OPINIONE PUBBLICA E COMUNICAZIONE POLITICA PARTE II

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OPINIONE PUBBLICA E COMUNICAZIONE POLITICA PARTE II
OPINIONE PUBBLICA E COMUNICAZIONE POLITICA PARTE II
LEZIONE 1 del 13/11/2013
Mazzoleni definisce 3 grandi attori della comunicazione politica:
1. Il SISTEMA POLITICO: gli attori individuali, gli attori collettivi e le istituzioni(partiti,
sindacati, singoli politici e capi dello stato)
2. IL SISTEMA DEI MEDIA in senso lato: dai giornalisti alle diverse imprese multimediali e
editoriali
3. IL CITTADINO ELETTORE: nella sua duplice veste COLLETTIVA di OPINIONE
PUBBLICA e INDIVIDUALE di ELETTORE.
La MEDIATIZZAZIONE nasce grazie all'avvento della televisione. Per la prima volta nelle
democrazie contemporanee l'introduzione, lo sviluppo e la grande diffusione,a partire dagli anni '60
in America e negli anni successivi in Europa, della tv ha comportato non soltanto la nascita di nuovi
canali e di nuove forme di comunicazione ma ha fatto si che per la prima volta la politica stessa
fosse influenzata dal mezzo di comunicazione che utilizzava.La televisione impone ai politici e alla
politica un nuovo modo di interagire con i cittadini e con il proprio elettorato. Questa nuova
modalità comporta delle conseguenze sul modo stesso di fare politica, di presentarsi in pubblico, di
curare la propria immagine, di semplificare i contenuti ecc..
INTERNET ha determinato una SECONDA FASE nella MEDIATIZZAZIONE:se la tv per sua
stessa natura imponeva un ruolo passivo con pochi margini di attivismo ai pubblici,internet(es.
Smart tv e twitter) modifica questo rapporto e la fruizione con il mezzo televisivo. Così come la
televisione ha modificato profondamente l'ambiente all'interno del quale si muovevano i politici e
nel quale veniva costruito il messaggio politico, così oggi, a partire dagli ultimi 10-15anni,i politici
si trovano a dover far fronte a un contesto completamente diverso.
Nel 1960 la Corte Costituzionale interviene a causa di un vuoto normativo in relazione alla
regolamentazione per l'accesso alla televisione. La Tv all'epoca non era ancora presente in tutte le
case, c'era un unico canale(Rai 1)e di politica in tv non si parlava. Il controllo dei telegiornali era di
tipo governativo(le notizie che si avevano erano sul governo, a volte sui partiti che sostenevano il
governo e di opposizione non se ne parlava mai). Dopo essersi resi conto del potenziale della
televisione si chiede in Parlamento di garantire il pluralismo all'accesso al mezzo televisivo. Il
governo non legifera(per difficoltà a trovare un punto di equilibrio e per mantenere un controllo
totale dell'informazione). Interviene dunque la Corte Costituzionale che dichiara che si deve
intervenire garantendo il pluralismo politico e sociale. Questo si traduce nella nascita della
TRIBUNA POLITICA e della TRIBUNA ELETTORALE.
Nel 1960 quando in Usa tra Kennedy e Nixon si ebbe il primo dibattito televisivo, in Italia si ha la
prima tribuna elettorale in cui si vede come i primi politici che vanno in tv hanno un imbarazzo
incredibile(es. Aldo Moro). La tv all'interno del processo di mediatizzazione impone che si adatti il
proprio messaggio e la propria azione al nuovo mezzo e al nuovo contesto; non basta essere sul
mezzo per sfruttarlo a pieno ma bisogna adattarsi ad esso.
INTERNET e WEB sono due concetti diversi anche se nel linguaggio comune vengono usati in
modo sinonimico:
INTERNET: si riferisce all'infrastruttura e al fatto che ci siano una serie di computer collegati
tra loro in reti che siano connesse l'una con l'altra e attraverso questa rete è possibile l'invio di
segnali da un terminale all'altro. Internet è un insieme di reti di computer ad accesso pubblico
che connettono utenti di ogni parte del mondo. La storia di internet parte da un'idea militare e di
difesa e continua a avere uno sviluppo sensibile a partire dagli anni'60.
WEB: si riferisce ai contenuti e cioè a tutti quei servizi che permettono di sfruttare la potenzialità di
questa rete(si tratta dei siti attraverso i quali si naviga da un contenuto all'altro). Il web è un
servizio di Internet che crea l’interfaccia attraverso la quale è possibile “navigare”– cioè
muoversi tra un contenuto e l’altro - e usufruire di un insieme di contenuti multimediali
accessibili a tutti o a una parte selezionata degli utenti di Internet. Internet si diffonde e diventa
quello che noi conosciamo quando viene sviluppato il web e il PROTOCOLLO WEB(sviluppato al
sern di Ginevra diffuso e utilizzato come standard). Da questo momento si sviluppano i siti web.
Il Web presenta, secondo De KERCKOVE(2001),3caratteristiche:
1. CONNETTIVITÀ:è la caratteristica principale delle nuove tecnologie di
comunicazione. È il principale elemento di innovazione di internet e del web e permette di
modificare alla base il rapporo tra gli utenti del servizio e chi lo produce; il rapporto tra
emittente e ricevente di un messaggio. Se la tv era un mezzo di comunicazione di massa che
aveva un tipo di diffusione del messaggio one-to-many; nel caso di internet abbiamo un
rapporto ONE-TO-MANY(una fonte che diffonde in maniera non differenziata,
unidirezionale) oppure MANY-TO-MANY(media che trasmettono molti messaggi a
molti soggetti e quindi tante persone possono comunicare con tante persone:es.
facebook). Quando si utilizza il web per un rapporto privato(es. mail)abbiamo un
rapporto ONE-TO-ONE. La connettività modifica fin dalle basi le possibilità di
interazione e rispetto ad altri mezzi accelera fortemente i flussi comunicativi perchè
sostanzialmente annulla le distanze geografiche permettendo di condividere non soltanto un
testo ma anche contenuti multimediali modificando anche le relazioni interpersonali oltre
che i flussi comunicativi. Le caratteristiche principali della connettività del web sono
quindi la possibilità di connettersi con più persone contemporaneamente,
l’accelerazione, la mancanza di barriere geografiche e la possibilità di inviare e fruire
di contenuti multimediali (convergenza).
2. IPERTESTUALITÀ: testi, immagini o video che non forniscono solo un messaggio
legato al loro significato ma danno la possibilità attraverso i link di avere informazioni
ulteriori sul contesto. Dal momento che le informazioni sono tutte digitalizzate, si
verifica una sorta di convergenza ipertestuale di tutte le modalità di comunicazione,
che ci dà la possibilità di accedere contemporaneamente a testo e contesto: ciò
favorisce modalità differenti di lettura, di apprendimento, di creazione e fruizione del
sapere.
3. INTERATTIVITÀ: connesso ai 2 elementi precedenti. Implica nuove modalità di
interazione che permettono uno scambio attivo tra gli utenti. L'interattività introduce delle
modalità di interazione tra i cittadini, tra questi ultimi e i politici, tra giornalisti e poltici, tra
la politica e i cittadini e tra i politici stessi. Si aprono dei nuovi canali e dei nuovi spazi per
interagire, per muoversi e reagire in maniera attiva agli impulsi e ai messaggi provenienti
dall'interlocutore. Con l’interattività, quindi, l’individuo non è più un soggetto che
riceve passivamente l’informazione, ma un emittente attivo che concorre a produrre
informazione “prosumers”.Queste tecnologie funzionano tanto meglio quanto più sono
in tempo reale ossia SINCRONE(ad esempio la chat) ma ci sono anche forme diverse
che sono quelle ASINCRONE cioè in tempo differito che riguardano per esempio le
mailing list e i forum. Questi ultimi permettevano nella metà degli anni'90 nuove forme di
discussione in realtà sono stati poi sostituiti da nuove modalità che possono funzionare
meglio per delle pratiche deliberative(si compongono non soltanto di una votazione ma
anche di una discussione il più possibile razionale). I forum non permettevano questo tipo di
attività e al momento non sono più una modalità particolarmente efficace.
Il web 1.0aveva come caratteristica una scarsa interattività e prevedeva la fruizione della
pagina con un livello di interazione minimo rispetto a quello attuale. Le pagine erano
sostanzialmente statiche. Nel web 1.0 il massimo livello di interazione era la mail(generico feedback). Nelle forme del web1.0 che tendono al2.0 si ha la possibilità di iscriversi a una mailing list e
di ricevere delle informazioni. Ciò però non ha un forte grado di interattività.
Il termine WEB2.0 è stato definito da TIM O'REILLY che è il capo di un'agenzia di comunicazioni
ed è fra i primi che ha contribuito non soltanto alla definizione del web2.0 ma anche al suo
sviluppo.
Gli elementi per dare una definizione del web2.0 sono:
• Piattaforme web diamiche e interattive che permettono la personalizzazione della
piattaforma stessa e del contenuto mediale:si possono modificare e pubblicare contenuti e si
possono modificare le opzioni della piattaforma stessa in modo tale che non tutti possano
vedere le stesse cose. La censura fa si che non tutti ottengano gli stessi risultati da una
ricerca in internet. La fortissima personalizzazione dei risultati è dovuta anche al sistema
della geolocalizzazione(i risultati delle ricerche divergono a seconda del posto in cui ci si
trova).
• Personalizzazione mediante la pubblicazione di contenti mediali
• Applicazioni centrate sull’utente; L’etichetta web 2.0 è molto criticata
• Il web1.0 prevede un accesso a fonti informative alternative in modo gratuito con poco
sforzo attraverso la semplice consultazione. Il web 2.0 ha permesso lo sviluppo di siti che
prevedono lo sviluppo di un'intelligenza collettiva e connettiva.Si passa dalla semplice
consultazione di contenuti alla creazione e pubblicazione di contenuti propri
Vi è però un forte scarto tra le potenzialità offerte da un mezzo e cosa concretamente succede. Il
web ha creato nuove forme nei processi di policy making e avrebbe modificato la partecipazione
politica e l'idea di democrazia ampliando i confini della democrazia rappresentativa portandoli
verso quelli di una democrazia diretta.
LEZIONE 2 del 14/11/2013
Con le tribune elettorali il corpo dei politici diventa argomento centrale della comunicazione. È un
cambiamento importante ma i politici non ne sono ancora pienamente consapevoli. L'esordio tocca
la sera dell'11 ottobre 1960 a Mario Scelba in quanto ministro dell'interno negli anni 60 che fu
ritenuto il principale responsabile dei fatti di Genova. Egli veniva descritto come una persona feroce
e senza scrupoli. Nel momento in cui va in tv attua una captatio benevolentiae nei confronti del
pubblico ma non come strategia per mostrarsi bonario ma perchè egli è oggettivamente intimorito
dalla televisione. In questo caso l'effetto della televisione è un effetto non voluto anche se positivo
poiché il mezzo televisivo fa cambiare ai cittadini l'opinione che si aveva di lui. La prova televisiva
non si rileva per tutti così tranquilla: il giorno dopo Scelba tocca ad Aldo Moro sperimentare la
nuova legge del primo piano e si nota come egli, seppure abile oratore e politico di primo ordine, si
trovi in fortissima difficoltà e disagio. Negli anni 60 si ha un unico canale e il monopolio della tv
pubblica in cui sono presenti solo attori di teatro. Fino a questo momento la politica non è
personalizzata e non c'è l'uomo politico. I telegiornali si occupano di politica in senso governativo
guardando a cosa fanno i ministri e non a chi sono. Con le tribune elettorali per la prima volta la
dimensione personale del politico appare ai cittadini. La corte costituzionale impone di andare in
televisione e i politici non sono preparati. Il cambio di logica, di grammatica può portare degli
effetti positivi o negativi ma in ogni caso prevede che ci sia un uso consapevole del mezzo. Gli
argomenti estetici(immagine)e quelli più concreti(contenuti) vanno modificati. Più il politico si
adatta ai canoni della media logic più questo si troverà meglio sul medium.
CARATTERISTICHE DEL WEB 2.0(molte di queste sono in divenire per loro stessa natura e
non fissano uno stato ma rappresentano un'evoluzione dinamica)secondo Cormode and
Krishnamurthy (2008) sono:
• Accresciuta rilevanza degli utenti: in tutte le piattaforme attuali questi hanno un ruolo
rilevante mentre prima le piattaforme erano statiche e semplicemente da consultare
• Possibilità e semplicità nel creare connessioni o, attraverso i social media, reti tra gli
utenti stessi
• Orizzontalità delle piattaforme: non sono piattaforme in cui si individuano processi
comunicativi bottom up o top down ma si ha un tipo di relazione orizzontale con alcuni
privilegi.
• Possibilità di pubblicare contenuti complessi in un ambiente dinamico come foto,
video, audio ecc...
Queste caratteristiche introducono dei cambiamenti sia nella fruizione delle informazioni sia nei
comportamenti degli utenti e dei cittadini:
• Dimensione on-line e off-line tendono ad avere più punti di contatto che in precedenza. La
dimensione on-line diventa preponderante nel momento in cui ha una qualche relazione con
la dimensione off-line; quando in rete si fanno delle cose che permettono di interagire con la
vita reale. Si sviluppa quindi l'idea di una realtà virtuale ossia di una dimensione esterna e il
vero punto di svolta si ha quando la dimensione off-line e on-line si incrociano. Il web
diventa un canale di comunicazione, uno strumento informativo e consente di trovare altri
individui connettendosi ad esso. Queste caratteristiche sono particolarmente visibili nei
social network che permettono di riprodurre on-line che relazioni e i canali di
comunicazione che già esistono off-line ampliando gli spazi e i tempi della comunicazione e
dell'interazione.
• Consente a delle persone che non hanno competenze informatiche di creare e
pubblicare contenuti(anche complessi) e di creare siti web.
• Il web 2.0consente a persone geograficamente distanti o che non appartengono agli
stessi reticoli sociali offline di cooperare efficacemente:si riduce la spazialità;mentre in
precedenza era molto più complesso intrattenere relazioni con chi era molto lontano, con il
web 2.0si riducono drasticamente le distanze geografiche e ci si può unire a persone che non
appartengono direttamente al nostro reticolo sociale.
• Nel web 2.0il creatore dell'architettura di questa applicazione (chi ha progettato o
realizzato il software o la piattaforma) è normalmente distinto e separato da chi crea i
contenuti(l'utente)
Tutti questi cambiamenti fanno si che utente e cittadino abbiano la possibilità di interagire in
maniera forte con il web.
ASPETTI CRITICI WEB 2.0(COMMAERTS 2008)
• Colonizzazione da parte del mercato:le grandi imprese stanno colonizzando il web
imponendo una propria visione degli standard e laddove si dovessero scontrare con gli utenti
e con i governi non è detto che questi ultimi vincano riuscendo a far modificare gli
atteggiamenti e i comportamenti di queste aziende. Queste grandi imprese multinazionali
legate al web hanno una potenza economica sempre più ampia che è difficile arginare
• La censura e l'intimidazione da parte degli stati e delle imprese:gli stati e le imprese
possono avere un qualche impatto nel censurare o nell'intimidire lo sviluppo di alcuni
software o di alcune piattaforme. La Cina e l'Iran applicano una forte censura in particolare
sui social network proprio perchè vogliono mantenere isolato l'interno rispetto a quello che
c'è all'esterno. Tecnicamente questo può essere fatto in diversi modi: si possono mettere
grandi firewall all'entrata oppure si possono costruire e diffondere motori di ricerca diversi.
Uno stato può condizionare l'accesso di un'impresa inserendo alcune restrizioni(certi
contenuti non devono esserci, certi video non devono essere visibili). La censura e
l'intimidazione può essere fatta anche da parte delle grandi imprese: un esempio è dato dalla
pirateria informatica(ci sono una serie di interessi in gioco e se la rete e il software fossero
veramente liberi si avrebbe uno scambio di conoscenza e non solo di informazioni). Si pone
dunque il problema di come regolamentare online ciò che è già regolamentato offline.
• Appropriazione da parte delle elitè politiche e culturali: la possibilità che internet ha di
offrire uno spazio relativamente libero che può creare una spinta dal basso facendola
emergere. C'è anche la possibilità opposta che le elitè politiche e culturali esistenti offline si
insedino anche online e mantengano lo status quo. In Italia c'è il citizen journalism da un
lato e le grandi imprese multimediali(grandi testate giornalistiche)dall'altro. L'idea del
citizen jornalism è quella della propulsione dal basso cioè il fatto che attraverso queste
nuove possibilità offerte dal web tutti potenzialmente possono diventare giornalisti nel senso
che possono raccogliere informazioni, documentarle e contribuire all'informazione
collettiva. L'informazione non avrebbe più bisogno, secondo la visione più estrema, di
essere mediata dai giornalisti professionisti perchè ognuno di noi può contribuire. In Italia
un esempio di citizen journalism è youreport. Sul web italiano prevalgono forme di
giornalismo che vedono quello offline adattarsi e spostare le proprie potenzialità su quello
online.
• Controllo sociale dei cittadini: il controllo sociale sui cittadini può essere fatto in varie
forme ad esempio può essere attuato da uno stato(esempio Obama con i cittadini americani
per la lotta al terrorismo). Si polemizza sui limiti che lo stato non può valicare per
controllare i propri cittadini. Il controllo sociale può avvenire anche da parte delle imprese
perchè queste hanno dei margini di azione più ampi dello stato che utilizzano a loro
vantaggio, solitamente di tipo ecomico, d'impresa. Ad esempio Obama nella seconda
campagna elettorale: si sostiene che facebook e google abbiano dato allo staff di Obama una
serie di informazioni estremamente dettagliate che gli permettevano di capire in ogni
distretto chi fossero le persone tendenzialmente democratiche e quindi contattabili. Ci sono
state polemiche perchè in numerosi casi il presentarsi porta a porta(campagna postmoderna:elementi di pre-moderno e moderno) ha fatto emergere discrepanza tra online e
offline(persone si erano trasferite ecc). Julian Assange dice che internet è la più grande
minaccia alle libertà individuali che le democrazie abbiano mai conosciuto.
• l’offerta di nuovi spazi di espressione a voci antidemocratiche: non basta avere degli
spazi di espressione per far si che ci sia opinione democratica. La libertà di espressione in se
e il fatto che internet crei nuovi spazi per la libertà di espressione non significa che questo
rafforzi la democrazia o che crei nuovi modalità democratiche di interazione.
CHADWICK(2009) partendo dall'articolo di O'Reilly ragiona sulle implicazioni che il web 2.0 ha
sulla politica e ne individua 7 caratteristiche politiche (WEB2.0 E POLITICA):
1. piattaforma di coordinamento dinamico anziché un catalogo di pagine statiche
contenenti informazioni(strumenti di partecipazione oltre che come ambienti
informativi):il web 2.0permette di avere delle piattaforme che per quanto riguarda gli
aspetti politici consentono un coordinamento sia interno(per esempio all'interno dei partiti)
che esterno(ad esempio con i simpatizzanti o gli iscritti). Questo coordinamento è di tipo
dinamico perchè permette diverse modalità di interazione. Questo fa si che il sito web non
sia per i poltici soltanto uno strumento di informazione ma che sia anche uno strumento di
partecipazione. I primi esempi da questo punto di vista ci sono stati nel2005 quando sono
stati usati i siti web per fare campagna elettorale. La caratteristica di quei siti web era di
chiedere una partecipazione attiva dei cittadini attraverso il kit di campagna(se si vuole
prendere parte alla campagna elettorale, oltre alla modalità hard di recarsi nella sede di
partito, si può prendere materiale da diffondere sia on-line che off-line). La dimensione
dinamica della campagna si unisce a un elemento di tipo post-moderno: chi utilizza
consapevolmente il web sa perfettamente che on-line e off-line devono comunicare per una
buona riuscita di una campagna. Se la dimensione off-line e on-line rimangono divise è un
po' come se non esistessero. Chi usa consapevolmente il mezzo ha un approccio di tipo postmoderno. All'interno di questo primo punto abbiamo un elemento, che è una caratteristica
generale ma che è molto rilevante per la politica, cioè la SCALABILITÀ: la capacità di
adattarsi rapidamente ai cambiamenti che possono essere aumenti improvvisi di
contributi e di partecipazione ma anche i cambiamenti dovuti al contesto o alle posizioni.
Mentre in precedenza tutto andava pianificato con tempi medio-lunghi; internet,il web e in
particolare i social network permettono di reagire quasi in tempo reale. Un secondo
elemento sempre relativo a questo primo punto è la cosiddetta LUNGA
CODA(ANDERSON2006):non è un'espressione che è stata usata per la prima volta per la
politica ma che ben si adatta a tale contesto. Si riferisce al fatto che la rete permette di
andare incontro anche a quegli utenti che hanno delle preferenze particolari e che sono
eccentrici rispetto alla media,a cui nell’era della comunicazione di massa non era
possibile rivolgersi a causa dell’esigenza di raggiungere pubblici vasti attraverso
messaggi generalisti e questo fa si che dal punto di vista della comunicazione possa esserci
targettizazzione estrema dei messaggi e della comunicazione. Si raggiungono certe nicchie
di pubblico o di elettorato che sono particolari, particolarmente esigenti o che hanno
caratteristiche che si discostano dalla media attraverso il web ovviamente laddove queste
persone siano connesse. In questo caso si affronterà con loro dei temi o sarà possibile inviare
degli input e eventualmente ricevere dei feed-back anche su tematiche che non si potrebbero
affrontare a livello pubblico e generale perchè troppo specifiche e troppo eccentriche.
2. La politica dovrebbe,laddove utilizza in modo consapevole il mezzo, provare a sviluppare
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forme di intelligenza collettiva cioè sfruttare la possibilità che molte persone si uniscano e
uniscano le loro conoscenze, capacità e competenze per coinvolgerli e incrementare il livello
di partecipazione ma anche per creare un'offerta e un programma politico più aderente a
quelli che sono i problemi, le volontà e le preferenze dei cittadini che partecipano. Se in
generale questo tipo di processo lo vediamo in siti come wikipedia o siti di citizen
journalism, la scrittura collettiva di un programma politico è invece l'esempio che riguarda
la politica. Quello di definire un programma è un processo complesso e per questo non se ne
hanno molti esempi. I punti del programma del movimento 5stelle, che loro stessi prima
delle elezioni definivano deficitario cioè mancante di grandi punti e di grandi temi, sono
stati discussi e proposti attraverso la piattaforma on-line. Internet offre degli spazi nuovi di
discussione ma un punto essenziale resta capire come tutto questo possa essere
regolamentato, chi in ultima istanza prende le decisioni: queste vengono prese
collettivamente oppure c'è una discussione collettiva che funziona da consultazione e dopo
di che ci sono altri organi e persone più o meno deputate ufficialmente che prendono
decisioni?
Rilevanza dei dati: BIG DATA: sta ad indicare una mole enorme di dati che vengono
tracciati attraverso il web e che potenzialmente possono esssere utilizzati. Questi dati hanno
un importanza anche dal punto di vista politico e coloro che riescono a reperirli,
rafffinarli e poi usarli hanno una posizione dominante rispetto agli altri. L'informazione
da sempre è una risorsa che permette a chi ne entra in possesso, soprattutto laddove le
risorse sono scarse, di porsi in una posizione dominante rispetto agli altri
Condividere e diffondere diversi tipi di dati per scopi diversi da quelli dei loro
produttori riutilizzandoli in forme innovative. L’attività spontanea dei cittadini può
ridefinire il senso e le finalità di contenuti diffusi dalle istituzioni e dagli attori politici,
ampliando gli spazi di concorrenza discorsiva nella sfera pubblica:Il web2.0 permette lo
sviluppo individuale(riguarda tutti i cittadini) e spontaneo dei contenuti. Si creano delle
piattaforme ma poi la partecipazione non deve essere per forza razionale, continuativa e
impegnativa ma può essere assolutamente estemporanea e tutto questo contribuisce ad
ampliare il dibattito pubblico quindi a inserire nuovi attori all'interno della sfera pubblica e a
affiancare una parola profana a una di tipo istituzionale. Prima all'interno della sfera e del
dibattito pubblici si avevano soltanto degli attori istituzionali ora, grazie al web trova spazio
una parola profana che non arriva da queste sfere che sono autorizzate ad esprimersi ma che
trova spazio dal basso.
Il web è sempre in evoluzione e in fase di sperimentazione costante:l'interfaccia utente è
semplice e offre un alto grado di possibilità di interazione e di innovazione: si possono
innovare e modificare contenuti dal web senza avere particolari capacità informatiche. I
software sono considerati PERMANENTEMENTE BETA in quanto vengono
continuamente aggiornati, ampliati e perfezionati, spesso su suggerimento degli utenti
e attraverso la collaborazione di sviluppatori e altri soggetti competenti.
Questo tipo di sperimentazione continua riguarda anche forme di partecipazione: i
cittadini partecipano e condividono informazioni su temi specifici e su scala ridotta. Un
esempio è OPENPOLIS che monitora l'attivita di tutti i parlamentari sia in forma
aggregata che individuale attraverso la collaborazione fra cittadini volontari, ciascuno
dei quali è invitato ad «adottare» un politico e a seguirne le attività per poi
rendicontarle attraverso un sistema informatico di condivisione dei dati. L'idea è quella
di avere un numero elevato di persone che replicano la stessa operazione in modo tale da
controllarla. Questo permette di venire a conoscenza del cosiddetto VOTO RIBELLE:
sapere quanti parlamentari, e eventualmente chi, votano in maniera contraria alle indicazioni
del partito.
Valorizzazione di esperienze mediali ricche, che prevedono cioè non solo testi, ma
anche contenuti audiovisivi di qualità e complessità che crescono con lo sviluppo della
tecnologia e dell’infrastruttura per la diffusione dei dati. La crescente rilevanza delle
immagini fisse e soprattutto in movimento può contribuire a modificare
significativamente le modalità con cui i cittadini si informano e partecipano in rete
(coinvolgimento della sfera emotiva oltre a quella razionale).
LEZIONE 3 DEL 20/11/2013
RAPPORTO WEB2.0 E CITTADINI
Chadwick si chiede cosa si può imparare dal comportamento dei cittadini che usano il web2.0.
1. ACCESSIBILITÀ E FACILITÀ D'USO:sempre meno si vedono differenze tra i siti
fatti da professionisti e i siti fai da te. In questa seconda categoria si utilizzano delle
piattaforme comuni che permettono di comunicare senza avere dei costi e senza doversi
appoggiare a delle agenzie di comunicazione di professionisti. Consente ai cittadini di
contribuire a siti complessi attraverso l’aggregazione di contributi individuali limitati
(es.openpolis.it)
2. La possibilità offerta dai siti non solo di creare nuovi contenuti, ma anche di
commentare e di modificare contenuti altrui si fonde con la possibilità di valutare (like)
questi contenuti (notizie, storie, opinioni) rendendo gli utenti artefici di un processo di
selezione che in precedenza era appannaggio pressoché esclusivo dei giornalisti.Questa
operazione molto semplice in realtà introduce un elemento molto significativo nel
cambiamento portato dal web perchè affianca ai gironalisti che sono deputati a selezionare le
notizie e a gerarchizzarle, un'ulteriore selezione e gerarchizzazione proposta dall'insieme dei
cittadini. Dal punto di vista dei giornalisti c'è una concorrenza, una sfida da parte del
pubblico; dal punto di vista dei cittadini c'è l'acquisizione di una nuova funzione che porta a
modificare il loro rapporto con l'informazione e la politica.
3. Gli ambienti del2.0 hanno generato dei modelli di co-produzione: la produzione di
contenuti non è più individuale ma avviene di concerto con gli altri utenti e ha bisogno di
un'autoregolamentazione: non basta essere tutti sullo stesso sito e pubblicare un contenuto
ma c'è un regolamento che si è autodefinito nel tempo grazie all'uso e alle proposte degli
utenti. I siti 2.0 si basano sulla reputazione e sulla fiducia reciproca degli utenti e verso
il sito(Wikipedia e Ebay)
4. I social media hanno creato dei veri propri “terzi ambienti” (distinti da casa e lavoro)
in cui gli individui esprimono diverse sfaccettature delle loro identità e nella quale
interpretano diversi stili di vita e valori. Queste esperienze online, in cui assume una
rilevanza peculiare anche la dimensione politica, contribuiscono ad ampliare il capitale
sociale e a fornire nuovi strumenti per l’impegno civico (es. online petition, cause,
campagne).
5. Le nuove forme di comunicazione che permettono potenzialmente a tutti i cittadini di
comunicare non soltanto attraverso testi scritti, ma anche attraverso filmati ed
immagini, hanno affiancato alla logica razionale della deliberazione una logica basata
sulle emozioni. Mentre è assodato che l’egualitarismo fondato su un accesso universale
ai testi scritti via web resta un’utopia, non è ancora chiaro se la diffusione della cultura
audiovisivo possa produrre effetti sul coinvolgimento dei cittadini. Se si hanno dei
contenuti forti dal punto di vista delle immagini e dei contenuti video si riesce a coinvolgere
e a far partecipare i cittadini. L'adesione a una causa può essere non di tipo razionale(ci si è
informati e si conoscono determnati punti che permettono di avere una posizione)ma legata
all'irrazionalità e alla sfera emozionale.(es. differenza dell'impatto tra audio e testo di un
intercettazione). Non tutte le letture di testi scritti implicano poi una reazione di tipo
razionale.
6. Uno dei problemi aperti relativi all’uso che i cittadini possono fare del web 2.0
riguarda la deliberazione online. Le forme deliberative più complesse non possono
infatti rivolgersi a comunità numericamente troppo estese per via di problemi
organizzativi e di sintesi. Il web offre forme di sperimentazione in tal senso (es. Liquid
Democracy) che mirano ad includere la (quasi) totalità dei cittadini in percorsi di
decisione collettiva. Chadwick lo chiama Numbers(quello dei grandi numeri). Le
deliberazioni che funzionano sono quelle con pochissimi iscritti e partecipanti rispetto ai
numeri che sono on-line. I percorsi di deliberazione sono estremamente costosi in termini
organizzativi sia per chi li gestisce ma anche per chi partecipa poiché è prevista una
partecipazione continuativa e attiva a questi esperimenti. In realtà il web accanto a queste
forme,che non sono forme necessariamente mediali ma possono essere attraverso il web ma
normalmente sono fatte in presenza, ci sono altri elementi che andrebbero presi in
considerazione, ad esempio quanto gli individui partecipano sul web anche in maniera
discontinua. La LIQUID DEMOCRACY(in Italia movimento 5stelle) è stata sviluppata dal
partito dei pirati tedeschi. L'idea è che tutti i cittadini possono partecipare a delle forme di
deliberazione seguendo un processo semplice: è prevista una registrazione, degli spazi che
sono una sorta di forum tematici intorno a proposte specifiche che devono essere votate
continuamente, la chiusura di questo percorso di deliberazione e l'uscita delle proposte
migliori, ossia quelle più votate,dal processo deliberativo e eventualmente la loro adozione.
WEB 2.0 E I GOVERNI
I governi si rivolgevano ai cittadini o per comunicare e informare(sul web pagine statiche e con
poca interazione) o laddove era prevista interazione o era necessaria ci si basava sui forum. Il
passaggio è quello ai blog e ai social media grazie allo sviluppo del web2.0.
1. Il web 2.0 consente anche ai governi (e alle istituzioni) di interagire in maniera nuova
con i cittadini. Il passaggio dal modello del forum a quello meno formale del blog o dei
social media aumenta l’attrattività dei messaggi prodotti dai politici e
(paradossalmente) riduce i rischi di dover intervenire per moderare le discussioni e
bannare singoli partecipanti. Il flusso di messaggi è più rilevante dei singoli commenti
negativi, così come l’agenda dei temi resta in mano ai politici. Il forum era eterodiretto:
dall'alto si definiva l'agenda e si proponeva un tema. Questo strumento poneva tutta una
serie di problemi numerici nel definire il numero dei partecipanti. Al suo interno
normalmente la conversazione tendeva a spostarsi: si creava quindi un problema di agenda e
della sua definizione. C'erano poi persone che interagivano scorrettamente utilizzando un
linguaggio offensivo e disturbando i lavori e vi era quindi la necessità di una moderazione
non soltanto allo scopo di richiamare al tema o all'ordine ma che implicava di bannare
qualcuno eliminando la persona o alcuni contenuti dalla conversazione. Questi nuovi siti
permettono una riduzione della moderazione e contemporaneamente una gestione
dell'agenda come flusso.
2. I siti istituzionali aspirano ad avere un elevato grado di centralità all’interno del web.
Questa centralità è calcolata in relazione al numero di link a cui il sito rimanda
(outdegree centrality) e al numero di link esterni che puntano su di lui (indegree
centrality). Le evidenze empiriche suggeriscono che i siti che fanno capo al governo e
all’amministrazione centrale hanno un medio/basso livello di indegree centrality
(media/bassa popolarità), ma un medio/alto livello di outdegree centrality (medio/alto
grado di pluralismo e inclusività). Se si ha un alto livello di indegree centrality si ha un
livello di popolarità molto ampio; se invece si ha un alto livello di outdegree centrality si è
ben connessi con la rete che è più affine(prossimità e vicinanza).
3. Il valore informativo del feedback dei cittadini sui siti istituzionali è e deve essere visto
come una componente importante della democrazia elettronica, anche quando non è
conforme all'ideale deliberativo (es. questionari web), ma è invece basato sul
comportamento dei cittadini online (tempo passato su una pagina, download, likes, …).
Il comportamento dei cittadini on-line dovrebbe, secondo Chadwick, essere utilizzatore per
ottenere un feed-back delle azioni di governo e come indicatore.
Dalle statistiche del 2012 emerge come una larga quota dei cittadini sia online(58,4%). La quota
rilevante della popolazione è on-line ma anche una buona parte è offline.
DIAMANTI e il suo gruppo propongono 4 categorie:
1. OFFLINE: cittadini che non utilizzano internet
2. INTERNAUTI: accedono saltuariamente a internet
3. INFONAUTI:usano principalmente il web per informarsi
4. CIVES.NET:quelli che non solo leggono e si informano on-line ma discutono e si
informano di politica. Sono la quota più rilevante e che è in crescita.
Per quanto riguarda ad esempio le caratteristiche socio-demografiche sono più giovani che anziani e
cives.net sono più uomini che donne. Diamanti incrocia la domanda relativa al voto(per chi hai
votato alle ultime elezioni?)con queste 4 categorie e isola quindi il M5S che è un movimento basato
su internet. I dati confermano che ci sono delle differenze notevoli nel campione indagato da
Diamanti. Il 47,7% di chi ha votato il M5S è quello che egli chiama un Cives.Net(persona che
utilizza la maggior parte delle potenzialità di internet);solo il 18,5% è offline tra chi ha votato il
M5S. L'area di centro-destra è all'estremo opposto: ha una quota di elettori offline più elevata della
media nazionale(54.6%)e ha pochi Cives.Net(19%). In situazione intermedia e graduale ci sono il
centro e il centro-sinistra. Le categorie intermedie rimangono sostanzialmente uguali per tutti i
partiti mentre le variazioni riguardano gli off-line e i cives.net. Il centro-sinistra ha40%di cives.net e
un 36% di off-line; il centro ha il 38,7% di cives.net cui corrisponde una quota maggiore di offline.
Le due categorie di mezzo non si dilatano. Diamanti pone una domanda a incrocio su identità
politica:dove vi autocollocate su una linea con estremi destra e sinistra?. Non è presente il M5S
poiché non è collocabile su tale scala. Chi ha votato il movimento 5stelle in teoria non dovrebbe
collocarsi rispetto a questo output ma in realtà si vede come ci sia una forte collocazione dei
cives.net(che erano la quota rilevante che aveva votato il m5s)a sinistra(41,5%) e centrosinistra(41,6%), però risale anche la quota di centro e centro-destra. È vero che il m5s si spalma
sull'arco destra-sinistra ma sull'area di centro-sinistra in modo particolare. Diamanti analizza il
coinvolgimento del campione rispetto alla politica: quanto si interessa di politica. La fiducia in
internet nei cives.net e negli infonauti è intorno al 60%, la fiducia nello stato in generale è intorno al
20%,la fiducia nei partiti è intorno al 5-6%. I cives.net e gli infonauti utilizzano internet e tv quasi
tutti i giorni. Per quanto riguarda i mezzi di informazione(quale è la fiducia nei tg, nei programmi
di informazione e qual'è giornale che legge con maggior frequenza?): orientamento dei cives.net a
sinistra.
IL MODELLO MEDIATIZZATO E COMUNICAZIONE POLITICA
MAZZOLENI definisce la comunicazione politica come il risultato dell’interazione e della
competizione dei principali attori(sistema politico, sistema dei media, cittadino-elettore)nello
spazio pubblico mediatizzato, ovvero l’area di intersezione fra sistema politico, sistema dei
media e i cittadini-elettori all’interno di tale spazio. Ci sono delle sovrapposizioni tra questi tre
sistemi:tra quello politico e i cittadini senza la mediazione dei medi(convegni e comizi), tra sistema
dei media e cittadini e tra sistema politico e quello mediale(es. Conferenza stampa in cui il politico
parla al sistema dei media). Questi tre sistemi trovano un punto di contatto nella
COMUNICAZIONE POLITICA MEDIATIZZATA che è la comunicazione politica coperta dal
sistema dei media. La comunicazione tramite il web rientra in questa categoria.
Secondo LORENZO MOSCA (2012)la WEBPOLITICA(intensa come comunicazione politica
online)può essere concettualizzata come l’ambito di interscambio fra nuovi media, sistema
politico e cittadinanza che si definisce all’interno dello spazio pubblico mediatizzato. I nuovi
media permettono di attuare in maniera semplice il going public ossia quel metodo che veniva
usato, in particolar modo dai presidenti americani, per permettere, attraverso la tv, di lasciare un
messaggio che veniva trasmesso ai cittadini senza il filtro del giornalismo. La comunicazione
avveniva in maniera diretta tra il presidente e i cittadini. La web politica permette di ampliare il
ricorso al going public. Un ulteriore esempio è fornito dal M5S che vuole saltare la mediazione
giornalistica non concedendo interviste e sconsigliando la partecipazione ai talk-show.
LEZIONE 4 DEL 21/11/13
I MEDIA DIGITALI E L'AZIONE COLLETTIVA
Gli studiosi hanno posto una grande enfasi sul rapporto che i nuovi media hanno con la
partecipazione politica e con la nascita e l'esplosione dell'azione collettiva(es.primavera araba). Una
serie di studi ha messo in luce come in realtà in contesti in cui il digital divide, inteso come divario
esistente tra fasce della popolazione nell'accesso a internet non permetteva ai media di essere lo
strumento attraverso cui alcuni gruppi dialogano con l'esterno. Dalle analisi empiriche emerge
l'utilizzo di una nuova tecnologia: il telefono cellulare che permette una buona forma di
organizzazione in tempo reale. I nuovi media hanno delle conseguenze sull'azione collettiva.
• I media digitali sembrano fornire opportunità logistiche, organizzative ed espressive
per aggregare le risorse di militanza in fuga dai soggetti tradizionali della politica.
Queste nuove opportunità offerte dal 2.0possomo riavvicinare i cittadini non ai partiti ma a
movimenti o a gruppi che arrivano ad avere rilevanza istituzionale(es.Popolo viola). Questi
movimenti nascono da alcuni gruppi offline ma si sviluppano in modo preponderante grazie
al web.
• I media digitali rispetto all'azione collettiva hanno questa grande funzione cioè quella
di rendere possibile a livello individuale la partecipazione. I nuovi media inoltre
rendono maggiormente diffuse le risorse di comunicazione nella società, favorendo
l’emergere di ciò che è stato variamente definito come “azione collettiva
individualizzata”(Micheletti 2003) o “attivismo fai da te”(do- it-youself-activism)
(McKay 1998). Nelle società contemporanee il comportamento degli individui è atomizzato
e individualizzato e si assiste alla privatizzazione della dimensione politica. Questo ha avuto
e ha ricadute sulla partecipazione politica(calo di affluenza al voto) e un forte disinteresse
dei cittadini nei confronti della politica attiva tradizionale. Il tasso di iscrizione ai partiti, ad
esempio, dagli anni 70 ha visto un crollo che ad oggi non accenna a diminuire. Questo non
vuol dire che i cittadini non partecipano più alla vita politica ma lo fanno in modo diverso ad
esempio attraverso l'associazionismo. Il web2.0consente di modificare ulteriormente i
repertori e le possibilità di partecipazione mettendo in atto delle forme di azione collettiva
individualizzata o di attivismo fai da te; questo implica il fatto che non sia necessario
iscriversi a un partito ma per partecipare è necessario connettersi, avere una serie di idee e
praticarle.
• Il web modifica e rende possibile nuove forme organizzative: uno degli elementi essenziale
per la politica è l'organizzazione.I partiti se da un lato hanno un ruolo fondamentale nella
selezione dei candidati, nella definzione di un programma che raccolga le istanze principali
dei cittadini ecc.; hanno dall'altro una struttura e un'organizzazione molto forti che servono
per assolvere a tali funzioni, per essere presenti sul territorio e per coordinare la dirigenza
con gli iscritti e il livello nazionale con quello locale. Il coordinamento diventa dunque per i
partiti una componente essenziale. Il problema si pone quando si pensa al reperimento delle
risorse che devono sostenere questa macchina organizzzativa: nei partiti di massa avevano la
massa come risorsa e come elemento partecipante; i partiti odierni invece non hanno iscritti
se non nei momenti congressuali in cui raggiungono dei picchi(poichè il momento
congressuale è quello in cui si prendono le decisioni). All'interno dei partiti attuali non c'è un
numero adeguato di militanti disposti a lavorare per far funzionare la macchina
organizzativa, quindi o i partiti hanno le risorse oppure non possono funzionare. Chi, come
Grillo, sostiene la fine del finanziamento pubblico ai partiti dice che il web in realtà
permette delle forme nuove e meno costose di organizzazione. In particolare sono tre diversi
concetti:organizzazioni
post-burocratiche
(Bimber2003),
organizzazioni
senza
organizzazione (Shirky2008) e l'ibridazione organizzativa(chadwick 2007).
Ognuno di questi concetti si rifà all'idea che i nuovi media permettano delle nuove forme
organizzative più leggere e semplificate le quali non hanno bisogno di avere una struttura
burocratica e verticistica e ognuno di questi tre concetti però mette in rilievo alcuni elementi che
sono rilevanti.
Le “organizzazioni post-burocratiche” sono quelle che, secondo Bimber, riescono meglio di
altre ad organizzare l’azione collettiva nell’epoca contemporanea, sostituendo l’infrastruttura
organizzativa con un’infrastruttura informativa resa possibile dall’avvento dei nuovi media.
Non è un'organizzazione di tipo formale, non si decide un organigramma ma si crea non soltanto
una rete ma un ambiente all'interno del quale di volta in volta si prendono le decisioni.
Shirky ha usato invece un ossimoro per evidenziare che i nuovi media consentono ai cittadini
di organizzarsi senza organizzazioni (si potrebbe parlare di organizzazioni a-burocratiche). I
social media rendono possibile l’azione promossa da gruppi debolmente strutturati, che
agiscono senza una direzione centralizzata. Grazie al web possono nascere e svilupparsi dei
gruppi e delle azioni collettive che non hanno la necessità di strutturarsi ma che attraverso i social
media in particolare prendono via via tutte le decisioni che riguardano l'intero gruppo. Questo vale
sia per la dimensione organizzativo-logistica sia per le decisioni più rilevanti(es.se non ora quando,
il popolo viola ecc..). È possibile attraverso il web riuscire a coordinare anche delle operazioni
complesse e un numero anche molto ampio di persone senza avere un'organizzazione e una struttura
di tipo formale, senza un responsabile e un impianto verticistico. Le decisioni semplici possono
essere prese in maniera collettiva.
Il concetto di “ibridazione organizzativa” fa riferimento al fatto che i repertori organizzativi
di partiti politici, gruppi di pressione e movimenti sociali tendono ad intrecciarsi abbattendo
le distinzioni fra soggetti che tradizionalmente si muovevano in arene diverse: quella
elettorale(raccogliere voti),quella istituzionale(mediare interessi),quella sociale(mobilitare
protesta). Chadwick sostiene che bisogna prendere in considerazione il fatto che ciò che noi
viviamo è una sorta di ibridazione organizzativa perchè le persone quando utilizzano i nuovi mezzi
di comunicazione lo fanno in virtù delle proprie conoscenze pregresse e non in maniera neutra, per
cui in realtà se qualcuno ha già delle esperienze di tipo associativo, partitico o di gestione di gruppi
porterà le sue conoscenze all'interno del grupo . Il che non vuol dire automaticamente che queste
pratiche tradizionali vengano adottate dal gruppo ma che entrano a far parte del suo bagaglio,
rispettando la struttura formale ma individuando delle divisioni di lavoro e delle specializzazioni dei
compiti. Coloro che hanno delle competenze emergeranno in una prima fase come leader naturale
orientando il gruppo.
Le distinzioni sulle fasi della comunicazione politica partono dal secondo dopoguerra e si
riferiscono alla dimensione informativa e comunicativa dando ampio spazio alla dimensione
politica e istituzionale, in particolare ai cambiamenti che hanno interessato i partiti politici.
Bimber(2003), guardando agli USA, ha individuato quattro rivoluzioni dell’informazione
succedutesi negli ultimi due secoli. Le cause delle rivoluzioni dell’informazione, secondo
Bimber, sono:
• trasformazioni economiche;
• innovazioni tecnologiche;
• cambiamenti istituzionali.
Le quattro rivoluzioni partono dal 1820 e arrivano ad oggi. La prima rivoluzione dell'informazione
è stata la nascita del servizio postale nazionale e lo sviluppo dell'industria della carta stampata. I
quotidiani sono stati il primo grande strumento informativo. Le organizzazioni emergenti dal punto
di vista politico in questa fase,che inizia nel 1820, sono le organizzazioni partitiche(nascono i primi
partiti che sfruttano queste innovazioni tecnologiche per la necessità di comunicare). La seconda
rivoluzione si ha nel periodo della rivoluzione industriale(alla fine dell'800) e vede la nascita,come
organizzazioni emergenti, dei gruppi d'interesse che non informano su interessi generali ma
specifici. In questa fase l'informazione si specializza e si articola in maniera nuova e più pluralista.
La terza rivoluzione è quella televisiva in cui la tv ha come caratteristica la comunicazione di tipo
broadcast(comunicazione che va da un centro a tutti in maniera indistinta). Le organizzazioni
emergenti sono i gruppi monotematici e la loro azione è legata a interessi e temi specifici. Dal
1990a oggi l'innovazione è data dalla diffusione di internet e dalla nascita del web e la
comunicazione passa da broadcast a narrowcast. Si sviluppa quindi non solo la comunicazione oneto-many ma anche quella one-to-one, many-to-many e many-to-one. In questo caso emergono
organizzazioni politiche post-burocratiche.
IL MOVIMENTO 5 STELLE
Il M5S ha attualmente 80.000 iscritti, per scelta non ha una sede e ha come obiettivo principale di
cacciare la classe dirigente e di conseguenza non si allea con altri partiti politici.Il M5S è un caso
emblematico di utilizzo della rete. Questo movimento nasce a fine 2009e si presenta per la prima
volta nelle elezioni regionali nel 2010. Dal punto di vista elettorale è un inizio non esaltante perchè
prende circa il 3%dei voti ma già da subito gioca un ruolo rilevnte per quanto riguarda gli equilibri
generali. Il movimento 5 stelle è legato al suo leader Beppe Grillo, comico di successo negli anni
80. Egli dal 2005 realizza il suo blog(Beppegrillo.it) e comincia a commentare e a prendere
posizione rispetto a una serie di avvenimenti politici. Casaleggio è la seconda faccia del M5S, il lato
pubblico è però rappresentato da Grillo. Il blog nasce dall'incontro tra Grillo e Casaleggio e questo
cresce sempre di più in termini di successo al punto che si decide attraverso il blog di creare un
evento: il Vday(ce ne sono stati due). Il primo è indirizzato alla classe politica in generale(2006). Il
secondo Vday è invece rivolto al sistema dei media e ai giornalisti(2008). I politici e i media sono
accussati di essere la causa principale di tutti i mali del paese. Il M5s ha una caratteristica in più che
è quella di avere un leader carismatico(questo non è presente laddove ci siano movimenti
organizzati sul web che hanno come ideologia quella di organizzarsi in maniera non burocratica).
L'elemento fondamentale è il passaggio dalla semplice dimensione di protesta, di mobilitazione, di
sensibilizzazione nei confronti di un problema al movimento che si presenterà alle elezioni nel
2010. In estrema sintesi i passaggi fondamentali sono: nascita del blog; la nascita di simpatizzanti
cioè di persone che si attivano perchè a livello locale possano essere discussi alcuni temi;il sostegno
di alcune liste di amici di Beppe Grillo a livello locale e amministrativo(dimensione comunale) e
infine il successo del movimento 5stelle. A partire dalla vittoria di Pizzarotti il M5S assume
notorietà e riesce ad avere un minimo di credibilità: il m5s è un attore politico che non vuole solo
disturbare ma che ha anche la capacità e la possibilità di governare. La credibilità del M5S ha degli
effetti poiché riesce a intercettare in maniera più evidente anche il voto di protesta. Per comprendere
il movimento 5 stelle bisogna guardare a come la dimensione locale e quella nazionale si
intrecciano e contemporaneamente capire quale è il peso che si da alla dimensione di protesta e a
quella di proposta cioè quanto il M5S si presenta come un attore che vuole mandare tutti a casa
oppure abbia anche proposte politiche concrete che possono contribuire ad ampliare il bacino
elettorale. La comunicazione di Grillo si basa su dei canali di comunicazione diretta. Egli rifiuta la
mediazione giornalistica e il ruolo dei giornalisti in Italia poiché, secondo lui, questi insieme al
sistema dei media sono d'accordo con l'establishment per mantenere lo status quo. I giornalisti non
informano veramente ma danno soltanto delle informazioni orientate verso questa forma di
conservazione. Grillo non rifiuta il giornalismo in sé e il ruolo dell'informazione ma non si fida del
sistema mediatico e giornalistico italiano e lo mette quindi in discussione. Una delle caratteristiche
su cui si basa la filosofia del movimento è il fatto che il web renderebbe possibile l'accesso
egualitario a tutti i cittadinni alle forme di informazione, alla partecipazione e in ultima istanza
garantirebbe delle forme di democrazia diretta via web. Queste strategie di Grillo sono delle forme
di disitermediazione via web.
CANALI DELLA COMUNICAZIONE DIRETTA DEL M5S
Il canale principale è il blog di Grillo: il suo blog raggiungeva più di un milione di utenti unici al
mese che sono raddoppiati dopo le elezioni. I social media per Grillo non sono l'elemento chiave
della sua comunicazione ma sono sotanzialmente dei mirror, degli specchi che riproducono le stesse
informazioni e rimandano all'articolo postato sul blog. Le modalità di utilizzo dei social media sono
1.0. Il blog rimane la dimensione centrale. Importante nella comunicazione diretta di Grillo sono
anche i media events ossia gli eventi creati per i media. I due Vday sono degli eventi per raccogliere
il popolo grillino ma sono costruiti anche come degli eventi mediatici. Un altro evento mediatico è
stato il Cozzaday che aveva come messaggio il fatto che i politici sono accozzati alla poltrona e non
si vogliono muovere non fornendo ricambio nella classe politica. Un altro evento mediatico è
l'attraversamento a nuoto dello stretto di Messina per lanciare la campagna elettorale. Molto
importante sul lungo periodo e nella comunicazione di routine, sono gli spettacoli teatrali, i libri e i
dvd degli spettacoli che funzionano come ulteriori canali di diffusione delle idee di Grillo.
Quest'ultimo crea un background per far meglio attecchire le proteste e le proposte che vengono
portate avanti dal movimento. L'attività di comico di Grillo che mette al centro la sua visione del
mondo e la critica contro l'Italia che però permette di raggiungere e di diffondere questo messaggio
a pubblici diversi che normalmente si espongono poco alla comunicazione politica o che hanno un
esposizione selettiva.. Riassumendo quindi i canali di comunicazione diretta usati da Grillo sono:
• Il blog
• I social media
• Gli eventi mediatici
• Spettacoli, libri e dvd
LEZIONE 5 DEL 22/11/13
Grillo trascina il movimento verso dei gradi di popolarità e di conoscenza maggiore; quando cresce
uno cresce anche l'altro. C'è un abbinamento molto forte che ci permette di dire che lavorano in
simbiosi. A maggio 2012, momento in cui c'è la vittoria di pizzarotti a parma, il movimento cinque
stelle trova ampio spazio sul corriere della sera. Il movimento 5stelle sostanzialmente è invisibile; la
visibilità nella carta stamapata prima e dopo parma è estremamente bassa. Sui media mainstream
non ci si occupa del movimento 5stelle. Durante i talk-show si comincia a parlare del movimento
5stelle senza avere dei suoi esponenti e sempre in modo polemico, in una prima fase addirittura in
modo ironico. Un elemento importante è il fatto che il web serve ai movimenti per organizzarsi
attraverso forme post-burocratiche. Grillo e Casaleggio dagli Stati Uniti recuperano questa modalità
di organizzazione via web attraverso i meetup.
Cosa sono i meetup?Meetup è il network di gruppi locali più grande del mondo. Meetup facilita
per chiunque l'organizzazione di un gruppo locale o la ricerca di uno dei migliaia che già si
incontrano faccia a faccia. Più di 9000 gruppi si incontrano in comunità locali ogni giorno, ognuno
con lo scopo di migliorare se stessi e la loro comunità. La missione di Meetup è di rivitalizzare
comunità locali ed aiutare persone in tutto il mondo ad organizzarsi da sole. Meetup crede nella
possibilità di migliorare il mondo intorno a noi, o il mondo intero, organizzandosi in gruppi pronti a
fare la differenza.«I meetup rappresentano la spina dorsale del movimento e il meccanismo
attraverso il quale i gruppi distribuiti sul territorio comunicano tra loro»(Lanfrey 2011).Il meetup è
un social network che ha un fine particolare e specifico: far incontrare e facilitare l'organizzazione
di persone che vivono vicine ma che non si conoscono e che grazie a questo sito si incontrano sulla
base di interessi comuni, in cui non c'è solo la dimensione politica ma ce ne sono tante altre. I siti
meetup sono a metà fra il web1.0eweb2.0rientrando nella logica del web2.0 poiché non sono statici
e per quanto riguarda tutta una serie di servizi sono web1.0(es.le discussioni avvengono sotto forma
di forum). I meetup hanno il pregio di permettere soprattutto da un punto di vista locale di
organizzarsi anche su questioni di tipo logistico. L'idea non è quella di vivere on line ma di
permettere attraverso la dimensione del web di incontrarsi nella dimensione reale. Lanfri studia la
prima fase organizzativa del M5S(primi due anni di vita del movimento) e riconosce il fatto che il
meetup è la spina dorsale del movimento e il meccanismo attraverso il quale i gruppi sul territorio e
gli aderenti di un singolo gruppo comunicano tra loro. L'organizzazione del movimento 5 stelle è
molto diversificata da regione a regione e da città a città. Il M5S non ha avuto una nascita e uno
sviluppo uguale in tutta Italia. In una prima fase i meetup sono stati estremamente importanti ma
adesso non dappertutto hanno lo stesso ruolo. Il M5S si dà un'autoregolamentazione così come
previsto dal web2.0. Uno dei motivi per cui nasce il M5S è quello di influire sulla dimensione
locale e i vari gruppi si occupano quindi delle problematiche locali. Il web utilizzato in maniera
consapevole e semplice per permette un miglior coordinamento della dimensione offline. La
dimensione online per il M5S conta nella misura in cui riesce a far funzionare meglio l'offline. La
liquid democracy e la possibilità di discutere online e di arrivare a forme deliberative non sono state
affrontate se non nell'ultima applicazione aperta solo agli iscritti certificati e che permette di
discutere tra parlamentari e iscritti sulle proposte di legge. L'idea iniziale della liquid democracy è
quella di sostituire il parlamento, la democrazia rappresentativa e mediata creando invece un
parlamento online in cui tutti possono partecipare continuativamente su tutte le proposte sia
presentando emendamenti sia votando. Non c'è bisogno di un parlamento di eletti ma si può
costituire di volta in volta un parlamento ad hoc. Questa visione è piuttosto utopica.
Il M5S può essere considerato un movimento di protesta oppure è anche un movimento che porta
avanti delle proposte concrete che sono rilevanti rispetto alla protesta?. Una delle ipotesi formulate
è che ci sia una strategia di comunicazione a due livelli:
1. livello nazionale: il primo compito di Grillo è quello di mettere in evidenza la dimensione
della protesta e di inserire in un frame di questo tipo la visibilità del M5S
2. livello locale: i vari candidati e le varie attività del movimento declinano sul territorio i temi
generali fissati dal programma. C'è un programma generale con dei temi che normalmente
non vengono affrontati da Grillo(non sono il cuore della sua comunicazione e dei suoi
interventi).
I contenuti dei comunicati politici di Beppe Grillo sono stati presi come base di analisi per
individuare se i temi proposti potessero essere collocati tra le proposte oppure come proteste.
Si hanno tre grandi proposte che Grillo esplicita nei comunicati politici:
1. il cambio della legge elettorale
2. la necessità di modificare le democrazie in senso partecipato individuando forme di
partecipazione diretta
3. l'abolizione del rimborso elettorale ai partiti(il finanziamento pubblico ai partiti)
Dal punto di vista della protesta:
• temi legati alla crisi economica: la responsabilità della classe dirigente e dei grandi partiti
rispetto alla crisi economica
• il malfunzionamento della democrazia
• l'inadeguatezza della classe politica e dei partiti in particolare
• la collusione tra giornalismo e politica
• il debito pubblico
• le grandi opere
Grillo non interviene quasi mai sulle questioni locali e non le mette al centro dei suoi post.
Analizzando la campagna di Pizzarotti si nota come la dimensione della protesta sia rilevante. Le
proposte di Pizzarotti si legano in maniera molto stretta alla realtà di Parma e con delle associazioni
preesistenti. Egli appoggia e intercetta l'attività di una parte di cittadinanza attiva. La dimensione
della protesta è classica e si lega a quella di Grillo ma declinandola a livello locale. Pizzarotti
sviluppa prevalentemente la dimensione locale ma in alcune occasioni si scaglia contro Napolitano
e contro la lega nord(attacco in chiave nazionale ma contro una parte politica). Una specializzazione
totale: da un lato Grillo si occupa della protesta(fare piazza pulita dei partiti) e dall'altro la
dimensione della proposta cercando di attuare il programma. Il risultato del 2013 del M5S: più
del25% non si è alleato con altre formazioni politiche e non è riuscito ad accedere però al premio di
maggioranza. Il M5S ha avuto una distribuzione sostanzialmente identica in tutta Italia(intorno al
20%)e ha preso più voti nelle grandi città. In città come Torino una quota rilevante(36%) del voto
andato al M5S proviene dal PD(voto di protesta che arriva da centro-sinistra); a Firenze il 57.6%
dei voti provengono dal PD. Più si va a sud più la situazione si ribalta. Ci sono delle differenze
geografiche nella provenienza del voto ma il M5S riesce a intercettare un voto che origina da partiti
e da posizioni profondamente diverse. La comunicazione diretta e mediata nella campagna del
2013: Grillo fonda la sua comunicazione diretta sul suo tour che si chiama Tsunami tour che ha
come obiettivo quello di spazzare via tutta la classe dirigente. Questo parte il 14gennaio e finisce ill
22febbraio e tocca 100città. Questa scelta di Grillo è atipica poiché la campagna elettorale con la
legge elettorale vigente che non prevede la possibilità per l'elettore di selezionare il candidato, che
ha delle circoscrizioni ampie e che premia le coalizioni, ha fatto si che le campagne fossero di tipo
nazionale e gestite dal centro(leader e dirigenti del partito)e di tipo televisivo. Grillo decide in
questo modo per evidenziare la propria alterità e quella del proprio movimento(campagna basata sul
territorio). L'impulso dal basso fa nascere il movimento e quindi riconoscendo questa dimensione
locale Grillo decide di fare buona parte della campagna girando le piazze. Parte da Pistoia e arriva a
Roma. Oltre la comunicazione diretta sul blog Grillo e Casaleggio aprono una nuova sezione
chiamata la “COSA” e creano un canale web(ora è una specie di web tv)che trasmette eventi
elettorali in streaming e questo rende possibile a tutti accedere agli eventi dello tsunami tour.
L'informazione mainstream su Grillo rimane bassa. Per quanto riguarda i social networks sono
utilizzati per pubblicizzare il blog e lo tsunami tour. I canali di comunicazione diretta usati da Grillo
sono dunque:
• Tsunami tour (14 gennaio – 22 febbraio): 100 città
• La cosa: canale web che trasmette gli eventi elettorali in streaming
• Blog
• Social networks usati per pubblicizzare blog e Tsunami tour
LEZIONE 6 DEL 27/11/13
La stampa considera Grillo solo nei comizi di Torino, Milano e di piazza S.Giovanni accreditando il
movimento dal punto di vista mediatico e riconoscendolo come attore politico. C'è quindi una
sostanziale invisibilità del M5S anche nella tv e nei tg in particolar modo rispetto agli altri leader.
Si verifica una discrepanza tra la copertura mediale e i voti effettivamente ottenuti. Prima della
campagna elettorale del 2013il M5S non era coperto e visibile e durante la stessa campagna manca
una copertura mediatica adeguata. Grandi e Vaccari (2013), individuano sei principali elementi
caratterizzanti la campagna di Grillo e del M5S:
1. Lunga pre-campagna che parte con il tour per le amministrative dell’aprile 2012 che tocca
100 comuni in tutta Italia. La vittoria di Pizzarotti a Parma(Stalingrado dei partiti) in maggio
accredita il M5S tra gli attori che possono ambire a governare(almeno a livello locale).
Grillo è l'unico che fa una campagna nelle piazze e lo fa a partire dalla tornata elettorale
delle amministrative di Parma.
2. Traversata a nuoto dello stretto di Messina come media event che dà il via alla campagna
elettorale in Sicilia. I risultati del voto premiano e accreditano il M5S che con il 14,9%
diventano il primo partito dell’isola. Questo evento mediatico, utilizzato in modo
consapevole da Grillo, ha attirato l'attenzione laddove c'era un vuoto ossia nella campagna
elettorale regionale siciliana che non è stata portata avanti da nessun leader nazionale.
Cominciano qui a crearsi le condizioni favorevoli per il successivo effetto bandwagon che
crescerà mano a mano che ci si avvicina al voto.
3. Grillo e Casaleggio a fine ottobre 2012 definiscono e pubblicano sul blog i requisiti per
partecipare alle cosiddette parlamentarie(vale a dire le consultazioni via web per selezionare
i candidati alle elezioni politiche)svoltesi ad inizio dicembre. La partecipazione, i risultati, e
soprattutto il processo di selezione non del tutto trasparente vengono criticati internamente
ed esternamente al movimento. Le polemiche che ne seguono trovano ampia eco sui media.
Le parlamentarie sono delle elezioni che mirano a selezionare i candidati e a definire
l'ordine di lista(la legge elettorale attuale prevede che ci siano delle liste bloccate e che il
riparto dei seggi venga fatto in maniera proporzionale pescando il primo o il secondo o il
terzo. Essere in una posizione primaria in una lista significa avere maggiori possibilità). Il
problema del M5S(formazione in evidente crescita) è definire i requisiti e trovare dei
candidati che non facciano il male del movimento. Grillo e Casaleggio stabiliscono che i
candidati:
• possono partecipare solo coloro che si sono accreditati sul sito di Grillo
• devono avere la fedina penale pulita
• devono già essersi candidati per il M5S e ovviamente non devono essere stati eletti: questo
elemento dal punto di vista del controllo permette di avere un margine maggiore di controllo
su chi si candida ma ha anche un effetto distorsivo(le persone che si candidano sono gli
scarti di una prima selezione). Il movimento per evitare tale effetto avrebbe potuto scegliere
persone che già avessero avuto un qualche tipo di esperienza poiché questa risulta in molti
casi essere necessaria. Le parlamentarie vengono fatte via web. La partecipazione via web
doveva permettere a tutti di votare in realtà votano poche persone(va però ricordato che
queste parlamentarie non sono aperte ma sono chiuse e riservate solo agli iscritti accreditati
per evitare che qualcuno potesse distorcere in maniera forte il risultato).
4. Lo Tsunami Tour – il terzo tour elettorale di Grillo in9mesi – parte il 15 gennaio. Il
messaggio è chiaro e comprensibile per chiunque: spazzare via l’intera classe dirigente con
la forza di uno tsunami, mandare tutti a casa. Lo tsunami tour è in parte di protesta in parte
di proposta.
5. La non partecipazione di Grillo e dei vari candidati alle trasmissioni televisive rappresenta
un ulteriore elemento di alterità. Mentre tutti i partiti utilizzano la televisione come
principale mezzo di comunicazione elettorale, per Grillo sono i comizi nelle piazze lo
strumento attraverso il quale raggiungere i cittadini.
6. Il comizio finale in piazza San Giovanni a Roma ha rappresentato anche a livello
simbolico/comunicativo il punto di arrivo di una campagna elettorale lunga 9 mesi. Le
immagini delle piazze gremite a Torino, Milano e Roma costringono anche i media
mainstream a dare maggiore rilevanza alla campagna del M5S, contribuendo nella settimana
antecedente il voto ad amplificare ulteriormente l’effetto bandwagon. Il messaggio che i
media selezionano è “mandiamoli tutti a casa”(questo è un messaggio di protesta che si
traduce in voto di protesta). Si vota il M5S per il frame generale: l'Italia ha bisogno di
cambiare passo e la classe politica dirigente che deve essere modificata.
Essere in piazza e ripristinare contatto diretto con le persone è una caratteristica post-oderna della
campagna del M5S.Grillo utilizza in maniera consapevole i mezzi di comuicazione, in particolare il
web come mezzo di organizzazione, di diffusione delle informazioni, come mezzo di
amplificazione della campagna elettorale che fa sul territorio. Grillo decide consapevolmente di fare
a meno del mezzo televisivo dal quale non avrebbe potuto avere una copertura positiva. Tutti i
leader di partito che cercano di andare in tv lo fanno per avere un vantaggio non soltanto in termini
di visibilità ma anche in termini di contenuti esposti e di frame che eventualmente riescono a
impostare e a definire. Il M5S ha due problemi in tal senso:
1. Grillo non ama i contraddittori e non vuole andare in tv
2. Al di fuori di Grillo il M5S non ha soggetti e candidati che siano in grado di affrontare il
mezzo televisivo. Una delle attività che i partiti svolgono rispetto ai rappresentanti eletti o ai
dirigenti è quella di addestrarli per andare in televisione.Es.nella lega nord.fino all'epoca
pre-Maroni i candidati partecipavano a dati programmi parlavano su argomenti e problemi
prestabiliti.(se si parlava di federalismo per la lega parlava Calderoli, se si parlava di
immigrazione parlava Maroni ecc). Questo corrisponde a una sorta di professionalizzazione
cioè al fatto che i messaggi e i contenuti vengono preimpostati e predefiniti; questo
garantisce anche un certo livello di coerenza.
La campagna 2013 è stata una campagna post-moderna? Per molti versi è stata moderna cioè basata
ancora quasi integralmente sulla televisione. I leader andavano in tv per litigare e parlavano poco
dei problemi; si va in tv indipendentemente dal messaggio che si vuole trasmettere.
L'E-DEMOCRACY o democrazia elettronica(Pitteri, 2007)ha assunto una dimensione rilevante
prima da un punto teorico e speculativo già dagli anni novanta del XXsecolo e poi dal punto di vista
empirico perchè si sono susseguiti una serie di tentativi di mettere in pratica forme di democrazia
elettronica. Questo concetto è polimorfo e in parte controverso. C'è un generale accordo nel
sostenere che la democrazia elettronica è l'esito dell’utilizzo delle nuove tecnologie
dell’informazione e della comunicazione nell’ambito dei processi democratici(definizione molto
generale). Il concetto di e-democracy è aperto a esiti molto diversi per intensità di visione, per
profondità di innervamento nei sistemi democratici e per modalità di coinvolgimento delle persone.
Non c'è accordo sull'esito prodotto dall'utilizzo dei nuovi media rispetto ai processi democratici. Ci
sono una serie di modelli che possono essere richiamati.
Una serie di politologi e autori ha ragionato sul fatto che le tecnologie sono democratiche in
sé:Secondo Barnett (1997) le nuove tecnologie(internet in particolare)rafforzano i componenti
fondamentali di qualsivoglia ordinamento democratico:
• rendonol’opinione pubblica maggiormente e meglio informata
• stimolano la partecipazione
• possono favorire il dibattito razionale: i cittadini grazie a internet quando volgiono possono
accedere in maniera indifferenziata a dei testi scritti che permetterebbero una maggiore
consapevolezza e una deliberazione di tipo razionale. Alcuni autori sostengono che la
dimensione dell'emotività è in crescita grazie all'utilizzo di internet e dei new media in
generale
• incrementano la rappresentanza: i rappresentanti eletti attraverso internet possono avere un
rapporto più diretto e più efficace con i cittadini
Ci sono altre interpretazioni che mettono in luce il fatto che grazie alla rete si sviluppa una nuova
possibilità di espressione per i cittadini che non solo possono accedere a un numero più elevato di
informazioni ma possono effettivamente dare vita a un corpo politico distinto dai normali mediatori.
Normalmente si è un corpo politico quando si partecipa alle attività di qualeche mediatore politco
classico(ad esempio i partiti, i sindacati ecc). Il potenziale democratico dei nuovi media risiede non
solo nella loro disposizione a modificare i processi di produzione e di accesso alle informazioni, ma
anche nella capacità di ricostruire in rete un corpo politico libero da costrizioni di spazio e di
tempo.La rete permette delle aggregazioni nuove e, come ricorda Tambini(1999), ci sono nuove
possibilità di accesso alle normali dinamiche tipiche delle democrazie. In particolare possono con
relativa semplicità:
• creare gruppi organizzati intorno ad interessi comuni(es. meetup)
• manifestare le proprie preferenze
• accedere ad un’informazione configurabile e personalizzata: l'informazione non è più di tipo
broadcast ma diventa sempre di più narrowcast
• deliberare su argomenti di interesse generale e comune
Questi elementi ci permettono di affermare che le tecnologie sono democratiche in sé cioè
contribuiscono ad aumentare la partecipazione e l'inclusività e a rafforzare i meccanismi e i processi
tipici delle democrazie.
Altri autori sostengono che non sempre le tecnologie sono democratiche. Il processo di sviluppo e
diffusione delle nuove tecnologie produce esiti controversi che non sempre ampliano i confini degli
ordinamenti democratici. Rodotà (2007) sottolinea che i limiti che viziano le società digitali(i sette
peccati capitali), non paiono molto diversi da quelli caratterizzano i sistemi democratici
tradizionali(quello che succede online non è così diverso da quello che succede offline):
1. diseguaglianza(caratteristica della società democratica che si ritrova online negli stessi
termini: chi ha difficoltà offline le avrà anche online)
2. sfruttamento commerciale e abusi informativi(google e le big companies del web raccolgono
dati di cui non sempre ne conosciamo gli utilizzi e il datagate come abuso informativo)
3. rischi per la privacy(data gate)
4. disintegrazione delle comunità(le società si sono atomizzate e individualizzate e il web e le
nuove tecnologie in generale amplificano questo processo poiché spingono le persone a
rimanere con il loro computer piuttosto che impegnarsi in prima persona nelle loro
comunità)
5. plebisciti istantanei e dissoluzione della democrazia(la democrazia è un insieme di regole e
di procedimenti, di equilibri tra le diverse istituzioni che la compongono. Se si riduce al voto
plebiscitario si banalizza la democrazia(democrazia elettorale)laddove tra tutti gli aspetti
della democrazia soltanto quello del voto viene rispettato.
6. tirannia di chi controlla gli accessi;
7. perdita del valore del servizio pubblico e della responsabilità sociale.
Secondo Pitteri, tre principali contraddizioni caratterizzano questo processo:
1. esperienze partecipative dal basso fino ad esperimenti di socialismo informatico (es.
software free e open source) vs colonizzazione commerciale di Internet e del web.
2. sviluppi tecnologici che rendono possibili forme più inclusive di partecipazione che vanno
implementate nei processi democratici vs forti resistenze da parte dei mediatori politici
tradizionali(politici e istituzioni) nel definire modelli nuovi di cittadinanza attiva. Vengono
osteggiate le nuove tecnologie che favoriscono la partecipazione.
3. sviluppi tecnologici che rendono possibili forme più inclusive di partecipazione vs effettiva
capacità, possibilità e volontà dei cittadini di aumentare e migliorare la propria
partecipazione alla vita politica. Il passaggio dalle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie
e che cosa i cittadini e i politici sono disposti oltre che capaci(la capacità è un problema per
il divario digitale e culturale esitente)a partecipare a un processo che porti a una
partecipazione più ampia. Il punto è quanto si è disposti a rivolgersi meno alla dimensione
privata e di più a quella pubblica.
Le nuove tecnologie sono un elemento necessario ma non sufficiente a garantire processi
democratici.
LEZIONE 7 DEL 28/11/13
Pitteri individua alcuni scenari tecnologici(che sono alternativi e potenziali);due che interpretano la
tecnologia come rischio e tre che la interpretano come opportunità .
Le tecnologie come rischio:
1. Scenario Grande Fratello: i regimi che tendono al controllo adottano le nuove tecnologie in
maniera autoritaria. Internet, rispetto al passato, permette di prospettare un’apparenza di
libertà e di democrazia (più fonti di informazione, possibilità estese di dialogo tra cittadini e
istituzioni). In realtà, è sfruttata per determinare una situazione di controllo esteso e di
violazione della privacy. Lo sviluppo e la diffusione delle nuove tecnologie è un'operazione
subdola perchè da un lato fa credere al cittadino che ci siano maggiorni possibilità di
informazione e di partecipazione ma in realtà mantiene,proprio grazie alla nuove tecnologie,
un controllo esteso e diffuso su tutta la vita dei cittadini.(es.scandalo datagate)
2. Scenario tecnocratico:paventa una società distaccata dalla cosa pubblica e caratterizzata da
una spoliticizzazione del potere a fronte di una contemporanea professionalizzazione
dell’attività decisionale. Il potere pubblico è esercitato non in maniera politica, ma in modo
tecnico sulla base di un procedimento interamente razionale, basato sulle competenze
derivate dal controllo delle tecnologie. Ogni decisione è giusta perché tecnicamente corretta.
Dall quando affronta il tema della democrazia parla di teoria dei custodi: ci sono persone più
competenti e bisogna darla a loro come a dei custodi. In ambito politico non esiste una
dimensione giusta o sbagliata, ci vuole però un grado di competenza minima quindi in
potenza tutti potremmo essere bravi politici se avessimo un grado minimo di competenza.
Le teorie sulle tecnologie come opportunità(non significa che siano modelli positivi) partono dal
presupposto che le democrazie contemporanee stanno attraversando una crisi di rendimento che
comporta una crisi di fiducia da parte dei cittadini nei confronti di istituzioni, partiti politici e
politica in generale:
1. Scenario della democrazia diretta:si sviluppa già dagli anni'80 con le prime tv interattive
attraverso le quali si pùò dare al popolo la parola in maniera costante senza la mediazione
dei partiti. Il potere viene esercitato direttamente, grazie alle nuove tecnologie, dalla totalità
di cittadini senza alcuna mediazione. I rischi sono delle derive plebiscitarie: non tutte le
decisioni complesse possono essere ridotte a un si o un no. Si fonda su due idee: (a) la
“vera” democrazia coincide con l’assoluta centralità del popolo nell’esercizio del potere; (b)
il web è considerato come un luogo completamente libero grazie al quale i cittadini possono
liberamente esprimersi alla pari.
2. Scenario della democrazia rappresentativa: ritiene che le nuove tecnologie permettano di
ampliare la partecipazione politica e che ciò produca un sostanziale rafforzamento della
democraticità dei sistemi politici, riducendo la distanza tra governanti e governati e dando
nuova forza alle forme tradizionali di democrazia rappresentativa.
3. Scenario della democrazia partecipativa: partendo dalla constatazione che i partiti politici
non hanno più la capacità di rappresentare il luogo delle mediazioni fra istituzioni e
cittadini, individua nelle nuove tecnologie degli ambienti alternativi dove fare crescere la
discussione, il confronto e le proposte politiche. Internet in particolare in questa prospettiva
permette lo sviluppo di un dibattito pubblico da cui derivano processi e atti razionali di
deliberazione politica. Inquadra in maniera positiva le nuove tecnologie.
A questi scenari corrispodono quattro differenti modelli di democrazia innervata dalle tecnologie.
Questi modelli funzionano dal punto di vista teorico ma nella realtà questi si combinano. L’impatto
delle nuove tecnologie sulla democrazia dipende dalla visione stessa che si ha della democrazia:
1. Teledemocrazia o democrazia plebiscitaria: sviluppatosi negli anni ’80 al comparire delle
prime televisioni interattive, questo modello enfatizza il coinvolgimento diretto dei cittadini
nel processo decisionale attraverso il ricorso al voto o al referendum. Le nuove tecnologie
permettono, da un lato, di promuovere forme di democrazia diretta, dall’altro, di determinare
un legame immediato fra le preferenze dei cittadini e le decisioni politiche. Concezione
minimale(fa coincidere la democrazia con la possibilità di votare) e ingenua della
democrazia secondo cui quanto più ampia è la libertà di circolazione e raccolta delle
informazioni tanto più aumenta la possibilità di esprimere preferenze politiche consapevoli.
Norris guardando alle soft news e al giornalismo scandalistico parla di circolo virtuoso:
parlare di politica in qualunque caso anche in modo soft ha comunque i suoi effetti.
Patterson parla di Bowling alone per significare che la tv contribuisce a disgregare le
comunità allontanandoli dalla vita politica.
2. Democrazia virtuale o comunitaria: esalta la capacità dei nuovi media di generare e
sostenere nuovi vincoli sociali per determinare una società matura ed emancipata sotto il
profilo politico. Basato sull’esperienza delle prime comunità virtuali e mediali (radio libere
e tv di quartiere negli anni '80 nelle grandi città americane), questo modello rintraccia il
proprio centro nell’uso collettivo di Internet da parte di persone distanti geograficamente e
socialmente che si riuniscono intorno ad un interesse comune. Questa logica delle comunità
esalta il concetto di partecipazione inteso come snodo attorno a cui si costruiscono processi
democratici forti e innovativi ed è alla base delle esperienze delle reti civiche. I meetup sono
dei sistemi che vanno in questa direzione almeno dal punto di vista delle intenzioni. È
l'ultimo modello in ordine di evoluzione e contiene degli elementi della democrazia
plebiscitaria che vengono ampliati: non sono importanti solo i rappresentanti eletti ma anche
attori altri che emergono grazie all'avvento delle nuove tecnologie.
3. Democrazia pluralista: enfatizza il ruolo che riveste l’esistenza di una pluralità di gruppi e
minoranze. Recuperando, almeno in parte, l’idea di sfera pubblica di Habermas, questo
modello dedica attenzione al processo della discussione e alle modalità attraverso cui si
formano le opinioni dei cittadini. Dal momento che il pluralismo è l’elemento principale
intorno al quale si sviluppa l’idea di società, la democrazia non è espressione della
maggioranza, ma coincide con la volontà di una coalizione di minoranze.In questo modello
si fondono quindi alcuni elementi della democrazia diretta con alcuni della democrazia
comunitaria, mantenendo però saldo il principio della rappresentanza esercitata non solo
attraverso i partiti politici, ma anche attraverso le organizzazioni sociali.
4. Democrazia continua: proponendo un approccio normativo, Rodotà (2004) mette l’accento
sulla necessità di porre fine all’intermittenza dei cittadini nel processo politico, ossia di
porre fine a una partecipazione attiva limitata al momento elettorale. Le nuove tecnologie
possono essere determinanti nel garantire una continuità della presenza dei cittadini resa
possibile non solo da impulsi provenienti dall’alto (istituzioni), ma anche dal basso, generati
dalle azioni dei cittadini stessi. Questa democrazia garantirebbe una partecipazione continua
e non più puntuale e discontinua alla politica. Questa è una definizione di tipo normativo
poiché indica come dovrebbe essere la situazione; Rodotà pone degli obiettivi e come
realizzarli. Egli prevede che venga fissata una costituzione per internet che definisca i
fondamenti del vivere comune online(garantisca dei diritti e individui doveri) e che permetta
che il web continui a essere uno spazio libero non controllato poiché questo è un
prerequisito per l'uso partecipativo del web da parte dei cittadini.
Pitteri dopo aver inquadrato i ragionamenti che sono stati fatti sulla democrazia prova a entrare più
nel merito definendo quattro diversi modelli di e-democracy che da un livello minimo di
partecipazione e di livello tecnologico a uno massimo spiegano e possono includere le diverse
esperienze fin qui proposte. Il punto di partenza secondo Pitteri è che una definizione di democrazia
elettronica abbia in comune numerosi punti con quella di democrazia in generale. Questa ruota
attorno ad alcune dimensioni rilevanti:
• inclusione sociale
• accesso all’informazione
• determinazione della sfera pubblica e possibilità di accesso
• partecipazione diffusa ai processi decisionali
• azione diretta dimensione elettorale
I modelli di e-democracy sono incrementali e tutti basati su un elemento caratterizzante:
• e-government(governo elettronico):coincide con il processo di informatizzazione della
pubblica amministrazione che consente di razionalizzare e ottimizzare il lavoro degli enti,
offrendo a cittadini e imprese i servizi tradizionale in maniera più rapida ed efficiente. Si
tratta di un processo lungo e complesso che impatta in profondità sulla struttura
organizzativa della pubblica amministrazione. Spesso si concretizza in un approccio
manageriale e consumistico che si esaurisce nella mera erogazione di servizi, con la
riduzione del cittadino al ruolo di consumatore-utente. Una maggiore efficienza
dell’amministrazione statale può riavvicinare i cittadini alle istituzioni. È il presupposto
culturale e strutturale per forme più complesse di edemocracy. È un modello che non tocca
la partecipazione dei cittadini. Segnala un incontro tra le burocrazie degli stati e le nuove
tecnologie.
• e-democracy amministrativa: è la versione avanzata dell’egovernment, non tanto sotto il
profilo tecnologico, quanto per la concezione che la sostiene e per le funzioni attribuite alle
nuove tecnologie. La riorganizzazione delle dinamiche amministrative ha in parte forzato
l’impianto gerarchico fondato su un principio di segretezza e di gestione esclusiva di
informazioni pubbliche (atti, delibere, …). Le logiche insite nel web hanno spinto (e stanno
spingendo) le amministrazioni a modificare il loro rapporto con la cittadinanza introducendo
alcune pratiche(principio di trasparenza, verificabilità delle procedure e delle deliberazioni,
introduzione di meccanismi estesi di feedback, creazione di archivi open data) capaci di
rinsaldare il rapporto fiduciario fra istituzioni e cittadino.
• e-democracy consultiva: prevede che istituzioni governative, rappresentative o
amministrative stimolino e favoriscano la consultazione dei cittadini in vista di determinanti
momenti decisionali. È una modalità nella quale è l’istituzione a definire l’agenda, il tema
da dibattere, le alternative intorno alle quali esprimersi. Si tratta di un processo in cui la
dimensione interattiva è limitata e a bassa intensità. Il flusso comunicativo è sostanzialmente
di tipo topdown e one-to-many. Il cittadino si trova in una posizione di sostanziale
subalternità dalla quale può produrre soltanto un feedback basato su opzioni predeterminate
e non modificabili.
• e-democracy partecipativa: prevede che l’uso delle tecnologie sia finalizzato a stimolare
una partecipazione attiva in cui i cittadini divengono parte di un processo diffuso di policy
making(dove teoricamente dialogano alla pari con le istituzioni)pur se la responsabilità per
le scelte finali compete agli organi di governo. Nella sua traduzione pratica, si tratta di un
modello che più che integrare con forme partecipative nuove i meccanismi della democrazia
rappresentativa, tende a rafforzarli enfatizzando la cultura politica che individua nella
centralità del cittadino-elettore la legittimazione e il fondamento del sistema politico
rappresentativo.
• e-democracy deliberativa: da un lato presuppone la partecipazione dei cittadini ai processi
di policy making, dall’altro individua nelle dinamiche discorsive e di confronto la modalità
imprescindibile secondo cui la partecipazione si attua. Questo modello si basa sull’assunto
che nelle società contemporanee esista un network di pubblici, un insieme di sfere
pubbliche, una molteplicità di livelli e spazi dove i cittadini discutono e condividono
esperienze interagendo con le istituzioni, muovendosi al di fuori di esse o parallelamente ad
esse. Due sono gli elementi principali: (a) la proliferazione di soluzioni tecniche che
favoriscono processi di comunicazione interattivi e trasparenti; (b) l’attivazione di
meccanismi di partecipazione e deliberazione inclusivi che, pur riconoscendo un ruolo
centrale alle istituzioni rappresentative, favoriscono anche altri attori istituzionali
LEZIONE 8 DEL 29/11/13
Se non ci sono dubbi sul fatto che i nuovi media stiano contribuendo a ridefinire i comportamenti
collettivi nelle società occidentali, ancor prima che gli equilibri istituzionali, gli studiosi diventano
decisamente meno concordi sulla direzione che questo processo imprima alle parabole
democratiche. Una prima fase del dibattito si è orientata a discutere le implicazioni dei nuovi media
attraverso la contrapposizione tra quelle che Rodotà (2004) ha definito «tecnologie della libertà» e
«tecnologie del controllo». Dalla fine degli anni Ottanta si sono susseguite differenti interpretazioni
tra chi vedeva nello sviluppo tecnologico i prodromi di una nuova stagione “più democratica”; chi,
riconoscendo virtù e limiti dei mutamenti in atto, ne proponeva una lettura più critica e disincantata;
chi, infine, enfatizzando le possibilità di controllo insite nei nuovi strumenti digitali, prefigurava
l’avvento di nuove forme autoritarie di governo. Nell’ultimo decennio le riflessioni si sono invece
dedicate maggiormente ad approfondire i cambiamenti che l’uso esteso delle nuove tecnologie ha
prodotto sulle pratiche politiche e partecipative, individuando- come precisato da Mosca e Vaccari
(2007)-tre distinti filoni interpretativi:
1. eguagliamento secondo cui il web renderebbe finalmente effettivo il principio di
uguaglianza tra cittadini, permettendo l’accesso al campo politico anche ad attori
normalmente marginali poiché privi o scarsamente dotati del sostegno di un partito, risorse
economiche, notorietà.
2. normalizzazione che insiste, al contrario, sul mantenimento dei divari sociali online, dal
momento che nel lungo-medio periodo il web si limiterebbe a riprodurre gli equilibri e i
rapporti di forza presenti offline.
3. rafforzamento sostiene che gli attori politici tradizionali possano usare internet, a livello
organizzativo e comunicativo, come risorsa aggiuntiva per perseguire in maniera più
efficace i propri obiettivi.
Lungi dall’essere uno spazio neutrale e privo di vincoli, internet, in questa fase storica, appare
oggetto di contese da parte dei principali attori politico-sociali ed economici, che competono a
livello nazionale e internazionale per imporre il proprio indirizzo allo sviluppo del web. I principali
processi intorno ai quali questa contesa sta prendendo forma sono:
• il governo di internet, con particolare riferimento al ruolo dello Stato nella regolamentazione
dell’accesso e dell’uso, e nellagestione della dimensione infrastrutturale;
• le forme di inclusione dei cittadini nei processi deliberativi e i limiti a esse collegati;
• gli effetti provocati da un incremento di trasparenza istituzionale e dalla crescente domanda
di una democrazia più inclusiva e capace di rispondere ai problemi dei suoi cittadini;
• la ridefinizione del ruolo e della natura dei mediatori nelle società contemporanee.
Il significato attribuito a internet non è chiaro e univoco come può apparire a un primo sguardo. In
realtà il concetto stesso si presta a declinazioni anche molto diverse fra loro. Sono in particolare gli
attori politico-sociali che ne plasmano il significato enfatizzandone quegli aspetti che risultano
funzionali e coerenti con il perseguimento delle loro finalità. La concezione che essi ne hanno è
quindi strettamente connessa all’idea di democrazia di cui si fanno promotori, interpreti o garanti.
Vista in questa prospettiva, la competizione per definire la regolamentazione e il ruolo che internet
riveste nelle società contemporanee sembra poter essere ricondotta a una competizione tra proposte
alternative per l’affermazione di una particolare concezione di democrazia. Le profonde differenze
nel modo di concepire internet e democrazia dell’amministrazione Obama, del movimento degli
Indignados/Occupy Wall Street e di WikiLeaks permettono di approfondire e di documentare
almeno in parte la competizione in atto per indirizzare l’evoluzione dei sistemi democratici
occidentali.
Barack Obama, fin dalla campagna elettorale del 2008, ha fatto della trasparenza un punto cardine
del suo programma. La rilevanza di questo tema per il nuovo presidente, apparve chiaro già il
giorno successivo al suo insediamento alla Casa Bianca, il 21 gennaio 2009, quando emanò il
Memorandum for the Heads of executive departments and Agencies on Transparency and Open
Government. Obama si propone di raggiungere i propri obiettivi principalmente attraverso l’uso
della tecnologia (primo «high-tech President»), dando un forte impulso allo sviluppo di modalità di
interazione via web tra cittadini e governo federale. L’intenzione del Presidente era (e continua a
essere) quella di incrementare le possibilità di partecipazione e interazione degli individui ai
processi di policy-making: «dal momento che il governo non ha tutte le risposte, i funzionari
pubblici devono attingere a ciò che sanno cittadini». Come definito nel Memorandum, e grazie alla
messa a punto di portali web e strumenti digitali, il governo si è quindi impegnato a essere:
• trasparente, improntato cioè a una maggiore apertura e accessibilità per gli utenti, e a un
incremento della responsabilità e dell’efficienza dei suoi organi;
• partecipativo, finalizzato cioè alla definizione di meccanismi che permettano al cittadino di
contribuire con la propria competenza al processo di decision-making;
• collaborativo, capace cioè di individuare soluzioni innovative ai problemi collettivi
attraverso la cooperazione tra le diverse agenzie federali e il cittadino.
La traduzione pratica di queste linee guida ha ridisegnato il sito della Casa Bianca e dato vita a una
galassia di portali riconducibili principalmente al progetto di Open Government. Le funzioni assolte
dai siti dell’amministrazione Obama sono principalmente tre:
1. classica funzione informativa e di documentazione.
2. controllo della performance e dell’accountability dei singoli dipartimenti in relazione al
grado di realizzazione degli obiettivi e all’allocazione delle risorse.
3. promozione del coinvolgimento dei cittadini nell’attività del governo attraverso forme
collaborative e interattive di crowdsourcing
La rete serve a migliorare il funzionamento delle istituzioni e quindi a ridurre il malcontento della
cittadinanza intorno al loro rendimento. Gli obiettivi dell’amministrazione Obama possono essere
perseguiti e raggiunti solo se i processi restano saldamente controllati a livello centrale. In altre
parole, secondo questa declinazione, il web non è concepito come uno spazio di interazione inter
pares; al contrario il governo usa la rete per gestire un flusso one-to-many che prevede raramente la
completa bidirezionalità della comunicazione, mentre molto più spesso limita le risposte a un
feedback di tipo reattivo o a risposte controllate. Obama, in totale continuità con i suoi
predecessori, sembra muoversi seguendo i tradizionali principi della permanent campaign.
Aggiornando il repertorio di strumenti mediali (in particolare web e social network, il presidente
sfrutta le potenzialità di internet principalmente per rafforzare le dinamiche politiche tradizionali,
mentre l’inclusione dei cittadini nei processi deliberativi appare più retorica che sostanziale. Quella
proposta dall’amministrazione Obama(benché veicolata attraverso mezzi interattivi)si
contraddistingue per essere una partecipazione digitale octroyée, calata dall’alto, ideata
essenzialmente per ampliare i canali di sostegno alle proposte governative, ma non per estendere o
modificare gli equilibri del sistema rappresentativo.
Negli stessi anni in cui il Presidente Obama concludeva il suo primo mandato, in tutto il mondo
occidentale si sono sviluppati numerosi movimenti di protesta la cui natura e le cui rivendicazioni
possono essere ricondotte sotto la bandiera degli Indignados, nati in Spagna, e di Occupy Wall
Street (OWS), sviluppatosi a New York. Principali motivi di protesta:
- per gli Indignados oltre la classe politica, incapace di affrontare i problemi dei cittadini, sotto
accusa vi erano anche i meccanismi democratici, ritenuti ormai insufficienti a realizzare una «reale
democrazia»
- per OWS sintetizzato dallo slogan We are the 99%, la protesta era rivolta alle élites, quelle
economico-finanziarie e quelle politico-istituzionali. Il movimento si contrapponeva a quell’uno per
cento di popolazione ritenuto artefice delle regole di «un’economia globale ingiusta» che preclude
e determina il futuro della parte restante della popolazione.
Due tratti hanno accomunato il movimento queste esperienze che presentano tratti peculiari e hanno
spesso messo al centro delle rivendicazioni questioni nazionali o locali:
– l’obiettivo dichiarato di modificare i meccanismi democratici
– il ruolo giocato da internet
Il movimento nelle sue rivendicazioni generali propone di superare la logica rappresentativa
attraverso il ricorso a principi e pratiche di democrazia diretta e partecipativa. Questa posizione,
che presupporrebbe un cambio di paradigma nell’organizzazione della società, appare tuttavia più
retorica che sostanziale. Quando infatti si analizzano le proposte concrete di cambiamento, la loro
portata risulta ridimensionata e si colloca quasi interamente all’interno dei confini classici di un
sistema rappresentativo. Le principali rivendicazioni riguardano il riequilibrio del rapporto di
forza tra governanti e governati:
• nel caso spagnolo: richiesta di ricorso frequente all’istituto del referendum, la modifica del
sistema elettorale in chiave proporzionale, valorizzazione, almeno simbolica, delle schede
bianche e nulle, l’istituzione di meccanismi efficaci a garantire la cosiddetta “democrazia
interna” ai partiti politici.
• nel caso Usa: obiettivo di ridefinire il ruolo dei partiti, ribaltando l’equilibrio a favore dei
cittadini («People before Parties»), generici «esperimenti di autogoverno democratico, dal
basso verso l’alto», sistemi di voto alternativi al modello uninominale a turno unico che
garantiscano una maggiore rappresentanza proporzionale, alla ridefinizione il più possibile
imparziale dei confini dei collegi elettorali, a procedure semplificate per indire referendum e
presentare proposte di legge.
Queste rivendicazioni politiche sono basate sull’idea, più o meno esplicitamente dichiarata, che il
web sia uno strumento che favorisce nuove forme di eguaglianza democratica e un ruolo più attivo
dei cittadini all’interno dei processi decisionali. La centralità di questo nuovo mezzo è riconosciuta
nella richiesta di garantire che internet sia accessibile a tutti e gratuito, e che i suoi contenuti siano
liberamente modificabili e condivisibili. Questi movimenti assumono internet come un elemento
costitutivo della loro natura, essenziale in ogni fase della loro azione. La rete è stata usata come:
• strumento organizzativo: l’«organizzazione senza organizzazioni» ha prodotto forme
organizzative orizzontali, collaborative e non gerarchiche, che si rivelano estremamente
efficienti nella diffusione di messaggi e nella definizione di scelte logistiche in tempo reale,
senza limitazioni spaziali e garantendo la massima inclusività. I social network online sono
stati i canali più usati in questa prospettiva, autentico anello di congiunzione e
coordinamento tra l’individuo e il movimento, tra le realtà locali, nazionali e sovranazionali,
tra la protesta online e quella offline.
• fonte di informazione e canale di comunicazione: internet ha consentito lo sviluppo di
fonti alternative, quali blog e siti di controinformazione, accanto ai tradizionali canali
mainstream. La condivisione online di documenti, testimonianze, immagini e filmati ha
permesso la diffusione degli ideali del movimento e la loro continua (ri)definizione e
precisazione, favorendo la collaborazione e l’azione collettiva.
• luogo per la deliberazione e il confronto: social network, forum e i siti dei movimenti sono
anche il luogo in cui si sviluppa il discorso pubblico dei movimenti. Strutturato come un
flusso di interventi provenienti dai diversi ambienti (Twitter, Facebook, Flickr, Youtube),
internet favorisce la trasformazione delle istanze individuali aggregandole in domande
collettive, realizzando un network di sfere pubbliche in cui a diversi livelli i cittadini
discutono, condividono esperienze, propongono nuove idee.