permetterà a tutti i valligiani di
far conoscere, in modo più approfondito, la propria terra, le proprie tradizioni
e le proprie offerte turistico – alpinistico
- naturalistiche. Lo sforzo organizzativo di
questa tredicesima edizione è stato notevole in quanto l’Associazione “Kima”
ha potenziato i parametri di sicurezza, di
ospitalità e di efficienza logistico - organizzativa attraverso un impegno praticamente totale sia per quanto concerne
l’aspetto delle risorse umane che per gli
investimenti economici. La manifestazione ha saputo, negli anni, crescere e porsi
all’attenzione nazionale superando ogni
più rosea aspettativa. Questo ha obbligato l’Associazione “Kima”, organizzatrice
dell’evento, ad un salto qualitativo non
indifferente ed a un grosso impegno economico: investimenti, questi, che vanno al
di là della semplice spesa organizzativa e
che hanno avuto una positiva ricaduta sull’intera Val Masino e sulle sue differenzia-
ed il rifugio Ponti: una zona, questa, prima
sprovvista di punti d’appoggio per escursionisti che alcune volte possono trovarsi
in difficoltà per il maltempo, la quota o altri motivi. In effetti il preesistente bivacco
Manzi posto nelle vicinanze dell’Allievi Bonacossa non poteva rappresentare una
reale garanzia, visto che dista parecchie
ore di cammino dal rifugio Ponti. Va notato che, in un recente passato, la mancanza
di ricoveri è stata causa di eventi tragici;
basta ricordare che nel tratto di Sentiero
“Roma” compreso tra il bivacco Manzi
ed il rifugio Ponti, sfortunati alpinisti sorpresi da tempeste sono morti assiderati
… In più, va osservato che nella zona ci
sono belle vie di arrampicata e percorsi
di scialpinismo e perciò il rifugio - bivacco
“Kima”, collocato ad una decina di metri
dal tracciato del Sentiero “Roma”, con
sei posti letto più due di emergenza, è
in una posizione assolutamente strategica. Oltre agli escursionisti che transitano
sul sentiero “Roma”, possono giovarsene
anche quelli che scendono dal passo di
Mello e dal passo Cecilia. A giudizio unanime la struttura progettata in muratura
1. Ilde Marchetti, “Deus ex machina”
del Kima con il suo libro
2. Rifugio bivacco “Kima”
14
te attività: turistica, alberghiera, alimentare ed artigiana spostando di almeno una
settimana la chiusura della stagione estiva
… un modo diverso per creare un turismo
sostenibile, preservando l’ambiente e stimolando i giovani ad amare la montagna
e dando prova, anche se a volte è difficile
e costa sacrifico, che in montagna si può
vivere ancora bene!
Come consuetudine al “Kima” c’è stata
una notevole affluenza di pubblico: tra
il parterre e lungo tutto il percorso di
gara sono stati circa 30.000 gli spettatori che sono saliti “in quota” per assistere
a questo straordinario “happening” …
e che hanno messo a dura prova (fortunatamente) l’intera ricettività della valle
che può contare solo su circa 600 posti
letto … al punto di dover destinare ospiti anche al fondo valle. Ma il “Kima” non
è solo l’evento dei tre giorni, ma è un
10
15
3. Ilde e Stanislao Fiorelli, guida
emerita 2007
13. Fabio Meraldi, vincitore della 1^ edizione
“Kima” (1995) e oggi direttore di gara
14. Mario Poletti, all’arrivo. Vincitore parimerito
con Fabio Meraldi 6^ edizione Kima (2000)
15. Il podio femminile. Da sinistra a destra: 2^ Federica Boifava, 1^ Corinne Favre, 3^ Sara Rigoni
2
“momento magico” che dura un anno
intero e che deve essere assolutamente
preservato e potenziato anno dopo anno.
Un grazie particolare a tutta la redazione
di Concreta per l’ampio spazio che mi ha
concesso; un grazie ancora e di cuore agli
amici Roberta, Valerio ed Umberto>>.
3
1
11
sul territorio demaniale bene si integra nel contesto ambientale a 2750m
di quota. Questi territori alpini ricchi
di acque si distinguono infatti per la
molteplicità di ambienti e di paesaggi, con pascoli, boschi e mitiche cime
rocciose … La struttura è in muratura
di pietrame. Per il tetto è stata utilizzata una lamiera speciale che si usa
per le costruzioni in quota in modo da
garantire un idoneo inserimento ambientale. I muri sono rivestiti in legno
e sempre con il legno sono stati realizzati dei tavolati che servono come
appoggio per i materassi. L’arredamento è costituito da un tavolo con
sei sgabelli, una credenza, una cucina
a gas (la bombola è esterna); il tutto
per potere garantire il meglio possibile e una buona accoglienza per gli
escursionisti. E’ giusto e doveroso ricordare i nomi dei volontari che hanno
realizzato il rifugio - bivacco “Kima”:
Leonardo Conforti, Fabio Duca, Paolo Dolci, Ermanno Ciappini, Tommaso
Ciappini, Gianfranco Cassina, Claudio
Merga, Gianni Taeggi, Attilio Sondini, Arcangelo Giglio, Armando Folini,
Andrea Lanzini, Sandro Zappa, Milena
Zappa, Franco Marchetti, Bruno Marchetti, Mari Dolci, Alessandro Iobizzi,
Mario Cotta, Ezio Cotta, Mario Speziale, Valter Speziale, Gian Piero Petrelli
e Giacomo Landi. Attualmente (2007)
questa struttura è una straordinaria
realtà grazie agli amici e ai soci dell’Associazione “Kima”, ma soprattutto alla gente comune del paese, ai
volontari che hanno dato l’anima per
costruirlo … e un grazie, che nasce dal
profondo del cuore, va sicuramente
a loro. Il problema maggiore è stato
quello di riuscire a reperire fondi economici per completarlo, proprio da
questo presupposto è nata l’idea di
realizzare un libro “Sotto le stelle del
Masino” che racconta la vita di una
grande donna (Vera Cenini Lusardi) e
di un periodo leggendario per la nostra valle; il ricavato verrà devoluto interamente per completare la struttura
che per generazioni e generazioni resterà a disposizione di tutti gli appassionati della montagna e della nostra
Val Masino.
sculture di neve
1. Art in Ice Village
2. Squadra filandese capitanata da Heikki Ulvi,
nome della scultura AURORA BOREALIS
Edizione 2007……
l’undicesima scultura
Dal 3 al 7 dicembre, artisti da tutto il mondo si
ritrovano a Livigno per la
XII edizione di Art In Ice,
il Concorso internazionale
di sculture di neve. In
occasione del centernario
del Credito Valtellinese è
stato istituito il “Gran Premio centenario del Credito Valtellinese”.
Txt: Leila Giacomelli
Cinque team stranieri e cinque team italiani si affrontano per modellare un cubo
di neve pressata alto tre metri e trasformarlo in un’opera di arte contemporanea.
Un lavoro lungo, in condizioni estreme,
visto che il termometro scende parecchi
gradi sotto lo zero.
Il quartier generale di Art In Ice è l’Hotel
Lac Salin Spa & Mountain Resort, da sempre legato a questa manifestazione. Le
sculture delle passate edizioni si ritrovano nelle foto presenti in tutte le camere
mentre nella lounge si possono ammirare
i bozzetti e i progetti. Novità 2007 è l’Undicesima scultura, che accoglie gli ospiti
proprio davanti all’ingresso. Ma all’Hotel
Lac Salin Spa & Mountain Resort gli artisti presenteranno le loro opere, prima di
iniziare il lavoro all’aperto, e passeranno
le serate insieme agli ospiti interessati al
loro lavoro. Senza contare che, per tutta
la durata della manifestazione, Art In Ice
Accademy, gratuita per gli ospiti, permette di imparare i segreti per dare forma alle
neve. Un’idea per valorizzare le attrattive
turistiche e commerciali di Lungolivigno.
Ecco, quindi Art in Ice, un momento culturale, artistico e di immagine che si propone come evento e come occasione per
celebrare l’inizio della stagione invernale.
Una manifestazione che di anno in anno è
cresciuta per importanza e partecipazione e che, insieme alle straordinarie piste
da sci, rappresenta una grande attrazione
della splendida Valle.
Ad Art in Ice partecipano dieci squadre
composte ciascuna da tre scultori, scelti
fra tutti coloro che inviano i bozzetti alla
segreteria della manifestazione. “Art in
Ice” è il tema del concorso e lascia ad
ogni artista la possibilità di interpretare
liberamente l’arte e la neve per cinque
giorni. Al termine dei quali un Comitato
artistico che ha visto il coinvolgimento di
critici d’arte quali Carlo Branzaglia, Gianni
Perotti, Sergio Perri, Valeria Vaccari, Athos
Collura e Lidia Silvestri, seleziona e giudica le opere premiandole. È stato istituito il
12
“Premio del pubblico”. La partecipazione
alla selezione è condizionata all’invio del
progetto, del coupon di adesione e del
curriculum professionale. Le postazioni
sono sorteggiate. Il concorso si svolge
lungo le vie innevate di Livigno a ridosso
del centro abitato, si crea così un suggestivo laboratorio a cielo aperto dove le
sculture prendono vita sotto gli occhi di
appassionati, artisti e curiosi, non di rado
entusiasti di dare una mano, trasportando
blocchi di neve o ghiaccio.
Le squadre hanno a disposizione nient’altro che 27 metri cubi di neve pressata.
Non possono utilizzare motoseghe e altri
attrezzi elettrici, supporti, coloranti, sostegni interni.
Sono comunque in grado di creare abbaglianti luminescenze e forme strabilianti;
sculture di neve che ritornano, dopo parecchi mesi, al loro stato liquido. Il ghiaccio o la neve pressata resistono fino a
marzo e, per gli artisti che le hanno create, il bello è vedere la propria opera d’arte
cambiare forma, grazie al calore del sole.
Gli artisti vengono ospitati in alberghi
Lungolivigno.
Durante i dodici anni di manifestazione
Art in Ice ha visto aumentare la propria
fama e il proprio prestigio: 1998 Olimpiadi di Nagano, Giappone – la squadra
italiana vincitrice del concorso ha rappresentato l’Italia durante i Giochi Olimpici
nella sezione “Nagano olimpics festival of
culture and art” nella sezione delle sculture di neve, riuscendo a vincere la medaglia d’argento.
Art in ice nel 2005 ha selezionato la squadra che ha rappresentato l’Italia a Bardonecchia in occasione dei Giochi Olimpici
di Torino 2006.
Sono stati instaurati importanti partnership con i maggiori organizzatori di eventi
in questo settore a livello internazionale:
Juhani Lillberg presidente dell’Associazione internazionale dei sculture di neve
e ghiaccio; A.I. Tioutnev presidente dell’associazione russa non commerciale
3. Squadra olandese capitanata da Ton Kalle,
nome della scultura LA PORTA DI FUNGHI
di sculture “Edinenie” e organizzatore
del Festival Internazionale di sculture di
ghiaccio ”Polar Rhapsody”. Entrambi
hanno partecipato in qualità di membri
della giuria.
Fin dall’inizio della manifestazione Luca
Rendina ha curato la direzione artistica
non solo di Art in Ice ma anche di Pietrate
e Fienarte interventi artistici di Land Art.
Nell’ottobre 2003 si costituisce l’Associazione artistica e culturale “Art in Ice”.
Art in Ice è una libera associazione di fatto, apartitica e apolitica, con durata illimitata nel tempo e senza scopo di lucro.
Persegue i seguenti scopi:
- diffondere la cultura dell’arte visiva legata alla neve e al ghiaccio;
- ampliare la conoscenza della cultura artistica attraverso contatti fra persone, enti
ed associazioni;
- allargare gli orizzonti didattici di educatori, insegnanti ed amanti dell’arte, affinché sappiano trasmettere l’amore per
l’arte intesa come un bene per la persona
ed un valore sociale;
- proporsi come luogo di incontro e di aggregazione nel nome di interessi culturali
assolvendo alla funzione sociale di maturazione e crescita umana e civile, attraverso l’ideale dell’educazione permanente.
Per conoscere i segreti delle sculture di
neve, ormai da anni è stata istituita Art in
Ice Academy, un’accademia della neve:
l’unica scuola italiana che insegna a scolpire neve e ghiaccio con lo scopo di avvicinare grandi e piccoli a questa forma
d’arte.
L’accademia tiene corsi, gratuiti, aperti a
1
2
3
4
tutti, senza distinzione di età. Sotto la guida di importanti artisti, come Milvia Quadro e Patrizia Roussel
Molti allievi dell’accademia, sono diventati dei professionisti.
Nel corso degli anni si sono formati importanti e interessanti collaborazioni con
istituti d’arte e accademie. L’Accademia
di Belle Arti di Brera, a Milano, ha istituito,
prima in Italia, un corso di cultura su neve
e l’anno scorso alcuni giovani artisti, sotto
la guida di Geremia Renzi e Lucia Rosano,
hanno partecipato all’11a edizione di Art
in Ice.
Nel corso delle passate edizioni molti
fotografi, come Mario De Biasi e Ugo
Panella, hanno immortalato queste sculture; le loro opere sono state raccolte in
preziosi libri: “Neve, Arte, Art in Ice” di
Mario De Biasi e “Sculture di neve a Livigno” di Ugo Panella.
5
Lelia Giacomelli - Presidente Associazione Art in Ice
Mail: [email protected]
Ufficio Livigno - Mail: [email protected]
13
4. Particolari di sculture
5. Nome della scultura SURFING squadra italiana
capitanata da Patrizia Roussell
alberghi
“Volevo che movimento e
dinamicità si alternassero
a pause e silenzi in una
danzante sinergia di
colori, suoni e sapori …
e Concreta ha saputo
interpretarli!“
Claudio Mantovanelli
Un luogo magico ed incantevole in una dimensione affascinante e fuori dal tempo
RELAIS CORTE CAVALLI E LA DINASTIA RESTAURANT
GESTIONE: Corte Cavalli srl
DIRETTORE: sig. Arrigo Bussinello
INDIRIZZO: Strada Peschiera 73/2
46040 Ponti sul Mincio (MN)
TELEFONO: Relais 0376-88094
Ristorante 0376-88494
FAX: 0376-88056
E-MAIL: [email protected]
SITO INTERNET: www.cortecavalli.it
www.ladinastia.it
ATTIVITA’: attività alberghiera e ristorativa.
CAMERE: 20 camere, tra cui suites, junior
suites, doppie deluxe, doppie superior e
singole superior.
Le camere offrono: aria condizionata a
controllo autonomo, connessione cablata ad internet, TV satellitare, SKY, minibar,
cassaforte, telefono, asciugacapelli, accappatoio. È previsto servizio in camera,
servizio lavanderia, servizio di segretariato.
Disponibili baby-sitter su richiesta e Hotel
Shuttle service da/per Verona/Fiera/Aeroporto.
STRUTTURE: bar “Il Satiro”, cantina, sale
meeting, terrazza ristorante, lounge bar,
ascensori, aria condizionata in tutte le zone
comuni e camere, piscina, servizio bar
piscina, giardino, parco, parcheggio privato. All’interno dell’area della struttura
è possibile ammirare una cappella del XVI
secolo.
RISTORANTE: “la Dinastia Restaurant”,
con cucina curata direttamente dal sig. Andrea Mantovanelli, è accompagnato dai vini
nazionali ed internazionali della cantina.
PROGETTAZIONE: Concreta Srl
Geom. Stefano Boscacci
REALIZZAZIONE: Concreta Srl
FOTO: Alberto Ruzzene
14
Alcuni momenti della
1ª edizione “Notte senza tempo”.
15
16
17
Corte Cavalli il nuovo Relais a 4 stelle, immerso nel verde delle colline moreniche
ha aperto i suoi cancelli, ad un passo dal
Lago di Garda, al centro della tenuta agricola si estende tra boschetti e vigneti per
42 ettari di parco e 4.000 Mq. di strutture
coperte.
L’amore per la tradizione della famiglia
Mantovanelli ha permesso al complesso seicentesco Corte Cavalli di rinascere
dopo una paziente opera di restauro.
Coniugando stile e natura, sono stati
creati spazi a misura d’uomo, nel rispetto
dell’ambiente, con la ricercatezza del dettaglio e grande utilizzo di materiali naturali, soluzioni mai estreme hanno alla fine
consentito di ottenere risultati eccellenti.
Un sentiero di cipressi, dove l’aria dal
sapore frizzante ti coinvolge, conduce al
Relais che pur conservando la sua anima
antica, in una dimensione di serenità, riservatezza e stile, offre tecnologia e spazi
adeguatamente allestiti per ogni Evento,
in un’atmosfera di relax incomparabile.
Le 20 camere affacciate sulla grande corte interna, arredate con gusto, finiture di
18
19
20
21
pregio e affreschi che le caratterizzano
singolarmente, sono provviste di tutte le
dotazioni che distinguono la categoria.
Il ristorante gourmet racchiude il momento in cui la cultura della terra, lo studio dei
sapori e l’amore per le primizie si uniscono deliziando il palato e lo spirito.
Molto suggestiva e ricca di sorprese è
stata la serata di inaugurazione in un percorso itinerante alla scoperta di Corte Cavalli, tra arte moda e gusto.
Un momento conviviale da assaporare
immersi nel relax, tra i colori della natura
e le luci sfavillanti della notte, dove dolci
eteree donne scalze hanno posato dolcemente i piedi su un tappeto erboso.
I passaggi in pietra bianca della Corte,
illuminati da una fioca luce calda, quasi
come passerelle naturali per modelle e
danzatrici...
Le donne delle opere Pucciniane hanno
preso vita per una notte, vestendo i capi
raffinati ed eleganti di Roberto Cavalli. Una
notte di moda e opera tutta al femminile.
Un unico personaggio maschile presenzia
nel cast, un attore che impersona Puccini
22
stesso. Il Relais Corte Cavalli sembra essere nato per ospitare uno spettacolo di
classe costruito proprio attorno alla figura
di Giacomo Puccini, ricordando che Maria
Zamboni, voce soprano e musa ispiratrice
dell’autore, è legata a Corte Cavalli e al
territorio circostante.
Ogni luogo del Relais diventa poesia, gli
scorci suggestivi della location vengono
esaltati da uno spettacolo che ha in sè ingredienti unici e straordinari: l’accompagnamento musicale dell’Ensemble Guarnieri, che rappresenta da solo un vero e
proprio evento operistico. L’orchestra
è stata diretta dal Maestro Giorgio Fiori
(violoncellista che ha suonato con Bernstein, primo violoncello a Santa Cecilia,
Teatro di Bologna e nei Solisti Veneti); un
pianista degno di nota quale Marco Grisanti, che ha suonato spesso in duo con
Uto Ughi; al violino Glauco Bertagnin dei
Solisti Veneti; un cast di danzatrici/performers eccellenti e di modelle/attrici, superbe interpreti delle diverse anime delle
donne Pucciniane, dalla Madama Butterfly alla Turandot, da Tosca alla Fanciulla
23
del West; un luogo magico come il Relais
Corte Cavalli, che conduce gli ospiti dell’evento in una dimensione affascinante e
fuori dal tempo.
LA PAROLA AL CLIENTE
• La realizzazione degli arredi del Relais
Corte Cavalli sono stati affidati a Concreta. Come è venuto a contatto con quest’azienda e cosa l’ha convinta ad affidarle l’esecuzione del Suo progetto?
«Ho conosciuto Concreta durante una visita alla fiera Host 2005 a Milano. Quello
che mi ha convinto ad affidare a Concreta il mio progetto è stato l’incontro con
il proprietario, Valerio Gavazzi. Mi hanno
convinto la sua disponibilità, la passione
per il suo lavoro e l’interesse che ha dimostrato per il mio progetto».
• Prima della stesura di un vero e proprio progetto, la mente umana elabora
uno schizzo, un’immagine o anche solo
un sogno confuso. Da dove nasce, com’è
maturata in Lei l’idea del Relais Corte
Cavalli?
«L’idea di Corte Cavalli è nata dalla volontà di una famiglia molto unita che,
proveniente da ambiti diversi ha lavorato
24
25
sinergicamente per riportare alla luce un
tesoro di famiglia che noi volevamo condividere».
«Rispecchia la pace e la serenità di un tempo, quello che vivevo quando trascorrevo
il mio tempo qui, con la mia famiglia».
• Ammirando oggi il Suo sogno realizzato, che relazione mantiene con quell’idea
di partenza?
• Concreta ha saputo progettare e realizzare fedelmente quel Suo iniziale schizzo
mentale, oppure ha contribuito alla sua
26
evoluzione pratica arricchendole con la
propria personale idea d’arredo?
«Concreta è stata fedele. Ha saputo interpretare e concretizzare il mio sogno».
• Quale relazione mantengono gli elementi di richiamo territoriale, come ad
27
esempio la scelta dei materiali, con la
creazione di un’atmosfera che sia insieme moderna e conservatrice delle più
genuine tradizioni del luogo d’origine?
«Tutta Corte Cavalli è improntata sulla
sinergia con il territorio che la circonda.
Concreta è riuscita a trovare per noi ma-
28
teriali moderni che rievocano allo stesso
tempo quelli originali, tuttora presenti
nella Villa padronale».
• Se dovesse riassumere il Relais Corte
Cavalli attraverso un Suo dettaglio, quale descriverebbe?
«L’albero che Vi accoglie quando arrivate. Corte Cavalli è un ricordo che rimane,
e quell’albero è lì, da sempre, con le sue
radici, simbolo della storia e delle tradizioni».
• La riuscita di un progetto, al di là di quel
29
che può essere il suo aspetto estetico, si
va poi a misurare con l’apprezzamento
riscontrato nella sua clientela. Che impressioni e che commenti genera il Relais
Corte Cavalli nel cliente?
«L’impressione dei nostri clienti coincide con la nostra, è fantastico. In genere
Via Nazionale, 70 - 23012
Castione Andevenno (SO)
Tel. 0342 567600
Fax 0342 567817
quando si entra si resta senza fiato. Poi il
silenzio e la tranquillità fanno il resto della
magia».
• Lei crede che il Relais Corte Cavalli
detenga una forza d’impatto o, piuttosto, sia un luogo che si dischiude poco a
poco, che si lasci in qualche modo scoprire lentamente?
«L’impatto iniziale è forte, ma Corte Cavalli è anche una scoperta continua. Da ogni
punto del Relais si ha uno scorcio diverso,
come in un viaggio itinerante».
• Il cliente spesso ritorna non in base ad
una scelta razionale, ma grazie a suggestioni che navigano nell’inconscio. Quali
sensazioni è secondo Lei in grado di trasmettere l’idea d’arredo di Concreta che
ha trovato espressione nel Relais Corte
Cavalli?
«Connubio tra modernità, funzionalità e
tradizione. Un naturale equilibrio di stili».
• Se nella Sua mente affiorasse un nuovo
schizzo, un nuovo sogno, affiderebbe la
sua realizzazione pratica nuovamente a
Concreta?
«Quello che noi diamo è accoglienza,
coinvolgimento, discrezione e familiarità,
ed è quello che ci ha trasmesso Valerio
Gavazzi, con il suo team e la sua azienda».
30
- IMPIANTI SALE
FUMATORI
- ESTRAZIONE ARIA PER
IMPIANTI INDUSTRIALI
- LAME D’ARIA
- RISCALDAMENTO E
IRRAGGIAMENTO
- CONDIZIONAMENTO
- CAPPE CUCINE
INDUSTRIALI
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MANUTENZIONE
- VIDEOISPEZIONE E
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31
aziende valtellinesi
Eliwork: una realtà dove le risorse
umane sono fondamentali …
PZL Sokol in azione
Un azienda valtellinese protagonista nel trasporto aereo e fiore all’occhiello dell’intera provincia di Sondrio
Piloti, tecnici, operatori ed
impiegati rappresentano il
fulcro dell’attività e sono il
cuore pulsante dell’intera
azienda; competenza e professionalità si uniscono ad
entusiasmo, grinta e determinazione; non c’è ombra
di dubbio, le risorse umane
sono il vero patrimonio di
questa importante azienda
valtellinese nel mondo del
trasporto aereo
Txt: Attilio Piazza
Foto: Archivio Eliwork
Recentemente siamo andati a visitare il
bellissimo hangar dell’Eliwork, situato alle
porte di Talamona e in prossimità del viadotto sul torrente Tartano, che in questi
ultimi anni ha effettuato “passi da gigante”
nel mondo del trasporto aereo con elicottero a livello locale, regionale, nazionale ed
internazionale; a questo proposito abbiamo avvicinato Gianpiero Petrelli, socio fondatore di Eliwork S.r.L., per farci raccontare
più nel dettaglio la storia affascinante di
questa azienda fiore all’occhiello dell’intera provincia di Sondrio per quanto riguarda
il lavoro aereo attraverso l’impiego della
sua flotta di elicotteri.
Chi è Giampiero Petrelli? <<Sono nato a
Morbegno nel 1964. Ho conseguito il diploma di esperto forestale nel 1980. Titoli
professionali: licenza di pilota commerciale I - CPL- H- 016828 - iscrizione all’ENGA
n°4182 del 13/05/87. Certificato di radiotelefonista in lingua inglese n° 2746 del
28/03/91. Esperienze lavorative: dal 1987
al 1990 pilota TPP/LA gruppo Elitrans (Elimongardino, Rotorservice, CSA); dal 1990
al 1991 pilota TPP/LA Eliliguria; dal 1991 al
2006 fondatore ed amministratore unico di
Elipuket; dal 1994 al 1997 e dal 2000 al 2002
amministratore unico della Società Istituto
Ecologico Edelweiss; dal 1999 al 2001 pilota TPP/LA Elisystem; dal 2001 al 2003 socio
fondatore di Eliwork Italia S.r.l.; dal 2001 al
2003 pilota TPP/LA Eliwork Italia; dal 2003
socio fondatore di Eliwork S.r.l. e dal 2003
al 2007 pilota TPP/LA Eliwork S.r.l. Ho all’attivo oltre 12.000 ore di volo. Abilitazioni
al pilotaggio di: R22 - NH 300 - AB 47 - UH
12E - NH 500 - AB 206 - SA 316 - SA 315
– AS 350 – A 109 - AS 355 – PZL W3 ; abilitazione al volo in montagna ed al lancio di
paracadutisti>>.
Petrelli, ci può raccontare alcuni “passaggi chiave” che hanno caratterizzato la sua
vita di pilota? <<Correva il 1982 quando
ho iniziato il corso per conseguire la licenza
di pilota privato di elicottero; esattamente
32
un anno dopo (1983) ho conseguito l’ambita licenza e mi sono buttato a capofitto
in questo mondo con tutto l’entusiasmo
dei miei (allora) 17 anni. Ho scelto di fare il
pilota perché mi sembrava un lavoro abbastanza semplice. Ero, infatti, convinto che
passato l’impegno e la fatica dello studio
per conseguire la “patente” per pilotare
le mie “aquilette” … tutta la mia vita fosse
una lunga e rilassatissima discesa. Pensavo
che fare il pilota fosse realmente semplice:
pochi conti (non ho mai provato simpatia
per la matematica), poco da scrivere (cosa
mai dovrebbe scrivere un pilota), una vita
avventurosa, economicamente gratificante
e perché no, diciamoci la verità, un discreto
successo con le ragazze; invece … >>.
Fino a qui tutto in discesa e come si dice
“rose e fiori” … invece, Gianpiero, negli anni a venire che cosa è subentrato?
<<Oggi sono più di 20 anni che lavoro in
questo mondo “rotante”; a lungo ho respirato i vapori della benzina “avio” …
poi sono passato ai vapori del “kerosene
JA1”, il tutto “condito” con olio motore
delle più disparate marche e fluidi idraulici
di ogni genere. La realtà, vi prego di credermi, si rivelò molto diversa da ogni mia
aspettativa. Tanto per cominciare ho passato diversi anni impiegando la licenza di
pilota guidando ogni genere di furgone,
su e giù per le montagne ed “inseguendo”
gli elicotteri per portare loro l’attrezzatura
necessaria per effettuare il lavoro aereo e il
rifornimento di carburante. Ho pulito hangar, uffici, etc. … ed avendo, come aspirazione massima, quella di lavare l’elicottero
ed ingrassarlo a fine giornata. Erano tempi
diversi quelli (Anni Ottanta) ed erano pochi i piloti a cui potevo dare del “tu” e la
maggior parte di loro veniva chiamata con
un “Signor Comandante” !!! In tutta sincerità mi chiedevo se fossi io il “diverso” …
invece no, non ero per niente il “diverso”
… era, quella generazione, educata a dire
“no grazie” di fronte ad un panino quando
hai una fame boia e speri che il tuo inter-
1
locutore insista nel voler fartelo mangiare
… solitamente non insiste mai e ti ritrovi a
maledire quel “no grazie” che ti è uscito in
automatico>>.
2
1. PZL Sokol in volo sul gruppo
Disgrazia
2. PZL Sokol in azione
3. Alcuni elicotteri flotta Eliwork
Ci sembra di capire che la sua esperienza di pilota sia stata veramente “molto
formativa”; oggi (2007), sicuramente, i
tempi sono cambiati in peggio oppure in
meglio? Che cosa ci può raccontare a riguardo? <<La mia carriera professionale è
stata tutta in salita. Ho passato la mia vita
di pilota a studiare e a fare esami. La cosa
sorprendente, sconosciuta ai non addetti
ai lavori, è che nel mondo aeronautico per
ogni cosa che intendi fare devi effettuare
un corso e sostenere un esame. Corso ed
esame per la licenza di pilota privato; corso ed esame per la licenza di pilota commerciale; corso ed esame per ogni tipo di
elicottero a cui sei abilitato al pilotaggio
(dodici corsi e dodici esami per me); corso
ed esame per poter parlare italiano in frequenza; corso ed esame per poter parlare
inglese in frequenza; corso ed esame per
poter volare in montagna, etc. Direte voi
ma questi esami non finiscono mai? Mai.
Esatto, gli esami non finiscono mai!!! Esami e controlli medici ogni sei mesi; esami
sull’abilità e sulla manualità nel condurre
il volo, ogni sei mesi, per ogni tipo di elicottero su cui si vola (proficiency check);
esami sull’abilità e sulla professionalità nel
condurre il volo con passeggeri ogni dodici
mesi per ogni tipo di elicottero su cui si vola
(line check); esami annuali sulle procedure
3
di emergenza; corsi annuali sulla “safety” e
sulla “security”, oltre ad una “montagna”
di corsi e di esami che non elenco per non
tediarvi troppo. In tutta sincerità agli inizi
degli “Anni Novanta” la mia vita professionale di pilota mi sembrava ardua e difficile; ora, credetemi, è decisamente peggio,
molto peggio. La normativa europea non
ha fatto che complicare ed esasperare ogni
aspetto professionale: se quindici anni
fa l’allora CIVILAVIA era un caos, l’ENAC
(Ente Nazionale Aviazione Civile) di oggi,
sicuramente molto migliorata come efficienza e risposta all’utente, è però preda
della burocrazia. A volte viene da chiedersi
se chi pensa e scrive le leggi e i regolamenti aeronautici abbia solo una minima idea
di come si possa dare loro una applicazione pratica. Nel panorama italiano le molte
società di lavoro aereo con elicotteri hanno
pochissima rilevanza ai fini economici e politici rispetto al trasporto aereo di linea con
aeroplani. Di fatto la maggior parte della
legislazione che si applica agli elicotteri
33
viene estrapolata per “adattamento” dal
trasporto aereo di linea, dimenticando la
totale diversità tra “ala rotante” (elicottero)
ed “ala fissa” (aeroplano). Gli scenari dove
operano gli aeroplani e gli elicotteri sono
completamente diversi, come diverse sono
le problematiche che ci si trova ad affrontare; l’aerodinamica è totalmente diversa
così come la manutenzione. Perché leggi e
regolamenti devono essere uguali? Voglio
essere provocatorio: provate ad immaginare quanto costa tutto questo apparato
ciclopico? Costi, infatti, che limitano fortemente l’espansione degli elicotteri e che
vengono ripartiti interamente solo sugli
operatori dell’ala rotante. Tutti questi costi
sono il frutto, almeno così dicono, di una
politica europea volta alla massima sicurezza delle operazioni … Personalmente non
credo a questa teoria e mi sembra piuttosto un “ufficio complicazioni affari semplici
attraverso procedure inutili”. La sicurezza,
indipendentemente dalla burocrazia, è la
prerogativa principale della nostra azien-
4. Hangar Talamona - Tartano con due Ecureil B3
7. Ecureil B3 ai piedi del ghiacciaio del Disgrazia
5. Ecureil B3 in azione
8. PZL Sokol in azione
6. Sokol PZL al lavoro
9. Ecureil B3 “al gancio”
6
4
se e straordinarie che sorridono solo ed
esclusivamente a me>>.
5
da e dei nostri piloti perché non dimentichiamoci che prima di tutti, a bordo, siede
sempre un pilota. Non credo che quindici
anni addietro, senza tutta questa esasperazione delle regole, ci fosse meno sicurezza e meno professionalità; è chiaro che
il mio approccio al volo è diverso rispetto
al passato, ma se la mia “sicurezza” è migliorata ciò è dovuto all’esperienza acquisita e che nessuna regolamentazione mi
avrebbe potuto insegnare. Mi ritengo un
professionista serio, lo ero anche quindici
anni fa … figuriamoci alla fine del 2007!!!
Probabilmente se andassi “in analisi” uscirebbe, sicuramente, un mio profilo improntato al masochismo nel voler continuare a
fare questo mestiere; preferisco non avere
la conferma di questa mia certezza. Volo
ancora perché, a distanza di tanti anni, ritengo impagabili ed irripetibili alcuni momenti che questo mestiere mi permette di
vivere, ovvero i tramonti mozzafiato visti da
4.000m. di altezza sulle cime più alte delle
Alpi oppure albe indimenticabili, grandio-
Giampiero Petrelli ci può tracciare, in sintesi, un profilo di Eliwork S.r.l.? <<Eliwork
S.r.L. è una azienda nata per rispondere
alle esigenze del lavoro aereo. Inizialmente nasce come “Eliwork Italia” nel 1999 e,
successivamente (2003), diventa s.r.l. Nel
2001 attraverso l’impiego di un “minuscolo” elicottero (Hughes 530 FF di fabbricazione americana e costruito appositamente
come elicottero militare durante la guerra
in Vietnam ), che con una modesta portata
(cinquecento kg.) e con il suo caratteristico rumore veniva chiamato dai valligiani
della Val Masino “la mosca”, inizia la sua
bellissima avventura ... Successivamente,
le esigenze di maggiori prestazioni ed ulteriore lavoro, hanno portato all’impiego di
un elicottero più performante (Ecureuil AS
350 B2 di fabbricazione francese); la flotta,
negli anni a venire, è poi cresciuta attraverso l’acquisto dei più potenti “Ecureuil AS
350 B3” che oggi sono gli elicotteri mono
- motore più versatili e ideali per le esigenze di una compagnia, come la nostra, che
spazia in tutti i settori: dal lavoro aereo fino
al trasporto passeggeri. Nel 2004 la flotta
era composta da cinque Ecureuil AS 350 di
cui due nella versione B2 e tre nella versione B3; nel 2005 erano tre gli Ecureil AS 350
B3 ed un PZL W3 Sokol; dal 2006 ad oggi
(2007) la flotta di Eliwork è formata da tre
Ecureil AS 350 B3 (di fabbricazione francese) e da due PZL W3 Sokol (di fabbricazione
34
polacca). Nell’ottica di una crescita aziendale, mirata alla massima soddisfazione del
cliente, l’Eliwork ha sentito la necessità in
questi ultimi anni di dotarsi di elicotteri con
“performance superiori” in modo da poter
offrire ai propri clienti diverse e variegate
possibilità di trasporto che altrimenti erano
appannaggio di compagnie non italiane,
con notevoli costi di posizionamento degli
elicotteri e degli equipaggi e che inevitabilmente ricadevano sui clienti. Il bacino di
operazioni della società, inizialmente, era
limitato al territorio delle province di Sondrio, Bergamo, Lecco e Como; successivamente si è esteso a tutta l’Italia e, soprattutto, dove era richiesto un servizio rapido,
preciso e altamente professionale. Diversi e molteplici sono i servizi che Eliwork
propone: dal trasporto di carichi esterni
al trasporto pubblico di passeggeri, dal
servizio di antincendio e protezione civile
a quello delle riprese cine – fotografiche.
La base principale di armamento è situata
a Talamona, in prossimità del viadotto sul
torrente Tartano (località Tartano), dove
esiste un’area pari a 45.000metri quadrati
(elisuperficie) omologata dal Ministero dei
Trasporti e dove sono collocati gli hangar
adibiti al ricovero degli elicotteri, gli uffici
commerciali e tecnici, oltre al deposito fiscale del carburante; abbiamo anche una
base a Clusone (Bergamo) dove è collocato, stabilmente, un elicottero Ecureil AS
350 B3 con relativo equipaggio. Lo staff di
Eliwork è composto da personale altamente preparato, professionale e qualificato
7
così suddiviso: reparto amministrativo,
tecnico ed operativo; ogni singolo individuo del reparto operativo è sottoposto a
frequenti controlli fisici ed operativi, oltre
a corsi di perfezionamento atti a garantire
sempre ed in ogni momento sicurezza nelle
operazioni. In questo contesto mi sembra
giusto e doveroso ricordare l’intero staff:
reparto amministrativo Aldisio Speziale ed
Andrea Mottarella per l’amministrazione e
Domenico Rini per quanto riguarda la parte commerciale; reparto tecnico – operativo Christian Ossensi, Massimiliano Soave,
Gabriele Scotti e Nicola Fistolera per l’ufficio tecnico; i piloti Vinicio Megar, Tedy
Foppoli, Diego Casari, Maurizio Folini ed il
sottoscritto; i tecnici Giordano Senini, Gabriele Scotti e Antonio Tagliaferro; reparto
coadiutori (operatore) Alan Barlascini, Alfio
Codega, Graziano Codega, Renato Gusmeroli e Daniele Maffezzini>>.
Nel giro di un “lustro”, avete veramente
bruciato ogni tappa per quanto riguarda
l’acquisto di “macchine” altamente “performanti” e che vi hanno permesso di raggiungere obiettivi molto importanti; una
però vi ha fatto fare il salto di qualità: il polacco “PZL W3 Sokol” … ci può raccontare
qualcosa a riguardo? <<In considerazione
di quanto in precedenza ricordato, circa tre
anni fa, eravamo alla ricerca di un elicottero bimotore con capacità di carico di circa
duemila kg. e con l’impiego di tale “macchina” potevano permetterci di operare in
completa sicurezza, anche in centri urbani,
per il montaggio di antenne e di condizionatori, attraverso una capacità di carico superiore a qualsiasi altro elicottero operante
in Italia. Questa esigenza si concretizzo,
per l’appunto, nel 2004 con la scelta di un
elicottero (di fabbricazione polacca) il PZL
W3 Sokol, utilizzato in weat lease (noleggio
dello scafo compreso equipaggio e manutenzione) e operante in antincendio per il
Consorzio Costa Smeralda (Sardegna). I
parametri che hanno determinato la scelta
del Sokol sono stati i seguenti: è un elicottero bimotore certificato in categoria “A”,
ovvero può decollare, volare e atterrare
anche con un solo motore funzionante; risponde a tutte le nuove normative europee
in quanto dotato di cockpit voice recorder
e flight data recorder (registratori dei parametri di volo e delle voci equipaggio);
presenta una grande affidabilità provata
da oltre quindici anni di operazioni; ha una
capacità di carico esterno pari a duemilacento kg.; una capacità di trasporto pari a
12 passeggeri oppure duemilacento kg. di
merci interne ed una cabina per trasporto
passeggeri di ampie dimensioni (oltre sette
m3). Correva il 2005 e ci viene consegnato
il “nostro” Sokol … comincia l’avventura! L’elicottero viene immatricolato e reso
operativo con registrazione italiana; il successo nelle operazioni di volo e la soddisfazione dei clienti ci ripagano delle molte
difficoltà burocratiche incontrate causate,
fondamentalmente, dallo “zelo” di alcuni
funzionari … il cui unico scopo sembrava
essere la determinazione ad impedirci le
35
8
9
operazioni di volo con il “nuovo”elicottero.
Un anno dopo, nel 2006, siamo al lavoro
per l’acquisto e rendere operativo il secondo “Sokol” … >>.
Eliwork è una realtà dove le risorse umane
sono fondamentali … un fiore all’occhiello
che pone la vostra azienda ai primi posti
per quanto riguarda il lavoro aereo con
elicottero; a questo proposito alcune sue
considerazioni Petrelli? <<La nostra filosofia aziendale è racchiusa in un semplice
motto: “esserci dove e quando serve” …
ciò esprime quanto Eliwork crede nella
propria clientela e nella sua massima soddisfazione: in ogni momento, ogni giorno,
festivi compresi, un elicottero della nostra
flotta è pronto al decollo!!! Il nostro successo è dovuto essenzialmente al personale impiegato (come la domanda evidenzia)
che risulta essere sempre al passo con i
tempi, preparato, efficace ed attento ad
ogni bisogno del cliente; i piloti ed i tecnici, inoltre, vantano una pluriennale espe-
4
5
10. Hangar Talamona - Tartano
11. Ecureil B3 in prosimità Rifugio
“Marco e Rosa”
6
12. PZL Sokol in volo sul ghiacciaio Disgrazia
rienza nel campo aeronautico condizione
questa di fondamentale importanza per
ottenere altissimi standard di sicurezza e
di qualità in tutti i servizi offerti. Eliwork ha
fatto sua la politica per salvaguardare “la
qualità e l’ambiente”; essa, infatti, mette
al centro della sua attività da una parte la
soddisfazione del cliente e dall’altra la riduzione degli impatti ambientali. Crediamo,
sinceramente, di svolgere un buon lavoro
e siamo certi di operare con successo nei
confronti di tutte le aziende che hanno la
necessità di trasportare, in luoghi altrimenti
inaccessibili, pesi fino a duemilacento kg.
come compressori, generatori, mini - escavatori, ragni, trattori, etc. (sono solo alcuni
esempi di un tipo di intervento che, se fatto
con elicotteri tradizionali, comporta spese
aggiuntive di smontaggio e successivo
montaggio in loco). In modo analogo succede per alcuni tipi di lavori che vengono
effettuati in centri urbani come il trasporto
di condizionatori montati direttamente sopra i tetti dei palazzi oppure il montaggio di
antenne, di parabole; insomma dove le gru
non possono essere montate per problemi
di spazio, di altezza, di tempo e soprattutto di costi o di autorizzazioni. Qualsiasi sia
la necessità di movimentazione aerea, per
qualsiasi peso e destinazione … dal mare
alle vette più alte delle Alpi, per montaggi
di alta precisione, per “tesatura” di elettrodotti, per quanto non potete immaginare
di poter trasportare … non vi preoccupate:
lasciate a noi il vostro problema e lo risolveremo!!! Come ho avuto modo di sottolineare in precedenza, in qualsiasi giorno
dell’anno, un equipaggio ed un elicottero
36
sono pronti a levarsi in volo; mono - motore, pluri - motore, da cinque a dodici passeggeri, per ogni peso fino a cinquemila
kg., la nostra flotta è sempre a disposizione e pronta al decollo. In pochi minuti di
volo si possano risolvere enormi problemi.
Logistica e organizzazione, senza ombra di
dubbio alcuno, rappresentano gli elementi
fondamentali per operare con efficacia …
ma ritengo che oltre a ciò, il vero “motore”
che determina il nostro successo aziendale sia dato dalla qualità degli uomini che
compongono la nostra azienda, ovvero il
patrimonio della nostra azienda rappresentato dal nostro personale. Uomini che
affrontano, giornalmente, i lavori più incredibili attraverso un’esperienza unica che li
porta a risolvere problemi importanti grazie alla specifica competenza e ad un pizzico di genio.
Piloti, tecnici, operatori ed impiegati rappresentano il fulcro della nostra attività, il
cuore pulsante di Eliwork. Competenza
e professionalità si uniscono ad entusiasmo, grinta e determinazione … le risorse
umane sono il vero patrimonio della nostra
azienda e di queste persone siamo particolarmente fieri ed orgogliosi!!! Prima di
concludere questa bellissima e proficua
chiacchierata concedetemi ancora due righe: fondare e migliorare Eliwork è stato il
concretizzarsi di un sogno, di una meravigliosa avventura che è stata resa possibile grazie alle persone che hanno avuto la
capacità di credere in questo sogno … e
da questa pagine voglio ringraziarli perché
è grazie al loro impegno che abbiamo assieme raggiunto traguardi inaspettati. Un
grazie particolare a tutti i clienti perché il
nostro successo è stato determinato dalla
fiducia che in noi hanno riposto; molti di
loro in questi anni sono diventati grandi
amici; un grazie anche alle istituzioni pubbliche e private e al sistema bancario per
aver creduto nel nostro sogno. Ultimo, ma
non meno importante, un ringraziamento
a Jacopo Merizzi, nostro cliente (diventato
poi amico), “guida alpestre” (così si presentò la prima volta che ci incontrammo),
fotografo e giornalista, che ho convinto a
diventare direttore responsabile del nostro magazine “Eliwork” in quanto credo
che la sua particolare sensibilità umana e
la sua professionalità saranno determinanti
nell’esprimere le potenzialità della nostra
azienda>>.
recensione
Valtellina Valchiavenna e Grigioni sotto la lente
Antica cartografia dal XVI al XVIII secolo
Alcuni momenti della presentazione della pubblicazione presso la galleria del Credito Valtellinese
(Foto Giorgio De Giorgi)
La realizzazione di questo volume si inserisce nell’ambito delle iniziative promosse
dal Credito Valtellinese in occasione del
centenario della sua fondazione, avvenuta nel luglio del 1908, e costituisce l’ideale prosecuzione della mostra cartografica
tenutasi presso la Galleria Credito Valtellinese di Sondrio tra il marzo e il maggio
del 2006. Esso offre un’ampia panoramica
della produzione cartografica relativa alla
Valtellina e contadi nel periodo storico in
cui queste valli sono state aggregate allo
Stato delle Tre Leghe e rappresenta un
utile strumento per contestualizzare sul
territorio vicende storiche e socio-economiche che in precedenza sono state fatte
oggetto di studi e pubblicazioni promosse dalla banca e dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, nell’ambito delle
proprie collane. I materiali raccolti, centosessantotto carte, provengono in parte
dalla collezione del Credito Valtellinese,
in parte sono stati reperiti in collezioni
private e pubbliche, italiane e straniere.
Tra gli enti pubblici va segnalata la Civica
Raccolta di Stampe «A. Bertarelli» di Milano, che possiede un vastissimo e prezioso
patrimonio documentario; tra i collezionisti privati, che hanno messo genero-
Eliwork – località al Tartano
Talamona (Sondrio) - tel. 0342/67.08.99
web: www.eliwork.it- info: [email protected]
37
samente a disposizione il loro materiale
illustrativo. vanno ricordati Oscar Sceffer
e Giorgio Aliprandi.
Le raffigurazioni cartografiche sono presentate in modo organico e sistematico
secondo una successione cronologica
e sono accompagnate da schede illustrative che offrono notizie sulla corretta
attribuzione all’ambito di pertinenza e
l’evidenziazione delle rispettive peculiarità secondo un metodo prevalentemente
storico-artistico. L’opera, pubblicata per i
tipi di Priuli & Verlucca, è stata curata da
Silvia Bianchi, autrice di un saggio e delle
schede del catalogo, contiene i saggi di
Giorgio Aliprandi, collezionista e studioso
di storia della cartografia alpina cui ha dedicato varie pubblicazioni, e Guido Scaramellini, autore di numerosi studi dedicati
alla storia della Valtellina e della Valchiavenna, una presentazione di Claudio Salsi, Direttore delle Civiche Raccolte d’Arte
Applicata ed Incisioni e dell’Archivio Fotografico del Comune di Milano, che ha
garantito il proprio supporto all’iniziativa.
Per informazioni:
Fondazione Gruppo Credito Valtellinese
Tel. 0342.522.645/673 - Email: [email protected]
arte - cultura - storia
1. Portali Bormio-Valdisotto-Cepina
Sovrastante Bow Indow Via Roma
2. Piazza Quadrivio Palazzo Sertoli
Porte, Portoni e Portali
della Provincia di Sondrio
Portali Tirano - Aprica Villa di Tirano
Stazzona via Piazza
Dopo “Fontane di Valtellina
e Valchiavenna”, l’Accademia del Pizzocchero di
Teglio ancora protagonista
con un libro sulle porte,
portoni e portali
Una pubblicazione che ripercorre, da Chiavenna a
Bormio, l’intera Valchiavenna e la Valtellina alla (ri) scoperta di bellezze architettoniche spesso dimenticate …
Txt: Silver
Foto: Giorgio De Giorgi
Il libro, edito dalla Nodo Libri di Como,
costituisce un’importante realizzazione lungo il percorso culturale intrapreso
dall’Accademia con lo scopo di porre in
risalto, tra l’altro, le emergenze architettoniche della nostra Provincia.
Di particolare pregio sono le straordinarie
fotografie di Giorgio De Giorgi, perfettamente riprodotte dai tipi della “Ramponi
Arti Grafiche”, ed i testi di importanti storici e uomini di cultura: Ernesto Ferrero, Direttore della Fiera del Libro di Torino (prefazione), Guido Scaramellini, Presidente
del Centro Studi Storici di Chiavenna (per
la Comunità Montana di Valchiavenna),
Augusta Corbellini, Presidente della Società Storica Valtellinese (per la Comunità
Montana Valtellina di Sondrio), Gianluigi
Garbellini, Presidente del Centro Tellino di Cultura (per la Comunità Montana
Valtellina di Tirano), Giulio Perotti (per la
Comunità Montana Valtellina di Morbegno), Stefano Zazzi, ingegnere, socio del
Centro Studi Storici Alta Valtellina (per la
Comunità Montana Alta Valtellina), mentre l’architetto Graziano Tognini ha curato
il saggio “Oltre la soglia”.
Di rilievo anche l’Introduzione del Libro
a firma di Rezio Donchi, presidente dell’Accademia del Pizzocchero di Teglio e
del dott. Gianfranco Avella, Procuratore
della Repubblica di Sondrio e socio onorario della stessa Associazione, che di seguito riportiamo.
«”La porta, consentendo o precludendo
l’accesso dall’esterno negli spazi privati,
costituisce da sempre l’elemento più importante della dimora dell’uomo: dalla capanna, dalla casa più semplice al palazzo.
La porta sbarra, protegge, delimita. Può
esprimere significati opposti: di esclusione, di rifiuto, quando viene chiusa; di
accoglienza, di ospitalità, quando si apre.
Questa dicotomia è ben presente nella
stessa escatologia cristiana che contrappone la “janua coeli” alla “porta inferi”.
Il portale copre; la soglia si varca; lo stipite sorregge; l’arco conclude quel che il
38
portone chiude. La soglia, ovvero quello
spazio impercettibile che sta alla base degli stipiti, non è semplicemente la parte
inferiore del vano di una porta; è la linea
che separa dall’ambiente esterno un individuo, una famiglia, una bottega, un luogo di lavoro, un gruppo di persone, una
comunità religiosa. Varcarla ci sposta da
una parte all’altra: dall’aperto al chiuso (e
viceversa), secondo le necessità e le situazioni del momento.
La porta sigilla l’azione anche con forza,
col rumore. Anticamente le chiavi della
porta principale della città venivano offerte, in segno di ospitalità, al personaggio
di riguardo oppure, in segno di resa, al
nemico vincitore.
Nelle città moderne le porte sono “blindate” ormai da decenni mentre nei paesi
ancora oggi spesso non vengono chiuse.
Ina cosa normale se si va indietro negli
anni quando il chiavistello di legno serviva solo perché la porta non sbattesse al
vento.
La chiave, quando c’era, s’appendeva al
chiodo oppure si metteva sotto il vaso.
Nel contempo le chiese si chiudevano
solo la notte, ma erano sempre aperte di
giorno; i cimiteri avevano cancellate, ma
non chiavi; i palazzi e i castelli avevano –
invece – porte, portoni e portelli e anche
soldati al controllo del passaggio. Anche
i conventi chiudevano le porte dietro le
spalle di monaci e suore di clausura, magari per sempre.
Dentro e fuori dagli edifici gli uomini e le
donne andavano attraverso porte e portoni, spesso costruiti con pietra verde,
granito, sanfedelino (detto anche cudèra),
ghiandone (giandùm) o sarizzo (sarizz) e
con liste di legno rinforzate da spranghe
in ferro, chiodi, borchie, sorretti da cardini
possenti. Di tutto questo qualcosa è rimasto.
Dopo il volume “Fontane di Valtellina e
Valchiavenna”, l’Accademia del Pizzocchero di Teglio ha voluto offrire, con questo libro, l’occasione per ripercorrere un
2
1
altro tratto della storia delle due valli (Valtellina e Valchiavenna), prima che l’opera
incessante dell’uomo possa velarne la
memoria, documentando una parte degli innumerevoli porte, portoni e portali,
certamente più numerosi delle numerosissime fontane, che ancor oggi caratterizzano, con singolare varietà funzionale
formale, la provincia di Sondrio.
L’ampia documentazione fotografica (le
foto sono del bravissimo fotografo Giorgio De Giorgi), che accompagna i testi
storici, mostra i loro tratti distintivi o salienti, evidenzia come spesso le mani dei
loro costruttori, abili artigiani rimasti sconosciuti, siano state sospinte dal soffio
dell’arte, e induce una soffusa nostalgia in
chi ne osserva la bellezza, carica di memorie.
Ancora una volta non si è voluto procedere in forma di catalogazione (né riteniamo sia compito di un’associazione culturale) bensì si è inteso mostrare la varietà
del nostro patrimonio architettonico e
decorativo ed il pericolo che esso corre
quando i rifacimenti sono azzardati o gli
interventi di manutenzione troppo indirizzati al soddisfacimento delle comodità
moderne.
Nello sfogliare il volume ci si accorgerà,
4
3. Portali Morbegno
Albaredo baite Per S Marco
3
tra le tante, tantissime situazioni di grande bellezza, di alcune emergenze opinabili sul piano estetico, che non abbiamo
voluto ignorare, per esigenze di corretta
documentazione. “»
Hanno contribuito alla ricerca e alla realizzazione del volume: Provincia di Sondrio,
Gruppo Credito Valtellinese, Pro Valtellina Fondazione della comunità locale, BIM
(Bacino Imbrifero Montano) dell’Adda,
AEM - Milano, Comunità Montana della
Valchiavenna, Comunità Montana Valtel-
39
4. Portali Morbegno
Morbegno S. Maria Assunta
lina di Morbegno, Comunità Montana
Valtellina di Sondrio, Comunità Montana
Valtellina di Tirano, Comunità Montana
Alta Valtellina.
“Porte, Portoni e Portali della Provincia di Sondrio”- edito da “Nodo Libri” - Como; ottobre
2007; stampa Ramponi Arti Grafiche - Sondrio;
fotografie di Giorgio De Giorgi; pagine 298;
rilegatura filo refe; copertina cartonata e sovra- copertina; disponibile nelle librerie della
provincia di Sondrio; per ulteriori informazioni:
[email protected] - www.nodolibri.it
alberghi
“Abbiamo chiesto di creare
atmosfere di intenso coinvolgimento emotivo. Rivisitando il rustico, Concreta,
ha saputo creare un ambiente decisamente moderno!”
Albino, Annamaria e Marco Peruz
Linee e dettagli di stile
innovativo e contemporaneo
senza dimenticare la tradizione
L’ Hotel Residence Ladinia **** di San
Vito di Cadore (9 km. da Cortina d’Ampezzo) nel cuore delle Dolomiti è situato
vicino al centro del paese e agli impianti di risalita di San Vito di Cadore ed è
circondato da un ampio parco privato di
5000 mq.
La posizione privilegiata, gli ampi spazi
comuni e la completezza dei servizi offerti ne fanno un albergo dove comfort
e eleganza accompagnano l’Ospite per
tutta la vacanza.
Quest’anno è stato realizzato un considerevole ampliamento su progetto dell’Architetto Romana Peruz.
Si è costruito un complesso moderno realizzando una nuova costruzione che si pregia del marchio “Casa Clima” nel quale
sono state ricavate ampie camere e suite
e una sala attrezzata per riunioni con 30
PARK HOTEL LADINIA
GESTIONE: Famiglia Peruz
DIRETTORE: Albino Peruz
INDIRIZZO: via Ladinia 14
32046 San Vito di Cadore (BL)
TELEFONO: 0436-890450
FAX: 0436-99211
E-MAIL: [email protected]
SITO INTERNET: www.hladinia.it
ATTIVITA’: attività alberghiera e ristorativa.
CAMERE: l’Hotel dispone di 34 camere, di
cui 5 singole, 5 junior suites e 24 doppie,
con possibilità di letto aggiunto. Vi sono
inoltre 7 appartamenti, di cui 2 trilocali e
5 bilocali.
STRUTTURE: area wellness con piscina coperta, sauna, bagni turchi, idromassaggi,
thermarium, palestra, solarium UVA integrale e trifacciale e beauty-farm.
È stata realizzata una sala attrezzata per il
gioco dei bambini, seguiti da personale
specializzato.
Il bar ed il soggiorno riprendono lo stile
delle vecchie “stube” locali.
RISTORANTI: la sala da pranzo è stata
recentemente ampliata e suddivisa in più
settori, con diverse ambientazioni.
ALTRO: situato a 9 km. da Cortina d’Ampezzo, nel cuore delle Dolomiti, è vicino al
centro del paese di San Vito di Cadore e
agli impianti di risalita. È circondato da un
ampio parco privato di 5000 mq.
PROGETTAZIONE: Concreta Srl
Arch. Corrado Selvetti
Arch. Romana Peruz
REALIZZAZIONE: Concreta Srl
TESTI: Roberta Bertolatti
FOTO: Jurgen Eheim
40
41
posti. Sono stati completamente rinnovati
gli appartamenti; si tratta di unità abitative bilocali o trilocali dotate di cucina e
direttamente collegate alla struttura alberghiera.
Sono state inserite nuove aree comuni ed
una nuova splendida area wellness con
piscina coperta, sauna, bagni turchi, idromassaggi, thermarium, palestra, solarium
UVA integrale e trifacciale e beauty-farm.
E’ stata inoltre predisposta una sala attrezzata per i piccoli ospiti dove possono
giocare in tranquillità controllati da personale specializzato consentendo in tal
42
modo ai genitori di godersi momenti di
relax.
La ristrutturazione ha interessato la hall
dell’Hotel che è stata ricavata nel corpo
di collegamento tra la struttura esistente
e la nuova costruzione, la sala da pranzo
ingrandita e suddivisa in più settori con
ambientazioni diverse, il soggiorno e il
bar che riprendono lo stile delle vecchie
“stube” locali.
La nuova struttura ha una ampia superficie
vetrata orientata a sud che sfrutta il sole
per il risparmio energetico e consente di
godere di scorci straordinari sulle montagne circostanti.
Nell’arredare i nuovi spazi si è voluto inserire elementi di design e combinazioni di materiali locali con linee innovative
che creano una ambientazione moderna
e allo stesso tempo calda e accogliente
tipica delle case di montagna.
Si prevede di completare la realizzazione dell’intero progetto entro la prossima
estate 2008 ampliando ulteriormente gli
spazi dedicati al wellness con l’obiettivo
di posizionarsi come uno dei pochissimi
“wellness hotel” della zona e quindi di
richiamare clientela interessata a questo
tipo di offerta anche in periodi di bassa
stagione.
LA PAROLA AL CLIENTE
• Signor Albino, da dove nasce l’idea dell’Hotel Ladinia di San Vito di Cadore?
«Come in altre realtà del territorio alpino,
l’offerta turistica di Cortina d’Ampezzo si
sta evolvendo e differenziando.
Il progetto di ristrutturazione dell’Hotel
Ladinia nasce dall’esigenza di stare al
passo con i tempi e di poter offrire un
prodotto all’avanguardia che sappia stupire la sua clientela garantendo il massimo dell’eleganza e del comfort».
un’eleganza raffinata e contemporaneamente l’impressione di un ambiente caldo e accogliente. Dopo aver contattato
Concreta e parlato con loro del progetto,
non ci sono più stati dubbi.
La sintonia creatasi tra noi, i progettisti e
l’azienda è stata perfetta sin dall’inizio».
• Come ha deciso di affidare la realizzazione pratica del Ladinia a Concreta?
«Il contatto con Concreta è avvenuto tramite il responsabile di zona.
Così ci siamo presto accorti che alcuni
progetti realizzati dall’azienda valtellinese
si sposavano perfettamente con la nostra
idea di creare un ambiente che trasmetta
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• Negli anni Concreta ha posto in essere molti progetti d’interni dove l’arredamento mantiene un chiaro riferimento al
territorio d’appartenenza. Come quest’aspetto ha preso forma nella realizzazione dell’Hotel Ladinia?
«Innanzi tutto, abbiamo lavorato molto
sulle linee e sulla scelta dei materiali e dei
colori. Dal punto di vista del creare un ambiente vivo, non sganciato dal territorio,
essenziale è stato l’ampio uso del legno
anche nelle pareti, nei pavimenti e nei
soffitti. Il legno, ma anche il vetro e grandi
finestre, perché lo scenario montano of-
44
ferto da Cortina è veramente spettacolare
e unico, quindi abbiamo cercato di dare al
paesaggio la massima visibilità possibile.
Partendo dallo studio di ambienti tradizionali abbiamo poi inserito linee e dettagli di stile innovativo e contemporaneo.
E’ stata una bella sfida. Rivisitando l’idea
dell’antico credo che abbiamo creato un
ambiente decisamente moderno».
• Lei parla di dettagli. Da questo punto
di vista il Ladinia è un ambiente molto ricercato. Come secondo Lei Concreta si è
posta di fronte al particolare?
45
46
47
«Sono veramente soddisfatto del lavoro
svolto da Concreta. Sia nel generale che
nel dettaglio.
L’albergo ha una grande forza d’impatto,
alcune sale fanno obbiettivamente rimanere di stucco chi ci entra fin dalla prima
occhiata. Ma poi vi sono appunto mille
dettagli curiosi che le persone notano
poco a poco. Direi che abbiamo giocato
molto sui dettagli, anche usando spesso
decorazioni e intagli tipici dell’artigianato
alpino. Ma l’antico e il moderno finiscono sempre col mescolarsi creando effetti
piacevoli.
Penso ad esempio all’uso dei tronchi tra
divani dal design attuale, o alla reception,
dove delle linee molto essenziali vanno
a incontrare elementi decorativi ricercati. Si, devo dire che tutti hanno messo in
campo la loro creatività ottenendo risultati stupefacenti. Ripensandoci oggi, ci
siamo divertiti molto nella realizzazione
del Ladinia».
• Se nella Sua mente affiorasse un nuovo
schizzo, un nuovo sogno, affiderebbe la
sua realizzazione pratica nuovamente a
Concreta?
«Certamente, con Concreta c’è stata piena sintonia fin dal principio della nostra
collaborazione. E oggi, guardando al risultato finale, la fiducia verso quest’azienda
non può che essere totale e sincera».
48
49
fiere
Concreta e il mondo dell’ospitalità
professionale a Host 2007
Creare in ogni ambiente un’atmosfera in grado di suscitare
forti emozioni, fornire un servizio completo “chiavi in mano”
per risolvere ogni esigenza
tecnica; saper cogliere in anticipo le tendenze, sviluppare
progetti e realizzarne gli arredi
è la sfida che la nostra azienda
si propone quotidianamente
In questi anni l’impegno della nostra
azienda è stato quello di crescere attraverso una continua ricerca, un’elevata
professionalità del personale e un nuovo modello organizzativo. Tutti elementi
che riteniamo alla base di un processo
aziendale orientato alla percezione delle esigenze del potenziale cliente e alla
loro rapida ed efficace traduzione in un
prodotto affidabile e di qualità. Creare in
ogni ambiente un’atmosfera in grado di
suscitare forti emozioni, fornire un servizio
completo chiavi in mano per risolvere ogni
esigenza tecnica; saper cogliere in anticipo le tendenze, sviluppare progetti e realizzarne gli arredi è la sfida che la nostra
Txt: Roberta Bertolatti
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azienda si propone quotidianamente. Per
raccontare tutto questo, alla Host 2007,
abbiamo deciso di presentarci attraverso
un susseguirsi di immagini e di parole che
illustrassero e raccontassero brevemente
ciò che abbiamo realizzato negli ultimi
anni con il nostro lavoro quotidiano. Ogni
lavoro esposto ha rappresentato la sintesi
migliore di forma e funzione, di linearità e
modernità e di stili che incontrano differenti esigenze.
Ma non solo, abbiamo colto l’occasione
per realizzare e presentare, con la cura di
ogni dettaglio, una camera campione di
un grande villaggio in fase di costruzione,
cercando di interpretare al meglio le esigenze del nostro cliente.
L’ intento progettuale preposto, racconta
l’architetto Francesco Venzi, è stato quello di cercare di identificare spazi “diversi”
per tipologia e caratteristiche, ma appartenenti ad un unico ambiente. L’alternanza dei materiali, zebrano, teak, marmo e
vetro, unita alla progettazione specifica
dei vari elementi crea una separazione
degli ambiti funzionali senza delimitarne
le zone. L’ingresso “accompagna” verso il
cuore della stanza ( la zona letto), sia per la
geometria dello spazio, che per il design
degli arredi che per la matericità del pavimento che prosegue “idealmente” verso
l’esterno .L’elemento di maggior interesse è il “tappeto” che unisce la testata letto (superficie verticale) il letto (superficie
orizzontale) e la parete/scrivania posta di
fronte al letto (superficie verticale). Questo costituisce un’insieme unico, dando
continuità ad elementi diversi, che in altro modo sarebbero “puntiformemente”
distribuiti nello spazio: questa visione fa
capire che l’intento progettuale è quello
di non intendere l’arredo come parte a
sè stante di uno spazio, ma come parte
integrante e inscindibile, “misurato” in
relazione all’ambiente di cui fa parte. Il
letto che si assottiglia integrandosi nel
pavimento per poi rialzarsi sulla parete,
in qualche modo delimita e sottolinea la
diversità degli spazi, stabilendone una
gerarchia. Ingresso, letto, spazio esterno
di relax ( o interno come in questo caso)
sono ben identificabili, ma senza separazioni fisiche o frammentazioni tecnicoestetiche. Anche bagno e cabina armadio
fanno parte del “tutto” pur essendo, per
ovvie ragioni pratiche, separate dal resto
della camera. Ecco che le superfici verticali diventano trasparenti e i materiali impiegati trovano relazioni con quelli usati
per la stanza da letto. Da qui si evince, ancora una volta, che l’intento del progettista è quello di dare sempre la sensazione
di appartenere ad un unico ambiente, in
cui le parti sono relazionate fra loro, e la
suddivisione fra i diversi ambiti (sia interni
che esterni all’edificio) è solo percettiva e
non fisica.
Una sfida molto impegnativa, quella della
Host, consapevoli dell’importanza di essere presenti sul mercato mantenendo ben
visibile un’immagine coerente di azienda
e di prodotto. Qui con tanta voglia di essere propositivi ritrovando le motivazioni
che rendono ancora più interessante, entusiasmante e creativo questo lavoro.
51
calendario storico
Uno sguardo al passato
nel corso dei secoli
Avvenne nel mese di novembre del….
1347 Giunse in Morbegno il grande pittore
Gaudenzio Ferrari per eseguire diversi lavori, tra cui la mirabile lunetta sul pronao
della chiesa di S. Antonio, chiesa che all’interno venne poi dipinta dall’altro valente
pittore Francesco Stella da Caravaggio. Il
Ferrari fu chiamato dall’illustre vescovo di
Como Feliciano Ninguarda.
1516 Francesco I Re di Francia riconquistata la Lombardia, per tenersi amici i Grigioni propose loro se volevano mantenere il
possesso della Valtellina e delle Contee di
Chiavenna e di Bormio o farne vendita a lui
per la somma di 150.000 scudi d’oro. I Grigioni si decisero per il primo partito. Ebbe
così inizio quel dominio che escluso un intervallo di 19 anni durò poi fino al 1797.
1555 Moriva il marchese Gian Giacomo
Medici, detto il Meneghino, signore di
Musso sul lago di Como e di altri luoghi.
Occupò per qualche tempo il contado di
Chiavenna e Morbegno, cercò con le sue
armi e con le insidie di occupare tutta la
Valle che ebbe così a passare tristi momenti e a sostenere gravi difficoltà, combattimenti e imposizioni. Guerriero coraggioso
e impavido, grazie alle sue imprese meritò
per le sue gesta di essere collocato nella
schiera dei più validi condottieri italiani.
Suo fratello Giovanni Angelo, già arciprete
di Mazzo dopo molte e diverse vicende salì
al sommo Pontificato col nome di PIO IV.
1586 Incombeva una grave minaccia di carestia, pertanto il governatore Paolo Fiorini
pubblicava una grida con cui veniva proibito di vendere a qualsiasi persona ogni tipo
di burro, formaggio e qualunque altra cibaria e condurla fuori dai confini della Valle,
sotto pena di venti colpi di corda, tra le più
orribili che si possano dare in pubblico.
Txt: Cecilia Paganoni
1627 Gian Giacomo Paribelli qualità di pretore di Sondrio, in seguito ai voti conformi
del Consiglio generale fece pubblicare un
52
decreto di proscrizione di tutti i protestanti,
intimando che entro quattro giorni avrebbero dovuto uscire dalla Valle. Coloro che
non avrebbero ottemperato a tale ordine
avrebbero potuto essere uccisi. A seguito
di tale atroce decreto trovarono la morte
a Traona Odoardo Parravicini e a Caspano
Giuseppe Malacrida.
1689 Il Governatore della Valle concesse
a diverse persone – per denaro – licenza di
portare liberamente alcuna sorta di armi,
di praticare qualunque tipo di pesca e di
caccia, eccettuata quella del cervo e del
cinghiale.
Pare che vi fossero in Valle oltre ai cervi e
ai cinghiali anche dei lupi fino all’inizio del
secolo in corso di cui ora non esiste più alcuna traccia. (Evidentemente i tempi sono
cambiati e quegli stessi animali ora 2007
sono tornati a popolare le nostre montagne)
1740 Trascorsi più o meno i tempi in cui
si procedeva con tante atrocità contro le
credute maliarde, si volle procedere anche
contro le bestie citandole a comparire formalmente innanzi ai pretori e ai commissari. Caduta in disuso anche simile ridicola
intimidazione si ricorse alle maledizioni. In
un consiglio segreto tenutosi a Chiavenna
fu proposto scrive i Crollalanza nella sua
Storia di quel Contado, di impetrare dal
Pontefice l’autorità di maledire non solo gli
orsi, ma tutti gli altri animali
nocivi, specialmente le gattane, (processionarie) che infestavano il territorio, nonché
contro i lupi.
1789 L’ I. R Delegato provinciale in Sondrio ordinò con un decreto di vuotare le
piazze, le osterie e i caffè durante il periodo delle sacre Funzioni, sotto pena di due
scudi di Milano -per ciascun contravventore- la prima volta, di 4 la seconda e di sei la
terza volta.
Per coloro che non erano in grado di ottemperare alla pena pecuniaria era pre-
visto un giorno di prigione la prima volta,
due la seconda, e tre per la terza volta,
sempre a pane e acqua.
1813 Vinto Napoleone a Lipsia e fattasi incerta la condizione politica della Valtellina,
gli animi della popolazione erano fortemente turbati, tanto più che circolavano
alcune bande armate allo sbaraglio, pronte
a compiere ogni genere di angherie e soprusi.
Il Governo italiano inviava dapprima alcune
truppe al comando di tal Masi che seppe
fare poco o nulla, e in seguito il colonnello
Neri ignorante nel campo delle lettere, ma
soldato coraggioso e valoroso. Questi direttosi a Tirano e venuto a conoscenza che
un certo De Angeli tirolese si trovava con
un drappello di soldati dalle parti dell’Aprica, si recava,senza perdere tempo, con 150
uomini a incontrarlo e riuscì a respingerlo
fino a Corteno nelle vicinanze della Valcamonica. Il Neri continuando nella sua intrepida impresa riusciva a riportare la sicurezza e la tranquillità nella popolazione.
1818 Si diede il via alla costruzione della grande strada detta dello Spluga, che
da Chiavenna porta nel Canton Grigione discendendo fino nel villaggio che da
essa porta il nome. L’impervio giogo di
tale montagna si varcava prima attraverso
sentieri tortuosi, pericolosissimi per forre
e burroni e che si potevano superare soltanto a piedi e talvolta a cavallo. La nuova
strada aprì un comodo passaggio per veicoli a ruota, l’opera cominciata su disegno
e assistenza del valente ingegner Carlo Donegani fu portata a termine in due anni sul
versante valtellinese e in altri due su quello dei Grigioni. Costò più di un milione e
mezzo di lire e fu solennemente inaugurata
con un’epigrafe lapidaria posta sotto una
roccia nei pressi di Campodolcino.
Avvenne nel mese di dicembre del ….
1633 Moriva il benemerito Gian Giacomo
Paribelli. Così ne parla il Lavizzari: G. Gia-
como Paribelli sprezzando il proprio pericolo personale la notte di Natale lasciò il
suo palazzo in Albosaggia e si diresse in
Sondrio, ove presso il castel Masegra era
in corso un grande banchetto degli ufficiali francesi. La notte seguente fu colto
da violenti coliche che ne determinarono
il decesso. Sebbene fosse da tempo soggetto a simili convulsioni, si diffuse la voce
che fosse stato avvelenato dai Francesi in
quanto disturbatore dei loro progetti.
Grande fu la perdita per la Valtellina, privata di un uomo di così gran valore e capacità diplomatiche, fu esperto ambasciatore
in variati stati d’Europa ove sostenne con
grande impegno i problemi della sua Valle.
1695 Nacque in Ponte il celebre storico
Francesco Saverio Quadrio. A 15 anni indossò in Venezia l’abito dei Gesuiti, visitò
numerose città d’ Italia, dotato di grande
ingegno fu instancabile negli studi.
Scrisse molte opere tra cui “ Della storia
e ragione di ogni poesia in 7 volumi “Di
grande interesse risulta ancora oggi una
storia della Valtellina in tre ponderosi volumi intitolata “ Dissertazione critiche storiche intorno alla Retia di qua dalle Alpi oggi
detta Valtellina “ Scrisse numerosi manoscritti molti dei quali purtroppo andarono
dispersi.
Trascorse la maggior parte dei suoi giorni a
53
Milano presso la casa Trivulzio dove morì il
21 / 11 / 1756
1723 Fu pubblicato un decreto che proibì ogni sorta di strepiti e bagordi ed altre
scandalose insolenze che provocarono disturbi tra gli abitanti, specialmente di notte, sotto pena di scudi 200 ; per gli inabili
al pagamento erano previsti tre squassi di
corda.
1807 Dopo un periodo di piogge insistenti, le acque penetrando negli anfratti del
monte Masuccio di fronte a Sernio- monte
spoglio e deserto caratterizzato solo da numerosi macigni sparsi qua e là - provocarono all’inizio un rotolare di massi e terra e sul
far del giorno un’immensa frana si staccò
dal monte portatrice di immensi disastri e
rovine, seppellendo sotto una spessa coltre
di detriti una donn a incinta, il marito e un
ragazzo, cinque mulini da macina e quattro
torchi da vino. Il disastro fu di immani proporzioni, i massi e un’enorme quantità di
terriccio, fango e tronchi provocarono uno
sbarramento che impedì il deflusso normale delle acque dell’Adda che formarono il
cosiddetto lago di Lovero, lungo m.2580,
largo 830 e dalla superficie di metri quadrati 1087,500. Lo sgorgo delle acque avvenne poi soltanto il 16 maggio successivo
con grave pericolo per i paesi sottostanti e
specialmente per Tirano.
arte - storia - cultura
“La memoria dell’acqua”
1
Gli autori Gisi Schena e
Marco De Campo,
in collaborazione con il
Centro Studi Storici Alta
Valtellina, presentano questo “prezioso” lavoro…
L’acqua è con molta probabilità l’unica risorsa naturale che interessa tutti gli
aspetti della civiltà umana,
dallo sviluppo agricolo e industriale ai valori culturali e
religiosi radicati nella società: perciò una ricchezza da
proteggere!
Txt: Silver
Foto: Marco De Campo
Premessa
Sappiamo bene tutti quanto prezioso ma
limitato sia il “bene acqua” e dunque con
quanta oculatezza e razionalità vada gestito ed usato per assicurare il funzionamento
dell’intero sistema sociale ed economico.
Oggi più che mai. Soprattutto alla luce dei
forti cambiamenti climatici che si stanno
manifestando a livello globale e che impongono nuove strategie di prevenzione
delle crisi idriche ed una rinnovata cultura
dell’acqua. L’acqua dolce è l’elemento indispensabile per la vita sulla terra. Essa risulta
essere essenziale per soddisfare le necessità umane fondamentali, come per la salute, la produzione alimentare, l’energia ed il
mantenimento degli ecosistemi regionali e
globali. L’acqua è un fattore fondamentale
nella creazione dei paesaggi umani ed è
quindi ancora oggi come è sempre stata:
una necessità irrinunciabile per ogni prospettiva di vita umana, animale e vegetale;
un’occasione di sviluppo per le singole comunità, variamente localizzate; un possibile
fattore di rischio per le medesime comunità. Essendo incontestabile il fatto che essa
è assolutamente necessaria alla vita di ogni
essere vivente è facile dedurre che, laddove
è abbondante, la vita risulti potenzialmente
agevole e che laddove invece manchi del
tutto, insediarsi e vivere diviene più difficoltoso. Lo scopo di questa importante ricerca,
da parte di Gisi Schena e Marco De Campo,
è l’analisi (nella prima parte della pubblicazione) di alcuni modi di utilizzo dell’acqua
da parte della popolazione di Bormio, un
paese della medio – alta montagna alpina.
L’attenzione, da parte degli autori, è posta
su questo comune dell’Alta Valtellina, situato a 1225m di altitudine e sulla sua economia che, nel corso del XIX secolo si è basata
esclusivamente sull’allevamento dei bovini
e degli ovini e sull’agricoltura. Quest’ultima
consisteva nella coltivazione di prodotti tradizionali quali la patata, il lino e la segale,
ma soprattutto nella cura della grande “prateria” dell’Alute, un’area di oltre “mille pertiche censuarie” (circa sette chilometri quadrati) che a detta degli abitanti delle limitrofe vallate era considerata come la massima
estensione di “spazio agricolo”. Bormio
54
con i suoi poco più mille abitanti, accentrati
in cinque “vicinanze” (reparti), posizionato
al centro della grande conca ed ai margini
della suddetta “grande prateria”, era servito fino dal Medioevo dalla forza idraulica
del canale “Agualar” e di altri minori, tutti
derivati dal torrente Frodolfo proveniente
dalla Valfurva e dall’Adda proveniente dalla Valdidentro. Queste canalizzazioni erano
raffinati sistemi di raccolta dell’acqua per gli
opifici e per l’irrigazione dei prati, strutture
di regimazione analoghe ad altre riscontrabili ovunque sulle Alpi, tra cui si possono citare i “bisses” del Vallese (Svizzera), i “rus”
valdostani, i “fosc” valtellinesi dei Terzieri, i
“waalen” sud – tirolesi. In effetti, gli abitanti
della montagna praticavano tutti gli accorgimenti possibili per evitare che l’acqua si
disperdesse e per ridurre al minimo i danni
delle alluvioni e delle esondazioni che ciclicamente li colpivano. Oltre a queste acque
“regimate” nel territorio di Bormio ne esistevano altre come polle, ruscelli, piccoli
torrenti, sorgenti fredde incanalate attraverso lunghe tubazioni per rifornire le fontane
del paese, ma soprattutto sorgenti calde.
Nella parte seconda della pubblicazione
Gisi Schena e Marco De Campo pongono
la loro attenzione sul Comune di Sondalo
(Mondadizza) ed in particolare sulla “roggia
di Campo”.
La parola agli autori: Gisi Schena e Marco
De Campo …
Abbiamo incontrato gli autori della pubblicazione “La memoria dell’acqua”, in occasione della mostra fotografica (1-15 gennaio
2008) allestita presso il vecchio mulino Sala
Crist a Bormio che ripercorre fedelmente
buona parte del libro, attraverso una serie
di fotografie veramente uniche; a Gisi abbiamo chiesto come è nata l’idea di questa
ricerca storica, mentre a Marco la domanda
è stata quella rivolta al discorso “cartografico”.
Gisi Schena
<<Premetto che ho sempre avuto una passione viscerale per gli aspetti storici ed in
modo particolare per gli archivi. Nel corso
dell’elaborazione di questo lungo lavoro di
2
ricerca documentaristica, durato un lustro,
ovvero cinque anni: dal 2003 al 2007, ho
compiuto un viaggio lungo alcuni secoli attraverso gli usi che a Bormio e a Sondalo la
popolazione faceva dell’acqua. Ora, come
tutti i viaggi che si rispettino anche questo
mi ha fatto nascere delle sensazioni. Quella preponderante è stata certamente quel
senso profondo di “appartenenza” che si
prova quando si riprende il contatto con le
proprie origini, con la propria memoria (casa
mia, ovvero l’hotel Cervo in quel di Bormio,
è stata costruita proprio in prossimità della
famosa “Agualar”). Il mio viaggio si è svolto per la maggiore parte in archivio (quello
storico di Bormio), luogo questo di verità
antiche su come eravamo, ma anche testimone “muto” del cambiamento naturale,
religioso, culturale ed amministrativo del
territorio in cui viviamo. Grazie al contatto
con i documenti analizzati (oltre duemila)
si incontrano i fatti, ad esempio un’opera
pubblica da effettuare, ma si incontrano soprattutto gli uomini artefici di queste azioni.
E si prova, mi sia permesso sottolinearlo,
per alcuni dei protagonisti di queste interessanti storie, un moto naturale di empatia.
Qualcosa di simile mi è successo nei confronti del nobile Antonio De Simoni, sindaco e amministratore del Comune di Bormio
per oltre quarant’anni nella seconda metà
dell’Ottocento. Uomo attivo e battagliero,
amante di ogni tipo di novità, con le sue
missive scritte in stile colto e con una grafia
precisa ed elegante inizialmente, successivamente tremolante e dal tratto più sottile,
mi ha svelato essendone stato sempre un
accesso promotore, tutti i cambiamenti avvenuti nel tempo dell’utilizzo delle acque
pubbliche. Per quanto riguarda, invece, il
lavoro effettuato circa le rogge di Sondalo,
questo è nato come naturale prosecuzione
1. Il frontespizio del libro
2. Ortofoto tratto “Bormino” Frodolfo
confluenza a S. Lucia (Valdisotto) con fiume Adda
3. La controcopertina del libro
della parte “prettamente” bormina. L’essermi trovata a stretto contatto con il materiale documentaristico donato dagli eredi di
Pietro Pozzi, detto “Pédro Guèc” al Centro
Studi Storici Alta Valtellina ha suscitato in
me la curiosità di “scendere” sotto il ponte
del “Diavolo” per gettare uno sguardo su
come, nel Terziere Superiore, ci si occupasse della gestione delle acque. Ecco che dal
faldone si è “schiuso il seme” dell’antica
storia di Campo Sondalino, storia che poi
in un secondo momento si è arricchita di
nuovo materiale (donato, successivamente, al Centro Studi Storici Alta Valtellina)
grazie alla grande disponibilità di Martino
Muscetti, detto Pitòr, vera memoria storica
delle acque di Sondalo, ma soprattutto vero
amico. Mi sia permesso concludere, questo
mio breve intervento, con un grazie di cuore
a tutta la mia famiglia, agli amici del Centro
Studi Storici Alta Valtellina (Dario Cossi in
primis) ed al mio relatore prof. Guglielmo
Scaramellini; lascio la parola a Marco che vi
darà alcune notizie “cartografiche”>>.
Marco De Campo.
<<Mi riallaccio a quanto sottolineato da
Gisi in precedenza e cioè a quando lei ha
terminato il grosso lavoro di consultazione
dei documenti presso l’Archivio Storico di
Bormio. In quel periodo, infatti, capitano
due episodi che risulteranno poi essere
determinanti per la “stesura” della nostra
pubblicazione: mi riferisco al nostro incon-
55
3
tro casuale e alla donazione del materiale
storico dell’ultimo fontaniere di Sondalo
(Pietro Pozzi detto “Pédro Guèc”) al Centro Studi Storici Alta Valtellina. Quello comunque che mi sta più a cuore è proprio
l’incontro fortuito con Gisi: è un fatto che
sulle autolinee di trasporto pubblico si incontrano persone dalla dialettica brillante e
dalle idee molto “sottili”. In una delle nostre prime conversazioni, non a caso lungo il
tragitto che da Bormio porta a Sondalo, abbiamo parlato di acqua. In particolare della
memoria dell’acqua! Mi sono meravigliato
come entrambi fossimo approdati a questo
concetto, partendo da sponde diametralmente opposte. La mia formazione tecnico
– scientifica mi ha spinto a decifrare la morfologia del territorio alpino come risultato
del trasporto delle acque superficiali. Il fondovalle e i coni di deiezione sono ciò che
rimane dello scorrimento dei torrenti e dei
fiumi. La preziosa ricerca archivista di Gisi
ci racconta di un tempo lontano, di fatti e
di persone impegnate nella gestione delle
risorse idriche del territorio. L’archivio storico di Bormio come custode dei ricordi del
passato. Per entrambi, appunto, la “memoria dell’acqua” e una passione comune per
questo “elemento” naturale di fondamentale importanza per il mondo intero. Perciò
tornando al nostro libro, Gisi era arrivata in
dirittura finale della pubblicazione; mi sono
detto perché non dare a tutto il lavoro (documenti storici del catasto) una rappresentazione grafica. A questo punto ho lanciato
una sfida a me stesso, oltre che alla mia
compagna di “avventura”. Volevo comunque evitare la banalità di una citazione sterile del solito “tratto particolare del catasto”
e rendere lo stesso leggibile in “chiave – forma paesaggistica”. Sono l’Archivio di Stato
di Sondrio e di Milano, oltre all’Archivio
Storico di Bormio i luoghi dove ho reperito
la maggiore parte dei documenti utilizzati
per comporre la cartografia storica allegata
alla nostra pubblicazione. Ho consultato in
modo particolare il catasto napoleonico del
1815 del territorio di Sondalo e di Bormio
ed il catasto teresiano (austriaco) del 1845
degli stessi territori. Il catasto ricopre una
porzione di territorio in scala paesaggistica
e non urbanistica; di conseguenza Bormio
ed in particolare il suo centro storico, oltre
a tutta la parte riferita alla piana dell’Alute
dove erano collocate tutte le rogge prese in
esame da Gisi, è stato rappresentato così. Il
catasto in origine (scale 1:1000) è stato pensato per rappresentare oggetti urbanistici
come case, orti, campi, prati, etc. Il nostro
lavoro ha portato il catasto napoleonico e
quello teresiano (austriaco) leggibili da un
punto di vista territoriale, ovvero paesaggistico (scala 1:40.000). Per fare rivivere i vecchi
catasti abbiamo perciò effettuato una ricerca fotografica approfondita attraverso i tre
archivi poco sopra ricordati. Entrambi i catasti storici hanno una divisione più frazionata
rispetto a quella attuale ed ogni sezione è
fisicamente costituita da un foglio di circa
un metro e mezzo per due metri. Il catasto
teresiano (austriaco), invece, è fisicamente
formato da fogli di cinquanta per settanta
centimetri circa, che compongono un mosaico dell’intero territorio preso in esame
ed ordinato in diversi quadri di unione. E’
stato perciò necessario acquisire su supporto informatico tutti i fogli componenti i
catasti singoli; l’acquisizione è consistita nel
fotografare sistematicamente con una foto camera digitale l’intera cartografia reperita
e a ciò è seguita una successiva e paziente
ricomposizione della stessa. Per evitare la
distorsione delle immagini, tipica dell’obbiettivo delle macchine fotografiche, sono
state scattate molte fotografie da distanza
ravvicinata in modo da sovrapporle tra loro;
è stata creata perciò una sorta di fotogrammetria dei catasti storici, la stessa tecnica
usata per la redazione degli attuali catasti. Il
risultato finale potrebbe essere definito una
orto - foto storica dell’intero territorio dell’Alta Valtellina. Sei sono le tavole (a colori
ed in scala 1:40.000) dei catasti napoleonico
e teresiano (austriaco) riportate all’interno
della pubblicazione; infine, fanno bella mostra, sulla copertina del libro (nella prima e
nell’ultima) stampati a colori, rispettivamente, il quadro di unione del catasto storico
austriaco di Bormio e l’insieme dei quadri di
unione del catasto austriaco dell’Alta Valle,
ovvero da Bormio a Sondalo>>.
Il volume “La memoria dell’acqua”, edito dal Centro Studi Storici Alta Valtellina, è stato stampato
grazie al contributo del Bim - Adda - Sondrio,
della Comunità Montana Alta Valtellina - Bormio,
del Comune di Bormio e del Comune di Sondalo;
è disponibile nelle migliori cartolibrerie della provincia di Sondrio al prezzo di copertina di euro
20 e presso il Centro Studi Storici Alta Valtellina
(solo per i soci); è composto da 204 pagine con
sei catasti interni a colori; formato 29.7 x 84cm.;
rilegatura filo a refe; stampato presso Bonazzi
Grafica S.r.L. di Sondrio nel settembre 2007; nel
suo interno sono contenute cinque tavole prospettiche, a colori, del geometra Enrico Vitalini
di Bormio che raffigurano le cinque fontane dei
cinque rioni di Bormio.
4. Catasto storico, 1845 “austriaco-teresiano”
4
5. Catasto storico, 1815 “napoleonico”
5
56
57
negozi
Uno spazio vivibile, accogliente e pratico … uno
spazio dove il cliente può
“vivere” il prodotto e toccarlo … senza avere la sensazione di essere di fronte
ad un’esposizione asettica,
ma nel contempo uno spazio razionale, gestibile e di
facile “lettura” …
Lo storico
“show room” Bruna
BRUNA
GESTIONE: Bruna snc
SOCI: Bruna Fomasina, Leonardo Tancini e Stefania Caligari
INDIRIZZO: via XX Settembre 37
23037 Tirano (SO)
TELEFONO: 0342-701904
FAX: 0342-701904
E-MAIL: [email protected]
SITO INTERNET: www.myvetrina.com
ATTIVITA’: pelletteria, profumeria e
valigeria.
ALTRO: recentemente il negozio è
stato completamente rinnovato ed
ora gode di una superficie espositiva
di 200 mq posta su due piani, con due
entrate e sette vetrine.
PROGETTAZIONE: Concreta Srl
Arch. Francesco Venzi
REALIZZAZIONE: Concreta Srl
TESTI: Silvio Mevio
FOTO: Andrea Basci
Lo storico negozio “Bruna”, nasce nel
1981, dall’idea di Bruna e del marito Sergio nella vecchia sede di via XX settembre, al civico quaranta. Inizialmente era
una piccola bottega con annessa tabaccheria e dove, oltre agli articoli tipici del
“tabacco”, si vendevano anche articoli
da regalo ed articoli in pelle.
Successivamente, nel 1991, l’attività viene trasferita di fronte alla sede originaria,
ampliando l’esposizione ed offrendo una
più ampia scelta di borse e di valigie, di
prodotti cosmetici e di profumi ed accessori in pelle; contemporaneamente
entrano in società il figlio Leonardo e sua
moglie Stefania che prendono in gestione il vecchio “negozio” di via XX settembre al civico quaranta, ovvero la fortunata e conosciuta tabaccheria- ricevitoria
Tancini.
Nel 2000 entrano nello “staff” anche
Sabrina e Sara che contribuiscono, senza ombra di dubbio alcuno, alla crescita
della stessa azienda.
Con il 2007 nasce l’esigenza di ristrutturare, completamente, tutti i locali aumentando la superficie di vendita e rendendola più funzionale nei suoi due piani di
esposizione. Proprio in relazione a ciò
58
59
nasce l’idea di fornire una decisa, moderna e sostanziale impronta a tutto l’arredamento creando un ambiente in tipico “stile metropolitano” e riunendo, nel
contempo, anche l’iniziale tabaccheria
- ricevitoria.
Lo “show room”, ora, si presenta con due
entrate, sette vetrine e circa duecento
metri quadrati di superficie espositiva: il
tutto chiaramente molto attraente grazie
anche alla presenza delle migliori “griffe”
per quanto riguarda la pelletteria come
Coccinelle, Just Cavalli, Piero Guidi, Zippo, Calvin Klein, Roccobarocco, Mandarina Duck, The Bridge, Piquadro, Kipling,
Eastpack; non dimentichiamoci, anche,
delle migliori “maison” riguardanti la valigeria come Samsonite, Bric’s e America
Tourister, oltre ad una varia e completa
offerta di prodotti da profumeria e di cosmesi, con possibilità di acquisto di articoli
come sciarpe, guanti, ombrelli ed articoli
da regalo per ogni esigenza e gusto.
TIPO DI INTERVENTO
In un unico spazio di circa 110 mq al piano
60
terra e di 100 mq di interrato si è cercato di fare convivere tabaccheria, valigeria,
borse e profumeria.
L’intervento eseguito per inserire la scala di collegamento fra i due livelli è stato
quello di tagliare il solaio.
Nella zona di maggior passaggio abbiamo mantenuto la tabaccheria per lasciare
a reparto borse e profumeria le zone con
vetrine ma con accessi separati dalla tabaccheria e relegare il reparto valige al
piano interrato visto che si tratta comunque di merce ingombrante e meno bella
da vedere.
Sono stati usati colori chiari e linee pulite
il più possibile al piano terra con l’utilizzo degli stessi materiali; legno di rovere
sbiancato, vetro, acciaio e ferro naturale;
bianco per le pareti e un’illuminazione
differenziata in relazione alla merce esposta.
Le varie zone non sono state fisicamente
separate, ma comunicanti tra loro e ben
identificate per funzionalità; in tutto il negozio emerge trasparenza sia dall’esterno
che tra i vari reparti.
61
62
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L’interrato è stato concepito
in modo totalmente diverso
dal “tradizionale” negozio ;
materiali, forme, colori sono
stati impiegati nella loro naturalità (o essenza), senza
processi di mimesi o trasformazione artigianale o industriale. Infatti si è utilizzato
64
multistrato a vista semplicemente verniciato opaco con
parti in lamiera verniciata e
ferro tipo “mandorlato” naturale e pavimentazione con
materiali tipo resina .
La scala è stata eseguita in
cemento armato a vista con
vetro e ferro per i parapetti .
65
agricoltura - territorio
A sinistra:
La fondazione “Piero Fojanini” di Sondrio
La Fondazione “Fojanini” e l’azienda
“Castellina”: un binomio di successo …
Alle porte di Sondrio un
centro all’avanguardia
per l’intera agricoltura
della provincia
Fondazione e azienda
agricola rappresentano
un sicuro e importante riferimento per la viticoltura
provinciale
Txt: Silver
Foto: Archivio Fondazione “Fojanini” Studi
Superiori
La Fondazione “Fojanini” (dedicata al
compianto e indimenticabile dott. Piero
Fojanini) di Studi Superiori di Sondrio è
stata costituita nel 1971; ha come obiettivi
la realizzazione di attività destinate alla
valorizzazione ed al potenziamento della
ricerca scientifica nelle discipline agrarie
ed ambientali, oltre all’assistenza tecnica in agricoltura in provincia di Sondrio;
promuove, inoltre, lo sviluppo e la crescita del settore primario attraverso corsi di
formazione e di aggiornamento a cui accedono gli operatori interessati.
Attraverso tali obiettivi la fondazione,
grazie agli enti finanziatori e ad uno staff
tecnico altamente preparato, da oltre
trent’anni è attiva con un progressivo e
costante inserimento nel tessuto rurale
provinciale. I servizi sono forniti agli imprenditori con una precisa logica di ricerca del miglioramento qualitativo delle
produzioni e le azioni intraprese hanno
pertanto una concreta applicazione su
tutte le fasi di prodotto e di processo delle produzioni agrarie.
La “Fojanini” esprime per tutto ciò un
ruolo importante nell’affrontare tematiche
di grande valore territoriale, rappresentando un punto di riferimento che potrà
offrire un sostanziale impulso alla qualificazione ed allo sviluppo dell’agricoltura
di montagna. I settori di attività sono: la
viticoltura, la frutticoltura, la foraggicoltura, l’alpicoltura, l’apicoltura, l’enologia
e l’ecologia alpina. I servizi offerti sono:
la ricerca e la sperimentazione applicata,
la formazione e la didattica, l’assistenza
tecnica alla difesa fitosanitaria, il servizio
di analisi del terreno, il servizio di analisi
fogliare, il servizio per la gestione dell’irrigazione, il servizio di analisi del vino e
del miele ed il monitoraggio ambientale.
Quattro i “servizi” dove la “Fojanini” eccelle; ci riferiamo, in particolare, alla ricerca ed alla sperimentazione applicata, all’assistenza tecnica, ai laboratori di analisi
e alla formazione e didattica.
Nel primo caso la fondazione persegue
66
un obiettivo molto importante per la valorizzazione delle produzioni di montagna
attraverso la ricerca della “massimizzazione” della qualità, ponendosi queste finalità attraverso programmi concreti di ricerca e di sperimentazione legati alle attività
agricole e di trasformazione dell’intera
provincia di Sondrio.
Nel secondo il personale della fondazione “Fojanini” offre da anni un servizio di
assistenza tecnica affiancando gli agricoltori nella gestione ordinaria e straordinaria delle proprie aziende agricole.
I punti di forza del servizio offerto sono
l’assistenza alla difesa fitosanitaria delle
coltivazioni e l’assistenza enologica.
Nel terzo i laboratori di analisi sono strettamente legati all’assistenza enologica:
viene monitorato il livello qualitativo delle
produzioni con analisi approfondite su uva
raccolta, mosto e vino; i laboratori, inoltre, operano su mele e miele. Nel quarto
caso, ovvero la formazione e la didattica,
è proprio quest’ultima che evidenzia in
modo marcato il “valore aggiunto” della
fondazione: essa, infatti, risulta un momento di crescita culturale e professionale di tutti gli operatori del settore agricolo; l’organizzazione di corsi, di seminari
ed incontri formativi destinati soprattutto
alle scolaresche della provincia sono i momenti pregnanti dove vengono illustrate
le materie oggetto di insegnamento della
Fondazione “Fojanini”.
Dulcis in fundo e fiore all’occhiello della
fondazione, l’azienda agricola “La Castellina”, situata a Sondrio nel cuore della
produzione del vino “Valtellina Superiore
DOCG Sassella”. La superficie aziendale
pari a ettari (ha.) 10 è distribuita in un unico corpo ed è disposta in forte pendenza
in modo che il profilo del terreno coltivato
assuma la conformazione di terrazzamenti dalle dimensioni irregolari più o meno
grandi.
L’insieme dei terrazzamenti, con le frequenti rocce affioranti, crea uno spettacolo unico nel suo genere come uniche
sono le condizioni climatiche che si verificano su queste pendici esposte a sud.
Infatti la vocazione viticola, in tali zone,
ha escluso ogni altro tipo di coltura ed
il vigneto aziendale, agronomicamente
condotto in modo rigorosamente scientifico, rappresenta un punto di riferimento
per i produttori di uva dell’intera provincia
di Sondrio. Clima da una parte e terreno
dall’altra, unitamente allo straordinario vitigno nebbiolo o meglio conosciuto nella
tradizione locale come “Chiavennasca”,
creano un’alchimia che esprime potenzialità enologiche ineguagliabili. Sfruttando
al meglio queste peculiarità, l’azienda
agricola “La Castellina” della Fondazione
“Fojanini” produce vini rossi all’insegna
della più antica tradizione valtellinese, ma
con un’attenzione particolare alle innovazioni di processo che permettono di soddisfare le esigenze anche dei consumatori
più esigenti.
Fondazione e cantina, perciò, nell’ottica
di ottimizzare le sinergie strutturali, coniugano l’utilizzo delle cantine con l’attività
di laboratorio e con l’analisi della sezione
sperimentale in viticoltura, impostando
momenti di completamento dei lavori di
ricerca estendendoli a tutta la filiera vite
– vino dell’intera provincia di Sondrio. In
relazione a quanto sopra ricordato siamo
riusciti ad incontrare il direttore della fondazione, Graziano Murada (“primo cittadino” di Albosaggia) e con lui abbiamo
fatto una chiacchierata, veramente proficua, sul tema della viticoltura e sui terrazzamenti valtellinesi che rappresentano
la più grande area viticola di montagna
d’Italia, un autentico capolavoro della cultura contadina che ha tutti i requisiti per
essere riconosciuto patrimonio universale
dell’umanità (UNESCO).
- Graziano Murada, alcune sue considerazioni sull’agricoltura “di montagna”
ed in particolare sui terrazzamenti vitati
valtellinesi?
<<La letteratura che sottolinea la necessità di puntare sull’agricoltura di montagna,
come fattore essenziale per la tutela ed il
rilancio delle Alpi, è oramai piuttosto ampia. I concetti di fondo sono chiaramente
riassunti dall’autore, il prof. Luigi Zanzi
(Università di Pavia) nelle seguenti affermazioni che personalmente ritengo fondamentali. L’agricoltura di “montagna”
è imprescindibile per “salvare la montagna”.
Se non si riconosce tale ruolo fondamentale all’agricoltura di “montagna”, non può
attuarsi alcuna politica di tutela ambientale della montagna stessa, soprattutto
67
perché questa attività economica è la sola
che consente di mantenere insediata tra
le montagne una popolazione di “montanari” che possa vivere “della montagna”
e “nella montagna”. La sussistenza in luogo di tale popolazione è cruciale affinché
si possa affidare ad essa la responsabilità
della “custodia” dell’ambiente ed affinché
vi sia una “resistenza” in luogo di qualcuno che si batta per la difesa dell’ambiente
contro chiunque voglia stravolgere l’ambiente stesso ai fini di uno sfruttamento
economico incompatibile con l’integrità
ambientale. Difendere l’agricoltura “di
montagna” diventa, pertanto, una scelta
strategica irrinunciabile al fine di “salvare
le Alpi”. Uno degli aspetti particolari dei
vigneti retici valtellinesi è che, in questo
caso, non siamo di fronte ad una fuga
dall’agricoltura di montagna come succede in tante altre zone delle alpi, ma ad
una agricoltura che tenacemente vuole
restare e svilupparsi e che, con estrema
determinazione, sta cercando di superare, attraverso la qualità i grandi svantaggi
competitivi di cui soffre. Essa chiede solamente alle autorità italiane competenti
di pagare un giusto “corrispettivo” per
l’opera di manutenzione svolta dall’agricoltore, senza la quale la comunità dovrebbe comunque subire costi e perdite
enormi. E chiede all’UNESCO di riconoscere lo straordinario valore artistico – culturale – ambientale di questa “viticoltura
eroica” … noi crediamo fermamente che
questo riconoscimento avrà effetti positivi non solo sui diretti interessati, non solo
sulla Valtellina intera, ma su tutta la civiltà
delle Alpi. Comunque quale sia la decisione dobbiamo assolutamente sostenere le iniziative economicamente “vive” e
“culturalmente” esemplari come i nostri
vigneti del versante Retico della Valtellina. L’analisi che ha condotto la Fondazione “Provinea – “Vita alla vite di Valtellina” – Onlus, dimostra in modo molto
esauriente, a mio avviso, il valore storico,
culturale, paesaggistico – ambientale ed
economico della zona dei vigneti terrazzati del versante Retico della Valtellina per
la quale viene avanzata come ho già ricordato in precedenza la candidatura al riconoscimento come patrimonio mondiale
dell’umanità – UNESCO>>.
- Esistono senza ombra di dubbio alcuno
altre viticolture “eroiche” di montagna
a livello delle Alpi, alle quali molte delle
considerazioni che ha menzionato sopra
per il versante Retico si possono applicare; quali sono le specificità che questa
“zona”, unica ed emblematica, presenta? <<Innanzitutto la sua estensione, pur
in un dimensionamento corretto con criteri molto rigorosi e restrittivi; poi la sua
unitarietà e compattezza che ne fanno un
“eco - museo vivente” e, coprendo il cuore dell’intero versante Retico, danno vita
ad uno dei più straordinari paesaggi di
68
coltura alpina; il grande sviluppo dei muretti terrazzati (oltre duemilacinquecento
chilometri) e ancora il loro buono stato di
conservazione e di manutenzione; la presenza di attività vitivinicola ancora viva e in
questi ultimi anni in rigorosa ripresa, contrassegnata da molti piccoli agricoltori,
ma anche da alcuni importanti produttori
di marca capaci di svolgere un’azione di
trascinamento dell’intero territorio; basta
ricordare il Consorzio di Tutela dei Vini di
Valtellina e la stessa Fondazione Provinea,
che non è assolutamente rappresentanza
di interessi di parte e particolari, ma unisce e coordina le diverse sensibilità all’insegna della tutela e della valorizzazione
del territorio, inteso come bene primario
e comune, oltre alla presenza di enti di ricerca e di formazione come la nostra fondazione e da un appoggio più che convinto dagli enti locali (comuni, provincia, regione), dalla camera di commercio e dalle
banche locali; per finire alla storia unica
di significati culturali, paesaggistici ed
ambientali di grande e crediamo di ineguagliabile significato e rilevanza. Tutto
ciò fa di questa zona e del suo potenziale
una realtà unica capace di rappresentare
qualcosa di molto importante per l’intero
territorio valtellinese e, più in generale,
per la civiltà alpina>>.
- Un’ultima annotazione, Murada, riguarda la vostra collaborazione con ERSAF
(Ente Regionale per lo Sviluppo Agricolo
e Forestale) e con la regione Lombardia
attraverso un nuovo progetto; ci può
dare qualche “dritta” su quanto la “Foja-
nini”, attualmente, sta facendo in questa
direzione? << Premesso che la nostra
provincia risulta essere, per la maggiore
parte, estesa su un territorio tipicamente
“di montagna” e che quindi l’agricoltura
praticata recita non solamente un ruolo
economico, ma anche uno ambientale
- paesaggistico (forse il prevalente) e, di
conseguenza, di mantenimento bisogna
evidenziare che la nostra “agricoltura di
montagna” da un punto di vista economico non può competere con l’agricoltura
tradizionale; perciò a questa agricoltura
deve essere riconosciuto il ruolo fondamentale che svolge e che viene chiamato
con il termine di “multi - funzionalità” …
solo attraverso tali modalità sarà possibile mantenere questo straordinario paesaggio (i terrazzamenti vitati) e solo così
l’intera valle potrà contare su versanti
“terrazzati” … paesaggi questi finemente coltivati e frutto di secoli di fatiche, di
storia e di tradizione. Sorge spontanea,
a questo punto, una domanda: che cosa
potrebbe essere la Valtellina senza i suoi
terrazzamenti vitati? La risposta è altrettanto spontanea … ed è legata proprio
alle attese circa il riconoscimento, da parte dell’UNESCO, di questo straordinario
ed impareggiabile patrimonio storico,
agricolo - vitivinicolo, ambientale e culturale che il versante valtellinese Retico
presenta … Per quanto concerne il nuovo
progetto posso affermare che la nostra
fondazione, in collaborazione con ERSAF
(Ente Regionale per lo Sviluppo Agricolo
e Forestale) e con la regione Lombardia,
ha lanciato un nuovo progetto chiamato
“selezione storica”. E’ una novità a livello italiano perché fino ad ora si era fatta,
solo ed esclusivamente, selezione clonale per scegliere le nuove viti (barbatelle);
noi, invece, vogliamo mettere a disposizione delle aziende agricole vitivinicole
locali selezione di materiale che rispecchi
il patrimonio genetico e storico. Quindi
la possibilità concreta di fornire all’agricoltore piantine di vite “figlie” di piante
madri che possono avere più di un secolo; questo permetterà, alla stessa azienda
agricola, di utilizzare tale patrimonio genetico ma soprattutto storico per dare valore aggiunto alle loro produzioni>>.
- Graziano Murada, ci permetta un’ultima domanda relativa alla richiesta che
Provinea e la sua fondazione, “Vita alla
vite” – Onlus, ha fatto per avere da parte dell’UNESCO il riconoscimento mondiale dei terrazzamenti valtellinesi quale
patrimonio dell’umanità: quali attese riponete, come fondazione “Fojanini”, in
questo ambito riconoscimento?
<<Il rafforzamento dell’identità e delle
motivazioni di chi continua, imperterrito,
a svolgere questa difficile ed “eroica”
attività; la preservazione e lo sviluppo di
questa peculiare attività nel suo triplice
ruolo di: attività economicamente rilevante, di attività custode di antichi valori tipici
delle culture agricolo – alpine e di attività
che svolge un ruolo essenziale di difesa
contro l’erosione e l’inselvaticamento del
territorio; lo stimolare le autorità locali
e soprattutto la regione Lombardia ad
assumere precisi impegni finanziari ade-
69
guati e sistematici per la manutenzione
dei muretti a secco che rappresentano un
interesse comune e non solo per i viticoltori; lo sviluppo di attività turistiche complementari, culturali, ambientalistiche ed
enogastronomiche che facilitino l’integrazione del reddito dei singoli vitivinicoltori
e ne consolidino la permanenza e la continuità. Concludo sottolineando che nei
terrazzamenti ci sono i semi di un valore
economico, ecologico ed ambientale ancora da sviluppare e valorizzare in modo
appropriato … semi che possono portare
ad un ulteriore valore aggiunto per l’intera
Valtellina; allorchè i valtellinesi inizieranno
a sentire e a far proprio questo orgoglio,
questo “bene paesaggio” unico al mondo, diventerà l’identità di tutta la valle>>.
Per ulteriori informazioni: Fondazione “Fojanini” - via Valeriana, 32 – Sondrio – tel.
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71
popolazioni del mondo
1. Canyon striato di basalti
2. Carovana di dromedari e Afar
In Eritrea, già Africa
Italiana, a meridione
del porto di Massaua si
stende, fino al confine
francese di Gibuti, il
vasto territorio arido e
inospitale della Dancalia, desolata e deserta
3. Panorama del deserto Dancalo
4. Gessi e crinale del vulcano Afderà m. 2225
1
Con i dancali, gente
di solitudine e libertà
Txt e foto: Ermanno Sagliani
Ancor oggi per percorrerla è necessario
attrezzarsi per un itinerario difficile, portando con sè viveri e acqua. La temperatura, salvo la notte è tra le più elevate del
globo.
Il territorio è interessante per la sua imponente stessa desolazione. Molto povero di fauna e di flora, specie rare sono in
parte estinte: l’onagro o asino selvatico,
il cudu e l’orix dalle lunghissime corna,
semiscomparso il gattopardo e lo struzzo,
più numerose, ottarde, faraone, facoceri,
lepri, antilopi.
La popolazione dei Dancali o Afar, ossia
nomadi pastori, a lungo chiusa a ogni
penetrazione, conservano carattere fiero,
indipendente ed è quasi impossibile e
rischioso accedere ai loro territori senza
particolari introduzioni.
Dall’altopiano di Macallè, m. 2040, scendiamo per valli con un fuoristrada dove i
rilievi vulcanici sono improntati a una vastissima zona sprofondata, rotta e frammentata, tra quote di meno 140 metri fino
a circa m. 2500 del superbo Assabot. Frequenti i crateri basaltici di un vulcanismo
che si manifesta ancora con solfatare e
acque termali, acquitrini permanenti per
72
le piogge. In prevalenza rocce vulcaniche
e crateri, espandimenti di lave traboccate
da dorsali, masse laviche striate, stratificate in disegni e tinte surreali.
Creste ed erti profili disimmetrici, depressioni di argille e sabbie. La pista scende
in vista del candido Piano del Sale esteso
circa 100 Km. Prima dell’ultimo insediamento abitato di Gozzeblè, sulla pista
veniamo fermati a vari posti di blocco. Le
attese sono lunghe. Gli Afar, riconoscibili
per le tipiche treccine e riccioli lucidi di
burro, sono armati di Kalashnikov. Hanno
la fama di irriducibili e feroci guerrieri, che
in passato eviravano i nemici catturati e
uccisi.
Per proseguire si attendono le decisioni
dei capi clan, a volte occupati a fare un
interminabile pisolo, anche per un giorno
e mezzo. Senza guide e referenze è impossibile proseguire.
Negli anni ’90 un gruppo di turisti italiani
venne tenuto in ostaggio dagli Afar e fu
liberato dopo settimane con l’intervento
del nostro Ministero e difficili trattative diplomatiche. Con l’automezzo si prosegue
con difficoltà e rischio di triturare i pneumatici, tra le colate laviche, serpeggian-
3
2
do, aggirandole. A quota meno 140 metri
si raggiunge il lago Afrera, già Giulietti.
Nella città di Assab, sul Mar Rosso, un
obelisco ricorda i caduti e lo stesso Giuseppe Giulietti, che col compagno Bilieri
a fine maggio 1881, furono ferocemente
trucidati da una tribù Dancala, durante
un’espolarazione. Lo specchio d’acqua
salmastra, tra neri basalti pomice grigia,
e la depressione, accumulano il calore
del sole. Il lago salato di Afrera accoglie
dozzine di sorgenti calde che defluiscono nell’acqua a 43 gradi, insopportabile
al metabolismo dell’uomo, ma i pesci si
sono incredibilmente adattati. La riva è
salata e fangosa, eppure in questo paesaggio lunare vivono uomini e animali.
Poniamo il campo per la notte. Ci cibiamo con una zuppa d’avena e pane che gli
Afar cuociono avvolgendo sassi vulcanici
già roventi. Ci laviamo a una sorgente.
Attorno il paesaggio è disseminato di vulcani. Ne saliamo uno in un clima torrido
e giungiamo in vetta spossati. Quando si
fa buio diventiamo testimoni di un meraviglioso spettacolo della natura. I vulcani
sono incredibili valvole da cui esce l’energia dal nucleo infuocato del globo. Il
4
magma incandescente illumina l’oscurità
con barbagli di luce rossa. Nella caldeira
si osserva il processo di risalita della lava.
Spettacolo impressionante e primordiale
delle lingue di fuoco, sotto la spinta delle
forze geologiche capaci di far sorgere o di
sprofondare masse di roccia o di magma.
Qui la pista finisce e gli Afar formano una
carovana di dromedari carichi di molta
acqua. Si riprende il percorso a piedi nel
deserto lavico, arido ed estenuante. Si
marcia solo all’alba o all’imbrunire. Per
non disidratarci si bevono parecchi litri
di acqua al giorno, poco cibo, zuppe, e
the. Si incontra un povero insediamento
di igloo di blocchi lavici, coperto di frasche essiccate. Altra sosta. I dromedari
sono tormentati dalle zecche e trovano
beneficio nel fango di una sorgente ter-
73
male. Tutto è come il primo giorno della creazione del mondo in un ambiente
primordiale da origine della terra. Siamo
giunti ai piedi della nostra meta. Il vulcano
Afderà, m. 2225 con una dorsale verticale
estesa per 11 km di scisti, gessi, imponente. Questo deserto di Dancalia, inferno
del creato, è grandioso nell’espressione
delle forze naturali. Partendo col buio ci
inerpichiamo sull’erta dorsale di rocce.
Gli Afar e i dromedari ci attenderanno alla
base. Si guadagna con fatica una piccola
sella, acceso alla vetta, mentre il sole illumina l’orizzonte, immenso e spettacolare,
di questa metamorfosi senza fine, dettata dall’energia che modifica in continuo
l’aspetto geologico della terra. Energia
non solo come forza della natura, ma
come evoluzione della vita.
storia
1.- 3. Immagini fotografiche di alcuni particolari
complesso architettonico dell’altoforno
2. Area forni fusori Premadio in un’altra foto storica di fine ‘800
Per una storia delle miniere della Valle
di Fraele: gli “altoforni” di Premadio
Valdidentro: l’area dei forni fusori di Premadio
(in basso a destra) in una foto di fine ‘800
Dopo oltre un secolo di
oblio, l’interesse del Comune di Valdidentro per il
recupero di questo straordinario insediamento di
archeologia industriale,
porrà finalmente termine
al degrado …
Il territorio dell’Alta Valtellina potrà così aggiungere, al suo già ricco patrimonio storico - artistico
questo esclusivo sito restaurato, destinato a museo minerario.
Txt: Silvio Mevio
Foto: Archivio Stefano Zazzi
Premessa
L’estrazione e la lavorazione del ferro in
valle di Fraele (Valdidentro – Alta Valtellina) ha origini remote e fu per diversi secoli
una delle principali risorse economiche
del bormiese. Un’attività che si diffuse
in molte vallate valtellinesi: basta pensare alla valle Venina, alla valle Ambria e a
quelle di Tartano e di Gerola. Le notizie
più antiche risalgono al fine del XIII secolo
(1272): in quell’anno, infatti, il forno di Semogo (Valdidentro - Alta Valtellina) veniva
affittato ad una società di cui si ricordano
un Alberti, un Besta ed un Marioli per l’affitto annuo di “vent’otto imperiali”. Il ferro
doveva provenire, si da allora, dalle ricche
e floride miniere della valle di Fraele, nonostante solo verso la metà del secolo XIV
si parli di forni posti lassù! Forse era già
attivo quello denominato di “Cazzabella”,
presso la località S.Giacomo di Fraele a
quota 1930m s.l.m., noto poi come forno
vecchio che nel 1422 doveva appartenere
a Cristoforo Alberti. Il forno era poco distante dalla miniera della valle Bruna, così
da ridurre i costi di trasporto del pesante
materiale grezzo ed aveva intorno fitti boschi di pino nano, il cosiddetto “muff”, da
cui di estraeva il carbone per la fusione. Ma
non solamente dalla valle di Fraele proveniva il ferro se il “Quaternus Eventariorum”
accenna ad una fornitura di “trentasei libbre” ottenuta dagli Iuvalta di Bellaggio, da
parte del Comune di Bormio. Un forno ed
una fucina, dotati di ogni attrezzatura per
la lavorazione del metallo, erano collocati
74
1
in quel di Livigno come risulta da un atto
con cui il 6 settembre 1332 sei uomini di
Bormio li presero in affitto per venticinque
anni. Nel 1377 le fucine erano ben tredici,
di cui sei nella sola Semogo (Valdidentro
– Alta Valtellina); altre ancora ne sorsero
come per esempio quelle di Morignone
(Validisotto – Alta Valtellina) menzionate in
un atto datato 18 aprile 1474 e citato dal
Besta. Quanto ai forni di Premadio (Valdidentro), dovevano essere posti sin da quei
tempi poco sotto la chiesa parrocchiale,
dove venivano condotti la ghisa ed il ferro
prodotti in valle di Fraele. Il ferro bormiese si vendeva in “broza”; nella Valtellina
si commerciava invece in “quadrones”
oppure in “regiones”. Brozi e reggioni si
riferivano alla forma con cui il minerale veniva “confezionato”. Un “brozo” pesava
all’incirca sei “centenaria” di libre e veniva
pagato nel 1349 “dieci soldi” per centenario. Lo sfruttamento minerario venne poi
regolamentato dagli Statuti di Bormio. In
quelli del 1561 si ordinava tra l’altro “ …
che niuna vena di metallo, ferro, argento
e d’alcune altre sorte di metallo si ritroverà in tutto il territorio di Bormio, d’alcune
persone forestiere e che quelli metalli,
che son già trovati e che nell’avvenire si
troveranno, siano totalmente del comune,
salvo che se quella vena fosse trovata o si
ritroverà a nome delli vicini di Bormio e
questo sempre s’intenda salvo l’autorità e
superiorità delli Signori delle Tre Leghe …
”. Localmente con il ferro si facevano (confezionavano - costruivano) cerchioni per
carrozze, per carri agricoli, per le botti del
vino e del latte, falci, secchi, zappe ed altri
attrezzi – utensili. Fiorì, così, un pregevole artigianato, testimoniato da inferriate,
balconi, catenacci, serrature, attualmente
ancora rilevabili nelle più antiche abitazioni di Bormio. Parte degli utensili ricavati
dal materiale ferroso veniva scambiata
per l’acquisto del sale ed altre necessità
occorrenti ai lunghi inverni nelle baite.
L’Urangia Tazzoli accenna pure ad un commercio di armi lavorate nel contado che
venivano condotte in Trentino Alto - Adige. Fino al 1612 lavoravano le miniere di
ferro della valle di Fraele certi signori Muti
di origine bergamasca; a detta del Bardea
il loro forno era collocato non lontano dal
ponticello che conduceva alla chiesa di
S. Giacomo e all’osteria di valle di Fraele,
nei cui pressi costruirono più tardi il loro
forno gli Sprecher. Le miniere (cave) di ferro per la maggiore parte erano ubicate,
come abbiamo già evidenziato, in valle di
Fraele; ad oriente della stessa erano quelle di Pedenolo, Pedenoletto e Jal (in alta
valle Forcola), quasi sospese nel vuoto sui
costoni verticali e strapiombanti sulla sottostante valle del Braulio. Di vena tenera,
per essere adeguatamente coltivate abbisognavano del carbone di legna non forte,
il cosiddetto “pecé” che scarseggiava da
quelle parti. Una quarta cava era collocata
nella valle Bruna (oltre lo xenodochio di S.
Giacomo Fraele), più dura e quindi adatta
al carbone che si ricavava dal pino mugo
di cui l’intera vallata abbondava; servivano
però per l’estrazione scalpelli e cariche di
esplosivo, così che per buona parte del
fabbisogno si ricorse ad altre miniere più
economiche da scavare. Dopo oltre un
secolo di oblio l’interesse del Comune di
Valdidentro, per il recupero dello straordinario insediamento di archeologia industriale (il forno di Premadio), porrà finalmente termine al degrado in cui lo stesso
versava oramai da parecchi anni. A questo
proposito, recentemente, abbiamo incontrato l’ingegnere Stefano Zazzi, presso il suo studio di ingegneria di Bormio,
per avere informazioni più dettagliate su
questo importante manufatto che dopo
un secolo verrà restaurato completamente per essere messo a disposizione come
“museo minerario” dell’Alta Valtellina.
La parola a Stefano Zazzi
<<Non si conosce con esattezza l’origine
della fucina di Premadio, che era strettamente legata all’estrazione del ferro in Val
Fraele. Sull’attività estrattiva nelle miniere
di Val Fraele esistono invece documenti
a partire dal sec. XIII. Da notizie del secolo scorso si apprende comunque che
l’altoforno di Premadio, dove confluiva il
minerale estratto, era “uno dei più perfetti allora in Lombardia”. L’impianto era
costruito da vari caseggiati in cui si aveva:
un altoforno, un forno di pudellatura con
generatore , un forno contese, un forno
alla bergamasca, un cubilotto, due maglie ed una gru per la fonderia, un forno
a riverbero per la bollitura in cui si utiliz-
75
2
3
zavano le energie perdute nel servizio di
riscaldo del ferro. La forza motrice era fornita da una turbina di 80 HP. Annessa alla
ferriera, trovavasi pure una piccola officina
di costruzione e di riparazione meccanica
con tre magli distendini, cesoie, torni per
cilindri, utensili: locali separati erano destinati a magazzini, uffici ed alloggi. Alla
lavorazione della ferriera erano adibiti un
direttore, un assistente, capisquadra per
la pesatura, per il lavaggio, per il trasporto
in fonderia, dieci “gazeurs”, tre operai per
il forno, tre per la fonderia, due sottilatori, quattro addetti ai lavori in legno, uno
per la pulizia del carbone e dieci al laminatoio. Dopo un periodo molto fiorente,
nel 1875, l’industria del ferro nel bormiese dovette cessare per varie cause, che si
possono così riassumere: la grande quantità di legna richiesta che ne aveva elevato
il prezzo, l’aumentato costo dei trasporti
e della manodopera, la concorrenza del
ferro belga e inglese che, pur di inferiore
qualità, costava assai meno. Si comprende
4
5
4. Particolare interno della centralina
5. - 6. Particolari complesso architettonico
altoforno Premadio
quindi il degrado attuale del sito pressoché abbandonato da oltre un secolo. Lo
sfruttamento del ferro ebbe poi, verso la
metà del secolo scorso, un ulteriore impulso: nel 1848 Luigi Corneliani di Milano,
richiede al governo del Lombardo - Veneto la concessione per cinquant’anni delle
quattro miniere di Val Fraele e successivamente di altre tre: una sopra Molina, un’altra a Ferrarola ed una terza sopra il bosco
di Arsiccio (tutte collocate in Valdidentro
– Alta Valtellina). Con l’avvento della ditta Corneliani lo sfruttamento delle cave
viene a perdere l’impostazione artigianale che aveva avuto in passato, con scarso
impiego di capitali ed il lavoro di poche
persone, che non sempre portò a risultati
stimolanti. Si costruirono le grandiose ferriere di Premadio, con forni per la ghisa e
per il ferro; sulle sponde dell’Adda quattro
6
imponenti magli davano nuova forza alla
lavorazione del metallo. Come in passato,
il materiale proveniva quasi esclusivamente da Pedenolo, ed aveva un tenore di ferro del 58%, ma si trovò che miscelandolo
con altro proveniente dalla Val Zebrù ne risultava un prodotto eccellente. Negli anni
tra il 1856 ed il 1859 l’industria ferriera visse il suo momento migliore e si lavorarono
giornalmente 12-15 tonnellate di minerale. L’attività si svolgeva continuamente
nel corso dell’anno ed aveva una pausa
solo nei giorni più rigidi dell’inverno; nei
secoli addietro si dava il fuoco ai forni per
soli otto mesi l’anno. Il prodotto trovava
smercio sui mercati di Milano e a Malles
in Val Venosta; gli utensili ricavati venivano
invece trasportati per buona parte a Colico, da dove raggiungevano tutti i paesi
del lago. Il Bardea in anni anteriori, par-
76
lava anche di forniture ai grigioni svizzeri. Le ferriere impiegarono in quegli anni
quasi cinquecento operai: vi erano addetti
al taglio della legna, alla confezione del
carbone, allo scavo, per cui si praticavano gallerie armate, ed al trasporto a valle
del minerale che si effettuava in parte con
slitte ed in parte con carri a due ruote, le
cosiddette «benole». Negli ultimi anni di
esercizio si ricorse a funicolari: una scendeva dalla miniera di Pedonolo a Campo
dei Fiori, un’altra andava di qui alla prima
cantoniera dello Stelvio; poi il materiale,
lungo la leggendaria strada dello Stelvio,
raggiungeva l’altoforno di Premadio. L’impianto era composto da sette caseggiati
ed è visibile in parte nel servizio fotografico che correda l’articolo (una in particolare reperita in un archivio di Salisburgo).
Ma, pur dopo un periodo così glorioso,
nel 1875 l’industria del ferro nel bormiese dovette cessare; furono molte le cause del declino, e il Martinelli ne indicò le
principali qui di seguito riportate. 1. La
grande quantità di legna che si richiedeva
ne aveva elevato il prezzo, mentre i comuni sociali del bormiese, preoccupati per
l’eccessivo disboscamento, si mostravano
sempre più contrari ad accordare ulteriori
concessioni di tagli, finché deliberarono
per non più concederne. 2. L’aumentato
prezzo dei trasporti e della mano d’opera
in conseguenza dell’aumentata emigrazione temporanea e permanente. 3. La
concorrenza del ferro belga e inglese che,
per quanto inferiore di qualità, costava assai meno.
Nel 1912, quando il prof. Stella del Politecnico di Torino eseguì alcuni rilievi geologici nella zona, le miniere tornarono a
ridestare un certo interesse. Ancora, negli
anni tra il 1919 ed il 1922, la ditta Giongo
compì dei lavori che confermarono essere
il giacimento di grande interesse; accurate indagini permisero di rintracciare nuovi
affioramenti nella zona di Pedenolo, che
si estendevano fino al vallone di Radisca.
Non si arrivò però a nulla di concreto e,
pur con i rinnovati progressi compiuti in
seguito dalla tecnica, l’attività mineraria in
Val Fraele non ebbe modo di riprendere.
Dopo oltre cento anni di oblio, l’interesse
del Comune di Valdidentro per il recupero
di questo straordinario insediamento di
archeologia industriale, porrà finalmente
termine al degrado; il territorio dell’Alta
Valtellina potrà così aggiungere al suo già
ricco patrimonio storico - artistico questo
esclusivo sito restaurato, destinato a museo minerario>>.
recensione
Una tradizione di qualità
in Valtellina sua maestà il Bitto
Formato: 28x28cm
Pagg: 128
Foto: 100 a colori
Testi: italiano e inglese
Costo di copertina al pubblico � 45,00
Autore: Livio Piatta – Emanuela Zecca
Editore: Edizioni Worl Images
ISBN: 978-88-89498-03-3
Il libro è in vendita presso l’editore e nelle migliori librerie della Lombardia.
Attraverso testi e fotografie, il volume monografico si prefigge di raccontare la tradizione
del formaggio Bitto, che riassume in sé, nel
gusto, nella lunga stagionatura, i caratteri intrinsechi di un popolo fiero e ardito, legato
alla terra e alle tradizioni, che fonda la propria
esistenza sul lavoro e sull’impegno. Un prodotto che si tramanda da generazioni di padre
in figlio.
Questo volume sul Bitto è la testimonianza
viva e reale di un piccolo universo che sopravvive al trascorrere del tempo.
E’ un omaggio alla provincia intera che ancora
oggi si identifica nel suo formaggio più rappresentativo, riconoscendo ai casari ed agli
alpeggiatori il merito di preservare il territorio
e di mantenerne inalterata la bellezza. Gustando il Bitto apprezziamo anche gli uomini, gli
animali e i luoghi dai quali si nasce. Questo
libro fotografico potrà fare molto per fissare
nella memoria e nell’animo di tutti quelli che
lo sfoglieranno le immagini più significative
del piccolo universo che ruota attorno ad uno
dei formaggi più celebrati delle Alpi: Sua maestà il Bitto.
Livio Piatta è nato a Sondrio, nel 1959. Inizia ad accostarsi alla natura fin da bambino,
seguendo la famiglia nel Parco nazionale
dello Stelvio, dove i genitori conducono
una baita durante i mesi estivi.
Si diploma in fotografia naturalistica, geografia e comunicazione visiva per la divulgazione scientifica all’Istituto Europeo di
Design di Milano, e avvia collaborazioni
con periodici italiani (Meridiani Montagne,
Alp, Airone, Bell’Italia, Bell’Europa, Tuttoturismo, In Viaggio, Traveller) e stranieri
(Watch, Sunday Telegraph).
Da 20 anni viaggia in numerosi paesi fotografando montagne, deserti e ambienti
marini.
Partecipa a spedizioni alpinistiche extraeuropee.
Ha effettuato esposizioni fotografiche in
Italia e all’estero. Scrive articoli sui temi
della montagna e della conservazione della natura ed è titolare dell’Agenzia fotografica World Images di Sondrio.
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Emanuela Zecca, nata a Morbegno nel 1966,
giornalista. Dal 1988 ha scritto per diverse
testate e collaborato con emittenti radiofoniche e televisive approfondendo, in anni
recenti, i temi legati all’economia della provincia di Sondrio con particolare riferimento
all’enogastronomia, all’agricoltura e al turismo. Nel 2002 ha fondato la Ezetra Comunicazione Integrata per mettere a disposizione di aziende, organismi ed Enti Pubblici
la lunga esperienza maturata nei media e le
conoscenze acquisite nel campo della comunicazione. Ha collaborato all’organizzazione delle ultime sei edizioni della Mostra
del Bitto e di Nebbiolo Grapes nel 2004. E’
stata addetto stampa del Consorzio di Tutela dei Formaggi Valtellina Casera e Bitto
dal 2002 al 2005, ha curato la pubblicazione
“L’Arte del Formaggio”, edita nel 2004, e
scritto contributi e articoli sulla enogastronomia e sui prodotti tipici. Dall’ottobre del
2004 è responsabile dell’ufficio stampa dell’Amministrazione Provinciale di Sondrio.
bar
I “Masai” popolazione
africana, protagonisti
all’Aprica
Un rinnovato bar-ristorante
dal gusto tipicamente etnico
Il ristorante “Muti” da Thomas all’Aprica, situato proprio davanti ai “campetti
da sci”, è gestito direttamente dai proprietari così come la cucina. Possibilità di
organizzare e realizzare banchetti di ogni
genere; la ristorazione si basa, essenzialmente, sulla preparazione di piatti tipicamente valtellinesi e nazionali. Su prenotazione si può mangiare ottimo pesce fresco di mare (antipasti misti caldi e freddi,
grigliata mista con possibilità di scelta tra
una quindicina circa di varietà di pesce
RISTORANTE MUTI DA THOMAS
GESTIONE: gestione familiare.
Chiuso il martedì.
INDIRIZZO: via Adamello 41
23031 Aprica (SO)
TELEFONO: 0342-746580
FAX: 0342-746580
ATTIVITA’: gestione interamente curata dai
titolari con possibilità di realizzare dei banchetti. Ristorazione con piatti della cucina
tipica valtellinese e nazionale. Su prenotazione, pesce fresco di mare (antipasti caldi
e freddi, grigliata mista con circa 10/13 varietà di pesce cucinato alla brace).
Il menu viene completamente rinnovato
con cadenza mensile, sulla base dei piatti
di stagione.
BAR MASAI
GESTIONE: gestione familiare.
Chiuso il martedì.
INDIRIZZO: via Adamello 41
23031 Aprica (SO)
cucinato anche alla brace). Il menù viene
rinnovato con cadenza mensile, sulla base
dei piatti di stagione.
Il bar “Masai” all’Aprica, collocato proprio davanti ai “campetti da sci”, è gestito direttamente dai proprietari; è bar, ovviamente, oltre che paninoteca, gustosa
bruschetteria e “loungue bar”; vengono
preparati e serviti, anche, ottimi aperitivi
(specialità); si organizzano, infine, feste,
ritrovi e coscrizioni.
Il bar “Masai” è arredato secondo uno
TELEFONO: 0342-746580
oppure 349-2720783
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ATTIVITA’: bar, paninoteca e bruschetteria.
Specialità aperitivi e lounge bar.
Si organizzano feste, ritrovi e coscrizioni.
STRUTTURE: arredato secondo uno stile
etnico. Durante la stagione invernale, al
termine della giornata sulle adiacenti piste
da sci, i colori caldi degli affreschi del bar
Masai e il sottofondo musicale di suoni africani Vi proietteranno direttamente in un’atmosfera magica.
Durante l’estate, invece, sarà possibile assaporare i cocktail del Bar Masai anche nel
giardino.
PROGETTAZIONE: Concreta Srl
Arch. Valter De Pianto
Geom. Michela Bagiotti
REALIZZAZIONE: Concreta Srl
TESTI: Silvo Mevio
FOTO: Andrea Basci
78
79
stile etnico in relazione all’impronta che i
proprietari gli hanno voluto dare (in seguito ad un viaggio in Kenya - ci raccontano i
proprietari – siamo rimasti colpiti da questa popolazione africana dai corpi scultorei, i “Masai” per l’appunto, popolazione
che abita questa zona africana collocata
80
nell’Africa dell’Est e precisamente nella
parte sud del Kenya e nella Tanzania del
nord). Durante la stagione invernale, al
termine di una rilassante e piacevole giornata passata sulle adiacenti piste di sci (il
bar “Masai”, infatti, è collocato davanti ai
“campetti da sci”), i colori caldi e parti-
colari degli affreschi, oltre al sottofondo
musicale di suoni “africani” … proietteranno tutti gli avventori direttamente in
un’atmosfera magica … Durante l’estate,
invece, al bar “Masai” sarà possibile gustare i particolati cocktail anche nel giardino adiacente.
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enogastronomia
1. Il palazzo ducale di Colorno - Parma
“Alma Viva 2007”: gli “stati generali”
della cucina italiana a Colorno …
Lo scorso mese di ottobre
2007 Alma ha ospitato il
“meglio” della cucina italiana con i più importanti
cuochi e gastronomi italiani ed internazionali; l’invito del rettore, Gualtiero
Marchesi, è stato quello di
“unire le forze” …
Txt: Attilio Piazza
Foto: Archivio Mario Mariani – Accademia del
Pizzocchero di Teglio
3. Gualtiero Marchesi con la delegazione dell’Accademia del Pizzocchero di Teglio
4. Un momento del convegno
5. Luciano Andreoli, il primo a sinistra, vicepresidente Accademia del Pizzocchero di Teglio con il
direttore didattico Alma, Luciano Tona
3
2
1
I pizzoccheri dell’accademia omonima di Teglio
protagonisti indiscussi
nella maratona delle paste
fresche in occasione della
rassegna eno - gastronomica della Scuola Internazionale di Cucina Italiana
2. Al centro Gualtiero Marchesi, alla sua destra
Alberta Marchioni e alla sua sinistra Flora Folli
Il profilo di Alma
Alma è il più autorevole centro di formazione della Cucina Italiana a livello internazionale; è una scuola che forma cuochi
provenienti da ogni Paese per farne veri
professionisti della Cucina Italiana, grazie
ai programmi di alto livello realizzati attraverso l’insegnamento da parte di autorevoli docenti che provengono dal mondo
della cucina e dell’alimentazione italiane.
Questa scuola di formazione ha iniziato
la sua attività nel gennaio del 2004 e si è
particolarmente focalizzata sulla specializzazione professionale dei giovani cuochi
e pasticcieri. Ha sede presso il palazzo
ducale di Colorno (Parma) dove dispone
di tremilacinquecento metri quadrati di
superficie appositamente attrezzati dalla provincia di Parma. E’ gestita da una
società a responsabilità limitata (s.r.l.) i
cui soci principali sono l’Unione Camera
Commercio e la provincia di Parma, ma
che comprende anche l’Unione degli
Industriali e l’Ascom di Parma, numerosi consorzi di tutela dei prodotti tipici e
dei vini. La scuola ha stipulato protocolli
di intesa con il ministero della Pubblica
Istruzione e con l’Istituto Nazionale del
Commercio Estero (ICE) con cui collabora
attivamente. Nel 2006 ha ottenuto l’accreditamento da parte della Regione Emilia
Romagna; la società Alma S.r.l. gode di
certificazione ISO 9001; recentemente ha
siglato un’intesa con l’Università Bocconi
di Milano. Il comitato scientifico di Alma,
presieduto dal rettore Gualtiero Marche-
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si, è responsabile degli indirizzi, della didattica e comprende tra i suoi membri i
più autorevoli studiosi dell’enogastronomia italiana, cuochi e pasticcieri tra i più
qualificati, esperti accademici dei prodotti e dei territori italiani. L’italianità e l’inconfondibile “italian style” in cucina sono
l’indirizzo di fondo che viene interpretato
nell’insegnamento del direttore didattico
Luciano Tona, dal suo staff docente interno e da una rosa di settanta cuochi e pasticcieri provenienti dalla diverse regioni
italiane che vengono chiamati “special
guest” a dimostrare agli “allievi” le cucine
dei territori da cui prende consistenza e
ricchezza espressiva la cucina italiana.
La pasta fresca italiana
La pasta fresca è l’anima della cucina italiana, anzi delle molteplici cucine italiane.
Anche chi non conosce a fondo la nostra
arte culinaria individua nei piatti di pasta,
fresca, secca o ripiena la peculiarità del
nostro “desinare”. Lo straniero che viene
a visitare l’Italia, quasi sempre, porta nella sua valigia di ricordi un piatto di pasta
che tenta poi di riprodurre nel suo paese
di origine con prevedibile insuccesso. Per
sottolineare quello che affermava Aldo
Fabrizi, indimenticabile attore italiano,
quella pasta condita “co er sugo della
fanciullezza” riporta antichi mangiari del
“tempo ch’ero poveretto”. In tutte le regioni italiane troviamo formati tradizionali
di pasta che stanno a dimostrare, se ce
n’era bisogno, la grande fantasia della no-
stra gente. Alma ha scelto, proprio in questa occasione, di mettere a fuoco la pasta
fresca, con o senza uova oppure con o
senza ripieno. La scelta che ha effettuato
la Scuola Internazionale della Cucina Italiana, in occasione di questa riuscitissima
“due giorni” (7 e 8 ottobre 2007) è stata
dettata dal fatto che la stessa scuola è di
origine emiliana, il luogo di eccellenza di
tante paste fresche lisce e/o ripiene. Ma
uno sguardo oltre il Po ed il Rubicone ha
messo in evidenza che queste tradizioni
sono anche patrimonio di tante altre regioni del nord e del sud dell’Italia; cambiano gli ingredienti, il grano può essere
tenero o duro e perché no scuro, come
il grano saraceno (polygonum fagopirum)
dei nostri pizzoccheri … vi possono entrare le uova oppure solo l’acqua … gli
strumenti inventati per creare la pasta
fresca, poi, sono veramente straordinari:
si va da un semplice ferretto, ad un piccolo torchio fino ad una grande chitarra che
trasforma la pasta in tagliolini sottili …
Paste fresche, che passione! I piatti forti: la maratona di dodici ore con “sfogline” e chef …
Nell’ambito della manifestazione “Paste
fresche, che passione!” … I piatti “forti”
attraverso una maratona di dodici ore, con
il coinvolgimento di molteplici chef e delle loro “”creature – sfogline” ed il progetto “Centro di tutela delle paste fresche”,
con sede presso Alma, l’Accademia del
Pizzocchero di Teglio ha presentato il suo
4
“re pizzocchero” in qualità di pasta fresca, suscitando in tutti gli intervenuti (eno
- gastronomi, chef, invitati e addetti ai
lavori) consensi unanimi e tanta curiosità
(vedi i segreti sull’impasto e sulla preparazione) nei confronti di questa pietanza
tipicamente valtellinese … E’ stata anche
organizzata una riuscitissima tavola rotonda proprio sul tema delle paste fresche
nella tradizione regionale attraverso un
confronto tra cuochi ed assessori regionali e proprio in tale occasione la scuola
ha presentato il progetto “Centro tutela
paste fresche” affinché non vada persa
quella peculiarità gastronomica della cucina italiana affidata soprattutto a quando
si tramandano le “sfogline”. Il momento
più spettacolare è stato certamente quello della “maratona delle paste fresche”
dove si sono alternati “sfogline” e relativi
chef davanti ad un pubblico desideroso di
87
5
cogliere quei segreti dell’impasto e della
preparazione … non poteva, ovviamente,
mancare la degustazione gratuita! Testaroli, tortelli con la coda, trofie, tortelli
parmigiani, orecchiette, agnolotti dal plin
e “dulcisi in fundo” i nostri pizzoccheri;
queste in sintesi alcune delle paste fresche che hanno partecipato a alla “maratona”. A questo proposito siamo riusciti
6. Un’altra veduta del palazzo ducale di Colorno
7. La “cuoca scarpellatrice” Alberta Marchioni
8. In primo piano Flora Folli e sul fondo Luciano
Andreoli della deleg. Accademia del Pizzocchero
di Teglio
7
8
ad avvicinare, durante la “scarrellatura” e
la presentazione in tavola dei pizzoccheri,
il vice presidente dell’Accademia del Pizzocchero di Teglio, Luciano Andreoli ed
un consigliere della stessa associazione,
Flora Folli; a loro abbiamo chiesto alcune impressioni su questa manifestazione,
organizzata dalla Scuola Internazionale di
Cucina Italiana Colorno, in provincia di
Parma.
La parola a Flora Folli e a Luciano Andreoli
Flora Folli (consigliere Accademia Pizzocchero Teglio)
<<E’ stata senza ombra di dubbio alcuno
un’esperienza veramente straordinaria.
Un’emozione unica ed irripetibile; vedere
dal vivo come e quali tipi di pasta fresca
l’Italia è in grado di preparare e di offrire
a tutti i “buongustai” che apprezzano la
nostra cucina, oramai diventata a livello
mondiale il riferimento per il “made in
Italy”. Dicevo, poco sopra, emozionata
6
proprio perché mi sono trovata di fronte
il riferimento mondiale della Cucina Italiana e cioè Gualtiero Marchesi, il Rettore
della Scuola Internazionale di Cucina Italiana, il quale mi ha detto (dopo essersi
complimentato per il nostro piatto – il pizzocchero - presentato dall’Accademia del
Pizzocchero di Teglio) “ … che dopo tanti
anni non avrà più il coraggio di preparare
e di cucinare i nostri pizzoccheri … ”. Oltre a Gualtiero Marchesi, ho avuto l’onore di conoscere anche Alfonso Iaccarino,
chef molto rinomato e conosciuto del famoso “Don Alfonso” (Napoli - Positano)
e il “Baby” di Roma, il quale possiede
anche un’azienda agricola di prodotti biologici ed un’enoteca con cucina “fusion”
a Positano; anch’esso si è complimentato
con noi per il nostro “indimenticabile”,
pizzocchero … Non ultimo perché meno
importante, un particolare ricordo e menzione va ad Alberta Marchioni, tellina doc
(originaria di Teglio) che ha preparato la
nostra pietanza, la nostra pasta fresca
dopo averla “scarrellata”, cucinata e portata in tavola>>.
Luciano Andreoli (vicepresidente Accademia Pizzocchero Teglio)
<<E’ stata per tutta l’accademia, per la
Valtellina intera e soprattutto per la mia
Teglio, un’opportunità unica e difficilmente ripetibile; potere lavorare, gomito
a gomito, con i migliori chef a livello internazionale, tra l’altro molto affermati e
conosciuti, per l’Accademnia del Pizzoc-
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chero di Teglio, considerata la sua giovane età (cinque anni dalla sua fondazione
– agosto 2002), è stata un’esperienza altamente pregnante, ricca di contenuti e
soprattutto un momento di confronto con
altre realtà italiane che operano nell’ambito della pasta fresca. Il potersi confrontare, poi, con il “gotha” della cucina italiana ed internazionale, è stato veramente
indimenticabile … attimi che rimarranno
indelebili nella nostra mente perché abbiamo toccato con mano quale patrimonio, a livello italiano e non solamente,
rappresenta il settore della pasta fresca:
dalla sua preparazione e alla sua commercializzazione.
Mi sia permesso un ultimo appunto, in
considerazione di quanto espresso poco
sopra: mi piacerebbe, magari già il prossimo anno (2008), riuscire ad organizzare
in Valtellina e a Teglio, un incontro tipo
quello organizzato a Colorno, in occasione della maratona delle paste fresche,
dove il soggetto sia l’enogastronomia “di
montagna” nei suoi aspetti più intimi, più
nascosti … insomma un momento di confronto per evidenziare quali e quanti piatti
sono capaci di preparare i “nostri montanari” … >>.
Dalla natura e dalla tradizione nasce
una sana dimensione del caldo
STUFE IN MAIOLICA
Per ulteriori informazioni:
Alma S.r.l. – la Scuola Internazionale di Cucina
Italiana – Reggia di Colorno – piazza Garibaldi, 26 – 43052 Colorno (Parma) – Italia – tel.
+39.0521.52.52.11 – www.Alma.scuolacucina.it
– [email protected]
di Emanuele Del Molino
Postalesio (SO) - Via Nazionale, 18
tel. 0342 590077 - Fax 0342 590166
www.delmolino-stufe.com
[email protected]
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movimento & benessere
Dai Masai, indigeni africani, il
segreto della camminata…
Quanto conta la scarpa
giusta? Moltissimo!
Un paio di scarpe pensate
per tenere in allenamento
i muscoli, per migliorare
la postura e per tonificare
gambe e glutei
Txt: Attilio Piazza
Foto: Archivio MBT - Ortopedia Borelli
Attenzione: abituati alle superfici piatte e
dure dei pavimenti non diamo più stimolo
alla camminata che così diventa passiva e
“strascicata” condizione questa che procura alla colonna vertebrale ed alla giunture
una serie di microtraumi quanti sono i passi che in media effettuiamo ogni giorno…
Il popolo “Masai” dell’Africa dell’Est vive
nel Kenya del sud e nella Tanzania del nord
e non conosceva due aspetti: da una parte le scarpe e dall’altra il mal di schiena
… Durante gli Anni Novanta l’ingegnere
di origine svizzera, Karl Muller, ha scoperto il collegamento tra questi due aspetti
della vita moderna ed ha sviluppato, per
l’appunto, la “Masai Barefoot Tecnology”
(MBT nel settore delle calzature). Questa
tecnologia è in grado di aiutare le persone a perdere peso, riducendo contemporaneamente il mal di schiena ed offrendo
supporto durante l’allenamento sportivo
(come vedremo più avanti) , consentendo
al corpo di muoversi in materia naturale. Il
successo di questo brevetto è attualmente disponibile sul mercato in oltre quindici
Paesi; parte dall’assunzione che il piede
non è costituito per camminare sopra superfici dure come il cemento e l’asfalto e
pertanto abbisogna di un “ritrovato” che
faciliti la camminata. Una suola particolare
MBT, con un sensore nel tacco, aiuta dunque la camminata agevolando i movimenti
e proteggendo le estremità, come hanno
provato molti test scientifici, offrendo tra
l’altro modelli di design piacevole ed in linea con le tendenze attuali della moda.
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“Barefooting”. Terminologia inglese che
significa “a piedi nudi”. Inizialmente sembrava riguardare una nicchia di individui
che iniziarono a camminare a piedi scalzi
anche in città, sull’asfaltato, in piena estate
oppure a percorrere sentieri ricoperti da
aghi di pino, da pigne, da sassi, da tronchi
di albero per “risensibilizzare” il piede e
stimolarne la percettività. Gente eccentrica, viene da pensare … non è poi così, invece, se ci fermiamo a riflettere sul perché
di questo comportamento “integralista”.
Secondo uno studio americano recente il
99% dei piedi risulta essere perfetto alla
nascita; successivamente l’8% mostra delle
deformazioni ad un anno, il 41% a cinque
e l’80% a venti anni; ecco perché per le
nostre “amate” estremità inferiori è fondamentale preservare un corretto habitat. Ad
averci pensato, mettendo a punto una soluzione molto convincente, è stata la Masai
Barefoot Tecnology (MBT).
Camminare sopra ad una nuvola
Si chiama “Masai Barefoot Tecnology”
(tecnologia piedi nudi Masai) ed è il sistema che ha dato il nome ad una particolare
calzatura, studiata per ricreare la naturale
irregolarità del suolo e trasformare le superfici dure ed artificiali in morbido terreno.
Le MBT sembrano una variazione sul tema
delle tradizionali sneakers. La differenza si
nota quando si “calzano”, si indossano: la
loro suola non sostiene il piede, non lo stabilizza ma, al contrario, offre l’opportunità
di camminare sopra ad una superficie curva e morbida. “E’ proprio grazie a questo
meccanismo – spiega il prof. Luigi Gatta,
docente di Medicina Fisica e Riabilitativa
dell’Università degli Studi di Roma “La
Sapienza” e specialista in medicina dello sport – che i nostri piedi riprendono a
“lavorare” proprio come accade quando
percorriamo terreni irregolari; questa irregolarità, infatti, obbliga chi indossa questo particolare tipo di calzature a ricercare
continuamente equilibrio e, per questo, a
mantenere sempre una buona e idonea
posizione eretta. In tale situazione, infatti,
il piede deve continuamente “aggiustarsi”
per trovare la stabilità e, di conseguenza, i
muscoli profondi della gamba, difficili da
allenare e che molto facilmente perdono
tonalità, si riattivano”. Il sistema MBT risulta essere, perciò, un vero e proprio strumento di allenamento medico – sportivo:
“esso - interviene il prof. Luigi Gatta – origina dall’evidenza che il passo ideale della
nostra deambulazione dovrebbe avvenire
su un terreno naturale pronto ad adattarsi
alle impronte fisiologiche dei nostri piedi.
In verità, nel tempo, avviene esattamente il
contrario: è il nostro apparato locomotore
che si adatta ai pavimenti duri su cui camminiamo e/o corriamo condizionando la
nostra postura, dal piede in su fino alla colonna vertebrale cervicale ed oltre. Il corretto lavoro di informazione, elaborazione
ed attivazione dei muscoli dell’arto inferiore, viene progressivamente a mancare con
la conseguente assunzione di un atteggiamento posturale alterato, gradualmente
ben visibile e in alcune situazioni anticipato dalla comparsa di fastidiose sindromi
prodromiche a carico delle articolazioni
interessate”.
Cosa accade indossando un paio di calzature MBT?
Calzando, indossando queste particolari
calzature, il piede poggia prima sul tallone, poi la pressione passa sul lato esterno
della pianta dello stesso ed infine sulle
dita che si allargano per “fare presa” sul
terreno: i vantaggi di questa articolazione
completa sono assai evidenti attraverso un
netto rinforzamento generale della muscolatura, una riduzione degli infortuni ed un
sostanziale miglioramento delle prestazioni atletiche. “ La corsa “rullata” – come
sottolinea il prof. Luigi Gatta – rappresenta
una metodica di allenamento particolarmente efficace: la sensazione che si ha del
movimento è leggera. Il carico corporeo è
distribuito in modo ottimale, la muscolatura si rilassa rigenerandosi continuamente
un training sportivo che, pur richiedendo
un maggiore dispendio energetico, non
affatica ”.
Una palestra in miniatura
Secondo i promotori di questa “nuova
deambulazione”, un’ora di tranquilla passeggiata con ai piedi le MBT equivarrebbe
a tre ore di esercizi in palestra: indossandole quindi, non solo si assume una postura eretta e si combattono le patologie
della schiena, ma si perde peso; glutei e
cosce si rassodano, la circolazione viene
attivata e la cellulite viene arginata. Per i
patiti del fitness, però, le MBT non sono
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una novità: in molte palestre inglesi e
americane vengono utilizzate già da alcuni
anni come complemento dell’attività sportiva. Per non parlare dei seguaci delle varie discipline yoga, i ballerini e soprattutto
i sostenitori del metodo “Pilates” che le
preferiscono alle calzature sportive tradizionali. Una vera e propria risorsa, quindi,
tutta da scoprire e provare, che promette,
oltre ad un’andatura sciolta come quella
della popolazione africana dei Masai da
cui prendono il nome, un fisico più snello e
tonico in poche settimane di impiego.
In breve …
Grazie alle calzature “Masai Barefoot Tecnology” (MBT) è possibile stimolare la muscolatura che solitamente non viene sollecitata, oltre alla riduzione di alcuni problemi legati alla cattiva postura e deambulazione come per esempio: 1. diminuzione
dei dolori legati all’apparato locomotore;
2. miglioramento della circolazione sanguigna e linfatica; 3. maggiore ossigenazione corporea; 4. diminuzione dei dolori
muscolari; 5. stimolazione muscolare con
effetti benefici sulla cellulite.
Per ulteriori informazioni: MBT Italia - www.mbtitalia.com – Tarvisio (Udine) – www.swissmasai.
it - [email protected] – Rivenditore autorizzato
per la provincia di Sondrio: Ortopedia Borelli –
via Stelvio, 42 a Sondrio oppure a Sondalo (Alta
Valtellina) - info: [email protected]
pasticcerie
Nuova atmosfera alla
rinomata pasticceria Tavelli
“Tradizione, accurata
scelta degli ingredienti e
sapiente attenzione per
i dettagli. In una sola parola: qualità. Ecco cosa
rende la pasticceria Tavelli
il luogo migliore per realizzare i propri sogni con
dolcezza.”
PASTICCERIA TAVELLI
GESTIONE: Essegipi srl
INDIRIZZO: via Nazario Sauro 35
23100 Sondrio (SO)
TELEFONO: 0342-216345
FAX: 0342-216345
SITO INTERNET: www.pasticceriatavelli.it
ATTIVITA’: bar, pasticceria e gelateria.
PROGETTAZIONE: Concreta Srl
Arch. Gabriele Rolfi
Geom. Michele Giana
REALIZZAZIONE: Concreta Srl
TESTI: Roberta Bertolatti
FOTO: Luca Gianatti
Punto di riferimento di una clientela giovane, esigente e desiderosa di un ambiente caldo e accogliente con proposte
piacevoli e originali.
Questo locale concretizza l’idea di un luogo di incontro aperto e informale in cui
la proposta estremamente varia riesce a
soddisfare le molteplici esigenze di una
clientela differenziata ma soprattutto giovane.
Tutto è stato curato nei minimi particolari,
dagli arredi, alle tonalità dei colori utilizzati cercando di soddisfare le esigenze e i
gusti delle proprietarie.
Un servizio accurato con prodotti di alta
qualità e un ottimo rapporto con la clientela sono i punti di forza delle proprietarie che con grande professionalità hanno
sempre operato senza lasc iare nulla al
caso.
Ottimo il risultato e la risposta dell’affezionata clientela.
Uno spazio di 96 mq. dove, grazie a
un’equilibrato progetto d’interni e a scelte d’arredo importanti, ma declinate con
la giusta leggerezza, non manca davvero
nulla.
E’ la rinnovata Pasticceria Tavelli, classico
esempio di locale capace di accogliere la
clientela in un’atmosfera al tempo stesso
sobria e raffinata.
Legno di rovere sbiancato, laccato arancio, acciaio e cuoio sono le scelte materiche predominanti del banco bar e del
suo retro, cui la particolare sagoma tondeggiante del vano scala conferisce un
accento di notevole efficacia estetica.
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Le scelte progettuali e d’arredo adottate, oltre a sfruttare in maniera ottimale
gli spazi, valorizzano l’ambiente grazie a
soluzioni eleganti che si rivelano anche di
efficace impatto visivo.
Spicca il banco bar che con la sua forma e
una sapiente combinazioni di materiali lo
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rendono elemento dominante del locale.
Il progetto ha previsto la realizzazione di
una piccola adiacente area di soggiorno
attrezzata con tavoli e sedute le cui linee
richiamano in toto le scelte minimaliste
che caratterizzano gli arredi del locale.
Fa da sfondo una parete intonacata giallo
qui utilizzata in funzione di elemento d’arredo che ben si accosta con il laccato delle mensole e dei piani di appoggio.
L’ottimale equilibrio delle soluzioni d’arredo ha consentito di sfruttare al massimo
l’estensione del banco bar correttamente
suddiviso per aree funzionali.
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fotografia
“Impressiuns”, fotografi
per la cultura romancia grigione
Straordinarie
vallate del sud dei
Grigioni: Poschiavo,
Engadina, Monostero
e Bregaglia
Txt: Hermann Sagliani
Foto: Center Ladin, Lia Rumantsha e
Dicziunari Rumantsch Grischun
La mostra concorso fotografico “Impressiuns” conclusa lo scorso autunno nella
Chiesa Planta di Zuoz con alta frequenza
di pubblico, promossa dalla Lia Rumantscha Center Ladin e col sostegno dell’Alpen Akadenie di St. Moritz, dopo selezione di numerose fotografie ne ha ammesse
in esposizione 140 di 75 autori. Sono stati
premiati 12 autori di 18 fotografie da Ka-
I premiati
Primi tre premi per foto singole
1. Giorgio Murbach (Poschiavo) per Viadotto di Brusio
2. Piero Conconi (Biaggio) per S. Carlo
3. Alberto Giacometti (Vicosoprano) per
Balcone a Castasegna
Primi tre premi 3 foto in serie
1. Yvonne Schmid – Angst (Basilea) per
Capre a Isola Maloja
2. Christian Walker (Bever) per Mulino a
Pramontagno
3. Marco Nunzi (Silvaplana) per Borgonovo
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tharina Von Salis dell’Alpen Akademie di
St. Moritz. Tra i premiati anche un fotografo votato per urna dal pubblico presente
alla mostra. Gli autori sono Svizzeri, d’Italia, Germania, Austria. I documenti fotografici sono attualmente conservati presso
il Center Ladin di Zernez. Le fotografie
rappresentano le valli del sud Grigioni;
(Bregaglia, Engadina, Monastero, Poschiavo) riprese in un periodo di tempo delimitato da giugno ad agosto 2007. Gli scatti,
su tematiche scelte dagli autori assumono
significato storico, culturale e ambientale
sul passato e il presente. Anna Ratti del
Center Ladin Lia Rumantscha di Zernez è
stata soddisfatta ed entusiasta animatrice
e coordinatrice di tutto l’evento “Impressiuns” e per il 2008 è in programma una
serie di esposizioni itineranti in tutte le valli
rappresentate. Le immagini inoltrate a “Impressiuns” sono archiviate anche in forma
digitale nel Dicziunari Rumantsch Grishun
e sono spunto per altre attività trilingue.
Le fotografie mostrano paesaggi, luoghi,
attività, umanità, colgono aspetti, usi e costumi del mondo contemporaneo alpino,
retico costituiscono l’analisi odierna di un
mondo che cambia, in evoluzione sotto la
spinta globale, ma con moderazione, erede di principi civili e democratici, coltivati
per secoli e riconosciuti in tutto il pianeta.
Premi singole valli
- Poschiavo: Hermann Sagliani (Sondrio)
per Pentagramma pastorale
- Bregaglia: Rafael Spinas (Vicosoprano)
per Sensazioni a Pramontogno
- Müstair: Hartmut Eckstein (Germania)
Baita
- Alta Engadina: Michael Schütz (Samedan) per Celerina
- Bassa Engadina: Elfriede Otter (Tirolo
– Austria)
- Premio Pubblico: Giulio Roganti (Bondo)
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alberghi
A Livigno un “Garni”
per una vacanza “extradoganale” indimenticabile
Garni del Bosco: un
“mondo di piacevolezze”
GARNI DEL BOSCO
PROPRIETÀ: gestione familiare a cura
della famiglia Elio Galli.
DIRETTORE: sig. Elio Galli
INDIRIZZO: via Teola 160
23030 Livigno (SO)
TELEFONO: 0342-996780
FAX: 0342-996509
E-MAIL: [email protected]
SITO INTERNET: www.hoteldelbosco.i
ATTIVITÀ: attività alberghiera e ristorativa.
CAMERE: 13 camere con balcone cher
offrono una vista panoramica sulla vallata di Livigno.
STRUTTURE: giardino, parco per bambini. Ristorante con cucina curata direttamente dai proprietari. Si realizzano
piatti tipici e della cucina nazionale
PROGETTAZIONE: Concreta Srl
Geom. Stefano Boscacci
Geom. Silvia Donini
REALIZZAZIONE: Concreta Srl
TESTI: Silvio Mevio
FOTO: Andrea Basci
E’ proprio il posto che ci si aspetta di trovare in una località di montagna come
Livigno.
Tutto in perfetta atmosfera alpina, ci si
sente coccolati non appena si varca la soglia.
Merito di questa accoglienza và alla calda
struttura del Garnì, dove l’arredamento
è di quanto più confortevole ci si possa
aspettare guardando paesaggi innevati
dalla finestra.
Ma la componente fondamentsale per
creare una miscela tra confort e benessere è senz’altro data dalla Signora Piera,
il vero “deus ex machina” del Garnì del
Bosco.
La sua mano è presente ovunque e si vede
in mille particolari: fiori sempre presenti in
ogni angolo, una cura maniacale nell’allestimento delle camere, un tocco di raffinatezza nelle preparazioni culinarie, invitanti
vassoi per la colazione del mattino... Si
esce per affrontare le piste di sci oppure
lunghe passeggiate estive con l’animo ed
il fisico completamente ristorati.
Le camere danno quella sensazione accogliente che invoglia ad infilarsi sotto i
98
99
piumoni con in mano una buona lettura,
tutto è al posto giusto e studiato nei minimi particolari.
La posizione del Garnì, un poco sollevata
rispetto al centro di Livigno, offre un colpo d’occhio mozzafiato: Livigno è lì sotto
in tutta la sua famosa lunghezza e le piste
sono proprio a due passi.
Tutte le camere offrono una vista del genere e alla sera le luci del paesaggio si
confondono con le stelle delle classiche
notti alpine.
E’ il posto giusto per chiudere le porte
alla vita di tutti i giorni ed entrare in un
“mondo di piacevolezze”.
Una breve passeggiata per raggiungere il
centro ed avventurarsi nello shopping più
famoso d’Italia è poi la cornice giusta per
giornate di sport e divertimento.
L’offerta di Livigno per i turisti è vastissima, mille attività da provare, passeggiate
a piedi, cavallo o motoslitta, appuntamenti serali in tanti locali per ascoltare buona
musica, sorseggiare un drink in compagnia; insomma, è vacanza, di quelle vere,
di quelle che non ci si dimentica.
100
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curiosità
Che cosa c’e’ di vero e che cosa di falso nei mo
C’è quello ignorante come un asino che si crede intelligente come un’aquila; quello che se la cava sempre perché è furbo come una volpe; quello
infido come una serpe che piange lacrime di coccodrillo quando gli altri,
imbufaliti, lo lasciano da solo come un cane. Ma che cosa c’è di vero in tutto
questo? Ben poco, in realtà, come una attenta osservazione degli animali in
questione può dimostrare. Modi di dire, proverbi e luoghi comuni da Fedro
ai giorni nostri consegnano pregi e difetti dell’essere umano, creando simmetrie a volte giuste, ma molto spesso sbagliate. Quasi sempre ingenerose
nei confronti dei nostri amici a due e quattro zampe, ai quali attribuiamo, a
volte, comportamenti e sentimenti sgradevoli o malvagi – l’ira, la vigliaccheria, la ferocia – che sono invece propri soltanto dell’uomo. Vediamo perché.
IGNORANTE COME UN ASINO. Asino: sinonimo di ignoranza fin dai banchi della scuola
elementare. Niente di più sbagliato. L’asino è
un animale dotato di grande sensibilità e intelligenza, un po’ come i cavalli. È però meno timido
dei suoi cugini “nobili”, e quindi meno reattivo
agli stimoli. Per questo, a torto, viene considerato incapace di apprendere
e assolutamente “cocciuto” . Inoltre, per una totale riabilitazione dell’asino,
va detto che è un animale robusto, un gran lavoratore, che mantiene il suo
vigore fino ai 25 anni, chiedendo in cambio poco o niente: si nutre infatti
solo di erba e fieno, e non ha bisogno di altri elementi energetici.
VISTA D’AQUILA. Sinonimo di intelligenza. L’aquila non è, invece, un animale dotato di meccanismi istintivi molto complicati.
Predatore altamente specializzato, non ha strategie
di attacco diversificate. Per cacciare si serve sempre
e solo di una vista, questa sì prodigiosa, che le permette di puntare una piccola preda anche a centinaia
di metri di distanza; il resto lo fanno la sua velocità e
la potenza degli artigli.
ARRABBIATO COME UN BUFALO. “Imbufalirsi”, deriva giustamente da bufalo. Questi mammiferi ruminanti hanno davvero un caratterino
di tutto rispetto. Vivono generalmente in piccoli
gruppi, passano le giornate a rotolarsi nel fango
per difendersi dal calore, ma, soprattutto, “pattugliano” il territorio con grande accanimento. Montano su tutte le furie e
attaccano senza preavviso chiunque metta piede, o zampa, nella zona che si
sono scelti. Nella savana sono considerati più pericolosi dei leoni.
LACRIME DI COCCODRILLO. Forse gli esseri umani riescono a piangere
come i “coccodrilli”, ma è sicuro che i coccodrilli non piangono come gli
esseri umani. Mai lacrimuccia ha bagnato gli occhi di questi animali. Non
posseggono, infatti, ghiandole lacrimali. Il detto è forse derivato dall’atteggiamento che questi rettili assumono dopo
aver divorato una grande preda; la lunga digestione li fa entrare in uno stato di torpore e
immobilità, quasi se ne stessero lì a rimuginare
e a pentirsi del male commesso. Niente di più
sbagliato.
102
PAUROSO COME UN CONIGLIO. Il coniglio è
sinonimo di codardia, ed è un errore “bestiale”. È
vero che i conigli, prede naturali, come strumento
di difesa non hanno che le loro veloci zampe per la
fuga; ma va anche detto che questi animali, come
tutti i roditori, sono anche dotati di una certa aggressività: messi alle strette, sanno sfoderare un bel paio di pericolosissimi
incisivi. Provare con i conigli nati domestici, per credere.
PAZZO COME UN CAVALLO. Quando uno
è del tutto imprevedibile si dice che è pazzo
come un cavallo. Ed è vero. Questi animali
sono timidissimi e sensibili ai rumori: basta un
niente per farli imbizzarrire. Inoltre distinguono molto male gli oggetti e le persone vicini,
quindi un gesto brusco li può spaventare moltissimo.
SOLO COME UN CANE. “Mondo cane”, “Vita da
cane”, “Porco cane”, “Solo come un cane”.
L’antologia non restituisce grande dignità ai nostri migliori amici, chiamati in causa, chissà perché, quasi sempre con accezione negativa.
Per fortuna, sono solo la consuetudine e la familiarità
con questo animale a partorire tanti brutti modi di dire.
Che restino tali.
INNAMORATI COME COLOMBI. I colombi
sono il simbolo dell’innamoramento, protagonisti assoluti a San Valentino. Peccato che, proprio loro, dopo aver “tubato come…”, non esitino a tradirsi senza ritegno. Un mito infranto.
MEMORIA DA ELEFANTE. Avere una memoria da
elefante è cosa da pochi ed è cosa vera.
A questi animali si riconosce un notevole livello d’intelligenza. Anche se non è accertato che sia proprio
la capacità di ricordare volontariamente la loro facoltà più sviluppata. Molti addestratori confermano
comunque, ciò che le favole hanno tramandato nei
secoli e cioè, che questi animali non dimenticano
proprio nulla.
DORME COME UN GHIRO. Dormire come un ghiro è
quasi una fatica. Questo simpatico roditore, infatti, se
ne sta in letargo durante tutto l’inverno.
E non solo: anche in primavera e in estate non rinuncia
alle sue 18 ore di sonno quotidiano.
DUE GALLI IN UN POLLAIO. Due galli in un pollaio,
non è solo un detto, proprio non ci possono stare.
Sono animali dalla proverbiale foga amatoria, possessivi, aggressivi e violenti. Non tollerano rivali in “amore” e, se è il caso, lottano fino a uccidere il nemico.
di di dire sui nostri amici a due e quattro zampe
CATTIVO COME UNA IENA. Ridere come una
iena è sinonimo di malvagità; e viene considerato tale chi si approfitta delle disgrazie altrui.
Eppure le iene di malvagio non hanno proprio
nulla e non si approfittano di alcunché.
Predatori notturni, questi animali, se non trovano niente di “vivo” da mangiare, si accontentano dei cadaveri che trovano qua e là, senza far male a
nessuno e svolgono un importante servizio da buoni “spazzini” della savana.
VELOCE COME UNA LEPRE. Correre veloci come una lepre è già un buon
risultato: 30 chilometri orari non sono uno scherzo.
Niente, però, in confronto agli 80 chilometri l’ora
raggiunti dal ghepardo. Ma la tradizione popolare, per aggiustare le metafore, non va troppo per
il sottile, e si misura sui Guinness nostrani.
SPORCO COME UN MAIALE. Chi non ha grande consuetudine con acqua e sapone, inesorabilmente finisce
per essere sporco come un maiale.
E va bene: porcelli e porcellini non profumano di violetta, ma, dal loro punto di vista, direi, di naso, sono
tutt’altro che puzzolenti e sporchi.
Quel rotolarsi nel fango tipico del maiale equivale all’umano spalmarsi di creme e unguenti.
È un modo, per il nostro, di mantenere la pelle umida,
elastica e protetta dai parassiti.
STUPIDA COME UN’OCA. Oca, peggio se giuliva. Non c’è offesa peggiore
per una donna, quand’anche svagata. E invece le destinatarie dovrebbero andare orgogliose dell’epiteto.
Le oche sono animali molto intelligenti.
Spesso, all’interno della coppia, sono capaci di assoluta
fedeltà reciproca, come avviene per i falchi, e hanno una
organizzazione sociale fortemente strutturata con diversi
livelli gerarchici. Di “giulivo” non hanno davvero nulla.
SANO COME UN PESCE. Beato chi è sano
come un pesce, anche se è tutto da dimostrare
che i pesci siano sempre e comunque sani.
Al contrario, sono animali delicatissimi, sensibili
ai cambiamenti di temperatura e d’ambiente. Il
detto, forse, è dovuto al fatto che, per ovvie ragioni, è molto difficile, per l’uomo, vedere un pesce
malato.
MANGIARE COME UN PASSEROTTO. Probabilmente una indossatrice qualsiasi mangia come un
passerotto. Sicuramente, un passerotto mangia, in
proporzione, molto, ma molto di più di una Naomi
Campbell qualsiasi.
Gli uccellini arrivano, infatti, a ingerire quotidiana-
mente fino al 30 per cento del loro peso. Un po’ come se una persona di 60
chili ingurgitasse, in un giorno solo, 20 chili di pasta.
Vi sembra poco?
INDIGESTO COME UN ROSPO. Ingoiare rospi,
di questi tempi, è un esercizio diffuso. E il modo
di dire non è nato per caso: la locuzione deriva,
infatti, dalla difficile digestione che procura a un
serpente l’aver ingoiato, appunto, il rospo.
Questo animale, infatti, ha la pelle cosparsa di
ghiandole che secernono liquidi velenosi, come dire? Un po’ troppo “pesanti”.
INFIDO COME UN SERPENTE. Ce l’hanno tutti un collega o un parente
infido come un “serpente”. E però, se non si può smentire che le serpi,
come tali, avanzino strisciando o insinuandosi
subdolamente per poi colpire a tradimento, a
loro difesa va anche il detto che spesso, questi
animali, se non vengono disturbati o, peggio,
calpestati, se ne stanno tranquilli per i fatti
loro, cacciando come tutti gli altri, senza dare
alcun fastidio all’uomo.
FEROCE COME UNA TIGRE. Con connotazione quasi affettuosa, spesso, di una donna particolarmente
aggressiva, si dice che è una tigre.
E questi grandi felini, in effetti, sono molto attivi nella
caccia. Ma non c’è aggressività o, peggio, ferocia, nel
loro agire.
Braccano la preda con lo stesso spirito con cui noi ci
rechiamo dal macellaio o dal salumiere.
CIECO COME UNA TALPA. Quando le diottrie che mancano cominciano
a essere tante, il nomignolo è uno solo: sei cieco come una talpa. Ed è una
locuzione azzeccata. Le talpe hanno occhi
minuscoli ricoperti da una membrana trasparente che permette loro di percepire solo un
filo di luce.
Questi piccoli mammiferi, infatti, si orientano
solo con l’udito e con l’olfatto.
ASTUTO COME UNA VOLPE. Beato chi riesce
ad essere astuto come una volpe.
Ma più che scaltra, la volpe si potrebbe definire
cauta: quando ha i piccoli nella tana, infatti, va a
cacciare lontano per non farli scoprire.
Quanti errori bestiali sugli animali!!!
Lido di Ostia, Roma, maggio 1967
Txt: Arcangelo Tartaro
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referenze referenze referenze referenze referenze referenze referenze referenze referenze referenze referenze referenze referenze
ALBERGHI – HOTEL – RESIDENCES
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Trepalle (So)
HOTEL CRIMEA
Chiavenna (So)
HOTEL DORA
La Thuille (Ao)
HOTEL EUROPA
Rivarolo
HOTEL LADINIA
Cortina d’Ampezzo
HOTEL MALOJA
Nuova Olonio (So)
HOTEL METROPOLE
Bellagio (Co)
HOTEL MONZA
Monza
HOTEL OLIMPIA
Bormio (So)
HOTEL ORANGE
Vergiate (Va)
HOTEL PEDRANZINI
S.caterina (So)
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Gorgonzola (Mi)
HOTEL SESTRIERE
Sestriere (To)
ALBERGO SPORT
Le Prese (Ch)
HOTEL VILLA FELICITA
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St.moritz
HOTEL SPLENDID
Bellagio (Co)
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Firenze
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LA ROMANTICA
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LE BETULLE
LE CORTI GARNI
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METROPOLE
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RESIDENCE FENLUX SA
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SAINT MICHAEL
SARL LES AJONES
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VICTORIA
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HOTEL VILLA MARIE
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Aprica (So)
Livigno (So)
Madesimo (So)
Poschiavo (Ch)
Caldes (Tn)
Mezzana (Tn)
Grosotto (So)
Diano Marina
Bellagio (Co)
Bormio (So)
Rio Preto
Bellagio (Co)
Valmasino (So)
Lanzada (So)
Livigno (So)
Bormio (So)
Bormio (So)
Rimini (Rn)
St. Moritz (Ch)
St. Caterina (So)
Livigno (So)
P.sso Stelvio (So)
Piuro (So)
Ge
Aprica (So)
Pragelato (To)
Barzago (Lc)
St. Antonino (Ch)
San Bernardino
Lugano (Ch)
Valdidentro (So)
Aprica (So)
Livigno (So)
Francia (Pv)
Grosio (So)
Pomezia (Rm)
Bellagio (Co)
Chiavenna (So)
Male’ (Tn)
Bellagio (Co)
Poschiavo (Ch)
P.sso Tonale (Tn)
Livigno (So)
Poschiavo (Ch)
Lugano (Ch)
Marina di Massa (Ms)
Massa Carrarra (Ms)
Riccione (Ri)
Claviere (To)
Livigno (So)
S. Caterina (So)
Sernio (So)
Courmayeur (Ao)
S. Caterina (So)
Lugano (Ch)
Colico (Lc)
Bellagio
Spiazzi di Gromo
RISTORANTI – PIZZERIE
AGRITURISMO BARCOLA
AGRITURISMO LA CIVETTA
AGRITURISMO LA GENZIANA
AGRITURISMO LA FLORIDA
AI LAGHETTI
AL CANTUN
AL CRAP
AL TURBINE
ALVO
ARRIGONI ERMANNO
AZ. AGRIT. RAETHIA
BAFFO
BARADELLO
BARCHETTA
Gandole (Co)
Lonato (Bs)
Temu’
Cosio (So)
Valdisotto (So)
Sondrio (So)
Tresivio (So)
Chiavenna (So)
Como (Co)
Introbio (Lc)
Valdidentro (So)
Lugano (Ch)
Aprica (So)
Bellagio (Co)
BASILICO
Lugano (Ch)
BIOSOL SERVICE
Sondalo (So)
BORMIO 2000 PANTHEON S. Caterina (So)
BUCANEVE
Campodolcino (So)
CAPRI
Sondrio (So)
CASTELVETRO
Teglio (So)
CERVO
Livigno (So)
CIMA PIAZZI
Isolaccia (So)
CUCINA PROLOCO
Corteno Golgi
DA BEPU’
Grosio (So)
DELL’ANGELO A.R.
Tirano (So)
DUCA D’AMBRIA
Piateda (So)
DA GIO’ PIZZA
Aprica (So)
DI CECCO
Riva Del Garda (Tn)
FIOR D’ALPE
Valdidentro (So)
FONTANA D’ORO
Como(Co)
FUNICOLARE
Como (Co)
GRAND’ITALIA
Sondrio (So)
IL PASSATORE
Sondrio (So)
PER BACCO
Colico (Lc)
PIZZA WAY
St. Moritz (Ch)
IL FARO
Colico (Lc)
LA BASTIANA
Livigno (So)
LA BARCHETTA
Bellagio (Co)
LA BOTTE
Tirano (So)
LA BRASA
Ponte di Legno (Bs)
LA GROLLA - CUCINE
Livigno (So)
LE COLONNE
Como (Co)
L’ARCA
Villa di Tirano (So)
LA FONTANA
St. Moritz (Ch)
LA RUOTA
Morbegno (So)
LA TANA
S.caterina (So)
LA TERRADA
Tresenda (So)
LE THOVEX
La Thuille (Ao)
LA TRELA
Livigno (So)
LA TRENTINA
Grosio (So)
LA VECCHIA OSTERIA
Villa di Tirano (So)
LE BETULLE
Villa di Tirano (So)
LE COLONNE
Como (Co)
LE LISCHE
Aprica (So)
LE NUOVE DIMORE
Tabiago di Nibionno
LE TERRAZZE
Albosaggia (So)
LICEO CANT. SELF S.
Mendrisio (Ch)
L’OROLOGIO
Lugano (Ch)
MARGNA
Morbegno (So)
MAURIZIO E BRUNO
Madesimo (So)
MERENDERO
Tirano (So)
MERIDIANA
Bellano (Co)
MERLO
Gera Lario (Co)
MISTER PIZZA
Sondrio (So)
OSTERIA RUSTICA
Lugano (Ch)
PAGNONCELLI
Bellinzona (Ch)
PAIOSA MARY
Trivigno (So)
PANORAMICO
Teglio (So)
PARCO BELVEDERE
Lecco (Lc)
PENSA CLAUDIA
Traona (So)
PIZ. TAVOLA CALDA MACONDO Mesenzana (Va)
RIST. NUOVO GARDEN ROSE Sonico (Bs)
SELVA
Poschiavo (Ch)
S. GIACOMO
Mortirolo (So)
TANITA
Camorino (Ch)
TRATT. ADUA
Sondrio (So)
AGRIT. PISCE’
Piangembro
TONA
Villa di Tirano (So)
SCUOLA MANNO
Manno (Ch)
SKIHUTTE ALPINA
St. Moritz (Ch)
SOC. APRICA
Varsavia Pol.
STELVIO
Bianzone (So)
VESUVIO
Sondrio (So)
VIGILI FUOCO
Novara (No)
BAR
BAR RIST. ACQUADULZA
ALADINO
Maccagno Lago Maggiore
Albos aggia (So)
ALÈS BAR
ALIBI
ANTICO BORGO
ARGENTINO
AUTO PFISTER
BARBABLU
BERSAGLIO
BAR CENTRO SPORTIVO
BAR PAST. DE GIANNI
BAR SAN MARTINO
BAR ORATORIO
BASILICA
BAZZONI
BELLAVISTA
BERTINI CAFFE’
BAR TRILLO
BATTELLO
BIRR HALL
BLACK & WHITE
BLISS
BOCC
BONFRISCO
BORMOLINI
BIVIO
BRIANTEI
BUCA DI BACCO
BUFFET STAZIONE
CAMPANILE
CAMP. BOOMERANG
CARDUCCI
CARDUCCI
CAROSELLO 3000
CENTRO SPORTIVO
CENTRO SPORTIVO
CENTRO
CENTRO SP. COMUNE
CEREGHINI STE. ALP.
CHALET
CHALET LA ROCCA
CHICCO D’ORO
CIAK
CIOCA
CIRCOLO ACLI
CLERICI BAR TAB.
COMPAGNONI N.
CONFORTOLA D.
DA LEONE SNACK
DE LA TOUR
DUEIN SA
ECHO BIRRIFICIO
EGO
EUROPA
FLORIS GIANNI
FRANCESCA
FREE TIME S. GIOCHI
GIRASOLE
GLI ANTENATI
GOTTI SANDRA
GRAN BAR DIEGO SNC
GREGGIO CARLO
GRECO CAFFE’
HAPPY HOUR
HOSTARIA AL COCON
K2
BAR IL CLAN
ITALIA
LA BRENTA
LA CANTINETTA
LA GUATA
LAZIOLI
LADY CAFFE’
LA ROSA
LA PUNTA
LE COLONNE
Sondrio
Manerba (Bs)
Campodolcino (So)
Como (Co)
Samaden (Ch)
S. Pellegrino
Morbegno (So)
Poggiridenti (So)
Traona (So)
Tirano (So)
Grosio (So)
Tirano (So)
Tremezzo (Co)
Mandello (Co)
Sondrio (So)
Dervio (Lc)
Dervio (Lc)
Poschiavo (Ch)
Sondrio (So)
Sondrio (So)
Lugano (Ch)
Busto Arsizio (Va)
Mozzate (Co)
Livigno (So)
Oggiono (Co)
Sondrio (So)
Sondrio (So)
Sondrio (So)
Campocologno
Como (Co)
Madesimo (So)
Livigno (So)
Chiuro (So)
Sondalo (So)
S.caterina (So)
Madesimo (So)
Menaggio (Co)
Tirano (So)
Bormio 2000 (So)
Camerlata (Co)
Edolo (Bs)
Delebio (So)
Morbegno (So)
Como (Co)
Lecco (Lc)
Livigno (So)
Camp. d’Italia
Tirano (So)
Lugano (Ch)
Livigno (So)
P.te Chiasso
Aprica (So)
Livigno (So)
Lugano (Ch)
Livigno (So)
Bormio 2000 (So)
Villa di Tirano (So)
Dubino (So)
Dolzago (Co)
Como (Co)
Como (Co)
Tirano (So)
Valdobbiadene
Sondrio (So)
Ponte di Legno
Tirano (So)
Gera Lario (Co)
Milano (Mi)
Ardenno (So)
Sondalo (So)
Chiuro (So)
Chiesa Valm. (So)
Sorico (Co)
Ello (Lc)
LE PRESE
L’ISOLA
LISA
LIZZY
MANNA DEG. CAFFE’
MARCONI
MARTIN
MEG EVOLUTION
MICKEY MOUSE
MILLE MIGLIA
MIRAVALLE
MODERNO
MOKINO
MONELLI LUCIANO
MOZARTR CAFFE’
NAPOLEONE
NEW AGE
NEW DRINK
NIKO
BAR IPYOCA
NUOVO
NUOVO PIGNONE
OASI
PADDY REILLY’S PUB
PAINI
PEDROTTI
PER BACCUS
PEREGO STAZIONE
PESA VEGIA
PICADILLY
PICK UP
PISCINA
PLATTI CARISO
POSTA
RISING MOON
RODEO
ROMA
ROMA
ROYAL
SALYUT
SCARAMELLA L.
SIRONI
SISA SUPERSTORE
SPOL
SPORTING BAR
SOMMARIVA S.
STABIO
SUNNY BAR
SUTTER MASSIMO
BAR RIST. THOMAS
TIO PEPE
TOGNOLINI
TOTAL
TOURIST
VALTELLINESE
BAR VECCHIO CAMPANILE
WASHINGTON
WINE BEER - PELONI
WIYSS PIERRE
PUB
ANNO MILLE
BACCHUS
BLUES CAFÉ
CAMP. CIMA PIAZZI
CAVAL BIANCO
CLUB 29 DISCO CLUB
COW BOY’S
DIVINA COMMEDIA
DIVINA COMMEDIA
DIVINA COMMEDIA
DUNVEGAN
FUNANA
GEORGE & DRAGON
Le Prese (Ch)
Tirano (So)
Lugano (Ch)
S. G. di Teglio (So)
Limbiate (Mi)
Morbegno (So)
Semaden
Como (Co)
Berbenno (So)
Ca’ Bianca (So)
Arogno (Ch)
Sondrio (So)
Sondrio (So)
Olgiate Ol. (Va)
Bormio (So)
Villaguardia
Caiolo (So)
Berbengo (Ch)
Sondrio (So)
Livigno (So)
Nova Mil. (Mi)
Talamona (So)
Villa di Tirano (So)
Friburgo
Montagna (So)
Chiesa Valm. (So)
Tirano (So)
Bormio (So)
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Mendriso (Ch)
Morbegno (So)
Tirano (So)
Pasturo (Lc)
Male’ (Tn)
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Mezzovico (Ch)
Valsolda (Co)
Premana (Lc)
Tirano (So)
Berbenno (So)
Campodolcino (So)
Carimate (Mi)
Nibionno (Co)
Livigno (So)
Sondrio (So)
Como (Co)
Lugano (Ch)
Dervio( Lc)
Marcote (Ch)
Aprica (So)
Lugano (Ch)
Tirano (So)
Morbegno (So)
Sondrio (So)
Tirano (So)
Ballabio (Lc)
Lugano (Ch)
Bormio (So)
Lugano (Ch)
Tirano (So)
Livigno (So)
Albosaggia (So)
Valdisotto (So)
Sondalo (So)
Dongo (Co)
Lugano (Ch)
Bellagio (Co)
Lissone (Mi)
Piateda (So)
Chiesa Valm. (So)
Villa di Tirano (So)
Ardenno (So)
GORDY’S
LA GROLLA
LE STREGHE
LE TORRI
MACLEOD
MARIO’S
MC FARLAND
MIKI WEIN STUDE
MILL STREET
NR. 1
PAPERO
THE CRUISE CAFE’
WHITE HORSE
JACK DANIEL’S
Bormio (So)
Livigno (So)
Bellagio (Co)
Valdidentro (So)
Poggiridenti (So)
Livigno (So)
Morbegno (So)
Besana B.za (Mi)
Albosaggia (So)
Poschiavo (Ch)
Delebio (So)
Germignaga (Va)
Colico (Co)
Albosaggia (So)
DISCOTECHE - NIGHTS
ABSOLUT
BARRACUDA NIGHT
CAPRICE NIGHT C.
MEGA SHOW D. PUB
MINNIE’S NIGHT C.
PARADISE NIGHT C.
RITUAL NIGHT C.
VOGUE
RIFUGI
BLEIS
BORMIO 3000
FREEDOM
MONTAGNA
MOTTOLINO
PALABIONE NUOVO
PIANONI BASSI
SAN COLOMBANO
SPLUGA DOMANI
SUNNY VALLEY
VAL DI LUCE
VAL FRAELE
VILLA VALANJA
St. Moritz (Ch)
St. Moritz (Ch)
Morbegno (So)
Forcola (So)
Grosio (So)
Poggiridenti (So)
St. Moritz (Ch)
Rogolo (So)
P.sso Tonale (Tn)
Bormio (So)
Roccaraso (Aq)
St. Caterina (So)
Livigno (So)
Aprica (So)
Livigno (So)
Valdidentro (So)
Campodolcino (So)
St. Caterina (So)
Abetone
Cancano (So)
Cancano (So)
GELATERIE – PASTICCERIE
ANGELI DEL GELATO
ARTE DOLCE
BELLAGIO ICE
BELLI
BERTA PAST.
BOTTEON PAST.
CAVOUR GEL
DOLCE PASSIONE
EROS GEL.
EX CECCATO
FOLINI ANTONIO
GIACOMELLI R.
K2 GELATERIA
KISS ITALIANO
LA MILANESE
LIBERA PAST.
LIDO GEL.
LOLLYPOP GEL.
MOSCONI M.
PEDROTTI PAST.
PLAZOLA PAST.
POZZI PAST.
ROMA PAST.
SCARINZI
SECCHI
SEMADENI
STELVIO
SUMMER TIME
TAVELLI PAST.
TOLDO GEL.
TOGNOLINI
TOGNOLINI S.
Sondrio (So)
Como (Co)
Bellagio (Co)
Como (Co)
Morbegno (So)
Porlezza (Co)
Como (Co)
Livigno (So)
Tirano (So)
Como (Co)
Chiavenna (So)
Bormio (So)
Sondrio (So)
Canarie
Sondrio (So)
Berbenno (So)
Bellagio (Co)
Tirano (So)
Villa di Tirano (So)
Tirano (So)
Poschiavo (Ch)
Bormio (So)
Grosio (So)
Ardenno (So)
Bormio (So)
Poschiavo (Ch)
Bormio (So)
Valmasino (So)
Sondrio (So)
Sondrio (So)
Aprica (So)
Tirano (So)
VOGLIA DI GELATO
ZULIAN CREPERIE
Colico (Lc)
Bormio (So)
NEGOZI ALIMENTARI
ALPIFOOD
Tirano (So)
ALPIFOOD
Sondrio (So)
BACHIOCCHI S.
Sondalo (So)
BARAIOLO D.
Mello (So)
BED & BREAKFAST DA PRADA Grosotto (So)
BELOTTI PIERA
Traona (So)
BIANCOTTI
Villa di Tirano (So)
BONDIO SILVANO
Tresivio (So)
BONDIO E SOTTOVIA
Tresivio (So)
BOTTEGA DEL PANE
Delebio (So)
CASA DELLA PASTA
Sondrio (So)
CASA VINICOLA PLOZZA Brusio
CANTONI RENATO
Chiuro (So)
CERVERI ALIM.
Villa di Tirano (So)
COOP. CONSUMO
Trepalle (So)
COOP. CASTIONETTO
Chiuro (So)
C. FRUTTICOLTORI
Villa di Tirano (So)
DA BICE MAC.
Livigno (So)
DEL CURTO A.
Chiavenna (So)
DEMETRA DEGUSTAZIONE Talamona (So)
EL TRIGO ROSTICC.
Tirano (So)
FAM. C. CONSUMO
Livigno (So)
F.LLI DELLA PONA
Tirano (So)
GAST. DELIZIE DEL PORTO La Caletta -Sardegna
GAST. IL PASTAIO
Edolo (Bs)
GAST. METALLI
Morbegno (So)
GAST. RAMA
Chiesa Valm. (So)
GASTRONOMIA PAINDELLI Sondrio (So)
GASTRONOMIA RUGGERO Ponte di Legno (Bs)
GIUGNI ALIMENTARI
Sondrio (So)
G. TEAM SAS – PAN.
Cernobbio (Co)
GURINI F.LLI SNACK
Isolaccia (So)
GUSMEROLI
Sondrio (So)
IL FORNO PANIFICIO
S. Caterina (So)
IL MAGNOLTINO
Aprica (So)
L’APE REGINA
Tovo S. Agata
LA BOTT. DEL PANE
Morbegno (So)
LIBERA PIERANGELO
Berbenno (So)
LONGA CARNI MAC.
Livigno (So)
MAC. FRATELLI GIMELLI Tresenda (So)
MACELLERIA NOBINI
Poggiridenti (So)
MAC. FRANCHI FLAVIO Sondrio
MARANTELLI ALIM.
Campocologno
MARGHERITA
Morbegno (So)
MERCATO CARNI
Piateda (So)
MINIMARKET GL
Carlazzo (Co)
PAINI DIEGO
Montagna (So)
PANIFICIO RIGAMONTI
Sondrio (So)
PANIFICIO TOGNOLI
Grosio
PAGANONI ALIM.
Sondrio (So)
POLA PANIFICIO
Chiesa Valm. (So)
POLA PANIFICIO
Sondrio (So)
RAMPOLDI FORM.
Dongo (Co)
RODELLI GIORGIO
Valmasino (So)
SANDRETTI ELISA
Traona (So)
TAKE WAY ROSTICC.
Sondrio (So)
TIRANESE ORT.
Villa di Tirano (So)
ZANGA MACELLERIA
Tirano (So)
NEGOZI VARI
AILI ROBERTO TAB.
ANIMAL HOUSE
ATMOSFERE ABB.
BALSAMO S. PARR.
BLUE LINE ABB.
BOTTERO SKY
BOTTERO SKI
BOTIA CANTONI
BOUTIQUE CONNATION
NEGOZIO BRUNA
Sondrio (So)
Tirano (So)
Livigno (So)
Sondalo (So)
Villa di Tirano (So)
Cuneo (Cn)
Limone - Piemonte
Livigno (So)
Livigno (So)
Tirano (So)
CART. LIBRERIA LA MATITA Morbegno (So)
CARTOLERIA SIMONINI EDI Sondrio (So)
CASA DELLA BOMB.
Tirano (So)
CASA MIA
Sondrio (So)
CODEGA MARIO
Sondrio (So)
CENCINI SPORT
Livigno (So)
CENTRO ESTETICO PAPILLON Bormio (So)
CENTRO M. MASPES
Sondrio (So)
CENTRO TUR. SPORTIVO Bema (So)
CENTRO VIDEO CLUB
Sondrio (So)
CONFORTOLA MARCELLO Livigno (So)
COTONELLA INTIMO
Molanno (Bs)
CRIS DI RODELLI
Morbegno (So)
DANGEL FURS PELL.
Dubino (So)
DELIZIE DEL PORTO ROST. La Caletta (Nu)
EDICOLA CURTI
Sondrio (So)
DOMUS FOTO
Sondrio (So)
ENOTECA V. NEGRI
Chiuro (So)
FARMACIA COMUNE DI MONTAGNA (So)
FAGIOLI SNC ABB.
Tirano (So)
FOLINI SILVIA CONF.
Chiavenna (So)
F.LLI RAGAZZI SNC
Chiesa Valm. (So)
F.LLI ZANOLARI HI-FI
Zalende (Ch)
FOTO HOBBY
Morbegno (So)
GIOIELLERIA LONGA
Livigno (So)
GL GALLI ABB.
Lecco (Lc)
GULLIVER SHOP ABB.
Sondrio (So)
I DUE POLI A. VIAGGI
Sondrio (So)
IL PACIUGO ABB.
Morbegno (So)
L’ARCATA PROF.
P. di Legno (Bs)
L’ARCOBALENO
Delebio (So)
LA GALL. DEL FIORE
Morbegno (So)
LA PASTORELLA
Livigno (So)
LA P. RINASCENTE
Livigno (So)
LA SORGENTE
Livigno (So)
LIBERA OGG.
Tirano (So)
MARINELLA ABB.
Tirano (So)
NEGOZIO MARANTELLI Campocologno
MARTINELLI FERR.
Morbegno (So)
MEN’S WEAR
Tirano (So)
MOSCONI CAS.
Tirano (So)
MUSCETTI OREF.
Barzano’ (Co)
NEG. SABRINA E ROBERTA Tirano (So)
NEGOZIO TANCINI
Tirano (So)
NERO DI CHINA HI-FI
Tirano (So)
NOGHEREDO BRUNA
Poschiavo (Ch)
NEGOZIO ENJOY
Chiavenna (So)
NEGOZIO PIANETA BIMBO Sondrio (So)
NOTTE E GIORNO
Aprica (So)
ORECO GUANA
Livigno (So)
PAPINI FAUSTO ED.
Morbegno (So)
PAYD - VIDEO
Bormio (So)
PECCEDI MARIO FIOR.
Bormio (So)
PEREGO AUTO
Bianzone (So)
PHOTOMANIA
Sondrio (So)
PIANETA GIOVANE
Aprica (So)
SPORT PIRKER
Chiesa Valm. (So)
PLASTIGOMMA SNC
Tirano (So)
PLOZZA VINI DEGUSTAZIONE Brusio (Ch)
PROF. CUSINI BARBARA Livigno (So)
PORTA ROSSANO
Gravedona (Co)
PUNTO SPORT 1
Sonico (Bs)
PUNTO SPORT 2
Edolo (Bs)
RODIGARI M.R.
Livigno (So)
SANDRINI CAS.
Dubino (So)
SANITARI BETTINI
Sondrio (So)
SCIUCCHETTI
Chiavenna (So)
SICON NON FOOD
Tirano (So)
STAGIONI FLOREALI
Sondrio (So)
SPORT 3000
Livigno (So)
SPORT SILVESTRI
Livigno (So)
1ST CLASS
Sondrio (So)
TARABINI ERB.
Morbegno (So)
TOGNOLI BRUNO
Villa di Tirano (So)
TONI/KECO SPORT
THEOREMA CAS.
VALBUZZI CASALINGHI
VEMAR SRL NUOVO BATTELLO
UFFICI
Livigno (So)
Sondrio (So)
Sondrio (So)
La Spezia
AGENZIA MONTANA
Trento (So)
AGENZIA IMM. VALT.
Sondrio (So)
ALPEN WHITE
Livigno (So)
ALPICARNI
Livigno (So)
AMM. PROVINCIALE
Sondrio (So)
APP. POPOLARE SONDRIO Milano (Mi)
ASS. ALBERGATORI
Livigno (So)
ASSICURAZIONE INA
Tirano (So)
ASS. ITAS
Sondrio (So)
AUDITORIUM
Villa di Tirano (So)
UFFICI AVV.SAVA
Sondrio (So)
AZ. TURISTICA MUN.
Livigno (So)
BASSI
Villa di Tirano (So)
BRESAOLE PINI
Grosio (So)
CENTRO VALLE UFFICI
Sondrio (So)
CLINICA PRIVATA
Livigno (So)
COFIN
Berbenno (So)
COLSAM SRL
Sondrio (So)
COM. V. DI TIRANO
Villa di Tirano (So)
COM. MONTANA
Tirano (So)
COM. MONTANA
Morbegno (So)
COMUNITA’ MONTANA DI SONDRIO
COMUNITA’ MONTANA DI MORBEGNO
CONS. COMUNI BIM
Sondrio (So)
COOP. C. SERVIZI
Sondrio (So)
CLAVIS
Chiavenna (So)
CREDITO ARTIGIANO
Lainate (Mi)
CREDITO ARTIGIANO
Seregno (Mi)
CREDITO VALT.
Berbenno (So)
CREDITO VALT.
C. Maderno
CREDITO VALT.
Sondrio (So)
CREDITO VALT. - STELLINE Sondrio (So)
CRUPI
Sernio (So)
DELLA FRANCA
Sorico (Co)
DEMETRA
Morbegno (So)
DOLCI ASSIC.
Morbegno (So)
EFFE UNO DATA
Sondrio (So)
ELELONGA
Livigno (So)
EMILIO GIACOMELLI
Livigno (So)
FINMOBIL
Berbenno (So)
FREE-WORK S.
Sondrio (So)
GOSPARINI-CONFORTI Sondrio (So)
IFINORD SPA
Sondrio (So)
IMEVA SRL
C. dell’Acqua (So)
IMPRESA BERANDI
Tirano (So)
IMPRESA CUSINI
Livigno (So)
IMPRESA POLA
Brusio (Ch)
INA ASSITALIA
Sondrio (So)
INA ASSITALIA
Morbegno (So)
INF. RUSCHETTA
Figino (Ch)
ITALCASA
Sondrio (So)
LANDSCAPE SRL
Sondrio (So)
LANZI
Sondrio(So)
LIQUIGAS
Villa di Tirano (So)
MAGANETTI
Tirano (So)
MARIENI GEOM
Morbegno (So)
PAGGI CERAMICHE
Colico (Co)
PEREGO SPA
Tirano (So)
POLTI SPA
Bulg. Grasso
POPOLARE SONDRIO
Campodolcino (So)
POPOLARE SONDRIO
Piantedo (So)
POPOLARE SONDRIO
Valmadrera (Lc)
POPOLARE SONDRIO
Colorina (So)
PRIULI DAMIANO
Campocologno (So)
PUNTO INF. UNIONE VALMALENCO Lanzada (So)
SALA CONSIGLIARE COMUNE VILLA DI TIRANO (So)
SALASTRAINS H.
St. Moritz (Ch)
SAL. LAZZERI
Semogo (So)
SAL. MENATTI
SAL. MOTTOLINI
SCUOLA MAT. ST.
SIAV SPA
SIDERVAL SPA
SILVESTRI COSTR.
SPORTING CLUB SAS
STUDIO SURACE
STUDIO AVV. MUZIO
STUDIO AVV. SAVA
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PERIODICO TRIMESTRALE DI ARREDAMENTO E IMMAGINE
Anno XII - N. 2 - Settembre 2007 - “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione
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