Il Geometra Bresciano - n. 5 - 2009 settembre

Transcript

Il Geometra Bresciano - n. 5 - 2009 settembre
IL GEOMETRA
BRESCIANO
Rivista bimestrale
d'informazione
del Collegio Geometri
della provincia di Brescia
Il quadro della pittrice
prof. Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio
Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la
multiforme attività del geometra nei secoli.
Direttore responsabile
Bruno Bossini
Segretaria di redazione
Carla Comincini
Redazione
Raffaella Annovazzi, Manuel Antonini,
Leonardo Baldassari, Giuseppe Battaglia,
Nadia Bettari, Tarcisio Campana, Laura Cinelli,
Alessandro Colonna, Mario Comincini,
Stefania Confeggi, Alfredo Dellaglio,
Piero Fiaccavento, Stefano Fracascio,
Francesco Ganda, Francesco Lonati,
Guido Maffioletti, Franco Manfredini,
Stefano Monteverdi, Giuseppe Mori,
Lorenzo Negrini, Patrizia Pinciroli,
Mariangela Scotti, Valeria Sonvico,
Marco Tognolatti, Giuseppe Zipponi
Hanno collaborato a questo numero
Guido Aldrighi, Beppe Battaglia, Andrea Botti,
Francesco Cuzzetti, Emanuela Farisoglio,
Stefano Morandi, Alessandra Pelizzari,
Giovanni Platto, Diego Pozzorini,
Franco Robecchi, Fausto Savoldi,
Simonetta Vescovi
Direzione, redazione e amministrazione
25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12
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Grafica e impaginazione
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Di questa rivista sono state stampate ????? copie,
che vengono inviate a tutti gli iscritti dei Collegi di Brescia,
Sondrio, Mantova, Cremona, Lodi
Sommario
EDITORIALE - Una dirigenza rinnovata pag. 2
INTERVISTA - Geometra e amministratore,
quando anche in Comune vince la concretezza
4
DAL CONSIGLIO NAZIONALE - Tempo di
crisi, tempo della formazione
10
DAL COLLEGIO DI BRESCIA - Per un identikit del geometra bresciano
12
Cena sociale 2009: premiata la fedeltà alla
professione dei geometri bresciani
16
Assemblea elezioni e cariche (2009-2013) al
Collegio geometri di Brescia
34
Più di 600 geometri riuniti al “Tartaglia” per
discutere del “Piano Casa”
36
È possibile uniformare le procedure? 44
È nata l’Associazione Geometri di Valle Camonica
46
Corsi di formazione di prossima organizzazione
52
Geometri e concorsi di architettura: qualcuno ci prova
54
DAL COLLEGIO DI SONDRIO - Alcune considerazioni sulla legge regionale 16/2009
per il rilancio dell’edilizia
58
TECNICA - Piazze d’Italia … e di Spagna 96
Evoluzione della tradizionale edilizia dopo
le recenti norme termiche, acustiche e statiche
100
Il color-designer, utile consulente nella
scelta della tinteggiatura
104
GEOLOGIA - Il ruolo del geologo nella progettazione delle opere in sotterraneo 108
CONDOMINIO - Linee guida nazionali per la
certificazione energetica degli edifici 118
CULTURA - Non era solo un pupazzo satirico la Lodoìga dèla Losa
120
ETICA PROFESSIONALE - Vista dal basso126
Novità di legge
La parola agli esperti
128
130
DAL COLLEGIO DI LODI - Stima comparativa degli immobili (parte prima)
64
DALLA CASSA - Riuniti il 17 ottobre i Delegati Cassa della Lombardia
14
LEGALE - I mediatori: distinzioni e diversità
32
Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale
D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n°46)
art. 1, comma 1, DCB Brescia
LEGISLAZIONE - Enti locali e funzioni paesaggistiche
40
Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e
non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà
di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli
e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.
AMBIENTE & BIOEDILIZIA - La certificazione energetica, strumento per raggiungere un obiettivo comune
94
DAL COLLEGIO DI MANTOVA - L’opera generosa dei geometri mantovani nelle zone
terremotate d’Abruzzo
62
N. 5 - 2009 settembre-ottobre
Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali
e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975
Associato alI’USPI
AGRICOLTURA & FORESTE - Agricoltura e
sicurezza, un dovere di tutti
84
Appunti pratici di ingegneria naturalistica
(parte sesta)
86
LAVORI DI GEOMETRI - Quando il geometra
svolge le mansioni di coordinatore di un
grande lavoro
70
ILILGEOMETRA
GEOMETRABRESCIANO
BRESCIANO2009/2
2009/5-- 1
EDITORIALE
Bruno Bossini
S
i diceva nell’ultimo
numero della rivista, della necessità, per una Categoria come
la nostra che intende proporsi “moderna ed efficiente”, di avere dirigenti di
forte capacità innovativa,
che la governano.
La critica situazione di mercato che attanaglia l’economia globale da almeno
due anni, per contrapporsi
alla quale le forze economiche cercano di mettere in
atto anche azioni straordinarie, chiede un preciso impegno anche ai geometri; impegno che deve tradursi in
una professionalità più efficiente, qualitativa e per di
più con costi concorrenziali.
Per il raggiungimento di tale
obiettivo i Collegi Provinciali, che costituiscono la
base operativa della Categoria, sono e saranno “costretti” a scelte radicali soprattutto sugli indirizzi formativi e di aggiornamento
professionale dei loro iscritti.
2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
Una dirigenza rinnovata
Ma non potranno nel contempo rinunciare alla valorizzazione e alla difesa di quella
attitudine professionale polivalente che ha sempre contraddistinto nei decenni passati la crescita e l’espansione
della attività dei geometri.
“Mestiere” il nostro che si è
radicato e consolidato a partire dalla approvazione nel
1929 del suo Regolamento
professionale e che – non dimentichiamolo – continua ad
avere grande richiesta sul
mercato immobiliare e in
quello della tutela dei patrimoni familiari.
Ma a proposito di quest’ultima obsoleta normativa,
alla quale purtroppo noi
geometri siamo costretti a riferirci, va detto con chiarezza, per sgombrare il
campo da inutili aspettative,
che ben poco interessa ai
committenti ed al mercato in
genere dei suoi contenuti.
Non interessa minimamente cosa si intenda per
“modesta costruzione” e an-
cora meno quali siano le nostre competenze in materia
di cementi armati.
È molto più importante per il
mercato conoscere il grado
professionale della nostra
capacità operativa, che è
sempre più richiesta soprattutto per gli aspetti specialistici e per quelli relativi alla
capacità di coordinamento
delle attività finalizzate all’incarico.
O
ggi al geometra si
chiedono risposte concrete sulle
nuove tecniche del costruire, sull’organizzazione del
cantiere, sulla sicurezza del
lavoro, sulle diverse modalità di risparmio energetico,
sulle scelte in termini di
bioedilizia e di impatto ambientale. I clienti esigono
professionalità e competenza nelle certificazioni, richiedono interventi rapidi
per sopperire alle carenze
ed alle inesattezze del catasto e precisione nel rilevamento del territorio sul
quale necessita costruire. E
per tutto ciò occorre qualificata conoscenza della sua
natura, dei suoi pericoli ambientali anche relativi a fatti
di straordinaria calamità.
Nell’espletamento di queste
attività al geometra non è più
sufficiente attingere alla sua
sola esperienza professionale. Gli occorrono informazioni in tempo reale: diviene
quindi fondamentale avere
alle spalle un valido supporto
organizzativo. Necessita insomma di una moderna struttura di Categoria (sia a livello
di Collegio Provinciale sia a livello di Enti Nazionali) che
possa dare risposte concrete
alle sue ricorrenti necessità
professionali.
Tutte queste considerazioni
riportano al discorso iniziale, legato all’esigenza di
un corpo dirigenziale di categoria che abbia doti e capacità di assolvere ad un impegno così gravoso.
E tutto ciò diviene ancora
più attuale per i geometri
bresciani, in quanto proprio
in questi giorni è stato dato
un nuovo mandato al Consiglio Direttivo, per i prossimi
4 anni (dal 2009 al 2013); anni
che potrebbero essere cruciali per futuro della nostra
categoria. E quindi, in funzione di ciò necessita un
breve commento sui dati salienti che emergono dall’ultima recentissima tornata elettorale, che potrebbero rivelarsi determinanti sulle
future strategie che il Collegio di Brescia intenderà
mettere in atto.
Era previsto un “ricambio” in
Consiglio e ciò in effetti è
parzialmente avvenuto.
Sono cinque i nuovi Consiglieri (vedi dettaglio a pag. 34)
che hanno sostituito gli uscenti: Fausto Savoldi (che
nel 2008 è stato chiamato a
dirigere in qualità di Presidente il Consiglio Nazionale), Tarcisio Campana,
Stefano Fracascio, Walter
Platto e Ezio Viani, personaggi importanti che hanno
lasciato il Consiglio e a cuiporgiamo un grazie sentito
per il proficuo lavoro che
hanno svolto a favore della
Categoria durante gli anni
del loro impegno.
Da un’indagine allargata agli
ultimi 10 anni il nostro Con-
EDITORIALE
La nota del Presidente
Confortante la partecipazione alle elezioni per il rinnovo del Consiglio del Collegio
inalmente qualcosa si muove tra gli iscritti; non già
la solita unica lista è stata presentata per l’elezione
del nuovo Consiglio del Collegio geometri e Geometri laureati
della provincia di Brescia, ma ben tre liste con la proposizione
di nuovi candidati, giovani e meno giovani.
Alle elezioni, svoltesi il 16-17-18- e 19 settembre scorso
con la massima regolarità, si sono presentati poco piú del 25%
degli aventi diritto, quorum minimo necessario per la validità
delle elezioni stesse.
I risultati sono leggibili in altra parte della rivista, ma mi
preme sottolineare l’interesse suscitato nei giovani geometri
partecipanti ai corsi di aggiornamento presenti in sede in quei
giorni di elezioni; interesse che mi auguro venga mantenuto
F
siglio di Brescia si è rinnovato per il 70% dei suoi componenti: sempre più cospicua diventa al suo interno
la presenza di colleghe geometra (ora sono 3 su 15 componenti): una quota che va
ben al di là della loro rappresentatività nell’Albo. Ma
c’è un altro dato positivo che
va rimarcato. Si nota – ed è
certamente un bene – una
sempre maggiore propensione degli iscritti a mettersi
a disposizione della categoria. Se leggiamo infatti attentamente l’elenco dei votati, emerge chiaramente
che subito dopo i primi 15 eletti, ben 26 iscritti hanno ottenuto da 50 a 80 voti. È
questo un dato di grande importanza, che misura l’impegno degli iscritti verso la
Categoria, e che costituisce
un “polmone” di disponibilità che potrà essere utilizzato in un prossimo futuro.
anche nella quotidiana vita di Collegio.
Un grazie quindi a tutti gli elettori che si sono resi disponibili – almeno una volta ogni quattro anni – a sostenere quei
candidati che dedicano molto del loro tempo alla vita del Collegio a vantaggio di tutta la categoria.
La conclusione delle elezioni è stata quest’anno opportunamente seguita, il 2 ottobre, da una conviviale serata al ristorante Corte Francesco di Montichiari in onore dei nostri colleghi con 40 - 50 e 60 anni di iscrizione all’Albo, della quale troviamo, piú avanti, ampia fotocronaca.1
il Presidente
Giovanni Platto
Da subito, peraltro, da questo elenco si potrà attingere
per il rinnovamento delle
Commissioni e di tutte le
strutture operative del Collegio, ma anche per la nomina dei nuovi Consultori in
sostituzione di quelli passati ad altra carica o che intendano dimettersi. Nomine queste ultime che a
breve il nuovo Consiglio
dovrà deliberare.
È
questo un buon segnale della “voglia” di rinnovamento che viene dalla base,
che da sempre abbiamo auspicato nelle nostre note.
Che sia un cambio di tendenza rispetto al disimpegno verso le “cose” di categoria che sinora gli iscritti
hanno sempre dimostrato?
Ce lo auguriamo vivamente.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 3
INTERVISTA
Geometra e amministratore,
quando anche in Comune
vince la concretezza
Sedici sindaci e, complessivamente una
cinquantina di amministratori pubblici: è
questo il piccolo esercito di geometri
bresciani impegnati nella guida dei Comuni
della nostra provincia. Un numero davvero
consistente che suggerisce almeno tre
considerazioni. La prima riguarda il legame
profondo ed il radicamento di tanti colleghi
non solo nel contesto economico, ma pure
in quello sociale di ogni territorio, nonché il
rapporto strettissimo con i cittadini, visto
che sono quest’ultimi a chiamarli col voto
alla responsabilità pubblica. La seconda
notazione positiva attiene invece alla
consistenza veramente ragguardevole di
questo piccolo esercito che si pone al
servizio degli altri in un ambito che non
gode certo oggi di una grande popolarità, a
conferma della dimensione sociale e politica
(nel senso più proprio dell’attenzione ai
destini della “polis”) della nostra categoria.
La terza considerazione, infine, dice della
peculiare valenza della nostra professione
nell’attività amministrativa, ovvero di quanto
essere geometri possa aiutare ad affrontare
e risolvere i problemi amministrativi.
Ed è proprio quest’ultimo elemento che
abbiamo voluto approfondire incontrando il
collega Carlo Panzera, sindaco di Vobarno
dal 2004 rieletto pochi mesi orsono, nonché
presidenza dell’Associazione dei Comuni
bresciani. Proprio Panzera nel numero
precedente della nostra rivista aveva
raccontato la sua esperienza, un articolo
che si può anche leggere come una sorta di
introduzione d’autore a questa intervista.
4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
S
indaco e geometra, un binomio che nella nostra
provincia non è una rarità, anzi. Ma per te com’è cominciato?
«In verità tutto è iniziato
molto tempo fa, sui banchi
dell’Istituto Battisti di Salò
dove mi sono diplomato nel
1977. Infatti, più o meno alla
metà degli anni Settanta è
arrivata nella scuola superiori la grande riforma che
promuoveva la partecipazione di studenti e genitori
negli organismi di gestione
introdotti dai cosiddetti decreti delegati. Ebbene da
quelle prime esperienze ho
probabilmente contratto il
virus della passione politica
e già nel 1980, subito dopo il
servizio militare, mi sono
presentato per la prima
volta alle elezioni a Vobarno
e sono stato eletto in consiglio comunale. Da allora non
sono più uscito: prima appunto in consiglio, poi assessore, quindi vicesindaco
e dal 2004 sindaco».
E geometra invece?
«Sono figlio di un geometra
che oggi ha 85 anni e fino a
pochi mesi fa passava rego-
larmente in studio a dare
un’occhiata ai lavori. E dire
che sono cresciuto con la
professione di mio padre
nel sangue non è un’esagerazione: fin da bambino lo
seguivo non solo in studio,
ma anche in cantiere e nelle
case dove veniva chiamato
per un’infinità di questioni
non solo edilizie. Qualche
anno fa, il Collegio aveva
quello slogan del geometra
di famiglia che fotografava
perfettamente la professione di mio padre, che insieme a Ugo Vaglia e pochi
altri, era una delle figure di
riferimento per centinaia di
famiglie in Valle Sabbia».
Dopo il diploma e la pratica hai così
seguito le orme di tuo padre?
«Sì, ho proseguito quell’attività di geometra polivalente
che in provincia è ancora abbastanza diffusa e che si concentra principalmente, ma
non esclusivamente, nell’edilizia privata, dal momento
che capita poi di dover seguire pratiche di ogni genere. Dico capita, ma dovrei
correggere con capitava dal
momento che da una decina
d’anni, visti gli impegni am-
INTERVISTA
Il geom. Carlo Panzera durante
l’intervista condotta dal direttore
Bruno Bossini
ministrativi ho praticamente
chiuso lo studio, limitandomi a qualche cto al Tribunale di Brescia».
Ecco, molti se lo chiedono: vi è incompatibilità tra la carica di sindaco
e l’attività professionale nel Comune?
«La materia è regolata dal
Testo unico degli enti locali
del 2000 nel quale, al fine di
non aprire la strada a evidenti conflitto di interessi, si
suggerisce di evitare la sovrapposizione tra il ruolo di
assessore in un’area tecnica
e l’attività professionale nell’ambito di competenza. Per
quanto mi riguarda però fin
dal 1999, quando ho assunto
gli incarichi di vice sindaco e
di assessore ai lavori pubblici, ho abbandonato ogni
attività professionale nel
mio Comune mantenendo
solo la disponibilità a fornire
la consulenza in alcune
cause al Tribunale di Brescia. Peraltro, da quando
sono sindaco, anche questa
attività si è ridotta al lumicino Ho scelto senza difficoltà la via della maggiore
trasparenza possibile, anche se la norma non imponeva alcunché, perché mi
sembrava giusto così: non
volevo ci fosse neppure il
minimo dubbio tra i miei
concittadini che le scelte
amministrative fossero dettate da altro interesse che il
bene comune. Perciò studio
sostanzialmente chiuso e
impegno sostanzialmente a
tempo pieno per il Comune
di Vobarno e l’Associazione
Comuni Bresciani della
quale sono presidente proprio dal 2004».
Fare politica, amministrare, finisce
dunque per penalizzare l’attività
professionale …
«Non c’è dubbio. Sul piano
economico fare il sindaco
non è certo un buon affare,
ma se c’è la passione, se c’è
la voglia di interessarsi ai
problemi della propria comunità e cercare di risolverli
le soddisfazioni non mancano».
Hai ancora un’idea molto alta della
politica, francamente un po’ lontana
da quanto pensa oggi la maggioranza degli italiani.
«Non so se sia un’idea alta,
ma penso che la politica sia
uno strumento utile per aiu-
tare una comunità a crescere, ad affrontare le mille
questioni che si pongono
ogni giorno, soprattutto a livello locale. Della bontà di
quest’idea ho peraltro quotidiane conferme».
E veniamo ora ad uno degli elementi
centrali della nostra chiacchierata:
nella tua esperienza ormai lunga di
amministratore e di sindaco quanto
ha pesato l’essere geometra?
«L’essere geometra mi ha
aiutato e mi aiuta ogni giorno
a cercare di rispondere alle
infinite incombenze d’un
sindaco. Non solo perché
molte delle questioni tecniche che sei chiamato a va-
lutare – sia sul versante urbanistico, sia su quello edilizio, sia per i problemi amministrativi sia per quelli di
programmazione – rimandano a conoscenze specifiche che un geometra ha
sempre ben presenti, ma soprattutto per la formazione
meglio ancora l’habitus
mentale che un geometra ha
e che nella gestione della
cosa pubblica è di grande
aiuto. Da geometra infatti ti
viene naturale guardare alla
concretezza di ogni scelta, a
confrontare ogni soluzione
guardando innanzitutto alla
operatività, alla praticabilità
senza perdersi nei meandri
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 5
INTERVISTA
delle diatribe sovrastrutturali e ideologiche. Ecco se
dovessi dire qual è la qualità
del geometra che più mi è
servita da sindaco, direi che
è stata ed è la concretezza».
C’è un episodio, una questione, un
problema che hai dovuto affrontare
in qualità di sindaco e che hai potuto
più facilmente provare a risolvere
con l’esperienza del geometra alle
spalle?
«Più d’uno, ma certamente
nessun’altro evento ha segnato il mio Comune in
questi ultimi anni come il
terremoto del Garda. Ero
stato infatti eletto da pochi
mesi, quando, il sisma del
novembre 2004 ha devastato una gran parte del mio
Comune provocando danni
ingenti: la frazione di Pompegnino è stata tra le zone
6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
più colpite, complessivamente più di 600 erano gli edifici danneggiati nel perimetro comunale, 250 i cittadini rimasti senza un tetto e
che per mesi hanno dovuto
essere ospitati altrove, un’emergenza che è durata non
meno di due anni e interventi che in alcuni casi
stiamo completando in
questi mesi. Essere geometra, avere quella professionalità polivalente che ho
citato all’inizio, è stato di
grande aiuto in quel frangente. Non solo infatti è risultato fondamentale per
me poter guardare da tecnico a molte situazioni e, ad
esempio, saper leggere le
schede dei danni redatte secondo gli schemi della Protezione civile, ma pure affrontare con la necessaria
dose di concretezza i temi
della viabilità e quelli della
logistica, dell’organizzazione dei senza tetto e delle
prime necessità delle centinaia di cittadini che si rivolgevano al Comune. Sono
stati mesi terribili, notti
senza sonno settimane
senza domeniche, ma,
grazie al concorso di tutti
oggi possiamo dire che
ormai quasi tutto è stato risolto ed il paese ha saputo
ripartire».
Ed i tuoi concittadini ti hanno confermato fiducia.
«Di questo vado orgoglioso,
perché dal 1980 per ben
sette diverse elezioni i vobarnesi mi hanno dato il loro
consenso, da ultimo qualche
mese fa confermandomi
quale loro sindaco».
È un consenso che nasce dalle tue
competenze, dal riconoscersi nelle
tue idee, in cos’altro?
«Io sono convinto che a pesare nelle elezioni locali è
soprattutto il rapporto personale, la fiducia che una
persona decide di affidarti
col voto e che spesso va
oltre il partito, la lista, la coalizione; una fiducia che deve
saper confermare con i comportamenti, le scelte, il dialogo di ogni giorno, la conoscenza approfondita dei
problemi del paese e la capacità di proporre soluzione
concrete, praticabili e di
buon senso».
Evidentemente nel voto recente c’è
anche un giudizio positivo su come è
stata gestita l’emergenza terremoto….
«Sì, ma non c’è stato solo il
terremoto. Vobarno è un
paese con poco più di 8.000
anime, ma in questi anni ha
dovuto confrontarsi con più
d’un fenomeno potenzialmente devastante. C’è stato
il sisma, ma c’è stata pure
un’immigrazione massiccia
che ha portato oggi ad una
presenza straniera regolare
che è attorno al 16% della
popolazione. Con queste
percentuali l’integrazione
non è mai un processo facile
e, come se non bastasse,
negli stessi anni ci sono stati
due tremendi omicidi ad opera proprio di due extracomunitari; una situazione potenzialmente esplosiva sul
piano dell’allarme sociale,
anche perché non sono mancate le forze politiche che
hanno provato a cavalcare la
paura, organizzando persino
manifestazioni e fiaccolate
INTERVISTA
mandare avanti i servizi
siano gli oneri di urbanizzazione. Capita così che da una
parte tutti diciamo di voler
salvaguardare questo patrimonio non rinnovabile che è
appunto il territorio, mentre
dall’altra siamo costretti a
consumarlo, ed a consumarne sempre di più, solo
per sopravvivere e non chiudere scuole, ambulatori,
servizi essenziali».
che certo non andavano nel
segno dell’integrazione».
E il Comune cosa ha fatto?
«Innanzitutto siamo usciti
dal municipio, siamo andati
tra la gente, per ascoltarla
ma pure per difendere il
principio che l’atto d’un balordo extracomunitario non
può far condannare un’intera comunità di immigrati
regolarmente impiegati
nelle nostre aziende ed,
anzi, vanno moltiplicati gli
sforzi per far progredire l’integrazione, per far sì che ci
capiamo sempre meglio.
L’abbiamo fatto attraverso
tante assemblee pubbliche,
spesso animate e talvolta
anche tese, ma che alla fine,
con l’aiuto anche delle parrocchie e dei sindacati, ci
hanno consentito di governare la paura, superare le
tensioni ed evitare ogni strumentalizzazione».
Sono stati dunque cinque anni segnati da più emergenze…
«No, abbiamo fatto anche
altro, molto altro, a comin-
ciare dal Pgt per il quale abbiamo avuto l’opportunità
di sfruttare pure una serie di
studi preparatori che erano
stati predisposti per l’aggiornamento del Piano regolatore generale. Semmai
direi che le emergenze di
vario tipo che abbiamo dovuto affrontare si sono sommate all’emergenza cronica
e sempre più grave che riguarda la situazione finanziaria ed operativa di ogni
comune ed in particolare di
quelli più piccoli. In questi
anni infatti si sono moltiplicate le incombenze che ogni
comune è chiamato ad assolvere, mentre si sono ridotte le risorse che sono
state congelate sulla base
della spesa storica e ad ogni
finanziaria vengono ridotte».
C’è chi sostiene che una soluzione
potrebbe arrivare da una impostazione più federalista dello Stato e in
una articolazione organizzativa degli
enti locali più attenta alla sussidiarietà.
«Ne sono convinto anch’io,
pur se debbo prendere atto
che dopo anni in cui non si
parla d’altro che di federalismo l’unico concreto intervento del Governo è stato
l’abolizione dell’Ici che, in
definitiva, era l’unica imposizione affidata, almeno per
una parte, alla libera determinazione dei Comuni e che
rimaneva ai Comuni».
C’è da dire però che l’Ici non godeva
d’una grande popolarità e che, a destra come a sinistra, nessuno si è alzato a difenderla.
«Non sono mai stato un
tifoso dell’Ici, ma mi limito
ad osservare che è quantomeno curioso che si spacci
come politica federalista l’abolizione dell’unica imposta gestita e devoluta ai
comuni. Sulla finanza locale
piuttosto il tema che mi
preoccupa è un altro, ovvero
il fatto che da almeno quindici anni sia possibile far
quadrare i bilanci dei comuni solo a spese del territorio, dal momento che l’unica fonte per garantirsi gli
introiti necessari spesso a
Il problema sta nel riconoscimento
dei contributi dello stato sulla base
della spesa storica?
«Non solo, bensì sulla base
di una spesa storica e di criteri rigidi, uguali per tutti
dalla montagna al mare,
dalla grande città al piccolo
centro. Ci vorrebbero almeno dei parametri, magari
articolati a livello regionale:
il sistema attuale non ha
alcun senso, rischiano di pagare i virtuosi mentre gli
sprechi continuano a ripetersi ad ogni latitudine».
Una delle strade che moti piccoli
centri hanno scelto è stata quella dell’associazionismo: funziona?
«Sì, funziona ed anche assai
bene soprattutto per i comuni più piccoli e non solo
per ragioni economiche. Un
gruppo di comuni può infatti
ottimizzare la scala di intervento ma pure dotarsi delle
necessarie professionalità
(penso ad esempio alla
commissione per il paesaggio che Vobarno ha in comune con alcuni centri limitrofi), creando anche uno
standard valido per un’area
omogenea».
Visto che siamo tornati in area tecIL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 7
INTERVISTA
Geometri sindaci della provincia di Brescia
nica provo a porre anche a te la domanda che più d’una volta mi è capitato di porre a qualche collega tecnico comunale: com’è, generalmente, la qualità degli elaborati che
i geometri presentano a Vobarno?
«Direi buona, anzi, molto
buona, Si tratta solitamente
di lavori di buon livello e
spesso di fior di progettazioni. Mi pare inoltre di
poter dire che un po’ in ogni
ambito la categoria ha saputo accrescere la propria
professionalità. Si apprezza
( e l’ho pure potuto verificare
di persona) l’aggiornamento
professionale e la formazione permanente che il Collegio mette a disposizione
degli iscritti e che consente
di avere figure preparate per
ogni evenienza, spesso con
la tempestività che la normativa richiede. Non tocca
poi a me dire quanto la professione sia cambiata, anche
se da geometra figlio di geometra vedo come la specializzazione abbia elevato la
qualità della prestazione di
tutti i colleghi, facendo purtroppo pagare a tutti un
prezzo sul versante della
polivalenza ed anche del
rapporto col cliente. Ho l’impressione insomma che si
entri meno in casa della
gente, che il geometra sia un
po’ meno di famiglia; un fenomeno che è più evidente
in città e meno in periferia,
più nei grandi centri che a
Vobarno, ma la tendenza è
indubbiamente questa».
Guardando ancora un momento
alla attività del tuo comune, ti capita
spesso di far lavorare professionisti esterni? Anche geometri?
«Vobarno è un piccolo co8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
Anfo
Ceto
Cevo
Cimbergo
Idro
Ossimo
Pavone del Mella
Pian Camuno
Roé volciano
San Zeno Naviglio
Sarezzo
Sellero
Vallio Terme
Vobarno
Gianluigi Bonardelli
Donato filippini
Silvio Citroni
Mario Mazzia
Giuseppe Nabaffa
Damiano Isonni
Piergiorgio Priori
Renato Peè
Emanuele Ronchi
Angiolino Serpelloni
Massimo Ottelli
Gianpiero Bressanelli
Pietro Neboli
Carlo Panzera
Ex sindaci (non piú rieleggibili)
Bagolino
Borgo S. Giacomo
Montichiari
XXXX Scalvini
Giuseppe Lana
Gianantonio Rosa
Geometri assessori della provincia di Brescia
Adro
Anfo
Berlingo
Caino
Calcinato
Calvisano
Castelcovati
Castrezzato
Cedegolo
Cellatica
Cerveno
Corteno Golgi
Darfo Boario Terme
Desenzano d. Garda
Lograto
Lonato
Malonno
Manerba d. Garda
Manerbio
Marone
Montichiari
Nave
Ono S. Pietro
Ossimo
Paratico
Paspardo
Pian Camuno
Piancogno
Pozzolengo
Quinzano d’Oglio
Rodengo Saiano
San Zeno Naviglio
Saviore dell’Adamello
Seniga
Serle
Vallio terme
Villa Carcina
Villanuova s. Clisi
Vione
Paolo Rosa
Giovanni Stefani
Carlo Gandossi
Angiolino Breda
Alberto Bertagna
Alessandro Vaccari
Massimo Taffelli
Demis Nodari
Gianluca Dotti
Albertelli Mauro
Silvio Giuseppe Minici
Pier Luigi Frassine
Marco Vaira
Giuseppino Lippi
Marco Dossena
Silvano orio
Franco Marazzi
Monica Zilioli
Roberto Mora
Flaviano Mattioli
Roberto Gussago
Ferruccio Casaro
Paolo Rossetti
Gianantonio Rosa
Giovanni Rossi
Gianfranco Casalini Masnovi
Damiano Celestino Isonni
Gianbattista Ministrini
Fabio Boniotti
Norman Ziliani
Silverio Antonini
Paolo Degani
Tiziana Azzanelli
Marco Rigosa
Marco Ferretti
Alessandro Chiappini
Carlo Reghenzi
Ivan Bodei
Mariano Agostini
Giovanni Roselli
Michele Zanardi
Giancarlo Sembinelli
Attilio Rossini
mune con un ufficio tecnico
ridotto all’osso, pertanto
praticamente tutta la progettazione è affidata a professionisti esterni e, laddove le competenze lo prevedono, certamente ci sono
opportunità anche per i geometri».
L’ultima domanda riguarda l’attualità: il piano casa regionale: dicci
come lo giudichi e come lo applicherai
nel tuo comune.
«L’edilizia è certamente un
comparto importante del sistema produttivo italiano,
ma pensare di rilanciare l’economia nazionale con il
Piano Casa mi pare a dir
poco inadeguato.
Così come mi pare arduo trovare un coerente collegamento tra questo provvedimento e la filosofia del “governo del territorio” che sta
alla base della legge regionale 12/05.
L’applicazione piena e generalizzata della norma in
questione, comporterebbe
per il nostro Comune un incremento consistente delle
volumetrie a destinazione
residenziale, senza alcun
beneficio economico o infrastrutturale per la collettività.
Per queste ragioni il Comune di Vobarno ha escluso
dall’applicazione dei benefici del Piano Casa tutti i
centri storici, le zone produttive ed i comparti sottoposti a Piani Attuativi o a
Permessi di Costruire Convenzionati, escludendo anche qualsiasi riduzione degli oneri concessori previsti».
❑
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
Fausto Savoldi
S
ì, è vero. Ora la crisi
economica è arrivata anche negli
studi dei geometri professionisti italiani. Lo si nota
non tanto dalla diminuzione
degli incarichi professionali
quanto, piuttosto, dalla difficoltà sempre maggiore di ottenere i giusti compensi
delle prestazioni. Pagare il
professionista è certamente
l’ultima cosa cui il committente pensa e ciò, quando
non dipende da una precisa
volontà dilatoria, è dovuto a
due fattori: la scarsa consapevolezza del committente
circa la difficoltà di ottenere
autorizzazioni ed approvazioni e l’esagerato dilatarsi
della durata delle prestazioni professionali. Non è
raro, infatti, che per dire la
parola “fine” ad una specifica
attività passino anni, anche
quando tutto procede bene
e non nascono contenziosi.
Le procedure burocratiche,
non solo per l’attività edilizia, stanno relegando l’attività tecnico-intellettuale ad
un ruolo marginale, riducendo sempre più il reddito
atteso dalle prestazioni.
La nostra Cassa di Previdenza ci segnala per il 2008
una mancata crescita del
reddito complessivo prodotto dalla categoria, fatto
decisamente in controtendenza rispetto ai costanti incrementi dei dieci anni passati. Che cosa è successo? È
la crisi economica, si dice.
Ma c’è altro, e ben più preoccupante!
I geometri, con la loro preparazione polivalente, in passato hanno reagito alle ondate di crisi edilizia dedican10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
Tempo di crisi,
tempo della formazione
dosi ad altri settori quali la
topografia, il catasto, l’estimo; l’esigenza di possedere una specializzazione
alta e specifica, restringe fortemente la capacità di passare da un’attività all’altra e
rischia di costituire elemento di destabilizzazione
di uno studio tecnico professionale. D’altro canto alla
specializzazione non si può
rinunciare, è necessaria
perché lo esige il mercato: ci
si rivolge al tecnico riconosciuto come maggiormente
preparato. Il possedere più
specializzazioni in vari settori richiede quindi un irrinunciabile impegno nella
propria formazione permanente.
Formazione specialistica
quale unica garanzia per
continuare ed incrementare
la polivalenza che costituisce per i tecnici il vero baluardo contro la crisi di cui in
Italia si intravede oggi la fine.
Le indicazioni del Consiglio
Nazionale vanno in questa
direzione e sono rivolte in
primo luogo ai Collegi provinciali ai quali è affidato il
compito di creare ed organizzare gli eventi formativi.
Dal 1° gennaio 2010 la formazione permanente diviene
obbligatoria per tutti gli iscritti all’Albo dei Geometri
e Geometri Laureati, tutti, indistintamente, sono chiamati ad ottenere un certo numero di crediti formativi annuali ed un maggior numero
di crediti nei vari quinquenni
successivi all’iscrizione e
fino ai 35 anni di permanenza
in attività. Un impegno ed un
obbligo necessario per mantenere la complessiva com-
petitività della categoria sul
mercato e per consentire,
prove di preparazione e
competenza alla mano, la revisione e l’aggiornamento
del regolamento professionale del 1929.
Le nuove discipline (contenimento dei consumi energetici, acustica, tutela dell’ambiente, sicurezza, ecc.)
accompagnate da una miriade di regolamenti attuativi e da norme regionali, trovano i giovani particolarmente attenti ed interessati:
per loro si aprono nuove opportunità di lavoro e la partecipazione a corsi formativi
diviene una necessità.
G
li iscritti in attività
da vari anni, si renderanno presto
conto che il nostro mondo
sta cambiando rapidamente: cambia il modo di progettare, sono cambiati la topografia ed il catasto, accordi
internazionali stanno rivoluzionando le procedure di
stima dei beni mobili ed immobili: anche per loro l’aggiornamento diviene una
necessità per proteggere lavoro e reddito.
Una sfida che la categoria si
sta attrezzando a superare
mobilitando risorse economiche ed utilizzando la propria struttura organizzativa
periferica giudicata da tutti
di grande efficienza e capacità.
Anche la Cassa previdenziale dei geometri, indubbiamente interessata a sostenere il reddito degli iscritti, sta attuando iniziative
volte a conoscere quale sia la
reale situazione della cate-
goria nei diversi campi di attività e per le diverse classi
di età. Ottima idea quella di
affidare al CENSIS un’approfondita indagine, svolta
su tutto il territorio nazionale, per individuare o confermare situazioni di criticità
sia a livello professionale sia
per quello reddituale. Entro
l’anno valuteremo i risultati
dell’indagine che per molti
aspetti il Collegio di Brescia
ha già svolto e sono riepilogati in questo numero del
“Geometra Bresciano”.
Nel frattempo un pool di attuari sta valutando le capacità reddituali delle categorie di geometri e periti
proiettate nel futuro (i prossimi 50 anni) allo scopo di valutare la sostenibilità del sistema previdenziale in previsione di una fusione delle
tre Casse autonome dei tecnici intermedi italiani: geometri, periti industriali e periti agrari che oggi annoverano in misura sempre maggiore i laureati triennali. Si
tratta in sostanza di individuare un sistema previdenziale che consenta alle tre categorie di godere di trattamenti pensionistici adeguati
a fronte di versamenti contributivi uguali per tutti.
Tutto ciò sarà possibile, e noi
lo auspichiamo, solo a condizione che l’attività professionale si espanda ed i giovani
professionisti accolgano con
entusiasmo le opportunità
che un mercato in continua
espansione offre loro.
❑
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Per un identikit
del geometra bresciano
Mariangela Scotti
S
i è da poco conclusa al Collegio la
raccolta dei dati
per il censimento dei geometri bresciani: un lavoro
lungo, impegnativo, metodico, che ha impegnato da
maggio a settembre, in aggiunta al normale lavoro, il
personale d’ufficio. Un lavoro faticoso ma utile per
dotare il Collegio di elementi conoscitivi gestionali
ritenuti necessari in vista
delle nuove esigenze della
nostra professione.
I dati scaturiti dal censimento e forniti dai singoli iscritti sono stati inseriti – insieme ad altri già in possesso del Collegio – in un
programma informatico appositamente predisposto in
base alle direttive impartite
dalla dirigenza provinciale.
Cosí “metabolizzati” quei
dati potranno essere elaborati e incrociati al fine di leggervi le caratteristiche quantitative e qualitative della
categoria, di tracciare cioè il
profilo professionale degli iscritti e di estrarre in qualsiasi momento la “carta d’identità” della categoria.
Abbiamo voluto fare una
prova, una specie di test iniziale, chiedendo al nuovo
programma alcuni dati numerici sui nostri iscritti:
quanti sono i geometri bresciani in attività, divisi per
genere (maschi e femmine)
con le rispettive percentuali; la ripartizione degli iscritti per fasce d’età e per
specializzazione; la suddivisione per zona territoriale,
per genere in termini asso-
luti e percentuali; l’andamento numerico dei geometri professionisti operanti sul territorio provinciale dal 1999 al 2008 con il
differenziale tra nuovi iscritti e cancellati; le abilitazioni di legge; le specializzazioni di legge e quelle volontarie conseguite attraverso corsi di formazione o
esperienze lavorative. Ma
ancora altro avremmo potuto chiedere. Ecco nelle ta-
Iscritti al Collegio di Brescia al 28 settembre 2009
numero
3103
3058
45
Iscritti
dei quali in attività
sospesi dall’attività
%
100
98,5
1,5
maschi
%
femmine
%
2704
88,42
354
11,58
Ripartizione dei geometri per fascie d’età
Fascia
fino a 35 anni
da 36 a 45 anni
da 46 a 55 anni
da 56 a 65 anni
oltre 66 anni
complessivamente
numero
1114
659
515
557
213
3058
%
36,42
21,55
16,84
18,21
6,96
100,00
Iscritti in attività per zona territoriale
Zona
Brescia
Chiari
Gardone V.T.
Breno
Orzinuovi
Salò
Iseo
Vestone
Edolo
Verolanuova
Montichiari
Lonato
numero
1002
304
187
234
95
256
190
59
141
262
169
159
12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
di cui maschi
905
270
164
192
86
230
163
53
124
223
146
146
di cui maschi
883
571
491
546
213
2704
%
79,26
86,64
95,34
98,02
100,00
88,42
di cui femmine
231
88
24
11
0
354
%
20,74
13,36
4,66
1,98
11,58
Iscrizioni e cancellazioni dall’Albo anni 1999-2008
di cui femmine
97
34
23
42
9
26
27
6
17
37
23
13
Anno
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
iscrizioni
80
105
122
129
200
185
161
106
111
115
cancellazioni
45
48
78
49
53
55
50
66
63
62
saldo
+35
+57
+44
+80
+147
+130
+111
+40
+48
+53
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Abilitazioni di legge
Sicurezza cantieri (ex 494)
Antincendio (legge 818)
Certificatore energetico
Sicurezza nei luoghi di lavoro (ex 626)
Tecnico competente in acustica, iscritti negli elenchi regionali
belle le risposte. Il geometra
è uniformemente distribuito sul territorio bresciano
e riferito agli abitanti va
dallo 0,25 allo 0,35%. Il primato spetta alla zona di Edolo con lo 0,6%.
Quasi il 30% degli iscritti ha
ottenuto l’abilitazione di
legge in “Sicurezza cantieri”
numero
885
363
268
164
3
e il 6% in “Sicurezza nei
luoghi di lavoro”; il 12% è abilitato in “Antincendio”; il
9% è “Certificatore energetico” iscritto negli elenchi
della Regione Lombardia.
Solo 3, invece, sono i “Tecnici competenti in acustica”
iscritti negli elenchi regionali: forse la conseguenza di
maschi
825
354
234
153
3
femmine
60
9
34
11
0
un difficile e lungo percorso
che la Regione impone per
l’esercizio di questa disciplina; infatti, ben 4 sono gli
anni di affiancamento ad un
tecnico acustico competente richiesti dalla normativa, difficilmente sostituibili con una formazione specifica.
Specializzazioni volontarie attraverso corsi di formazione o esperienze lavorative
numero
Tecnico settore edilizia (progettazione e direzione lavori)
1500
Tecnico settore contabilità pubblica e privata
812
Tecnico catastale
849
Tecnico topografo
484
Tecnico valutatore
683
Tecnico in agricoltura
109
Perito assicurativo
33
Consulente del giudice
388
Amministratore condominiale
193
Tecico abilitato in Protezione civile
??
Tecnico collaudore Regione Lombardia
16
Tecnico comunale e consulentre enti pubblici
13
Tecnico esperto in materie ambientali
586
Ambiente
Paesaggio
Energia
125
73
284
Acustica
53
Rifiuti
13
Forestali
12
Turistico ambientali
18
Bioedili
8
L’abilitazione “Sicurezza
cantieri” è molto apprezzata
in tutte le fascie d’età, ma la
punta massima si raggiunge
in quelle fino ai 45 anni.
L’abilitazione “Antincendio”
risulta essere appannaggio
dei meno giovani, come dimostra l’apice del 40% nella
fascia d’età dai 56 ai 65 anni;
donne e giovani, viceversa,
paiono poco interessati ad
essa.
I giovani sono molto attratti
dall’abilitazione “Certificatore energetico”. Ben 113
(42%) sui 268 abilitati in tale
materia iscritti negli elenchi
regionali hanno meno di 35
anni e 700 sono quelli che
hanno frequentato i corsi
presso il Collegio La presenza dei “Certificatori”
crolla a 17 (3% fra i 557 tecnici
della fascia 56-65 anni.
Infine alcune considerazioni
sulla presenza femminile
nel nostro Albo. È cresciuta
in modo considerevole negli
ultimi anni e oggi rappresenta l’11,58% del totale, arrivando oltre il 20% nella fascia di età finoai 35 anni
degli iscritti in attività, apportando qualità e prestigio
alla categoria.
Complessivamente cosa ci
dicono questi dati? Che
quella del geometra è una categoria viva e in crescita. Che
crede nella specializzazione,
nelle nuove opportunità offerte dal mercato e dall’evoluzione della professione,
specialmente in quelle che
hanno a che fare con l’ambiente. Che a specializzarsi
sono soprattutto i giovani, ma
non in modo esclusivo.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 13
DALLA CASSA
Simonetta Vescovi
R
iunione proficua
quella del 17 ottobre per i Delegati Cassa della Regione
Lombardia che si sono incontrati per discutere del lavoro svolto in questi mesi
dal Consiglio di Amministrazione e dalla Caommissione
Legislativa.
Relatori dell’incontro i geometri Davide Cortesi, referente dei Delegati lombradi,
Renato Ferrari, presidente
del Collegio di Bergamo (fa
parte della Giunta esecutiva
del Cipag) e Mario Ravasi,
consigliere del Collegio di
Pavia, membro del Consiglio
di amministrazione del
Cipag.
Molti sono stati i punti affrontati, ma l’argomento su
cui maggiormente si è sviluppato il dibattito è stato il
rapporto tra il numero degli
iscritti e il crescente numero
dei pensionati e le conseguenti misure da adottare
per mantenere in equilibrio
economico la gestione della
Cassa.
La risoluzione del problema
che garantirà un adeguato
trattamento pensionistico
anche in futuro potrà essere
l’innalzamento dell’età anagrafica per l’accesso alla
pensione di vecchiaia dagli
attuali 65 ai 67 anni, anche
alla luce delle motivazioni e
delle conseguenze sia positive che negative che con
competenza ed equilibrio la
Commissione e il Consiglio
di Amministrazione avevano preparato.
La scelta, pur dolorosa,
sembra comunque essere il
rimedio piú efficace che consente alla Cassa di rimanere
14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
Riuniti il 17 ottobre i Delegati
Cassa della Lombardia
nei parametri di sostenibilità che la legge impone.
L’innalzamento potrà avvenire in modo graduale con la
seguente tempistica:
1 genn. 2010 65 anni e 6 mesi
1 genn. 2011 66 anni
1 genn. 2012 66 anni e 6 mesi
1 genn. 2013 67 anni.
Sono poi stati confermati e
preparati i futuri impegni della
Cassa previsti dal Consiglio di
Amministrazione:
– il 26 ottobre p.v. il Convegno
sul tema “Dal welfare professionale un modello per il
Paese: attualità e prospettive del modello di welfare
della Cassa geometri”, durante il quale è previsto l’intervento del prof. Giuseppe
De Rita, presidente della
Fondazione Censis; dell’on;
Giorgio Jannone, presidente
della Commissione parlamentare per il controllo sull’attività degli Enti gestori di
forme obbligatorie di previdenza e assistenza; del dott.
Alberto Brambilla, presidente del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale del Ministero del Lavoro; del sen. Adriano Musi,
vicepresidente della Commissione Finanze e Tesoro
del Senato; del prof. Giovanni Geroldi, direttore generale delle Politiche previdenziali del Ministero del
Lavoro; del dott. Domenico
Proietti, segretario confederale Uil e del geom. Fausto Amadasi,
presidente
C.I.P.A.G.
Il lavoro dei Delegati
C.I.P.A.G. proseguirà nella
giornata successiva presso la
sede della Cassa.
– approvazione del programma previsto con l’assemblea dei Delegati C.I.P.A.G.
programmata presso la sede
della Cassa nei giorni 23-24-25
novembre 2009.
Il tema dell’innalzamento dell’età pensionistica non è di facile soluzione, ma l’intento del
consiglio di Amministrazione
della Cassa e dei Delegati
C.I.P.A.G. è quello di riuscire ad
affrontare in modo equilibrato
il broblema di dare tranquillità
ai nostri iscritti, nel solco dei
provvedimenti già adottati in
passato e dei quali si vedono i
primi positivi frutti.
❑
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Giovanni Platto
È
consolidata tradizione del Collegio
di Brescia organizzare annualmente una serata conviviale, durante la
quale gli iscritti possano ritrovarsi per festeggiare la
premiazione dei colleghi
piú anziani che abbiano raggiuto il traguardo dei quaranta, cinquanta e sessant’anni di professione e di
iscrizione all’Albo.
Quest’anno la riunione si è
tenuta il 2 ottobre scorso nel
ristorante Corte Francesco
di Montichiari, luogo particolarmente accogliente e adatto ad ospitare un cosí numeroso gruppo di convitati:
geometri iscritti all’Albo giovani e anziani accompagnati
da mogli, figli o fidanzate in
allegra e gaia compagnia.
Il presidente del Collegio di
Brescia, Giovanni Platto ha
voluto accogliere gli ospiti
con un discorso di benvenuto che integralmente riportiamo:
16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
Cena sociale 2009: premiata
la fedeltà alla professione
dei geometri bresciani
«Un cordiale saluto e un
benvenuto a tutti i presenti
e in modo particolare a quei
colleghi che questa sera abbiamo il piacere di premiare
per il loro attaccamento alla
nostra categoria.
Il mio intervento non tratterà
argomenti di assemblea con
esposizione di programmi o
approvazione di bilanci,
bensí una nota di festa del
nostro Collegio.
abbiamo l’onore e la soddisfazione di avere con noi
personalità politiche, personalità accademiche e dirigenti scolastici di Istituti tecnici per geometri.
L’occasione però mi stimola
a fare alcune considerazioni.
La nostra categoria ha desiderio ed esigenza di cultura
e di maggior professionalità.
La cultura di categoria ci
viene attualmente data dai
nostri Istituti tecnici con
buoni risultati, ma non
basta; dobbiamo attingere
cultura a livelli universitari a
complemento di cicli di
studi che ci permettano di
affrontare con successo la
pratica professionale e
quindi lo svolgimento della
nostra polivalente professione, con specializzazioni
nei vari settori in grado di
svlgere con positivi risultati
anche lavori interdisciplinari con altre categorie professionali.
La cultura ci viene dalla
scuola, la formazione e la
professionalità la gestiamo
noi sia in campo pratico che
economico senza gravare
sulle istituzioni pubbliche.
Alla politica chiediamo
quell’attenzione e considerazione che la categoria dei
geometri si aspetta e si merita anche per il suo impegno
di volontariato dimostrato in
occasione di calamità naturali;
Quanto detto lo richiede la
nostra sensibilità di professionisti; lo chiedono i nostri
clienti, lo chiede il mercato e
lo chiede l’Europa.
C
ultura, preparazione e serietà
professionali sono
il futuro della nostra categoria.
Un ringraziamento particolare per la loro presenza al
sindaco di Montichiari
dott.ssa Elena Zanola che ci
ospita nella sua bella città; al
prof. Augusto Preti, Magnifico rettore dell’Università
statale degli Studi di Brescia
e al sottosegretario all’Industria on. Stefano Saglia, all’avv. Paola Vilardi, assessore all’Urbanistica, edilizia
privata ed ambiente del Comune di Brescia, ai presidenti e segretari dei Collegi
lombardi, ai Delegati lombardi della Cassa Geometri,
al presidente della stessa
Cassa Nazionale Geometri
Fausto Amadasi e, infine, al
presidente del Consiglio
Nazionale Geometri, Fausto
Savoldi, nostro iscritto e a
tutti i presenti che hanno accettato il nostro invito.
Ma passiamo alle premiazioni dei nostri colleghi, giovani e meno giovani, ai quali
va il nostro riconoscimento e
ringraziamento.
Ecco i loro nomi, partendo
da quelli che hanno compiuto i 40 anni di iscrizione
all’Albo:
Ugo Andreis
Giacomo Baffelli
Paolo Barba
Tarcisio Belleri
Luigi Benedetti
Provino Do
Gabriele Facchinetti
Santo Federici
Piero Fiaccavento
Giovanni Franceschini
Giuseppe Frati
Tino Ghelfi
Roberto Marcelli
Giuseppe Minerva
Lino Pezzaioli
Giovanni Riva
Costanzo Rivadossi
Enzo Sala
Luciano Sedassari
Giuseppe Siracusa
Gianluigi Vaccari
Santo Zampedrini.
Con 50 anni di iscrizione:
Giorgio Amistani
Vincenzo Coglio
Giovanbattista Fanti
Giovanmaria Levrangi
Walter Platto.
Con 60 anni di iscrizione:
Giovanni Mario Boifava
Eugenio Buizza
Tarcisio Campana
Walter Gamba.
A sei colleghi da poco iscritti
all’Albo, vengono consegnate borse di studio per
aver riportato le migliori votazioni nell’ultimo esame di
Abilitazione professionale.
L’allegria però deve essere
contenuta; Un pensiero
vada a quanti sono stati
meno fortunati di noi; la crisi
che ci attanaglia i fianchi, il
terremoto dell’Aquila, i nostri Caduti dell’Afganistan
ed i lutti causati dalla recente alluvione di Messina
ci inducano ad altruistiche,
generosa e concrete riflessioni».
❑
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 17
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 21
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
22 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 23
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
24 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 25
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
26 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 27
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
28 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 29
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 31
LEGALE
Avv. Francesco Cuzzetti
I mediatori:
distinzioni e diversità
L
a recente sentenza
della Cassazione
(Sez. III depositata
il 14 luglio 09 n.16382), ritorna a delimitare molto estesamente e chiaramente
le due figure del mediatore:
quella ordinaria e quella del
mediatore-mandatario, per
distinguerne la diversa natura e di conseguenza i diversi diritti e obblighi, e mi
pare che possa interessare
farne un breve accenno.
L’art. 1754 C.c. definisce la figura del mediatore come
colui che mette in contatto
due o più parti per la conclusione di un affare, senza essere legato ad esse da rapporti di collaborazione, dipendenza, rappresentanza.
L’attività del mediatore così
configurata, non è di tipo negoziale, ma giuridica in
senso stretto, e va essa
stessa individuata come
fonte del rapporto, che fa
sorgere il diritto obbligatorio alla provvigione, che si
acquista alla conclusione
dell’affare in base quindi a
un mero comportamento.
Il mediatore, come sopra raffigurato, ha il solo obbligo
del comportamento di buona fede in senso oggettivo
(la generale correttezza prevista dall’art. 1115 C.c.), improntato dalla professionalità, che prevede l’obbligo
della correttezza qualificata,
nel senso di informare correttamente le parti interessate, di tutte le notizie e circostanze a lui note o conoscibili, utili per consentire
una chiara visione dell’affare
in ogni suo aspetto.
Nel caso gli venga contestato un comportamento in
32 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
contrasto con tali obblighi di
buona fede, sarà lui stesso
che dovrà provare il contrario.
Diverse prospettive, come
appare evidente, si presentano nel caso in cui si verifica
la possibilità che l’attività
mediatoria sia svolta sulla
base di un contratto di mandato (art. 1703 C.c.), come
spesso si può rinvenire nei
contratti standard di mediazione, dove viene indicato
un mandato a vendere o ad
acquistare. La qualcosa
trova il suo riscontro negli
artt.1754 -1756 C.c. e anche
nella legge 1958/213 istitutiva della professione di mediatore, che nell’art. 2 punto
2 fa proprio riferimento alla
sezione dei mediatori muniti di mandato.
L’aspetto interessante che
riguarda le due figure così
delineate, è quello conflittuale, che può far sorgere in
seguito alle contestazioni
sull’operato dei mediatori,
responsabilità di diversa natura.
P
er quanto anche
detto sopra, al semplice mediatore
può essere contestato un
comportamento scorretto e
in malafede qualora, esemplificando, trascuri di comunicare l’eventuale stato d’insolvenza di una della parti, o
l’esistenza di ipoteche o di
pignoramenti che gravano
sul bene, o di opzioni e prelazioni o, come nel caso che
ha dato luogo alla sentenza,
eventuali irregolarità catastali o della situazione edilizia.
La responsabilità che ne
segue, nei confronti della
parte che subisce il danno è
extracontrattuale, che la giurisprudenza di legittimità
chiana da contatto sociale, e
per ottenere il compenso il
mediatore in tal caso deve
dimostrare di aver fatto tutto
il possibile per adempiere
ai suoi obblighi di cui abbiamo accennato.
Per il mediatore-mandatario
invece, la responsabilità nel
caso di comportamento illecito sarà extracontrattuale
ex art. 2043 C.c, nei confronti
del destinatario della sua attività che, essendo estraneo
al rapporto contrattuale, va
qualificato come terzo.
Senza contare che l’illecito
comportamento del mandatario, può far sorgere una
corresponsabilità anche per
il mandante.
❑
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Assemblea elezioni
e cariche (2009-2013)
al Collegio geometri di Brescia
I
15 settembre scorso si
è tenuta nella sede di
piazzale Cesare Battisti l’Assemblea annuale incentrata essenzialmente
sull’attività svolta dal Collegio di Brescia nell’annata
2008. Ricordiamo che l’approvazione dei bilanci (consuntivo e preventivo) si era
già tenuta nella scorsa primavera.
Introducendo i lavori il presidente Giovanni Platto ha
voluto porre l’accenno sull’intenso lavoro svolto dal
Collegio nell’organizzazione
dei corsi di formazione professionale. I più richiesti e
frequentati sono risultati essere quelli sul risparmio energetico, che è materia
sempre più confacente alle
competenze della nostra categoria. Cinquantanove
corsi e quattro seminari di
aggiornamento professionale (con la presenza di 1754
partecipanti) la dicono
lunga sull’impegno che il
Collegio di Brescia profonde
nella formazione, ma anche
sulla solerzia e sullo zelo dei
34 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
nostri iscritti che, evidentemente, vedono, attraverso
la partecipazione ai corsi,
uno sbocco importante nella
valorizzazione del proprio
lavoro professionale. È,
questo, un esempio significativo di ciò che la categoria
sente di dover perseguire
per la propria formazione.
Formazione che non può
non partire da un sempre
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13
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15
più stretta collaborazione
con la Scuola, con gli Istituti
Tecnici per geometri in particolare.
È infatti sulla scuola superiore che deve fondarsi il futuro della Categoria; sempre
più stretta in tal senso deve
essere la collaborazione con
gli Istituti Tecnici: è qui, infatti, che si acquisiscono le
cognizioni di base prope-
Giovanni Platto
Bellotti Armido
Dario piotti
Nadia Bettari
Laura Cinelli
Giuseppe Bellavia
Piergiovanni Lissana (nuovo eletto)
Corrado Martinelli
Giuseppe Zipponi
Raffaella Annovazzi (nuovo eletto)
Italo Albertoni
Paolo Fappani (nuovo eletto)
Angelo Este
Silvano Orio (nuovo eletto)
Silvano Bonicelli (nuovo eletto)
voti 584
544
531
514
504
496
490
488
488
485
463
454
442
436
431
deutiche al prolungamento
degli studi previsto dalla
riforma Gelmini che sfocerà
nei futuri ITS (Istituti Tecnici
Superiori).
Un percorso questo che, unitamente a quello della laurea breve (per la verità molto poco praticato), darà diritto, dopo il conseguimento
dell’abilitazione all’esercizio della professione (esame di Stato), all’iscrizione
all’Albo.
Fra i convenuti all’Assemblea c’era anche il nostro
presidente nazionale Fausto Savoldi, che nel suo intervento ha voluto puntualizzare come e quanto il
mercato del lavoro nel nostro settore esiga sempre
maggiore professionalità e
sempre più specializzazione.
«L
a categoria –
ha detto il presidente Savoldi – continua a mantenere le sue storiche prerogative di polivalenza professionale, mentre viceversa il
mercato chiede sempre più
specialisti: e di ciò devono
tenere conto i giovani». Savoldi ha anche dato notizia
agli iscritti presenti della
presentazione della Legge
delega sull’unificazione
degli Albi dei Tecnici Intermedi (geometri, periti industriali, periti agrari). Di quest’argomento lo stesso Presidente aveva ampiamente
trattato nel numero scorso
della nostra rivista a pagina
10; a quell’articolo rimandiamo i lettori a cui l’ampia
trattazione fosse sfuggita.
All’assemblea sono subito
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Nelle immagini, il Presidente
Giovanni Platto, il Segretario
Armido Bellotti e il Tesoriere
Giuseppe Bellavia
Tarcisio Campana
voti 183
Giovanni Gares
141
Corrado Serena
131
Fabio Lancini
123
Verbena Rogengo
120
Roberto Berardelli
117
Corrado Romagnoli
116
Nicola Manenti
114
Paolo Orsatti
112
Federico Sandrini
112
Giov. Batt. Zammarchi 109
Enrico Raccagni
106
Nora Belloni
104
Cristian Fanton
103
Riccardo Zanotti
101
Franco Pierin
92
Angelo Berta
88
Ena Moraschi
80
Andrea Plebani
76
seguite le elezioni per il
nuovo mandato 2009-2013,
che si sono protratte nei
giorni 16 - 17 - 18 - 19 settembre. Vi hanno partecipato 771 iscritti.
Ecco il risultato completo
degli eletti a sinistra al
centro della pagina.
I
l Consiglio del Collegio, convocato fra i
soli eletti, al fine di
deliberare sulla distribuzione delle cariche ha riconfermato il Presidente, il Segretario e il Tesoriere, rispettivamente nelle persone di Giovanni Platto, Armido Bellotti, Giuseppe
Bellavia. I Consiglieri eletti
sono stati: Dario Piotti,
Nadia Bettari, Laura Cinelli,
Piergiovanni Lissana, Corrado Martinelli, Giuseppe
Zipponi, Raffaella Annovazzi, Italo Albertoni, Paolo
Benedetto Bianchetti
75
Ivano Luigi Ruggeri
63
Michele Anelli
55
Fabiano Faini
54
Luciano Bellini
53
Claudio Parietti
53
Matteo Negri
51
Daniele Pasquinelli
47
Michele Sabbadini
45
Giacomo Martinuzzi
41
Giuliano Vacchi
40
Pietro Nuccio
30
Giacomo Begotti
26
Giacomo Civera
16
Germano Signoroni
11
Seguono altri nominativi con
un minor numero di voti.
❑
Fappani, Angelo Este, Silvano Orio, Silvano Bonicelli.
Ci pare interessante fornire
anche l’elenco dei colleghi
che hanno conseguito voti
ma che non sono stati eletti
nel nuovo Consiglio; rappresentano il bacino cui attingere per un futuro possibile
ricambio dirigenziale per il
nostro Collegio. Eccolo:
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 35
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Piú di 600 geometri riuniti
al “Tartaglia” per discutere
del “Piano Casa”
E
rano piú di seicento i geometri
bresciani riuniti
nell’Aula magna dell’Istituto “Tartaglia” il 16 settembre scorso per apprendere direttamente dall’Assessore al Territorio e Urbanistica della Regione Lombardia, Davide Boni, gli aspetti piú significativi della
legge n. 12 “Azioni straordinarie per lo sviluppo e la
qualificazione del patrimonio edilizio ed urbanistico della Regione Lombardia”, la cosiddetta legge
“Piano Casa”.
L’Assessore era accompagnato dai suoi piú stretti
collaboratori: gli ingegneri
36 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
Mario Nova e Bruno Mori e
gli avvocati Umberto Sala e
Valentina Convertini che,
dopo la corposa introduzione dell’Assessore, hanno avuto modo di sviscerare
gli aspetti tecnici del nuovo
dettato urbanistico e di rispondere ai numerosi quesiti, quasi tutti – a detta
degli stessi relatori – molto
puntuali e pertinenti che
sono venuti dalla vasta e interessatissima platea.
Presente in sala, graditissima ospite, l’Assessore all’Urbanistica, ambiente ed
edilizia del Comune di Brescia, Paola Vilardi.
Ricordiamo anzitutto che la
legge ha carattere transi-
torio (durata 18 mesi) ed è
applicata in deroga a numerose disposizioni vigenti in
tema urbanistico nei Comuni.
Quattro sono essenzialmente le possibilità di intervento, ma l’interesse operativo dei geometri è, di
fatto, rivolto alle prime tre,
che sono riferite ai seguenti
articoli di legge:
– Art. 2, commi 1 e 2.
“Utilizzo del patrimonio
edilizio esistente”
La norma consente il recupero edilizio e funzionale
(ma solo ai fini residenziali)
delle volumetrie non utilizzate ricavate anche nei se-
minterrati di immobili costruiti prima del 31 marzo
2005, purché non siano situate in zone agricole o industriali. Nelle sole zone agricole è consentito il recupero (sempre e solo ai fini
residenziali) di immobili agricoli non utilizzati fino ad
un massimo di 600 metricubi, per l’uso dei proprietari o degli addetti all’attività.
– Art. 3, comma 1.
“Ampliamento di edifici
esistenti”
Il previsto aumento del 20%
del volume con un massimo
di 300 metricubi per ogni unità immobiliare esistente
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Al tavolo della presidenza, da
sinistra: il direttore de “Il geometra
bresciano” Bruno Bossini; l’Assessore
al Territorio e all’Urbanistica della
Regione Lombardia, Davide Boni;
l’ing. Mario Nova, e l’ing. Bruno
Mori della Direzione Territorio ed
Urbanistica della Regione
Lombardia; l’avv. Valentina
Convertini e l’avv. Umberto Sala del
Settore giuridico Direzione territorio
ed Urbanistica della Regione
Lombardia
riguarda edifici mono o bifamilari senza vincoli di volume, o edifici plurifamiliari
non maggiori di 1200 metricubi. Gli edifici devono essere in tutto residenziali, ultimati alla data del 31 marzo
2005 e posti all’esterno dei
centri storici.
– Art. 3, comma 3, primo
periodo - “Sostituzione di
immobili residenziali esistenti”
La sostituzione (ossia la ricostruzione integrale,
previa demolizione dell’immobile esistente e realizzazione di un nuovo organismo edilizio anche con
altra sagoma e altezza) riguarda edifici in tutto residenziali e premia con un
bonus del 30% del volume esistente (che va calcolato
secondo la normativa vigente).
– Art. 3, comma 3, secondo
periodo. “Sostituzione
di immobili parzialmente
residenziali o produttivi”
all’esterno dei centri storici.
In questo caso la sostituzione, solo per trasformazione in residenza, può essere realizzata solo mantenendo la volumetria esistente.Il nuovo immobile
potrà avere altezza non superiore a quella piú alta tra
l’esistente e quella della
norma vigente ed un rapporto di copertura non maggiore del 25% di quello previsto dalle NTA vigenti.
– Art. 3, comma 4.
“Sostituzione di immobili
non coerenti, all’interno
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 37
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Da sinistra in senso antiorario: l’ing.
Mario Nova, l’ing. Bruno mori,
l’avv. Umberto sala e l’avv. Valentina
Convertini
dei centri storici
La norma riguarda in questo
caso gli immobili esclusivamente residenziali, ma non
coerenti (sotto l’aspetto
storico-architettonico, paesaggistico e ambientale)
con i centri storici medesimi. La sostituzione è in
questo caso subordinata all’autorizzazione della Commissione regionale (art. 78,
legge regionale 12/2005).
– Art. 3, comma 5.
“Sostituzione di immobili
industriali o artigianali
Si tratta di immobili posti in
aree produttive (è am38 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
messo un bonus del 30% del
volume esistente), ma solo
se dette aree sono state individuate con delibera del
Comune entro il 15 ottobre
2009.
Tutti gli interventi ammessi
in deroga di cui sopra, devono garantire un preciso
contenimento energetico
(art. 3, commi 2, 3, 6) variabile dal 10 - 20 e 30%, assicurare un equipaggiamento
arboreo di almeno il 25% del
lotto ed avere 1/f e R/C non
maggiori del 50% di quelli
vigenti nella zona interessata.
È una legge, questa del
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
In fase di conclusione l’iter approvativo
del Piano Territoriale Regionale
Il Piano Territoriale Regionale (PTR), documento fondamentale delle politiche per la salvaguardia e lo sviluppo del
territorio lombardo «sarà approvato entro il 2009». Lo ha
confermato l’Assessore regionale al Territorio e Urbanistica Davide Boni al convegno del 16 settembre sul “Piano
Casa”.
«Il Piano ha una visione strategica e […] definisce lo sviluppo territoriale per i prossimi decenni e […] individua
obiettivi di competitività, di valorizzazione delle risorse
naturali, storiche e culturali della regione, nel rispetto della
sostenibilità ambientale».
●
“Piano casa”, certamente di
non facile interpretazione,
anche tenuto conto della
prevista autonomia dei singoli Comuni sulla sua applicabilità o meno. Si tratta,
per cosí dire, di una legge di
nuova concezione, anche
vista la sua applicabilità
straordinaria e solo temporanea, che richiederà –
l’hanno ammesso anche i
relatori – numerose circolari
esplicative che potranno
essere sollecitate anche da
quesiti di singoli tecnici.
Al riguardo si segnala a lato
il sito regionale che offre
tutte le indicazioni e gli
spunti necessari.
Per ultimo va detto che
anche in tema di oneri urbanistici è stata data libertà di
scelta (entro il 15 ottobre
2009) ai Comuni di…?… delibera rispetto al dettato legislativo che prevede una
riduzione (per i Comuni che
non abbiano fatto scelte diverse) del 30%.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 39
LEGISLAZIONE
Giuseppe Zipponi
A
Enti locali
e funzioni paesaggistiche
pprovato, con Decreto del Direttore Generale n.
9447 del 23 settembre 2009, l’aggiornamento del
primo elenco degli enti locali (ulteriori 122 Comuni
lombardi) ritenuti idonei all’esercizio delle funzioni paesaggistiche loro attribuite.
Ad oggi gli Enti locali lombardi ritenuti idonei ad esercitare
anche successivamente al 1° gennaio 2010 le competenze
paesaggistiche loro attribuite, sulla base delle nuove procedure stabilite dal Codice del Paesaggio, sono:10 Province,
22 Enti gestori dei Parchi regionali, 28 Comunità Montane e
756 Comuni.
Fra i Comuni molti hanno scelto di associarsi per costituire
una unica Commissione Paesaggio e, in alcuni casi, anche
una unica Struttura tecnica.
Per gli enti locali che non risultano inclusi in questi elenchi
occorre precisare che potranno comunque continuare, fino
al 31 dicembre 2009, ad esercitare le competenze loro attri-
buite secondo le procedure oggi vigenti.
Per garantire che tutti gli enti locali lombardi possano continuare ad esercitare le competenze paesaggistiche anche
dopo tale data, la Struttura Paesaggio della Direzione Territorio e Urbanistica sta completando l’istruttoria richiedendo le eventuali necessarie integrazioni della documentazione pervenuta e sollecitando i comuni che ancora non
hanno provveduto ad inviare quanto richiesto in modo da
poter predisporre ed approvare, entro fine anno, ulteriori elenchi.
Affinché i nostri lettori possano disporre di uno strumento
di lavoro valido, pubblichiamo il sotto riportato elenco aggiornato rispetto a quello fornito nel numero scorso della rivista
Per ogni ulteriore informazione è possibile rivolgersi alla
Struttura Paesaggio tramite l’indirizzo di posta elettronica:
[email protected]
ELENCO DEI COMUNI ABILITATI NELLE PROVINCE DI BRESCIA - CREMONA - LODI
MANTOVA - SONDRIO
PROVINCIA DI BRESCIA
AGNOSINE
ANGOLO TERME
ARTOGNE
BARGHE
BERZO DEMO (6)
BERZO INFERIORE
BIENNO
BIONE
BORNO
BOVEGNO
BOVEZZO
BRAONE
BRENO
BRESCIA
CALCINATO
CAPRIANO DEL COLLE
CAPRIOLO
CASTEGNATO
CASTEL MELLA
CASTELCOVATI
CAZZAGO SAN MARTINO
CEDEGOLO
CERVENO
CERVENO
CETO
CEVO (6)
CIMBERGO
40 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
CIVIDATE CAMUNO
COLLIO VAL TROMPIA
CONCESIO
CORTE FRANCA
DARFO BOARIO TERME
EDOLO
ERBUSCO
ESINE
FIESSE
GARDONE RIVIERA
GARDONE VAL TROMPIA
GARGNANO
GUSSAGO
INCUDINE
IDRO
IRMA (5)
ISEO
LAVENONE
LIMONE SUL GARDA
LODRINO
LOSINE
MAGASA (4)
MALEGNO
MANERBIO
MARCHENO
MARONE
MONNO
MONTE ISOLA
MONTICHIARI
NIARDO
NUVOLENTO (3)
NUVOLERA
OFFLAGA
OME
ONO SAN PIETRO
ORZINUOVI
OSSIMO
PADENGHE S. GARDA
PAISCO LOVENO
PALAZZOLO SULL'OGLIO
PASPARDO
PASSIRANO
PEZZAZE (5)
PIANCAMUNO
PISOGNE
POLAVENO
POLPENAZZE D. GARDA
PONCARALE
PONTE DI LEGNO (7)
PONTEVICO (8)
PONTOGLIO
POZZOLENGO
PRALBOINO
PRESTINE
PREVALLE (3)
PROVAGLIO D'ISEO
LEGISLAZIONE
PUEGNAGO D. GARDA
REZZATO
RODENGO SAIANO
ROE' VOLCIANO
ROVATO
SABBIO CHIESE
SALE MARASINO
SALO’
SAN FELICE DEL BENACO
SAN PAOLO (8)
SAREZZO
SAVIORE DELL'ADAMELLO (6)
SELLERO
SIRMIONE
SOIANO DEL LAGO
SONICO
TAVERNOLE SUL MELLA (5)
TEMU' (7)
TIGNALE (4)
TOSCOLANO MADERNO (4)
TREMOSINE
TRENZANO
VALVESTINO (4)
VEROLANUOVA
VEROLAVECCHIA (8)
VILLA CARCINA
VILLACHIARA
VILLANUOVA SUL CLISI
VIONE
PROVINCIA DI BRESCIA
PROVINCIA DI CREMONA
AGNADELLO
CÀ D'ANDREA
CASALE CREMASCO VIDOLASCO
CASALETTO DI SOPRA
CASTELDIDONE (13)
CELLA DATI
CORTE DE' FRATI
CREMA
DRIZZONA (13)
GABBIONETA BINANUOVA
GADESCO PIEVE DELMONA
MADIGNANO
MONTODINE
PERSICO DOSIMO
PIADENA (14)
PIANENGO
PIEVE SAN GIACOMO
PIZZIGHETTONE
POZZAGLIO ED UNITI
RICENGO
RICENGO
RIPALTA ARPINA
RIPALTA CREMASCA
RIPALTA GUERINA
RIVAROLO DEL RE ED UNITI (13)
ROMANENGO
SAN GIOVANNI IN CROCE (13)
SAN MARTINO AL LAGO (13)
SCANDOLARA RIPA D'OGLIO
SERGNANO
SONCINO
SOSPIRO
SPINEDA (13)
TORRICELLA DEL PIZZO (13)
VOLONGO
VOLTIDO (13)
PROVINCIA DI CREMONA
PROVINCIA DI LODI
BORGHETTO LODIGIANO
CASTELNUOVO BOCCA D'ADDA
CASTIGLIONE D'ADDA
CASTIRAGA VIDARDO
CAVACURTA
CODOGNO
LODI
MALEO
MASSALENGO
SANTO STEFANO LODIGIANO
SOMAGLIA
PROVINCIA DI LODI
PROVINCIA DI MANTOVA
ASOLA
BAGNOLO SAN VITO
BORGOFORTE
BOZZOLO
CANNETO SULL'OGLIO
CASTEL GOFFREDO
CASTELLUCCHIO
CASTIGLIONE DELLE STIVIERE
CAVRIANA
CURTATONE
GAZOLDO DEGLI IPPOLITI
GOITO
GONZAGA
GUIDIZZOLO
MANTOVA
MARIANA MANTOVANA
MARMIROLO
MEDOLE
MOGLIA
MONZAMBANO
PEGOGNAGA
PONTI SUL MINCIO
RIVAROLO MANTOVANO (13)
RODIGO
SOLFERINO
SUZZARA
VIADANA
VOLTA MANTOVANA
PROVINCIA DI MANTOVA
PROVINCIA DI SONDRIO
ALBOSAGGIA (18)
ANDALO VALTELLINO
APRICA
ARDENNO
BEMA
BERBENNO DI VALTELLINA
BIANZONE
BORMIO
BUGLIO IN MONTE
CAIOLO (18)
Nota: i numeri fra parentesi accanto ad alcuni Comuni, nelle diverse Province, indicano che tali Comuni hanno sottoscritto una intesa o convenzione per l’istituzione di una unica Commissione Paesaggio e/o di una unica struttura tecnica dedicata all’istruttoria paesaggistica.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 41
LEGISLAZIONE
CAMPODOLCINO
CASPOGGIO (19)
CASTELLO DELL'ACQUA (21)
CASTIONE ANDEVENNO
CEDRASCO (18)
CHIAVENNA
CHIESA IN VALMALENCO (19)
CHIURO
CINO
CIVO
COLORINA
COSIO VALTELLINO
DELEBIO
FAEDO VALTELLINO
FORCOLA
FUSINE (18)
GEROLA ALTA
GORDONA
GROSIO
GROSOTTO
LANZADA (19)
LOVERO
MADESIMO
MAZZO DI VALTELLINA
MELLO
MORBEGNO
NOVATE MEZZOLA
PEDESINA
PIANTEDO
POGGIRIDENTI
PONTE IN VALTELLINA (21)
PRATA CAMPORTACCIO
RASURA
SAMOLACO
SERNIO
SONDRIO
SPRIANA (20)
TARTANO
TEGLIO
TIRANO
42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
TORRE SANTA MARIA (20)
TOVO DI SANT'AGATA
TRAONA
TRESIVIO
VAL MASINO
VALDIDENTRO
VALDISOTTO
VALFURVA
VERCEIA
VERVIO
VILLA DI CHIAVENNA
VILLA DI TIRANO
PROVINCIA DI SONDRIO
ALTRI ENTI LOMBARDI
PARCHI REGIONALI
ADDA NORD
ADDA SUD
AGRICOLO SUD MILANO
ALTO GARDA BRESCIANO 417
CAMPO DEI FIORI
DEI COLLI DI BERGAMO
DEL MINCIO
DEL MONTE NETTO
DEL SERIO
DELLA VALLE DEL LAMBRO
DELL’ADAMELLO 427
DELLE GROANE
DELLE OROBIE BERGAMASCHE
DI MONTEVECCHIA E VALLE DEL CURONE
LOMBARDO VALLE DEL TICINO
MONTE BARRO
NORD MILANO
OGLIO NORD
OGLIO SUD
OROBIE VALTELLINESI
PINETA APPIANO GENTILE E TRADATE
SPINA VERDE DI COMO
COMUNITÀ MONTANE
ALPI LEPONTINE
ALTA VALTELLINA
ALTO LARIO OCCIDENTALE
ALTO SEBINO
DEL LARIO ORIENTALE
DEL MONTE BRONZONE E DEL BASSO
SEBINO
DEL SEBINO BRESCIANO
DELLA VALCHIAVENNA
DELLA VALGANNA E VALMARCHIROLO (3)
DELL’OLTREPO’ PAVESE
DI SCALVE
DI VALLE CAMONICA
DI VALLE SABBIA
DI VALLE TROMPIA
PARCO ALTO GARDA BRESCIANO
TRIANGOLO LARIANO
VALCAVALLINA
VALCERESIO (3)
VALCUVIA
VALLE BREMBANA
VALLE IMAGNA
VALLE SERIANA
VALLE SERIANA SUPERIORE
VALLI DEL LUINESE
VALSASSINA VALVARRONE VAL D’ESINO
E RIVIERA
VALTELLINA DI MORBEGNO
VALTELLINA DI SONDRIO
VALTELLINA DI TIRANO
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Stefano Monteverdi
N
ei giorni scorsi ho
depositato presso un Comune un
attestato di certificazione energetica. L’Ufficio Tecnico
lo ha registrato attribuendogli un numero di pratica,
mi ha chiesto 6 euro di diritti
di istruttoria, mi ha timbrato
la copia che rimane al proprietario (una sola perché
l’art. 12.6 della Dgr 8745 dice
che il Comune deve consegnare al proprietario una
copia timbrata per accettazione e quindi una sola deve
essere) e mi ha mandato all’Ufficio Protocollo per farmi
mettere un ulteriore timbro.
Risultato: tempo perso per
aspettare il mio turno allo
sportello, 6 euro spesi non
44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
È possibile uniformare
le procedure?
so a quale titolo (dato che la
presentazione è obbligatoria per legge) e certificato
riempito di timbri (che ovviamente non sono molto
piú grandi dello spazio disponibile sul certificato e,
sempre ovviamente, bagnati con inchiostro che non
asciuga subito e che se non
stai attento ti fa diventare il
pezzo di carta come la bocca
di mio figlio dopo un gelato
al cioccolato).
Un paio di giorni dopo sono
andato a depositare un altro
certificato energetico in un
altro Comune confinante
con il primo.
L’Ufficio protocollo mi ha
messo il timbro (piccolo e inchiostrato con un normale
tampone azzurro ad asciugamento rapido) su tutte le
quattro copie che avevo portato, ho cordialmente salutato l’impiegata e sono uscito.
Risultato: avendo tribulato
di meno, il mio conto a
questo cliente è stato piú
“leggero” del primo.
Per il deposito dei certificati
energetici i vari Comuni si
sono organizzati ognuno a
proprio modo, con qualche
variazione in piú o in meno,
ma tutti comunque tra i due
estremi esemplificati.
Eppure stiamo parlando
della stessa disposizione
normativa, valida in tutti i
Comuni lombardi senza distinzione. Lo stesso discorso
vale per tutte le procedure
amministrative, che siano
Dia o richieste di Permesso a
costruire, Certificati di destinazione urbanistica o agibilità: ogni Comune è una parrocchia a sé stante, con proprie procedure, propri moduli, proprie organizzazioni
interne.
È
cosí fuori luogo
pensare, sperare
in procedure uniformi per tutte le pratiche,
per tutti i Comuni e per tutti
i professionisti?
È cosí fuori luogo pensare,
sperare che la semplificazione burocratica (che dall’anno scorso ha avuto anche
l’onore di un ministero tutto
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
per sé) possa riguardare
anche questi aspetti?
Uniformare le procedure
produrrebbe un risultato
positivo per tutti:
– per i tecnici comunali, che
verrebbero sgravati dalla
responsabilità di dover
decidere come comportarsi per le varie pratiche e
quindi destinare piú
tempo ai loro compiti d’ufficio;
– per i Comuni che vedrebbero diminuiti i rischi di
contenzioso;
– per i professionisti che in
presenza di una standardizzazione dei comportamenti potrebbero dedicare piú tempo agli aspetti
piú professionalizzanti del
Liquidazione parcelle
Il parere del Garante
Con riferimento alle linee guida sulla liquidazione delle parcelle – di
cui alla circolare CNG e GL prot. n. 907 del 4 febbraio 2009 – ed
alle perplessità sollevate da alcuni Collegi, lo scorso 6 luglio
l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha trasmesso la
seguente nota: «L’Autorità ha esaminato la segnalazione relativa
alla circolare n. 907/2009 adottata dal Consiglio nazionale
Geometri e Geometri laureati il 4 febbraio 2009. In tale occasione,
l’Autorità ha rilevato che quanto riportato nella circolare con specifico riferimento all’abolizione dell’obbligatorietà delle tariffe risulta
in linea con gli indirizzi espressi da questa Autorità nell’Indagine
Conoscitiva IC34 - Stato del recepimento dei principi di concorrenza nei servizi professionali. Sul punto si ricorda che già nell’indagine, in particolare al capitolo III, paragrafo I, è stato evidenziato
come la disciplina deontologica dovrebbe espressamente affermare il principio per cui i professionisti possono pattuire liberamente
i compensi professionali, non dovrebbe contenere alcun richiamo
alle nozioni di decoro o dignità professionale per la determinazione
del compenso dei professionisti e dovrebbe prevedere l’obbligo di
presentare in forma scritta al proprio cliente il preventivo per le
prestazioni professionali».
proprio lavoro;
– per i cittadini che vedrebbero diminuiti i rischi di
sospensione delle pratiche e probabilmente
anche una limatura delle
parcelle professionali.
Se anche altri colleghi concordano, la sollecitazione
che muovo al Collegio dei
Geometri che ci rappresenta
è quella di promuovere un
tavolo di riflessione con gli
altri Ordini professionali,
con l’Associazione dei Comuni bresciani e con l’U-
nione dei Tecnici degli Enti
locali per verificare se ci possono essere le condizioni
per definire questa uniformazione, anche utilizzando i
contributi pubblici destinati
a tale scopo.
Nessuno è riuscito mai finora a raggiungere questo risultato. Se Brescia, attraverso il Collegio dei geometri, ci riuscisse, diventerebbe un punto di riferimento assai autorevole.
❑
Da “Noi geometri”, n. 4 luglio/agosto 2009
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 45
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Emanuela Farisoglio
È nata l’Associazione
Geometri di Valle Camonica
Come avevamo
anticipato nel n.
2/2009 della nostra
rivista, è stata
ufficialmente
costituita
l’Associazione
Geometri di Valle
Camonica.
L’iniziativa è nata da
un gruppo di giovani
geomatri che
svolgono con
passione la
professione e che
intendono sviluppare
molte proposte
interessanti per
migliorare l’esercizio
dell’attività sul
territorio camuno.
l 23 luglio scorso
presso lo studio del
Notaio dott. Giorgio
Cemmi di Darfo Boario
Terme, èstata formalmente
creata l’Associazione Geometri di Valle Camonica mediante la stipula dell’atto costitutivo e l’ufficializzazione
dello Statuto.
L’iniziativa dei colleghi camuni, come già anticipato a
pagina 38 del n. 2/2009 de “Il
geometra bresciano”, si propone di sostenere l’attività
del Collegio geometri direttamente in Valle Camonica e
di promuovere la collaborazione tra geometri e geometri laureati.
Fino alla prima assemblea,
prevista per il nuovo anno,
l’Associazione sarà retta da
un Consiglio direttivo provvisorio; a tale proposito
sono stati assegnati i seguenti mandati: Presidente:
geom. Emanuela Farisoglio
(Darfo Boario Terme); Vice-
46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
I
presidente: geom. Diego
Salvetti (Darfo boario
Terme); Segretario: geom.
Riccardo Massaroni (Angolo
Terme); Tesoriere: geom.
Fabio Rivadossi (Breno).
Potranno fare richiesta di adesione all’Associazione i
colleghi iscritti al Collegio
geometri e geometri laureati
della provincia di Brescia e
Bergamo, residenti o che esercitino la libera professione in Valle Camonica,
Valle di Scalve e nei Comuni
di Lovere, Costa Volpino e
Rogno. Saranno ammessi
anche i geometri diplomati o
iscritti all’elenco dei praticanti delle medesime zone.
La quota associativa annuale è pari a euro 50,00 ad
esclusione dei praticanti per
i quali è prevista una quota
ridotta: euro 10,00.
L’adesione comporterà il diritto di voto in assemblea, la
partecipazione e l’eventuale agevolazione a tutte le
iniziative che verranno promosse dall’Associazione
geometri di Valle Camonica.
Attualmente la sede dell’Associazione è in via Stassano
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
n. 16 a Darfo Boario Terme,
presso gli uffici della S. Eventi s.r.l., contattabile per
eventuali informazioni al n.
telefonico 0364.534580; email: [email protected]
La presentazione dell’Associazione è avvenuta nel
mese di ottobre con un incontro pubblico alla presenza di rappresentanti dei
Collegi di Brescia e Bergamo.
Ora si attendono numerose
adesioni in modo che possano essere realizzate le
molteplici attività previste.
Un ringraziamento particolare va rivolto ai colleghi Silvano Bonicelli, Gian Luigi
Veraldi, Fabio Monchieri e
Angiolino Balzarini per la
collaborazione prestata.
❑
Lo statuto della nuova Associazione
Art. 1 - Denominazione
L’Associazione è denominata: "Associazione Geometri di
Valle Camonica".
Art. 2 - Sede
L’Associazione ha sede provvisoria in Darfo Boario Terme
(BS), Via Stassano n.16.
Il consiglio direttivo in carica ha facoltà di spostare la sede
in altro luogo.
Art. 3 - Oggetto e scopo
L’Associazione non ha scopo di lucro, è estranea a qualunque orientamento politico e persegue esclusivamente
finalità di natura culturale, rivolte all’attività professionale
dei Geometri liberi professionisti.
L’Associazione si prefigge i seguenti obiettivi:
– tutelare ed elevare l’immagine della professione del Geometra;
– incentivare la collaborazione, la solidarietà e lo spirito associativo tra i geometri della Valle Camonica;
– svolgere un ruolo di supporto e di intermediazione con il
Collegio dei geometri e geometri laureati della provincia di
Brescia;
– sostenere la collaborazione con i colleghi delle province
limitrofe e con altre analoghe associazioni di liberi professionisti presenti sul territorio, favorendo l’interscambio di
conoscenze ed esperienze e quindi l’accrescimento professionale;
– dare vita ad una figura professionale specifica legata al territorio;
– dedicarsi, con opportune iniziative, all’inserimento dei
giovani geometri nell’attività lavorativa;
– configurarsi come punto di riferimento per le Amministrazioni locali, gli Uffici Territoriali e gli Istituti scolastici.
A tale fine l’associazione potrà:
– promuovere, coordinare, realizzare e sviluppare con ogni
idoneo strumento ed avvalendosi di ogni mezzo utile studi,
aggiornamenti, convegni, congressi e, comunque, occasioni
per stimolare aggiornamenti, approfondimenti e studi nelle
materie di specifica competenza del geometra;
– promuovere collaborazioni e intese culturali con enti, istituzioni, associazioni nazionali ed internazionali per l’approfondimento delle tematiche connesse all’attività professionale;
– curare la pubblicazione della stampa di categoria;
– svolgere ogni altra iniziativa che il consiglio riterrà utile e
necessaria per il raggiungimento dei fini istituzionali dell’associazione.
Per il conseguimento dei suddetti fini, l’organo direttivo
avrà la libertà di promuovere qualsiasi attività o iniziativa,
anche di prestazione di servizi a favore di terzi.
Art. 4 - Patrimonio ed entrate dell’Associazione
Il patrimonio dell’Associazione è formato da tutti i beni mobili e immobili che pervengono alla stessa a qualsiasi titolo,
da elargizioni o contributi da parte di privati o enti pubblici
e privati, nonché da eventuali avanzi netti di gestione.
Per il conseguimento delle proprie finalità l'Associazione
dispone delle seguenti entrate:
– quote associative, contributi, elargizioni di denaro da
parte dei sostenitori o di terzi;
– redditi derivanti dal proprio patrimonio;
– contributi di privati, società ed enti pubblici e privati.
Sono comunque possibili altre forme di finanziamento proposte dal Consiglio Direttivo e deliberate dall’Assemblea.
Ogni versamento deve comunque intendersi a fondo perduto; in nessun caso, e quindi nemmeno in caso di scioglimento dell’Associazione può darsi luogo a ripartizioni o assegnazioni di somme, a qualsiasi titolo, agli associati.
I versamenti non creano altri diritti di partecipazione trasmissibili a terzi, neanche in caso di successione.
Art. 5 - Fondatori, soci e aggregati dell’Associazione
Sono aderenti all’Associazione:
i soci fondatori; i soci effettivi; i soci aggregati.
Sono Soci Fondatori coloro che sono intervenuti all’atto
della costituzione dell’Associazione.
Sono Soci Effettivi tutti coloro che ne fanno richiesta purché
iscritti al Collegio dei geometri e geometri laureati della provincia di Brescia o di Bergamo, residenti o che esercitano la
libera professione in Valle Camonica, Valle di Scalve o nei
Comuni di Lovere, Costa Volpino e Rogno.
Sono soci aggregati tutti i geometri diplomati o iscritti all’elenco dei praticanti.
Art. 6 - Modalità di iscrizione dei soci
L’adesione all’Associazione per i soci è a tempo determinato annuale ed è subordinata al pagamento di una quota
associativa che deciderà il consiglio in seno all’assemblea
annuale (attualmente stabilita pari a Euro 50,00 (cinquanta
virgola zero zero), ad esclusione dei praticanti, per i quali è
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 47
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
prevista una quota ridotta pari a Euro 10,00 (dieci virgola
zero zero)).
L’adesione comporta il diritto di voto in assemblea per ogni
tipo di delibera.
Il recesso è ammesso in qualunque momento, previa comunicazione dell’interessato, ed avrà efficacia dall’inizio
del secondo mese successivo alla comunicazione.
In presenza di gravi motivi il Consiglio Direttivo può stabilire l’esclusione di un associato, al quale dovrà notificare
tale provvedimento con le opportune motivazioni.
Art. 7 - Dimissioni, decadenza, espulsione
La qualità di partecipante si perde per:
- dimissioni scritte;
- decesso;
- insolvenza quota associativa;
- perdita dei requisiti necessari per l’ammissione;
- espulsione, decisa dal Consiglio Direttivo, per gravi motivi
e qualora l’associato si renda responsabile di azioni contrastanti con le finalità dell’Associazione.
Art. 8 - Organi dell’Associazione
Sono organi dell’associazione:
- l’Assemblea dei soci;
- il Consiglio Direttivo;
- il Presidente;
- il Collegio dei Revisori.
Art. 9 - Assemblea dei soci
L’Assemblea è composta da tutti gli aderenti all’Associazione.
Sono di competenza dell’Assemblea:
- la nomina del Consiglio Direttivo;
- l’approvazione del bilancio annuale;
- la definizione degli indirizzi generali dell’attività dell’Associazione;
- l’approvazione degli eventuali regolamenti interni proposti dal Consiglio o la modifica del presente statuto;
- l’approvazione del preventivo contabile dell’anno successivo e l’entità del contributo associativo;
- ogni decisione in merito allo scioglimento, alla liquidazione dell’Associazione ed alla devoluzione del suo patrimonio.
L’Assemblea è convocata dal Presidente ogni qualvolta
questi lo ritenga opportuno, oppure quando ne sia fatta richiesta da almeno dieci associati o tre Consiglieri o dal Collegio dei Revisori.
La convocazione è effettuata mediante comunicazione
(anche informatica) almeno dieci giorni prima della data stabilita per l’adunanza.
L’Assemblea è presieduta dal Presidente del Consiglio Direttivo o, in caso di sua assenza, dal Vice Presidente o, in
caso di assenza anche di quest’ultimo, da un socio nominato
dal Presidente.
L’Assemblea potrà validamente deliberare con il voto favorevole della maggioranza dei presenti, salvo che per deliberare lo scioglimento dell’Associazione e la devoluzione
del patrimonio, decisioni per le quali è richiesto il voto favorevole della maggioranza degli associati.
Ogni socio, qualunque sia la sua qualifica o carica sociale,
avrà diritto ad un voto; non sono ammesse le deleghe.
La votazione è per alzata di mano; si procede a scrutinio segreto per le elezioni degli organi sociali e per decisioni disciplinari o su richiesta di almeno due quinti dei votanti.
Possono essere votati tutti coloro che sono soci dell’Associazione.
Art. 10 - Consiglio Direttivo
L’Associazione è amministrata da un Consiglio Direttivo
48 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
composto, a scelta dell’Assemblea, da tre a nove membri.
Le mansioni del Consiglio Direttivo sono:
- eleggere, al proprio interno, il Presidente, il Vice Presidente, il Segretario e il Tesoriere;
- promuovere e deliberare in merito alle iniziative ed ai
provvedimenti tendenti a conseguire le finalità dell’Associazione;
- convocare l’Assemblea e curare l’esecuzione delle deliberazioni da essa adottate;
- redigere le relazioni sull’attività dell’Associazione, i bilanci
preventivo e consuntivo da presentare annualmente all’Assemblea;
- deliberare l’ammissione di nuovi soci;
- proporre all’Assemblea l’ammontare del contributo associativo;
- proporre all’Assemblea l’allontanamento dei soci che non
abbiano ottemperato alle finalità di cui all’art. 3;
- l’integrazione, per designazione da parte dei componenti
già in carica, dei componenti del Consiglio Direttivo che, per
qualsiasi motivo, non abbiano portato a termine il loro mandato, scegliendoli in ordine fra i primi non eletti; i Consiglieri
così designati resteranno in carica fino alla prima Assemblea
ordinaria, che provvederà alla conferma o alla elezione di
altri Consiglieri.
Il Consiglio Direttivo nominato dall’assemblea dura in carica
per cinque anni ed è rieleggibile.
In caso di sostituzione di uno o più consiglieri, quelli nominati dall’Assemblea in sostituzione di dimissionari, decaduti o dimessi, restano in carica fino alla scadenza dell’intero consiglio.
I consiglieri decadono dall’incarico per:
- dimissioni;
- revoca da parte dell’Assemblea;
- decadenza automatica, in caso di assenza prolungata, non
giustificata, per oltre quattro riunioni consecutive del consiglio nell’anno solare.
Le riunioni del Consiglio vengono convocate dal Presidente
oppure su istanza di almeno tre consiglieri rivolta al Presidente stesso, che provvederà alla convocazione, mediante
semplice comunicazione (anche informatica) da inviarsi almeno cinque giorni prima della data prevista per la riunione.
Le riunioni del Consiglio sono valide se costituite dalla maggioranza dei consiglieri in carica.
Il Consiglio validamente costituito delibera con il voto favorevole della maggioranza dei consiglieri presenti. In caso
di parità di voti prevarrà il voto del Presidente.
Al consigliere spettano i soli rimborsi delle spese sostenute, opportunamente documentate, in ragione dell’incarico svolto in conformità con gli indirizzi statutari deliberati
dall’assemblea.
Art. 11 - Presidente e Vice-Presidente
Al Presidente dell’Associazione spetta la firma sociale e la
rappresentanza di fronte a terzi e anche in giudizio.
Spetta al Presidente:
- la convocazione e la presidenza del Consiglio e dell’Assemblea;
- la cura dell’esecuzione delle delibere;
- la sorveglianza del buon andamento amministrativo dell’Associazione;
- la verifica dell’osservanza dello statuto e dei regolamenti;
- suggerire le direttive da sottoporre al Consiglio ed all’Assemblea dell’Associazione.
La gestione ordinaria e straordinaria dell’Associazione compete al Consiglio Direttivo quale organo collegiale. In casi
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
eccezionali di necessità ed urgenza il Presidente può anche
compiere atti di ordinaria e straordinaria amministrazione
anche senza delibera del consiglio, che tuttavia dovrà essere convocato con urgenza per l’eventuale ratifica degli atti
compiuti dal Presidente.
Il Presidente viene eletto dal Consiglio Direttivo, rimane in
carica cinque anni ed è rieleggibile.
Il Vice Presidente sostituisce il Presidente in caso di sua assenza o impedimento.
Art. 12 - Collegio dei Revisori
Il Collegio dei Revisori dei conti si compone di tre membri,
soci effettivi, nominati dall’Assemblea ordinaria; al proprio
interno viene nominato il Presidente del Collegio dei Revisori.
Al Collegio dei Revisori spettano le seguenti funzioni:
- controllare la gestione amministrativa dell’Associazione;
- controllare il bilancio consuntivo da sottoporre all'Assemblea.
Le decisioni del Collegio dei Revisori sono prese a maggioranza.
L’incarico di revisore è gratuito ed incompatibile con quello
di consigliere.
I revisori partecipano di diritto alle adunanze dell’Assemblea e del Consiglio Direttivo, con facoltà di intervento ma
senza diritto di voto, verificano l’osservanza dello statuto e
la regolare tenuta delle scritture contabili e sociali, relazionando sui bilanci predisposti dal Consiglio Direttivo.
Il Collegio dei Revisori dura in carica cinque anni ed è rieleggibile.
Il Tesoriere è tenuto a dare visione di tutti gli atti contabili
e di cassa, quando ne sia fatta richiesta dai Revisori.
Art. 13 - Tesoriere
Il Tesoriere cura la gestione della cassa dell’Associazione e
tiene la contabilità, predispone, dal punto di vista contabile, il bilancio consuntivo, accompagnandolo con l’eventuale relazione contabile.
Qualora gli aderenti all’associazione risultino inferiori a
venti, la carica di Tesoriere può essere attribuita anche al
Presidente.
Art. 14 - Segretario
Il Segretario coordina l’ufficio della segreteria, segue i contatti con i soci e cura le pubbliche relazioni dell’Associazione.
Redige e firma, unitamente
al Presidente, i verbali delle
assemblee e ne conserva i
registri relativi.
Provvede affinché venga tenuto aggiornato l'elenco generale dei soci.
Art.15 - Gratuità delle cariche
Ogni carica nell’ambito dell'Associazione è gratuita, ed
ai membri dei vari organi
spetta unicamente il puro
rimborso delle spese sostenute e documentate per l’esercizio delle funzioni assegnate.
Art. 16 - Libri dell’Associazione
Oltre alle scritture contabili
eventualmente prescritte
dalla legge, l’Associazione
tiene i libri verbali delle adunanze e delle deliberazioni
dell’Assemblea, del Consiglio Direttivo e, se nominato,
quello del Collegio dei Revisori, nonché il libro degli aderenti all’associazione.
Art. 17 - Esercizi sociali e bilanci
Gli esercizi dell’Associazione si chiudono il 31 (trentuno) dicembre di ogni anno.
Entro la fine del mese di febbraio di ogni anno il Consiglio
Direttivo è convocato per la predisposizione del bilancio
consuntivo da sottoporre entro il mese di marzo all’Assemblea dei soci.
Art. 18 - Avanzi di gestione
L’Associazione ha l’obbligo di impiegare gli utili o gli avanzi
di gestione per la realizzazione delle attività istituzionali e
di quelle ad esse direttamente connesse.
Art. 19 - Scioglimento e liquidazione
In caso di scioglimento dell’Associazione, per delibera dell’Assemblea o altra causa, è fatto obbligo di devolvere il patrimonio sociale al Collegio Provinciale dei Geometri.
Per tale delibera sarà necessario il voto favorevole della
maggioranza degli associati.
Al fine di provvedere alle attività di liquidazione, il Consiglio Direttivo nomina un liquidatore che può essere scelto
anche fra i membri del Consiglio uscente.
Art. 20 - Clausola compromissoria
Qualunque controversia sorgesse in dipendenza della esecuzione o interpretazione del presente statuto e che possa
formare oggetto di compromesso, sarà rimessa al giudizio di
un Arbitro amichevole compositore che giudicherà secondo
equità e senza formalità di procedura entro un mese dalla
ricezione dell'incarico.
Art. 21 - Legge applicabile
Per disciplinare ciò che non sia eventualmente previsto nel
presente statuto, si deve far riferimento alle norme in materia di enti contenute nel libro I del codice civile.
F.to Silvano Bonicelli
" Emanuela Farisoglio
" Riccardo Massaroni
" Fabio Rivadossi
" Salvetti Diego
" Gian Luigi Veraldi
" Giorgio Cemmi (L.S.)
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 51
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Corsi di formazione
di prossima organizzazione
I
l Collegio di Brescia
ha già messo in calendario 8 corsi sul tema
“Aggiornamento certificazione energetica sulla nuova
normativa regionale”. Il
sesto di questi corsi si svolgerà a Darfo Boario Terme in
collaborazione con l’Associazione Geometri di Valle
Camonica.
Nei mesi di ottobre e novembre si sono già svolti
due corsi di “Principali contratti d’interesse per la professione del geometra” con
la partecipazione di oltre 80
corsisti. Per soddisfare le
numerose richieste ne sarà istituito un terzo durante il
mese di gennaio 2010. Docenti del corso saranno gli
avv.ti Federico Bortolotti e
Francesco Chittò, che svolgeranno il programma in 4
lezioni di 4 ore ciascuna.
Tratteranno di contratti
d’appalto privati con riferimenti all’appalto pubblico,
toccheranno i temi della Direzione lavori, degli obblighi e delle responsabilità
del Coordinatore della sicurezza durante la progettazione e l’esecuzione dei lavori, della figura dell’appaltatore, del fallimento, del direttore tecnico del cantiere
e del capocantiere.
I docenti chiariranno inoltre
le questioni riguardanti i subappalti, i lavoratori autonomi, le varianti durante l’esecuzione dei lavori, la pe-
nale per ritardo dei lavori, i
pagamenti e la risoluzione
delle controversie.
La seconda lezione sarà dedicata agli accorgimenti necessari per la stesura del
contratto d’appalto.
N
ella terza e quarta
si tratterà il contratto d’opera professionale e delle attenzioni
e i comportamenti da tenere,
consigliati per la stipulazione
di contratti assicurativi professionali e di preliminari di
compravendita di immobili.
Il corso fornisce ai partecipanti il giusto approccio alla
materia, fornendo informazioni utili per evitare difficoltà nell’esercizio della pro-
fessione e per ben operare.
Gli argomenti trattati verranno esposti con la discussione di casi concreti e di
sentenze della Cassazione.
Si rende noto che con il
nuovo anno saranno programmati corsi di materie
catastali (terreni e fabbricati) con approccio alla materia adatto ai meno esperti.
Sempre nel prossimo anno
sarà organizzato un corso intitolato “L’esperto del Giudice: le attività e il tentativo
di conciliazione”.
Gli iscritti saranno tempestivamente informati dell’organizzazione di nuove proposte formative, così da consentire loro l’invio delle
preadesioni.
Numero eventi
50
100
150
Brescia
Ferrara
Modena
Milano
Torino
250
228
181
177
152
138
Venezia
Udine
129
110
Pordenone
109
Arezzo
Treviso
Reggio Emilia
Varese
Taranto
Forlì-Cesena
Cagliari
Bari
107
104
103
89
87
85
76
70
Roma
Bergamo
68
Firenze
65
52 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
200
67
Fonte: Consiglio Nazionale Geometri
0
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Abbiamo recentemente ricevuto dal Consiglio Nazionale
Geometri l’analisi degli eventi
formativi e dei crediti conseguiti dai geometri italiani nel
periodo sperimentale. Ci fa
piacere riprodurre i relativi
diagrammi limitatamente alle
prime posizioni. Come si può
vedere, il Collegio di Brescia vi
appare con i più alti indici:
sono l’espressione del gradimento e dell’efficacia degli eventi formativi organizzati dal
Collegio.
❑
10.000
20.000
30.000
40.000
Totale crediti
50.000
60.000
70.000
Brescia
100.000
69.938
58.270
Udine
51.689
Varese
Milano
Ferrara
Treviso
Venezia
Roma
49.099
48.435
42.459
41.725
41.312
38.669
Arezzo
Pesaro
30.276
30.171
Cuneo
Genova
29.598
Monza e Brianza
Napoli
28.115
Como
90.000
92.417
Bergamo
Torino
Chieti
Cagliari
80.000
28.508
27.974
25.254
24.854
24.233
Fonte: Consiglio Nazionale Geometri
0
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 53
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Geometri e concorsi
di architettura:
qualcuno ci prova
C
i fa piacere segnalare un caso interessante nell’ambito dell’attività dei geometri liberi professionisti:
quello della partecipazione
di due nostri associati a un
concorso di idee per la stesura di un progetto riguardante la ristrutturazione
dell’Oratorio San Giovanni
Bosco di Rezzato. Due geometri dunque che, autonomamente, hanno ritenuto di
avere le carte in regola per
mettersi in concorrenza con
studi di architettura, gene-
54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
ralmente ritenuti piú adeguati o qualificati per attività
professionali di questo tipo.
La circostanza induce a una
riflessione: che cioè la nostra professione sta veramente cambiando, come piú
volte abbiamo avuto modo
di sottolineare in queste pagine: si sta facendo piú specialistica, piú informata, piú
ricca di stimoli e ambizioni –
tecniche e culturali –, piú coraggiosa.
Ma torniamo ai nostri amici
colleghi che hanno voluto
misurarsi con una ben piú
numerosa compagine di architetti. Sono Pierluigi Cottarelli di Puegnago e Paolo
Zucchetti di Palazzolo s.O.
Diciamo subito che i nostri
eroi non hanno vinto, ma che
certamente non hanno sfigurato, anzi. Hanno fatto esperienza e acquisito know how
che tornerà loro utile in prossime simili circostanze. Noi
ovviamente tifiamo per loro,
che sono giovani, e per altri
colleghi che volessero seguirne l’esempio.
Il tema del concorso era
tutt’altro che semplice, trat-
tandosi di intervenire nel
centro storico del paese con
tutti i problemi che ne derivano e – come prescriveva il
bando – di rivalutare e riconsiderare l’intero complesso
parrocchiale attraverso le
tematiche del recupero architettonico e dell’inserimento ambientale in rapporto al contesto esistente.
Nel dettaglio le idee dovevano sviluppare un percorso
di ripensamento delle proposte di aggregazione per la
comunità, rafforzando il
complesso esistente con
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
In queste due pagine: tavole
dell’elaborato del geom. Pierluigi
Cottarelli per il concorso di idee per
l’oratorio Don Bosco di Rezzato
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 55
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
In queste due pagine: tavole
dell’elaborato del geom. Paolo
Zucchetti per il concorso di idee per
l’oratorio Don Bosco di Rezzato
una nuova sala polifunzionale, con spazi per l’attività
sportiva, didattica e ludica.
Per la cronaca, la giuria del
concorso, presieduta dal
parroco di Rezzato don Lino
Gatti ha proclamato vincitore lo Studio Associato di
Architettura Pietrobelli e Zilioli.
I criteri di valutazione degli
elaborati sono stati: qualità
56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
formale del progetto; qualità funzionale; accessibilità
e viabilità; sostenibilità paesaggistico ambientale; valutazione e sostenibilità economico dimensionale.
Le immagini di queste pagine illustrano alcuni elaborati di progetto dei due nostri colleghi.
❑
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 57
DAL COLLEGIO DI SONDRIO
Stefania Confeggi
Q
Alcune considerazioni
sulla legge regionale 16/2009
per il rilancio dell’edilizia
uante aspettative, quanti progetti e quante idee
potranno essere soddisfatte con la Legge Regionale n. 13 del 16 luglio 2009?
A partire dal 16 ottobre 2009 inizia il conto alla rovescia, che
si concluderà il 15 aprile 2001, per inoltrare agli uffici competenti le richieste di esecuzione degli interventi in applicazione alla legge regionale 13/2009 “Azioni straordinarie
per lo sviluppo e la qualificazione del patrimonio edilizio
ed urbanistico della Lombardia” promulgata dal Consiglio
regionale lombardo a seguito dell’intesa tra Stato, Regioni
ed enti locali (aprile 2009) concernente le misure per il rilancio dell’economia attraverso l’attività edilizia. Proprio
dalla suindicata intesa tra Governo, Regioni ed enti locali si
rileva l’esigenza di individuare misure che contrastino la
“crisi” mediante un riavvio dell’attività edilizia favorendo,
altresì, lavori di modifica del patrimonio edilizio esistente
nonché prevedendo forme di semplificazione dei relativi adempimenti secondo modalità utili ad esplicare effetti in
tempi brevi nell’ambito della garanzia del governo del territorio in base ai seguenti principi:
1) Le Regioni si impegnano ad approvare proprie leggi “ispirate preferibilmente” agli obbiettivi contenute nel documento d’intesa
2) Il Governo si impegna a emanare decreti-legge con l’obbiettivo principale di semplificare alcune procedure di
competenza esclusiva dello Stato, al fine di rendere più
rapida ed efficace l’azione amministrativa della disciplina dell’attività edilizia.
Ma, se le Regioni hanno provveduto a emanare le proprie
norme (si evidenzia che le leggi regionali in materia sono
molte diverse tra di loro) il Governo non ha mai promulgato
un provvedimento che semplifichi i procedimenti edilizi.
Oggi ci troviamo ad analizzare una nuova legge “di deroga”
che potrà essere applicata dal 16 ottobre 2009 al 15 aprile
2011 intesa a valorizzare l’utilizzazione del patrimonio edilizio lombardo con l’intento di rispondere anche ai bisogni
abitativi delle persone e delle famiglie, attraverso la tempestiva ed urgente riqualificazione del “costruito” nel rispetto dei sui caratteri storico-culturali e ambientali.
Grazie alle slide del seminario organizzato dall’Anci Lombardia si vuole ora fornire una rapida sintesi della L.R.
13/2009
I principali strumenti attraverso i quali si vogliono raggiungere le finalità della norma sono:
• il recupero edilizio e funzionale di edifici (o porzioni di edifici ) esistenti (art. 2);
• l’ampliamento (= incremento volumetrico) e la sostituzione (= demolizione e ricostruzione) degli edifici esistenti (art. 3) ;
• la riqualificazione dei quartieri di edilizia residenziale
pubblica (art. 4);
58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
Art. 2 - Utilizzo del patrimonio edilizio esistente
Comma 1
Ammette (anche in deroga alle previsione quantitative
degli strumenti urbanistici comunali, vigenti o adottati e ai
regolamenti edilizi) il Recupero edilizio e funzionale di edificio o porzioni di edifici:
• se ultimati alla data del 31.03.2005 (data di entrata in vigore della L.R. 12/2005)
• purchè non ubicati in zone destinate dagli strumenti urbanistici vigenti all’agricoltura o ad attività produttive
Il recupero consisterà :
a) nella utilizzazione delle volumetrie e delle superfici edilizie per destinazioni residenziali o per funzioni ammesse dagli strumenti urbanistici;
b) nell’utilizzazione delle volumetrie edilizie in seminterrato, per destinazioni accessorie alla residenza, per attività economiche (ammesse dagli strumenti urbanistici)
Per gli edifici con attività economiche in essere al momento dell’entrata in vigore della legge regionale 13/2009, non è ammessa
la modifica della destinazione d’uso.
Comma 2
Nelle aree destinate all’agricoltura, il recupero edilizio e funzionale
(anche in deroga alle previsioni degli strumenti urbanistici
vigenti o adottati e ai regolamenti edilizi) è ammesso:
• per edifici assenti prima del 13 giugno 1980
• per un massimo di 600 metri cubi
• per destinazioni residenziali (se ad esclusiva utilizzazione
del proprietario, del nucleo famigliare dell’imprenditore
agricolo dei dipendenti dell’impresa agricola)
• per destinazioni ricettive non alberghiere e per attività di
servizio compatibili
Comma 3
Gli interventi di recupero edilizio e funzionale di cui al presente articolo :
• non possono consistere nella totale demolizione e ricostruzione
• devono rispettare i caratteri dell’architettura, del paesaggio e degli insediamenti urbanistici del territorio
• devono rispettare i requisiti regionali in materia di efficienza energetica (artt. 9 e 25 della L.R. 24/2006)
Comma 4
Gli interventi di recupero edilizio e funzionale in esame sono realizzati a seguito di Dia (art. 42 L.R. 12/2005) o di permesso di
costruire (art. 38 L.R. n. 12/2005) rispettivamente da presentare o richiedere entro il 15 aprile 2011 (ossia entro 18
mesi dal termine – del 16 ottobre 2009 – di cui all’art. 6 della
L.R. 13/2009).
DAL COLLEGIO DI SONDRIO
ART. 3 - Facoltà ampliamento e sostituzione
degli edifici esistenti
Comma 1
È possibile ampliare – anche in deroga alla previsioni quantitative degli strumenti urbanistici e ai regolamenti edilizi –
gli edifici posti:
– all’esterno dei centri storici o dai nuclei urbani di antica
formazione
– che siano totalmente residenziali
– che siano ultimati al 31 marzo 2005
L’ampliamento sopra descritto riguarda
a) gli edifici uni-bifamiliari in misura non > al 20 % della volumetria esistente al 31 marzo 2005 e, comunque, in
misura non > a 300 metri cubi per ogni unità immobiliare residenziale preesistente;
b) gli edifici diversi da quelli di cui al punto a) (purchè di volumetria non > a 1.200 metri cubi) in misura non > al
20 % della volumetria esistente alla medesima data.
Comma 2
Gli ampliamenti di cui al comma 1 sono ammessi solo in presenza di una diminuzione certificata (riferita alla porzione di
edificio esistente) > al 10 % del fabbisogno annuo di energia
primaria per la climatizzazione invernale.
• La suddetta diminuzione > al 10 % del fabbisogno annuo
di energia primaria per la climatizzazione invernale non è
richiesta per edifici il cui fabbisogno di energia primaria
per la climatizzazione invernale sia inferiore al valore limite previsto. Per edifici di nuova costruzione, dagli artt.
9 e 25 della legge regionale 24/2006.
• è fatto obbligo, al termine dell’intervento, di acquisire l’attestato di certificazione energetica dell’intero edificio (oggetto dell’ampliamento).
L’ampliamento di cui al comma 1:
– non deve comportare il superamento dell’indice fondiario
del rapporto di copertura, previsti dallo strumento urbanistico, di più del 50 %; e, in ogni caso, non deve superare
di più di 4 metri l’altezza massima consentita (art. 3, c. 7);
– deve assicurare il rispetto delle norme sismiche (art. 3, c.
10);
– è sottoposto all’esame di impatto paesaggistico in assenza
di vincolo (come previsto dall’art. 64 c. 8 e 9 della L.R.
12/205); il termine per rendere tale parere è di 30 giorni
(art. 5 c. 2);
– in area all’interno di paro regionale (escluse le aree di interesse comunale) l’ampliamento volumetrico è ridotto di
1/3 (art. 5 c. 1);
– intervento oggetto di DIA o permesso di costruire.
Comma 3 – 1° periodo
Sempre purchè avvenga all’esterno del centro storico e
delle zone individuate quali nuclei di antica formazione, è
possibile – in deroga alle previsioni quantitative degli strumenti urbanistici e ai regolamenti edilizi:
– procedere alla sostituzione (da intendersi quale demolizione e ricostruzione) degli edifici totalmente residenziali
esistenti con un incremento di volumetria fino al 30% a condizione che si verifichi una diminuzione certificata (riferita
alla porzione di edificio esistente) del fabbisogno annuo
di energia primaria per la climatizzazione invernale > al
30% rispetto al valore limite di cui agi artt. 9 e 25 L.R.
24/2006.
L’intervento di cui sopra:
– non deve comportare il superamento dell’indice fondiario
del rapporto di copertura, previsti dallo strumento urbanistico, di più del 50 % ; e, in ogni caso, non deve superare
di più di 4 metri l’altezza massima consentita oppure, può
confermare la volumetria esistente (art. 3, c. 7);
– deve assicurare il rispetto delle norme sismiche (art. 3, c.
10);
– è sottoposto all’esame di impatto paesaggistico in assenza
di vincolo (come previsto dall’art. 64 c. 8 e 9 della L.R.
12/205)il termine per rendere tale parere è di 30 giorni (art.
5 c. 2).
Comma 3 – 2° periodo
La facoltà di sostituzione prevista dal presente comma
potrà interessare anche:
– edifici parzialmente residenziali e non residenziali purchè
ubicate in zone a prevalete destinazione residenziale
La sostituzione, in questo caso, non ammette alcun aumento
volumetrico.
– Il nuovo edifico dovrà essere destinato esclusivamente
alla residenza;
– avere altezza non > al massimo tra il valore esistente e
quello ammesso dallo strumento urbanistico;
– avere un rapporto di copertura maggiorato fino al 25% rispetto a quello previsto per le zone residenziali in cui detti
edifici sono (necessariamente) inseriti.
Anche la facoltà di sostituzione degli edifici parzialmente
residenziali e non (prevista dal 2° periodo del c. 3 art. 3 della
legge regionale 13/2009) è subordinata;
– alla certificazione della diminuzione del fabbisogno
annuo di energia primaria per la climatizzazione invernale
> al 30% rispetto al valore limite di cui alla DGR n.
8/745/2008
– deve assicurare il rispetto delle norme sismiche (art. 3, c.
10);
– è sottoposto all’esame di impatto paesaggistico in assenza
di vincolo (come previsto dall’art. 64 c. 8 e 9 della L.R.
12/205)il termine per rendere tale parere è di 30 giorni (art.
5 c. 2);
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5 - 59
DAL COLLEGIO DI SONDRIO
Non è invece prescritto dall’art. 3, coma 7, il divieto del superamento dell’indice fondiario e del rapporto di copertura
di più del 50%.
fino al 30%, purché vi sia la diminuzione certificata del fabbisogno annuo di energia primaria del 30%.
E in ogni caso a condizioni che le aree da classificarsi “a specifica destinazione produttiva secondaria” siano individuate dai Comuni con apposita e motivata deliberazione
entro il 15 ottobre 2009.
Comma 4 Sostituzione nei centri storici
Nei centri storici e nelle zone individuate quale nucleo urbano di antica formazione, la sostituzione di edifici esistenti
è ammessa:
Conclusioni
– SOLTANTO per edifici con destinazione esclusivamente Quanto sopra è una sintesi dei contenuti essenziali della
residenziale;
legge 13/2009 ma fate attenzione ogni Comune, con motivata
– e unicamente se ritenuti “non coerenti con le caratteri- deliberazione da assumere entro il 15 ottobre 2009, può:
stiche storiche, architettoniche, paesaggistiche e ambien- 1) individuare parti del territorio comunale nelle quali gli intali dei centri e dei nuclei”.
terventi disciplinati dalla L.R. 13/209 non posso essere
Ove ricorrano i sopraindicati presupposti, la sostituzione
realizzati, «in ragione delle speciali peculiarità storiche,
avverrà:
paesaggistico-ambientali e urbanistiche …»;
– secondo la disciplina di cui
2) individuare le aree a speal primo periodo del
cifica destinazione produtcomma 3 - ossia, con incretiva secondaria nelle quali
Collegio geometri di Sondrio
mento volumetrico fino al
sono ammessi gli interventi
30%, purchè vi sia la dimidi sostituzione degli edifici
nuzione certificata del faba destinazione artigianaSeduta n. 9 del 3 settembre 2009
bisogno annuo di energia
le/industriale;
Iscrizioni Registro praticanti
primaria del 30%;
3) ridurre prescrizioni circa
Gianpaolo Luzzi
– all’ottenimento del prela modalità di applicazione
Fabio Cornaggia
ventivo parere favorevole
della L.R. 13/2009 con riferiAlessandro De Filippi
delle commissioni regiomento ala necessità di repeMarco Leoni
nale per il paesaggio ex
rimento di spazi per parAndrea Culanti Indiano
art. 78 legge regionale
cheggi pertinenziali e a
Francesca Simonetta
12/2005. Detto parere
verde.
Daniele De Paoli
deve essere reso entro 60
Infine si precisa che le digiorni dalla richiesta. Trasposizioni di cui agli art. 2 e
Iscrizioni all’Albo professionale
scorso tale termine, si in3 della legge regionale
Cinzia Simonini
tende reso in senso nega13/2009 sopra descritti non i
tivo. Il parere negativo è
applicano:
Seduta n. 10 del 1 ottobre 2009
vincolante.
a) in aree soggette a vincolo
di inedificabilità in base a
Iscrizioni Registro praticanti
Comma 5 Interventi in area
disposizioni di leggi o di
Stefano Forte
produttiva secondaria
pianificazione territoriale
Giacomo Besseghini
La sostituzione di edifici ined urbanistica;
Matteo Mazza
dustriali e artigianali esib) con riferimento ad edifici
Cristian Gasperi
stenti è ammessa soltanto
e relativi ambiti di particoMichele Orietti
nelle aree classificate dallo
lare rilievo storico, architetElena Franzini
strumento urbanistico a
tonico e paesaggistico, speValentina Rampa
“specifica destinazione procificatamente vincolati in reFabio Raich
duttiva secondaria”
lazioni a tali caratteri
Elia Meraldi
In tal caso la sostituzione è
c) con riferimento ad edifici
Enrico Crosio
ammessa:
realizzati in assenza di titolo
Geremia Gusmeroli
Nei limiti quantitativi e alle
abilitativo o in totale difforStefano Pasini
condizioni di cui al primo
mità, anche condonati.
Stefania Amonini
periodo del comma 3 - ossia,
❑
con incremento volumetrico
60 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
DAL COLLEGIO DI MANTOVA
Guido Aldrighi
L’opera generosa dei geometri
mantovani nelle zone
terremotate d’Abruzzo
Il collega mantovano
Guido Aldrighi ci ha
inviato queste sue
note riguardanti
un servizio reso
da alcuni geometri
della sua città
in occasione
degli eventi sismici
d’Abruzzo.
Le pubblichiamo
volentieri per
sottolineare questo
loro apprezzabile
atto di generosità.
È proprio vero, in
ogni angolo del
Paese la nostra
categoria si distingue
spesso per altruismo,
giovandosi di proprie
specifiche
competenze.
Nell’occasione ci fa
piacere ricordare
anche che i colleghi
intervenuti in
Abruzzo hanno
seguito il “Corso per
la pianificazione
e la gestione tecnica
dell’emergenza
sismica” proprio
nella sede del
Collegio bresciano
con encomiabile
profitto
ubito dopo il 6 aprile scorso, ordinate dal Consiglio
Nazionale Geometri e Geometri Laureati e attivate dal
Capo del Dipartimento della Protezione Civile, due
squadre di geometri mantovani liberi professionisti si
sono messe a disposizione
per offrire la loro opera alla
pianificazione e alla gestione tecnica dell’emergenza sismica in terra d’Abruzzo con puro spirito di
volontariato. Nella prima
quindicina di settembre è
giunta la chiamata, alla
quale le due squadre hanno
prontamente risposto, offrendo la loro disponibilità
al censimento, compilazione e sottoscrizione di una
62 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
S
scheda per il rilevamento
del danno, pronto intervento e agibilità degli edifici.
Il loro compito è stato indirizzato all’individuazione, identificazione e descrizione
della qualità dei materiali
impiegati negli edifici lesionati, alla loro messa in opera, alla tipologia e vulnerabilità delle costruzioni in
una situazione post-sismica
reale.
Una prima squadra composta dai geometri Guido
Aldrighi di San Benedetto
Po, Giampaolo Lucchini di
Pomponesco e Stefano
Culpo di Bagnolo San Vito,
ha operato nei Comuni di
Pizzoli, Cagnano Amiterno,
Scoppito e Campotosto; la
seconda squadra formata
dai geometri Massimo Zanardi di Buscoldo e Giovanni Arvati di Volta Mantovana ha operato nei Comuni
di Capestrano, Navelli e Castel del Monte.
Il loro accreditamento è avvenuto presso la ormai celebre caserma della Guardia
di Finanza di Coppito, sede
della direzione operativa di
Comando e Controllo (DICOMAC), da dove le singole
squadre sono state smistate
ai vari Centri Operativi Misti
(COM) e ospitate nelle tendopoli di Pizzoli (COM 3),
gestita dai Vigili del Fuoco
del Veneto, e di Navelli
(COM 6), gestita dalla Croce
Rossa Italiana.
Gli Uffici Tecnici dei Comuni
DAL COLLEGIO DI MANTOVA
visitati hanno offerto alle
squadre intervenute la massima collaborazione durante i sopralluoghi agli edifici disastrati.
L’integrazione dei singoli
tecnici nelle squadre è stata
rapidissima, tanto che dopo
il primo giorno ci si poteva orientare perfettamente fra le
strade dei paesi, riconoscendone la toponomastica;
intenso e cordiale è stato il
contatto con la gente, con la
quale si è sempre cercata la
collaborazione per la migliore ottimizzazione del lavoro.
Cinquanta sono stati i rilevamenti eseguiti dalle due
squadre mantovane, le cui
schede sono state successivamente consegnate all’Ufficio Tecnico dei Comuni interessati, al Centro Operativo Misto d’appartenenza e
alla sede operativa della
Protezione Civile, la cui
sede si trova nel Palazzo
della Regione Abruzzo.
L’esperienza professionale
accumulata è stata importante e formativa, poiché il
sisma del 6 aprile che ha
prodotto i danni che ab-
biamo visto tutti in televisione e dei quali si è ampiamente discusso in questi
mesi, ha consentito ai nostri
geometri di toccare con
mano le sue conseguenze,
esaminando da vicino la situazione e traendone infine
le conclusioni.
anche dalle ultime scosse in
giorni recenti, che hanno rinnovato l’angoscia. I terremotati hanno mostrato ai nostri
tecnici il vivo desiderio di un
colloquio, forse per cercare
uno sfogo, un conforto, po-
la casa dello studente, di
come sia riuscita a scamparne fuggendo di notte.
I geometri mantovani durante il loro servizio hanno
sentito tante storie angosciose, tristi, dolorosissime,
che stringono il cuore, da poterne, volendo, scrivere a
lungo.
La nostra categoria, a livello
nazionale, ha contribuito
alle necessità dei terremotati con l’invio, finora, di
oltre 150 squadre; una collega di Ascoli Piceno, pure
lei intervenuta al soccorso,
ha così sintetizzato la sua esperienza che condividiamo
pienamente: «Proprio perché siamo geometri, il terremoto ci ha scosso profondamente. Il nostro “non essere
tecnici qualsiasi” ma “geo-
nendo domande o raccontando la propria storia. Significativa quella di una giovane
laureanda dell’Università
dell’Aquila, sfollata a Campotosto con i genitori, a cui dà
una mano per tornare al piú
presto a una vita normale: ci
ha raccontato di come in luglio fosse pronta la sua tesi di
laurea, di come frequentasse
metri” ha amplificato le nostre sensazioni; perché ciò
che ci contraddistingue è l’amore per il nostro lavoro, la
passione irrefrenabile di
fare qualcosa di utile per la
gente, il nostro strettissimo
rapporto con il territorio che
vogliamo difendere e tutelare».
❑
S
ignificativa è stata
anche l’esperienza
umana vissuta: la
gente d’Abruzzo ha mostrato
sempre atteggiamenti dignitosissimi, nonostante nei
loro occhi si leggesse la
paura; paura giustificata
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 63
DAL COLLEGIO DI LODI
Lorenzo Negrini
Stima comparativa
degli immobili
(Parte prima)
L
e metodologie per
la stima degli immobili sono molteplici e, l’utilizzo dell’una o
dell’altra, dipendono dal
particolare caso che si presenta di volta in volta all’estimatore. Tra queste, la più
ricorrente è quella che si
basa sulla “comparazione
dei prezzi di mercato”. In sostanza, con l’ausilio di “bollettini” (frequentemente usato quello pubblicato dalle
C.C.I.A.A., ma ce ne sono
altri) e l’esame delle offerte
di mercato (molto utile trovo
i siti www.cercocasa.it e
www.casa.it) si ottiene un
parametro (euro al metro
quadrato) che moltiplicato
per la superficie commerciale dell’unità immobiliare da stimare determina il probabile valore di mercato della stessa.
Sottolineo l’espressione probabile valore di mercato in quanto
la stima è condizionata dalla
sensibilità del perito, diversa per soggetto: una
stessa unità immobiliare esaminata da due esperti sarà
inesorabilmente valutata in
modo differente (difformità
che dovrà –tuttavia - essere
minima; in caso contrario si è
in presenza di un errore macroscopico da parte di uno
dei due valutatori).
Il parametro deriva dall’applicazione di alcuni coefficienti
ad un valore medio ricavato
dalle fonti sopra citate.
Nelle prossime puntate verranno presi in considerazioni i singoli coefficienti e le
metodologie di utilizzo. In
questo articolo ci si soffermerà invece sul concetto di
superficie commerciale e la sua
determinazione.
64 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
La superficie commerciale
La superficie commerciale non
corrisponde con la superficie
reale dell’unità immobiliare
ma è il prodotto di quest’ultima per determinati coefficienti in relazione a particolari destinazioni riscontrabili all’interno dell’unità immobiliare.
Generalmente, i bollettini
che raccolgono i prezzi di
mercato, riportano all’inizio
la metodologia di calcolo
per la determinazione della
“superficie commerciale”,
potendo differire all’interno
del nostro territorio nazionale (per tale motivo, è opportuno che il perito precisi
nel suo elaborato come ha
determinato detta superficie).
Usi praticati
in provincia di Milano
Di seguito vengono esposti
gli usi praticati in Provincia
di Milano (raccolti dalla Camera di Commercio di Milano) e di fatto praticati
anche in Provincia di Lodi
(disponibili sul sito internet
www.usilombardia.it).
Appartamenti
in condominio
Art. 48 - Unità di misura
Nella compravendita degli
appartamenti di nuova e
vecchia costruzione, l’unità
di misura adottata è il metro
quadro.
Art. 49 - Calcolo della superficie
commerciale di un appartamento
con tutti i suoi accessori
La superficie commerciale
dell’appartamento è così
calcolata:
a) la misurazione in mq della
superficie di un appartamento in condominio è effettuata seguendo il perimetro esterno (da spigolo
a spigolo) dei muri perimetrali;
b) la misurazione tiene
conto anche dei bow-windows chiusi, dei quali
segue la sporgenza;
c) se il muro perimetrale è in
comunione con un altro edificio, con un’altra unità
immobiliare o con una
parte degli enti comuni al
fabbricato, viene calcolato
solo al 50%.
Art. 50 - Calcolo della superficie
commerciale dei balconi
La superficie commerciale
dei balconi è così calcolata:
a. la superficie in mq. Dei
balconi sporgenti dal filo
esterno del fabbricato è
aggiunta a quella dell’appartamento di pertinenza
nella misura del 50%;
b. la superficie dei balconi
non sporgenti dal filo esterno del fabbricato
(logge) è aggiunta a quella
dell’appartamento di pertinenza nella misura di
due terzi.
Art. 5 - Calcolo della superficie
commerciale dei terrazzi
La superficie commerciale
dei terrazzi è così calcolata:
a. la superficie in mq del terrazzo posto a livello della
zona giorno e al servizio
della stessa, è aggiunta a
quella dell’appartamento
di pertinenza nella misura
del 25%, quando il risultato non superi la superficie stessa della zona as-
servita; del 20% in tutti gli
altri casi;
b. la superficie in mq del terrazzo posto a livello di
altre zone dell’appartamento al servizio esclusivo delle stesse, è aggiunta a quella dell’appartamento di pertinenza
nella misura del 15%,
quando il risultato non superi la superficie stessa
della zona asservita, del
10% in tutti gli altri casi;
c. la superficie in mq del terrazzo posto su livello diverso da quello dell’appartamento (lastrico solare di pertinenza a sottotetti, locali di servizio,
mansarde) è aggiunta a
quella dell’appartamento
di pertinenza nella misura
del 10%, quando il risultato non superi la superficie stessa della zona asservita, del 5% in tutti gli
altri casi.
Art. 52 - Calcolo della superficie
commerciale del vano cantina o del
solaio
La superficie commerciale
del vano cantina o del solaio
è così calcolata: la misura in
mq della superficie di una
cantina o di un sottotetto (altezza media m 1.70) è effettuata come quella dell’appartamento di pertinenza e
aggiunta allo stesso nella
misura del 20%, se tale accessorio non risulta finestrato e del 25%, se finestrato.
Art. 53 - Calcolo della superficie dei
locali comuni al condominio
La superficie dei locali comuni del condominio, come
la portineria, la sala riunioni,
DAL COLLEGIO DI LODI
la sala giochi o quant’altro
catastalmente individuato
come entità immobiliare comune a tutti i condomini, è
così calcolata: la misura in
mq di detti locali è aggiunta
a quella dell’appartamento
di pertinenza nella proporzionale quota millesimale di
comproprietà sulle parti comuni.
Villette (anche a schiera)
e ville
Art. 54 - Unità di misura
Nella compravendita di villette o ville, l’unità di misura
adottata è il metro quadro.
Art. 55 - Calcolo della superficie
commerciale delle villette o ville con
tutti i suoi accessori
La superficie commerciale
delle villette o ville è così
calcolata:
a. la misurazione in mq della
superficie di una villetta/villa è effettuata seguendo il perimetro esterno (da spigolo a spigolo) dei muri perimetrali;
b. la misurazione tiene conto anche dei bow-windows
chiusi, dei quali segue la
sporgenza;
c. se il muro perimetrale è in
comunione con un’altra
villetta/villa, viene calcolato solo al 50%.
Art. 56 - Calcolo della superficie
commerciale dei balconi
La superficie commerciale
dei balconi è così calcolata:
a. la superficie in mq dei balconi sporgenti dal filo esterno del fabbricato è aggiunta a quella dell’appartamento di pertinenza
nella misura del 50%;
b. la superficie dei balconi
non sporgenti dal filo esterno del fabbricato
(logge) è aggiunta a quella
dell’appartamento di pertinenza nella misura di
due terzi.
Art. 57 - Calcolo della superficie
commerciale dei terrazzi
La superficie commerciale
dei terrazzi è così calcolata:
a. la superficie in mq del terrazzo/veranda posto a livello della zona giorno e al
servizio della stessa, è aggiunta a quella villetta/villa di pertinenza nella
misura del 30%, quando il
risultato non superi la superficie stessa della zona
asservita; del 25% in tutti
gli altri casi;
b. la superficie in mq del ter-
razzo/veranda posto a livello di altre zone della
villetta/villa al servizio esclusivo delle stesse, è aggiunta a quella della villetta/villa di pertinenza
nella misura del 18%,
quando il risultato non superi la superficie stessa
della zona asservita, del
13% in tutti gli altri casi;
c. la superficie in mq del terrazzo posto su livello diverso da quello abitativo
della villetta/villa è aggiunta a quella della stessa nella misura del 10%,
quando il risultato non superi la superficie della
zona asservita, del 5% in
tutti gli altri casi.
Art. 58 - Calcolo della superficie
commerciale del giardino
La superficie commerciale
del giardino, o comunque di
tutte le aree scoperte, è così
calcolata: la superficie in mq
del giardino o comunque di
tutte le parti esterne al fabbricato è aggiunta a quella
della villetta/villa nella misura del 15%, quando il risultato non superi il totale della
superficie commerciale
della villetta/villa stessa, del
10% in tutti gli altri casi, resta
comunque escluso che il risultato di tale operazione
possa superare la superficie
commerciale della villetta/
villa stessa.
Art. 59 - Calcolo della superficie
commerciale dei sottotetti praticabili
o delle parti praticabili al piano inIL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 65
DAL COLLEGIO DI LODI
terrato
La superficie commerciale
dei sottotetti praticabili o
delle parti praticabili in
piano interrato (taverne, lavanderie, locali hobby o similari) è così calcolata: la misura in mq della superficie
dei locali di cui al presente
articolo è effettuata come
quella di cui ai punti a), b) e
c) dell’art.55 e aggiunta alla
superficie commerciale
della villetta/villa nella misura del 50%.
Art. 60 - Calcolo della superficie
commerciale dei box per auto al
piano terra o interrato
La superficie commerciale
dei box per auto al piano
terra o interrato è così calcolata: la misura in mq della superficie dei suddetti box è
effettuata come quella di cui
ai punti a), b) e c) dell’art.55
e aggiunta alla superficie
commerciale della villetta/
villa nella misura del 50%.
Art. 61 - Calcolo della superficie
commerciale de vano cantina o del
solaio
La superficie commerciale
del vano cantina o del solaio
è così calcolata: la misura in
mq della superficie delle
cantine o dei solai è effettuata come quella di cui ai
punti a), b) e c) dell’art.55 e
aggiunta a quella commerciale della villetta/villa nella
misura del 25%.
Capannoni
Art. 62 - Unità di misura
Nella compravendita dei capannoni, le unità di misura
adottate sono sia il metro
quadro che il metro cubo.
66 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
Art. 63 - Calcolo della superficie
commerciale del capannone con tutti
i suoi accessori
La superficie commerciale
del capannone è così calcolata:
a. la misurazione in mq della
superficie di un capannone è effettuata seguendo il perimetro esterno (da spigolo a spigolo) dei muri perimetrali;
b. se il muro perimetrale è in
comunione con un altro edificio, con un’altra unità
immobiliare, o con un ente
comune, viene calcolato
solo al 50%;
c. la superficie in mq dell’area scoperta di pertinenza è aggiunta a quella
del capannone nella misura del 10%;
d. per i soli capannoni commerciali, la superficie dell’area di parcheggio è aggiunta a quella del capannone nella misura del 10%;
e. la misurazione in mc del
volume intero del capannone è effettuata moltiplicando la superficie interna
in mq. dello stesso per l’altezza misurata sino al filo
della trave o del soffitto,
se piano.
La superficie commerciale
secondo il comitato
scientifico FIAIP
Il comitato tecnico scientifico della FIAIP (Federa-
zione Italiana Agenti Immobiliari Professionali), suggerisce modalità simili ma con
alcune precisazioni che si ripropongono di seguito:
– i muri interni e quelli perimetrali esterni sono computati per intero, ovvero al
50% se in comunione con
altre unità immobiliari;
– i muri interni e quelli perimetrali esterni sono da
considerare fino ad uno
spessore massimo di 50
cm, mentre i muri in comunione sono computati
nella misura massima del
50% e pertanto fino ad uno
spessore massimo di cm
25;
– per le unità immobiliari disposte su due o più piani, i
DAL COLLEGIO DI LODI
collegamenti verticali interni alle stesse sono computati in misura pari alla
loro proiezione orizzontale, indipendentemente
dal numero dei piani collegati. (Dpr138/98)
Indicazioni
di carattere generale
per il calcolo della superficie
di un appartamento
La superficie complessiva
commerciale dell’appartamento è pari alla somma:
• della superficie dei vani
principali e degli accessori
diretti, comprensiva della
quota delle superfici occupate dai muri interni e perimetrali;
• della superficie omogeneizzata delle pertinenze
di uso esclusivo
a. di ornamento (terrazze,
balconi, patii e giardini)
b. di servizio (cantine,
posti auto coperti e scoperti, box etc.)
La superficie complessiva è
sempre arrotondata al metro quadrato per difetto o
per eccesso.
Cosa non comprende la superficie commerciale
• La superficie dei vani principali e degli accessori diretti, ovvero loro porzioni,
aventi altezza utile inferiore a m.1,50 salvo particolari soluzioni architettoniche (Dpr 138/98);
• Le rientranze e le sporgenze realizzate per motivi strutturali o estetici e i
profili, non sono compresi
salvo che la loro superficie
non risulti fruibile;
• le scale, i pianerottoli ed i
ballatoi comuni che danno
accesso all’appartamento;
• Le superfici di uso comune
dell’edificio (coperte e
scoperte) rappresentate
da terrazzi di copertura,
stenditoi, lavatoi, atri di ingresso;
• l’appartamento del portiere (u.i. autonoma) e i locali guardiania;
• le stradine private di accesso all’edificio;
• i locali tecnici o i locali di
deposito comuni;
• sala riunione condominiale;
• gli spazi comuni (area occupata dalla chiostrina,
dall’ascensore, dai cavedi,
ecc.)
• i giardini, le aree a verde
ed i camminamenti di pertinenza dell’edificio.
N.B.: Gli spazi e le superfici
condominiali, in quanto indivisibili sono considerati
nel valore unitario attribuito
a ciascun appartamento e
non sono aggiunti alla superficie dell’appartamento.
Cosa sono le superfici
accessorie di un appartamento
Rappresentano gli “elementi destinati in modo durevole a servizio o ad ornamento dell’unità immobiliare principale, alla quale
sono, di solito, fisicamente
ed economicamente uniti.
Non sono indispensabili all’uso della unità principale,
ma ne aumentano le utilità e
i comodi”
Sono da considerarsi:
• pertinenze esclusive di ornamento: i balconi, le terrazze, i cortili, i patii, i por-
tici, le tettoie aperte, i giardini ecc.
• pertinenze esclusive a servizio: i locali di uso esclusivo, annessi e integrati
con l’unità immobiliare
(cantine, soffitte, locali deposito, taverne ecc.)
Come si misurano le superfici
accessorie di ornamento
• per i balconi, le terrazze e
similari la superficie si misura fino al contorno esterno;
• per i giardini o le aree scoperte di uso esclusivo dell’appartamento, la superficie si misura fino al confine della proprietà ovvero, se questa è delimitata da un muro di confine
in comunione o da altro
manufatto, fino alla mezzeria dello stesso.
Quali coefficienti si adottano
per le superfici accessorie
di un appartamento
Le superfici delle pertinenze esclusive di ciascuna
unità immobiliare vengono
omogeneizzate ed aggiunte
alla superficie dell’unità avente funzione principale,
ottenendo cosi la superficie
commerciale complessiva
dell’appartamento.
Vengono adottati i criteri di
cui alla norma UNI 10750, elaborata dall’UNITER, ovvero il disposto del Dpr
138/98.
a) Per il calcolo delle superfici scoperte delle abitazioni sono generalmente
utilizzati i seguenti criteri
di ponderazione (norma
UNI 10750) :
• 25% della superficie dei
balconi e delle terrazze
scoperti;
• 35% della superficie dei
balconi e delle terrazze coperte (per coperto si intende chiuso sui tre lati);
• 35% della superficie dei
patii e porticati;
• 15% dei giardini di appartamento;
• 60% della superficie delle
verande
Le quote percentuali indicate possono variare in rapporto alla particolare ubicazione dell’immobile, alla
posizione delle superfici esterne, le quali possono essere o meno allo stesso livello, all’ampiezza delle superfici esterne, le quali comunque non eccedano il
30% di quella coperta, fatti
salvi tutti quei fattori incrementativi o decrementativi
che caratterizzano il loro
particolare livello di qualità
ambientale.
b) Calcolo delle pertinenze
esclusive e servizio. Per
quanto concerne la superficie commerciale delle
pertinenze accessorie,
non costituenti unità immobiliari autonome, la superficie omogeneizzata si
computa nella misura
(Dpr138/98):
• Del 50% qualora direttamente comunicanti con i
vani principali e/o con i
vani accessori;
• Del 25% qualora non comunicanti con i vani principali
e/o accessori.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5 - 69
LAVORI DI GEOMETRI
Quando il geometra svolge
le mansioni di coordinatore
di un grande lavoro
Il tema che trattiamo in questo numero della rivista riguarda il ruolo che il
geometra, in qualità di tecnico esperto, è in grado di svolgere come coordinatore di una commessa di grande dimensione e di notevole complessità come
quella descritta.
Il geometra Silvano Ghidini l’ha intrapresa e condotta brillantemente a termine come referente organizzativo per i diversi profili progettuali e realizzitivi, oltre che come gestore dei rapporti con gli enti locali per le numerose autorizzazioni necessarie.
P
Il geom. Silvano Ghidini, lumezzanese, è
iscritto al Collegio di Brescia dal 1964; ha
sviluppato la sua attività negli ambiti della
progettazione e direzione lavori per edilizia
civile, residenziale, industriale, sondando
tutti gli aspetti sia normativi che operativi del
settore; dopo un periodo di attività
professionale da solo, ha lavorato in
associazione con altri professionisti per 19
anni, tornando, dal ‘95, a lavorare da solo
con la denominazione “Si.G.Ma. Studio”. Dal
‘97 collabora con lui il figlio ing. Matteo. La
principale attività dello studio associato è
quella di coordinare e sviluppare l’intero
processo edilizio (acquisizione della
commessa, ideazione architettonica,
ingegnerizzazione) completamente
all’interno della propria struttura
organizzativa
70 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
resentiamo un intervento edilizio
singolare, che si distingue per la varietà di aspetti affrontati durante la
sua realizzazione. Proprio in
ragione della molteplicità
delle situazioni di progetto
che presenta, pare giusto
mettere in evidenza come la
figura del geometra in
questo caso sia stata determinante nelle diverse scelte
tecniche e nel coordinamento delle varie fasi organizzative, progettuali, contrattuali, contabili, di sicurezza e di direzione lavori. Il
geometra qui è stato veramente il cardine sia nella gestione dei rapporti con gli
enti, sia nel corretto interfacciamento con la committenza, che ha riposto in lui la
propria fiducia delegandogli tutte le
mansioni organizzative.
L’operazione che andiamo
descrivendo dice di come il
geometra, inteso come “motore della commessa” possa
determinare la realizzazione di opere anche complesse e interdisciplinari
che, se prese sigolarmente,
esulano da quelle classificabili di sua competenza, ma
che, senza la sua figura difficilmente giungerebbero a
compimento.
È negli anni 2001-2002 che il
geom. Silvano Ghidini con il
suo studio “Si.G.Ma. STUDIO geom. Silvano Ghidini e
dott. ing. Matteo Ghidini” riceve l’incarico professionale
di curare le
attività tecnico pro-
LAVORI DI GEOMETRI
Veduta prospettica dell’aerea di quasi
200.000 metri quadrati interessata
dai lavori di urbanizzazione per
insediamenti industriali e
commerciali in comune di Brandico
gettuali e di direzione lavori
per realizzare le capacità edificatorie di un’area nel Comune di Brandico (Brescia)
per conto della proprieta.
Si tratta di un’area a destinazione industriale-commerciale della superficie di
196.400 mq compresa tra la
ex Strada Statale Orceana
235 per Orzinuovi e la Strada
Provinciale 33 per Brandico,
distante pochi chilometri
dalla grande viabilità e dalle
tangenziali; dal punto di
vista urbanistico è suddivisa in una porzione di
163.000,00 mq a destinazione industriale (con potenzialità edificatoria di
81.500 mq di copertura di capannoni) e in una porzione
di 33.400,00 mq a destinazione commerciale (con potenzialità edificatoria di
16.700,00 mq di copertura di
fabbricato commerciale).
Posta in una posizione strategica dal punto di
vista della
localizzazione rispetto alle
viabilità principali, presenta
importanti difficoltà quanto
a dotazione di infrastrutture
di urbanizzazione per alimentare adeguatamente i
futuri insediamenti.
L
a pianificazione urbanistica del Comune di Brandico
aveva sí opportunamente
localizzato le nuove capacità
edificatorie industriali e
commerciali lontane dall’abitato e in prossimità di assi
viari importanti, in modo da
non creare interferenze tra la
spinta urbanistica residenziale e quella industriale. Di
fatto però aveva relegato
queste aree – di dimensioni
considerevoli rispetto a
quelle dell’intero comune –
a una distanza eccessiva
dalle reti tecnologiche di
urbanizzazione di Brandico,
in particolare dai servizi idrico e fognario.
Diventa in tal modo fondamentale per i progettisti il
tema delle opere di urbanizzazione necessarie a infrastrutturare l’area: dopo
un’attenta analisi del problema, si sceglie la soluzione di dotare l’area di una
completa e autonoma infrastruttura per tutto il servizio
idrico integrato acquedottofognatura-depurazione,
cioè di fornirla, oltre che
delle normali reti viarie con
le porzioni a verde e a parcheggio di superficie e con le
sottostanti reti tecnologiche
interrate (gasdotto, rete per
elettrificazione in bassa e in
media tensione, rete
per le te-
lefonia, reti fognarie e per
acquedotto), anche dei necessari presidi per l’approvvigionamento e lo stoccaggio dell’acqua sia potabile sia industriale e dei sistemi di depurazione a valle
dell’apparato di collettamento fognario. Ma non
solo: era necessario dotarsi
anche di un sistema di controllo generale per il drenaggio delle acque meteoriche dell’intero lotto (denominato “sistema di laminazione”). Le dimensioni del
comparto e l’originaria incertezza sulle attività industriali-commerciali che si sarebbero poi insediate determinavano ulteriori elementi di complessità
nell’approccio progettuale all’intervento.
Il tema, già di per sé complesso e non usuale, era
complicato proprio dalle
peculiarità idrogeologiche
del sito.
Con tali premesse, il geom.
Ghidini ed il suo studio intravvedono subito la necesIL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 71
LAVORI DI GEOMETRI
Planimetria generale
In riferimento all’articolo “La prevenzione incendi in un grande complesso
logistico nel Lodigiano” (nella rubrica Lavori di geometri) pubblicato nel
n. 4 della rivista, si desidera rivolgere un ringraziamento speciale all’architetto Massimo Stucchi, vice comandante dei Vigili del Fuoco di Lodi. Con
la sua relazione (contenuto integrale dell’articolo) ha infatti saputo “leggere”
correttamente l’intervento realizzato, sottolineando quanto importante sia
la cooperazione tra le diverse figure professionali.
●
sità di coinvolgere nelle diverse attività di progetto lo
studio di Ingegneria Idraulica Paolo e Francesco Pezzagno di Brescia, determinando cosí una proficua sinergia per la risoluzione
delle complesse tematiche
72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
che si vanno via via definendo.
Le tematiche specialistiche
principali, come è evidente,
sono quelle della realizzazione del sistema integrato
acquedotto, fognatura e depurazione; in questa sede ci
interessa approfondire il sistema di drenaggio e smaltimento delle acque meteoriche realizzato.
Il geom. Ghidini racconta
che già dalle prime valutazioni svolte con la Pubblica
Amministrazione di Bran-
LAVORI DI GEOMETRI
Planimetria generale della
lottizzazione con le principali superfici
urbanizzate
dico e con gli Enti gestori del
servizio fognario era emersa
la necessità di valutare con
estrema attenzione l’impatto che le potenziali superfici impermeabili di
questa vasta area avrebbero
potuto determinare sul si-
stema idrogeologico locale.
Considerata la presenza
della falda acquifera molto
superficiale e la totale assenza di reti di smaltimento
meteorico si scarta subito la
soluzione di scarico perdente nel sottosuolo. L’u-
nica soluzione percorribile
per collettare e smaltire la
portata meteorica indotta
dalle superfici impermeabili dell’intera area (coperture dei fabbricati, piazzali
privati, marciapiedi, parcheggi e strade) è quella
dello scarico nel canale che
lambisce i limiti sud e ovest
dell’area.
Questa scelta obbligata
preoccupa però l’Amministrazione Comunale che
vuole giustamente garantire
il proprio territorio da possi-
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 73
LAVORI DI GEOMETRI
Pianta fondazioni vasca di
laminazione
bili portate di piena causate
dal sovraccarico indotto
dalla lottizzazione sul corso
idrico superficiale individuato come ricettore finale.
Quel vaso, infatti, era stato
protagonista, in passato, di
diversi fenomeni di esondazione verificatisi durante eventi meteorici di grande intensità.
V
iene allora fatta, su
un tratto di 5 km a
valle dell’area,
un’accurata analisi delle sezioni idrauliche generali del
vaso e delle eventuali ostruzioni al flusso idraulico.
Questo studio dimostra che
effettivamente esistono diversi punti critici che limitano consistentemente il
corretto funzionamento a regime del vaso. La conoscenza della effettiva portata del canale ricettore è elemento di fondamentale
importanza per valutare
l’impatto che lo scarico meteorico riversato dalle lottizzazioni potrebbe avere sul
ricettore stesso.
Le accurate analisi e simulazioni dimostrano che, risolte
le criticità individuate a
valle della lottizzazione, la
portata sotto l’evento meteorico di progetto, tenuto
conto anche del carico idraulico proveniente da monte,
non può superare i 750 litri al
secondo.
Tale dato è quindi posto
come parametro di progetto
per tutto il sistema di collettamento delle acque meteoriche dell’area da urbanizzare e condiziona le scelte esecutive.
Gli studi proseguono: consi74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
LAVORI DI GEOMETRI
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 75
LAVORI DI GEOMETRI
76 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
LAVORI DI GEOMETRI
Sezioni longitudinali e trasversali
della vasca di laminazione
derando, infatti, il limite di
750 litri al secondo come
portata massima scaricabile
dalla lottizzazione nel vaso
ricettore, si agisce per contenere, per quanto possibile, le superfici pavimentate con materiali impermeabili e si provvede a disporre sull’area notevoli superfici completamente permeabili, a verde, o parzialmente permeabili come
parcheggi tipo greenblock, per
una superficie complessiva
di circa 30.000,00 mq.
Nonostante tale ottimizzazione la portata meteorica uscente dalla lottizzazione
sotto l’evento di progetto si
rivela ben superiore ai 750
litri al secondo ricevibili: si
tratta infatti di gestire una
portata di 1964 litri al secondo se si considera l’ipotetico evento decennale ed
una portata di ben 2714 litri
al secondo per l’evento trentennale.
Si deve perciò prevedere un
bacino di laminazione nella
parte piú bassa della lottizzazione (ma prima dello
sbocco finale) che crei un
opportuno ritardo nello scarico delle portate superiori a
quelle compatibili con le capacità del vaso ricettore.
I calcoli dicono della necessità di realizzare una vasca di
laminazione con capacità
d’invaso di almeno 5.400,00
mc. Non è cosa da poco.
S
i opta per la realizzazione di una
vasca completamente interrata con copertura carrabile nell’angolo
sud-est dell’intera urbanizzazione.
La vasca ha forma di trapezio
rettangolo con base minore
di circa 12 metri, base maggiore di 45 metri ed altezza
di 75 metri, la cui superficie
totale è di circa 2150 mq.
La profondità media della
vasca è di circa 3,50 metri con
un canale di scarico di fondo
con profondità variabile tra
4,00 e 6,00 metri. All’interno
la vasca risulta divisa in
cinque bacini funzionanti in
serie, aventi volumi utili variabili dai 400 mc del primo
bacino ai 1740 mc del quinto
bacino, il tutto per un totale
complessivo di 5700 mc.
La vasca, per la sua funzione
di accumulo e laminazione,
ha un funzionamento idraulico totalmente indipendente da qualsiasi apparecchiatura elettromeccanica.
Infatti i comparti vengono
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 77
LAVORI DI GEOMETRI
caricati in sequenza mediante soglie a sfioro successive. La sequenza di caricamento è garantita attraverso
l’interposizione fra i comparti di valvole di non ritorno che fanno sí che ciascun comparto successivo si
riempia solo quando il precedente è completamente
invasato, consentendone,
però, il simultaneo svuotamento.
La garanzia della portata
controllata scaricata nel
vaso ricettore superficiale è
ottenuta tramite un regolatore di portata a curva certificata alloggiato in un apposito manufatto in camera di
scarico e assicura che la por-
78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
tata di 750 litri al secondo
non venga mai superata.
L
o scarico ordinario
avviene a pelo libero, mentre lo
svuotamento avviene tramite la stazione di sollevamento localizzata nel punto
più profondo del canale di
scarico tramite una serie di
quattro pompe che forniscono una portata di 100 litri
al secondo. Il processo di
svuotamento è controllato
da una centralina elettronica
che gestisce la procedura di
svuotamento attivando le
pompe di sollevamento
solo dopo che l’onda di
piena è terminata.
LAVORI DI GEOMETRI
Nella fotografia, attività di scavo
nella zona comparto di sollevamento:
in evidenza le palancole di protezione
dello scavo e il sistema well-points.
A sinistra, sezione trasversale che
evidenzia lo schema di well-points e
delle palancole a tutela dello scavo.
Sotto, pianta palancole e well-points
di prima fase
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 79
LAVORI DI GEOMETRI
80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
LAVORI DI GEOMETRI
A sinistra: planimetria della
disposizione dei giunti di ripresa di
getto e dei giunti di movimento delle
strutture; nelle foto in basso: dettagli
del giunto di ripresa tipo waterstop
PVC AR24 serie N Sika
L
a vasca e i bacini
che la costituiscono sono opportunamente sagomati e divisi
in piste parallele per garantire anche il lavaggio per la
pulizia automatica dei comparti; questa funzione è gestita tramite vasche a ribaltamento in acciaio opportunamente posizionate. Tali
vasche , dopo che si è idoneamente conclusa la procedura di sollevamento,
vengono caricate in successione con acqua prelevata
dalla rete industriale del
comparto. Al raggiungimento della quantità limite,
grazie alla loro sezione volutamente asimmetrica si ribaltano facendo precipitare
dalla testa di ogni pista una
consistente quantità di
acqua con il risultato di lavare il fondo della vasca e
del canale di scarico.
Le necessità idrauliche
hanno quindi determinato
un complesso strutturale caratterizzato da una platea
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 81
LAVORI DI GEOMETRA
In questa pagina, dall’alto in senso
antiorario: visione d’insieme delle
strutture in costruzione (prima fase);
il fondo dello scavo del canale di
scarico; Il muro sud della vasca e il
vaso ricettore;
continua in cemento armato
con nervature trasversali e
muri di delimitazione dei
sottobacini da cui nascono
pilastri di appoggio della so-
vrastante soletta carrabile.
Tutte le opere di fondazione, i muri di compartimentazione e quelli contro
terra sono in c.a. gettato in o-
lica. Allo stesso modo i consistenti volumi di calcestruzzo
che costituiscono la platea
hanno costretto i progettisti a
calcolare con precisione le
quantità di getto eseguibile giornalmente e senza
soluzione di continuità
(circa 350 mc giorno) e posizionare con altrettanta
precisione i necessari
giunti di ripresa, capaci
anch’essi di garantire l’impermeabilità.
D
pera, mentre il
solettone carrabile di copertura
è costituito da
travi prefabbricate in c.a.p. con
solai alveolari
autoportanti e
getto di completamento in opera.
La dimensione
della struttura,
ha imposto la
previsione di
due giunti di dilatazione completamente passanti a livello di
fondazione, di elevazione e di orizzontamento
che garantiscono
la tenuta idrau82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
al punto di
vista esecutivo
la costruzione
della vasca è stata notevolmente complicata
dalla presenza della falda
superficiale che caratterizza tutti i terreni della
zona, oltre che dalla notevole vicinanza con il vaso
ricettore. In particolare la
presenza della falda ha
implicato la messa in opera
di un notevole sistema di aggottamento per abbassare
localmente il battente idrico
e consentire le lavorazioni
con cantiere asciutto.
La dimensione del manufatto ha costretto ad operare
in due macrofasi principali,
in quanto il sistema di abbassamento della falda sarebbe stato eccessivamente
oneroso se attivato sulla totalità della superficie. Si è
quindi proceduto a un prescavo generale su tutta la superficie di intervento, idoneamente allargato per tenere conto degli opportuni
angoli di scarpata onde lavorare in sicurezza.
A seguito del prescavo si è
realizzato un primo anello di
well-points perimetrale ai
settori di struttura da realizzare nella relativa fase. Sul
lato parallelo al vaso ricettore, a tutela dei fronti di
scavo e degli argini spondali
si è ricorso alla messa in opera di paratie provvisionali
infisse per vibrazione (palancole), localmente contra-
LAVORI DI GEOMETRA
In questa pagina, sopra: costruzione
della struttura in elevazione (prima
fase); in basso: il solettone carrabile
state con secondo ordine di
paratie per le porzioni a
maggiore profondità di
scavo.
La presenza della falda ha i-
noltre comportato una verifica al “galleggiamento” dell’opera che, pur deputata a
contenere una notevole
quantità di acqua, deve vivere la sua normale condizione di esercizio sempre
vuota. Ciò ha comportato un
compromesso
tra lo spessore
di platea e lo
spessore del
materiale di ricoprimento
della soletta
carrabile con
funzione di carico
permanente per garantire che, considerato il massimo livello di
falda atteso, ci
fosse peso sufficiente a contrastare, con un
opportuno fattore di sicurezza, le sottospinte idrostatiche.
Da ultimo è da segnalare che
la funzione di tenuta idrau-
lica sia nei confronti delle
pressioni positive (acqua
meteorica invasata che deve
essere provvisoriamente
trattenuta dalla vasca), sia
delle pressioni negative
(acqua di falda costantemente presente ma con livello anche variabile in altezza) è svolta direttamente
dai calcestruzzi strutturali e
dai giunti di movimento.
N
on è presente infatti alcuna guaina
impermeabilizzante e la cura nella prescrizione dei getti abbinata alle
verifiche svolte direttamente presso l’impianto di
betonaggio, nonché un’attenta pianificazione e controllo delle fasi di getto con
la verifica della rispondenza
alle prescrizioni di progetto,
hanno consentito di realizzare una cosìddetta “vasca
bianca” che affida la tenuta idraulica direttamente al calcestruzzo strutturale.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 83
AGRICOLTURA & FORESTE
Valeria Sonvico
Agricoltura e sicurezza
un dovere di tutti
I
n Regione Lombardia
la superficie agricola
utilizzata è pari a
1.039.000 Ha, equivalente
all’8% del territorio nazionale, e rappresenta una
parte importante della crescita economica del nostro
territorio, non solo per
quanto attiene una redditizia produttività di beni primari, ma anche per l’opportunità di posti di lavoro che
mette a disposizione.
Sebbene ci siano state trasformazioni ed evoluzioni
tecnologiche il settore agricolo conserva ancora caratteristiche peculiari e ben
differenziate rispetto agli
altri comparti produttivi. L’eterogeneità, infatti, così
come la varietà delle forme
di conduzione delle aziende, la variabilità dei terreni, le sistemazioni dei fabbricati e l’età lavorativa
degli addetti danno origine
a numerosi potenziali fattori
di rischio.
Anche se negli ultimi anni si
sono registrate significative
riduzioni degli infortuni totali in agricoltura, ancora
molte sono le azioni da fare
al fine di prevenirli e ridurli
attivando una programmazione sempre più mirata che
volga ad integrare le condizioni tecniche produttive
dell’azienda, i fattori ambientali e l’organizzazione
del lavoro.
In tema di sicurezza sul lavoro sono state emanate numerose direttive comunitarie e in Italia il primo decreto legislativo che ha recepito le disposizioni europee
fu approvato nel 1994, noto
come “Legge 626 sicurezza
84 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
sul lavoro”, a seguito di modifiche e revisioni è stata infine necessaria una rivisitazione totale della materia e
il 30 aprile 2008 è stato approvato il “Testo unico in
materia di sicurezza sul lavoro”.
Questo testo viene applicato a tutti i settori produttivi, e quindi anche al settore agricolo, a tutte le tipologie di rischio e a tutti i lavoratori.
Il contesto in cui vengono
svolte le attività agricole
comporta ad un’oggettiva
impossibilità, eccetto per alcune attività, di essere confinate ad un ambiente preciso incrementando la diffi-
coltà di poter tenere sotto
controllo tutti i rischi.
In sintesi possiamo definire
i campi in cui si verificano di
norma gli incidenti:
1) fabbricati dove vengono
svolte attività connesse a
quella agricola (es. caseifici, cantine, punti di vendita diretta, ecc);
2) allevamento (strutture di
stabulazione, di stoccaggio materiali, ecc);
3) utilizzo macchine e attrezzature;
4) utilizzo o manipolazione
di prodotti pericolosi;
Si segnala, inoltre, l’importanza che deve essere riservata agli spazi esterni alle
strutture affinché siano suffi-
cienti per svolgere in modo
adeguato le operazioni dedite al transito dei mezzi e operazioni di movimentazione dei carichi non solo
per il normale svolgimento
delle attività, ma anche per
la semplice circolazione
delle persone.
Quando si pensa all’agricoltura lombarda si pensa immediatamente all’allevamento le cui attività si inseriscono in un contesto preesistente, comportando l’utilizzo di costruzioni destinate originariamente ad altri
scopi e riadattate.
Quando si parla di fabbricati, quindi, un criterio generale di progettazione deve
essere l’esecuzione preventiva di una ricognizione dei
rischi, in questo modo sarà
possibile verificarne l’adattabilità al nuovo uso e rispettare i requisiti minimi di
legge.
I
n questo breve articolo intendiamo fornire alcune nozioni relative alla sicurezza in
campo agricolo per l’aspetto
strutturale-impiantistico
tralasciando i rischi legati all’organizzazione gestionale
dell’azienda.
Si premette che a regnare
AGRICOLTURA & FORESTE
peratura e umidità, un ricambio di aria correttamente stimato attraverso le
aperture del locale e che
tenga conto del numero di animali e persone presenti
nell’ambiente, dell’intensità del lavoro svolto e dello
sviluppo di eventuali sostanze nocive.
sovrano è il Principio di Precauzione e che imprudenza,
negligenza e incertezza devono sempre attivare misure di prevenzione durante
lo svolgimento dell’attività
lavorativa.
Gli ambienti di lavoro devono essere progettati, realizzati e mantenuti in modo
tale da conservare la funzionalità d’uso preservando la
sicurezza degli operatori; i
fabbricati devono avere caratteristiche minime per garantire le sollecitazioni esterne (es. neve, vento), l’integrità psicofisica delle persone/animali che li occupano e garantire l’adozione
di tecnologie atte a ridurre
eventuali fonti inquinanti
presenti.
E’ fondamentale ricordarsi
nel caso in cui si tratta di un
recupero dell’edificio la funzione per cui era stato costruito e valutarne la conversione ad altro uso, nel caso
in cui l’edificio è di nuova edificazione occorre progettarlo tenendo presente la
destinazione.
In pratica, oltre alla generale
idoneità della struttura, caratterizzata da un adeguato
dimensionamento dei locali, organizzazione degli
spazi e identificazione delle
vie di fuga, devono essere
prese in considerazione:
1) i processi produttivi che si
svolgono all’interno e all’esterno degli edifici;
2) le caratteristiche delle attrezzature o mezzi impiegati nel normale ciclo ordinario dei lavori;
3) valutazione del contesto
ambientale presente;
4) le caratteristiche dell’impianto elettrico;
5) il carico di incendio potenzialmente
presente;
È utile ricordare
che luoghi insalubri, degradati e
disordinati possono causare
infortuni gravosi
e non solo nel rispetto delle disposizioni di sicurezza ma anche
di quelle di igiene, a questo
proposito è fondamentale che
per un fabbricato
vengano valutate
l’illuminazione, il
microclima, la pavimentazione,
pareti e coperture ed eventuali
soppalchi. In particolare
per
quanto attiene l’illuminazione deve essere naturale e
sufficiente a garantire un’adeguata visibilità, a complemento quella artificiale, ordinaria o di emergenza.
Quella artificiale ordinaria
deve essere modulata diversamente se destinata per
operazioni specifiche o per
attività generali all’interno
dell’edificio. Il microclima,
invece, deve garantire un adeguato rapporto tra tem-
S
icurezza significa
salute ed è per
questo che tanto è
importante per chi lavora essere tutelato e istruito al fine
di mettere in atto tutte le
precauzioni per ridurre i rischi, quanto il progettista
deve avere attenzione a non
sottovalutare il minimo aspetto nella costruzione
delle strutture.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 85
AGRICOLTURA & FORESTE
Appunti pratici
di ingegneria naturalistica
(Parte sesta)
9 - GRATICCIATA
Cosa è
È costituita da paletti di legno infissi nel terreno ai quali possono essere intrecciate delle pertiche di legno morto; a
monte è interrata con terreno vegetale nel quale sono poste
talee o piantine.
Dove serve
In versante come intervento trasversale.
Opera lineare.
Che materiale utilizzare
• picchetti in legno di larice o castagno anche non scortecciati;
• pertiche in legname e ramaglia morta (diam. 3-8 cm, lunghezza 2-3 m);
• eventuale striscia continua di biostuoia, in trama ed ordito
molto fitto, in alternativa all’intreccio con pertiche di
legno;
• materiale vegetale vivo come talee e/o piantine a radice
nuda o in pane di terra;
• chioderia o filo di ferro;
•sementi.
Quali mezzi ed attrezzature
• piccone e pala;
• mazza;
• motosega;
• roncola.
A cosa serve
Per la stabilizzazione e per il consolidamento superficiale di
scarpate.
86 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
Come realizzarla
• eseguire lo scavo in sezione ristretta, con il piano in controtendenza a monte del 10%, dalla larghezza variabile tra
30-50 cm;
• conficcare i picchetti nel terreno ad una distanza di 80-100
cm;
AGRICOLTURA & FORESTE
• intrecciare intorno ai picchetti le pertiche in piú ordini sovrapposti ed alternati;
• riempire lo spazio a monte della struttura con materiale inerte e terriccio;
• a tergo del gradone porre a dimora le talee e/o piantine;
• seminare.
Quando realizzarla
Tutto l’anno. Fare attenzione alla disponibilità ed allo stadio
vegetativo delle talee.
bile realizzare lo scavo e la posa dal basso del versante, in
quanto è possibile recuperare facilmente il terreno proveniente dallo scavo successivo.
I picchetti devono essere infissi nel terreno per i 2/3 della
loro lunghezza, con asse verticale o leggermente in controtendenza verso monte.
Realizzare la graticciata solo in caso di materiale disponibile
in loco.
Opere simili
Viminate, palizzate.
Alcuni suggerimenti
Con la realizzazione di un sistema di graticciate è consiglia-
PROBLEMATICHE
SOLUZIONI
• durata limitata dell’opera
☛
• realizzare opere simili come viminate o palizzate
• venute d’acqua a monte
☛
• posa di tubi drenanti e feltri, oppure fascinate
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 87
AGRICOLTURA & FORESTE
10 - VIMINATA
Cosa è
È formata da ramaglia viva di salice ed intrecciata a pali di
legno conficcati nel terreno; a monte è interrata con terreno
vegetale.
• materiale di risulta e terreno vegetale;
• sementi.
Quali mezzi ed attrezzature
• piccone e pala;
• mazza;
• motosega;
• roncola.
A cosa serve
Per stabilizzare, consolidare e rivestire rapidamente e superficialmente i pendii.
Dove serve
In versante come intervento trasversale, con modesti franamenti ed erosioni delle scarpate. Opera lineare.
Che materiale utilizzare
• Verghe di materiale vegetale vivo come rami lunghi e diritti, poco ramificati, elastici, di diverse lunghezze, aventi
capacità vegetativa, facilmente intrecciabili;
• picchetti in legno non scortecciato di due misure: lunghezza di 100 cm e 50-70 con diametro variabile dai 2 ai 6
cm;
88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
Come realizzarla
• effettuare uno scavo in sezione ristretta di 30-50 cm nel
versante;
• conficcare nel terreno i paletti di legno per i 2/3 della loro
lunghezza e ad una distanza di 100 cm;
• infilare i paletti (meglio se talee vive) piú corti tra i picchetti, a distanza di cm 30 l’uno dall’altro;
• intrecciare alternativamente ai paletti e picchetti le verghe
di salice, l’una sopra l’altra, a formare un intreccio di altezza pari a circa cm 30;
• a monte riportare il terreno vegetale;
• seminare.
Quando realizzarla
Durante il riposo vegetativo per la necessità di reperire materiale vegetale idoneo.
AGRICOLTURA & FORESTE
Alcuni suggerimenti
Realizzando piú viminate si consiglia di iniziare la posa dal
basso verso l’alto, in quanto è possibile recuperare facilmente il terreno di scavo.
In precedenza è stata descitta la viminata aperta, poiché a
valle la faccia è a vista, ma è possibile realizzare viminate
completamente interrate, simili alle fascinate.
È importante interrare in modo adeguato le viminate, anche
costipando il terreno di riporto, poiché la percentuale di attecchimento è vincolata alla corretta copertura dei rami. Inoltre ci potrebbero essere dei rischi di erosione e di scalzamento.
PROBLEMATICHE
Sistemi misti possono essere quelli che prevedono l’integrazione di viminate con fascinate.
È importante sottolineare che le viminate, come le altre opere lineari, non devono trattenere il terreno, ma favorire la
pronta radicazione e germoliazione delle talee, che consolideranno il versante con i loro apparati radicali.
Opere simili
Graticciata, palizzata.
SOLUZIONI
• venute d’acqua a monte
☛
• posa di fascinate o tubi di drenaggio
• mancanza di materiale vegetale vivo
☛
• realizzare una graticciata
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 89
AGRICOLTURA & FORESTE
11 - PALIZZATA
Cosa è
È costituita da paletti, anche non scortecciati infissi nel terreno e da un corso di tondame trasversale; nel gradone che
si forma a monte può essere posato del materiale vegetale
vivo (talee o piantine).
• filo di ferro zincato o chioderia;
• sementi.
Quali mezzi ed attrezzature
• piccone e pala;
• motosega;
• mazza
• roncola.
Come realizzarla
• effettuare lo scavo in sezione ristretta della larghezza di
30-50 cm, con contropendenza a monte;
• conficcare i picchetti nel terreno ad una distanza di 150200 cm;
• posizionare a monte dei picchetti il tondame trasversale
in unico corso;
• fissare il tondame ai picchetti mediante legature con filo
di ferro zincato e/o chioderia;
• riempire lo spazio a monte della struttura con materiale inerte e terricco;
• porre a dimora nel gradone le talee e/o le piantine;
• seminare.
Quando realizzarla
Tutto l’anno. Fare attenzione alla disponibilità ed allo stadio
vegetativo delle talee.
Alcuni suggerimenti
In un sistema di palizzate è sempre consigliabile realizzare
lo scavo e la posa dal basso del versante, cosí da recuperare
A cosa serve
Per la stabilizzazione e per il consolidamento
superficiale delle scarpate.
Dove serve
In versante, come intervento trasversale. Opera lineare.
Che materiale utilizzare
• picchetti in legno di larice o castagno dal
diametro variabile tra 8 e 12 cm;
• tondame di larice o castagno (diam. 10-20
cm, lunghezza 2-3 m);
• materiale vegetale vivo come talee e/o
piantine a radice nuda o in pane di terra;
90 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
AGRICOLYURA & FORESTE
facilmente il terreno di scavo ottenuto dalla linea successiva
posta a monte.
I picchetti devono essere infissi nel terreno per 2/3 della loro
lunghezza, con asse verticale o leggermente in contropendenza a monte.
È possibile realizzare strutture lunghe fino a 3-4 metri, di-
PROBLEMATICHE
sposte su file alterne lunghe il versante.
Opera ideale per riutilizzare il materiale di risulta dal taglio
di alleggerimento del versante franoso.
Opere simili
Graticciata, viminata.
SOLUZIONI
• durata limitata dell’opera
☛
• realizzare opere simili come le viminate
• venute d’acqua a monte
☛
• posa di tubi di drenaggio e fascinate
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 91
AGRICOLTURA & FORESTE
12 - TERRE RINFORZATE
Cosa sono
Sono opere di sostegno a struttura mista potenzialmente
rinverdibili (vedere paragrafo 6.5 “Norme tecniche delle Costruzioni”), costituite da terreno con interposti strati di
rinforzo sintetico o metallico, dimensionati come spaziatura, lunghezza di ancoraggio e resistenza a breve ed a lungo
termine.
• geosintetico di rinforzo (geogriglie, geotessuti);
• ritentore sintetico o naturale (georeti, geostuoie, bioreti,
biostuoie);
• casseri metallici e relativi accessori o altri sistemi di facciata;
• materiale per il drenaggio (geodreni, tubi e canalette);
• terreno costituente il rilevato e terreno vegetale per il paramento esterno;
• sementi, collanti e ammendanti.
Quali mezzi ed attrezzature
• escavatore;
• rullo compattatore vibrante;
• autocarro per trasporto interno del materiale;
• trancia per ferro, coltelli per tagliare il geotessile, badile,
piccone, livella;
• idroseminatrice.
Come realizzarle
• preparare il piano di posa;
• posare sul piano di fondazione il rinforzo, facendo attenzione al verso di posa;
• posare il sistema di contenimento frontale;
• stendere il ritentore sul paramento esterno (quando è previsto);
• riempire la struttura con terreno vegetale e materiale di risulta compattato;
• ricoprire il piano ottenuto con geosintetico di rinforzo e
realizzare un nuovo corso;
• idrosemina del paramento esterno.
Quando realizzarle
Tutto l’anno. Attenzione che le condizioni climatiche e meteorologiche permettano sempre un’adeguata compattazione del terreno.
Alcuni suggerimenti
È un’opera di sostegno e deve essere progettata come tale,
partendo da un buon rilievo topografico e da un adeguato
modello geologico-tecnico; queste informazioni sono fondamentali per inserire correttamente l’opera nel contesto
prescelto e per verificare staticamente le sezioni tipo. Per
una migliore comprensione delle problematiche legate a
questo tipo di opera si consiglia di consultare il UNIEN
14475-2006 “Esecuzione di lavori geotecnici speciali - Terra
rinforzata”.
È auspicabile il rispetto degli schemi di progetto forniti
A cosa servono
Per la ricostruzione, rimodellamento e consolidamento di pendii naturali o rilevati artificiali.
Questa tecnica costruttiva permette di realizzare manufatti caratterizzati da inclinazione
del paramento molto piú elevata rispetto all’angolo di attrito interno del terreno costituente il rilevato (fino ad 80° di pendenza).
Dove servono
In versante come opera trasversale di sostegno al piede e, solo in alcuni casi, in alveo
come difesa spondale. Molto utilizzate anche
per rilevati stradali.
Che materiale utilizzare
92 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
AGRICOLTURA & FORESTE
dalla D.L., eventualmente integrati dai particolari costruttivi
del produttore, e curare la compattazione in modo da raggiungere i valori di densità e/o modulo elastico indicati nel
capitolato tecnico. L’elemento di rinforzo deve essere
messo in tensione il piú possibile ed il terreno di riempimento il piú aderente al sistema frontale; quest’ultimo è un
elemento che consente di realizzare opere con inclinazioni
elevate, ma non è elemento strutturale a lungo termine.
Nelle terre rinforzate rinverdibili la scelta del ritentore deve
PROBLEMATICHE
essere fatta in funzione del tipo di rinverdimento scelto, del
tempo che intercorre tra la fine dell’opera e la possibilità di
eseguire tale intervento, e del tempo di esercizio previsto
per il ritentore stesso; la posa di talee o piantine può essere
realizzata con l’inserimento tra le maglie della rete elettrosaldata e con il taglio degli altri materiali del paramento.
Opere simili
Grata, reti metalliche.
SOLUZIONI
• dvenuta d’acqua a monte
☛
• posa a tergo del rilevato di geodreni e tubi microfessurati
al piede
• mancanza di spazio a tergo
☛
• interventi attivi, come reti metalliche chiodate
• collaudo dei geosintetici di rinforzo
☛
• eseguire prove di carico su piastra e densità in sito
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 93
AMBIENTE & BIOEDILIZIA
Giuseppe Mori
La certificazione energetica
strumento per raggiungere
un obiettivo comune
N
el sito “Cened” della Regione Lombardia leggiamo: «Certificazione energetica. La certificazione
energetica è un processo finalizzato a far conoscere al cittadino
le caratteristiche energetiche del “sistema edificio-impianto” che sta per acquistare o affittare.
Attraverso il confronto con le prestazioni energetiche di un edificio efficiente
(classi A+, A, B) e grazie alle informazioni riportate sull’attestato di certificazione energetica (ACE), l’utente è in grado di compiere una scelta più consapevole».
Da quanto sopra richiamato,
uno degli obiettivi fondamentali della certificazione
energetica nella normativa
europea recepita da Regione Lombardia è stato
quello di rendere evidente
ai cittadini il ruolo negativo
dell’edilizia sull’effetto
serra e di mettere urgentemente in campo le risorse
disponibili per contrastarlo.
Il cittadino, leggendo il “numerino” riportato sul Certifi-
94 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
cato Energetico del proprio
immobile o, in maniera ancora piú intuitiva, osservando il colore della scala energetica ivi riportata, dovrebbe essere indotto a intervenire rapidamente sul
proprio edificio per ridurne
le dispersioni caloriche e il
bisogno energetico, dando
in tal modo un personale e
significativo contributo al
contenimento dell’inquinamento planetario.
In questo processo tecniconormativo Regione Lombardia ha mostrato notevole
sensibilità ed efficienza, che
il mondo professionale, soprattutto nelle sue componenti storicamente più sensibili, ha certamente apprezzato.
Appare ora necessario interrogarsi su quale sia il giusto
limite tecnico da adottare
per raggiungere l’obiettivo
condiviso di un minor inquinamento.
La nostra esperienza nel
campo dei corsi di formazione – a cui abbiamo partecipato in veste di formatori,
oltre che di operatori quotidianamente a contatto con
le realtà del mercato edilizio
privato e pubblico – ci ha
consentito di toccare con
mano l’apprezzamento – favorito dalle agevolazioni fiscali predisposte – dei cittadini verso i nuovi concetti e
di estendere rapidamente e
a macchia d’olio la sensibilità degli utenti verso il risparmio energetico in edilizia: ora sono davvero molti
i colleghi interessati a
questo tema che propongono ai loro committenti interventi per il contenimento
delle dispersioni.
L’
esperienza sul
campo, sia come
progettisti, sia
come certificatori e analisti
dei consumi energetici, ci ha
però anche posto di fronte al
differenziale tra i valori teorici risultanti dalla nuova
procedura di calcolo, quasi
sempre in eccesso, e quelli
effettivamente rilevati,
difficilmente attribuibile
alla conduzione degli immobili.
Pur nella consapevolezza
della grande difficoltà tecnica di controllare, in un processo di valutazione-certificazione energetica, tutte le
variabili in gioco, ci siamo
resi conto – e con noi spesso
anche i nostri committenti –
che quel “numerino” sul certificato energetico indica
una grandezza che, discontandosi molto dalla realtà,
rischia di inficiare la credibilità di un procedimento che
ha in sé un grande valore formativo.
La domanda che allora sorge
spontanea è la seguente:
vale la pena di inseguire valutazioni tecniche sempre
più raffinate e dettagliate che
comportano anche notevoli
AMBIENTE & BIOEDILIZIA
Nella pagina precedente e qui a
destra: posa di pannelli fotovoltaici
sul tetto di un edificio soggetto a
riqualificazione energetica;
In basso: realizzazazione di cappotto
in sughero da 10 cm e adeguamento
della banchina in marmo alla nuova
profondità del muro
incrementi di costi, quando
talune variabili, che sfuggono
evidentemente alla procedura di calcolo, rischiano di
invalidare pesantemente il
lavoro dei tecnici e di frustrare i nascenti entusiasmi
dei cittadini di piú spiccata
sensibilità ambientale?
N
oi abbiamo spesso operato negli
anni scorsi – e lo
facciamo ancora – per trasmettere agli utenti l’idea
che la certificazione energetica non è l’ennesimo balzello imposto al “povero
pantalone”, ma un semplice
e utile strumento per contribuire positivamente al risparmio e alla soluzione del
grave problema ambientale.
Ora, onestamente, diventa
sempre più difficile sostenere questa tesi di fronte ai
nostri clienti – e ai professionisti tiepidi – alla luce di una
sempre maggiore complessità di calcolo fine a se
stessa. Se almeno questa
complessità fosse a servizio
di una maggiore esattezza
dei risultati, potremmo
anche essere d’accordo e
compiere (e far compiere)
un ennesimo sforzo culturale (ed economico) alla
clientela, ma, alla luce delle
prime verifiche effettuate –
sempre che il problema non
risieda in banali errori informatici ancora presenti nel
programma di calcolo – ci
troviamo di fronte a risultati
inspiegabilmente sfavorevoli rispetto alle diagnosi energetiche reali ottenute
con la precedente procedura.
Entrando nel merito della
nuova procedura informatica, sono certamente molti i
quesiti che i tecnici realizzatori si sono posti nell’impostazione del loro lavoro e
che poi i politici hanno tradotto in norme. Noi quei
quesiti non li conosciamo, o
almeno non ci sono chiari: eventuali tavoli tecnici che discutano i parametri adottati
potrebbero essere utili per
migliorare gli esiti della procedura.
Ciò che chiediamo è, in ultima analisi, un’ulteriore riflessione di tutti al fine di offrire ai tecnici certificatori e,
soprattutto ai cittadini della
Lombardia, uno strumento
semplice ed efficace in
grado di guidarli al meglio
verso la soluzione del problema ambientale e del risparmio energetico.
Se una nuova sospensione
dell’entrata in vigore della
nuova procedura di calcolo
venisse adottata per capire,
comunicare meglio o modificare le scelte tecniche che
stanno alla base delle
norme regionali, saremmo
certamente d’accordo.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 95
TECNICA
Arch. Andrea Botti
L
a realizzazione di
una pavimentazione con materiali
lapidei necessita di un’approfondita fase di progettazione che tenga conto delle
numerose possibilità offerte dal mercato in relazione agli obbiettivi da raggiungere. Se, nel caso d’interni, la scelta è influenzata
principalmente da fattori
quali: l’aspetto estetico e la
manutenzione, quando si
tratta d’esterni si aggiungono anche requisiti legati
alla sicurezza (a garanzia di
un calpestio facile senza
scivolamenti), alla durata (a
garanzia di un aspetto invariato nel tempo), alla resistenza (anche in relazione
al tipo di sottofondo), considerando che, contrariamente a quanto accade per
gli interni, non vengono mai
praticate lavorazioni superficiali del materiale già in opera e che lo spessore è la
dimensione che definisce il
limite massimo di lunghezza e larghezza della lastra. Spesso, nel caso di
spazi pubblici, formati e colori del materiale sono
parte integrante l’arredo
urbano, valorizzano i caratteri degli edifici prospicienti, svolgono la funzione
d’indicatori a terra, segnalatori di percorsi e di spazi
dedicati.
Dalla fine degli anni Novanta ad oggi, numerosi
sono stati gli interventi di
recupero/riqualificazione
che hanno interessato le
piazze del nostro Paese e di
molti centri storici d’Europa fra questi alcuni si
sono distinti per un uso non
96 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
Piazze d’Italia … e di Spagna
tradizionale della pietra,
per la produzione di nuovi
linguaggi o anche, e non è
poco, per la capacità di recuperare i segni dimenticati, per questi motivi
hanno ricevuto premi, segnalazioni e riconoscimenti. In tutti i casi, si è trattato di un vero e proprio
“atto rifondativo”, poiché la
piazza, nei centri storici europei è insieme luogo urbano
e luogo della mente, carico di significati sedimentati nel
tempo e nella memoria collettiva dei cittadini.
Piazza Grande è il cuore di
Palmanova, la città cinquecentesca realizzata dai veneziani per la difesa dagli
attacchi turchi, applicando i
concetti espressi dalla trattatistica rinascimentale. Lo
spazio esagonale, nel quale
convergono tutte le principale arterie, è stato sottoposto ad un intervento di riqualificazione, tra il ’98 ed il
’99, realizzato dall’architetto Franco Mancuso. Il
progetto, preceduto da una
sostanziosa ricerca storica
(che ha consentito l’esatta
ri-collocazione, previo re-
stauro, delle antiche statue
dei Provveditori , delle colonne con gli Arcangeli Gabriele e Michele e di una stele
commemorativa seicentesca, spostate in epoca ot-
TECNICA
Le prime tre immagini si riferiscono
alla piazza di Palmanova prima
(veduta aerea) e dopo l’intervento di
riqualificazione.
Sotto: Piazza Unità d’Italia a Trieste
mente nella piazza. Tutti gli
arredi: sedute, paracarri,
basamenti dei lampioni,
fontane, balaustre sono in
pietra Piacentina grigia ed in
pietra d’Istria bianca alternate, così come nella maggior parte degli edifici storici ed in particolare nelle
porte di Vincenzo Scamozzi, mentre i ponti, le
panche ed i bordi della
roggia sono in pietra d’Istria
Orsera.
tocentesca) si è basato
sulla ricomposizione geometrica della piazza, attraverso la ripetizione di un
modulo costituito dal triangolo equilatero e dall’applicazione dell’originaria unità di misura sulla base del
quale è stata costruita l’intera città: il passo veneto pari a
1,75 metri. L’anello prospiciente gli edifici è stato ridefinito con una fascia in lastre di pietra Piacentina
grigia, con spessore di cm
19, separata da fasce in sasso
spaccato, la stessa soluzione
utilizzata all’imbocco delle
sei strade radiali e per la restante pavimentazione ma
ello stesso anno,
il Comune di
Trieste ha bandito un concorso internazionale per la riqualificazione della Piazza Unità d’Italia, un grande spazio rettangolare aperto sul mare
retto da un sistema di assi
che ha come perno la Torre
del Municipio, frutto, negli
anni, di una serie d’interventi parziali di ricomposizione d’elementi esistenti.
Il progetto vincitore, realiz-
N
in lastre modulari da cm
4x35 a correre, posate su un
letto di calcestruzzo. Tutta
la superficie ha subìto un
trattamento antiscivolo
mediante fiammatura , una
soluzione che ha consentito il raggiungimento di un
aspetto cangiante in base
alla differente inclinazione
dei raggi solari.
L’esagono centrale, pavimentato con ghiaino, è delimitato da una roggia che
evoca l’antico canale ed è
rivestita con sasso fermo posato su letto di malta ed interrotta dai sei ponti, ideali
prolungamenti delle strade
che confluiscono radialIL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 97
TECNICA
In alto, vista aerea di Piazza Catuma
ad Andria; sotto, particolare della
pavimentazione della medesima
piazza.
zato dall’architetto francese Bernard Huet con lo
studio italiano Ceschia &
Mentil, aveva come obiettivo quello di restituire alla
piazza l’unitarietà perduta.
L’intento è stato raggiunto
mediante l’impiego di una
pavimentazione definita da
una cornice in pietra d’Istria,
all’interno della quale sono
stati impiegati esclusivamente due tipi di pietra:
pietra arenaria grigia con
superficie fiammata e pietra
d’Aurisina bianca bocciardata. Attraverso un accurato studio del senso di
posa del materiale lapideo
sono evidenziati allineamenti ed in particolare due
spazi: uno prospiciente il
municipio (che ora ospita
anche la fontana dei quattro continenti, spostata in epoca fascista ed ora nuovamente
collocata in posizione centrale), costituito da manufatti posati in forma di listoni a 45° rispetto all’asse
centrale, l’altro in adiacenza alla prefettura, un
tappeto segnato da punti
luminosi formati da diodi elettroluminescenti di colore blu, inseriti in blocchi
quadrati di pietra d’Aurisina bianca ad evocare le
presenze di un antico giardino scomparso e di un
porto fortificato.
Largo Catuma è da sempre
la piazza più rappresentativa della città di Andria (in
provincia di Barletta), qui avevano sede il potere temporale e quello spirituale, il
Palazzo Ducale ed il Vescovado.
La piazza ha mantenuto,
nel corso dei secoli, il ruolo
98 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
eruel, nel sud dell’Aragona è uno dei
capoluoghi di provincia meno popolosi della
Spagna, ma dotato di un nucleo antico collocato su
un’altura e considerato fra i
più belli del Paese. La città
si caratterizza per le sue costruzioni moresche e per la
sua architettura “modernista” che risale ai primi
anni del XX secolo ed infine
per la continuità delle vie
porticate che accentuano la
coesione del tessuto urbano.
Anche qui, come accaduto
in molte altre città spagnole, le amministrazioni
pubbliche hanno promosso
numerosi
interventi,
spesso, attraverso procedure di carattere concorsuale. Nel 2005 il concorso
per il restauro di Plaza de
Torico, lo spazio attorno al
quale si struttura ed organizza tutta la città viene
vinto da Fermìn Vàzquez
con lo studio b720 Arquitectos attraverso una proposta di grande semplicità
apparente, sostenuta da un
progetto particolarmente
complesso.
T
di riferimento urbano e sociale, continuando ad essere, ancora oggi, sede di
mercati, fiere, spettacoli e
dibattiti. La sua ri-definizione a livello morfologico,
affidata all’architetto romano Mauro Sàito, parte da
una rilettura della città storica e delle sue fasi evolutive per restituire senso ed
identità all’antica piazza
con un intervento concluso
nel 2006.
La forma poligonale, definita dalla cortina dei palazzi circostanti e ri-pavimentata con basole di pietra
calcarea chiara, è stata associata ad una forma centrale, ellittica, orientata secondo un asse nord-sud,
costituita da basole in pietra
lavica dell’Etna, posate a riempimento di spazi divisi da
corsi chiari che partono dall’asse di composizione.
Tutte le superfici sono state
trattate mediante lavorazioni a punta grossa o
media di piccone, in modo
da ottenere una maggiore
uniformità finale ed una garanzia contro il pericolo di
scivolamento; la nuova fontana collocata lungo l’asse
nord-sud in posizione defilata, segna il tracciato principale senza produrre interruzioni nella lettura
dello spazio ellittico.
La piazza, di circa 1800 mq,
priva di una forma geometrica ben definita (luogo
d’incontro di strade realizzate sul sedime di antichi
torrenti) si caratterizza, ancora oggi, per la sua sagoma
allungata e triangolare, disposta in leggera pendenza. Al centro una fontana datata metà ‘800, intorno, una delimitazione di
facciate porticate e nel sottosuolo due cisterne di origine medioevale destinate
TECNICA
Vista notturna di Plaza de Torico a
Teruel in Spagna
alla raccolta dell’acqua.
Il progetto prevedeva la
posa di un’unica pavimentazione in pietra basaltica
con la quale realizzare
anche rampe e cordonature
per ottenere una totale uniformità, esaltata dal colore scuro della pietra in
grado di aumentare il contrasto con le facciate prospicienti in pietra calcarea.
Quest’effetto è stato ulteriormente accentuato
dall’inserimento, nella pavimentazione, di elementi
luminosi stretti e lunghi:
fenditure di luce sulla superficie scura, «come filamenti trascinati da qualcuno di quei torrenti che originariamente attraversavano questo luogo e diedero, senza dubbio, origine
alla piazza, la quale così, in
questo modo inaspettato,
per via della luce e non dell’acqua, sembra regredire
al suo senso più recondito».
Per ottenere questo effetto
è stata impiegata una moderna tecnologia che gestisce 1.230 lampade led incorporate nel pavimento, in
grado di modificare il colore grazie ad un programma che genera differenti trame e ritmi luminosi;
segni di un linguaggio che
enfatizza la posizione della
fontana esistente (attorno
alla quale le strisce luminose cambiano direzione)
e consente di leggere, in superficie, la posizione dei ritrovamenti archeologici
sotterranei (collegati fra
loro da una galleria di connessione che ne consente
la visita) e quella di uno
spazio espositivo interrato
di circa 400 mq.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 99
TECNICA
Evoluzione della tradizionale
edilizia dopo le recenti norme
termiche, acustiche e statiche
D
a “Metrocubo” riportiamo un interessante metodo
costruttivo di muri portanti:
si tratta del “Sistema costruttivo in Bioclima Zero”
prodotto da Leca; tale metodo assicura isolamento
termico, acustico e sicurezza
statica.
Nel mese di ottobre 2009 il
Decreto 192/05 “Attuazione
della direttiva 2002/91/CE
relativa al rendimento energetico nell’edilizia” compie
quattro anni. In questo periodo, oltre al D.Lgs 311/06,
che ha apportato correzioni
e ha integrato il decreto 192
originario, sono stati emanati nuovi dispositivi legislativi nazionali che hanno
applicato i requisiti del risparmio energetico agli edifici oggetto degli interventi
di ristrutturazione e regolamenti regionali che – introducendo la certificazione energetica degli edifici –
hanno anticipato la normativa nazionale. Non sono inoltre da dimenticare la normativa acustica e le “Norme
tecniche per le costruzioni”,
che hanno imposto i concetti
della progettazione antisismica ad una parte sempre
piú ampia del territorio nazionale, avviando un processo di rinnovamento radicale delle norme di calcolo.
Processo che probabilmente subirà un’accelerazione in seguito ai drammatici eventi legati al terremoto in Abruzzo.
Il “Sistema costruttivo in
Bioclima Zero” è stato felicemente sperimentato in un
intervento residenziale in
Comune di Pozzoleone (Vi),
100 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
in cui una tipologia edilizia
tradizionale è stata ripensata per rispondere alle normative sopra citate, sfruttando le potenzialità delle
pareti in Lecablocco Bioclima Zero.
Si tratta di un edificio a tre livelli di uguale metratura, situato in zona climatica “E”,
progettato e realizzato per
garantire consumi energetici nettamente inferiori ai
parametri di legge, sia in termini di riscaldamento invernale che di raffrescamento
estivo.
Riscaldamento invernale
Il valore di EPi calcolato è risultato inferiore anche
anche al limite cogente dal
1° gennaio 2010 secondo il
D.Lgs 311/06.
La riduzione delle dispersioni energetiche attraverso
l’involucro opaco verticale è
stato invece ottenuto grazie
alle pareti in Bioclima Zero
con trasmittanza termica U
inferiore a 0,30 W/m2K, nettamente al di sotto del limite
imposto dal 311 per edifici
realizzati in zona climatica
“E” fino al 31 dicembre 2007
(U)0,46 W/m2K).
Benessere estivo
Sono state adottate diverse
soluzioni, ed in particolare:
schermatura delle superfici
vetrate per ridurre l’apporto
di calore da irraggiamento
solare; pareti dotate di ottima inerzia termica; utilizzo
della ventilazione naturale
negli ambienti grazie all’esposizione degli appartamenti su fronti opposti.
A
ll’interno degli alloggi il controllo
della temperatura
nel periodo estivo, caratterizzato da sensibili escursioni giornaliere, è stato
conseguito con materiali dotati di un’elevata inerzia termica.
L’inerzia termica conferisce
infatti all’edificio la capacità
di sfasare (cioè di ritardare
nel tempo) e di smorzare
(cioè di diminuire la quantità) l’onda termica incidente.
Le pareti in Bioclima Zero
abbinano ottime prestazioni di isolamento termico
(trasmittanza U)0,30 Wm2K)
e un’elevata massa superficiale (fino a 360 kg/m2 esclusi
intonaci).
Di conseguenza lo sfasamento S dell’onda termica
estiva arriva fino a 15 ore,
mentre il fattore di attenuazione fa è inferiore a 0,10.
In zona sismica
Il Comune di Pozzoleone è
stato classificato in zona sismica 3 dall’O.P.C.M. 3274
del 20 marzo 2003.
La struttura verticale è stata
realizzata in muratura portante armata. Questa tecnica
costruttiva rappresenta l’evoluzione della muratura
portante tradizionale (o or-
TECNICA
dinaria). Si mantengono le
caratteristiche di economicità, semplicità e rapidità di
esecuzione proprie di una
muratura portante abbinandole a un migliore comportamento del sistema murario in caso di terremoto. Infatti le armature verticali e orizzontali conferiscono ai
pannelli murari caratteristiche di duttilità, garanzia
di capacità dissipativa dell’azione sismica. Già contemplata nella normativa i-
(Mbz). Il Sistema MBZ è
stato utilizzato e collaudato
a partire dal 1986.
taliana a partire dal D.M. 16
gennaio 1996, questa tecnica costruttiva è valorizzata
anche dal D.M. 14 gennaio
2008 “Norme tecniche per le
costruzioni”. In particolare,
Bioclima Zero sviluppa le
peculiarità del Sistema costruttivo di murature portanti armate in Lecablocchi
Bioclima Zero27p Portante è
l’elemento base per realizzare murature portanti armate in zona sismica. Ad
esso si aggiungono i pezzi
necessari a realizzare gli angoli, le architravi, i rivestimenti di cordoli delle strutture in calcestruzzo armato.
❑
Esterno
01 Lecablocco Bioclima Zero27p.
02 Striscia isolante adesiva da
posizionare in ogni corso di
malta orizzontale
03 Malta di posa su tre corsi
04 Tasca verticale da riempire con
malta tipo M5 o M10
05 Traliccio metallico tipo Murfor,
da posizionare ogni 2-4 corsi
06 Ferro ø 6 da posizionare ogni 2
corsi (murature armate in zona
sismica)
07 Blocco PX38 Angolo
08 Getto in calcestruzzo armato
09 Architrave con getto in calcestruzzo armato
10 Tavella isolata da posizionare
in corrispondenza degli elementi in calcestruzzo (Cordoli
di solai)
11 Blocco PX38 angolo interno
Interno
12 Blocco PX38 Jolly
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 103
TECNICA
Alessandra Pelizzari
I
l colore in edilizia è
spesso ritenuto dai
tecnici elemento marginale del progetto, un momento quasi ludico, nel
quale dare gioioso sfogo alla
fantasia. Riveste, invece, importanza affatto secondaria
nella definizione stilistica
del manufatto e meriterebbe, in genere, qualche riflessione approfondita, al
fine di evitare all’edificio cui
è applicato l’attributo di
arma contundente contro
104 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
Il Color-designer,
utile consulente nella scelta
della tinteggiatura
l’ambiente circostante.
Da sempre presente sulle
case e sulle opere pubbliche costruite dall’uomo, il
colore oggi si riduce spesso
al ruolo di patina di copertura, di belletto finale messo
lì a decretare la fine di un
cantiere, piú che a definire il
compimento di un’idea che
tenga conto della funzione
dell’edificio, della sua storia, dell’ambiente urbano o
rurale, delle tradizioni del
luogo, delle condizioni so-
ciali di chi lo abiterà, ecc.
Il progetto colore – cioè lo
studio a cui si dedica la
nuova figura professionale
del Color designer – può risultare utile se recepisce i
segni di una molteplicità di
spunti culturali intrinsechi
nell’edificio, esaltandoli con
una tinteggiatura garbata e
pulita come una pelle luminosa su un bel viso.
L’intervento del Color designer sarà tanto più utile e
completo quanto più vasta e
ricca sarà la gamma di valori
architettonici che saprà “leggere” nel manufatto oggetto
dello studio.
Il “giusto colore” sarà pertanto la risultante di esperienze attuali e di memoria
che considerino non solo i
parametri coloristici dell’edificio, ma anche quelli
della sua natura fisico-chimica. Ciò è vero specialmente nel caso di restauro e
ridipintura di muri antichi,
per i quali ricorrerà anche –
TECNICA
quando sarà possibile – a ricerche storiche approfondite, alla consultazione di
documenti d’archivio che lo
possano aiutare nell’identificazione dei materiali e dei
pigmenti originari cosí da
condurre un adeguato stu-
ambientale che affianca l’edificio e allo sfondo che lo
contiene.
La realtà cromatica quindi è
per sua natura relativa, non
essendo eguale in tutti i casi
e non essendo costante
neppure in condizioni e
tempi diversi: ciò che appare soddisfacente in un
caso e in un tempo, difficilmente può esserlo anche in
un altro, pur se simile.
Non si possono, quindi, ricalcare decisioni cromatiche
cano la percezione delle distanze, delle proporzioni,
delle forme, delle linee e
degli sfondi. La ricerca del
“giusto colore” non è basata
su una scienza, ma su un settore del sapere molto fluido,
insidioso, che non dà certezze, ma che richiede sensibilità interpretative che si
servono di poche regole e
molto hanno a che fare con la
sfera delle percezioni. Volumi e superfici a seconda
della loro colorazione pos-
da applicare ad un manufatto sulla base di esempi
realizzati altrove e giudicati
positivamente; è necessario
invece approfondire caso
per caso la conoscenza complessa e singolare del colore.
I colori, come è noto, modifi-
sono apparire ciò che in
realtà non sono: sappiamo
bene che tonalità fredde allontanano visivamente gli
oggetti e li fanno apparire
piú piccoli; tonalità calde viceversa li avvicinano e li rendono piú grandi. Questi “in-
dio della loro compatibilità
con i materiali moderni.
Le scelte del colore non
sono assolute: significa che
non possono essere fatte
una volta per sempre, ma
vanno considerate in relazione al contesto coloristico
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 105
TECNICA
lutazione del loro “peso” su
volumi e superfici.
R
ganni”, ben conosciuti e comunemente applicati dai
pittori paesaggisti nelle loro
opere, sono validi e presenti
anche nel campo lavorativo
di chi, come il Color designer, s’interessa professionalmente di dosare il colore
in rapporto agli altri colori
che lo affiancano o che lo
contengono.
È sempre importante mettere in relazione l’edificio con
il contesto ambientale che la
circonda; il colore destinato a
caratterizzarlo – se ben scelto
– riuscirà a rendere più ricca e
complessa la personalità del
luogo nel quale l’edificio è inserito; se mal scelto e dissonante, invece, lo deprimerà,
sminuendolo, perfino umiliandolo.
I fenomeni accennati evidenziano la mutevolezza
della percezione dei colori
che, se osservati singolarmente o accostati ad altri, inducono l’occhio in “errori” di
valutazione non facili da do106 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
minare. In realtà, non è l’occhio che percepisce il colore, ma il cervello: il colore
è perciò una sensazione generata dall’atto percettivo,
quindi strettamente connesso con i nostri senti-
menti, la nostra psiche, i nostri pensieri più di quanto si
possa immaginare. Ciò
spiega la complessità del fenomeno colore e la difficoltà
“alchimistica” dell’accostamento delle tinte e della va-
iassumendo: il
Color designer, con
la sua esperienza e
con le sue conoscenze specifiche di colorimetria può validamente contribuire alla
scelta delle tinte di un edicio
o di un manufatto, basando il
proprio intervento su tre ambiti di studio: l’analisi e la valorizzazione del colore naturale dei materiali impiegati;
il trattamento della colorazione da applicare (in edifici
antichi) a un dato supporto
avalendosi anche di indagini
storiche e stratigrafiche (degli intonaci, delle parti in
legno, degli infissi, p. es.); la
verifica dell’influenza degli
accostamenti delle cromie
degli elementi strutturali e
decorativi in rapporto al contesto percettivo d’insieme.
❑
GEOLOGIA
Diego Pozzorini
Stefano Morandi
1. Introduzione
La zona del portale Sud
della Galleria di base del
Ceneri (GbC) a Vezia(Svizzera) comprende una tratta
di galleria in roccia denominata “Controavanzamento
di Vezia” (Fig. 1). L’opera,
della lunghezza di circa 300
m, consiste in una galleria a
due canne e verrà realizzata
a partire dal 2010 con metodo di scavo all’esplosivo
in avanzamento verso Nord.
con diametro di ca. 10m; l'avanzamento di entrambi i
tubi è previsto in discesa,
con una pendenza longitudinale massima di circa 12.4
‰.
Il controavanzamento di
Vezia interferisce con il tracciato della galleria stradale
PTL Vedeggio–Cassarate, attualmente in fase di realizzazione ed il relativo cunicolo
di sicurezza (già realizzato).
In un contesto di progettazione di un opera relativamente complessa vi sono
numerose interazioni con gli
specialisti dei vari ambiti
che devono essere considerati; il lavoro viene svolto in
team e l’aspetto organizzativo risulta determinante
per raggiungere gli obbiettivi richiesti dal Committente (AlpTransit): qualità
della realizzazione, sicurezza per i lavoratori, contenimento tempi e costi. Nel
presente scritto saranno
presentati i temi che sono
stati trattati dagli specialisti
geologo e geomeccanico
come contributo alla realizzazione del progetto esecutivo di questa piccola parte
d’opera. Come si avrà occasione di notare i mezzi a di108 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
Il ruolo del geologo
nella progettazione
delle opere in sotterraneo
sposizione sono notevoli ma
adeguati allo scopo di ottenere risultati relativamente
certi; ad esempio l’appalto
per la sola stazione di misurazione ha un valore di circa
350.000 Euro, investimento
notevolmente inferiore rispetto al mancato guadagno
per un eventuale ritardo di
pochi giorni nella consegna
dell’opera.
In estrema sintesi l’incarico
affidato ai due geologi spe-
cialisti è di definire gli scenari di pericolo che potranno
manifestarsi nel corso delle
operazioni di scavo, esprimendole in termini quantitativi e trasmetterli agli ingegneri e geomeccanici che si
occupano dei metodi di avanzamento e messa in sicurezza; gli aspetti costruttivi
vengono cosi’ fondati sul
contesto geologico e geomeccanico e sono da essi imprescindibili.
2. Caratterizzazione
geologica
2.1 Caratteristiche geologiche
e petrografiche
Nel settore in oggetto l’ammasso roccioso è scarsamente esposto in superficie
a causa dell’estesa copertura detritica quaternaria
che è perlopiù caratterizzata
da materiale morenico poco
compatto il cui spessore è
dell’ordine dei 2 – 6 m. Gli af-
GEOLOGIA
Fig. 1. Situazione al portale Sud
GbC a Vezia: Controavanzamento di
Vezia e incrocio con la galleria
stradale Vedeggio – Cassavate
Fig. 2. Caratteristiche macroscopiche
degli Gneiss Stabbiello (GStab).
Lunghezza del riferimento 50 cm.
fioramenti rocciosi si limitano ad alcune incisioni vallive. Per poter valutare le
condizioni geologiche in
rapporto alle esigenze progettuali dell’opera si è pertanto resa necessaria un’indagine per mezzo di sondaggi geognostici, correlata
da rilievi geologici in superficie, indagini sismiche,
prove in foro e in laboratorio
sulle carote estratte.
L’
ammasso roccioso
in corrispondenza
del controavanzamento di Vezia appartiene
all’unità tettonica della Zona
della Val Colla ed in particolare alla formazione geologica degli “Gneiss dello
Stabbiello” (GStab). Si tratta
di rocce di età prealpina, appartenenti allo zoccolo cristallino delle Alpi Meridionali. La formazione degli GStab consiste in una sequenza eterogenea di
gneiss scistosi e scisti sericitici e cloritici, con livelli
quarzitici, come pure di filloniti sericitiche.
Gli gneiss scistosi e scisti sericitici-cloritici sono rocce a
notevole tenore micaceo, a
grana fine e tessitura da mediamente a fortemente scistosa, spesso ondulata, contorta e pieghettata, con una
bancatura dell’ordine di 5-10
cm di spessore. La composizione mineralogica media di
questi litotipi è quarzo (3050%), feldspato (5-20%), mica
(20-40%, prevalentemente
sericite e clorite), carbonato
(fino a 15%, generalmente
vene pervasive di calcite), in
quantità accessorie sono
presenti granato e staurolite
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 109
GEOLOGIA
Fig. 3-3A. Al centro delle due
pagine, in alto. Ammasso roccioso,
caratteristiche dello strato roccioso
superiore.
(fino a 2%).
In corrispondenza di orizzonti quarzitici paralleli alla
scistosità, la roccia diventa
sensibilmente più dura e
massiccia; questi orizzonti
possono avere degli spessori che variano da alcuni cm
ad alcuni dm e modificare in
tal senso la bancatura. La
loro distribuzione all’interno della compagine rocciosa è aleatoria.
Le filloniti sericitiche si presentano in forma di orizzonti
e sono contraddistinte da
una granulometria ancora
più fine e da un tenore micaceo elevato. Lo spessore
delle filloniti varia da alcuni
cm fino a più decimetri (occasionalmente possono raggiungere e superare il metro
di spessore) ed anch’esse
sono distribuite in modo irregolare all’interno dell’ammasso roccioso.
2.2 Caratteristiche strutturali
dell’ammasso roccioso
La discontinuità principale
dell’ammasso roccioso
(roccia+discontinuità) è data
dalla scistosità che nella
zona in oggetto assume una
giacitura suborizzontale (tipicamente da 0 a 30° rispetto
all’orizzontale). Ad intervalli
irregolari e per brevi tratte, i
piani di scistosità possono
tuttavia assumere anche giaciture più inclinate (dell’ordine dei 50 – 60°).
Dall’analisi dei dati strutturali si può definire la presenza di almeno un sistema
di pieghe a carattere aperto,
con piano assiale inclinato
ripidamente verso Est ed
asse orientato in direzione
Nord. Pur se non esplicita110 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
mente evidenziato, è molto
probabile che questo sistema plicativo sia accompagnato da un altro sistema
morfologicamente analogo
ma con orientazione perpendicolare ad esso.
Questo(-i) sistema(-i) è di
età posteriore alla formazione della scistosità ma
presenta caratteristiche ancora associate a condizioni
deformative duttili.
L’ammasso roccioso è inoltre attraversato da sistemi di giunti, i quali sono
contraddistinti da spaziature strette (fratturazione
per metro lineare e valori
RQD osservati sui carotaggi),
da persistenze che variano
da basse ad elevate (rilievi
strutturali dettagliati lungo
gli intagli vallivi), oltre che
da variabilità significative
della loro orientazione. L’apertura dei giunti varia da 0
a 10 mm. In prevalenza non
si osservano riempimenti
coesivi. Oltre ai sistemi di
giunti sono state identificate
zone disturbate (ZD) caratterizzate da strutture di faglia di tipo prevalentemente cataclasitico.
Le risultanze delle indagini
geologiche consentono di
distinguere due strati all’interno dell’ammasso roccioso che ospita il manufatto: uno strato roccioso superiore, dello spessore di
ca. 15 - 20 m, contraddistinto
da roccia molto allentata,
fratturata ed alterata, ed uno
strato roccioso inferiore, ca-
ratterizzato da roccia allentata, moderatamente fratturata ed alterata. Il limite tra
questi due strati si basa
sulle estrapolazioni dai sondaggi e sull’indagine sismica
ed è pertanto da intendere a
livello indicativo. Lo strato
superiore è caratterizzato da
uno sviluppo intenso dei sistemi di giunti (spaziatura
stretta, persistenza da debole a forte e apertura dei
giunti). Vedi figure 3 e 3A.
Sulla base della prognosi
geologica, rappresentata
nella sezione longitudinale
in asse tubo Est (Fig. 4), il
controavanzamento di Vezia
verrà a trovarsi in sezione
piena per una lunghezza di
circa 150 - 200 m nello strato
roccioso superiore (Fig. 4). Le
GEOLOGIA
Fig. 4. In basso. Controavanzamento
di Vezia, sezione geologica
longitudinale tubo Est. Altezza
esagerata 1.5x.
pioni carotati degli GStab
sono riportati nella tabella
sottostante. Si tratta di risultati provenienti da prove
monoassiali, triassiali, resistenza alla trazione e prove
di point load. L’intervallo di
valori rappresentativo è
stato definito partendo dall’intervallo interquartile che
raggruppa tutti i risultati
delle prove eseguite sui
campioni GStab, quindi
anche su campioni provenienti da zone ubicate all’esterno del settore specifico.
Questo per sopperire ad un
campo di valori della tratta
del controavanzamento statisticamente limitato e per
rappresentare i diversi litotipi che contraddistinguono
gli GStab (gneiss scistosi,
scisti, quarziti, filloniti).
coperture sono molto esigue,
dai 5–10 m al portale per poi
raggiungere progressivamente i 35 m verso la fine del
manufatto in direzione Nord.
2.3 Parametri geomeccanici
del materiale roccia
I risultati delle prove geomeccaniche di laboratorio
svolte su provini di roccia ±
intatti provenienti da cam-
2.4 Condizioni idrogeologiche
Nel settore in oggetto è presente una falda freatica di
versante il cui livello si trova
in corrispondenza dell’interfaccia roccia - quaternario
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 113
GEOLOGIA
Fig. 5. Incrocio GbC – PTL in asse
Tubo Est.
Tab. 1 Intervallo rappresentativo dei parametri geotecnici GSab derivati dalle prove di
laboratorio
Test di laboratorio
Intervallo rappresentativo
Monoassiale, UCS
[MPa]
17-60
Monoassiale, modulo E
[GPa]
20-50
Triassiale, attrito picco
[°]
39-49
Triassiale, attrito residuale
[°]
36-47
Triassiale, coesione picco
[MPa]
3-11
Triassiale, coesione residuale
[MPa]
1-4
Resistenza alla trazione
[MPa]
3.9-7.2
PLT Is50//S
[MPa]
0.7-1.9
PLT Is50 perp S
[MPa]
3-6
nonché nella porzione superficiale dello strato roccioso superiore. La distanza
tra la platea della galleria ed
il livello superiore della
falda varia da un minimo di
12 ad un massimo di 40 m.
G
li scisti sericitici e
le filloniti degli GStab sono scarsamente permeabili e non si ritiene che durante le operazioni di scavo possano manifestarsi effetti drenanti e
scompensi della falda. I valori derivati dalle prove
d’acqua eseguite nei fori indicano permeabilità basse
(k = 3–5.10-8 m/sec). Per via
della copertura esigua e
dello strato roccioso superiore (giunti aperti) si prospettano condizioni idrogeologiche sature in particolare lungo i sistemi di giunti
trasversali e le faglie cataclasitiche discordanti. Pertanto
in galleria sono da aspettarsi
stillicidi e venute d’acqua
puntuali in corrispondenza
di dette strutture.
La portata d’infiltrazione
stazionaria complessiva per
114 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
entrambi i tubi del controavanzamento è stimata in 1 –
1.5 l/sec. Dal punto di vista
fisico-chimico si tratta di
acqua non aggressiva, poco
mineralizzata.
3. Aspetti geomeccanici
e monitoraggio
delle deformazioni
Il controavanzamento di
Vezia interferisce con la galleria stradale PTL VedeggioCassarate ed il relativo cunicolo di sicurezza ad alcune
decine di metri dal portale
in roccia (Fig. 1). In particolare, la galleria stradale, attualmente in fase di realizzazione, è situata sotto il con-
troavanzamento, con uno
spessore di roccia esiguo,
dell’ordine di 4.2 m (Fig. 5).
Per far fronte alle particolari
esigenze che tale situazione
comporta, entrambi i progetti sono stati coordinati
nel dettaglio, definendo
procedimenti esecutivi cautelativi e l’adozione di tratte
rinforzate.
3.1 Comportamento
geomeccanico previsto
tramite modellazione
L’esecuzione di verifiche
sull’intersezione tra gallerie
PTL ed ATG a mezzo di codici di calcolo ad elementi
distinti ha evidenziato la
presenza di due principali
fenomeni critici a seguito
della combinazione di effetti dell’apertura dei cavi
all’incrocio:
– presenza di carico supplementare sui rivestimenti
GEOLOGIA
Fig. 6. Valori limite dei parametri
sensibili e relative zone di
applicabilità.
Tab. 2 Sintesi risultati calcoli geotecnici effettuati con modello ad elementi distinti
Fasi esecutive
Parametri indice
Scavo e rivestimento
anello esterno gallerie PTL
Scavo e rivestimento
tubo Ovest ATG
Scavo e rivestimento
tubo Est ATG
4.7E+05
5.8E+05
6.0E+5
2-4
4-8
10-20
Azioni assiali sul rivestimento galleria PTL [N]
Spostamenti vert. sopra calotta galleria ATG Tubo Ovest [mm]
PTL: sono stati eseguiti
calcoli delle pressioni sul
rivestimento per la galleria PTL ed il cunicolo. E’
stato successivamente simulato lo scavo delle gallerie ATG verificando la variazione nelle sollecitazioni su tale rivestimento.
Si veda Tab. 2 per i risultati.
– detensionamento dell’ammasso roccioso durante lo
scavo PTL relativamente
alla porzione che sarà successivamente interessata
dallo scavo delle gallerie
ATG: è stato utilizzato il
parametro indice “spostamenti verticali in calotta”
per descrivere la deformazione dell’ammasso, stabilendo in 1-2 cm il valore
critico oltre al quale si ha
rottura lungo le discontinuità, al quale corrisponde l’innesco di fenomeni di distacco di blocchi
elementari e in generale
di un incremento delle
pressioni sui rivestimenti.
Le simulazioni indicano
che lo scavo delle gallerie
PTL è in grado di indurre
tali fenomeni. L’adozione
di una sezione tipo rinforzata nella tratta in esame
riduce i rischi legati al detensionamento dell’ammasso.
3.2 Monitoraggio
geomeccanico
dell’ammasso roccioso
Nel corso delle successive
fasi progettuali sono stati individuati gli scenari di rischio e le relative soluzioni
per eliminarli o mitigarli. Il
dimensionamento delle opere in sotterraneo che compongono l’incrocio è stato
effettuato in considerazione
di tali scenari di rischio. Per
tenere sotto controllo l’evoluzione degli stessi nel corso
dell’avanzamento dei lavori
è stato approntato un concetto di misurazione dei parametri considerati “sensibili”, stabilendo dei valori limite oltre ai quali il concetto
costruttivo e dimensionale
delle opere in corrispondenza dell’incrocio dovrà
essere modificato ed adattato in corso d’opera. Vedi figura 6.
A
l fine di monitorare
la dinamica delle
deformazioni della
roccia intorno ai cavi sono
state effettuate dalla superficie perforazioni attrezzate
con strumentazione in corrispondenza di:
• calotta PTL e calotta ATG
nei punti di intersezione
geometrica (fori CB 141 e
144);
• calotta PTL e imposta calotta PTL lateralmente ai
punti di intersezione geometrica (fori CB 140, 142,
143bis, 145)
Le misurazioni manuali inclinometriche ed estensimetriche, che non possono
costituire un sistema di allarme a causa della loro natura discontinua, sono state
integrate con estensimetri
multibase dotati di trasduttori e relativi logger posati
negli stessi fori dei tubi di
misura manuale. Gli estensimetri multibase consentono
di installare una rete di misurazione in continuo con
trasmissione dati in remoto
e bassa necessità di manutenzione, mentre la maggiore quantità di informazioni direzionali sugli spostamenti forniti delle sonde
estensimetriche ed inclinometriche permette una visione più completa dei meccanismi di deformazione,
migliorando la comprensione dei fenomeni e fornendo conseguentemente
un miglior controllo.
3.3 Risultati preliminari
del monitoraggio
Le misurazioni sono in corso
dal febbraio 2007 ed hanno
monitorato il passaggio del
fronte della galleria PTL dall’incrocio Ovest il 25.05.2007
e dall’incrocio Est il
05.06.2007. Il sistema di monitoraggio ha evidenziato un
fenomeno di convergenza aIL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 115
GEOLOGIA
Fig. 7. Distribuzione delle
deformazioni all’incrocio PTL-ATG.
Situazione aggiornata a Settembre
2007.
simmetrico e con movimenti
localizzati lungo discontinuità persistenti esistenti,
individuabili con massima
probabilità con le faglie cataclastiche e/o kakiritiche individuate in cunicolo e galleria PTL e nei carotaggi dei
fori strumentati.
L’
entità degli spostamenti verticali
massimi, utilizzati
come indicatore dello stato
deformativi dell’ammasso è
nell’ordine dei 4-6mm per la
terna Est e nell’ordine dei 34mm per la terna Ovest; i valori massimi non si sono manifestati immediatamente
dopo il passaggio del fronte,
denotando comportamento
di tipo elasto-plastico, ove
la componente plastica risulta legata al progredire
delle dislocazioni a taglio
lungo le discontinuità principali prima citate. Le
profondità nell’ammasso
raggiunte dal detensionamento potrebbero essere
associate alle curve di isospostamento, come rappresentato a titolo di esempio
in figura 7. Il processo di convergenza dell’ammasso roccioso all’incrocio è pres-
116 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
soché giunto ad equilibrio
con il contrasto fornito dagli
elementi strutturali posati. I
livelli deformativi massimi
raggiunti sono pari a circa il
55% di quelli teorici calcolati
tramite modellazione numerica. A quota gallerie ATG
i livelli deformativi raggiunti
sono pari a circa il 50% di
quelli teorici.
La stazione di misurazione,
la cui funzionalità si è finora
dimostrata soddisfacente,
ha evidenziato valori dei parametri sensibili inferiori
alle soglie stabilite, dimostrando l’efficacia del controllo dei metodi di avanzamento e messa in sicurezza
in corso d’opera ed evidenziando una situazione delle
problematiche geomeccaniche migliore di quella ini-
zialmente pronosticata,
fatto decisamente incoraggiante per l’esecuzione dell’incrocio nell’ottica del futuro scavo delle gallerie
ATG.
❑
Esterno
CONDOMINIO
Francesco Ganda
L
e linee guida nazionali per la certificazione energetica
degli edifici previste dall’articolo 6, comma 9 del Decreto legge 192/2005 sono
state emesse con il Decreto
Ministeriale 26 giugno 2009.
Il provvedimento è composto da 8 articoli e 10 allegati e definisce gli strumenti
di raccordo, concertazione e
cooperazione tra lo Stato e
le Regioni e segue il Dpr
59/2009 che fissa i requisiti
minimi per la prestazione energetica degli edifici e
degli impianti termici.
Qui non si tratta l’aspetto
tecnico del sistema, ma
quanto riguarda la risposta
in condominiale per la pro-
Linee guida nazionali
per la certificazione energetica
degli edifici
grammazione della documentazione relativa alla dotazione dell’Attestato Certificazione Energetica (ACE)
da parte del condominio.
L’Attestato di certificazione
energetica degli edifici ha lo
scopo di orientare i cittadini
verso gli edifici piú qualificati sotto l’aspetto del rendimento energetico, per
questo l’ACE deve contenere l’informazione della
classe energetica secondo
le modalità definite dall’allegato n. 4 per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria. L’allegato indica le
classi secondo la situazione
climatica del luogo dove si
trova l’edificio ed il suo rap-
porto di forma S/V rapportando il tutto ai valori definiti dal D.legge 192/2005 a
partire dall’anno 2010.
Il sistema di valutazione
delle prestazioni energetiche dell’edificio è rappresentato dalle classi di prestazione identificate dalle
lettere dalla A alla G, autocertificabile.
Per gli edifici residenziali
con riferimento ai condomini si può eseguire una certificazione comune per unità
simili, sia nel caso di impianti centralizzati, sia di impianti autonomi. Possiamo
avere casi di applicazione:
1) impianti termici autonomi
o con apparecchiatura di
contabilizzazione del ca-
lore, ci si può dotare dell’ACE relativo alla singola
unità immobiliare;
2) con impianti centralizzati
privi di controllo automatico, all’interno dell’appartamento, l’indice è ripartito applicando le tabelle millesimali del riscaldamento;
3) in presenza di appartamenti serviti da impianto
centralizzato, che differiscono tra loro in quanto
alcuni hanno installato il
controllo automatico
della gestione del calore
o per aver eseguito opere
relative al risparmio energetico si procederà come
al punto 1) con l’esame
particolareggiato di ogni
unità immobiliare.
L
a certificazione va
richiesta dal titolare: della proprietà, dal titolare del titolo
abilitativo a costruire, o
anche dal detentore dell’immobile.
Per gli edifici con superficie
superiore a mq 1.000 il titolare dell’operazione, conoscendo la scadente condizione energetica del proprio
immobile può decidere di eseguire un’autodichiarazione in cui dichiara che l’edificio risulta essere di
classe energetica “G”.
Chi ha eseguito il certificato
in precedenza si dovrà dotare di un nuovo attestato
entro un anno. I nuovi certificati hanno la validità di
dieci anni.
Sentenze
Condominio - Responsabilità civile; furto; presenza di ponteggi in118 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
CONDOMINIO
stallati dall’impresa per eseguire lavori; mancanza di sistemi di sicurezza; concorso di responsabilità per
cose in custodia, per omessa sorveglianza sull’impresa e per scelta inadeguata dell’impresa.
Cass. Civ., Sez. III, sent. 17 marzo
2009, n. 6435.
Del danno patito da persona
il cui appartamento sia stato
svaligiato da ladri, introdottivisi attraverso ponteggi installati per il restauro del
fabbricato e privi sia di illuminazione che di misure di
sicurezza, possono essere
chiamati a rispondere non
solo l’impresa che ha realizzato i ponteggi stessi, ma
anche il condominio, per un
duplice titolo: sia quale custode del fabbricato ai sensi
dell’articolo 2051 Cod.civ.,
sia per culpa in vigilando o in eligendo, allorché risulti che
abbia omesso di sorvegliare
l’operato dell’impresa appaltatrice, ovvero ne abbia
scelta una manifestamente
inadeguata per l’esecuzione
dell’opera.
Furto: concomitante installazione di
ponteggi.
Cass. civ. Sez. III, sent. 17 marzo
2009, n. 6435.
In caso di appalto di lavori di
manutenzione straordinaria
affidati da un condominio,
oltre alla responsabilità dell’appaltatore – che, di regola, deve ritenersi unico responsabile dei danni derivati a terzi dall’esecuzione
dell’opera – sussiste una
corresponsabilità del predetto condominio committente sia in ipotesi di violazione di regole di custodia,
ex art. 2051 Cod. civ., sia in
caso di riferibilità dell’e-
vento al committente stesso
per culpa in eligendo per essere
stata affidata l’opera a
un’impresa assolutamente
inidonea, nonché qualora
l’appaltatore sia stato un
semplice esecutore degli ordini del committente e
abbia agito quale nudus minister attuandone specifiche
direttive. In particolare, tale
ipotesi di corresponsabilità
si verifica nel caso in cui il
condominio ometta di vigilare sull’osservanza, da
parte dell’impresa appaltatrice, di tutte le precauzioni
del caso (nella specie, essendo stata l’impalcatura
montata senza luci esterne e
senza alcuna struttura di sicurezza per l’inviolabilità
degli appartamenti).
Condominio (parti comuni)
Elenco ex articolo 1117 Cod. civ.; natura; presunzione di parte comune;
sussistenza; prova contraria; onere;
necessità; riferimento al regolamento di condominio o alle tabelle
millesimali come proprietà esclusiva;
insufficienza;
Cass. Civ., Sez. III, sent. 13 marzo
2009, n. 6175.
In tema di condominio, i
beni indicati dall’articolo
1117 Cod. civ., con elencazione non tassativa ma solo
esemplificativa, si intendono comuni per presunzione derivante sia dall’attitudine oggettiva che dalla
concreta destinazione degli
stessi al servizio comune. La
parte che voglia vincere tale
presunzione ha l’onere di
fornire la prova contraria,
non potendo al riguardo valere né le risultanze del regolamento condominiale né
l’eventuale inclusione del
bene nelle tabelle millesimali come proprietà esclusiva di un condomino. (In applicazione di tale principio,
la S.C. ha confermato la sentenza impugnata, che aveva
dichiarato la responsabilità
di un condominio per i danni
conseguenti ad un allagamento causato dal difettoso
funzionamento di una pompa di drenaggio, utilizzata
dall’intero condominio per
lo scarico delle acque, benché collocata in un locale di
proprietà individuale non
autonomamente accessibile
per il condominio.
Contratti. Eccessiva
onerosità sopravvenuta
Contratto atipico di compravendita
immobiliare con previsione di garanzia di redditività per il futuro; corrispettività tra le prestazioni sinallagmatiche; sussistenza; conseguenze;
Cass. civ., Sez. II, sent; 25 marzo
2009, n. 7225.
L’atipicità della causa di un
contratto di compravendita
immobiliare determinata
dall’assunzione della garanzia di redditività del
bene venduto non esclude
la corrispettività tra le prestazioni a carico delle parti e
la conseguente operatività,
nel caso di eccessiva onerosità, non dell’art; 1468 Cod.
civ., bensí dell’art. 1467,
commi 1 e 3, Cod. civ., secondo cui è attribuito alla
parte la cui prestazione sia
divenuta eccessivamente onerosa per avvenimenti
straordinari e imprevedibili
unicamente il potere di
chiedere la soluzione del
contratto e soltanto alla
parte, contro la quale è domandata la risoluzione,
quello di evitarla offrendo di
modificare equamente le
condizioni del contratto.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 119
CULTURA
Non era solo un pupazzo satirico
la Lodoìga dèla Losa
Franco Robecchi
D
opo aver affrontato la questione della statua di
epoca fascista, il cosiddetto Bigio di Piazza Vittoria, di Arturo Dazzi, ora mi sto occupando di
una seconda statua bresciana, anch’essa dimenticata. Potrei fregiarmi della patente di rianimatore di statue in via
d’estinzione. Si tratta di una scultura cinquecentesca, ma
anch’essa popolare, tanto che, proprio come il Bigio, reca
un nome assegnatole dai Bresciani, che la chiamarono Lodovica, ma soprattutto in dialetto: Lodoìga. Poiché la statua
si trovava sotto l’arco a sud della facciata della Loggia,
essa era, in modo più completo, definita la Lodoìga dèla Losa.
È una scultura sulla quale poco si sa e che ebbe una vicenda molto curiosa. La sua maggiore notorietà, durata
dalla fine del Settecento all’inizio del Novecento, le derivò dall’umanizzazione che le fu attribuita dal popolo,
dalla quale derivò, appunto, anche il nome citato. Quella
scultura vitalizzata fu soprattutto nota tra la fine del Settecento e il primo Ottocento, in quanto venne resa interprete di malumori privati e pubblici, esattamente come
accadeva, da più
tempo, per le cosiddette “statue
parlanti” di Roma: il
Pasquino, il più
noto, ma anche
Marforio e Madama
Lucrezia. I Romani
appiccicavano
presso le statue, e
prevalentemente
sul Pasquino, fogli
di denuncia contro
cardinali e nobili,
vicini di casa e
priori di qualche
convento. Era l’antica usanza della
denuncia anonima
ad imperversare,
cui si era aggiunta
l’ironia laziale, non
esattamente coraggiosa, ma arguta.
D’altra parte lo
sfruttamento dell’anonimato era incoraggiato anche
dalla Repubblica
Veneta, che predisponeva, nelle città
della sua Terra
120 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
Ferma, fra cui Brescia, lapidi con una fessura, nelle quali
si potevano imbucare biglietti con scritte denunce su fatti
fiscali e su quant’altro riguardasse amministratori, governanti e figure pubbliche. Questo ruolo della Lodoìga esordì
durante la fase della rivolta di gruppi giacobini, filo napoleonici e antiveneti, dal 1797 al 1815, e comprese un fiorire di testi a lei attribuiti, alcuni dei quali sono anche rimasti a stampa, presso le biblioteche. In quella personificazione entrarono anche i due “matti delle ore” le statue
girevoli che battono la mazza sulla campana dell’orologio
di Piazza Loggia, i quali si trovavano, quindi, di fronte alla
Lodoìga. Fra i tre personaggi si svolsero sovente dialoghi satirici, che erano ritenuti divertenti. Spesso i “matti” erano
fatti passare per giacobini e la statua di marmo come antirivoluzionaria. Fu probabilmente proprio quella fase di
grande violenza ideologica e fisica, in gran parte rovesciata contro la Chiesa cattolica, a portare un ulteriore elemento di confusione e mistero sopra la statua della
Loggia. Ma andiamo per gradi.
La statua non si sa
esattamente da
dove provenisse e
perché si trovasse
al piede del pilastro d’angolo del
palazzo municipale. La versione
tramandata è che la
scultura si trovasse
lì perché abbandonata dall’autore e
dai committenti. Evidentemente aveva mancato il suo
scopo, che tutti
hanno sempre detto fosse quello di
allinearsi ad altre figure simili, poste
sulla facciata della
Loggia, soprattutto
nel coronamento.
Effettivamente le
statue che si trovano sopra la balaustra, e immediatamente al di sotto,
sono assai simili,
per dimensioni, fattura e tipologia, alla
statua della Lodoìga.
CULTURA
Nella pagina di sinistra, la statua
com’è oggi e nella ricostruzione
ipotetica, con il calice in mano.
Ricostruzione grafica di Franco
Robecchi.
Diciamo innanzitutto che la statua, in marmo di Botticino,
è alta circa due metri e trenta. Rappresenta una donna in
posizione eretta, con un abbigliamento leggero, di veste
e mantello, che le copre anche il capo, essendo i piedi
pressoché nudi, solo
calzati con leggeri
sandali. La mano destra poggia sul petto,
mentre la sinistra
trattiene la veste
nella zona del grembo. È una scultura di
fattura mediocre ed è
anche in parte danneggiata. Il volto è
quasi privo del naso,
la mano sinistra è amputata di alcune dita
e la mano destra presenta tracce di una
frattura, a filo con il
bordo della mano
stessa. Un segno di
frattura, sia pure raso
rispetto alla superficie anatomica, è
anche sul seno destro. La statua mostra
le sue affinità con le
statue di colmo della
Loggia anche perché
risulta evidente che
essa fu confezionata
per essere vista solo
di fronte e dal basso,
le porzioni opposte e
In questa pagina, due vedute, da
posizioni più o meno vicine alla
Loggia, della scritta sul fregio.
L’esclusione dell’ultima riga ha
creato equivoci linguistici che si sono
fissati nella tradizione bresciana.
In basso, l’impronta del calice
fratturato ancora si legge sul petto
della statua.
nascoste, rispetto a quelle prospettive, sono, infatti, trattate in modo molto sommario. Inoltre, sulla schiena è fissata una zanca di ferro che era certamente connessa ad un
tirante che la teneva agganciata ad una parete e ad altro
di retrostante.
Questi particolari
confermano la tradizione, secondo cui la
statua, scolpita per
essere collocata sulla balaustra del palazzo, non piacque,
fu scartata e abbandonata sotto il portico. La ricostruzione
delle vicende inerenti a queste statue
è stata già analizzata, con la consultazione dei documenti
disponibili. È stato
trovato che le statue
di colmo della Loggia furono scolpite
negli anni Cinquanta
e Sessanta del Cinquecento, da vari artisti, incaricati di
specifiche figure. Fra
queste erano citati i
Santi Faustino e Giovita, che furono collocati agli estremi
della facciata, presso gli obelischi. Si
parlava poi delle fiIL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5 - 121
CULTURA
Il retro della statua, finito
sommariamente.
A destra, il dipinto del Veronese, nel
quale è raffigurata la Fede, con
l’abito dal canonico colore bianco, con
il calice in mano.
gure che reggono i canali di scarico della copertura, che furono chiamati “acquari”, collocati di fronte alla balaustra,
e si parlava, infine, delle due figure femminili che stanno
al centro della facciata. Come spesso avveniva nei palazzi
del governo e delle magistrature, erano le statue delle
Virtù ad essere ostentate, a vanto e monito della città. L’affresco trecentesco di Ambrogio Lorenzetti, in Siena, che
raffigura il Buon governo, è affollato di allegorie delle virtù
teologali e cardinali, fra le quali albergano fede, speranza
e carità, nonché prudenza giustizia, fortezza e tempe122 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
ranza. Non sono da meno il Palazzo Ducale di Venezia e
mille altri palazzi del genere. Per Brescia si è sempre detto
che le due figure femminili della Loggia erano allegorie
della Fede e della Giustizia, salvo la voce isolata, di un
commentatore, peraltro pressoché coevo alla costruzione
della parte conclusiva della Loggia, il quale affermava che
le figure rappresentavano la Giustizia e la Carità. Per capire se la statua della Lodoìga sia connessa o meno alle altre
statue era necessario, innanzitutto, identificare esattamente le figure sulla Loggia e poi capire l’identità della
stessa Lodoìga.
L’identificazione delle statue sulla balaustra è risultata
più spinosa del previsto, poiché le statue non presentano
attributi vistosi che le facciano rientrare nella casistica
consueta delle allegorie. L’iconografia della Giustizia, ad
esempio, prevede che la figura femminile sia dotata di bilancia e spada, oltreché, quasi sempre, di una corona sul
capo. Apparentemente, considerata anche la notevole distanza cui le statue sono da un normale osservatore, nessuna delle due statue presenta quegli attributi. Bisogna
quindi munirsi di binocolo e ricominciare l’indagine. Si
scopre che la statua di sinistra, per chi guarda la facciata
della Loggia, ha una poco visibile spada poggiata al fianco
destro, sulla cui elsa si posa la mano corrispondente. Il
braccio sinistro è genericamente ripiegato, ma non impugna alcunché. Che sia quella la Giustizia? Si nota, in effetti, che la spada è tale e che sulla testa la figura ha una
leggera corona. Non esiste bilancia, anche se la posizione
del braccio e della mano sinistri, potrebbero implicare
l’impugnamento di una piccola bilancia perduta, forse
perché di metallo, come spesso si usava prevedere. Si sa
il ferro si corrode e si consuma. Se la statua di sinistra raffigura la Giustizia, quella di destra, secondo l’opinione
CULTURA
Nel particolare di un dipinto
ottocentesco, la statua della
Lodoìga, nella posizione, ai piedi
della Loggia, in cui rimase per circa
300 anni.
corsa fra gli storici, dovrebbe rappresentare la Fede. Va
detto che questa ipotesi sarebbe anche sostenuta dal
motto tradizionale che suona “Brixia fidelis” specificato,
proprio nel fregio della Loggia, pochi decimetri sotto le
statue di cui si parla, che riporta, secondo l’errata lettura
di molti, anche nei secoli, un “Fidelis Brixia fidei et iusticiae”, cioè “Brescia fedele alla fede e alla giustizia”. Insomma fedeltà e fede si intrecciano e si rimandano a vicenda. Senonché l’errore nella lettura sta nel fatto, che,
per motivi prospettici, chi legge quelle parole sbaglia
poiché non vede, essendo nascosto da una cornice architettonica, un verbo che sta in un’ulteriore e ultima riga del
testo, il quale suona “consecravit”. Non si tratta quindi di
una Brescia fedele alla fede e alla giustizia, ma di una Brescia fedele, che consacrò, alla fede e alla giustizia, il palazzo della Loggia. A parte questa curiosa scoperta, diciamo che la fedeltà, la fede e la giustizia si palleggiano il
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5 - 123
CULTURA
A destra: il ponte portoghese di
Porto, in costruzione.
Sotto: il viadotto
primato nell’orizzonte dei valori bresciani celebrati sulla
Loggia. Dico ciò per capire il significato delle statue. Se la
scultura di sinistra raffigura la
Giustizia, quella di destra dovrebbe essere la Fede. Ma
guardiamola, questa statua di
destra. Non ha alcuna caratteristica iconografica che la possa
identificare con la Fede. Ma
qui bisogna aprire una nuova
digressione. Parliamo della
fede religiosa, cattolica o della
fede in senso laico e anche classico, che si riferiva a quel
valore che oggi, più chiaramente, chiamiamo fedeltà? La
cosa non è secondaria, perché, ovviamente, la raffigurazione scultore dell’allegoria cambia. Sembrerebbe ovvio
doversi trattare delle Fede cattolica, poiché questa è una
delle virtù teologali, non certo la fedeltà. Ma è pur vero
che la fedeltà di Brescia era un valore da esaltarsi, citato
anch’esso, nel motto del cartiglio e riferito allo Stato veneziano.
Vediamo la statua. Raffigura una figura femminile senza alcuna peculiarità che la renda riconoscibile, ma con un elemento molto insolito. La donna trattiene, fra la mano destra e il fianco, una animaletto, che bisognerebbe osservare più da vicino, ma che, a distanza, sia pure con binocolo, sembrerebbe essere un cucciolo di cane. Che cosa
c’entra un cane in braccio ad una donna? Per un attimo è
tornata alla mente l’ipotesi della Carità, che è tradizionalmente raffigurata come una donna che tiene in braccio,
non un cucciolo, ma dei bambini affamati, che allatta. Talvolta ha accanto un pellicano, simbolo della generosità,
che nutre i piccoli togliendosi il cibo dal becco, e talaltra
impugna un cuore in fiamme, simbolo dell’amore, anche
di Cristo. Che però, in epoca anteriore di 400 anni all’ecologismo animalista dilagante, si pensasse di raffigurare la
carità filantropica sostituendo dei bambini con cuccioli di
cane è ipotesi molto improbabile. Quella non è, quindi, la
Carità. Che cosa rappresenta, allora? Rappresenta la Fedeltà, che, seppure molto raramente effigiata, e spesso
con esclusivo riferimento alla fedeltà coniugale, consiste,
appunto, in una figura femminile affiancata da una cane,
più o meno adulto. Allora, sia chiaro. Le due statue femminili sulla Loggia raffigurano la Giustizia e la Fedeltà! E
la Fede, che fine ha fatto?
Anticipando la risposta e sciogliendo il mistero, diciamo
che la Fede è la Lodoìga. Sarebbe troppo lungo spiegare
come sono giunto a questa conclusione, ma al percorso di
autentica investigazione almeno voglio accennare,
124 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
perché è stato molto appassionante. Se la statua in alto, sulla
Loggia, non era la Fede, come
mai molti storici avevano detto
che, invece, proprio sulla balaustra di facciata erano la
Fede e la Giustizia? E come
mai ancora Fede e Giustizia erano le destinatarie della dedica del palazzo della Loggia?
Perché la Fede cattolica era
stata sostituita dalla Fedeltà
laica e politica, riferita alla
lealtà di Brescia nei confronti
di Venezia?
Torniamo alla Lodoìga. Se questa statua raffigura la Fede
cattolica ne dovrebbe avere gli attributi iconografici consueti. Quali sono? La Fede è sempre stata raffigurata con
due, tre elementi caratterizzanti. Impugna un calice, il
Santo Graal, spesso imbraccia una croce e ha un velo, o
uno scialle che le copre la testa e che, talora scende a occultarne gli occhi. La fede non ha bisogno di vedere per
credere. La Lodoìga non ha né calice né croce. Ma, allora,
perché la citatissima Fede della Loggia in realtà non esiste
ed è stata sostituita dalla Fedeltà, che nessuno cita? Ragion di stato? Equivoco linguistico? È stato proprio osservando minuziosamente la scultura della Lodoìga che è avvenuta la scoperta. Proprio le fratture citate sulla mano
destra e sul seno corrispondente mi hanno consentito di
ipotizzare, con ottimi riscontri a posteriori, che quella
mano impugnava un calice, con il quale la figura della
Fede è ampiamente ricostituita e riconsegnata alla sua identità. Misure e ipotesi grafiche hanno portato al risultato che anche qui, oltre che sul libro specifico che sta uscendo, si pubblica. Il calice aveva anche, quasi certamente – e lo si deduce sempre dalle forme delle fratture
nel marmo – un’ostia che vi fuorusciva, secondo un consolidato cliché. Forse il braccio sinistro tratteneva una
croce, chiudendo completamente il cerchio iconografico
dell’allegoria della Fede, ma su questo possibile elemento gli indizi sono molto più laconici. Perché la statua
della Fede, un valore così sacro, sia rimasta al suolo non è
dato sapere, e tanto meno si può capire come mai ad una
virtù teologale si sia sostituita, sulla Loggia, una semplice
e minore virtù politica. Il caso della Lodoìga ha coinvolto
molti altri aspetti curiosi di un percorso da indagine quasi
poliziesca, ma lo spazio qui è già stato abbondantemente
esaurito.
❑
ETICA PROFESSIONALE
Guido Maffioletti
L
a proposta di legge
delega per la creazione dell’unico Albo dei tecnici intermedi con
laurea triennale suscita, nei
professionisti attempati, un
misto di curiosità e di scetticismo sull’effettiva efficacia
del progetto.
La curiosità è promossa dalle
nuove possibilità d’applicazione nel lavoro dei futuri tecnici intermedi. Lo scetticismo
è diffuso dalla confermata emarginazione della figura classica del geometra libero professionista polivalente, tanto
caro nei ricordi degli anziani.
Probabilmente, la scelta di
inquadrare già nei principi
fondamentali l’organicità
dell’istituzione più che l’individualità del professionista, è
stata determinata dal futuro
globalizzato nel quale essa
dovrà operare come “ Ordine
dei tecnici laureati”.
Fermo restando che l’individualità potrà meglio esprimersi in gruppi o sotto gruppi
o gruppi di supporto ormai in-
126 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
Vista dal basso
dispensabili alla creazione di
un’organizzazione moderna,
efficiente e consapevole del
proprio ruolo, la voglia di conoscere e la stima del proprio
essere saranno come sempre
il propellente energetico necessario al coinvolgimento
del maggior numero di professionisti già operanti nei
Collegi e negli Ordini esistenti.
Il fatto che i vertici degli attuali organismi abbiano capito quale via percorribile
proporre ai propri iscritti per
salvaguardare quanto acquisito col proprio lavoro e
quanto resta da conquistare
con la partecipazione costruttiva di tutti, già di per se garantisce una responsabile indicazione di un buon governo
del progetto.
I principi fondamentali, l’istituzione e la Cassa sono ora oggetto di un esame da parte di
tutti quelli di noi che operano
nei fondali del sistema vigente.
Il confronto quotidiano che si
riscontra con le istituzioni
super-informatizzate, mostra
al professionista la crescente
difficoltà a stabilire un dialogo umano tra quelli al di
qua e quelli al di là delle barriere burocratiche.
L’impressione che solo un gelido rapporto di scambio di
prestampati, di schede informatizzate, di diagrammi colorati pretendano di assurgere
ad un imperativo categorico,
dominante gli affari pubblici
e privati tra le persone è palese tra il vasto pubblico dei
fruitori del sistema comunicativo in fase di radicamento
nella società.
Il pericolo che non si riesca
più a comunicare correttamente tra la classe politica e
la massa privata, non è di
certo contrastato dalle preconfezionate telenovele giornaliere e tanto meno dai dibattiti urlanti propinati quale
digestivo serale alla gente.
“La libertà di concorrenza tra
i professionisti” art. 1 comma
a, della proposta legge delega, assomiglia troppo ad un
vago contratto di mercato
delle vacche, più che un serio
raffronto moralmente responsabile tra due o più prospettive di prestazione professionale.
“e il diritto degli utenti ad
un’effettiva ed informata facoltà di scelta” non contempla il dovere di accettare
e di assistere il cliente nell’iter burocratico civile ed a
volte penale delle vicende
procedurali.
“e un adeguato livello qualitativo della prestazione professionale” sembra all’altezza di un enunciato di valenza europea riconoscibile e
corretta.
Vista dal basso livello delle
nostre esperienze quotidiane, di questa enorme piramide in fase di progettazione, si riesce a condividerne il livello qualitativo
mancante a nostro giudizio,
cioè il fine ultimo o la sua dote
essenziale, se si preferisce
questo termine.
Pur sapendo che in generale
ETICA PROFESSIONALE
ogni prestazione professionale presuppone un compenso economico adeguato
al lavoro svolto, e che una
parte di questo compenso
serve al professionista per
mantenersi in competizione
attraverso i diversi rapporti
socio-economici con il proprio Ordine Professionale e la
propria Cassa di Previdenza,
la stessa nel tempo si amplia
e s’innamora di se stessa fino
quasi a condividere la vita
privata con i suoi fruitori.
L’amore per il proprio lavoro
ben fatto, non può essere adeguatamente proposto in
alcun imperativo categorico,
perché l’esperienza di questo
stato d’animo non si esprime
con parole o con segni, ma con
la vita insieme agli altri.
La figura del “tecnico intermedio” com’è presentata
dalla bozza di legge, pare
troppo tecnica e poco intermedia. Sembra un tentativo
di rabberciare il nuovo che avanza con una o due pezze
del vecchio sistema corporativo operante a compartimenti stagni.
È intuibile che questo assembramento dal tono determinato nasconda la paura di rimuovere privilegi ed assetti
corporativi tradizionalmente
chiusi e riservati a qualche
casta cavalleresca asserragliata nel proprio castello
strategico.
Un libero professionista adulto è come un cavaliere errante che passa da prestazione in prestazione, armato
solo del proprio “saper fare”.
Non ha bisogno di pungoli o
di accondiscendenze per
svolgere il proprio dovere.
Non deve essere continuamente richiamato all’ordine e
all’osservanza del proprio codice deontologico. Esso fa
ormai parte della sua vita.
Non si presta agli altri solo
per lucro, ma per il piacere di
compiere un buon lavoro per
loro, per sè e per gli altri.
La nostra penisola è percorsa
in lungo e in largo da innumerevoli tipo di persone dedite
anche precariamente al bene
comune di tutti quelli che stimano i luoghi dove operano,
dove crescono le proprie famiglie e nei quali tentano di
coltivare un senso più umano
del territorio al fine di permettere a tutti di elevare il
proprio livello di nascita, attraverso una conoscenza adulta della vita completa che
val la pena di Esserci.
❑
Il mondo di B. Bat.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 127
Novità di Legge
a cura del geom. Alfredo Dellaglio
Finalità della rubrica è di contribuire all’informazione sull’emanazione di leggi, decreti e circolari pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale
della Repubblica e sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia.
I lettori della rivista che sono interessati ad approfondire i contenuti delle norme sopra elencate potranno consultare gli organi ufficiali (GU e BURL) presso il Collegio dei Geometri.
DPR 2 aprile 2009 n. 59 (GU 10 giugno 2009 n. 132)
Regolamento di attuazione dell’art.4 comma 1, lettere a) e b) del
Decreto legislativo 19 agosto 2005 n.192 concernente attuazione
della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia.
Determinazione Autorità Vigilanza Lavori Pubblici 20 maggio
2009 n. 3 (GU 25 giugno 2009 n.145 Suppl. Ord.)
Procedure di cui all’articolo 153 del Codice dei contratti pubblici:
Linee guida per i documenti di gara.
Determinazione Autorità Vigilanza Lavori Pubblici 20 maggio
2009 n. 4 (GU 25 giugno 2009 n. 145 Suppl.Ord.)
Linee guida per l’utilizzo del criterio dell’offerta economicamente
più vantaggiosa nelle procedure previste dall’articolo 153 del Codice dei contratti.
128 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
Decreto Ministero Sviluppo Economico 26 giugno 2009 (GU
10 luglio 2009 n. 158)
Linee guida nazionali per la certificazione energetica negli edifici.
Circolare Ministero Infrastrutture e Trasporti 5 agosto 2009
(GU 13 agosto 2009 n.187)
Nuove norme tecniche per le costruzioni approvate con decreto
del Ministro delle infrastrutture 14 gennaio 2008 – Cessazione del
regime transitorio di cui all’Art 20, comma 1, del D.L. 31 dicembre
2007 n. 248.
Legge Regionale Lombardia 16 luglio 2009 n. 13 (BURL 17 luglio 2009 n. 28 Suppl.Ord.)
Azioni straordinarie per lo sviluppo e la qualificazione del patrimonio edilizio ed urbanistico della Lombardia.
(Attuazione al piano casa).
Decreto Legislativo 3 agosto 2009 n.106 (GU 5 agosto 2009
n.180 Suppl.Ord.)
Disposizioni integrative e correttive del Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n. 81 in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro
(In vigore dal 20 agosto 2009).
a cura del geom. Alfredo Dellaglio
Disimpegno locale bagno
Mi permetto di disturbare, perché non riesco ad avere una risposta a
una situazione particolare nella quale mi trovo, ma credo semplice per
un collega di provata esperienza qual è Lei. Ambito residenziale. Devo
predisporre una Dia in sanatoria per un cliente che mi ha contattato
perché ho fatto dei lavori in un suo appartamento senza denunciare
nulla al Comune. Ora mi trovo, avendo fatto il rilievo, nella situazione
che vede in allegato.
Locale cucina-soggiorno, disimpegno aperto d’ingresso, dal quale si
accede al locale bagno e alla zona notte al piano superiore.
Questo disimpegno deve essere chiuso con una porta (verso il locale
cucina soggiorno) o non è obbligatorio?
Il Regolamenti d’igiene tipo al punto 3.4.71, pag. 71, non descrive
bene il locale antibagno.
I lavori sono finiti e pertanto dovrebbe trovare il modo di installare una
nuova porta interna non prevista. In merito mi vengono in mente le villettine a schiera dove spesso si trova il locale cucina soggiorno a piano
terra, la scala aperta di collegamento al piano primo, dove il pianerottolo di arrivo consente l’accesso al bagno e alle camere.
Ringraziandola anticipatamente per la sempre cortese disponibilità,
porgo i migliori saluti.
geom. A.S.
Innanzi tutto debbo precisare la questione che riguarda la Dia in sanatoria.
Gli interventi eseguiti devono rientrare tra quelli di cui all’articolo 22,
commi 1 e 2 del Dpr 380/2001. Per tali interventi, eseguiti in assenza
di Dia, l’articolo 37 stesso decreto prevede l’irrogazione della sanzione amministrativa pecuniaria.
Nel caso in esame, presentando la Dia postuma mediante accertamento di conformità alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente sia
al momento della realizzazione delle opere, sia al momento della presentazione della Dia, è prevista una sanzione pecuniaria da euro 516
a euro 5164 stabilita dal responsabile del servizio in relazione al valore dell’immobile valutato dall’Agenzia del territorio, articolo 37,
comma 4). Il pagamento di tale somma conclude il procedimento e
consente all’interessato di mantenere in essere le opere eseguite e
sanzionate, sotto il profilo urbanistico ed edilizio.
Per quanto riguarda invece il problema del bagno sono da precisare
i seguenti punti:
1. presentando la Dia postuma (in sanatoria) serve produrre anche la
dichiarazione del tecnico che asseveri, tra l’altro, la conformità delle
opere alle norme igienico sanitarie;
2. gli spazi destinati ai servizi igienici, quali bagni, docce, latrine, antibagni, ecc., devono essere completamente separati con pareti fisse
da ogni altro locale, oltre a non avere accessi da corridoi e disimpegni
e non comunicare direttamente con locali adibiti a permanenza di persone, come nel caso in esame (cucina soggiorno);
3. lo stesso articolo 3.4.71 RCI stabilisce che i locali per servizi igienici che hanno accesso da altri locali di abitazione devono essere muniti di idoneo locale antibagno i quali, come già detto al punto 2, devono essere separati con pareti fisse da ogni altro locale;
130 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5
4. e quindi necessario che il disimpegno sia chiuso (anche eventualmente con una porta) rendendo separato lo stesso dalla cucina (soggiorno);
5. le situazioni rilevabili nelle case a schiera sono pienamente
conformi al RCI proprio perché è addirittura consentito l’accesso diretto al locale bagno da singole camere da letto.
geom. Antonio Gnecchi
Dia per demolizione scivolo box e reinterro
Ho presentato una Dia per manutenzione straordinaria al Comune per
demolizione scivolo box e reinterro, formazione vespaio aereato al
piano interrato e demolizione tavolati interni (non strutture portanti) e
successiva comunicazione riferita alla Dia originaria in cui si evidenzia
la necessità in corso d’opera di scrostatura dell’intonaco esterno, rifacimento pavimentazione interna e rivestimenti interni, rifacimento
tetto (il Comune non mi ha mai chiesto tavole integrative).
Premetto che sono solo il progettista della Dia in questione.
Ora, in prossimità di scadenza della Dia, contatto l’impresa dalla quale
avevo avuto l’incarico che mi dice che il direttore lavori si è dimesso
sei mesi dopo l’inizio della Dia (quindi due anni fa) sia da D.L. che da
Coordinatore della sicurezza scrivendo lettera all’impresa dalla quale
aveva avuto l’incarico e non a committente e Comune. I lavori sono
continuati comunque, il tetto è stato rifatto e forse alzato di 50 cm, demolendo i muri portanti che attraversano la casa e sostituiti da un pilastro, demolita soletta, creato soppalco, insomma opere strutturali.
1. Mi chiedo, io come progettista, mi devo preoccupare di questa situazione? O saranno, nel caso di problemi del DL, impresa e committente?
2. Nel modulo prestampato della Dia che ho presentato mi impegnavo
ed emettere e a far pervenire al Comune fine lavori, certificato di collaudo finale e conformità delle opere al progetto. Ora, visto che le opere sono in difformità, sono obbligata a fare la fine lavori? Se non presento il collaudo incorro in qualcosa?
Interpellando il Comune dicono che il progettista non si può dimettere…
Forse la variante la presenterà un nuovo progettista, quindi io mi posso
ritenere esonerata dal discorso?
È il caso che io mandi lettera all’impresa che mi ha incaricata del lavoro (verbalmente) con la quale declino ogni responsabilità dalla data
della Dia in poi? Devo mandarla anche al committente?
Sono nel … caos, non so se muovermi o meno.
Se mi vorrà aiutare la ringrazio anticipatamente.
geom. R.G.
Come già lei ha sottolineato è una situazione caotica e quindi è bene
andare per gradi.
Il fatto che a suo tempo sia stata presentata la Dia per i lavori descritti,
supponeva che fossero individuati sia l’impresa costruttrice, sia il direttore dei lavori; entrambi avrebbero dovuto accettare l’incarico e
sottoscrivere la Dia, pena l’inefficienza della stessa.
Il progettista non aveva e non ha responsabilità per quanto realizzato
sia fin tanto che c’era in D.L. (di fatto) sia dopo la rinuncia dello stesso,
perché i lavori sono stati condotti dal committente e dall’impresa.
La rinuncia, a fronte dell’accettazione di quanto sopra si diceva, doveva essere comunicata al committente, all’impresa costruttrice e al
Comune.
Il committente avrebbe a sua volta dovuto subito dopo nominare un
nuovo direttore dei lavori che avrebbe dovuto accettare l’incarico, comunicando al Comune il suo nominativo.
Fino al momento in cui il primo direttore dei lavori ha rinunciato all’incarico e dal momento in cui il secondo direttore lavori avesse assunto
il nuovo incarico, entrambi si assumono la responsabilità di quanto eseguito.
Il fatto che non sia stato nominato il secondo direttore dei lavori, pone
il committente e l’impresa ad assumersi “in toto” la piena responsabilità di quanto realizzato, dopo la rinuncia del direttore dei lavori, per
di piú se eseguite in difformità alla Dia originaria;
Le violazioni edilizie sono perseguibili secondo la tipologia di abuso
(variazione essenziale, piuttosto che parziale difformità), con responsabilità dei soggetti interessati (escluso il progettista).
Per quanto riguarda il punto 2 c’è da precisare:
– il progettista o un tecnico abilitato ha l’obbligo di comunicare l’ultimazione lavori e fare il certificato di collaudo finale con il quale si attesta la conformità dell’opera al progetto della Dia (art. 42, comma 14,
legge regionale n. 12 del 2005), in difetto del quale si applica la sanzione di euro 516. Tale compito è demandato al direttore dei lavori nel
caso sia diverso dal progettista nominato dal committente;
– le opere eseguite in difformità costituiscono responsabilità diretta
del direttore dei lavori, del committente e dell’impresa;
– il Comune non può affermare che il progettista non si può dimettere,
perché il rapporto tra lo stesso ed il committente è un semplice contratto privatistico che si limita, comunque, alla fase di progettazione,
nulla impedendo che lo stesso venga cambiato con altro che accetta
tale incarico.
Vale la pena quindi definire la propria posizione con il committente
circa il conferimento sul proseguimento dell’incarico di progettista
che, a mio avviso, se non include quello della direzione lavori, non vale
la pena di accettare.
Resta comunque valido quanto sopra detto a proposito delle diverse
responsabilità delle rispettive funzioni (progettista, direzione lavori,
impresa).
È mia opinione che sia opportuno, se non necessario, nel caso in esame, rimettere il mandato di progettista (anche se con incarico verbale) da inviare al committente e all’impresa, rinunciando anche ad eventuale incarico di direttore dei lavori per evitare responsabilità pregresse e future, precisando che le opere originarie sono state eseguite
dal direttore dei lavori fino alle sue dimissioni comunicate al solo committente fino a certa data, mentre tutte quelle realizzate, sono continuate dal committente e dall’impresa, senza però che si conoscano
le condizioni di conformità con il progetto assentito o di eventuali
difformità edilizie rilevabili o rilevate, rispetto al progetto originario.
geom. Antonio Gnecchi
Mantenimento di terreni agricoli
e vincolo edificatorio
sui terreni agricoli
Nell’anno 2003 ho progettato una casa colonica e attrezzature agricole per una costituente Azienda agricola diventata poi agrituristica.
I parametri ottenuti mi consentivano di realizzare una cubatura complessiva di circa 540 mc per l’abitazione del conduttore e 2200 mq per
quanto concerne le infrastrutture dedicate al lavoro vero e proprio, depositi, stalle, caseificio, etc.
Ad oggi la cubatura realizzata per la casa del conduttore è stata utilizzata appieno, mentre per quanto riguarda i mq dedicati agli spazi di
lavoro sono solamente 450 mq circa.
Regolarmente fu redatto atto di vincolo edificatorio sui terreni interessati nonché atto di impegno per il mantenimento della destinazione
dell'immobile al servizio dell'attività agricola, facendo riferimento al
solo protocollo e data della pratica edilizia senza specificare parametri
urbanistici, quantità etc.
Oggi l’azienda agricola necessita di ampliare le strutture di lavoro, realizzando un nuovo piccolo deposito di circa 90 mq, portando la superficie complessiva dedicata a tali spazi da 450 mq a 540 mq circa.
L’ufficio tecnico comunale mi richiede un nuovo atto di vincolo in
quanto realizzo un nuovo manufatto, io spiego che l’atto di vincolo prodotto per la vecchia pratica ha vincolato tutti i terreni interessati e per
realizzare tale manufatto l’azienda non ha dovuto acquisire nuove aree,
in quanto il parametro potenziale (2200 mc) non è stato superato.
E’ giusto, secondo voi, quanto mi chiede il Comune?
Grazie
geom. S. L.
Non è dato sapere quanta superficie coperta e cubatura erano stati
richiesti nel 2003, ma si presume che sia stato apposto il vincolo di
“non edificazione” su tutta la superficie aziendale, in base ai parametri
urbanistici vigenti per la zona agricola, realizzando l’intera volumetria
a destinazione residenziale, ma non quella produttiva agricola.
Evidentemente è stata costruita una superficie coperta inferiore a
quella approvata dal comune per le “infrastrutture destinate all’attività agricola”.
Oggi, se le condizioni oggettive e soggettive ed i presupposti sono gli
stessi del 2003, non è necessario un ulteriore atto di vincolo per il previsto ampliamento, mentre sarà necessario presentare l’atto di impegno a mantenere la destinazione dell’immobile al servizio dell’attività agricola.
Lo stesso atto di vincolo dovrebbe prevedere, oltre a tutti i dati che
concorrono allo stesso (quindi anche di eventuali futuri ampliamenti),
anche clausole in base alle quali il vincolo può essere modificato in
relazione ad eventuali modifiche della normativa urbanistica vigente
o a seguito di variazione della destinazione di zona riguardante l’area
interessata, operata dagli strumenti urbanistici successivamente intervenuti.
geom. Antonio Gnecchi
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5 - 133
Edificabilità. Baracca della legna
Ho un cliente che mi chiede se può essere edificata una baracca coperta su un lato da tavolame con annessa porta, su un lato da un telo,
e sui restanti due poggia contro il muro di una casa di stessa proprietà.
Il problema nasce dalla ristrutturazione che i vicini vogliono fare sulla
casa che appoggia la baracca, e che ovviamente vorrebbero abbattere per ricavarci volumetria.
Vi chiedo: è possibile edificare questa baracca o visto che non è una
struttura fissa (inoltre danneggia le case altrui con continue infiltrazioni), posso ottenere almeno l'abbattimento di questa?
- Il vicino che mezzi può usare per riuscire ad edificare la baracca?
- Che cosa posso fare come tecnico per non permettere la ricostruzione, ma anzi l'immediato abbattimento della stessa?
La baracca in questione è costruita da circa 30 anni ed è utilizzata
come legnaia.
Grazie per la disponibilità e buon lavoro a tutti.
geom. C.C.
La baracca, comunque siano i suoi elementi costruttivi, costituisce
una costruzione a tutti gli effetti.
Anche se costruita trenta anni fa, senza licenza edilizia, rimane abusiva. Se non è stata pertanto “autorizzata” o condonata, può essere
oggetto di procedimento sanzionatorio per violazione edilizia se la
stessa viene segnalata all’ufficio competente del comune, il quale
procederà ai sensi dell’articolo 31 Dpr n. 380 del 1001, salvo l’applicazione dell’ipotesi della doppia conformità prevista dall’articolo 36
stesso decreto.
Nulla rileva ai fini edilizi e urbanistici se la baracca rivesta carattere
“fisso” o “precario” perché comunque non è possibile la sua ricostruzione per le ragioni sopra esposte, mentre è ipotizzabile il suo abbattimento perché abusiva.
Il vicino, quando iniziano i lavori di ristrutturazione dell’edifico del vicino, può rivolgersi all’UTC e fare richiesta di accesso agli atti ai sensi
della legge 241 del 1990, di visione o di rilascio copia progetto affinché
si possa verificare la conformità delle opere alla disciplina dello strumento urbanistico generale.
Se il progetto rappresenta la parte occupata dalla baracca, si dovrà
quindi segnalare che la stessa è abusiva e che il titolo abilitativo (permesso di costruire o Dia) ha tenuto conto di una volumetria fittizia,
chiedendo altresì di procedere all’annullamento del titolo in via di autotutela perché illegittimo.
Valutando però il progetto si dovrà tenere conto della disciplina edilizia urbanistica affinché la volumetria occupata dalla baracca non sia
stata conteggiata e considerata legittima secondo i parametri generali e di zona del Prg.
geom. Antonio Gnecchi
Piano casa
In una stecca di 10 case a schiera in zona residenziale due proprietari
confinanti vorrebbero ampliare il relativo portico esistente creando
una continuità. L'ampliamento è inferiore al 10% dell'esistente ma sia
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la volumetria che la superficie coperta ammissibile sono saturi. In forza
della Legge Piano Casa a quale tipologia potrebbero appartenere le
due costruzioni? Non condominio, non bifamiliare, non casa singola...
geom. Z. P.
È mio parere che le dieci case a schiera costituiscano una successione di edifici unifamiliari (se c’è solo un alloggio ogni casa) e che
pertanto si possa applicare, in deroga alle “previsioni quantitative”
l’ampliamento del 20% del volume e comunque non maggiore di mc.
300 per unità immobiliare, ai sensi dell’articolo 3, comma 2, lettera a),
della legge regionale n. 13 del 2009.
Ovviamente si deve trattare di un volume da destinare a stanze di abitazione e non a portici proprio secondo le finalità della legge sul
Piano Casa.
È necessario però verificare se il Comune ha deliberato quali zone ha
escluso dall’applicazione della disciplina regionale, ovvero, quali tipologie di edifici, quali appunto potrebbero essere le case a schiera
uni o bifamiliari.
In caso negativo, dopo il 16 ottobre 2009, è possibile presentare il
progetto per tali interventi.
geom. Antonio Gnecchi
Distanza fabbricati
Parete finestrata
Il Prg prescrive una distanza di 10 mt tra le pareti finestrate e 6 mt per
quelle prive di apertura, misurando la distanza sul prolungamento dei
lati dei fabbricati.
Alla distanza di 3,50 mt dal confine del terreno del mio cliente esiste
da tempo un fabbricato alto 6 mt e largo 9 mt privo di aperture se non
fosse per una piccola finestra (50x50 cm) posta in prossimità dello spigolo del fabbricato stesso.
Il mio cliente intende edificare un nuovo fabbricato privo di aperture
verso l'immobile confinante.
Che distanza deve rispettare considerando che il fabbricato in progetto del mio cliente non è prospiciente l'apertura finestrata del vicino?
Basta una piccola apertura per considerare tutto il prospetto parete
finestrata?
geom. P. R.
In tema di distanze tra costruzioni, le prescrizioni di piano nelle quali
siano state recepite le disposizioni dell’articolo 9 del DM 1444/68,
debbono essere interpretate nel senso che tale distanza deve essere
rispettata indipendentemente dal fatto che una sola delle pareti che
si fronteggiano sia finestrata o che tale sia quella dell’edificio preesistente o quella del nuovo edificio, ovvero che una delle pareti si elevi
per la stessa o per una diversa altezza rispetto all’altra, atteso che la
norma in esame è finalizzata, nel pubblico interesse, a mantenere una
determinata intercapedine tra gli edifici che si fronteggiano, uno dei
quali, almeno, abbia una parete finestrata.
geom. Antonio Gnecchi
Distanze dai confini per isolamento Cappotto isolante
Dovendo procedere alla ristrutturazione e sopralzo di fabbricato con Manutenzione straordinaria
formazione di due unità dovrei realizzare il cappotto esterno su tutte
le facciate. Tuttavia il D.lgs 115/08 indica la possibilità di deroga alla
distanza tra fabbricati e protezione nastro stradale (art. 11).
La deroga dai confini è da ritenersi " implicita" alla deroga distanza
fabbricati?
I fabbricati possono essere di un unico proprietario e comunque devono sottostare alla distanza regolamentare, è solo questo il campo
di deroga?
geom. C.V.
La Direzione Generale della regione Lombardia, con decreto 7 agosto
2008, n. 8935, ha approvato la Circolare relativa all’applicazione della
legge regionale n. 26 del 1995 e al rapporto con l’articolo 11 del decreto legislativo n. 115 del 2008.
Tale atto non ha fatto altro che recepire quanto disposto dal decreto
legislativo 1115/08 in tema di deroga alle distanze minime tra edifici
e alle distanze minime a protezione del nastro stradale.
Di fatto, quindi, indipendentemente da quanto disciplinato dagli strumenti urbanistici generali locali, tali distanze possono essere derogate nella misura massima di 20 cm per il maggior spessore delle pareti verticali esterne, nonché alle altezze massime degli edifici, nella
misura massima di 25 cm per il maggior spessore degli elementi di
copertura.
La deroga può essere esercitata nella misura massima da entrambi
gli edifici confinanti.
geom. Antonio Gnecchi
Il solo intervento di realizzazione di un cappotto isolante in un'abitazione si puo' considerare manutenzione straordinaria? Di conseguenza è possibile applicare l'aliquota Iva agevolata del 10%?
geom. F.G.
È pacifico che gli interventi per eseguire un cappotto isolante di un’abitazione è classificabile tra gli interventi di straordinaria manutenzione di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), Dpr 380/01, ovvero, articolo 27, comma 1, lettera b), Legge regionale 12/05, per i quali s’impone la facoltà della Dia.
In base alla legge Finanziaria per il 2009 tali interventi sono soggetti
all’Iva del 10% nel periodo transitorio fino a fine 2010; preciso al solo
fine della corretta applicazione della norma di carattere finanziario e
fiscale, che le opere di manutenzione ordinaria sono agevolate solo
quelle eseguite sulle parti comuni degli edifici.
Preciso altresì che, oltre a non essere, intervento di risanamento conservativo, a quest’ultima tipologia di intervento sarebbe applicabile
l’aliquota agevolata ridotta, a regime Iva, del 10 per cento.
Se poi questi interventi , che sono già di per sé agevolati sotto il profilo fiscale dell’Iva al 10%, sono individuati tra quelli ammessi al beneficio della riduzione Irpef del 55% finalizzati al miglioramento energetico degli edifici, secondo la specifica normativa vigente.
geom. Antonio Gnecchi
IL GEOMETRA BRESCIANO 2009/5- 135
memo
AVVISO AGLI ISCRITTI ALL’ALBO
Per consentire il periodico aggiornamento dei dati da inserire nell’Albo professionale tutti gli iscritti sono
tenuti a comunicare al Collegio ogni variazione d’indirizzo e di recapito telefonico utilizzando esclusivamente la seguente scheda:
SPETT.LE
COLLEGIO DEI GEOMETRI
DELLA PROVINCIA DI BRESCIA
25128 BRESCIA - PIAZZ.LE C. BATTISTI 12
FAX: 030/306867
PER AGGIORNARE GLI ELENCHI
DELL’ALBO PROFESSIONALE DI BRESCIA
IL COLLEGIO INVITA I GEOMETRI
A COMPILARE E A RISPEDIRE CON SOLLECITUDINE
QUESTA SCHEDA (ANCHE TRAMITE FAX)
IL SOTTOSCRITTO GEOMETRA
cognome e nome
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luogo di residenza
cap
via
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città
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P. Iva
n. albo
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luogo dello studio
cap
via
nato il
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città
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tel. casa
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cell.
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data
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tel. ufficio
e-mail
firma
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fax
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136 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2008/5